Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 18 di martedì 4 luglio 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 15,40.
RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Amato, Bonelli, Brugger, Cento, Colucci, Damiano, De Piccoli, Donadi, Duilio, Gentiloni Silveri, Lion, Mazzocchi, Melandri, Meloni, Migliore, Minniti, Oliva, Piscitello, Ranieri, Rutelli, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono trentasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Mimmo Lomelo.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 30 giugno 2006, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Mimmo Lomelo:
«Onorevole Presidente, trovandomi nella situazione di incompatibilità prevista dall'articolo 122 della Costituzione in quanto assessore regionale e desiderando continuare a svolgere tale mandato nella regione Puglia, la prego di prendere atto della sopra indicata mia opzione.
Le rivolgo i più cordiali saluti,
Firmato: Mimmo Lomelo».
Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Lomelo dal mandato parlamentare.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,43).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione (A.C. 1092) (ore 15,44).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione.
Ricordo che nella seduta del 27 giugno 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1092 sezione 3). Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge
(Vedi l'allegato A - A.C. 1092 sezione 4).
Avverto che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1092 sezione 1 e 2).
Ha chiesto di parlare il deputato Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella discussione generale abbiamo già espresso la posizione di Forza Italia su questo provvedimento, che è di natura tecnica - è una modifica tecnica - in quanto prevede l'aumento dei tetti di spesa per il pagamento delle commissioni per gli esami di Stato rispetto ad una nostra legge riguardante, segnatamente, la «commissione interna per gli esami di Stato».
Quindi, non ci sarebbero problemi ma, in realtà questi ci sono. Il voto, naturalmente, sarà favorevole, ma nel merito vorremmo dire qualcosa soprattutto rispetto alla copertura finanziaria. Questo, infatti, è il problema affrontato con l'emendamento che abbiamo presentato, a firma Garagnani, capogruppo in Commissione cultura, perché il Governo ha trovato la copertura per l'aumento del tetto di spesa attraverso i fondi destinati alla valorizzazione dei docenti, i fondi accantonati per il compenso dei docenti tutor.
In Commissione, ma anche qui in aula, dalla relatrice Sasso al Governo (in realtà, quest'ultimo non è ancora stato ascoltato in aula), abbiamo ricevuto delle rassicurazioni circa il fatto che la copertura finanziaria è stata individuata soltanto perché siamo a fine esercizio finanziario. Questi soldi non sarebbero stati utilizzati per il compenso dei docenti tutor, voluti dalla riforma Moratti (un istituto che non è stato riconosciuto in sede contrattuale).
Quindi, il Governo ha ritenuto - trovandoci alla fine dell'esercizio finanziario - di utilizzare tali risorse per pagare i docenti che, in questi giorni, sono impegnati negli esami di Stato.
Intanto, occorre evidenziare una questione di stile. Il ministro Moratti, avendo ben chiara la posizione dei sindacati, non ha mai pensato di utilizzare questi finanziamenti ad altro scopo, proprio perché si trattava di fondi destinati alla valorizzazione dei docenti. Sono risorse che vengono destinate in sede ARAN, quindi attraverso un confronto tra la parte datoriale e le forze sociali, mantenendo aperto un canale per dialogare con i sindacati di categoria in ordine alla questione della funzione tutoriale.
In questi giorni è troppo facile affermare - con una sorta di battuta - quale era il Governo che, senza aver decantato il metodo della concertazione, poi lo ho praticato e i Governi che invece dicono di voler concertare tutto e poi non concertano nulla, come dimostrato dagli attuali provvedimenti assunti dal ministro Bersani!
Al di là di tale questione di stile, per quanto concerne il merito del provvedimento in esame, troviamo molto strano che, volendo risolvere un problema reale - che avremmo affrontato anche noi, se fossimo rimasti al Governo -, la soluzione sia stata trovata proprio depotenziando un aspetto che è formalmente tecnico, ma che nella sostanza appare molto delicato, vale a dire quello del finanziamento destinato ai docenti tutor.
Pertanto, esprimiamo riserve per l'eccessiva disinvoltura con la quale, per risolvere un problema di natura tecnica, si è voluto minare un sentiero che attiene alla riforma. Siamo stati facili profeti quando - all'inizio di questa discussione, soprattutto in Commissione - abbiamo affermato che il ministro e il Governo hanno la coda di paglia, perché in realtà utilizzano tali finanziamenti non credendo nella figura del tutor e non volendo attuare la riforma Moratti. Come volevasiPag. 3dimostrare! Dunque, tutti gli atti seguiti a tale depotenziamento di risorse a favore del tutor sono stati tesi ad una sorta di oscuramento della riforma Moratti, ad un oscuramento dei principi introdotti con la riforma degli ordinamenti adottata dal Governo Berlusconi.
Non sono state previste risorse fresche, non sono stati individuati finanziamenti da parte del ministro dell'economia o del ministro dell'istruzione, si è proceduto ad uno spostamento di risorse da un capitolo ad un altro, in questo caso da un accantonamento ad un provvedimento definito. Tutto ciò ci inquieta e, pertanto, non possiamo far finta di nulla!
Non possiamo far finta di nulla quando si parla delle commissioni per gli esami di Stato, neanche rispetto alle abbondanti dichiarazioni già pronunciate dal ministro Fioroni, prima attraverso i giornali e poi in Commissione.
Signor Presidente, come si fa ad essere sereni in questo dibattito, come ci chiede la relatrice, onorevole Sasso, o come si auspica la sottosegretaria che in questo momento segue il provvedimento? Addirittura, su il Corriere della Sera il ministro Fioroni scrive di suo pugno: «Cambierò gli esami di maturità». Certamente, egli scrive sollecitato da un'analisi di Barbiellini Amidei, il quale, sullo stesso giornale, aveva toccato questo argomento; ma è anche vero che il ministro pronuncia affermazioni che non possono essere ignorate dall'Assemblea nel corso di questo dibattito. Il ministro, a proposito dell'articolo di Barbiellini Amidei, scrive: «Una radiografia puntuale che non solo sento di condividere ma che è sentimento ormai diffuso in gran parte della comunità scolastica. Per una volta, allora, nella stagione di grandi fibrillazioni e perenni dubbi che ha attraversato la scuola, sento che possiamo dare almeno una certezza: quelli che iniziano domani saranno gli ultimi esami di maturità fatti così. Così poco utili agli studenti, così poco presi in considerazione dalle università e dal mondo del lavoro, così autoreferenziali, così ugualmente pieni di tensione e di stress e così privi di credibilità».
Non leggo tutto l'articolo che, comunque, è apparso sul Corriere della Sera di martedì 20 giugno, in pieno dibattito e prima ancora che il ministro illustrasse le sue linee programmatiche in Commissione cultura. Quindi, abbiamo appreso dai giornali una parte del programma di Governo del ministro Fioroni.
Detto ciò, la diagnosi del ministro Fioroni è esatta e non è modificando la composizione delle commissioni che il ministro stesso restituirà credibilità agli esami di Stato o li renderà più severi o più utili. Questo è ciò che abbiamo cercato di sostenere e di dimostrare nel corso del dibattito svoltosi sia in Commissione sia in Assemblea. In questo momento, vogliamo ribadirlo mentre proponiamo ai colleghi l'emendamento volto ad intervenire almeno sulla copertura finanziaria.
In realtà, la questione della composizione delle commissioni di esame è vecchia quanto la scuola italiana, e il ministro dell'istruzione, se oggi condivide la diagnosi fatta da Barbiellini Amidei, non può pensare che, ripristinando semplicemente la commissione di membri esterni tout court, le cose potrebbero andare meglio di prima. Peraltro, l'onorevole Tranfaglia e altri deputati della maggioranza lo hanno dichiarato apertamente. Sappiamo che, in realtà, ciò che questa maggioranza non vuole è lasciare le commissioni interne nelle scuole paritarie, perché ritiene che si sia fatto un «regalo», tra virgolette, a quelle scuole. Ciò sempre perché c'è il pregiudizio che la scuola paritaria è cosa diversa comunque, a prescindere dalla scuola statale, ancorché scuola del sistema pubblico nazionale. Naturalmente, noi non abbiamo questa considerazione delle scuole paritarie: noi le consideriamo a pieno titolo scuole del sistema educativo nazionale, allorquando naturalmente siano in grado di dimostrare di avere i requisiti per essere paritarie e per rilasciare titoli aventi valore legale.
Fatta questa premessa, vogliamo ribadire... Mi dispiace che il rappresentante del Governo in questo momento sia impegnato. Signor Presidente, il rappresentantePag. 4del Governo dovrebbe essere seduto al proprio posto. So che quest'aula è molto importante...
EMERENZIO BARBIERI. Non c'è il Governo!
VALENTINA APREA. No, era soltanto appartato a discutere, forse, gli ordini del giorno. Noi, comunque, dobbiamo rispettare una forma, che, in questo caso, è anche sostanza. Così lei, forse, anche se per la seconda o terza volta, potrà ascoltare le ragioni dell'opposizione in materia di commissioni esterne.
Questo pregiudizio rispetto alle scuole paritarie o alle commissioni interne nelle scuole paritarie, probabilmente, non vi fa cogliere, invece, i limiti delle commissioni miste o esterne. Voglio ribadirlo con forza: le commissioni esterne non hanno mai corretto o limitato i difetti di un esame come il nostro, ma sono una falsa soluzione, costerebbero certamente di più dell'attuale esame, anche dopo gli aumenti di stanziamento che stiamo approvando (più di tre volte il costo attuale) e rischierebbero di restare soluzioni sulla carta, nonostante l'intenzione di riportare rigore nella scuola.
Nel 1998, per di più, il 40 per cento dei commissari esterni veniva scelto tra volenterosi supplenti iscritti in appositi elenchi che i dirigenti dei CSA tenevano a disposizione per il bisogno. Nell'anno in cui, per l'ultima volta, vi sono state commissioni esterne, c'è stata una differenza notevole tra le commissioni indicate dal ministero e quelle che realmente hanno esaminato i nostri ragazzi. Infatti, i commissari esterni chiedevano la sostituzione e venivano sostituiti dai supplenti.
Inoltre, si reitererebbero situazioni imbarazzanti e dannose per gli studenti, data la perfetta fungibilità dei commissari esterni. Ecco, infatti, che l'insegnante inglese del liceo classico, che, come si sa, insegna cultura inglese, tornerà ad arrangiarsi nel chiedere qualcosa di inglese commerciale, magari in un istituto per ragionieri; oppure, l'insegnante di sociologia si ritroverà ad interrogare in ragioneria; oppure, potremmo avere, di nuovo, l'insegnante di greco, che, magari, pretende di colloquiare sul XX canto della Divina Commedia in un istituto professionale. È la festa dell'ipocrisia e dell'arrangiarsi!
Per di più - mi avvio alla conclusione -, queste commissioni esterne riprodurrebbero conflitti e contenziosi su tutto: criteri di valutazione, modalità di conduzione del colloquio, scelte delle prove, orari e rimborsi spese. Insomma, la commissione esterna...
PRESIDENTE. La prego, per favore...
VALENTINA APREA. ...non può essere la panacea di un esame ormai «bollito». Questi docenti non sono degli esaminatori. Lo sarebbero semplicemente...
PRESIDENTE. Mi scusi, ha superato di oltre mezzo minuto il suo tempo...
VALENTINA APREA. ...gli insegnanti di altre scuole mandati a svolgere questo compito. Altre sono le soluzioni che avevamo già previsto nei decreti accantonati.
PRESIDENTE. Mi scusi davvero, ma ha superato il suo tempo di molto.
VALENTINA APREA. La ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Adornato e Bonaiuti, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare il deputato Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, cercherò di sviluppare alcune considerazioni già svolte in modo egregio dalla collega Aprea.
Innanzitutto, voglio precisare, anche in riferimento all'emendamento presentato, che esso, da un lato, ripristina una certa fisiologicità dell'esame di maturità, soprattuttoPag. 5per quanto riguarda le commissioni esaminatrici, dal punto di vista della copertura finanziaria.
Ciò partendo da un presupposto che desidero ribadire a viva voce anche in questa sede (l'ho detto anche in altre occasioni, ma repetita iuvant): se il Governo intende modificare uno strumento legislativo precedente che non condivide in materia scolastica deve dirlo con assoluta chiarezza. Può predisporre un provvedimento, sottoporlo all'esame dell'Assemblea e regolarsi di conseguenza.
Quello che è inaccettabile, perché fa venir meno il rapporto di fiducia reciproca che deve caratterizzare il Governo e l'Assemblea, la maggioranza e la minoranza, è nascondersi dietro un provvedimento apparentemente tecnico per fare una precisa scelta politica. Anche dalle parole della relatrice di maggioranza ciò traspariva in modo evidente: di fatto si è voluto abolire la figura del tutor, che nell'attuale legislazione e nella politica scolastica del precedente Governo, tuttora in vigore, riveste un ruolo determinante. Sappiamo che vi è stato un boicottaggio organizzato molto spesso nelle scuole di ogni ordine e grado da parte della componente scolastica ed anche della dirigenza scolastica, che è venuta meno al suo dovere di lealtà verso lo Stato nel rispettare una legge approvata legittimamente dal Parlamento.
Si è voluto, di fatto, abolire la figura del tutor come prezioso raccordo tra la scuola e la famiglia, innanzitutto a livello di scuola primaria, prescindendo da un serio confronto nelle sedi competenti - Commissione di merito e Parlamento - e senza analizzare il ruolo delicato rivestito da tale figura. Ripeto, siamo reduci da boicottaggi evidenti (silenziosi, palesi, espliciti) in molte realtà d'Italia: questo la dice lunga su una certa illegalità che sta caratterizzando il sistema scolastico italiano e l'ha caratterizzato negli ultimi cinque anni. Con sotterfugi, con attenuanti, con scuse di vario tipo, si è cercato di disapplicare la legge di riforma, con la volontà esplicita di boicottarne l'applicazione e di farla fallire non soltanto a livello di sperimentazione, ma anche nelle sue parti cogenti, obbligatorie.
Tutto questo è chiaramente inaccettabile - va detto in questa sede - ed è evidenziato dal provvedimento in esame che, non a caso, per coprire una determinata spesa si serve di un accantonamento che, invece, aveva una funzione ben precisa, evidente ed indispensabile nella struttura della legge di riforma.
L'emendamento del sottoscritto si propone di ristabilire la situazione precedente, riducendo gli accantonamenti di parte corrente indicati nella Tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2005, n. 266. Bisogna ripristinare la fisiologicità dell'ordinamento scolastico ed evitare fughe in avanti che non servono ad alcuno, ma hanno solo lo scopo di destabilizzare il sistema.
Il nostro obiettivo è quello di rendere le commissioni per gli esami di maturità il più possibile rispondenti alle esigenze delle componenti scolastiche, soprattutto per confermare la serietà e la professionalità indispensabili nel momento finale del cursus honorum degli studi del ciclo secondario superiore. Si è parlato - noi lo abbiamo appreso dagli organi di stampa, non abbiamo avuto il privilegio di un confronto nelle sedi competenti - di intenzioni del ministero di modificare la composizione delle commissioni esterne.
Noi, con un grande atto di responsabilità, ci apprestiamo in questa sede ad approvare un provvedimento tecnico, ma viziato a causa delle dichiarazioni di rappresentanti del Governo che intendono in seguito modificarlo.
Ci preoccupiamo di garantire agli studenti la possibilità di verificare fino in fondo le proprie capacità, le proprie professionalità e di dare alle commissioni esaminatrici la possibilità di esercitare il loro dovere di valutazione serena, obiettiva delle giovani generazioni.
Il dibattito in corso può apparire avulso da un argomento tecnico come questo, invece esso risulta esserne strettamente collegato per le ragioni indicate in precedenza dalla collega Aprea e che io ribadisco:Pag. 6si intende mascherare attraverso argomentazioni tecniche la natura politica di un provvedimento poiché, di fatto, si è voluta eliminare una figura professionalmente qualificata prevista dalla riforma scolastica qual è quella del tutor.
In secondo luogo, dobbiamo seriamente confrontarci sulla funzione delle commissioni esaminatrici, sul senso e sul ruolo dell'esame di maturità previsto alla fine del ciclo di scuola secondaria superiore e sulla valutazione che, all'interno di tale ciclo, deve concernere la maturità e la professionalità conseguita dagli studenti.
Anch'io ritengo che la nomina di un commissario esterno non risolve il problema di una giusta selezione e di una valutazione il più possibile appropriata, in grado anche di indicare al giovane possibili opzioni per il suo futuro professionale ed universitario.
La relazione concernente il disegno di legge di conversione contiene uno strano paragrafo secondo cui - a volte le parole vanno ben al di là della semplice dizione lessicale, esprimendo un più profondo significato -, in applicazione dell'articolo 22, comma 7, la corresponsione dei compensi si è dovuta estendere anche ai docenti delle scuole paritarie facenti parte delle commissioni di esame costituite presso le scuole paritarie medesime. È chiaro, però, che se i docenti fanno parte delle commissioni, a loro debbono per forza spettare tali compensi: non c'era nemmeno bisogno di scriverlo. In realtà, questa frase nasconde la precisa volontà (non ufficializzata) di alcune componenti significative della maggioranza di ridimensionare il ruolo delle scuole paritarie attraverso la presenza di un commissario esterno, quasi che queste ultime - la dizione usata a pagina 2 della relazione di maggioranza lo conferma - rappresentino una sorta di cenerentola nell'ambito della scuola italiana. Noi, invece, sappiamo che le scuole paritarie costituiscono dei punti d'eccellenza; tra l'altro, nel momento in cui si sta parlando di liberalizzare tutti i settori della vita economica e sociale italiana, caso strano ci si dimentica della scuola italiana e che essa risulta essere ancora vincolata da un ossessivo monopolio statale, di fatto scarsamente democratico, che non privilegia la libertà di scelta e di educazione richiesta da settori sempre crescenti dell'opinione pubblica italiana.
L'Italia è l'unico paese, assieme alla Grecia, che vede ancora un monopolio statale della pubblica istruzione di origine giacobina, sicuramente scarsamente rappresentativo di quegli ideali di libertà e di pluralismo educativo che anche nell'opinione pubblica italiana stanno crescendo, aumentando.
È molto strano che si liberalizzino, senza alcuna concertazione con le parti sociali, settori tradizionali dell'economia, del mondo delle professioni e che si dimentichi il ruolo prezioso che all'interno di un sistema pubblico d'istruzione possono e debbono ricoprire le scuole che io definisco libere.
Infatti, un sistema scolastico realmente pluralista e competitivo eleva il livello dell'istruzione; quando esiste, invece, un monopolio, il livello dell'istruzione, a mio avviso, non può non decadere in quanto manca, appunto, la competizione. La pluralità di offerte formative basate su regole comuni e precise è quanto, a mio e a nostro modo di vedere, può garantire la qualità degli studi e la serietà dei medesimi; altro che negazione dello Stato etico: di fatto, noi manteniamo, nel settore della scuola - e dobbiamo osservare ciò anche con riferimento al provvedimento in esame -, il primato, ormai vecchio e obsoleto, dello Stato, che assolutamente non ha più ragione di essere! Ciò, peraltro, non significa essere contro il ruolo dello Stato, che coordina e garantisce a tutti la dignità dell'accesso agli studi e, soprattutto ai capaci e meritevoli, la possibilità di frequentare i medesimi.
In considerazione di quanto detto, non possiamo, dunque, non fare una serie di riflessioni. Chiediamo alla maggioranza di considerare come, in fase di votazioni, pur votando a favore della conversione, noi differenzieremo qualitativamente il nostro voto alla luce delle considerazioni appena espresse e alla luce, altresì, dello scarso confronto svoltosi in Commissione, dovePag. 7abbiamo percepito intenzioni sicuramente non rassicuranti sulla modifica degli studi e degli esami di maturità; ma, ovviamente, non abbiamo potuto né interloquire adeguatamente né comprendere con chiarezza quale sia l'intenzione della maggioranza.
Vorrei svolgere un'ultima considerazione sugli esami di Stato. Stiamo, infatti, per votare disposizioni che prevedono un adeguamento del compenso dato ai componenti delle Commissioni per gli esami di Stato o di maturità; ebbene, desidero al riguardo sottolineare come il Governo Berlusconi, il ministro Moratti e la passata maggioranza di Governo abbiamo cercato di approfondire e di valorizzare tali esami, conferendo ad essi una dimensione di maggiore serietà. Hanno, così, proseguito un percorso già in parte intrapreso nella precedente legislatura ma definendolo in modo serio e conclusivo. Si è giunti a prevedere una generalizzazione delle materie oggetto dell'esame di Stato: rispetto alla prova preesistente, ridicola, diventata una farsa, che prevedeva due sole materie per gli orali e due prove scritte, si è invece data una dimensione di sintesi unitaria all'ultimo anno di studi, consentendo, all'esaminatore, di avere un'idea precisa della preparazione dello studente e allo studente di dimostrare la sua conoscenza dei vari settori della scuola che ha frequentato - liceo classico, scientifico o istituto tecnico -, accomunando, in sostanza, la dimensione umanistica con quella scientifica. Ritengo che ciò sia un merito che il centrodestra debba rivendicare: nel momento in cui ci approntiamo a votare su un provvedimento che riguarda probabilmente (ma mi auguro di no) l'ultima dimensione degli esami di Stato, ebbene, noi rivendichiamo la serietà con la quale abbiamo difeso, sostenuto e - aggiungerei - valorizzato tale esame, che negli ultimi anni si era ridotto ad essere, appunto, una farsa anziché una seria prova finale di valutazione del livello di approfondimento e di maturità del giovane discente da parte dei docenti e della collettività, collettività alla quale lo studente è pur tributario di qualcosa, non essendo soltanto titolare di diritti ma anche di doveri.
Ciò va detto perché, sia negli interventi dei colleghi di maggioranza sia in quelli del Governo, non è mai stato fatto riferimento a ciò; si è privilegiata soltanto - e concludo, signor Presidente - la dimensione di un eventuale componente esterno senza dare atto alla maggioranza di un certo aumento del livello della serietà, della preparazione e della complessità insito nel nuovo esame di maturità. Ebbene, nel momento in cui preannuncio, come i colleghi che mi hanno preceduto, il nostro voto favorevole sulla conversione in legge di questo provvedimento, intendo sottolineare questi punti che ci paiono essenziali.
Proclamazione di un deputato subentrante (ore 16,15).
PRESIDENTE. Comunico che, resosi vacante un seggio attribuito alla lista n. 19 - Federazione dei Verdi nella XXI circoscrizione Puglia, a seguito della cessazione dal mandato parlamentare del deputato Mimmo Lomelo, di cui la Camera ha preso atto nella seduta odierna, la Giunta delle elezioni - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - ha accertato che (a seguito della volontà comunicata da Marco Lion di conservare l'opzione già espressa) la candidata che nella stessa lista, nell'ambito della medesima circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Paola Balducci.
