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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 192 di giovedì 19 luglio 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
La seduta comincia alle 14,35.
GIUSEPPE MORRONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 luglio 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bono, Burtone, Laganà Fortugno, Licandro e Mancini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 14,36).
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, con lettera in data 18 luglio 2007, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla X Commissione (Attività produttive):
S. 1649. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, recante misure urgenti per l'attuazione di disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia» (Approvato dal Senato) (2910) - Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, XII e XIV.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 14,37).
PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Roberto Salerno, con lettera pervenuta in data odierna, si è dimesso dal gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale e ha aderito al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria (A.C. 2852-A) (ore 14,38).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiduciaPag. 2sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 (vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2007 - A.C. 2852 sezione 5), interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007 (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2007 - A.C. 2852 sezione 2; per il testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2007 - A.C. 2852 sezione 3; per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2007 - A.C. 2852 sezione 4).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2852-A)
PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, qualche giorno fa ho letto su un quotidiano l'intervento del Ministro dell'economia all'Associazione Bancaria Italiana, un intervento che i Repubblicani hanno apprezzato e che in gran parte condividono. A quell'intervento non è seguito, però, un atteggiamento coerente, tutt'altro. Quel «tesoretto» che la maggioranza si appresta a ripartire, in effetti, come ha detto lucidamente Mario Draghi, non esiste.
Ci troviamo, infatti, di fronte ad un provvedimento che trova la sua copertura sostanziale nell'ambito del deficit, in violazione dello spirito, ancor prima che della forma, degli accordi di Maastricht. La parte più consistente del provvedimento è solo conseguenza del patteggiamento fra le diverse componenti di questa variegata e famelica maggioranza.
L'inadeguatezza delle risorse risulta evidente dalla struttura stessa del decreto-legge: si tratta di un provvedimento che ha scarsi precedenti nella storia finanziaria italiana e tutto questo perché non si ha il coraggio di fare i conti con la sinistra massimalista. Domani potrebbero sorgere altre necessità e sarà difficile resistere alla tentazione di replicare un pericoloso precedente.
Questo Governo va in una direzione completamente sbagliata e se il Ministro Padoa Schioppa non riesce ad imporsi rischia di bruciare in qualche mese il prestigio internazionale di cui è stato circondato per tutta la sua vita lavorativa.
Il Ministro dell'economia imponga le sue idee o lasci questa compagine, che lo costringe a snaturare la sua storia personale, che è anche un po' la storia di un'Italia avveduta e responsabile.
Apprezzeremmo tanto una sua decisa presa di posizione, ma a questo Governo, nella sua interezza, va negata la fiducia oggi, domani e anche dopodomani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, ancora una volta, in barba alle prerogative del Parlamento, il Governo ha posto l'ennesima questione di fiducia - questa volta siamo arrivati alla ventesima dall'inizio della legislatura - sul disegno di legge di conversione del decreto-legge relativo all'impiego di un maggior gettito fiscale.
È un provvedimento di cui si parla da mesi, relativo a risorse che non possono in alcun modo essere definite «tesoretto». Sulla questione si è a lungo soffermato chi di numeri ne capisce più di noi: il Governatore della Banca d'Italia ha correttamente affermato che le risorse derivanti dall'extragettito fiscale, considerato il nostroPag. 3enorme debito pubblico, non dovrebbero essere considerate come una disponibilità eccedente. Sarebbe, allora, stato opportuno sfruttare questa occasione per ridurre il debito e, quindi, risparmiare sugli interessi.
La follia del provvedimento che ci accingiamo a votare sta appunto nell'impiego di questo denaro per interventi con incidenza duratura, con incidenza strutturale, ovvero impegni che richiederanno negli anni a venire di essere automaticamente rinnovati senza poter avere per il futuro nessuna certezza di copertura finanziaria.
Sarebbe stato utile e apprezzabile, da parte del Governo, l'impiego di questo denaro per affrontare le vere emergenze del Paese. Ne cito una, che ovviamente a noi del Movimento per l'Autonomia sta particolarmente a cuore: l'emergenza infrastrutturale del Mezzogiorno; quel Mezzogiorno su cui l'attuale Governo è, nella migliore delle ipotesi, colpevolmente distratto o - più verosimilmente - volutamente disinteressato, nonostante le numerose voci che si levano da tutto il Sud nella richiesta di interventi urgenti.
Di tale disinteresse, di tale incuria che, a più di un anno dall'entrata in carica dell'attuale Esecutivo, ha dato tali e tanti segnali di sé, solo oggi, dopo 12 mesi di letargo, sembrano accorgersi gli stessi esponenti della maggioranza. Di una volontà colpevole, di una negligenza studiata a tavolino ne fu chiaro segno, già un anno fa, l'assenza dal Consiglio dei Ministri di siciliani, di calabresi. Nel Governo mancano voci in grado di sostenere i bisogni del Mezzogiorno e, più in generale, di occuparsi veramente dell'emergenza strutturale e insanabile che grida vendetta dalle pagine dell'ultimo rapporto ISTAT, dell'ultimo rapporto Svimez e, per finire, dal rapporto sul lavoro del CNEL presentato soltanto ieri.
Signor rappresentante del Governo, questo avrebbe dovuto fare il Governo in carica: affrontare la vera emergenza di questo Paese, dare il segnale di una volontà di crescita reale, invece che limitarsi ai proclami di una politica di equità sociale e inginocchiarsi al volere delle frange estreme della maggioranza.
Al Mezzogiorno, mortificato in finanziaria con misure scarse e inadatte, poteva andare parte di questo «tesoretto», tenuto conto che le pochissime misure previste dalla legge finanziaria e le famose agevolazioni al Sud, di cui si è fatto un gran parlare, attualmente restano sulla carta, bellamente inattuate e con buone possibilità di non essere mai realizzate. Ci riferiamo alla nuova «Visco-Sud», la norma della finanziaria che incentiva l'acquisto di impianti, programmi informatici e brevetti nelle aree svantaggiate, ma di cui ancora non riscontriamo l'applicazione né abbiamo notizia certa sui tempi di applicazione. Ci riferiamo a quel miliardo e 500 milioni di euro in tre anni per la Sicilia e ai 450 milioni per la regione Calabria sottratti alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CARMELO LO MONTE. Finisco, signor Presidente. Mi riferisco a quelle risorse destinate al miglioramento della viabilità provinciale, di cui sembra essersi perduta traccia. Su tale ultima questione l'unica certezza che abbiamo è che il CIPE, che avrebbe dovuto riunirsi oggi per deliberare circa quei fondi, si riunirà forse il 3 agosto, e che i soldi sembrano spariti per essere destinati ad altre spese del Ministero dello sviluppo economico.
Fino ad ora, questo Governo ha aiutato la Sicilia solo nella scoperta di tradizioni sconosciute ai più, come quella siculo-pakistana indicata dall'eminente Ministro Amato pochi giorni fa, in base alla quale, fino a pochi anni fa, era abitudine in Sicilia usare violenza sulle donne.
Grazie, Ministro Amato, ti sei distinto per questo! Per tali motivi e per altri, siamo costretti a negare la fiducia a questo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.
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KARL ZELLER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, premetto che la Südtiroler Volkspartei ha sempre condiviso l'obiettivo del Governo e di questa maggioranza di combattere il fenomeno dell'evasione fiscale. Tale lotta è iniziata con i primi decreti Visco-Bersani del 2006 che, ancorché contenenti anche disposizioni apprezzabili, sono, a nostro parere, andati al di là del necessario e del ragionevole. Mi riferisco agli errori grossolani nel calcolo del gettito, alla stretta sulle società immobiliari, alle misure retroattive, all'inasprimento degli studi di settore, alla disciplina penalizzante ed iniqua degli ammortamenti sugli immobili, ai numerosi oneri burocratici a carico delle imprese ed all'esclusione della deducibilità delle spese per le autovetture.
In occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2007, il Parlamento è riuscito a correggere alcune delle storture, ma non tutte.
Il risultato è noto a tutti: un grande malcontento ed un'ampia disaffezione del mondo produttivo nei confronti dell'attuale Governo: i partiti della maggioranza, non a caso, hanno pagato un caro prezzo, in termini elettorali, alle ultime elezioni amministrative.
Ma finalmente il Governo ha preso atto della situazione, aprendo un confronto con le categorie interessate. Il provvedimento al nostro esame costituisce, in questo senso, una svolta in senso positivo, perché dimostra che il Governo è intenzionato a cambiare rotta nella politica fiscale. Salutiamo con favore il ripristino della deducibilità IRES dei costi dei veicoli non utilizzati esclusivamente come beni strumentali dalle imprese, in particolare l'applicazione retroattiva anche all'anno 2006.
Assieme alla detraibilità dell'IVA, in misura del 40 per cento, viene pertanto introdotto un regime tutto sommato più favorevole rispetto al sistema previgente al 2006.
Si tratta, quindi, di un segnale indubbiamente positivo per le imprese, anche se, in futuro, si dovrà fare di più per allineare la disciplina vigente in Italia a quella di altri Paesi dell'Unione europea.
È, altresì, merito del Governo aver aumentato le pensioni minime ai pensionati destinatari degli assegni previdenziali più bassi, sennonché non possiamo non lamentare che l'alleggerimento della stretta sulla deducibilità dei costi dei terreni, ampiamente condiviso in Commissione finanze, nel maxiemendamento è stato stralciato: non viene, quindi, corretta la retroattività di una delle norme più discutibili del primo decreto Visco-Bersani.
Non crediamo che tale correzione, richiesta giustamente dalle imprese, avrebbe compromesso la volontà del Senato ed auspichiamo l'approvazione in altra sede della correzione, che, comunque, dovrà avvenire entro breve.
Manifestiamo, inoltre, la nostra perplessità sulla disciplina degli studi di settore: sarà vero che il provvedimento recepisce l'accordo con le categorie, ma non credo che esse fossero del tutto consapevoli di ciò che hanno firmato.
L'amministrazione delle finanze è, infatti, riuscita ad avvalorare la sua tesi, finora sempre respinta dalla giurisprudenza, che, in caso di scostamento dagli studi di settore, l'onere della prova incombe al contribuente.
Pur essendo condivisibile l'alleggerimento in materia degli indicatori di normalità, resta il fatto che si tratta di un vantaggio solo temporaneo e che l'amministrazione ha espressamente dichiarato, nella relazione tecnica presentata a corredo dell'emendamento, che, in base al semplice scostamento, si procederà all'accertamento.
Noi siamo profondamente convinti che il rapporto tra Stato e cittadino deve essere regolato diversamente e che il fatto che un cittadino debba provare di non essere un evasore cozza contro il principio della civiltà giuridica.
Riteniamo, quindi, sbagliato l'approccio del Governo e siamo convinti che in questo modo si riaprirà una partita che i cittadini ritenevano già chiusa, cosa che non gioverà certamente alla popolarità del Governo.Pag. 5
La Südtiroler Volkspartei non potrebbe, quindi, esprimere un voto favorevole sulla disciplina ora proposta per gli studi di settore, ma, non essendo possibile esprimere un voto frazionato e contenendo il provvedimento anche misure positive, voteremo questa volta la fiducia al Governo.
Ci aspettiamo, però, ulteriori segnali in favore della piccola e media impresa, in particolare il ripristino della norma stralciata sugli immobili e, soprattutto, un cambio di rotta nell'applicazione degli studi di settore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, autorevoli esponenti del Governo, colleghi presenti in questo momento in aula, pochi in verità, inizierò il mio intervento con una citazione di Tony Blair che, una volta, disse: è riformista colui che, stando al Governo o all'opposizione, propone le stesse riforme nello stesso modo.
Ebbene, a fronte di un bipolarismo anomalo come quello italiano, ci siamo trovati, in occasione della vicenda dell'extragettito fiscale, trasformato poi in «tesoretto», ad una reciproca sottolineatura di meriti. Secondo il Governo precedente, era merito dei suoi provvedimenti averlo determinato, mentre secondo il Governo attuale è merito della sua presenza e dei pochi provvedimenti assunti in questi mesi averlo reso possibile.
Mi piacerebbe - e sarebbe utile al Paese - che il sistema politico italiano diventasse davvero, in questo senso, un po' più anglosassone e si riuscisse a capire che meriti e demeriti non stanno mai solo da una parte e che ciò che è utile al Paese può essere, spesso, determinato oltre che da provvedimenti dell'Esecutivo, anche dall'evoluzione della situazione economica del Paese e dalla congiuntura internazionale che, in questo momento, risulta certamente più favorevole che non negli anni precedenti.
Recentemente, abbiamo avuto l'occasione di assistere a due avvenimenti politici di notevole rilievo. Il primo è la dichiarazione del Governatore della Banca d'Italia, Draghi, a proposito dell'indebitamento del Paese e del modo in cui si sarebbe dovuto comportare il Governo a proposito dell'utilizzo dell'extragettito; il secondo è l'annuncio delle dimissioni - non credo rientrate, per il momento - del Ministro Bonino, che ha rassegnato il mandato nelle mani del Presidente del Consiglio, in polemica con il nuovo provvedimento sulle pensioni che il Governo sta licenziando in consonanza con le sollecitazioni della sinistra estrema e del sindacato ed in conflitto con l'area riformista dell'Esecutivo.
