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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 155 di giovedì 10 maggio 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
La seduta comincia alle 17.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 aprile 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocchino, Castagnetti, Galati, Pagliarini, Rutelli, Tremonti e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,02).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1411 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario (Approvato dal Senato) (A.C. 2534-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 (vedi l'allegato A della seduta del 9 maggio 2007 - A.C. 2534 sezione 6) interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, modificato dal Senato, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A della seduta del 9 maggio 2007 - A.C. 2534 sezioni 1, 2 e 3. Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A della seduta del 9 maggio 2007 - A.C. 2534 sezione 4).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.Pag. 2
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, per diciassette volte il Governo si è presentato in Parlamento ed ha ottenuto la fiducia. Lo ripeto: diciassette volte, su circa dieci mesi di attività parlamentare; pertanto, circa due volte al mese. Non sappiamo se questo numero ha portato bene all'Esecutivo, ma sappiamo di sicuro, purtroppo, che non ha portato bene all'Italia, visto che siamo qui, nuovamente, per la diciottesima volta!
Tutto ciò che, ovviamente, non può portare bene al nostro Paese si deve confrontare - e, se necessario, scontrare - con il desiderio della Democrazia Cristiana e del Nuovo Partito Socialista di promuovere una stagione di una nuova cultura politica, una cultura politica finalizzata al benessere degli italiani e alla crescita del nostro Paese.
Per le ragioni che esporrò qui, succintamente ma dettagliatamente, dichiaro fin d'ora che il mio gruppo esprimerà un voto contrario sulla questione fiducia posta dal Governo. Teniamo a sottolineare che tale voto contrario è motivato dall'incapacità di questo Governo nel dirigere il Paese, un'incapacità che si manifesta perfetta, anche da un punto di visto tecnico.
Per quanto riguarda questo aspetto, ossia l'incapacità di governare intesa in senso stretto, intendo richiamare l'attenzione dei colleghi e della cittadinanza tutta sul fatto che il decreto-legge in esame costituisce solo uno degli elementi di un piano più ampio, volto alla riorganizzazione del servizio sanitario nazionale e al ripiano dei disavanzi pregressi: solo uno! Il decreto-legge, dunque, non interviene su una materia che all'improvviso, inaspettatamente, imprevedibilmente si palesa nell'agenda politica italiana, ma su una materia che è all'attenzione della classe dirigente di questo Paese da anni.
Come sapete, il Servizio sanitario nazionale fu una conquista della visione democristiana della sanità pubblica, che doveva garantire assistenza sanitaria a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche personali. Oggi, il Servizio sanitario nazionale ha quarant'anni di vita, e meriterebbe un'attenzione maggiore rispetto ai provvedimenti motivati da straordinaria necessità ed urgenza.
Questa è la prima critica fondamentale che rivolgiamo all'Esecutivo: l'incapacità tecnica di saper organizzare almeno quel lavoro parlamentare che si sa da sempre doversi organizzare. È come se sapendo di dover fare una cosa da diversi anni, sapendo che è in scaletta la mascherassimo all'improvviso come urgente e imprescindibile.
Dovevamo pensarci prima, dovevamo avere la capacità di scadenzare una nostra presa di posizione in tempi e con modi adeguati.
Domando ai colleghi ed al Paese, allora: è possibile che coloro i quali non sono in grado di programmare l'ordinario, tanto da ridursi alla condizione di richiedere voti di fiducia, siano in grado di fronteggiare un'emergenza come quella sanitaria e di farlo in maniera intelligente e pertinente?
Ancora: il Governo è in grado di concordare e contribuire a svolgere un ordinario calendario parlamentare che consenta di attuare un piano che coinvolga anche altri enti?
Se l'Esecutivo non riesce neanche a coordinare la maggioranza in Parlamento, come pare evidente a tutti i cittadini (si pensi alla dichiarazioni sui Dico, sulle pensioni e su quant'altro) quale livello di coordinamento e quale azione comune pensa di svolgere con le regioni?
Sono tre domande sulle quali vi invito a riflettere, e lo faccio pensando soprattutto ai cittadini, i quali devono giudicare il vostro operato.
Da voi ci aspettiamo delle risposte, e speriamo che il giudizio dei cittadini elettori possa riflettere il nostro, critico, nei vostri confronti.Pag. 3
Il dato politico su cui ragionare non è, dunque, se il Governo otterrà la fiducia sul provvedimento in esame (cosa peraltro quasi scontata), ma se la questione di fiducia possa diventare una modalità organizzata dell'azione politica del Parlamento, anche al di fuori di percorsi di emergenza.
Se ci trovassimo di fronte ad una emergenza capiremmo, almeno con riferimento al significato che è notoriamente attribuito a questo vocabolo: se fossimo di fronte all'approvazione di una legge finanziaria, di una legge che divide l'opinione pubblica, allora capiremmo. Ma qui si tratta di una norma che costituisce un provvedimento attuativo della legge finanziaria per il 2007, che ha disposto uno specifico accantonamento di fondo globale.
Si prevede l'autorizzazione della spesa di tremila milioni di euro per l'anno 2007 a titolo di regolazione debitoria, quale concorso al ripiano dei disavanzi del servizio sanitario nazionale per il periodo 2001-2005. La somma, come anche indicato nella relazione illustrativa del provvedimento, è destinata a quelle regioni che, «al fine della riduzione strutturale del disavanzo nel settore sanitario, sottoscrivono l'accordo con lo Stato di cui all'articolo 1, comma 796, lettera b), della legge 27 dicembre del 2006, n. 296 e che inoltre, a decorrere dal 2007 attivano sul proprio territorio a copertura dei disavanzi del settore sanitario specifiche misure fiscali» delle regioni; in altre parole, attivando iniziative fiscali in questa direzione, si cerca di ripianare i bilanci.
In sostanza, si tratta di quelle regioni che destinano quote di manovre fiscali già adottate o quote di tributi erariali attribuiti alle regioni (nei limiti dei poteri loro attribuiti dalla normativa statale di riferimento ed in conformità ad essa) in via ulteriore rispetto all'incremento nella misura massima di IRAP e di addizionale regionale all'IRPEF.
Sono dunque misure tali da comportare un gettito superiore rispetto a quello derivante dal predetto incremento nella misura massima di IRAP e di addizionale regionale all'IRPEF.
Il contributo statale in questione risulta assolutamente necessario ad accompagnare finanziariamente le regioni impegnate nei piani di rientro dai deficit strutturali affinché il peso del debito pregresso non comprometta il raggiungimento dell'equilibrio economico finanziario della gestione corrente.
Pertanto, l'urgenza della disposizione, secondo la maggioranza, risiederebbe nella circostanza che in assenza della stessa non potrebbero essere tempestivamente sottoscritti i predetti piani, come programmato, tenuto conto che i medesimi devono contenere le politiche di intervento (da attivarsi già all'inizio dell'anno in corso) nel settore sanitario.
A questo punto, intendiamo porre una domanda anche a rischio di «scantonare» dall'argomento principale: se le misure ideate dalla maggioranza poggiano le loro fondamenta sulla necessità di evitare in futuro il ripetersi di quei fenomeni di sperpero del pubblico denaro (in particolare nella conduzione politica di alcune regioni) come, ad esempio i compensi per le consulenze e le spese per le cosiddette auto blu che sono le più evidenti in molte di queste regioni coinvolte, ci chiediamo se avete fissato un tetto (se lo chiedono anche i cittadini) per i compensi annuali di ciascun consulente. In altre parole, chiediamo se avete stabilito per quei consulenti, che a volte percepiscono emolumenti anche di diverse centinaia di migliaia di euro, un tetto oltre il quale non si può andare, in maniera da poter limitare i costi delle gestioni.
Avete eliminato gli sperperi delle autorimesse pubbliche e dei contratti con autonoleggiatori privati, che poi sono la stessa cosa? All'introduzione di quali misure di sobrietà nella conduzione della cosa pubblica il decreto-legge in esame fa riferimento, cioè che cosa proponete affinché, in qualche misura, nelle regioni che non avessero un comportamento adeguato, si possa prevedere di intervenire per migliorare questa modalità di comportamento?
Queste risposte il Governo le deve anche a tutti gli amministratori delle regioni Pag. 4virtuose, ai quali va il plauso e il sostegno della Democrazia cristiana e del Nuovo partito socialista che della conduzione oculata dei soldi dei cittadini in queste regioni hanno fatto un punto qualificante della loro azione amministrativa. Ma se il plauso per essi è sicuramente condiviso dall'intera Assemblea, non altrettanto può dirsi del sostegno, visto che i tagli previsti nella legge finanziaria, operati dalla maggioranza anche nei confronti di queste regioni, sono stati particolarmente gravosi.
Evidentemente, come tutti i cittadini hanno potuto constatare, si è tagliato prima, descrivendo una situazione da crisi finanziaria, per poi scoprire l'esistenza di una notevole mole di liquidità, addirittura di un «tesoretto»...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Nardi.
MASSIMO NARDI.... uscito chissà da dove, visto che si parlava di una situazione di crisi che non era vera prima e non è vera adesso.
Dal punto di vista politico, mi preme invece rivolgere una serie di domande ai colleghi del Governo, specialmente a quelli che praticamente non sanno che fare del «tesoretto». Se veramente sono contrari ai ticket sulle prestazioni specialistiche, perché non usano il «tesoretto» per ripianare questa situazione? Quale destinazione migliore di questa può esserci?
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nardi.
MASSIMO NARDI. In conclusione, signor Presidente, votare contro la fiducia e contro questo Governo non è una scelta ma una necessità, non mia, non del mio partito, ma di tutti gli italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Mese. Ne ha facoltà.
PAOLO DEL MESE. Signor Presidente, nel dichiarare fin d'ora il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur sul provvedimento in discussione, desidero innanzitutto sottolineare che lo stesso si inserisce in un contesto, in una serie di provvedimenti legislativi volti a far fronte allo sforamento da parte di alcune regioni dei limiti di spesa per il finanziamento del Servizio sanitario regionale.
Mentre la maggior parte delle regioni ha provveduto a risanare i propri disavanzi sanitari, alcune regioni non hanno provveduto in tal senso, determinando pertanto disavanzi molto significativi, a fronte dei quali il legislatore nazionale ha imposto alle regioni stesse la predisposizione di piani per l'assunzione strutturale delle spese e il perseguimento dell'equilibrio finanziario. In parallelo, il Governo ha dovuto far fronte alla necessità di dare copertura ai disavanzi relativi al periodo fino al 2005, e a tal fine si è previsto un concorso finanziario dello Stato al ripiano di tali debiti, vincolando però le regioni ad incrementare la misura dell'addizionale regionale IRPEF e dell'aliquota IRAP, nonché ad attivare gli ulteriori strumenti fiscali a loro disposizione.
In tale quadro, il decreto-legge in esame, come si rileva anche nella relazione illustrativa, è volto ad assicurare gli effetti delle disposizioni in materia contenute nella legge finanziaria per il 2007, costituendo lo strumento necessario cui il Governo ha dovuto fare ricorso per far fronte ad una situazione che ha assunto, in alcuni casi, la caratteristica di una vera e propria emergenza finanziaria, le cui ragioni non possono certamente essere ridotte ad oggetto di una polemica qualunquista ma risalgono a scelte politiche ed amministrative sbagliate, assunte nel corso del tempo e con la corresponsabilità di molteplici protagonisti.
Nel medesimo contesto deve altresì essere inquadrata la scelta del Governo di porre la questione di fiducia sull'emendamento riferito all'articolo unico del disegno di legge di conversione che riscrive integralmente le modifiche apportate al provvedimento. Sebbene concordi con il fatto che lo strumento della fiducia deve essere utilizzato dal Governo con grande cautela, anche in considerazione degli Pag. 5abusi che di esso certamente si è fatto ad opera di tutti i Governi succedutisi negli ultimi anni, ritengo opportuno ricordare come tale pratica non corrisponda all'astratta volontà di condizionare i diritti del Parlamento e ridurne gli spazi di discussione, ma sia, in realtà, il frutto di problemi più generali attinenti all'assetto politico-istituzionale del nostro sistema.
Tutti coloro che hanno avuto esperienze di governo sanno infatti molto bene che il ricorso al meccanismo della fiducia rappresenta, in molti casi, l'unica via di uscita - anche se non la migliore - per assicurare l'approvazione di interventi legislativi ritenuti fondamentali per far fronte ad esigenze ineludibili del Paese, ovvero per realizzare gli indirizzi politici più importanti del Governo.
Senza entrare nel merito di una tematica assai complessa e che ovviamente esula dai termini della discussione odierna, mi limito a ricordare come le radici di tale condizione risiedano in due principali ordini di ragioni. Mi riferisco, da un lato, alla difficoltà del Paese a superare una crisi che si perpetua da oltre un quindicennio, individuando un assetto istituzionale stabile, che assicuri al contempo le esigenze della governabilità, della rappresentatività e della responsabilità della politica di fronte agli elettori. Dall'altro lato, mi riferisco alla difficoltà a superare le contraddizioni e le instabilità intrinseche al sistema dei partiti, certamente aggravate dalle scelte sbagliate compiute con l'ultima riforma elettorale.
Tornando al merito del provvedimento, nel caso specifico, il ricorso alla fiducia rappresenta l'unico mezzo attraverso cui la Camera può migliorare, in modo consistente, il decreto-legge, il quale, nel testo trasmesso dal Senato, presentava aspetti di criticità. Infatti, si intendeva contemperare l'esigenza di modificare il testo con quella di consentire al Senato di approvare in via definitiva il decreto-legge entro i prescritti termini di conversione. Pertanto, l'accusa secondo cui la posizione della questione di fiducia da parte del Governo esproprierebbe il Parlamento della possibilità di esaminare i provvedimenti e di intervenire sul loro contenuto risulta, in tale occasione, assolutamente infondata.
Desidero ricordare che il decreto-legge, già in parte modificato nel corso dell'esame al Senato, è stato oggetto di un esame approfondito da parte delle Commissioni in sede referente e consultiva, a seguito del quale il testo ha subito modifiche significative su aspetti particolarmente rilevanti. Tali modifiche sono state recepite dal Governo nel proprio emendamento su cui è stata posta la questione di fiducia. Desidero, in particolare, sottolineare come siano state eliminate le previsioni di cui al terzo, quarto e quinto periodo del comma 3 dell'articolo 1, inserite nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, le quali prevedevano che per un periodo di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione non potessero essere intraprese o proseguite azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari nei confronti degli enti del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, la disposizione stabiliva che gli atti di pignoramento già eseguiti non vincolassero i predetti enti e i loro tesorieri, e che i debiti insoluti producessero, nel suddetto periodo di dodici mesi, esclusivamente gli interessi legali.
Come è stato anche segnalato nei pareri di alcune Commissioni - mi permetto di citare, ad esempio, la condizione formulata in merito, all'unanimità, dalla Commissione finanze -, tali previsioni risultavano assolutamente in contrasto sia con il fondamentale principio giuridico di tutela dell'affidamento dei soggetti contraenti nell'ambito dei rapporti contrattuali, sia con i principi costituzionali di uguaglianza e di tutela dei propri diritti, sia con la normativa e la giurisprudenza comunitaria in materia.
L'aspetto ancora più inaccettabile consisteva, tuttavia, nel fatto che tali previsioni risultavano assolutamente sbagliate dal punto di vista politico, in quanto davano l'impressione che il Governo intendesse «scaricare» i complessi problemi legati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale (le cui responsabilità sono, Pag. 6come è noto, complesse ed articolate) sulle spalle dei soggetti privati, come farmacie ed imprenditori del settore sanitario, nel caso in cui - nello svolgimento di attività imprenditoriale o professionale - legittimamente vantassero crediti nei confronti dei soggetti pubblici gestori del medesimo servizio.
Il gruppo dell'Udeur ha segnalato con chiarezza, fin dalla discussione sulle linee generali del provvedimento in esame, come la correzione di tale aspetto del decreto-legge costituisse una questione politica di rilievo fondamentale, alla quale era condizionato l'atteggiamento del gruppo stesso. Valuto quindi con particolare soddisfazione la decisione del Governo di rispondere, con grande sensibilità politica e senso di responsabilità, a tali richieste di modifica, sopprimendo le suddette previsioni dal testo del decreto-legge.
Un ulteriore elemento positivo consiste nella riscrittura delle norme di copertura degli oneri finanziari recati dal provvedimento, contenuti nel comma 2 dell'articolo 1-bis, le quali operavano una riduzione delle autorizzazioni di spesa relative agli stanziamenti in favore dei paesi in via di sviluppo, per la ricerca nel settore della salute, del Fondo per la famiglia, del Fondo per le non autosufficienze, del Fondo per le politiche giovanili e del Fondo unico per lo spettacolo.
Anche in tal caso, è subito parsa evidente la necessità di correggere tale modalità di copertura, la quale, altrimenti, avrebbe inciso negativamente su interventi di particolare rilievo sociale e politico, ponendosi in contraddizione con le linee programmatiche del Governo e con le decisioni recentemente assunte in materia dalla legge finanziaria, che ha ripristinato le risorse finanziarie in tali settori, ridotte in molti casi dal precedente Governo.
Da ultimo, vorrei sottolineare come le modifiche apportate al comma primo dell'articolo 1-bis determinano l'abolizione della quota fissa di partecipazione sulle ricette posta a carico dei cittadini, consentendo di dare a questi ultimi un segnale importante in merito alla volontà del Governo e della maggioranza di venire incontro alle esigenze reali degli utenti del servizio sanitario nazionale.
Ritengo che questo provvedimento sicuramente non rappresenti un «toccasana», ma costituisca un elemento importante in un disegno organico, teso a far sì che il problema della sanità, della spesa e dei suoi limiti, non più accantonabili, venga risolto nel migliore dei modi. Ritengo, inoltre, che non sia in discussione un problema relativo alla quantità delle risorse per il servizio sanitario. Occorre, invece, razionalizzare la spesa, mediante interventi tesi a renderla il più possibile funzionale, tenendo conto che l'interesse del cittadino, dello Stato e del Governo è quello di garantire un minimo di assistenza uguale per tutti, secondo criteri di equità e di giustizia. Pertanto, confermo il voto favorevole da parte del gruppo dei Popolari-UDEUR sul provvedimento in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi esprime il voto favorevole sulla questione di fiducia posta sul decreto-legge in materia di disavanzo nel settore sanitario. Condividiamo l'obiettivo di ripianare i disavanzi pregressi di alcune regioni nel settore sanitario entro il 2010, nel tentativo di mettere finalmente sotto controllo la spesa sanitaria del nostro Paese, attraverso un intervento selettivo e non più solamente assistenziale. Si tratta di una assunzione di responsabilità precisa da parte delle regioni inadempienti che devono predisporre i piani di rientro dal debito, nei quali devono essere indicati, con molta chiarezza, i mezzi ed i tempi di copertura entro il 2010. Come già affermato, il Governo interviene con un'azione mirata e continuativa in termini di esame preventivo, di monitoraggio e controllo dei provvedimenti e delle misure atte a riformare strutturalmente (perché così dovrebbero essere) il sistema che ha prodotto Pag. 7deficit, inefficienza, ingiustizia e, in casi non rarissimi, come è noto, purtroppo, corruzione e malasanità. È previsto, altresì, l'affiancamento di un nucleo tecnico (questo è importante) di nomina governativa, per la valutazione di questi provvedimenti. Per il Lazio e la Campania sono state previste, addirittura, le figure dell'advisor contabile per i debiti pregressi e per la consulenza finanziaria, mentre è fatto divieto, giustamente, di coprire il deficit accumulato con entrate di tipo corrente.
Questo decreto-legge segue ed integra quanto già disposto con l'ultima legge finanziaria approvata in materia di disavanzo del Servizio sanitario nazionale. Quest'ultima, infatti, ha istituito un fondo transitorio per il triennio 2007-2009 di 2.550 milioni di euro, destinato alle regioni con disavanzi elevati, subordinatamente alla sottoscrizione di un effettivo e serio piano di rientro dai disavanzi stessi.
Le regioni, pertanto, dovranno concordare con il Governo le delibere di attuazione dei relativi piani di rientro dal disavanzo.
Siamo, quindi, in presenza - lo voglio sottolineare bene - di un'erogazione condizionata al rispetto di obiettivi precisi, stabiliti; insomma si tratta di una sorta di piano industriale, la cui realizzazione sarà appunto continuamente sotto controllo e monitorata.
Colleghi e colleghe, il problema è il seguente: da quando, all'inizio degli anni ottanta (nel 1981 per l'esattezza), è stato istituito il servizio sanitario nazionale per garantire, rendere concreto su tutto il territorio nazionale il diritto costituzionale alla salute (con l'assunzione di responsabilità diretta in capo allo Stato) ed offrire ovunque i medesimi livelli di assistenza, almeno per i servizi ritenuti essenziali, il sistema ha sempre accusato una situazione di deficit.
Una delle cause è stata sicuramente il sotto finanziamento del medesimo, ma il problema di fondo - emerso drammaticamente nel corso del dibattito - è che è sempre mancata una vera, efficace governance di sistema e del sistema. Laddove si è premuto di più l'acceleratore delle spese in modo incontrollato e si sono verificati enormi disavanzi non vi è stato miglioramento degli standard o rafforzamento dell'offerta sanitaria, anzi casomai il contrario.
Nemmeno l'accordo Stato-regioni dell'8 agosto del 2001, che impone a queste ultime la copertura dei debiti non imputabili a provvedimenti assunti a livello nazionale, come ad esempio, il rinnovo dei contratti o fatti simili, ha prodotto i risultati sperati.
Tra il 2003 e il 2005 il Servizio sanitario nazionale ha accumulato ben 13 miliardi di disavanzo; il 30 per cento del quale nel Lazio, il 25 per cento in Campania, il 13 per cento in Sicilia; il tutto pari al 70 per cento del totale. Pensate voi! Seguono, però, il Piemonte - regione del nord - con l'8 per cento e la Sardegna con il 5 per cento. In termini pro capite è interessante anche osservare che, accanto ai 253 euro pro capite del Lazio, i 210 del Molise, i 190 della Campania, i 137 dell'Abruzzo, i 126 della Sardegna e i 111 della Sicilia, vi sono i 102 euro della Val d'Aosta che, con Trento, garantisce ai propri abitanti una spesa pro capite superiore al 15 per cento - beati loro! - della media nazionale.
Penso che un approfondimento dell'analisi della politica di spesa in ambito sanitario (che coincide, poi, con il 70 per cento di ogni bilancio regionale) e delle misure per finanziarla - i ticket, l'addizionale IRAP, l'IRPEF, gli storni di risorse, tutte le misure che conosciamo - sia indispensabile anche per fare un ragionamento sul federalismo fiscale, da lì non si scappa!
Voglio ricordare che il diritto costituzionale alla salute, non diversamente dagli altri, in alcune regioni è stato messo in seria discussione dalla gestione del passato! Come, per fare l'esempio forse più famoso, il caso della regione Lazio cui sono state destinate gran parte delle risorse previste dal decreto-legge. L'eredità lasciata da questa regione, che al 31 dicembre 2005 aveva un debito pari a circa quasi 10 miliardi di euro, non potrebbe Pag. 8essere assolutamente affrontata con le sole risorse regionali; ciò è impensabile senza l'intervento statale e, quindi, senza la cosiddetta «solidarietà», seppure quasi estorta, da un certo punto di vista.
Il piano di rientro sarebbe compromesso in partenza se non vi fosse questo decreto-legge (non si può voltare pagina a piacimento).
Prevedere un piano di rientro dei disavanzi sottoscritto dalle regioni - lo voglio sottolineare ancora - le coinvolge direttamente, responsabilizzandole e consente, altresì, al Governo centrale, forse per la prima volta - mi auguro, in modo veramente efficace - di avere un ruolo di guida e di controllo importantissimo, evitando di impegnarsi in una logica vecchia e assolutamente improduttiva di tipo assistenziale e nutrendo logiche perverse e, in qualche caso, se me lo consentite, aberranti.
Accanto a questo, però, deve anche essere sottolineato, con grande onestà, come con il decreto al nostro esame stiamo intervenendo molto più sugli effetti, e meno sulle cause, di una spesa sanitaria fuori controllo in molte situazioni, in diverse regioni del nostro Paese. E le cause, le responsabilità che hanno portato ad enormi e colpevoli disavanzi regionali risiedono in gran parte in una cattiva gestione della politica sanitaria e - credo - anche in più o meno diffuse politiche del malaffare - dobbiamo denunciarlo -, di gestione clientelare, di assenza di controlli e di eccessivo potere discrezionale nell'accreditamento di strutture private.
Sarà necessario che il Governo, con il contributo indispensabile delle regioni, si faccia seriamente carico di tutto ciò, ed anche il Parlamento deve assumersi delle responsabilità in questo senso. Accanto a ciò, riteniamo urgente estendere anche alla spesa sanitaria gli strumenti di monitoraggio relativi ai flussi di cassa delle pubbliche amministrazioni.
Il testo di questo provvedimento, che l'Assemblea si appresta a votare, è decisamente migliore di quello che ci è stato consegnato dall'altro ramo del Parlamento. Avevamo già apprezzato e condiviso la riduzione della quota di partecipazione alle prestazioni di assistenza specialistica e ambulatoriale, che il Senato aveva portato da 10 euro a 3,5 euro; mi riferisco al ticket introdotto con la legge finanziaria, che alla Camera noi abbiamo del tutto soppresso.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUANA ZANELLA. Concludo, signor Presidente. Abbiamo anche modificato le coperture finanziarie, che sono così rientrate in una proposta simile a quella avanzata dal Governo alla presentazione del provvedimento in Senato, correggendo delle previsioni assolutamente inaccettabili, che vedevano ancora una volta compromesse le politiche sociali, la cooperazione allo sviluppo, il Fondo per lo spettacolo, e così via. Scampato pericolo!
PRESIDENTE. Deve concludere.
LUANA ZANELLA. In conclusione, esprimeremo quindi voto favorevole sulla questione di fiducia e condividiamo - perché anche noi l'abbiamo proposto insieme agli altri - l'abolizione della previsione dei dodici mesi per posticipare le azioni dei creditori, che abbiamo ritenuto incostituzionale ed inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cancrini. Ne ha facoltà.
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, noi Comunisti Italiani esprimeremo volentieri voto favorevole sulla questione di fiducia, perché riteniamo importante questo provvedimento, alla cui formulazione definitiva - quella che viene approvata oggi - abbiamo dato un contributo, credo, importante nel corso dell'esame presso le Commissioni. Credo che valga la pena sottolineare i punti significativi di questo decreto-legge.