Do atto alla Giunta di questa comunicazione e proclamo quindi deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del regolamento, nella XXI circoscrizione (Puglia), Paola Balducci.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera del 4 luglio, la deputata Paola Balducci, proclamata nella seduta odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare dei Verdi.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo sentito dalle spiegazioni dettagliate formulate precedentemente dagli onorevoli Aprea e Garagnani che questo è un provvedimento dovuto, perché era necessario trovare la copertura economica per i compensi da dare ai componenti le commissioni degli esami di Stato. Naturalmente, questa copertura finanziaria è stata trovata alla fine dell'esercizio finanziario ed è questo il motivo per cui, mentre negli anni precedenti - va spiegato che anche negli anni precedenti c'è stata questa necessità - la copertura economica è stata individuata in maniera diversa, quest'anno si è inteso trovare e sottrarre questa cifra da una parte importantissima, per noi del centrodestra, della riforma Moratti. Abbiamo sentito anche dai colleghi che mi hanno preceduta che Forza Italia e tutta la Casa delle libertà si esprimeranno a favore dell'emendamento Garagnani 1.1, ma ci preoccupa moltissimo che la copertura finanziaria di questo provvedimento sia attuata sottraendo risorse ad uno dei punti qualificanti della riforma Moratti: il capitolo che era destinato all'introduzione della figura del tutor, che in questo modo viene praticamente depotenziata, se non totalmente eliminata.
Vorremmo ricordare al Governo che non è corretto impedire ad una legge vigente di produrre i suoi effetti, privando delle necessarie risorse. Noi siamo in una democrazia parlamentare e, quindi, le leggi o i provvedimenti che servono a cancellare norme legislative precedenti dovrebbero essere fatte in Parlamento. Quindi, ogni modifica, anche della riforma Moratti, dovrebbe avvenire alla luce del sole, nell'ambito di una discussione parlamentare, senza tentare un colpo di mano a fronte di un Parlamento molto distratto. Non si possono togliere questi fondi - abbiamo capito che sono necessari ma anche negli anni precedenti lo erano, eppure sono stati reperiti in maniera diversa - di soppiatto e non nell'ambito di una discussione che veda contrapposte le forze parlamentari; non si possono cancellare con un colpo di mano i finanziamenti destinati ad una figura importante e centrale della riforma Moratti, come quella del tutor, di nascosto e senza che nessuno possa dire nulla. Noi esprimiamo la nostra contrarietà ma, mentre lo facciamo, aggiungiamo anche che, purtroppo, dobbiamo votare favorevolmente. Quindi, siamo molto perplessi rispetto a questo atteggiamento e a questo modo di procedere della maggioranza. D'altra parte, i rilievi sul tutor, espressi anche nell'ambito della discussione avvenuta nella Commissione cultura a proposito di questo finanziamento dai colleghi di opposizione e dalla collega Aprea, trovano ampia conferma nelle parole del ministro.
Infatti, il ministro Fioroni, rispondendo recentemente ad un question time, ha ribadito la volontà precisa del centrosinistra di intervenire pesantemente su molti dei punti della riforma Moratti e, in particolare, per quanto riguarda il primo ciclo, sulla figura del tutor e, quindi, sugli istituti del portfolio e della preiscrizione.
Noi componenti della Commissione cultura veniamo proprio ora dall'audizione del ministro Mussi, che, come sapete, è ministro dell'università e della ricerca. Per il ministro è importante che la cultura sia accessibile a tutti; di conseguenza, l'università deve essere aperta a tutti ed ilPag. 9Governo deve compiere uno sforzo per aiutare le persone bisognose, che hanno difficoltà ad accedere all'istruzione superiore. Ebbene, con un colpo di mano pomeridiano, ci accingiamo ad abolire la figura del tutor, che svolgeva una funzione di collegamento, supporto e sostegno proprio a vantaggio delle famiglie bisognose!
Eravamo qui quando la ministra Moratti veniva attaccata quotidianamente da chi le obiettava: «Ma che significato ha la figura del tutor?». Poiché la riforma Moratti veniva incontro ai non abbienti, a coloro i quali non hanno la possibilità di orientare il percorso di studio dei figli nel modo migliore, la figura serviva a far sì che la cultura, anche quella che comincia su banchi meno importanti di quelli universitari, fosse accessibile a tutti: il tutor serve ad aiutare gli studenti a meglio districarsi fra le competenze, fra le varie materie di studio, proprio quando essi provengono da una famiglia che non ha strumenti per supportarli. Bene, oggi pomeriggio, in quattro e quattr'otto, «facciamo fuori», con questa copertura economica trovata all'ultimo minuto, la figura del tutor!
Ribadisco che noi, volendo agire in maniera molto seria e coscienziosa, non possiamo togliere gli stipendi ai professori che fanno parte delle commissioni per gli esami di Stato. Tuttavia, pur essendo il provvedimento necessario, noi denunciamo che esso è stato costruito molto male ed è rivolto a minare tout court le fondamenta della vera, grande, unica innovativa riforma della scuola italiana dai tempi di Gentile, quella realizzata dal centrodestra.
Il Governo in carica ambisce a distruggere tutte le riforme che il Governo di centrodestra ha così faticosamente ed ambiziosamente realizzato in questi anni, a cominciare da quella della scuola, che, a nostro giudizio, anche per quanto riguarda la figura del tutor, era dovuta, necessaria e innovativa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Martusciello, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor deputato Presidente, mi può indicare, per cortesia, di quanto tempo dispongo esattamente?
PRESIDENTE. Di quindici minuti.
ANTONIO PALMIERI. Visto che oggi presiede i lavori dell'Assemblea con una certa concitazione - anche legittima -, non vorrei ostacolarla prolungando il mio intervento oltre il dovuto.
PRESIDENTE. Non si preoccupi!
ANTONIO PALMIERI. La ringrazio.
Il gruppo di Forza Italia ha già espresso il proprio orientamento favorevole sul provvedimento in esame. E poiché gli onorevoli Aprea, Garagnani e Carlucci hanno sufficientemente argomentato sulla materia oggetto del decreto-legge, anche per dare modo al rappresentante del Governo di aggiungere ai propri appunti notazioni diverse da quelle relative alle modalità della copertura - reperita assorbendo le risorse destinate all'importante figura del tutor -, mi limito a sottolineare un aspetto che ho colto sia nel dibattito svoltosi in sede referente sia nell'intervento del ministro Fioroni nel corso dell'audizione presso la VII Commissione sia negli articoli pubblicati dalla stampa.
Nei confronti del centrodestra e, in particolare, della riforma Moratti, il centrosinistra continua ad attribuirsi una moralità superiore: come se i nostri provvedimenti relativi alla scuola avessero avuto come finalità quella di distruggere la scuola pubblica - che, per noi, è la scuola di tutti - e di deprezzare e deprimere la figura degli insegnanti, mentre un periodo di rivalutazione di tale figura prenderebbe finalmente le mosse con l'avvio di questa legislatura.
Trovo tale atteggiamento assolutamente insopportabile, oltre che non vero: se dalle parole, dalla facile demagogia si passa ai fatti, dovremmo rilevare, esaminando gliPag. 10atti concreti del Governo Berlusconi e del ministro Moratti, che, nel corso della passata legislatura, per quanto riguarda la rivalutazione della figura degli insegnanti di ogni ordine e grado, sono state adottate alcune misure. Dai banchi del gruppo di Forza Italia vogliamo rinnovare ancora una volta il nostro ringraziamento a tutti coloro i quali, donne e uomini, sono impegnati a lavorare con dedizione per il presente ed il futuro delle nostre nuove generazioni, dei nostri figli, applicando la normativa, senza boicottare le leggi dello Stato. Ad esempio, in tema di stipendi (il ministro Fioroni ha anche recentemente ricordato che la retribuzione del corpo insegnante è un problema della scuola italiana), nel corso del tanto vituperato Governo Berlusconi e dell'attività del ministro Moratti, due rinnovi dei contratti degli insegnanti hanno portato ad un aumento medio per gli insegnanti di 247 euro a testa, avvicinando notevolmente la retribuzione dei nostri docenti al livello della media europea.
Vorrei aggiungere un altro elemento di concretezza e di verità che sfata il mito propagandistico di un centrodestra che si porrebbe l'obiettivo di deprimere gli insegnanti, la scuola pubblica italiana: noi abbiamo proposto che, nell'ambito del rinnovo dei contratti, fosse finalmente distinta la figura del docente dal personale ATA. Mi sembra che le responsabilità ed i compiti di un docente rispetto a quelli del personale amministrativo siano di natura completamente diversa. Pertanto, abbiamo tentato, ma siamo stati sconfitti, di prevedere una diversa definizione contrattuale che distinguesse i diversi compiti e le diverse responsabilità, rivalutando e valutando prepotentemente la figura degli insegnanti.
Mi aspetto che il nuovo Governo si faccia carico di queste istanze, se veramente ha a cuore il destino del corpo insegnante italiano, orientandosi verso una definizione contrattualistica che lo distingua dal resto del personale della scuola.
Un altro elemento di concretezza e di verità, a fronte della vostra propaganda, attiene alla questione della precarietà.
Il ministro Fioroni in Commissione si è dilungato su tale tema, affermando che la problematica rientra tra le priorità del Governo. Tale questione era tra le priorità anche del nostro Governo il quale - lo ricordo - ha assunto 130 mila insegnanti, senza contare l'inserimento del personale amministrativo. Ricordo che nei provvedimenti che ci accingeremo ad esaminare sono previste altre immissioni in ruolo stabilite dal nostro Governo.
Quindi, anche per quanto riguarda la lotta alla precarietà, se si analizza quanto è avvenuto nei cinque anni del Governo Berlusconi, confrontandolo con le misure adottate nei cinque anni precedenti, scopriamo che, passando dalle parole ai fatti, dalla propaganda alla realtà, si è quasi dimezzato il tasso di precarietà del corpo docente in Italia, il cosiddetto precariato storico. Siamo curiosi di vedere come si comporterà l'attuale Governo in tal senso.
Infine, ma non in fine, nella riforma Moratti - legge n. 53 del 2003 - è previsto un nuovo metodo di formazione e reclutamento del corpo insegnante che ha il duplice scopo di evitare lo sviluppo di un nuovo precariato e, al tempo stesso, di dare agli insegnanti la preparazione specifica approfondita, posto che - non lo dimentichiamo mai - il ruolo degli insegnanti è talmente prezioso perché si pone al servizio degli studenti e degli allievi. Pertanto, avere insegnanti ben preparati e motivati è una delle missioni che la scuola ed il ministero devono avere a cuore.
Da questo punto di vista, l'articolo 5 della legge n. 53 del 2003 si muove in tale direzione. Anche in questo settore, stiamo vedendo con preoccupazione che i vostri intendimenti sono di ben altra natura: tornare indietro! È, quindi, è una situazione che provoca precariato, anziché diminuirlo od eliminarlo.
Aggiungo un'ulteriore considerazione, l'ultima, anche per rispettare il tempo a mia disposizione. Nel complesso della nostra riforma, la figura dell'insegnante e la sua autonomia, personale e come corpo docente presente in un istituto scolastico, è stata posta al centro dell'attenzione. Ciò è avvenuto perché al centro di quellaPag. 11riforma vi era il desiderio e l'obiettivo di creare una scuola per tutti e di ciascuno e di fare sì che coloro che, con sacrificio e dedizione, lavorano nella scuola siano apprezzati da chi frequenta la scuola, cioè dagli allievi e dai loro genitori. In questa direzione si è mossa, e si può vedere traccia di ciò in tutti i suoi articoli, la legge n. 53 del 2003 (la cosiddetta riforma Moratti). In questa direzione noi intendiamo proseguire anche dai banchi dell'opposizione.
Chiediamo, e mi accingo a concludere, al Governo e ai colleghi dell'attuale maggioranza di smetterla con questo atteggiamento di discriminazione immotivata nei nostri confronti, di divisione tra buoni, che vogliono il bene della scuola, e cattivi, cioè coloro che per cinque anni avrebbero lavorato scientemente per distruggerla: noi siamo la Casa delle libertà, non siamo la casa di Erode, pertanto abbiamo a cuore il futuro e il destino delle nuove generazioni. Poiché è finita la campagna elettorale e, soprattutto, è finito temporaneamente, sebbene per poco, il vostro stare all'opposizione, vi chiediamo di smetterla con questo atteggiamento!
Voi avete scelto, coscientemente e scientemente, di trasformare per cinque anni la scuola nel terreno principale dell'opposizione al Governo Berlusconi. Voi avete utilizzato la scuola sia per mobilitare coloro che in essa lavorano, sia per aizzare studenti e famiglie contro il Governo. E ciò è avvenuto con la complice connivenza degli organi di informazione e delle televisioni, comprese quelle Mediaset. Poiché ora voi siete temporaneamente al Governo - la guerra, da questo punto di vista, per voi è finita -, noi riteniamo che vi siano le condizioni per riconoscere dignità alle posizioni dell'attuale minoranza e, soprattutto, per riconoscere la verità delle cose buone da noi fatte, che sono molte, nonché per lavorare insieme al fine di correggere le cose che ci sono da correggere.
Grazie, signor deputato Presidente, per la sua cortesia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Pescante, che aveva chiesto di parlare, rinunzia ad intervenire.
Constato l'assenza del deputato Ricevuto, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare il deputato Rositani. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO ROSITANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci dispiace dover prendere la parola anche sul complesso delle proposte emendative presentate al provvedimento in esame, ma ciò appare necessario perché quanto hanno tentato di dimostrare il relatore e il sottosegretario nel corso della discussione sulle linee generali conferma che le preoccupazioni che l'opposizione aveva manifestato a proposito della figura del tutor erano fondate. L'ha confermato anche il ministro nel corso della sua audizione in Commissione e l'abbiamo appreso anche dagli organi di stampa.
Questa operazione, apparentemente tecnica, diventa un fatto politico di grande importanza e testimonia una scelta chiara conseguente, a mio parere, ad un irresponsabile atteggiamento pregiudiziale nei confronti della cosiddetta riforma Moratti e, in particolare, nei confronti della figura del tutor, che viene ad essere sminuita o addirittura cancellata.
Sono d'accordo nel merito dell'emendamento presentato dal collega Garagnani. Se la maggioranza è in buona fede (come hanno dichiarato sia la relatrice, sia il sottosegretario competente), anch'essa dovrebbe approvare tale proposta emendativa: infatti, ciò eliminerebbe, senza ombra di dubbio, la nostra legittima riserva mentale rispetto alla volontà dell'attuale maggioranza di modificare un passaggio importante della riforma Moratti, quello incentrato interamente sulla funzione e sulla figura del tutor.
Un altro elemento per cui, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, ho chiesto di intervenire è costituito da ciò che ritenevamo essere stata una battuta concessa ai giornali dal ministro Fioroni a proposito degli esami di Stato. È vero che il ministroPag. 12non è un uomo appartenente al mondo della scuola, ma è altrettanto vero che un ministro dell'istruzione deve avere la responsabilità di circondarsi di consiglieri all'altezza, vale a dire in grado di fargli capire che la composizione della commissione esaminatrice ed i criteri per lo svolgimento degli esami di Stato non sono il frutto di un atteggiamento occasionale del tal ministro o del talaltro sottosegretario!
La composizione della commissione d'esame ed i criteri per lo svolgimento degli esami di Stato, infatti, sono il risultato di valutazioni conseguenziali ai corsi di studio, nonché ai criteri didattici e pedagogici seguiti nel corso degli studi superiori. Il provvedimento che ha modificato la composizione delle commissioni per gli esami di Stato è stato non un lusso che il ministro Moratti si è voluto concedere (perché magari, una notte, aveva sognato di intervenire in quel modo), bensì il frutto di ricerche e valutazioni consequenziali ai criteri ed ai principi attinenti alla riforma della scuola media inferiore e del secondo ciclo di istruzione.
Il ministro Fioroni deve sapere, quindi, che sia la composizione della commissione esaminatrice, sia i criteri da seguire nello svolgimento degli esami di Stato non rappresentano, come ho già avuto modo di affermare, un corpo estraneo, da collocare a conclusione del ciclo della scuola superiore, ma sono il frutto di ragionamenti didattici e pedagogici tali da giustificare l'adozione del provvedimento prima menzionato.
Ribadisco che se allora approvammo quella modifica, prevedendo una commissione esaminatrice per ogni classe, con la presenza di un presidente esterno a garanzia della regolarità e della legittimità degli esami, ciò era il risultato di un ragionamento complessivo che giustificava tale intervento.
Quindi, signori della maggioranza, pregate il signor ministro di evitare di rilasciare dichiarazioni a ruota libera sui giornali, poiché la composizione della commissione esaminatrice ed i criteri per lo svolgimento degli esami di Stato rappresentano la parte più delicata del corso di studi dei nostri ragazzi. Essi, pertanto, devono essere il frutto di confronti seri, che devono non basarsi su atteggiamenti demagogici, ma essere collegati a valutazioni di ordine culturale e tecnico-scolastico.
L'altra questione per la quale, sempre a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, ho voluto chiedere la parola riguarda il fatto che non mi sono piaciute le audizioni dei ministri Fioroni e Mussi svoltesi in questi ultimi giorni. «Governare» non significa fare come ha dichiarato qualcuno, il quale ha sostenuto che abrogare è meglio che riformare. Spero si tratti solo di una battuta, anche se è una dichiarazione apparsa comunque sui giornali.
Sembrava solo una dichiarazione ai giornali, ma, ahimè, la «serietà» del problema è stata successivamente confermata dai ministri Fioroni e Mussi (titolari, rispettivamente, della pubblica istruzione e dell'università e della ricerca) in sede parlamentare. Essi, infatti, hanno impostato le loro relazioni mirando innanzitutto, in maniera puntuale e con certosina ricerca, a demolire tutto ciò che il Governo di centrodestra aveva realizzato in questo settore.
Successivamente, in maniera indiretta, sono stati costretti ad ammettere che le difficoltà sono oggettive e che devono farsi risalire ad una fase precedente al Governo di centrodestra.
Dunque, onorevoli colleghi, notiamo una contraddizione tra la volontà spasmodica da parte di questi ministri di sostenere che quella riforma è completamente errata e la realtà. Devono fare i conti con tale realtà ed ammettere che esistono oggettive difficoltà nell'affrontare i problemi annosi dell'università e della scuola superiore.
Vorrei inviterei i ministri ad essere più prudenti, più cauti. Discuteremo in Commissione sulla questione e risponderemo alle dichiarazioni, a mio avviso infondate e negative, sulla riforma Moratti. Vorrei ricordare alla maggioranza che, oggi, in Commissione cultura, il ministro Mussi ha dichiarato che sarà recuperato il 35 perPag. 13cento degli investimenti che il Governo Berlusconi non ha realizzato. Anche il ministro Fioroni ha affermato la necessità di recuperare tutto ciò che non è stato investito fino ad ora.
Come uomo di scuola e padre di famiglia, auspico che riusciate a trovare tali risorse, ma in tal senso nutro qualche dubbio. Il Governo di centrodestra, malgrado le oggettive difficoltà di ordine economico, è riuscito ad incrementare gli investimenti nell'edilizia scolastica, aumentando, altresì, gli stipendi dei professori. Mi auguro che riusciate a realizzare almeno quanto ha fatto il Governo di centrodestra, altrimenti le vostre dichiarazioni resteranno, nella migliore delle ipotesi, buone intenzioni; certamente, rimarranno «aria fritta».
Il gruppo di Alleanza nazionale si permette di consigliare ai ministri interessati e alla maggioranza di procedere con prudenza e con i piedi di piombo nel settore della cultura, della scuola e dell'università, perché non avete idea di cosa sia successo agli alunni della terza e della quarta superiore, quando hanno appreso che il prossimo anno saranno modificati gli esami di Stato! Non si può giocare con la sensibilità e la serenità dei nostri figli che, il prossimo anno, dovranno affrontare gli esami di Stato e che oggi apprendono dai giornali che quegli esami saranno modificati per quanto riguarda la struttura della commissione ed i criteri di svolgimento degli esami. Si tratta di un duplice atto di irresponsabilità, in primo luogo, perché i corsi di studio sono improntati su un certo tipo di composizione della commissione; secondariamente, il fatto che ciò sia stato deciso solo un anno prima determina stati d'animo di grande sfiducia e di grande apprensione nei ragazzi che dovranno sostenere gli esami.
Dunque, inviterei alla prudenza e alla cautela; quando si gioca con la cultura, ma principalmente con la scuola, si gioca con una materia estremamente delicata, in cui la demagogia non potrà mai avere ospitalità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marcazzan. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il partito dell'UDC ha condiviso fin dall'inizio questo provvedimento, il suo iter e la relativa approvazione, in quanto lo riteneva di natura squisitamente tecnica: il reperimento di risorse per gli insegnanti che sostenevano gli esami di maturità. Sennonché, cammin facendo, ci si è accorti che vi sono preoccupazioni ben più gravi, sulle quali ci dobbiamo necessariamente soffermare anche oggi in quest'aula.
È singolare, a mio parere, che, il ministro Mussi ci richiami ad esempi stranieri, dove l'eccellenza è all'ordine del giorno e contemporaneamente non ci si renda conto, ad esempio, che la figura del tutor in questi istituti, in questi atenei, è fondamentale.
Basterebbe frequentare semplicemente per qualche giorno qualunque istituto, qualunque ateneo, qualunque scuola di uno dei tanti paesi tra quelli da noi additati a modello per rendersi conto ancora una volta di quanto sia fondamentale la figura del tutor. Io stesso, ad essere sincero, ho avuto modo di verificarne l'efficacia e il carattere fondamentale, sia nel Regno Unito sia negli Stati Uniti.
Io e il mio gruppo ci auguriamo, pertanto, che con l'approvazione di questo provvedimento non si reciti il de profundis di questa figura; anzi, ci auguriamo che essa svolga in futuro il ruolo che le è proprio, che è di straordinaria importanza.
Vi sono poi considerazioni di altra natura, che riguardano l'ennesimo stravolgimento delle commissioni per l'esame di maturità. Prima abbiamo avuto un unico docente interno e quattro docenti esterni, poi tutti docenti interni; adesso, ancora una volta, si vuole modificare l'assetto delle commissioni. Credo davvero che ciò non sia necessario: non è il cambiamento della commissione d'esame a qualificare la nostra scuola. Ben altri sono gli strumenti, ben altri sono gli atteggiamenti e i comportamenti che dobbiamo assumere neiPag. 14confronti della scuola per qualificarla e migliorarla. Soprattutto, come è stato detto da alcuni colleghi precedentemente, dobbiamo considerare la scuola come patrimonio di tutti, indistintamente, e non appannaggio di una parte soltanto. Credetemi, questo proprio è inaccettabile ed improponibile. Il futuro dei nostri ragazzi, la loro educazione, sta a cuore a tutti e l'approvazione di questo provvedimento, avvenuta all'unanimità, lo dimostra; evitiamo quindi di attribuire ad una sola parte una sensibilità particolare nei confronti della scuola, escludendo del tutto l'altra.
Pertanto, il gruppo dell'UDC, che ha condiviso questo provvedimento e lo considera anche oggi un provvedimento meramente tecnico, auspica soltanto che in futuro si percorra un cammino condiviso, all'interno della Commissione e in Assemblea, perché l'interesse che abbiamo dinanzi, ovvero il futuro delle nostre generazioni, rappresenta un patrimonio di tutto il paese. Di questo dovremo rendere conto ai nostri ragazzi in futuro (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,50)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento avrei piacere che mi spiegasse per quale motivo io sono il deputato Brigandì e lei, sul suo sito, è onorevole!