Draghi ha sollecitato tutti noi a valutare come l'indebitamento dell'Italia, ancora alto, non avrebbe dovuto consentire l'utilizzazione di una nuova linea di spesa per ciò che riguarda l'extragettito fiscale che sarebbe dovuto servire per alleggerire il disavanzo ed, eventualmente, per rendere più intenso lo sviluppo con la detassazione della quale tutti parlano. Ho letto sui giornali di questa mattina che anche il Governo intende presentare, a fronte di una legge sulle pensioni sbilanciata sulle posizioni della sinistra più radicale (non la chiamo radicale per rispetto ai radicali, ma sinistra comunista) e del sindacato, un documento in cui si annunciano una parziale detassazione e nuovi incentivi alle imprese. Si intende presentare, pertanto, un tavolo composito di questioni per bilanciare la sua maggioranza che, obiettivamente, ha problemi di tenuta, a fronte dell'attuale conflitto che non è fittizio, ma l'inevitabile scontro tra posizioni riformiste e massimaliste che oggi diventano, purtroppo, conservatrici.
La novità è che la sinistra estrema in Italia non propone più cose impossibili, ma propone di non cambiare le cose. Questo è il motivo per cui il massimalismo sta rafforzando la posizione della conservazione e non già quella dell'innovazione e del riformismo.
In molti, anche all'interno della maggioranza, hanno apprezzato sia l'intervento di Draghi, sia la posizione assunta dal Ministro Bonino, a tal punto che ilPag. 6segretario dello SDI, Enrico Boselli, ha ufficialmente sostenuto che, qualora la Bonino avesse mantenuto ferma la sua posizione, avrebbe ritirato la sua delegazione dal Governo e garantito l'appoggio esterno.
Sono fatti importanti, che vanno di pari passo con una riflessione congiunta che si compone di posizioni assunte trasversalmente da ambo i poli sulla legge elettorale, che, se sviluppate coerentemente, porterebbero al superamento di questo bipolarismo e di questo contrasto destra-sinistra che ha determinato nel Paese, signor Presidente, signori del Governo, egregi colleghi, una sfiducia tale, per cui ad ogni elezione, dal 1994, periodicamente i Governi vanno in minoranza. Berlusconi vinse nel 1994 contro la cosiddetta «vecchia politica», nel 1996 vinse Prodi contro Berlusconi, nel 2001 vinse Berlusconi contro Prodi, nel 2006 ha vinto Prodi contro Berlusconi. Oggi il Governo Prodi è in minoranza nel Paese. Tutto ciò significa che qualcosa di profondo non funziona nel sistema politico italiano e che l'attuale bipolarismo non soddisfa più gli interessi reali del Paese.
Esaminando nel merito il provvedimento in esame, noi salviamo l'articolo 5, ovvero l'aumento delle pensioni più basse, anche se, a fronte di una una tantum, si garantiscono soltanto 30 euro di aumento mensile, che sono poco più di una pizza e una birra in una pizzeria media di Roma. Salviamo l'intesa raggiunta con le organizzazioni di categoria a proposito degli studi di settore. Salviamo gli incentivi alle imprese introdotti grazie all'iniziativa della Commissione e che non comparivano nel testo originario del Governo. Per il resto a me pare che il provvedimento in questione consti di tamponamenti, cerotti e tentativi di sanare buchi con una liquidità eccedente, che abbiamo chiamato «tesoretto».
La cosa più bizzarra che ho letto - il provvedimento l'ho letto attentamente, ringrazio il relatore, onorevole Di Gioia, che mi ha dato la possibilità di leggere la sua relazione - in questo disegno di legge di conversione ritengo sia il finanziamento erogato ai comuni ubicati in aree confinanti tra regioni e, in particolare, a quelli confinanti con regioni a statuto speciale. Tale norma è bizzarra alla luce dei tentativi di alcuni comuni: penso, ad esempio, a Cortina d'Ampezzo, che vuole aderire, sapendo che ne avrebbe un beneficio notevole, alla regione a statuto speciale Trentino-Alto Adige. Se pensiamo di disincentivare, concedendo agevolazioni fiscali o garantendo liquidità in più, la tendenza dei comuni confinanti con regioni a statuto speciale a «cambiare» regione, ci sbagliamo, perché ci sarà sempre qualche comune, dietro quelli confinanti, che chiederà le stesse cose. Non comprendo, quindi, questa logica di finanziare i comuni che confinano con le regioni e, in particolare, i comuni che confinano con le regioni a statuto speciale. È una bizzarria difficile da comprendere, se ne ho compreso bene il testo e il significato.
Il DPEF dell'anno scorso - e credo anche quello che sarà all'esame dell'Assemblea della Camera dei deputati la prossima settimana - propone sempre questo stretto rapporto tra il rigore, lo sviluppo e l'equità. Sappiamo bene che è volontà di tutta la Camera dei deputati non concepire la politica economica e finanziaria del Governo, o dei Governi di diverso colore che si sono succeduti in questi anni, con la politica dei cosiddetti due tempi: prima il rigore e poi lo sviluppo insieme con l'equità. Sappiamo bene che lo sviluppo è il motore di tutto e che senza di esso non ci può essere né rigore sopportabile, né equità.
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, la prego di concludere.
MAURO DEL BUE. Per tale motivo avremmo preferito che l'extragettito fiscale definito «tesoretto» - che, secondo il Governatore della Banca d'Italia Draghi, è un po' come l'araba fenice per cui «che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa» - fosse davvero utilizzato per una strategia e non già per una serie di agevolazioni e di finanziamenti a pioggia.
La strategia, a mio giudizio, avrebbe dovuto essere quella di utilizzare questaPag. 7risorsa essenzialmente per lo sviluppo economico del Paese. Se a tale scopo era fondamentale, soprattutto in alcune zone (penso al Nord produttivo, che mai come oggi è così scollato dal Governo centrale), si sarebbe dovuto utilizzare gran parte dell'extragettito fiscale per operare una detassazione delle imprese e per fare in modo che lo sviluppo acquistasse ancora maggior vigore. Siamo al 2 per cento, ed è un fatto positivo, ma l'obiettivo dell'1,8 per cento stimato per il prossimo anno è un dato preoccupante perché non vi è un consolidamento dello sviluppo, bensì, stiamo assistendo, nel corso di questo anno, ad un regresso dello stesso che il DPEF dello scorso anno aveva giustamente ipotizzato ...
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, la invito a concludere.
MAURO DEL BUE. Concludo, Presidente, e la ringrazio per avermi fatto parlare un minuto in più del tempo che avevo a disposizione.
Sono queste le ragioni per le quali noi guardiamo a questo provvedimento con molte perplessità e riserve, pur apprezzandone alcune parti (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il decreto-legge sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia, esclusivamente per ragioni legate alla ristrettezza dei tempi rimasti a nostra disposizione per la sua conversione in legge, è fortemente atteso dai cittadini, dalle famiglie e dalle imprese.
Ricordiamo, innanzitutto, che si tratta di un provvedimento che forse per la prima volta - almeno a memoria d'uomo - è diretto a dare piuttosto che a togliere. Come ho già sottolineato in sede di discussione sulle linee generali, la critica mossa dall'attuale opposizione è quella di non destinare l'intero ammontare dell'extragettito all'abbattimento del deficit. Se tale critica, da un lato, contrasta con la presentazione in Commissione bilancio, da parte dell'opposizione, di proposte emendative (ben 468 tra emendamenti e subemendamenti!) diretti a stornare provvidenze, aiuti e sostegni a categorie di cittadini e a soggetti bisognosi, dei quali in precedenza nessuno si era accorto, dall'altro lato, contrasta con la considerazione che, tutto sommato, nel 2007 saremo ampiamente sotto il 3 per cento. Non mi pare che questo sia un cattivo risultato rispetto al consuntivo del precedente Governo. Ricordiamo, infatti, che il precedente Esecutivo, grazie anche a politiche economiche creative e disastrose mai conosciute nel nostro Paese, ha «portato a casa» una procedura di infrazione attivata dalla Commissione europea per disavanzo eccessivo ed un debito pubblico in costante aumento, mentre veniva prosciugato l'avanzo primario. Ci sbatteranno fuori dall'Europa per questo? Macché! Anziché al 2,1 per cento chiuderemo l'anno al 2,5 per cento: niente di grave, saremo comunque ampiamente sotto la soglia del 2,8 per cento promessa dal precedente Governo ad Almunia e prevista nel DPEF del 2005. Inoltre, non è detto che non si possa fare meglio e che non si possa, comunque, centrare l'obiettivo di quel 2,1 per cento prefissato. O forse i dubbi di Almunia hanno più valore delle procedure di infrazione? Dite voi.
Alla fine dobbiamo passare pure per euroscettici, ma su questo cosiddetto «tesoretto» se ne sono sentite di tutti i colori! Si è parlato di tale extragettito come di un'eredità derivante dalle politiche economiche del Governo Berlusconi ed in particolare dall'ultima finanziaria; in realtà, sin dall'inizio la situazione è apparsa differente. Una rapida ricognizione disposta dal Governo appena insediato ha mostrato come oltre al deficit già accumulato ed al debito in rapida crescita, il Governo precedente avesse già prosciugato i fondi previsti per numerose attività delloPag. 8Stato: dalle opere pubbliche ai treni, fino ai servizi più disparati. Perfino i fondi dell'otto per mille, destinati dai contribuenti allo Stato, erano stati impegnati per destinazioni diverse da quelle previste, senza dimenticare l'impegno formale con l'Unione europea, assunto dal Governo precedente, di predisporre una manovra di almeno 15 miliardi di euro per riportare il deficit pubblico nel 2007 al di sotto del 3 per cento rispetto al prodotto interno lordo, ossia alla ricchezza prodotta in un intero anno dal Paese. Il disavanzo era, infatti, più elevato di quanto permettano gli accordi di Maastricht ed il debito pubblico era tornato a crescere fino a sfiorare il 108 per cento del PIL.
Queste sono state le esigenze che hanno guidato i due temi fondamentali di questo primo scorcio di legislatura, ovvero le liberalizzazioni e la lotta all'evasione fiscale. L'annuncio sulla fine dei condoni e la dimostrazione di fermezza nella lotta all'evasione fiscale hanno spinto ai livelli attuali le entrate fiscali, già in fase di crescita per l'andamento dell'economia che riprendeva. Otto miliardi di euro di entrata - è questo il cosiddetto «tesoretto» su cui oggi discutiamo - sono stati trovati con i meccanismi di lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
A differenza di quanto affermano alcuni oppositori, non si è trattato di nuove imposte o di aumento delle imposte, ma si è trattato semplicemente di pagamento delle imposte. È ovvio che per coloro che fino ad oggi hanno potuto giovarsi di scarsi controlli, di condoni e del lassismo, tale recupero del principio di legalità appare come un appesantimento e una costrizione. In realtà è solo un recupero, in quanto fino ad oggi il peso maggiore è stato accollato agli onesti, ma oggi torna sulle spalle «giuste» e domani queste entrate potranno servire ad abbassare le aliquote per tutti.
I soldi delle tasse non sono sicuramente una ricchezza trovata per strada o un filone d'oro in cui si inciampi casualmente, ma sono risorse dei cittadini da utilizzare per migliorare l'esistenza e, quindi, ritornare ai cittadini più bisognosi. Da qui la necessità di una redistribuzione del reddito dopo una finanziaria, come l'ultima, che la gente ancora ricorda come seria e rigorosa.
Tuttavia, la vera questione centrale non adeguatamente considerata è che l'extragettito deve spingere a considerare è costituita dalla mancata emersione dell'economia sommersa e dal recupero di una adeguata base imponibile, necessaria per realizzare anche in Italia un gettito fiscale che sia in linea con quello europeo. L'evasione fiscale, infatti, è un problema congenito del nostro Paese, che si è aggravato nella legislatura precedente: un periodo costituito da condoni, da prescrizioni di reato, da depenalizzazioni e da falso in bilancio. Quello che il precedente Governo ha dato agli evasori è stato un messaggio di tolleranza e di complicità. Ma la musica è già cambiata. Se l'evasione fiscale è stata definita come una pandemia da oltre 100 miliardi all'anno, ovvero il 15-20 per cento di tutte le entrate fiscali raccolte, la lotta all'evasione deve essere considerata una priorità. È indubbio, infatti, che senza l'evasione fiscale l'Italia cambierebbe volto. Le imprese, i commercianti e gli artigiani cesserebbero di subire la concorrenza di chi evade. Si potrebbero, quindi, attuare alleggerimenti dei carichi fiscali per tutti i contribuenti e si avrebbero più investimenti, più tutela del territorio, più sviluppo del turismo, della cultura, più tutela della famiglia e dei più bisognosi.
Dato che la politica fiscale del nostro Governo ci ha portato in dote questo extragettito, è giusto ed utile che venga utilizzato per aiutare chi ha maggiormente bisogno. Il nostro obiettivo - quello del gruppo Popolari-Udeur - è di porre al centro dello sviluppo finalmente le famiglie, le donne, i giovani, gli anziani e i disabili, ovvero tutti e non i pochi eletti, come avveniva nella precedente legislatura.