Il primo punto riguarda l'abolizione del ticket di 10 euro per le prestazioni specialistiche, contro il quale ci eravamo Pag. 9inutilmente battuti durante l'esame della legge finanziaria e di bilancio. Riteniamo che l'abolizione di detto ticket sia una misura saggia. Chiediamo inoltre a chi oggi voterà contro la fiducia, a chi si è comportato in modo ostruzionistico, se il fatto di far decadere il decreto-legge (qualora esso non fosse stato convertito in legge entro il 19 maggio) avrebbe fatto piacere ai cittadini anche delle regioni del nord, che avrebbero continuato a pagare un ticket che invece, in questo modo, viene soppresso.
Un secondo punto importante riguarda la copertura del provvedimento. Era stata approvata dal Senato una copertura inaccettabile ed il lavoro svolto dalle Commissioni ha consentito di spostare la copertura - in modo indiretto, in questa fase, perché non poteva essere altrimenti - soprattutto sulla nuove entrate dello Stato. Crediamo sia una cosa importante e giusta.
Il terzo punto rilevante è stata la modifica appena citata dalla collega Zanella, che riguarda l'abolizione della norma che prevedeva la sospensione delle azioni legali dei creditori nei confronti delle ASL, una norma che anche a nostro parere era anticostituzionale.
Ma è su un quarto punto che vorrei soffermarmi in particolare. A differenza di quel che è accaduto con tutti i provvedimenti precedenti, in questo caso non si attribuiscono fondi alle regioni affidando ad esse sole il compito di gestirli: l'iniziativa forte è, infatti, quella di affiancare alle regioni funzionari che vengono incaricati direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze. Mi pare che questa presa in carico - che configura non un commissariamento, ma un affiancamento - costituisca una novità in un'opera di risanamento che deve essere compiuta; una novità che non solo fornisce garanzie, ma evidenzia anche in modo chiaro un impegno nuovo di questo Governo. Esso infatti non si limita a concedere fondi, senza poi informarsi sul loro utilizzo, ma si impegna in prima persona e a fondo perché l'azione di rientro venga compiuta nei tempi giusti.
In proposito, si deve aggiungere che, in particolare sulla base di un'iniziativa dell'onorevole Leone, si prevede di inserire nel testo del decreto-legge una disposizione - che noi condividiamo - in base alla quale si riferirà regolarmente in Parlamento sull'andamento del rientro della spesa. Questo ci pare un punto qualificante del provvedimento.
Sottolineando gli aspetti positivi del decreto-legge in esame, vorrei però anche riflettere sulle cause strutturali che hanno portato alla voragine finanziaria che esso tende oggi a riparare. Vi è in particolare un meccanismo del cui cambiamento credo sia importante che quest'Assemblea discuta. Nell'ambito della gestione economica della sanità, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui i manager, nominati direttamente dalle giunte regionali, sono di fatto controllati esclusivamente dalle giunte stesse. Tali manager si trovano dunque in una condizione di potere assoluto nelle ASL e non subiscono alcuna forma di controllo, se non quello, lontano ed eventuale, esercitato dalla Corte dei conti. Crediamo che questo sia un punto su cui il Parlamento dovrà tornare: ritengo infatti inaccettabile che, nell'ambito di quella che è oggi la più costosa delle industrie di Stato italiane, vi sia una gestione affidata esclusivamente a soggetti nominati direttamente da politici che poi hanno il controllo sulle loro scelte.
Vi è un altro punto che credo sia importante sottolineare e che riguarda il passato. Attraverso un ordine del giorno che ha raccolto molte firme fra i deputati dei gruppi della maggioranza, noi chiediamo che sia svolta, da parte delle regioni e del Ministero, un'attenta indagine rivolta non solo alla ricognizione dei debiti, ma anche all'esame dei meccanismi che li hanno prodotti. Nelle regioni di cui stiamo parlando sono in corso numerosi procedimenti penali (taluni dei quali giunti già a conclusione con patteggiamenti), che attengono all'eccesso di soldi che sono stati spesi, soprattutto in rapporto alla «convenzionata». Giudico dunque importante che, nell'ambito dell'indagine sulla ricognizione dei debiti, si effettui anche Pag. 10una verifica attenta delle situazioni che hanno portato alla loro formazione, in modo da giungere ad una conoscenza approfondita delle persone e delle situazioni concrete in cui tali debiti sono stati prodotti.
Concludo evidenziando nuovamente che questo è uno dei casi in cui porre la questione di fiducia è un segno non di debolezza, ma della chiara volontà di ottenere l'approvazione di un provvedimento ritenuto importante, anche contro quello che si delineava come un ostruzionismo.
Ritengo importante che il provvedimento al nostro esame venga approvato prima del 19 maggio - data della sua scadenza -, poiché ritengo che sarebbe stato irresponsabile rischiare che il provvedimento stesso non venisse approvato in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il gruppo La Rosa nel Pugno voterà - e lo farà convintamente - la fiducia al Governo, su un provvedimento da noi ritenuto estremamente importante per rilanciare il sistema sanitario nazionale e la sanità pubblica nel nostro Paese. E ciò, nel senso di una sanità pubblica che deve essere competitiva, di migliori misure, di maggiori interventi di spesa, soprattutto nel campo della ricerca (come, d'altronde, crediamo debba prevedersi una sempre maggiore spesa per la scuola pubblica).
Capiamo benissimo che porre la fiducia costituisce un atto importante, ma il Governo, in questa fattispecie, ha dovuto metterla, perché su questo decreto-legge vi è stato, almeno ad opera di una parte dell'opposizione, un forte atteggiamento ostruzionistico, peraltro incomprensibile.
Il lavoro nelle Commissioni, infatti, aveva consentito di trovare punti di convergenza importanti, affinché il decreto-legge sul ripiano dei debiti della sanità venisse esaminato con determinazione e attraverso un ampio dibattito, all'interno del Parlamento, tra opposizione e maggioranza.
Vorrei ricordare che ciò di cui stiamo discutendo è il ripiano dei debiti dal 2001 al 2005 di alcune regioni, che hanno sottoscritto con il Governo un patto di rientro del disavanzo sanitario, il quale impegna le regioni affinché entro il 2010 si possa rideterminare l'equilibrio di bilancio.
Su questa base sono stati inseriti elementi importanti quali, ad esempio, l'aumento dell'IRPEF e dell'IRAP, così come il controllo diretto, da parte del Parlamento, sulle regioni tenute a rispettare, appunto, il rientro del deficit sanitario.
Riteniamo incomprensibili alcune considerazioni avanzate durante il dibattito sul complesso degli emendamenti. Come si può pensare che il Governo non dia risposte importanti ai problemi della salute e della sanità? È sufficiente considerare il patto sulla salute per capire che vi è stata, di fatto, una differente impostazione tra il vecchio ed il nuovo Governo su come affrontare i problemi della sanità, della salute dei cittadini e la questione di un sistema universalistico e solidaristico della sanità in grado di assicurare garanzie, soprattutto per le fasce più deboli all'interno del nostro Paese.
Abbiamo inserito nel patto per la salute alcuni cardini importanti come, ad esempio, la prevenzione e la determinazione sui non autosufficienti, sui più deboli; anche in ordine al provvedimento al nostro esame, nel momento in cui abbiamo dovuto trovare la relativa copertura, abbiamo corretto la decisione presa dal Senato, eliminando le somme previste per gli interventi sociali e utilizzando quelle, comunque non utilizzate, relative agli interventi comunitari.
Da parte del Governo vi è una grande disponibilità ad intervenire sugli elementi importanti della vita di questo Paese e della garanzia della salute. Lo abbiamo sostenuto anche in Commissione, dove siamo stati particolarmente critici su alcuni interventi; soprattutto la collega Poretti che, sia nella Commissione di merito, Pag. 11sia nella Commissione bilancio, ha avanzato energicamente la questione di legittimità costituzionale relativamente ai debiti bloccati per decreto. Infatti, tale questione incide soprattutto su coloro che sono i cosiddetti imprenditori deboli del nostro sistema industriale, del sistema industriale della sanità.
Siamo intervenuti su questo problema; la maggioranza ha dato la propria disponibilità ad eliminarlo e così è stato effettivamente fatto. Vi erano tutte le condizioni necessarie per aprire un grande dibattito in Parlamento, affinché il ripristino dei debiti sanitari potesse determinare nel nostro Paese e soprattutto in quelle regioni con cui dobbiamo trattare, una situazione di equilibrio.
Vogliamo sottolinearlo, come Rosa nel Pugno, che si tratta delle regioni che hanno dilapidato denaro, che non sono state in grado di amministrare la sanità pubblica e che hanno comportato - ed effettivamente si sono verificate nei mesi scorsi e negli anni scorsi - situazioni illecite, che hanno determinato questo enorme debito.
Il Governo deve intervenire ed è intervenuto, come centro-sinistra - voglio ribadirlo con forza - affinché si potesse mettere termine definitivamente a questa situazione che si perpetua da tempo.
I debiti da ripianare riguardano gli anni che vanno dal 2001 al 2005; ritengo che molti colleghi debbano riflettere sulle regioni interessate da questo provvedimento.
Crediamo inoltre che il settore della sanità debba essere pubblico e ci batteremo, come Rosa nel Pugno, perché anche su questo concetto vi è una grande diversità di idee tra noi ed il centrodestra. Infatti, riteniamo che esso debba essere pubblico, pubblico, pubblico, mentre supponiamo che il centrodestra voglia che sia privato, privato, privato.
Non consentiremo mai che vi possa essere una sanità privata, come è nei desideri del centrodestra; ci batteremo affinché essa rimanga pubblica, poiché riteniamo che vi siano tutte le condizioni necessarie perché vi sia competitività all'interno del sistema pubblico della sanità e di conseguenza si possano fornire quelle risposte: infatti, già oggi vi sono, in molte realtà regionali, centri di eccellenza in grado di affrontare i problemi della salute dei cittadini italiani.
È per questo che noi abbiamo deciso di esprimere un voto positivo sulla questione di fiducia posta dal Governo; nello stesso tempo, saremo vigili su ciò che accadrà nei prossimi mesi, perché abbiamo inserito una disposizione, su cui stiamo discutendo, che riguarda quelle regioni che potranno risanare i propri debiti. Infine, saremo attenti relativamente all'applicazione da parte di queste regioni dei meccanismi del patto che hanno sottoscritto.
Sarà questo il nostro impegno! Esso farà in modo che, come ho affermato, il patto della salute sottoscritto con le regioni possa diventare realmente operativo e fornisca quelle risposte di garanzia necessarie per la salute dei cittadini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con amarezza inizio questo mio intervento, queste mie considerazioni, perché non avrei mai immaginato che si dovesse arrivare a dover esprimere un voto sulla questione di fiducia su questo disegno di legge, che ci ha visto collaborare fianco a fianco in Commissione, dove abbiamo apportato emendamenti e abbiamo riflettuto, anche a livello personale, migliorandolo notevolmente, in un clima di fattiva collaborazione.
Vi è stato un forte clima di collaborazione, mentre nei giorni scorsi, in questa sede, ho potuto notare come qualcuno non abbia capito che nel nostro Paese viviamo un momento difficile soprattutto nel settore sanitario, ma anche per altre questioni, e credo voglia strumentalizzare la situazione per ottenere piccoli vantaggi di ordine politico. Questo ostruzionismo sinceramente non l'ho capito; non ho capito - come dirò e dimostrerò - soprattutto quello portato avanti dagli amici della Pag. 12Lega Nord Padania che, come sanno, stimo e con i quali abbiamo avuto confronti seri su ciò che potrà avvenire, un domani, in campo sanitario.
Credo che il Governo, a cui vanno i complimenti e il nostro voto di fiducia (sia in generale, sia sul provvedimento in esame), abbia compiuto, sia pure in un anno, tanti sforzi, impostando un percorso che bisogna assolutamente percorrere insieme alle forze politiche che lo sostengono. Però, va detto con estrema lealtà che non c'è da vergognarsi nel sostenere, nel rispetto di tutte le posizioni, che il centrosinistra ha una concezione della sanità diversa da quella del centrodestra. Ciò lo accennava poc'anzi anche il collega Di Gioia. Non siamo tutti per il pubblico - certamente non commetterò questo errore -, però bisogna ricordare tutte le vicende sull'accreditamento e sulla concorrenza, che si voleva introdurre nel sistema sanitario. Noi, invece, proponiamo una linea di demarcazione forte. La sanità deve rimanere pubblica, universale, che collabori con il privato, il quale, se entra nel sistema sanitario, diventa oggettivamente pubblico.
In merito al metodo istituzionale usato - mi rivolgo al Governo -, ha il nostro pieno consenso. In questi mesi, ho visto una nuova collaborazione istituzionale - non parlo soltanto del patto della salute -, ed in seguito spiegherò perché, invece, non c'è stata collaborazione istituzionale negli anni scorsi. Si tratta di una collaborazione «strategica» in cui due livelli di potere non sono in contrasto tra loro, ma insieme stringono un patto forte per poter servire i cittadini ed erogare loro una migliore sanità.
Credo che l'intervento di oggi eviti gli interventi assistenziali di domani. Mi auguro che il Parlamento approvi il provvedimento in esame, che rappresenta, a mio avviso, lo snodo essenziale per evitare altre erogazioni a pioggia, che dobbiamo assolutamente scongiurare.
Amici della destra, scusate, ma si tratta di debiti relativi al periodo 2001-2005. Non sto qui a distinguere tra regioni, Molise o Abruzzo, in quanto se si vanno a fare le somme, si può osservare che quattro regioni negli anni 2002-2005 sono state governate dal centrodestra!
Colleghi, vi faccio presente che il provvedimento in esame è originato da leggi del centrodestra. Mi chiedo come mai nessuno ha citato l'accordo dell'8 agosto 2001, firmato dall'allora Presidente Berlusconi, che prevedeva l'assunzione da parte delle regioni di undici o dodici impegni forti, compreso, ad esempio, quello concernente la riduzione dei posti letto, che rappresenta un fatto eclatante per le regioni, soprattutto per quelle più piccole. Sono passati cinque anni senza che fosse stata fatta alcuna diffida, anzi, non mi è arrivata in tempo, altrimenti avrei mostrato la lettera di diffida del Presidente Berlusconi, nel 2006, che è arrivata il giorno prima di Capodanno, come se fosse anche nella forma un augurio (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! La diffida si fa in forme diverse, si fa come è stato fatto nel piano di rientro, con determinate condizioni, che sono penalizzanti per le comunità locali.
Amici della Lega Nord Padania, credo che deliberare l'affiancamento significhi deliberare il commissariamento. In precedenza, ho avuto modo di parlare di sanità con riferimento alle regioni Piemonte e Liguria. In particolare, parlando della regione Piemonte, ho evidenziato come quest'ultima avesse fatto registrare per l'anno 2004 un deficit pari a 682 milioni di euro e fosse rientrata facendo ricorso a fondi propri, per non subire la vergogna dell'affiancamento, che rappresenta un commissariamento vero e proprio. Voi potreste sostenere che ciò l'avrebbero potuto fare anche altre regioni, ma queste - lo ricordo - non hanno assolutamente tale possibilità.
Che dire, poi, dell'aumento dell'IRPEF, dell'IRAP, delle accise e delle altre imposte? Tutto ciò impone un diverso rapporto che l'amministratore regionale deve avere con la propria comunità.
Da oggi, le comunità regionali cominceranno a capire che, se i cittadini pagano l'IRPEF e gli industriali pagano l'IRAP con le aliquote più alte, come nella mia regione, Pag. 13non è certamente responsabilità di questo Parlamento, ma dei loro amministratori regionali.
Credo - e voglio spiegarmi ancora meglio, nel rispetto, lo ripeto, di tutte le posizioni - che quello in esame sia un provvedimento di ispirazione federalista. È l'inizio, il primo gradino, colleghi del gruppo Lega Nord Padania. Del resto, ciò si evince anche dalle ultime dichiarazioni e dagli ultimi rapporti su questo argomento. Il centrosinistra crede in un federalismo certamente solidale e diverso da quello di chi sostiene che tutte le imposte debbano essere gestite dalla propria regione. Lo stesso collega Maroni, nella sua dichiarazione di ieri, ha dato atto al Governo Prodi e alla sua maggioranza di fare sul serio nell'imboccare questa strada nuova di un federalismo solidale.
Reputo, infatti, che il Governo sia seriamente impegnato sul tema del federalismo fiscale. Come si può dire che il Governo Prodi non fa il suo dovere? Tre giorni fa era sul punto di approvare il disegno di legge, composto di ben venti articoli, concernente il federalismo fiscale, ma i comuni hanno posto qualche problema. Credo sia importante la possibilità che questa Assemblea, fra poche settimane, esamini ed approvi tale disegno di legge. E il disegno di legge delega del Governo concernente l'attuazione dell'articolo 117 della Costituzione e le competenze degli enti locali e delle regioni non si pone nella strada del federalismo? Sono in itinere anche altri provvedimenti sulla modernizzazione dello Stato. Tutto ciò si inserisce nella logica che il Parlamento e il Governo vogliono portare avanti.
Desidero però dichiarare, a nome del gruppo Italia dei Valori ed anche di tanti amici del centrosinistra, che questo Governo deve essere più severo, senza certamente essere un patrigno. Il provvedimento in esame, infatti, rappresenta un atto di fiducia enorme negli amministratori, un affiancamento importante ed un'erogazione di somme. Il Governo, tuttavia, da oggi in poi deve essere severo. Proprio per questo, mi trova d'accordo l'ipotesi dell'istituzione di una Commissione di inchiesta e firmerò la relativa proposta di legge. Il Parlamento e il Governo debbono seguire la vicenda relativa al rientro totale dei debiti sanitari entro il 2010, perché è un dovere dello Stato tutelare i deboli. Lo Stato ha infatti il dovere di tutelare non gli amministratori locali, ma la massa dei nostri cittadini che si rivolgono al sistema sanitario per ottenere un'erogazione di prestazioni. Siamo in presenza di diritti universali, che non possiamo negare a nessuno con la «disamministrazione» locale che c'è in tante regioni.
Per queste ragioni, annuncio, insieme a tutto il gruppo dell'Italia dei Valori, un convinto voto favorevole. Altri provvedimenti, lo ripeto, sono in itinere. L'intra moenia - che è una vergogna da tanti anni tollerata! - verrà regolarizzato, almeno da quanto si legge sulla stampa, e credo che tali siano le intenzioni del Governo. Un altro aspetto molto importante è quello clinico, consistente nel restituire dignità ai medici all'interno degli ospedali. Non saranno «riverniciature», ma conseguenze di quella famosa riforma del sistema sanitario di cui tutti avete parlato.
Questo provvedimento ha però anche un altro significato. Infatti, dovremo moralizzare insieme questo settore, senza «fare gli struzzi». Spesso, la nostra sanità è diventata chiaramente - l'ho dichiarato già in altra occasione e lo ripeto, assumendomene tutte le responsabilità - il regno della criminalità organizzata. Infatti, alla luce della «valanga» e dell'entità enorme di fondi ad esso destinati, il settore della sanità - come sappiamo bene, e chi fa parte di determinate Commissioni se ne sta rendendo conto - è diventato anche il settore del malaffare.
Inoltre - e questo rappresenta l'aspetto più importante -, si è creata una voragine di clientelismo, ed invito il Governo ad intervenire anche nella nomina dei direttori generali, senza avere paura ad eliminare l'influenza della politica. Tale è l'esperienza che si vive in periferia: chiunque sia l'amministratore, non può agire all'interno del sistema sanitario senza essere legato a determinati «carrozzoni». Pag. 14Dobbiamo avere questo coraggio e il Governo Prodi ce l'ha, perché i primi provvedimenti da esso adottati vanno in questa direzione.
Cito l'esempio della regione Molise, da cui provengo. Nessuno l'ha nominata, ma è tra le cinque regioni con il debito pro capite più alto, la seconda dopo il Lazio (Una voce dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania: Vergogna!). No, io non mi vergogno, te l'ho già spiegato un'altra volta, ho abbandonato la politica perché non sono sceso a compromessi proprio su tale punto. Volevo chiudere degli ospedali, perché i nosocomi inutili vanno chiusi, avendo i cittadini bisogno di prestazioni di alta qualità...
PRESIDENTE. Onorevole Astore, concluda.
GIUSEPPE ASTORE. Concludo, Presidente. Aver perso le ultime elezioni regionali su questi temi - sul terremoto e sulla gestione della sanità - ha offeso profondamente noi che abbiamo condotto la campagna elettorale.
Ecco perché questo Governo deve imboccare la strada del cambiamento, perché anche la sanità deve essere nuova.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
GIUSEPPE ASTORE. Concludo. Oggi si curano, sostanzialmente, le malattie croniche. Si deve affrontare il grave problema degli anziani e, dunque, rivalutare il territorio a danno del «dimagrimento» ospedaliero. Mi sembra che ci stiamo incamminando su quella strada, pertanto l'Italia dei Valori voterà convintamente la fiducia al Governo, nella speranza che seguano anche gli altri provvedimenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la Lega Nord non darà la fiducia al Governo Prodi su questa «legge truffa». Abbiamo tentato in tutti i modi di bloccare questo scempio, purtroppo ce lo avete impedito. La discussione sul testo non è nemmeno iniziata; in quella fase eravamo pronti a mettere davvero le barricate, non lo avete concesso e lo chiamate ostruzionismo. Pazienza, la gente del nord non ha le fette di salame sugli occhi e, nonostante il silenzio assordante di una stampa complice, in maniera bipartisan, e che oggi non ha dedicato nemmeno un trafiletto a questo scempio, la notizia arriverà lo stesso nelle case di tutti. Ci penserà, come al solito, la Lega Nord a squarciare questo velo di ipocrisia bipartisan su un'operazione assolutamente scandalosa.
Spieghiamo, in parole povere, di che cosa si tratta. Ci sono regioni, poche, mal governate che hanno sforato la spesa sanitaria in maniera abissale, impunemente per anni. Tutte le altre regioni, quelle virtuose, sono obbligate per legge a tappare il buco. Vediamo le cifre: con questo provvedimento si danno 3.000 milioni di euro a solo quattro regioni, Lazio, Campania, Abruzzo e Molise.
Questi denari si aggiungono ai circa 2.500 milioni che sono stati stanziati, appena qualche mese fa, dalla legge finanziaria, proprio per sanare i deficit delle regioni in disavanzo. Ma come, non ci avevate detto, quando abbiamo approvato la legge finanziaria, che era l'ultima volta? Addirittura avete approvato in pompa magna il nuovo «patto per la salute», così lo avete chiamato, laddove è sancito, in maniera chiara, il principio della inderogabile responsabilità delle regioni e degli amministratori locali. Invece, niente. Cosa è accaduto? Le regioni, da ottobre 2006, dovevano tenersi in piedi con le proprie gambe, mentre invece, dopo tre mesi, siamo chiamati ancora di nuovo a sanare il buco.
Ma non è finita, purtroppo. Questi denari si aggiungono anche al cosiddetto Fondo perequativo nazionale, vale a dire i soldi che le sole regioni del nord versano ogni anno per aiutare, giustamente, le altre regioni che sono in difficoltà. Si tratta di altri 7.000 milioni di euro. E poi Pag. 15ci venite a dire che non siamo solidali. Direi, a onor del vero, che siamo un po' fessi.
La sola Lombardia, la mia regione, versa oltre 3,5 miliardi di euro, vale a dire oltre il 55 per cento di questo Fondo che vi ostinate a chiamare nazionale, anche se poi i quattrini ce li mette sempre e solo la Padania. Purtroppo non è ancora finita, perché ci sono altri 5.800 milioni di euro che costituiscono il mutuo, simulato, che il Governo ha stanziato per la regione Lazio (questa, veramente, le batte tutte): si tratta di circa 6 miliardi, da restituire in trent'anni (sulla carta), con comode rate. Figuriamoci, basta una legge finanziaria e chi s'è visto, s'è visto.
Sono cifre enormi. Purtroppo l'euro ci ha anche fatto perdere la sensibilità su cifre così grandi. Prendiamo il caso del Lazio dove, Storace prima e Marrazzo poi (è notizia di oggi che il buco cresce, ancora 55 milioni nei primi tre mesi, quindi c'è poco da stare allegri) hanno creato un buco di 10.000 milioni di euro. Per dare l'idea, è un terzo della mostruosa legge finanziaria di Prodi.
Per dare ancora più l'idea è pari all'intero gettito ICI di tutto il Paese, da Bolzano a Lampedusa, ma non solo sulla prima casa: l'intero gettito ICI di tutto il Paese su prima, seconda, terza casa, attività produttive, terreni agricoli e quant'altro: una cifra enorme! È come se quest'anno pagassimo tutti l'ICI per sanare l'incapacità degli amministratori del Lazio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Onestamente è incredibile, ed è incredibile anche perché la sanità copre l'80 per cento del bilancio di una regione. Allora, qualcuno ci deve spiegare come si fa a tenere in vita un'amministrazione dove l'assessore al bilancio, o il governatore, non è in grado di gestire l'80 per cento del bilancio. È evidente che abbiamo a che fare con incapaci.
Peggio del Lazio riesce a fare solo la Campania con Bassolino, dove oltre al buco della sanità c'è la voragine scandalosa dei rifiuti; praticamente vuol dire che in Campania viene gestito male il 100 per cento del bilancio regionale, però la Campania ha «l'ambasciata» a New York e il Lazio si becca i fondi di Roma capitale: complimenti! Ci mettiamo per un attimo anche nei panni dei cittadini di queste regioni, cittadini che oltre ad avere degli amministratori oggettivamente incapaci, subiscono anche l'umiliazione - perché di questo si tratta - di ricevere l'elemosina dai soliti generosi padani. Noi, al loro posto, non avremmo accettato un trattamento di questo genere. Avevamo presentato una proposta molto semplice: l'amministratore che sfora per tre anni la spesa sanitaria diventa automaticamente ineleggibile a vita. Chiaramente, non l'avete accettata. Questo è il vero federalismo: responsabilità di chi amministra, controllo diretto da parte dei cittadini. Voi avete preferito introdurre una norma all'acqua di rose: trasmettiamo le carte alla Corte dei conti! Ma la stessa Corte dei conti non ha fatto niente in tutti questi anni. È la stessa Corte dei conti che approva il bilancio del comune di Napoli che può permettersi di non pagare nemmeno le bollette della luce all'Enel perché tanto la luce non gliela taglia nessuno. La Padania dice basta, basta a sprechi e malgoverno, basta a questo falso federalismo inteso solo come libertà di spesa, libertà di spreco senza controlli, tanto alla fine paga sempre Pantalone. Basta! Il federalismo fiscale lo vogliamo adesso e subito. La gallina dalle uova d'oro ha già dato troppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Deputati del gruppo Lega Nord Padania espongono un cartello con il simbolo della Lega Nord Padania, recante un'immagine caricaturale sovrapposta alla raffigurazione geografica dell'Italia e la scritta «El lader de Roma» e fogli che riproducono elenchi di nomi di parlamentari, nonché galline di pelouche).