Ciò detto, su questo decreto ho delle perplessità serie, che vorrei esprimere. Per la verità, le avevo già espresse una volta, però mi è stato detto che non si trattava di questioni procedurali, ma di merito; per questo, le ripropongo come questioni di merito, sperando di avere una risposta.
Il quesito è il seguente. Questo è un decreto emanato dal Presidente della Repubblica, visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione. Nell'articolo 77 si legge che il Governo, in casi di necessità e d'urgenza, adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti di urgenza; secondo l'articolo 87, il Presidente della Repubblica, invece, li emana e basta. Nel provvedimento si legge che il Presidente della Repubblica, visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione, ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di provvedere, emana i decreti-legge.
Allora mi chiedo: il Presidente della Repubblica, per caso, condivide il criterio con cui il Governo ha deciso di emanare un provvedimento d'urgenza? In caso affermativo, per quale motivo? Avevo espresso questo criterio in sede di valutazione dell'ammissibilità del provvedimento in esame e chiedo semplicemente una risposta per cercare di capire quale sia la verità.
Vorrei svolgere alcune brevissime considerazioni, per non far perdere tempo all'Assemblea, sul merito del provvedimento. Questo decreto-legge mira a reperire i fondi per pagare gli stipendi agli insegnanti che hanno preso parte agli esami di maturità. Mi chiedo se l'esame di maturità sia un evento nuovo o inaspettato, o se piuttosto non sia un evento che ogni anno si verifica nel mese di luglio. In questo caso, mi volete spiegare per quale motivo non si sia provveduto prima a stanziare questi fondi? Non era prevedibile che a luglio ci sarebbero stati gli esami di maturità e che quindi si sarebbe dovuto far fronte a questa esigenza? Se così è, per quale motivo dobbiamo stravolgere la Costituzione ed assumere dei provvedimenti di carattere «pretorio», quando lo ius civile è la strada maestra che dobbiamo seguire, come insegnano anche le numerosissime pronuncie della Corte Costituzionale al riguardo?
Una volta che dal Governo venisse spiegata la necessità e l'urgenza di questo provvedimento, resterebbe da valutare una grossa stranezza, che è la seguente: questo provvedimento porta a casa sicuramente due piccioni, forse tre. Esso infatti per un verso serve a rastrellare dei fondi per pagare gli stipendi degli insegnanti, ma per altro verso serve a sottrarre del tutto o inPag. 15gran parte, i fondi ad altra parte della riforma, che non è di questo Governo, ma che comunque è legge dello Stato e che tale sarà fin quando il Governo non la modificherà.
Questi fondi vengono sottratti, ponendo in essere una controriforma. Ci troviamo di fronte ad una situazione abbastanza strana e la stranezza è data del fatto che, tutto sommato, si sono punite le cosiddette corporazioni, forse perché il loro voto ha seguito altre direzioni, andando a premiare altre corporazioni, che invece hanno utilizzato il voto in altro modo.
Dico questo con una perfetta conoscenza del mondo della scuola, almeno in base alla mia esperienza. C'è stato un momento storico di questa Repubblica nel quale due categorie, che in sé e per sè avevano tradizioni storiche integerrime, sono state abbandonate dalla politica degli appalti e sono state prese sotto tutela, usando un tutor, da parte di quella politica perdente, facendo diventare vincenti armi perdenti, come avvenne per i mandarini, che, privi delle armi per poter fare la guerra, adoperavano gli strumenti per battere il grano come armi. È esattamente quello che è successo.
La magistratura e la scuola sono state il territorio di una cultura monocolore di una parte politica che, devo dire, con estrema intelligenza, ha portato avanti un discorso a lungo raggio, ottenendo grossi risultati, che possiamo toccare con mano.
È sufficiente osservare le ultime pronunce della Corte costituzionale, che tolgono ogni garanzia ai consiglieri regionali e riducono l'immunità ad un'insindacabilità riferita agli atti d'aula; ma di questo discuteremo nuovamente.
Bisognava seguire la strada ordinaria, e non quella della legislazione d'urgenza. Quantomeno ci auguriamo che l'emendamento Garagnani 1.1 sia accolto per un motivo semplice: l'urgenza di pagare gli stipendi agli insegnanti è disgiunta dal fatto di bloccare una riforma che, fra l'altro, è un po' monca in quanto il ministro - almeno così ho letto sui giornali - si è espresso per un ritorno, diciamo così, all'antico, in parte con una prevaricazione, o comunque con la determinazione di una situazione di minor favore verso le scuole private e, in parte, perché si è ritornati ad un esame di maturità che è esattamente come quello che ho sostenuto io.
Se il Governo fosse in grado di riportarmi a trent'anni fa, quando ho sostenuto l'esame di maturità, restituendomi anche l'età che avevo allora, voterei a favore del provvedimento, ma poiché così non è e si ritorna ad un esame di maturità che non tiene conto del curriculum degli studenti e che, soprattutto, è totalmente al di fuori delle progressioni in tema scolastico, specie in campo europeo, tutto ciò è disdicevole. Bisogna concertare con il meccanismo europeo il percorso scolastico nazionale. Oramai si circola liberamente in Europa e, quindi, il titolo di studio italiano deve avere valenza e possibilità di accoglimento in tutte le altre sedi europee.
Per questi motivi, mi esprimo a favore dell'emendamento Garagnani 1.1 e, in base a ciò, decideremo l'atteggiamento da tenere nel voto finale (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, anche noi preannunciamo il nostro voto favorevole al provvedimento in esame. Il Governo compie il suo dovere e copre un fabbisogno riguardante i compensi da attribuire ai commissari per gli esami di maturità alla luce della riforma che ha introdotto, nel 2002, una commissione d'esame ogni classe, mentre la vecchia normativa istituiva una commissione d'esame ogni due classi, non prevedendo una copertura pari alle esigenze che comportava.
La minoranza, o alcune parti di essa, propone oggi un emendamento a mio giudizio costruttivo (annunciando comunque il voto favorevole al disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge in oggetto), che, riprendendo la fonte di finanziamento introdotta dal Governo nellaPag. 16posta di bilancio che finanzia l'istituzione del tutor, sposta il finanziamento nella parte corrente.
Poiché si tratta - ripeto - di un emendamento costruttivo, sarebbe interessante chiedere al Governo se, qualora giudicasse non condivisibile tale emendamento, le ragioni della non condivisione siano di natura tecnico-finanziaria oppure politica. Nel primo caso, sarebbe necessario che il Governo chiarisse bene queste ragioni tecnico-finanziarie alla Camera, mentre nel secondo caso sarebbe plausibile l'obiezione venuta da coloro che mi hanno preceduto, secondo i quali è intenzione del Governo e della maggioranza indebolire o addirittura sopprimere uno degli istituti fondamentali dell'attuale riforma della scuola voluta dal ministro Moratti, cioè l'istituto del tutor dei docenti.
Sarebbe interessante che su questo il Governo si esprimesse perché, qualora l'obiezione fosse di natura politica, allora, avrei una successiva domanda da sottoporre al Governo, qui rappresentato dal gentile sottosegretario, cioè, se intende, in questo modo, partendo dai tutor (o meglio, dall'indebolimento e poi dalla soppressione dell'istituto dei tutor), smantellare, attraverso la figura retorica più volte richiamata dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, quella del cacciavite, la riforma della scuola: sarebbe a mio giudizio un metodo sbagliato.
Sarebbe preferibile, se la riforma Moratti è da riformare, che il Governo esprimesse non già, punto su punto, le sue obiezioni, bensì un progetto complessivo di riforma della scuola alternativo a questo.
Vorrei ora soffermarmi brevemente su tre questioni concrete, al di là del dibattito generale che si può introdurre anche attraverso questo decreto-legge (almeno per quanto riguarda l'eventuale obiezione del Governo e della maggioranza all'emendamento sottoposto all'attenzione della Camera da alcuni deputati della minoranza). Si parla delle commissioni per gli esami di maturità. Ebbene, ricordo che in questi 20-30 anni, più che pensare ad una riforma organica della scuola, alcuni ministri hanno pensato ad una riforma dell'esame di maturità, per cui ci sono stati tre diversi modelli di commissioni d'esame: prima i membri erano tutti esterni con un commissario interno, poi sono diventati tutti interni con un presidente esterno; adesso, il ministro Fioroni ha annunciato, anche recentemente, in occasione dell'audizione svolta presso la Commissione cultura della Camera, la sua volontà di procedere ad una riforma degli esami di maturità attraverso commissioni miste, cioè costituite in parte da personale interno e in parte da membri esterni. Mi chiedo però che senso abbia questo «aggrapparsi» sempre alla riforma degli esami di maturità, e non già a quella della scuola. Mi chiedo, in particolare, che senso abbia, se sia una proposta di sinistra, avanzata e progressista, quella volta a reintrodurre nelle commissioni per gli esami di maturità la figura dei commissari esterni, cioè, in sostanza, la concezione dell'esame di Stato come una prova del fuoco per lo studente e non già come il bilancio di un'intera annata, svolto da quei professori che lo hanno seguito annualmente nelle diverse discipline.
È un'idea che mi pare molto rivolta al passato - un deja vu - e, tutto sommato, conservatrice, così come mi pare molto poco di sinistra, poco avanzata e, tutto sommato, conservatrice anche l'idea di pensare di abolire la figura del tutor, che altro non è se non una forma di passaggio nel dialogo necessario fra i docenti e le famiglie degli studenti - com'è stato ricordato poco fa dall'onorevole Carlucci -, soprattutto di quelle meno abbienti; come scriveva il pluricitato Don Milani, essendo queste famiglie più povere, esse hanno meno possibilità di conoscenza.
Dunque, è un atteggiamento che mi pare assolutamente fuori linea pensare ad una riforma degli esami di Stato nella quale si reintroducano i commissari esterni, concependo l'esame di Stato come una prova del fuoco e sopprimendo o indebolendo la figura del tutor; quest'ultimo - ripeto - altro non è se non un'opportunità fornita alle famiglie, in particolare a quelle più povere, che hanno minori possibilità di conoscenza.Pag. 17
Forse, e questo è il terzo aspetto che vorrei introdurre, si vuole procedere - come è stato già detto in sede di Commissione cultura dal ministro dell'università e della ricerca, onorevole Mussi - con un procedimento, per quanto riguarda la scuola e l'università, definito non riformismo dall'alto: non sono d'accordo - e così l'attuale maggioranza e il Governo - con il cosiddetto riformismo dall'alto.
A parte il fatto che le consultazioni vanno fatte sempre con qualsiasi categoria, non si capisce perché nel mondo della scuola si debbano fare e nei confronti di altre categorie no.
Ma, per quanto riguarda le categorie, una cosa sono le consultazioni - sempre plausibili e necessarie -, altra cosa sono le decisioni, che non possono sempre rispecchiare la volontà delle categorie direttamente interessate. Anche perché, in questo modo, anziché il riformismo dall'alto, avremo un Governo e una maggioranza che procedono con un conservatorismo dal basso, che è esattamente ciò che - da riformisti, da socialisti, da democratico-cristiani, che da sempre hanno attribuito alla scuola grande valenza - ci auguriamo che non sia (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, assisto a questo dibattito con un po' di sconcerto, in quanto i colleghi dell'opposizione non parlano del vero motivo del provvedimento in esame, vale a dire del fatto che si deve finanziare, con notevole ritardo, il costo degli esami di Stato, che in questi giorni stanno giungendo alla conclusione.
Lo dico per informare l'onorevole Brigandì, che mi ha preceduto, il quale chiedeva a chi sarebbe spettato finanziare prima e non così ritardo questo provvedimento. La risposta è banale ed evidente: sarebbe spettato al Governo in carica fino agli inizi di maggio del 2006, ovvero al Governo che aveva quale ministro dell'istruzione Letizia Moratti e quale sottosegretario all'istruzione l'onorevole Aprea, intervenuta in precedenza. Abbiamo evitato questa polemica; l'abbiamo evitata in Commissione e l'avremmo evitata volentieri in quest'aula se qualche collega dell'opposizione non ci avesse chiesto il motivo di questo ritardo.
Dunque, per correttezza, occorre informare i colleghi dell'opposizione che il ritardo - e il sottosegretario lo può confermare - purtroppo non è riferito solo a quest'anno. Dobbiamo chiedere scusa a tanti insegnanti del nostro paese perché non si è provveduto a coprire completamente la spesa per gli esami di Stato del 2005 e del 2004. Spero che i colleghi dell'opposizione concordino sul fatto che tale ritardo non dipende dal Governo in carica, non dipende dal ministro Fioroni né dal sottosegretario presente in aula.
Preciso che esprimeremo un voto contrario sull'emendamento Garagnani 1.1, in quanto la Commissione bilancio ha espresso parere contrario sullo stesso, essendo suscettibile di determinare nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura.
Mi sembra una risposta semplice, della quale l'onorevole Garagnani, che ben conosce la materia, poteva prendere atto...
Presidente, chiederei un po' di silenzio per poter continuare a svolgere il mio intervento.
PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a prestare attenzione...
ANTONIO RUSCONI. Vorrei innanzitutto sottolineare il fatto che, in questo momento, si è in grado di affrontare il tema degli esami di Stato con maggiore serenità.
Infatti, il risultato evidente del recente referendum ha riportato alcuni elementi di chiarezza.
Anzitutto, si parla di un unico sistema pubblico di istruzione e non dell'assurdità di venti realtà diversificate. Ho usato il termine «unico sistema pubblico di istruzione»Pag. 18e spero che il collega Garagnani lo abbia apprezzato. Vorrei ricordare a quest'ultimo che la legge n. 62 del 2000, sulla parità scolastica, è stata approvata da un Governo di centrosinistra e che in questi anni le scuole materne e paritarie, che stanno tanto a cuore a lui e ritengo anche a tanti esponenti dell'attuale maggioranza, hanno ottenuto dal Governo di centrodestra (come ben ha sottolineato il ministro Fioroni nella sua audizione) minori trasferimenti di risorse. Questi sono dati ufficiali! Non basta proclamare i valori; di fatto, la legge n. 62 del 2000 non è stata ulteriormente finanziata.
Grazie ai risultati di questo referendum, si evitano i costi di un'inutile e superflua burocrazia regionale e, soprattutto, si elimina il pericolo, evidente nel caso di approvazione delle modifiche costituzionali, che entrino in crisi i diritti fondamentali della persona per sanità e scuola previsti dagli articoli 32...
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di fare un po' di silenzio per consentire di ascoltare gli interventi.
ANTONIO RUSCONI. La ringrazio, signor Presidente: ciò anche per l'attenzione che noi abbiamo riservato ai loro interventi.
Come ho detto, non vi è il pericolo che vengano negati i diritti fondamentali della persona in ordine a sanità e scuola previsti dagli articoli 32, 33 e 34 della Costituzione.
In VII Commissione si è discusso sull'opportunità di reperire le risorse nei fondi previsti dalla legge finanziaria del 2003 per la funzione del tutor, che - lo ripeto - non è in discussione con questo provvedimento. Sentendo i colleghi scandalizzarsi perché attingiamo a tali fondi, vorrei domandare loro perché in due anni e mezzo tali risorse non sono state utilizzate per il tutor. Ciò semplicemente perché il Governo non è riuscito, in due anni e mezzo - lo sottolineo: due anni e mezzo -, a trovare un accordo sindacale per istituzionalizzare questa figura. Quindi, parliamo di fondi che, per due anni e mezzo, sono rimasti inutilizzati.
Non solo: si è accennato al portfolio. Vorrei ricordare a qualche collega intervenuto che siamo in presenza di due sentenze del TAR del Lazio; non si tratta di un provvedimento del ministro. Quando si parla di istruzione, chiederei ai collegi di informarsi sugli argomenti. Comunque, con questo provvedimento nessuno vuole eliminare la figura del tutor. Ci è sembrato giusto trovare risorse adeguate in pochi giorni all'interno del mondo della scuola, mentre i vari ministeri stanno ancora verificando la situazione degli impegni economici assunti dal precedente Governo.
Infine, vi è un dato che, a mio parere, va ribadito. Ancora una volta (è accaduto in Commissione e, di nuovo, in Assemblea questo pomeriggio), si è parlato di esternazioni del ministro Fioroni riguardo ai nuovi esami di Stato.
Vorrei sottolineare due aspetti: non c'era bisogno di leggere queste esternazioni, bastava leggere con largo anticipo il tanto declamato programma dell'Unione, ossia quelle 281 pagine che voi avete deriso inopportunamente, perché avevano la serietà, in ben 15 pagine, di parlare di scuola. In quelle 15 pagine, avreste trovato una riflessione pacata rispetto ad un dato: secondo il criterio ragionieristico, nel dicembre 2001, in sede di legge finanziaria, avete sottratto dei finanziamenti agli esami di Stato. Per cinque anni gli esami di Stato si sono svolti con i soli insegnanti interni, ovvero persone, docenti, colleghi, come il sottoscritto, che si trovavano ad esaminare, dopo tre anni, gli stessi alunni che avevano giudicato per gli stessi anni e nelle stesse materie.
Si è detto, da parte del ministro, riprendendo esattamente il programma dell'Unione, che occorreva una discussione seria da parte della Commissione, del Governo e del Parlamento per verificare la possibilità di dare più serietà ad un titolo che è ancora qualificante, come quello conseguente all'esame di Stato, e a un voto che è ancora qualificante, attraverso una componente esterna della commissione, affinché tale valutazione sia più oggettiva. Non capisco cosa c'entri il termine «modernizzazione» con questo ragionamento,Pag. 19che - lo preciso - era parte del programma dell'Unione e, quindi, non è una scoperta.
Questa è la scommessa su cui il centrosinistra si gioca la sua credibilità: si deve dire se, dopo cinque anni in cui voi avete fatto del mondo della scuola, secondo criteri ragionieristici, una fonte di risparmio (penso ai tagli delle cattedre e delle supplenze e ai risparmi sugli esami di Stato e sul sostegno), tale mondo, per il centrosinistra, è una priorità o meno. Anche sulla legge n. 62 - onorevole Garagnani, lei lo ricorderà - avete fatto dei risparmi, altrimenti non si capisce come mai avete pagato i trasferimenti alle scuole materne non statali con un anno di ritardo ogni anno. Ora mancano 167 milioni di euro per pagare il 2006.
Rispetto a tutto questo, voi non avete voluto parlare di ciò che il provvedimento prevede, ossia di finanziare gli esami di Stato, funzione che competeva al vostro Governo: abbiamo ancora dei vuoti da colmare rispetto al 2004 e al 2005.
Noi, con questo provvedimento, vogliamo ribadire un solo dato: la scuola, per noi, rappresenta una priorità, la priorità educativa, rispetto alla quale questo è il primo passo importante che intendiamo compiere (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Volpini, che aveva chiesto di parlare, rinunzia ad intervenire.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Garagnani 1.1.
Per quanto riguarda l'emendamento 1.50 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), vorrei spiegare, signor Presidente, il senso del parere favorevole che la Commissione intende esprimere. Si tratta di un emendamento di natura formale, che, a quanto ci risulta, era già in corso di formalizzazione da parte del Governo. Esso è volto a razionalizzare la clausola di copertura per gli interventi di finanziamento previsti dal provvedimento in esame.
In sostanza, la Commissione bilancio della Camera, modificando anche il precedente parere espresso nel corso dell'esame in sede referente, senza che il provvedimento sia stato poi cambiato dalla Commissione cultura, rileva che il riferimento allo stato di previsione del Ministero dell'istruzione non appare corretto in quanto il riordino di alcuni ministeri disposto dal decreto-legge n. 181 del 2006, il cosiddetto decreto «spacchettamento», in corso di esame al Senato, non si è ancora tradotto in una modifica dell'assetto del bilancio dello Stato che prevede ora lo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Quindi, la V Commissione ha segnalato l'esigenza formale, che noi pienamente condividiamo, che l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 2, si limiti ad individuare le risorse utilizzate a copertura degli oneri derivanti dal provvedimento con il solo riferimento alla riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3, comma 92, della legge n. 350 del 2003 - la legge finanziaria per il 2004 - senza indicare (e qui sta la piccola modifica) l'unità previsionale di base ed il capitolo in cui le medesime risorse sono allocate.
Detto ciò, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.50 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento).
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Garagnani 1.1.
Onorevole Garagnani, accede all'invito al ritiro formulato dalla relatrice?
FABIO GARAGNANI. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea, alla quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, abbiamo appena sentito la relatrice, onorevole Sasso, affermare che l'emendamento 1.50 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento) - naturalmente, poi tornerò sull'emendamento Garagnani 1.1 - è stato necessario perché altrimenti tutto il decreto-legge non avrebbe avuto valore. L'onorevole Sasso ha riferito all'Assemblea un parere della Commissione bilancio, che si è trovata in difficoltà, nel senso che la maggioranza, e la Commissione stessa, non avrebbero mai bocciato un decreto-legge del ministro Fioroni. Peccato che tale ministro non abbia ancora le carte in regola per firmare decreti-legge! Finora i decreti-legge sono stati presentati alle Camere dal Presidente del Consiglio dei ministri o da ministri che ricoprono dicasteri autorizzati alla spesa e possono, quindi, decidere nuovi stanziamenti o spostamenti di finanziamenti.
Nel nostro caso, trattandosi di ministri interessati dal cosiddetto «spacchettamento», non hanno ancora la possibilità formale - e non è poco - di incidere sulla spesa. È come dire che i ministri Fioroni e Mussi devono attendere la conclusione dell'iter del decreto sullo «spacchettamento» e devono emanare il previsto regolamento di organizzazione del ministero per potersi dichiarare ministri a tutti gli effetti. Vi ricordate quando nel dibattito sulla fiducia al Governo abbiamo detto, in particolare io per questo tipo di ministero, che gravi sarebbero state le conseguenze per la scelta dello «spacchettamento»? Ecco, questa è la prova provata che ci troviamo di fronte ad un immobilismo e ad una fase delicatissima di transizione dal MIUR ai nuovi ministeri, proprio perché lo Stato fa le cose sul serio: quando le leggi sono approvate è chiaro che lo Stato si organizza e richiede una serie di procedure per adeguarsi alle scelte compiute dalle leggi.
L'organizzazione del MIUR, che prevedeva l'accorpamento di due ministeri, è stata un'operazione lunga - tormentata per certi versi - e difficile, con tutta una serie di pareri espressi dalla Corte dei conti rispetto ai regolamenti. Vi sono stati passaggi sicuramente non indolori e questo è il risultato: adesso i ministri stanno progettando grandi cambiamenti e riforme o, comunque, modifiche. In ogni caso, allo stato delle cose, di fatto, non hanno la possibilità di intervenire, meno che mai attraverso un decreto-legge, se quest'ultimo comporta una spesa e quindi la necessità di una copertura finanziaria. Tutto ciò per dire che anche il decreto-legge in esame - composto in sostanza da un unico articolo di natura tecnica e voluto dal ministro Fioroni - subisce ora una modifica che la V Commissione ha dovuto studiare proprio per non rimandare indietro il provvedimento stesso. Quindi, poiché stiamo parlando di una modifica di natura tecnica e formale, voluta dalla V Commissione su questo emendamento, esprimeremo un voto favorevole come, del resto, accadrà anche per l'emendamento Garagnani per le ragioni da noi spiegate in modo approfondito. Infatti, siamo convinti che, comunque sia, i ministri Fioroni e Padoa Schioppa avrebbero dovuto reperire altre coperture finanziarie; da parte nostra avevamo già messo sul tavolo del nostro ministro e dei nostri tecnici questo tipo di richiesta. Si è trattato di un'emergenza per il ministro Fioroni e - lo riconosco, onorevole Rusconi - per il ministro Moratti, quindi per noi si trattava di trovare un correttivo attraverso una modifica di legge.