Il disegno di legge in esame, nel merito, contiene una serie di provvedimenti tesi a migliorare il nostro welfare e a fornire una prima e concreta risposta ai sacrifici sostenuti, finora, dagli italiani.Pag. 9
Il provvedimento contiene, tra l'altro, disposizioni con le quali si destinano oltre 900 milioni per una tantum ai trattamenti pensionistici più bassi; 1.500 milioni per finanziare l'aumento a regime delle pensioni basse; fondi per il riscatto della laurea e per la totalizzazione dei contributi maturati nei diversi regimi pensionistici in favore dei giovani; 260 milioni di euro per la lotta all'AIDS e 70 milioni di euro per l'edilizia universitaria. Sono stati stanziati, inoltre, anche 40 milioni per finanziare il bonus bebè che il precedente Governo aveva istituito, ma che era privo di copertura finanziaria; 10 milioni per favorire l'accesso al credito dei giovani; 80 milioni per il fondo protezione civile destinati all'emergenza rifiuti in Campania; due milioni per contrastare la violenza sulle donne; 40 milioni per il Fondo per il servizio civile; 10 milioni per il Fondo edilizia universitaria e 10 milioni per le borse di studio. Inoltre, più di 166 milioni di euro sono destinati agli obblighi derivanti dai contratti stipulati con Ferrovie dello Stato, 700 milioni per investimenti nella rete ferroviaria tradizionale e oltre 41 milioni a Poste italiane. Sono previsti anche fondi per ANAS ed Enel; 7 milioni di euro per il sostegno alla pesca durante il fermo biologico, in linea con gli aiuti de minimis previsti dalla Commissione europea e 180 milioni in favore delle supplenze brevi nella scuola per il 2007.
Non mancano disposizioni per il recupero degli aiuti di Stato indebitamente attribuiti agli autotrasportatori italiani. È autorizzato anche lo sblocco del 30 per cento delle risorse vincolate sul TFR. Vi sono, inoltre, norme per gli enti locali, soggetti al Patto di stabilità interno, dirette a prevedere uno sblocco di almeno una parte degli avanzi di amministrazione. In questo caso, forse sarebbe stato opportuno andare maggiormente incontro alle esigenze degli enti locali, il cui sforamento dei limiti, imposti dal patto, nel triennio considerato deriva quasi esclusivamente dal trasferimento di funzioni delegate dalla regione.
Concludo dando atto del lavoro svolto in Commissione, in maniera particolare dal relatore, che ha saputo contemperare le diverse esigenze. Condividendo appieno lo spirito che permea il provvedimento, preannunzio fin d'ora il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il maxiemendamento su cui il Governo ha posto la questione di fiducia non è altro che il testo del decreto-legge del 2 luglio 2007, n. 81, comprensivo delle modifiche e delle ulteriori previsioni introdotte dalla Commissione in sede referente nel corso del confronto serrato - che alla fine ritengo positivo - che vi è stato tra maggioranza, opposizione e Governo.
Ha fatto bene il relatore Di Gioia a porre in evidenza che, a fronte di un provvedimento così delicato, complesso e di notevole portata sotto il profilo economico e finanziario, su più di un tema vi è stata convergenza tra le forze politiche di maggioranza e di minoranza. In particolare, ad esempio, sulle note sofferenze degli enti locali i quali, rispetto al testo iniziale del provvedimento, si vedono incrementate le risorse per investimenti, qualora abbiano rispettato nel corso del triennio 2004-2006 il Patto di stabilità interno. Vi è stata condivisione anche sulla necessità di destinare risorse (100 milioni di euro) per garantire finanziamenti alla sicurezza, alle forze dell'ordine e ai vigili del fuoco, e altro ancora.
Com'è noto, il provvedimento trae origine dal miglioramento dei conti pubblici, grazie alle maggiori entrate registrate nell'anno, frutto delle scelte effettuate con la finanziaria e all'andamento positivo - va detto anche questo - dell'economia. È possibile, così, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 4, della legge finanziaria per il 2007, dar corso ad una manovra - per così dire - estiva, che, diversamente da altre volte, direi dal più delle volte, è nettamente espansiva e non più restrittiva. Migliorati i saldi, si procede quindi al raggiungimento degli obiettivi diPag. 10sviluppo ed equità sociale, per quanto possibile con le risorse a disposizione.
Il DPEF, su cui a breve ci pronunceremo, presentato alle Camere contestualmente a questo decreto-legge, offre il quadro di riferimento in cui leggere tale provvedimento: la portata di quest'ultimo, come ho già posto in rilievo, è molto importante.
Le maggiori entrate sono quantificate in 7.403 milioni di euro per il 2007, in 10.065 milioni per il 2008 e in 10.721 milioni per il 2009. È evidente che si tratta di cifre che consentono di impostare una politica e di prevedere misure che vanno ad incidere in modo significativo nel corpo sociale, economico e produttivo del Paese, dando risposte alle necessità più pressanti e alle difficoltà più rilevanti. Ciò è possibile - bisogna riconoscerlo - perché il Governo è riuscito a riprendere il controllo sui conti pubblici, secondo i ritmi previsti dalla legge finanziaria.
Inoltre, ha iniziato una politica forte di contrasto all'evasione fiscale, in modo serio e convinto. Quindi salutiamo con sollievo, in particolare, alcune delle decisioni prese, tese a ridistribuire risorse finanziarie a vantaggio delle categorie più deboli ed esposte del Paese, rivalutando le pensioni più basse e quelle sociali; così come la scelta di destinare 260 milioni di euro per il Fondo globale per la lotta all'AIDS, alla malaria e alla tubercolosi, non può non trovare il nostro consenso, al pari della previsione del Fondo rotativo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 per coloro che appartengono alle fasce di età - anch'esse più esposte - comprese tra i diciotto e i quarant'anni, e della somma di 180 milioni di euro stanziati per la scuola, che vanno ad aggiungersi ai 162 milioni di euro stabiliti dalla legge di assestamento. Insomma, pensiamo che siano passi davvero molto importanti.
Ho citato solo alcuni degli aspetti, che ci portano a valutare positivamente il decreto-legge in questione e a rinnovare la fiducia del gruppo dei Verdi al Governo. Ma il decreto - lo sottolineo - interviene anche in materia di legislazione fiscale, di cuneo fiscale, di incentivi alle imprese, di studi di settore, di IVA, di semplificazione contabile, come ampiamente illustrato nel corso della discussione sulle linee generali.
Pertanto si tratta di un passaggio importante, che dovrebbe aiutare - mi auguro - a restituire serenità al dialogo politico e al confronto con il Paese e maggiore fiducia nelle istituzioni. Questo è davvero indispensabile per affrontare questioni scottanti quanto urgenti, quali quelle del federalismo fiscale, delle pensioni e del nuovo welfare. Esprimo dunque, a nome del gruppo dei Verdi, il voto favorevole sulla questione di fiducia posta dal Governo. (Applausi dei deputati del gruppo Verdi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoletano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Comunisti Italiani voterà a favore della questione di fiducia posta dal Governo, con la consueta lealtà e con senso di responsabilità, nella consapevolezza che è necessario dare al Paese - soprattutto ai ceti meno abbienti, ma anche al settore produttivo e dei servizi - un segnale importante e concreto.
Guardiamo agli interessi collettivi, non alle finalità di parte, cui ci ha abituati un certo modo di fare opposizione, che immiserisce spesso il dibattito politico, sovente in modo formale ed astratto, contribuendo ad allontanare i cittadini dalle istituzioni. Sappiamo che è la ventesima volta che il Governo pone la questione di fiducia, ma sappiamo anche che si tratta di un istituto legittimo e regolamentare, cui ripetutamente, in passato, hanno fatto ricorso coloro che oggi si strappano le vesti e si fingono scandalizzati.
Non possiamo non evidenziare come dall'inizio di questa difficile legislatura gran parte dell'opposizione, con fare distruttivo, persegua pratiche ostruzionistiche, per costringere l'Esecutivo a porre la questione di fiducia e ad esporlo alla sofferenza dei numeri al Senato, per poiPag. 11gridare all'esproprio del Parlamento e alla militarizzazione della maggioranza.
Questa volta eccezionalmente non ci si trova di fronte all'ostruzionismo dell'opposizione e la questione di fiducia, molto opportunamente posta, risponde ad esigenze di natura tecnica, oltre che politica. Se il Governo non vi avesse fatto ricorso alcuni dei provvedimenti del presente decreto-legge finanziario, così attesi da milioni di cittadini e di pensionati, non avrebbero potuto essere approvati in tempi brevi e ragionevoli.
In verità, le distanze con l'opposizione erano e restano notevoli anche nel merito del provvedimento. Il centrodestra, infatti, non avrebbe voluto dare neppure un euro ai cittadini e alle imprese, propendendo per una destinazione del cosiddetto «tesoretto» totalmente finalizzata alla riduzione del debito pubblico, in perfetto allineamento con le posizioni dei massimi dirigenti di Confindustria, da tempo sganciati da una visione complessiva degli interessi nazionali, oltreché dei santuari delle autorità monetarie nazionali ed internazionali. Diciamo alla Commissione europea, che è l'interlocutore che più dovrebbe premere al Governo e al Ministro dell'economia, che è il raggiungimento degli obiettivi che conta, non la sua modulazione su base annua, che compete all'autonomia di ciascun Paese.
Questo Governo non è nato solo per aggiustare i conti, ma anche per avviare politiche di equità. Bisognava invertire un'antica tendenza che intende penalizzare comunque i ceti più deboli, sia quando le risorse non vi siano, sia qualora vi siano, come in questo caso. Il decreto finanziario che ci occupa ha un aspetto diverso rispetto ad analoghe e passate manovre estive: i soldi questa volta si danno, non si prendono. Ciò è possibile in considerazione di un contesto economico mutato in senso positivo: si pensi alla correzione dei conti pubblici che ha portato alla fine dell'emergenza contabile, al miglioramento degli indicatori economici che denotano una ripresa dell'economia, ma anche e soprattutto all'aumento del gettito tributario, frutto non solo della ripresa dell'economia - sebbene ancora al di sotto della media europea - ma anche della lotta all'evasione fiscale, che bisogna ascrivere a merito del Governo e della maggioranza che lo sostiene.
Il mutato scenario economico e finanziario consente un provvedimento di redistribuzione delle risorse, che interviene sul fronte della spesa in molte situazioni di sofferenza della stessa e in settori penalizzati e compressi dalla rigidità delle regole. Il decreto-legge contiene in primo luogo una misura che ci sta particolarmente a cuore e che sta a cuore a più di 3 milioni di cittadini italiani: l'aumento, finalmente, delle pensioni basse (900 milioni di euro nel 2007 e 1.500 milioni di euro dal 2008). A tale proposito siamo in trepida attesa della proposta del Presidente del Consiglio in materia pensionistica, auspicando che sappia resistere alle sirene neocentriste, che non lavorano per la stabilità dell'esecutivo, e che sulla cancellazione dello scalone mantenga fermi gli impegni previsti dal programma sottoscritto dall'Ulivo, poiché pacta sunt servanda.
Il decreto-legge si rivolge anche ai giovani. Non è con il decreto finanziario che possiamo sviluppare ed ampliare una politica economico-finanziaria, però sono importanti le agevolazioni per il riscatto ai fini contributivi del corso legale di laurea, così come sono importanti per i giovani le facilitazioni e le agevolazioni per l'accesso al credito.
Il decreto contiene anche le misure sul cuneo fiscale per banche ed assicurazioni, come aveva imposto l'Unione europea, sblocca fondi per le ferrovie, per le poste, per l'ANAS, per l'ENAV, per i ministeri, per la scuola e pone agevolazioni per le imprese e fondi per l'università: come si fa a non votare per provvedimenti e per risorse di codesta natura? Si interviene in favore dei comuni in maniera significativa - anche se a nostro avviso non ancora in modo ottimale e soddisfacente - proprio nel momento in cui, anche con il pregevole lavoro emendativo svolto dalla Commissione Bilancio, è aumentata significativamente -Pag. 12soprattutto per i comuni virtuosi - la quota degli avanzi di amministrazione, che non sono più rilevanti ai fini del patto di stabilità e che pertanto potrebbero essere utilmente destinati agli investimenti.
Bisogna guardare al superamento dei limiti posti agli investimenti dei comuni che sono virtuosi, rispettano il patto e dispongono di risorse, in modo tale da consentire loro di investirle liberamente, per creare ricchezza e posti di lavoro per le collettività degli enti locali.
Vi sono - ciò è importante anche sul piano degli emendamenti - fondi per la sicurezza pubblica e per i vigili del fuoco, che forse non sono considerati sufficienti ma che rappresentano un primo segnale, che successivamente andrà ulteriormente sviluppato.
Lo stesso dicasi per le misure per l'autotrasporto delle merci e per quelle relative al settore della pesca, che per la prima volta vedrà maggiori contributi a favore dei marittimi imbarcati sui pescherecci, vedrà aumentare il Fondo per il piano triennale della pesca, per favorire anche il potenziamento e l'ammodernamento delle flotte pescherecce; tale settore potrà beneficiare anche del credito di imposta (ciò in virtù di un emendamento di cui è prima firmataria la nostra compagna onorevole Cesini): pertanto si pensa alla pesca non come al parente povero dell'agricoltura, ma come ad un settore fondamentale per l'economia del nostro Paese.
