Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 148 di lunedì 23 aprile 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
La seduta comincia alle 10.
GIUSEPPE MORRONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 aprile 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Bersani, Bindi, Boato, Boco, Bonelli, Bonino, Brugger, Capodicasa, Castagnetti, Catone, Cento, Chiti, Colucci, Cordoni, D'Antoni, D'Elia, Damiano, De Brasi, De Castro, De Piccoli, De Simone, Di Pietro, Duilio, Evangelisti, Fioroni, Folena, Forgione, Franceschini, Galante, Galati, Gasparri, Gentiloni Silveri, Gozi, Landolfi, Lanzillotta, Letta, Lucà, Marcenaro, Maroni, Martino, Mazzocchi, Melandri, Minniti, Monaco, Mussi, Oliva, Leoluca Orlando, Parisi, Pecoraro Scanio, Pinotti, Piscitello, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Rigoni, Rutelli, Santagata, Scajola, Sgobio, Stucchi, Villetti, Violante, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 10,07).
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, con lettera in data 19 aprile 2007, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari sociali):
S. 1411. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario» (approvato dal Senato) (2534) - Parere delle Commissioni I, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall' articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Modifica nella costituzione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data 19 aprile 2007, ha reso noto che il deputato Giorgio La Malfa è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica Repubblicani, Liberali, Riformatori.
Pag. 2Discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale (A.C. 2480-A) (ore 10,08).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 18 aprile 2007.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2480-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Meta, ha facoltà di svolgere la relazione.
MICHELE POMPEO META, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, premetto all'illustrazione del disegno di legge al nostro esame un sentito e sincero apprezzamento al Presidente della Camera, all'Ufficio di Presidenza, ai presidenti dei gruppi, che hanno consentito di discutere oggi in Assemblea un provvedimento strettamente collegato alla circolazione e alla sicurezza stradale in Italia.
Inizia oggi la settimana mondiale sulla sicurezza stradale, indetta dall'Organizzazione delle Nazioni Unite dal 23 al 29 aprile di quest'anno. Si tratta di un'iniziativa storica, promossa nell'intento di portare all'attenzione dei cittadini di tutti paesi del mondo il tema delle lesioni derivanti dagli incidenti stradali. Un'iniziativa che testimonia altresì la crescente consapevolezza di tutti i rappresentanti dei paesi della terra della gravità del fenomeno, del numero terrificante di vittime, di invalidi permanenti, gravissimi e gravi. Un numero, questo, che è secondo solo a quello derivante dalla morte per fame e superiore persino ai caduti ogni giorno in guerra, in tutte le guerre in corso purtroppo sulla terra. C'è la consapevolezza, tra i rappresentanti dei popoli del pianeta, della gravità del fenomeno e, quindi, la richiesta a tutti, e anche a ciascuno, di fare quanto è possibile per combattere questa piaga.
Ovviamente, non è in discussione lo sviluppo determinato dalla produzione dell'automobile. Con la diffusione dei veicoli a livello di massa, l'automobile infatti è diventata il motore di una nuova economia, basata sulla velocità e sull'efficienza. Nessuna altra invenzione aveva impiegato e coinvolto settori così diversi della filiera industriale, generando nuove opportunità di lavoro e di guadagno, cambiando i ritmi di vita, ridotto i tempi di percorrenza, consentito di ampliare le città.
In vent'anni, gli autoveicoli circolanti al mondo sono quasi raddoppiati: dai 450 milioni del 1983, si è passati agli 861 milioni nel 2004, il 73 per cento dei quali concentrati in Europa, in Giappone e negli Stati Uniti d'America. L'Italia si colloca al primo posto a livello mondiale per il più ampio utilizzo di autovetture, raggiungendo, nel 2004, oltre 581 automobili per mille abitanti: questa è la nostra densità. È al terzo posto, l'Italia, dopo gli Stati Uniti d'America e l'Australia, per il numero di autoveicoli complessivamente circolanti: questo è pari a 654 autovetture per mille abitanti.
Forse, anche questo è uno dei motivi per i quali l'Italia è anche ai primi posti per numero di incidenti, morti e feriti. In base alla relazione sullo stato della sicurezza stradale, presentata al Parlamento il 22 luglio 2005, si evince che in Italia, tra 1973 e il 2002, gli incidenti stradali hanno causato circa 230 mila morti e 7,3 milioni di feriti.Pag. 3
Nel solo 2005, gli incidenti stradali in Italia hanno determinato 5.426 morti e 313.727 feriti, con un costo sociale stimato in 30.654 milioni di euro, pari a circa il 2,5 per cento del prodotto interno lordo. È una situazione insostenibile, ingiustificabile e credo di interpretare il pensiero di tutti i miei colleghi ma anche il sentimento dei cittadini italiani: questa situazione non è davvero più supportabile.
Un bollettino di guerra che miete vittime di giovani e giovanissimi il sabato sera, ma che anche nei giorni feriali miete vittime di lavoratori che vanno e tornano dal lavoro.
L'alto richiamo, ripetuto nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica, deve vederci - e sono sicuro ci vedrà - tutti impegnati su questo fronte, già a partire dall'approvazione dell'atto al nostro esame, così come unitariamente e sensibilmente tutte le forze politiche e tutti i gruppi parlamentari hanno deliberato che la IX Commissione, che mi onoro di presiedere, promuova un'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale, che concluderemo nei prossimi mesi.
L'obiettivo che dobbiamo proporci è ambizioso: raggiungere il traguardo fissato dall'Unione europea nel 2000 di dimezzare il numero delle vittime entro il 2010. Abbiamo letto dichiarazioni preoccupate del ministro sulle scarse possibilità, visti i dati degli ultimi anni, di riuscirci.
Dobbiamo reagire, intervenendo in una pluralità di settori, con tempi prefissati e cadenzati, approvando norme, investendo risorse, liberando risorse che, in non pochi casi, sono state stanziate e impegnate ma che non possono essere spese.
Vedete, proprio oggi, onorevoli colleghi, nella mozione che discuteremo dopo l'attuale provvedimento, vogliamo impegnare in quella sede il Governo ad intervenire per incidere sulla sicurezza stradale.
Penso che possiamo farlo anche noi e cito proprio l'esempio indicato nella mozione. Nel 1999 la legge n. 114 ha disposto, tra l'altro, i programmi annuali di intervento in materia di sicurezza stradale. La legge finanziaria 2000 ha rifinanziato una somma di circa 32 milioni di euro in limiti di impegno.
Il Ministero ha emanato il bando, che è stato approvato nel giugno 2004, mentre il decreto conseguente è stato emanato il 16 giugno del 2004.
A tutt'oggi, aprile 2007, non è stato possibile per le regioni accedere concretamente ai fondi assegnati. Quindi, molto si può fare.
Del resto, nel corso degli anni, sono stati prodotti provvedimenti normativi che hanno sicuramente contribuito a ridurre i fenomeni incidentali. Cito l'obbligo del casco, delle cinture di sicurezza, il conseguimento dell'attestato d'idoneità per la guida dei ciclomotori, le regole per l'uso dei telefoni cellulari, la delega della riforma del codice della strada, del marzo 2001. Tutte queste misure hanno consentito anche l'introduzione della patente a punti. Si sono avute pene severe per chi guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di droghe.
Misure importanti, dunque, che hanno ottenuto effetti immediati positivi, poi via via riassorbibili a causa di comportamenti sbagliati dei guidatori ma anche della scarsa quantità dei controlli che vengono effettuati sulle nostre strade.
Inoltre, vi sono a volte comportamenti ondivaghi anche tra di noi. Quando piangiamo le vittime, imploriamo un autovelox ogni chilometro; quando arrivano le multe, le imputiamo alla voglia di fare cassa da parte dei comuni.
Cari colleghi, ci aspetta un lavoro continuo sulla vera e propria emergenza sicurezza stradale, di cui il disegno di legge al nostro esame è solo uno dei tasselli. Tale disegno di legge, come premesso nella relazione governativa di accompagnamento al provvedimento, consiste nell'intervenire su uno dei fattori determinanti in materia di sicurezza stradale, vale a dire la violazione del codice della strada da parte dei conducenti dei veicoli.
L'articolo 1 introduce il nuovo comma 2-bis all'articolo 117 del codice della strada, di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992, prevedendo, per i cosiddettiPag. 4neopatentati qualificati come titolari di patente di guida di categoria B rilasciata dal 1o giugno 2007, il divieto di condurre per i primi tre anni dal rilascio della patente autoveicoli aventi una potenza specifica riferita alla tara superiore a 60 kilowatt.
In secondo luogo, nel presupposto che le sanzioni già previste dall'articolo 142 del codice della strada non rappresentino efficaci deterrenti nei confronti della violazione dei limiti di velocità, l'articolo 2 reca una rimodulazione da tre a quattro fasce dell'eccesso di velocità e un contestuale incremento delle relative sanzioni amministrative pecuniarie accessorie.
L'articolo 3, invece, è finalizzato ad aumentare la sanzione pecuniaria irrogabile a chi viola il divieto di fare uso durante la marcia del veicolo di apparecchi radio-telefonici o di cuffie sonore.
Con i commi 1 e 3 dell'articolo 4 si intendono sanzionare in misura maggiore sotto il profilo pecuniario taluni comportamenti ascrivibili ai conducenti di autoveicoli adibiti al trasporto di persone e cose e dei veicoli per i trasporti professionali non muniti di cronotachigrafo, che possono risultare molto pericolosi per la sicurezza stradale.
L'articolo 5 modifica gli articoli 186 e 187 del codice della strada, rispettivamente in materia di guida sotto l'influenza dell'alcol e di guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. In proposito, la relazione governativa di accompagnamento muove dalla considerazione che l'impianto sanzionatorio per tali reati non risulta più adeguato alla reale gravità del fenomeno non svolgendo più una efficace azione deterrente.
Conseguentemente, in primo luogo, viene elevato da un mese fino a tre mesi il periodo di arresto previsto per la guida in stato di ebbrezza, che risulta ulteriormente incrementato da due a sei mesi se il conducente in stato di ebbrezza provochi un incidente stradale. Anche la sanzione pecuniaria subisce un incremento, giungendo fino ad un importo massimo pari a 4 mila euro, che sale fino a 12 mila euro in caso di incidente provocato. L'inasprimento riguarda anche le sanzioni accessorie. Il medesimo inasprimento di sanzioni previsto per la guida in stato di ebbrezza viene esteso anche alla guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti.
L'articolo 6 dispone che, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, al decreto del Presidente Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, recante il regolamento di attuazione del codice della strada, siano apportate le modificazioni necessarie per assicurare l'esecuzione degli articoli 186 e 187, come modificati dal predetto articolo 5.
Con l'articolo 7, il cui comma 1 introduce un nuovo articolo 218-bis del codice della strada, si prevede un inasprimento della sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per violazioni commesse nei primi tre anni successivi alla data di conseguimento della patente di guida. In particolare, la durata della sospensione è aumentata di un terzo alla prima violazione e raddoppiata per le violazioni successive.
Il comma 2 dello stesso articolo 7 interviene, invece, in materia di revisione della patente di guida. In proposito, il comma 1 dell'articolo 128 del codice della strada prevede che gli uffici del dipartimento per i trasporti terrestri o il prefetto possano disporre che un titolare della patente di guida sia sottoposto a visita medica o ad un esame di idoneità qualora sorgano dubbi sulla persistenza dei requisiti fisici e psichici prescritti.
I nuovi commi 1-bis e 1-ter rendono invece obbligatoria la revisione della patente quando il conducente è stato coinvolto in un incidente stradale e gli è stata sospesa la patente per almeno due mesi ovvero ha meno di 18 anni ed è autore materiale di una violazione di norme del codice della strada che comporta la sospensione della patente. La mancata sottoposizione agli accertamenti previsti per la revisione della patente è sanzionata, ai sensi del nuovo comma 2-bis dello stesso articolo 128, con la sospensione della patente a tempo indeterminato, fino al superamento, con esito favorevole, degli acPag. 5certamenti stessi. Resta ferma comunque l'ammenda fino a 296 euro a carico di chi circola senza essersi sottoposto ai predetti accertamenti.
L'articolo 8, che introduce nel codice l'articolo 224-ter, reca disposizioni volte a consentire l'applicazione del sequestro e del fermo amministrativo dei veicoli in conseguenza di reati. Il comma 1 del nuovo articolo 224-ter prevede che, nelle ipotesi di reato per le quali è prevista la sanzione accessoria della confisca del veicolo, l'agente accertatore della violazione proceda al sequestro stesso secondo le norme dettate dall'articolo 213, in quanto compatibili. Il comma 2 dispone che, entro quindici giorni dalla data in cui la sentenza o il decreto siano divenuti irrevocabili, ne venga trasmessa copia al prefetto, il quale provvede a disporre la confisca, anche in questo caso applicando le norme previste dall'articolo 213.
Con riguardo alle ipotesi di reato che prevedono la sanzione accessoria del fermo amministrativo, il comma 3 prevede che l'agente accertatore della violazione disponga il fermo per la durata di trenta giorni, applicando, ove compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 214. Il comma 4 prevede, per le ipotesi richiamate al comma 3, una procedura analoga a quella stabilita. Il comma 5, con riferimento ai provvedimenti di sequestro e di fermo, prevede la possibilità di proporre opposizione ai sensi dell'articolo 205 del codice della strada. Con il comma 6 vengono dettate le norme procedurali per i casi di estinzione del reato, mentre il comma 7 disciplina, con riguardo alle sanzioni accessorie in esame, l'ipotesi in cui i procedimenti penali si concludano con provvedimento di proscioglimento, prevedendo la restituzione del veicolo al proprietario.
PRESIDENTE. Onorevole relatore...
MICHELE POMPEO META, Relatore. Sto per concludere, signor Presidente.
L'articolo 9 introduce misure alternative nei riguardi di quanti debbano scontare una pena detentiva per i reati di cui agli articoli 186 e 187 del codice della strada.
L'articolo 10 introduce obblighi nei confronti degli enti proprietari e concessionari delle strade, con la finalità di elevare i livelli di sicurezza della circolazione, e con specifico riferimento alle strade ove si registrano i più alti tassi di incidentalità, che dovranno essere individuate con decreto dei ministri dell'interno e delle infrastrutture.
L'articolo 11 reca una disposizione che consente il recupero dei ciclomotori e dei motocicli che siano stati confiscati in seguito ad alcune violazioni amministrative.
L'articolo 12 dispone infine l'entrata in vigore della legge il giorno successivo alla sua pubblicazione Gazzetta Ufficiale.
La settimana mondiale della sicurezza stradale intende focalizzare una particolare attenzione sui giovani utenti della strada. Ritengo che sarebbe opportuno predisporre proposte emendative che vadano nel senso di migliorare la normativa vigente per aumentare il grado di preparazione degli aspiranti guidatori.
Infine, sottopongo all'Assemblea ed al rappresentante del Governo una riflessione finale. In Italia il tasso di riduzione delle vittime degli incidenti stradali è inferiore a quello medio europeo e si sta progressivamente contraendo, ma non si tratta di un dato generalizzato. Infatti esistono enormi divari di sicurezza, sia per quanto riguarda i livelli di rischio - i tassi provinciali medi di mortalità variano da tre a ventuno morti per 100 mila abitanti - sia per quanto riguarda l'evoluzione del numero delle vittime. Nell'ultimo quadriennio in dodici province si è registrato un aumento tra il 10 e il 50 per cento, mentre per altre dieci province si è registrata una riduzione di vittime tra il 30 ed il 50 per cento. Ciò significa che mentre in una parte del paese il grado di sicurezza sta peggiorando, in un'altra parte sta migliorando e alle tendenze attuali si riuscirà a raggiungere gli obiettivi comunitari prima del 2010.
Pertanto, vanno sicuramente bene le modifiche normative come quella al nostro esame, che prevedono inasprimenti generalizzati, gravi e, in alcuni casi, molto gravi, delle sanzioni.
PRESIDENTE. Onorevole relatore...
MICHELE POMPEO META, Relatore. Tuttavia ritengo - e ho concluso, signor Presidente - che occorrono misure più articolate nel territorio e una verifica dettagliata delle cause di una così evidente disparità dei dati. Se ci riusciremo, renderemo un servizio al paese e agli utenti della strada, ai parenti delle vittime, ai quali va tutto il nostro cordoglio, soprattutto alle nuove generazioni.
In qualità di relatore, ascolterò tutti i suggerimenti e le proposte che verranno avanzate nel corso del dibattito che seguirà, nella consapevolezza che sarà possibile seguire un percorso condiviso da tutti i gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ANGELO MARIA SANZA. È al telefono, Presidente.
PRESIDENTE. Sottosegretario Annunziata... Prego, ha facoltà di parlare.
ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Presidente, sarò breve, anche perché il Governo su questo disegno di legge rinvia all'illustrazione svolta dal relatore, onorevole Meta. Mi limiterò solamente ad alcune riflessioni, visto che questa è la settimana della sicurezza mondiale; sicuramente avremo modo di parlare di questo tema anche in sede di esame della mozione di cui al punto 2 dell'ordine del giorno.
Il disegno di legge al nostro esame prende le mosse da una più ampia serie di iniziative volte a ridurre l'incidentalità sulle strade italiane e il conseguente numero di morti e feriti, aspetto in relazione al quale, purtroppo, l'Italia continua a detenere un triste primato.
Si tratta di un obiettivo che vede concordi tutte le forze politiche e tutti i gruppi parlamentari, come è stato recentemente dimostrato dalle numerose mozioni discusse in Commissione e in Assemblea, dall'unanime intenzione di deliberare un'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale e dalla preoccupazione per il tragico bollettino settimanale sul numero dei morti e dei feriti, come si è verificato nelle ultime settimane. In materia di sicurezza stradale, già nel 2005, la Camera dei deputati si è espressa sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 184, che soltanto per motivi tecnici e di tempo è decaduto nel corso dell'esame al Senato.
Inoltre, com'è noto, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito, nell'ottobre 2005, la settimana mondiale della sicurezza stradale, con il fine di migliorare la sicurezza stradale nei paesi membri. Quest'anno, tale settimana si svolgerà tra il 23 e il 29 aprile 2007 e sarà per le Nazioni Unite un'occasione storica per portare all'attenzione dei cittadini di tutti i paesi il tema delle lesioni da incidentalità stradale. La settimana sarà focalizzata sui giovani utenti della strada e ci si attende che nel corso di essa, in tutto il mondo, si attuino centinaia di iniziative a livello locale, nazionale e continentale. Molti comuni, associazioni e istituzioni hanno organizzato tantissimi eventi. Anche il Parlamento italiano può dare un contributo con l'approvazione del presente disegno di legge.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti i gruppi di opposizione e di maggioranza, i quali, in sede di Ufficio di Presidenza, hanno convenuto sulla calendarizzazione dell'esame di tale provvedimento in Assemblea proprio oggi, 23 aprile, in concomitanza con l'iniziativa dell'ONU. I tempi sono ristretti, ma comunque sufficienti per poter recepire eventuali proposte emendative volte a migliorare la sicurezza stradale in Italia. Come premessa nella relazione governativa di accompagnamento al provvedimento in esame, la principale finalità di tale iniziativa normativa consiste nell'intervenire su uno dei fattori determinanti in materia di sicurezza stradale, vale a dire su alcune violazioni del codice della strada da parte dei conducenti dei veicoli.
È evidente, altresì, che in questo articolato prevale l'esigenza di un adeguamento delle sanzioni. Tuttavia, è chiaroPag. 7anche il lavoro che sta effettuando il Governo ed il Ministero dei trasporti, al fine di contemperare le esigenze e le questioni che emergono ogni giorno dal dibattito in corso.
Anche la Commissione trasporti della Camera e del Senato hanno affrontato e affrontano ogni giorno tale problematica ed è evidente che puntiamo tutto, o quasi tutto, sulla prevenzione, tant'è che la legge finanziaria per il 2007, come si è accennato precedentemente, ha previsto complessivamente, per i tre anni, 204 milioni di euro per la prevenzione.
Infine, ma non ultimo, vi è il grande problema del riequilibrio delle diverse modalità del trasporto, quello per via aerea, ferroviaria e stradale.
Siamo convinti tutti, Governo e Parlamento, che un maggiore riequilibrio sarà sicuramente una parte importantissima della diminuzione dell'incidentalità stradale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sanza. Ne ha facoltà.
ANGELO MARIA SANZA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto ringrazio il relatore e collega, presidente della Commissione, onorevole Meta, da tutti indicato quale relatore di questo provvedimento, per la rigorosa esposizione sul provvedimento stesso, per l'obbiettività dimostrata e per la convergenza problematica evidenziata.
È questo lo spirito che ci anima oggi, in questa settimana, in apertura della discussione generale sul provvedimento A.C. 2480 e poi sulla mozione che, sempre sullo stesso tema, questo ramo del Parlamento discuterà oggi stesso.
A tale proposito, vorrei svolgere alcune brevi riflessioni. La sicurezza sulle strade è certamente un desiderio di tutti, un bene condiviso, considerato un'esigenza dalla collettività; credo, poi, sia anche un dovere per chi governa e per il legislatore.
All'apertura della settimana mondiale della sicurezza (che si svolgerà dal 23 al 29 aprile), voluta dalle Nazioni unite, il provvedimento è oggi all'ordine del giorno della Camera anche per la nostra attenzione e sensibilità, in quanto abbiamo accettato, responsabilmente, di abbreviarne i tempi di esame dando il nostro assenso alla dichiarazione d'urgenza.
Sarà però indispensabile valutare la possibilità di prevedere audizioni anche per realtà che oggi non sono incluse nel programma delle audizioni stesse, ma che sono richieste, giustamente, dalla Commissione trasporti. Noi proponiamo - lo vedremo più avanti - di svolgere tali audizioni unitamente a quelle già programmate ed inserite nel calendario; pensiamo sia indispensabile consentire tutti gli approfondimenti tecnici necessari, trattandosi di una materia non solo delicata ma anche molto tecnica.
Vorrei subito dire che vorremmo modificare la filosofia di fondo. A nostro avviso, non si produce infatti sicurezza soltanto con maggiori sanzioni, ma con pene rapportate alla gravità dell'infrazione e all'obiettivo che si vuole raggiungere, ossia la modifica dei comportamenti di coloro che infrangono le norme e spengono ancora troppe vite sulle strade.
Un esempio di efficienza ci viene dalla Francia, in particolare per quanto concerne il sistema dei controlli: sicurezza dunque, come bene primario della collettività da difendere e da soddisfare.
La responsabilità di chi governa un paese comporta il coraggio delle scelte. Dopo molti annunci, avendo ascoltato alla radio e alla televisione il ministro Bianchi questa mattina alle ore 6,30, quando ancora molti italiani dormivano, considerata l'importanza del provvedimento, avremmo gradito la sua presenza qui con noi quest'oggi (fatto salvo il mio rispetto per il sottosegretario, di cui apprezzo l'opera). Proprio quel ministro, sottosegretario Annunziata, che non è riuscito, suppongo per evidenti contrasti all'interno della maggioranza, ad utilizzare la decretazione d'urgenza, perdendo, a nostro avviso, tempo molto prezioso. Se la sicurezza costituisce un valore condiviso, allora non si possono attendere i tempi lunghi della politica. Un Governo serio interviene senza indugi, sull'esempio di altri Governi europei.Pag. 8
È bene ricordare che nel 2003 il ministro Lunardi, per dare risposta al tema della sicurezza, non esitò ad emanare un provvedimento con carattere d'urgenza, che il Parlamento, con lo stesso spirito mostrato oggi, approvò in trenta giorni.
I dati in nostro possesso dimostrano che l'obiettivo indicato dalla Commissione europea è raggiungibile, a condizione di proseguire nel trend avviato dalle misure sulla patente a punti.
Confrontando il numero dei decessi, si può constatare che la riduzione delle morti sulle strade si è ridotto del 19,5 per cento dal 2002 al 2005. Proseguendo con tale ritmo, nel 2010 i decessi scenderebbero a 3.325 rispetto ai 6.649 verificatisi nell'anno 2000: si raggiungerà così la riduzione del 50 per cento.
A coloro che obiettano, tentando di sminuire quanto di positivo è stato realizzato, la risposta migliore risiede nei numeri che ho testé elencato.
Gli elementi che concorrono a determinare sicurezza nelle strade sono chiaramente individuati nella relazione del provvedimento in discussione, in questa sede correttamente richiamati dal collega Meta: infrastrutture e loro qualità, veicoli, conducenti, controlli, una politica dei trasporti che favorisca maggiore riequilibrio tra le varie modalità, cultura della sicurezza, conoscenza del valore e del rispetto della vita, educazione stradale.
I comportamenti del Governo non si sono però rivelati sempre coerenti o all'altezza della gravità del fenomeno in questione. Tra le cause di ciò vanno segnalati il blocco all'infrastrutturazione del paese (al riguardo sono da ricordare gli interventi negativi del ministro Di Pietro in questa direzione) e qualche liberalizzazione di troppo del ministro Bersani.
Gli ultimi dati europei sugli investimenti troncano le sterili polemiche su quanto era in atto nel paese. Ad esempio, la revoca dei contratti per grandi opere, già assegnate, comporta stupidamente un alto costo per il paese, sia in termini di valore assoluto e di risarcimento danni a chi aveva già sottoscritto un contratto, sia per le conseguenze negative che produce alla circolazione.
Questi sono gli aspetti, onorevole sottosegretario, che dovrà far presente ai suoi colleghi del Governo.
Poi, non vi è stato alcun intervento per incentivare la sostituzione del parco circolante, o per modificare i criteri inadeguati; sottolineo il differenziale del valore del mezzo con quello sostituito, calcolato sul prezzo del listino: sono aspetti tecnici che vanno considerati.
E, ancora, faccio riferimento agli incentivi per i trasporti combinati (treno-TIR), non previsti. Ricordo che sono stati respinti gli emendamenti dell'opposizione, presentati in materia dalla stessa presidente senatrice Anna Donati. Con riferimento ad altri incentivi, sempre per i trasporti combinati (treno-nave), si attende ancora l'avvio delle agevolazioni ottenute dall'Unione europea (il primo paese in Europa era stato il nostro): è passato più tempo per l'emanazione dei provvedimenti attuativi di quello resosi necessario per ottenere il benestare comunitario. Il collega Uggè, più volte, ha denunciato questo ritardo, tanto in Commissione quanto in Assemblea.
Segnalo, inoltre, gli aspetti concernenti la cultura della sicurezza e la preparazione di nuovi conducenti. Sempre con il recente decreto-legge Bersani sulle liberalizzazioni - vogliamo denunciarlo, onorevole Meta - si è dequalificata la figura degli istruttori e delle autoscuole.
I controlli sono, poi, diminuiti: mi riferisco, ad esempio, a quelli che riguardano i mezzi pesanti, per i quali si introducono, certo, misure più severe, senza andare, però, al cuore dell'infrazione. Inoltre, l'incremento del traffico, le immutate condizioni delle infrastrutture, la diminuzione dei controlli hanno prodotto inevitabilmente una ridotta applicazione della positiva legge sulla patente a punti; voglio dare atto al collega Tassone del grande impegno che profuse, nella scorsa legislatura, per il raggiungimento di questi obiettivi. Tale legge, onorevole Meta, oggi deve essere rimodulata per mantenere ilPag. 9trend di riduzione dei decessi, realizzatosi con la riforma del Governo Berlusconi, di cui l'onorevole Tassone ebbe tanto merito.
Dobbiamo affermare, innanzitutto, che, comunque, il provvedimento, anche se tardivo, si pone l'obiettivo di dare una risposta ai temi della sicurezza e il nostro gruppo politico non può che condividerlo: lo abbiamo detto anche in Commissione. Ovviamente, si renderanno necessari approfondimenti ed emendamenti rispetto a talune incongruenze, ma anche a talune disposizioni, presenti nel disegno di legge, dal sapore demagogico o quasi esclusivamente punitivo. Siamo pronti a collaborare - questo sia chiaro - per ottenere un provvedimento che sia realmente efficace, che incrementi la sicurezza e che non si regga solo sulle sanzioni.
Per realizzare maggiore sicurezza, occorre partire dalla conoscenza: occorre riferirsi ai dati, non alle percezioni estemporanee. Il titolo del disegno di legge già denuncia - glielo abbiamo detto, onorevole Meta - un subdolo tentativo di criminalizzare una categoria utile al paese, ma percepita come la più pericolosa, anche se i dati dimostrano il contrario. Non si comprende, infatti, quale sia l'obiettivo che si intende raggiungere quando si antepone, nel disegno di legge, l'autotrasporto alla circolazione stradale: perché non considerare le auto o i motocicli? Un primo emendamento - so che lei, onorevole Meta, ne conviene - dovrà dunque riguardare il titolo del disegno di legge, se, come siamo convinti, il tema riguarda la sicurezza e non l'autotrasporto.
Vorrei svolgere velocemente alcune riflessioni, che si impongono sia sugli aumenti delle sanzioni, sia sulle responsabilità oggettive, che finiscono per coinvolgere chi non ha responsabilità dirette.
Una domanda: qual è la colpa di quel genitore che concede al figlio la propria unica autovettura, magari di piccola cilindrata, se il figlio si fa coinvolgere e beve qualche bicchiere di troppo? Perché prevedere il fermo dell'unica vettura di famiglia? Chi avrà maggiori danni, i meno abbienti o quelli che posseggono più autovetture? Prevedendo solo il ricorso a maggiori sanzioni, su chi peseranno di più? Quale responsabilità ha un'impresa nei confronti di un proprio dipendente, se questi, facendo venir meno il rapporto di fiducia sul quale si fonda rapporto di lavoro, non rispetta le disposizioni impartitegli?
Si vuole essere severi? Si introduca la tolleranza zero sull'uso delle sostanze stupefacenti e delle sostanze alcoliche!
I dati dimostrano che basta molto poco per ridurre la capacità di reazione, anche un solo bicchiere di vino. Un recente convegno sulle conseguenze che l'alcool produce sui conducenti ha fornito dati di pubblici organismi della sanità che attestano come l'alcool, anche in quantità modesta, non risulti compatibile con la guida. Anche una dose minima può produrre la compromissione di funzioni rilevanti per la guida, come la memoria a breve termine o la coordinazione oculo-motoria in presenza di stimoli devianti. In sostanza - è il nostro parere - o bevi o guidi (ne sarà contento il collega Giovanardi che ha rilevato questo problema tante volte in quest'aula).
Altro esempio di esigenze di modifiche: i tempi di guida dei mezzi pesanti. Quali sono le normative europee? È peggio per un'impresa sostenere il maggior costo di una sanzione o non rispettare la consegna della merce, che rischia di mettere in crisi la filiera della produzione? E per il conducente, è meglio obbligarlo al riposo o fargli pagare una sanzione maggiorata? La sanzione deve essere proporzionale ai tempi di guida superati e prevedere il recupero del tempo non riposato? La norma comunitaria consente ai conducenti di raggiungere un'area attrezzata per fermarsi. Dove esistono oggi tali aree? Quelle addette ai rifornimenti?
Signor Presidente, volevo ricordare un articolo che ho letto recentemente: un giudice ha condannato un conducente che si è fermato, sostenendo che il furto subito era dipeso dalla sua sosta. Ma se proseguiva e veniva fermato da una pattuglia, cosa sarebbe successo? Il cronotachigrafo può, ad esempio, essere un valido strumento di prova a supporto di tempi passatiPag. 10in coda? Questo non significa che a un conducente non debbano essere conteggiati tali tempi di lavoro, ma si potrebbe consentire una ragionevole tolleranza nel computo del tempo impiegato per raggiungere la sosta o per calibrare la sanzione.
La velocità è un ulteriore elemento che merita approfondimento. Si conferma il raddoppio della sanzione per veicoli destinati al trasporto delle merci superiori a 3,5 tonnellate e per i veicoli destinati al trasporto delle persone superiori a 5 tonnellate. I dati dimostrano che gli automezzi tra 1,5 e 3,5 tonnellate sono coinvolti quasi nel 25 per cento degli incidenti, mentre la percentuale è pari al 7, 2 per cento per quelli superiori a 3,5 tonnellate. Per questi ultimi è previsto il raddoppio della sanzione, ma per i primi le sanzioni sono le medesime applicate alle autovetture, visto che per condurre tali autoveicoli serve solo la patente B.
Quelli che ho indicato sono alcuni degli aspetti, collega Meta, che dovremo affrontare nell'ambito di ulteriori audizioni e durante l'esame del provvedimento in aula.
È realistico - mi avvio alla conclusione - prevedere per la sicurezza interventi preventivi sui mezzi pesanti adeguando i controlli e impegnando il ministero competente a realizzare almeno dieci controlli giornalieri, per provincia, su mezzi superiori alle 3,5 tonnellate, piuttosto che prevedere il solo raddoppio delle sanzioni incrementate.
Sarebbe opportuno attribuire al cronotachigrafo validità in quanto elemento di prova, sia per il superamento ragionevole dei tempi di guida, sia per la velocità: deve valere come prova anche per quanto riguarda l'alterazione del limitatore di velocità.
Anche la revoca della patente dovrebbe applicarsi come sanzione accessoria e integrare le previsioni sulla sospensione della patente per uno o due anni, trascorsi i quali la patente stessa deve essere necessariamente revocata.
Non si prevede alcuna misura economica con riferimento al personale addetto ai controlli, e occorre, lo dico anche al sottosegretario, prevedere che una quota significativa di risorse sia destinata agli addetti ai controlli, così come, onorevole sottosegretario, bisogna intervenire sulle amministrazioni locali che utilizzano per fini di bilancio gli introiti derivanti dalle infrazioni. Si tratta - lo ha detto il ministro: questa mattina mi sono svegliato con la voce di Alessandro Bianchi nelle orecchie - di quindici miliardi di euro che vengono spesi invece di essere utilizzati per l'obiettivo della sicurezza. È quindi necessario un intervento del Governo e del Parlamento sugli enti locali affinché tali introiti, che provengono dalle infrazioni, vengano destinati alla sicurezza e non a riequilibrare i bilanci non sempre accorti delle nostre amministrazioni.
Occorre poi risolvere una questione che va gonfiandosi: quella dei funzionari dei Ministeri dei trasporti e delle infrastrutture che sono in possesso delle tessere di polizia stradale, dotati di regolare «paletta», ma che non utilizzano questi strumenti per i controlli. Le tessere vengono utilizzate unicamente per non pagare le autostrade o, peggio, per commettere infrazioni a tutto discapito dell'immagine pubblica. Le tessere rilasciate si aggirano - siamo a un numero elevatissimo, signor sottosegretario - intorno alle 10 mila.
Per concludere, sottolineo di aver evidenziato alcune distonie che meritano di essere approfondite e sulle quali presenteremo appositi emendamenti. L'obiettivo è per noi chiaro: tutelare la vita sulle strade.
Recentemente ho visto un filmato di un genitore che, colpito dalla morte del figlio, ha lanciato un appello al legislatore: lo faccio mio e lo giro ad ognuno di noi. Quel genitore ha affermato: oggi rimpiango di non aver fatto nulla per evitare prima ciò che mi è successo dopo.
Il quesito sul quale riflettere è se sia meglio perdere un voto o la vita di un uomo.
Il nostro gruppo si impegnerà dunque - lo dico al Governo, lo dico al collega Meta - per la vita e per anteporre la cultura della vita a quella dello sballo, laPag. 11cultura della responsabilità a quella del disinteresse. Per questo lavoreremo con spirito costruttivo al fine di contribuire a costruire regole per la vita e la sicurezza nel nostro paese. Grazie [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, non illudiamo i cittadini, in quanto l'obiettivo del terzo programma d'azione della Commissione europea, che è quello di dimezzare le vittime degli incidenti stradali entro il 2010, è una chimera.
Siamo ben al di sopra della media europea, siamo distantissimi da paesi come Gran Bretagna, Svezia, Olanda. Quindi, il nostro ritardo strutturale da colmare è talmente ampio che, purtroppo, questo Parlamento (e non solo esso), dovrà impegnarsi a fondo in tal senso.
La revisione del codice della strada, l'obbligo del casco e delle cinture di sicurezza, la patente a punti sono elementi importanti, che hanno determinato nuove condotte virtuose, consentendo di migliorare la situazione. Vi sono, però, difficoltà croniche, come la mancanza di un coordinamento operativo tra i troppi soggetti titolari di poteri di polizia stradale e la mancanza di una pianificazione dei controlli. Ad esempio, nel nostro paese il controllo del tasso alcoolemico viene eseguito nel 4 per cento dei casi, contro il 32 per cento della Francia e, addirittura, il 64 per cento della Finlandia. Come si può contrastare il tragico fenomeno delle morti del sabato sera se non si utilizza uno strumento minimo come quello del controllo al di fuori dei locali pubblici, se non si utilizza uno strumento repressivo, ma in questo caso necessario?
Vi è anche un ritardo, che dipende sempre dalla mancanza di un coordinamento, nella predisposizione di un efficace piano di sensibilizzazione e di prevenzione, in quanto le stragi del sabato sera possono e devono essere affrontate proprio attraverso il doppio intervento, quello repressivo e quello preventivo, utilizzando (di questo siamo certi), anche strumenti innovativi di sensibilizzazione dei giovani. Bisogna indurre un radicale cambiamento nell'approccio ai modelli di riferimento e ai modelli culturali. Quindi, è necessaria un'armonizzazione degli interventi, azioni coordinate tra Europa e Italia, un piano di gestione dei flussi del traffico, gestione delle reti, infrastrutture e sviluppo modale.
Questi obiettivi, colleghi, mi sembrano irraggiungibili quando sento parlare in sede di audizione il ministro Di Pietro e il ministro Bianchi. Mi sembrano impraticabili poiché, laddove c'era un ministero, oggi ce ne sono due, che, a distanza ormai di un anno dallo «spacchettamento», sono ancora, in alcuni loro dipartimenti, nel caos più totale. Mi sembrano irraggiungibili quando il ministro Bersani sacrifica sull'altare delle privatizzazioni la liberalizzazione delle autoscuole, e quindi derubrica a semplice servizio che tutti possono fornire quello che dovrebbe essere invece il punto focale su cui concentrare l'attenzione, soprattutto per coordinare gli interventi riguardanti la cultura della strada, la sicurezza stradale e la guida sicura.
Infine, da ultimo, ma non per importanza, vi è il problema delle infrastrutture. Negli ultimi dieci anni, il nostro paese ha conosciuto un incremento del 36,2 per cento del volume del traffico su gomma, mentre la rete viaria è cresciuta solo del 4,5 per cento. Il 92 per cento del traffico passeggeri si svolge su questo tipo di trasporto, come anche il 66 per cento del traffico merci. Questi dati ci fanno capire quanto vi è da fare nel campo delle infrastrutture.
Purtroppo, però, anche in questo settore la maggioranza e il Governo hanno dato prova di agire in un senso diametralmente opposto. Pur riconoscendone a posteriori la validità, essi hanno di fatto congelato il piano delle grandi opere, non dotandolo delle risorse necessarie. All'interno della maggioranza, inoltre, è evidente la difficoltà - in alcuni casi perfinoPag. 12l'imbarazzo - di fronte alle posizioni di una sinistra che non vuole realizzare alcune opere (penso, ad esempio, all'intervento svolto dal collega Locatelli nel corso di una audizione del ministro Di Pietro, che è emblematico di una differente visione del piano di sviluppo di questo paese).
Colleghi, come possiamo sciogliere il nodo della sicurezza stradale di fronte ad un Governo che non vuole intervenire là dove è necessario? I dati parlano chiaro: la stragrande maggioranza degli incidenti avviene, oltre che nella rete urbana, su 1.500 degli oltre 66.000 chilometri della rete stradale. È dunque su tale aspetto che dobbiamo intervenire ed investire risorse ed impegno. Purtroppo, però, su questo punto manca la volontà di una maggioranza che ancora oggi discute quale modello di sviluppo del trasporto occorre adottare: mentre vi è la necessità di realizzare, si è fermi ancora alla fase della pianificazione, anzi ad una fase ancora precedente. È evidente che la maggioranza non è in grado di sciogliere questi nodi.
Dunque, ferma restando la disponibilità che abbiamo mostrato acconsentendo di discutere questo provvedimento in Assemblea e partecipando alla stesura di una risoluzione (che avevamo presentato come primo atto della nuova legislatura, a dimostrazione della nostra attenzione e della nostra volontà di aggredire il problema alla radice), tale disponibilità è vincolata all'adozione di un diverso approccio da parte della maggioranza. Auspichiamo infatti che, dopo l'approvazione della risoluzione sopra richiamata (certamente condivisibile, in quanto è talmente generica che appare impossibile trovare un motivo di disaccordo), essa venga poi riempita di contenuti. È finito, infatti, il tempo delle enunciazioni e dei provvedimenti di facciata.
Il nostro timore è che anche questo disegno di legge rischi di essere tale, se non lavoreremo tutti insieme, ma soprattutto se non ci sarà, da parte di tutta la maggioranza, la disponibilità ad affrontare alla base i problemi infrastrutturali, di coordinamento, di gestione della fase di prevenzione e di coordinamento delle forze che effettuano il controllo sulle nostre strade.
Con queste premesse (il mio intervento vale anche per la discussione della mozione di cui al successivo punto dell'ordine del giorno), il nostro voto sarà ovviamente favorevole, ma sarà vincolato ad un atteggiamento nuovo da parte della maggioranza. Noi vogliamo finalmente affrontare i temi in discussione, conoscendo quali sono i piani, i tempi, gli interventi da porre in atto e le risorse a nostra disposizione. Altrimenti, sarà un'ulteriore presa in giro per i cittadini ed un ulteriore pugno in faccia a coloro che credono realmente nella sicurezza!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, onorevole sottosegretario, credo che questo sia un disegno di legge importante e che occorrerà dedicarvi molto tempo in Commissione trasporti - dove spero tornerà - e anche in quest'aula.
La materia, come sapete tutti, è di drammatica attualità, perché si tratta di fermare, o quanto meno limitare, più laicamente, le stragi che avvengono ogni giorno sulle nostre strade. Un fenomeno dai costi umani e sociali inaccettabili e non degno di un paese civile.
È opinione diffusa, ed è anche la nostra opinione, che gran parte di questi incidenti siano legati a molteplici e complesse cause, ma anche al mancato rispetto del codice della strada. Questa è sicuramente anche l'opinione del ministro Bianchi, che è primo firmatario del disegno di legge in esame. Ma come si può rimediare a questa assenza di legalità sulle nostre strade? La risposta del ministro, con questo disegno di legge, è chiara ed univoca: basta - dice il ministro - aumentare in modo notevolissimo le già alte sanzioni alle violazioni del codice della strada, decise nella scorsa legislatura; basta introdurre sanzioni amministrative pesantissime, che si accompagnano in alcuni casi a quelle penali, anch'esse incrementate.Pag. 13
Secondo noi, invece, queste misure non bastano affatto.
Occorre registrare che il disegno di legge in esame non prevede misure concrete di rafforzamento dei controlli; per quanto riguarda, invece, gli interventi sulle strade a più alta incidentalità - come è già stato ricordato anche questa mattina -, all'articolo 10 se ne prevede l'obbligo, ma vi è una certa confusione circa le competenze e, soprattutto, non si destinano nuove risorse, come è ben evidenziato nelle osservazioni contenute nel parere reso dalla VII Commissione della Camera, che, a mio avviso, dovrebbero essere recepite dal Governo, oltre che dal Parlamento in toto.
Questo è, a nostro parere, il principale dei limiti di questo disegno di legge, ma ve ne sono anche altri e non meno gravi. Nell'autentica orgia sanzionatoria prevista, vi sono eccessi e misure che potrebbero ottenere l'effetto contrario a quello dichiarato. Alcuni esempi di eccessi sanzionatori, a nostro giudizio, sono contenuti all'articolo 3, laddove si prevede la sanzione accessoria della sospensione della patente, da uno a tre mesi, per chi usa il cellulare senza viva voce.
Vorrei che si riflettesse molto attentamente sulla gravità e sul peso che può rappresentare per un individuo la sanzione della sospensione della patente. Vi sono persone - e sono tante - che con la patente vivono e lavorano, per cui anche la sospensione di un mese può causare un danno difficilmente risarcibile.
Ma, soprattutto, preoccupano le sanzioni per la guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, che come si sa e come è giusto, costituiscono reato. Non si distingue, anzitutto, tra diverse sostanze stupefacenti, che hanno diverso effetto, come è noto in scienza. Non si indicano le quantità in relazione alle diverse sostanze, essendo eccessiva la discrezionalità che viene attribuita alle Forze dell'ordine. Preoccupa altresì il fermo amministrativo del veicolo con cui è stata commessa l'infrazione, anche nel caso in cui quest'ultimo non appartenga al responsabile dell'infrazione stessa. Condividiamo comunque il principio della responsabilità del proprietario, ma il fermo amministrativo per novanta giorni è una misura eccessiva e troppo grave. Se, poi, il tasso alcolico nel sangue del conducente fosse superiore a 1,5 grammi per litro - sappiamo che è un tasso davvero molto alto - è prevista perfino la confisca del veicolo, se appartiene al reo e la sanzione del fermo amministrativo per sei mesi, se appartiene a persona diversa dal conducente, e quindi dall'effettivo responsabile della violazione.