PRESIDENTE. Colleghi questo non è consentito; dovete rimuovere immediatamente quei cartelli! Colleghi rimuovete immediatamente i cartelli! Prego i commessi di adoperarsi a questo scopo (I commessi ottemperano all'invito del Presidente).Pag. 16
Naturalmente l'Ufficio di Presidenza valuterà anche questo evento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il Governo chiede per la diciassettesima volta in un anno la fiducia per la conversione del decreto-legge per il ripiano selettivo dei disavanzi in quest'aula.
Come si sa l'UDC, diversamente da quanto fanno altri gruppi, folkloristici, in quest'aula, ha scelto di condurre la battaglia politica contro questo Governo nelle aule parlamentari, sfidando il Governo, diviso e pasticcione sulle proposte a favore del Paese. L'UDC non ricorre a pratiche ostruzionistiche perché è convinto che questo Governo deve essere incalzato con proposte e soluzioni.
Per questo non condividiamo l'ennesima richiesta di fiducia, perché umilia il dibattito e la volontà di migliorare un provvedimento assai delicato che riguarda la gestione della sanità, ovvero un servizio prezioso ed indispensabile per tutti i cittadini.
Oggi il Governo chiede la fiducia per mascherare incapacità e divisioni all'interno della maggioranza, stretta tra una sinistra radicale e massimalista ed un centro moderato ma ancora non affrancato da dannose logiche di potere ed esercizi clientelari.
Con questo provvedimento si vuole ottenere un ripiano selettivo dei disavanzi nella sanità di alcune regioni. Una novità dai profili francamente incostituzionali, perché premia alcune regioni rispetto ad altre, avvantaggia quelle regioni che si sono dimostrate meno virtuose e più «spendaccione», quelle che non hanno saputo razionalizzare le spese, quelle che indugiano in clientelismi e favoritismi, quelle, in definitiva, che intendono la sanità come un formidabile strumento clientelare per governare i dipendenti e i loro voti e non per prevenire, curare, alleviare le sofferenze dei cittadini.
Oggi, con questo provvedimento, premiate i peggiori e non riconoscete i meriti di quelle regioni che invece hanno contenuto le spese, pur mantenendo un servizio sanitario di assoluta eccellenza.
Se questo è il vostro federalismo, noi diciamo che invece è un vecchio statalismo assistenzialistico, che decapita capacità e meriti e premia solo le regioni amiche, gli incapaci e i soliti furbi Voi oggi violate il principio di uguaglianza previsto dalla Costituzione, con un ripiano, che definite selettivo, dei debiti pregressi, determinando palesi discriminazioni.
Tutto questo è falsamente solidale, anzi, a nostro avviso, è una solidarietà «pelosa» perché comprometterà l'azione delle regioni virtuose, che non avranno più alcuna convenienza per una buona ed oculata amministrazione del loro sistema sanitario. Non perseguite e non punite quegli amministratori che si sono dimostrati incapaci, che hanno provocato danni, che hanno creato debiti, che oggi fanno pagare a tutti cittadini italiani.
Signor rappresentante del Governo, quella dell'UDC è una posizione rigorosa ma anche rispettosa delle esigenze dei cittadini. Noi non abbiamo chiesto tagli indiscriminati nel settore sanitario pubblico, noi non abbiamo neppure richiesto una diminuzione delle prestazioni pubbliche a favore dei cittadini. «No» ad un taglio indiscriminato dei posti letto ospedalieri: non crediamo ad una gestione draconiana o tutta economico-finanziaria del sistema sanitario, ma ci saremmo attesi dal Governo un'azione incisiva e credibile per convincere più regioni ad avere maggiore coraggio nel determinare e nel pretendere la qualità del servizio, nell'abbattimento delle vergognose liste d'attesa che costano ansie e incertezze ai cittadini e ai loro familiari.
Oggi, con 3 miliardi di euro, ripianate i debiti di alcune regioni ma non ci parlate di appalti, non ci dite nulla di esternalizzazioni, di incarichi, di prebende, di stipendi faraonici a manager che nei loro curricula professionali possano vantare Pag. 17spesso, troppo spesso, solo lunghe anticamere negli uffici degli assessori regionali di turno.
Continuate ad affidare il progetto di risanamento del comparto sanitario solo ai pazienti ed ai cittadini malati, trasformati in una sorta di bancomat da «spennare», ma non ci proponete alcuna soluzione credibile, affinché i debiti di oggi non si ripresentino domani; nulla di tutto ciò, solo una «pezza» a quanto avvenuto in passato, senza nessun progetto per il futuro.
La riforma del Titolo V distingue nettamente, nella gestione sanitaria, oneri e responsabilità: la copertura dei disavanzi è costituzionalmente affidata alle regioni, non allo Stato. Oggi, quindi, voi determinate un'ingerenza nei confronti delle regioni, vi sovrapponete alle competenze costituzionali delle stesse, iscrivendo, così, i costi di risanamento a carico di tutti i cittadini del Paese, costi che invece dovrebbero essere a carico solo delle regioni che non hanno saputo gestire il loro comparto sanitario. È un precedente grave, che avrà conseguenze negative anche per il futuro.
Quando, nell'ultima legge finanziaria, il Governo Prodi impose il ticket, l'UDC fu contraria; oggi, invece, dopo un «balletto» di cifre per cercare un'incerta copertura, lo avete prima ridotto, poi sospeso temporaneamente per un solo anno, mentre sarebbe stato opportuno non gravare con un balzello odioso su quei cittadini bisognosi di accertamenti clinici e strumentali. E stiamo parlando di sanità pubblica... Davvero un bel risultato per il Governo delle sinistre!
Quello che oggi proponete a quest'Assemblea ed imponete con la fiducia è un decreto diseducativo ed iniquo. Offrite il vitello grasso ad alcune regioni, quelle preferite, escludendo invece dal tavolo dei commensali quelle che hanno dimostrato affidabilità e serietà nella gestione della sanità pubblica. È un colpo di spugna alle responsabilità: punite chi dovrebbe essere premiato, riconoscete benemerenze a chi non le merita. Per questo, signori del Governo, l'UDC voterà contro la fiducia che ci avete chiesto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista-Sinistra europea voterà la fiducia al Governo e lo farà non solo per il consueto spirito di lealtà, ma perché condivide pienamente, nel merito, il contenuto del provvedimento in esame.
Il ricorso al voto di fiducia si è di nuovo reso necessario per il comportamento di cieco e irresponsabile ostruzionismo tenuto dal centrodestra. L'ostruzionismo è una tattica parlamentare legittima, che in passato anche la sinistra ha esercitato, ma esso risulta giustificato e comprensibile soltanto come misura eccezionale, di fronte a questioni assolutamente fondamentali e dirimenti per la vita collettiva del Paese. Quando diventa, invece, come ora, pratica normale e quotidiana dell'opposizione, esso perde senso e costituisce un grave impedimento al regolare funzionamento delle istituzioni democratiche.
Il ricorso indiscriminato all'ostruzionismo nasconde, in realtà, due cose: da un lato, una vocazione autoritaria e antidemocratica del centrodestra, che considera il Parlamento non come il luogo di esercizio della sovranità popolare, ma come una palestra propagandistica, una tribuna di chiacchiere inutili, simili ad un talk show televisivo; dall'altro lato, esso nasconde un'assoluta assenza di idee, di progetti e di proposte sui problemi concreti del Paese, il che rende il centrodestra un aggregato politico informe e del tutto inadeguato a rappresentare una reale alternativa di Governo per l'Italia.
Il provvedimento sul quale ci accingiamo a votare la fiducia affronta due questioni. La prima riguarda lo stanziamento di 3 miliardi di euro per il ripiano dei disavanzi sanitari delle regioni nel Pag. 18periodo 2001-2005. A conferma di quanto detto prima, ricordo che la stessa identica misura è stata già adottata per ben due volte, e per un importo complessivo di 4 miliardi di euro, nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra di allora. Questo finanziamento si rende necessario per garantire a tutti i cittadini il diritto universale alla salute, indipendentemente dal luogo in cui vivono. Senza di esso, infatti, alcune regioni sarebbero costrette a ridurre drasticamente il livello dei servizi sanitari, a chiudere ospedali e reparti, a smantellare servizi di assistenza territoriale, a cancellare programmi di prevenzione. È questo che volete cari colleghi del centrodestra? Se è così, abbiate il coraggio di dirlo chiaramente ai cittadini laziali, campani o abruzzesi (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Tutti noi sappiamo che questa situazione debitoria deriva da due cause: in primo luogo, da un cronico sottofinanziamento della spesa sanitaria che dura da oltre un decennio, perché non è vero che in Italia si spende troppo per la sanità, anzi si spende troppo poco in rapporto agli altri principali paesi europei. Il sistema sanitario nazionale pubblico e universale è uno dei principali istituti della nostra democrazia e non è su di esso che bisogna risparmiare per accontentare la Banca centrale europea o il Fondo monetario internazionale. La seconda causa attiene, invece, a specifiche situazioni di inefficienza e di spreco nella gestione della sanità, che caratterizzano alcune regioni, siano essere governate dal centrodestra o dal centrosinistra. In quest'ambito, rispetto al passato, vediamo una positiva novità nelle misure previste per costringere le regioni interessate a rompere sul serio il blocco di interessi politici e affaristici, che in modo vergognoso e immorale speculano sulla salute delle persone.
L'altra questione, inserita in questo provvedimento anche grazie ai nostri emendamenti, riguarda tutti i cittadini italiani e consiste nella abolizione del ticket di 10 euro sulle ricette per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali. Ciò ci riempie di soddisfazione perché segna il successo di una azione che Rifondazione comunista ha condotto contro i ticket fin da quando essi furono introdotti nell'ultima legge finanziaria. Già da allora, ci battemmo spesso da soli contro questa decisione e non fummo ascoltati. I ticket non possono essere considerati come uno strumento di controllo della spesa sanitaria e ancora meno come un modo per incassare risorse.
Essi sono una misura odiosa e ingiusta perché colpiscono il cittadino proprio nel momento del massimo bisogno, quando è malato, e colpiscono di più le persone e le famiglie meno abbienti, per le quali anche poche decine di euro possono produrre difficoltà economiche e costringere a sofferenze e rinunce. Il diritto alla salute deve essere assicurato a tutti gli esseri umani, ricchi o poveri, italiani o stranieri, e per tale motivo deve essere garantito dalla sanità pubblica e finanziato attraverso la fiscalità generale e progressiva in forma solidaristica, in modo che chi ha di più contribuisca di più a garantire la vita e la salute di chi è malato. Siamo contenti che oggi anche il Governo riconosca l'inutilità e l'ingiustizia del balzello del ticket sulle ricette e ci stupisce che a non volere l'abolizione del ticket sia oggi la Lega con i suoi alleati siciliani del MPA.
L'abolizione del ticket è un esempio di ciò che concretamente intendiamo quando parliamo di utilizzare le risorse derivanti dal maggiore gettito tributario, il cosiddetto «tesoretto», per una grande operazione di risarcimento sociale e di redistribuzione del reddito. Grazie all'azione fin qui condotta, due delle tre gravi emergenze lasciate in eredità dal Governo Berlusconi, quella economica e quella finanziaria, sono state, se non proprio superate, senza dubbio ridimensionate. Dopo cinque anni di stagnazione, l'economia ha ripreso a crescere, le misure adottate per combattere l'evasione fiscale hanno fatto aumentare le entrate dello Stato, il deficit e il debito pubblico sono stati ridotti e l'Italia sta rispettando alla lettera gli impegni assunti in sede europea.Pag. 19
È questo un grande merito del Governo e della maggioranza, ma se consideriamo le condizioni sociali del Paese ci accorgiamo che esse non sono molto diverse da quelle, disastrose, che abbiamo ereditato da cinque anni di Governo Berlusconi e da quindici anni di neoliberismo.
Chi vive di pensione o di salario, chi è disoccupato precario, chi abita in affitto, chi studia senza avere patrimoni alle spalle, chi si ingegna a portare avanti il suo piccolo negozio o laboratorio, chi è immigrato e lavora duramente, tutti costoro, che rappresentano la grande maggioranza della popolazione e che producono la ricchezza del Paese, oggi non stanno molto meglio di un anno fa e devono lottare ogni giorno, con fatica, per far quadrare i propri conti e per «tirare a campare», con dignità, con sacrifici e con rinunce.
L'altra emergenza, quella sociale, costituita da una vergognosa disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza, a vantaggio di un'esigua minoranza di privilegiati, è ancora presente, di fronte a noi.
Allora, caro Ministro dell'economia, se nelle casse dello Stato vi sono, in modo strutturale e permanente, maggiori risorse di quelle previste - pari a dieci, o forse quindici miliardi di euro - vanno utilizzate per ridurre tale disuguaglianza, per migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli della popolazione. Francamente, non capiamo e non condividiamo come, in una situazione finalmente così favorevole per l'economia e per le finanze pubbliche, si possa ripetere il solito ritornello dei sacrifici, e si torni a parlare, ad esempio, di riduzione della spesa previdenziale attraverso il «taglio» delle pensioni future o l'allungamento dell'età pensionabile.
Nel programma dell'Unione - in virtù del quale, giova ricordarlo, il Ministro dell'economia occupa un posto così importante - non è scritto ciò. Al contrario, si dice che va abrogato lo «scalone Maroni» che, da un giorno all'altro, aumenta di tre anni l'età pensionabile.
Cosa devono pensare quei lavoratori, quelle lavoratrici, quei pensionati, quei giovani che l'anno scorso hanno creduto nelle promesse di cambiamento dell'Unione, e che oggi si sentono ripetere che devono - loro, e non chi vive nel lusso e nella ricchezza - fare sacrifici, anche se le cose stanno andando bene?
È in questa indifferenza verso le condizioni materiali di vita, i bisogni reali delle persone, che risiede la principale causa di sfiducia dei cittadini nella politica, preludio a risposte autoritarie e populiste, come ci insegna anche il caso francese. Come dimostra la vicenda del ticket, oggi finalmente abolito, le proposte di Rifondazione Comunista non nascono da una visione ideologica ed estremistica, né tantomeno sono finalizzate a creare instabilità e difficoltà nell'azione del Governo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANDREA RICCI. È vero l'esatto contrario. Quando noi sosteniamo che il cosiddetto tesoretto deve essere utilizzato per aumentare le pensioni più basse, per accrescere il potere d'acquisto dei salari e degli stipendi, per garantire il diritto alla casa, noi aiutiamo il Governo, con proposte concrete e praticabili, a migliorare la propria azione e ad estendere il proprio consenso, impedendo per questa via il ritorno delle destre. È con questo spirito, signor Presidente, che confermiamo oggi la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaghi. Ne ha facoltà.
MARCO AIRAGHI. Deputato Presidente, onorevoli colleghi, la richiesta del voto di fiducia, ancora una volta, impedisce la discussione parlamentare su un'importante ed atteso provvedimento. È stato presentato l'ennesimo maxiemendamento su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, pertanto non vi è alcun confronto, Pag. 20alcuna discussione. Con i voti di fiducia a ripetizione, questo Governo, in crisi irreversibile, cerca di boicottare anche i lavori parlamentari. Il decreto-legge è stato «sequestrato» dal voto di fiducia, così si potrebbe chiudere il Parlamento. Tutti sanno che il provvedimento in esame e i suoi ritardi sono responsabilità del Governo, che neanche abusando del voto di fiducia ed evitando ogni dibattito in Parlamento, è stato capace di scrivere una norma che non fosse palesemente anticostituzionale. Il Governo, quindi, è caduto nelle sue stesse trappole e incapacità. Alcuni sono stati accontentati, tutti gli altri vengono imbavagliati dal voto di fiducia.
Un Governo che non si fida neanche dei suoi parlamentari è «alla frutta» e non è il caso di protestare colleghi, non mi sembra proprio il caso di protestare! Se qualcuno si ritenesse offeso da ciò che ho detto sarei molto stupito, perché non ho fatto altro che leggere testualmente il resoconto stenografico delle dichiarazioni rilasciate da illustri membri della vostra parte politica, in occasione di un voto di fiducia chiesto dal nostro precedente Governo Berlusconi.
Allora, applaudivate tutti entusiasti.
Ho citato Pecoraro Scanio, ho citato Lettieri, ho citato persino il Presidente Bertinotti, cari colleghi. Con questo volevo semplicemente dimostrarvi che, se veramente ritenevate incapace e alla «frutta» il nostro Governo, che nel suo primo anno di legislatura aveva posto la questione di fiducia solamente tre volte, a maggior ragione dovreste attaccare il Governo Prodi, che in questo anno «scadente» (scade infatti il 17 maggio) è già ricorso al voto di fiducia ben diciotto volte. Da ciò si ottiene una proiezione minima di ben novanta voti di fiducia, se gli italiani dovessero avere la terribile disgrazia che duri l'intera legislatura! Gli ascoltatori, i nostri cittadini, stiano tranquilli: questo rischio sicuramente non c'è.
La cosa veramente scandalosa, inaccettabile è avere il coraggio di accusare la nostra opposizione di fare opposizione, cioè di compiere il proprio dovere e di avere obbligato il Governo a chiedere la fiducia a causa del nostro ostruzionismo. Ma come potete pensare che rinunciassimo ad una ferma e coerente opposizione davanti ad un provvedimento pessimo e inaccettabile? Un provvedimento che prevedeva addirittura la violazione dei sacrosanti principi di tutela dei creditori, grazie ad una norma che pretendeva di bloccare per 12 mesi i diritti al rimborso di cifre legittimamente spettanti a fornitori della sanità. Solo grazie alla nostra ferma e dura opposizione ora questa norma vergognosa è stata eliminata, dimostrando così che il nostro non era sterile ostruzionismo.
Un provvedimento che trovava la sua copertura togliendo risorse, addirittura, al Fondo per le non autosufficienze e al Fondo delle politiche per la famiglia, con buona pace di chi nella maggioranza afferma di voler difendere la famiglia nonostante i Dico! Solo grazie alla nostra ferma opposizione ora la copertura è stata variata e siamo riusciti a mantenere intatti gli stanziamenti per i più deboli e per le famiglie, dimostrando così che il nostro non era sterile ostruzionismo.
È giusto che i cittadini che ci ascoltano sappiano che proprio ieri, in ogni momento della discussione, la maggioranza avrebbe potuto chiedere la votazione sulla conclusione del dibattito, consentendo il passaggio alla votazione degli emendamenti. La verità, però, è un'altra: il Governo stesso aveva bisogno di allungare i tempi, doveva trovare, affannosamente, al suo interno un accordo su un maxiemendamento su cui porre la questione di fiducia. Il vero problema di questo Governo era che la sua stessa maggioranza, Rifondazione Comunista in testa, lo avrebbe «falciato» su numerosi emendamenti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18,35)
MARCO AIRAGHI. Questa maggioranza è ormai spaccata su tutto (situazione che la manifestazione di piazza di sabato dimostrerà senza equivoci), è litigiosa Pag. 21e riesce a trasformare in problemi persino le opportunità.
Un caso emblematico è quello del cosiddetto «tesoretto», che invece di essere una positiva opportunità, si sta pian piano trasformando addirittura in un problema a causa dei furibondi scontri sulla sua destinazione. È stato, inoltre, inaccettabile accusarci di aver provocato la richiesta del voto di fiducia, inaccettabile la frase pronunciata ieri dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, il quale ha detto: «La vergogna è l'ostruzionismo che fate». No, caro Ministro, la vergogna è questo provvedimento, è costringere i cittadini italiani a pagare per l'incapacità, per non dire di peggio, degli amministratori di alcune regioni, sempre le stesse. La vergogna, caro Ministro, è che il debito commerciale assunto dalla regione Lazio di Marrazzo ammonta a circa 10.000 milioni di euro. La vergogna è che, se rapportiamo il numero degli abitanti della regione Campania al numero dei dipendenti, esso è tre volte e mezzo superiore a quello della Lombardia. La vergogna, caro Ministro, è che la regione Campania di Bassolino sia tra le cinque regioni più indebitate nella sanità in Italia e che, nonostante ciò e i gravissimi problemi nella gestione dei rifiuti o in altre situazioni, essa pensi di finanziare per un milione di euro corsi per aspiranti veline.
Le regioni che si trovano in condizioni difficili, sotto il profilo sanitario, non erano solo quelle per le quali si interviene con il provvedimento in esame, ma anche altre, come il Piemonte, il Veneto e la Basilicata.
Ma tali regioni hanno predisposto piani di finanziamento e di ristrutturazione tali da realizzare un percorso di virtuoso risanamento. Come può il Governo, di fronte a questi esempi, correre in soccorso di quelle regioni che, nonostante accordi pregressi, anche con il precedente Esecutivo li hanno continuamente e deliberatamente disattesi, accumulando così ulteriori debiti?
La vergogna, caro ministro, è nella sperequazione nei confronti di quei contribuenti italiani che vivono in regioni virtuose, oggi chiamati, mediante l'imposizione fiscale, a contribuire al ripiano delle voragini scavate da amministrazioni regionali incapaci, le cui responsabilità politiche devono essere fatte valere: viene leso in tal modo il principio di responsabilità!
Come potete continuare ad irretire gli amici della Lega Nord, promettendo loro il federalismo fiscale, se è questa la concezione che avete in merito? Federalismo significa responsabilizzazione degli amministratori locali per costringerli ad un'oculata ed onesta gestione della cosa pubblica. Gli italiani sono stanchi di pagare a causa di amministratori incapaci: non si tratta, come è stato detto ieri, di federalismo responsabile ma di una difesa irresponsabile degli incapaci o di qualcosa di peggio.
Lasciatemi dire, altresì, una parola riguardo alla copertura finanziaria del provvedimento in esame: ricade quasi interamente sul Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie.
Come potrà Emma Bonino, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, votare la fiducia su questo provvedimento? Mi chiedo cosa avrà detto in merito e cosa vorrà dire, ma certamente non potrà parlare e non potrà lamentarsi.
D'altronde, è questo il Governo dei «Dico» e «non Dico». No, Presidente, non possiamo, ancora una volta, la diciottesima, avere fiducia in questo Esecutivo, approssimativo e spaccato, il quale non riesce a discutere in Parlamento i provvedimenti e le riforme che sarebbero invece necessari ed indispensabili alla nostra nazione.
L'Esecutivo litiga su tutto, manifesta perfino in piazza contro se stesso, e abbiamo di fronte una maggioranza che unisce il diavolo e l'acqua santa, capace di compattarsi solo nell'invidia e nell'odio contro Berlusconi e contro il centrodestra.
Concludo perciò, caro Presidente, annunciandole che i deputati di Alleanza Nazionale, ancora una volta, passeranno davanti a lei pronunciando un chiaro «no» a Prodi e al suo Governo, certi, con questo, di fare la cosa giusta ed il proprio Pag. 22dovere e, soprattutto, di essere in piena sintonia con la stragrande maggioranza degli italiani, i quali non vedono l'ora che l'attuale Esecutivo torni a casa: l'Italia ha assolutamente bisogno di un Governo serio e capace e gli italiani si meritano molto di più (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con molta attenzione i vari interventi che si sono succeduti in quest'aula sul decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario, nonché l'abolizione della quota fissa sulla ricetta per la prescrizione di assistenza specialistica ambulatoriale.
La verità è che anche tale decreto-legge si inserisce nel quadro di una lunga serie di interventi legislativi adottati nel corso degli ultimi anni per far fronte al grave e, purtroppo, ricorrente problema dello sforamento, da parte delle regioni, dei limiti di spesa per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Ancora una volta siamo nelle condizioni di qualche anno fa, dopo il patto del 2001.
Il provvedimento dispone lo stanziamento da parte dello Stato di 3 miliardi di euro per il 2007, per il ripiano dei disavanzi regionali nel settore sanitario per il periodo 2001- 2005. Il gruppo di Forza Italia è contrario a tale decreto-legge sia nella sostanza, sia nel metodo. Ci troviamo infatti, ancora una volta, di fronte ad un uso distorto, da parte dell'attuale Governo, dello strumento normativo della decretazione d'urgenza: si tratta, infatti, di un ripiano di disavanzi relativi al periodo 2001-2005; si può pertanto escludere che ricorrano i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione.
Segnalo inoltre - molti lo sapranno - che già le due giunte regionali della Lombardia e del Veneto, in data 28 marzo 2007, hanno deliberato di impugnare il decreto-legge in esame, promuovendo il giudizio di legittimità innanzi alla Corte costituzionale, con riferimento sia al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, sia a quello di altri principi costituzionali.
Per quanto riguarda il merito del provvedimento, bisogna ricordare che già nella passata legislatura il Governo Berlusconi aveva concluso una serie di accordi con le regioni per contenere la spesa sanitaria. Tali accordi consistevano in un sistema di monitoraggio e di controllo del sistema regionale e nella previsione di un meccanismo sanzionatorio in caso di mancato raggiungimento del risultato e di un meccanismo premiale nel caso contrario.
Con questo provvedimento, invece, si dà un segnale completamente opposto in quanto, da un lato, si penalizzano le regioni virtuose e soprattutto i cittadini residenti in queste regioni, i quali hanno pagato più tasse per riequilibrare i debiti del Servizio sanitario nazionale e da adesso potranno usufruire anche di minori risorse statali e, dall'altra, si premiano le regioni meno virtuose, per così dire, che ancora una volta allegramente possono contare su un ripiano a posteriori degli sfondamenti di spesa prodotti.
Questa ennesima richiesta di fiducia da parte di questo Governo non è certamente dovuta (come ho sentito più volte dire in quest'aula) al cosiddetto ostruzionismo attuato dall'opposizione ma sicuramente - è stato chiaro a tutti nella discussione che si è tenuta in seno al Comitato dei diciotto - alle gravissime perplessità che il testo pervenutoci dal Senato aveva destato nella vostra stessa maggioranza. In pratica, soprattutto i periodi terzo, quarto e quinto dell'articolo 1, comma 3, che prevedevano per un periodo di dodici mesi il divieto di intraprendere e proseguire azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari nei confronti dei soggetti debitori, sono stati contestati da maggioranza e opposizione. Infatti, l'eventuale approvazione avrebbe provocato, come è stato più volte fatto rilevare, gravissimi Pag. 23danni a moltissime aziende con rischio anche di chiusura e conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro. Le proteste sono state attuate da tutti e, in particolar modo, dalla nostra maggioranza con un emendamento proposto da Forza Italia per la eliminazione di queste tre parti del decreto-legge e anche, devo dirlo qui onestamente, da Comunisti italiani e Rifondazione comunista, i quali più volte hanno detto in sede di Commissione che non avrebbero votato a favore di questo provvedimento. Quindi, quale era l'ostruzionismo? L'ostruzionismo era solo dovuto al fatto che voi non eravate d'accordo nella vostra maggioranza.