Quindi, abbiamo riconosciuto la necessità e l'urgenza e voteremo a favore del provvedimento, anche se abbiamo messo il dito su tante piaghe e vogliamo che rimanga agli atti di questo dibattito la volontà di forzare sia sulla copertura sia sul dato della suddetta necessità ed urgenza, visto che il ministro Fioroni nonPag. 21può ancora firmare decreti e disporre pienamente del bilancio dell'istruzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garagnani 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere negativo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 263).
Prendo atto che gli onorevoli Minardo, Belisario, Frassinetti, Goisis e Cioffi non sono riusciti a votare. Prendo atto, altresì, che l'onorevole Giro non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.50 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo per esporre brevi considerazioni già svolte in Commissione, anche se è più opportuno ribadirle in questa sede a fronte delle spiegazioni della relatrice di maggioranza, riguardo alle competenze dei ministeri in riferimento allo sdoppiamento dei medesimi.
Già la collega Aprea si è soffermata, in alcune sue dichiarazioni, sull'impossibilità per il ministro Fioroni di autorizzare un intervento di un certo tenore, diretto, proprio perché non ha la competenza per firmare questo tipo di provvedimenti; da ciò, le nostre perplessità, che sono già state ribadite e, soprattutto, la valutazione di fondo circa la necessità, quando si provvede alla distinzione dei ministeri, di tenere ben ferma l'attribuzione precisa delle competenze e di considerare le conseguenze in merito ad alcuni provvedimenti che incidono sulla realtà quotidiana e soprattutto, come in questo caso, sulla realtà scolastica (in modo peraltro così rilevante e significativo). Altri provvedimenti verranno all'esame, nei quali questa ambiguità di fondo si manifesterà. Già abbiamo avuto occasione di misurarci su tali aspetti in Commissione, proprio sull'attribuzione delle competenze e delle responsabilità decisionali conseguenti, soprattutto, in merito all'attribuzione di deleghe che non rientrano pienamente nel disegno originario quale era stato configurato dal Governo precedente con riferimento ad alcuni settori. Ne abbiamo parlato ieri, in sede di discussione del decreto «mille proroghe»; si confermano, anche in questa sede, nella loro ambiguità.
Ritengo allora che le valutazioni che noi, come gruppo di Forza Italia, abbiamo espresso non possono essere sottovalutate o sottaciute; nello stesso momento, ribadiamo il nostro atteggiamento favorevole ma con le riserve già espresse. Riserve che, denunciate in questa sede, troveranno prossimamente un seguito se il Governo non interverrà a chiarire il punto, anche in merito ad altri provvedimenti, compreso quello che dovremo esaminare nei prossimi giorni, in cui questa discrasia lampante troverà, purtroppo, una conferma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).Pag. 22
(Presenti 491
Votanti 490
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato sì 486
Hanno votato no 4).
Prendo atto che gli onorevoli Marinello, Zinzi e Forlani non sono riusciti a votare. Richiamo l'attenzione dei colleghi per segnalare che è presente in tribuna una delegazione del Parlamento afghano guidata dal presidente della Commissione giustizia, il signor Balkhi, che salutiamo con molto calore in segno di amicizia tra i nostri due popoli ed i nostri due Parlamenti (Applausi).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1092 sezione 5).
Qual è il parere del Governo?
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione. Signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Baldelli n. 9/1092/1 ed accoglie come raccomandazione l'ultimo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Aprea n. 9/1092/2. Per quanto riguarda il successivo ordine del giorno, pur confermando quanto già espresso, il Governo ha il piacere di accogliere come raccomandazione la preoccupazione espressa dall'onorevole Garagnani riguardo all'ammissione automatica agli esami e quindi la valutazione se reintrodurre un pre-scrutinio prima degli esami di Stato. Ovviamente, per quanto riguarda l'inciso «al fine di contenere anche il numero delle commissioni esaminatrici e i relativi costi»...
Il Governo, infine, accetta l'ordine del giorno De Simone n. 9/1092/4.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1092/1, non accettato dal Governo?
SIMONE BALDELLI. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/1092/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 500
Votanti 496
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 264).
Prendo atto che l'onorevole Bandoli non è riuscito a votare.
Onorevole sottosegretario, per quanto riguarda l'ordine del giorno Aprea n. 9/1092/2, lei accoglie come raccomandazione l'ultima parte del dispositivo?
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione. Sì.
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1092/2?
VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo la votazione per parti separate, in modo da poter votare anche le parti precedenti. Come il sottosegretario sa, almeno il primo punto avrebbe potuto essere accolto, nel senso che noi in fondo chiediamo, prima di procedere ad una nuova composizione delle commissioni, di provvedere ad opportune azioni di monitoraggio e verifica sui risultati prodotti, avendo anche degli elementi: quindi, ci sembrava una proposta neutra. Mentre comprendo la non accettazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/1092/1, mi sembrava che il primo e ilPag. 23terzo punto del mio ordine del giorno potessero aiutare il Governo e noi del Parlamento ad avere contezza di quello che è successo, degli aspetti positivi e negativi verificatisi. Capisco, ma naturalmente mi rammarico, che il secondo punto non sia stato accettato - è quello cui farò riferimento nella dichiarazione di voto - perché chiedevo di sperimentare, anche ai fini di una razionalizzazione dei compiti affidati ai componenti le commissioni, le modifiche che comunque sono state previste dal nostro Governo nel decreto n. 226 del 2005, che viene ora congelato, prima di procedere alla revisione delle commissioni come unica proposta di modifica per gli esami di Stato: mi spiace, ne prendo atto, ma chiedo che possa essere messo in votazione anche questo punto.
PRESIDENTE. Quindi, l'ultima parte dell'ordine del giorno Aprea n. 9/1092/2 è quella compresa tra le parole «ad avviare» e la fine. Il Governo è disponibile ad accogliere quest'ultima parte come raccomandazione? In tal caso l'onorevole Aprea non intenderebbe insistere...
VALENTINA APREA. È accolto e basta, non come raccomandazione: Presidente, non mi tolga qualcosa!
PRESIDENTE. Allora, chiedo al rappresentante del Governo se confermi di accoglierlo solo come raccomandazione, oppure se l'ordine del giorno debba esser posto in votazione.
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione. Signor Presidente, capisco l'intervento dell'onorevole Aprea: riflettendo sulle sue parole, penso che possano essere accolti come raccomandazione il primo e il terzo capoverso del dispositivo.
PRESIDENTE. Quindi, è accolto tutto come raccomandazione...?
VALENTINA APREA. No, Presidente, il primo e il terzo punto! Dobbiamo votare la parte centrale, dalle parole «a sperimentare» in poi.
PRESIDENTE. A questo punto, abbiamo bisogno del parere effettivo del Governo, visto che la disponibilità ad accogliere l'intero ordine del giorno come raccomandazione non viene accettata. Dovendo mettere in votazione alcune parti dell'ordine del giorno, qual è il parere del Governo?
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione. Il Governo non accetta la parte intermedia dell'ordine del giorno Aprea n. 9/1092/2, dalle parole «a sperimentare, anche ai fini di una razionalizzazione» fino alle parole «alle prove degli esami di Stato».
PRESIDENTE. Quindi, il Governo non accetta il secondo capoverso del dispositivo mentre accoglie come raccomandazione le altre parti del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aprea n. 9/1092/2, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, dalle parole: «a sperimentare» alle parole: «esami di Stato;» non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 506
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 277).
Ricordo che le altre parti del dispositivo dell'ordine del giorno Aprea n. 9/1092/2 sono state accolte come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole Garagnani se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1092/3.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, a me interessano la reintroduzione dello scrutinio finale e la riconsiderazione dell'automatismo di ammissione agli esami finali; di conseguenza, sarei disponibile ad espungere dal dispositivo la frase: «al fine di contenere anche il numero delle commissioni esaminatrici e i relativi costi», come peraltro mi è sembrato volesse proporre il sottosegretario.
Se, dopo la predetta riformulazione, il Governo accoglie il mio ordine del giorno come raccomandazione, io mi ritengo soddisfatto e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1092/3, nel testo riformulato.
Prendo atto, altresì, che i presentatori dell'ordine del giorno De Simone n. 9/1092/4, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i parlamentari del gruppo Popolari-Udeur voteranno a favore della conversione in legge del decreto-legge contenente disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione: lo faranno consapevoli dell'importanza che la legge di conversione ha, dovendosi riconoscere al personale membro delle commissioni di esame quel giusto compenso che la legge finanziaria per l'anno 2002, approvata dalla maggioranza di centrodestra, non aveva previsto, facendo sì che non si avessero certezze circa il regolare svolgimento degli esami di Stato. Stiamo approvando il provvedimento, oggi, ad esami ormai in pieno svolgimento.
Esprimeremo un voto favorevole perché siamo certi delle carenze che l'attuale ministro ha ereditato dalla gestione precedente. Nel contempo, confermiamo che nutriamo molte perplessità sulla riforma Moratti, ma che, responsabilmente, non ne chiediamo la cancellazione: vogliamo la possibilità di discutere, di concerto con le parti sociali (e non solo), un complesso di riforme che riguardino la scuola, nonché importantissimi aspetti della vita sociale delle famiglie (quale l'età minima per l'ingresso nel mondo del lavoro in conseguenza dell'auspicato aumento dell'obbligo scolastico); vogliamo un dibattito aperto per apportare alla legge, con larghe intese, quelle modifiche che ne facciano una riforma condivisa nel modo più ampio possibile.
Quello che ci accingiamo ad approvare oggi è un provvedimento tecnico (come è stato da molti definito in quest'aula); ma proprio perché la disquisizione è stata, in questa sede, prevalentemente politica, non possiamo esimerci dal prendere in doverosa considerazione tale aspetto.
Concludendo, i Popolari-Udeur voteranno a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame e ringraziano il ministro Fioroni anche perché, dopo anni di assenza, si rimette l'aggettivo «pubblica» accanto al sostantivo «istruzione». Tanto perché la preminenza del pubblico servizio risulti confermata, pur nel rispetto e nella salvaguardia della libertà di scelta dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, per quanto riguarda la mia dichiarazione di voto, mi richiamo a quanto dichiarato nella fase degli interventi sul complesso degli emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tranfaglia. Ne ha facoltà.
Pag. 25
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, è piuttosto strano che l'opposizione si meravigli del fatto che l'Unione muova alcune osservazioni rispetto alla politica scolastica posta in essere in questi anni dal Governo Berlusconi e dal ministro Moratti. Lo abbiamo detto e scritto in tutte le salse ed abbiamo anche spiegato le ragioni per cui non eravamo d'accordo. Non credo che dobbiamo ripeterle per la centesima volta in occasione di questo provvedimento! È comunque chiaro che abbiamo due visioni diverse circa il ruolo della scuola e della formazione nel nostro paese.
Tale provvedimento non affronta, se non per incidens, tali questioni, ma vi saranno dei momenti in questa legislatura in cui spiegheremo le ragioni per cui sosteniamo una diversa visione della formazione, legata ai principi della Costituzione ed alla concezione che riteniamo debba avere la formazione stessa in questo paese ed in questo momento.
Pertanto, per ora voteremo questo provvedimento, assolutamente necessario, ma il discorso non si chiude qui e, certo, non possiamo accettare i presupposti fondamentali da cui era partita la legge Moratti (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, confermo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sul provvedimento in esame, perché - lo abbiamo spiegato e lo ribadiamo ancora una volta -, si tratta di una normativa di natura tecnica che apporta una modifica tecnica ad una nostra legge.
Pertanto, è giusto attribuire al Governo la possibilità di aumentare i tetti di spesa e, quindi, di pagare gli insegnanti che in questo momento sono impegnati nell'attività di commissari per gli esami di Stato nelle scuole superiori.
Detto ciò, rimane l'amarezza per quanto abbiamo ascoltato anche pochi istanti fa dai banchi della maggioranza con riferimento ad un modello di scuola che, onorevole Tranfaglia, è diverso e distante dal nostro (lo sappiamo benissimo). Peccato però che il nostro sia molto più coerente ed in sintonia con l'Europa e con il mondo, mentre il vostro non si sa!
Dobbiamo imparare - e lo dico anche per quanto riguarda altri settori della vita pubblica ed i settori strategici del nostro paese - a ragionare in termini dialogici e non più ideologici, perché è in questione il futuro delle giovani generazioni, il destino della formazione dei nostri giovani.
Anche con riferimento agli esami di Stato, non si tratta più di valutare uno studente rispetto al percorso di studi che ha effettuato in una scuola statale per mezzo di un altro insegnante statale. Si tratta di certificare le competenze che serviranno a questi giovani per introdursi nel mercato del lavoro, nazionale, europeo ed internazionale.
Come si arriva a certificare queste competenze? Qual è la strada migliore? Su questo possiamo discutere, ma sappiamo una cosa: che il vecchio modello, basato semplicemente sull'accertamento delle conoscenze possedute e non sulla certificazione delle competenze, non è più valido.
Rimane, quindi, l'amarezza per la volontà politica espressa dal Governo di non sperimentare quelle modifiche che, insieme a quella relativa alle commissioni, il Governo Berlusconi aveva previsto. Mi riferisco a quegli aspetti, a quelle innovazioni, contenute nel decreto legislativo n. 226, del 17 ottobre 2005, relative al secondo ciclo, congelate con il cosiddetto provvedimento «mille proroghe». Tale decreto legislativo prevede, ad esempio, che al termine del quinto anno siano ammessi agli esami di Stato gli studenti valutati positivamente nell'apposito scrutinio.
Praticamente, con l'articolo 13, comma 4, del decreto legislativo n. 226 del 2005 noi avevamo previsto la reintroduzione dello scrutinio di ammissione, malauguratamente cancellato dalla legge Berlinguer del 1997 che aveva comportato che dal 1998 la percentuale dei non ammessi agli esami, che oscillava intorno al 6-7 perPag. 26cento, fosse portata alla fase finale dell'esame. Dal 1999, dunque, i promossi sono passati dal 92 al 97 per cento dei candidati. Tale salto in quegli anni fu, quindi, grande e maggiore proprio perché bisognava aggiungere quel 6 per cento circa che l'anno prima veniva fermato dai consigli di classe. Una vera pacchia, dunque, per un esame che lo stesso ministro di allora, Berlinguer, aveva definito più rigoroso, più impegnativo e severo del precedente. Ricordo che fu una delusione per l'allora ministro dell'istruzione, Berlinguer, apprendere che con i nuovi esami in realtà vi era stato un aumento dei promossi. Che la percentuale dei promossi sia in assoluto alta non significa un fatto negativo, ma se vogliamo parlare di rigore e di esame credibile più che cambiare la commissione d'esame dovremmo cambiare i crediti e la formulazione stessa delle prove, visto che oggi è possibile superare l'esame ed essere promossi anche avendo riportato delle insufficienze alle prove scritte, perché si considera la somma dei crediti precedenti e di quelli conseguiti con l'esame orale.
Le prove scritte arrivano, come ai tempi di Mussolini, dal ministro. Ricordo che questo modello di prove è stato inventato dall'allora ministro dell'istruzione, Gentile, ed ha trovato la sua prima applicazione negli anni della dittatura fascista. Noi lo abbiamo mantenuto e siamo, pertanto, l'unico paese al mondo che prevede prove scelte dal ministro in persona. Noi questo lo abbiamo contestato: se a quei tempi esistevano delle ragioni per avere quel tipo di esame, in quanto erano pochi gli alunni che vi arrivavano (erano prevalentemente alunni del liceo classico) e tutte le prove scelte dal ministro erano fondamentalmente riferite ad un tipo di cultura che il ministro rappresentava (i ministri e i politici di allora avevano solo e soltanto quel tipo di studi, cioè studi liceali e, prevalentemente, studi classici), oggi non ha più senso che sia il ministro a scegliere le prove proprio perché parliamo di 670 indirizzi esistenti nella scuola superiore; prove, quindi, che fanno riferimento ad un centinaio, o forse di più, di materie. Noi, pertanto, non possiamo pensare di avere un ministro onnisciente.
Quindi, questo rito di passare dal tavolo del ministro per ottenere la sua firma sulle prove d'esame, prevedendo altresì una commissione esterna, è un modello statalista, arcaico e «gentiliano», ma che ha perso gli effetti dello stesso indirizzo impostato dal ministro Gentile. Gentile ebbe grandi intuizioni, fu un grande ministro e la sua figura rimane nella legislazione scolastica italiana: da settant'anni, infatti, nessun ministro riesce a modificare la scuola superiore.
Detto ciò, tuttavia, bisogna anche non forzare le intuizioni che il ministro Gentile ebbe nel 1923! Infatti, ci troviamo nel 2006, e siamo inseriti in un contesto, quello della società della conoscenza, che richiede ben altri tipi di valutazione e di selezione. Vorrei soprattutto osservare che, in questo senso, dobbiamo essere molto più laici ed europei e, forse - mi permetto di dirlo sottovoce -, molto più americani ed anglosassoni.
Dobbiamo restituire agli studenti il livello di competenze che hanno raggiunto. Oggi un serio esame di Stato è quello che dice allo studente che conclude gli studi, con onestà, che ha acquisito certe conoscenze e che non ne ha apprese altre. Saranno problemi dello studente giocarsi successivamente, nella vita e nel lavoro, il livello di competenze raggiunto. Non ha senso, a mio avviso, far concludere ai ragazzi gli studi con un esame che è un «minestrone», con una ammissione e con un voto per poi lasciare nel vago, nel generico e nel buio la certificazione delle competenze!
Noi abbiamo pensato ad affrontare la questione, e per tale motivo abbiamo spostato la predisposizione delle prove dal ministero e dal ministro competente all'Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione). È questa la ragione per cui abbiamo previsto, per lo svolgimento della prova finale, livelli e standard europei, nonché certificazioni di competenze che attengono ad Europass. Si tratta di provePag. 27d'esame che, a mio avviso, hanno più senso se sono in parte di istituto ed in parte nazionali...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la avverto che ha esaurito il tempo a sua disposizione.
VALENTINA APREA. ... sulla base di tali criteri.
Ricordo, soprattutto, che avevamo introdotto - e mi appresto a concludere, signor Presidente - due innovazioni fondamentali. Di una ho già parlato, ma vorrei rilevare che anche...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Aprea: lei si «appresta» a concludere, ma in realtà dovrebbe terminare il suo intervento!
VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente. Chiedo al Governo di riconsiderare la possibilità di far sostenere agli studenti prove di tipo «laboratoriale» (come avevamo già previsto), nonché di rivedere la scalata dei cosiddetti «ottisti», vale a dire di rivedere le norme che regolano la possibilità, per chi non ha frequentato l'ultimo anno, di accedere all'esame di Stato. Chiediamo, soprattutto, di riconsiderare la norma che stabilisce anche il numero dei privatisti...
PRESIDENTE. Concluda, per favore, onorevole Aprea!
VALENTINA APREA. ... che possono iscriversi alle scuole paritarie ed a quelle statali.
Signor Presidente, credo che abbiamo chiarito, in primo luogo, che...
PRESIDENTE. No, onorevole Aprea...
VALENTINA APREA. Giungo alle conclusioni, signor Presidente!
PRESIDENTE. Non mi faccia toglierle la parola...!
VALENTINA APREA. Va bene, ma si tratta di un decreto-legge...
PRESIDENTE. Ha oltrepassato di oltre due minuti il tempo a sua disposizione; non è che non abbia avuto tempo di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
VALENTINA APREA. Sto svolgendo una dichiarazione di voto! Si tratta di un decreto-legge...
Una voce dai banchi del gruppo de L'Ulivo: Basta!
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la prego...!
VALENTINA APREA. ... sulla cui conversione in legge, peraltro, voteremo anche a favore!
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la prego! Ha avuto il tempo per esporre...
VALENTINA APREA. Il Governo Berlusconi non ha solo...
PRESIDENTE. Secondo il regolamento, il tempo a sua disposizione è esaurito...
VALENTINA APREA. Il Governo Berlusconi non ha solo cambiato le norme in materia di commissioni esaminatrici!
Auspico, quindi, che l'attuale esecutivo non solo modifichi la composizione delle commissioni d'esame, ma presenti anche una proposta più europea e più moderna riguardo alla conclusione degli studi dei nostri ragazzi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schietroma. Ne ha facoltà.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, a nome del gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno, dichiaro il voto favorevole sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie urgentiPag. 28in materia di pubblica istruzione, al fine di assicurare la corresponsione dei compensi ai docenti facenti parte delle commissioni d'esame.
Considerato l'oggetto del decreto-legge, credo sia questa l'occasione utile per ribadire la necessità primaria di una scuola pubblica davvero di livello, di una maggiore dignità professionale e di una migliore qualità per la vita dei docenti.
A questo riguardo, è necessario che la legge finanziaria preveda per la scuola pubblica non tagli, ma adeguati investimenti; destinare più risorse per la scuola pubblica e per le università costituisce, infatti, uno dei nodi fondamentali per dare prospettive di sicura crescita al nostro paese e certezze ai nostri giovani.
Modernizzare la scuola è ormai un obiettivo irrinunciabile. Per modernizzare davvero la scuola occorrono più risorse, ma soprattutto un personale che sia veramente motivato. Il nuovo Governo dovrà necessariamente porsi il problema urgente di una giusta retribuzione per gli insegnanti, per i dirigenti scolastici e per il personale ATA.
Un'altra vera emergenza per la scuola non più sopportabile per i lavoratori è la situazione del precariato. Il ministro Fioroni si è già attivato utilmente al riguardo, ma è evidente che la questione del precariato richiede un'attenzione adeguata all'ampiezza e alla complessità del problema. Inoltre, se vogliamo che la scuola possa esercitare una funzione primaria ed indispensabile nella nostra società, occorrono scelte rapide e chiare che ridiano prestigio al ruolo degli insegnanti e sicurezza a tutto il personale che opera nel settore.
Noi della Rosa nel Pugno auspichiamo la definizione di sistemi di formazione delle risorse umane che, oltre a rispondere ai grandi obiettivi dell'occupazione e della cittadinanza attiva, contribuiscano a facilitare lo sviluppo delle altre strutture portanti della società della conoscenza e cioè la ricerca scientifica, da un lato, e la cultura tecnologica, dall'altro.
Un paese moderno e civile necessita di una scuola laica atta a favorire integrazione, coesione e democrazia. I grandi mutamenti della nostra società conferiscono alla scuola un compito ancora più importante rispetto al passato, perché essa deve e dovrà essere sempre più il luogo di incontro delle differenti culture, delle varie etnie e delle diverse religioni.
Siamo contrari ai finanziamenti alle scuole private non soltanto perché la Costituzione li vieta; riteniamo, infatti, che ogni possibile risorsa disponibile debba essere destinata al potenziamento della scuola pubblica, perché una scuola pubblica di qualità costituisce, a nostro avviso, la vera priorità assoluta.