Credo che tutto ciò provocherà lo stesso fenomeno, ma aumentato di gravità, che si ebbe per la confisca dei motorini anche in caso di infrazioni non avvertite come adeguatamente gravi, ed è facile prevedere, in merito, l'intervento della Corte costituzionale: mi chiedo perché ripetere gli errori, le esperienze negative già fatte e per le quali diversi italiani stanno ingiustamente ancora pagando le conseguenze, anche se questo provvedimento prevede finalmente una sorta di sanatoria, anche se parziale, per la vicenda dei motocicli sequestrati. Senza contare che prima della confisca che consegue alla condanna penale le Forze di polizia possono disporre l'immediato sequestro del veicolo. Ma ci si rende conto di che cosa significa questo in un paese con i tempi della giustizia che abbiamo? Molte di queste osservazioni sono peraltro contenute nel parere espresso dalla XII Commissione, che credo debba essere tenuto, anch'esso, nel massimo conto.
Per coloro che hanno conseguito la patente da meno di tre anni sono raddoppiate tutte le misure sanzionatorie accessorie previste per tutte le infrazioni al codice della strada. A quale principio di giustizia risponde tale principio, considerato che è più facile, persino, per chi ha conseguito da poco tempo la patente, incorrere in infrazioni involontarie?
Credo però che la misura peggiore di tutte per i neopatentati sia l'introduzione del divieto di guida di veicolo con potenza superiore a 60 kilowatt per tonnellata. Questa misura è, a mio modo di vedere, del tutto controproducente per la sicurezza,Pag. 14oltre a creare il rischio di una reazione sociale, in quanto le auto veloci, se rispettano il codice, cioè il limite di velocità che secondo noi dovrebbe essere uguale per tutti, sono più sicure delle auto meno potenti e veloci. In molti casi in cui le famiglie hanno problemi ad acquistare veicoli appositi per i loro figli neopatentati, a questi ultimi potrebbero essere addirittura affidati veicoli più vecchi e più inquinanti, meno sicuri, in termini di sicurezza attiva sia passiva.
In sintesi, credo che le intenzioni siano davvero lodevoli, e ritengo che fosse necessario intervenire, ma non solo e non tanto sul livello già alto delle sanzioni, bensì soprattutto sull'aumento effettivo dei controlli e sul miglioramento delle infrastrutture stradali, sulla revisione complessiva della segnaletica, che prevede spesso limiti e divieti irragionevoli e assurdi.
Capisco che questo tipo di intervento sulle sanzioni sia più facile ed economico, ma credo che i risultati, dopo il solito effetto annuncio, saranno limitati, con l'aggravante della punizione sproporzionata e casuale ai pochi che saranno effettivamente controllati.
La Rosa nel Pugno sarà impegnata in una azione emendativa di questo provvedimento in accordo, mi auguro, con gli altri gruppi della maggioranza e con il concorso, spero, di tutto il Parlamento. Mi auguro anche che l'azione del Governo tenga in debito conto la mozione unitaria che è stata presentata sulla sicurezza stradale e che credo preveda un ordine di priorità ben diverso da quello contenuto nel disegno di legge C. 2480 in esame (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo (mi fa piacere che al banco del Governo si sia aggiunto un altro esponente dell'Esecutivo), onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione la relazione del presidente Meta, che ringrazio per lo sforzo, per l'impegno, per la sensibilità e per essersi assunto questo impegno, anche perché sollecitato da tutti i gruppi parlamentari.
Ci troviamo di fronte a una materia delicata, ad un problema che certamente non può essere risolto, né può essere affrontato esaustivamente attraverso il disegno di legge in esame. Ritengo infatti che il presente provvedimento debba costituire l'avvio, l'approccio in questa legislatura, dell'esame di un argomento più volte enfatizzato e richiamato, ma che non ha ancora avuto un riscontro forte da parte di tutta la società, di tutte le forze politiche e - senza fare nessuna polemica - da parte dello stesso Governo. Lavoriamo comunque insieme, senza fare divisioni tra buoni e cattivi.
Abbiamo accelerato l'iter legislativo proprio perché ci troviamo in presenza di una importante ricorrenza: la settimana dedicata dall'ONU alla sicurezza stradale. Come abbiamo già detto anche in Commissione, questa iniziativa non costituisce un semplice fatto celebrativo, ma vuole essere un punto di avvio affinché il numero delle vittime non sia ridotto soltanto in occasione della settimana di ricorrenza. Ritengo che la celebrazione dell'ONU (non è la prima, dato che si ripete ogni anno in aprile) serva a ricordare a tutti i Governi, a tutti i Parlamenti, a tutti i popoli, il valore insostituibile della vita umana, che deve essere difeso ad ogni costo.
Se riflettiamo con attenzione su questo argomento, possiamo dire che in tal modo si difende anche la famiglia. Non voglio entrare nel merito del dibattito sui Dico, che ha avuto grandissimo spazio in questo Paese. Io ho una posizione molto chiara, dato che provengo da una storia, da una cultura che mi pone inequivocabilmente dalla parte della difesa e del potenziamento della famiglia. Ma il tema della famiglia non si esaurisce con i Dico. Credo che il tema della sicurezza stradale interessi direttamente la famiglia. Quando noi parliamo delle migliaia di giovani che muoiono sulle strade, i drammi di queste famiglie non sono mai evidenziati nella loro giusta maniera né enfatizzati come dovrebbero.Pag. 15
Fa certamente scandalo che due persone dello stesso sesso vogliano costituire una famiglia, ma fa anche scandalo il dramma di moltissime famiglie che sono colpite da vicende tragiche. Proprio qualche giorno fa anche nella mia terra, la Calabria, un ragazzo di diciotto anni ed uno di ventinove sono rimasti coinvolti in un incidente mentre tornavano dalla discoteca alle tre di mattina. Di fronte a questi eventi certamente c'è accoramento, disperazione, rimpianto. Ma si deve tener conto anche del fatto che lutti di questo genere segnano la fine di una famiglia: il più delle volte, per l'80 per cento dei casi, queste tragedie portano alla rottura di fatto delle famiglie.
Allora, non c'è dubbio che il problema è molto più complesso. Vorrei, quindi, svolgere ulteriori considerazioni, rivolgendomi al rappresentante del Governo qui presente, riguardo alla titolarità della competenza in materia di sicurezza stradale. Di certo, la competenza burocratica e amministrativa appartiene al Ministero dei trasporti, già Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del quale non ho alcun rimpianto; ho semmai rimpianto di come esso è stato «spacchettato», perché ciò è stato fatto così drammaticamente, che, ancora oggi, vi sono sconfinamenti di competenza da parte del ministro Di Pietro nei confronti del suddetto Ministero. A mio avviso, quindi, questa problematica deve essere rivisitata con completezza e coerenza.
A tale proposito, ritengo che, al di là delle singole attribuzioni ai vari Ministeri, la competenza primaria dovrebbe spettare al Governo nel suo complesso, ovvero alla Presidenza del Consiglio dei ministri. È indispensabile che tutti quanti, Governo e Parlamento, assumano il tema della sicurezza stradale come momento di centralità della difesa della vita e della salvaguardia della famiglia, ma è altresì necessario che vi sia un momento di sintesi politica, per evitare che i piani relativi alla sicurezza si traducano in contributi privi di razionalità per l'amministrazione.
Avendo ascoltato con molta attenzione gli interventi del relatore e dei colleghi che mi hanno preceduto, vorrei evidenziare un altro aspetto. Questo disegno di legge agisce in maniera molto forte ed intensa sull'attività sanzionatoria, aggravando, per alcuni versi, il disposto del provvedimento che, alla fine della precedente legislatura, non fu licenziato, alla quarta lettura, per mancanza del numero legale al Senato della Repubblica. Esso, infatti, agisce sulle sanzioni pecuniarie, sulle pene accessorie, sul sequestro amministrativo e sulla confisca, facendo peraltro giustizia riguardo alla confisca dei ciclomotori, introdotta dal Senato in un altro provvedimento.
Si prevede quindi un aggravamento di sanzioni. Io sono d'accordo riguardo alla previsione di sanzioni, ad esempio, nei confronti di quei soggetti in cui vengono riscontrati elevati tassi alcolici o condizionati da sostanze stupefacenti. A tale riguardo, tuttavia, sollevo un'obiezione, ritenendo che il provvedimento al nostro esame, pure importante, non possa funzionare. Si prevede la sanzione e si prevede, come si suole dire, anche la repressione, ma non c'è uno «straccio» di previsione normativa per quanto riguarda la prevenzione. Non è presente il tema della prevenzione; è parzialmente presente nell'articolo 10, che tratta dell'adeguamento delle infrastrutture, ma in modo assai generico.
Non si affronta dunque il tema della prevenzione; non c'è controllo del territorio. Se nel nostro paese non viene previsto il controllo del territorio, l'aumento delle sanzioni pecuniarie, la previsione della confisca del mezzo sono certamente misure utili e la tolleranza deve essere zero, ma devono essere previsti anche gli strumenti per fare applicare le normative. Altrimenti, si tratta di grida manzoniane. Ritengo che su questo aspetto dobbiamo concentrare la nostra attenzione. Non intendo chiedere che tutta la rete stradale o autostradale sia controllata da pattuglie, si era però parlato di tecnologie, di impianti tecnologici adeguati e sofisticati. In tal senso, le società concessionarie autostradali avevano preso un certo impegno. Di esso rimane la polemica tra il ministro delle infrastrutture e le società concessionariePag. 16sull'aumento dei pedaggi, il mancato investimento per la sicurezza, la polemica sull'accordo tra la Società autostrade e l'Abertis, ma non resta nulla sul rispetto dell'obiettivo che avevamo indicato. Ricordo che, all'epoca, feci una proposta finalizzata alla chiusura delle autostrade quando esse non sono percorribili per via della nebbia o quando sono ghiacciate: si sollevò la «fine del mondo» e venni accusato di voler «piegare» l'economia.
Quando faccio riferimento ad una volontà complessiva, generale e politica, parlo di un convincimento che dobbiamo avere tutti su alcuni obiettivi. Molte volte prevalgono più le considerazioni sul profitto e l'interesse di parte che la preoccupazione per la sicurezza e la vita. In proposito è nostro dovere fare una scelta, al fine di evitare che prevalga una moltitudine di persone che fanno finta di interessarsi della sicurezza stradale, senza esserne veramente preoccupati, e che organizzano «corporazioni» presenti nel Parlamento, sia nella maggioranza sia nella minoranza, ponendo invece il tema della sicurezza e della vita ad un secondo livello, ad un livello molto più basso. Si tratta di un tema che neppure il provvedimento in esame affronta.
Mi sarei aspettato che il Governo facesse a questo riguardo uno sforzo in più! Non intendo sollevare polemiche, ma mi aspettavo, lo ripeto, uno sforzo di più in tema di prevenzione. Noi affermiamo continuamente che l'aspetto umano, il fattore umano, il comportamento umano determina il 95 per cento degli incidenti stradali. Noi sappiamo che la sanzione non è esaustiva: non è perché vige una norma che si riesce a risolvere il problema, o a ridurre il danno e il rischio.
L'abbiamo detto quando abbiamo approvato la legge sulla patente a punti. C'è stato un primo impatto positivo - lo ricordava il collega Sanza - perché si sono ridotti gli incidenti, i morti e i feriti gravi; adesso, si registra una sorta di rilassamento generale. La gente parla al telefonino mentre guida; ho visto delle signore guidare con una mano sola e aggiustarsi anche il foulard! Può accadere anche questo (il collega Sanza, che è un osservatore attento anche del comportamento femminile, converrà con me).
Vogliamo parlare del casco? Chi lo usa più? Ci sono zone franche per coloro che violano il codice della strada e le leggi (da anni, in alcune zone domina la delinquenza, la criminalità, ma questo è un altro argomento) e per coloro che ritengono di potersi comportare in dispregio delle norme e delle regole.
Come possiamo coinvolgere la scuola? Noi avevamo pensato di portare avanti un'opera di educazione stradale nelle scuole. Bisogna mettere gli insegnanti in condizione di fare ciò, anche attraverso un riconoscimento di carattere economico, perché questo tema deve essere recuperato ed affrontato nell'ambito della formazione.
Tuttavia, dopo quella convenzione non è successo più nulla. C'è stato qualche impegno da parte del direttore generale del Ministero dell'istruzione, ma oggi il dato è estremamente rarefatto (in realtà, l'azione nonché il comportamento stesso del Ministero dell'istruzione sono tali, avendo tale dicastero cambiato nuovamente il suo nome). Ritengo che su tali aspetti vi siano delle carenze in questo provvedimento, così come per quanto riguarda il coinvolgimento delle associazioni, del mondo del volontariato e dell'associazione delle famiglie vittime della strada (organismo che sta facendo un lavoro meritorio, molto intenso, di richiamo morale). Quello che abbiamo di fronte è un problema morale, umano, che riguarda valori forti che devono essere riproposti e riaffermati: se lo riduciamo ad un mero fatto tecnico, non andremo da nessuna parte. Possiamo discutere sulla rimodulazione di alcune sanzioni e sulla rimozione dei punti dalla patente: possiamo discutere di tutto.
Il mio gruppo presenterà delle proposte emendative (l'abbiamo ribadito, anche attraverso il collega Cesa, in occasione del nostro congresso nazionale). C'è una grande volontà di portare avanti una battaglia in favore della famiglia e per la tutela della vita.Pag. 17
Allora, non c'è dubbio che la prevenzione e la formazione siano importanti. All'amico Annunziata, che stimo profondamente, rivolgo l'invito a seguirmi con attenzione, anche a costo di essere noioso (anche io ho ricoperto questo incarico ed avevo molta pazienza!).
Come può un Governo, in tema di sicurezza stradale, ad agire in tre momenti? Questo è il momento relativo all'attività del ministro Bianchi; poi c'è il disegno di legge n. 2272-bis, del ministro Bersani, che interessa la sicurezza stradale agli articoli 36 e 37, riguardanti il Pra.
Il ministro Bersani deve capire una cosa, ma la deve capire bene. In ciò sta la diversità tra alcune culture, che provengono da una certa storia, e le altre: Bersani non può omologare tutto ad un apparente efficientismo. Non può, ad esempio, paragonare le scuole guida ai panettieri, agli estetisti o ai parrucchieri! Avrebbe dovuto chiedere, in questo provvedimento, più garanzie sul piano della formazione e dell'educazione stradale: egli ha stralciato una cultura, ha stralciato dei valori dell'uomo, dei valori in difesa della vita umana!
La differenza è questa. Non voglio fare polemiche né a livello del Governo in generale, né per quanto riguarda i congressi. Attraverso gli articoli 36 e 37, si elimina il PRA. Il Governo non si pone il problema delle conseguenze, non ci dice una parola seria: si comporta come se fosse un burocrate, un ufficiale di bella scrittura o un addetto alle poste, che timbra e va avanti. Ritengo che non sia questo il modo di governare, né di affrontare la questione della sicurezza stradale nel nostro paese. Questa è un'offesa, e certamente è un degrado delle tensioni e delle attese, molto forti, del nostro paese.
Dobbiamo rivedere anche l'aspetto relativo alle scuole guida. Bisogna estrapolare, signor Presidente, relatore, colleghi della Commissione, gli articoli 36 e 37, poiché si deve affrontare in maniera organica il tema della sicurezza stradale. Non è possibile nemmeno prevedere la delega voluta dal ministro Nicolais, al quale dovrebbe essere demandato il compito di riscrivere il codice della strada.
Ma che cosa stiamo facendo? Quando mi rivolgevo a lei, signor sottosegretario, intendevo richiamarla e sollecitarla a difendere le competenze attuali del Governo in una proiezione diversa. Così, certamente, non si può legiferare e non si raggiunge nessun obiettivo e nessuno scopo.
Concordo senza dubbio sulle limitazioni alla guida dei ragazzi neopatentati, i quali non possono guidare automobili potenti e veloci. Esiste uno studio secondo cui il guidatore ha la padronanza della macchina dopo aver percorso almeno 90, 100 o 110 mila chilometri; sottopongo questo elemento all'attenzione dell'Assemblea.
Parlando di prevenzione e di scuole guida, ci riferiamo soprattutto alla prevenzione del pericolo, ma esiste un altro aspetto importante. Vi è l'esigenza di un disegno organico, non di una rivisitazione del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, a cui è dedicata la normativa al nostro esame. Quindi, il problema è capire se dobbiamo istituire un'agenzia sulla sicurezza nei trasporti. Infatti, a proposito dell'equilibrio modale, al quale ha fatto riferimento il sottosegretario, ricordo che per quei programmi, che il passato Governo aveva portato avanti, non ci sono più fondi. Capisco che c'è una buona intenzione, ma non ci sono i soldi!
La dimostrazione lampante è la TAV: non se ne parla mai. È vero che il presidente Ferrentino ha qualche problema con i suoi amici, ma non si parla più della TAV. Non si parla più del Corridoio 5, né degli altri corridoi, come il Corridoio 1, a causa dell'eliminazione, di fatto, del progetto per il ponte sullo Stretto di Messina. Non sappiamo nulla del Corridoio 8, né del Corridoio dei mari.
So che i programmi sulla portualità non sono stati attuati perché sono stati persi i fondi e i finanziamenti, come ha sottolineato l'onorevole Caparini.
A Gioia Tauro, alcuni programmi non sono stati portati avanti; i 50 milioni stanziati dal Governo con la legge finanziariaPag. 18e le centinaia di milioni stanziati con alcuni provvedimenti per determinate opere non sono stati spesi. Quindi, certamente il progetto è fallito e si sono perse le risorse finanziarie.
L'equilibrio modale come si ottiene? Aumentando la ferrovia, il carico diminuisce sempre di più. Ma perché parliamo di carico delle ferrovie e non parliamo, soprattutto, di cargo aereo? Infatti, sarebbe importante anche proiettarsi verso il futuro. Sono temi che possono essere, in parte, affrontati in un provvedimento come quello in esame, che peraltro necessita di aggiustamenti. Se ciò non avvenisse, - lo dico con estrema chiarezza -, se esso non contenesse qualche riferimento di carattere generale sul piano della prevenzione, non potremmo esprimere un voto favorevole. Bisogna lavorare attentamente anche sulla base delle indicazioni che noi, di comune accordo, abbiamo suggerito o sottolineato e che sono contenute nella mozione in tema di sicurezza stradale.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, ma ci sono temi sui quali avrei preferito che il sottosegretario intervenisse alla fine, dopo aver ascoltato la discussione sulle linee generali. Ritengo che vi possa essere una capacità maggiore di ricezione, anche da parte di tutti noi, delle indicazioni contenute nella mozione in tema di sicurezza stradale. Le cifre che ricordava il relatore Meta, contenute nella stessa mozione, certamente sono drammatiche. Quando si parla di incidenti stradali che hanno causato 230 mila morti e 7 milioni di feriti tra il 1973 e il 2002 (è come se fosse venuta meno una metropoli), vuol dire che stiamo perdendo una generazione di giovani.
C'è un problema in termini di sicurezza stradale e c'è anche un problema che riguarda la sanità. In questo disegno di legge dobbiamo prevedere un sistema di concessione delle patenti di guida molto più oculato ed attento, assicurandoci che nelle commissioni esaminatrici ci siano delle figure professionali in grado di accertare le capacità e i requisiti psico-attitudinali dei candidati. Qualcuno, a suo tempo, lo ha chiesto, malevolmente, per i magistrati. A maggior ragione, ciò è necessario in questo caso, perché un candidato può essere bravo a guidare l'automobile e quindi in grado di superare subito la prova pratica, ma ciò non è indicativo della sua capacità di controllare il mezzo e di essere padrone delle grandi tecnologie del mezzo stesso. Mi riferisco agli strumenti tecnologici che garantiscono sicurezza, come l'ABS o l'ESP, di cui molte volte il giovane non conosce neanche gli effetti. Ritengo che queste siano valutazioni da svolgere in termini complessivi e molto più stringenti. Perciò, della commissione d'esame devono fare parte anche alcune particolari figure professionali, quali gli psicologi. Stavamo ricordando la possibilità di introdurre una norma già in vigore in Francia...
PRESIDENTE. Deputato Tassone, dovrebbe concludere.
MARIO TASSONE. Ho già esaurito i venti minuti a mia disposizione, signor Presidente?
PRESIDENTE. In realtà, aveva a disposizione trenta minuti, che sono esauriti. Come vola il tempo, onorevole Tassone...!
MARIO TASSONE. Dal momento che ho una certa storia alle spalle, stavo cercando di emulare l'onorevole De Mita al congresso della Margherita: so che questo non mi è consentito e capisco che siamo a livelli molto diversi...!
Il discorso che facevamo con il collega Uggè era quello di mettere in condizione i ragazzi di ottenere il foglio rosa a 16 anni e di avere un tutor che gli stia vicino fino ai 18 anni. In tal modo, potrebbero arrivare alla maggiore età con una certa capacità di stare alla guida. Si potrebbe così verificare se i ragazzi acquisiscono la padronanza dell'automezzo e quanta gente è preparata, sicura alla guida. Le macchine infatti sono come delle armi, dei fucili. Comunque, avremo modo di approfondire l'argomento anche in sede di discussione della mozione in materia di sicurezza stradale oggi in esame.Pag. 19
Concludo dicendo che questo disegno di legge merita di essere ulteriormente approfondito. Anche quanto ha detto il collega Beltrandi, vicepresidente della Commissione trasporti ed esponente della maggioranza, deve consentirci un approfondimento. Soprattutto - lo ripeto -, credo che la parte sulla prevenzione debba essere rivista e riproposta...
PRESIDENTE. Deputato Tassone, concluda.
MARIO TASSONE. ...all'articolo 36 e 37 del provvedimento: anche questo è un invito che rivolgo al Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avrei voluto forse dedicare più tempo a questo mio intervento, ma mi chiedono se sia possibile economizzare qualche minuto al fine di poter discutere un'importante mozione quale quella sul precariato. Visto l'argomento in questione, ritengo di dover senz'altro accogliere questo invito. Tuttavia, vorrei dire subito, entrando nel merito del disegno di legge A.C. 2480, che le cronache quotidianamente ci riportano alla drammatica realtà di vite spezzate da tragici incidenti stradali. In particolar modo, in alcuni giorni della settimana, si consumano vere e proprio stragi di giovani. Si tratta, per loro stessi e per le loro famiglie, di situazioni drammatiche che si porteranno dietro per il resto della vita.
Intervenendo, allora, per esprimere anch'io un giudizio su questo provvedimento, dico subito che accolgo con parziale favore tale iniziativa governativa. Infatti, in questo disegno di legge scorgo più una volontà sanzionatoria che non una volontà di prevenzione, una volontà pedagogica e di educazione.
Di sicuro, potrei fermarmi qui per analizzare alcuni punti su cui si interviene molte volte più per un dato di reazione formale che non di analisi sostanziale. È vero che sulla base di alcuni studi di ricercatori, pubblicati sul British Medical Journal nel 2005, sono stati resi noti i drammatici problemi sull'utilizzo del cellulare, ma sarebbe il caso che cominciassimo a prendere in considerazione anche altri problemi. Mi riferisco, ad esempio, alla campagna contro il fumo. Anche questo è un tema che riguarda la sicurezza, in quanto la sigaretta accesa o l'atto di accenderla mentre si è alla guida fanno diminuire l'attenzione rispetto alla guida medesima.
Vorrei evidenziare che nella IX Commissione trasporti, di cui faccio parte, è in corso un'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale che dovrebbe chiudersi nel giugno del 2007. Già nel documento con cui si delibera l'indagine conoscitiva, si nota come molte norme relative alla sicurezza abbiano perso la loro efficacia. Mi riferisco all'obbligo del casco, alla patente a punti, all'adozione dell'attestato di idoneità per la guida dei ciclomotori, alle sanzioni per l'uso del telefono cellulare e così via. Con riferimento a queste ultime norme, sarebbe il caso di conoscere altresì lo stato di attuazione del programma di azione europeo per la sicurezza stradale 2003-2010 e, in particolare, quali siano le iniziative intraprese dall'Italia al riguardo.
In questo ambito, purtroppo, devo subito dire che contribuiamo, come paese Italia, ad abbassare il raggiungimento della media europea.
L'obiettivo europeo è quello di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime: l'Italia purtroppo non contribuisce positivamente, così come dovrebbe essere, al raggiungimento di tale obiettivo. È un impegno che dobbiamo prendere fin d'ora - mi rivolgo ai colleghi della maggioranza e al Governo -, prevedendo attraverso la prossima legge finanziaria apposite iniziative al riguardo.
Ormai stiamo parlando di cifre incredibili. È noto a tutti quale sia l'incidentalità sulla strada: ogni anno vi sono 60 mila vittime, tra cui si registrano 8 mila decessi, 170 mila ricoveri ospedalieri, 600 mila prestazioni di pronto soccorso. IlPag. 20dato assume maggiore rilievo se si considera che il 50 per cento dei decessi avviene prima dei 41 anni ed il 25 per cento prima dei 23 anni. Negli ultimi trent'anni in Italia gli incidenti stradali hanno riguardato circa 300 mila persone, di cui un terzo di età tra i 15 e i 29 anni. Si tratta di giovani che, a volte, passano il resto della loro vita sulla sedia a rotelle. Il ministro della salute ormai da tempo parla di vera e propria emergenza non più trascurabile.
Si calcola che i costi complessivi a carico del Servizio sanitario nazionale e dell'intero sistema paese si aggirino ogni anno intorno ai 35 miliardi di euro. È il caso che cominciamo a pensare ad un diverso utilizzo delle risorse e a fare in modo che, con riferimento a tale spesa, venga fatta una politica che tramuti in investimento ciò che attualmente rappresenta invece un drammatico costo.
È anche ora di intensificare gli sforzi affinché il tema della sicurezza stradale diventi centrale nell'agenda politico-istituzionale del nostro paese e si attui una politica per la sicurezza della circolazione sulla scia di quanto già fatto dai principali colleghi europei, per tentare un approccio globale che tenga conto di tutte le variabili che concorrono alla sicurezza della strada, senza continuare a trascurare fattori come la segnaletica stradale, la quale potrebbe avere, con adeguati interventi, prospettive più incoraggianti con risultati immediati sulla incidentalità.
Purtroppo, però, devo constatare che, in passato, gli interventi finalizzati apparentemente alla sicurezza erano in realtà riduttivi e miravano più a prevenire alcune conseguenze degli incidenti piuttosto che a salvare vite umane. Mi riferisco, per esempio, al problema delle barriere stradali. A tale proposito, i decreti che regolano la materia sono stati emanati al solo scopo di proteggere gli autoveicoli dall'uscita dalla carreggiata, senza tenere invece in giusta ed opportuna considerazione le modalità tecniche e di costruzione al fine di evitare danni alle persone. Numerosissimi sono stati gli incidenti in cui il veicolo, a causa delle barriere, non è uscito dalla carreggiata, ma il conducente o i trasportati sono deceduti per l'impatto con il margine superiore delle barriere che, essendo a lama, invece di proteggere causa gravi danni. Ciò accade, soprattutto, ai giovani che guidano le moto quando subiscono l'urto contro quelle barriere.
Mi dispiace, ma devo dire che, riguardo ad atti di sindacato ispettivo da me presentati sul raggiungimento degli obiettivi di una minore incidentalità e sulle conseguenze negative delle strisce retrofrangenti, talune risposte fornite dal Ministero guidato dal ministro Bianchi non sono, a mio avviso, accettabili. In esse si affermava che il rispetto di un termine specifico al caso può costituire un costo gestionale che, gravando sui veicoli nazionali, altera l'auspicabile equilibrio delle condizioni di concorrenza in un libero mercato di scambio di beni e di servizi, rappresentando un momento di contrasto con il regime di competitività.
La sicurezza non ha limiti, deve essere perseguita al 100 per cento e, soprattutto, allorquando si adottano i provvedimenti, bisogna basarsi sui dati reali. Dal TUV - che, per esempio, è l'ente di certificazione e omologazione per i veicoli a motore in Germania - emerge che più del 95 per cento degli incidenti notturni avrebbe potuto essere evitato, se tutti i camion fossero stati equipaggiati con la bordatura riflettente.
Allora, anche per quanto concerne la segnaletica non vorrei che, con un sistema sanzionatorio, andassimo solamente a punire e ad intervenire sugli effetti, invece che sulle cause. Infatti, la segnaletica stradale, sia verticale che orizzontale, è un elemento fondamentale per la sicurezza.
Purtroppo, quando si parla di incidentalità, si tende a dare la massima importanza al fattore umano, trascurando, invece, le infrastrutture in cui l'uomo si muove. Si dimentica così che la sicurezza stradale ha una dimensione orizzontale e che, per raggiungere l'obiettivo del suo massimo incremento, è necessario concentrarsi, in via prioritaria, su una serie diPag. 21politiche mirate ad una attuazione più efficace della legislazione in vigore ed al miglioramento delle infrastrutture.
In Italia l'attuale codice della strada è in vigore dal 1992 e richiede necessariamente di essere riformato. Importanti indagini e studi, anche recenti, hanno evidenziato la grave inadeguatezza dello stato della segnaletica sulle nostre strade, che, in una significativa percentuale, non risulta neppure conforme alle prescrizioni del codice stradale per la mancanza della marcatura e per la non conformità delle figure e delle pellicole retroriflettenti.
Allora, dobbiamo intervenire su una serie di situazioni, evitando di colpire colui che trasgredisce. A causa della limitatezza di tempo, lo dico solamente con una battuta, che però vorrei caricare di tutto il suo significato: meno autovelox e più prevenzione, meno repressione e più educazione! È poi necessario un diverso utilizzo da parte dei comuni dei vigili urbani. Non è possibile leggere sui giornali che alcuni comuni hanno un corpo di 700-800 vigili urbani ma solamente 400 di loro, divisi in quattro turni, prestano servizio per le forme di regolamentazione del traffico e di prevenzione.
Se vogliamo non un sistema che sanziona ma una politica chiara dei trasporti, sicuramente delle misure devono essere adottate. Al riguardo, fornisco dei dati concreti: in primo luogo, bisogna chiedere ai comuni che incassano soldi dalle sanzioni amministrative di dedicare, così come prescrive la legge, quote alla prevenzione e all'educazione stradale, e ciò non solo come salvaguardia per gli equilibri dei bilanci comunali.
Allo stesso modo, considerate anche le cause di molti incidenti - perché bisogna sempre intervenire sulle cause e non sugli effetti -, occorre destinare delle risorse al fondo stradale e fare in modo che le amministrazioni locali (mi riferisco, facendone i nomi, ad alcune amministrazioni provinciali) non aumentino le spese generali, ma dedichino piuttosto risorse all'allargamento delle strade, alla messa in sicurezza delle stesse ed al miglioramento del fondo stradale, molte volte causa di tutta una serie di incidenti.
Ho fatto il sindaco a Zeri, un paesino di montagna, dove purtroppo la politica della strada è una delle competenze primarie della provincia di Massa Carrara: ciò lascia sicuramente a desiderare e, quindi, è opportuno studiare qualche forma di intervento legislativo per poter intervenire sugli enti locali affinché riescano a rimuovere le cause.
Se andiamo a vedere quali sono i motivi per i quali accadono gli incidenti, sicuramente il fattore umano ha il suo peso, ma non posso che essere perplesso sul fatto che, a volte, avvengono incidenti che si sarebbero potuti evitare se le moderne tecnologie fossero state applicate al sistema dei trasporti. Parlo, ad esempio, dei sensori, della capacità dei software di determinare il blocco del veicolo e, quindi, evitare le collisioni, cosa che in alcune parti del mondo sta avvenendo.
È necessario, allora, un maggiore intervento preventivo: qualcuno mi ha sottratto anche un'idea, ma non è da oggi che la porto avanti. Provengo dall'esperienza del trasporto aereo e lì esiste l'Agenzia per la sicurezza, che si occupa di prevenzione; tuttavia, perché le agenzie di prevenzione sono previste soltanto nel sistema del trasporto aereo? Penso ad un'agenzia di prevenzione che riguardi il sistema dei trasporti nella sua globalità e che dovrebbe fare in modo che ci sia una politica dei trasporti che abbia come base il sistema della prevenzione e dell'educazione.
Questo sarebbe un intervento volto a fare in modo che si riducano i costi enormi del Servizio sanitario nazionale (pari a circa 35 miliardi). Vite spezzate, madri che passano il resto della loro vita a spingere i loro giovani sulle carrozzelle: 65 mila sono le vittime della strada! Credo che noi dobbiamo intervenire con una campagna di educazione che preveda che una quota pari al 50 per cento dei proventi delle sanzioni amministrative spettanti agli enti locali sia destinata agli organi di polizia locale, per effettuare, nelle scuole di ogni ordine e grado, corsiPag. 22didattici finalizzati all'educazione stradale. Il tema delle sicurezza stradale nelle scuole di ogni ordine e grado va affrontato a livello di ciascuna istituzione scolastica. Opportune sinergie possono essere tratte da competenze formative offerte al corpo docente, per intervenire con opportune iniziative legislative al fine di istituire in tutte le scuole, statali e non statali, di ogni ordine e grado, la materia dell'educazione stradale, anche in collaborazione con associazioni, enti o istituzioni o corpi quali l'ACI, l'ANAS, l'ASI, gli enti locali, i vigili urbani e quant'altro.
Credo che faremo una buona cosa se approveremo un buon provvedimento, al di là dell'intervento sanzionatorio e repressivo, che interviene su un fatto già accaduto. Ricordiamo queste due cifre di fondo: 35 miliardi ogni anno che gravano sul costo sanitario nazionale; 65 mila vittime, ragazzi che passano il resto della loro vita sulle sedie a rotelle! Noi dobbiamo concentrare tutta la nostra attenzione sull'individuazione degli strumenti di prevenzione, di educazione, di pedagogia, di applicazione della tecnologia dei trasporti, nell'ambito di una politica generale dei trasporti.
Signor rappresentante del Governo, mi consenta di rivolgerle questa considerazione: se è in atto una politica delle Ferrovie dello Stato che aumenta le tariffe e costringe a spostare il traffico delle merci, ad esempio, dalle ferrovie alle strade, le strade si intaseranno, con tutte le conseguenze in questo settore. Ciò denota, comunque, la necessità di intervenire, da parte nostra, su un sistema che dia, però, la possibilità di privilegiare l'uso dei mezzi pubblici, con una politica adeguata e che faccia giustizia, considerando, contemporaneamente, le conseguenze sui pendolari, che ogni anno consumano cinquantadue giornate lavorative a causa dei ritardi, nonché le inefficienze.
Allora, credo si debba predisporre un disegno organico sulle infrastrutture, con un'impostazione strategica improntata all'educazione ed alla prevenzione piuttosto che al sistema sanzionatorio. Credo che sia un dovere da parte nostra impegnarci in questo senso, per fare in modo di non intervenire sporadicamente, ma con una linea di comportamento strategico che possa permettere all'Italia di raggiungere gli obiettivi positivi già realizzati in Europa, anziché contribuire, come purtroppo oggi avviene, a non perseguirli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, colleghi, vorrei cominciare da una considerazione preliminare. Quando ci occupiamo di sicurezza affrontiamo un tema molto delicato: parlare di sicurezza stradale - è stato correttamente detto anche dal presidente della IX Commissione, che ringrazio - significa parlare di uno degli argomenti più delicati rispetto ai quali oggi siamo chiamati ad intervenire.
Vorrei aggiungere una riflessione. Parlare di sicurezza stradale significa soprattutto capire che su questo tema non dovrebbero esserci divisioni di alcuna natura. Non c'è un approccio di destra o di sinistra rispetto ad argomenti di questo tipo e di questo livello. Ci dovrebbe essere la sensibilità comune di comprendere quali sono oggi i problemi connessi alla difficoltà che incontra il legislatore, sostanzialmente, nel cercare di ridurre sensibilmente il numero delle morti per incidentalità stradale. Un approccio di questo tipo dovrebbe, a mio avviso, allontanare anche qualunque tentativo demagogico di intervenire su una questione come quella in esame. Stiamo parlando di un tema rispetto al quale la IX Commissione si è data una priorità ed anche una metodologia di lavoro.
Probabilmente al dibattito di oggi, che in qualche modo è stato necessitato nella sua urgenza anche dalla concomitanza con la settimana mondiale dedicata dall'ONU alla sicurezza stradale, manca quell'approfondimento articolato che con l'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale la Commissione ha voluto offrire a se stessa come elemento di riflessione e all'interoPag. 23Parlamento per una rivisitazione concreta ed efficace, non solo del sistema normativo, ma anche di tutti quegli elementi che interagiscono con il sistema normativo.
Desidero poi svolgere un'altra riflessione di ordine generale: immaginare che si possa abbattere il numero degli incidenti nel nostro paese, e più ampiamente in Europa, soltanto con provvedimenti di natura restrittiva non è una risposta al problema. Questo non significa che in alcuni casi le norme non debbano essere inasprite o che non si debba aumentare il livello e la qualità dei controlli sulle nostre strade o davanti alle discoteche; significa, invece, capire oggi qual è il metodo migliore per far sì che questo dramma delle morti, soprattutto giovanili, possa essere sostanzialmente ridotto. Ma significa anche, in qualche misura, adeguare la nostra normativa a quelli che sono gli indirizzi europei, che non da oggi vengono posti all'attenzione di tutte le nazioni.
L'Europa recentemente ha richiamato, attraverso un programma di azione sulla sicurezza stradale, la necessità di introdurre un concetto che dovrebbe essere il cardine di tutte le normative nazionali in proposito, che è quello della responsabilità condivisa. Io credo che enucleare questo concetto e farlo diventare elemento portante, anche di interventi legislativi migliorativi, significa soprattutto capire che la responsabilità condivisa chiama molti attori ad intervenire su questo spaccato della sicurezza stradale: sicuramente il legislatore, lo Stato e le regioni.
Vorrei qui sottolineare anche la contraddizione che noi portiamo avanti attraverso una riforma del Titolo V della Costituzione che, per esempio, non ha definito in maniera molto chiara se questa sia competenza esclusiva dello Stato o materia concorrente (è evidente che siamo nel campo della competenza esclusiva dello Stato).
Ecco perché reputo necessario ed importante, in avvio di questo dibattito sul disegno di legge, soffermarmi soprattutto su alcuni argomenti, lasciando poi al mio gruppo la possibilità di intervenire con emendamenti migliorativi, che debbono richiamare soprattutto l'approccio rispetto a temi la cui qualità oggi non è sufficientemente indagata.
Penso, per esempio, a tutto il fenomeno che riguarda quel dato macroscopico che attiene alla mortalità, soprattutto in temi di incidentalità, che per il 50 per cento colpisce la popolazione al di sotto dei quarant'anni e per il 25 per cento quella al di sotto dei 23 anni; dunque c'è una fascia giovanile sostanzialmente esposta al rischio.
È stato detto, da molti oratori che sono intervenuti quali sono i fattori preponderanti: l'uso dell'alcol, l'uso delle droghe, la stanchezza. Il comportamento umano sostanzialmente è quello che incide maggiormente sull'incidentalità, e purtuttavia l'approccio che, a volte, si segue nell'affrontare tali questioni non tiene conto anche dei cambiamenti sostanziali, e della vita collettiva, rispetto alla quale noi dobbiamo dare risposte.
Ricordo, e concludo caro Presidente, ringraziandola per averci dato la possibilità di intervenire già oggi nel dibattito generale, alcune esperienze fatte negli enti locali, nell'amministrazione provinciale, nell'ambito dei quali si è cercato in qualche modo di intervenire sul segmento psicologico che oggi anima il ragazzo nel momento stesso in cui è chiamato ad indossare il casco o ad usare la cintura di sicurezza o a non fare uso di alcol.
Quello, sì, era un intervento utile, in termini preventivi e capace di incidere sulla sensibilità del giovane, perché muoveva anche dalla conoscenza delle odierne attitudini giovanili.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SILVANO MOFFA. Concludo, Presidente. Vorrei anche osservare che c'è una contraddizione in questo disegno di legge che si interessa poco della formazione.
Nelle settimane precedenti abbiamo affrontato il cosiddetto decreto Bersani-bis, in materia di autoscuole, e abbiamo in qualche modo «deprofessionalizzato» la relativa attività laddove invece bisogna fare una grande opera di formazione: è laPag. 24formazione scolastica, quella all'interno delle scuole, è la formazione dei formatori, che deve indurre ad un approccio diverso. Un approccio che faccia dell'educazione stradale un elemento essenziale della formazione scolastica, e non invece un elemento di episodicità, spesso affrontato dai singoli enti locali o dai singoli istituti scolastici.
Questo è lo sforzo in più che avremmo dovuto compiere all'interno di un disegno di legge che pure affronta alcune tematiche importanti.
E, per concludere con il ragionamento che avevo avviato, quando parliamo dei giovani dobbiamo stare molto attenti anche a non cambiare i termini della questione. Spesso si ha la sensazione che per risolvere il problema basti in qualche modo colpire alcune attività all'interno della discoteca.
Pongo all'attenzione e alla riflessione di tutti i parlamentari il fatto che oggi, oltre alla discoteca, c'è anche un uso di strutture - penso ai rave party - fuori da ogni controllo, dove spesso si può consumare quello che in una discoteca non viene servito.
E noi non possiamo bloccare una vivacità giovanile...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
SILVANO MOFFA. ...soltanto con la repressione; dobbiamo capirlo e dobbiamo individuare gli strumenti adeguati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, devo all'Assemblea un chiarimento; come avete visto, al collega Moffa ho segnalato la scadenza del tempo a disposizione prima della mezz'ora consueta, perché l'onorevole Moffa, così come l'onorevole Olivieri e l'onorevole Barani, non si sono iscritti a parlare entro i tempi previsti dal nostro regolamento. Pertanto, pur consentendo ai colleghi di far sentire la loro voce e quella dei loro gruppi, la Presidenza ha ritenuto di attribuire loro un tempo inferiore rispetto a quello degli altri colleghi iscrittisi a parlare nella discussione a termini di regolamento.
Quindi la stessa iniziativa dovrò assumere qualora il collega Olivieri dovesse utilizzare un tempo maggiore rispetto a quello che la Presidenza ha concesso.
È iscritto a parlare l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.
SERGIO OLIVIERI. Signor Presidente, la discussione su un disegno di legge per una maggiore sicurezza stradale è talmente importante da richiedere un confronto serio, profondo e non frettoloso.
Con questo intento noi di Rifondazione Comunista ci accingiamo quindi ad iniziare oggi il confronto sulla proposta del Governo.
L'obiettivo di una riduzione drastica del numero dei morti per incidenti stradali è ampiamente condiviso da tutte le forze politiche. Il punto però è come si raggiunge questo obiettivo, attraverso quali scelte e con quali strumenti.
Noi non pensiamo che questo obiettivo possa essere raggiunto solo con norme più stringenti, con multe più salate o con maggiori sospensioni delle patenti.
Pensiamo che occorra affiancare alle norme e ai maggiori controlli scelte politiche precise che vanno compiute su diversi piani. In primo luogo, riteniamo che occorra intervenire sulla condizione delle nostre strade, sullo stato di manutenzione, sull'illuminazione che troppo spesso è carente e insufficiente, anche facendo il punto sulle responsabilità dei gestori delle strade. Non intendo riferirmi solo agli enti locali, penso anche ai gestori privati delle reti autostradali che, come più volte è stato segnalato, omettono di intervenire come invece era previsto nei contratti di concessione.
Occorre affiancare ai controlli e alle norme anche un ragionamento e una riflessione sulla condizione della segnaletica stradale. Nell'ambito della discussione che abbiamo iniziato in Commissione trasporti sulle cosiddette stragi del sabato sera, tra le mozioni che i vari gruppi avevano presentato, ho apprezzato, ad esempio, suPag. 25questo piano, che il gruppo della Rosa nel Pugno avesse messo la lente di ingrandimento sull'esistenza di un problema di segnaletica insufficiente, confusa, talvolta contraddittoria, ma anche sulla proliferazione eccessiva di cartelli e di messaggi pubblicitari che possono disorientare il conducente di auto; anche su questo credo occorrerà riflettere e fare il punto. Così come andrà aperta una riflessione, è già stato detto ed io concordo su questo punto, sul tema dell'introduzione di una seria educazione stradale nell'ambito scolastico.