Ancora una volta, quindi, la posizione della questione di fiducia non è stata dovuta a noi, all'ostruzionismo parlamentare dell'opposizione o di una parte dell'opposizione, come qualcuno ha detto, ma ad un'ennesima discordanza di opinioni nell'ambito di una maggioranza che ogni giorno è sempre più inaffidabile e sgangherata, di una maggioranza inaffidabile.
Un'altra delle modifiche attuate in sede di discussione alla Camera dei deputati...
OSVALDO NAPOLI. Presidente, guardi lì! Stanno parlando!
DOMENICO DI VIRGILIO. Per favore, Presidente! Stanno parlando!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, cortesemente. Vada avanti, prego.
GIUSEPPE PALUMBO. Un'altra delle modifiche attuate in sede di discussione alla Camera dei deputati è l'abolizione del ticket di dieci euro sulle prestazioni specialistiche. Vorrei, però, far rilevare con attenzione che è una abolizione che si riferisce solo al 2007. Per non parlare poi, come più volte è stato rilevato, delle gravissime perplessità suscitate dalle iniziali modalità individuate per la copertura degli oneri derivanti da questa cancellazione. Inizialmente, infatti, come hanno più volte detto, essa veniva attuata mediante riduzione dei Fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo, alla ricerca nel settore della salute, al Fondo delle politiche per la famiglia, al Fondo per le non autosufficienze, che già non ha alcuna risorsa perché non riusciamo a portare avanti questo provvedimento in Commissione, al Fondo per le politiche giovanili, al Fondo unico per lo spettacolo. Però, nel corso del dibattito, come voi avete già sentito, la copertura è stata cambiata e si è reintrodotta quella già bocciata dalla Commissione bilancio del Senato, per cui la maggior parte dell'onere, come voi sapete, deriva dal Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie. Vedremo, come giustamente faceva rilevare il collega di Alleanza Nazionale, come andrà a finire.
Riteniamo che con questo decreto-legge, quindi, ancora una volta, si stia cercando di sopperire inutilmente alle gravissime carenze organizzative e gestionali che le regioni dimostrano in campo sanitario. Sicuramente, vi sono delle regioni più virtuose e altre meno; tuttavia, riteniamo che, al di là delle grosse differenze, del gap strutturale che ancora deve essere superato tra nord e sud, è il metodo che deve essere cambiato.
Per la verità, colleghi, dall'attuazione della legge Bindi 19 giugno 1999, n. 229, modificativa e integrativa della legge 30 dicembre 1992, n. 502, con la cosiddetta riforma aziendale delle ASL e degli ospedali, la situazione non è migliorata, ma è peggiorata. Si è passati da una gestione da molti definita «baronale», cioè in mano ai medici, ad una gestione aziendale e manageriale, che ha, tuttavia, aggravato i problemi esistenti. Come rilevato anche dai colleghi dell'opposizione, infatti, tale gestione subisce l'ingerenza politica in tutte le regioni, sia quelle virtuose, sia quelle meno virtuose. Spesso, tale ingerenza non consente l'eliminazione degli sprechi delle strutture esistenti.
Nella scorsa legislatura - in cui, per cinque anni, ho fatto parte della Commissione affari sociali - abbiamo tentato di modificare tale sistema, mediante l'approvazione della legge sul governo clinico da voi fortemente osteggiata (ricordo ancora l'opposizione che avete fatto in aula) al Pag. 24fine di cercare un coinvolgimento maggiore ed una responsabilizzazione, anche della componente sanitaria, nella gestione degli ospedali.
Troppo spesso i cosiddetti manager prendono decisioni che non favoriscono la buona amministrazione della sanità, ma soltanto interessi particolari. Fino ad oggi, il ministro Turco non è andata al di là delle buone intenzioni e delle molte parole: ha parlato della casa della salute, dove si dovevano incontrare le varie rappresentanze sindacali, sanitarie e professionali, per discutere e programmare il patto per la salute, che doveva coinvolgere tutte le varie regioni. Tuttavia, al di là delle parole, di concreto è stato fatto ben poco. Durante la finanziaria avevamo detto di non istituire i ticket, ma il ministro l'ha fatto, si è pentito e adesso li ha eliminati.
Vorremmo anche dire al signor ministro di evitare una politica dei proclami, a cui poi non seguono i fatti. I due ultimi casi sono i più clamorosi: mi riferisco al vaccino contro il cancro del collo dell'utero e all'istituzione delle banche per la conservazione del sangue del cordone ombelicale per uso autologo. Relativamente alla prima questione, a distanza di parecchi mesi dall'annunzio in pompa magna, siamo ancora in attesa di capire chi pagherà tali vaccini, come saranno distribuiti e come dovranno regolarsi le regioni. È stata creata una grande aspettativa nella popolazione, anche attraverso i mass media, ma ad oggi nessuno sa come verrà attuata e finanziata questa campagna vaccinale.
PRESIDENTE. Onorevole...
GIUSEPPE PALUMBO. Concludo, Presidente. Per quanto riguarda il secondo punto, altrettanto importante, pochi giorni fa tutti i quotidiani nazionali hanno pubblicato la notizia dell'ordinanza, firmata dal ministro, relativa alla conservazione del sangue ombelicale per uso autologo. Leggendo l'ordinanza, si comprende che non è cambiato niente: ancora una volta la popolazione è stata ingannata sul fatto che anche in Italia possa essere fatto quello che, attualmente, con una semplice richiesta al Ministero, può essere fatto all'estero.
Anche noi pensiamo che l'istituzione di una commissione - come è stato detto - di inchiesta parlamentare, che possa indagare e monitorare sia gli errori in campo sanitario, sia la cattiva gestione a cui spesso sono collegati questi errori, apporterebbe sicuramente dei benefici per una corretta gestione della tutela della salute dei nostri cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, il gruppo dell'Ulivo voterà in modo convinto la fiducia al Governo e voterà a favore del provvedimento. Non cadrò nella tentazione, che ho visto emergere in molti colleghi, di privilegiare la regione di appartenenza. Secondo una statistica pubblicata oggi da Il Sole 24 ore, ad esempio, a febbraio 2007, relativamente ai giorni di attesa per il pagamento dei fornitori, la Toscana è tra quelle grandi regioni che hanno dato i migliori risultati. Ma non voglio seguire un tale ragionamento, perché ritengo sia nostra competenza seguire un percorso che privilegi la responsabilità che si esercita in Parlamento in nome di tutto il Paese, atteggiamento che sinora è largamente mancato.
Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che evidenzia come, alla fine del 2005, in cinque regioni si registri un disavanzo nella sanità pari a 20 miliardi di euro. Ascoltando il collega del centrodestra sembra quasi di sognare: quattro su cinque delle regioni in questione sono state governate sino al 2005 dal centrodestra! Questo è un dato incontestabile (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani - Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania)!Pag. 25
Ci volete invitare alla polemica? Onorevole Garavaglia, la seguo...
GIOVANNI FAVA. Non della Lega, non della Lega, bugiardo! Non dirlo!
MICHELE VENTURA. No, un momento, colleghi.
PRESIDENTE. Onorevole Ventura, interloquisca con la Presidenza, cortesemente.
MICHELE VENTURA. La seguo...
PRESIDENTE Colleghi, per cortesia!
Onorevole Ventura, interloquisca con la Presidenza!
MICHELE VENTURA. La seguo con grande attenzione, onorevole Garavaglia. Tuttavia, non può dimenticare e non può citare Marrazzo, attualmente presidente della regione Lazio. Nel 2005 il disavanzo del Lazio, quando era Presidente Storace, era pari a 9 miliardi e 900 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Onorevole Garavaglia, lo dico adesso, perché poi potrei parlare di altre regioni. Alla fine, svolgerò alcune considerazioni sulle classi dirigenti regionali e locali. L'onorevole Storace, sulla base di quei risultati, al termine di quella esperienza come presidente della regione Lazio, è stato nominato ministro della salute in un Governo del quale facevate parte (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)! Questa è la verità!
Se poi venite qui a fare dei ragionamenti di estraneità rispetto a tutto ciò, non siete credibili!
Abbiamo portato di fronte al Parlamento un provvedimento di discontinuità: questa è la verità! Al collega Crosetto (del quale ho letto l'intervento), che affermava di dover chiedere formalmente ai rappresentanti del Governo perché i cittadini non siano tutti uguali (ponendo il problema dell'intervento sulle regioni che presentano un determinato deficit), vorrei rispondere che questo provvedimento vuole proprio ribadire che tutti i cittadini italiani sono uguali (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Non potevamo permetterci di vedere il declino e l'abbassamento delle prestazioni sanitarie in cinque regioni del nostro Paese.
Altra cosa sono le responsabilità degli amministratori! Tuttavia, ciò non può ricadere sui cittadini di quelle regioni né sui fornitori di quelle ASL. Avete visto quali sono i tempi di pagamento medi da parte delle regioni in ordine ai fornitori? Questo non ci segnala forse l'esistenza di un problema e di una questione da affrontare (al di là del fatto che ci troviamo in periodo elettorale) con la serietà necessaria per vedere strutturalmente cosa si deve e si può fare?
I piani firmati dalle regioni contengono delle norme precise per il rientro. Il nostro impegno è che in merito a ciò vi sia una sorta di vicinanza (e lo diciamo anche al Governo), un controllo da parte del Parlamento e della Corte dei conti sui vari strumenti che possono essere attivati. Un meccanismo di rientro come questo non si era mai visto! Collega Crosetto, cosa dovranno fare quelle regioni? Quello che è stato fatto in altre parti del Paese: privilegiare il rapporto con il privato quando è serio e di qualità, procedere ad una razionalizzazione degli ospedali, non moltiplicare i primariati, non confondere il consenso, che si deve costruire e realizzare amministrando bene, con altre cose. Questo è quello che dovranno fare e che cercheremo di pretendere venga fatto nel corso di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Non vi potete tirare fuori! Quando si discute nel merito di una questione, un discorso non può diventare un fatto di metodo: voi vi trincerate dietro la fiducia!
Ci sono questioni sostanziali che vanno affrontate e noi abbiamo cercato di farlo. Il lavoro compiuto alla Camera non è stato inutile, colleghi (nessuno di voi lo ha potuto dire). Vorrei ringraziare i colleghi Piro e Zanotti, che sono stati i relatori del provvedimento in esame. Abbiamo apportato modifiche importanti al testo del Pag. 26Senato; abbiamo tolto i ticket sulle ricette per le prestazioni specialistiche, come è stato ribadito da molti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
ANGELO ALESSANDRI. L'avete messo voi!
MICHELE VENTURA. Certo, colleghi della Lega, non pensiamo di essere infallibili; possiamo sbagliare, ma qualche volta è importante riflettere e apportare delle correzioni. Noi abbiamo tolto quel ticket, abbiamo modificato le coperture, perché erano sbagliate, abbiamo eliminato quei commi punitivi soltanto verso i fornitori.
Non si può dire che le Commissioni non abbiano lavorato e prodotto modifiche e miglioramenti e sono grato - lo ripeto - ai relatori per il lavoro che hanno svolto in questa direzione, oltre che a tutti gli altri gruppi.
Colleghi, tali questioni ci segnalano anche un problema sul quale credo dovremmo riflettere, e mi rivolgo, in particolare, ai colleghi del nord, e non solo ai colleghi della Lega, ma a tutti quelli che avvertono un disagio. Dobbiamo realizzare rapidamente una forma di federalismo fiscale e fornire delle risposte nel senso di una maggiore responsabilizzazione.
Oggi su Il Sole 24 Ore ho letto con piacere che, finalmente, dopo un declino di cinque anni (che ci aveva fatto perdere quindici posizioni sul piano della competitività) nel corso di quest'anno abbiamo recuperato sette posizioni: sono segnali incoraggianti per le potenzialità di questo Paese! Pensate che non ci rendiamo conto che quella parte vitale dell'Italia, rappresentata dal mondo produttivo del nord, dovrebbe trovare soddisfazione in una diversa organizzazione, a fronte di una disputa che dura da anni, per approdare a quel federalismo fiscale che può essere davvero un segno di seria responsabilizzazione per tutti? Crediamo profondamente in tale progetto, sul quale farete bene a sfidarci se riscontrerete una certa pigrizia da parte nostra, ma non vi sarà; vi sarà, invece, un impegno costante e convinto in questa direzione!
Concludo, dicendo che sono a favore della responsabilizzazione delle classi dirigenti locali e vorrei anche che si riflettesse sui modelli adottati da altri Paesi, nei quali la selezione viene effettuata attraverso la valutazione di ciò che avviene a livello locale per quanto riguarda la regione, un comune, e si va avanti anche sulla base di quei risultati. Vorrei che i partiti, i gruppi assumessero come criterio quello di non premiare chi non si mostra all'altezza delle responsabilità che è chiamato a ricoprire; vorrei che vi fosse una selezione, un riconoscimento per chi agisce bene.
PRESIDENTE. Onorevole ...
MICHELE VENTURA. Concludo, Presidente. Abbiamo accettato tale sfida e cercheremo di affrontarla, ma, cari colleghi, oggi approviamo un provvedimento serio ed il fatto che vi siate trincerati dietro una posizione di comodo dispiace a me e a tutti noi. È una prima risposta a problemi seri quali quelli della sanità italiana (Applausi dei deputati dei gruppi l'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, negherò la fiducia a questo Governo che, ancora una volta, l'ennesima, sottrae al Parlamento la possibilità di partecipare al processo di formazione delle leggi.
Un Governo che ha posto la questione di fiducia su un provvedimento incostituzionale e che premia le regioni che hanno sprecato di più, che hanno bruciato denaro pubblico come in una fornace.
Il Governo si è accorto che una delle principali fonti di spreco sono i contenziosi sanitari, le spese legali, ma ha tentato di risolvere il problema nella maniera sbagliata. Mi chiedo: i fornitori di beni e Pag. 27servizi nell'ambito della sanità, i quali aspettano 800 giorni, come fanno a resistere? I casi sono due: o guadagnano in maniera esagerata, oppure forniscono dei servizi scadenti. Chissà se dietro gli ultimi disastri della sanità, gli ultimi disservizi che hanno visto morire i malati di Castellaneta e una paziente dell'ospedale di Reggio Calabria per lo scambio di una presa, non ci sia proprio questa difesa dei fornitori: utilizzare personale scadente e risparmiare sui controlli?
Negherò la fiducia al Governo su questo provvedimento perché ci riporta indietro ai tempi in cui lo Stato pagava «a piè di lista» le spese delle ASL. Era il tempo in cui la follia legislativa di quegli anni ha creato questo spaventoso debito pubblico, che pesa come un macigno sul destino di questo Paese.
Il Governo non ha imparato la lezione del passato, e quando il passato non rischiara l'avvenire, lo spirito brancola nel buio (lo diceva Tocqueville). Questo Governo brancola nel buio e peggiorerà, con questo provvedimento, la condizione della salute degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché la votazione avrà inizio alle 19,35, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora con la chiama.
La seduta, sospesa alle 19, è ripresa alle 19,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 23 del 2007, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Miglioli.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto, trasmesse dai presidenti dei gruppi, nonché ulteriori richieste provenienti da membri del Governo.
Invito i deputati segretari a dare inizio alla chiama cominciando da questi deputati.
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno risposto sì 298
Hanno risposto no 150
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Sono pertanto precluse le restanti proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti GabrielePag. 28
Allam Khaled Fouad
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Brandolini Sandro
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cioffi Sandra
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
D'Elpidio Dante
De Mita Ciriaco
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Dioguardi Daniela
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni GiuseppePag. 29
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Letta Enrico
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedica Stefano
Pedrini Egidio EnricoPag. 30
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Poretti Donatella
Prodi Romano
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Airaghi Marco
Alessandri Angelo
Alfano Gioacchino
Amoruso Francesco Maria
Angeli Giuseppe
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani LucioPag. 31
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bongiorno Giulia
Boscetto Gabriele
Bosi Francesco
Brigandì Matteo
Bruno Donato
Buonfiglio Antonio
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Capitanio Santolini Luisa
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceroni Remigio
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Ciocchetti Luciano
Colucci Francesco
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Conti Giulio
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crosetto Guido
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Fabbri Luigi
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fugatti Maurizio
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Gelmini Mariastella
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giro Francesco Maria
Lainati Giorgio
Lamorte Donato
Laurini Giancarlo
Lazzari Luigi
Lenna Vanni
Leo Maurizio
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Mancuso Gianni
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Milanato Lorena
Mistrello Destro Giustina
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Murgia Bruno
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paoletti Tangheroni Patrizia
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini GianlucaPag. 32
Pisacane Michele
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Rivolta Dario
Ronconi Maurizio
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Salerno Roberto
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Simeoni Giorgio
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Testoni Piero
Tortoli Roberto
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Urso Adolfo
Valducci Mario
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vitali Luigi
Vito Elio
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zorzato Marino
Sono in missione:
Amato Giuliano
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Boniver Margherita
Brugger Siegfried
Buontempo Teodoro
Capezzone Daniele
Capodicasa Angelo
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Catone Giampiero
D'Alema Massimo
De Castro Paolo
Del Mese Paolo
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Galante Severino
Galati Giuseppe
Gasparri Maurizio
Giovanardi Carlo
Gozi Sandro
Holzmann Giorgio
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Leoni Carlo
Levi Ricardo Franco
Maroni Roberto
Mazzocchi Antonio
Minniti Marco
Oliva Vincenzo
Orlando Leoluca
Pecoraro Scanio Alfonso
Pollastrini Barbara
Reina Giuseppe Maria
Rigoni Andrea
Rutelli Francesco
Scajola Claudio
Tessitore Fulvio
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Violante Luciano
Volontè Luca
PRESIDENTE. Ricordo che, prima di proseguire nell'esame del disegno di legge di conversione n. 2534, si procederà alla votazione della dichiarazione d'urgenza della proposta di legge n. 2149, recante agevolazioni fiscali ed altri benefici per le famiglie numerose, e della questione pregiudiziale presentata al disegno di legge di conversione del decreto-legge sui consigli giudiziari.
Essendo quindi previste votazioni e la prosecuzione notturna della seduta, al fine di dare certezza ai colleghi circa i tempi di svolgimento dei nostri lavori, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 21,30 con immediate votazioni nominali.
La seduta, sospesa alle 21,05, è ripresa alle 21,35.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, Pag. 33i deputati Albonetti, Belisario, Bersani, Boco, Bucchino, Cento, Chiti, Colucci, Cordoni, D'Antoni, Damiano, De Piccoli, Di Pietro, Donadi, Duilio, Fabris, Fedi, Fioroni, Folena, Forgione, Franceschini, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Letta, Lusetti, Melandri, Meloni, Meta, Migliore, Morrone, Mussi, Pagliarini, Parisi, Pinotti, Piscitello, Pisicchio, Prodi, Ranieri, Realacci, Santagata, Sgobio, Venier, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 2149.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 2149.
Comunico che, a norma dell'articolo 69, comma 1, del Regolamento, è stata richiesta dal gruppo Forza Italia la dichiarazione di urgenza per la seguente proposta di legge:
PALMIERI ed altri: «Disposizioni recanti agevolazioni fiscali e altri benefici per le famiglie numerose» (2149).
Su questa richiesta, a norma dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, non essendo stata raggiunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo la maggioranza dei tre quarti dei componenti della Camera, l'Assemblea è chiamata a deliberare con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.
Ricordo che, sulla dichiarazione d'urgenza, a norma dell'articolo 41 del Regolamento, è consentito l'intervento - ove ne venga fatta richiesta - ad un oratore a favore e ad uno contro per cinque minuti.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare contro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, utilizzerò davvero pochi minuti...
GIANPIERO D'ALIA. Secondi, secondi!
ROBERTO GIACHETTI. ...non solo perché la seduta ci impegnerà ancora per molto tempo, ma anche perché le ragioni che portano l'Unione a votare contro tale proposta vertono, innanzitutto, sulla tempistica attraverso la quale si è deciso di arrivare a questa richiesta.
Stiamo parlando di una proposta di legge presentata il 19 gennaio del 2007, ovvero cinque mesi fa, e assegnata alla Commissione finanze nel marzo del 2007, ovvero due mesi fa. In tutto questo tempo a nessuno è mai venuto in mente quello che nei lavori parlamentari ordinariamente accade quando vi è una effettiva urgenza non motivata solo da un intento propagandistico.
Era necessario chiedere, nell'ambito della Commissione, una calendarizzazione, e che si avviasse un procedimento (peraltro la Commissione ha già avviato sul tema della famiglia, un iter di lavoro che ha già visto la nomina di un relatore per alcuni provvedimenti).
Allora è evidente che non essendo stato fatto tutto quello che, ordinariamente, avrebbe potuto consentire di iniziare una discussione sul provvedimento in Commissione, il fatto che improvvisamente si chieda l'urgenza in Assemblea appare dubbio rispetto all'effettiva volontà di affrontare in modo serio e costruttivo tale provvedimento.
Non entro neanche nel merito, ma voglio soltanto segnalare e stigmatizzare che, se soltanto considerassimo alcuni aspetti previsti da tale provvedimento sulla copertura finanziaria e sugli sgravi e le agevolazioni fiscali, probabilmente non sarebbero sufficienti le quote e le economie che registriamo in una, due, tre o forse quattro finanziarie.
Poiché a tutti noi sta a cuore il modo con cui aiutare effettivamente le famiglie, nella concretezza dell'azione e non nella Pag. 34propaganda strumentale volta esclusivamente ad alzare qualche polverone, con grande serenità, e proprio perché siamo tutti impegnati, attraverso gli atti parlamentari già in itinere in Commissione, a cercare di dare risposte concrete - anche in ragione di quanto la maggioranza ha previsto con il programma di Governo per questa legislatura e dal momento che, su questo tema, occorre essere seri e determinati e, se possibile, anche pragmatici - non abbiamo alcuna remora a votare contro un'iniziativa che, in sostanza, ha carattere principalmente, e vorrei dire esclusivamente, propagandistico (Applausi di deputati del gruppo L'Ulivo).
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare a favore.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Onorevole Giachetti, lei ha colto esattamente al contrario lo spirito della nostra proposta, che è quello, in realtà, di condividere insieme, minoranza e maggioranza, un provvedimento che dia un segnale concreto di attenzione alla famiglia, cioè un gesto che ci consentirebbe di andare oltre le polemiche di questi giorni, che stanno precedendo le manifestazioni di sabato.
Il nostro intendimento è esattamente l'opposto di quello che lei ha inopportunamente e «vuotamente» stigmatizzato. Come ha ricordato oggi pomeriggio l'onorevole Leone, abbiamo occasione di dare questo segnale votando la dichiarazione di urgenza, richiesta dal nostro gruppo, della proposta di legge n. 2149, d'iniziativa dei colleghi Palmieri, Bondi, Elio Vito. Si tratta di una proposta di legge che in queste settimane e in questi mesi è stata sottoscritta da 141 deputati e da stasera sul sito Internet www.vivalafamiglia.it, da 15.113 cittadini.
Si tratta di una proposta di legge circoscritta, ma concreta, onorevole Giachetti, che non ha l'ambizione di colmare l'arretratezza delle politiche familiari nel nostro Paese, ma vuole essere un punto di partenza in questa direzione, a cominciare proprio dalle famiglie numerose, quelle che hanno tre o più figli naturali, adottivi o in affido.
Le misure previste sono tante e variegate: alcune di queste hanno già trovato ospitalità in diversi interventi di alcuni consigli comunali e, da ultimo, nel patto per le famiglie numerose, che il governatore della Lombardia Formigoni ha presentato ieri nella nostra regione.
Per questi motivi ed anche per altre tre considerazioni, onorevole Giachetti, invitiamo lei e l'Unione a ripensare alla vostra intenzione di voto, perché la proposta di legge dà un segnale concreto alle famiglie che sono costantemente a rischio di cadere sotto la soglia di povertà: si tratta delle famiglie numerose, come dimostrano in modo univoco tutte le statistiche. La proposta di legge in esame, inoltre, riconosce la funzione sociale che la famiglia svolge allevando ed educando i figli, in primo luogo le famiglie che più di altre si dedicano a tale compito in considerazione del numero dei figli. Anche per questo motivo, la proposta di legge non prevede limiti di reddito per avvalersi delle misure ivi previste.
In ultimo, la proposta è un segnale di incoraggiamento anche per tutte le altre famiglie italiane, perché dimostra che finalmente le istituzioni si stanno muovendo per stare al loro fianco e stanno predisponendo misure concrete di sostegno.
Lei ha ricordato che abbiamo presentato a gennaio la nostra proposta di legge. Speravamo di innescare un virtuoso principio di concorrenza tra i gruppi parlamentari. Il Premier Prodi, durante la crisi di Governo, chiedendo di nuovo la fiducia al Parlamento, ha evocato, nelle ultime settimane ed anche in questi giorni, le famiglie numerose tra i soggetti che saranno beneficiari degli interventi dell'Esecutivo.
I gruppi parlamentari di Alleanza Nazionale, UDC, UDEUR e Italia dei Valori hanno presentato, dopo di noi, alcune proposte per la famiglia. Altri gruppi, come la Lega e il gruppo Misto, hanno aderito con simpatia alla nostra proposta. Noi invitiamo tutta l'Unione, in particolare Pag. 35i deputati delle forze politiche della sinistra, i Verdi, i Comunisti e la Rosa nel Pugno, a cambiare il loro orientamento e a stare con noi o, meglio, dalla parte delle famiglie numerose.
Colleghi, non sprechiamo quest'opportunità. La proposta di legge sulla quale vi chiediamo l'urgenza è nata da noi di Forza Italia, ma è aperta a contributi e miglioramenti di tutti i deputati, di tutte le forze politiche e del Governo. La proposta è pronta ad essere integrata e migliorata dalle indicazioni contenute nelle altre proposte di legge sulla famiglia.
PRESIDENTE. Onorevole Palmieri, concluda.
ANTONIO PALMIERI. Concludo, Presidente.
Questa, onorevole Giachetti, è una proposta che possiamo davvero condividere tutti, proprio tutti, a prescindere dalla piazza di Roma, dove dopodomani sceglieremo di essere.
Per questo motivo, vi invito a votare insieme a noi la dichiarazione di urgenza della proposta di legge a favore delle famiglie numerose (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 2149.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo) - (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 414
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 254).
Prendo atto che il deputato Rocco Pignataro ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Discussione del disegno di legge: S. 1449 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari (Approvato dal Senato) (2567) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 21,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari.
(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 2567)
PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Leone e Pecorella n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2567 sezione 1).
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, questa pregiudiziale inerisce al disegno di legge di conversione del decreto-legge Pag. 36n. 36 del 2007, che reca disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari, prevedendo che i componenti i Consigli giudiziari in carica continuino a svolgere le proprie funzioni quasi a tempo indeterminato e senza limite.