Per noi, l'approvazione del disegno di legge di conversione di questo decreto costituisce, quindi, soltanto un atto dovuto. La scuola italiana e coloro che operano in questo delicato settore con sacrificio ed impegno hanno bisogno di ben altri segnali di attenzione da parte delle istituzioni e delle forze politiche.
È con questo spirito che esprimeremo un voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, grazie da parte del deputato e dell'onorevole Barbieri. Il gruppo UDC esprimerà, ovviamente, un voto favorevole sul provvedimento in esame, che considera emergenziale e necessario.
Si tratta di un provvedimento condivisibile dal mero punto di vista tecnico. Come sono emerse in Commissione, vi sono parecchie perplessità rispetto alla copertura finanziaria utilizzata. Innanzitutto, dobbiamo sgombrare il campo dagli equivoci. Il precedente Governo - lo dico anche alla sottosegretaria presente - non ha lasciato un buco, visto che ormai l'attuale maggioranza li vede dappertutto, compreso il ministro della solidarietà sociale; il fatto è che le condizioni di allora non hanno permesso il varo di un provvedimento in tempo utile.Pag. 29
Piuttosto, non vorremmo che sulla decisione di utilizzare i fondi destinati alla figura del tutor abbiano pesato considerazioni diverse da quelle meramente contabili, viste le continue dichiarazioni e i provvedimenti messi in atto dal ministro Fioroni per smontare, pezzo per pezzo, la riforma Moratti. Quelle destinate al tutor erano veramente le uniche risorse disponibili e utilizzabili in questo frangente o hanno prevalso altre logiche (ferma restando la condivisione di una necessaria soluzione)?
Se non si condivide la riforma Moratti, si presenti allora un disegno organico, ma non si ricorra ad uno sfaldamento continuo dei tasselli che la compongono: ieri il blocco della sperimentazione; oggi il tutor o la composizione delle commissioni di esame; domani chissà cosa si inventerà il nostro ministro Fioroni, senza un confronto corretto con la commissione competente, con il corpo docente, con il sindacato, con gli studenti.
Ho ascoltato, illustre relatrice, nella discussione sulle linee generali, riferimenti ai «segnali di discontinuità». La discontinuità sta diventando per voi una ossessione. Dall'Iraq all'Afghanistan è tutto una ossessione! Voi siete prigionieri della discontinuità! Ho ascoltato frasi del tipo: «finalmente si vede il cambiamento», oppure «vi era il disinteresse della maggioranza nella scorsa legislatura nei confronti della scuola» - parole che, per quanto riguarda l'UDC, respingiamo al mittente - «che si è preoccupata e si preoccuperà solo di mantenere lo status quo di un corpo docente fortemente sindacalizzato e politicizzato, dove il criterio meritocratico» - che noi abbiamo fortemente voluto inserire nella passata legislatura! - «non ha e non troverà mai diritto di cittadinanza». Dimenticate che grazie al precedente Governo - cosa che non ricordate mai! - sono stati regolarizzati 117 mila insegnanti precari!
Sembrerebbe quasi che il decreto che ci accingiamo a votare sia caduto dal cielo e che solo grazie alla sinistra-centro sia stato possibile trovare la copertura finanziaria, una copertura a danno, ovviamente, di un capitolo di spesa, come detto in precedenza, che potrà certamente essere rifinanziato, ma che non lascia dubbi circa il reale obiettivo di questo Governo: la riforma Moratti, che voi volete colpire.
D'altronde, illustre sottosegretaria, questo disegno non è mai stato nascosto, visto che il motto preferito del Governo Prodi è il seguente: «abrogare più che riformare». Eppure dovreste, se non fare tesoro, almeno tenere in considerazione quanto detto dal Presidente Napolitano, che voi avete eletto, al fine di non distruggere pregiudizialmente tutto ciò che ha fatto il Governo precedente.
Tuttavia, una cosa è sicura: difenderemo la nostra riforma e i principi che ne hanno ispirato la realizzazione e stavolta, illustre sottosegretaria e illustre relatrice (che non c'è), non ci sarà la piazza ad aiutarvi, la piazza che avete scatenato con cadenza scientifica contro la ministra Moratti. Vi aspettiamo al varco per valutare le vostre proposte.
In merito al provvedimento, infine, penso sia giunto il momento di dare una continuità, una certezza di finanziamenti da destinare alla corresponsione dei compensi ai componenti le commissioni per gli esami di Stato.
Occorre trovare una soluzione definitiva ad un problema che ogni anno si presenta, individuando le risorse finanziare da destinare ai commissari di esame, senza trovarci ogni anno a licenziare provvedimenti emergenziali.
In questo spirito, con questi contenuti, il gruppo dell'UDC voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Barbieri; le preciso comunque che la relatrice era presente, appena quattro gradini lungo la scala...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, nel confermare il voto favorevolePag. 30del gruppo di Forza Italia, già preannunciato dalla collega Aprea, vorrei aggiungere alle considerazioni svolte prima alcune riflessioni che fanno riferimento agli interventi di colleghi della sinistra e che riguardano pienamente il provvedimento in esame.
Si è parlato della necessità di modificare l'esame di Stato per valutare al meglio le doti di preparazione e competenza dei giovani in riferimento ad un determinato modello educativo e agli obiettivi che intendono porsi.
RICCARDO MIGLIORI. Presidente! Ai banchi del Governo...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Garagnani. Chiedo ai membri del Governo di evitare la riunione, come stanno facendo...
FABIO GARAGNANI. Grazie, signor Presidente.
Occorre una seria analisi, una verifica nelle sedi parlamentari competenti sugli standard europei di apprendimento e sulle modalità di certificazione delle competenze elaborate a livello europeo. Tutto ciò servirebbe per valutare le correlazioni e l'incidenza degli esami di Stato sugli uni e sulle altre. Manca un'analisi sulla preparazione che hanno studenti di altre realtà europee e sul tipo di valutazione finale che si intende dare. Il Governo può e deve accogliere questa proposta, che presentiamo con l'obiettivo di elevare il livello di valutazione e di certificare al meglio le possibilità del giovane.
In secondo luogo, intendo sottolineare la necessità che negli esami di Stato vi sia una valutazione finale e che, nel momento in cui si verifica il livello di apprendimento del giovane, esso sia verificato a tutti gli effetti. Al riguardo, non posso non fare riferimento ad una carenza preoccupante che molti insegnanti mi hanno confessato. Non intendo generalizzare, ma in sede di esame di maturità questa carenza preoccupante riguarda proprio la conoscenza degli elementi basilari dell'identità della cultura e della tradizione del popolo italiano. Vi è una dimenticanza voluta, in molti casi.
Ne ho già parlato ed ora vi si è soffermato anche il collega Barbieri: esiste una voluta politicizzazione di parte del corpo docente che, in questi anni, sembra avere un desiderio inconscio (che a volte diviene conscio, esplicito e manifesto) di svellere dalle fondamenta ogni elemento costitutivo della nostra identità nazionale che si ispira alla tradizione giudeo-cristiana, come l'insegnamento della storia e delle materie letterarie. Sembra che tutto congiuri a far dimenticare alle giovani generazioni ciò che ci collega al passato e che è elemento costitutivo della nostra identità. Si parla solo di doveri, non di diritti, e non si parla affatto del filo che ci lega ad una storia e che deve renderci orgogliosi di essere italiani.
Nel momento in cui voteremo a favore del provvedimento, valutando tutti i pro ed i contro degli esami di Stato, è necessaria anche una valutazione d'insieme sul livello di conoscenza della nostra cultura e della nostra identità, perché il ragazzo potrà anche eccellere in matematica, latino ed inglese, ma, se non fosse a conoscenza della storia che accompagna lui e la sua collettività, riferimento preciso delle sue radici culturali, non avrebbe una maturità completa. Il problema che dobbiamo porci non deve fare riferimento solo ad una parte politica ma deve accomunarci, in quanto l'esame di Stato è un esame completo ma, soprattutto, non può prescindere dalla conoscenza delle radici culturali, soprattutto quando queste mancano non solo per la disinvoltura e per la mancata conoscenza voluta da parte dello studente, ma per un influsso ideologico ben preciso da parte del corpo docente.
Ora, proprio perché ci appelliamo ai principi della Costituzione, desidero precisare che quest'ultima non è un Talmud intoccabile: la Costituzione, da sessant'anni, necessariamente può e deve evolversi. Se ci vogliamo appellare ai principi della Costituzione, i principi ai qualiPag. 31mi riferivo - quelli della nostra storia ed identità - fanno parte integrante della Costituzione...
PRESIDENTE. Constato che vi sono troppe «riunioni», sia tra i banchi del Governo, sia tra quelli dei deputati. Prego tutti i colleghi, se devono riunirsi, di farlo altrove, per consentire lo svolgimento dei restanti interventi.
FABIO GARAGNANI. Grazie, signor Presidente.
Questo è un provvedimento di spesa significativo; si tratta infatti di finanziare gli esami di Stato in modo adeguato. Ricordo, però, proprio in materia di finanziamento, il problema del precariato, già posto in questa sede. Il Governo Berlusconi e il ministro Moratti hanno proceduto all'assunzione di oltre centomila precari. Desidero sottoporre all'attenzione dell'Assemblea questo dato, anche perché i ministri competenti nel settore, da Fioroni a Mussi, hanno enunciato, con la migliore volontà possibile, una serie di significative modifiche legislative che comporteranno impegni di spesa rilevanti, mentre - le ultime leggi finanziarie lo hanno dimostrato - la spesa del Ministero dell'istruzione, per il 96-97 per cento era ed è vincolata al pagamento degli insegnanti (fra insegnanti, ausiliari e tecnici, si tratta di circa un milione di dipendenti).
Si parla di ricerca scientifica e di qualità degli studi ma ritengo che, a fronte di ogni programmazione, non si possa non tenere conto del blocco totale che in un settore importante e significativo come questo è costituito dal numero di insegnanti, gran parte dei quali meritevoli, altri meno, i quali sono sottoproletarizzati per effetto di una politica che ha teso ad omologarli tutti eliminando ogni incentivo, anche dal punto di vista economico (a proposito anche degli esami di maturità), e penalizzando coloro che meritano e dedicano agli studi una parte significativa, preponderante, della loro attività professionale rispetto a quelli che, invece, si servono della loro cattedra per fare opera di propaganda politica.
A questo proposito, caro ministro, caro viceministro, caro sottosegretario, c'è un problema di rispetto della legalità nelle scuole di ogni ordine e grado, così come durante gli esami di maturità, quando certe domande vengono poste in un determinato modo agli studenti mettendoli obiettivamente in difficoltà. C'è un problema di fondo: serve rispetto della legalità. Soprattutto, bisogna avere ben presenti le priorità dal punto di vista economico.
Al riguardo, ritorna il discorso per cui uno Stato che definisce la propria politica scolastica solo in funzione del corpo docente, che pure è essenziale, alla lunga non può sperare di risolvere i problemi della formazione e quelli relativi alla qualità nel livello di apprendimento. Così facendo, lo Stato certifica la sua presenza sulla base di una preponderanza, di un monopolio dell'insegnamento pubblico statale, che non si giustifica assolutamente più, non solo in Italia ma in nessuna parte d'Europa.
Infatti, la dequalificazione degli studi - ne abbiamo un esempio anche nelle valutazioni d'insieme delle capacità di apprendimento dei giovani durante gli esami di Stato - deriva anche dalla mancanza di vari modelli competitivi in grado di elevare il livello degli studi, di qualificarli ulteriormente, di dare al cittadino la possibilità di scegliere per misurarsi su quel modello che lo rende più adatto a far fronte ai problemi posti dall'odierna società.
Questi sono problemi sui quali ritengo che dovremo discutere, ma lamento, purtroppo, una maggioranza chiusa e arroccata in se stessa e, più ancora, prigioniera di luoghi comuni, di singolari contraddizioni, dell'ideologia. Quando, in questa sede come in altre, si difende, senza alcun riscontro, senza alcuna verifica puntuale, in modo gretto e fazioso, lo statalismo in quanto tale della scuola, si dimostra di nascondere la testa sotto la sabbia, prescindendo da tutto ciò che avviene e si evolve nel resto d'Europa o del mondo.
Questa è la ragione per la quale, associandomi ai colleghi della Casa delle libertàPag. 32e in particolare del gruppo di Forza Italia, desidero ribadire queste valutazioni di fondo, che possono apparire estranee all'argomento di cui dibattiamo, ma che in realtà sono strettamente collegate allo stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sul provvedimento in esame.
Il nostro è un atteggiamento che evidenzia un implicito senso di responsabilità nei confronti del mondo studentesco e dei docenti. Infatti, entrando nel merito del presente testo, in esso si ravvisa l'intento di smantellamento di una riforma. Si parla del tutor, figura importante per la formazione degli studenti, che è stata istituita proprio per alimentare l'educazione dei nostri giovani. Tuttavia, ritengo che questo tentativo di smantellamento incida soprattutto sul secondo ciclo, che nella riforma agevolava l'ingresso degli studenti nel mondo del lavoro, attraverso strumenti innovativi quali il doppio canale, l'alternanza tra scuola e lavoro.
In questi primi provvedimenti governativi individuiamo una volontà che va oltre il semplice testo formale, tendendo a smantellare una riforma senza peraltro disporre di una progettualità alternativa. Tale situazione ci preoccupa fortemente, in quanto l'educazione dovrebbe costituire un argomento bipartisan, da trattare attraverso tavoli di concertazione e l'unione di un Parlamento che intende davvero rinnovare una scuola che ne ha bisogno.
Al contrario, si procede camuffando all'interno di provvedimenti formali una volontà distruttiva. Anche il ministro Fioroni, nella sua audizione in Commissione, non è riuscito a fornire l'idea di un progetto alternativo e costruttivo.
Ribadisco dunque che il nostro voto favorevole deriva solo da un senso di responsabilità, con la speranza che il Parlamento possa affrontare tali temi discutendo, senza camuffarli in provvedimenti d'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto in esame rientra nell'ambito dei provvedimenti aventi carattere d'urgenza.
La Lega Nord si è sempre interessata e non ha mai smesso di impegnarsi affinché in forma strutturale vi fossero stanziamenti di fondi adeguati e necessari al decollo di una politica scolastica responsabile. A titolo di esempio, la Lega Nord ha introdotto alcune novità nella legge finanziaria del 2002, in particolare l'incremento di stipendio per gli insegnanti, legato al tasso programmato dell'inflazione, ben conoscendo la condizione della classe docente, relegata fino ad allora agli ultimi posti in Europa per quanto concerne il riconoscimento economico.
Con riferimento al finanziamento della riforma Moratti, storicamente la Lega Nord ha presentato importanti iniziative, impegnando il precedente Governo a prevedere un controllo parlamentare sulla definizione del relativo piano finanziario.
A tale proposito, si ricorda che la precedente maggioranza, per non gravare sul bilancio dello Stato, ha disposto che ciascuno dei decreti legislativi attuativi della riforma Moratti sia corredato da una relazione tecnica e che quelli che determinano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica possano essere emanati solo dopo l'approvazione di un'apposita legge di spesa che stanzi le occorrenti risorse.
È stato, altresì, previsto che sui decreti legislativi sia espresso non solo il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, ma anche quello relativo alle conseguenze di carattere finanziario.
Premesso tutto ciò, ci auguriamo che questo Governo continui nell'azione di riforma introdotta dalla legge Moratti e,Pag. 33uscendo dall'eccezionalità di un provvedimento che, comunque, ci vede favorevoli, nel merito avanziamo l'auspicio che alla scuola siano sempre riservati stanziamenti adeguati, ben consapevoli del valore intrinseco che riveste la funzione docente, che si relaziona non con macchine ma con persone, della cui formazione culturale ed umana il docente ha tanta parte e tanta responsabilità.
A questo proposito, vorrei aggiungere alcune considerazioni - associandomi a quanto detto dal collega Garagnani - in merito all'abbassamento pressoché costante del livello dell'istruzione e dell'educazione dei nostri ragazzi nelle nostre scuole. Consideriamo che ormai è diventato quasi obsoleto insegnare gli autori della letteratura italiana, la storia italiana, la storia dei nostri comuni, per privilegiare magari altre materie, come ho sentito nell'audizione del ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, Melandri, che vuole inserire tre ore di ginnastica nelle scuole superiori, quando per la letteratura italiana sono previste tre ore di insegnamento: capirete bene quale sia il livello di cultura che vogliamo dare ai nostri studenti. Su questo piano non siamo assolutamente d'accordo.
Siamo sicuri che, per difendere la nostra cultura e la nostra società, dobbiamo prima di tutto difendere la nostra identità. Senza la difesa della nostra identità saremo costretti ad essere relegati negli ultimi posti. Fra poco avremo davanti a noi culture diverse, ormai già lo vediamo: parliamo di musulmani, di extracomunitari, che vengono ad imporre la loro storia, la loro cultura, la loro religione nelle nostre scuole.
Vorrei richiamare anche la questione degli esami di maturità. Ormai lo abbiamo capito tutti: i temi trattati in questi giorni sono i primi passi verso una riforma anche degli esami di maturità. Gli esami di maturità, oggi, sono stati portati ad un certo livello: gli insegnanti del corso di tre anni conoscono gli alunni, le loro capacità e le loro professionalità. Si vorrebbe riportare l'esame di maturità, con i commissari esterni, a quel sistema di turismo legalizzato che tanti insegnanti, magari presenti anche in quest'aula, potranno ricordare. Gli esami di maturità con la commissione esterna non erano altro che un modo per trascorrere vacanze pagate: consentiva a chi abitava al nord di andare in Sicilia ed a chi abitava in Sicilia di andare al nord. La debolezza degli esami di maturità e la nostra preoccupazione sono legate non tanto al fatto che i nostri ragazzi non studino, ma a ciò che viene proposto, al sistema di valutazione. Questo sistema, purtroppo, l'ho sperimentato: mi riferisco al sistema dei crediti e dei debiti, che hanno portato all'interno della scuola macroscopiche ingiustizie. Siamo arrivati al punto in cui studenti con tre o quattro debiti all'inizio dell'anno scolastico, nel corso dell'anno scolastico successivo si trovano con tre o quattro punti di accredito. Ciò penalizza quegli studenti che, invece, sono arrivati alla fine dell'anno magari con tutte le sufficienze.
Se si farà la riforma degli esami di maturità, spero che ci si confronti molto bene nell'ambito delle commissioni anche con coloro che lavorano ed operano all'interno delle scuole, proprio perché soltanto chi è dentro questo sistema ne conosce i meccanismi e le storture, che, purtroppo, ci siamo trovati di fronte ed a cui spero si riesca a rimediare.
Ribadisco il voto favorevole della Lega Nord su questo decreto, proprio perché esso è necessario e perché la Lega Nord, come tutta l'opposizione, ha un senso di responsabilità molto forte (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento d'urgenza, che, innanzitutto, costituisce un atto dovuto, con il quale facciamo cose che il centrodestra, anche in questo caso, non ha fatto.Pag. 34
Vorrei qui ricordarlo: questo è un provvedimento d'urgenza proprio perché i fondi stanziati dal precedente Governo e destinati al pagamento dei commissari d'esame non erano sufficienti per fare fronte alle esigenze degli esami di quest'anno. Quindi, si tratta di un atto dovuto, che restituisce serenità al mondo della scuola, in un momento così delicato quale è quello degli esami di maturità.
Penso che la discussione di oggi, però, abbia travalicato, anche nella discussione sulle linee generali, l'oggetto del provvedimento, dal momento che siamo entrati nei meccanismi di funzionamento delle commissioni di esame e della riforma degli esami di maturità. Penso che questo non sia il momento per discuterne: ce ne occuperemo quando la maggioranza e il Governo produrranno su questo punto gli atti che, fra l'altro, sono stati già annunciati dal ministro Fioroni nell'audizione di qualche giorno fa in Parlamento.
Mi sia permesso, tuttavia, di aprire almeno una parentesi, visti gli approfonditi interventi che sono stati svolti. È assolutamente necessario intervenire anche su questo aspetto della riforma degli esami di maturità. Dico «anche», perché è necessario intervenire su tutto il tema della riforma, per cercare di restituire alla scuola il mal tolto e anche un momento di innovazione e di qualità, elementi, questi, necessari e peraltro previsti nel programma dell'Unione.
Anche su questo specifico aspetto è necessario intervenire, perché è del tutto evidente che la riforma del centrodestra ha danneggiato la qualità della scuola, ha danneggiato il sistema in un momento particolarmente delicato.
Non vorrei perdere ulteriore tempo ricordando quanto il sistema delle commissioni interne abbia alimentato quel meccanismo di «diplomifici» che costituiscono un elemento estremamente negativo per la nostra scuola e che il provvedimento della Moratti, tutto teso a favorire le scuole private - perché di questo si tratta -, invece, ha esteso.
Quindi, è del tutto naturale che noi dovremo intervenire in questo ambito per cercare di restituire alla scuola, ma soprattutto agli studenti, che sono i primi ad essere colpiti da un sistema così negativo, quella serenità e quella certezza che è loro necessaria.
Sono contenta, altresì, che il Governo abbia accolto l'ordine del giorno presentato dalla sottoscritta e dalla collega Alba Sasso e vorrei su questo aprire una brevissima parentesi: noi siamo dovuti intervenire con questo decreto d'urgenza per le ragioni che abbiamo qui esposto, ma vi sono delle responsabilità ulteriori della ex maggioranza di centrodestra e della ministro Moratti.
Abbiamo ancora, purtroppo, alcune pendenze che riguardano gli esami di maturità degli ultimi due anni scolastici: una parte dei compensi dovuti ai commissari d'esame non sono stati pagati. Quindi, abbiamo una situazione debitoria da tale punto di vista a cui bisognerà porre rimedio. Abbiamo segnalato tale questione al Governo, che ha capito la situazione. Quindi, interverremo non solo per restituire certezza a coloro che stanno lavorando in questi giorni, ma anche a coloro che negli anni passati non hanno potuto vedere riconosciuto il servizio svolto perché il centrodestra non aveva onorato tale impegno.
Penso che questo primo passo sia, certo, un atto dovuto, ma dia anche il senso di una direzione di marcia, di un valore culturale profondo che è iscritto nella nostra azione di Governo, nel lavoro di questa maggioranza, del mio partito e del lavoro che abbiamo svolto in Commissione nei cinque anni precedenti nell'opposizione al centrodestra.
Vi è il grande tema della valorizzazione del riconoscimento del ruolo degli insegnanti nella scuola pubblica. Tale tema è stato sottratto alla discussione del Parlamento in questi anni ed è stato mortificato dagli interventi del precedente Governo, che ha anche istituzionalizzato una situazione di precarietà degli insegnanti non più sostenibile, che costituisce un danno enorme per la qualità della nostra scuola pubblica, su cui dovremo intervenire. Anche su questo il Governo, nella relazionePag. 35del ministro Fioroni, ha espresso intenzioni molto precise e molto nette che noi condividiamo profondamente. Penso che il tema del riconoscimento del servizio, del lavoro, della professionalità dei nostri insegnanti della scuola pubblica sia un tratto fondamentale della qualità della scuola pubblica che dobbiamo rimettere al centro dello sviluppo sociale del paese.