Vi è tutta una serie di interventi, che qualcuno ha giudicato omnibus, ma che sono fondamentali (si pensi ad esempio, per quanto riguarda la scuola, ai 180 milioni per le supplenze brevi). Si tratta di misure attese dalla gran parte del popolo italiano, che è attento non alle schermaglie tra partiti, tra opposizioni formali e astratte, ma a misure concrete che avvicinino i giovani, le forze produttive e i ceti più deboli alle istituzioni.
Chiediamo al Governo, con il DPEF e con la prossima legge finanziaria, di proseguire nel risanamento e nella riqualificazione della spesa e nelle politiche tendenti ad aumentare i tassi di crescita e di competitività, a intensificare l'attenzione per il Mezzogiorno, a favorire l'adozione di nuove tecnologie, a proseguire negli investimenti sulle infrastrutture, a tutelare la scuola pubblica e a favorire la ricerca scientifica, ma anche a rafforzare sempre di più il concetto che il risanamento e la crescita dell'economia devono saldarsi ancora di più all'equità.
Chiediamo al Governo soprattutto di guardare ai giovani, con veri patti generazionali che non vadano a togliere ai padri per dare pensioni da fame ai figli, ma a creare posti di lavoro reali, che combattano realmente il lavoro precario e che facciano del lavoro a tempo indeterminato la regola e non l'eccezione, e che assicurino ai nostri giovani un avvenire più sereno di quello che una classe dirigente inadeguata ha saputo riservare loro con la legge Maroni (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, il Governo Prodi ha avuto ed ha il grande merito di aver collocato il risanamento dei conti pubblici al primo posto della sua agenda politica, avendo ricevuto in eredità dal Governo precedente l'uscita dai parametri di stabilità fissati dall'Unione europea, un innalzamento della spesa pubblica ed un rinvio dell'applicazione della pur meritoria riforma pensionistica al 2008. La dura polemica di oggi da parte del centrodestra sul superamento dello scalone avviene, a parer mio, a scoppio ritardato: se la riforma delle pensioni era una priorità, mi chiedo perché allora è stata rinviata dal Governo Berlusconi.
Va dato atto al Presidente Prodi, ma anche al Ministro dell'economia Tommaso Padoa Schioppa ed alla maggioranza, di aver inteso perseguire l'obiettivo del risanamento dei conti pubblici con la legge finanziaria 2007, anche a costo di pagare il prezzo dell'impopolarità per non essere antipopolari, cioè per non divenire compliciPag. 13dell'antipopolarità delle politiche che per decenni hanno negato il welfare al lavoro, ai lavoratori, ai non garantiti, in primo luogo ai giovani, ai disoccupati e agli stessi pensionati, alcuni ancora di giovinezza, ed alla grande massa di gente che vive di pensioni da fame.
Mi rivolgo ai colleghi soprattutto della sinistra cosiddetta massimalista: è di sinistra o no avere attenzione anche ai disoccupati, ai non garantiti, ai pensionati di fame? Lo sforzo del 2006 rischia ormai di essere vanificato già nel 2007 dalla mancanza di chiare scelte, che, a sostegno delle determinazioni assunte, operino per l'effettiva riduzione della spesa pubblica e per una riforma del sistema previdenziale riequilibrato a favore delle categorie sin qui storicamente penalizzate dal riparto complessivo delle spese (giovani, donne, famiglie), senza ulteriori pressioni fiscali.
In particolare, credo vadano considerati con la massima attenzione i moniti che da più parte sono giunti - da ultimo, quello del Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi - per completare il risanamento dei conti pubblici e varare una riforma delle pensioni, che parta dall'innalzamento dell'età media effettiva di pensionamento. C'è il rischio, invece, che sulla spinta della sinistra conservatrice e di leader sindacali massimalisti, il nostro Paese, unico nel contesto europeo, operi persino per abbassare l'età pensionabile rispetto alla normativa vigente, con un aggravamento dei costi complessivi della previdenza.
Colleghi, dobbiamo tener conto di quello che ci ha detto Mario Draghi, cioè della necessità di alzare l'età pensionabile e di tagliare il debito pubblico: è il primo investimento a favore dei giovani e delle generazioni future. Non esiste un «tesoretto» da spendere - ci ha avvertito Draghi - per un Paese che ha un debito e un disavanzo come quello italiano.
Se, a causa di comportamenti unanimi della destra, del centro, della sinistra e di tutti i governi che si sono succeduti in mezzo secolo, si è determinata una situazione per la quale ogni neonato ha già sulla testa un debito di 26 mila 500 euro, che aumenta di mille euro ogni anno e, nonostante ciò, si ritiene di avere a disposizione i soldi per fare lo «scalino» invece dello scalone, vi è un problema, a mio avviso, di legalità e di moralità. Se questa situazione debitoria costa allo Stato ogni anno 70 miliardi di euro di soli interessi - vale a dire il costo di due finanziarie «lacrime e sangue», però tutte e due nello stesso anno e ogni anno - non è tollerabile, per motivi di legalità e moralità, che nessuno consideri tale situazione e il rischio di una bancarotta dello Stato, che potrebbe anche diventare fraudolenta. Oggi nessuna forza politica, tranne noi, si pone il problema.
Questa è la realtà e non c'è ragione o programma di Governo, di partito o di sindacato che possa trovare normale tale situazione e accettarla come se fosse ineluttabile, un fenomeno naturale sul quale non si può intervenire. A chi in questi giorni ci richiama alla disciplina e al rispetto del programma elettorale dell'Unione, diciamo che intanto è il caso di ricordare che La Rosa nel Pugno non ha mai sottoscritto quel programma, mentre quelli che, invece, lo hanno sottoscritto, è bene che ricordino anche che tra i famosi dodici punti per il rilancio dell'azione di Governo, prioritari e non negoziabili, come sono stati definiti, proposti da Romano Prodi ed accettati dalla maggioranza nel marzo scorso, ve ne è uno che prevede il «riordino del sistema previdenziale, con grande attenzione alle compatibilità finanziarie e privilegiando le pensioni basse e i giovani».
Comunque oggi siamo giunti ad un momento cruciale dell'azione e, forse, della vita stessa di questo Governo. Non sono più tollerabili rinvii, elusione dei problemi, evasione dalla realtà. Urge la chiarezza delle proposte, ma anche un chiarimento definitivo tra chi nella maggioranza anima, come noi della Rosa nel Pugno, un progetto riformatore e chi, invece, nella stessa maggioranza opera per mantenere lo status quo, un immobilismo che significa la paralisi dell'azione di Governo e che, perciò stesso, coincide con laPag. 14fine del Governo Prodi, della sua missione, delle speranze, delle ambizioni riformatrici.
Si parla, ad esempio, di superamento della cosiddetta legge Biagi: va bene, essa va superata, ma nel senso di un rafforzamento. In altri termini essa deve essere completata con le altre misure - quelle previste dal libro bianco di Marco Biagi - cioè con la previsione di adeguati ammortizzatori sociali per il periodo in cui, nel passaggio da un lavoro all'altro, si resta disoccupati.
Per tali ragioni, il ministro Emma Bonino ha ritenuto opportuno assumere l'iniziativa che ha preso due giorni fa. Non si tratta, tuttavia, di una storia di soli due giorni fa; per quanto ci riguarda, è una questione che dura da molto tempo. Come hanno fatto anche altri esponenti della maggioranza, in particolare, Lamberto Dini, lo stesso Vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli e, in parte - meno decisamente o, se vogliamo, più timidamente - lo stesso Walter Veltroni.
Emma Bonino, dunque, ha ritenuto giusto, corretto, necessario ed urgente non minacciare alcunché. Ancora sui giornali di oggi si legge di dimissioni presentate e poi ritirate: Emma Bonino non ha mai minacciato nulla, meno che mai le dimissioni, né altro: ha semplicemente posto una questione, rimettendo nelle mani del Presidente Prodi il suo incarico, affinché fosse quest'ultimo a decidere se il suo permanere nel Governo sia opportuno o, comunque, compatibile con le ragioni per cui noi radicali - ma anche la Rosa nel Pugno - abbiamo sostenuto fino a questo momento - e sperano di poter continuare a farlo - il compito del Governo e il suo mandato, o se, invece, siano più compatibili le posizioni conservatrici - in alcuni casi, davvero reazionarie - della sinistra comunista e sindacale.
Non facciamo - e non faremo mai - atti puramente dimostrativi, anche se in realtà sul provvedimento in discussione, come su altre questioni (ad esempio, la moratoria delle esecuzioni capitali, su cui siamo molto preoccupati per come si stanno mettendo le cose alle Nazioni Unite) e sulle pensioni siamo insoddisfatti della situazione di Governo.
Ciò nonostante, voteremo la fiducia al Governo su questo provvedimento. Riteniamo onestamente di non poter esprimere un voto contrario o di astensione prima di conoscere la risposta e la proposta del Presidente del Consiglio alle questioni poste da Emma Bonino sulle pensioni e su altro. Riteniamo, altresì, di non poterlo fare prima delle riunioni dei nostri organi dirigenti, in cui ci riserviamo di valutare la proposta di Romano Prodi. Ritengo, inoltre, che anche gli altri partiti, per un principio, ma anche per il rispetto delle regole di vita democratica interna - se esistono e, in tal caso, vanno anche onorate - dovrebbero valutare la proposta del Presidente del Consiglio, prima di una decisione definitiva.
Votiamo, quindi, la fiducia al Governo Prodi su questo provvedimento, ma attendiamo di conoscere la sua proposta. Ci riuniremo e spero che lo facciano anche gli altri partiti, prima che il Presidente del Consiglio deliberi e prenda una decisione definitiva. Intanto, confermo...
PRESIDENTE. Onorevole D'Elia, concluda.
SERGIO D'ELIA. ...il voto di fiducia della Rosa nel Pugno sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, colleghi, signori rappresentanti del Governo, desidero innanzitutto annunziare il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori sulla questione di fiducia posta, giustamente e opportunamente, dal Governo.
Siamo convinti, perché è nelle cose, che il rilancio economico e sociale e la prospettiva positiva del Paese può essere e sarà ottenuto (forte è, infatti, la convinzionePag. 15di questo Governo e della classe politica in generale) attraverso l'affermazione di due principi sacrosanti: da un lato, la crescita dell'economia, che dobbiamo innescare attraverso un modello di sviluppo nuovo e moderno che lanci il Paese nell'economia globalizzata sempre più forte e che tenga conto delle regioni più deboli; dall'altro, il ripiano del debito pubblico.
Tali principi sono i due «corni» del dilemma e sono ineludibili: nella nostra azione di legislatori dobbiamo sollecitare il Governo, affinché questi due aspetti non prevalgano l'uno sull'altro, ma abbiano l'opportunità e la possibilità di stare insieme e di condurre il Paese fuori da una strettoia, che da anni lo attanaglia. È su questi due obiettivi, quindi, che si deve concentrare l'azione del Governo nel medio e nel lungo periodo.
A nostro avviso, molto è stato fatto finora dal Governo Prodi finora sul piano del risanamento e ci è sembrata, quindi, al riguardo condivisibile tutta l'azione di politica economica svolta dal Ministro Padoa Schioppa nell'azione del suo dicastero. Il decreto-legge al nostro esame, infatti, non sarebbe comprensibile se non avessimo ben presente tutta l'azione svolta nella finanziaria del 2007. Di ogni azione del Governo e di ogni azione di politica economica si può parlare bene o male; tuttavia, se si intrecciano e si combinano le diverse azioni e si tenta di capire se vi è un quadro di insieme e una prospettiva della politica economica del Governo, dobbiamo rilevare che, a nostro avviso, con la legge finanziaria 2007 (che ha tentato di rientrare gradualmente nei parametri e nelle possibilità del debito pubblico) e questo decreto-legge si siano combinati bene da un lato il tentativo di rientro del debito pubblico, dall'altro l'opportunità di sollecitare la domanda interna dell'economia italiana.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 15,45)
GIUSEPPE OSSORIO. In merito al ripianamento del debito pubblico vorrei porre l'attenzione sulla lievitazione che vi è stata negli ultimi anni. Senza parlare male di un Governo, bisogna dire che oggettivamente dal 2000 al 2005 vi è stata una forte lievitazione del debito pubblico e che questo Governo ha tentato - e, immagino, tenterà - di mettere nuovamente le briglie alla finanza pubblica. Si tratta di un fardello - quello della finanza pubblica - che, secondo le rilevazioni della Banca d'Italia, ha sfiorato i 1.544 miliardi di euro, facendo crescere il rapporto tra il debito delle pubbliche amministrazioni e PIL, che oggi si attesta al 106,8 per cento (dati pubblici e oggettivi).
In Italia, quindi, abbiamo - secondo cifre statistiche che ci aiutano a comprendere meglio - circa 26 mila euro di debito a testa: una situazione insopportabile, con buona pace delle raccomandazioni dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale.
Dopo le elezioni, questo Governo, ad avviso dell'Italia dei Valori, ha dovuto subito affrontare questo macigno. Vi è stato, quindi, un forte piano di rientro, partendo dalla lotta all'evasione fiscale. Non scordiamolo: siamo figli, oggi, di un'azione intrapresa nei mesi scorsi.