Il primo appunto che si può muovere al provvedimento in esame sta nel fatto che quest'ultimo non rispetta i presupposti di costituzionalità previsti dall'articolo 77 della Costituzione. Non si vede che cosa abbia a che fare la decretazione d'urgenza con la proroga di alcuni Consigli giudiziari. Addirittura si prevede l'elezione di altri organismi all'interno dei Consigli giudiziari nel 2008.
L'urgenza non esiste, ma esiste un'altra necessità: questa maggioranza e questo Governo, per la verità, non riescono per le vie ordinarie a portare a compimento alcuni progetti e di conseguenza intervengono attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza.
La verità è che siamo di fronte ad un immobilismo totale del Governo e di questa maggioranza che vara solo provvedimenti propagandistici ed elettorali mentre, per quanto attiene a tutta una serie di comparti, non essendo in grado di portare a conclusione nulla, sia per esiguità dei numeri al Senato, sia per disattenzione qui alla Camera, ricorre alla decretazione d'urgenza.
La maggioranza si lamenta poi che da parte dell'opposizione si faccia uso di ostruzionismo, ma esso è finalizzato soltanto a rimettere in linea tutta una serie di imprecisioni portate all'attenzione di quest'aula attraverso i decreti-legge.
Contestiamo, quindi, in primis il metodo e la logica della decretazione d'urgenza. Al contrario, invece, il Governo dovrebbe portare a termine una serie di provvedimenti con la legislazione ordinaria.
Non è accettabile, inoltre, nell'ambito del provvedimento in esame, un aspetto semplicissimo, quasi indecoroso, che rasenta i limiti della non democraticità: si fissa una prorogatio indefinita di organi elettivi, minando fortemente la natura democratica delle elezioni previste per tale tipo di organi.
Per quanto riguarda le elezioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari della Corte di appello, previste all'interno del provvedimento, occorre rilevare che i suddetti organi, istituiti con decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, non sono in scadenza, in quanto di durata quadriennale.
Non vedo quindi perché si debba intervenire in questo modo e ricorrere ad un provvedimento d'urgenza, senza aspettare regolarmente la scadenza, per inserire con una norma alcuni presupposti diversi rispetto a quelli previsti.
Pertanto, siamo di fronte ad una cattiva pratica costante del Governo Prodi, che usa impropriamente uno strumento - quello del decreto-legge - anche per normare materie delicate come quella oggetto del provvedimento in esame, senza che ve ne sia un'obiettiva necessità.
Siamo palesemente di fronte ad un'incostituzionalità del provvedimento in esame: per decreto-legge non si possono prorogare organi elettivi, non si possono stabilire i termini per le elezioni e non si può mandare avanti l'attività di quegli organi, in attesa che accada qualcosa al loro interno. Stiamo parlando di organi elettivi di Consigli giudiziari dei magistrati: i magistrati stessi dovrebbero richiedere che questo provvedimento venisse cestinato, perché non si può portare all'attenzione del Parlamento una proroga indefinita, per quanto riguarda, come dicevo prima, gli organi elettivi dei magistrati, che invece devono essere sottoposti democraticamente alle elezioni, nel rispetto dei termini. Non lo avete previsto nel decreto-legge, non potete continuare in questo modo e noi chiediamo che il provvedimento non passi il vaglio di costituzionalità dell'Assemblea, attraverso un voto cosciente e giuridicamente valido.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Presidente, intervengo per contrastare in radice la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal centrodestra sul decreto-legge Pag. 37recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari. Devo subito dire che - sebbene abbia letto e riletto il testo e udito ora anche l'illustrazione del collega Leone - non sono riuscito a trovare un benché minimo appiglio meritevole non solo di accoglimento, ma neppure di discussione in punto di costituzionalità. La pregiudiziale mi è parsa più ispirata alla volontà di dare un immotivato «buffetto» al Governo, che fondata su solidi profili costituzionali, nessuno dei quali è stato invocato (se si eccettua l'articolo 77 della Costituzione, relativo ai presupposti di necessità e di urgenza richiesti per l'adozione di un decreto-legge).
Porre una questione di tal fatta tanto per dire qualcosa, per «dovere di firma», prima ancora che un'offesa alla logica rischia di essere un'indebita contestazione nei confronti del Capo dello Stato, che ha delibato il provvedimento anche nei profili di costituzionalità e lo ha emanato (ed è noto il rigore che il Presidente della Repubblica pone nel cercare puntigliosamente il riscontro di tutti i requisiti di costituzionalità dei provvedimenti legislativi).
Nel merito è difficile riscontrare una situazione più necessitata ed urgente di questa, non potendosi lasciare il vuoto né normativo, né amministrativo, nel funzionamento di organi così delicati come i Consigli giudiziari, il cui ruolo incide non tanto sull'esercizio della giurisdizione - che appartiene a ciascun magistrato - ma sulla funzionalità dell'amministrazione della giustizia (basti pensare alla formazione delle tabelle che determinano l'assegnazione di ciascun magistrato alle specifiche funzioni).
Nel caso in esame è detto chiaramente, nel preambolo, che non hanno potuto avere luogo le elezioni dei Consigli giudiziari e del Consiglio direttivo della Corte di cassazione per mancanza delle norme necessarie allo svolgimento delle elezioni stesse.
Pertanto, bene ha agito il Governo nello scegliere il doppio binario della legge ordinaria per l'approvazione della disciplina delle operazioni elettorali e del decreto-legge per garantire nel frattempo la prosecuzione dell'operatività dei Consigli giudiziari in carica, fino alla proclamazione dei nuovi eletti (esplicitando, a scanso di dubbi, che opera l'istituto della prorogatio, ben noto nell'ordinamento e tutt'altro che eversivo).
Né può sostenersi - come si è tentato di fare nella questione pregiudiziale - che si tratta di termine incerto, perché in realtà viene indicata precisamente nella prima domenica e nel lunedì successivo del mese di aprile del 2008, la data delle nuove elezioni.
Il termine è solo apparentemente lungo ed incerto, giacché bisogna considerare il tempo occorrente per l'approvazione della legge sulla disciplina elettorale da parte delle due Camere e per la successiva predisposizione degli adempimenti elettorali (candidature, schede e così via).
In definitiva, il Governo ha agito con responsabilità istituzionale, garantendo la funzionalità dei consigli giudiziari attraverso la proroga delle funzioni in capo agli attuali componenti di quegli organi; quella responsabilità istituzionale che non scorgiamo nella questione pregiudiziale in esame, improntata esclusivamente al principio del «tanto peggio, tanto meglio», ove si verificasse il caos in una delicata funzione quale quella giudiziaria. Il Governo non la pensa così e noi ne apprezziamo il comportamento. Tali considerazioni meritano l'espressione di un voto contrario sulla questione pregiudiziale in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, credo che invece la questione pregiudiziale in esame debba essere valutata in maniera positiva, per una serie di motivi.
In primo luogo, nel momento in cui si pone in essere un provvedimento d'urgenza, la valutazione d'urgenza non spetta al Capo dello Stato ma al capo del Governo. Il fatto che nel decreto-legge risulti che il Capo dello Stato lo ha emanato dopo aver ritenuto la straordinaria necessità Pag. 38ed urgenza è una mera prassi: la Costituzione parla in modo chiaro - in claris non fit interpretatio -, stabilendo che l'urgenza deve essere valutata dal Governo.
In secondo luogo, credo che la Camera debba lasciare i magistrati al loro difficilissimo compito. Non bisogna interferire né nel loro lavoro né nella loro politica. La magistratura è un organo dello Stato, non un potere, e quindi ha il dovere di sottostare alla legge e, al tempo stesso, tutte le possibilità di esercitare la propria attività senza interferenze di carattere politico. Il pensare a una proroga di soggetti eletti - e avrei già una serie di cose da dire riguardo alle elezioni all'interno della magistratura - sa di «inciucio», di interesse da parte del Governo affinché permangano determinate maggioranze all'interno della magistratura.
Per tali motivi credo che la questione pregiudiziale presentata dai colleghi Leone e Pecorella debba essere valutata in modo appropriato, cioè esprimendo sulla stessa un voto favorevole.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Leone e Pecorella n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il deputato Cassola non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2534-A.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2534 sezione 1).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Leone n. 9/2534/55 e la versione corretta dell'ordine del giorno Romele n. 9/2534/43.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo accetta l'ordine del giorno n. 1 (Commenti - Una voce: Nomi! Nomi!)... Calma, calma! Il Governo accetta l'ordine del giorno Cancrini n. 9/2534/1, accoglie (Commenti - Una voce: Nomi! Nomi!)...
PRESIDENTE. Calma, colleghi. È chiaro che si riferisce all'ordine del giorno.
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Filippi n. 9/2534/2, non accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/2534/3, accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2534/4, non accetta gli ordini del giorno Garavaglia n. 9/2534/5, Alessandri n. 9/2534/6, Bricolo n. 9/2534/7, e Brigandì n. 9/2534/8.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Caparini n. 9/2534/9; non accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/2534/10. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gibelli n. 9/2534/11, non accetta gli ordini del giorno Stucchi n. 9/2534/12, Giancarlo Giorgetti n. 9/2534/13 e Grimoldi n. 9/2534/14, mentre accetta l'ordine del giorno Baldelli n. 9/2534/15, a condizione che venga riformulato sostituendo le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».Pag. 39
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nannicini n. 9/2534/16 ed accetta, altresì, l'ordine del giorno Baiamonte n. 9/2534/17, a condizione che venga riformulato sostituendo le parole «ad istituire» con le parole «a migliorare». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ulivi n. 9/2534/18 ed accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/2534/19. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bodega n. 9/2534/20, Pini n. 9/2534/21 e Lussana n. 9/2534/22...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Onorevole Barbieri, si può evitare di urlare? Non vedo ragioni per urlare. Se ha delle cose da dire, poi potrà intervenire.
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Montani n. 9/2534/23 ed accetta l'ordine del giorno Goisis n. 9/2534/24 limitatamente al dispositivo. Il Governo accetta l'ordine del giorno Dozzo n. 9/2534/25, a condizione che nel dispositivo le parole «con cadenza mensile» vengano sostituite con le seguenti: «con cadenza trimestrale». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Gardini n. 9/2534/26 ed accetta l'ordine del giorno Maroni n. 9/2534/27, per quanto riguarda le iniziative di sua competenza.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Floresta n. 9/2534/28, Campa n. 9/2534/29, Bocciardo n. 9/2534/30, Tortoli n. 9/2534/31 e Ceccacci Rubino n.9/2534/32. Il Governo accetta, limitatamente al dispositivo, gli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/2534/33, Bertolini n. 9/2534/34 e Gregorio Fontana n. 9/2534/35.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Azzolini n. 9/2534/36 e Mistrello Destro 9/2534/37.
Il Governo accetta, limitatamente al dispositivo, gli ordini del giorno Mario Pepe n. 9/2534/38 e Jannone n. 9/2534/39, mentre non accetta l'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/2534/40. Il Governo accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/2534/41, limitatamente al dispositivo, ed accetta l'ordine del giorno Casero n. 9/2534/42, a condizione che venga riformulato sostituendo le parole «attraverso strumenti più equi» con le seguenti: «attraverso strumenti più efficaci».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Romele n. 9/2534/43, sebbene lo ritenga superfluo; non accetta l'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/2534/44, mentre accetta l'ordine del giorno Grimaldi n. 9/2534/45, limitatamente al dispositivo. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Giuseppe Fini n. 9/2534/46 ed Elio Vito n. 9/2534/47. Accetta l'ordine del giorno Paroli n. 9/2534/48, mentre accetta gli ordini del giorno Della Vedova n. 9/2534/49, Lazzari n. 9/2534/50 ed Armosino n. 9/2534/51, limitatamente al dispositivo. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Centa n. 9/2534/52, mentre non accetta l'ordine del giorno Fedele n. 9/2534/53. Accetta gli ordini del giorno Milanato n. 9/2534/54 e Leone n. 9/2534/55
(Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo. Il Governo non accetta gli ordini del giorno La Loggia n. 9/2534/56 e Giro n. 9/2534/57. Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Stradella n. 9/2534/58, limitatamente al dispositivo, a condizione che venga riformulato nel senso di eliminare infine le parole da «eventualmente» a «immigrati». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Nan n. 9/2534/59, mentre invita i presentatori a ritirare l'ordine del giorno Lenna n. 9/2534/60, perché superato.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2534/61, si tratta di una materia già disciplinata dalla legge n. 311 del 2004.
Il Governo, infine, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fasolino n. 9/2534/62, mentre invita i presentatori a ritirare l'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63.
PRESIDENTE. Mi scusi sottosegretario Zucchelli, ho capito la valutazione del Governo sull'ordine del giorno Mazzaracchio 9/2534/61, ma non il suo orientamento sul medesimo. Lo accetta?
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, Pag. 40il Governo non accetta l'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2534/61, perché riguarda una materia superata.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Prendo atto che l'onorevole Filippi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/2, accolto come raccomandazione.
Chiedo all'onorevole Fava se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/3, non accettato dal Governo.
GIOVANNI FAVA. Sì, Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Credo che in questo momento sia intollerabile l'atteggiamento dell'Assemblea perché è il sottoscritto che dovrebbe lamentarsi, oppure qualcun altro, per aver lavorato in questi giorni per discutere del provvedimento e non ha avuto l'occasione di farlo, a causa della scelta delirante del Governo di porre la questione di fiducia nella tarda serata di ieri. Se qualcuno è arrabbiato non se la prenda con il sottoscritto ma con chi ha operato scelte assolutamente al limite del comprensibile e del condivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non si capisce per quale motivo non è stato accettato l'ordine del giorno con il quale semplicemente si chiede che venga estesa al provvedimento in discussione una norma prevista dalla legge finanziaria che questo Governo ci ha appena fatto «sciroppare».
Chiediamo in altre parole che vengano estesi i meccanismi di beneficio, di cui al comma 665 dell'articolo 1 (il vostro famosissimo maxiemendamento) della legge finanziaria per il 2007, anche alle attività che si svolgono in materia sanitaria.
Il nostro dissenso è dovuto al giudizio di assoluta incapacità di incidere, in questo momento, e riguarda quei soggetti che non applicano le politiche che, da più parti in questa sede, vengono definite virtuose.
Quindi chiediamo che vi sia anche un meccanismo sanzionatorio; se può esistere un meccanismo applicato alla violazione dei patti di stabilità delle amministrazioni comunali, non si capisce per quale motivo ciò non possa avvenire nei confronti di quelle regioni che si dimostrano sistematicamente incapaci di gestire la spesa sanitaria. Oltretutto, l'ordine del giorno stabilisce un meccanismo per il quale questo sistema viene applicato solo a quella regione che ha dimostrato i risultati peggiori. Quindi, non stiamo estendendo il concetto a quanto c'è stato ricordato oggi da qualche illustre esponente della maggioranza; non stiamo estendendo il concetto a tutte quelle regioni che si trovano a dover fronteggiare un disavanzo. Con il mio ordine del giorno sto solo dicendo che la peggiore delle regioni nel meccanismo di gestione delle risorse sanitarie sia assoggettata ad un sistema di sanzione uguale a quello previsto per gli enti locali che «sforano» rispetto al tetto del patto di stabilità, così come voi con un vostro provvedimento avevate ipotizzato si potesse fare nei confronti dei comuni non più tardi di qualche mese fa.
Quindi, mi auguro che l'Assemblea voglia ripensare seriamente a questo sistema, anche perché un ordine del giorno è chiaro che non è «legge», è chiaro che è un impegno molto limitato nei confronti del Governo; ma se dessimo un segnale di questo tipo, nel senso che nemmeno un impegno limitato può essere preso in considerazione come deterrente nei confronti di chi sistematicamente se ne infischia del buon funzionamento degli enti, allora credo che daremmo un esempio sbagliato, e creeremmo un precedente assolutamente negativo.
Quindi, mi auguro che alcuni esponenti della maggioranza, quelli più illuminati, quelli che molto spesso ci richiamano ai nostri doveri istituzionali di opposizione, facciano un esame di coscienza e, venendo meno alle indicazioni del Governo, prendano Pag. 41semplicemente atto che si tratta di una norma di buon senso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Preciso che l'ordine del giorno Fava n. 9/2534/3 è identico all'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/2534/44 e che, quindi, saranno posti in votazione congiuntamente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici ordini del giorno Fava n. 9/2534/3 e Licastro Scardino n. 9/2534/44, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato sì 173
Hanno votato no 265).
Ricordo che l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2534/4 è accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2534/5, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 267).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/2534/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici ordini del giorno Bricolo n. 9/2534/7 e Giuseppe Fini n. 9/2534/46, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 248).
Prendo atto che i deputati Viola e Ceccacci Rubino non sono riusciti ad esprimere il voto.
Chiedo all'onorevole Brigandì se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9 /2534/8, non accettato dal Governo.
MATTEO BRIGANDÌ. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, veramente, mi aspettavo, nell'ipotesi di una mancata accettazione di questo ordine del giorno, almeno un briciolo di motivazione. Quello che ci accingiamo ad Pag. 42approvare addirittura con il voto di fiducia è un provvedimento rispetto al quale la maggioranza ha affermato di essere in una situazione disastrosa, di volersi accordare tutti insieme e di voler mettere un punto fermo. Cosa significa «punto fermo»? Significa che si paga e si chiude! Questo è esattamente il contenuto del mio ordine del giorno: si paga e si chiude, ma non si affrontano ulteriori questioni.
La maggioranza ha sempre detto ciò. Adesso, invece, siamo di fronte ad una valutazione negativa di questo ordine del giorno in esame, una «dislessia» che non riesco a capire. Pregherei tutti di prendere in considerazione il mio ordine del giorno, perché mi sembra la cosa più logica del mondo che le regioni paghino esattamente per ciò che consumano e ripianino per ciò che hanno consumato.
Credo che non si debba più intervenire al riguardo, altrimenti dobbiamo fare una riforma di carattere costituzionale: stabiliamo per Costituzione che vi sono regioni sfruttate e regioni sfruttatrici, che la Padania è tra quelle sfruttate e che le altre sono sfruttatrici! Modifichiamo l'ordine del giorno, così non facciamo più nessuna legge e risolviamo il problema! Oppure, dobbiamo dire che esiste un meccanismo per cui chi consuma deve pagare, perché non possiamo pensare che chi è da una parte, paga, e chi è dall'altra, prende! Anche perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, per un amministratore è facile pagare con i soldi degli altri! Fare economia, infatti, significa scontrarsi con una parte del proprio elettorato! Trovo ciò veramente ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/2534/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 432
Astenuti 5
Maggioranza 217
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 262).
Prendo atto che l'onorevole Caparini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/9, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, molto brevemente vorrei dire che l'ordine del giorno Cota n. 9/2534/10 riguarda espressamente la regione Lazio. Capisco che quest'Assemblea abbia difficoltà a comprendere o, meglio, a riconoscere (perché a comprendere, secondo me, sono capaci tutti!), la validità delle nostre obiezioni. Tuttavia, i numeri sono chiari ed eloquenti: stiamo parlando di una regione che - a prescindere dal colore politico delle maggioranze che l'hanno governata in questi anni - ha dimostrato, e continua a dimostrare, di essere assolutamente al di fuori di qualsiasi tipo di meccanismo di controllo e di miglior utilizzo della risorsa pubblica.
Con questo ordine del giorno il collega Cota ha voluto sollecitare il Governo affinché si possa arrivare, in tempi rapidi, anche a provvedimenti di carattere sostitutivo. Quando infatti, come in questo caso, è ormai conclamata l'incapacità e l'impossibilità da parte dell'amministrazione pubblica di gestire la cosa pubblica a questi livelli, (parliamo di una regione che da sola è già arrivata a coprire quasi il 19 per cento della spesa sanitaria nazionale in materia di farmaci), allora credo che, analizzando questi numeri, ci troviamo di fronte ad una emergenza che, in altre circostanze, purtroppo, è stata risolta in altri modi...
PRESIDENTE. Onorevole...
GIOVANNI FAVA. Concludo, signor Presidente. Per i rifiuti a Napoli avete fatto ricorso a quel meccanismo demenziale che si chiama commissariamento ad acta e che va avanti da quasi 15 anni. Non si capisce, allora, per quale motivo non si possano intraprendere azioni politiche forti da parte di questo Governo nei confronti di un soggetto - la regione Lazio - che, a prescindere da colorazioni politiche, in questi anni...
PRESIDENTE. Deve concludere onorevole...
GIOVANNI FAVA. In questi anni la regione Lazio ha continuato a perpetrare sperperi e politiche di tipo sanitario e farmacologico - in modo particolare di spesa farmaceutica - assolutamente non condivisibili ed inique rispetto al resto del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cota n. 9/2534/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/2534/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2534/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2534/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 267).
Onorevole Baldelli, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2534/15?
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ho valutato l'opportunità della riformulazione e la accolgo. Tuttavia, vorrei svolgere Pag. 44una considerazione a margine e, cioè, che il Governo in questo modo si disimpegna in merito a quanto si chiede con l'ordine del giorno. Infatti, l'espressione: «valutare l'opportunità di adottare» significa che non vi è alcuna possibilità di verificare come il Governo valuti questa opportunità. Chiaramente il Governo si «defila» da un impegno che è quello di mantenere l'abolizione del ticket anche nella legge finanziaria per l'anno 2008 (così come più esplicitamente fa, non accogliendo l'ordine del giorno dell'onorevole Bocciardo n. 9/2534/30).
Pertanto, si tratta di un provvedimento che ha la copertura fino al 31 dicembre 2007. Il Governo non garantisce che tale copertura continui nella prossima legge finanziaria. Sarebbe sano e saggio (mi riferisco al Ministro Chiti, che forse sta chiamando il ministro Padoa Schioppa proprio per questo motivo) che si garantisse una copertura per l'abolizione dei ticket, se si vuole compiere un'operazione che in questo momento non sia solo elettorale o finalizzata unicamente ad un intervento per l'anno in corso.
PRESIDENTE. Prendo pertanto atto che l'onorevole Baldelli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/15.
Onorevole Baiamonte accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2534/17?
GIACOMO BAIAMONTE. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE Prendo atto che l'onorevole Baiamonte accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/17.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ulivi n. 9/2534/18, accolto dal Governo come raccomandazione.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, potrei anche accettare il parere espresso dal Governo sul mio ordine del giorno. Tuttavia, esso esprime quanto sostenuto dai componenti le Commissioni riunite V e XII. Pertanto, poiché vorrei verificare se quanto si sostiene nelle suddette Commissioni viene mantenuto anche in Assemblea, insisto per la votazione dell'ordine del giorno così come formulato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ulivi n. 9/2534/18.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)
(Presenti 435
Votanti 420
Astenuti 15
Maggioranza 211
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 196).
Prendo atto che il deputato Mellano ha espresso il voto in modo erroneo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bodega n. 9/2534/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 258).
Prendo atto che il deputato Forlani non è riuscito a votare.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici ordini del giorno Pini n. 9/2534/21 e Lussana n. 9/2534/22, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 433
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 261).
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/2534/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 434
Astenuti 2
Maggioranza 218
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 265).
Prendo atto che l'onorevole Goisis non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/24, accettato dal Governo, limitatamente al dispositivo.
Onorevole Dozzo, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/25 proposta dal Governo?
GIANPAOLO DOZZO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prendo pertanto atto che l'onorevole Dozzo accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/25.
Onorevole Gardini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/26, non accettato dal Governo?
ELISABETTA GARDINI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente ed onorevoli colleghi, ribadisco quanto già detto in questi giorni sia in Assemblea che nel corso dei lavori nelle Commissioni. Ci troviamo in presenza di un decreto-legge che stanzia ingenti somme e risorse statali per ripianare i debiti delle regioni non virtuose. Abbiamo ribadito e continuiamo a ribadire ancora oggi che si tratta di una palese ingiustizia nei confronti dei cittadini delle regioni virtuose, i quali si trovano così a pagare non soltanto la propria sanità, ma anche quella dei cittadini delle regioni non virtuose.
Ci aspettavamo un'apertura in questo senso, anche perché, nella Conferenza Stato-regioni, lo Stato aveva affermato di avere a disposizione soltanto 97 milioni di euro per la spesa sanitaria; poi dalle pieghe della legge finanziaria sono saltati fuori questi tre miliardi di euro che sono destinati alle regioni che non sono state in grado di correggere la loro politica in materia sanitaria e nelle quali, purtroppo, spesso tali buchi finanziari si accompagnano anche ai peggiori servizi. Quindi, siamo anche convinti che non fate un buon servizio ai cittadini di queste regioni, le quali continueranno ad essere gestite da amministratori incapaci, sia sul piano economico sia sul piano, ancora più grave, dell'inefficienza dei servizi in materia sanitaria.
Per tale motivo, vi invitiamo ancora una volta a valutare l'opportunità di correggere tale impostazione lassista verso le Pag. 46regioni in questione, proprio sotto il profilo finanziario; vi invitiamo, inoltre, a fare qualcosa di molto semplice, ossia trattare allo stesso modo tutte le regioni e, di conseguenza, anche tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gardini n. 9/2534/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 429
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 262).
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Maroni n. 9/2534/27 accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione.
Prendo atto, altresì, che i presentatori degli ordini del giorno Floresta n. 9/2534/28 e Tortoli n. 9/2534/31, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici dispositivi degli ordini del giorno Floresta n. 9/2534/28 e Tortoli n. 9/2534/31, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 278).
A seguito del risultato di tale votazione non si porranno in votazione le parti motive degli ordini del giorno Floresta n. 9/2534/28 e Tortoli n. 9/2534/31.
Chiedo all'onorevole Campa se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/29, non accettato dal Governo.
CESARE CAMPA. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella fase delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia ho apprezzato molto l'intervento dell'onorevole Michele Ventura, di cui condivido il pensiero, anche se non appartiene al mio gruppo. Mi riferisco alla parte in cui menziona la responsabilità degli amministratori. In proposito, l'onorevole Ventura ricordava come nel maxiemendamento del Governo non si potesse non tener conto delle richieste giustamente avanzate dall'opposizione. Tra queste, una riguarda la soppressione di quella parte dell'articolo 1, introdotta al Senato, che non consentiva a coloro che vantavano giusti crediti nei confronti delle ASL di riscuoterli. Possiamo quindi affermare che la nostra opposizione è servita a salvare centinaia di piccole aziende dal mancato rispetto del patto con loro stipulato.
Con il nostro intervento, torniamo su un patto che il Governo aveva stipulato a settembre dell'anno scorso con le regioni, stanziando a loro favore ulteriori risorse complessivamente per 4 miliardi e mezzo di euro. Risorse che, in quel caso (vi era un patto sottoscritto) dovevano servire per ripianare e mettere in moto meccanismi virtuosi.