Anche per tali considerazioni, diamo un voto assolutamente favorevole al provvedimento in esame e ringraziamo il Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevole relatore, a nome del gruppo dell'Ulivo preannuncio il voto favorevole rispetto all'urgenza di un provvedimento di finanziamento delle risorse per gli esami di Stato 2006 che sarebbe opportuno approvare prima della fine degli esami stessi cercando, magari nei prossimi giorni, di trovare altre risorse per sanare gli anni precedenti il cui finanziamento non è stato adeguato.
Vorrei ricordare a tutta la Commissione di merito, in particolare all'opposizione, con un po' di rossore, che tutte queste risorse, come altre, avrebbe dovuto cercarle e trovarle il Governo precedente. In VII Commissione si è discusso sull'opportunità di trovare le risorse dei fondi previsti in finanziaria 2003 sulla funzione del tutor che - ripeto - non è in discussione con questo provvedimento. Tuttavia, dopo le polemiche emerse in questo dibattito vorrei chiedere perché il Governo precedente non abbia usato, in questi anni, tali risorse, che a dicembre sarebbero andate probabilmente in economia e, quindi, non abbia ritenuto così urgente affrontare in questi anni il tema del tutor. Vedo una preoccupazione educativa di cui si sono dimenticati in questi anni non usando tali risorse.
In realtà, il problema reale da parte del Governo e del ministro in particolare era come trovare risorse adeguate in pochi giorni se non all'interno del mondo della scuola, mentre i vari Ministeri stanno ancora verificando le risorse e, soprattutto, gli impegni economici assunti dal precedente Governo e, magari, non coperti.
Ho riscontrato un atteggiamento positivo in Commissione, teso all'approvazione di questo provvedimento. In ogni caso, come ricordato in precedenza dalla collega De Simone, rimane il problema legato alla ricerca di risorse anche per i due anni precedenti.
Il mondo della scuola, dei docenti, attende dal centrosinistra risposte concrete e, soprattutto, coerenza rispetto al nostro impegno di un programma enunciato dal Presidente del Consiglio Prodi e dall'Unione, in particolare quando in questo programma viene riaffermata la necessità di attribuire un ruolo centrale agli insegnanti - la cui professione riveste un'importanza strategica per il paese - per rendere l'insegnamento una scelta appetibile per i migliori talenti, donne e uomini, cosicché la qualità della scuola possa beneficiare della loro formazione e qualificazione.
Infine, nello spirito di restituire più serenità al mondo della scuola, a cinque anni di distanza dalla riforma degli esami di Stato, come preannunciato nel programma elettorale dell'Unione, si propone al Parlamento una riflessione sulla scelta effettuata nella legge finanziaria per il 2002.
Vorrei ricordare all'onorevole Aprea che in questi cinque anni è aumentata la percentuale dei promossi agli esami di Stato e la media dei voti finali: si è sicuri che far giudicare i maturandi dagli stessi docenti che sono stati loro insegnanti per tre anni migliori la qualità e la serietà della prova finale?
Il gruppo dell'Ulivo auspica una riforma condivisa e il voto - mi auguro unanime su questo provvedimento, il primo (voglio ricordarlo) della XV legislatura che riguarda la scuola - spero rappresenti un messaggio di saluto benevolo al mondo della scuola, ai docenti, allePag. 36famiglie e agli studenti, consapevoli che esso rappresenta una priorità per il futuro del paese, un investimento di speranza per le nuove generazioni.
Penso che questo sia il primo impegno importante per il Governo e - me lo auguro - per tutto il Parlamento, compresa l'opposizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Colleghi, per favore...
MARCO BOATO. Signor Presidente, questo affettuoso incoraggiamento mi aiuta a parlare per pochi secondi. Quindi, ringrazio i colleghi dai quali proviene e credo che, in questo momento, l'orizzonte, per alcuni di loro, non sia rappresentato dal provvedimento in questione, ma da qualche altra cosa (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Boato.
MARCO BOATO. Collega Leone, ho usato il termine «affettuoso»; spero che lei lo capisca.
Mi richiamo alla dichiarazioni del collega Rusconi e degli altri rappresentanti dei gruppi dell'Unione espresse in precedenza; non le ripeto, ma le faccio mie e le consegno spiritualmente al nostro comune lavoro.
Approfitto di questa circostanza per rivolgere gli auguri di buon lavoro al sottosegretario Letizia De Torre, che oggi ha tenuto a battesimo il suo impegno istituzionale in quest'aula e annuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, mi permetta di ringraziare tutti i componenti (Commenti)... . Il mio era solo un atto di gentilezza poiché - lo ripeto - intendo ringraziare tutti i componenti della Commissione per la discussione su questo provvedimento e per l'unanimità del voto.
Mi permetta Presidente di rivolgere da questa aula auguri di buon lavoro a tutti i docenti e un grande «in bocca al lupo» a tutti gli studenti che stanno sostenendo gli esami; esami che, ricordiamolo, rappresentano sempre una tappa importante nel loro percorso di vita (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1092, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioniPag. 37finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione» (1092):
Presenti 488
Votanti 484
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato sì 482
Hanno votato no 2.
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che gli onorevoli Duranti, Fasolino, Pelino, Ciccioli, Holzmann, Nicola Cosentino, Cesaro, Paolo Russo, Luciano Rossi e Romagnoli non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo, altresì, atto che gli onorevoli Nicchi, Viola e Palumbo non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Discussione del disegno di legge: S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato) (A.C. 1222) (ore 18,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1222)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Angelo Piazza, ha facoltà di svolgere la relazione.
ANGELO PIAZZA, Relatore. Signor Presidente, nel testo originario, il decreto-legge n. 173 del 2006 si componeva di un solo articolo, oltre a quello relativo all'entrata in vigore.
Nel corso dell'esame presso l'Assemblea del Senato, il Governo ha presentato un emendamento, sul quale ha posto la questione di fiducia, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione. Il testo dell'emendamento approvato dal Senato sostituisce l'articolo 1 del decreto-legge; aggiunge sette nuovi articoli (da 1-bis a 1-octies) al decreto-legge medesimo e riformula l'articolo 1 del disegno di legge di conversione, inserendovi quattordici nuovi commi.
Sono dunque previste talune proroghe di termini contenute in disposizioni relative alle seguenti materie.
L'articolo 1 del decreto-legge, nel nuovo testo, modifica norme in materia del codice di protezione dei dati personali, in particolare con riguardo all'identificazione, con atto di natura regolamentare, dei dati personali trattati per rilevante interesse pubblico.
L'articolo 1-bis reca disposizioni in materia di previdenza per il settore agricolo, prorogando in particolare la sospensione temporanea della riscossione dei carichi contributivi degli imprenditori e dei lavoratori autonomi agricoli.
L'articolo 1-ter reca un'ulteriore proroga di sei mesi del termine fissato per la gestione transitoria da parte della Banca nazionale del lavoro del nuovo fondo per il sostegno alla cinematografia.
L'articolo 1-quater reca una nuova proroga del termine di entrata in vigore della disciplina sulla sicurezza degli impianti.
L'articolo 1-quinquies proroga il termine relativo ad una serie di adempimentiPag. 38in materia di riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
L'articolo 1-sexies prevede in tema di università che rivivano disposizioni relative alle supplenze e affidamenti volti a garantire la continuità didattica.
L'articolo 1-septies proroga l'entrata in vigore della parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale.
L'articolo 1-octies reca modifiche al codice dei contratti pubblici, cosiddetto codice degli appalti, in relazione, in particolare, all'applicabilità, a talune procedure, di norme relative alla trattativa privata, alle centrali di committenza, all'avvalimento e agli accordi quadro.
Nel corso dell'esame al Senato, l'articolo unico del disegno di legge di conversione è stato integrato con nuove disposizioni, contenute nei commi da 2 a 15, recanti, a loro volta, ulteriori proroghe di termini.
Il comma 2 proroga l'efficacia delle disposizioni processuali in materia di riforma della disciplina dell'adozione. Il comma 3 affida una delega al Governo volta all'eventuale correzione ed integrazione della disciplina adottata in materia di procedure concorsuali dal decreto legislativo n. 5 del 2006.
Il comma 4 proroga il termine per l'adozione di uno o più decreti legislativi volti all'introduzione di sanzioni accessorie alle sanzioni penali e amministrative in materia di società e consorzi, bancaria e creditizia, di intermediazione finanziaria, di vigilanza sulle assicurazioni e fondi pensione.
I commi da 5 a 8 recano alcune disposizioni concernenti i decreti attuativi della legge n. 53 del 2003, recante delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.
Il comma 9 proroga il termine per l'esercizio della delega in materia di rapporto d'impiego del personale del Corpo dei vigili del fuoco, relativamente all'adozione di disposizioni correttive ed integrative.
Il comma 10 proroga il termine per l'esercizio della delega al Governo in ordine all'adozione di decreti legislativi volti alla semplificazione delle disposizioni di competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di adempimenti amministrativi delle imprese e al rafforzamento dello sportello unico delle attività produttive.
Il comma 11 proroga di un anno il termine per l'esercizio della delega in ordine al riassetto delle disposizioni in materia di prodotti alimentari.
Il comma 12 delega il Governo ad adottare disposizioni correttive od integrative dei decreti legislativi già adottati in attuazione delle deleghe per la modernizzazione nei settori dell'agricoltura, delle foreste, della pesca e dell'acquacoltura.
Il comma 13 eleva il termine per l'esercizio della delega in materia di riassetto delle disposizioni che disciplinano le provvidenze per le vittime del dovere, del servizio, del terrorismo, della criminalità organizzata e di ordigni bellici in tempo di pace.
Il comma 14 proroga il termine per l'adozione di decreti legislativi integrativi e correttivi dei provvedimenti recanti il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di assicurazioni e di tutela dei consumatori.
Il comma 15 proroga da un anno a due anni il termine entro il quale il Governo è autorizzato ad adottare disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo recante il codice della nautica da diporto.
Si tratta di un testo complesso, che contiene una serie di proroghe che, seppure eterogenee per quanto attiene al contenuto delle materie cui si riferiscono, sono però accomunate dal loro carattere di necessità ed urgenza, aspetto questo che ne ha giustificato l'inserimento all'interno del decreto-legge.
La I Commissione, in sede referente, ha deliberato parere favorevole, che pertantoPag. 39comunico all'Assemblea, avendone ricevuto il relativo mandato nella seduta odierna.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Sotto il profilo dell'organizzazione dei lavori, avverto i colleghi che vi sono 16 deputati iscritti a parlare.
È iscritto a parlare il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, il nostro giudizio su questo provvedimento è fortemente negativo, ma se il rappresentante del Governo seguisse i lavori...
PRESIDENTE. Signor rappresentante del Governo, la pregherei di prestare attenzione all'onorevole Bocchino.
ITALO BOCCHINO. Dicevo al rappresentante del Governo che questo provvedimento ci preoccupa molto perché si inizia con un metodo profondamente offensivo nei confronti del Parlamento. Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge che fu presentato dal Governo Berlusconi e che era di due righe: c'era scritto che i termini per l'emanazione di regolamenti in scadenza entro il 20 maggio 2006 erano prorogati al 31 luglio 2006.
Il Governo ha «preso» il predetto decreto-legge - di sole due righe - ed ha inserito, tanto all'interno del decreto-legge quanto all'interno del disegno di legge di conversione, un provvedimento vastissimo ed eterogeneo che interviene in maniera sostanziale sulla normativa vigente.
Comprendo che un Governo, dopo aver vinto le elezioni, appena giunto alla guida del paese, abbia il diritto di modificare la normativa che il Governo precedente aveva dettato in alcuni settori importanti. Tuttavia, il diritto in parola non può prescindere dal ruolo del Parlamento, dal ruolo delle opposizioni e delle Commissioni parlamentari. Al contrario, aggiungendo a quelle due righe numerosi articoli, voi state tentando, di fatto e con la logica della proroga, di affossare alcune nostre riforme relative a molte materie: trattamento dei dati personali; previdenza agricola; fondo per le attività cinematografiche; patrimonio abitativo; docenza universitaria. Eppure, i menzionati provvedimenti erano il frutto del lavoro non soltanto del Governo precedente, ma del dibattito svoltosi nelle Commissioni parlamentari dei due rami del Parlamento. Si era giunti, così, ad elaborare e ad approvare norme che voi, con un tratto di penna, per mezzo del meccanismo delle proroghe, cercate di affossare. Avete, sì, il diritto di cambiare le nostre leggi, ma avete il dovere di venire in Parlamento, di presentare disegni di legge, di venire nelle Commissioni ed in Assemblea per discutere!
La delega è, già di per sé, cosa molto delicata: non a caso, è oggetto di una disciplina particolare sia nella Costituzione sia nei regolamenti parlamentari. Invece, voi intervenite sulle deleghe con decreto-legge, anzi, con un maxiemendamento del Governo ad un decreto-legge, e ponete la questione di fiducia: l'avete già posta al Senato e, considerato il numero delle proposte emendative da noi presentate, sarete costretti a porla anche qui alla Camera.
Fate una violenza profonda al Parlamento attribuendovi una delega mediante un maxiemendamento: il Governo delega se stesso! Un maxiemendamento del Governo ad un decreto-legge del Governo, sul quale viene posta la questione di fiducia prima al Senato e, poi, alla Camera, per attribuirsi una delega: il Parlamento è esautorato! Tutti atti governativi: decreto-legge, maxiemendamento, questioni di fiducia che blindano la maggioranza e mortificano il Parlamento! Sapete anche voi che occorreva un disegno di legge ad hoc; anzi, considerata la natura eterogenea del provvedimento, ne occorrevano molti.
Un parere negativo è stato espresso anche dal Comitato per la legislazione, che pure è presieduto da un deputato della maggioranza. Nel parere trasmesso alla Commissione affari costituzionali è scritto,Pag. 40in maniera onesta, che le disposizioni contenute nel disegno di legge sono caratterizzate da inadeguatezza tecnico-giuridica. Il Comitato per la legislazione parla di profili di indubbia incostituzionalità: non siamo noi dell'opposizione a parlare così, ma il Comitato per la legislazione, presieduto da un esponente della maggioranza. Ci troviamo di fronte ad una forma assurda di prepotenza istituzionale che viola le norme costituzionali!
Ecco perché abbiamo presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità. In essa sottolineiamo che la proroga dei termini per l'adozione di decreti legislativi correttivi ed integrativi di atti normativi già emanati è incostituzionale ed è in aperto contrasto anche con la legge n. 400 del 1988, che vieta il conferimento di deleghe legislative mediante la suddetta procedura.
Concludendo (anche per permettere a tutti i colleghi di intervenire, considerata la particolarità della serata), noi contestiamo al Governo non tanto il merito del provvedimento, il suo contenuto, che possiamo anche discutere, sebbene siamo contrari, quanto un metodo che prefigura un pericolosissimo precedente: mi riferisco alla volontà di intervenire sulla «carovana» della problematica in questione, attaccando altri vagoni, attraverso l'inserimento di una serie di deleghe che non possiamo accettare; e ciò avviene con il solo protagonismo del Governo, senza che il Parlamento possa intervenire.
In Commissione non siamo stati in grado di esaminare il provvedimento; non abbiamo avuto il tempo nemmeno di porre in votazione le proposte emendative presentate. In aula avverrà la stessa cosa, perché voi porrete la questione di fiducia sul provvedimento (così è avvenuto al Senato).
Questo è il primo atto di un Governo che vuole prevaricare il Parlamento per la sua incapacità di utilizzare gli strumenti normali, come quello del disegno di legge, e di tenere ben salda una maggioranza eterogenea almeno quanto il provvedimento oggi all'esame del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per conto del gruppo dell'Ulivo sulla conversione in legge del decreto-legge in esame.
Nessuno di noi accoglie con entusiasmo un decreto-legge recante proroga di termini in scadenza, perché tutti preferiremmo un passaggio parlamentare che prevedesse un maggior tempo a disposizione, che coinvolgesse diverse Commissioni nel merito, che mettesse l'Assemblea nelle condizioni di esercitare fino in fondo il proprio potere.
Tuttavia, mentre ci rendiamo conto che si tratta di una strozzatura del processo legislativo, diciamo con convinzione che si tratta di un provvedimento importante, utile e necessario, che, tuttavia, non costituisce certo una novità nella storia parlamentare.
Basti pensare al quinquennio scorso, signor Presidente, al fatto che il Governo Berlusconi è ricorso venti volte ad una decretazione di questa natura. Si tratta, soprattutto, di andare a vedere, per avere un riferimento non improprio, il primo dei decreti-legge, cui è ricorso il Governo Berlusconi (mi riferisco al decreto-legge n. 411 del 2001).
Si è trattato di un provvedimento come quello in esame: in avvio di legislatura il Governo è stato costretto ad emanare un decreto-legge che, recuperando termini in scadenza, prorogandoli e intervenendo su materie su cui da settimane, mesi, non si interveniva per via legislativa, ha consentito allo stesso di avviare il proprio lavoro.
Pertanto, si tratta di un provvedimento che ha dei precedenti; è una modalità cui si ricorre, certo discutibile, ma che è assolutamente fondata dal punto di vista della legittimità e dell'importanza.
Nella passata legislatura sono stati emanati svariati provvedimenti cosiddetti «mille proroghe» su materie eterogeneePag. 41nei confronti delle quali, anche nel quinquennio scorso, il Comitato per la legislazione si era espresso criticamente. Ho dei dubbi che, allora, nella passata legislatura, con diverse responsabilità, l'onorevole Bocchino abbia citato i riferimenti, le relazioni critiche del Comitato per la legislazione.
Noi non aggiriamo tale questione e l'affronterò fra poco.
Ribadisco in ordine a tale questione, con molta fermezza, che anche nella passata legislatura, sia quando si trattava di proroghe di deleghe legislative su diverse materie sia quando si discuteva dell'acquisizione di nuove deleghe legislative da parte del Governo, la maggioranza ed il Governo sono ricorsi a molti provvedimenti cosiddetti «mille proroghe».
Il decreto-legge n. 173 del 2006 peraltro, a differenza dei casi analoghi riscontrati nel passato, non contiene nuove deleghe, bensì la proroga di termini di esercizio di deleghe aventi natura correttiva o integrativa di atti normativi già emanati.
Pur in presenza dei limiti evidenziati e delle strozzature del processo legislativo, condividiamo questo atto del Governo; preannunzio quindi il nostro voto favorevole sulla sua conversione in legge.
Si tratta di un atto, come detto, importante e necessario per l'emanazione di atti di natura regolamentare in molti settori fondamentali, come, ad esempio, scuola, agricoltura, ambiente, e in materia di appalti, di forniture e servizi. Questo provvedimento in avvio di legislatura serve però soprattutto a coprire i vuoti nella fase di transizione tra una legislatura e l'altra.
Rilevati i limiti e dichiarata la condivisione del provvedimento in esame e il voto a favore, ciò che più interessa al nostro gruppo è ribadire in Assemblea il clima di pacato confronto che abbiamo registrato nelle Commissioni. Da questo punto di vista, mi ha colpito non favorevolmente - con tutto il rispetto - quanto sostenuto dall'onorevole Bocchino, il quale in Commissione ha svolto un intervento critico sul provvedimento in esame di tutt'altro tono e in modo molto argomentato.
Noi, nel rispetto delle posizioni reciproche, vogliamo ribadire qui la convinzione che sia necessario costruire, a partire da questo provvedimento, un clima di confronto. A questo proposito, voglio citare l'intervento che ha ritenuto opportuno svolgere al Senato, in quel clima così difficile e conflittuale, il senatore Zanda. Leggo testualmente: «Credo che il Parlamento debba seriamente occuparsi del motivo per il quale viene chiamato così spesso ad approvare provvedimenti che i media chiamano «mille proroghe» e rispetto ai quali abbiamo interesse a conoscere e a correggere le cause che li determinano invece di inseguirne sempre gli effetti con modalità talvolta complicate e non sempre lineari». Noi siamo questi, ed usiamo questo linguaggio sia alla Camera sia al Senato.
Di provvedimenti come questi noi vediamo tutti i limiti, ma, per le ragioni che ho detto, sosteniamo l'importanza del provvedimento e assicuriamo sullo stesso il voto favorevole. Riteniamo, comunque, che si debba aprire fin da subito un confronto parlamentare nel Comitato per la legislazione e nella Commissione affari costituzionali sul processo legislativo. Del resto (lo dirà intervenendo tra poco, poiché credo che sia iscritto a parlare il Presidente del Comitato per la legislazione, onorevole Franco Russo), esiste già in quella sede un impegno comune (al riguardo è stato espresso un voto unanime) ad affrontare tale questione con le forme che il presidente illustrerà. Lo stesso presidente Violante in Commissione affari costituzionali, chiudendo una pacata discussione sul provvedimento in esame, ha proposto apertamente l'utilità, a partire dall'avvio di questa legislatura, di un confronto sul processo legislativo. Questo è il nostro atteggiamento. Ci rendiamo conto, come detto, dei limiti, che sono però costituzionali e, quindi, di natura non politica e che non riguardano questo Governo, che si è trovato nella condizione di dover intervenire rapidamente per colmarePag. 42un vuoto legislativo ed assicurare la proroga di termini assolutamente importanti per l'azione di Governo. Con franchezza e con lealtà verso l'opposizione riconosciamo i limiti di un ricorso sistematico a questa modalità e proponiamo, lo ripeto, l'apertura di un confronto politico nelle Commissioni sul processo legislativo, così come hanno già sostenuto - ripeto - il presidente Franco Russo in seno al Comitato per la legislazione e il presidente Violante in Commissione affari costituzionali (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, questo Governo ha dimostrato dai suoi primi atti di avere paura del Parlamento. E chi ha paura del Parlamento, ha paura della democrazia. Questa è una cosa sicuramente grave. Se il buongiorno si vede dal mattino, forse ci dovremo aspettare una lunga notte in questa legislatura. Perché? Perché sono diversi gli atti che depongono in questa direzione.
Oggi ci troviamo di fronte al decreto-legge all'ordine del giorno, che ha subito un percorso alquanto travagliato dal punto di vista sia del contenuto, sia dell'iter che il Governo ha inteso adottare presso il Senato della Repubblica. Vorrei tuttavia segnalare che già prima, sin dai primissimi giorni di attività dell'esecutivo, quando non venivamo in Parlamento, si sono avute delle gravi avvisaglie: i parlamentari, infatti, hanno sostanzialmente fatto una vacanza lunga due mesi, senza poter lavorare.
Ricordo un dettagliato resoconto dei giornali che dava conto di una riunione, convocata con i vertici di tutti gli apparati dei ministeri, nella quale veniva dato un input ben preciso: procedere ad azioni di governo per via amministrativa e non per via parlamentare. In altri termini, non bisognava assolutamente passare per le Camere perché, per l'appunto, si ha paura del Parlamento!
Il Governo non ha, ovviamente, la maggioranza al Senato, e lo abbiamo visto già sin dai primi atti. Inoltre, vi è una maggioranza estremamente eterogenea, che fa molta fatica a mettersi d'accordo su tutto: lo abbiamo visto anche nelle prime dichiarazioni dei ministri, contrastanti tra loro.
Pertanto, è stata data l'indicazione per cui, prima di tutto, non bisogna passare per il Parlamento; inoltre, qualora lo si dovesse fare, occorrerà evitare, ovviamente, che vi sia una discussione o si svolga un confronto. Ciò perché il confronto può far emergere le crepe all'interno della maggioranza e, soprattutto, può mettere a repentaglio i provvedimenti varati.