Ma soprattutto penso che occorra fare queste scelte perseguendo una nuova politica dei trasporti e della mobilità delle merci e delle persone. È già stato detto ed io penso che questo sia il punto vero. Noi non possiamo e non vogliamo arrenderci di fronte ad un futuro che pare promettere un aumento esponenziale delle auto in circolazione, né credo che la risposta giusta a questo rischio possa essere quella della proliferazione incontrollata di nuove strade, in un circuito vizioso nel quale aumentano le macchine in circolazione, si costruiscono nuove strade e aumentano ancora le macchine. No, occorre un'altra politica della mobilità delle merci e delle persone. Occorre fare scelte tese a favorire il trasferimento più ampio possibile della mobilità di merci e persone, per esempio, dal trasporto su gomma a quello su rotaia. E qui non c'è soltanto l'alta velocità, c'è anche soprattutto la necessità di dare al paese trasporti efficienti, di porre al centro la condizione del pendolarismo, di fare scelte che favoriscano l'intermodalità dei trasporti, di favorire l'utilizzo di quella grande risorsa rappresentata dalle strade del mare. Occorre insomma depotenziare, decongestionare, ridurre la mole, la quantità di traffico privato anche attraverso scelte che vadano a favorire lo sviluppo e il miglioramento del trasporto pubblico locale.
Altro che privatizzazione dei servizi pubblici! Occorre anzi una grande politica per il rilancio di un trasporto pubblico locale, moderno ed efficiente, che sia in grado di contribuire al decongestionamento e alla riduzione del traffico privato.
Vi sono poi problemi di carattere più generale che capisco non possano essere affrontati con un semplice disegno di legge, ma che pure penso debbano far parte a pieno titolo del nostro confronto politico.
PRESIDENTE. Onorevole Olivieri, la prego di concludere.
SERGIO OLIVIERI. Mi riferisco, in primo luogo, alla necessità di introdurre un elemento di battaglia culturale in relazione ad una critica che dobbiamo fare al cosiddetto culto della velocità; questo mito che è stato diffuso a piene mani nel nostro mondo, del quale sono veicoli le pubblicità televisive e giornalistiche, che ci mette in una posizione di contraddizione, perché possiamo anche fissare i limiti di velocità ad un certo livello, ma i modelli che vengono diffusi e propagandati vanno in senso opposto.
Cosa dire poi delle case automobilistiche che producono modelli di auto sempre più veloci, che vanno ben al di là dei limiti tollerati dalla legge? Mi chiedo che senso abbia consentire tutto questo.
Vorrei concludere con un breve cenno al problema delle stragi del sabato sera, che è in qualche modo connesso all'oggetto del provvedimento in esame. In proposito, si è fatto riferimento alla cosiddetta cultura dello sballo. Credo che su questo punto sia importante non fermarsi ad un approccio proibizionista e normativo: mi pare che ci si dovrebbe chiedere da dove nasca tale cultura, e cioè perché tanti giovani cerchino nel sabato sera il momento dell'evasione totale dalla loro realtà. In particolare, mi chiedo se un tale comportamento non abbia qualcosa a che fare con la condizione che le giovani generazioni vivono in tutti gli altri giorni della settimana. Mi piacerebbe che su questo aspetto si indagasse maggiormente; e mi piacerebbe sentir utilizzare l'espressione «tolleranza zero» anche con riferimento a quelle situazioni di estremo sfruttamento del lavoro e di mancanza di tutelePag. 26e garanzie che interessano tanta parte delle giovani generazioni.
È necessaria dunque una politica alta ed altra. Il testo presentato dal Governo costituisce una base di partenza interessante ed importante: il confronto parlamentare dovrà contribuire a migliorarla. In questo senso, il gruppo di Rifondazione Comunista farà la sua parte presentando emendamenti migliorativi del provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziarla per la sensibilità che ha mostrato nel permettere a chi non si era iscritto a parlare per tempo di portare il suo contributo come gruppo. Mi atterrò dunque ai tempi che lei gentilmente ci ha concesso.
Al disegno di legge in esame noi diciamo un «no» forte. Si tratta infatti solamente di demagogia. Da socialista, leggendone il testo, mi è parso di tornare indietro di alcuni decenni e di essere di fronte al testo di una legge speciale. In esso, infatti, si parla solo di repressione: si parla solo delle multe che i conducenti (che ricordo essere 48 milioni) debbono pagare, che vanno da un minimo di mille ad un massimo di 24 mila euro; si parla solo degli arresti, che vanno da un minimo di tre mesi ad un massimo di due anni; si parla solo del fermo macchine, e via dicendo. Non una parola vi è invece sulla prevenzione: «prevenzione zero»!
Addirittura, si arriva all'eccesso di un articolo nel quale si prevede una forma di trattamento sanitario obbligatorio: il ricovero coatto. Il testo dispone infatti l'arresto e la multa per chi guidi in stato di alterazione psicofisica, dopo aver assunto sostanze stupefacenti e psicotrope. Occorre considerare, però, che nel nostro Paese vi sono dieci milioni di persone che fanno uso di farmaci antidepressivi, tranquillanti o psicofarmaci, tutte sostanze che sicuramente non alterano lo stato di guida. Nonostante non vi sia alcun esame clinico che possa evidenziare tale relazione, si lascia al poliziotto la facoltà di decidere il ritiro della patente ed il ricovero coatto perché il soggetto dimostri di che sostanze faccia uso. Non dimentichiamo poi che il ministro Livia Turco ha raddoppiato le dosi previste per il consumo della cannabis. Cosa possiamo fare allora quando troviamo un ragazzo che si è fatto uno spinello? Guardate che nel sangue resta traccia di tale uso!
Mi sembra quindi che si tratti di leggi assolutamente speciali, di leggi contro l'individuo, che non portano sicuramente alla prevenzione. Vi leggo alcuni dati...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIO BARANI. Concludo, signor Presidente. Vi leggo alcuni dati, risaputi ed importanti. In Italia, si effettua l'1 per cento di controlli con l'etilometro, quando la media europea è del 16 per cento. Noi controlliamo dunque 200 mila persone l'anno, mentre, ad esempio, in Spagna ne vengono controllate 4 milioni e in Francia 8 milioni. Ma perché non cominciamo con questa prevenzione? Perché non mettiamo gli agenti fuori dalle discoteche a fare la vera prevenzione? In conclusione: se mettiamo sempre il cartello «attenti al cane», sapendo che poi il cane non c'è, cioè mancano i poliziotti, la sorveglianza, la prevenzione, 99 volte su 100, agiamo senza avere problemi. Nell'1 per cento dei casi, poi, c'è il cane e ci sbrana. Ecco perché noi non siamo d'accordo sul disegno di legge in esame; invitiamo il relatore a riportarlo in Commissione e a modificarlo nel senso della prevenzione, come fanno tutti gli altri paesi europei.
PRESIDENTE. E iscritta a parlare la deputata Velo. Ne ha facoltà.
SILVIA VELO. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, come è stato da più parti ricordato oggi, 23 aprile, la Camera dei deputati ha deciso di inserire all'ordine del giorno dei lavori dell'Assemblea la discussione sulle linee generaliPag. 27del disegno di legge n. 2480, in materia di circolazione stradale, come segnale di attenzione e di adesione del Parlamento italiano (lo ribadiremo poi nella discussione che seguirà sulla mozione) nei confronti dell'iniziativa dell'ONU, che nell'ottobre del 2005 ha istituito per la prima volta la settimana mondiale della sicurezza stradale, che si svolgerà da oggi al prossimo 29 aprile.
L'ONU ha voluto prevedere un'occasione storica per portare all'attenzione dei cittadini e di tutti i paesi il tema delle lesioni da incidentalità stradali. Noi oggi, con la calendarizzazione del provvedimento vogliamo avviare un percorso anche caratterizzandolo con un messaggio simbolico. Come è stato ricordato, parallelamente i gruppi parlamentari hanno deciso di presentare una mozione che pone l'accento su tale tema, ma con particolare riguardo al fenomeno delle cosiddette stragi del sabato sera. D'altra parte - e molti lo hanno ricordato, a partire dal relatore, presidente Meta - i dati a nostra disposizione sono drammatici, soprattutto riguardo alla popolazione giovanile.
Allo stato attuale, la sicurezza stradale in Italia presenta tre ordini di problemi, che richiedono rapida ed efficace soluzione. In primo luogo, il nostro tasso di mortalità è al di sopra della media europea e colloca l'Italia all'ottavo posto nella graduatoria dei quindici paesi. In secondo luogo, il tasso di riduzione delle vittime degli incidenti stradali in Italia è inferiore a quello medio europeo, e con questa tendenza il nostro paese difficilmente riuscirà a raggiungere l'obiettivo comunitario del dimezzamento delle vittime entro il 2010. In terzo luogo, nel nostro paese esistono enormi divari di sicurezza nelle varie aree del territorio nazionale, sia per quanto riguarda i livelli di rischio, sia per quanto riguarda l'evoluzione delle vittime.
La IX Commissione (Trasporti), di cui faccio parte, ha deliberato nei mesi scorsi un'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale, che dovrebbe concludersi entro il mese di giugno. Ci proponiamo così, avvalendoci del contributo di soggetti esperti in materia, di suggerire soluzioni e strategie non dettate dall'emotività del momento, ma che abbiano l'ambizione di fronteggiare e risolvere in via strutturale una grande questione nazionale. Noi crediamo che sia necessario a tale scopo operare su due livelli: attraverso azioni strutturali, ma anche attraverso misure rapide, immediate.
Le azioni strutturali sono quelle che riguardano la programmazione (attraverso l'aggiornamento del Piano nazionale della sicurezza stradale ed il relativo finanziamento), la regolamentazione (attraverso una riforma organica del codice della strada), la formazione (mi riferisco all'educazione stradale nelle scuole, alla formazione dei tecnici e degli utenti) e infine il tema della sensibilizzazione e dell'informazione.
Naturalmente le misure strutturali riguardano anche il grande tema, da più parti ricordato, delle infrastrutture italiane. Dico brevemente che le grandi opere sono necessarie e andranno realizzate. Non da esse però dipende in misura rilevante la sicurezza nelle strade italiane, ma soprattutto dalla manutenzione delle strade secondarie: comunali, provinciali, regionali. Ricordo che su questo tema il Governo è stato costretto ad intervenire con decretazione d'urgenza nello scorso luglio per ripristinare i finanziamenti inesistenti per ANAS e ferrovie che a giugno non avevano fondi in cassa per dar seguito agli interventi previsti.
Anche sul tema del trasporto combinato, per quanto riguarda le misure strutturali, la legge finanziaria recentemente approvata ha raddoppiato gli incentivi rispetto agli anni precedenti (senza parlare del complessivo finanziamento sulla prevenzione, intorno ai 200 milioni di euro, che non è mai stato così elevato nel passato). Ci sono, poi, le misure rapide, immediate con le quali occorre rafforzare il contrasto dei comportamenti di guida ad altro rischio con l'inasprimento delle sanzioni, con la revisione della patente a punti, con la messa in sicurezza delle strade più pericolose, con una revisione organica della segnaletica stradale.Pag. 28
Il provvedimento oggi in discussione è una parte di questo obiettivo, che riguarda appunto le misure rapide. Condivido questo intervento, condivido lo strumento del disegno di legge, non della decretazione d'urgenza, perché è più agevole rispetto all'intervento del Parlamento e alla possibilità di modifiche.
Con il provvedimento in esame si è deciso di intervenire in maniera sollecita su uno dei fattori determinanti in materia di sicurezza stradale, vale a dire le violazioni del codice della strada da parte dei conducenti dei veicoli. Tutto il resto è argomento di grande rilevanza, fondamentale, ma il tema di oggi è questo. Le misure sono molte, alcune paiono più significative di altre: quelle relative ai neopatentati, sia con inasprimenti sanzionatori sia con limiti alla possibilità di rilascio delle patenti e per la guida di autoveicoli con potenza superiore a 60 kilowatt per tonnellata; gli inasprimenti sanzionatori per quanto riguarda le infrazioni legate all'eccesso di velocità; gli inasprimenti sanzionatori per chi guida facendo uso di apparecchi radiotelefonici o cuffie sonore; le sanzioni inasprite per chi guida veicoli adibiti al trasporto di persone o cose e infrange i limiti relativi ai tempi di riposo. Ritengo però significativo porre soprattutto attenzione, come è stato fatto nel dibattito, alle misure sanzionatorie previste nei confronti di coloro che guidano sotto l'influenza di alcool o sostanze stupefacenti. Si tratta, infatti, di un fenomeno gravissimo, che, secondo l'Istituto superiore di sanità determina almeno il 30 per cento degli incidenti gravi nel nostro paese, con una elevatissima percentuale di questi ultimi relativa alla popolazione giovanile. È l'articolo 5 di questo provvedimento che si occupa di tale tema, intervenendo con modifiche degli articoli 186 e 187 del codice della strada, sia aumentando le sanzioni pecuniarie e le pene accessorie per chi compie tale infrazione, sia, in caso di guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, qualora si causi un incidente, attraverso l'innalzamento del periodo di arresto previsto.
Ho seguito con attenzione il dibattito, che mi sembra degno di approfondimento e di attenzione e dal quale emergono a mio avviso alcune posizioni contraddittorie. Ritengo infatti contraddittorio parlare di tolleranza zero e poi opporsi alla confisca del veicolo, come mi sembra un messaggio contraddittorio parlare di tolleranza zero e poi criticare le sanzioni emesse dai comuni: le sanzioni emesse dai comuni devono essere indirizzate a misure per la sicurezza stradale, ma criticarle a priori significa inviare un messaggio contraddittorio ai cittadini.
Quelle citate mi sembrano le misure più significative, le altre le già ha illustrate il relatore Meta, e quindi non le richiamo. Sarà necessario un dibattito approfondito anche al fine di valutare l'opportunità di introdurre alcune modifiche migliorative al testo licenziato dalla Commissione.
In conclusione, tuttavia, mi preme riflettere in particolare su due temi già emersi in Commissione e nel dibattito di stamani. In primo luogo, premettendo che il nostro gruppo è favorevole all'inasprimento delle sanzioni che vanno a colpire comportamenti a rischio - le sanzioni sono uno strumento necessario ed efficace di prevenzione - credo sia utile riflettere sull'opportunità di utilizzare soprattutto lo strumento delle sanzioni accessorie, come ad esempio l'incremento dei punti decurtati dalla patente e la sospensione o il ritiro della stessa. Ritengo più utile indirizzarci sulle sanzioni accessorie piuttosto che su quelle pecuniarie le quali possono rappresentare talvolta uno strumento non equo per le famiglie meno abbienti.
In secondo luogo, come è stato da molti ricordato, vanno potenziati i controlli e la certezza della sanzione. Questo provvedimento, infatti, sarà efficace se, e solo se, sarà accompagnato da un incremento del numero dei controlli sulle strade italiane, in modo che i cittadini percepiscano come un evento ad altissima probabilità quello di imbattersi in un controllo da parte delle forze dell'ordine e nelle conseguenti sanzioni. Senza questa certezza, come altri hanno già detto, rischiamo di fare un lavoro inutile che può addirittura rivelarsiPag. 29controproducente, perché se non siamo conseguenti nelle azioni rischiamo di minare l'autorevolezza delle istituzioni e la loro credibilità nei confronti dei cittadini che ci percepiranno come inutili predicatori che non danno seguito alle azioni che mettono in campo.
Con questo spirito - e concludo davvero - nella speranza che si possa produrre un lavoro unitario e una convergenza in Parlamento, il gruppo L'Ulivo intende contribuire all'approvazione del provvedimento in esame. Ho seguito con attenzione il dibattito: siamo consapevoli che le misure contenute nel testo non sono sufficienti da sole a risolvere un problema così urgente e, come hanno detto molti, occorre andare ben oltre. Tuttavia da qualche parte bisogna pur cominciare per affrontare una situazione così grave.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2480-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Meta. Le faccio presente che ha esaurito i tempi assegnati al relatore, ma so che sarà brevissimo...
MICHELE POMPEO META. Relatore. Desidero intervenire solamente per esprimere un apprezzamento sincero e sentito alla qualità e alla quantità dei contributi portati in questo avvio di discussione sul disegno di legge del Governo. Come ricordava testè la collega Velo esso costituisce l'inizio di un lavoro su una materia assai delicata che mi auguro ci vedrà impegnati in modo unitario, maggioranza ed opposizione, per tentare davvero di mettere mano ad una delle emergenze più delicate che abbiamo di fronte. Si tratta effettivamente di una sfida.
Il Governo ha fatto bene a presentare un disegno di legge e non un decreto-legge; con grande autonomia e schiettezza dovremo confrontarci con il Governo per rendere efficiente, per semplificare e razionalizzare gli strumenti che sono stati messi in campo sinora. Mi riferisco alle deleghe contenute nel cosiddetto decreto-legge Nicolais per quanto concerne la riforma del codice della strada, ai provvedimenti molto chiari contenuti nel cosiddetto decreto-legge Bersani, nonché a questa iniziativa in corso. Penso che dobbiamo cogliere senza strumentalizzazioni l'occasione fornita da un ordine del giorno preannunciato, piuttosto corposo ed esteso, per iniziare questo tragitto con una metodologia anche nuova. Credo che le garanzie siano fornite dalla serietà dei contributi pervenuti fin qui, dal clima che si respira in quest'Assemblea su una materia del genere, dal grande lavoro che stiamo conducendo in Commissione.
La riflessione e il confronto continueranno certamente in Assemblea, nell'ambito del Comitato dei nove e, se necessario, anche in Commissione, perché occorre fare in fretta, ma fare bene, mettendo in campo tutti gli sforzi per migliorare il testo del Governo.
Ringraziando per i contributi di merito che sono pervenuti, desidero sottolineare come, davvero in modo coerente, anche questa Camera abbia voluto dare il proprio apporto, non solo simbolico, ma anche concreto alla settimana mondiale sulla sicurezza stradale indetta dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, che inizia oggi. Si tratta di un segnale di serietà e di concretezza. Sarebbe stato utile concludere il provvedimento in questa settimana, ma abbiamo verificato che tecnicamente non è possibile. È comunque importante aver dato avvio a questo percorso, che non verrà rinviato sine die.
Vogliamo davvero portare avanti «il cantiere» che abbiamo aperto sul terreno della riorganizzazione legislativa per chiuderlo con il contributo fattivo di tutte le componenti del Parlamento. Ringrazio nuovamente l'ufficio di presidenza della IX Commissione, i presidenti dei gruppi e tutte le forze politiche che ci hanno consentito di iniziare un percorso molto utile per il paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Signor Presidente, rinunzio alla replica e mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione della mozione Meta ed altri n. 1-00147 sulla sicurezza stradale in coincidenza con la settimana mondiale proclamata dalle Nazioni Unite (ore 12,43).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle linee generali della mozione Meta ed altri n. 1-00147 sulla sicurezza stradale in coincidenza con la settimana mondiale proclamata dalle Nazioni Unite (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 18 aprile 2007.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
È iscritto a parlare il deputato Barbi, che illustrerà anche la mozione Meta n. 1-00147, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
MARIO BARBI. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, signor rappresentante del Governo, se guardiamo oggi le prime pagine dei quotidiani nazionali, vediamo che sono occupate da temi di grande rilievo: il ballottaggio per le elezioni presidenziali in Francia, lo svolgimento degli ultimi congressi dei Democratici di sinistra e della Margherita, che daranno vita al partito democratico, la vicenda Telecom. Ma se leggiamo i giornali locali, troviamo in evidenza una notizia ricorrente e comune, ovvero le vittime sulle strade italiane: 3 a Bologna, 1 ad Ancona, 2 a Piacenza, 1 a Genova, 2 a Catania, 1 a Treviso; non credo, tra l'altro, che l'elenco, purtroppo, sia esaustivo. Decine di vittime e centinaia di feriti.
È un bilancio inaccettabile che il Parlamento italiano vuole contribuire a ridurre sensibilmente e vuole farlo con spirito unitario, come dimostra la mozione Meta, concordata e sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari. Lo dimostra anche la decisione unanime della IX Commissione (Trasporti), che ha deliberato l'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale, evocata precedentemente, che dovrà concludere i propri lavori nei prossimi mesi. Ne è testimonianza la discussione che abbiamo testè svolto sul disegno di legge in materia di circolazione stradale. Vogliamo e dobbiamo farlo, perché condividiamo l'altissimo valore dell'istituzione della prima settimana mondiale della sicurezza stradale, indetta dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, da oggi 23 al 29 aprile, settimana alla quale, idealmente, qui ci colleghiamo.
La mozione, di cui sono cofirmatario, impegna il Governo a dare seguito ad una serie di azioni volte a conseguire l'obiettivo, indicato nel 2000, dall'Unione europea di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime della strada. Se riusciremo a raggiungere quel risultato, vorrà dire che in Italia ci saranno tremila morti in meno dal 2010 in avanti - e, di questi, 600 giovani continueranno a vivere la loro vita - ed avremo 160 mila feriti in meno ogni anno.
Ho letto dichiarazioni preoccupate, anche di ministri, sulla difficoltà di raggiungere questo obiettivo. Penso che dobbiamo fare di tutto per riuscirci. Dobbiamo rivolgere particolare attenzione alle cosiddette stragi del sabato sera, come al fenomeno, prevalente nei giorni feriali, degli incidenti che coinvolgono lavoratori che vanno o tornano dal lavoro; si tratta di una incidentalità connessa alla vita lavorativa sulla cui gravità è stato ribadito l'alto richiamo del Presidente della Repubblica.Pag. 31
Se analizziamo bene, in modo dettagliato, tutti i dati della situazione italiana, vediamo che ci sono elementi che ci confortano sul fatto che ce la possiamo fare. È vero, il tasso di mortalità italiano - 9,2 morti per centomila abitanti - è al di sopra della media dell'Unione europea e purtroppo il tasso di riduzione delle vittime degli incidenti stradali in Italia è inferiore a quello medio europeo, e si sta, ahimé, progressivamente contraendo. Eppure, se disaggreghiamo i dati provincia per provincia, vediamo che nell'ultimo quadriennio in 12 province si è registrato un aumento delle vittime compreso tra il + 10 e il + 50 per cento, mentre in altre 10 - tendenza opposta - si è registrata una riduzione di vittime compresa tra il - 30 e il - 50 per cento. In sostanza, una parte del paese riuscirà a raggiungere l'obiettivo europeo ben prima del 2010. Noi dobbiamo riuscire ad intervenire sull'altra parte del paese, quella che si sta allontanando sempre più dagli standard di sicurezza stradali.
Colleghi, le vittime della strada sono un costo sociale inaccettabile della libertà di movimento, libertà irrinunciabile, non c'è dubbio, ma che non può avere questo prezzo che noi dobbiamo drasticamente ridurre innanzitutto con comportamenti responsabili dei conducenti e, quindi, con un'educazione appropriata, incentivata da un impegno pubblico nelle infrastrutture di sicurezza, nella probabilità dei controlli e nella certezza delle sanzioni.
Occorre dunque davvero una pluralità di iniziative; tra di esse, in particolare, un innalzamento quantitativo e qualitativo dei controlli. Credo che così ce la potremo fare - ne sono convinto - e sarà uno sforzo comune ed unitario di tutti i gruppi parlamentari (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, desidero testimoniare come il gruppo Forza Italia intenda partecipare con grande serietà e spirito costruttivo alla realizzazione di un'operazione di grande spessore, quella, cioè, di lavorare affinché negli organismi che nel nostro paese sono preposti a fissare le regole, che debbono poi essere rispettate da tutti i cittadini, si realizzino momenti seri, che incidano realmente sui fattori che concorrono a determinare l'insicurezza sulle nostre strade.
La mozione al nostro esame recupera molti dei concetti che sono stati enunciati questa mattina nel corso dei vari interventi svolti, in particolare, dal collega Sanza, dal relatore sul disegno di legge in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale, il presidente Meta, e dagli altri componenti della Commissione trasporti, i quali hanno voluto, a loro volta, evidenziare gli interventi indispensabili per assicurare sicurezza sulle strade. Veniamo da una settimana estremamente impegnativa, in cui, a livello mondiale, l'intera comunità si è soffermata su un valore fondamentale: la tutela della vita di ogni uomo. Ritengo che nella passata legislatura uno sforzo significativo in questo senso sia stato realizzato, attraverso l'assunzione di una responsabilità forte, che certamente ha creato qualche problema ma ha anche dato ai cittadini italiani il segnale che il Governo aveva inteso intervenire con un provvedimento a carattere urgente per costringere il Parlamento ad emanarlo (quindi, lavorando su un testo già in vigore) prima della pausa estiva.
Il provvedimento adottato nella scorsa legislatura è conosciuto dagli italiani come la patente a punti ed ha determinato un risultato significato, come ricordava il collega Sanza, posto che negli anni 2003-2005, quindi in due anni e mezzo circa, si è registrata una riduzione del 19,5 per cento dei decessi sulle strade, in linea con le indicazioni poste come obiettivi dall'Unione europea ai paesi della Comunità.
Il ministro di allora, il collega Tassone, ha lavorato intensamente, facendosi promotore di norme e cercando di favorire, attraverso comportamenti virtuosi, il rispetto di quelle indicazioni. Purtroppo, lo sappiamo benissimo (lo dicono chiaramente la mozione e lo stesso disegno di legge), vi sono delle condizioni indispensabili per determinare e mantenere laPag. 32sicurezza sulle strade. Oggi, riguardo a tale fenomeno, siamo di fronte ad un incremento diverso - non più proporzionale - rispetto a quello del PIL: in passato, a fronte di un incremento di un punto del PIL, si registrava un po' meno di un punto di incremento del trasporto stradale; oggi, a fronte di un incremento del PIL dell'1 per cento, abbiamo un incremento dell'1,5 per cento del trasporto stradale. Allora, o mettiamo in atto una politica che punti a realizzare le infrastrutture necessarie ad assorbire la domanda intensa ed il costante aumento del traffico oppure concorriamo a creare condizioni di insicurezza sulle strade. La mozione in esame evidenzia tutto ciò ed impegna il Governo a portare avanti un'azione intelligente di infrastrutturazione.
Dobbiamo altresì evidenziare come l'aspetto legato al consumo di sostanze stupefacenti e di alcool sia una delle questioni fondamentali, al centro delle notizie che i quotidiani, ogni lunedì mattina, come ricordava il collega Barbi, sono costretti a riportare.
Purtroppo, non vorrei ripetere uno slogan già citato, ma ritengo sia efficace e da imprimere nella mente: o si beve o si guida!
Quanti approfondiscono la problematica a questi livelli e ricercano di capire che cosa si determina nel conducente quando beve anche solo un bicchiere di vino, parlano di cali nei tempi di reazione.
Anche a questo riguardo, dunque, dobbiamo porci la domanda se valga la pena condurre un'azione seria, responsabile, forte, che produca anche qualche reazione nella collettività, e se il Parlamento debba fornire una risposta responsabile, introducendo il principio della «tolleranza zero». Dobbiamo riflettere su questo, mettendo in atto anche interventi educativi, come proposto dal collega Giovanardi, cioè, dando la dimostrazione concreta che, quando tutti si impegnano ad utilizzare i mezzi pubblici o mezzi alternativi a quelli privati, guarda caso, il numero dei decessi sulle strade si riduce in misura significativa.
È una grande iniziativa quella che prende il via con questa mozione. Le norme devono essere, ovviamente, calibrate ed idonee ad esaltare la crescita dell'educazione stradale. A questo riguardo, non ci è venuta di certo in aiuto la normativa del ministro Bersani, il quale, con la sua «lenzuolata» liberalizzatrice, ha voluto imporre certe norme.
Non ci è sembrato indubbiamente un intervento a favore della sicurezza quello con cui si è eliminata la professionalità degli istruttori di scuola guida, consentendo a persone che trent'anni fa avevano esercitato per un certo periodo tale attività di riprendere ad insegnare tranquillamente, in un settore in cui le norme cambiano significativamente e in cui c'è la necessità di essere aggiornati, precisi e puntuali. Ciò è stato evidenziato anche dal collega Pedrini questa mattina.
Non ci è sembrata una dimostrazione di preoccupazione neanche il balletto indecoroso che il ministro dei trasporti ha posto in essere riguardo al posizionamento delle strisce retroriflettenti sui mezzi pesanti. Da un lato, si è assunta tale decisione - non voglio entrare nel merito tecnico, cioè se tale norma sia o meno positiva - riconoscendo che quella norma rispondeva ad un'esigenza di sicurezza ed obbligando, dal 1o gennaio, i mezzi pesanti a circolare con le strisce retroriflettenti; dall'altro lato, a distanza di 30 o 40 giorni, con un decreto-legge (ossia, con procedura di urgenza) si è deciso di sospendere tale obbligo fino al 30 aprile, lasciando decadere l'esame del decreto-legge, senza calendarizzarlo né in Assemblea, né in Commissione, e anticipando al 2 aprile l'entrata in vigore delle norme che obbligano a posizionare le strisce retroriflettenti sui mezzi pesanti. In questo modo, non si assicura la sicurezza, ma si crea confusione.
Quindi, dobbiamo recuperare questo valore, predisponendo le infrastrutture necessarie ed adottando norme mirate a colpire effettivamente coloro che commettono infrazioni e valutando le conseguenze.Pag. 33
Faccio un altro riferimento ad un emendamento che presenteremo, cui accennava prima anche l'onorevole Tassone. In Francia, è stata introdotta una norma particolare, che prevede una sorta di apprendimento per i giovani che vogliano acquisire il foglio rosa a 16 anni. Per questi giovani, per due anni, è previsto l'obbligo di effettuare un certo numero di chilometri di percorrenza affiancati da un tutor, che li segue nel percorso formativo. I risultati ci sono stati, perché in Francia si è riscontrata una diminuzione significativa delle morti e un aumento dei comportamenti virtuosi nella guida da parte dei giovani che avevano seguito tale percorso.
Pertanto, dobbiamo imparare da coloro che hanno ottenuto dei risultati positivi ed adottare le stesse misure nel nostro paese. La mozione in esame evidenzia proprio tali aspetti, così come la necessità dei controlli. Anche in questo caso, infatti, prendendo a riferimento ciò che ha detto il viceministro Minniti in Commissione trasporti, dobbiamo soffermarci sui mezzi pesanti (poi spiegherò il motivo). Il numero dei controlli effettuati è diminuito del 20 per cento rispetto all'anno passato: oltre 2 mila controlli in meno sui mezzi pesanti.
Mi chiedo, quindi, quale sia la logica, signor sottosegretario, di un provvedimento che, nel titolo, reca disposizioni in materia di autotrasporto per la sicurezza della circolazione (perché non prevedere anche i motocicli, come diceva l'onorevole Sanza?), prevedendo un incremento delle sanzioni ma riducendo il numero dei controlli sulle strade. Il sottosegretario potrebbe rispondere che i controlli nei primi due mesi sono aumentati, ma lo invito ad effettuare un confronto tra il numero di mezzi che venivano controllati attraverso i centri di revisione mobili prima dell' incremento degli stessi e quello dei mezzi controllati adesso. Scoprirà che il rapporto tra i centri di revisione mobili e i controlli giornalieri effettuati, nonostante vi sia stato un incremento dei centri stessi, è diminuito.
Dobbiamo puntare, quindi, a creare condizioni di sicurezza in un'ottica di serietà, che ponga al centro la difesa della vita, la lotta allo «sballo» e alla cultura dello «sballo», esaltando la responsabilità rispetto al disinteresse su questi temi.
Certo, la mozione in esame produce sicuramente conseguenze importanti e costringe ognuno di noi a svolgere alcune significative riflessioni. Solo in questo modo riusciremo a porre in essere un'azione coordinata e continuativa.
Non dobbiamo puntare sulla penalizzazione, ma commisurare le sanzioni alle violazioni, colpendo coloro che violano le norme senza introdurre disposizioni che penalizzino le famiglie, soprattutto quelle meno abbienti. L'amico Sanza ha bene evidenziato anche questo aspetto, nel suo intervento. Noi lavoreremo in tal senso, ed è motivo di soddisfazione il fatto che all'interno del Parlamento si formi un orientamento comune. Del resto, la politica della sicurezza non è né di destra né di sinistra: la politica della sicurezza appartiene al cittadino. Il Parlamento, esprimendo un assenso unanime su una mozione che riconosce, evidenzia e sottolinea l'importanza del rispetto della cultura della vita, credo che svolga un'azione di grande rilevanza nei confronti di tutti cittadini italiani. Bisogna attuare una politica che consenta alle classi giovanili di comprendere quale sia la scala dei valori e che cosa debba essere preso a riferimento.
Per questo motivo, il gruppo di Forza Italia esprimerà con convinzione voto favorevole su questa mozione e, partendo da questo voto, cercherà anche, con altrettanta determinazione, di migliorare il disegno di legge in materia, per renderlo quanto più possibile aderente agli obiettivi che si vogliono raggiungere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione della quale sono cofirmatario impegna ilPag. 34Governo in maniera risoluta al fine di far raggiungere al nostro paese l'obiettivo comunitario di dimezzare, entro il 2010, il numero delle vittime degli incidenti stradali. Da oggi e sino al 29 aprile prossimo si svolgerà la prima settimana mondiale della sicurezza stradale, istituita nell'ottobre 2005 e fortemente voluta per sensibilizzare tutti i cittadini di fronte ad una vera e propria sciagura che si consuma, ogni anno, nel mondo. Basti pensare che, come riportato nella mozione quest'oggi in discussione, ogni anno nel mondo circa 1,2 milioni di persone periscono proprio a causa di incidenti stradali. Il fenomeno assume dimensioni particolarmente allarmanti se pensiamo, inoltre, che negli ultimi dieci anni hanno perso la vita in Italia, il venerdì e il sabato notte, circa ottomila giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Certamente, non si può rimanere indifferenti di fronte a queste cifre e non si possono accettare numeri da bollettino di guerra per un fenomeno che, invece, è radicato nel malcostume del nostro paese. Troppe volte si è cercato di minimizzare il problema della sicurezza stradale, di posticipare l'analisi e l'assunzione delle necessarie decisioni. Il Governo ha inteso fornire qualche segnale nella direzione di un adeguamento delle sanzioni la cui impalcatura, comunque, deve essere rivista in relazione alla problematica della sicurezza stradale. Occorre, tuttavia, che tute le componenti politiche e sociali siano sensibilizzate sul tema della sicurezza stradale e della tutela dei nostri figli. Non sono più tollerabili queste cifre da bollettino di guerra. Così facendo, alcuni attentano non soltanto alla loro vita ma anche a quella degli altri.
L'impegno del Governo e del Parlamento devono essere chiari, privi di tentennamenti. Non si deve sottoporre ad alcuna preoccupazione di equilibri economici il bene primario della vita e della sicurezza. Quindi, queste iniziative devono essere accompagnate da una strategia propositiva che incentivi tutte le amministrazioni, a tutti i livelli, a vigilare sulla sicurezza stradale. La repressione è efficace solo se accompagnata da una uguale e ancor più incisiva volontà di convincimento e di promozione.
Il messaggio che vorrei arrivasse ai giovani con apposite e anche opportune campagne pubblicitarie, in questo primo giorno della settimana mondiale per la sicurezza, potrebbe essere «Sì, al divertimento, ma sì anche alla vostra vita e a quella dei vostri familiari».
Allora, senza ripetermi, vorrei dire che, prima ancora di intervenire con sanzioni, occorre individuare una strategia che faccia riferimento a punti cardine che riguardano la cura preventiva e tutta una serie di interventi, anche di carattere tecnico, sulla possibilità di salvare vite umane. Faccio riferimento alla segnaletica e alla probabile necessità di cominciare ad individuare dei processi di rottamazione della segnaletica stradale. Inoltre, voglio riferirmi alla tecnologia applicata agli investimenti: quanti incidenti non sarebbero successi e non succederebbero - e purtroppo invece succedono - se vi fosse la tecnologia applicata ai trasporti! Penso, ancora, al problema dei fondi stradali, che molte volte sono la causa degli incidenti, e al problema della dimensione delle strade.
Alcune province e amministrazioni comunali dovrebbero contemperare le spese generali e comprimerle a favore di interventi concreti finalizzati alla sicurezza stradale. Si tratta, ancora, di prendere in considerazione la possibilità di istituire un'agenzia che si occupi non più solo della sicurezza del trasporto aereo, ma della sicurezza dei trasporti nella loro globalità. Tutto ciò per andare avanti, per fare in modo che vi sia un'impostazione caratterizzata da forte sensibilità verso la prevenzione, al fine di eliminare le cause e non tanto sanzionare gli effetti. Quando l'incidente è accaduto e il ragazzo è sulla sedia a rotelle, l'intervento sanzionatorio non serve più assolutamente a nulla.
I soldi ci sono, così come le risorse. Occorre tramutare in investimento ciò che rappresenta tuttora un costo: 35 miliardi di euro è la spesa che incide ogni anno sul Servizio sanitario nazionale; sessantamila ogni anno sono coloro che hanno unPag. 35incidente stradale, molti dei quali sono addirittura mortali. Senza considerare coloro che poi riporteranno delle conseguenze che incideranno sulla loro vita, oltre che su quella dei loro familiari e su tutti coloro che dovranno accompagnarli, per quanto sarà possibile con riferimento ad un'esistenza umana.
Allora, l'impostazione non deve essere quella delle sanzioni, ma deve fare riferimento alla vita. Lo ripeto, il criterio deve essere la vita e l'incolumità, oltre che la sicurezza, e la sicurezza preventiva. Più educazione, meno autovelox, meno sanzioni amministrative per il bilancio del comune, più risorse destinate ad una misura di prevenzione e di educazione!
Mi auguro che l'atto di indirizzo che abbiamo presentato in modo trasversale, insieme ad altri colleghi di vari gruppi - dove si impegna il Governo a far sì che venga approvata una risoluzione che punti sulla educazione soprattutto a partire dalle scuole - di fatto possa trovare unanime consenso ed abbia la possibilità di essere tramutata in atti concreti, fin dai prossimi giorni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, in quanto capogruppo della Rosa nel Pugno nella Commissione trasporti ho sottoscritto convintamente la mozione in discussione, riconoscendo sia il lavoro di compromesso «bipartigiano» che ha portato al contestuale ritiro di tutte le mozioni che erano state presentate, sia il merito della mozione in esame. Quest'ultima mi consente di affermare convintamente che, almeno in questo caso, non si è raggiunto un compromesso al ribasso, ma una sintesi felice, efficace, positiva e depurata da alcuni eccessi contenuti nelle mozioni di partenza. Questa mozione, infatti, contiene tutto ciò che deve contenere, oltre che un ordine di priorità che io peraltro condivido appieno.
Per esempio, leggo nelle premesse della mozione che è necessaria una netta inversione di tendenza ed un chiaro messaggio anticipatore di una politica di forti investimenti, in favore della sicurezza, della formazione delle persone e del potenziamento dei controlli sulle strade. Infatti, senza investimenti massicci per migliorare le infrastrutture stradali e, soprattutto, i controlli sulla strada, la sicurezza non potrà stabilmente aumentare, qualunque normativa si approvi, finanche se si prevedesse il massimo della pena sancita dal codice della strada.
Coerentemente con questa impostazione, nella parte che impegna il Governo, al secondo punto si citano proprio le azioni strutturali, a partire dagli interventi sulle strade a maggior rischio; al terzo punto si fa menzione di un articolo del codice della strada spesso, purtroppo, non applicato, quello che impone la revisione dei limiti di velocità precedentemente ridotti per lavori in corso, fatto che rende i limiti non legittimi né ragionevoli nella percezione comune e, quindi, non rispettati né rispettabili.
Al quarto punto viene previsto l'incremento dei controlli.
Quindi, come si può vedere, le stesse ragioni che mi fanno essere critico nei confronti del disegno di legge n. 2480, prima discusso, mi portano invece a sostenere la mozione Meta n. 1-00147, di cui sono cofirmatario. Nell'annunciare su di essa il voto favorevole della Rosa nel Pugno, ne raccomando l'approvazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, purtroppo non andiamo bene. Ho qui con me i dati relativi al 2005, 2006 e all'ultimo weekend di aprile 2007: vi sono stati 28 deceduti nel terzo weekend di aprile 2005, 38 nel 2006 e 41 nel 2007. Sono dati purtroppo in controtendenza rispetto all'idea che si era formata e ai dati positivi registrati a seguito dell'entrata in vigore della patente a punti che ha portato ad un complessivo calo della mortalità.
Intervengo su questa mozione sotto un profilo specifico. Il problema della sicurezzaPag. 36stradale è complesso, articolato, ma esiste una particolare situazione: quella delle stragi del sabato sera. Essa comporta un interrogativo importante: perché gli incidenti, la mortalità e la traumatologia sono complessivamente diminuiti, mentre invece il venerdì e il sabato notte la situazione non è affatto cambiata e ogni anno circa seicento o settecento ragazzi perdono la vita nelle stragi del sabato sera?
Attenzione, si tratta di un'incidentalità che è una patologia nella patologia: se ogni cento incidenti vi sono in media due morti in tutto il resto del giorno e nelle altre notti della settimana, risulta invece che tra le due e le sei del mattino, nelle notti del venerdì e del sabato, su cento incidenti vi sono dai quattro ai cinque morti. Quindi, si registrano una maggiore traumatologia e una maggiore mortalità, riassunte in un dato, secondo me, sostanzialmente agghiacciante.
Negli ultimi quattro anni abbiamo perso tanti giovani sul fronte del divertimento (quasi tremila) quanti ne hanno persi gli americani nella guerra in Iraq. I dati sono uguali: il sabato e il venerdì notte costano, sul fronte del divertimento, la stessa mortalità e traumatologia (vi sono anche migliaia o decine di migliaia di feriti e permanentemente lesi) di quanto la guerra in Iraq comporti per un paese di 250 milioni di abitanti come gli Stati Uniti.
Non si tratta di una maledizione divina, anche perché gli incidenti sono ripetitivi e presentano quasi tutti le stesse caratteristiche. Nell'ultimo weekend, quello di sabato notte, hanno perso la vita due ragazzi di sedici e diciassette anni: erano le tre e mezzo del mattino, non vi era alcun segno di frenata, il guidatore, purtroppo giovanissimo (aveva diciotto o diciannove anni) è stato trovato ubriaco al test alcoolemico.
Qualche volta è l'abuso di alcool, qualche altra volta più semplicemente la stanchezza, la carenza di sonno o le condizioni in cui si è passata la notte tra i rumori assordanti delle discoteche e le luci psichedeliche.
Anche nel caso citato, i ragazzi si trovavano a tre chilometri da casa, quindi erano ormai arrivati alla meta come accade in maniera ripetitiva in simili incidenti, quando è sopraggiunto il colpo di sonno. Il vero problema è che questi settemila, ottomila, diecimila ragazzi negli ultimi tredici anni sono morti in condizioni tali da essere, in qualche modo, dei predestinati. Non erano in grado di guidare o, se lo erano, guidavano in condizioni di rischio talmente elevato da produrre questo tipo di mortalità.
Sono stati versati fiumi di inchiostro sul fatto che tra le tre e le sei del mattino anche una persona riposata ha un orologio biologico dentro di sé, datato da un milione di anni, in base al quale l'attenzione cala di per sé in maniera drammatica: vi immaginate se una persona, oltre al calo di attenzione normale e fisiologico, aggiunge l'alcool, la stanchezza, qualche volta l'impasticcamento, le performance del nomadismo in giro da un locale all'altro, da una località all'altra, da un paese all'altro, in locali che chiudono alle tre, alle quattro, alle cinque e aprono alle sette del mattino con un'offerta spregiudicata, secondo me - l'ho detto mille volte - anche cinica, che gioca sulla pelle dei ragazzi e dei loro clienti, costringendoli in qualche modo all'interno di un circuito infernale nel quale perdono la vita!
Ce lo siamo detti molte volte, ma finora su questo punto il Parlamento ha fatto poco o nulla.
Per due legislature consecutive, anche a maggioranza alternata, i Governi hanno tentato di introdurre qualche elemento di riduzione del rischio. Spero che in questo provvedimento si possano introdurre soluzioni che mi sembrava avessero trovato una quasi unanimità, come, ad esempio, il fatto di non somministrare alcolici dalle due alle sei del mattino, cioè una moratoria della somministrazione degli alcolici.
Vorrei riproporre l'ipotesi che alle quattro del mattino cessi almeno la musica e il ballo, per consentire un passaggio più morbido e tutelato da quel «bombardamento» che fa perdere la percezione della realtà. Tale fenomeno nei locali crea appositamente un effetto di vertigine e fa confondere la realtà con qualche cosa che,Pag. 37poi, quando ci si immette sulla strada, si paga drammaticamente in termini di riflessi.
Quindi, occorre evitare il nomadismo. Infatti, se a quell'ora - ho detto alle quattro del mattino e non alle nove di sera - ci fosse la possibilità di non avere altri «richiami», si ridurrebbe anche il nomadismo e si impedirebbe di girare per centinaia di chilometri sempre in cerca di un locale che chiuda più tardi, apra più tardi o che, sulla trasgressione, lo «sballo» e, qualche volta, lo smercio di droga, basa la propria fortuna.
Spero che alcuni di questi elementi possano essere introdotti nel disegno di legge di cui abbiamo appena discusso e che la proposta di fare della notte del 28 aprile una notte a mortalità zero, avanzata e ripresa dalla Associazione dei familiari delle vittime, possa essere accolta anche dal Parlamento e dal Governo, poiché la società civile già lo ha fatto.