Oggi, a distanza di mesi, quell'accordo liberamente sottoscritto tra il Governo e tutte le regioni viene disatteso, soprattutto per volontà del primo contraente: il Governo. Quest'ultimo sembra dire alle regioni: «Abbiamo scherzato. Vi abbiamo detto che dovete essere virtuose, però, a distanza di cinque o sei mesi, se non siete Pag. 47politicamente vicine a noi, dovete essere bastonate». È come se si dicesse, inoltre, che per tali regioni non vale nessun altro provvedimento, a differenza delle regioni che sono politicamente vicine al Governo, indirizzando in questo modo l'elettore, il cittadino, molto chiaramente, anche in vista delle prossime elezioni.
Ma l'elettore è serio e non si farà fagocitare da questi vostri stupidi mezzucci (forse stupidi no ma certo inconcludenti)! L'amico D'Agrò ha ragione e mi richiama: non sono stupidi ma non è comunque agreeable tale comportamento da parte di un Governo che voglia essere in qualche modo il Governo di tutti.
Ma ciò che è più grave, signor sottosegretario, signor ministro, è che non siamo soltanto in una situazione di non «agreabilità». Vi sono piuttosto delle precise indicazioni di comportamento. Voi state suggerendo, a quei governatori che non hanno rispettato quel patto, che hanno fatto bene a non rispettarlo! Piuttosto, hanno fatto malissimo il governatore del Veneto e il governatore della Lombardia a rispettarlo! Ha ragione chi dice che noi veneti siamo... e ieri sono stati ricordati la frase e l'aggettivo. Non è possibile continuare a privilegiare coloro che non fanno la loro parte! Ecco, amico Michele Ventura, su questa parte non concordo con il tuo intervento, perché la tua maggioranza sta inducendo, sta spingendo gli amministratori a non essere seri, a non rispettare i patti; sta spingendo - come fa tutta la sinistra sempre - a non rispettare gli impegni assunti, l'ordine, la disciplina. Stiamo dando dei segnali molto negativi.
Guardate che, alla fine, quanto volete che siano, con gli sperperi di questa sinistra e di questo Padoa Schioppa, 3 miliardi di euro in più o in meno? Approverà una «leggina», introdurrà una nuova tassazione e li recupererà, perché questo è il Governo delle tasse, e ciò non vi preoccupa! Preoccupa invece il messaggio che voi state lanciando. Allora, con questo ordine del giorno chiediamo (e non capisco perché la maggioranza non si ribelli all'input del Governo, che è contrario) di considerare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a sanzionare in termini economici le regioni che violano i patti (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), che sono inadempienti. Almeno questo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo!), almeno questo, ma voi non volete ...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole...
CESARE CAMPA. Ma voi non volete, allora capisco (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo!)... capisco ...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Campa, il tempo a sua disposizione è esaurito.
CESARE CAMPA. Concludo, signor Presidente. Capisco il comportamento di altri deputati, non comprendo il comportamento dei miei colleghi del Veneto che stanno penalizzando la loro regione, la nostra regione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Campa n. 9/2534/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 421
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 259).
Prendo atto che il deputato Forlani non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Bocciardo se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9 /2534/30, non accettato dal Governo.
MARIELLA BOCCIARDO. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente vorrei ribadire che con questo ordine del giorno noi chiedevamo di valutare l'opportunità di disapplicare il ticket sul pronto soccorso e di estendere anche agli esercizi finanziari futuri la disapplicazione definitiva del ticket sulle prestazioni diagnostiche. Sarebbe stato un atto di coerenza. In effetti sembra assai contraddittorio l'atteggiamento del Governo nei confronti del citato ticket, che dapprima è stato introdotto dalla legge finanziaria e poi invece è stato ridotto da 10 euro a 3,5 euro. Vorrei ricordare che, nel corso del dibattito sul disegno di legge finanziaria, i colleghi delle Commissioni alzarono un muro nei nostri confronti quando chiedevamo di non introdurre questo ticket iniquo. Poi invece, durante l'esame del presente decreto-legge nelle Commissioni riunite bilancio e affari sociali, abbiamo trovato non solo una disponibilità a ridurre detto ticket, ma anche un attacco unanime alle modalità di copertura finanziaria. Quindi io chiederei un minimo di coerenza sia ai nostri colleghi sia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocciardo n. 9/2534/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 265).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ceccacci Rubino n. 9/2534/32, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ceccacci Rubino n. 9/2534/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 252).
Prendo atto che la deputata Leddi Maiola non è riuscita ad esprimere il voto.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/2534/33, Bertolini n. 9/2534/34, Gregorio Fontana n. 9/2534/35, accettati dal Governo, limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Azzolini n. 9/2534/36, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti,
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Azzolini n. 9/2534/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 430
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 264).
Prendo atto che il deputato D'Agrò non è riuscito ad esprimere il voto.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2534/37, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2534/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 263).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mario Pepe n. 9/2534/38 e Jannone n. 9/2534/39, accettati dal Governo, limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/2534/40, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/2534/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 265).
Onorevole Galli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/41, accettato dal Governo, limitatamente alla parte dispositiva?
DANIELE GALLI. Signor Presidente, accetto quanto è stato detto dal Governo. Chiedo comunque che il mio ordine del giorno venga votato: è importante che il Governo venga investito della funzione di controllo. Tale funzione servirà infatti ad affermare d'ora in poi che tutte le regioni debbono attenersi a determinate regole. Ciò è importante per evitare una sensazione di sperequazione che in questo momento è in realtà quella che viene trasmessa all'intero Paese.
PRESIDENTE. Se ben capisco, onorevole Galli, lei insiste per la votazione dell'intero ordine del giorno e non solo della parte dispositiva. È così?
DANIELE GALLI. No, signor Presidente. Apprezzo il fatto che il Governo accetti la parte dispositiva. Chiedo però che, per le motivazioni dette, il mandato da parte del Parlamento al Governo venga rafforzato...
PRESIDENTE. ... con il voto...
DANIELE GALLI. ... così che venga effettivamente svolta la funzione, onde evitare il senso di sperequazione che viene trasmesso al Paese da questo provvedimento. Insisto pertanto per la votazione anche della parte motiva.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/2534/41, limitatamente alla parte dispositiva, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 419
Astenuti 11
Maggioranza 210
Hanno votato sì 388
Hanno votato no 31).
Passiamo pertanto alla votazione della parte motiva dell'ordine del giorno Galli n. 9/2534/41, sulla quale immagino - lo chiedo al rappresentante del Governo - che il parere sia contrario (Commenti). Sottosegretario Zucchelli, è così?
Una voce: Vergogna!
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. È così, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/2534/41, limitatamente alla parte motiva, non accettata dal Governo.
Una voce: Né dal Presidente della Camera!
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 429
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 267).
Prendo atto che l'onorevole Casero accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/42.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Romele n. 9/253443, nella versione corretta, che è in distribuzione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grimaldi n. 9/2534/45, accettato dal Governo, limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Elio Vito n. 9/2534/47, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Elio Vito n. 9/2534/47, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 263).
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paroli n. 9/2534/48.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Della Vedova n. 9/2534/49, Lazzari n. 9/2534/50 e Armosino n. 9/2534/51, accettati dal Governo, limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Centa n. 9/2534/52, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedele n. 9/2534/53, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.Pag. 51
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedele n. 9/2534/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 425
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 267).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Milanato n. 9/2534/54 e Leone n. 9/2534/55
(Nuova formulazione), accettati dal Governo, limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/2534/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 421
Astenuti 4
Maggioranza 211
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 263).
Prendo atto che il deputato Strizzolo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giro n. 9/2534/57, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 265).
Prendo atto che l'onorevole Stradella accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/58.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nan n. 9/2534/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 268).
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lenna n. 9/2534/60.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lenna n. 9/2534/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).Pag. 52
(Presenti 427
Votanti 424
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 266).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2534/61, non accettato dal Governo.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE MAZZARACCHIO. A me non pare, anzitutto, che vi sia un parere contrario. Il Governo sostiene che si tratta di una materia già disciplinata. So bene che la materia è disciplinata per effetto di un mio ordine del giorno presentato in sede di disegno di legge finanziaria e, quindi, conosco assai bene la situazione.
Il mio ordine del giorno mirava ad evitare che il comitato tecnico, anziché riunirsi a fine anno, quando i buoi erano già scappati, si riunisse ogni tre mesi per il monitoraggio. Qual è il motivo per cui ripresento allora questo mio ordine del giorno, signor sottosegretario? La materia è disciplinata - questo lo riconosco -, ma non è applicata! Non è applicata, altrimenti non ci troveremmo a parlare dello stanziamento di 3 mila milioni. Solo se il monitoraggio è effettuato prima, solo se la stalla viene chiusa prima che i buoi siano scappati, si evita lo spreco di denaro pubblico.
PRESIDENTE. Per cortesia, lasciate intervenire tranquillamente il collega.
SALVATORE MAZZARACCHIO. L'ordine del giorno, allora, mira ad inviare i commissari prima, quando si avverte che in una determinata regione vi è un certo splafonamento delle risorse finanziarie della sanità, oppure quando viene mandata una documentazione non persuasiva.
I commissari devono essere inviati prima, se si vuole bloccare lo splafonamento! Questo è lo scopo del mio ordine del giorno. Quindi, chiedo al Governo di applicare quanto è già disciplinato, nient'altro. Diversamente, l'operazione è riuscita, ma l'ammalato è morto, e ciò non può far piacere a nessuno. Non è un problema di votare o meno. Il Governo - questa è la questione - è invitato ad applicare la disciplina vigente, cosa che fino ad oggi non ha fatto, dal momento che non ha mandato i commissari da nessuna parte, nemmeno nelle quattro regioni che non hanno sottoscritto e rispettato il patto di stabilità. Questa è la finalità del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Onorevole, lei è stato chiaro, ma altrettanto chiaramente a me era sembrato che il Governo avesse espresso parere contrario. Sottosegretario Zucchelli, il parere del Governo è contrario, vero?
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, propongo la seguente riformulazione dell'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2534/61: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di nomina di commissari ad acta per gli accertamenti al fine di porre in atto i conseguenti».
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Sì, Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Fasolino n. 9 /2534/62, accolto come raccomandazione dal Governo.
GAETANO FASOLINO. No, signor Presidente, non insisto.
Pag. 53
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9 /2534/63 se accedano all'invito al ritiro formulato dal Governo.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, sono sconvolto e veramente sorpreso che il sottosegretario Zucchelli, che conosce bene questa materia, mi inviti a ritirare il mio ordine del giorno. Cosa chiediamo con questo ordine del giorno? Questo decreto-legge mira a realizzare condizioni di maggiore efficienza ed efficacia nel servizio sanitario regionale. Tale obiettivo non si può raggiungere se al personale non si attribuiscono i giusti diritti che esso reclama. I medici, in particolare, sono senza contratto da diciassette mesi e di ciò il sottosegretario Zucchelli è perfettamente a conoscenza.
Con il provvedimento in esame, si trovano le risorse finanziarie per ripianare i debiti delle regioni; mi chiedo, pertanto, se non sia il caso che il Governo si attivi al fine di reperire risorse per il contratto dei medici. Ricordo che i medici ospedalieri sono i meno pagati rispetto al resto d' Europa e di ciò il sottosegretario Zucchelli è a conoscenza. Ancora peggiore è la situazione dei medici specializzandi: 25 mila giovani medici che studiano e lavorano, spesso dovendo supplire alle carenze di tante strutture sanitarie. Noi, con il precedente Governo, avevamo trovato la copertura finanziaria ed applicato la normativa. Ora, voi non siete in grado di attuare un contratto per gli specializzandi, che hanno una misera borsa di studio, senza coperture previdenziali ed assistenziali. In conclusione, non solo non ritiro l'ordine del giorno, ma faccio appello a tutti voi affinché votiate a favore di esso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Mi sembra di capire che i presentatori dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63 non accolgano l'invito al ritiro del Governo e insistano per la votazione.
Chiedo, quindi, al sottosegretario Zucchelli se intenda o meno modificare il parere precedentemente espresso su tale ordine del giorno.
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, per quanto riguarda il contratto degli specializzandi, l'onorevole Di Virgilio sa bene che i fondi sono già stati sbloccati. Si tratta solo di un iter burocratico in corso, ma i fondi sono disponibili. Devo, inoltre, riconoscere che essi sono stati stanziati nella precedente legislatura.
Per quanto riguarda il rinnovo del contratto dei medici, l'onorevole Di Virgilio ha perfettamente ragione nel dire che, come tutti i pubblici impiegati, aspettano da diciassette mesi.
ANTONIO MEREU. Sono dei dirigenti!
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Sì, sono dei dirigenti il cui contratto è rinnovato insieme a quello del pubblico impiego, ed attualmente sono in corso le trattative per il rinnovo. Questo è il problema.
PRESIDENTE. Quindi, qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno in esame?
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63 accettato dal Governo.
DOMENICO DI VIRGILIO. Sì, signor Presidente, insisto in quanto ritengo debba essere un impegno significativo di tutta la Camera a favore dei lavoratori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi).
(Presenti 420
Votanti 400
Astenuti 20
Maggioranza 201
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 153).
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori e mi riservo eventualmente di consegnare la mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Astore, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Poretti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò brevissimo - non vi preoccupate!- e consegnerò anch'io il testo della mia dichiarazione di voto. Volevo dire soltanto che ho sentito, in questi giorni, negli interventi svolti da molti colleghi della maggioranza l'accusa, all'opposizione, di voler fare ostruzionismo. Credo, invece, che l'ostruzionismo lo abbiano fatto il Governo e la maggioranza perché sarebbe stato sufficiente - e ciò l'ho già detto anche in Commissione - che il Governo, come affermato al termine della discussione sulle linee generali dal sottosegretario Zucchelli, si fosse rimesso all'aula sul terzo, quarto e quinto comma dell'articolo 1. Se ciò fosse avvenuto, il provvedimento in esame sarebbe stato votato già martedì sera.
Per dimostrare che il gruppo di Alleanza Nazionale non ha voluto fare ostruzionismo, ma ha cercato solo - ed in parte vi è riuscito - di migliorare il provvedimento, dichiaro il voto contrario del gruppo di Alleanza Nazionale e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Onorevole Ulivi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, dichiaro il voto contrario del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e chiedo, inoltre, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, sarò sintetico (Commenti). Colleghi, per cortesia, vorrei parlare.
Pag. 55PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Barani.
LUCIO BARANI. Credo che il provvedimento in esame meriti qualche considerazione. La considerazione che volevo fare (Commenti). Presidente, mi deve però consentire di recuperare il tempo perso.
Come dicevo, il provvedimento in esame comporta disuguaglianze in tutta Italia. Le regioni che non sono state «virtuose» che hanno prodotto questo danno hanno messo a rischio la salute di molti cittadini e forse sono state causa anche di disgrazie e di morti, quindi di lutti, e credo che di fronte a dei lutti non ci possa essere che il silenzio, ed io voglio adoperare tutto il tempo a mia disposizione esprimendomi con il silenzio: quando sarà decorso, signor Presidente, suoni il campanello.
PRESIDENTE. Questo non si può fare.
LUCIO BARANI. Perché non lo posso fare?
PRESIDENTE. Prendo atto che non ha altro da aggiungere e quindi la ringrazio.
LUCIO BARANI. Ma come, non mi fa parlare con il dovuto silenzio!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Napoletano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Napoletano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, rinuncio anch'io ai cinque minuti di celebrità e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Pignataro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Annuncio che non consegnerò nulla e mi prenderò tutto il tempo che serve perché credo che, così come ho anticipato in sede di esame degli ordini del giorno, non credo di avere, né personalmente, né tantomeno in qualità di rappresentante del mio gruppo, in questo momento, alcuna responsabilità del fatto che ci si trovi alle undici di sera di giovedì a discutere di un argomento così importante.
La responsabilità, crediamo, sia da attribuire solo ed esclusivamente al Governo, il quale non può accusare nessuno in quest'aula di ostruzionismo; semmai deve fare autocritica perché ieri pomeriggio i «tre gatti» che erano qui a farmi compagnia mi sono buoni testimoni del fatto che l'ostruzionismo lo abbiamo visto fare alla maggioranza: abbiamo assistito al panegirico della collega Zanotti e a quello dell'altro relatore.
Abbiamo visto la maggioranza brancolare nel vuoto, cercando di temporeggiare. Vi abbiamo lasciato tutto il tempo necessario per poter discutere un provvedimento che non condividevamo nel merito e non condividiamo nella sostanza. Abbiamo scelto fin dall'inizio la via aspra e dura del contrasto ad un provvedimento che consideriamo assolutamente iniquo, attraverso gli strumenti democratici della discussione parlamentare.
Ci siamo visti trattare con sufficienza da questo Governo che, anche in questa occasione, non perde l'ennesima possibilità di dimostrare quale sia l'interesse che ripone nei confronti di un aspetto che invece noi consideriamo fondamentale. Mi rivolgo, quindi, all'onorevole Ventura, che ha svolto un intervento accorato, cercando di «colpire» i temi a noi più cari, riferendosi Pag. 56al federalismo fiscale e alla responsabilità. Onorevole Ventura, noi non possiamo credere né a lei, né a quei signori che in questo momento si stanno facendo i fatti loro sul banco del Governo...
MAURIZIO FUGATTI. Presidente, richiami il Governo!
GIOVANNI FAVA. ... perché qui stiamo parlando dei soldi dei cittadini del nord e non abbiamo nemmeno la decenza di ottenere l'attenzione di questi signori! Abbiamo ascoltato l'esposizione imbarazzante di un sottosegretario che non distingue bene nemmeno i deputati presentatori degli ordini del giorno e che fa repentine marce indietro, rispetto a posizioni espresse in modo compiuto da colleghi dell'opposizione. Si tratta dell'improvvisazione eletta a potere! Non tolleriamo che si possa improvvisare coi soldi nostri e degli amici contribuenti che rappresentiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Caro Governo, mi auguro che abbiate la compiacenza di smettere di deridermi, perché state prendendo in giro tutta una parte di popolazione che nel bene e nel male rappresento. Non so quanto la rappresentiate voi, ricordatevelo (Vivi commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Vada avanti, Onorevole Fava...
GIOVANNI FAVA. Andate avanti, così rimaniamo ancora un po', non preoccupatevi! Io non sento, lo ripeto, la responsabilità dell'orario di questa seduta. La responsabilità è vostra e di quei signori che mi stanno deridendo, ricordatelo! Pretendiamo di essere rispettati! Siamo una forza rappresentata da uno sparuto gruppo di persone, ci eravamo impegnati - il mio capogruppo ed altri - a mantenere un atteggiamento sobrio, però rispetteremmo questo impegno se ci fosse una reciprocità che attualmente non riscontriamo.
Veniamo al tema in discussione. Lo abbiamo ripetuto in tutte le salse e abbiamo cercato in tutti i modi di portare l'attenzione su un fatto che giudichiamo assolutamente inaccettabile. Oggi ci siamo sentiti dire che le responsabilità sono da dividere in modo equo. L'onorevole Ventura ci ha ricordato come quattro su cinque - o tre su quattro, non si è ben capito quali siano - amministrazioni regionali, tra quelle interessate dal provvedimento in esame, siano state governate da un centrodestra che non ci appartiene. Non erano, ricordatevelo, amministrazioni governate da un centrodestra del quale la Lega Nord Padania facesse parte - che sia chiaro! - e quindi noi rivendichiamo tutto il diritto di parlare di questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ne abbiamo parlato con forza in questi giorni, all'interno di quest'aula, e continueremo a farlo nei prossimi giorni. Vi annuncio, infatti, che organizzeremo iniziative importanti in tal senso. Andremo sul nostro territorio a dimostrare ai cittadini del nord e della Padania - che hanno ingenuamente scelto di votare per questo centrosinistra - che tale coalizione ha scelto di «passare» per chi ha tradito il proprio elettorato! Non credo che esista un elettore settentrionale del centrosinistra sano di mente che possa tollerare il vostro atteggiamento in quest'aula e che si continui ad abusare della buona fede di chi, esprimendo semplicemente un voto, è convinto di esprimere un'idea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Le idee oggi probabilmente non fanno più parte di quest'Assemblea, per lo meno per quella parte di emiciclo che in questa confusione totale ha scelto di superare gli schemi ideologici del passato, facendo qualcosa di diverso ed entrando in un'ottica che non ci riguarda e non ci appartiene, non essendo noi interessati a schemi di partiti unici né a destra né a sinistra. Noi siamo e intendiamo continuare ad essere espressione di quella parte del nostro territorio che chiede con forza equità Pag. 57in un Paese dove equità non c'è, non c'è stata e, ahimè, se si continua in questo modo, non ci sarà.
Mi avvio a concludere - contrariamente a quanto vi avevo promesso e quindi non utilizzando tutto il mio tempo - ricordando semplicemente che la battaglia non è finita stasera. Non pensiate di averla sfangata: la battaglia inizia ora, perché sul nostro territorio continueremo a dire, nei prossimi mesi, cosa è successo in questa sede.
Vi ricordo che provengo da una provincia dove si sta mettendo in discussione la sopravvivenza di un'istituzione, la Casa del sole, che cura autistici e soggetti con gravi problemi di salute fisica e mentale; e ciò perché, ci viene detto, non ci sono le risorse. Noi continueremo a dire a quelle famiglie che le risorse non ci sono perché qualcuno, politicamente, ha scelto di darle a chi non meritava di averle. Continueremo a ripeterlo con forza.
Annuncio, quindi, il voto contrario del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
Espongo, in aggiunta, alcune considerazioni. Siamo in campo di sanità e allora, anche da medico, mi permetto una diagnosi su questo Governo. Esso è in stato confusionale e chiarisco anche il perché. Avete presentato originariamente un decreto che il Senato ha completamente modificato, peggiorandolo. Nel momento in cui arriva in questa sede esso viene stravolto: in parte è ripristinato il testo del Senato, in parte viene ulteriormente modificato. Infine, non vi basta neanche questo: dato che non vi fidate neanche di voi stessi, mettete la fiducia.
Da questo stato confusionale discende una diagnosi: siete incapaci di governare perché non siete in grado di adottare provvedimenti che guardino al bene del Paese ed ai cittadini, i quali vogliono una sanità eccellente, con amministratori capaci, leali e onesti.
Pertanto, come terapia vi diamo un solo consiglio: prendete un lungo periodo di quarantena, vi farà bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo )!
PRESIDENTE. Deputato Di Virgilio, la Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del suo intervento, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caruso. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Signor Presidente, vorrei rispondere alle parole dell'esponente della Lega Nord e affrontare la questione dell'abolizione del ticket, un atto di risarcimento sociale.
Tuttavia, vista l'ora tarda, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo L'Ulivo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.Pag. 58
Prima di passare al coordinamento formale e alla votazione finale, ricordo che, dopo tale voto, sono previste due ulteriori votazioni di carattere procedurale.
(Coordinamento formale - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2534-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 1411 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario) (Approvato dal Senato) (2534-A):
(Presenti e votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato sì 268
Hanno votato no 140).
Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge n. 2490 (ore 23).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge n. 2490.
Le Commissioni riunite II (Giustizia) e VII (Cultura), nel corso dell'esame della proposta di legge n. 2490, in materia di prevenzione e repressione dei fenomeni di violenza, hanno deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio delle disposizioni in materia di adeguamento degli impianti sportivi, ovvero dell'articolo 2.
Su tale proposta darò la parola, ove ne facciano richiesta, ad un oratore contro e ad uno a favore.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, la richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge n. 2490.
(È approvata).
La proposta di legge risultante dallo stralcio del suddetto articolo, con il numero 2490-ter «Norme in materia di adeguamento degli impianti sportivi» è assegnata, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura), con il parere delle Commissioni I e V.
La restante parte della proposta di legge, con il numero 2490-bis e con il titolo: «Modifiche al codice penale concernenti il reato di lesioni gravi o gravissime» è assegnata, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia), con il parere della I Commissione.
Rinvio in Commissione del disegno di legge: Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale (2480-A) (ore 23,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale.
Ricordo che nella seduta del 23 aprile si è conclusa la discussione sulle linee generali e che, successivamente, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 3 maggio scorso, a seguito di una richiesta in tal senso avanzata dalla Pag. 59IX Commissione, è stato convenuto di sottoporre all'Assemblea la deliberazione per il rinvio in Commissione.
Ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento, do la parola al relatore, presidente della IX Commissione, deputato Meta.
MICHELE POMPEO META, Relatore. Signor Presidente, unanimemente abbiamo chiesto di rinviare il testo all'esame della Commissione per accelerare i tempi, in ottemperanza agli impegni assunti unitariamente in occasione della settimana mondiale sulla sicurezza stradale indetta dall'ONU.
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, darò la parola, ove ne facciano richiesta, ad un oratore contro e ad uno a favore.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge, n. 2480-A concernente Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale.
(È approvata).
Sull'ordine dei lavori (ore 23,05).
PRESIDENTE. Secondo quanto stabilito a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, lo svolgimento della discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1318, in materia di conflitti di interessi, già calendarizzata per la giornata di lunedì 14 maggio, avrà luogo nella giornata successiva.
Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 23,07).
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo solo per sollecitare il Governo a rispondere ad un'interrogazione rivolta al Ministro dell'ambiente, presentata diversi mesi fa, sui fondi da assegnare al Parco nazionale della Val Grande.
PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, la Presidenza si farà carico di riferire al Presidente della Camera affinché interessi il Governo per l'interrogazione da lei richiamata.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 14 maggio 2007, alle 15,30:
Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001 (1874-A).
- Relatore: Marcenaro.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dello Yemen sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Roma il 25 novembre 2004 (2069).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India, fatto a Roma il 13 maggio 2005 (2071-A).
- Relatore: Mattarella.
La seduta termina alle 23,10.
DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI DONATELLA PORETTI, ROBERTO ULIVI, LUISA CAPITANIO SANTOLINI, FRANCESCO NAPOLETANO, ROCCO PIGNATARO, DOMENICO DI VIRGILIO, FRANCESCO SAVERIO CARUSO, GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2534-A
DONATELLA PORETTI. Voteremo a favore di questo provvedimento con un'unica motivazione: lo consideriamo un intervento «straordinario» per cercare di mantenere in piedi il servizio del Sistema sanitario nazionale per chi evidentemente non ha altre possibilità di cura. Un intervento che potrebbe in qualche modo tentare di invertire la rotta e modificare un meccanismo virtuoso per quelle regioni che hanno male amministrato il denaro dei contribuenti creando delle situazioni debitorie enormi. Un aiuto economico in cambio della presentazione dei piani di rientro e con l'imposizione di una serie di obblighi per invertire la rotta.
Voteremo a favore con questo spirito ben sapendo che, tuttavia, la straordinarietà dell'intervento è per certi versi divenuta ordinaria. Due miliardi di euro, infatti, sono già stati stanziati nel 2004 (legge n. 311 del 2004 relativamente ai debiti contratti negli anni 2001, 2002 e 2003) e nel 2005 (legge n. 266 del 2005 sempre per gli anni 2002 e 2003 con l'aggiunta del 2004). Tanto che nell'ultima finanziaria è stato perfino predisposto un fondo transitorio a cui stiamo accedendo oggi.