Nei mesi scorsi, in alcuni settori dell'opinione pubblica, si è parlato molto male anche del Parlamento e dell'azione forte intrapresa contro l'evasione fiscale. Attualmente, invece, dobbiamo riconoscere che è stato realizzato un extragettito proprio perché vi è stata una forte lotta all'evasione fiscale. Le statistiche, anche in tal caso, ufficiali, stimano un'economia sommersa compresa tra il 16 e il 17 per cento del PIL. Si tratta di cosa non da poco.
A tal proposito il Governo in carica ha abbandonato - diciamolo con franchezza - ogni forma di condono fiscale per ristabilire un corretto rapporto tra contribuenti e istituzioni pubbliche. Vi è un rapporto degno di una società occidentale e di una democrazia avanzata. La legge finanziaria per l'anno 2007 ha avuto anche il merito di affrontare la revisione della spesa pubblica in modo molto forte. Pertanto, oggi si può affermare che fra laPag. 16legge finanziaria per l'anno 2007 e il decreto-legge vi sia una forte connessione. Quindi, grazie a tali misure, oggi vi è la possibilità di ragionare sul decreto-legge che il Governo pone alla nostra attenzione e che, come ho già detto, l'Italia dei Valori approva.
Con tale decreto-legge si è tentato - noi lo sosteniamo - di dare forza alla domanda interna. Si tratta di interventi di politica economica di grande importanza. Innanzitutto, merita attenzione l'utilizzo delle maggiori entrate per il miglioramento dei saldi da destinare allo sviluppo della spesa sociale. L'impatto delle misure contenute nel decreto-legge modifica in modo limitato l'obbiettivo dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, cioè si è reso possibile restringere di meno quel nodo scorsoio che è stato messo al collo della finanza locale e della finanza pubblica.
Inoltre, si parla di rivedere il rapporto con l'Europa. Prima o poi il Governo dovrebbe cominciare a contrattare con l'Europa, se vuole parlare di sviluppo, i termini e l'autonomia che abbiamo per andare incontro a tale possibilità. L'esigenza, pertanto, è quella di garantire un più consistente quadro di risorse per le spese di investimento degli enti locali e porre rimedio ad alcune difficoltà di applicazione del patto di stabilità interno.
Nell'ambito del decreto-legge sono state altresì inserite le proposte emendative del Governo, che hanno introdotto disposizioni importanti, come quelle in materia di cuneo fiscale, che - dobbiamo riconoscerlo - ha dato un po' di respiro all'economia italiana, anche se ci aspettiamo che la nostra economia possa trovare maggiore respiro grazie a tali modelli di sviluppo e a tali strumenti.
Si è deciso di estendere le disposizione afferenti la materia, contenute nella legge finanziaria, anche alle banche e alle assicurazioni, così come d'altronde sollecitato più volte dall'Unione europea. Per quanto concerne gli studi di settore, sono stati recepiti le intese con le organizzazioni di categoria e il dispositivo dell'atto di indirizzo recentemente approvato dal Senato. Sotto tale profilo, è necessario impegnarsi per fare di più. È inutile parlare del popolo della partita IVA soltanto in termini generici: bisogna fare presente che è necessario rivedere profondamente lo strumento degli studi di settore. Sotto questo aspetto, nel corso dei prossimi mesi, l'Italia dei Valori si impegnerà in tal senso.
Come già detto dai colleghi che mi hanno preceduto, il provvedimento sull'extragettito si occupa anche delle fasce deboli, come quelle dei pensionati, disponendo aumenti, sebbene minimi, delle pensioni più basse, cioè le pensioni minime, e prevedendo, tra l'altro, che tali aumenti non costituiscano reddito a fini fiscali. Si tratta di una previsione non da poco. Il collega Di Gioia, che ringrazio per il suo lavoro, ha anche avuto modo di farlo presente.
Si tratta di una decisione - sulla cui importanza appare anche superfluo soffermarsi - che contribuirà in maniera chiara a fornire un segnale sulla consapevolezza dell'attuale maggioranza nei confronti delle esigenze delle fasce sociali più deboli.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE OSSORIO. Abbrevio, signor Presidente.
PRESIDENTE. No, deve chiudere.
GIUSEPPE OSSORIO. Concludo. Inoltre, anche in relazione alla legge 19 dicembre 1992, n. 488, il Governo si è impegnato con il provvedimento in discussione. Anche quest'ultimo è un episodio positivo. Pertanto, concludo ribadendo che esprimeremo voto favorevole, concedendo la fiducia al Governo sul maxiemendamento presentato, perché condividiamo il provvedimento nel suo complesso, e augurandoci che in futuro si possa fare anche meglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rotondo. Ne ha facoltà.
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ANTONIO ROTONDO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei svolgere una considerazione iniziale: l'economia italiana, sospinta anche dalla positiva espansione economica in Europa, dopo una fase di stagnazione che durava ormai da quattro anni - la più lunga dal dopoguerra - nel 2006 ha mostrato forti segni di ripresa; l'incremento del PIL è stato oltre quattro volte quello medio del precedente quadriennio 2002-2005.
Accanto a tale dato certamente confortante e all'altro legato alla legge finanziaria per il 2007, che ha riportato in ordine i conti pubblici del nostro Paese dopo anni di dissesto, emerge con forza oggi in Italia un elemento di grande preoccupazione fotografato con nitidezza dalla pubblicazione, qualche settimana fa, del rapporto Istat. Tale rapporto ci mostra un'Italia divisa in due: nord e sud, con fortissime disparità nella redistribuzione del reddito e con più dell'11 per cento delle famiglie sotto la soglia di povertà. Una famiglia su sei fa fatica ad arrivare a fine mese, una su tre non riesce a far fronte ad una spesa imprevista di 600 euro; per non parlare del cambio improvviso di condizione nel caso in cui un suo componente non sia autosufficiente.
Sedici milioni e mezzo di persone percepiscono un salario al di sotto dei mille euro. A ciò si potrebbero aggiungere i dati Eurispes, che mostrano come i salari italiani si trovino in fondo alla classifica europea. Dieci milioni di pensionati hanno una pensione che non supera gli 800 euro, ma ci sono anche un quarto dei pensionati che non ne percepiscono più di 500: di fronte a tale quadro il Governo di centrosinistra ha deciso di intervenire con fermezza.
Il decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, dispone l'utilizzo delle maggiori entrate nette rispetto alle previsioni del bilancio 2007 - il cosiddetto extragettito - al fine di fare fronte ad alcune urgenti situazioni di sofferenza presenti oggi in Italia sul versante della grave perdita del potere d'acquisto delle pensioni, sul versante della spesa, per le difficoltà operative nei confronti delle amministrazioni centrali e degli enti locali e anche per garantire la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali di pace e di aiuto umanitario e per intervenire a sostegno di alcuni settori dell'economia.
Questo utilizzo del cosiddetto extragettito si è reso possibile in quanto l'Italia è tornata a crescere, dopo anni di stagnazione, ed è uscita dall'emergenza dei conti pubblici.
Gli sforzi per il risanamento quindi sono già stati fatti e il Governo ora deve optare per un percorso rigoroso, ma più graduale, che coniughi l'esigenza di utilizzare una gran parte delle risorse aggiuntive emerse nel 2007 a riduzione del disavanzo, al fine di evitare una nuova manovra correttiva nel 2008, con quella importantissima di fronteggiare istanze sociali di grande rilievo.
È stato consigliato da più parti, al nostro Paese, di utilizzare tutto il miglioramento dei conti a riduzione del disavanzo e di effettuare una riduzione strutturale del disavanzo in ragione dello 0,5 per cento annuo a partire dal 2008. Ciò significherebbe - lo voglio ricordare - chiudere il 2007 con un indebitamento netto pari al 2,1 per cento e il 2008 all'1,4 per cento. Tale ipotesi richiederebbe una manovra correttiva per il 2008 pari allo 0,7 per cento del PIL, ossia circa 11 miliardi di euro.
È veramente necessario tutto ciò? Secondo il Ministro dell'economia una correzione di tale portata risulterebbe pari a quasi la metà della correzione complessiva da effettuare per raggiungere l'obiettivo di bilancio in pareggio nel 2011.
Il Governo dunque giudica che tale ipotesi non possa considerarsi realistica tenendo conto delle condizioni economiche e sociali italiane e considerando, inoltre, il grande sforzo di aggiustamento strutturale già effettuato dal Paese nell'anno in corso con la legge finanziaria per il 2007.
In conclusione, quindi, il Governo intende rispettare gli impegni assunti con l'Europa nell'ambito della procedura di disavanzo eccessivo, ma una parte dell'extragettitoPag. 18sarà impiegata per misure specifiche a sostegno delle classi più deboli. Ecco il perché di questo decreto-legge, di cui tratterò solo alcuni punti, iniziando direttamente dall'articolo 5, che interviene in materia pensionistica.
Si prevede lo stanziamento di 900 milioni di euro per l'anno 2007 per incrementare i trattamenti pensionistici più bassi. Inoltre, si dispone, a decorrere dal 2008, l'istituzione di un fondo per il finanziamento, nel limite complessivo di 1.500 milioni di euro annui, dell'incremento dei trattamenti pensionistici più bassi. Sono intervenuti su questo punto notevoli miglioramenti in Commissione.
Un emendamento recepisce il contenuto dell'accordo raggiunto con le parti sociali sull'incremento delle pensioni minime (l'insieme degli aumenti delle pensioni minime riguarda circa 3,4 milioni di pensionati). Si prevede un meccanismo di rivalutazione ai prezzi delle pensioni previdenziali più favorevole di quello attuale e si prevedono, inoltre, interventi e misure agevolative in materia di riscatto ai fini pensionistici del corso legale di laurea e per la totalizzazione dei periodi contributivi maturati in diversi regimi pensionistici.
Si interviene anche in materia di cuneo fiscale, estendendolo a banche ed assicurazioni, così com'è stato osservato dalle istituzioni comunitarie. Si interviene in materia di deducibilità ai fini IRES ed IRE dei costi delle auto aziendali e si interviene, inoltre, sulla disciplina degli studi di settore: saranno esonerati dall'obbligo di presentare l'elenco clienti e fornitori, con riguardo all'anno di imposta 2006, i soggetti in regime di contabilità semplificata e gli esercenti arti e professioni.
In questo decreto-legge è presente una misura importante per tutte le aree sottoutilizzate: sono state sbloccate, infatti, le risorse della legge n. 488 del 1992. Alcune misure riguardano gli enti locali. Con l'articolo 6, poi, si finanziano alcuni fondi.
Si prevede l'espansione fino a 4.200 milioni di euro dell'ammontare dei pagamenti per investimenti che l'ANAS potrà effettuare nell'anno 2007; si autorizza la spesa di 260 milioni per l'anno 2007, sempre per l'erogazione del contributo italiano al fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, cosa che non era stata fatta dal Governo precedente.
Si stanziano 75 milioni di euro nel triennio per l'edilizia universitaria. Con l'articolo 8, si provvede ad integrare di 250 milioni di euro per l'anno 2007 il fondo da ripartire per i trasferimenti correnti alle imprese pubbliche (tali trasferimenti andranno a Ferrovie dello Stato, Poste italiane, ANAS, ENAV). Si autorizza, inoltre, un contributo di 700 milioni per l'anno 2007 al fine di realizzare investimenti nella rete tradizionale ferroviaria.
Si autorizzano poi per l'anno 2007 una serie di spese connesse alla partecipazione dell'Italia alle varie missioni internazionali di pace. Alcune misure concernono la razionalizzazione delle spese nelle scuole e nelle università. Si dettano, inoltre, disposizioni a favore degli autotrasportatori. In questo provvedimento c'è stato anche un contributo importante da parte della Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo: abbiamo dato il nostro apporto, insieme ad altri gruppi della maggioranza, per migliorare il testo, soprattutto in due direzioni, innanzitutto in favore degli enti locali, per i quali si è ottenuta la maggiorazione delle quote di avanzo di gestione che essi potranno utilizzare, in particolare per i piccoli e medi comuni con popolazione inferiore a 100 mila abitanti.
Ancora, per quanto riguarda il fondo per la sicurezza, si è istituito un fondo per l'acquisizione di beni e servizi e per investimenti della Polizia di Stato, dei vigili del fuoco, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, con una dotazione, per l'anno 2007, di 70 milioni di euro, di cui 20 milioni destinati alle esigenze del Corpo dei vigili del fuoco.
Veda signor Presidente - e concludo -, riteniamo che siamo di fronte ad un buon testo, che si fa carico delle emergenze vere e reali dell'Italia. Si tratta di un provvedimento che, dopo tanti anni, si occupa delle classi sociali che più di tutte hanno sofferto in questa fase storica.Pag. 19
Questo è il Governo che vogliamo: un Governo che guarda agli interessi generali, di tutti, e non invece a quelli particolari, come ci aveva abituato il precedente Esecutivo; un Governo coraggioso, che sappia e che saprà affrontare le grandi e nuove questioni, prima fra tutte quella del lavoro stabile per i giovani. Eliminare o almeno ridurre la precarietà sarebbe un elemento di grande giustizia sociale, ma anche una notevole iniezione di fiducia per il futuro.