Voi avete visto che da Zapping a Fiorello, a un quotidiano come il Resto del Carlino - rimango sorpreso, ma guarderò meglio, che questa mattina nessun quotidiano nazionale evidenzi tale episodio - non si è riportata la notizia dell'incidente in cui sono morte in condizioni drammatiche due ragazze di 16 e 17 anni. Infatti, se muoiono 8-10 giovani in un solo incidente, questo fa notizia; ma poiché ogni fine settimana muoiono una o due persone alla volta, la circostanza non viene neanche più rilevata: ciò mi sembra di una gravità immensa per le conseguenze devastanti che gli incidenti hanno sulle vittime, sulle famiglie, su chi rimane ferito, nonché per i costi sociali enormi che questa situazione comporta.
Adesso, c'è questa grande mobilitazione della società civile, c'è questo tentativo, questo segnale da dare, che non è certo contro il divertimento: quella notte i ristoranti, i pubs e le discoteche rimarranno infatti tutti aperti.
Si tratta di compiere un grande sforzo anche attraverso il volontariato, ed io, per la verità, avrei preferito, come nel caso delle polveri sottili, un intervento più energico da parte del Governo e degli enti locali. Per una domenica abbiamo chiuso al traffico tutte le città del nord per il problema delle polveri sottili e, secondo me, ciò si poteva stabilire anche per un sabato notte, come segnale emblematico, per determinare una notte a mortalità zero, attraverso un solo blocco del traffico privato. Comunque, mi rendo conto che siamo al 23 aprile, quindi, per il 28 è difficile organizzare una iniziativa di questo genere; ma almeno, come reca la mozione, si dovrebbe disincentivare al massimo l'utilizzo del mezzo privato, dire ai papà e alle mamme di non dare per quella notte la macchina ai loro figli, di organizzarsi in metropolitana, in pullman, con i taxi, con i volontari.
In tantissime città d'Italia ho visto che i Rotary, i Lyons e le associazioni si sono date da fare, e qualche volta anche gli stessi titolari dei locali, per organizzare in quella notte un viaggio sicuro verso la discoteca, con il mezzo pubblico e i pullman, insomma, disincentivando il mezzo privato. Se così sarà, forse domenica mattina ci alzeremo scoprendo che non è una maledizione divina che tutti i sabato notte si debbano avere tanti morti e tanti feriti.
Certo, si potrà fare - e credo che giustamente ciò sia stato scritto nella mozione - una volta all'anno, una notte simbolica che ci ricordi come anche nelle altre notti del week-end si può fare qualcosa per attenuare mortalità e traumatologia.
Ho letto la mozione e credo che tecnicamente, essendosi già svolto un dibattito sulle altre mozioni presentate sulle «stragi del sabato sera», queste ultime vadano in qualche modo ritirate.
Sono disponibile naturalmente a rinunziare a quella che avevo predisposto ed a votare a favore della mozione Meta ed altri n. 1-00147, che, tra l'altro, impegna il Governo a fare in modo che la notte del 28 aprile questo fenomeno e questa inutile strage che ha insanguinato il nostro paese e che è la prima causa di morte giovanile vengano decisamente affrontati (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Locatelli. Ne ha facoltà.
Pag. 38
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è soltanto di qualche giorno fa la notizia rimbalzata in tutto il paese della tragica morte di quattro fratelli - tre bambini e una ragazza - vittime di un tamponamento sull'autostrada A4 in uno dei tratti più trafficati e congestionati d'Europa tra Seriate e Bergamo.
Questo fatto ha suscitato forte impressione per la sua drammaticità e gravità: quattro fratelli stroncati in un colpo solo e una famiglia distrutta.
Come tutti sappiamo, purtroppo questo è soltanto uno dei tanti episodi di una strage infinita. I dati ufficiali ricordati nella mozione in discussione parlano di 230 mila morti ed oltre 7 milioni di feriti tra il 1973 e il 2002. Si tratta di dati sottostimati nell'ordine del 20-30 per cento, tenuto conto dei tempi differiti di rilevamento dei danni e dei decessi effettuati in ambito sanitario. Come se non bastasse, si tratta di costi umani che andrebbero moltiplicati per due, volendo tener conto delle morti per cause attribuibili all'inquinamento atmosferico provocato dal traffico automobilistico.
Tuttavia, rimaniamo pure ai dati sull'incidentalità stradale che, di per sé, sono drammatici poiché - come veniva ricordato in alcuni interventi precedenti - sono superiori alla media europea.
Il bilancio è semplicemente spaventoso pure in presenza di una contrazione dell'incidentalità per effetto di maggiori misure di sicurezza. Al di là dei numeri e dei dati statistici è grave l'atteggiamento fatalista finora invalso, l'accettazione dell'insicurezza come inevitabile corollario del traffico veicolare, in particolare dell'uso dell'automobile, che ha raggiunto in Italia la forma di una vera e propria dipendenza.
Se ciò è avvenuto nel corso di questi anni - vorrei fossimo chiari su questo punto - ciò è dovuto anche e soprattutto all'assenza di un programma di miglioramento dei servizi pubblici degno di questo nome. Questo è il cuore del problema! Credo che sia giusto e necessario, dunque, assumere l'impegno di rafforzare tutta una serie di dispositivi, le iniziative, i controlli per una maggiore sicurezza sulle nostre strade. Tuttavia, dobbiamo anche sapere che, al di là degli aspetti di maggiore regolamentazione, di maggiore sensibilizzazione e di maggiori controlli che è giusto intraprendere, rimane da affrontare il problema di fondo che sento trattato ancora in maniera insufficiente anche nel corso di questo dibattito. Il trasporto su strada, con tutti gli accorgimenti del caso, è destinato a rimanere la modalità di trasporto meno sicura. Dunque, bisogna intervenire a questo livello ed intraprendere robusti interventi correttivi, andando oltre le risposte convenzionali di sempre.
Noi abbiamo uno dei sistemi di trasporto più squilibrati a livello mondiale che nel corso di questi anni ha portato ad una fortissima predominanza del trasporto su strada. Nonostante ciò, il leit motiv di questi giorni a seguito dei drammatici incidenti che hanno tolto la vita a giovani ragazzi va nel senso, ancora una volta, della presunta necessità di accelerare la realizzazione di una serie di grandi opere autostradali e stradali. Ma io credo che non sia questa la direzione che possiamo intraprendere, perché andare in questa direzione significa dire che il cane deve continuare a mordersi la coda. È mai possibile che a nessuno venga in mente di realizzare interventi di moderazione del traffico veicolare, una mobilità con meno strade, una mobilità con meno macchine? Vi è la necessità di sviluppare un trasporto di qualità, un sistema di trasporto sostenibile a cominciare dal trasporto ferroviario e dall'innalzamento della qualità dei servizi del trasporto pubblico. Il fatto è che l'odierna pianificazione delle infrastrutture - vorrei rivolgermi in particolare, se fosse presente in quest'aula, al ministro delle infrastrutture - continua ad andare decisamente nella direzione sbagliata, in una direzione che è inefficace ai fini di un riequilibrio del rapporto quantitativo tra trasporto su strada e trasporto su ferrovia (e, io credo, altre forme di trasporto sostenibile).
Oggi, in occasione della settimana mondiale della sicurezza stradale, stiamo per approvare una mozione che contiene alcuniPag. 39passaggi impegnativi: non solo maggiori controlli, non solo azioni di sensibilizzazione, ma realizzazione di interventi strutturali e infrastrutturali per modificare il modello di trasporto. Vorrei sottolineare con forza proprio questo passaggio della mozione che stiamo per votare, convinto come sono che la politica per la sicurezza deve cambiare rotta, stante la gravità e l'ampiezza del fenomeno delle vittime della strada, e deve andare al di là delle dichiarazioni di principio. Io vorrei che noi fossimo realmente capaci di risposte all'altezza dei problemi che abbiamo di fronte, che attengono alla protezione della vita umana e al diritto ad una mobilità sicura e sostenibile; ma proprio per questo, insieme agli impegni che ci accingiamo ad assumere, certamente importanti, credo che dobbiamo cambiare mentalità e rotta per quanto riguarda le politiche concernenti il sistema del trasporto e della mobilità nel nostro paese.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per i trasporti, Andrea Annunziata, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
ANDREA ANNUNZIATA, Sottosegretario di Stato per i trasporti. Signor presidente, voglio preannunciare il parere favorevole del Governo sulla mozione e svolgere poche considerazioni, considerato il dibattito già svoltosi sul disegno di legge n. 2480 e quanto è stato aggiunto nel corso della discussione sulle linee generali della mozione.
Il Governo esprime parere favorevole perché è questo il quadro nel quale ci stiamo muovendo, nel quale si stanno muovendo il Ministero dei trasporti e il Governo: adeguamenti delle sanzioni, perché è stata una buona esperienza quella della patente a punti del precedente Governo, ma anche e soprattutto prevenzione, con azioni e programmi già avviati da tempo.
Il Governo attuale fa tesoro anche di quanto non è stato fatto dal precedente Governo. Ho sentito alcuni interventi demagogici, e credo che, così come la mozione è condivisa e sottoscritta da tutte le parti politiche, così si debba andare avanti per i prossimi mesi e per le prossime settimane. Siamo insieme perché - si è detto da più parti - le morti, gli incidenti e i feriti non hanno bandiere, per cui evitare la demagogia, secondo me, fa bene a tutti. Non vi è alcuna misura contro qualcuno in particolare (ivi compresi gli autotrasportatori); piuttosto, saranno colpiti con misure adeguate quei comportamenti sovente causa di incidenti.
Colleghi, come osservavo poc'anzi, la mozione raccoglie indicazioni già contenute nel programma del nostro Governo; invero, le raccoglie e le rilancia in maniera forte perseguendo l'obiettivo non solo di ridurre il numero delle vittime, ma anche di rendere diversa la cultura degli utenti della strada. Quindi, anche se certamente si mira a dimezzare il numero delle vittime entro il 2010, ciò rappresenterebbe di per sé solo una cifra piuttosto arida; un risultato del genere, se mai, è questione di produzione industriale, seppure in negativo.
Sappiamo bene, dopo i primi risultati favorevoli seguiti all'introduzione della patente a punti, come si esaurisca immediatamente il versante della 'repressione'; è perciò tempo di rendersi conto di come il discorso sulla prevenzione faccia parte dell'educazione stradale. Ciò si persegue con l'adozione - come indica nella parte dispositiva il testo della mozione - di «azioni strutturali»; con la verifica dell'attuazione della disposizione del codice della strada che obbliga «(...) gli enti proprietari delle strade ad adeguare tempestivamente i limiti di velocità al venir meno delle cause che hanno indotto a disporre limiti particolari (...)»; con l'incremento dei controlli, e a tale proposito,Pag. 40con riferimento all'autotrasporto (non sono veri i dati forniti dall'onorevole Uggé in quanto i controlli, in questi primi mesi dell'anno, sono raddoppiati). Ancora, si è avviata in maniera concreta l'educazione stradale con l'ampio finanziamento previsto dalla legge finanziaria per il 2007 (mai finanziamento del genere fu previsto da altro Governo in una situazione difficile quale quella affrontata dall'ultima legge finanziaria), e si sta provvedendo alla revisione di alcune norme del codice della strada, così come chiede la mozione. Ricordo poi che stamattina eravamo impegnati in Assemblea nella discussione di un disegno di legge che è parte - come abbiamo tutti riconosciuto - di una iniziativa tesa a diminuire drasticamente gli incidenti stradali: si attua una maggiore collaborazione con i gestori di esercizio, di ritrovo e di intrattenimento (mi riferisco anche a quanto osservava l'onorevole Giovanardi) e si persegue poi un'azione di sensibilizzazione a favore dei giovani sui temi della prevenzione.
Si tratta di misure poste già in atto, adottate dal nostro Ministero.
Ricordo inoltre l'assunzione di iniziative e l'adozione di provvedimenti normativi volti a dettare ulteriori specifiche disposizioni per i neopatentati, misure peraltro previste dal nostro disegno di legge. Si stimoleranno poi le case costruttrici di autovetture a continuare ad investire affinché i mezzi siano più sicuri; analogamente, si inviteranno le case costruttrici ad evitare il ricorso ad un tipo di pubblicità sul mercato che spesso riguarda prestazioni impossibili, quasi che i giovani o i meno giovani possano usare l'autovettura così come ce la presentano alcuni spot! Si favorirà poi il riequilibrio del trasporto: è questo il grande tema, la grande scommessa del Ministero dei trasporti e del Governo intero. Infatti, si è capito da tempo - ma peccato siano trascorsi inutilmente gli anni passati - come il riequilibrio del trasporto, come sosteneva l'onorevole Locatelli e tanti altri colleghi intervenuti, sia la chiave di volta per la riduzione dell'incidentalità. È evidente che riequilibrare il trasporto diminuendo quello su gomma - spesso causa di gravi intasamenti e di tanti incidenti - è motivo di preoccupazione del Governo, che ha già avviato, con il piano generale della mobilità, il perseguimento di tale obiettivo.
È altresì evidente che siamo carenti sul piano infrastrutturale; al riguardo, ritengo di potermi ricollegare a quanto sostenuto prima; bisogna infatti evitare qualsiasi tipo di demagogia. Riconosco in tal senso all'onorevole Giovanardi di essersi espresso in termini di obiettività quando quanto ha sostenuto che si è perso tanto tempo: è ora di darci da fare; quindi, non solo per il riequilibrio del trasporto ma anche rivolgendo grande attenzione alle infrastrutture.
Infine, si sosterranno tutte le iniziative della «prima settimana per la sicurezza globale sulle strade»; al riguardo, le opportune misure sono state avviate dal nostro Dicastero con la collaborazione del Ministero della pubblica istruzione e di tutti gli altri ministeri competenti. Vi ringrazio tutti per l'attenzione.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,05 con la trattazione del successivo punto all'ordine del giorno, cioè con la discussione sulle linee generali della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 sul precariato nelle pubbliche amministrazioni.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 14,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Colucci, D'Alema, Fabris, Giovanardi, Levi, Mattarella, Meta, Meloni, Migliore e Piscitello sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 sul precariato nelle pubbliche amministrazioni (ore 14,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle linee generali della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 sul precariato nelle pubbliche amministrazioni (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Lo Presti ed altri n. 1-00148, Sgobio ed altri n. 1-00149, Bonelli ed altri n. 1-00150 e Bellanova ed altri n. 1-0151 (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno discusse congiuntamente.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare il deputato Baldelli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00137. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, discutiamo su un argomento che in parte è già stato affrontato in sede di sindacato ispettivo, in particolare di interpellanze urgenti e di question time. Mi sia concessa l'occasione per ringraziare il sottosegretario Scanu per la sua presenza, e di sottolineare, al pari della sua presenza, sempre molto cortese, e della competenza con cui affronta i temi posti dalla nostra parte politica in relazione al precariato nel pubblico impiego, come contestualmente si registrino un'assenza e una «latitanza», piuttosto evidenti e chiare, da parte del ministro.
Chiediamo al sottosegretario Scanu, se ne ha la possibilità, di capire, anche nel corso di note trasmissioni del servizio pubblico come Chi l'ha visto, se vi siano tracce del ministro della funzione pubblica, ovvero delle riforme e delle innovazioni nella pubblica amministrazione, come viene ora definito, affinché possa chiarire la posizione ufficiale del Governo ed apparire in quest'aula in carne ed ossa; ciò al fine di giustificare le posizioni, spesso contraddittorie, assunte dal suo dicastero, nonché di dimostrare che si occupa di ascoltare anche il Parlamento, oltre che i sindacati, con i quali sembra avere il piacere di stipulare, attraverso foglietti portati a conoscenza dell'opinione pubblica mediante articoli di giornali, accordi sottobanco insieme al sottosegretario Sartor.
Tornando alle mozioni in esame, il gruppo di Forza Italia ha presentato il documento di cui sono primo firmatario nella convinzione che si debba finalmente creare in questo Parlamento un'occasione per discutere in maniera approfondita e definitiva su un problema che riguarda decine di migliaia di lavoratori, nonché in generale il sistema del pubblico impiego, il suo funzionamento e la sua efficienza. Si tratta di un problema che origina da un «pasticcio», vale a dire l'inserimento, da parte del Governo, nella legge finanziaria di norme irrazionali, contraddittorie e, a nostro avviso, viziate da un forte sospetto di incostituzionalità. Tali norme sono volte a sanare situazioni di fatto relative ai lavoratori flessibili presso le pubbliche amministrazioni, che in generale definiamo, non sempre propriamente, «precari».
Abbiamo valutato che a fronte di circa 300 mila unità complessivamente interessate nell'ambito di diverse tipologie, che vanno dai contratti a termine, ai contratti di formazione lavoro, ai co.co.co., ai contratti a tempo determinato, ai lavori socialmente utili (vale a dire tutto l'arcipelago delle varie tipologie di lavoro), soltanto poche migliaia di lavoratori rientrano nelle figure dei «precari storici», ossia di coloro che da un notevole numero di anni sono alle dipendenze dello Stato in maniera flessibile ed esterna rispetto aiPag. 42dipendenti pubblici propriamente detti. Circa il 90 per cento di tali cosiddetti «precari» è legato, è alle dipendenze di regioni, servizio sanitario ed enti locali. Del resto, per stessa ammissione del ministro Nicolais, fatta ad inizio mandato, il pubblico impiego registra oggi 400 mila eccedenze (e 400 mila eccedenze, al costo di 33 mila euro per dipendente pubblico, significano fra i 12 e i 13 miliardi di euro di servizi non corrisposti).
All'interno della legge finanziaria sono state introdotte norme irragionevoli che prevedevano percorsi di stabilizzazione per soggetti con situazioni assai diverse fra loro: coloro che hanno un contratto alla data del 29 settembre 2006, indipendentemente dall'anzianità; coloro che hanno solo tre anni di servizio, anche non continuativi e senza contratti in corso; coloro che hanno avuto contratti con diverse amministrazioni in periodi diversi; coloro che hanno lavorato nei gabinetti di ministri, sottosegretari, presidenti ed assessori (come indirettamente confermato da una circolare dell'ANCI, frettolosamente ritirata); coloro che non hanno mai sostenuto una prova selettiva, in favore dei quali se ne organizzerebbe una riservata ed evidentemente fittizia.
Vi è inoltre il problema - creatosi dopo i molti anni di blocco delle assunzioni nel pubblico impiego - dei 70 mila vincitori di concorso e dei 70 mila idonei.
L'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001 esclude che la violazione di norme imperative relative a forme contrattuali flessibili da parte delle pubbliche amministrazioni possa in ogni caso dar vita alla trasformazione del rapporto di lavoro in rapporto a tempo indeterminato.
Com'è noto, la diffusione di contratti di lavoro flessibili è dovuta al fatto che tali contratti sono stati adoperati come strumenti per eludere il blocco delle assunzioni e per arginare un'eccessiva rigidità delle prestazioni dei dipendenti pubblici (dovuta in larga parte, dobbiamo ammetterlo, all'atteggiamento di contrapposizione del sindacato). Se infatti avessimo avuto una maggiore possibilità di introdurre orari flessibili, e se avessimo incentivato di più l'utilizzo degli straordinari, probabilmente non vi sarebbe stato un così vasto ricorso alla flessibilità.
Ci si trova dunque in una situazione difficile, poiché vi è stato un uso distorto della flessibilità e - attraverso le citate previsioni della legge finanziaria - si è ingenerata un'aspettativa di stabilizzazione.
Chiediamo pertanto che il Governo si impegni - in questo senso va il dispositivo della mozione in esame - ad affrontare il problema della stabilizzazione secondo il principio della meritocrazia, attraverso prove selettive aperte (ove esse non siano state già svolte).
Chiediamo inoltre che si distingua fra i casi di vero precariato e quelli nei quali tale espressione non si può adoperare. Infatti - colleghi e soprattutto colleghi della maggioranza - non possiamo parlare di precariato in tutti i casi. Ad esempio, una persona che abbia avuto un contratto a partire dal 1o settembre dell'anno scorso non è un precario. Dividiamo dunque i veri precari dai falsi.
Inoltre, chiediamo che la stabilizzazione non diventi una sorta di sanatoria generalizzata in cui vengano inclusi, un poco di soppiatto, anche i portaborse di coloro che svolgono incarichi politici. Credo che vi sia su questo punto la buona volontà, se non altro per decenza, anche del Governo; certo vi è la condivisione dei colleghi di Alleanza Nazionale e della Casa delle libertà, ma credo di tutto l'arco parlamentare (di cui non mi faccio portavoce: se così sarà, saranno loro a dirlo). Parlo di sanatoria perché in realtà proprio di ciò si tratta.
Naturalmente, è innegabile che parliamo di persone che prestano servizio in maniera assai nobile, efficace ed attiva nell'ambito del settore pubblico a livello statale o locale (probabilmente, anzi, questa efficienza è legata alla situazione di flessibilità e di incertezza contrattuale che caratterizza tali lavoratori).
Tuttavia, vi è anche da dire che queste persone, spesso, sono state chiamate anche in deroga al buonsenso, alle discipline normative, nonché alle effettive esigenze,Pag. 43o, comunque, sono il frutto dell'utilizzazione, spesso distorta (altrimenti non registreremmo questi numeri), della flessibilità da parte dei dirigenti o dell'autorità politica che, attraverso i dirigenti, ha permesso l'assunzione di tale personale.
Quindi, vi è un problema di responsabilità. Vi sono dei responsabili per quanto riguarda le sacche di precariato e dovremmo fare chiarezza in merito!
Queste stabilizzazioni dovrebbero essere commisurate alle esigenze di organico, senza caricare la macchina pubblica in maniera inefficiente dove non vi è bisogno. Bisogna fare in modo che le assunzioni vengano effettuate parallelamente a questo percorso, attivandone uno per gli idonei e per i vincitori di concorso; ve ne sono tanti che rivendicano il diritto sacrosanto alla meritocrazia, e nessuno li protegge e li tutela. Crediamo che sia un errore, perché sono giovani che studiano, si preparano, partecipano e vincono le prove selettive, e che si pongono delle domande di fronte ad un processo di sanatoria di questo genere. Pertanto, non lasciamoli soli; aiutiamoli ad essere assunti nei posti per i quali hanno vinto meritatamente un concorso (sono giovani che hanno studiato ma, magari, non sono figli di amici di dirigenti, o comunque non hanno amicizie tali per cui possono sperare in un'assunzione a chiamata) e comportiamoci da persone serie, che rispettano la legge e la Costituzione, anche perché, di fronte a norme palesemente incostituzionali, si rischiano ricorsi che inficeranno queste norme e le aspettative ingenerate saranno disattese.
Bisogna promuovere la mobilità, la flessibilità dei dipendenti, perché quando si rispettano queste condizioni il ricorso all'esterno si riduce. Bisogna impedire la formazione di nuove sacche di precariato, perché, colleghi, se affrontiamo la questione in maniera superficiale o in termini di sanatoria una tantum, potremmo ritrovarci di fronte allo stesso identico problema.
Pertanto, dobbiamo valutare la responsabilità contabile e amministrativa dei dirigenti. In parte già c'è, ma vogliamo che sia rafforzata; dobbiamo trovare il modo di chiudere questi rubinetti, altrimenti, ciclicamente, ogni 2, 3, 4 o 5 anni, ci ritroveremo di fronte allo stesso problema, che non sarà più l'eccezione ma la norma, ed una disposizione di questo genere non potrà entrare a regime.
Occorre, inoltre, permettere al lavoratore che presta la propria opera nel sistema pubblico di riproporsi sul mercato, perché, altrimenti, è ovvio che l'unica aspettativa che si ingenera è quella dell'assunzione a tempo indeterminato. Quindi, credo che, da questo punto di vista, si possa e si debba fare molto, così com'è stato fatto, per esempio, per quanto riguarda il servizio di leva, con riferimento al quale si poteva scegliere se seguire la carriera all'interno del servizio o un periodo di ferma breve, maturando competenze da spendere sul mercato.
Occorre, inoltre, adottare iniziative normative al fine di predisporre un sistema di valutazione dell'efficienza e del rendimento degli impiegati pubblici, per promuovere il ruolo dei dirigenti. Crediamo, infatti, che i dirigenti non siano, come sostiene il ministro Ferrero, la causa del «fannullismo» del pubblico impiego in tante amministrazioni (paradossalmente, questa sinistra ne rappresenta la bandiera, il nume tutelare, anche se, almeno in termini di facciata, dichiara di combatterlo). In tale contesto, non possiamo immaginare nessun altro strumento se non quello della responsabilizzazione dei dirigenti.
Riteniamo che si debba fare qualcosa in ordine a questo problema. Per tale motivo, alcuni di noi hanno sostenuto la proposta Ichino che, a nostro modesto avviso, ha tuttavia il limite di introdurre una nuova autorità; sebbene, infatti, vi sia un ente terzo, essa comporterebbe l'istituzione di un nuovo ente. Come dicevo, tale proposta, comunque, va nel senso giusto, individuando meccanismi di valutazione. Crediamo che nel memorandum ciò sia stato svilito attraverso un meccanismo di concertazione complessiva con il sindacato.Pag. 44
Riteniamo che sia interesse anche del Governo lavorare per una maggiore efficienza e per una maggiore produttività del pubblico impiego, rappresentando, in qualche modo, l'interesse pubblico, senza «svenderlo» in cambio di un accordo sottobanco con il sindacato. È ciò che sta accadendo riguardo al contratto del pubblico impiego, rispetto al quale si è ormai in un regime di contrattazione permanente, costante e continua, in cui è penalizzato l'interesse pubblico, dei cittadini, degli utenti e dei consumatori, perché non si riesce ad ottenere che si stabilisca che, a fronte di aumenti, si deve rendere più produttivo il pubblico impiego. Non si riesce a fissare un criterio sulla valutazione dei dipendenti pubblici. Non si riesce ad ottenere nulla di tutto ciò, perché si continua con la vecchia logica del finanziamento «a pioggia» e della contrattazione permanente, perché, addirittura, si contratta la direttiva che deve essere inviata all'Aran (anche quest'agenzia è ormai tutta governata, nel consiglio di amministrazione, da persone che provengono dal sindacato) e perché, nel contrattare tale la direttiva, - si passa attraverso una contrattazione preventiva ed una successiva. Gli stadi di contrattazione, cioè, sono innumerevoli, con il risultato di impegnare molti soldi non ottenendo nulla in cambio.
Ci piacerebbe, inoltre, capire, considerato che altre mozioni sollevano il problema in modo importante, a che punto è la citata direttiva. I colleghi di Rifondazione comunista-Sinistra europea e dei Comunisti Italiani ponevano una questione relativa all'articolo 417. È un articolo che Rifondazione comunista-Sinistra europea e i Comunisti italiani hanno fortemente voluto e su cui il Governo deve fare chiarezza. Chi rientra nella stabilizzazione e chi non vi rientra? Noi sosteniamo che si può fare una distinzione tra veri precari e falsi precari, ma qualcuno dovrà dirci, vivaddio, chi rientra in tale stabilizzazione! Altre mozioni chiedono addirittura la stabilizzazione dei dirigenti del personale scolastico, delle consulenze prestate dai liberi professionisti, e chi più ne ha, più ne metta: chi ha più fantasia, proponga! Lo ripeto: noi riteniamo che bisognerebbe fare chiarezza su tale aspetto.
Il ministro Chiti è venuto a «venderci» un DPCM che, in realtà, non è nulla di più che la prosecuzione di un'iniziativa perseguita dall'allora ministro Baccini e già finanziata dal Governo di Berlusconi, quella che riguarda 6.900 - su 8 mila - statali. Sono stati aggiunti 800 statali, ma, lo ripeto, l'iniziativa è stata dell'allora ministro Baccini. Vi è l'esigenza di capire quando sarà attuata la direttiva sul precariato nel pubblico impiego. A che punto siamo, signor sottosegretario? Cosa sta facendo il Governo, cosa abbiamo prodotto? Quali risposte diamo sulla stabilizzazione? Ci pare di capire che non è pronta nemmeno una bozza. Nel fondo del precariato residuano 5 milioni di euro, che servono alla stabilizzazione di circa 120-130 persone.
Il problema, quindi, esiste ed è all'ordine del giorno, la programmazione che si può fare va fatta all'interno di una mappatura dei fabbisogni. Vogliamo, dunque, capire se esiste una mappatura dei fabbisogni, se tale mappatura è attuale e che cosa pensa il Governo in ordine, ad esempio, alla riserva del 60 per cento a favore dei co.co.co. nei concorsi per i posti a tempo determinato. Anche in tale ambito si rischia, infatti, di raddoppiare la prestazione precaria e di ampliare nuovamente la sacca del precariato, senza offrire certezze, ma ingenerando ulteriori aspettative. In tal senso credo, dunque, che le mozioni presentate da Forza Italia e dagli altri gruppi della Casa delle libertà siano molto ragionevoli, in quanto pongono problemi che sono sotto gli occhi di tutti.
È nostro interesse ragionare con pacatezza, ma anche con grande serietà su tali problemi, perché abbiamo di fronte le aspettative di decine di migliaia di lavoratori.
Crediamo che si debba avere rispetto per questi lavoratori, dando loro non illusioni che non possono tradursi nella realizzazione di un sogno, magari instillato per puri scopi politici, ma risposte concrete,Pag. 45attendibili. Dobbiamo evitare di aprire un contenzioso tra poveri, tenendo quindi presenti le esigenze di tutti: vincitori di concorso, idonei e precari. Mi riferisco ai precari veri, non ai portaborse dei politici, né a quelli inseriti per amicizie verso forze politiche o per potere di lobby in qualcosa che non è più definibile come una stabilizzazione. Si tratterebbe, infatti, di una sanatoria indiscriminata di cui tutti i cittadini - persino quelli che rischiano con le imprese, quelli che pagano le tasse e che non hanno la certezza dello stipendio a fine mese perché operano sul mercato - saranno costretti a pagare le conseguenze, insieme alle nuove generazioni, che rischiano di avere a che fare con un pubblico impiego affaticato, appesantito per colpa di chi non ha saputo dire di no quando occorreva, e non ha saputo dire di sì a quelli a cui invece ciò andava detto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lo Presti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00148. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, interverrò anche successivamente in sede di dichiarazione di voto, mentre in questa fase mi limito ad illustrare la mozione presentata da Alleanza Nazionale e a chiarire la sola ragione per la quale noi abbiamo inteso presentarla: è nostra intenzione smascherare un'operazione demagogica portata avanti da questo Governo e da questa maggioranza.
Si tratta di un'operazione demagogica condita da un «effetto annuncio», da tanti dubbi di costituzionalità sulle norme contenute nella legge finanziaria e approvate quasi di nascosto, e oltretutto caratterizzata anche da pochissimi fondi. Come ricordava il collega Baldelli, la cifra stanziata per questa operazione è di cinque milioni, una somma che confligge con l'enorme numero dei soggetti destinatari delle norme della finanziaria, ovvero i cosiddetti precari nel pubblico impiego. Tale operazione demagogica non poteva passare sotto silenzio soprattutto alla vigilia della scadenza di un termine che ancora non si sa bene se sarà rispettato o meno da questo Governo.
Come ho già detto, esistono in proposito numerosi dubbi di costituzionalità, non fosse altro perché non è chiaro quale debba essere la procedura con cui stabilizzare questo grande numero di precari. Si parla di una procedura selettiva ma non si sa bene quali connotati debba avere. Essa confliggerebbe con una norma a nostro avviso assolutamente invalicabile e non eludibile, ovvero l'articolo 97 della Costituzione. Sorgeranno numerosi contenziosi se si procederà su questa strada e se non si chiarirà esattamente che il percorso di stabilizzazione dei precari non può non tenere conto di procedure concorsuali che diano anche ad altri soggetti la possibilità di essere inseriti nei ruoli della pubblica amministrazione.
Si tratta di un'operazione demagogica anche in considerazione delle richieste provenienti da più parti della maggioranza di Governo. Nelle mozioni presentate all'attenzione di quest'Assemblea si ipotizza anche la stabilizzazione di dirigenti sanitari e addirittura di decine di migliaia (forse centinaia di migliaia) di consulenti che in tutta Italia prestano la propria attività come liberi professionisti presso numerose amministrazioni, dai piccoli comuni fino a quelli di grandi città.
A questo punto, il Governo ci dirà, qui in Parlamento, cosa intende fare e così chiariremo al paese se, al di là dei contenuti accettabili, in un'ipotesi di stabilizzazione attinente al cosiddetto precariato storico, si debba arrivare ad una stabilizzazione generalizzata, la quale, però, è tale solo sulla carta. Non abbiamo, infatti, capito in concreto con quali mezzi giuridico-amministrativi ed economici si possa giungere a tale agognata stabilizzazione.
Come ricordava poc'anzi il collega Baldelli, occorre ricordare qual è il grave vulnus, che si rischia di arrecare agli oltre 70 mila vincitori di concorso, quello che io definisco il grave corto circuito generazionale, che si determina nel momento in cui togliamo definitivamente ai giovani la possibilità di accedere ai ruoli della pubblicaPag. 46amministrazione, proprio perché sopravanzati, a causa di una stabilizzazione generalizzata, senza criterio, da soggetti che impediranno loro di sperare in un futuro lavorativo nell'ambito del pubblico impiego.
Questo corto circuito generazionale ha già arrecato gravi danni in una città come la mia, Palermo, dove i precari, ereditati dall'attuale amministrazione, che, in parte e a fatica, sono stati stabilizzati, rimangono, ancora oggi, un «tappo» al processo di ricambio di carattere generazionale. Migliaia di giovani palermitani, infatti, ancora oggi, aspettano a turno al fine di ottenere un inserimento stabile nella pubblica amministrazione, ma le procedure concorsuali non si svolgono più e quelle che sono già indette sono bloccate e rischiano di non concludersi.
Signori del Governo, cari colleghi della maggioranza, nella valutazione di questo fenomeno ci distingue una diversa filosofia. C'è una filosofia di fondo che la Casa delle libertà condivide nell'analisi e nella ricerca dei rimedi volti a scongiurare e a reprimerlo, che è profondamente diversa dalla vostra. Nel 1997, quando avete bloccato il turn over nella pubblica amministrazione, non avete considerato, nel frattempo, anzi, forse, lo avete fatto scientemente, che l'apertura delle maglie del precariato, così come si è sviluppato ed evoluto grazie alle norme del cosiddetto pacchetto Treu, che consentivano la produzione di numerosi contratti a tempo determinato del pubblico impiego, avrebbe portato a dibattiti come quello odierno. Ci troviamo, invece, di fronte ad una realtà diversa nell'impiego privato, dove la nostra filosofia di fondo, quella della flessibilità del lavoro e dell'adeguamento delle nuove regole alle nuove esigenze, ha portato a risultati sicuramente più positivi. Noi abbiamo inteso combattere il precariato, creando nel lavoro privato le condizioni per una maggiore flessibilità, la quale ha dimostrato, in questi anni, che era possibile giungere ad una stabilizzazione dei rapporti di lavoro.
L'indagine che stiamo svolgendo in questo momento in Commissione lavoro alla Camera lo sta dimostrando. La nostra «filosofia» di puntare su una normativa che favorisse il mercato del lavoro attraverso l'introduzione di nuove figure e tipi di contratto di lavoro che regolamentassero la flessibilità ha condotto a raggiungere dei risultati concreti. Siamo arrivati ad una fase importante di transizione nella quale molti dei contratti flessibili sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato. Ciò lo riconoscono tutte le parti sociali, tranne qualche sindacato ancora arroccato in difese corporative (ma questa è un'altra storia): Confindustria, gli imprenditori e i professionisti che vigilano, come consulenti del lavoro, sul territorio.
Voi, al contrario, continuate ancora in questa ottusa resistenza sia nei confronti delle forme più moderne di interpretazione delle dinamiche del mondo lavoro - inteso in generale - che sono in continua evoluzione, sia con riferimento alle mutate esigenze del lavoro svolto nel pubblico impiego (istituzioni e amministrazioni dello Stato). Voi continuate, lo ripeto, in questa resistenza ottusa e vi trovate a dover affrontare il fenomeno del precariato con norme - quelle contenute nella legge finanziaria approvata lo scorso dicembre - che sono, a nostro avviso, difficilmente applicabili, che creano soltanto false aspirazioni e che non risolveranno, anzi forse aggraveranno, il problema, alimentando il corto circuito generazionale di cui ho fatto menzione.
Noi voteremo ovviamente a favore delle mozioni presentate dalla Casa delle libertà. Attendiamo di verificare se nelle mozioni presentate dai gruppi della maggioranza che sostiene questo Governo siano state apportate le modifiche che auspichiamo. È, infatti, obiettivamente impensabile che si possa prevedere la stabilizzazione di centinaia di migliaia di professionisti, che lavorano con contratti di consulenza con tutti i comuni d'Italia o con tante amministrazioni, anche centrali, o la stabilizzazione dei soggetti che fanno parte degli uffici di diretta collaborazione dei ministeri.
Contro questa operazione demagogica, noi intendiamo segnalare al paese, attraversoPag. 47il voto che esprimeremo sulle nostre mozioni, la gravità di un problema che voi non riuscite a controllare e ad arginare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pagliarini, che illustrerà anche la mozione Sgobio ed altri n. 1-00149, di cui è cofirmatario.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, penso che la discussione di oggi sia un'occasione per aprire anche in questa sede, nell'aula del Parlamento, una riflessione su un tema importante e significativo, come è quello della precarietà nel mondo del lavoro, che incide pesantemente sulle condizioni materiali di vita di molti cittadini. Ed è anche l'occasione per dire alcune verità, come proverò a fare.
Troppi cittadini, soprattutto giovani donne, sono privi di tutele, messi costantemente sotto ricatto, a causa di una condizione lavorativa precaria. Sono invisibili, o meglio facciamo finta di non vederli. Sono co.co.co, interinali, contrattisti a progetto, a tempo determinato, lavoratori a partita IVA: tutte figure accomunate dal «cappio» della precarietà, minimo comune denominatore che non permette di pianificare il futuro.
Così capita che il lavoro possa togliere dignità alle persone e al vivere, riducendo la vita a mera sopravvivenza. Vivere nel precariato significa, infatti, perdere progettualità professionale, familiare e sociale.
Il superamento della precarietà del lavoro è il perno centrale dell'impegno dei Comunisti Italiani e della maggioranza che sostiene questo Governo. Si tratta di una battaglia che tutti insieme vogliamo perseguire fino in fondo, per archiviare questa vera e propria emergenza sociale del nostro tempo.
Sulla precarietà è giunto il momento di uscire dai luoghi comuni: occorre dire le cose come stanno, a partire dai dati numerici, che sono importanti perché rappresentano la dimensione e la problematicità di una situazione. Occorre innanzitutto affermare che non è vero che il numero dei rapporti di lavoro atipici nel nostro paese si colloca all'interno degli standard europei. Non è così, altrimenti non si spiegherebbe perché tutte le indagini realizzate pongano al primo posto la questione della precarietà e dell'incertezza sul futuro.
Non è così perché l'Italia, sul tema della precarietà, mostra una sua specificità, tutta negativa. Qui, infatti, non ci troviamo soltanto a fare i conti con il rapporto di lavoro atipico, bensì scontiamo altre due questioni dirompenti, che triplicano il numero dei precari: la prima questione riguarda il fenomeno delle collaborazioni (un fenomeno tutto italiano), perché di fronte ad oltre sei milioni di partite IVA la stragrande maggioranza ha un solo committente. Evidentemente in quel dato si nasconde tantissimo lavoro subordinato. Altro che lavoro autonomo!
La seconda questione è rappresentata dall'incidenza del lavoro nero, che erode il 25 per cento del PIL. L'ISTAT ci spiega che, per ottenere una percentuale così alta, sono coinvolti nel fenomeno circa 4 milioni di lavoratori: se li sommiamo ai collaboratori, ai contratti atipici contrattualmente riconosciuti o previsti dalla legge, ci rendiamo conto che i numeri del precariato sono tre volte superiori alla media europea.
Quando in Parlamento si aprono discussioni sulla centralità della famiglia, dicendo che questa è messa in discussione dalle proposte sulle unioni di fatto, viene da sorridere. Gli stessi soggetti che mettono in discussione l'estensione della platea dei diritti sono coloro che, attraverso politiche economiche e del lavoro scellerate, stanno togliendo il futuro ad intere generazioni.
Vorrei sottolineare con chiarezza un altro aspetto: non è vero che la precarietà è propedeutica all'ingresso nel mondo del lavoro. Non è così. Tutti i dati ci dicono il contrario: chi ottiene un contratto atipico, lo mantiene per una parte significativa della sua vita lavorativa. Dove sta il fattore di propedeuticità?Pag. 48
Non è nemmeno vero che la precarietà aiuti il sistema delle imprese. Le aziende, piuttosto, si sono adagiate su questa impostazione e stanno agendo nel mercato e nella competizione esclusivamente riducendo diritti, tutele e salari, determinando anche il declino industriale di questo paese.
È evidente che c'è anche una responsabilità della politica, visto che uno dei luoghi più caratterizzati dalla precarietà è il lavoro pubblico. Va avviata una riflessione urgente, perché nel pubblico impiego si contano oltre 350 mila contratti atipici, ma ci sono delle ragioni, che vanno indagate fino in fondo.
La pubblica amministrazione negli ultimi anni è stata oggetto di numerosi interventi tesi a limitare, se non a vietare, le assunzioni di personale. Voglio ricordare che tutte le finanziarie del Governo di centrodestra prevedevano il blocco delle assunzioni. Lo cito solo perché, altrimenti, sembra che non si capisce il motivo di un fenomeno di queste dimensioni.
Questi vincoli normativi hanno causato non poche difficoltà alle pubbliche amministrazioni rispetto alla possibilità di erogare servizi quantitativamente e qualitativamente adeguati a soddisfare i bisogni dei cittadini.
Proprio per evitare la diminuzione dei servizi e ridurre il sistema di Stato sociale, già messo in questi anni a dura prova, le amministrazioni hanno fatto ricorso al lavoro a termine e ad altre forme di lavoro precario, senza seguire un criterio di efficiente gestione del personale, bensì con l'obiettivo di aggirare il divieto di assunzione di personale di ruolo.
Per queste ragioni, il numero di lavoratori precari occupati presso le pubbliche amministrazioni è significativamente aumentato, giungendo a circa 350 mila unità, sommando, come dicevo, sia i rapporti tipici di natura contrattuale, sia le collaborazioni. Si tratta, lo ripeto, di un fenomeno rilevante, che non solo non aiuta le pubbliche amministrazioni ma determina anche allarme sociale.
È quindi evidente che senza il ricorso ai lavoratori precari il sistema pubblico di questo paese non potrebbe stare in piedi. Questa è una verità che deve essere detta: se dall'oggi al domani lasciassimo a casa tutti i lavoratori precari, la pubblica amministrazione sarebbe messa in ginocchio!
Proprio per queste ragioni, anche grazie al contributo dei Comunisti Italiani e di tutta la maggioranza che lo sostiene, il Governo ha introdotto nella legge finanziaria per il 2007 una serie di norme tese a stabilizzare i rapporti di lavoro precari, determinati dai vincoli introdotti negli anni scorsi. Siamo di fronte ad una importante novità e ad un tangibile segnale di inversione di tendenza. La stabilizzazione dei precari non contiene solo un importante valore sociale rispetto alla tutela dei livelli occupazionali, bensì rappresenta anche una garanzia per dotare le amministrazioni di professionalità stabili in grado di fornire con continuità ed efficienza l'erogazione dei servizi ai cittadini. Quindi, le misure contenute nella legge finanziaria sono importanti perché tengono assieme i diritti dei lavoratori ad una occupazione stabile e sicura e il diritto dei cittadini ad ottenere servizi di qualità.
Del resto, la Corte costituzionale - non i Comunisti Italiani - ha affermato che a garanzia del principio di buon andamento delle pubbliche amministrazioni è opportuno che le loro funzioni siano espletate da personale con rapporto di lavoro stabile, proprio per garantire che le professionalità formatesi non siano disperse a causa della conclusione del rapporto di lavoro. La stessa Corte ha anche segnalato l'importanza di creare tra amministrazione e lavoratore un rapporto continuativo che consenta una prestazione più funzionale e attenta alle esigenze dell'utenza.
È stato sollevato anche in questa Assemblea il tema della costituzionalità delle norme, contenute nella legge finanziaria per il 2007, sulla stabilizzazione del personale precario. Non vi è alcun dubbio che quelle norme rispettino i principi costituzionali relativi al reclutamento nelle pubbliche amministrazioni, dal momento che il personale stabilizzabile deve essere statoPag. 49assunto mediante procedura di natura concorsuale, altrimenti, deve essere sottoposto ad apposita prova selettiva. Trovo di cattivo gusto mettere in concorrenza al ribasso chi è precario, e in qualche modo aspira ad un posto di lavoro, e chi non ha lavoro. Non si risolvono in questo modo i problemi, non si risolvono mettendo in concorrenza coloro che, in questo paese, sono i più deboli!