Si arriva, dunque, all'adozione del decreto-legge in esame. Si tratta decisamente di un «aborto» dal punto di vista sia giuridico, sia politico. Come ha ricordato il collega Bocchino, si trattava originariamente di un provvedimento composto da due righe, mentre oggi è un «treno» al quale sono stati attaccati i vagoni più disparati. Vorrei rilevare che, attraverso tale modalità, si è creato anche un evidente contrasto con la Costituzione; per tale motivo, abbiamo presentato alcune questioni pregiudiziali, poiché i presupposti di necessità ed urgenza vengono a cadere.
Ricordo quante volte, nella breve esperienza maturata al Governo nella scorsa legislatura, ci si è dovuti fermare evitando di inserire, all'interno dei decreti-legge, misure che pure si ritenevano urgenti e necessarie; tuttavia, in base alla valutazione espressa dal Quirinale, risultava impossibile introdurle nell'ambito di tali provvedimenti. Nel caso di specie, invece, si parte varando un decreto-legge e, successivamente, vi si attacca di tutto e di più! Ribadisco, quindi, che abbiamo presentato alcune questioni pregiudiziali, nonché una questione sospensiva, proprio al fine di mettere in luce queste gravi violazioni.
Oltre al metodo seguito, tuttavia, la nostra assoluta contrarietà si estende anche al merito del decreto-legge in esame.Pag. 43Infatti, non solo il Governo non vuole passare attraverso il Parlamento, ma vuole anche compiere, agendo in questo modo, una sistematica opera di smantellamento di alcuni importanti riforme approvate nella passata legislatura.
Non desidero compiere, in sede di discussione sulle linee generali, una disamina dettagliata dei contenuti del provvedimento, tuttavia ritengo assolutamente opportuno, signor Presidente, segnalare alcune questioni.
In primo luogo, vorrei evidenziare il differimento dell'entrata in vigore delle norme sulla sicurezza dei lavori stabilito dall'articolo 1-quater. Si tratta di norme a mio avviso importanti, che toccano gli interessi non solo degli imprenditori, ma anche di quei lavoratori che la sinistra dovrebbe avere a cuore; ma, evidentemente, più che gli interessi dei lavoratori, la sinistra sembra avere a cuore l'interesse di alcuni sindacati.
Infatti, abbiamo visto chiaramente come la concertazione si realizzi con gli amici, mentre con quelli che amici non sono, come i taxisti, si può tranquillamente usare il pugno di ferro e, di fronte ad una protesta oggettivamente legittima, minacciare di presentare denunce penali e di intervenire con la forza.
Per quanto riguarda l'articolo 1-octies, tale disposizione proroga l'entrata in vigore della normativa sugli appalti, che contiene semplificazioni molto utili per le nostre imprese. Inoltre, le aggiunte all'articolo 1 hanno l'intento specifico di smantellare la riforma Moratti, non soltanto differendone l'entrata in vigore, ma facendo rivivere surrettiziamente una normativa che, nella passata legislatura, era stata cancellata.
Questa riforma, a mio avviso e ad avviso del gruppo che rappresento, è molto importante, non fosse altro perché ha anticipato, sotto alcuni aspetti, la devoluzione, introducendo la competenza regionale per l'individuazione di una quota di programmi di interesse regionale. Inoltre, ha avvicinato la scuola al mondo del lavoro; uno dei grandi problemi legati alla nostra scuola era quello di non offrire gli strumenti per poter nuotare nel mare aperto del mondo reale, nel mondo lavorativo. Si è cercato di colmare questa distanza, e oggi si sentono riecheggiare espressioni del passato un po' anacronistiche in un mondo che vuole andare avanti. Si vuole tornare indietro allo statalismo, alla scuola di Stato; insomma, si vuole andare contro la storia e contro il tempo che sta cambiando e che deve cambiare.
Mi avvio alla conclusione, annunciando che il nostro gruppo farà su questo provvedimento un'opposizione dura, non preconcetta, per mettere in luce le storture in esso contenute e il metodo assolutamente inaccettabile cui si è fatto ricorso, che non vogliamo venga utilizzato anche negli altri provvedimenti, e per mettere in discussione il merito, che è sbagliato. Quindi, ne discuteremo con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, anche se immaginiamo che anche qui ci verrà messo il bavaglio!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi discutiamo il disegno di legge di conversione di un decreto-legge contenente la proroga dei termini utili all'emanazione di atti di natura regolamentare.
Ritengo siano necessarie alcune premesse a questo mio breve intervento. In primo luogo, non possiamo non riconoscere che siamo chiamati ad esprimerci su un provvedimento che interviene su testi normativi di svariata natura, dalla riforma dei cicli scolastici, alla privacy, dal codice degli appalti, alla previdenza agricola, al rinvio dei procedimenti di valutazione dell'impatto ambientale. Ma, allo stesso tempo, non possiamo non sottolineare anche che tale discussione indubbiamente si colloca in una particolare situazione d'urgenza, vista la scadenza della ravvicinata data del prossimo 12 luglio, essendo direttamente collegata all'esigenza dell'attuale esecutivo di disporre dei tempi tecnici e politici necessari ad intervenire suPag. 44un importante questione di interesse collettivo, tanto che questa legge di conversione non interviene nel merito della svariata normativa che interessa, bensì si limita a proporre una proroga per l'emanazione di decreti attuativi nei diversi settori interessati.
Con queste premesse, dunque, ritengo che possa essere più chiaramente espressa la posizione del gruppo dei Popolari-Udeur sul decreto che ci accingiamo a convertire. Rispetto al merito dei singoli testi normativi inclusi nel decreto, riteniamo, infatti, che sia senza dubbio auspicio comune che si torni presto a discuterne, nella convinzione che l'esecutivo abbia questa intenzione. Ci troviamo di fronte a proroghe necessarie al fine di garantire al nuovo Governo i tempi necessari per valutare l'opportunità di intervenire su importanti questioni che riguardano materie di interesse per tutto il paese, come quelle relative ai temi dell'istruzione, dell'università, della tutela del risparmio e dei consumatori.
Ci troviamo però, allo stesso tempo, di fronte a provvedimenti che pongono dubbi sulla compatibilità comunitaria; è il caso delle proroghe relative ad una serie di adempimenti previsti dall'articolo 20, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2005, attuativo di diverse direttive comunitarie in materia di riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (per quanto riguarda i termini di recepimento, risulta tuttavia già scaduto), e dell'entrata in vigore della parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2005, ove sono raccolte le disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica e integrata. Mi riferisco, inoltre, al caso del decreto legislativo n. 196 del 2003, importantissimo codice in materia di protezione dei dati personali. Bene, colleghi, la mancata adozione dei regolamenti entro il termine stabilito, come nel caso testè citato, ovvero in materia di garanzie e protezione dei dati personali, comporterebbe l'interruzione del trattamento dei dati sensibili o giudiziari, tanto da potere addirittura prefigurare un illecito a carico di chi prosegue, come le pubbliche amministrazioni, a quel punto indebitamente nel trattamento dei dati stessi, con conseguente responsabilità contabili, erariali e perfino penali.
Allo stesso modo, i Popolari-Udeur non possono che vedere con favore la proroga sino al 15 ottobre 2006 della sospensione della riscossione dei carichi contributivi degli imprenditori e dei lavoratori agricoli e che a questi ultimi sia concesso di presentare il cosiddetto documento unico di regolarità contributiva solo relativamente ai contributi dovuti per le prestazioni effettuate dal 2006 in poi. Lo stesso dicasi anche per altre materie.
Un tema importante toccato dal decreto-legge riguarda sicuramente la proroga di alcuni termini dei decreti attuativi della legge n. 53 del 2003, la cosiddetta riforma Moratti, sulla quale il nostro gruppo intende anche in futuro offrire il proprio contributo, al fine di rivisitare e migliorare questa riforma della scuola. Ebbene, questo provvedimento impedisce nel breve termine alcune conseguenze negative che sarebbero derivate dall'applicazione della norma, proroga il regime transitorio per l'accesso anticipato alla scuola di infanzia e il termine per la revisione dell'assetto organico delle scuole secondarie di primo grado, nonché - questa è una cosa importante - rinvia di un anno l'attuazione della riforma del secondo ciclo, allo scopo di dare all'esecutivo il tempo necessario per l'attuazione del programma di governo su tali temi. Esso poi rimanda all'apertura di un ampio confronto che coinvolga anche il mondo della scuola - che rivendica come discontinuità di metodo con il passato - , per la rimodulazione dei decreti prorogati.
Stiamo quindi valutando dei provvedimenti di proroga che, oggettivamente, si connotano come urgenti e necessari affinché il nuovo esecutivo possa operare nella direzione programmatica che ha posto a fondamento della propria azione, ma, allo stesso tempo, riguardano un'ampia ed eterogenea normativa che meriterebbePag. 45altresì una rivisitazione, non prescindendo dal ruolo che in tal senso deve svolgere la nostra Assemblea.
In tale quadro, una riflessione merita la tecnica legislativa utilizzata, che è stata affrontata dal Comitato per la legislazione, che ha sottolineato che questo modo di procedere comporta delle criticità molto importanti. Infatti, se è vero che in sede di istruttoria legislativa svolta dagli uffici è stata rinvenuta l'omogeneità delle finalità disposte, ovvero delle proroghe di termini stabiliti con legge, delle proroghe dell'applicazione di discipline transitorie, ovvero del differimento dell'efficacia di specifiche disposizioni legislative, è altrettanto vero che nella stessa istruttoria legislativa è stata rimarcata la grande eterogeneità di ambito materiale, anche e soprattutto dopo le modifiche introdotte al Senato.
Inoltre, desta molte perplessità il fatto che all'interno del decreto-legge in questione sono contenute proroghe di termini di esercizio di deleghe per l'adozione di decreti legislativi aventi natura correttiva o integrativa di atti normativi già emanati. Tale circostanza potrebbe considerarsi in contrasto con il disposto dell'articolo 15 della legge n. 400 del 1988. Fatte queste doverose premesse, noi riteniamo che sia utile, opportuno e non più rinviabile riflettere sulla necessità di definire linee guida per il Governo in ordine al corretto utilizzo della decretazione d'urgenza, di cui anche in passato il Governo Berlusconi ha fatto un uso improprio.
Per quanto riguarda questi provvedimenti, in conclusione, i Popolari-Udeur ritengono che il dibattito parlamentare non possa essere omesso, in quanto il dibattito consente un confronto democratico, in grado di portare all'assunzione di scelte che possono meglio realizzare quel bene comune che questa Assemblea, nello svolgimento delle proprie funzioni, ricerca. Il dibattito parlamentare su questi temi garantirebbe altresì contro l'insorgere di qualsiasi dubbio circa il fatto che la maggioranza parlamentare possa essere considerata come mera ratificatrice di decisioni prese dal Governo.
Vista la particolare situazione di urgenza di un così importante decreto-legge, varato proprio a cavallo del passaggio di consegne tra il precedente Governo e quello in carica e considerata la conseguente finalità di garantire un migliore svolgimento delle attività proprie dell'esecutivo, i Popolari-Udeur preannunziano fin da ora il loro voto favorevole sul disegno di legge di conversione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. È iscitto a parlare l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, credo che in una discussione così importante, relativa alla conversione in legge del decreto-legge n. 173 del 2006, occorra non usare gli argomenti come delle clave fra le varie componenti di questo Parlamento, Parlamento di cui nessuno ha paura: se avessimo paura del Parlamento, non solo non saremmo qui, ma faremmo una politica demagogica, plebiscitaria - parlo a nome di Rifondazione Comunista - e saremmo favorevoli a forme elettorali che assegnano la funzione decisionale ad un grande capo.
Non abbiamo paura del Parlamento; anzi, se questa Camera vuole continuare una discussione proficua sul decreto-legge n. 173, questa discussione sarà benvenuta perché potremo mettere su binari corretti le forme della legislazione.
Vede, signor, Presidente, mi rivolgo a lei perché credo che la Presidenza della Camera abbia una ruolo e una funzione molto importanti nelle decisioni successive a questa discussione. Presidente, onorevoli colleghi presenti, se noi ci rimproverassimo reciprocamente su ciò che ha fatto il Governo di centrodestra, guidato da Berlusconi, o su ciò che sta facendo ora il Governo di centrosinistra, guidato da Prodi, non andremmo molto lontani. Vorrei ripetere le parole dell'onorevole Ferrari, ma in numerosi casi - è quanto risulta dalla documentazione chiesta agli uffici - in sette disegni di legge di conversione, negli ultimi diciotto mesi dellaPag. 46XIV legislatura, sono stati introdotti disposizioni riguardanti deleghe legislative; è questo il punto fondamentale su cui dobbiamo discutere.
Potremmo non essere d'accordo sul fatto che il disegno di legge di conversione dei decreti-legge e il relativo articolo unico abbiano una funzione unica o plurima. Lascio queste disquisizioni alla dottrina; io propendo ovviamente per una restrizione nella stesura dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione dei decreti-legge, ma questo non è l'oggetto della discussione tra di noi stasera. L'oggetto della discussione è se noi, attraverso disegni di legge di conversione di decreti-legge, possiamo addirittura introdurre delle deleghe e ciò contraddice palesemente l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che regolamenta l'attività della Presidenza del Consiglio.
Su questo - e qui il riferimento è alla presidenza della Camera - la prassi della Camera vuole che vi sia un atteggiamento assolutamente restrittivo nei confronti dell'introduzione di deleghe legislative utilizzando i disegni di legge in questione. In questo modo teniamo fermo l'articolo 76 della nostra Carta costituzionale, che stabilisce che la funzione legislativa del Parlamento non può essere delegata al Governo se non con determinazione di principi, criteri e direttive e soltanto per un tempo limitato e per progetti definiti, mentre l'articolo 77, al primo comma, stabilisce che il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. La prassi della Camera restringe l'utilizzazione dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, e qui entriamo in un campo delicato. Infatti, sappiamo che per prassi e regolamento l'altro ramo del Parlamento, cioè il Senato, non ha una restrizione di questo tipo; quindi, ci troviamo di fronte a una disomogeneità nell'azione legislativa.
Non so cosa farà la Presidenza della Camera rispetto al problema: non faccio parte della Presidenza e non sono il Presidente, ma so che l'onorevole Violante, presidente della I Commissione affari costituzionali intende avviare un confronto con la I Commissione del Senato per cercare di risolvere la difformità della prassi delle due Camere.
All'onorevole Bocchino, che ora non è presente ma che spero leggerà il resoconto, vorrei dire che se ci muoviamo con questo spirito, cioè evitare l'attribuzione di deleghe attraverso il disegno di legge di conversione, siamo pronti a discutere e lo dico io che, in quanto presidente pro tempore del Comitato per la legislazione, ho firmato un parere fortemente negativo sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, proprio perché non solo si prorogano i termini delle deleghe, ma addirittura si attribuisce una nuova deroga come quella nel campo dell'agricoltura. Non mi nascondo dietro un dito, nel senso di non vedere i problemi che abbiamo dinanzi e non dico che la prassi sbagliata del Governo Berlusconi legittimi una prassi sbagliata attuale. Voglio andare avanti. Consentitemi il verbo usato in prima persona; non intendo essere arrogante ma sono disposto ad impegnarmi, per quanto posso, ad invitare il Governo, la Camera, la Presidenza della Camera, a discutere approfonditamente della questione.
Dobbiamo, però, capirci con riferimento a quale direzione debba essere presa, perché non possiamo contestare all'attuale maggioranza ed al Governo la legittimità politica di voler immettere strumenti di discontinuità rispetto alla passata legislatura. Ovviamente ciò è oggetto di dibattito, di discussione ed anche di contrapposizione. Certo, non possiamo togliere alla maggioranza, ed al Governo di cui è espressione, l'opportunità, anzi la necessità, di intervenire a modificare alcune direzioni e decisioni legislative particolarmente importanti, che fanno parte del programma dell'Unione.
Non dico che avendo vinto, sia pur di poco, le elezioni siamo stati legittimati dall'elettorato ad intraprendere innovazioni radicali rispetto alla precedente legislazione: dobbiamo farlo nel rispetto delle regole. Le regole sono un bene comune del Parlamento e, quindi, vanno rispettate, soprattutto laddove mostranoPag. 47debolezze e crepe. In questo momento la crepa esiste. Questo è ciò che voglio dire all'onorevole Bocchino. Non intendo compiere un atto sgradevole verso il Senato, come se volessi sindacare sulla loro prassi; non lo faccio, ma prendo atto che al Senato il Governo ha introdotto proroghe di termini relativi a deleghe.
Non posso fare assolutamente nulla nei confronti delle decisioni adottate dalla Presidenza del Senato e dal Senato stesso. È un disegno di legge di conversione che proviene dal Senato e la Camera ne prende atto. Se lo rimandassimo al Senato, esso lo approverebbe ancora una volta in quanto il suo regolamento e la sua prassi vanno in questa direzione. Dobbiamo quindi fare un passo in avanti. La proposta che ho presentato in sede di Comitato per la legislazione è di formulare un ordine del giorno che valuti questi punti così controversi per la legislazione, soprattutto relativamente ai decreti-legge, e sono pronto, come deputato e non come presidente del Comitato per la legislazione, a mantenere aperta la via dell'ordine del giorno con cui affrontare collettivamente il problema di come correggere queste procedure legislative.
Quindi, invito anche il Governo a svolgere una riflessione ragionevole e attenta. Anzi, colgo l'occasione per spronare l'Esecutivo a svolgere una riflessione non solo sul problema delle deleghe inserite nei disegni di legge di conversione, ma anche sull'utilizzo del decreto-legge. Infatti, così facendo, essendo il decreto-legge tra i pochi strumenti legislativi con tempi non contingentati, non è vero che si potrà legiferare presto, ma ritarderemo la nostra azione legislativa, oltre ad espropriare il Parlamento del suo ruolo e della sua facoltà di decisione.
Vorrei porre un'ulteriore questione al Governo. Sono per la discontinuità, ma - mi chiedo -, prorogando i termini delle deleghe, dove sono i nuovi principi che guideranno il Governo nel predisporre i decreti legislativi?
In questo caso, si pone un problema non solo procedurale, ma anche politico. Infatti - essendo contrario alla riforma costituzionale proposta dal centrodestra - non accetto che il programma politico della maggioranza diventi immediatamente indirizzo politico del Parlamento. Dunque, nel momento in cui il Governo - anche di centrosinistra - chiede una delega legislativa, chiedo che la discussione dei principi e dei criteri direttivi avvenga in questo Parlamento.
Se il Governo si arroga il diritto di prorogare i termini, utilizzando le deleghe attribuite dal Parlamento al precedente Governo, si entra anche in un conflitto politico. Su ciò vogliamo una discontinuità!
Ovviamente, sono convinto che il ministro Fioroni e gli altri ministri vogliano utilizzare le deleghe per apportare correzioni, ma la discussione deve essere assolutamente trasparente e svolta all'interno di questo Parlamento.
Il relatore ha già dettagliatamente spiegato quali sono i termini richiesti dal Governo per esercitare le deleghe; quindi, non devo soffermarmi su questo profilo di natura sostanziale. Ho voluto semplicemente informare l'Assemblea e la Presidenza della Camera dell'atteggiamento che ho tenuto all'interno del Comitato per la legislazione.
Spero di aver chiarito che una prassi sbagliata sostenuta dal Governo di centrodestra resta una prassi sbagliata anche se seguita dal Governo di centrosinistra; quindi, invito l'Esecutivo ad assumere un atteggiamento riflessivo e spero anche correttivo delle proprie prassi, impegnandosi - anche attraverso l'accettazione dell'ordine del giorno - ad abbandonare questo sentiero, che in verità è un vicolo cieco, per introdurre nuove modalità di rapporto con il Parlamento.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intendo precisare al Governo che, con riferimento alla riforma della scuola, eravamo anche pronti ad una revisione del decreto sul secondo ciclo, ma evidentemente - poiché al peggio non vi è mai finePag. 48- abbiamo dovuto prendere atto con preoccupazione e sconcerto non solo che si blocca tutto il processo riformatore fino all'anno scolastico 2008-2009, ma che dentro questo blocco finiscono istituti innovativi come l'alternanza scuola-lavoro, il diritto-dovere e persino il primo ciclo, che era ormai prossimo alla messa a regime.
In questo dibattito mi preme lanciare l'allarme su due aspetti che ritengo particolarmente gravi: uno di metodo e uno di merito.
Il primo riguarda lo slittamento temporale previsto dai decreti, che inficia ed annulla gli sforzi compiuti dal nostro Governo per rincorrere e raggiungere allo stesso tempo gli obiettivi di Lisbona, insieme ai benchmark internazionali dell'istruzione. Infatti, tanto l'Europa che i contesti internazionali hanno previsto per il 2010-2013 il tempo nel quale tutta una serie di obiettivi dovranno essere raggiunti attraverso indicatori comuni.
Ma se il sistema educativo nazionale non riconosce questi indicatori, nel senso che non crea le premesse per misurarne gli effetti, non solo non ci sarà la possibilità per la scuola italiana di affermarsi come scuola europea, ma - cosa più grave - i nostri studenti non saranno messi nelle condizioni di competere con i coetanei europei e faranno fatica ad utilizzare strumenti come «Europass» o ad accedere alla mobilità europea come cittadini e come lavoratori.
Per essere più concreta, si parla del debutto dei nuovi licei dal 2008. Ammesso e non concesso che il Governo riesca per l'anno scolastico 2008-2009 a far partire nuovi percorsi (sul fatto che questi licei siano nuovi lasciatemi dubitare!), si arriverebbe comunque all'anno scolastico 2012-2013 con le prime classi quinte riformate. Ma ci rendiamo conto del danno che il Governo sta arrecando alle giovani generazioni? Possiamo pensare di bruciare i primi 15 anni di questo secolo ancora con discussioni sulla scuola superiore, mentre la casa brucia e 670 indirizzi sperimentali gridano vendetta? Ci ripensi, il Governo! Accorci quel tempo maledettamente lungo che si è dato per apportare modifiche e correttivi (come ipocritamente viene detto), per decidere presto sul da farsi rispetto al processo riformatore.
L'unica cosa che non potete fare - perché non ve lo permetteremo noi, ma soprattutto il paese - è stare fermi ed agire come se ci trovassimo in una palude. Se il Governo, con il ministro Fioroni, vuole cambiare la riforma Moratti, lo faccia assumendosene ogni responsabilità, ma non in 36 mesi! Si ricordi, il Governo, che ogni giorno rubato alla riforma della scuola è un giorno perso per il futuro dei giovani. In Parlamento ne risponderà a noi, ma soprattutto a loro, ai giovani.
Vengo al secondo punto, ossia al merito: la finalità del blocco. Se l'obiettivo è quello di attuare il programma dell'Unione, che in materia scolastica è opposto al programma del Governo precedente (in modo particolare, mette in discussione i principi che hanno ispirato la legge delega n. 53 del 2003, la cosiddetta riforma Moratti), allora avete sbagliato lo strumento. Con le proroghe si possono apportare dispositivi correttivi e integrativi, ma non stravolgere quei principi: sarebbe incostituzionale.