Noi di Sinistra Democratica pensiamo che tutto ciò si possa fare con questo Governo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO ROTONDO. Ecco perché convintamente voteremo a favore della questione di fiducia posta sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, siamo così arrivati in un anno alla ventesima volta in cui viene posta la questione di fiducia da parte di questo Governo con una media di quasi una fiducia al mese, che se confrontata con quanto aveva fatto il precedente Governo della Casa delle libertà, che in cinque anni aveva posto circa una cinquantina di volte la questione di fiducia (e se tale è il passo di questo Governo se esso durerà ancora), in due anni probabilmente si raggiungerà lo stesso numero delle questioni di fiducia poste in cinque anni dal Governo della Casa delle libertà, che peraltro le aveva poste su provvedimenti molto seri e importanti, come sono state le riforme allora compiute.
Siamo di fronte ad un Parlamento che non conta più nulla, siamo di fronte a Commissioni che vengono esautorate della loro funzione e del loro ruolo istituzionale. Appartengo, signor Presidente, alla Commissione finanze: nel provvedimento in esame è compresa materia fiscale, materia della Commissione finanze sulla quale probabilmente, nel caso di un normale disegno di legge, si sarebbe discusso per qualche settimana. Ebbene, le materie fiscali del provvedimento in esame non le abbiamo nemmeno viste, o almeno le abbiamo viste in maniera estremamente superficiale. Non contiamo quindi nulla, e sempre meno stanno contando il Parlamento e le Commissioni e il loro ruolo istituzionale si sta comprimendo.
Siamo di fronte ad una democrazia parlamentare, che non conta più nulla; siamo di fronte a scelte che vengono imposte al Parlamento da parte dei partiti, da parte delle segreterie di partito, da parte delle segreterie delle rappresentanze sindacali, mentre i parlamentari, soprattutto quelli di maggioranza (noi siamo di opposizione, quindi magari possiamo fare poco), vedono svilito il loro ruolo di rappresentanti delle istanze, dei bisogni e delle esigenze del loro elettorato e dei loro territori.
Siamo quindi di fronte ad una grave crisi reale, che però - vorremmo sottolineare - non è la crisi dei partiti e la crisi della politica che si è voluto creare, nelle scorse settimane, nel dibattito all'interno dell'opinione pubblica. Questa è semmai la crisi dei partiti, signor Presidente, è la crisi di questo Governo, è la crisi di questa politica: la cosa non ci riguarda, non riguarda la Lega Nord, e i dati elettorali delle ultime elezioni amministrative hanno dimostrato che di crisi dalle nostre parti non si parla, ma dalle vostre sì. Avete provato a riempire le piazze, come piazza del Popolo, che però è rimasta vuota. Venite nelle piazze della Lega Nord, e vedrete che le nostre piazze sono piene. Questo per quanto riguarda la crisi della politica.
Passiamo quindi al merito del provvedimento in esame. Da qualche parte sta scritto che è una manovra di carattere espansivo. Ciò può voler dire due cose: o una manovra che punta a limitare l'imposizione fiscale, a diminuire la leva fiscale per dare sviluppo, per dare possibilità alle imprese di investire e quindiPag. 20creare, nel lungo periodo, l'aumento della ricchezza e l'aumento del PIL; oppure una manovra di carattere espansivo, come sta scritto, può voler dire aumento della spesa pubblica. La manovra in esame si basa su un aumento della spesa pubblica; siamo sul secondo versante. Di 7 miliardi circa di valore che ha il «tesoretto», il decreto-legge ne destina quasi cinque alla spesa corrente, con pochi investimenti e nessuna diminuzione delle imposte: non possiamo certo dire che siamo di fronte ad una manovra di carattere espansivo in termini di lungo periodo per quanto riguarda il PIL e la ricchezza.
Si dice che con la manovra si aiutano i pensionati. A nostro avviso state semplicemente restituendo parte del maltolto che avete sottratto con l'ultima finanziaria, quando avete trasformato le deduzioni in detrazioni, e quindi le tasse sono aumentate, e avete approvato provvedimenti iniqui che hanno toccato proprio le categorie meno abbienti. Ricordiamo solo, per esempio, il bollo sulle automobili euro 0 e euro 1: se andiamo a vedere chi possiede tali vetture, si tratta alla fine delle categorie meno abbienti.
Quindi, i ladri siete voi ed ora state restituendo parte del maltolto che avete rubato negli ultimi mesi attraverso l'adozione degli ultimi provvedimenti fiscali e finanziari.
È inutile che veniate in questa sede a «vendere bugie» e raccontare cose non vere: state semplicemente restituendo parte di quanto avete tolto a suo tempo.
Siamo di fronte ad una pressione fiscale che, come evidenzia il Documento di programmazione economico-finanziaria, nel 2011 sarà del 42,1 per cento, mentre oggi è del 42,8 per cento: in cinque anni si registrerà, quindi, una diminuzione di circa lo 0,7 per cento. Ciò significa che la pressione fiscale alta, nel nostro Paese, costituisce una questione strutturale, che voi non avete la volontà di ridurre, al di là dei proclami nei quali avete annunciato che verrà restituito quanto è stato preso e che verranno diminuite le tasse e gli adempimenti. La realtà è che, in quattro o cinque anni, come è scritto nel Documento di programmazione economico-finanziaria, la pressione fiscale diminuirà forse dello 0,7 per cento, quindi di un niente.
Sta accadendo, nel frattempo, che le nostre imprese vanno via e chiudono, poiché non è possibile restare in un Paese non più competitivo a causa dell'alta pressione fiscale. Il vostro Governo l'ha aumentata di quasi 2 punti percentuali in un solo anno.
Noi non abbiamo mai amato l'Unione europea e siamo stati i primi a spingerci contro l'Europa dei banchieri, tecnocratica e burocratica, ma oggi siamo costretti a dare ragione all'Unione europea, che vi critica perché state approvando un decreto-legge che determina maggiori spese ed aumenta la spesa pubblica, senza intervenire nella materia principale, che a nostro giudizio è la riduzione della pressione fiscale, per dare dinamismo alle nostre imprese ed alle nostre categorie produttive.
Quando si parla di pressione fiscale, considerando che il disegno di legge di conversione al nostro esame contiene materie di questo tipo, dobbiamo descrivere in maniera molto semplice ciò che avete combinato in questo anno di politiche fiscali.
Le categorie produttive e i consulenti non ricordano, a memoria d'uomo, un anno peggiore di questo, in cui le avete combinate tutte e si stanno ancora pagando i disastri e l'anarchia tributaria che avete creato in questo anno di Governo.
Cito l'elenco clienti e fornitori, che per quest'anno avete tolto, ma che sarà reintrodotto per i prossimi anni (ed il nostro auspicio è che sia abolito per sempre, non reinserito, come intendete fare voi); il fisco telematico, per cui anche un artigiano con poco reddito è costretto a pagare le tasse tramite Internet o il proprio commercialista, determinando chiaramente un costo maggiore; il «grande fratello fiscale», l'anagrafe tributaria (stanno uscendo in questi giorni le prime avvisaglie della scomparsa, in pratica, del segreto bancario). Ricordo, inoltre, quando avete sbagliato di sessanta volte i conti sulle immobiliari nel primo decreto Visco-BersaniPag. 21(avete sbagliato i conti di sessanta volte, così come era scritto la prima volta, con il calo, quindi, delle quotazioni in borsa); i costi auto non deducibili (adesso avete fatto una parziale retromarcia, ma ciò è costato molto alle imprese); l'ammortamento dei terreni. Si potrebbe poi parlare per due ore di quanto avete combinato con questo provvedimento, inserendo la modifica per poi toglierla all'ultimo momento, lasciando così in vigore la vecchia norma, che è molto pesante ed ha aumentato in maniera forte la pressione fiscale.
Quanto poi allo scontrino fiscale, adesso i nostri commercianti si sentono come dei ladri, perché non lo emettono. Vi invito a fare un giro in Padania, quando fuori dei bar si presenta la Guardia di finanza in borghese e, magari, entra all'interno dei negozi che non hanno emesso lo scontrino fiscale, apre le casse e chiede di sapere da dove arrivino i soldi: se non lo sapete, è ciò che sta accadendo nei nostri esercizi commerciali! E si potrebbe parlare poi del caso dell'invio delle dichiarazioni!
Il dulcis in fundo è rappresentato dalla questione degli studi di settore, che ha una sua storia. Voi avete previsto nella legge finanziaria circa tre miliardi scarsi provenienti dalla revisione degli indici di normalità economica, quindi dalla revisione degli studi di settore. Vi sono state una serie di proteste da parte delle categorie, perché il livello dei ricavi presunti è stato innalzato verso l'alto.
Se prima era in regola - come si dice era «congruo» - il 70 per cento delle partite IVA, con i nuovi indici ad essere fuori regola è...
PRESIDENTE. Deputato Fugatti, concluda.
MAURIZIO FUGATTI... il 70 per cento, quindi è stata invertita completamente la situazione. Avete siglato un accordo con le categorie, ma o queste ultime hanno «preso un granchio», oppure non hanno letto ciò che hanno scritto, perché si tratta di un accordo sulla pelle e nelle tasche dei contribuenti, i quali comunque dovranno pagare quei 2,7 miliardi che sono in finanziaria.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURIZIO FUGATTI. Quindi o dovranno indebitarsi, signor Presidente, oppure saranno costretti a chiudere o ad operare in nero.
Per tali motivi la Lega Nord voterà contro la questione di fiducia posta dal Governo sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, finalmente termina la «telenovela» dell'extragettito, che ha perseguitato i nostri sogni ed anche quelli degli italiani, poiché in effetti non abbiamo capito fino in fondo ciò che stiamo facendo oggi.
Lo dico con grande amarezza, perché la questione si chiude nel peggiore dei modi, non per il fatto che il Governo chieda la fiducia, ma per il contesto entro il quale tale decisione è maturata. Si tratta, infatti, della ricerca di un equilibrio fra le parti della maggioranza piuttosto che di una precisa indicazione di sviluppo e ciò mette noi - che attendiamo sempre qualcosa di significativo da parte del Governo per non essere contro a tutti i costi - nelle condizioni di dire, con grande amarezza, che il contesto è assolutamente sbagliato.
Non me ne voglia, signor Ministro Chiti, ma quando afferma, nella relazione con la quale pone la questione di fiducia, che con la legge finanziaria del 2007 il Governo ha posto in essere le condizioni affinché si avviasse un percorso di risanamento certo e visibile, mi domando sempre da dove venga tale risanamento: da un prelievo o dalla ristrutturazione la spesa? Purtroppo, con il DPEF ci avevate illusi che sarebbe stato realizzato tramite la ristrutturazione della spesa, mentre di fatto è avvenuto tramite il prelievo.Pag. 22
Affermate che il governatore Draghi sbaglia. Probabilmente è vero, perché non è il nostro Ministro delle finanze, né tantomeno il Ministro del tesoro, quindi il suo compito è quello di guardare le cose in maniera attenta e asettica; però, non tenerne conto vuol dire anche tapparsi le orecchie rispetto a quanto affermano la Comunità europea ed il Fondo monetario internazionale.
Sembra che vi siate buttati dietro il problema dei conti di questo Paese: lo avete risanato e adesso si può ricominciare a spendere. Questo è l'errore di fondo che contestiamo. Con il provvedimento in esame si creano drammaticamente occasioni e dilatazioni di spesa, che saranno ricorrenti, pertanto, quando ci venite a dire che vi è la possibilità per gli anni 2008-2009 di passare da 7 miliardi 403 milioni a 10 miliardi 721 milioni, mi domando come ciò possa avvenire, se tramite un prelievo aggiuntivo o scovando, tanto per intenderci, l'evasione. In questo secondo caso, mi domando in quale modo. Forse mettendo in ogni azienda la Guardia di finanza?
Mi chiedo ancora una volta se il Paese, la maggioranza, la classe politica riescano o meno a compiere un salto di qualità. Abbiamo capito che gli studi di settore hanno dei limiti. Proviamo a giocare un altro tipo di partita, considerando che tutto ciò che riguarda il prelievo fiscale, quindi la certezza della fiscalità nel nostro Paese, avviene tramite il contrasto degli interessi. È possibile che il Governo non cominci a ragionare su tali problemi? Dopo averlo ascoltato - ce lo hanno detto anche nella tornata precedente - non potrebbe mettere in atto soluzioni al fine di restituire la fiducia fra mondo produttivo, mondo finanziario, cittadini e classe politica?
Non credo, signor Ministro, che ci sia la possibilità di pensare ancora di avere un extra gettito, così come avete evidenziato, in aumento per il 2008 e il 2009, se non aumentando la tassazione, ma ciò contrasta con il contenuto del DPEF, in cui si annuncia che nei prossimi anni - cioè al termine del 2011, ovvero di questa legislatura - voi diminuirete la pressione fiscale dell'1 per cento. Tramite manovre come questa non è possibile! Dite addirittura che un possibile aumento dei consumi nel nostro Paese potrebbe far sì che il nostro PIL continui ad aumentare o comunque a mantenersi sui livelli che conosciamo, nonostante la previsione per l'anno prossimo di una diminuzione di qualche frazione di punto: come sarà possibile, dal momento che sappiamo perfettamente che con una tassazione di tal genere è assolutamente improponibile che ciò possa avvenire? Forse grazie all'aumento delle pensioni minime? Sappiamo perfettamente che le pensioni minime saranno purtroppo e drammaticamente sufficienti soltanto a coprire la tassazione locale per le famiglie meno abbienti! Non credo che ci sarà assolutamente il volano dei consumi che dite essere possibile nel futuro per aumentare lo spazio di capacità espansiva del Paese. State sbagliando completamente la politica finanziaria del Paese.