Se il tema della costituzionalità non rappresenta, a mio avviso, alcun problema, non si può dire lo stesso per i comportamenti difformi delle pubbliche amministrazioni che rischiano di vanificare le opportunità introdotte con la legge finanziaria relativamente alla stabilizzazione dei precari. Per queste ragioni, pensiamo che il Governo, coerentemente con il suo operato, debba assumere iniziative urgenti per attivare un rigoroso monitoraggio nelle pubbliche amministrazioni, per verificare il corretto comportamento delle stesse nell'applicazione delle norme previste dalla legge finanziaria e per adottare con urgenza gli adempimenti attuativi previsti dalla stessa legge finanziaria al fine di rendere possibile, da parte delle pubbliche amministrazioni, l'avvio e il perfezionamento delle procedure di stabilizzazione previste, evitando una applicazione restrittiva della norme.
Questa è una parte del contenuto della mozione che abbiamo presentato. Tuttavia, essa affronta anche un'altra questione. Infatti, se quanto detto finora riguarda le norme previste dalla legge finanziaria per il 2007 - che sono, quindi, già applicabili - esiste un problema riconducibile alla azione stessa del Governo. A questo riguardo è opportuno che si rompa ogni indugio. Mi riferisco al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo ai criteri e alle procedure per l'assegnazione delle risorse da investire al fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro atipici, di cui ai commi 417 e 418 della legge finanziaria per il 2007. Dal momento che la stessa legge prevedeva che tale decreto fosse emanato entro il 30 aprile, mi sento di fare un richiamo al Governo perché siamo in spaventoso ritardo e del decreto non c'è traccia.
Quando si è presentata alle elezioni, la maggioranza che governa il paese ha assunto un impegno preciso: quello di costruire le condizioni per assicurare un lavoro stabile e sicuro ai cittadini. Adoperarsi perché le misure introdotte con la legge finanziaria per il 2007 producano i loro effetti, a nostro avviso, è coerente con questo impegno (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pellegrino, che illustrerà anche la mozione Bonelli n. 1-00150, di cui è cofirmatario.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con la legge finanziaria per il 2007 il Governo ha subito iniziato ad affrontare in modo concreto uno dei temi che, purtroppo, affliggono tanti giovani del nostro paese, vale a dire quello del precariato.
La possibilità di stabilizzazione dei rapporti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, attualmente occupate da personale precario, rappresenta sicuramente una prima significativa risposta a quelle centinaia di migliaia di cittadini che, sempre più, vedono il proprio futuro estremamente incerto. In Italia, purtroppo, negli ultimi anni è aumentato il numero di persone che vivono una situazione lavorativa di grande insicurezza, sia per la mancanza di cronicità della partecipazione al mercato del lavoro, sia per la mancanza di un reddito adeguato su cui contare per pianificare la propria vita presente e futura.
Con questo, noi Verdi non vogliamo certamente inserire nel mondo del lavoro una serie di regole rigide che, come tutte le forme di rigidità, creano solo problemi anche per il lavoratore. Tuttavia, abbiamo il dovere di fissare delle regole, che servono soltanto per il riconoscimento dei diritti fondamentali dei lavoratori in tutte quelle forme che in realtà non sono di lavoro cosiddetto flessibile. Infatti, un lavoro,Pag. 50anche a tempo determinato, senza diritti e senza certezze non è certo la risposta che un paese democratico e civile come il nostro può dare ai cittadini.
In Italia, la flessibilità del mondo del lavoro è diventata solo ed esclusivamente precariato. Non si possono avere dei contratti di lavoro a termine senza il diritto alla malattia, alle ferie, alla maternità, alla previdenza sociale, e senza alcun tipo di garanzia per il lavoratore. Se a ciò aggiungiamo anche l'esiguità del trattamento economico, ci rendiamo conto che in questi anni abbiamo continuamente mortificato ed umiliato centinaia di migliaia di lavoratori italiani. In modo responsabile, l'attuale maggioranza e l'attuale Governo hanno ritenuto di intervenire da subito, dando già con la legge finanziaria una serie di segnali importanti, che mirano a ricostruire la dignità del lavoratore, soprattutto dando più certezze per il futuro a tanti giovani.
In questo percorso di stabilizzazione, merita una specifica riflessione il comparto sanitario. Infatti, negli articoli della legge finanziaria per il 2007 sulla stabilizzazione dei lavoratori vengono omesse le figure dirigenziali mediche che, attualmente, in particolare nel comparto sanitario, svolgono la maggior parte del lavoro precario del settore con forme di contratto a termine.
Non facendo distinzione tra le forme di precariato, di fatto si crea una discriminazione tra le figure dirigenziale e non, in particolare nel comparto sanitario, in cui la maggior parte del precariato grava su figure dirigenziali quali i medici. Tali lavoratori vivono, in sostanza, il peso di un lavoro a tempo determinato che, oltre a mortificarli sotto l'aspetto sia economico sia professionale, crea un potenziale problema di sanità pubblica. Infatti, un personale sottopagato e demotivato difficilmente riuscirà a garantire prestazioni professionali adeguate, con un inevitabile danno per l'utenza. Basta ricordare la situazione dei lavoratori assunti con avvisi pubblici o con contratti di prestazione d'opera libero-professionali.
Tali contratti prevedono l'apertura di una partita IVA e sono totalmente privi dei diritti più elementari, come le ferie, la malattia, la gravidanza, i contributi pensionistici, la copertura assicurativa. Inoltre, il contrattista è tenuto ad un impegno settimanale fino a 35-38 ore ed è sottoposto a misure di controllo della presenza. Questi contratti, della durata di un anno, vengono stipulati sempre con gli stessi professionisti, selezionati volta per volta attraverso l'espletamento di procedure concorsuali pubbliche. Essi si reiterano per più anni, intervallati da periodi di sospensione che, in alcuni casi, possono arrivare fino a quattro mesi, creando in sostanza una situazione di precarietà professionale ed economica, oltre che un disservizio per i pazienti afferenti alle strutture sanitarie.
Drammatica, in particolare, è la situazione del personale precario sanitario in regioni come la Campania dove, oltre all'impossibilità di una stabilizzazione attraverso i criteri definiti dalla legge finanziaria per il 2007, a seguito del disavanzo economico del settore sanitario e della successiva manovra correttiva, miriadi di professionisti rischiano di perdere per i prossimi tre anni anche la possibilità di reiterare i loro contratti a tempo determinato.
È per questo che, ferma restando la necessaria intesa tra Stato e regioni, chiediamo al Governo di prendere in considerazione in futuri provvedimenti normativi la posizione dei dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale, nonché di valutare l'opportunità di delineare un adeguato sistema di garanzie contrattuali per i professionisti assunti con contratti d'opera o libero-professionali, come ho rilevato in precedenza.
In conclusione, sottolineo con piacere che la nostra mozione si integra con la mozione Sgobio n. 1-00149, che quindi noi Verdi sottoscriviamo.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bellanova, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00151. Ne ha facoltà.
Pag. 51
TERESA BELLANOVA. Signor presidente, onorevoli colleghi, il nostro paese è stato investito negli ultimi anni da un ampio fenomeno di precarietà: precarietà, non flessibilità, perché la flessibilità risponde, magari utilizzando anche rapporti di lavoro e prestazioni di lavoro flessibili, a picchi produttivi, ad una organizzazione del lavoro, mentre quella che si è realizzata in Italia è proprio la precarietà dei rapporti di lavoro, una precarietà utilizzata per abbattere il costo del lavoro e i costi di produzione.
Se questo è ciò che è accaduto nel settore privato, la pubblica amministrazione non è stata immune, anzi in essa la precarietà ha assunto dimensioni inaccettabili. I dati della Ragioneria generale dello Stato indicano che, tra il 2001 e il 2005, nel nostro paese i rapporti di lavoro precario sono aumentati del 25 per cento. Tale precarietà è stata l'effetto non di progetti specifici o sperimentali né di nuovi servizi ai cittadini, bensì del blocco del turn over previsto da tutte le leggi finanziarie del Governo precedente.
La precarietà, nel privato come nella pubblica amministrazione, ha determinato discriminazioni: discriminazioni tra gli uomini e le donne che hanno realizzato quel lavoro, discriminazioni tra le persone che hanno svolto eguali mansioni maturando diritti diversi (mi riferisco, ad esempio, ai diritti alla malattia, alla maternità, ad un salario equo).
Tali persone, in questi anni, sono state obbligate a rimanere «appese», per cercare di capire se il loro contratto di collaborazione coordinato e continuativo sarebbe stato rinnovato, se il contratto a termine, alla scadenza, sarebbe stato prorogato, se agli LSU (lavoratori socialmente utili), che percepiscono 480 euro di sussidio al mese e che rendono talvolta belle e pulite le nostre città occupandosi di servizi essenziali per conto dei comuni e delle altre amministrazioni, sarebbe stata rinnovata la convenzione, se i lavoratori interinali sarebbero stati confermati, se i lavoratori somministrati avrebbero avuto la conferma del loro rapporto di somministrazione.
La prima legge finanziaria del Governo di centrosinistra risponde a questi gravi problemi, affrontandoli sui due versanti: rispetto al settore privato, compiendo una scelta, a mio parere, molto intelligente, cioè quella di intervenire con strumenti premiali per le imprese che stabilizzino i rapporti di lavoro precari e che decidano di investire in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Il cuneo fiscale, infatti, è riservato a queste tipologie contrattuali.
Rispetto alla pubblica amministrazione, si avvia un percorso di stabilizzazione, non una sanatoria, come sappiamo bene noi e come sanno gli amici e i colleghi del centrodestra.
Un percorso di stabilizzazione che punta a svuotare il bacino della precarietà nel corso della legislatura.
Ritengo che sia profondamente sbagliato contrapporre disoccupati e precari, contrapporre i poveri tra di loro, mettere in discussione i precari veri e quelli falsi. Il dato è il seguente: centinaia di migliaia di cittadini e cittadine sono interessati da queste tipologie contrattuali. Tale problema viene affrontato nella legge finanziaria con la stabilizzazione di quei rapporti di lavoro che sono frutto di una prova selettiva, cioè di quelle persone che hanno superato prove concorsuali.
Questa è la stabilizzazione prevista all'interno della legge finanziaria e, all'interno di essa, sono escluse dalla stabilizzazione le persone che hanno avuto ed hanno incarichi politici. Si stabilizzano, quindi, uomini e donne che hanno lavorato per anni nella pubblica amministrazione e reso un servizio continuativo alla cittadinanza: dunque, non quanti sono stati chiamati per sviluppare una consulenza, ma chi ha accumulato professionalità, che sarebbe giusto e doveroso, per chiunque, porsi il problema di non disperdere.
La stabilizzazione prevede criteri molto chiari all'interno della nostra legislazione.
È fatto divieto alle pubbliche amministrazioni che accedono al fondo per la stabilizzazione (spesso ci si dimentica di questo da parte di chi vuole contestarePag. 52quelle scelte) di instaurare nuovi rapporti di lavoro precari per i cinque anni successivi al percorso di stabilizzazione.
È prevista la valorizzazione delle energie interne alla pubblica amministrazione, ed è mia convinzione che la qualità della pubblica amministrazione costituisce un fattore di competitività e sviluppo per il paese. Ma può esservi qualità della pubblica amministrazione se la qualità del lavoro è quella di cui stiamo discutendo con riferimento alle mozioni in esame? Può esservi qualità del lavoro se chi lavora si trova in una situazione priva di futuro, se non è in condizione di programmare la propria vita perché non può accedere ad un mutuo (come spesso tanti di noi dicono) e non può neanche decidere di organizzare un suo nucleo familiare o decidere di avere un figlio o i figli che desidera?
Queste sono le persone che dovrebbero determinare qualità del lavoro e produttività. Sono convinta che la qualità della pubblica amministrazione si ottiene se c'è qualità del lavoro; ma la qualità della pubblica amministrazione e del lavoro può essere data, o agevolata, se c'è una qualità dei rapporti di lavoro e se le persone che all'interno della pubblica amministrazione offrono il loro lavoro hanno diritto ad intravedere un futuro, ad immaginarsi in una situazione di stabilità, dal punto di vista economico e dei diritti di cittadinanza.
Credo, signor sottosegretario, che occorra varare in tempi brevi un disegno organico di riforma degli accessi alla pubblica amministrazione, sulla base del principio ineludibile della programmazione e della meritocrazia. Sì, la meritocrazia. Ritengo, infatti, che il merito sia l'unico elemento da valutare per l'ingresso nella pubblica amministrazione e per la progressione di carriera.
Questo è l'unico metodo per consentire ai figli degli operai di avere pari opportunità rispetto ai figli dei professionisti (tesi tanto contestata da qualcuno che siede in questo Parlamento, ma che è per noi è un punto cardinale).
Invito, quindi, il Governo a procedere con determinazione nell'applicazione della legge finanziaria, del patto del lavoro pubblico sottoscritto nel luglio scorso con le organizzazioni maggiormente rappresentative e del memorandum sottoscritto qualche mese fa. Sono tre strumenti che, utilizzati con coerenza, a mio parere, possono determinare ammodernamento ed efficienza del lavoro nella pubblica amministrazione, riconoscimento della produttività, avvio di un grande programma di formazione continua, ad esempio, individuando velocemente l'ente bilaterale per la formazione continua anche nella pubblica amministrazione.
Questo è il nostro obiettivo, e questo deve essere il nostro dovere: dare certezza di diritto alle persone e creare una pubblica amministrazione che risponda ai bisogni dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pedica. Ne ha facoltà.
STEFANO PEDICA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, sono dell'idea che, quando si ha l'ingegno di appellarsi alle garanzie costituzionali in un documento con il quale si vorrebbe vincolare il Governo, ancora dopo il quinquennio del Governo Berlusconi, a non intervenire (perché questa è l'intenzione, al di là di quanto si vuol far apparire) sul grave problema sociale della precarietà, effetto collaterale ampiamente prevedibile ancor prima che nel paese si favorisse un ampio ricorso alla flessibilità del lavoro, occorre innanzitutto avere ben chiaro come lo stesso dettato costituzionale riconosca e assegni al lavoro una funzione insostituibile e di prioritaria importanza, citandolo fin dal primo articolo quale fondamento capitale della Repubblica italiana.
Non riesco a capire (spero che da alcuni banchi dell'opposizione possa giungere al riguardo un certo moto di imbarazzo) la scelta di Forza Italia di voler trattare questo argomento tanto delicato e di vitale importanza nella giornata di oggi, inserendolo in un dispositivo così manifestamentePag. 53strumentale ed impregnato più dal sentimento di ostilità e dalla volontà di aggravare lo scontro politico in seno al bipolarismo che da una reale tensione al giusto e all'opportuno.
La mozione in discussione, per sua stessa ammissione, basa la sua motivazione e la sua analisi su dati presunti; dati sui quali è attualmente in corso un'attenta e necessariamente non breve indagine conoscitiva da parte della Commissione lavoro, presso la quale, come capogruppo, rappresento l'Italia dei valori. Solo al termine di tale indagine sarà opportuno per le Camere valutare contestuali azioni e mozioni.
Per essere più precisi, tale indagine conoscitiva, condotta in vista di un pronto ed efficace intervento, riguarda sia il settore privato sia quello della pubblica amministrazione. Essa non si limita ad una mera individuazione delle forme di lavoro flessibile, ma tenta di approfondire le dinamiche che conducono alla degenerazione del carattere di flessibilità del lavoro in precarietà, con riferimento ai diversi settori produttivi e ai diversi ambiti geografici.
Vediamo bene, quindi, come l'impegno del Governo e della maggioranza sia tuttora teso a fornirsi dei mezzi con i quali poter dare pronta ed opportuna risposta ad una situazione di disagio reale, evitando il rischio di una generalizzazione e di una valutazione non corretta e non equilibrata di ogni specificità del fenomeno. Questa, per il momento, è la direzione più opportuna e tempestiva verso la quale ci è concesso di intervenire in merito ad una situazione che è ben più complessa ed eterogenea rispetto alla schematizzazione prospettata dal documento in esame.
Detto ciò, non ci tireremo certo indietro dinanzi all'assoluta necessità e auspicabilità di un sistema basato sul riconoscimento del merito. Il discorso - viziato da faziosità ed inaccettabile per i tempi e i modi con cui ci è proposto in questa sede - altro non è che la strumentalizzazione di un valore imprescindibile che in realtà trova piena accoglienza e appartenenza nello spirito dell'Unione, nelle sue forze riformiste impegnate a creare le condizioni per un futuro progresso. Del resto, certi libri li ha scritti Piero Ichino, non certo Tremonti. All'interno della coalizione, l'Italia dei valori non potrà mai avallare politiche che vadano in direzione contraria o che aggirino, non prendendola in considerazione, la giusta promozione del merito.
Non ci colgono sordi e indifferenti le critiche che la mozione oggi all'esame vorrebbe muovere nei confronti del modus resolvendi del Governo, ma a proposito delle quali vorrei sottolineare come nel settore pubblico il problema dell'instabilità lavorativa e quello delle dimensioni e del costo mal ricompensato che questo settore ormai rappresenta per la spesa pubblica siano entrambi frutti della stessa sintesi, che da lungo tempo mina il principio di buon andamento della pubblica amministrazione e che per interi decenni si è protratta sino ai giorni nostri, tempo in cui oramai tutti possiamo e dobbiamo renderci conto di come il ripetersi di questa dinamica non sia più sostenibile.
Non dimentichiamo, onorevoli colleghi, signor Presidente, l'uso assolutamente sconsiderato ed irresponsabile, nel quale tanto ruolo ha sempre avuto la politica di ogni parte, che per oltre mezzo secolo si è fatto della stabilizzazione diffusa dell'ambito posto pubblico, il cosiddetto posto fisso statale.
Ora, è categorico, Italia dei Valori spinge e continuerà a spingere in questa direzione, perché le regolamentazioni delle assunzioni dei lavoratori nel settore pubblico devono continuare ad essere ben fissate all'interno di una puntuale normativa, che tenga nella giusta considerazione le reali esigenze di un'improrogabile modernizzazione e di riassetto del settore e quelli che devono essere i criteri di reclutamento della forza del lavoro, ispirati a meritocrazia e responsabilità, in ossequio ai principi di buon andamento ed economicità della pubblica amministrazione.
Su questo, noi di Italia dei Valori non siamo mai stati vaghi o possibilisti, ma abbiamo sempre detto chiaramente «no»Pag. 54alle logiche dello spoil system e agli intruppamenti su base elettorale. Lo abbiamo ribadito in occasione del varo della finanziaria, riconoscendo il merito di questa legge per il grande sforzo e l'attenzione che rivolgeva finalmente alla grave situazione sociale venutasi a determinare con il fenomeno del precariato, ma nondimeno muovendo la nostra critica costruttiva circa la necessità di una legge più coraggiosa sul piano delle riforme strutturali (tra queste, immancabilmente, la riforma della pubblica amministrazione).
Lo avevamo peraltro detto anche a proposito dell'arbitrarietà e della leggerezza con le quali la Casa delle Libertà ha firmato, durante il suo Governo, contratti e liquidazioni milionarie per i dirigenti pubblici e i consigli di amministrazione, che hanno di fatto peggiorato, arrivando a comprometterlo, lo stato finanziario delle aziende pubbliche o partecipate ad essi affidate.
Io chiederei ai colleghi della Casa delle Libertà e ai presentatori della mozione Baldelli ed altri come sia stato considerato in quella occasione il valore del merito. Appare chiaro come in realtà ora, dopo che mai, per anni, si sono interessati di valutare il fenomeno del precariato né, tanto meno, si sono profusi per una riforma efficace del settore pubblico, questo ergersi a difesa del merito e della meritocrazia da parte loro sia un espediente estemporaneo, pretestuoso e di dubbia sincerità; invece, l'attenzione per le condizioni del lavoro del precario e di chi è assunto a tempo indeterminato deve esserci sempre e non a fasi alterne, non distinguendo fra quando si sta all'opposizione e quando si sta al Governo.
Noi diciamo «sì» al riconoscimento del merito, come abbiamo sempre sostenuto ed auspicato. Riteniamo importante e indiscutibile che chi è vincitore di un concorso abbia a tutti gli effetti la precedenza su chi un concorso per quella posizione non l'ha mai sostenuto, ma diciamo anche «no» alle strumentalizzazioni e all'atteggiamento improvvido dell'opposizione. Pertanto, non potendo appoggiare in questi termini la mozione, che non ci avrebbe trovato indisponibili se posta in altri tempi e in altri modi, esprimeremo in sede di dichiarazione di voto, domani, il nostro dissenso, solo a causa di questa strumentalizzazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non ho motivo alcuno di ritenere solo strumentale la mozione a prima firma dell'onorevole Baldelli oppure tesa ad accrescere, ancor di più, lo scontro politico; al contrario, si tratta, se non altro, di un atto che ha avuto il merito di portare all'attenzione dell'Assemblea un tema delicato, di cui tanto si discute, riguardante decine di migliaia di lavoratori appartenenti sia alla pubblica amministrazione sia al settore privato. Un tema che sicuramente richiede una definizione chiara, netta ed inequivocabile.
Ritengo piuttosto che l'argomento in discussione sia uno di quelli che non ammettono strumentalizzazioni di sorta; soprattutto, l'argomento non consente di piegare dati e statistiche a meschine logiche di parte.
Signor sottosegretario, noi, dall'inizio di questa legislatura, abbiamo ascoltato in più occasioni - in modo particolare, in sede di XI Commissione (Lavoro), nonché nei dibattiti televisivi e nei numerosi convegni svoltisi (e ancora in programma) - le parole dei rappresentanti del Governo, di esponenti della maggioranza, delle rappresentanze sindacali, delle parti politiche e dei lavoratori in merito al precariato nel mondo del lavoro in senso generale. Al riguardo, il ministro Damiano, nel comunicarci le linee guida di azione che seguirà nel suo mandato, ha chiarito che era sua intenzione e del Governo ripristinare in Italia la condizione secondo la quale la modalità di lavoro a tempo indeterminato sia ritenuta la normale modalità di assunzione. Ha sostenuto infatti l'esigenza, per imprese moderne che si misurino ormai nella globalizzazione, di avere a disposizione strumenti di buona flessibilità; dettiPag. 55strumenti risiedono nella possibilità, quando il mercato presenti richieste improvvise e non programmabili che vanno soddisfatte, di utilizzare lavoratori a termine in aggiunta ai lavoratori regolarmente assunti a tempo indeterminato.
Dunque, il Governo con chiarezza ha dichiarato che vuole perseguire la linea di favorire quei percorsi di stabilizzazione che possano consentire il passaggio dalla flessibilità appunto alla stabilizzazione del lavoro, contrastando la precarietà; linea che, a mio parere, anche se condivisibile sotto certi punti di vista, potrebbe apparire lievemente contraddittoria laddove si continui a ricorrere a formule contrattuali quali, ad esempio, quelle adottate per i lavori socialmente utili, le quali dovrebbero invece essere drasticamente ridotte se non, addirittura, annullate.
Quindi, in base a quanto ho compreso, si vuole perseguire con determinazione la riduzione ai minimi termini del precariato senza, d'altra parte, però, intervenire con analoga determinazione su quelle formule di inserimento dei lavoratori - proprie, ad esempio, dei lavori socialmente utili - che io definisco appunto «precariato nel precariato», nel senso che non danno alcuna prospettiva per il futuro.
Aggiungo inoltre che, se è vero che la parola d'ordine risiede in quella concertazione che ci porta indietro di qualche lustro, e se il dialogo con tutte le parti sociali è fondamentale - ciò non è in discussione; ci mancherebbe altro! -, ho però l'impressione che, per così dire, sarà il sindacato a dettarvi l'agenda e non viceversa.
Peraltro, ragionamenti e proposte non possono essere pianificati omogeneamente su tutto il territorio ma devono considerare le diverse realtà economico-territoriali; al riguardo, porto un esempio che conosco, quello del mio territorio e della mia città, Lecco. Ebbene, si tratta di un territorio a lunga tradizione industriale affermatasi con una stretta collaborazione con gli enti pubblici rappresentativi del territorio.
Lecco era la prima al mondo in campo industriale, ora è costretta ad affidarsi alla capacità, all'orgoglio e alla fantasia dei lavoratori e dei singoli imprenditori per confrontarsi con un mercato che impone regole spesso impossibili da reggere. Occorre dunque tenere ben presenti le esigenze delle attività lavorative e delle imprese di un territorio, che devono lavorare in stretta sinergia affinché quel territorio possa diventare, attraverso la forza lavoro, l'impresa e la pubblica istituzione, fortemente competitivo. Ritengo inoltre opportuno che non vengano cancellate, per ragioni strumentali o di schieramento, impostazioni che comunque hanno dato buoni frutti. Del resto, lo stesso ministro Bersani ha più volte riconosciuto la validità dell'azione dell'ex ministro Maroni.
Tornando all'argomento trattato dalle mozioni in esame, vale a dire il precariato nella pubblica amministrazione, per evitare il solito balletto di cifre, fra le più variegate e in contrapposizione fra loro, è necessario comprendere a fondo lo stato reale del problema. La discussione odierna è utile al riguardo, e successivamente, proseguendo l'analisi, si potranno formulare proposte largamente condivise.
La Commissione lavoro ha svolto alcune audizioni, come è stato ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto. Ad esempio, in occasione dell'audizione dei rappresentanti dell'Istat, è emerso in primo luogo che contratto a termine non equivale a precariato; si tratta di un concetto fondamentale, da tenere ben presente. In gran parte dei paesi europei, i giovani sono largamente coinvolti in forme di lavoro flessibile. Dunque, le formule contrattuali a tempo determinato costituiscono ormai l'ordinaria via d'accesso al lavoro, tanto che a livello europeo i giovani tra i 20 e i 29 anni con contratti a termine costituiscono il 27,6 per cento dei dipendenti (questi sono i dati forniti dall'Istat alla Commissione). Considerando il livello territoriale, l'incremento del lavoro a termine - le valutazioni non possono infatti essere omogenee per tutto il territorio nazionale - si è in larga parte concentrato nel Mezzogiorno, mentre si sono registrati un lieve incremento nel centro e una contrazione nell'Italia settentrionale (siPag. 56tratta sempre dei dati forniti dall'Istat, riportati nel resoconto stenografico dell'audizione).
Il numero dei lavoratori temporanei è particolarmente alto, in valore assoluto, nel settore dei servizi (istruzione, sanità e altri servizi sociali). Nella scuola, ad esempio, vi sono 215 mila unità annue di lavoratori a termine nel 2004, pari ad oltre il 20 per cento del totale delle posizioni lavorative; seguono le università e gli enti di ricerca. Infine, sempre secondo i dati dell'Istat, l'incidenza dei contratti temporanei resta ancora modesta nei ministeri, nella sanità e negli enti locali.
Di particolare rilievo nel caso della pubblica amministrazione, come ho già ricordato, sono stati i cosiddetti «lavori socialmente utili», che tuttavia nel periodo 2000-2004 sono diminuiti da 50 mila a 40 mila unità, in quanto i lavoratori sono stati in parte assorbiti nel personale delle amministrazioni pubbliche, che si sono mosse per trasformare questo rapporto di lavoro in un rapporto a tempo indeterminato (si tratta peraltro della soluzione che auspichiamo). Sono invece aumentati di un terzo - questo forse è il dato negativo - i contratti di collaborazione. La legge finanziaria per il 2007 ha proposto, per la prima volta, un piano di assorbimento del personale precario.
Ecco perché, nella mozione Baldelli in esame (ma anche nelle altre mozioni presentate), giustamente si evidenziano problematiche e perplessità. Da esse deriva la richiesta che il Governo si impegni a vigilare sul fatto che questi processi non si trasformino in una sorta di sanatoria generale che prescinda da esigenze, capacità, professionalità e qualità del servizio, con conseguenti sprechi ed aumenti della spesa pubblica.
È vero che la diffusione di forme contrattuali flessibili nel pubblico impiego è stata di fatto un modo per le pubbliche amministrazioni per eludere le norme dirette a contenere il numero dei pubblici dipendenti. Chi, come me, ha avuto esperienze amministrative negli enti locali, però, sa bene che il blocco delle assunzioni - e dunque l'impossibilità di sostituire immediatamente il personale che andava in pensione - ha creato non poche difficoltà alle pubbliche amministrazioni. È dunque vero che tale diffusione di lavoro temporaneo è stata usata a volte in maniera non corretta; ma è altrettanto vero che la limitazione del turn over impediva ad alcune amministrazioni pubbliche (in particolare agli enti locali e, direi, soprattutto a quelli del nord) di fornire i servizi minimi essenziali ai cittadini.
In conclusione, signor Presidente, signor sottosegretario ed onorevoli colleghi, faccio mie le considerazioni contenute nella mozione Baldelli, ma anche tante delle considerazioni espresse dai colleghi della maggioranza, ed auspico quindi che questo processo di stabilizzazione, laddove possibile (laddove cioè le piante organiche degli enti pubblici prevedano l'inserimento dei lavoratori), possa, sì, creare condizioni di sicurezza sociale per il lavoratore e per la sua famiglia, ma anche che esso possa favorire la qualità del servizio ai cittadini, senza sprechi per lo Stato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Buglio. Ne ha facoltà.
SALVATORE BUGLIO. Signor Presidente, non affronterò soltanto il tema della precarietà, perché so per esperienza personale che, quando una fabbrica sta per fallire perché è ingovernabile, parlare solo del precariato è riduttivo. Ci troviamo in una situazione di sfascio della pubblica amministrazione: non possiamo salvarci la coscienza accusandoci a vicenda; piuttosto, con etica della responsabilità, dobbiamo lavorare insieme per salvare quello che molti reputano insalvabile.
Le mozioni presentate hanno il merito di mettere in evidenza lo stato di salute della nostra amministrazione: un problema antico e mai risolto. Dobbiamo sapere che l'inefficienza della pubblica amministrazione è un fardello del nostro sistema paese: troppi dipendenti, nessuna meritocrazia, poca efficienza e mobilità. È un mondo estraneo ai cittadini, e qualche volta ad essi ostile; un mondo che per anni è stato un serbatoio di voti e di tessere, ilPag. 57che ne ha determinato la degenerazione. Esso non ha servito i cittadini: si è servito di essi.
Per anni vi è stata una sorta di accordo fra i vari Governi e le pubbliche amministrazioni: io ti do poco, tu mi dai poco. Pensiamo alla situazione per cui, fino a qualche tempo fa, i dipendenti statali potevano andare in pensione, se donne, dopo 15 anni, sei mesi e un giorno, se uomini, dopo 19 anni, sei mesi e un giorno. Sono questi gli errori che ancora oggi paghiamo a caro prezzo.
Da alcuni mesi si sta lavorando per dare più efficienza all'amministrazione pubblica. Penso in particolare al memorandum sul lavoro pubblico e alle proposte del professor Ichino, da cui è scaturito un progetto di legge, di cui è primo firmatario l'onorevole Turci, su come uscire da «fannullopoli».
A cosa dobbiamo questo colpo di reni sul tema in discussione? Al fatto che l'opinione pubblica si è mobilitata sotto una forte spinta dei media, mostrando di non essere più disposta a sopportare la situazione di inefficienza diffusa in tanta parte della nostra amministrazione.
Nel mercato l'utente, il cliente, il consumatore sanziona l'inefficienza rivolgendosi altrove. Egli ha la possibilità di farsi sentire, denunciare le inefficienze ed interloquire nelle scelte.
Il problema fondamentale delle nostre amministrazioni risiede nel fatto che al cittadino non è stata offerta alcuna possibilità di intervento. Non ci si può stupire che sia risultato un gravissimo difetto di stimoli al miglioramento dell'efficienza delle amministrazione stesse. Il cattivo o mancato esercizio dei poteri non è sanzionato né dal mercato né dal controllo del cittadino utente. Ora è il momento di attivare nel settore pubblico sia l'uscita, il cosiddetto exit (cioè quando in un regime di mercato l'utente sanziona un'organizzazione inefficiente, recandosi altrove), sia, allo stesso tempo, la voce: il cittadino può farsi sentire, controllando l'organizzazione e partecipando ai suoi miglioramenti. In buona sostanza, dove non potrà essere la molla della concorrenza a spronare la struttura pubblica, a farlo dovrà essere il fiato della cittadinanza sul collo dei suoi servitori, siano essi dirigenti o impiegati. Ma perché questo possa accadere occorre che le amministrazioni diventino case di vetro.
Inoltre, non vi devono essere il diritto di veto del sindacato e l'invadenza dei partiti.«Sì» alla concertazione e «no» al potere di veto, principale causa delle condizioni penose della nostra pubblica amministrazione. Bisogna, in buona sostanza, che i partiti ed il sindacato facciano un passo indietro, mentre le istituzioni ne devono fare uno in avanti. Ci vogliono istituzioni forti ed un accordo bipartisan per avere qualche possibilità di successo; un accordo tra maggioranza ed opposizione che metta da parte gli interessi di bottega e si metta al servizio del paese e dei cittadini.
Vorrei suggerire qualche proposta per far capire l'immane sforzo che tutti dobbiamo affrontare: penso alla verifica della produttività, alla mobilità del personale, alle quote di salario legate al risultato, alla meritocrazia e non alla ruffianeria, al controllo dei cittadini, ad un'autorità di controllo che misuri e renda pubblica l'efficienza, rendendo operativa la riforma Cassese del 1993 per quanto riguarda la privatizzazione del pubblico impiego. Bisogna attribuire un vero potere ai dirigenti, con incentivi individuali e non a pioggia, investire sulla pubblica amministrazione per sostenere l'esodo e accompagnare alla pensione per favorire un ricambio generazionale che produca risparmio, efficienza e modernizzazione, come prevede la proposta dell'onorevole Rossi. Infine, occorre applicare la cosiddetta legge Bassanini. Queste sono alcune proposte per trasformare le pubbliche amministrazioni in una struttura trasparente ed efficiente, rimettendo il cittadino al posto che gli spetta, essendo il datore di lavoro.
Secondo le mozioni che abbiamo presentato con l'Ulivo ed altri gruppi della coalizione, la stabilizzazione di una partePag. 58del precariato non deve essere figlia di una sorta di sanatoria, ma frutto di concorsi seri e non clientelari.
Devo dire che su questo tema una parte del dispositivo della mozione che ha come primo firmatario l'onorevole Baldelli affronta la stabilizzazione in modo condivisibile e ciò permette a tutti noi di affrontare in modo unitario il tema delle regole e del valore della meritocrazia nella pubblica amministrazione (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto parlare il deputato Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi e colleghe, vorrei ringraziare l'onorevole Baldelli, perché presentando questa mozione ha finalmente aperto un dibattito in questo Parlamento che ci permette di esplicitare e confrontare analisi ed impostazioni su un tema così rilevante, come quello della precarietà del lavoro.
Ho opinioni diametralmente opposte a quelle dell'onorevole Baldelli, ma, se non altro, questa mozione ha reso chiaro tra di noi, nel corso del dibattito parlamentare, ed anche tra i cittadini e le cittadine che ci ascoltano, due diverse impostazioni che si confrontano su questo tema. Un'impostazione, la cui filosofia, in qualche modo, ispira la mozione presentata dall'onorevole Baldelli e che è in totale continuità con la cultura e con l'idea secondo la quale i lavoratori e le lavoratrici della pubblica amministrazione sono sostanzialmente frutto esclusivo di azioni clientelari o poco chiare e fannulloni; un'altra impostazione secondo cui, invece, il lavoro, il sacrificio e l'impegno di molti lavoratori e lavoratrici che svolgono con dedizione e con passione il proprio ruolo di lavoro pubblico rendono la pubblica amministrazione capace di rispondere alle esigenze dei cittadini.
Sembra che il modo più semplice per affrontare seriamente e risolvere il problema dell'efficacia e dell'efficienza della pubblica amministrazione sia dire, appunto, che i lavoratori sono fannulloni! Invece, bisognerebbe forse affrontare profondamente il problema della riorganizzazione della pubblica amministrazione, della sua capacità organizzativa nel dare risposte a problemi di funzionamento e di efficienza che esistono, che non vanno sottaciuti e che, se non risolti, danneggiano sicuramente i settori più deboli della società, perché i settori più forti possono fare tranquillamente a meno dei primi.
In questi anni, noi abbiamo assistito, per effetto del ripetuto blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione - lo ricordava anche l'onorevole Bodega, che ha fatto l'amministrazione locale, e lo sa bene - al fatto che molti comuni, molte amministrazioni, di fronte a tale blocco, a volte per poter offrire servizi essenziali ai cittadini, sono stati costretti ad aggirare le relative norme, facendo ricorso, in tutti questi anni, alle più varie forme di lavoro precario. Ora, non è accettabile sostenere che tutti i lavoratori e le lavoratrici precari - che hanno, a volte, superato concorsi anche per accedere ad un lavoro precario, che non sono il frutto di alcune liste suggerite da alcuni partiti, e che hanno svolto con impegno e serietà il proprio lavoro - siano fannulloni, persone legate da un rapporto clientelare e debbano essere messi da parte. Non è nemmeno accettabile che si tenti strumentalmente di contrapporli ad altri cittadini che hanno vinto i concorsi; non è accettabile mettere in contrapposizione due settori deboli della società, per dire ad alcuni che, se non avranno un lavoro nonostante abbiano vinto un concorso, la colpa è di chi viene stabilizzato, di un precario che lavora da alcuni anni.
Non entrerò nel merito delle norme previste dalla legge finanziaria per l'anno 2007: sono già state esplicitate, sono chiarite nel testo della mozione della quale sono firmatario assieme ad altri colleghi. Tuttavia, mi pare che se si leggono tali disposizioni, si possa trovare nelle stesse la risposta più chiara possibile. E non è vero che vi siano problemi di costituzionalità od altre questioni del genere; vi è, invece,Pag. 59in tali norme, il tentativo e l'avvio, da parte del Governo, di un processo che porta alla stabilizzazione del lavoro.
Il dibattito odierno, se da una parte rende chiare le due diverse posizioni rispetto al tema del lavoro nella pubblica amministrazione, dall'altra parte mette in luce due approcci opposti sul tema della precarietà del lavoro. La prima è un'idea, che viene continuamente ripetuta dal centrodestra, di esaltazione delle leggi e delle norme che hanno determinato nel nostro paese - tutte le indagini e le audizioni che abbiamo svolto in Commissione lavoro lo dimostrano - una crescita esponenziale della precarietà del lavoro negli ultimi anni. Chi fa parte della Commissione lavoro me lo ha sentito chiedere più volte, ed è forse l'esempio meno drammatico, onorevoli colleghi: mi si deve spiegare perché un giovane laureato in economia e commercio viene assunto a lavorare in una banca e per cinque anni deve avere un contratto di apprendistato, quando, una settimana dopo che è entrato a lavorare in banca, svolge pienamente le proprie mansioni, al pari di qualsiasi altro suo collega, considerato che non dovrà ricoprire chissà quale ruolo direttivo e lavorerà nell'ufficio riscontro di corrispondenza o nell'ufficio merci o, magari, in cassa, a gestire i conti correnti ed il rapporto con la clientela.
Diceva l'onorevole Pagliarini, giustamente, che in Italia esistono 6 milioni di partite IVA. L'Italia è diventato un paese di imprenditori. Poi se si scava e si guarda con più attenzione si scopre che tanti contratti di collaborazione e a partita IVA non sono nient'altro che contratti di lavoro a tempo indeterminato e continuativo, mascherato in quelle forme perché ciò comporta minori costi per l'impresa, minori retribuzioni per i lavoratori e le lavoratrici che sono ricattati in quella condizione, e così via.
Da una parte si deve aprire un dibattito generale, su cui ritornerò al termine del mio intervento, relativo al superamento del problema della precarietà; dall'altra parte il Governo con la legge finanziaria ha giustamente varato, in quanto datore di lavoro, una prima serie di norme, costituzionalmente corrette, indirizzate alla stabilizzazione del lavoro precario.
Anzi, se c'è un punto che va accelerato, e nella mozione lo si chiede come impegno al Governo, è proprio il monitoraggio della corretta attuazione di queste norme. Inoltre il fondo di cinque milioni di euro a sostegno dei processi di stabilizzazione, individuato e finanziato nella legge finanziaria, è troppo esiguo, e quindi va implementato per potere aiutare questo processo. Contemporaneamente, così come il Governo si era impegnato a fare entro il 30 aprile di quest'anno, è necessario provvedere al varo del DPCM e del regolamento attuativo, in modo da arrivare poi ad una rapida e corretta attuazione di quelle norme e di quegli impegni.
Pertanto esistono una serie di punti sui quali impegniamo il Governo, non per limitare o bloccare l'azione di stabilizzazione del lavoro precario che si è realizzata in questi anni, come forma di superamento dei vincoli che tante strutture degli enti pubblici hanno avuto. Per fare questo bisogna avere però una cultura che consideri il ruolo pubblico non come un orpello, ma come una risorsa per questo paese.
Sul piano generale, tanti cosiddetti processi di privatizzazione hanno portato ad un arretramento dell'intervento pubblico in economia e al comparire di tanti imprenditori privati. Essi, come sosteneva un vecchio lavoratore che conosco da tanti anni, si sono rivelati più dei «prenditori» che degli imprenditori e magari oggi vorrebbero occupare ulteriori spazi di mercato pubblico garantito, magari in servizi fondamentali per i cittadini come l'acqua e così via. Si tratta di una cultura che noi combattiamo, perché siamo a favore del rilancio e della riqualificazione del ruolo pubblico e abbiamo a cuore più di altri l'efficienza, l'organizzazione, il buon funzionamento della pubblica amministrazione, nella qualità delle prestazioni e dei servizi per i cittadini e nella efficacia della propria azione.
Andiamo avanti con l'impegno per la stabilizzazione e la qualificazione del lavoro.Pag. 60Evitiamo una contrapposizione tra i settori deboli della società. Rivolgo quindi un appello al Governo: sul tema della precarietà c'è bisogno di un salto di qualità in avanti. Abbiamo realizzato nella legge finanziaria una serie di misure che riguardano sia il lavoro pubblico che il lavoro privato - guarda caso, non c'è alcuna mozione dei colleghi del centrodestra che contesti le laute elargizioni a sostegno delle imprese per favorire i processi di regolarizzazione e di stabilizzazione del lavoro precario nel settore privato - ma forse è necessario, assieme a queste misure positive varate con la finanziaria, fare un salto di qualità. È giunto il momento di pensare ad uno strumento legislativo che superi la frammentazione delle leggi che regolano il mercato del lavoro e che danno la possibilità di stipulare contratti a termine reiterati senza senso nel tempo, contratti di collaborazione che mascherano occupazione da lavoro dipendente a tempo indeterminato, e così via. Ci vorrebbe una giornata per fare l'elenco delle figure della precarietà!
C'è bisogno, quindi, di un salto di qualità e vorrei ricordare al Governo che, su questa materia, il compito è del legislatore. Il rapporto con le parti sociali è importante, ma, in tale ambito, interviene in seconda battuta, attraverso la traduzione delle norme che il legislatore definisce sul mercato del lavoro. Ripeto che la titolarità appartiene al Parlamento ed è, quindi, il Parlamento che deve affrontare, attraverso la predisposizione di un progetto di legge, di iniziativa parlamentare o governativa, che vada nella giusta direzione. Questo è quanto ci chiedono non solo tante e tanti giovani, perché la precarietà del lavoro, purtroppo, non è più semplicemente un fatto giovanile, ma è il portato di una condizione generalizzata di lavoro che interessa anche molti lavoratori che hanno dai quarant'anni in su.
Questo è un impegno assunto da tutta l'Unione nel programma di Governo, che deve vedere, attraverso provvedimenti legislativi e azioni di governo, un salto di qualità importante e positivo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
(Intervento del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, Gian Piero Scanu.
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, ritengo sia mio dovere rappresentare la posizione del Governo, con la più ampia disponibilità ad esprimere una valutazione complessiva sulle argomentazioni che sono state svolte, allorché sono state illustrate e commentate le mozioni all'ordine del giorno, rifuggendo dalla tentazione - posto che ne fossi capace - di trincerarmi dietro pseudotecnicismi, al solo scopo di fuggire dal significato vero dei problemi che sono stati posti.
Se mi posso permettere, credo che abbia ragione l'onorevole Rocchi quando esprime riconoscenza nei confronti del collega Baldelli per aver offerto all'aula un'importante occasione, presentando la mozione a sua firma, per discutere non soltanto di precarietà, ma complessivamente anche di lavoro. Anch'io che, come è facilmente intuibile, non ho condiviso tutte le considerazioni svolte dall'onorevole Baldelli, a mia volta, gli sono personalmente grato, perché effettivamente vi era e vi è grande bisogno di un dibattito di questo tipo.
Credo si debba partire dalla novità costituita dai commi presenti nella legge finanziaria che regolano le competenze, attribuite in capo al Parlamento e al Governo per le proprie responsabilità, in materia di precariato, sottolineando ilPag. 61fatto che, finalmente, nella legge finanziaria, il problema del precariato viene affrontato con onestà intellettuale. Se mi è consentito - lo faccio sommessamente, ma con il tentativo mi auguro non sgradito di rispondere alla vostra attenzione ideale e passione civile con altrettante dotazioni d'animo - credo che serva molta onestà intellettuale per affrontare in maniera serena e costruttiva il problema del precariato. Tale problema, infatti, comporta tali e tante implicazioni di carattere etico, starei per dire anche di carattere morale, da meritare il massimo dell'attenzione e pretendere che esso non sia liquidato con «tecnicalità», o, peggio ancora, con giudizi che si sostanzino in una frettolosa liquidazione della materia.