Oggi decidiamo di stanziare 3 miliardi di euro, una goccia nel mare dei debiti regionali, basti pensare che il Lazio ha debiti per 9,9 miliardi e la Campania per 6,9 miliardi.
La straordinarietà è data anche dal fatto che quando il Parlamento legifera in materia sanitaria è sempre molto attento a non invadere quella che per Costituzione è una competenza regionale, ma quando le regioni hanno utilizzato male le loro risorse finanziarie ed hanno creato una situazione di disavanzi sanitari come delle vere e proprie voragini, ben venga l'intervento dello Stato!
Chi paga? Il cittadino contribuente e le aziende, con l'innalzamento ai livelli massimi dell'addizionale regionale, rispettivamente dell'IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) e dell'IRAP (imposta regionale sulle attività produttive).
Non è un bel segnale per un Governo e un Parlamento che - pur timidamente - stanno agendo in favore dei consumatori/contribuenti con i vari decreti del ministro Pierluigi Bersani; e in favore delle aziende con la semplificazione delle procedure per l'avvio delle stesse (vedi la recente approvazione da parte della Camera della proposta di legge di iniziativa dell'onorevole Daniele Capezzone cosiddetta «7 giorni per aprire un'impresa», e vedi le grandi aperture dei mercati extra-italiani grazie all'attività del Governo, e in particolare del ministro per il commercio internazionale, Emma Bonino).
Sì, proprio un brutto segnale.
Il federalismo è auspicabile a tutti i livelli del nostro ordinamento, e su questo il Governo e il Parlamento stanno già lavorando. Ma se quello in questo momento più realizzato, il sanitario, ha bisogno dello «Stato-babbo» per continuare ad esser tale, siamo proprio messi male ed è un campanello d'allarme che qualcosa di grosso non funziona.
Questo accade proprio nei giorni in cui la malasanità si conquista le prime pagine dell'informazione. Il messaggio civico e politico di questo provvedimento è quantomeno diseducativo, sembra che dica: «Regioni potete mal gestire le finanze, potete indebitarvi senza organizzare come ripagarle, tanto in deroga a tutte le leggi arriverà una misura straordinaria che rimetterà a posto le vostre casse». Nessun licenziamento, nessun 'colpevole' per il danno alle casse, così come nessun colpevole per la malasanità, tutto fa capo al 'sistema', nessuna responsabilità individuale, nessuno che ci rimetta di tasca propria.
È chiaro che occorre una profonda riforma che rivolti come un calzino l'organizzazione sanitaria nazionale e regionale: Pag. 61il federalismo dovrebbe portare positività - politica ed economica - ad un centro agile, snello e con pochi soldi in tasca, perché le proprie funzioni dovrebbero essere essenzialmente di indirizzo.
Allo stato dei fatti e delle norme, però, non si potrebbe agire in modo diverso: Stato e regioni non hanno avuto finora un approccio in questo senso, e per evitare che a pagarne le spese sia l'anello debole e finale della catena - il paziente/malato - è bene che il decreto varato dal Governo vada in porto.
Ovviamente sarà impegno della Rosa nel Pugno creare condizioni politiche e normative che evitino di ritornarci sopra in questo termini.
Voteremo a favore del provvedimento perché l'articolo uno è tornato alla sua formulazione iniziale, quella del Consiglio dei ministri, dopo che come Comitato dei diciotto, come Commissioni affari sociali e finanze abbiamo votato un emendamento soppressivo del comma 3 aggiunto dal Senato.
Su questo devo rivendicare una battaglia che abbiamo portato avanti come maggioranza che, anche forzando il Governo e il Ministero dell'economia in particolare, abbiamo vinto.
È stato infatti eliminato un punto palesemente incostituzionale: il divieto per i creditori, per 12 mesi dall'entrata in vigore della legge, di intraprendere o proseguire azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari nelle regioni interessate; gli eventuali pignoramenti eseguiti non vincolavano gli enti debitori ed i tesorieri; i relativi debiti insoluti producevano esclusivamente interessi legali. Il principio espresso nel secondo articolo della Costituzione che riconosce il diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi, veniva di fatto negato, o meglio congelato per almeno 12 mesi.
Si paventava il rischio che un tale provvedimento potesse determinare effetti negativi a carico della finanza pubblica, sia per il prodursi di interessi sia per la possibilità che si determinasse un contenzioso in relazione a tali debiti.
Ulteriori sanzioni che lo Stato si sarebbe trovato a pagare per l'attivazione di procedure di infrazione contro la direttiva europea relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali: la direttiva 2000/35/CE recepita con il decreto legislativo n. 231 del 2002, in cui si stabilisce che, in casi di contenzioso tra imprese e pubblica amministrazione, il livello degli interessi di mora debba essere maggiorato di almeno 7 punti percentuali con decorrenza immediata e automatica rispetto al tasso di interesse legale. Una norma creata per garantire il creditore che nei confronti della pubblica amministrazione potrebbe rivelarsi l'anello più debole.
Le regioni fanno i debiti e lo Stato li ripaga: questa pillola per ora la mandiamo giù, ma congelare i debiti realizzati dalle regioni coi privati, che però non avrebbero potuto fare altrettante leggi per congelare gli stipendi dei propri dipendenti o per pagare i fornitori o le tasse sarebbe stato eccessivo!
Purtroppo aver intrapreso la strada della questione di fiducia ha impedito al Parlamento di aggiungere altre migliorie al decreto: se la Lega Nord, per esempio, invece che fare ostruzionismo avesse cercato di modificare il testo favorendo le regioni virtuose e sanzionando quelle non virtuose forse qualche risultato lo avremmo ottenuto. Ma abbiamo perso una buona occasione e, soprattutto, l'occasione l'ha persa il Paese, che si ritrova con un Parlamento più attento alla supremazia o opposizione di parte piuttosto che ad affrontare e risolvere i problemi dei cittadini.
ROBERTO ULIVI. Intervengo in dichiarazione di voto dopo aver ampiamente ed accuratamente seguito in prima persona questo provvedimento sia nelle sedute delle Commissioni riunite V e XII sia in aula.
Quello che salta agli occhi è la dimostrazione di confusione o pressappochismo data dal Governo in più di un'occasione. Cito, ad esempio, il comportamento avuto durante l'esame presso il Senato, quando Pag. 62il Governo ha accettato di modificare il testo inserendo l'ormai famoso articolo 1-bis con le coperture per la riduzione del ticket sulle prestazioni sanitarie che aveva pochi mesi prima sancito con il comma 796, lettera p), della legge finanziaria. A parte le naturali considerazioni generali su un ticket che va e viene nel giro di pochi mesi, vale la pena sottolineare il fatto che questo Governo, che si dice tanto attento alla famiglia (solo per citare uno dei capitoli previsti per la copertura dei disavanzi) ed ai più deboli, aveva accettato di emendare il proprio testo proprio espropriando il fondo per la famiglia (30 milioni), e poi il fondo per i paesi in via di sviluppo (50 milioni), la ricerca sulla salute (50 milioni), il fondo per le non autosufficienze (30 milioni), il fondo per le politiche giovanili (30 milioni), il fondo unico per lo spettacolo (60 milioni). Ma forse si deve chiarire ancora le idee di base, perché su temi così fondamentali per la vita dei cittadini, come il ticket sulle prestazioni sanitarie, o la tutela delle non autosufficienze o le politiche giovanili, non si può giocare, prima prevedendo fondi e poi togliendoli per devolverli a favore di una problematica contingente (e speriamo unica) legata per di più all'insipienza di alcuni amministratori spendaccioni.
Per fortuna il lavoro delle Commissioni congiunte e di Alleanza nazionale, in particolare, ha costretto il Governo ad eliminare l'odioso ticket sulla diagnostica e la specialistica ed a reperire fondi in maniera meno dannosa.
Senza considerare la liceità in sé del provvedimento, che penalizza molti per le colpe di pochi, davvero appare assai singolare che tutti i cittadini italiani debbano fare sacrifici aggiuntivi per ripianare i forti debiti fatti da alcuni che a volte hanno raggiunto vette davvero ragguardevoli.
Ma se proprio vogliamo o dobbiamo ripianare penalizzando i virtuosi, vogliamo almeno prevedere dei premi a favore di quelle regioni virtuose che si sono adoperate per rientrare nel proprio budget magari rinunciando ad opere necessarie e che adesso si vedono ulteriormente ed ingiustamente tassate?
Passando ad altro argomento, voglio spendere qualche parola a favore del privato sociale, che sarebbe stato assai penalizzato nel suo costante e proficuo lavoro nei riguardi di tutti i cittadini, se non fosse stato eliminato il divieto di intraprendere azioni esecutive per poter recuperare le cifre dovute. A questo scopo ho presentato un ordine del giorno affinché il Governo si impegni almeno a tutelare questo settore così importante per la sanità.
E in assoluto vorrei essere certo che questo decreto-legge che ripiana debiti ingenti non costituisca un precedente per le future azioni degli amministratori regionali. Non vorrei infatti che certi amministratori continuassero a sforare liberamente perché tanto «paga Pantalone».
Insistiamo nel dire che non è giusto che i virtuosi si trovino a scontare le pene dei colpevoli, soprattutto considerando che tutto questo avviene in un ambito, quello sanitario, che tutela un bene costituzionalmente sancito e che richiede la messa in atto di tutti quegli accorgimenti che spingano tutti gli amministratori - e quando dico «tutti» intendo a qualsiasi livello - a comportarsi in maniera virtuosa e non potenzialmente dannosa per tutto il Paese.
Il lavoro che abbiamo svolto durante le sedute delle Commissioni congiunte è stato tanto proficuo e spesso tanto concorde da spingere il Governo a ritornare sui propri passi e questa è la prova che ciò che ci veniva addebitato come sterile ostruzionismo era in realtà una scelta ponderata e saggia. Ma non appare a tutti evidente che eliminare un ticket significa ridurre le spese delle famiglie già penalizzate dalle tasse imposte per ripianare debiti fatti da altri? Non è ovvio che impedire alle aziende, e massimamente a quelle a scopo sociale, di vedersi rimborsare le cifre dovute per le prestazioni già erogate avrebbe creato un ulteriore danno economico e sociale che si sarebbe arrotolato su se stesso in maniera dannosissima per gli Pag. 63italiani? Non era ovvio che si stavano violando la Costituzione italiana e le norme comunitarie? Evidentemente non lo era, e noi lo abbiamo detto in tutti i modi.
Inoltre in questo provvedimento non sono previste norme e strumenti per garantire ai cittadini che, in caso di mancato rispetto degli obblighi assunti dalle regioni, gli amministratori vengano immediatamente rimossi e sostituiti da commissari ad acta.
L'aver riportato il testo a ciò che sostanzialmente era in precedenza non fa che evidenziare lo stato di confusione esistente in chi ci governa. Ritengo che comunque permangano i dubbi di liceità e costituzionalità del provvedimento. Pertanto annuncio il voto contrario di Alleanza nazionale che non vede riconosciuti alcuni diritti fondamentali mentre vede attaccare la virtù di molte regioni che non intendono confondere il federalismo solidale con i sacrifici inutili e dannosi.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, dopo lunghe giornate di dichiarazioni e di interventi siamo giunti all'ultimo atto di questa che non si può definire una bella pagina nella storia del Governo e del Parlamento e la dimostrazione di quanto affermo consiste nel fatto che il Governo è stato costretto a mettere la fiducia su un provvedimento che non fa onore a nessuno, neanche ai destinatari di questo decreto e cioè le regioni che beneficeranno del ripianamento dei bilanci. Non ne escono bene perché tutto il Paese verrà a conoscenza della loro cattiva, anzi pessima amministrazione e i responsabili di questi buchi di bilancio faranno fatica a spiegare alla gente, non solo della loro regione, i motivi di questo decreto-legge e i motivi per i quali hanno sperperato tanto denaro pubblico.
Onorevoli colleghi, dopo quelli previsti dalle leggi finanziarie 2006 e 2007, il provvedimento oggi al nostro esame costituisce il terzo intervento in due anni da parte Stato per il ripiano dei disavanzi sanitari regionali, in deroga all'obbligo per le regioni di ripianare i disavanzi sanitari con oneri interamente a loro carico, come previsto dalla legge n. 405 del 2001.
Un intervento, vorrei ricordarlo, su cui continuano a gravare pesanti indizi di illegittimità costituzionale. Possiamo capire la disciplina di coalizione applicata la settimana scorsa, in occasione del voto sulle pregiudiziali sollevate dai colleghi, ma sembra veramente ardito non voler tener conto che sotto molteplici aspetti il testo viola apertamente alcuni fondamentali principi della nostra Carta.
Vorrei capire se, quando si attua una evidente discriminazione tra regioni che hanno accumulato disavanzi nel periodo 2002-2005 e ammesse al finanziamento e quelle che hanno adottato comportamenti virtuosi, non si violi il principio di eguaglianza, o se possa essere considerato buon andamento della pubblica amministrazione il sanare l'inefficienza di alcune regioni disincentivando e demotivando nel contempo le altre regioni che hanno adottato invece comportamenti virtuosi.
Onorevoli colleghi, la modifica delle competenze e degli assetti istituzionali, operata con la riforma del Titolo V, comporta una maggiore assunzione di responsabilità per le politiche e per le scelte attuate nelle materie attribuite alla competenza regionale. Con il presente decreto-legge, invece, lo Stato diventa paradossalmente il tutore di quelle amministrazioni regionali che hanno prodotto un maggior deficit sanitario, sollevandole di fatto da ogni responsabilità e, anzi, premiandole con il trasferimento di ingenti risorse finanziarie per il ripiano del disavanzo. È certamente vero che quella dei disavanzi sanitari delle regioni è una grandezza invariabile del nostro sistema sanitario e che anche i precedenti Governi hanno dovuto mettere mano al portafogli per il ripiano, ma è anche vero che a partire dal 2001, con l'accordo tra Stato e regioni, il debito dovrebbe essere responsabilità delle regioni, che possono utilizzare a tal fine alcuni strumenti di controllo della spesa sanitaria come la leva fiscale o lo storno di risorse da altri capitoli di bilancio. Ora, però, dal dettaglio delle risultanze regionali contenuto nelle certificazioni trimestrali Pag. 64prodotte dalle regioni per l'anno 2005 rileviamo una difformità di comportamenti. A fronte, cioè, di regioni che hanno puntato sul controllo della spesa o che hanno introdotto maggiorazioni sulle addizionali IRAP e IRPEF, accanto a regioni che hanno impiegato risorse autonome stornate dal bilancio troviamo un gruppo di regioni che non hanno adottato alcune misura di copertura.
Ecco perché il provvedimento rappresenta una violazione del principio di uguaglianza e una grave iniquità nei confronti di quelle regioni serie e responsabili che hanno saputo gestire in modo oculato la spesa sanitaria, anche attraverso l'introduzione di imposte impopolari, ma necessarie per far fronte ad essa.
Se ragionassimo nell'interesse esclusivo dei cittadini più deboli, dei malati, cui occorre certamente garantire eguaglianza di assistenza, se fosse cioè interpretato come una forma di solidarietà nazionale verso le regioni più deboli, potremmo esimerci dall'affrontare la questione. Abbiamo rispetto per i malati incolpevoli ma non per quegli amministratori e dirigenti, incapaci e irresponsabili, che ancora siedono sulle loro poltrone. Su questo punto occorre una riflessione: la legge prevede, punendo le regioni che non applicano la disciplina vigente della decadenza dall'incarico degli amministratori responsabili dei dissesti sanitari, l'impossibilità di accedere alle risorse messe a disposizione dallo Stato per il ripiano dei disavanzi; ma il Governo non ha ritenuto oggi di prenderlo in considerazione; tuttavia, noi speriamo in un suo ravvedimento operoso!
Pur prevedendo piani di rientro, l'innalzamento delle aliquote dell'addizionale IRPEF e dell'IRAP, l'affiancamento ministeriale, il monitoraggio ed il controllo costanti, riteniamo che la logica del provvedimento tampone sia iniqua e dannosa, se è vero come è vero che con la sanatoria in finanziaria e nel «mille proroghe» per gli enti locali che hanno sforato il patto di stabilità 2006 e l'ennesimo stanziamento per l'emergenza rifiuti in Campania non facciamo che incentivare continuamente i comportamenti irresponsabili.
Dobbiamo finirla con i ripiani ex post dei disavanzi con fondi statali, che conducono all'irresponsabilità e al mantenimento delle disfunzioni, generando altresì sperequazioni ingiuste per chi è più virtuoso.
Occorre una riforma organica, tesa a riorganizzare il settore sanitario, ad adottare una revisione e una razionalizzazione dei criteri di spesa e, soprattutto, occorre una maggiore responsabilizzazione delle regioni, con l'attribuzione di adeguati strumenti finanziari senza eccezioni e senza deroghe.
Prima di concludere, desidero fare due ulteriori considerazioni sul provvedimento. La prima riguarda il balletto di cifre e di riduzioni cui abbiamo assistito in merito alla riduzione del ticket premettendo che siamo stati contrari alla sua introduzione già nel corso del dibattito sulla finanziaria. Dopo una prima formulazione dell'articolo 1-bis in cui era prevista una copertura dei 350 milioni con il fondo di rotazione per le politiche comunitarie (cui la sottocommissione per i pareri della Commissione bilancio si era opposta perché si trattava dell'utilizzo di fondi di natura di conto capitale per coprire oneri di natura corrente), si era presentata una copertura che andava ad incidere sulla dotazione di risorse di fondi per la realizzazioni di interventi in settori delicati, quali la famiglia e i non autosufficienti. La maggioranza ed il Governo, accortisi della enormità scandalosa della proposta, erano ritornati alla vecchia copertura prevedendo un reintegro successivo delle risorse utilizzate. Ma ci domandiamo innanzitutto come si spera di creare un clima di fiducia con i cittadini di fronte ad un comportamento schizofrenico del Governo che prima mette il ticket in finanziaria poi lo diminuisce al Senato, qui alla Camera lo elimina avvertendo però che si tratta di una sospensione temporanea solo per il 2007, insomma di tutto e di più; e poi ci domandiamo se non sarebbe stato forse più utile impiegare una piccola parte delle risorse del famoso «tesoretto» per la completa soppressione definitiva di una tassa invisa ai cittadini.Pag. 65
In questa confusione mentale l'unico dato positivo è la decisione del Governo di modificare la norma circa la sospensione delle procedure esecutive e dei pignoramenti nei confronti delle aziende fornitrici di materiali. Siamo stati subito contrari ad una simile misura, innanzitutto perché esistevano profili di incompatibilità rispetto alla disciplina comunitaria in materia di transazioni, che avrebbe sicuramente determinato l'attivazione di procedure di infrazione della direttiva 2003/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, determinando conseguentemente riflessi finanziari non previsti in termini di sanzioni e spese.
Ad oggi lo Stato rimborsa in media dopo un anno, quando i termini di legge sono di 150 giorni massimo.
Bloccare per un anno i pignoramenti e i decreti ingiuntivi da parte dei creditori del Servizio sanitario nazionale non poteva che creare allarme: da qui la decisione di cancellare quella norma.
Secondo la normativa vigente, la esecutività dei decreti ingiuntivi scatta 150 giorni decorrenti dalla notifica del titolo ed il relativo pagamento (mai per intero) avviene dopo circa due anni, attese le lungaggini dell'iter processuale. Quindi, circa tre anni di attesa, anche se con interessi, che sarebbero diventati quattro.
Per avere una dimensione del fenomeno basterebbe ricordare che la Corte dei conti, in un rapporto del luglio 2006, ha calcolato in 22 miliardi di euro l'esposizione complessiva del Sistema sanitario nei confronti dei soli fornitori, cui vanno aggiunti i crediti del 2006 e del 2007.
La situazione sarebbe diventata insostenibile per molte aziende che, oltretutto, avrebbero subito anche l'aumento, ove applicato, delle addizionali IRAP proprio per sanare i disavanzi sanitari.
Ancora una volta si sarebbero penalizzati soggetti estranei ai dissesti e premiati coloro che ne erano i responsabili. Insomma una vicenda pasticciata, iniqua e poco edificante! Per queste motivazioni il gruppo UDC esprimerà un voto contrario.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le Commissioni di merito di questo ramo del Parlamento, la V e la XII, hanno fatto un lavoro egregio, mettendo al cospetto dell'Aula del Governo un testo del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23 che merita il sostegno ed il voto favorevole del gruppo dei Comunisti italiani.
Il ripiano dei disavanzi pregressi nel settore sanitario appare urgente e necessario. La legge finanziaria per il 2007 lo aveva, infatti, previsto ed il decreto-legge di che trattasi non è altro che l'attuazione dell'articolo 1, comma 796, lettera b), della stessa legge n. 296 del 2006.
Tuttavia, il testo pervenutoci dal Senato della Repubblica ha presentato delle modificazioni che, pur apprezzabili in talune intenzioni, ad una più attenta e non superficiale verifica si sono rilevate abnormi. Ciò, sotto il profilo giudiziario, sociale e della copertura finanziaria, con fondate perplessità anche sulla rispondenza al test istituzionale ed alla disciplina comunitaria.
L'iniziativa dei Comunisti italiani, unitamente a quella di altri gruppi, ha consentito di eliminare quelle che apparivano delle vere e proprie storture.
La norma dispone, relativamente ai disavanzi sanitari del periodo 2001-2005, il concorso dello Stato nel predetto ripiano, relativamente alle regioni interessate.
L'intervento dello Stato rappresenta una deroga all'obbligo, per le regioni, di far fronte ai propri disavanzi sanitari con oneri interamente a loro carico. È un intervento che si rende necessario perché talune regioni non sarebbero in grado di provvedere da sole e con immediatezza al ripiano sanitario, senza provocare gravi ed inaccettabili conseguenze sul piano sociale. Una gestione poco attenta alla gestione dei capitoli di bilancio regionali della sanità sarebbe stata pagata a caro prezzo dai cittadini, specie da quelli meno abbienti. Questo andava scongiurato, unitamente ad un drastico ridimensionamento dei servizi offerti. Tuttavia, le regioni interessate potranno beneficiare del concorso statale solo ed unicamente a condizione che sottoscrivano Pag. 66con lo Stato un accordo sui piani di rientro dal disavanzo, con specifiche misure fiscali e la maggiorazione delle principali leve addizionali e tributarie.
Chi è causa del suo mal piangerà se stesso: non lo farà in un solo colpo, ma in modo graduale.
Gli amministratori regionali dovranno, però, essere più attenti per il futuro, poiché non sarà più possibile una gestione contabile allegra, nel capo sanitario, con il convincimento che tanto, alla fine, ci penserà lo Stato. D'ora in avanti, sarà la Corte dei conti, proprio in seguito al nuovo testo del decreto-legge de quo, ad esaminare gli esiti della verifica annuale dei pieni di rientro, con possibili giudizi di responsabilità contabile. Appare, dunque, priva di solide motivazioni la consueta invettiva di taluni gruppi di opposizione contro il Governo, che premierebbe le regioni non virtuose rispetto a quelle che, invece, lo siano.
È opportuno fare uno sforzo, neppure tanto grande, di memoria, per ricordare come anche il precedente Governo abbia proceduto al ripiano del disavanzo di alcune regioni nel settore sanitario. Con la differenza, però, della totale insensibilità verso la responsabilità degli amministratori e verso il diritto alla salute dei cittadini meno abbienti, che, senza colpe, dovrebbero sempre pagare per le gestioni allegre dei primi.
A differenza del passato, non è più tollerabile una crescita a dismisura della spesa sanitaria dovuta alla incapacità, alla clientela, allo sperpero. È assai positiva, anche a questo riguardo, l'attività e di monitoraggio che verrà svolta dall'apparato dello Stato sulla spesa sanitaria, così come appare innovativo ed importante che il Parlamento stesso abbia la possibilità di conoscere l'andamento della spesa sanitaria, al fine di meglio verificare gli equilibri di bilancio.
Il nuovo testo del decreto prevede tutto questo.
Il testo del Senato, invece, prevedeva per i creditori il divieto, per 12 mesi, di intraprendere o proseguire azioni esecutive per i debiti sanitari, nelle regioni interessate, giungendo perfino a consentire di non effettuare pagamenti per i pignoramenti già eseguiti: un incomprensibile obbrobrio giuridico che in Commissione è stato saggiamente eliminato!
Si pensi a tutti quei lavoratori che non avrebbero potuto richiedere i loro crediti per le prestazioni lavorative fornite nella sanità.
Si pensi a tutte quelle aziende, specie a quelle di piccole dimensioni, che avrebbero vissuto momenti di grave difficoltà, particolarmente nei rapporti con le banche. Quanti lavoratori dipendenti di queste aziende avrebbero rischiato di non percepire le retribuzioni? Per non dire delle chiare violazioni della disciplina comunitaria, che apertamente combatte il ritardo nei pagamenti delle transazioni commerciali. Tali violazioni avrebbero esposto il Paese ad una procedura d'infrazione, costringendo gli enti al pagamento di interessi ulteriori ed al risarcimento dei danni.
Siamo lieti di avere contribuito, con il nostro emendamento soppressivo, a sbloccare l'impasse che si era creato in Commissione. Se tutte queste rilevanti modificazioni e novità presenti all'interno del decreto-legge, su cui il Governo ha chiesto ed ottenuto la fiducia, non bastassero, una da sola giustificherebbe un voto positivo. Si tratta dell'abolizione del ticket di 10 euro sull'assistenza specialistica ambulatoriale! Il Senato l'aveva ridotto a 3,5 euro. La Camera, con questa maggioranza e questo Governo, l'ha completamente azzerato. Ci siamo sempre battuti per l'eliminazione degli odiosi ticket sanitari: oggi realizziamo un importante obiettivo. L'eliminazione del ticket sulla diagnostica, peraltro, viene raggiunta cambiando completamente l'imputazione della spesa che, non ponderandone appieno le conseguenze, ne aveva dato il Senato.
Nessun taglio per i Paesi in via di sviluppo, per i fondi sulla ricerca, la famiglia, i non autosufficienti, le politiche giovanili, lo spettacolo. Questi fondi, colleghi senatori, credo abbiano bisogno piuttosto di essere incrementati. Più corretto ed utile appare l'utilizzo di fondi per Pag. 67l'attuazione delle politiche comunitarie, ad oggi non utilizzati e sempre incrementabili in sede di assestamento di bilancio, in caso di successive necessità.
La strategia, da parte dell'opposizione, del perenne ricorso all'ostruzionismo, nel mentre svilisce ed immiserisce quella che, un tempo, era una eccezionale pratica parlamentare, denota l'irresponsabilità, ma anche l'inadeguatezza e la mancanza di progettualità di chi la persegue.