Nel provvedimento in esame c'è una «lista della spesa», che peraltro con molta attenzione ci è stata elencata da parecchi colleghi, ad esempio dai colleghi D'Elpidio e Zanella, quando ci hanno indicato le operazioni che in qualche modo con il provvedimento in esame trovano copertura. Per quanto riguarda gli incentivi alle aziende, vorrei rivolgere una domanda al Governo: Confindustria è disponibile a discutere tutto ciò che riguarda gli incentivi e addirittura dichiara di non volerli più, a patto che sia ridotta la pressione fiscale. Voi, invece, dichiarate l'intenzione di aumentare gli incentivi, ma non si comprende a chi. Avete approvato la riforma degli incentivi alle imprese prevedendo di relegare in un unico fondo tutte le poste, che erano in bilancio e che provenivano anche dalla legge n. 488 del 1992. Tuttavia, non sappiamo come selezionate la spesa e ci dite che siamo in presenza di una riforma strutturale. Non è vero, è un'ulteriore spesa in più, perché addirittura il destinatario di tali incentivi vi dice che vuole cambiare, ma voi non cambiate.Pag. 23
Tratterò ora di un'altra posta. Ci sono 25 milioni di euro destinati all'ENEA. Recentemente quest'Assemblea ha approvato il progetto di modifica degli statuti, con cui avete tolto l'autonomia statutaria agli enti di ricerca: per quale motivo, dopo aver compiuto un'operazione di tal genere, che andava nella direzione di ristrutturare gli enti, oggi coprite di 25 milioni di euro il bilancio dell'ENEA, senza guardare in chiave complessiva a tutti gli enti di ricerca nel nostro Paese? Questa è una spesa una tantum o strutturale? Diciamo, con grande franchezza, che il governatore Draghi ha ragione quando sostiene che non vi era un aumento sostanziale delle entrate, ma qualcosa avrebbe dovuto essere destinato a far sì che nella legge finanziaria per il 2008 ci fosse un quadro di riferimento strutturale diverso rispetto alla spesa. In altri termini, ancora una volta noi ci domandiamo se voi fate investimenti o interventi per indurre i bisogni, anziché cambiare la mentalità e ridurre tali bisogni o selezionarli in funzione di quelli effettivamente necessari a cambiare la struttura del Paese.
Con il provvedimento in esame avete messo pace dentro e fra di voi, prima di arrivare ad una legge finanziaria che toccherà problemi delicati, nella quale probabilmente inserirete la riforma delle pensioni, annacquandola con il sistema che abbiamo conosciuto in questa occasione. Anche sul fronte delle pensioni - sulle quali noi siamo d'accordo - vi chiedo: in via generale, la trattativa, così com'è stata fatta, non avrebbe dovuto e potuto essere agganciata a un dibattito molto più serio, che prevedesse le pensioni minime con riferimento al quadro strutturale del sistema previdenziale italiano? No, ancora una volta andate così, «a spizzico magnifico», come si dice...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI D'AGRÒ. ... e poi per produrre cosa? Sostanzialmente si tratta di un atto di giustizia, ma non è una giustizia ripetuta nel tempo e funzionale a cambiare il Paese. Dunque, su queste basi come possiamo darvi la fiducia?
PRESIDENTE. Deputato D'Agrò, deve concludere.
LUIGI D'AGRÒ. Avete posto la questione, di fiducia ma l'avete utilizzata per una funzione che purtroppo conosciamo perfettamente: non solo quella di risparmiare tempo - il che è legittimo - ma, probabilmente, anche per coprire fatti, che in realtà avrebbero avuto bisogno di essere discussi meglio dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zipponi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ZIPPONI. Signor Presidente, quest'anno la manovra estiva che viene proposta non parla di tagli ma di distribuzione delle risorse. L'anno scorso, a luglio, si rischiava la chiusura dei grandi cantieri dei lavori pubblici, quindi si reperivano risorse. Oggi chiediamo di aumentare le pensioni basse, osservando l'importante criterio dei contributi versati, quindi con il riconoscimento della carriera lavorativa; favorendo i giovani con misure di ricongiungimento pensionistico per i periodi di precariato e prevedendo il riscatto agevolato degli anni di laurea. Certo questo non basta, ma è un segno. Dobbiamo continuare sulla strada della rivalutazione delle pensioni, della riforma del sistema pensionistico per le nuove generazioni, del salario dei lavoratori dipendenti e precari.
Nel prossimo Documento di programmazione economico-finanziaria e nella trattativa sulle pensioni sono concentrati tutti gli sforzi per dare anima e concretezza al programma dell'Unione. Sulle grandi opere che si stanno discutendo, chiediamo che oltre al criterio importantissimo della trasparenza, vi siano quelli dell'utilità collettiva, dell'impatto ambientale della condivisione democratica delle popolazioni coinvolte, come per la vicenda TAV, così come è forte la nostra opposizione ad opere inutili, costose e sostenutePag. 24da comitati di affari come il progetto della nuova autostrada Brescia-Bergamo-Milano.
Sulle politiche industriali riteniamo un errore la quotazione in borsa di Fincantieri, con un piano industriale non condiviso dalle organizzazioni sindacali, che mette a rischio una delle migliori aziende italiane che produce navi da crociera.
Riveste grande importanza la trattativa aperta in queste ore sulle pensioni perché si rivolge contemporaneamente alle nuove generazioni e a chi ha lavorato per 35-40 anni e merita di veder riconosciuto il contributo che ha dato al Paese. Nel 2004 il Governo Berlusconi, con il Ministro del lavoro della Lega, colpì duro contro i lavoratori e gli artigiani; approvò una legge che, se non modificata, dal 1o gennaio 2008 costringerà a lavorare tre o quattro anni in più milioni di lavoratori, in particolare al Nord, dove maggiori sono le pensioni di anzianità. Il Governo Berlusconi-Lega colpì anche chi ha lavorato 40 anni costringendolo a rimanere fino a 18 mesi in più, senza nemmeno rivalutare la pensione: più lavoro gratis per chi è rimasto in fabbrica 40 anni! Il Governo Berlusconi-Lega spostò dal 2005 ad oggi l'aggiornamento dei coefficienti per il calcolo della pensione dei giovani, con il risultato che con 40 anni di lavoro un giovane oggi, se ci arriva, avrà meno del 50 per cento della pensione.
L'Unione ha vinto con un programma in cui è scritto che tale mostruosità sociale contro il lavoro, i giovani e i precari deve essere modificata e superata. I numeri, signor Presidente e signori del Governo, ci aiutano a dimostrare che è possibile. Applicare il programma dell'Unione è compatibile sul piano economico e sociale, assumendo anche due parametri europei di riferimento.
Il primo è costituito dalla stessa età effettiva di pensionamento in tutta Europa. Di cosa cianciano tutti gli esperti di pensioni dell'ultima ora parlando di Germania, di Francia e di altri Paesi? Oggi la differenza di età effettiva di pensionamento tra l'Italia e gli altri Paesi europei è di quattro-cinque mesi. Gli italiani vanno in pensione dopo i 60 anni, così come i tedeschi, i francesi e gli altri Paesi nord europei. Chiediamo che il peso della previdenza sul prodotto interno lordo sia uguale a quello degli altri Paesi europei, a condizione che l'assistenza sia separata dalla previdenza, esattamente come fanno, nel bilancio dello Stato, gli altri Paesi europei. Non si possono mettere, infatti, insieme le pere con le mele, per poi fregarsi il tutto per tagliare le pensioni, a parità di dati e di diritti.
Ai giovani proponiamo il calcolo di coefficienti per una pensione pubblica, dopo 35 anni di contributi, che sia almeno il 65 per cento, la copertura contributiva per i periodi di disoccupazione, la totalizzazione dei contributi, il recupero degli anni di laurea. In ordine a tale punto, cari signori della destra, sapete quanti posti di lavoro dei giovani con il vostro scalone fate saltare nei prossimi anni? Quattrocentomila, poiché tenete in fabbrica chi vuole andarsene e quattrocentomila assunzioni non si effettuano nei prossimi anni. I risparmi sulla previdenza, prevista da Berlusconi e da Maroni, consegnati al Fondo monetario internazionale e all'Europa, valgono in 42 anni, per ciò che avete scritto voi e la tesoreria di questo Paese, 13 miliardi. Dal 2004 al 2007 sono già stati abbondantemente recuperati con l'aumento dei contributi ai lavoratori dipendenti, con la lotta al lavoro nero e con i risparmi. Chiediamo, tra l'altro, che si decida di dare l'esempio che quindi si comincino a tagliare le pensioni dei parlamentari e dei dirigenti d'azienda: si dia l'esempio al Paese e i conti torneranno.
Oggi il gruppo di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea voterà la fiducia puntando la carta su quei lavoratori e quelle lavoratrici metalmeccanici che, in poche ore, hanno scritto da Brescia, in migliaia, al Presidente del Consiglio dei ministri. Nella lettera i suddetti lavoratori scrivono: «Noi non abbiamo contraddizioni tra la difesa delle nuove generazioni e quella dei lavoratori più anziani, noi non possiamo dimetterci dalla fabbrica o rimettere il mandato a lei, in Consiglio dei ministri. Ci aspettiamo che lei» - diconoPag. 25al Presidente del Consiglio - «sia conseguente con il programma dell'Unione e con quanto più volte dichiarato ed eviti di scavare un solco con le nostre condizioni». La nostra fiducia di oggi è un investimento per domani - intendiamo proprio domani - perché è condizionata da quanto accadrà nelle prossime ore, ovvero se vi sarà una seria proposta sul sistema previdenziale, coerente con il programma dell'Unione e con le posizioni delle organizzazioni sindacali.
Signori del Governo e signor Presidente, il bello della democrazia è che quando andremo a votare il voto di Montezemolo, con i suoi 7-10 miliardi di reddito, varrà uno, solo uno, tanto quanto varrà il voto di un lavoratore (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, onorevole Ministro Chiti, mi pare che dalle dichiarazioni di voto, appena ascoltate in quest'aula, si evincano con chiarezza le motivazioni della posizione della questione di fiducia, che ha portato il Governo ancora una volta a stringere il dibattito parlamentare attorno ad un decreto-legge estremamente importante per i conti pubblici. Le motivazioni sono chiare e sono rappresentate da una maggioranza, che è in grave difficoltà e che oggi, comunque, è schiava della sinistra massimalista, la quale ha avuto, all'interno del decreto-legge in esame, di tutto e di più.
Basti considerare le risorse che sono state ripristinate direttamente nei confronti di alcuni ministri. Penso per esempio al Ministro Ferrero, per il quale le dotazioni iniziali stanziate dalla legge finanziaria sono state totalmente ripristinate; al Ministro Mussi, che è tra i ministri che hanno ottenuto più risorse tra quelle precedentemente accantonate sulle unità previsionali di base, ai sensi dell'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria per il 2007.
Si tratta di una sinistra massimalista, che sta insieme alla maggioranza attuale esclusivamente su obiettivi puntuali, che rappresentano oggi un arretramento per il Paese ed un danno complessivo per gli italiani. Questo Alleanza Nazionale denuncia oggi in quest'aula con chiarezza. È un decreto-legge, caro Ministro, che, al contrario di ciò che lei ha affermato nell'ambito della posizione della questione di fiducia, non rappresenta un impegno finalizzato ad affrontare la grave situazione finanziaria del Paese. Non si tratta di un proseguimento della linea di rigore e di sviluppo che è stata più volte annunciata, ma nei fatti negata. Si tratta evidentemente, invece, di pagare un prezzo a politiche, che oggi non sono condivise, che vedono nelle richieste appena fatte da Rifondazione Comunista un ulteriore problema per lo stato dei conti pubblici, per la finanza dello Stato e, più in generale, per il Paese e per le nuove generazioni, di cui la sinistra si riempie la bocca, ma alle quali, nel concreto non riesce poi a garantire una prospettiva degna di questo nome.
Andando ad esaminare i numeri concretamente, si dimostra innanzitutto che la questione dell'extra-gettito, dal punto di vista strutturale, è una valutazione che avrebbe dovuto attenere al rigore dei conti pubblici. Abbiamo detto con chiarezza dall'inizio che sarebbe stato molto meglio puntare alla riduzione ulteriore del deficit e lavorare, quindi, secondo le logiche che il Ministro Padoa Schioppa ha più volte enunciato. Penso ad una sua frase pronunciata all'inizio della sua esperienza di Governo, in cui ha detto: «Io e gli amici dell'Unione Europea, in particolar modo della Commissione, siamo fatti della stessa pasta». Ad oggi, mi sembra di poter dire che la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale, l'OCSE e i principali istituti e osservatori internazionali di politiche finanziarie e di conti pubblici sanzionino pesantemente le condotte del Governo.