La politica è chiamata a dare delle risposte che debbono passare attraverso una declinazione onesta, intelligibile e chiara delle volontà della stessa politica. Ritengo che si debba partire innanzitutto dalla necessità di riconoscere l'ampiezza del problema e dalla necessità di attribuire a quanti si trovino nella situazione di precariato una condizione personale e professionale la cui natura non va certamente ricondotta alla loro volontà, bensì, lasciatemelo dire, alla volontà delle pubbliche amministrazioni che hanno posto in essere i provvedimenti di assunzione.
Se vogliamo essere «crudi» nel trattare questa materia, dobbiamo riconoscere ciò che è ovvio ma che, a quanto pare, non sempre viene ricordato: i precari della pubblica amministrazione sono diventati tali in ragione di provvedimenti di assunzione posti in essere dall'apparato statale, dal sistema delle autonomie e da tutte quelle altre fonti pubbliche che sono governate da rappresentanti del popolo e che inscrivono la loro azione nel quadro dell'impianto statuale. Non stiamo parlando di «abusivi», bensì di persone che hanno risposto a chiamate di tipo pubblico, che si sono sottoposte a verifiche di tipo pubblico e che, in ragione di un principio giuslavoristico elementare, hanno semplicemente - l'uso di quest'avverbio in questo caso è volutamente provocatorio - cercato di uscire dalla condizione di disoccupati per cercare di lavorare, per trovare cioè un'occupazione.
È vero - come è stato efficacemente ricordato dagli intervenuti, in modo particolare dagli onorevoli Baldelli e Lo Presti - che si deve cercare di evitare un corto circuito, una guerra fra poveri, e, come da ultimo è stato detto anche dall'onorevole Rocchi, una contrapposizione fra disoccupati, precari, vincitori e idonei a concorso. Il Governo - sia chiaro - non intende indiscriminatamente piegarsi ad eventuali suggestioni di sanatorie: non è previsto dalla legge che si proceda indiscriminatamente verso forme di sanatoria. La legge - la circolare che sta per essere emessa lo ribadirà in termini dettagliati, assolutamente chiari ed intelligibili - stabilisce tutta una serie di condizioni effettivamente necessarie, direi indispensabili, per poter essere riconosciuti precari e per poter essere immessi in un contesto di stabilizzazione, che risponde a tutti i dettami costituzionali.
Ciò non significa, onorevoli Baldelli e Lo Presti, che il Governo non intenda tenere in conto alcuno il problema dei vincitori dei concorsi o degli idonei, né che i posti che verranno legittimamente, allorché se ne verificheranno le condizioni, attribuiti alle persone in grado di essere stabilizzate, debbano essere coperti a loro danno. Il Governo è impegnato, avendo le idee chiare sulla pubblica amministrazione, a favorire l'immissione più ampia possibile negli organici della pubblica amministrazione di quanti hanno regolarmente vinto i concorsi. Ciò, però, evitando accuratamente che si creino contrapposizioni, conflitti e che si attribuiscano patenti di abusivismo a coloro che, in ragione di leggi cogenti per il tramite della stabilizzazione, hanno la facoltà di uscire da una condizione di precariato.
Occorre ricordare che il Parlamento italiano, che ha dato incarico al Governo di agire, ha ritenuto di dover affrontare la questione del precariato non solo per superare un'emergenza (che il Governo si augura possa essere assorbita e superata entro la legislatura), ma anche perché haPag. 62un'opinione molto netta e chiara riguardo a ciò che deve essere la pubblica amministrazione.
La pubblica amministrazione (di cui si occupa non solo l'articolo 97 della Costituzione; vorrei al riguardo richiamare la vostra attenzione anche su quanto riportato dagli articoli 2 e 3 della Costituzione) è un apparato servente grazie al quale sono declinate, attuate e inverate nella realtà quotidiana le libertà che la Costituzione riconosce e garantisce.
Non è possibile, pertanto, affiancare il ruolo della pubblica amministrazione a qualcosa di ingombrante, noioso, pachidermico o, peggio ancora, ad un luogo che sia abitato da persone accidiose o nullafacenti, senza far torto al disposto costituzionale e a ciò che oggettivamente nella realtà dovrebbe essere considerato.
Il problema della stabilizzazione, del superamento delle condizioni di precariato risponde anche alla volontà di potenziare la pubblica amministrazione, di rafforzarla, di restituirle quello spirito e slancio di cui necessita.
Signor Presidente, onorevoli deputati, ritengo che sia vero quanto efficacemente sostenuto dall'onorevole Bodega, allorché, con molta correttezza, invita il Parlamento a riconoscere la complessità della materia e a non rinunciare a trovare punti di incontro. Sono d'accordo con lei: la materia è talmente complessa e ha tali implicazioni di carattere che definirei prepolitico, addirittura afferenti lo stesso diritto naturale, da non potere essere liquidata in maniera schematica o faziosa.
È per questo, signor Presidente, che mi permetto di rivolgere alla Camera, accingendoci a concludere la fase della discussione, l'auspicio che si pervenga alla presentazione di un atto di indirizzo unitario. Come da ultimo ricordava l'onorevole Rocchi, ma è stato detto da tutti i presentatori delle mozioni, questa sarebbe un'occasione e un'opportunità per fare innanzitutto chiarezza su come vogliamo che sia la pubblica amministrazione e su come intendiamo garantire la dignità di quanti operano al servizio del nostro Paese: che si tratti di lavoratori ministeriali, delle agenzie, delle regioni, delle province, dei comuni, stiamo sempre parlando, comunque, di pubblica amministrazione.
Sarebbe bello se si potesse pervenire strategicamente ad un patto condiviso sulla pubblica amministrazione. Credo che questa sera sarebbe molto significativo pervenire ad una unificazione delle mozioni, le quali, ancorché originate da motivi, valutazioni e ragionamenti diversi, giungano a conclusioni tali che, per il tramite dei rispettivi dispositivi, possano consentire al Governo, allorché mi sarà consentito, di esprimere parere favorevole. Ovviamente, signor Presidente, mi riservo di esprimere il parere sulle mozioni a momento debito.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,10, con il seguito della discussione delle mozioni. Ricordo che alla ripresa della seduta sono previste votazioni.
La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.
Missioni.
PRESIDENTE. Ad integrazione di quanto già comunicato alla ripresa della seduta, comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bruno e Del Mese sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione delle mozioni Baldelli ed altri n. 1-00137, Lo Presti ed altri n. 1-00148, Sgobio ed altri n. 1-00149, Bonelli ed altri n. 1-00150 e Bellanova ed altri n. 1-00151 sul precariato nelle pubbliche amministrazioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Baldelli ed altri n. 1-00137, Lo Presti ed altri n. 1-00148, Sgobio ed altri n. 1-00149, Bonelli ed altri n. 1-00150 e Bellanova ed altri n. 1-00151 sul precariato nelle pubbliche amministrazioni (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che la mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 è stata testé riformulata dai presentatori. Il nuovo testo è in distribuzione.
Avverto altresì che è stata ritirata la mozione Lo Presti ed altri n. 1-00148 e che, contestualmente, i deputati Lo Presti, Buontempo, Filipponio Tatarella, Frassinetti, Germontani, Holzmann, Pedrizzi, Antonio Pepe, Proietti Cosimi, Raisi, Formisano e Bodega hanno sottoscritto la mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione).
Avverto inoltre che è stata presentata la mozione Franceschini ed altri n. 1-00152, che risulta altresì sottoscritta dai deputati Migliore, Donadi, Turci, Bonelli, Sgobio, Fabris, Brugger, Bellanova, Pagliarini, Rocchi, Buglio, Rossi Gasparrini, Pedica, Pellegrino e Del Bono, il cui testo è in distribuzione (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto infine che, contestualmente, sono state ritirate le mozioni Sgobio ed altri n. 1-00149, Bonelli ed altri n. 1-00150 e Bellanova ed altri n. 1-00151.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni.
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00152.
Per quanto riguarda la mozione Baldelli ed altri n. 1-00137, se fosse presentata richiesta di votazione per parti separate, il Governo sarebbe disponibile a specificare la propria posizione.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, se lo ritiene, può esprimere fin d'ora il parere con riferimento alle specifiche parti della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione).
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo, con il quale si impegna il Governo «ad adottare iniziative urgenti volte ad individuare, nel percorso della stabilizzazione delle posizioni contrattuali flessibili nella pubblica amministrazione, che dovrà necessariamente prevedere, secondo il principio della meritocrazia, prove selettive aperte, ove non siano già state svolte, i casi di effettivo precariato, in relazione alla durata e alla natura del rapporto», il Governo esprime parere contrario.
Il Governo esprime invece parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «ad adottare iniziative urgenti per chiarire che in nessun caso la stabilizzazione potrà riguardare il rapporto di lavoro con gli uffici di diretta collaborazione di incarichi politici (...)» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «ad adottare iniziative urgenti per garantire che la stabilizzazione dei precari sia comunque finalizzata a coprire le carenze di organico delle amministrazioni e non si risolva nell'ulteriore rigonfiamento» dei ruoli delle amministrazioni, il Governo esprime parere favorevole, così come sul quarto capoverso del dispositivo, che impegna il Governo ad «adottare iniziative urgenti per prevedere anche l'assunzionePag. 64dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici, con riferimento alle graduatorie ancora in vigore, coniugandola con il processo di stabilizzazione».
Il Governo esprime invece parere contrario sul quinto capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «ad adottare iniziative normative urgenti per consentire che, attraverso la mobilità dei dipendenti pubblici, la flessibilità dei turni e degli orari e l'incentivazione degli straordinari, le amministrazioni possano far fronte alle proprie esigenze organizzative mediante il personale di ruolo».
Il Governo esprime, inoltre, parere contrario sul sesto capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «ad adottare iniziative normative urgenti volte innanzitutto ad impedire il formarsi di nuove sacche di precariato nella pubblica amministrazione, prevedendo, in particolare, un regime di responsabilità amministrativa contabile per il dirigente pubblico che stipuli un contratto di lavoro flessibile, al di fuori delle condizioni e dei termini previsti in via generale per tale tipologia di contratto».
Il parere invece è favorevole sui capoversi settimo ed ottavo del dispositivo, che impegnano il Governo, rispettivamente, «ad assumere le iniziative volte a permettere al lavoratore, che presta la propria attività lavorativa presso la pubblica amministrazione con un contratto flessibile, di poter spendere sul mercato, in maniera proficua, questa esperienza lavorativa, senza che si ingeneri l'aspettativa di una sicura assunzione a tempo indeterminato nell'ambito dell'apparato amministrativo dello Stato»; e «ad adottare iniziative normative al fine di predisporre un sistema di valutazione dell'efficienza e del rendimento degli impiegati pubblici che promuova il ruolo dei dirigenti» (Applausi del deputato Baldelli).
PRESIDENTE. La invito ad esprimere il parere del Governo anche sulla premessa della mozione. La ringrazio.
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere sulla premessa è contrario.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Grazie, Presidente. Intervengo innanzitutto per esprimere parole di apprezzamento al collega Baldelli che è primo firmatario di questa mozione, che anch'io ho firmato, e per fare alcune considerazioni che ritengo importanti. E mi farebbe piacere se anche il rappresentante le Governo potesse ascoltarmi. In questo modo, successivamente, potremmo avere un ulteriore parere, ove possibile.
Secondo l'ultimo rapporto Censis, in relazione all'occupazione dei lavoratori atipici, le chances verso altre mobilità di impiego più stabili sono estremamente limitate.
Di fronte ad una situazione in cui solo il 12,3 per cento dei precari ha ottenuto nel 2005 un'assunzione a tempo indeterminato, è chiaro che ogni iniziativa volta ad una diversa tendenza del mercato del lavoro appare quanto meno condivisibile. Ma, se l'intenzione è buona, oltre che - per l'appunto - condivisibile, non altrettanto può dirsi per gli strumenti ed i tempi con i quali si vuole attuare questa stabilizzazione, tanto per usare un eufemismo.
Come già detto, noi voteremo la mozione presentata dai colleghi di Forza Italia perché alcuni processi e passaggi di questo provvedimento non sono molto chiari e lasciano spesso dubbi di non poco conto. Che ci fosse qualcosa di poco chiaro era già evidente all'indomani della legge finanziaria; in particolare vi era una sorta di zona grigia che in poco tempo sarebbe diventata più chiara. La sanatoria che il Governo aveva promesso a centinaia di migliaia di dipendenti pubblici senza regolare contratto, infatti, sta ora rivelandoPag. 65le magagne di cui era portatore in nuce. Innanzitutto, non si conosce ancora la platea dei destinatari di questa stabilizzazione. Neanche la Ragioneria dello Stato è in possesso di numeri attendibili.
Due persone con contratto di sei mesi, infatti, valgono come un'unità di lavorativa. Non si è fatto mai un censimento dei contratti «co.co.co» e in molti non possono dirsi precari perché hanno realmente un rapporto di lavoro saltuario e non subordinato. A queste difficoltà, poi, occorre aggiungere una serie di rischi reali. Il primo è quello che il Governo, con l'avvicinarsi delle elezioni amministrative, sia fortemente tentato di procedere ad una stabilizzazione generalizzata che farebbe saltare il banco, ovviamente dal punto di vista economico.
Si registrano, poi, situazioni differenziate a livello locale dove, a fronte di una posizione più ragionevole delle regioni e delle province, favorevoli sì alla stabilizzazione, ma con paletti ben precisi, si trova la posizione dell'ANCI che, con una circolare inviata ai suoi associati, appare intenzionata ad allargare le maglie degli aventi diritto, dando il via libera all'assunzione di collaboratori diretti dei sindaci; e non è un caso che con il decreto mille proroghe sia caduto anche il blocco delle assunzioni per i comuni non in regola con il patto di stabilità del 2006. Tutto ciò fa prefigurare l'adozione di una sanatoria di massa che si ripercuoterebbe in modo drammatico sulle casse dello Stato.
Quando parliamo di «buona intenzione» (ma di rischi altissimi), parliamo quindi con cognizione di causa: ci riferiamo proprio al fatto che nella sanatoria si possano inserire anche precari fasulli e che ne vengano esclusi, quindi, coloro che ne avrebbero veramente diritto. Il fatto che il Governo sia corso ai ripari con un decreto che dovrebbe sciogliere dubbi sulle disposizioni contenute nella legge finanziaria non dovrebbe esimerci dal richiedere controlli di legittimità sull'intera operazione.
Innanzitutto, la stabilizzazione non prende in considerazione alcuni comparti del settore pubblico, quali ad esempio quello delle università per cui non si sa che fine faranno i contratti dei ricercatori che sono, come si suol dire, border line nella tipologia dei contratti a tempo determinato.
Vi è poi il «piccolo» problema dei circa 35 mila LSU, per i quali le risorse stanziate dalla legge finanziaria sarebbero sufficienti ad assumerne meno del 10 per cento. Vi è, inoltre, il problema dei contratti co.co.co., usati per assumere personale dipendente che può aspirare solo ad un'assunzione a tempo determinato.
Vorrei, Presidente, fare anche un esempio: che fine faranno i co.co.co. che per cinque anni, o più, hanno lavorato presso una pubblica amministrazione non è dato ancora saperlo, atteso che - a nostro avviso - queste persone avranno sicuramente acquisito una professionalità e fornito un contributo, lavorando per più di cinque anni presso la pubblica amministrazione! Ma, soprattutto, c'è il diritto vantato dai vincitori di concorsi e da tutti gli idonei che hanno partecipato ad un regolare concorso, in ossequio all'articolo 97 della Costituzione, e che vedono scavalcarsi da chi ha sostenuto non meglio precisate prove selettive di natura concorsuale: immaginiamo già la marea di ricorsi che la Consulta potrebbe accogliere giudicando incostituzionale questo blocco di assunzioni!
Infine, consentitemi di rivolgere un pensiero ad una tipologia di precari dimenticata da questo Governo: mi riferisco a quei 30 mila giovani delle forze armate classificati con sigle VFP1 e VFP4. Si tratta di giovani volontari - molti dei quali hanno già passato concorsi interni - che non verranno stabilizzati, creando un vuoto nelle forze armate, le quali si vedranno private di elementi giovani e costrette a mantenere personale anziano. È chiaro che la coalizione che regge questo Governo, probabilmente, è animata da un sentimento leggermente ostile verso le «stellette» e non è certamente favorevole ad aumentare le potenzialità delle nostre forze armate.Pag. 66
A nostro giudizio, però, non è serio quel Governo che, da una parte, pubblicizza l'arruolamento dei giovani anche sulle spiagge e poi, dall'altra, li abbandona, tenuto conto, altresì, che chi si arruola proviene essenzialmente dal Sud, dove le possibilità di trovare un impiego sono minori.
Concludo, annunciando il voto favorevole del gruppo dell'UDC nella speranza che questo Governo faccia meno campagna pubblicitaria e, viste le prossime scadenze, forse anche meno campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori, occupandosi più del merito e meno delle pressioni sindacali, o peggio delle clientele.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Onorevoli colleghi, naturalmente, voteremo la mozione di cui siamo firmatari e guarderemo con attenzione, attraverso il voto per parti separate, anche alla mozione di cui è primo firmatario il collega Baldelli, poiché ci sembra che molti di quei punti - come ha affermato anche il sottosegretario - coincidano con gli orientamenti della nostra mozione e, comunque, con i problemi che, di fatto, abbiamo di fronte.
Vorrei solo sottolineare che, trattando il tema della pubblica amministrazione dal lato dei precari, non lo si affronta dalla porta principale, mentre corriamo il rischio di caricare la pubblica amministrazione di un problema sociale che sicuramente esiste e va risolto, ma che non è la soluzione dei problemi della stessa.
Mi auguro che il dibattito avviato nella I Commissione di questo ramo del Parlamento - a partire dal disegno di legge Nicolais e dalle altre proposte abbinate, compresa quella in materia di Authority per la valutazione dell'efficienza e del rendimento della pubblica amministrazione di cui il sottoscritto è primo firmatario -, possa davvero condurre ad una riforma incisiva della pubblica amministrazione. Mi auguro, inoltre, che, dopo il memorandum, avviandosi la fase dei contratti con i sindacati (ma mi rivolgo al Governo, poiché Parlamento si rivolge all'Esecutivo, non certo ai sindacati), il Governo sappia inserire finalmente nei contratti della pubblica amministrazione criteri che premino il merito e l'impegno della grande maggioranza dei dipendenti pubblici che fanno il loro lavoro, premiandoli anche dal punto di vista contrattuale e salariale.
In questo contesto, si pone anche il problema dei precari; ma, attenzione, prima di tutto la pubblica amministrazione soffre di rigidità, di mancanza di flessibilità, dell'abitudine, quando nasce un problema, di aggiungerne altri (senza cercare di risolverlo rimescolando e riutilizzando le risorse esistenti), di scarsa utilizzazione delle nuove tecnologie che potrebbero semplificare i rapporti tra ufficio e ufficio, tra i vari livelli dello Stato e, soprattutto, tra gli uffici ed i cittadini. Soffre, ulteriormente - non dimentichiamolo -, di clientelismo e di assunzioni clientelari ispirate a logiche politiche di potere e di sottopotere. Purtroppo, temo che nel capitolo dei precari ci sia anche un qualche paragrafo che porta questa sigla, questa cifra di lettura: ciò non significa qualificare di per sé il tema dei precari come un tema di clientelismo, ma sapere che, attraverso il ricorso al precariato, si è fatto ai vari livelli della pubblica amministrazione, a cominciare dai livelli più bassi, un uso improprio del denaro pubblico e della modalità di ingresso trasparente dei cittadini nella pubblica amministrazione.
Da questo punto di vista, mi fa piacere che il sottosegretario abbia dato parere favorevole a quel passaggio della mozione Baldelli in cui si ribadisce che la sanatoria non può riguardare le persone entrate nella pubblica amministrazione con motivazioni e funzioni strettamente politiche, quali quelle di collaboratore di ministri, sottosegretari, parlamentari, sindaci, presidenti di regione e via dicendo.
Si tratta, infatti, di incarichi per loro natura provvisori che devono cessare col rapporto fiduciario tra l'eletto e i suoi collaboratori. Altrimenti, come già vistoPag. 67nel passato, si ripeterebbe un ulteriore modo di sanare clientelismi e di agevolare l'ingresso degli amici nella pubblica amministrazione (Applausi del deputato Baldelli).
La pubblica amministrazione soffre soprattutto della mancanza della prassi della valutazione dei risultati e del confronto degli stessi con i cittadini, ossia con le categorie degli utenti interessati.
Mi auguro, dunque, che, affrontando il tema dei precari, non perdiamo di vista questo scenario più importante, che, qualora irrisolto, ci farebbe trovare di nuovo nella situazione odierna. Attenzione, la lezione da trarre dal tema dei precari è che si è ricorsi al precariato per aggirare il blocco delle assunzioni, almeno nella grande generalità dei casi (Applausi del deputato Baldelli). L'esperienza dimostra che i conti pubblici non si sanano con il blocco delle assunzioni, ma con il federalismo fiscale, responsabilizzando gli enti locali, le province, i comuni e le regioni sui loro livelli di politica delle entrate e delle spese. Il personale, la sua ricerca e la sua utilizzazione devono rientrare nei criteri del federalismo fiscale, altrimenti non usciremo mai dal «cerino» che passa ripetutamente di mano tra il centro e la periferia e viceversa.
Ciò detto - e concludo - vorrei sottolineare che, oltre alla mozione che abbiamo firmato e sulla quale conveniamo, condividiamo i passaggi che il sottosegretario ha evidenziato nella mozione della minoranza. In particolare, vorrei richiamare un passaggio: il sottosegretario ha espresso un parere contrario su uno dei dispositivi della mozione di minoranza in cui si impegna il Governo «ad adottare iniziative normative urgenti volte innanzitutto ad impedire il formarsi di nuove sacche di precariato». Prendo atto che, alla domanda da me posta, il sottosegretario ha risposto e precisato che questo parere negativo discende dal fatto che già il Governo ha adottato un provvedimento a questo fine. Quindi, ci riserviamo di vedere gli esiti di questo provvedimento, salvo eventualmente intervenire nuovamente con misure ulteriori. Da questo punto di vista, anche noi esprimeremo un voto contrario, solo perché riteniamo che il tema esista, ma sia stato già risolto con misure adottate dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, ovviamente apprezziamo lo sforzo che il sottosegretario ha compiuto nel valutare la mozione unica del centrodestra. Abbiamo preferito convergere tutti su un unico documento pur essendo le mozioni presentate dai gruppi della Casa delle libertà identiche nello spirito, nelle motivazioni e nelle conclusioni. Abbiamo preferito presentare un documento congiunto proprio per dimostrare l'unità reale e politica del nostro schieramento su un tema così delicato e che per la prima volta affrontiamo in modo sufficientemente organico e chiaro in questa sede. Abbiamo apprezzato lo sforzo del Governo, che ha espresso cinque pareri favorevoli e tre contrari sui punti salienti della nostra mozione. Tuttavia, per quanto mi riguarda, pur condividendo evidentemente nello svolgimento del dibattito le decisioni che, come gruppo della Casa delle libertà, assumeremo nell'articolazione del voto, non posso non evidenziare la delusione riguardo alla mancata accettazione di alcuni punti qualificanti della mozione Baldelli n. 1-00137
(Nuova formulazione).
Comincerò però, per la verità, nel dichiararmi veramente soddisfatto con riguardo ad alcune questioni poste dalla Casa delle libertà, che il Governo ha ritenuto - bontà sua - di accogliere. In particolare, mi riferisco alla vicenda relativa alla temuta regolarizzazione dei cosiddetti portaborse. Sarebbe stato scandaloso e non vorrei aggiungere altro. Apprezzo moltissimo anche lo sforzo fatto nell'accogliere la parte della mozione che riguarda i vincitori di concorso; anche questo era un punto saliente della nostra denunzia con riguardo alla stabilizzazionePag. 68dei precari della pubblica amministrazione: la mancata attenzione ai vincitori dei concorsi e, soprattutto, l'apertura della pubblica amministrazione nei confronti di coloro i quali da anni, pur essendo legittimati da procedure concorsuali approvate e definitivamente chiuse con le graduatorie dei vincitori, vedevano precluse le porte dell'accesso al pubblico impiego, del tanto agognato posto di lavoro. In questo modo, speriamo si possa risolvere quello che ho chiamato in Commissione il cosiddetto «corto circuito» generazionale, laddove ovviamente la proliferazione del precariato sta di fatto impedendo a migliaia e migliaia di giovani del nostro paese di accedere alla pubblica amministrazione. Questo corto circuito generazionale crea tensioni sociali e soprattutto disagio nelle giovani generazioni che, al pari dei precari nella pubblica amministrazione, hanno il sacrosanto diritto di poter sperare in un posto di lavoro.
Abbiamo apprezzato ed apprezziamo gli altri «sì», con riguardo evidentemente e soprattutto alla possibilità che la cosiddetta flessibilità nella pubblica amministrazione sia un tesoro di professionalità da spendere anche al di fuori della pubblica amministrazione; quindi apprezziamo il «sì» dato alla nostra richiesta di favorire nel libero mercato l'accesso a coloro i quali nella pubblica amministrazione abbiano maturato una professionalità derivante dal cosiddetto lavoro flessibile. Ovviamente, rimaniamo un po' delusi con riguardo ai «no» che avete voluto esprimere, soprattutto con riguardo agli organici della pubblica amministrazione e alla responsabilità dei dirigenti della pubblica amministrazione, che devono in qualche modo rispondere degli eccessi, che molto spesso abbiamo potuto constatare, compiuti nel momento in cui sono stati firmati contratti a tempo determinato senza che vi fossero delle esigenze produttive sufficienti.
Comunque, è chiaro che il nostro giudizio complessivo sulla proiezione futura del Governo, con riguardo a questo problema, non può che essere negativo. Almeno per quanto riguarda Alleanza nazionale, noi speriamo che quanto prima nel mondo del lavoro, soprattutto nella pubblica amministrazione, possano trovare soddisfazione le esigenze delle migliaia di precari che sono stati creati negli anni da una politica sbagliata, che ha voluto puntare sul precariato e non, piuttosto, sulla flessibilità. Più specificamente, cari colleghi della maggioranza e del Governo, nel lavoro privato i fatti ci stanno dando ragione: proprio le audizioni che stiamo svolgendo in queste settimane in Commissione lavoro dimostrano che, nel mondo del lavoro privato, la riforma del mercato del lavoro, la cosiddetta legge Biagi, e la nuova concezione di forme di contratto flessibile stanno producendo non tanto precariato, anzi quasi nulla, ma stabilità e stabilizzazione, se è vero come è vero che tutte le fonti che abbiamo ascoltato, in particolare coloro i quali sono i primi soggetti che sul territorio possono verificare l'andamento dell'applicazione della nuova legge, hanno confermato che molti dei contratti di lavoro flessibile si stanno tramutando in lavoro stabile, in contratti a tempo indeterminato.
Allora, noi speriamo che il Governo voglia imboccare la strada che noi abbiamo scelto quattro anni fa, allorquando imponemmo la legge Biagi nel lavoro privato e indicammo che il futuro e la ricerca di un nuovo modello di sviluppo non potevano non passare attraverso l'affermazione di nuove forme di lavoro flessibile che in qualche modo venissero incontro alle esigenze del mercato.
Sulla base di queste considerazioni, evidentemente, voteremo a favore della mozione unica della Casa delle Libertà su questa materia e ci riserviamo di concordare con gli altri gruppi della coalizione l'atteggiamento da tenere con riferimento alla mozione Franceschini n. 1-00152.
PRESIDENTE. Avverto che dalla mozione Franceschini ed altri n. 1-00152, nell'ultimo capoverso del dispositivo, debbono intendersi espunte le parole «come meglio descritto in premessa», che figurano nel testo per un mero refuso di stampa.Pag. 69
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morrone. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MORRONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello del precariato è un problema reale che coinvolge milioni di lavoratori pubblici e privati, per i quali quella della precarietà è la condizione materiale con la quale si confrontano e scontrano quotidianamente.
Sono bastati pochi anni per rivoluzionare il mercato del lavoro; quelli passati dal varo, prima, del cosiddetto pacchetto Treu e, poi, della cosiddetta legge Biagi. Quasi all'improvviso ciò che per i genitori dei ventenni di oggi era la regola è diventato l'eccezione e viceversa.
Se il Novecento è stato il secolo del lavoro, gli anni Duemila sono stati definiti quelli della flessibilità, anche se io parlerei più che altro di precarietà; in realtà, e forse nelle intenzioni del legislatore, alla parola flessibilità avrebbe dovuto accompagnarsi la parola mobilità ed entrambe avrebbero dovuto avere un comune ombrello: la sicurezza sociale. Ma la flessibilità senza tutela di oggi ha partorito una generazione senza certezze, senza garanzie, e questo non ha riguardato l'impiego privato ma, sull'onda dell'enfasi della privatizzazione del pubblico impiego, la flessibilità si è propagata anche alla pubblica amministrazione. Si è sempre parlato di una pubblica amministrazione che ha tanti, forse troppi dipendenti e perciò armati di forbici si è colpito qua e là, spesso senza criterio, senza riuscire a capire quali situazioni critiche avrebbero comportato tali tagli e arrivando alla determinazione di bloccare le nuove assunzioni sine die, senza considerare quelle che sarebbero state le reali necessità del funzionamento dei vari apparati amministrativi dello Stato.
Ci sono state delle deroghe e alcune volte hanno riguardato le Forze armate e le forze di polizia, ma senza che ciò determinasse un reale venire incontro alle necessità incombenti. Altre amministrazioni, per svolgere attività ordinaria, hanno fatto ricorso a forme atipiche, per superare le situazioni stagionali oppure situazioni straordinarie; ma in Italia il passaggio fra lo straordinario e l'ordinario non è un passaggio impervio, per cui, attraverso queste forme atipiche, superando il blocco del turn over, molte amministrazioni hanno coperto i buchi dell'organico effettivo, carente per impossibilità di assumere con pubblico concorso. Questo ha generato un vero e proprio esercito di precari che lavorano al servizio della collettività; tale è per grandi linee il problema di cui oggi ci troviamo in questa Assemblea a discutere, forse perché per la prima volta si cerca di trovare una soluzione.
Ad oggi, anche se i numeri sono un po' incerti, vi sono circa 350 mila precari nella pubblica amministrazione, costituiti da LSU, LPU, lavoratori ex articolo 12 del decreto legislativo n. 468 del 1997, personale assunto a tempo determinato, co.co.co e co.co.pro. I problemi di chi ha lavoro precario sono noti: sono i problemi di chi fa i conti con il vivere in una costante condizione di instabilità che preclude la possibilità di costruirsi un futuro. La precarietà avvilisce la dignità e la professionalità dei lavoratori.
Questo intervento a nostro avviso deve essere visto come un primo passo verso una più organica riforma del mercato del lavoro. Si tratta non di buttare croci addosso a qualcuno ma di un'occasione per sederci intorno a un tavolo per determinare opportune modifiche alla legislazione vigente, per far tornare i contratti di lavoro atipici ad essere quello strumento per cui erano stati concepiti, ossia uno strumento per l'inserimento nel mondo del lavoro, necessario alle imprese per cogliere le opportunità di mercato, non strumenti per pagare meno i dipendenti e poterli lasciare a casa a piacimento.
Il problema è urgente e al paese serve una scossa; altrimenti, l'Italia non si riprenderà mai stabilmente. Bisogna adoperarsi non solo per stabilizzare il lavoratore, ma anche per trasformare i contratti atipici da portatori di precarietà, come loPag. 70sono stati finora nella maggioranza dei casi, a strumenti di buona flessibilità attraverso un nuovo sistema di tutele.
Ritornando agli atti in esame oggi in Assemblea, vorrei esprimere il mio plauso alle numerose iniziative assunte con questa mozione da parte del collega Baldelli. Ma mi chiedo: sarebbe stato meglio continuare a ignorare queste migliaia di precari, come avete fatto nel vostro quinquennio di governo, o sarebbe stato meglio mandarli a casa? Forse le molte voci di questo Governo hanno contribuito a creare una certa confusione sulle modalità di realizzazione, ma di certo non abbiamo mai perso di vista l'obiettivo finale: dare certezze a chi certezze fino ad oggi non ne ha mai avute, allo scopo preciso di far sì che al lavoro nella pubblica amministrazione si torni ad accedere esclusivamente mediante concorso pubblico, come sancisce la nostra Costituzione, così sottraendo migliaia di individui a quella condizione di precarietà inconcepibile, se si considera l'impossibilità di molte di queste persone di trovare la giusta collocazione nell'ambito dell'impiego.
Se, come è avvenuto, si manifesta la volontà di prorogare la durata delle graduatorie dei concorsi pubblici già espletati, nel contempo ci sembra giusto andare ad attingere anzitutto alle stesse, per cui apprezziamo la dichiarazione del Governo circa l'intenzione di attingere alle graduatorie degli idonei chiedendo che tale scelta sia conforme alla legge e non serva a fare favori a qualcuno, perché per noi Popolari-Udeur la meritocrazia viene prima di qualsiasi volontà politica di sopperire a mancanze del sistema.
In conclusione, esprimo un auspicio: non si cerchi di strumentalizzare la posizione di migliaia di persone per portare attacchi faziosi al Governo, abbiamo tutti la volontà di trovare soluzioni che siano condivisibili per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur esprime il proprio appoggio alla mozione Franceschini ed altri n. 1-00152. La legge finanziaria per il 2007 già contiene disposizioni in materia di stabilizzazione del personale precario nella pubblica amministrazione, al fine di garantire che le professionalità e le esperienze non si disperdano, ma siano utili al servizio della collettività. La stessa legge finanziaria ha, altresì, definito strumenti e percorsi di stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario nelle pubbliche amministrazioni istituendo, fra l'altro, un fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblico.
Apprezziamo l'orientamento del Governo, che formalmente ha dichiarato che nell'azione di stabilizzazione si attingerà alle graduatorie degli idonei, ritenendo tale scelta giuridicamente corretta.
Sono convinta che i precari, che legittimamente aspirano alla stabilizzazione e che vedranno soddisfatte le loro aspettative, sappiano essere al servizio degli utenti con rispetto e professionalità, nella consapevolezza che questi ultimi sono i loro datori di lavoro. È, quindi, necessaria una stabilizzazione che riguarda il diritto dei cittadini, non solo una stabilizzazione per quietare alcune rimostranze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi e colleghe, ho chiesto di intervenire per esprimere il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea alla mozione unitaria dell'Unione, Franceschini ed altri n. 1-00152, di cui sono cofirmatario. Riteniamo che la scelta di presentare questa mozione e i suoi contenuti sia un fatto positivo ed importante nel percorso di lotta alla precarizzazione nel rapporto di lavoro, a partire dalla pubblica amministrazione.
Crediamo che con la legge finanziaria sia stato compiuto un passaggio importante.Pag. 71Si tratta ora di compiere scelte che vadano nella direzione dell'ulteriore rafforzamento e sviluppo di questa linea di stabilizzazione del lavoro precario sia nella pubblica amministrazione che sul piano più generale. Per quanto riguarda, in particolare, la pubblica amministrazione sottolineiamo come con il blocco delle assunzioni in questi anni, il ricorso a forme di precarietà sia stato uno strumento fondamentale per molte istituzioni per rendere servizi ai cittadini. Vi è stato un lavoro spesso encomiabile di lavoratrici e lavoratori che, pur nell'incertezza del loro rapporto lavorativo, hanno prestato con impegno e dedizione la loro azione per servizi fondamentali per il bene collettivo.
Ciò è noto a numerosi amministratori locali. Il tentativo di strumentalizzare questo tema è servito solo a rendere chiaro come nel dibattito generale si misurino due impostazioni diametralmente opposte: quasi un'esaltazione della precarizzazione del rapporto di lavoro, da una parte, e dall'altra il tentativo di porre l'inefficienza interamente a carico dei lavoratori e delle lavoratrici del pubblico impiego.
Nel ribadire il nostro voto a favore della mozione Franceschini ed altri n. 1-00152, esprimo perplessità sul parere favorevole preannunciato dal sottosegretario sull'ultimo capoverso del dispositivo della mozione dell'onorevole Baldelli: i concetti contenuti in quest'ultima - mi rivolgo anche all'onorevole Baldelli - avrebbero potuto essere espressi in modo più chiaro e più esplicito.
Il testo contiene una frase ambigua. Ambigua perché le «iniziative normative al fine di predisporre un sistema di valutazione dell'efficienza e del rendimento» sono oggetto di regolamentazione contrattuale fra le parti. Se quel che si vuole dire è che il ruolo dei dirigenti e il modello organizzativo devono essere modificati per permettere una capacità riorganizzativa che renda più efficiente la pubblica amministrazione, siamo d'accordo. Così come il testo è scritto, però, sembra che il problema dell'inefficienza sia tutto a carico dei lavoratori e delle lavoratrici, e non già in capo alla capacità riorganizzativa della pubblica amministrazione a partire dallo stesso ruolo dei dirigenti.
Questo aspetto andrebbe forse chiarito meglio, per evitare di prestarsi ad una interpretazione tipica di una campagna che vede nelle condizioni dei lavoratori della pubblica amministrazione le cause dell'inefficienza della stessa: il che non è vero. Affermiamo ciò proprio perché miriamo a rilanciare e riqualificare il ruolo pubblico, ed abbiamo dunque a cuore più di altri il buon funzionamento, l'efficienza e la capacità organizzativa della pubblica amministrazione.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,55).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, non ripercorrerò la storia di queste mozioni, che nascono - come sappiamo - dal blocco delle assunzioni, dalle assunzioni precarizzate che ad esso hanno cercato di sopperire, nonché dalla volontà (che troviamo in entrambe le mozioni, abbastanza simili, anche se diverse nella parte motiva) di normalizzare la situazione.
Vorrei invece segnalare all'Assemblea, e soprattutto a lei, signor Presidente, che una serie di precarizzazioni ci riguardano da vicino, riguardano cioè da vicino iPag. 72colleghi parlamentari: mi riferisco ai cosiddetti portaborse, ovvero ai collaboratori parlamentari. Noto che l'argomento, signor Presidente, interessa poco i colleghi, che pure dovrebbero essere molto attenti a questo aspetto: infatti, dai dati che le Presidenze della Camera e del Senato hanno reso pubblici, possiamo constatare che ben mille - dico mille! - collaboratori parlamentari prestano la loro opera a titolo puramente gratuito, cioè volontaristico. Abbiamo dunque riscoperto l'esistenza, accanto al Parlamento, di questi «volontari della politica» che lavorano otto, dieci o dodici ore al giorno senza percepire alcun compenso.
Signor Presidente, signori colleghi, mi sono permesso di presentare un'apposita proposta di legge per regolamentare questa situazione e per far cessare questo scandalo. Anche in questo caso, come in altri, mi pare che vediamo la pagliuzza che è nell'occhio del vicino ma non vediamo la trave che è nel nostro. Anche questa è infatti una situazione da prendere in considerazione e da normalizzare; e ciò sia per la qualità delle prestazioni e per la necessità di professionalità che abbiamo in quanto legislatori, sia perché non ci rendiamo credibili nel momento in cui vogliamo normalizzare le altre situazioni di precarietà senza guardare proprio a quella che è a noi più vicina.
Auspico dunque che le mozioni, in qualche modo, recuperino questo aspetto; ed auspico altresì che la mia proposta di legge sia esaminata dal Parlamento, poiché non possiamo guardare solo alle questioni che sono al di fuori dell'istituzione parlamentare: dobbiamo guardare anche a quelle che sono all'interno di essa, anche per dare dignità ai nostri collaboratori.
Io dichiaro che, tra gli 80 collaboratori parlamentari, i miei due collaboratori sono in regola fin dall'inizio (sfido chiunque a trovarsi in questa situazione)! Non posso dire altrettanto per i mille collaboratori impiegati a titolo non oneroso. Per tale motivo, la Presidenza della Camera e la Presidenza del Senato hanno deciso che, da maggio in poi, non potranno più esservi collaboratori parlamentari a titolo gratuito.
Pertanto, la proposta di legge che ho presentato intende riparare ad una situazione di precarizzazione che ci riguarda molto da vicino, facendo giustizia di questi nostri collaboratori, la cui dignità e il cui ruolo devono essere rispettati; dobbiamo avere del personale continuamente aggiornato sulle prassi parlamentari, sulle novità legislative e su tutto ciò che riguarda la legislazione comunitaria e mondiale.
Come possiamo pensare che i nostri collaboratori ci possano aiutare nel nostro lavoro di legislatori se non li mettiamo in grado di avere un rapporto limpido e trasparente e non permettiamo loro di avere un adeguato aggiornamento professionale?
Signor Presidente, colleghi, vi prego di regolarizzare questa situazione che ci riguarda più da vicino, senza perdere di vista l'orizzonte più ampio di tutto il precariato che si è determinato in seguito al blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni.
Dobbiamo fare un lavoro serio a 360 gradi: non possiamo guardare solo il mondo più lontano, dimenticandoci di quello più vicino a noi, che ci riguarda giorno dopo giorno. Questi collaboratori chiedono di essere regolarizzati; chiedono un rapporto funzionale professionalmente valido. Pertanto, mi appello al Parlamento, perché la mia proposta di legge deve essere varata e deve avere il sostegno di tutto il Parlamento (non lo dico soltanto perché l'ho presentata io).
PRESIDENTE. Come lei ha ricordato, l'Ufficio di Presidenza si è occupato del tema sollevato questa sera ed ha assunto le decisioni che lei ha richiamato. Si potrà esaminare nuovamente la questione non solo nell'ambito della trattazione di altre proposte di legge, compresa la sua, ma anche in sede di discussione, imminente, del bilancio interno della Camera, che investirà questa Assemblea.Pag. 73
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, stiamo affrontando in maniera inadeguata il tema in esame che incide sulle condizioni materiali di vita di molte persone.
Stiamo discutendo di una questione molto complessa mentre l'Assemblea è molto distratta. Non stiamo facendo una bella figura. Il compito della politica è quello di risolvere i problemi della collettività, a partire da quelli che riguardano il mondo del lavoro. Infatti, si avverte la necessità di fornire a tutti, soprattutto ai giovani, alle donne, ai settori più deboli un lavoro stabile e sicuro.
Per essere la prima discussione in quest'aula sulla precarietà, abbiamo cominciato con il piede sbagliato. Il clima non è quello idoneo e anche molte affermazioni che ho ascoltato sono inesatte. Si è citato molto il lavoro che stiamo svolgendo in Commissione lavoro (mi riferisco all'indagine conoscitiva che si è svolta nella stessa). I primi dati che stanno emergendo vanno in direzione opposta alle affermazioni rese in questa sede. Stanno confermando un'anomalia tutta italiana: mi riferisco all'uso e all'abuso delle tipologie atipiche delle forme di lavoro. È un'anomalia tutta italiana che non ha riscontri nel resto d'Europa. Per esempio, non vi è un paese d'Europa che regolamenti il lavoro a tempo determinato come in Italia, perché in tutti gli altri paesi, dopo due anni, non è più possibile riproporre un rapporto di lavoro a tempo determinato, perché lo stesso si propone di dare una risposta in casi di emergenza.
Parimenti, va detto che alcuni istituti, che in Europa rappresentano un insieme di opportunità, come quello del part-time, in Italia sono stati completamente distorti e imposti esclusivamente per operazioni di contenimento del costo del lavoro e di massimo sfruttamento. Queste sono le verità che emergono dall'indagine conoscitiva che stiamo svolgendo in Commissione, ma di questi aspetti in quest'aula non si parla, infatti, si parla d'altro.
Sta altresì emergendo con chiarezza, sempre nell'indagine che stiamo svolgendo in Commissione lavoro, la diversità di approccio fra il privato ed il pubblico sul tema del ricorso alle forme atipiche di lavoro. Il settore pubblico ha una storia peculiare: si ricorre al precariato per aggirare il blocco delle assunzioni, pesantemente imposto nel nostro Paese, in particolare durante i cinque anni di Governo Berlusconi (Applausi del deputato Baldelli). Tutti devono sapere che il blocco delle assunzioni non ha aiutato la pubblica amministrazione e che se oggi si decide di non dare una risposta ai lavoratori precari, ciò significa contemporaneamente non dare una risposta ai cittadini, diminuire le prestazioni attualmente erogate agli stessi: dobbiamo sapere di cosa stiamo parlando! È quindi opportuno ritornare sulla questione, basandoci su dati più significativi, più concreti e più aderenti alla realtà.