Ecco dunque, questa politica così odiosa, che ho ribattezzato come «modello Penelope», altro che la cosiddetta politica del cacciavite, richiamata dal Presidente del Consiglio Prodi! Siamo di fronte ad una politica dei primi cento giorni del Governo che, anziché essere una politica del fare, è una politica del disfare. Allora, questo «modello Penelope» non vi aiuterà a stravolgere la riforma Moratti: è sicuramente uno strumento sbagliato.
Finora, abbiamo compreso soltanto che volete bloccare un processo che era andato già molto avanti, e ciò è sbagliato. Per di più, volete attuare un programma che non è assolutamente in sintonia con la modernizzazione della scuola, con una scuola che possa diventare europea: avete in mente la scuola degli anni Settanta. Volete fare questo? Auguri! Però, ricordatevi che lo strumento che oggi avete individuato sul piano legislativo è sbagliato.
Pertanto, quello che state adottando è un provvedimento negativo, perché bloccaPag. 49un processo già molto avanzato e, soprattutto, mette in discussione principi che non volete sostenere. Non sarà con nuovi decreti legislativi di cui alla legge delega che riuscirete a cambiare la scuola. State compiendo un passo falso; è un passo falso che fate, soprattutto, senza rispettare un processo avanzato. Di questo vi accusiamo, e per tale motivo la nostra opposizione sarà molto dura. Non vi è alcun elemento che possa attenuare questa nostra posizione: siamo contrari e ci opporremo a questo e ad altri provvedimenti che metteranno in discussione un lavoro ed un processo durati anni ed una visione - quella della scuola europea e moderna - che pensiamo di portare avanti.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, credo sia opportuno, innanzitutto, partire dalla descrizione di come nasce questo decreto. Esso nasce a seguito di un atteggiamento di fair play nel passaggio delle consegne da un Governo all'altro, per consentire al nuovo Governo che si insediava di esercitare i propri poteri.
Appare, quindi, abbastanza anomalo che, proprio su un gesto di fair play e di correttezza istituzionale, si inserisca una vicenda che finisce per condizionare fortemente, all'inizio della legislatura, i rapporti tra Governo e Parlamento.
Nella scorsa legislatura, l'attuale maggioranza ha spesso urlato allo scandalo, sostanzialmente, per due tipi di normativa, considerandoli violazioni del principio democratico e della rappresentanza parlamentare: mi riferisco all'utilizzo da parte del Governo Berlusconi dei cosiddetti decreti onnicomprensivi e, in molti casi, dei cosiddetti maxiemendamenti, che rivisitavano la materia.
L'anomalia della situazione di cui stiamo parlando e del disegno di legge in esame è che quest'ultimo racchiude in sé entrambe le anomalie prima fortemente contestate, oltre, ovviamente, a quella già ricordata con estrema franchezza dall'onorevole Russo, al quale dovremmo essere grati, ossia la violazione del regolamento parlamentare.
Al contenuto tecnico delle norme, di cui parlerò, si unisce una strana utilizzazione - mai vista, non so se ci siano dei precedenti -, una sorta di metempsicosi, per cui si riporta in vita qualcosa che il Parlamento aveva dichiarato morto, resuscita miracolosamente una legge che ormai non esiste più. Questo è uno dei miracoli del nuovo Governo!
Al di là dell'aspetto tecnico, forse il dato più rilevante - lo ribadisco: credo siano state importanti le parole pronunciate in quest'aula dall'onorevole Russo - è il parere del Comitato per la legislazione e ciò che è avvenuto nella Commissione affari costituzionali. Il presidente di tale Commissione, l'onorevole Violante, si è assunto l'onere di contattare la Commissione affari costituzionali del Senato e di dare, insieme alle Presidenze della Camera e del Senato, un'indicazione sui corretti rapporti tra Governo e Parlamento.
Il dato politico è quello di un Governo estremamente debole, numericamente e politicamente, che fa di questa debolezza un atto di forza e di prepotenza nei confronti del Parlamento. La stranezza è ancora quella di una maggioranza che, appena pochi giorni fa, ha finito di contestare una riforma costituzionale ritenuta eccessiva per quanto riguardava i poteri del Governo del premier. Ma, se chiunque di noi prevedesse in un disegno di legge costituzionale dei poteri come quelli che si è accreditato oggi il Governo Prodi, sarebbe sicuramente tacciato di antidemocrazia. Questo è ciò a cui stiamo assistendo.
Parlavo di debolezza politica perché, alla fine, in un ramo del Parlamento il dibattito finisce per essere completamente soffocato per problemi numerici, mentre in questo ramo del Parlamento finisce per subire la medesima sorte per necessità quasi speculare rispetto all'altro.
Di fatto, nessuno può contestare alla maggioranza - sarebbe stupido e politicamente ridicolo -, che, come diceva l'onorevole Bruno, seppure di pochi voti, ha vinto queste elezioni, la possibilità e laPag. 50volontà di cambiare alcune normative rispetto alle quali, nella scorsa legislatura, ha fatto opposizione.
Nessuno lo contesta, ma poiché nella scorsa legislatura quelle normative sono state in questa sede discusse e si è dato loro uno spazio ed un ruolo degni di temi che interessano l'intero paese, oggi queste normative non possono essere cancellate in maniera capziosa utilizzando, addirittura, lo strumento della decretazione d'urgenza, che dovrebbe essere quello più delicato da utilizzare in questo Parlamento.
Stiamo parlando in questa sede ed è importante farlo, perché diventa un precedente. Abbiamo appreso da notizie giornalistiche - ancora non abbiamo notizie ufficiali, non essendo i testi pubblicati da alcuna parte - di un decreto-legge sullo sviluppo economico che andrebbe a modificare più di 40 norme riguardanti tutte le cosiddette liberalizzazioni del paese. Ci parlano di un decreto-legge che va a modificare l'intera legge sugli appalti. Allora, cosa facciamo? Poiché il Parlamento è debole, il Governo non viene in questa sede a misurarsi sui numeri e costringe voi e noi a prendere per date le sue decisioni. Credo che questo sia un problema che oggi riguarda noi, che dobbiamo soccombere alla legge dei numeri, ma riguarderà molto presto voi per un'implosione politica (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, siamo rimasti in pochi in quest'aula, quasi esclusivamente il gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista con il collega Del Bue, ed il relatore Piazza, quindi il vero centrosinistra, perché non c'è più né destra né sinistra in quest'aula del Parlamento.
Non possiamo assolutamente tacere ciò che è avvenuto nell'aula del Senato in merito alla discussione per la conversione in legge del decreto-legge n. 173. È ormai palese che la Camera dei deputati - e lo dimostra il fatto che siamo rimasti in quattro -, con una maggioranza forte del premio elettorale, ha perso, in realtà, il suo peso specifico tradizionale e che tutta la partita su come il nuovo Governo riesca a tenere in pugno la XV legislatura si sia trasferita al Senato, dove la maggioranza gioca, invece, la sua esistenza su delicati equilibri, su minacce e ricatti di singoli e di gruppi, su speranze certe ed incerte di effettuare nuovi acquisti, sui vezzeggiamenti ai senatori a vita; c'è sicuramente qualcuno che si arricchisce anche politicamente.
Il Senato è diventato l'ombelico della politica italiana, e di fatto sta condizionando i lavori di tutti noi, costretti ad assistere - ma non possiamo essere indifferenti - a metodi che fanno presagire un continuo ricorso al voto di fiducia, ulteriormente caricato di posizioni restrittive, tese ad impedire un sereno dibattito parlamentare. Credo che questo meriti una concreta attenzione, che va oltre la questione specifica di cui tratta quest'ultimo punto all'ordine del giorno.
Prima di tutto il paradosso: quello in esame è, in realtà, l'unico decreto-legge del Governo Berlusconi-III che riceve un'approvazione da parte dell'Ulivo. È singolare che, al contrario, la Casa delle libertà non voterà la fiducia ad un provvedimento firmato da Silvio Berlusconi. Politicamente è così, anche se tecnicamente vi sono argomentazioni da parte dell'uno per votarlo e da parte dell'altro per non votarlo; ma di fatto si tratta di un decreto-legge Berlusconi. Quindi, se questa anomalia sta accadendo, probabilmente il paese ha perso una reale opportunità di confronto e di dialogo fra i due schieramenti, pur tanto desiderata e sbandierata nelle intenzioni di Romano Prodi.
Necessità e buon senso volevano che si arrivasse alla discussione in aula con il sereno e costruttivo consenso di tutti, perché nessuno può chiamarsi fuori dalla responsabilità del fatto che queste continue proroghe creano nei cittadini diffidenza verso il modello di Stato di diritto che proponiamo nelle nostre discussioni. IlPag. 51comportamento tenuto fino ad ora dalle parti politiche su questo argomento, tra le prepotenze attuate dalla maggioranza e le parole grosse volate dalla minoranza, ma pure il concetto stesso di sfida e di proroga, alimenta l'incertezza del diritto. Infatti, la stessa proroga di termini legislativi comunica una mancata organizzazione del sistema legislativo, ritardi attuativi, pressappochismo, aleatorietà del diritto.
Cittadini, famiglie, imprese, operatori economici che attendono date e scadenze per iniziare all'interno di nuove regole possono toccare con mano che questo non è poi così vero, che può essere differito, può essere mutato dall'umore o, peggio, dalla vendetta di parte. Quindi, siamo all'incertezza, quando non alla sfiducia di un sistema di diritto.
È notorio come nei paesi a tradizione liberaldemocratica l'eccesso di produzione legislativa, accompagnato da un overland di regolamentazione amministrativa e da un'iperattività di ricorso alla giustizia, siano fenomeni, seppur contenuti, osservabili in tutti i paesi dell'Europa continentale. Tuttavia, tali paesi, pur all'interno delle singole culture giuridiche, hanno già avviato da tempo modalità di coordinamento legislativo per rendere la legislazione in genere, e quella di programma, più mirata, meno imprecisa e meno numerosa di quella prodotta in Italia. Nel nostro paese, infatti, la tendenza legislativa ha avuto uno sviluppo abnorme, farcita da disfunzioni e, quindi, dalla necessità di migliaia di proroghe che hanno creato incertezza sia in fase di interpretazione sia in fase di applicazione. Incertezza causata dal rilevantissimo numero di leggi o atti aventi forza di legge prodotti dal Parlamento o dal Governo: sembra proprio che lo si stia facendo apposta per permettere a qualcuno, i «furbetti di quartiere», di approfittarsene.
Ciò, infine, crea l'impossibilità della tutela dei propri diritti. È un'iperattività normativa che si trasforma in sostanza nell'incertezza del diritto, intesa in senso lato. Il problema, quindi, è quello non solo dei condizionamenti politici e, spesso, della difficoltà del nostro Parlamento di prendere decisioni univoche per la collettività, ma, soprattutto, di mettere in evidenza che sono del tutto mancanti nel nostro paese sia un supporto di monitoraggio dei fenomeni che si vogliano regolamentare e, una volta presa la decisione politica, sia adeguati mezzi di controllo per valutare gli effetti che la nuova legislazione produce sui fenomeni che si volevano regolamentare.
Inoltre, l'aspetto della formulazione letterale della legislazione è divenuto nel tempo più sciatto, spesso incoerente e talvolta contraddittorio, anche a causa delle miriadi di leggi di riferimento storico e del fatto che non sia ancora stata approntata in Italia una modalità univoca di forma letterale chiara e semplice come, viceversa, è avvenuto, pur in condizioni differenti, in Francia, Spagna, Inghilterra e Germania, guarda caso le quattro nazioni che dal punto di vista della competitività stanno sopraffacendo il nostro paese, a causa del nostro Parlamento.
Nella culla del diritto, il sovraccarico della legislazione, e della normazione ad essa collegata ha reso impossibile non solo al cittadino, ma allo stesso interprete, sia esso amministratore o giudice, di realizzare un'effettiva parità dei cittadini di fronte alla legge, proprio a causa dell'interpretazione evolutiva dell'enorme quantità di normazione da applicare ai casi concreti. Intendo evidenziare come la necessità di una razionalizzazione attraverso testi unici della produzione legislativa esistente sia divenuta un'esigenza improcrastinabile; il quadro che emerge oggi dal nostro Parlamento è quello di un legislatore che procede con grande lentezza nel processo decisionale, salvo poi accelerarlo in maniera alquanto inspiegata, perché si era creata un'opportunità politica per la realizzazione di quel prodotto legislativo.
Poco fa, il collega di Rifondazione comunista - mi rivolgo al rappresentante del Governo - ha parlato di discontinuità, ma egli non sa che nello Zanichelli il termine «discontinuità» significa non rottura come la intende lui, ma un po' continuo e un po' diverso; è un po' come un bambino al quale, quando lo si vuol far mangiare,Pag. 52si promettono tante cose. Voi fate bene - lo dica al Presidente del Consiglio Prodi - a continuare a trattarli come bambini, tanto poi votano. Gli dite: e va bene, poi modificheremmo la legge Biagi, la Tremonti, la Moratti, usciremo dall'Afghanistan, non rifinanzieremo... Tutti questi «e va bene», e così loro pensano alla rottura e continuano a votarvi: continueranno così per altri cinque anni!
Ha fatto molto bene il Presidente Prodi - e sicuramente lo avrà fatto con la consapevolezza di chi ha attorno - a raggirarli in tal modo. Ma credo che il paese non si possa raggirare, per via del confronto con gli altri Stati e con i problemi reali; ritengo quindi che non si possa continuare a sentire parlare di discontinuità nel senso di rottura dai banchi di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani.
Emerge che non vi è stato alcun coordinamento, a livello del Governo o del Parlamento, circa le modalità di redazione dei testi legislativi; neppure si è compiuto alcuno sforzo da parte dei proponenti, sia a livello di Governo sia a livello di singoli parlamentari, nel momento in cui veniva redatto il testo, per verificare le effettive possibilità di realizzazione degli obiettivi da raggiungere con quella determinata prescrizione legislativa.
Inoltre, la domanda politica è stata spesso veicolata da gruppi di pressione, sindacati e associazioni di categoria, che hanno sollecitato provvedimenti ad elevato tecnicismo di cui i parlamentari proponenti, e spesso lo stesso Governo, quando l'iniziativa era ministeriale, erano in grado di valutare solo una parte delle conseguenze negative.
Se questa è l'analisi - e in parte la spiegazione del caos nella iper-produttività legislativa, spesso contraddittoria e poco chiara, della cosiddetta prima Repubblica -, ancor più grave diviene il quadro di riferimento, se si pensa che l'intero sistema politico pregresso non esiste più e che nuovi equilibri politici stentano a venire alla luce nella massima confusione e aggressività. I problemi nazionali nella produzione delle leggi sono aggravati ulteriormente dall'emissione di standard europei cui la legislazione italiana deve adeguarsi in molti settori, quali l'ambiente, la sicurezza del lavoro, l'IRAP, la concorrenza, che impongono una legislazione di programma molto dettagliata e consapevole, al fine di garantire, nel contempo, sia la certezza della nostra politica economica sia il rispetto dei vincoli imposti dalla Comunità.
Infine, l'insieme di queste disfunzioni a livello nazionale ci obbliga ormai ad avviare, anche attraverso la prospettiva comparata delle esperienze di altri paesi europei, una riflessione sulla pressante necessità di razionalizzare la legislazione esistente riducendo il numero delle fonti di diritto da applicare.
Per il resto, abbiamo dato e stiamo dando una triste immagine; anche la presenza di questi pochi deputati ne è la conferma (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. L'ultimo iscritto a parlare è l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Onorevole Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevole relatore, onorevoli colleghi, poche parole per integrare gli argomenti che i deputati della mia parte politica hanno già evidenziato.
Non vi sarebbe, forse, neppure bisogno che rispettassi l'impegno a concludere questa giornata, molto particolare anche per quanto sta per accadere tra pochi minuti.
Purtuttavia, il mio intervento, quale capogruppo di Forza Italia in Commissione affari costituzionali, vuole assumere una posizione emblematica, esprimendo quanto noi siamo convinti che questo provvedimento sia radicalmente sbagliato, costituzionalmente incompatibile e sia già stato oggetto di nostre rimostranze nelle opportune sedi. Ma, oltre alle questioni pregiudiziali che esporremo dopo averene depositato il testo, chiederemo al Presidente della Repubblica di non firmare la legge di conversione e di rinviarla alPag. 53Parlamento. Infatti, in questo caso è accaduto qualcosa di estremamente diverso da quanto è accaduto in passato e anche alcuni provvedimenti adottati dal precedente Governo nella XIV legislatura, che sono stati citati, mai raggiungono i vertici negativi o, se vogliamo, abissali - se si può, con un gioco di parole, parlare di vertici e di abissi - di questo provvedimento.
Cercherò di essere rapidissimo, ma vorrei che non si fraintendessero gli argomenti. C'è già stato qualche accenno a questi passaggi, ma è bene ricordarli facendo una sintesi finale.
Il decreto-legge al nostro esame è un provvedimento del Governo Berlusconi che era composto da un solo articolo di due righe: l'articolo 1 stabiliva che i termini per l'emanazione di regolamenti in scadenza entro il 20 maggio 2006 erano prorogati al 31 luglio 2006. È evidente il perché di questa norma e come strutturalmente dovesse essere così breve. Nella motivazione si dice che, ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di prorogare i termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare al fine di consentire la compiuta definizione degli adempimenti istruttori in corso, rivelatisi particolarmente complessi, si emana il suddetto decreto. Quest'ultimo, all'articolo 2, reca la clausola di entrata in vigore e l'articolo della legge di conversione è quello, semplicissimo, che contiene la formula d'obbligo.
Su questa norma così minimale si è inserito un numero impressionante di norme, sia nella legge di conversione sia nel decreto-legge, ma si è addirittura eliminato il comma unico dell'articolo unico del quale ho dato lettura. Nel provvedimento oggi all'esame della Camera non troviamo più neppure quelle due righe che erano l'oggetto totale e consostanziale del decreto-legge Berlusconi-Ciampi: quindi, non qualche cosa che si è già visto, ma qualche cosa che non si è mai visto. In questo caso non c'è una locomotiva alla quale sono state aggiunti tantissimi vagoni; qui si è portata via persino la locomotiva, la si è sostituita con un'altra e si sono attaccati innumerevoli vagoni!
Nella mia precedente esperienza al Senato non ho mai visto un tale modo di legiferare: ma perché lo si è fatto? Perché si è tenuto in vita questo provvedimento del 12 maggio 2006, a firma Ciampi-Berlusconi con il visto del guardasigilli Castelli, e non si sono adottati uno o più nuovi decreti-legge, ove ci fossero stati i presupposti straordinari di necessità ed urgenza? Forse, si è voluto usare quel mezzo perché si temeva che un testo con tutti questi articoli, con tutte queste norme - delle quali si è già tanto parlato e alle quali farò solo un cenno rapidissimo concludendo -, non avrebbe ricevuto il consenso e, quindi, la firma del Presidente della Repubblica Napolitano?
Credo che questa sia una domanda legittima. Se così fosse, ci troveremmo di fronte ad un fatto gravissimo.
Se così non è stato, la leggerezza che ha improntato l'attività del legislatore è enorme. C'era un decreto-legge che non c'è più: è stato sostituito persino l'articolo unico del disegno di legge di conversione, mentre al testo dell'articolo 1 del decreto-legge (originariamente, di due sole righe) ne sono stati aggiunti altri. Non è potuto intervenire il Senato perché il Governo ha posto la questione di fiducia, che si rischia di vedere nuovamente posta anche qui alla Camera.
Insomma, il provvedimento è completamente diverso da quello emanato dal Presidente Ciampi e non vi sarà alcuna possibilità di verifica da parte del Parlamento.
So che i tempi debbono essere forzatamente stretti, ma vorrei rivolgere alcune richieste al relatore, affinché le trasmetta al Governo, le stesse che porrei al Governo se avessi la possibilità di farlo sul piano colloquiale (a meno che non sia utile porle formalmente anche al Governo; ma mi pare che l'onorevole relatore sia colui al quale le richieste vanno rivolte). Noi riteniamo che almeno i commi 3 e 12 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che contengono nuove deleghe, vadanoPag. 54ritirati (ovvero debbano essere accolti i nostri emendamenti soppressivi). Inoltre, vi è un articolo stupefacente...
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto...
GABRIELE BOSCETTO. ... del quale ha già parlato l'onorevole Santelli: l'articolo 1-sexies. Esso stabilisce che le università continuano ad applicare, fino al termine dell'anno accademico 2006-2007, le disposizioni di cui all'articolo 12 della legge 19 novembre 1990, n. 341, e successive modificazioni. Orbene, è pacifico che l'articolo 12 è stato definitivamente abrogato - se si può usare la prima parola insieme alla seconda - dall'articolo 22 della legge n. 230 del 2005 alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 164 del 2006 (maggio di quest'anno). Nessuno può dire che si continua ad applicare una norma che non esiste più!
Noi abbiamo presentato un emendamento che novella la disposizione menzionata nel senso di consentire l'applicazione della norma abrogata. Chiediamo che il relatore si faccia parte diligente e che venga accolto il predetto emendamento, ovvero quello soppressivo che pure abbiamo presentato.
Signor Presidente, la ringrazio per la pazienza e le auguro una buona fine della giornata.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1222)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il relatore, onorevole Piazza.
ANGELO PIAZZA, Relatore. Rinunzio alla replica, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il rappresentante del Governo.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Rinunzio alla replica, signor Presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio.
(Annunzio di questioni pregiudiziali - A.C. 1222)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del regolamento, le questioni pregiudiziali Bocchino ed altri n. 1, Elio Vito ed altri n. 2, Maroni ed altri n. 3, Maroni ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1222 sezione 1), che saranno discusse e votate in altra seduta.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
In morte dell'onorevole Michele Zuccalà.
PRESIDENTE. Comunico che il giorno 30 giugno 2006 è deceduto l'onorevole Michele Zuccalà, già membro della Camera dei deputati nella VII legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 5 luglio 2006, alle 15:
1. - Seguito della discussione delle mozioni Elio Vito ed altri n. 1-00003 e Evangelisti e Borghesi n. 1-00004 concernenti misure per ridurre i costi della politica, con particolare riferimento all'aumento del numero dei ministeri.
Pag. 552. - Seguito della discussione del disegno di legge (per l'esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato) (1222).
- Relatore: Angelo Piazza.
3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BOATO; LUMIA; FORGIONE ed altri; ANGELA NAPOLI; LUCCHESE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (40-326-571-688-890-A).
- Relatori: Amici e D'Alia.
4. - Seguito della discussione della proposta di legge:
REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (17-A).
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; PAOLO RUSSO; FOTI ed altri; PEZZELLA ed altri (39-51-397-472).
- Relatore: Stradella.
5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato) (1222).
- Relatore: Angelo Piazza.
La seduta termina alle 20,15.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1092 - em.1.1 | 487 | 486 | 1 | 244 | 223 | 263 | 34 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.50 | 491 | 490 | 1 | 246 | 486 | 4 | 34 | Appr. |
3 | Nom. | odg 9/1092/1 | 500 | 496 | 4 | 249 | 232 | 264 | 34 | Resp. |
4 | Nom. | odg 9/1092/2 parte I | 509 | 506 | 3 | 254 | 229 | 277 | 34 | Resp. |
5 | Nom. | ddl 1092 - voto finale | 488 | 484 | 4 | 243 | 482 | 2 | 33 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.