Le chiacchiere di certa opposizione, poco incline ad un reale confronto, si rivelano inutili, perché il Governo va avanti per la sua strada.
Vedremo successivamente quali scelte dovranno essere compiute (nella collegialità!) perché all'importante sfera di risanamento dei conti pubblici seguano provvedimenti all'insegna dell'equità e della redistribuzione del reddito, in favore dei ceti meno abbienti. Oggi, però, è evidente come, nel settore della spesa sanitaria, vi siano segnali positivi ed innovativi.
L'abolizione del ticket sulla diagnostica, il mantenimento dei livelli sanitari in alcune grandi regioni, la verifica ed il monitoraggio della spesa, la accresciuta responsabilità degli amministratori regionali, costituiscono elementi significativi per un'azione di Governo che dovrà sempre tendere alla tutela del diritto alla salute. I cittadini, specie i più deboli, si aspettano tanto da questo Governo.
Le chiacchiere e gli ostruzionismi lasciamoli all'opposizione, troppe volte silente sugli sprechi, il clientelismo, il malaffare, che da anni hanno imperversato nella sanità e che dobbiamo combattere con sempre maggiore decisione.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono consapevole che l'ora è tarda e non invoglia di certo ad ascoltare ampie dichiarazioni di voto. Cercherò pertanto di esporre rapidamente le ragioni per le quali il gruppo dei Popolari-Udeur voterà convintamente, dopo aver rinnovato con il voto di fiducia l'appoggio a questo Governo, il provvedimento in esame.
Mi sia concesso, però, anche se molto brevemente, di esprimere la solidarietà mia e del gruppo che rappresento, all'onorevole Katia Zanotti, relatrice di questo provvedimento per la V Commissione, per quanto accaduto nella seduta di ieri.
Dispiace aver ascoltato frasi offensive e gratuite nei confronti di una collega che ha, per di più, ampiamente dimostrato in Commissione ed in Aula il proprio intendimento di pervenire a soluzioni condivise delle questioni più spinose che si sono registrate intorno al provvedimento che stiamo per approvare.
Tornando al provvedimento che ci occupa in questa lunga giornata, esprimo subito a nome dei Popolari-Udeur il voto favorevole e ne illustro i motivi.
Come più volte ricordato, sia da colleghi della maggioranza che da esponenti del Governo, il provvedimento che ci accingiamo a votare risulta essere non soltanto importante ma addirittura strategico direi per la politica improntata alla serietà messa in atto dall'attuale Governo.
Perché qui di serietà si tratta.
È stato più volte detto e ribadito che non si può non convertire in legge il decreto-legge n. 23 del 2007, per un semplice motivo: lo si deve ai cittadini di questo paese, lo si deve ai contribuenti onde garantir loro, ovunque essi risiedano, eguali livelli essenziali delle prestazioni sanitarie.
E questo, onorevoli colleghi, non si può fare se prima non si eliminano quegli enormi disavanzi che alcune regioni hanno accumulato nel corso degli anni dal 2001 al 2005.
Come ben si evidenziava nella seduta di ieri, qualsiasi Governo avrebbe dovuto affrontare questa situazione e solo un Governo totalmente privo di serietà avrebbe rinviato o, peggio ancora, non fronteggiato in maniera adeguata il problema del disavanzo che oggi impegna la Camera dei deputati.
Questo Governo lo ha fatto, lo ha fatto nella maniera che più ha ritenuto idonea e, dato che più ci soddisfa, ha registrato e fatte proprie le istanze e le perplessità che da questo ramo del Parlamento venivano Pag. 68mostrate su alcuni punti, piuttosto spinosi non c'è dubbio, contenuti nel provvedimento.
Esprimo, pertanto, piena soddisfazione per il lavoro svolto dalle Commissioni riunite, dai relatori e dal Governo che si sono impegnati profondamente affinché per tali questioni potesse trovarsi una via di soluzione che fosse soddisfacente per tutti.
L'abolizione del ticket, infatti, sebbene limitata al 2007, è una misura che non può che incontrare il favore dei cittadini di questo Paese, così come incontra il plauso dei Popolari-Udeur l'aver trovato una copertura finanziaria per questa misura che non andasse ad intaccare quei fondi specificamente finanziati per venire incontro alle esigenze delle famiglie italiane.
Favore e plauso che ovviamente si registrano anche per la decisione del Governo di far proprio l'emendamento dei relatori relativo all'abrogazione del tanto famigerato emendamento introdotto al Senato, che aveva notevolmente preoccupato i creditori delle Aziende sanitarie locali: creditori che di certo non potevano essere vittime della cattiva gestione del settore sanitario in alcune delle nostre regioni.
Non vedo dunque ragioni, se non quelle di carattere puramente strumentale, per non votare a favore di un provvedimento che si inserisce, per il suo contenuto, nella stagione di riforma del sistema sanitario nazionale, inaugurata da questo Governo, che con il «patto per la salute» stipulato con le regioni e con alcune delle misure contenute nella manovra finanziaria, fa registrare l'intendimento di questa maggioranza di intervenire con una decisa inversione di tendenza in questo settore.
Vorrei, infatti, ricordare che oltre alle modifiche fatte proprie dal Governo, cui prima accennavo, il provvedimento contiene molto di più: si pensi solo alla previsione del monitoraggio e al controllo che verranno effettuati da parte dei Ministeri dell'economia e delle finanze e della salute; al cosiddetto «tutoraggio» che verrà effettuato su queste regioni; alla previsione della tempestiva comunicazione al Ministro dell'economia e al presidente della Corte dei conti degli esiti della verifica annuale dei piani di rientro, al fine dell'accertamento di eventuali responsabilità degli amministratori regionali.
Questo, senza considerare il sistema che era già stato posto in essere con la manovra finanziaria come il divieto, contenuto nel comma 734 della legge finanziaria, di nominare coloro i quali si siano resi responsabili di disavanzi per tre esercizi consecutivi in enti, aziende od istituzioni analoghe; o, ancora, la previsione dell'attivazione automatica dell'incremento dell'addizionale all'IRPEF e dell'addizionale all'IRAP nella misura necessaria a coprire il nuovo disavanzo che non si riuscisse a coprire con i mezzi a disposizione delle regioni.
Si tratta dunque, a ben vedere, di una serie di misure necessarie per porre fine ad una situazione che ormai aveva raggiunto le dimensioni di un vero e proprio disastro. Si pensi solo all'esempio del Lazio, cui il Governo doveva trovare soluzione e non, come si è ripetuto nei giorni scorsi, per fare un regalo ad amministrazioni «amiche» ma per garantire ai nostri cittadini uguale trattamento ed assistenza in ogni parte del Paese in omaggio, e non in dispregio della nostra Carta costituzionale, senza, poi, ricordare che le amministrazioni «amiche» che oggi governano le regioni cui è indirizzato questo provvedimento, nel periodo cui i disavanzi si riferiscono erano, nella maggior parte dei casi, governate da uomini del centro-destra. Pertanto, trovo di scarsa onestà intellettuale l'aver proposto, da parte dell'attuale opposizione, un simile ragionamento a quest'Aula.
La «serietà al Governo» questa maggioranza l'ha dimostrata in passato, la sta dimostrando con questo provvedimento e la dimostra tutte le volte in cui si assume la responsabilità di approvare misure impopolari, anche al fine di porre rimedio a drastici errori commessi nella passata legislatura; vogliate allora essere voi, almeno ogni tanto, colleghi dell'opposizione, a dimostrare serietà a questo Paese.
DOMENICO DI VIRGILIO. Ci troviamo di fronte ancora una volta, e lo ripetiamo per i distratti, dinanzi ad un uso distorto da parte di questo Governo dello strumento normativo della decretazione d'urgenza, in quanto - trattandosi del ripiano di disavanzi relativi al periodo 2001-2005 - si può escludere che ricorrano i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza che l'articolo 77 della Costituzione individua come presupposti affinché il Governo possa adottare decreti-legge.
Per quanto riguarda il merito del provvedimento, dobbiamo ricordare che il Governo Berlusconi ha lavorato per tutta la durata della passata legislatura per contenere l'espansione della spesa sanitaria regionale: a tal fine sono stati conclusi una serie di accordi con le regioni con i quali si è passati da un sistema di semplice monitoraggio e di garbato controllo della spesa regionale a un sistema di obiettivi, con la previsione di un meccanismo sanzionatorio in caso di mancato raggiungimento del risultato e di un meccanismo premiale in caso di raggiungimento dello stesso.
Con questo decreto-legge, invece, si dà un segnale di senso contrario in quanto, da un lato, si penalizzano le regioni virtuose e i cittadini residenti in tali regioni - i quali si sono trovati a dover pagare più tasse e contemporaneamente a poter usufruire di minori risorse statali per il servizio sanitario nazionale - e, dall'altro, si incentivano le regioni meno virtuose le quali possono contare, come in questo caso, nel ripiano a posteriori degli sfondamenti di spesa prodotti.
In particolare il Governo ha trasmesso, nel corso dell'esame del provvedimento al Senato, una documentazione sui disavanzi sanitari regionali per il periodo 2001-2004: Piemonte 662 milioni di euro; Liguria 310 milioni di euro; Lazio 2.048 milioni di euro; Abruzzo 523 milioni di euro; Molise 126 milioni di euro; Campania 2.144 milioni di euro; Sicilia 777 milioni di euro. A ciò vanno ad aggiungersi i disavanzi non coperti per il 2005, così ripartiti: Piemonte 216,494 milioni di euro; Veneto 55,660 milioni di euro; Liguria 252,716 milioni di euro; Lazio 1.800 milioni di euro; Abruzzo 197,994 milioni di euro; Molise 79,650 milioni di euro; Campania 1.132,181 milioni di euro; Basilicata 8,865 milioni di euro; Sicilia 625,928 milioni di euro, anche se Piemonte, Basilicata, Veneto e Liguria hanno recentemente provveduto ad adottare misure di copertura.
Con questo provvedimento, tra l'altro, il Governo contraddice anche gli obiettivi di finanza pubblica definiti a livello europeo: ad inizio legislatura, infatti, il controllo della spesa sanitaria figurava tra gli interventi da realizzare nell'ambito delle riforme strutturali mentre ora è evidente come il Governo abbia rinunciato a qualunque tipo di controllo e non solo sulla spesa sanitaria.
Ma - udite, udite - con un colpo a sorpresa al Senato è stato approvato un emendamento della maggioranza che prevede la sospensione delle attività esecutive nei confronti dei creditori del servizio sanitario nazionale: tale disposizione oltre ad essere in contrasto con la direttiva 2000/35/CE, concernente la lotta contro i ritardi nel pagamento delle obbligazioni di natura commerciale, rischia di comportare conseguenze gravissime per molte aziende operanti nel settore e conferma - ove ce ne fosse bisogno - l'incertezza del Governo sulla reale entità delle risorse necessarie al ripiano dei disavanzi in oggetto.
Per quanto riguarda tale assurda sospensione delle procedure esecutive e dei pignoramenti il Governo deve chiarirci se questo non possa determinare effetti negativi a carico della finanza pubblica sia per il prodursi comunque di interessi, sia per un contenzioso che certamente si determinerà per il congelamento di questi debiti.
Insomma, un'altra tegola per la finanza pubblica!
Da non sottovalutare poi i possibili profili di incompatibilità della sospensione delle procedure esecutive rispetto alla disciplina comunitaria in tema di transazioni commerciali che potrebbero dar luogo a nuovi e maggiori oneri non previsti!Pag. 70
Infine, in merito all'intenzione del Governo di ripianare i debiti delle regioni, a parte che questo «soccorso» contrasta con gli accordi Stato-regioni per cui queste, una volta stabilito il riparto del fondo sanitario nazionale, debbono essere in grado di realizzare una gestione economica autonoma ed oculata, va sottolineato che il sostegno statale non può essere definito in base ai piani di rientro, altrimenti si realizzerebbe un sistema distorto per cui si darebbe l'impressione che il disavanzo sanitario venga ripianato a piè di lista, e così non può essere!
Ma è chiaro anche che si debba adottare un criterio di serietà per cui, se si danno risorse economiche a quelle regioni che sono in difficoltà, prevedendo un intervento finanziario straordinario come quello previsto, occorre anche pretendere che le regioni rispettino gli impegni assunti e, ad esempio, che non vengano ridotti i livelli di eccellenza, che si garantiscano i LEA, cui ogni cittadino ha diritto a norma dell'articolo 32 della nostra Costituzione!
Da qui l'esigenza che si preveda una verifica delle Commissioni parlamentari competenti sui piani di rientro e sull'accordo sottoscritto dal Governo con le singole regioni. Ed è anche necessario che gli interventi ipotizzati o sottoscritti dal Governo siano accompagnati da forti sanzioni per gli enti locali coinvolti che incidano sugli amministratori non competenti o distratti!
Onorevoli colleghi, troppi e ripetuti sono i casi eclatanti di disservizi in campo sanitario e troppo spesso questi si fanno ricadere esclusivamente sugli operatori sanitari quando altre, o di altri, sono le responsabilità, le competenze non osservate, le inadempienze, che rischiano di diffondere tra i cittadini discredito e disaffezione per il nostro servizio sanitario nazionale che ha aree di eccellenza ed altre critiche per cui, sempre più spesso, i cittadini sono costretti a rivolgersi alla sanità privata (e noi siamo per una giusta competizione tra pubblico e privato) e non tutti hanno le risorse economiche per farlo. Si lascia allora la gente in coda ai CUP per una prestazione prevista in tempi troppo lunghi, le liste di attesa si gonfiano, e il ministro pone la sua attenzione su altre problematiche meno urgenti o su iniziative che vengono sconfessate dalla stessa maggioranza (come quella sulla droga!).
Mentre ci si vuole accanire, ad esempio, contro i medici i cui contratti si tarda a chiudere e che si penalizzano con provvedimenti sulla libera professione intra moenia, la cui mancata piena realizzazione è dimostrato essere colpa delle regioni. E cosa dire del contratto per i medici specializzandi che tarda ad arrivare nonostante esistano fondi da noi previsti nella nostra ultima finanziaria, quella per il 2006?
Non è questa certo la sanità che desiderano i cittadini. Per tutto questo Forza Italia è chiaramente contraria, tanto nella sostanza quanto nel merito, a questo decreto-legge!
E noi voteremo contro!
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Signor Presidente, ci troviamo a votare un provvedimento non auspicato, ma necessario, in quanto, da alcuni anni, dobbiamo fare i conti con il deficit del sistema sanitario che in alcune regioni è sempre più profondo e drammatico. Ritengo vadano messe in evidenza le responsabilità politiche e amministrative di tale deficit, un buco nero della sanità che si allarga a dismisura su un tema così delicato, quale il diritto alla salute, che rientra in quei diritti e servizi essenziali che un paese cosiddetto civile e democratico dovrebbe garantire a tutti.
Ritengo che il provvedimento in esame, così come il ticket e le altre assurde tasse sulla malattia, non servano a pagare disfunzioni del sistema sanitario, ma a pagare le reti di clientele di democristiani di ieri e di oggi.
I cittadini devono pagare la gestione, ormai pluridecennale, di queste reti di clientele su cui si è fondato il sistema sanitario e su cui hanno fatto fortuna tanti politici, ieri della Democrazia cristiana, oggi di ambedue gli schieramenti. Dobbiamo soffermarci con particolare attenzione Pag. 71sulla corruzione e sugli sprechi che investono il sistema sanitario, trovando soluzioni per renderlo più efficiente e colpire tale meccanismo di corruzione e sprechi.
Ho letto con particolare attenzione l'accordo fra la regione Campania e lo Stato sul ripiano del disavanzo. Mi sembra assurdo pretendere, contemporaneamente, di ridurre gli stipendi e il personale, di aumentare i carichi di lavoro, garantendo allo stesso tempo i LEA e i servizi aperti senza personale.
In base a questo accordo si può prevedere da una parte un peggioramento drastico della qualità dei servizi e dell'assistenza, che in Campania è già al di sotto degli standard minimi, e dall'altra un aumento delle malattie, degli infortuni, delle morti per cause di servizio e dell'assistenzialismo.
Se questa previsione si avvera, i cittadini rischiano di trovarsi di fronte a costi maggiori, mentre la domanda si orienterà sempre di più verso la sanità privata, smantellando il servizio pubblico e favorendo i privati che lucrano. Di lucro, infatti, si tratta: non si può definire diversamente l'attività di chi cerca di arricchirsi, anche in modo poco trasparente, sul diritto alla salute. I processi di privatizzazione e di esternalizzazione che hanno contraddistinto in questi anni il sistema sanitario fanno presagire che la logica del profitto schiaccerà e renderà un privilegio quello che dovrebbe essere invece un diritto sacrosanto, il diritto alla salute.
Da questo punto di vista sono dunque particolarmente preoccupato. Ritengo tuttavia che questo provvedimento vada varato, proprio per cercare di costruire una diga anche a tale meccanismo di privatizzazione e di esternalizzazione e per cercare di individuare delle linee di sviluppo e di gestione pubblica efficace ed efficiente nell'ambito della riorganizzazione del servizio pubblico; questa è la scommessa.
Credo che su un punto particolare di questo provvedimento, però, dobbiamo accendere i riflettori. Mi riferisco all'articolo 1 bis e all'abolizione del ticket, che ritengo indispensabile per coprire una delle macchie nere della legge finanziaria. A questo riguardo, credo che sia stato importante il lavoro svolto dal Senato che ha inizialmente ridotto l'entità del ticket, anche se la sua riduzione a 3,5 euro avrebbe comportato costi maggiori dei proventi. L'abolizione non è necessaria ma è anche un primo segnale di risarcimento sociale per le fasce popolari che hanno pagato, fin troppo, in questi anni, le politiche di ristrutturazione neoliberista, quelle berlusconiane, e l'aderenza alla logica di Maastricht e ai suoi parametri, che sembrano la Bibbia su cui nessuno può discutere e confutarne la priorità.
Quindi, il nostro voto favorevole a questo provvedimento è anche un segnale chiaro nei confronti del Governo, a cominciare dal ministro Padoa Schioppa, affinché impari ad ascoltare più le istanze e la voce dei senza voce, dei precari, dei lavoratori e dei disoccupati e meno quella delle istituzioni monetarie internazionali e dei poteri forti della nostra società.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, esprimo, a nome del gruppo dell'Ulivo, il voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregresso nel settore sanitario.
Non c'è dubbio, al di là delle sterili polemiche, che il provvedimento adottato dal Governo è di grande importanza.
Infatti, dopo anni di permanente conflittualità istituzionale in materia sanitaria tra Governo centrale e governi regionali e di sistematico sottofinanziamento, finalmente il Governo di centrosinistra è riuscito a disegnare un percorso di condivisione, collaborazione e responsabilità per garantire un governo integrato del servizio sanitario nazionale da parte dello Stato e delle regioni. Tale processo, è opportuno ricordarlo, ha avuto inizio con il «Patto per la Salute» siglato da tutti i soggetti interessati il 22 settembre 2006 e successivamente recepito nella finanziaria 2007 (legge n. 296 del 2006) attraverso l'istituzione Pag. 72di un fondo transitorio con una dotazione di 1.000 milioni di euro per il 2007, 850 milioni di euro per il 2008 e 700 milioni di euro per il 2009, destinato ad aiutare le regioni con disavanzi elevati, subordinatamente alla sottoscrizione da parte di queste di un apposito accordo che preveda un piano di rientro dei disavanzi.
Dobbiamo dire, dunque, che la situazione debitoria emersa in alcune regioni è stata ed è talmente grave da mettere in discussione non solo la credibilità delle stesse istituzioni regionali, ma dell'intera pubblica amministrazione. Da qui la necessità e l'indifferibilità del provvedimento, che è strutturato in modo da permettere, almeno in partenza, la soluzione del problema.
Le responsabili scelte operate per ripianare i disavanzi sanitari prevedono il concorso dello Stato al superamento dei disavanzi del servizio sanitario nazionale per il periodo 2001-2005 nei confronti delle regioni che sottoscrivono con lo Stato l'accordo per i piani di rientro ed accedono al fondo transitorio e che adottano, per la copertura dei disavanzi sanitari, specifiche misure fiscali, soprattutto l'applicazione automatica dell'innalzamento dell'addizionale IRPEF e delle maggiorazioni dell'aliquota IRAP, a seguito della deliberazione della giunta regionale di approvazione dell'accordo con lo Stato per il rientro dei disavanzi.
I piani di rientro, oltre a prevedere le misure necessarie per i ripiani ed indicare i mezzi di copertura e la loro articolazione nel tempo fino, e non oltre, al 2010, prevedono obbligatoriamente: l'istituto dell'affiancamento, ovvero la nomina da parte del Governo di un nucleo tecnico incaricato di esaminare e valutare i provvedimenti in materia sanitaria che dovranno assumere le regioni; l'istituto della sottoposizione al Governo, ai fini di un preventivo esame e della preventiva approvazione, di tutti i provvedimenti significativi nel settore sanitario, quali i piani di organizzazione, distribuzione dei posti letto, creazione di strutture, personale e relativo trattamento, tariffe, accreditamenti, tetti di spesa e tutto ciò che attiene alla materia farmaceutica.
Sono questi atti fondamentali che corresponsabilizzano Stato e regioni con un impegno che deve tendere alla garanzia del diritto alla salute dei cittadini.
Infine, il ticket di dieci euro sulle visite specialistiche ambulatoriali introdotto con la legge finanziaria 2007 viene abolito. Nell'opinione pubblica questo ticket è apparso come una odiosa tassa sulla malattia ed ha alimentato un clima di sfiducia nei cittadini verso il sistema sanitario nazionale.
Dunque, bene hanno fatto Governo e maggioranza di centrosinistra ad abolirlo, dando una risposta positiva soprattutto agli anziani, ai pensionati, alle famiglie con maggiore disagio sociale.
L'impegno delle istituzioni, però, deve essere non solo quello di vigilare sull'effettiva necessità delle prestazioni, ma anche di migliorare la qualità e garantire l'universalità del diritto alla salute.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA NN. 1874, 2069 E 2071
Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 17 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora 23 minuti |
L'Ulivo | 18 minuti |
Forza Italia | 12 minuti |
Alleanza Nazionale | 8 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 6 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 6 minuti |
Lega Nord Padania | 4 minuti |
Italia dei Valori | 4 minuti |
La Rosa nel Pugno | 4 minuti |
Comunisti Italiani | 4 minuti |
Verdi | 4 minuti |
Popolari-Udeur | 4 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI | 3 minuti |
Misto | 6 minuti (Minoranze linguistiche: 2 minuti; Movimento per l'Autonomia: 2 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 2 minuti) |
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | pdl 2149 - dichiarazione d'urgenza | 416 | 414 | 2 | 208 | 160 | 254 | 73 | Resp. |
2 | Nom. | ddl 2567 - questione pregiudiziale | 427 | 427 | 214 | 162 | 265 | 72 | Resp. | |
3 | Nom. | odg 9/2534/3 e 44 | 438 | 438 | 220 | 173 | 265 | 71 | Resp. | |
4 | Nom. | odg 9/2534/5 | 436 | 436 | 219 | 169 | 267 | 71 | Resp. | |
5 | Nom. | odg 9/2534/6 | 432 | 432 | 217 | 165 | 267 | 71 | Resp. | |
6 | Nom. | odg 9/2534/7 e 46 | 406 | 405 | 1 | 203 | 157 | 248 | 71 | Resp. |
7 | Nom. | odg 9/2534/8 | 437 | 432 | 5 | 217 | 170 | 262 | 71 | Resp. |
8 | Nom. | odg 9/2534/10 | 442 | 440 | 2 | 221 | 170 | 270 | 71 | Resp. |
9 | Nom. | odg 9/2534/12 | 434 | 431 | 3 | 216 | 167 | 264 | 71 | Resp. |
10 | Nom. | odg 9/2534/13 | 433 | 432 | 1 | 217 | 165 | 267 | 71 | Resp. |
11 | Nom. | odg 9/2534/14 | 436 | 435 | 1 | 218 | 168 | 267 | 71 | Resp. |
12 | Nom. | odg 9/2534/18 | 435 | 420 | 15 | 211 | 224 | 196 | 71 | Appr. |
13 | Nom. | odg 9/2534/20 | 425 | 424 | 1 | 213 | 166 | 258 | 71 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | odg 9/2534/21 e 22 | 434 | 433 | 1 | 217 | 172 | 261 | 71 | Resp. |
15 | Nom. | odg 9/2534/23 | 436 | 434 | 2 | 218 | 169 | 265 | 71 | Resp. |
16 | Nom. | odg 9/2534/26 | 432 | 429 | 3 | 215 | 167 | 262 | 71 | Resp. |
17 | Nom. | odg 9/2534/28 e 31 disp. | 429 | 429 | 215 | 151 | 278 | 71 | Resp. | |
18 | Nom. | odg 9/2534/29 | 424 | 421 | 3 | 211 | 162 | 259 | 71 | Resp. |
19 | Nom. | odg 9/2534/30 | 430 | 429 | 1 | 215 | 164 | 265 | 71 | Resp. |
20 | Nom. | odg 9/2534/32 | 422 | 420 | 2 | 211 | 168 | 252 | 71 | Resp. |
21 | Nom. | odg 9/2534/36 | 432 | 430 | 2 | 216 | 166 | 264 | 71 | Resp. |
22 | Nom. | odg 9/2534/37 | 427 | 426 | 1 | 214 | 163 | 263 | 71 | Resp. |
23 | Nom. | odg 9/2534/40 | 430 | 429 | 1 | 215 | 164 | 265 | 71 | Resp. |
24 | Nom. | odg 9/2534/41 disp. | 430 | 419 | 11 | 210 | 388 | 31 | 71 | Appr. |
25 | Nom. | odg 9/2534/41 premessa | 431 | 429 | 2 | 215 | 162 | 267 | 71 | Resp. |
26 | Nom. | odg 9/2534/47 | 427 | 426 | 1 | 214 | 163 | 263 | 71 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | odg 9/2534/53 | 426 | 425 | 1 | 213 | 158 | 267 | 71 | Resp. |
28 | Nom. | odg 9/2534/56 | 425 | 421 | 4 | 211 | 158 | 263 | 71 | Resp. |
29 | Nom. | odg 9/2534/57 | 425 | 424 | 1 | 213 | 159 | 265 | 71 | Resp. |
30 | Nom. | odg 9/2534/59 | 428 | 427 | 1 | 214 | 159 | 268 | 71 | Resp. |
31 | Nom. | odg 9/2534/60 | 427 | 424 | 3 | 213 | 158 | 266 | 71 | Resp. |
32 | Nom. | odg 9/2534/63 | 420 | 400 | 20 | 201 | 247 | 153 | 71 | Appr. |
33 | Nom. | ddl 2534-A - voto finale | 408 | 408 | 205 | 268 | 140 | 70 | Appr. |