Infine, ho sentito inoltre parlare molto di efficienza nella pubblica amministrazione; penso che vi sia la necessità di introdurre sistemi permanenti di valutazione, che tuttavia sappiano anche valorizzare professionalmente i lavoratori, poiché tali sistemi non possono essere considerati unicamente come strumenti punitivo. Allora, perché non ci chiediamo quali investimenti sono stati fatti nella pubblica amministrazione per arricchire professionalmente i dipendenti pubblici? Nessuno. E, comunque, quei pochi che sono stati effettuati sono risultati inadeguati, così come i finanziamenti previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro.
Infine, nell'annunciare il voto favorevole alla mozione Franceschini n. 1-00152, vorrei valorizzare il lavoro svolto dal sottosegretario e dal Governo, che hanno compiuto un'operazione significativa, a mio avviso, cercando di ricondurre questa discussione all'interno di un ragionamento positivo, rimuovendo anche alcuni aspetti ideologici che erano presenti e senza compierePag. 74l'errore di mettere in contrapposizione i deboli con coloro che sono altrettanto deboli.
Non siamo di fronte ad una distorta operazione del Governo, che vuole favorire una parte dei lavoratori deboli e precari contro i vincitori dei concorsi. Le norme previste dalla legge finanziaria permettono di affrontare questo tema nel suo insieme, dando una risposta complessiva, sia a chi lavora nella pubblica amministrazione ed ha un rapporto di lavoro precario, sia a chi ha sostenuto un concorso pubblico nella pubblica amministrazione ed ha delle legittime aspettative. Infatti, il nostro obiettivo finale è soltanto uno ed è anche nobile: coniugare i diritti dei lavoratori con i diritti dei cittadini, perché siamo convinti che dare una risposta positiva ai lavoratori e valorizzarli anche professionalmente, significa dare più diritti e più servizi ai cittadini e ciò, in un paese civile, è cosa buona e giusta. (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Saluto gli scolari della scuola elementare Santi Bivona di Menfi in provincia di Agrigento, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, noi, come gruppo, non abbiamo firmato né l'una né l'altra mozione, però ci sentiamo di esprimere voto favorevole su entrambe «senza se e senza ma», anche se riteniamo che si sarebbe potuto fare di più. Si sarebbe dovuto fare di più, perché è inutile piangere sul latte versato, è inutile fare proclami in quest'aula sull'uso e l'abuso di tipologie di lavoro: chi è al Governo deve predisporre normative tali da superare questo uso ed abuso.
Noi possiamo concordare su tutto, ma c'è un Governo non sufficientemente preparato a dare risposte concrete. Certo, il part-time è un istituto abusato; certo, il tempo determinato è un'anomalia tutta italiana che impedisce alle famiglie di poter «stabilizzare» i loro figli, nel senso di permettere loro di formare una nuova famiglia, uscire di casa, fare figli con tutti i relativi problemi, ma - vivaddio - ci vuole un Governo che si rimbocchi le maniche e che non faccia solo proclami, ma concretizzi la sua attività!
Guardate che chi non è stabilizzato piange sul serio! Voi siete abituati a piangere di tanto in tanto, alla fine dei vostri congressi, e vivaddio che avete capito che cosa sia il dolore. Ma guardate bene che questa gente piange tutti giorni (Applausi del deputato Baldelli), non solamente a borsa e a tasca piena, avendo occupato tutti i posti di potere. Si dice che si tratti di 300 mila persone, o forse di più. Vi ricordo che nella legge finanziaria, al comma 519, si stabilisce perfettamente che una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 513 è destinata alla stabilizzazione, a domanda, del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, e così via. La conoscete bene. Come ricordava una collega dell'UDC, non ci dobbiamo dimenticare (signor sottosegretario forse lei lo ha dimenticato) del Ministero della difesa (Applausi del deputato Baldelli), perché bisogna applicare il comma citato anche agli ufficiali, ai sottufficiali, ai soldati, ai marinai ed agli avieri in servizio a tempo determinato. Essi hanno prestato il proprio contributo anche in teatri pericolosi come le missioni all'estero, a rischio della vita, spesso offerta alla patria, e nulla hanno ottenuto dalla patria stessa se non ricoveri ospedalieri e funerali. Forse soltanto questi ultimi costituiscono una forma di stabilizzazione a tempo indeterminato. Non si può far finta di non ricordare che vi è anche del personale con le stellette. È necessario che le forze armate siano trattate come le pubbliche amministrazioni, gli enti locali, la scuola. È necessario rimboccarci veramente le maniche, cari colleghi, e passare alla stabilizzazione vera, che possa creare un'aspettativa di vita positiva per poter costruire una famiglia e permettere a questo Paese di svilupparsi.Pag. 75
Termino con una ulteriore considerazione. Ho già detto che voteremo entrambe le mozioni, anche se diamo loro un voto tra il 5 e il 6, perché bisognava fare e scrivere di più. Diamo una insufficienza netta e secca al sottosegretario e al Governo che rappresenta perché è stato veramente insufficiente in questo campo. Non dovete limitarvi ad esprimere parere favorevole sulle mozioni, ma dovete presentare delle leggi in grado di risolvere i problemi. Siamo stanchi di venire in questa Assemblea di lunedì a parlare di mozioni, di niente, di aria fritta. Vogliamo parlare di qualcosa di concreto. Se a voi della maggioranza, che avete pianto tanto in questo week-end, sta bene, a noi no.
Termino con un ultimo punto: stabilizzazione sì, ma tenendo presente che bisogna pensare anche alla meritocrazia. Non si può fare di ogni erba un fascio, bisogna salvaguardare e ricompensare queste professionalità. In sintesi, voglio dire alle organizzazioni sindacali di farsi da parte, perché in questo campo sono state la palla al piede per la stabilizzazione, il lavoro, il progresso. Molti lavoratori non ancora stabilizzati stanno piangendo, e un po' di responsabilità della loro situazione è dovuta, oltre che al Governo della nazione, anche alle organizzazioni sindacali, molto impreparate, le quali pensano più ad occupare il potere - anche politico, come vediamo tutti i giorni - che non ai problemi del lavoro. Soprattutto, esse tutelano alcune categorie di lavoratori e non il lavoro. Quando il 1o maggio, che è vicino, ci appresteremo a festeggiare il lavoro, ricordiamoci che è la festa soprattutto dei disoccupati, i quali sperano che qualcuno pensi a loro. Ma credo che questo Parlamento non sia preparato perché siamo qui, come ho già detto, a friggere dell'aria e non a concretizzare con vere disposizioni legislative il rilancio economico ed occupazionale di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bodega, al quale ricordo che ha a disposizione poco più di due minuti. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, intervenendo brevemente per assecondare la sua richiesta, dichiaro il voto favorevole del gruppo della Lega Nord sulla mozione Baldelli n. 1-00137
(Nuova formulazione). Prendo atto, con soddisfazione, che il Governo ha espresso parere favorevole sulla maggior parte dei capoversi del dispositivo, a differenza delle parti restanti, che invece potevano riassumere alcune riflessioni su una problematica così complessa. Chi può non essere d'accordo con l'affermazione che è necessario garantire una tranquillità sociale per il lavoratore e per la famiglia, in modo tale che si possa progettare e prospettare il futuro? Poc'anzi si è parlato dei giovani, che devono fondare e formare la famiglia, acquistare la casa ed avere un reddito sicuro. Siamo tutti d'accordo con l'onorevole Pagliarini, quando dice che troppi cittadini sono privi di tutela e troppi quei precari a cui non si consente di pianificare il futuro. Dobbiamo, tuttavia, evidenziare che vi sono alcune problematiche e carenze, nella pubblica amministrazione, nel personale che vi è impiegato e nell'efficacia della sua attività. Parliamoci chiaro: il blocco del turn over degli anni passati aveva l'obiettivo di contenere la spesa pubblica, che dilagava, e pertanto si interveniva anche sulle nuove assunzioni per favorire questo processo.
Dobbiamo ammettere che, strumentalmente, demagogicamente e retoricamente, oggi abbiamo parlato di cose che non esistono, di cui con molta precisione, invece, si è parlato in Commissione lavoro. Diciamo che abbiamo sollevato una questione: l'obiettivo non è favorire chi, a tutti i costi, deve rimanere nella pubblica amministrazione, quasi seguendo la logica per cui, per così dire, chi è dentro è dentro, e chi è fuori rimarrà fuori.
Pertanto, il nostro voto sarà favorevole sulla mozione Baldelli n. 1-00137
(Nuova formulazione) e contrario sulla mozione Franceschini n. 1-00152, le cui premessePag. 76generali auspicano, infatti, un'azione di Governo non adeguata ad un moderno paese quale l'Italia deve essere.
Ribadisco, quindi, il voto favorevole sulla mozione Baldelli n. 1-00137
(Nuova formulazione) (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa, al quale ricordo che ha a disposizione tre minuti. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, temo che l'eccellente collega Baldelli e gli altri colleghi dell'opposizione abbiano, con le più nobili intenzioni, fornito uno strumento per un ulteriore sviluppo di una politica demagogica, che c'è stata negli anni e che questo Governo si appresta a sviluppare con una norma della legge finanziaria, ovvero l'assunzione dei precari della pubblica amministrazione, senza tener conto, in primo luogo, degli alti numeri dei dipendenti della pubblica amministrazione e, in secondo luogo, della necessità di criteri di meritocrazia. Infatti, onorevole Baldelli, quello che è avvenuto è che il Governo, con grande generosità, si dichiara favorevole a tutti i dispositivi della sua mozione, salvo quello fondamentale, che è il primo, nel quale lei chiede giustamente l'adozione di criteri meritocratici.
Quindi, sostanzialmente, questa mozione, o l'insieme delle due mozioni, darà luogo a un'ulteriore deprecabile espansione, da un lato, del fenomeno del precariato e, dall'altro, dello scardinamento della pubblica amministrazione, che è cominciato con le cosiddette leggi Bassanini dieci anni fa e che, sfortunatamente, è continuato con la cosiddetta legge Frattini della maggioranza dell'epoca, ma che fa parte della logica più devastante che è presente nel campo del pubblico impiego in questo paese (applausi del deputato Baldelli).
Mi limiterò a votare a favore dei capoversi del dispositivo della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione) su cui il Governo ha espresso parere contrario; per il resto, mi asterrò giacché considero questa discussione non solo in generale demagogica, ma addirittura dannosa, perché consentirà al Governo di portare avanti una politica di assunzioni senza controllo nella pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in sede di dichiarazione di voto sulle due mozioni in esame, quella della Casa delle libertà, la n. 1-00137
(Nuova formulazione), di cui ho l'onore di essere primo firmatario, e quella presentata dai colleghi del centrosinistra, la n. 1-00152, a prima firma dell'onorevole Franceschini, desidero rivolgere un ringraziamento al sottosegretario Scanu sia per la sua presenza in Assemblea sia per la competenza con cui ha affrontato un argomento così importante sul quale oggi siamo chiamati a confrontarci. Il rappresentante del Governo ha dato, infatti, dimostrazione, seppur nelle difficoltà politiche presenti all'interno della maggioranza, nelle spaccature, negli equivoci e nelle diverse interpretazioni del concetto di precariato, sia in ambito privato sia in ambito pubblico, di onestà intellettuale, di disponibilità a confrontarsi, come Governo, su temi concreti e su nostri appunti, che abbiamo formulato in maniera chiara al Governo e che abbiamo voluto portare in quest'aula, consentendo al Parlamento di valutare e discutere serenamente su un tema, lo ripeto, particolarmente rilevante perché riguarda una platea che, anche se ancora non bene identificata, consta di svariate decine di migliaia di persone, di lavoratori, in particolar modo di giovani.
Credo che il centrosinistra avrebbe dovuto e potuto fare di più. Ho letto il testo della mozione unitaria del centrosinistra: francamente mi sembra che non aggiunga nulla a considerazioni ovvie, vale a dire che il Governo deve fare in modo di applicare la legge e di rispettare gli impegni che si è assunto. In realtà essa nonPag. 77dà, come invece una mozione dovrebbe, un indirizzo chiaro al Governo su come interpretare queste norme, che - mi permetta il rappresentante del Governo presente in aula una correzione non tanto formale quanto sostanziale - sono state sì approvate dalle Camere, ma non si può dire che il Parlamento abbia dato mandato al Governo di attuarle, perché tali norme sono state inserite come commi in un maxiemendamento che ne comprendeva millecinquecento, di cui il Parlamento non ha avuto, né nelle Commissioni - il presidente Pagliarini lo sa bene - né in Assemblea possibilità di discutere.
Credo che ci sia un problema di fondo, una spaccatura che nel centrosinistra percorre tutta la linea della politica sul lavoro pubblico e privato, e che essa emerga anche in quest'occasione. La genericità della mozione dell'onorevole Franceschini è tale e tanta da non permettere nemmeno allo strumento di indirizzo al Governo di dare degli orientamenti chiari.
Noi ci aspettiamo delle risposte, aspettiamo una direttiva. La preghiamo, signor sottosegretario, di riferirlo ad un ministro ormai sempre più latitante (il suo coraggio e la sua presenza in aula ci confortano): il ministro Nicolais che, per quello che ne sappiamo, da quello che leggiamo dai foglietti che stipula a margine della contrattazione con il sindacato dovrebbe essere ancora in carica. Non si può concordare tutto e soltanto con il sindacato! Dovremmo tutti rallegrarci, a partire dal presidente Pagliarini, ai membri della Commissione lavoro, ai colleghi di tutti i gruppi parlamentari, che finalmente abbiamo l'occasione per discutere in Parlamento di un provvedimento così importante.
Ci aspettiamo (ed è riportato anche nelle indicazioni sul monitoraggio) che il Parlamento sappia quali sono i contenuti delle direttive che il Governo non può continuare a concordare solo con il sindacato. Crediamo che gli amici, i colleghi del gruppo della Rosa nel Pugno abbiano evidenziato, con grande onestà intellettuale, i problemi che sono condivisi in ordine al funzionamento delle pubbliche amministrazioni e alle valutazioni dei pubblici dipendenti. Su ciò si devono dare risposte senza demagogia, con grande serenità, ma si deve cominciare subito. Crediamo che il ruolo dei dirigenti vada valorizzato: essi devono essere valutati per primi, ma poi il loro ruolo e la loro responsabilità dovrebbero consistere nel valutare gli impiegati pubblici e far funzionare la macchina organizzativa, come dice il collega Rocchi. Si dovrebbe cominciare con il responsabilizzare proprio i dirigenti perché non pensiamo, come il ministro Ferrero, che essi sono la causa ma la soluzione a questo problema.
Ci fa piacere che finalmente si sia chiarito che non si sta facendo la sanatoria dei portaborse (una mozione lo evidenzia) e ringrazio il Governo e quei tanti che si sono espressi a favore di questo punto. Ben venga questa occasione perché finalmente si riesce a capire che cosa sarà dei vincitori dei concorsi e degli idonei che da anni aspettano una risposta e che, grazie a questo processo di stabilizzazione, cominceranno ad avere delle risposte.
Abbiamo anche l'occasione di sapere che il Governo non «gonfierà» nuovamente i ruoli delle amministrazioni, ma valuterà le esigenze di organico. Un altro punto molto importante consiste nella possibilità di spendere sul mercato, a livello di curriculum e di competenza, le esperienze nel pubblico di quei lavoratori che, diceva giustamente il sottosegretario Scanu, non sono abusivi perché qualcuno li ha chiamati. Quindi, colleghi, cominciamo ad affrontare in maniera onesta questo messaggio: non sono abusivi, ma chi li ha chiamati, magari in violazione delle leggi, deve avere la responsabilità di aver violato il blocco del turn over. Non possiamo accettarlo.
Il blocco del turn over, cari colleghi del centrosinistra, nasce alla fine degli anni novanta, non l'ha inventato il Governo Berlusconi. E ringraziamo il blocco del turn over, perché le casse dello Stato non sono state svuotate e il nostro debito non si è raddoppiato. Il blocco del turn over è stato una norma di rigore virtuosa, non una norma di rigore viziosa. Chi ha utilizzatoPag. 78la flessibilità per arginare una norma prevista dalla legge finanziaria, ha commesso un errore, ha violato la legge e non ha favorito i precari, ma li ha messi in condizioni di difficoltà. Poiché non vogliamo combattere una guerra tra poveri, si deve fare chiarezza. Al ministro Nicolais chiedo di inviare anche a noi, oltre che ai sindacati, quella circolare dove finalmente si riesce a capire chi sono i veri precari; chi sono coloro che hanno una situazione difficile che si protrae da anni con contratti continuati e ripetuti nel pubblico impiego, e quelli che invece hanno solo un contratto, che sono a contratto da pochi mesi. Per esempio, la questione dei tre anni è retroattiva o vale per il futuro? Non ha senso sistemare qualcuno che ha un contratto dal 1o settembre.
Allora - lo dico ai colleghi Pagliarini, Rocchi e a quelli che dimostrano di avere una sensibilità maggiore che spesso il Governo disattende perché non ha risorse nei confronti di un certo precariato - cerchiamo di capire chi sono i veri precari e impediamo che questa situazione continui a verificarsi per non trovarci fra due o tre anni a discutere un'altra volta della sanatoria e dei precari. Evitiamo che questo accada. Approviamo delle norme rigorose e applichiamole. E relativamente ai punti per noi importanti - l'incentivazione degli straordinari e la flessibilità dei turni - su cui il Governo si è espresso negativamente, facciamo in modo che il precariato e la flessibilità all'esterno non siano un modo per «rattoppare» quegli spazi impediti dalla troppa rigidità nel pubblico impiego.
Il sindaco che vuole aprire gli uffici per più tempo o riesce a contrattare una maggiore flessibilità con il sindacato e con il personale o ricorre agli esterni. In tal senso il ruolo del sindacato diventa fondamentale. Mi rivolgo allora ai colleghi che sono vicini alla storia sindacale, una storia importante: cercate anche voi di influire su queste dinamiche per fare in modo che il sindacato rappresenti uno strumento di miglioramento del paese e non soltanto, in sede di contrattazione, una controparte che troppo spesso chiede di più in cambio di nulla.
Ci vuole onestà intellettuale per parlare di pubblico impiego, è un grande bagaglio che dobbiamo consegnare migliorato alle nuove generazioni. Ringrazio, a partire dai colleghi della Rosa nel Pugno, che hanno avuto onestà intellettuale, tutti coloro che hanno dato merito ai firmatari di questa mozione di aver sollevato un dibattito. A tutti coloro che sono intervenuti con onestà intellettuale e convinzione nelle proprie ragioni do altrettanto merito di una battaglia che, comunque vada, deve evolversi a beneficio di tutti, senza illudere persone che in qualche modo si trovate coinvolte in questo meccanismo. Sottosegretario Scanu, lo ricordi al ministro Nicolais: su questo punto abbiamo il dovere di pronunciare una parola chiara perché la politica non si può assumere la responsabilità di prendere in giro migliaia di cittadini, di giovani e di lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Farinone. Ne ha facoltà.
ENRICO FARINONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, tutti sappiamo che nell'ultima decennio il fenomeno del precariato nel mercato del lavoro italiano è divenuto via via sempre più significativo. Esso ha caratterizzato i diversi settori del mondo del lavoro così come le diverse tipologie di lavoratori manuali piuttosto che intellettuali.
È un fatto con il quale dobbiamo fare i conti e, come dirò fra un attimo, a me pare che il Governo abbia cominciato positivamente a porre in essere una serie di interventi finalizzati a diminuirne la portata e le dimensioni. È un'azione indispensabile per ridurre i gravi problemi che la precarietà del lavoro pone alle persone coinvolte e alle loro famiglie, in particolare ai giovani - lo abbiamo sottolineato con forza nel dibattito di poche ore fa - che rischiano di dover condurrePag. 79una vita precaria, avendo un lavoro precario, essendo impossibilitati ad acquistare un immobile, a formarsi una famiglia, ad avere dei figli.
L'indagine conoscitiva sul precariato, che sta avviandosi a conclusione nella XI Commissione, sta mostrandoci una realtà per la quale se l'utilizzo di forme di lavoro atipico e precario nel privato è legato prevalentemente a motivazioni di ordine organizzativo o di contenimento del costo del lavoro, nella pubblica amministrazione esso è strettamente collegato al blocco delle assunzioni. Ebbene, in questo secondo caso, si sta ragionando di lavoratori, i quali per lo più sono ritenuti necessari all'erogazione dei servizi che le pubbliche amministrazioni debbono ai cittadini. Stiamo, quindi, parlando di lavoratori che coprono vuoti di organico, cioè servizi che devono essere offerti in quantità e qualità ai cittadini, ossia lavoro che serve. Ora, la recente intesa sul lavoro pubblico e sulla riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni indirizzata ad una nuova qualità dei servizi e delle funzioni pubbliche si muove positivamente sulla strada del riconoscimento dei diritti di chi oggi lavora e non li vede ancora riconosciuti appieno e, al tempo stesso, dell'erogazione dei servizi di migliore qualità per i cittadini.
Nel riconfermare quanto già affermato dal memorandum sul lavoro pubblico dello scorso 18 gennaio, verranno intraprese azioni volte a riassorbire le forme di precariato che si sono determinate in questi anni di sostanziale blocco delle assunzioni a copertura di fabbisogni stabili. L'obiettivo chiaro e preciso è la scomparsa del precariato nella pubblica amministrazione nel corso di questa legislatura. A me sembra che questo sia un obiettivo importante che questa maggioranza si sta dando. Il lavoro flessibile, invece, potrà prevedersi in relazione a tipologia e limiti individuati nella contrattazione collettiva. Per quanto concerne il precariato attualmente presente, che, dobbiamo dirlo, si è sedimentato in modo disordinato con il trascorrere degli anni in un contesto di blocco delle assunzioni, verrà riassorbito mediante il ricorso a prove per quanti non siano già stati sottoposti a tali verifiche all'atto del primo ingresso nello svolgimento delle attività della pubblica amministrazione, secondo le modalità e le risorse previste dalla legge finanziaria per il 2007.
Ecco, cari colleghi, è stata proprio la prima legge finanziaria varata dall'Unione, così impegnativa e rigorosa, che, in coerenza con gli impegni del programma elettorale di valorizzazione del lavoro pubblico e della sua qualità e del superamento del precariato del lavoro che produce inevitabilmente precarietà nei servizi, ad introdurre le opportune ed indifferibili - a nostro avviso - disposizioni intese a stabilizzare il personale precario nella pubblica amministrazione. È infatti essenziale, ai fini di un positivo rapporto con i cittadini e con l'opinione pubblica di questo Paese, consentire alle amministrazioni di garantire continuità, efficienza ed efficacia ai servizi erogati. Occorrono ovviamente professionalità qualificate e stabili negli organici della pubblica amministrazione. Proprio per questo, la legge finanziaria ha istituito il Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici finalizzato alla realizzazione dei piani straordinari per l'assunzione a tempo indeterminato di personale già assunto, utilizzato attraverso tipologie contrattuali non a tempo indeterminato. Tutto ciò è stato fatto, ponendo criteri che fissano i requisiti dei soggetti interessati alla stabilizzazione, nonché le relative modalità di selezione ed inoltre, vale la pena di ricordarlo, disponendo il divieto, per le amministrazioni destinatarie delle risorse, di ricorrere a nuovi rapporti di lavoro precario nei cinque anni successivi all'attribuzione delle procedure di stabilizzazione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,35)
ENRICO FARINONE. È evidente infatti che, se l'obiettivo ultimo è la «precarietà zero», questo processo di stabilizzazione eccezionale dovrà essere conclusivo e non dovrà essere ripetuto, né dovranno crearsiPag. 80le condizioni per renderne necessaria la reiterazione, collega Baldelli. Questo è un percorso di stabilizzazione, non è una sanatoria. Questa maggioranza, quindi, non è rimasta ferma di fronte ad un problema di tale rilevanza per i lavoratori, ma anche per i cittadini nel loro insieme in quanto utenti impegnando ora il Governo: ad adottare con la maggiore rapidità possibile i provvedimenti attuativi delle disposizioni previste nella legge finanziaria per il 2007; a monitorare lo stato di attuazione delle misure di stabilizzazione del lavoro precario nelle diverse pubbliche amministrazioni; ad adottare prontamente il decreto del Presidente del Consiglio relativo ai criteri e alle procedure per l'assegnazione delle risorse del Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici; a prendere in considerazione nel prossimo futuro la posizione dei dirigenti medici del servizio sanitario nazionale, ferme restando le necessarie intese Stato-regioni; e a tenere costantemente informato il Parlamento.
Dichiaro dunque il voto favorevole del gruppo de l'Ulivo alla mozione Franceschini ed altri.
Ebbene, cari colleghi, alla vigilia del 1o maggio, tengo a sottolineare che per noi dell'Ulivo i lavoratori, tutti i lavoratori sono una risorsa per il Paese, non un problema. Questa è la filosofia che ci muove e questa è la filosofia che ci muoverà (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Farinone.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), nel senso di votare separatamente la premessa e ciascuno dei capoversi della parte dispositiva. Ricordo che il Governo ha espresso parere contrario sulla premessa e sul primo, quinto e sesto capoverso del dispositivo ed ha espresso parere favorevole sui restanti capoversi.
Avverto altresì che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 422
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 238).
Prendo atto che la deputata Goisis non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 423
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione),Pag. 81limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 420
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato sì 410
Hanno votato no 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 427
Astenuti 5
Maggioranza 214
Hanno votato sì 422
Hanno votato no 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione), limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 431
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato sì 422
Hanno votato no 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione), limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 430
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione), limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 428
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 242).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione), limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 82
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 379
Astenuti 37
Maggioranza 190
Hanno votato sì 375
Hanno votato no 4).
Prendo atto che i deputati Goisis e Satta non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137
(Nuova formulazione), limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 379
Astenuti 51
Maggioranza 190
Hanno votato sì 374
Hanno votato no 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n.1-00152, nel testo corretto, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 425
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 179).
Seguito della discussione della proposta di legge: Capezzone ed altri: Modifiche alla normativa sullo sportello unico per le imprese e in materia di dichiarazione di inizio attività (A.C. 1428-A); e dell'abbinata proposta di legge Allasia ed altri (A.C. 1543) (ore 17,43).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Capezzone ed altri: Modifiche alla normativa sullo sportello unico per le imprese e in materia di dichiarazione di inizio attività; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa dei deputati Allasia ed altri.
Ricordo che nella seduta del 16 aprile 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame degli articoli - A.C. 1428-A ed abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 1428 sezioni 1 e 2), che sono distribuiti in fotocopia. A tale riguardo avverto che, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, il parere della Commissione bilancio è favorevole sugli emendamenti 1.100, 1.104 e 1.105 della Commissione a condizione che, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, siano approvate tre distinte condizioni.
A tal fine, la Commissione ha adottato tre subemendamenti volti a recepire tali condizioni. I relativi testi sono in distribuzione.
Avverto altresì che la Commissione ha presentato ulteriori subemendamenti, i cui testi sono in distribuzione, ed ha ritirato il proprio emendamento 3.100.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1428-A ed abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1428 sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sui subemendamenti Tomaselli 0.1.100.6, Zanetta 0.1.100.14, Tomaselli 0.1.100.7 e Provera 0.1.100.1, mentre il parere è contrario sul subemendamento Formisano 0.1.100.11.
Il parere è altresì contrario sui subemendamenti Gioacchino Alfano 0.1.100.12, Contento 0.1.100.15, e Provera 0.1.100.2 e 0.1.100.3. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.1.100.21, riferito al comma 9 dell'emendamento 1.100 della Commissione, con il quale si sopprimono le parole: «ridotti della metà per i profili di procedimento attivati dalla presentazione della dichiarazione di conformità».
La Commissione esprime ancora parere contrario sul subemendamento Gioacchino Alfano 0.1.100.13, mentre il parere è favorevole sul subemendamento Provera 0.1.100.4. La Commissione formula un invito al ritiro del subemendamento Tomaselli 0.1.100.8 ed esprime un parere contrario sul subemendamento Provera 0.1.100.5.
Raccomanda quindi l'approvazione del suo subemendamento 0.1.100.20 riferito al comma 13 dell'emendamento 1.100 della Commissione, con il quale si sopprimono le parole: «e di certificazione di prevenzione incendi».
La Commissione esprime parere contrario sugli identici subemendamenti Tomaselli 0.1.100.9 e Contento 0.1.100.16, nonché sui subemendamenti Tomaselli 0.1.100.10 e Contento 0.1.100.17.
La Commissione raccomanda infine l'approvazione del suo emendamento 1.100. Di conseguenza, gli emendamenti da Lazzari 1.53, a pagina 10 del fascicolo, a La Loggia 1.62, a fine pagina 14, sono di fatto da considerarsi preclusi dall'emendamento presentato dalla Commissione.
PRESIDENTE. Onorevole Capezzone, le chiedo scusa, lei ha parlato di emendamenti preclusi; immagino però che, in caso di mancata approvazione, il parere sarebbe contrario...
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Certo, è naturale.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Brugger 1.51 e degli identici emendamenti Boato 1.50 e Betta 1.65, perché la materia sarà ripresa successivamente.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, proponendo tuttavia la riformulazione del subemendamento Zanetta 0.1.100.14, nel senso di eliminare le ultime parole «costituenti gli allegati tecnico-progettuali».
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Tomaselli 0.1.100.6, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 403
Maggioranza 202
Hanno votato sì 403).
Prendo atto che il deputato Misiti non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Pag. 84PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,50)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Zanetta 0.1.100.14, sul quale la Commissione ha espresso parere favorevole, mentre il Governo ha chiesto una riformulazione. Chiedo all'onorevole Zanetta se acceda alla riformulazione proposta.
VALTER ZANETTA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e ringrazio anche la Commissione e il Governo per aver accolto il mio subemendamento, che rientra nella finalità di questa proposta di legge, che è quella di agevolare le proposizioni delle attività produttive, tentando soprattutto di accelerare gli iter in riferimento, ad esempio, alla presentazione della domanda per via telematica.
Il mio subemendamento tende anche a ridurre le copie cartacee che vengono presentate in misura eccessiva e che vanno poi a riempire gli archivi. In ragione di ciò, quando si dice di limitare a quattro le copie cartacee presentate sia per elaborati tecnici che per la domanda, credo che raggiungiamo un obiettivo compreso nella finalità di questa proposta di legge. Quindi, un grazie al Governo e un grazie alla Commissione, che ha accolto il senso del mio subemendamento.
PRESIDENTE. Prendo atto che la Commissione conferma il suo parere favorevole sul subemendamento Zanetta 0.1.100.14., nel testo riformulato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zanetta 0.1.100.14 nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 409
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato sì 408
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Tomaselli 0.1.100.7, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato sì 405
Hanno votato no 1).
Prendo atto che le deputate Pelino e Mistrello Destro non sono riuscite ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Di Cagno Abbrescia non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento Formisano 0.1.100.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ho ascoltato il parere della Commissione e del Governo sul mio subemendamento, che sostanzialmente è un parere contrario. Mi permetto di ritornare sul tema in discussione, sperando che il sottosegretario Bubbico mi ascolti con particolare attenzione e colga il significato di questo subemendamento. In Italia abbiamo oltre 8 mila comuni, se non ricordo male. Di questi 8 mila comuni, 5 milaPag. 85hanno già attivato lo sportello unico, gli altri non sono stati messi nelle condizioni di farlo per vari ordini di motivi.
In Commissione, signor Presidente abbiamo più volte ascoltato anche il presidente dell'ANCI, i rappresentanti delle associazioni dei consorzi industriali. Per comprendere lo spirito e la ratio di questo subemendamento, immaginiamo un cittadino all'indomani della notizia appresa sulla stampa della approvazione di questa legge, alla quale credo tutti abbiamo dato il nostro contributo. Vedrete che sono stati presentati emendamenti della Commissione e che c'è sostanzialmente una coralità di intenti sullo spirito di questo provvedimento.
Vorrei sottolineare un aspetto importante: molte volte in quest'aula si parla di opposizione tanto per fare opposizione; credo che questo sia uno degli esempi più esaltanti di come si può lavorare insieme da posizioni completamente diverse se l'obiettivo che si vuole raggiungere è di grande respiro, sul quale tutti siamo intenzionati a dare un contributo. Questa proposta di legge vuole andare incontro al cittadino che intende diventare imprenditore - se non lo è già - o vuole aprire un'altra struttura ed eliminare tutte quelle pastoie burocratiche che mal si coniugano con lo spirito imprenditoriale, che esige una risposta in tempi certi, poiché ricevere una risposta domani sarebbe già tardi. Abbiamo presentato questo subemendamento perché vogliamo dare al provvedimento anche una sostanza di merito importante. Sappiamo perfettamente quali sono le difficoltà che vivono i comuni oggi - e in questa proposta di legge noi parliamo anche di consorzi di comuni - per le esigue risorse che hanno a disposizione.
Prima parlavamo di precariato: quanti comuni sono stati costretti a ricorrere ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa per sopperire alla carenza del personale che magari era andato in pensione! Allora io chiedo che mi si spieghi come si fa a coniugare la necessità di raccogliere nello stesso luogo, anche fisico, diciamo nello stesso ufficio, con personale qualificato, tutta quella serie di uffici che dovrebbe visitare - per essere buoni - l'imprenditore che vuole aprire un'impresa.
Immagino quante attese avranno gli imprenditori il giorno successivo a quello in cui i giornali daranno notizia dell'approvazione della proposta di legge in esame: spereranno di rivolgersi ad un comune e di trovare subito lo sportello unico per velocizzare, per lo meno adeguandoci ai tempi europei, per non parlare poi di altri tempi, la fase di inizio di un'attività imprenditoriale. Questo non potrà avvenire in molti casi, perché molti comuni e molti consorzi di comuni non hanno le risorse idonee ed adeguate per aprire tali uffici.
Vorrei richiamare l'attenzione su una questione che ritengo importante. Abbiamo sentito parlare più volte di un «tesoretto»: perché non pensare di destinarne una quota all'incentivazione dei comuni che aprono gli sportelli? Alla fine tutto ritorna alla creazione di posti di lavoro, perché apriamo nuove aziende, si incrementa il lavoro per gli imprenditori e per i giovani che aspettano un posto di lavoro; ecco, io mi permetto sommessamente di chiedere al sottosegretario di rivedere il parere espresso sul nostro subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, ritorno su un argomento che è estremamente delicato anche perché riguarda un testo di legge ampiamente condiviso; infatti, molti degli emendamenti che ogni formazione politica ha voluto presentare per l'esame in Commissione, e poi anche in Assemblea, mettono in risalto una condivisione di fondo relativa alle risorse finanziarie. Le esigenze e le necessità che, anche recentemente, il presidente dell'ANCI ha riproposto in un incontro tenutosi a Milano (è stata predisposta una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri competenti), mi portano a dire quanto opportunoPag. 86sia fare un'ulteriore riflessione su cosa significhi avere strumenti adeguati per un testo come quello al nostro esame.
Quindi, chiediamo una rivalutazione da parte del Governo o (rispetto a quello che noi possiamo immaginare, laddove non ci potesse essere un ripensamento da parte del Governo), di accettare un ordine del giorno che impegni ad individuare, soprattutto con riferimento a quella gran parte di comunità locali che sono al di sotto dei 5 mila abitanti (quindi con quello che significa la cosiddetta gestione associata, l'unione di comuni), le risorse necessarie a esercitare competenze e funzioni adeguate ad un simile disegno. Si tratta di fare una riflessione andando al di là di alcune aree geografiche che vengono identificate nel testo del subemendamento, anche perché la misura non ha rilievo soltanto in una parte dell'area geografica del Sud ma, direi, complessivamente, nell'intero paese.
Quindi, rivolgiamo al sottosegretario Bubbico l'invito a valutare positivamente le nostre precedenti considerazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che su questo tema noi, come Lega, abbiamo una posizione diversa, nel senso che, pur condividendo l'impostazione generale della prima parte del subemendamento Formisano 0.1.100.11, nella quale si va a stabilire un meccanismo di incentivazione attraverso un sistema di contribuzione ai comuni, siamo sempre a favore di tutto ciò che dallo Stato centrale viene a beneficio della periferia, soprattutto delle piccole comunità e piccole località, in particolare di quelle di montagna.
Non possiamo invece condividere un meccanismo che aumenti il sistema di contribuzione qualora si tratti di comuni ricadenti nelle aree obiettivo 1 o 2, perché diversamente si creerebbero delle discriminazioni; non è in alcun modo dimostrato che amministrazioni pubbliche - di ciò infatti stiamo parlando - che non ricadono in aree di crisi o svantaggiate abbiano situazioni di cassa migliori rispetto a quelle lì ricomprese. Non è così, ed è facile dimostrarlo. Dunque, con questo meccanismo si potrebbe creare una sperequazione che assolutamente non è in linea con i nostri principi. Infatti, siamo fermi sul fatto che servano più risorse agli enti locali, e siano altresì fermi sul principio che la distribuzione di queste risorse venga effettuata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Per questo motivo ci asterremo.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Vorrei preliminarmente ricordare che questo provvedimento mira a definire modalità e procedure più precise e più nette per avviare un'attività produttiva nel nostro paese. Ovviamente, tali procedure e lo snellimento delle stesse individua nello sportello unico uno snodo fondamentale. Tuttavia, tale istituto è disciplinato da altra disposizione, come viene ricordato nello stesso emendamento proposto dall'onorevole Formisano. Credo che la questione meriti attenzione, ma non attraverso una formulazione che renda strutturato un intervento che deve essere invece restituito ad una modalità organizzativa propria degli enti locali. Infatti, lo sportello unico ha come finalità, da una parte, la definizione di un front office unico per i cittadini e per le imprese e, dall'altra, una modalità organizzativa delle strutture amministrative degli enti locali che risponda a criteri di efficienza e di efficacia (e, quindi, costi meno). Tuttavia, trattandosi di processi fortemente innovativi e in talune parti del paese ancora disattesi, si pone un problema di incentivazione o di sostegno, affinché le amministrazioni siano indotte ad organizzare le proprie attività amministrative in coerenza con i principi fissati dal decreto legislativoPag. 87n. 112 del 1998, e richiamati da questo disegno di legge, per quanto utili a sveltire le operazioni di avvio delle attività produttive. Per questo motivo, l'emendamento non può essere accolto; pertanto, confermiamo l'orientamento già annunciato. Tuttavia, la questione politica posta e la rilevanza amministrativa non possono essere eluse né disconosciute.
Quindi, il Governo si dichiara disponibile ad esprimere parere positivo su un ordine del giorno che impegni le istituzioni nell'ambito delle responsabilità ad esse attribuite per sostenere un processo di implementazione uniforme ed efficiente della modalità definita come sportello unico, al fine di rendere esigibili quei diritti definiti con questo disegno di legge; ovviamente, le modalità di incentivazione potranno riguardare le strumentazioni di natura amministrativa che i vari programmi mettono sicuramente a disposizione delle amministrazioni titolari delle rispettive competenze.
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Alla luce delle considerazioni del sottosegretario Bubbico, ritiro l'emendamento e presenterò un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.100.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 409
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato sì 407
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gioacchino Alfano 0.1.100.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 418
Astenuti 3
Maggioranza 210
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 229).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo al subemendamento Contento 0.1.100.15
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo di dover segnalare una situazione abbastanza singolare. Nessuno nega che sia importante velocizzare i procedimenti, soprattutto allorché siano perfettamente coerenti, ad esempio, con la programmazione urbanistica. È la prima volta che in una disposizione di legge fa capolino una norma abbastanza singolare. La disposizione di cui al comma 8, infatti, prevede che qualora risulti che il progetto di impianto produttivo, sebbene conforme alla vigente disciplina ambientale, sanitaria e di tutela dei beni culturali, contrasti con lo strumento urbanistico e lo stesso strumento non individui aree destinate all'insediamento di impianti produttivi o individui aree insufficienti o inutilizzabili, il responsabile dello sportello unico convoca immediatamente la conferenza deiPag. 88servizi e, con una procedura abbastanza complessa - che prevede il voto della conferenza e l'obbligo di convocazione del consiglio comunale per l'eventuale deliberazione di una variante urbanistica - si può sostanzialmente superare la previsione di piano.
Comprendo il motivo che ha indotto la Commissione a presentare l'emendamento, probabilmente correlato al fatto che in molti comuni la previsione urbanistica non venga realizzata e spesso sia di ostacolo proprio allo sviluppo produttivo. Tuttavia, il fatto che si arrivi a formalizzare un obbligo per la pubblica amministrazione di intervenire anche quando c'è un palese contrasto con il piano urbanistico, mi sembra contrasti con i principi di efficienza e di trasparenza cui dovrebbe essere tenuta la pubblica amministrazione.
A nostro avviso, il procedimento deve essere celere prima di tutto nei confronti di chi risponde ai requisiti di legge. Non ci può essere un procedimento dedicato e addirittura accelerato per chi propone una richiesta di insediamento che addirittura contrasti con la previsione dello strumento urbanistico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento n. 0.1.100.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 403
Astenuti 16
Maggioranza 202
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 241).
Prendo atto che i deputati Buontempo e Formisano non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento Provera 0.1.100.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Prendo atto della disattenzione del mio gruppo grazie. In ogni caso, il subemendamento in esame si basa su una serie di considerazioni che già sono state svolte. Se il progetto di impianto produttivo contrasta con lo strumento urbanistico, e non vi sono altre aree idonee ad accoglierlo, proponiamo quantomeno che la conferenza dei servizi, che ha potere deliberativo e che di fatto influenza in modo molto forte il consiglio comunale, abbia almeno i tempi per istruire la pratica. Proponiamo che la convocazione della conferenza dei servizi segua gli accertamenti e l'istruttoria effettiva. Non è un modo per allungare i tempi, bensì per fornire alla conferenza gli strumenti idonei per assumere una decisione rilevante, anche in relazione con il successivo articolo 1-ter. Pertanto invitiamo a votare a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.100.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 413
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 209).
Prendo atto che i deputati Buontempo e Rusconi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Pag. 89Passiamo alla votazione del subemendamento Provera 0.1.100.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Anche questo subemendamento tende non solo a compiere un'operazione di allungamento surrettizio dei tempi, ma anche a fornire i tempi utili per l'approfondimento dei problemi. Ci rendiamo infatti conto che il fine del testo in esame è quello di snellire; ma snellire non vuol dire eliminare i tempi tecnici perchè, quanto meno in sede di sportello unico, si possa approfondire la materia ed agire conseguentemente (se del caso, anche con la convocazione di una conferenza di servizi). Trenta giorni, invero, sono molto pochi, ed è per questo che proponiamo l'allungamento almeno a sessanta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.100.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 416
Maggioranza 209
Hanno votato sì 94
Hanno votato no 322).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.100.21 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 417
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato sì 404
Hanno votato no 13).
Passiamo alla votazione del subemendamento Gioacchino Alfano 0.1.100.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Il presente subemendamento va ad inserirsi in quella parte dell'emendamento della Commissione che regola la possibilità di presentare le richieste per l'attività di impresa per via telematica. Siamo d'accordo con tale potenzialità; occorre però mettere in evidenza il caso dei comuni che non hanno attivato gli strumenti telematici necessari, il che rende indispensabile la presentazione della richiesta in formato cartaceo. Il contenuto del subemendamento è dunque estremamente chiaro: come possono cittadini, imprenditori e professionisti conoscere quali sono i comuni che non hanno attivato le procedure telematiche? Poiché il Ministero dell'interno effettua il censimento dei comuni, basterebbe obbligarlo ad aggiungere, nell'anagrafica di ciascuno, una sezione in cui mettere in evidenza se un determinato comune ha attivato o meno le procedure telematiche necessarie per le richieste. Ciò per andare incontro alla semplificazione; altrimenti, è imbarazzante per i soggetti interessati dover sapere dai comuni se essi sono in condizione di ricevere la richiesta telematica.
Non credo dunque che questa modifica possa essere difficile da accogliere, poiché si tratta semplicemente di un invito al Ministero dell'interno ad aggiungere, nei dati relativi ad ogni comune che esso già possiede, una casella che mette in condizione il contribuente, l'esercente, l'imprenditore o il professionista di sapere se quel comune è legittimato ad utilizzare le procedurePag. 90telematiche. Infatti, non si tratta di una facoltà: se un comune ha attivato il sistema di ricezione telematica, è obbligatorio presentare la domanda con tale procedura. Quindi, occorre permettere a chi vuol sapere se deve produrre una richiesta in modo telematico o cartaceo, di farlo semplicemente andando sul sito del Ministero ed attingendo dallo stesso l'informazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gioacchino Alfano 0.1.100.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 246).
Prendo atto che i deputati Rossi e Viola non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.100.4, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 406
Astenuti 10
Maggioranza 204
Hanno votato sì 371
Hanno votato no 35).
Passiamo al subemendamento Tomaselli 0.1.100.8.
Prendo atto che i presentatori lo ritirano.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.100.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 416
Astenuti 4
Maggioranza 209
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 294).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.100.20 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 347
Hanno votato no 72).
Prendo atto che il subemendamento Tomaselli 0.1.100.9 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione del subemendamento Contento 0.1.100.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, l'intento del legislatore in questo caso è quello di consentire, attraverso laPag. 91dichiarazione di conformità del professionista, di rendere più celere l'iter procedimentale.
La questione però è abbastanza complessa, poiché la dichiarazione di conformità da parte del professionista deve essere tale (non perché riguarda le materie in questione) da non comportare valutazioni di carattere discrezionale. Anche in questo caso, sotto il profilo della finalità della norma, è abbastanza intuitivo capire che il tentativo era quello di evitare che, attraverso la certificazione del professionista, si superassero quelle valutazioni che sono poste all'attenzione dell'amministrazione sotto il profilo tecnico.
Tuttavia, questa formulazione, a nostro giudizio, rischia di avere dei difetti molto evidenti, intanto perché è molto complesso anche per i professionisti sapere in quali campi le valutazioni siano discrezionali o meno, per cui sarebbe forse stato più coerente indicare o individuare, magari demandando tale compito ai regolamenti, quali fossero le valutazioni discrezionali, perché diversamente le ipotesi sono due: o il professionista certifica, invadendo anche il campo della discrezionalità della pubblica amministrazione, e chiaramente ciò metterà a dura prova gli uffici amministrativi che dovranno intervenire di conseguenza, oppure il professionista si troverà in difficoltà nell'individuare in quali casi la sua autocertificazione sarà determinante per l'avvio dell'impianto o dell'impresa.
Ci sembrava corretto segnalarlo, perché questo tema rischia di avere effetti negativi proprio sotto il profilo di quella accelerazione che il provvedimento si pone come obiettivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.1.100.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 412
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 348).
Prendo atto che il subemendamento Tomaselli 0.1.100.10 è stato ritirato dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.1.100.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 413
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato sì 54
Hanno votato no 359).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Avverto che dall'eventuale approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione discenderà la preclusione di tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1, nonché la votazione dell'articolo medesimo, fatta eccezione per gli emendamenti Brugger 1.51 e gli identici emendamenti Boato 1.50 e Betta 1.65 che possono essere posti in votazione come articoli aggiuntivi, qualora i presentatori ne facciano richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei puntualizzare alcuni aspetti su cui proviamo un certo imbarazzo in questa fase. Abbiamo scelto con responsabilità diPag. 92seguire l'andamento dei lavori, con la celerità che sta contraddistinguendo questa discussione e l'esame di questo provvedimento, anche perché siamo, per così dire, corresponsabili della stesura del documento iniziale.
Non a caso, la proposta di legge Capezzone è stata abbinata ad un testo che porta, insieme a quello dei colleghi Allasia e Pini, il mio nome e abbiamo sostanzialmente condiviso la ratio fin dall'inizio di questa norma, pur mantenendo però alcuni necessari distinguo.
Ad esempio, abbiamo constatato, anche su precedenti emendamenti, che sono state assunte posizioni che possono apparire contraddittorie, ma ci sono elementi che creano in noi un po' di allarme.
Comprendiamo le esigenze politiche della maggioranza, che ha avuto la necessità di fare quadrato intorno a questo provvedimento e di trasfondere tutto ciò che era contenuto nell'atto Camera n. 2272, ossia tutto ciò che riguardava lo sportello unico e che era già stato oggetto di un provvedimento presentato dal Governo attualmente all'esame della competente Commissione. Abbiamo compreso l'imbarazzo che può aver provato personalmente il presidente della Commissione, che è anche relatore del provvedimento, nel doversi districare tra un testo presentato all'Assemblea e un testo di cui discutere in Commissione all'interno di un provvedimento diverso. Capisco quindi che il testo iniziale sia stato, ad un certo punto, preso e, con il meccanismo del «copia e incolla» o quasi, stravolto ed inserito all'interno del maxiemendamento, ma devono essere evidenziate le nostre perplessità, ad esempio, in merito al comma 8. Noi abbiamo scelto di condividere il percorso intrapreso, ma lo facevamo nel momento in cui tutto ciò che si discuteva era sostanzialmente conforme al testo che avevamo presentato.
Finché si parla e si discute di sfumature va tutto bene, ma quando si arriva, come nel caso del comma 8, a violare sostanzialmente le prerogative degli enti locali - di ciò stiamo discutendo - imponendo un meccanismo perentorio nell'ambito del quale si toglie sovranità agli enti locali e si stabilisce un meccanismo attraverso il quale, laddove non esistano destinazioni urbanistiche idonee a ricevere un'attività produttiva e qualora queste ultime siano state oggetto della conferenza di servizi preliminare ed il comune si deve adeguare a quanto disposto dalla conferenza di servizi, sostanzialmente violando il principio della autonomia dell'ente locale, allora ci troviamo un po' in difficoltà.
Lo affermo perché potrebbe apparire, come ho detto all'inizio del mio intervento, un po' contraddittorio il nostro atteggiamento in questo momento: stiamo per votare questo maxiemendamento della Commissione, che presenta alcune zone d'ombra che riteniamo non essere state oggetto di un'articolata discussione, tale da fugare i nostri dubbi.
Lo ripeto: noi condividiamo lo spirito che sta animando il dibattito e capiamo che tutti abbiano un po' di fretta, considerando soprattutto l'irritualità della convocazione odierna in un periodo di festività, ma non possiamo dimenticare che stiamo varando provvedimenti che avranno ripercussioni importanti sulla vita dei cittadini, ma soprattutto sul funzionamento delle amministrazioni pubbliche.
Allora, non so quanti in quest'aula si siano prodigati a leggere il comma 8 del maxiemendamento e quanti di costoro abbiano le idee chiare sugli effetti pratici di questo tipo di impostazione.
Non è detto che un'azienda abbia tutte le carte in regola per poter svolgere un attività sul territorio...
PRESIDENTE. Deputato Fava...
GIOVANNI FAVA. ...dal punto di vista ambientale, dal punto di vista normativo, non è detto che possa in qualche modo decidere, di fatto, una variante urbanistica, perché di ciò stiamo parlando.
Infatti, se in virtù della conferenza di servizi mi è stata data ragione - questa è la ratio - perché la maggioranza, ai sensi della legge n. 241 del 1990, decide che si possono realizzare alcuni insediamenti in una certa area, è il comune che ne devePag. 93prendere atto ed è il comune stesso che deve adeguare il proprio strumento urbanistico: mi sembra che ciò sia un meccanismo che viola i principi fondamentali di autonomia degli enti locali.
Auspico pertanto un ripensamento; in caso contrario, poiché non abbiamo ancora votato, annuncio che il nostro voto sarà contrario sull'articolo e mi dispiace perché lo spirito che ci aveva animato fino a questo punto è stato sicuramente diverso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, come subemendato, interamente sostitutivo dell'articolo 1, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 406
Astenuti 7
Maggioranza 204
Hanno votato sì 384
Hanno votato no 22).
Ricordo che, per effetto dell'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione, deriva la preclusione di tutte le successive proposte emendative riferite all'articolo 1, eccezion fatta per gli emendamenti Brugger 1.51 e per gli identici emendamenti Boato 1.50 e Betta 1.65, che possono essere riformulati come articoli aggiuntivi, qualora i presentatori lo ritengano opportuno.
Nel merito vi è un invito al ritiro. La Presidenza tecnicamente fa sapere che, se gli emendamenti non sono riformulati come articoli aggiuntivi, non vi è neanche bisogno di ritirarli perché decadono.
Chiedo pertanto all'onorevole Brugger se insista per la votazione del suo emendamento 1.51.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, non intendo riformulare il mio emendamento, anche perché il suo contenuto viene ripreso nell'articolo aggiuntivo 1.015 della Commissione, che andrà poi riformulato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Boato non insiste per la votazione del suo emendamento 1.50.
Chiedo all'onorevole Betta se insiste per la votazione del suo emendamento 1.65, identico all'emendamento Boato 1.50.
MAURO BETTA. Signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Betta.
Sull'ordine dei lavori (ore 18,25).
PEPPE DE CRISTOFARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PEPPE DE CRISTOFARO. Signor Presidente, intervengo brevemente per segnalare all'Assemblea e alla Presidenza, che spero se ne faccia carico anche presso il Governo, un episodio molto grave che pare sia accaduto pochi minuti fa a Gragnano, città della provincia napoletana. Anche se le notizie sono ancora frammentarie, sembra che sia esplosa una fabbrica, peraltro illegale, di fuochi d'artificio e che a seguito di tale incidente vi siano tre morti e una ventina di feriti, alcuni dei quali molto gravi. Si rischia un'ennesima vera e propria strage sul luogo di lavoro. Mi pare che si tratti di un fatto clamoroso e chiedo alla Presidenza di farsi carico subito presso il Governo affinché fornisca maggiori notizie e riferisca in Assemblea, anche in proposito ad eventuali strumenti immediati che intende adottare davanti a un fatto così drammatico e così clamoroso.
Pag. 94PRESIDENTE. La Presidenza si farà immediatamente carico di riferire al Presidente della Camera perché interessi il Governo.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame articolo 1 - A.C. 1428-A ed abbinata)
PRESIDENTE. Chiedo al relatore e al Governo di esprimere il parere sugli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 1 e ai subemendamenti ad essi riferiti.
DANIELE CAPEZZONE. Relatore. Signor Presidente, ricordato che i presentatori hanno ritirato il subemendamento Tomaselli 0.1.010.3, la Commissione esprime parere contrario sui subemendamenti Provera 0.1.010.1 e 0.1.010.2., mentre raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 1.010.
Per quanto riguarda il subemendamento Contento 0.1.011.7, la Commissione ne chiede la votazione per parti separate. Infatti, sulla prima parte esprime parere favorevole, mentre sulla seconda parte esprime parere contrario. La Commissione esprime inoltre parere contrario sui subemendamenti Zanetta 0.1.011.4 e 0.1.011.5, Contento 0.1.011.8, Provera 0.1.011.1, Contento 0.1.011.9, Provera 0.1.011.2 e 0.1.011.3 e Zanetta 0.1.011.6, mentre raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 1.011.
La Commissione esprime poi parere contrario sul subemendamento Contento 0.1.012.2, mentre esprime parere favorevole sul subemendamento Provera 0.1.012.1 e raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 1.012.
La Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Gioacchino Alfano 0.1.013.1.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 1.013 ed esprime parere favorevole sul subemendamento Contento 0.1.014.1. Raccomanda, altresì, l'approvazione del subemendamento della Commissione 0.1.014.20 che recita: «All'articolo aggiuntivo 1.014 della Commissione, comma 4, primo periodo, aggiungere, infine, le parole: al quale l'amministrazione interessata fa fronte nell'ambito delle disponibilità iscritte a bilancio, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
La Commissione, inoltre raccomanda l'approvazione degli articoli aggiuntivi della Commissione 1.014 e 1.015 ed esprime parere contrario sul subemendamento Contento 0.1.015.1. Raccomanda altresì l'approvazione dei seguenti subemendamenti della Commissione: 0.1.015.20, che recita: «All'articolo aggiuntivo 1.015 della Commissione, comma 2, secondo periodo, dopo le parole: e successive modificazioni, aggiungere le seguenti: ad eccezione dell'articolo 10»; e 0.1.015.21, che recita: «All'articolo aggiuntivo 1.015 della Commissione, comma 3, secondo periodo, aggiungere infine le parole: anche con riferimento all'articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3».
La Commissione infine invita i presentatori a ritirare l'articolo aggiuntivo Zanetta 1.016.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, preannuncio la presentazione di un subemendamento riferito all'articolo aggiuntivo 1.015 della Commissione, che aggiunge un quinto comma, con il quale si conferisce delega al Governo per definire le modalità attraverso le quali armonizzare le norme anche con il codice dell'amministrazione digitale. Per il resto, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Sta bene: verrà sottoposto all'esame della commissione bilancio e del Comitato dei nove per i prescritti pareri.
Ricordo che il subemendamento Tomaselli 0.1.010.3 è ritirato.Pag. 95
Passiamo alla votazione del subemendamento Provera 0.1.010.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Chiedo l'attenzione del Governo e del relatore perché questo subemendamento, così come il successivo, interviene sull'articolo 1-bis, che prevede la possibilità di escludere dall'immediato intervento una serie di ambiti, corrispondenti ai punti dalla a) alla g), comportando però una valutazione discrezionale da parte della pubblica amministrazione. Si tratta di profili importanti, ma molto generici, ed è per tale ragione che noi chiediamo di introdurre altri due casi. Il primo attiene alle attività e agli impianti comportanti l'utilizzo di frequenze radio, di particolare interesse per le amministrazioni comunali. A questo riguardo, la discussione nei comuni è molto vivace e i pareri spesso configgenti. Non è dunque detto che la valutazione, facendo riferimento unicamente alla tutela dell'ambiente, della salute, della pubblica incolumità, risponda alle attese effettive di salute in modo omogeneo sul territorio, trattandosi di valutazione discrezionale della pubblica amministrazione.
Giacché rimarrebbe comunque la discrezionalità, è utile che si dia anche un'indicazione precisa rispetto a questo tipo di attività riguardanti gli impianti di utilizzo di frequenze radio, così pure per tutti i casi nei quali è richiesto il rilascio di titolo edilizio prescritto dalle normative regionali, seppure armonizzate con la normativa vigente. In altri termini: vi sono delle casistiche in relazione alle quali le amministrazioni possono discrezionalmente decidere che non si proceda con l'avvio immediato. Esse sono tuttavia così larghe e generiche, che l'ulteriore specificazione di quelle che riteniamo più importanti deve essere fatta con maggiore attenzione, in modo particolare con riferimento al rispetto dell'ambiente (per quanto riguarda gli effetti delle frequenze radio e degli impianti elettronici) ed ai casi in cui è necessario il rilascio del titolo edilizio previsto dalle normative regionali. Rimane sempre il potere discrezionale, che è «capofila» di tutto il capitolo dell'articolo su cui si va emendare, ma almeno si inizia a dare qualche direttiva specifica in più alle amministrazioni stesse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, annuncio che voteremo a favore del subemendamento in esame perché riteniamo fondate le preoccupazioni che sono state illustrate dai proponenti, e perché crediamo che, una volta per tutte, sul tema delle antenne e dei vari sistemi di ricevimento e trasmissione radiofonica, che ormai costellano il nostro paese, debba essere fatta chiarezza.
In Commissione si è discusso a lungo - ahimè senza giungere ad una precisa conclusione - sul fatto che il subemendamento in esame fosse in un certo qual modo pertinente alla norma; in particolare, se si potessero configurare come attività produttive la semplice installazione di ripetitori. Non essendovi però all'interno di questo provvedimento - diventato da snello qualcosa di molto articolato - nessun riferimento specifico alla materia, riteniamo sia utile aver cercato di chiarire, nell'ambito della discussione, anche grazie alla presentazione di un emendamento da parte dei colleghi del gruppo di Rifondazione Comunista, una tematica come questa, che sicuramente riveste interesse per le nostre amministrazioni locali e per i cittadini, che molto spesso si trovano a dover gestire situazioni contraddittorie sul territorio.
Per tale motivo, voteremo, lo ripeto, a favore del subemendamento in esame, avendo preso atto che sono meglio precisate le sue finalità, e cioè, come era già avvenuto in Commissione, non vi siano equivoci sul fatto che stiamo parlando delle «famose» antenne e dei ripetitori, che appartengono ormai a buona parte del nostro panorama territoriale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 96
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.010.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 401
Astenuti 4
Maggioranza 201
Hanno votato sì 96
Hanno votato no 305).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.010.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato sì 68
Hanno votato no 333).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.010, della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 409
Astenuti 4
Maggioranza 205
Hanno votato sì 398
Hanno votato no 11).
Passiamo alla votazione del subemendamento Contento 0.1.011.7. Avverto che di tale subemendamento è stata chiesta dal relatore la votazione per parti separate, ai sensi dell'articolo 87, comma 4, del regolamento, nel senso di porre in votazione separatamente la prima parte e la parte conseguenziale della suddetta proposta emendativa.
La Presidenza accede a tale richiesta avendo ciascuna delle due parti del subemendamento un proprio significato logico e un autonomo valore normativo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà. Preciso, onorevole Contento, anche per altri eventuali colleghi che volessero intervenire, che la dichiarazione di voto è unica per le due votazioni.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, la ringrazio per l'osservazione. Non ho difficoltà ad accedere alla votazione per parti separate proposta dal relatore come il Presidente ha testé comunicato all'Assemblea. Ciò che mi sembrava abbastanza singolare e che ha comportato la stesura del subemendamento era capire quale fosse la logica con cui è stata scritta la norma. Se è quella di far sì che, attraverso lo sportello unico, si smistino le richieste e anche i relativi documenti allegati, mi chiedo per quale ragione, mentre la Commissione - ne do atto - accoglie correttamente la prima parte del subemendamento (quella per cui insieme alle richieste vengono trasmessi alle altre amministrazioni i relativi allegati), non possano da quel momento decorrere i termini che invece, nella seconda parte, decorrono dal momento in cui l'interessato deposita la documentazione relativa. O la documentazione cui si fa riferimento è qualcosa di diverso rispetto agli allegati, naturalmente inseriti insieme alla domanda, oppure non ha senso questa diversificazione. Infatti per velocizzare i tempi, una volta che la domanda con gli allegati è stata trasmessa dallo sportello unico alle altre amministrazioni competenti, queste sono già in grado di conoscerla e da quel momento potrebbe decorrere il relativoPag. 97termine. Comunque mi rimetto alla Commissione; ho voluto semplicemente spiegare la logica sottesa al mio subemendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte del subemendamento Contento 0.1.011.7, accettata dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 402
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato sì 398
Hanno votato no 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte consequenziale del subemendamento Contento 0.1.011.7, non accettata dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 409
Astenuti 4
Maggioranza 205
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 325).
Prendo atto che il deputato Sanga non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Zanetta 0.1.011.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, il subemendamento a mia firma pone la questione relativa alle procedure di VIA. Nell'articolo 1-ter, comma 4, resta ferma la disciplina della valutazione di impatto ambientale. Il subemendamento tende a dimezzare i tempi delle procedure di VIA. Credo che la Commissione abbia considerato questo aspetto. Ho compreso anche le difficoltà per la Commissione ad affrontare il problema, ma l'Assemblea deve sapere che l'apertura di attività produttive soggette alle procedure di VIA non avranno alcuna accelerazione. Mi auguro che questo aspetto possa essere affrontato in altra sede perché si tratta di considerazioni giuste che il mio subemendamento tendeva a cogliere. Vista la considerazione mostrata dal presidente della Commissione sia sul subemendamento in esame, sia sul successivo a mia firma, ritiro i miei subemendamenti 0.1.011.4 e 0.1.011.5.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto dunque che i subemendamenti Zanetta 0.1.011.4 e 0.1.011.5 sono stati ritirati.
Passiamo alla votazione del subemendamento Contento 0.1.011.8.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.1.011.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 405
Astenuti 8
Maggioranza 203
Hanno votato sì 82
Hanno votato no 323).
Prendo atto che la deputata Mura non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Provera 0.1.011.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. In questo, come nei miei due successivi subemendamenti 0.1.011.2 e 0.1.011.3, noi chiediamo che sia previsto il diritto di voto in sede di conferenza di servizi. La conferenza di servizi diventa un organismo importante in quanto ha potere di dare il via libera a quanto viene visto di controverso dallo sportello unico.
Ora, i tempi di lavoro dello sportello unico, come dicevo prima, sono molto ristretti, con questi provvedimenti non si è teso solo ad accelerare e sveltire attraverso lo snellimento delle procedure o per via telematica, ma si è teso ad accorciare i tempi surrettiziamente, come più volte nella discussione di questo provvedimento abbiamo rilevato, quasi che, accorciando i tempi per legge, non ci vogliano più quei tempi per affrontare la materia. Occorre allora che la conferenza di servizi dia perlomeno a tutti i partecipanti la stessa titolarità per decidere, mentre qui si dice che possono partecipare i portatori di interessi pubblici e privati, individuali o collettivi, ma senza diritto di voto.
Allo stesso modo, anche secondo l'altro subemendamento che interviene sull'articolo 2-ter, possono partecipare alla conferenza di servizi concessionari, gestori, incaricati pubblici (che poi saranno chiamati all'adempimento di quanto si decide in quella sede), ma senza diritto di voto. Anche le stesse amministrazioni preposte - si occupa di questo il terzo subemendamento in questione - che dovranno gestire le eventuali misure pubbliche decise in quella conferenza di servizi possono partecipare senza diritto di voto.
Noi pensiamo che tutti questi soggetti abbiano un ruolo importante nel far sì che prima di tutto si accerti la congruenza di quanto viene deciso, sportello unico o meno, tempi abbreviati o meno. Se i problemi esistono, le soluzioni debbono avere almeno l'apporto di tutti i soggetti interessati. In modo particolare, con il terzo subemendamento, faccio riferimento alle amministrazioni pubbliche che poi quel provvedimento dovranno gestire e che in questo caso non hanno neppure esse il diritto di voto. Diventa esiziale che le procedure rispondano agli effettivi interessi della collettività. Seppure è vero che uno può poi ricorrere al TAR, sappiamo quanto ciò significhi in termini di spese, di lungaggini e procedure disgraziate in molti casi, perché non danno voce ai cittadini, se non altro per le spese che comportano.
Le conferenze di servizi sono quindi un luogo importante, visto che hanno una potestà decisionale alta, per coinvolgere tutti coloro che dovranno essere gestori dei provvedimenti o coloro che dovranno subirli. Per questo chiediamo che i tre subemendamenti abbiano il voto favorevole dell'Assemblea, in modo da dare diritto e potestà ai cittadini, ciò che si vuole dare con lo sportello unico lo si dia realmente a tutti i cittadini utenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, siamo di fronte ad una questione che credo rappresenti la «questione», il tema pregnante che sta alla base del provvedimento che pure avevamo condiviso nelle sua fase iniziale, Siamo nella fase della concertazione e della valutazione dei progetti. Non possiamo esimerci dal renderci conto del fatto che qualche minuto fa si è compiuto uno strappo, votando la parte che attiene alla obbligatorietà di variante da parte delle amministrazioni locali in presenza di una conferenza di servizi a monte, che sia stata fatta da soggetti, legittimati sì ma sempre soggetti pubblici istituzionali ben evidenziati. Non possiamo far finta di non sapere quali potrebbero essere gli effetti peggiorativi. L'Italia è il paese dei comitati; lo abbiamo visto: esiste un comitato per qualsiasi tipo di soluzione amministrativa, ormai non si decide più nulla in questo paese.
Noi non possiamo pensare che ai comitati venga data, seppur rispettandoli, la medesima dignità rispetto agli enti locali. Non si può pensare che i comitati o i soggetti portatori di interessi propri - e così è specificato - possano in un certo qual modo avere lo stesso identico peso, laPag. 99stessa identica capacità di rappresentanza all'interno di un contesto e di un consesso così importante come la conferenza di servizi. Soprattutto alla luce del fatto che poco fa abbiamo votato un megaemendamento della Commissione che prevede di assoggettare le conferenze di servizi a un meccanismo nell'ambito del quale si vota a maggioranza, e la vecchia norma su questo punto era abbastanza chiara. Quindi in un Paese come questo, dove ci si inventa di tutto, di più, sarebbe fin troppo facile pensare che, se tutti i soggetti che ne fanno richiesta e che siano in un certo qual modo legittimati in quanto portatori di interessi specifici potessero prendere parte a queste conferenze di servizi, noi andremmo decisamente in senso opposto rispetto a quello che era lo spirito iniziale.
Noi abbiamo inteso promuovere un provvedimento che andasse nella direzione dello snellimento delle procedure e nel rispetto delle norme e delle leggi e soprattutto nel rispetto della volontà degli enti locali e delle istituzioni, di quei soggetti che sono titolati a compiere delle scelte. Non possiamo mescolare le carte in questo modo. Se continuiamo ad allargare lo spettro, il numero dei soggetti che possono esprimersi e diamo all'espressione degli stessi un valore vincolante, credo che ci infiliamo in un ginepraio che non finisce più. Per questo motivo, a nome del mio gruppo, annuncio voto contrario su questo subemendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.011.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 396
Astenuti 2
Maggioranza 199
Hanno votato sì 60
Hanno votato no 336).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.1.011.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 351).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.011.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 408
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato sì 69
Hanno votato no 339).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 0.1.011.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 400
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato sì 59
Hanno votato no 341).
Passiamo al subemendamento Zanetta 0.1.011.6.
VALTER ZANETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. In seguito alle valutazioni che ho espresso precedentemente, ritiro anche questo subemendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.011 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 405
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato sì 398
Hanno votato no 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 01.012.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 409
Astenuti 6
Maggioranza 205
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 325).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Provera 01.012.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 410
Astenuti 4
Maggioranza 206
Hanno votato sì 399
Hanno votato no 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.012 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 408
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato sì 406
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gioacchino Alfano 0.1.013.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 412
Astenuti 5
Maggioranza 207
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 232).Pag. 101
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.013 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 416
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato sì 415
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.1.014.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 414
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato sì 413
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.014.20 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 413
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato sì 413).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.014 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 417
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.015.20 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 413
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato sì 413).
Passiamo alla votazione del subemendamento Contento 0.1.015.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il subemendamento in questione si propone di sopprimere il terzo comma nell'articolo aggiuntivo 1.015 della Commissione, riferito all'adeguamento, da parte delle regioni, soprattutto quelle a statuto speciale, e degli enti locali, ai principi contenuti nelle disposizioni della proposta di legge in esame.Pag. 102
Il mio subemendamento si giustifica con il fatto che una norma contenuta nel provvedimento in oggetto, vale a dire l'articolo 3, affronta già detto problema. Riguardo a tale aspetto, ricordo che la Commissione ha già presentato l'emendamento 3.100.
Risulta abbastanza singolare, allora, che si vogliano disciplinare i rapporti tra lo Stato e gli enti locali, le regioni e le regioni e province autonome sia con il comma 3 dell'articolo aggiuntivo 1.015 della Commissione, sia con l'ultimo articolo di una proposta di legge, al quale si demandano, genericamente, le disposizioni di coordinamento e di applicazione anche nei confronti delle autonomie territoriali.
Pertanto, mi sembrerebbe più corretto che tutti gli argomenti relativi ai rapporti tra autonomie speciali e norme legislative di questo genere fossero affrontate nell'ambito dell'articolo 3 del provvedimento in esame, il quale si riferisce all'intero impianto legislativo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.1.015.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 396
Astenuti 17
Maggioranza 199
Hanno votato sì 78
Hanno votato no 318).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.015.21 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 408
Astenuti 6
Maggioranza 205
Hanno votato sì 401
Hanno votato no 7).
Chiedo al rappresentante del Governo se intenda presentare il subemendamento all'articolo aggiuntivo 1.015 della Commissione che aveva preannunziato.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, signor Presidente, confermo l'intendimento del Governo di presentare un subemendamento riferito all'articolo aggiuntivo 1.015 della Commissione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che, trattandosi di un subemendamento, non è previsto che siano fissati i termini per la presentazione di ulteriori subemendamenti.
Per consentire al Comitato dei nove di valutare l'ulteriore subemendamento del Governo, che non reca conseguenze finanziarie (e quindi non è necessario consultare la Commissione bilancio), sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 19, è ripresa alle 19,10.
PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha presentato il subemendamento 0.1.015.50. Chiedo al relatore di esprimere il parere della Commissione.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento 0.1.015.50 del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto...Pag. 103
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.015.50 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 351
Maggioranza 176
Hanno votato sì 351).
Prendo atto che il deputato Pedica non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.015 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 364
Votanti 363
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 360
Hanno votato no 3).
Passiamo all'emendamento Zanetta 1.016.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zanetta 1.016 formulato dal relatore.
VALTER ZANETTA. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1428-A ed abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1428 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Nannicini 2.51, La Loggia 2.52, Lazzari 2.53 e 2.50, nonché sugli articoli aggiuntivi La Loggia 2.010 e Formisano 2.02.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Nannicini 2.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.
ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, stiamo discutendo di un procedimento amministrativo, riguardante la dichiarazione di inizio attività, che sottopone a verifica la compatibilità dell'interesse privato, quindi l'esercizio di una determinata attività privata, non liberamente esercitabile quando l'interesse pubblico è prevalente, e per questo motivo subordinata ad una autorizzazione.
Io credevo che il legislatore sentisse l'esigenza di non avere una DIA per l'edilizia, una DIA per i rifiuti o una DIA per il commercio, e anche quella di sistemare l'articolo 19 della legge n. 240, eliminandone alcune incongruenze: ad esempio sfido a comprendere, con un parere contrario dato così velocemente, che cosa sia una concessione non costitutiva. Tale disposizione è contenuta nell'articolo 19 della legge n. 240 e fa soffrire molto i cittadini e gli operatori legati a questo procedimento. Occorrerebbe, quindi, perfezionare l'articolo 19 e introdurre una modifica importante, ovverosia che la DIA non debba essere obbligatoria affinchè qualunque cittadino possa fruire di una procedura semplificata o di una proceduraPag. 104autorizzativa normale in cui chiami la pubblica amministrazione ad esercitare il suo diritto di controllo e di verifica.
Molte volte la DIA è più costosa dell'autorizzazione normale. Anche se ci scriviamo sette giorni, al sesto si può trovare un solerte amministratore della pubblica amministrazione che dice «no» e chiede ripetutamente un altro foglio (sempre una produzione di fogli!). Quindi, è chiaro che l'articolo 19 della legge n. 241 del 1990 va riformato, e non va fatta la DIA di questo o di quell'altro. È un procedimento amministrativo semplificato, non liberalizza le attività e, quando ci sono dei numeri chiusi per esercitare un'attività, si fa la gara pubblica per dare quell'attività. Questo è il meccanismo di legge, questo è la situazione che vi illustra un ex sindaco che non fa scioperi della fame e, quindi, non conta niente! Quindi, mi aspetto un voto contrario, ma insisterò per portare nei procedimenti legislativi ciò che succede nel paese reale: la rabbia reale degli imprenditori e dei cittadini che attendono una risposta, non con i sette giorni o le 24 ore, ma con procedimenti che diano delle risposte corrette. Quindi, votate contro; sono felice del voto contrario e mi asterrò su questo provvedimento, di cui non condivido né lo spirito né l'iniziativa. (Applausi di deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, di fronte alle argomentazioni ulteriori che il collega Nannicini poneva all'attenzione dell'Assemblea, chiederei al presidente Capezzone di valutare se non sia il caso di prendere in considerazione un diverso orientamento da parte della Commissione relativamente a questo emendamento, il quale non stravolge assolutamente il senso ed il complesso dell'iniziativa al nostro esame, ma che, al contrario, la illustra meglio e la rende più agibile anche rispetto ai diritti dei cittadini. Quindi, di fronte alla posizione della Commissione, chiedo anche al Governo di esprimere una sua valutazione.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Ringrazio i colleghi Nannicini e Quartiani, però abbiamo davvero raggiunto un equilibrio delicato ed importante. Ho l'impressione che con questo emendamento si introduca un criterio diverso e, per questo - lo dico con dispiacere rispetto al clima molto positivo che si è creato -, credo che dobbiamo confermare il parere contrario.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Questo emendamento pone questioni molto serie, che meritano di essere trattate ed introdotte nel nostro ordinamento. Tuttavia, in presenza di un percorso già definito con il cosiddetto disegno di legge Bersani, ci parrebbe più opportuno che questa materia, concernente aspetti piuttosto complessi dei procedimenti amministrativi, venisse inserita in una logica organica, in modo da evitare effetti che in questa fase non possono essere sufficientemente ponderati.
Il nostro «no», quindi, riguarda non tanto le questioni poste, quanto l'opportunità di affrontarle in questo momento, considerato che altri provvedimenti ci offrono la possibilità di trattare con la dovuta attenzione la problematica posta con questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
Pag. 105
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, francamente anch'io credo che occorrerebbe una riflessione aggiuntiva su questo emendamento e sulle questioni - che io condivido - sollevate dal collega Nannicini.
Come ci insegnano gli americani che da tempo hanno praticato la deregulation, un eccesso di deregolamentazione si traduce esattamente in un eccesso di regolamentazione e di conflittualità. È vera l'osservazione del collega Nannicini, in base alla quale i procedimenti di DIA devono comunque essere facoltativi per concedere sempre una possibilità al soggetto privato che - in una logica pur semplificata di accertamento privato delle compatibilità normative - preferisca comunque l'atto della pubblica amministrazione. Ciò in quanto lo stesso predilige il procedimento aggravato nel tempo rispetto a quello semplificato e preferisce attendere uno o due mesi in più pur di avere maggiori certezze. Inoltre, è vero anche che nei meccanismi semplificati delle denunce di inizio di attività - che naturalmente guardiamo con favore tutte le volte che si possono utilizzare - sussiste il rischio che quel che viene preventivamente «autocertificato» venga poi accertato come illegittimo in sede di controllo, con gravi danni per i privati che si trovano a subire il controllo sanzionatorio della pubblica amministrazione ad attività avviata. D'altra parte, ho sentito l'autorevole esponente del Governo richiamare in questa sede altri provvedimenti legislativi, per cui non vorrei che finissimo in un gioco di scatole cinesi. Vorrei ricordare in particolare al sottosegretario Bubbico, che ben conosce la materia, che in altro provvedimento da poco approvato, sempre riferito alle semplificazioni del ministro Bersani, abbiamo introdotto un meccanismo di revoca (all'articolo 12, comma 4, di quel provvedimento) che dà facoltà alle pubbliche amministrazioni di effettuare la revoca per motivi di interesse pubblico, corrispondendo al privato soltanto l'indennizzo per il danno emergente, ogni volta che le amministrazioni lo vogliano. Non vorrei quindi che corressimo il rischio di una forte schizofrenia istituzionale e legislativa, per cui da una parte consentiamo alle pubbliche amministrazioni di revocare ciò che vogliono risarcendo solo il danno emergente - cosa che abbiamo approvato poche settimane fa - e dall'altra liberalizziamo (non semplifichiamo, ma liberalizziamo), esponendo poi i soggetti privati a controlli ex post. Insomma, poiché siamo tutti convinti che l'amministrazione vada semplificata, ma non è tanto facile mettere sotto la sabbia né sotto il tappeto gli interessi pubblici, chiederei anch'io una pausa di riflessione su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, ho ascoltato la replica del relatore presidente Capezzone e del sottosegretario Bubbico. In realtà, con l'articolo 2 si modifica l'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241: non ho notato opposizione alla proposta emendativa del collega Nannicini, ma si è detto che sembrava più opportuno esaminare la questione del disegno di legge Bersani. In sede di modifica di questa legge, vorrei sentire delle argomentazioni di merito relativamente a quanto proposto dal collega Nannicini. Non è un fatto puramente di metodo, perché una questione di merito potrebbe convincermi. Se rimaniamo al metodo, questo non è convincente, per cui, signor Presidente, vorrei invitare il relatore ad acconsentire ad un accantonamento di questo emendamento ai fini di una riflessione da parte della Commissione, per poi tornare a svolgere una discussione e ad esprimere un giudizio un po' più meditato (Applausi di deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani).
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevolePag. 106sulla proposta di accantonamento dell'emendamento Nannicini 2.51, che esamineremo successivamente.
PRESIDENTE. La Presidenza, non essendovi obiezioni, dispone l'accantonamento, precisando che devono intendersi accantonati anche i restanti emendamenti riferiti all'articolo 2 nonché la votazione dello stesso articolo.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1428-A ed abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1428 sezione 5).
Ricordo che dell'articolo 3 sopravvive soltanto l'emendamento della Commissione 3.101.
Qual è il parere del Governo, sottosegretario Bubbico?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere è favorevole, signor Presidente.
PRESIDENTE. Presidente Capezzone, l'emendamento della Commissione fa riferimento indiretto all'articolo 3, nel senso che si riferisce alla trasmissione di una relazione al Parlamento in merito al funzionamento delle nuove procedure di semplificazione amministrativa, che sono quelle oggetto degli emendamenti accantonati. Quindi, probabilmente, potremmo terminare a questo punto i lavori della serata, ma accetto suggerimenti al riguardo.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Se lei è d'accordo, signor Presidente, proporrei anche una soluzione più semplice: potrebbe riunirsi brevemente il Comitato dei nove (Commenti); altrimenti, se lei preferisce, signor Presidente, possiamo riprendere l'esame del provvedimento domattina. Va bene l'una o l'altra ipotesi.
PRESIDENTE. La Presidenza concorda con la sua prima proposta. Ci dica lei, signor relatore, di quanto tempo pensa di avere bisogno.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Di quindici o venti minuti, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene; in tal caso, possiamo sospendere la seduta per quindici minuti.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 19,45.
La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 19,45.
PRESIDENTE. Invito il relatore, presidente Capezzone, a riferire all'Assemblea sugli esiti della riunione del Comitato dei nove.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Signor Presidente, proporrei di rinviare il seguito del dibattito alla seduta di domani; ho ragione di ritenere che siamo ad un passo dal raggiungere un'intesa che a mio avviso potrebbe convincere tutti, maggioranza, opposizione e Governo. Credo che qualche ora in più non recherà alcun danno.
PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, ritengo di poter accogliere la richiesta testè avanzata dal relatore e presidente della Commissione.
Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, anche la trattazione degli altri punti all'ordine del giorno è rinviata alla seduta di domani.
Approvazione in Commissione (ore 19,48).
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, lunedì 23 aprile 2007, la VII Commissione permanente (Cultura, scienza ed istruzione), ha approvato, inPag. 107sede legislativa, il seguente progetto di legge:
Boato: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (28); De Simone: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (522); Evangelisti: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (1260), in un testo unificato e con il seguente titolo: «Abrogazione dell'equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia e disposizioni relative al conseguimento della laurea in fisioterapia da parte di studenti e laureati in scienze motorie» (28-522-1620).
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 24 aprile 2007, alle 9,30:
(ore 9,30 e al termine delle informative urgenti del Governo)
1. - Seguito della discussione della mozione Meta ed altri n. 1-00147 sulla sicurezza stradale in coincidenza con la settimana mondiale proclamata dalle Nazioni Unite.
2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
CAPEZZONE ed altri: Modifiche alla normativa sullo sportello unico per le imprese e in materia di dichiarazione di inizio attività (1428-A).
e dell'abbinata proposta di legge: ALLASIA ed altri (1543).
- Relatore: Capezzone.
3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (1609).
- Relatore: Grassi.
4. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ZELLER ed altri; BRUGGER ed altri; BENVENUTO e VANNUCCI: Modifiche alla legge 8 luglio 1998, n. 230, in materia di obiezione di coscienza (197-206-931-A).
- Relatore: Pinotti.
(ore 14,30)
5. - Informativa urgente del Governo sulla recente uccisione di tre persone di religione cristiana avvenuta in Turchia.
(ore 16)
6. - Informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'imprenditore Titti Pinna, rapito in Sardegna nel settembre 2006.
La seduta termina alle 19,50.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 - prem. | 424 | 422 | 2 | 212 | 184 | 238 | 72 | Resp. |
2 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 - cpv I | 424 | 423 | 1 | 212 | 186 | 237 | 72 | Resp. |
3 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 - cpv II | 423 | 420 | 3 | 211 | 410 | 10 | 72 | Appr. |
4 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 - cpvIII | 432 | 427 | 5 | 214 | 422 | 5 | 72 | Appr. |
5 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 - cpv IV | 433 | 431 | 2 | 216 | 422 | 9 | 72 | Appr. |
6 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 - cpv V | 431 | 430 | 1 | 216 | 192 | 238 | 72 | Resp. |
7 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 - cpv VI | 431 | 428 | 3 | 215 | 186 | 242 | 72 | Resp. |
8 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 - cpvVII | 416 | 379 | 37 | 190 | 375 | 4 | 72 | Appr. |
9 | Nom. | Moz. Baldelli ed a. 1-137 -cpvVIII | 430 | 379 | 51 | 190 | 374 | 5 | 72 | Appr. |
10 | Nom. | Moz. Franceschini ed a. 1-152 | 426 | 425 | 1 | 213 | 246 | 179 | 72 | Appr. |
11 | Nom. | pdl 1428-A e abb.- subem.0.1.100.6 | 403 | 403 | 202 | 403 | 72 | Appr. | ||
12 | Nom. | subem. 0.1.100.14 rif. | 410 | 409 | 1 | 205 | 408 | 1 | 72 | Appr. |
13 | Nom. | subem. 0.1.100.7 | 407 | 406 | 1 | 204 | 405 | 1 | 72 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | subem. 0.1.100.1 | 412 | 409 | 3 | 205 | 407 | 2 | 72 | Appr. |
15 | Nom. | subem. 0.1.100.12 | 421 | 418 | 3 | 210 | 189 | 229 | 72 | Resp. |
16 | Nom. | subem. 0.1.100.15 | 419 | 403 | 16 | 202 | 162 | 241 | 72 | Resp. |
17 | Nom. | subem. 0.1.100.2 | 417 | 413 | 4 | 207 | 204 | 209 | 72 | Resp. |
18 | Nom. | subem. 0.1.100.3 | 416 | 416 | 209 | 94 | 322 | 72 | Resp. | |
19 | Nom. | subem. 0.1.100.21 | 419 | 417 | 2 | 209 | 404 | 13 | 72 | Appr. |
20 | Nom. | subem. 0.1.100.13 | 420 | 418 | 2 | 210 | 172 | 246 | 72 | Resp. |
21 | Nom. | subem. 0.1.100.4 | 416 | 406 | 10 | 204 | 371 | 35 | 72 | Appr. |
22 | Nom. | subem. 0.1.100.5 | 420 | 416 | 4 | 209 | 122 | 294 | 72 | Resp. |
23 | Nom. | subem. 0.1.100.20 | 421 | 419 | 2 | 210 | 347 | 72 | 72 | Appr. |
24 | Nom. | subem. 0.1.100.16 | 415 | 412 | 3 | 207 | 64 | 348 | 72 | Resp. |
25 | Nom. | subem. 0.1.100.17 | 415 | 413 | 2 | 207 | 54 | 359 | 72 | Resp. |
26 | Nom. | em. 1.100 | 413 | 406 | 7 | 204 | 384 | 22 | 72 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | subem. 0.1.010.1 | 405 | 401 | 4 | 201 | 96 | 305 | 72 | Resp. |
28 | Nom. | subem. 0.1.010.2 | 403 | 401 | 2 | 201 | 68 | 333 | 72 | Resp. |
29 | Nom. | em. 1.010 | 413 | 409 | 4 | 205 | 398 | 11 | 72 | Appr. |
30 | Nom. | subem. 0.1.011.7 p. I | 404 | 402 | 2 | 202 | 398 | 4 | 72 | Appr. |
31 | Nom. | subem. 0.1.011.7 p. II | 413 | 409 | 4 | 205 | 84 | 325 | 72 | Resp. |
32 | Nom. | subem. 0.1.011.8 | 413 | 405 | 8 | 203 | 82 | 323 | 72 | Resp. |
33 | Nom. | subem. 0.1.011.1 | 398 | 396 | 2 | 199 | 60 | 336 | 72 | Resp. |
34 | Nom. | subem. 0.1.011.9 | 404 | 404 | 203 | 53 | 351 | 72 | Resp. | |
35 | Nom. | subem. 0.1.011.2 | 409 | 408 | 1 | 205 | 69 | 339 | 72 | Resp. |
36 | Nom. | subem. 0.1.011.3 | 401 | 400 | 1 | 201 | 59 | 341 | 72 | Resp. |
37 | Nom. | articolo agg. 1.011 | 408 | 405 | 3 | 203 | 398 | 7 | 72 | Appr. |
38 | Nom. | subem. 0.1.012.2 | 415 | 409 | 6 | 205 | 84 | 325 | 72 | Resp. |
39 | Nom. | subem. 0.1.012.1 | 414 | 410 | 4 | 206 | 399 | 11 | 72 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 50 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | articolo agg. 1.012 | 411 | 408 | 3 | 205 | 406 | 2 | 72 | Appr. |
41 | Nom. | subem. 0.1.013.1 | 417 | 412 | 5 | 207 | 180 | 232 | 72 | Resp. |
42 | Nom. | articolo agg. 1.013 | 419 | 416 | 3 | 209 | 415 | 1 | 72 | Appr. |
43 | Nom. | subem. 0.1.014.1 | 416 | 414 | 2 | 208 | 413 | 1 | 72 | Appr. |
44 | Nom. | subem. 0.1.014.20 | 416 | 413 | 3 | 207 | 413 | 72 | Appr. | |
45 | Nom. | articolo agg. 1.014 | 419 | 418 | 1 | 210 | 417 | 1 | 72 | Appr. |
46 | Nom. | subem. 0.1.015.20 | 415 | 413 | 2 | 207 | 413 | 72 | Appr. | |
47 | Nom. | subem. 0.1.015.1 | 413 | 396 | 17 | 199 | 78 | 318 | 72 | Resp. |
48 | Nom. | subem. 0.1.015.21 | 414 | 408 | 6 | 205 | 401 | 7 | 72 | Appr. |
49 | Nom. | subem. 0.1.015.50 | 351 | 351 | 176 | 351 | 72 | Appr. | ||
50 | Nom. | articolo agg. 1.015 | 364 | 363 | 1 | 182 | 360 | 3 | 72 | Appr. |