Quindi, quella stessa pasta oggi è condizionata pesantemente dai ricatti di una sinistra, che altrimenti non riesce a vederePag. 26all'interno del programma di Governo uno spiraglio vero per le prospettive di crescita, che non è legata agli interessi degli italiani. Come si è detto, all'interno del DPEF si intravedono già le risorse necessarie per poter adempiere a politiche e ad impegni già assunti per oltre 11 miliardi di euro. Inoltre, 10 miliardi di euro devono essere definiti dal Parlamento, che viene periodicamente «strozzato» nel dibattito, grazie alla posizione delle questioni di fiducia. Siamo, quindi, già a 21 miliardi di euro! Vi è, poi, il deficit aggiuntivo della sanità, che sta emergendo in misura sempre più chiara e che porterà a settembre a dover varare una manovra finanziaria certamente non neutrale, ma che supererà i 30 miliardi di euro. Sono condizioni che portano a pensare, in presenza di una pressione fiscale di oltre il 42 per cento, la più alta nella storia d'Italia, che quest'ultima possa esclusivamente aumentare, perché le politiche che avete adottato finora sono state negate. Avete accantonato 5 miliardi di euro in attuazione dell'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria 2007, per dimostrare una politica di controllo della spesa pubblica dei ministeri. Da queste somme sono già stati disaccantonati 2.100 milioni di euro. È evidente che non credete in un percorso vero di risanamento delle finanze pubbliche. Non ci credete e non lo potete fare, alla luce della presenza di una sinistra che, comunque, non tiene conto della prospettiva necessaria per un Paese, che ha bisogno di stare nel mercato globale, che deve puntare alla competitività a sostegno delle aziende, con percorsi chiari anche dal punto di vista fiscale.
Immaginare una manovra di oltre 30 miliardi significa, in mancanza di chiarezza puntuale su un percorso di rigore e di controllo della spesa pubblica, che ha superato il 50 per cento, ricorrere a prelievi aggiuntivi. Dovete dirlo con chiarezza: significa ricorrere, a breve, a ulteriore tassazione e bloccare un percorso di crescita, che abbiamo appena sfiorato in fase congiunturale, ma che non siamo riusciti a cogliere pienamente, proprio per una politica del Governo che ha disincentivato gli investimenti e non ha sostenuto la crescita. Non è vero che la fase di crescita ha portato ad avere l'extra-gettito, che vi è stato grazie a politiche precedenti, in relazione all'attività svolta dal Governo di centrodestra ed anche all'attività legata alla repressione dell'evasione fiscale.
Gli effetti dell'attività del Governo sono stati, fino ad oggi, assolutamente negativi, a tal punto che l'accordo presunto sugli studi di settore, non onorato dall'emendamento presentato al provvedimento in esame, non risolve i problemi per le imprese ed ha portato, comunque, ad uno slittamento dei versamenti dell'autoliquidazione.
Quindi, evidentemente, viene posta, oggi, dal Paese, la gravosa questione del sistema imprenditoriale e del rapporto equo nei confronti dello Stato.
Lo statuto del contribuente è stato sistematicamente vanificato dalle proposte del Viceministro Visco e da intenti poi tradottisi in proposte operative e in leggi che di fatto hanno creato un sistema di intimidazione fiscale, in cui il contribuente deve dimostrare, in realtà, un percorso ovviamente legato alle proprie attività.
Ciò non si registra in altri Paesi europei, dove la linea seguita è diametralmente opposta e dove il percorso è per il rilancio, per lo sviluppo, per dare un futuro alle nuove generazioni. Abbiamo discusso dei giovani e delle nuove attività di impresa ma è evidente che un tale percorso sussiste laddove si abbatta la pressione fiscale, laddove si creino le condizioni affinché l'impresa abbia un Governo e uno Stato amico, laddove si realizzino le condizioni per essere realmente competitivi sullo scenario internazionale. Per quanto riguarda il nostro Paese, invece, la Banca centrale europea afferma con chiarezza che - a causa del debito pubblico che sta crescendo ulteriormente, grazie ad un rapporto deficit-PIL che riprende a crescere e nei prossimi mesi supererà largamente gli impegni assunti dal Governo italiano rispetto agli obiettivi che erano stati stabiliti - innalzerà i tassi, perché oggi esiste una condizione finanziaria italiana che la costringe a farlo. Ciò significa che, al di làPag. 27dell'intervento parziale sul presunto «tesoretto», sulle spalle dei nostri figli e sul debito pubblico graveranno miliardi di euro aggiuntivi in termini di spesa per interessi sullo stesso debito che dovremo quindi affrontare in occasione delle prossime leggi finanziarie. Ciò non significa, ovviamente, rendere uno Stato più agile: significa, piuttosto, porre ulteriori condizioni di criticità per il sistema delle imprese e per il sistema delle famiglie.
Proprio oggi, uno studio specifico dell'ISAE afferma come attualmente il livello percepito quale soglia di povertà si attesti a 1.300 euro per i soggetti singoli e a 1.800 euro per le famiglie.
Di fronte a tale quadro, non si può pensare, stanziando 900 milioni di euro per interventi a favore dei soggetti più deboli, di poter risolvere il problema: non sono i 300 euro che verranno erogati una tantum la soluzione alle difficoltà dei soggetti deboli. La soluzione per le difficoltà dei soggetti deboli è rinvenibile in un progetto complessivo di riforma puntuale, che è stata realizzata da altri Paesi; si può pensare anche di prolungare gli obiettivi di rientro del debito pubblico e del deficit, a fronte però di riforme credibili, che questo Governo non ha il coraggio di affrontare.
In queste ore si sta discutendo, all'interno della maggioranza - e l'ultimo ricatto, l'ultimo messaggio è stato lanciato proprio adesso da Rifondazione Comunista - attorno al tema dello «scalone». Cari amici di Rifondazione, quella varata dal Governo Berlusconi, di centrodestra, è stata una riforma apprezzata in Europa come una delle migliori riforme in assoluto del sistema previdenziale. In quel caso abbiamo ricostruito un rapporto tra le generazioni basato su un sistema sostenibile che può pagare le pensioni per i nostri anziani e, nel contempo, offre un futuro credibile alle giovani generazioni.
Non è certo, invece, evitando il risparmio di risorse dello Stato per 9 miliardi di euro per i prossimi anni (a tanto ammonterebbe il costo, a regime, di una riforma che prevedesse l'abbattimento dello scalone) che riusciremo a costruire una prospettiva degna di questo nome, legata, nei dieci anni, a 70 miliardi di euro, che ovviamente dovranno essere reperiti da risparmi della spesa pubblica. Non vi sono altre condizioni, pena la criticità e, evidentemente, il fatto che il sistema possa «saltare».
Il gruppo di Alleanza Nazionale si è battuto, all'interno della Commissione, per ottenere risultati concreti attorno a questi temi. Riteniamo che, con questa politica, oggi il Governo «tenga a bada» esclusivamente la sua maggioranza, ma determini un danno grave per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, signor Ministro, sottosegretari e signori colleghi, oggi siamo chiamati a votare, per l'undicesima volta, la fiducia al Governo sulla conversione di un decreto. Si tratta di una questione di fiducia assolutamente ingiustificata sul piano tecnico e procedurale, quando si consideri il comportamento irreprensibile tenuto dall'opposizione in Commissione bilancio, dove ha dimostrato una disponibilità forse anche eccessiva, pur di migliorare il testo del provvedimento.
Assistiamo ad un vero paradosso: il decreto-legge che secondo gli auspici della maggioranza e del Governo avrebbe dovuto far recuperare un minimo di consenso nell'opinione pubblica - trattandosi peraltro di un provvedimento di spesa - costituisce in realtà l'atto formale con il quale si certifica, a distanza di poco più di un anno, il clamoroso fallimento della politica economico-finanziaria dell'Esecutivo. In verità già la devastante esperienza della precedente legge finanziaria aveva evidenziato in termini drammatici l'assoluta mancanza di omogeneità e di coerenza all'interno della maggioranza; le dimensioni abnormi dell'ultima finanziaria offrono, infatti, la rappresentazione plastica della realtà nella quale si dibattono un Esecutivo e una maggioranza che altroPag. 28non sono se non la sommatoria di forze eterogenee e quasi sempre in assoluto disaccordo.
Il decreto-legge segna un passo ulteriore nel degrado del Governo perché inverte drasticamente la direzione intrapresa con la legge finanziaria e smentisce le dichiarazioni ripetutamente rese dal ministro Padoa Schioppa e contenute anche in atti formali come il Documento di programmazione economico-finanziaria che a giorni esamineremo. Dispiace in effetti che il Ministro dell'economia e delle finanze si sia sottratto ad un puntuale confronto sul provvedimento: non lo abbiamo visto in Commissione e non lo vediamo oggi in quest'aula. Se avesse partecipato ai lavori in Commissione bilancio e in Assemblea gli avremmo chiesto di spiegarci le ragioni di una così repentina evoluzione che lo ha trasformato da «occhiuto» guardiano dei conti pubblici - addirittura all'inizio della legislatura si dichiarava angosciato per lo stato gravissimo in cui il precedente Governo avrebbe lasciato la finanza pubblica - al disinvolto garante di decisioni che comportano un'ulteriore crescita della spesa pubblica. Il Ministro nella sua originaria versione iper-rigorosa ignorò i suggerimenti che provenivano dall'opposizione affinché assumesse con molta cautela le analisi che gli venivano prospettate da consulenti poco affidabili e confidasse maggiormente nel supporto degli organismi esistenti, a partire dalla Ragioneria generale dello Stato e dall'Istat. Se avesse accolto il nostro suggerimento, il Ministro avrebbe evitato a noi e al Paese una legge finanziaria pesantissima, quale è stata quella dello scorso anno, che ha recentemente contribuito a frenare le prospettive di ripresa e di inversione del ciclo economico, alimentando un diffuso e assolutamente fondato malumore nei confronti del Governo in larghissimi settori del Paese.
La legge finanziaria per il 2007 ha paralizzato l'operatività di interi comparti creando seri problemi di cui l'opposizione si è fatta carico per quanto riguarda in particolare il settore della sicurezza. Ha provocato una vera e propria sollevazione degli enti territoriali (le cui organizzazioni rappresentative, peraltro guidate da rappresentanti di partiti della «vostra» maggioranza, hanno assunto la clamorosa decisione di abbandonare tutti i tavoli di confronto con il Governo), ha provocato un incremento della tassazione riducendo il potere di acquisto della popolazione, ha bloccato l'avvio e la prosecuzione di importanti opere infrastrutturali senza offrire alcuna prospettiva certa quanto al loro completamento.
Con questo decreto-legge, utilizzando una quota parte delle maggiori entrate acquisite, il Governo cerca maldestramente di rimediare ad alcuni degli errori compiuti con la legge finanziaria e mette a disposizione per l'anno in corso una cifra non piccola, pari a circa 4 miliardi e 131 milioni di euro. In particolare, viene corretta significativamente la manovra sul bilancio realizzata con il famigerato comma 507 dell'articolo unico dell'ultima legge finanziaria; anche in questo caso l'opposizione aveva segnalato, durante l'esame della legge finanziaria, che accantonamenti così consistenti non sarebbero stati assolutamente sostenibili. Con il decreto-legge in esame i nostri giudizi trovano puntuale conferma. Resta il fatto che il Ministro dell'economia e delle finanze si limita a mettere una «toppa» al problema e non si preoccupa di chiarire come intenderà «sanare» gli accantonamenti già disposti per i prossimi anni.
Confermando l'erraticità delle decisioni del Governo, il decreto-legge provvede a rifinanziare una serie di leggi: tale scelta è apparsa abbastanza casuale e non è stata sufficientemente motivata.
In realtà, non è stata effettuata alcuna scelta da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. Le decisioni sono state imposte dai vari ministri di spesa, a seconda del peso di ciascuno, e il dato più preoccupante è peraltro costituito dal fatto che il decreto-legge rappresenta soltanto il primo passo di un percorso di degrado, che sicuramente proseguirà con la prossima legge finanziaria.
Le premesse ci sono tutte: la discussione sulla «controriforma» previdenzialePag. 29è esemplare; assisteremo a continue fibrillazioni all'interno della maggioranza, per cui ogni partito ed ogni esponente pretenderà che le risorse vengano assegnate alle finalità più diverse.
Il Ministro Padoa Schioppa non potrà che proseguire sulla strada intrapresa, rinunciando a svolgere un ruolo incisivo, quale dovrebbe competere al Ministro dell'economia e delle finanze, e limitandosi a ratificare decisioni prese da altri, quando non imposte direttamente dal Presidente del Consiglio, al solo scopo di mantenere in vita il suo traballante Governo.
Del tutto inconsapevole della realtà, il Ministro Padoa Schioppa continuerà a farsi intervistare e ad intervenire in autorevoli consessi internazionali, argomentando sulla necessità di porre mano alla spesa pubblica, ma ugualmente sottoscrivendo provvedimenti che ne determinano un ulteriore incremento.
Domando allora ai colleghi della maggioranza e agli esponenti del Governo se non sia il caso, per il bene del Paese, di porre seriamente il problema di un cambiamento del Ministro dell'economia e delle finanze. Nel precedente Governo, il Ministro Tremonti ci aveva abituato a ben altro stile: il Ministro dell'economia e delle finanze era davvero il fulcro dell'azione governativa e le decisioni più importanti di politica economica e finanziaria non potevano essere adottate a prescindere dallo stesso Ministro; in tal modo, si riusciva a ricomporre in una logica coerente istanze diverse quali erano quelle provenienti dai diversi partiti che componevano la coalizione.
Oggi il responsabile dell'economia e delle finanze viene percepito dagli altri esponenti del Governo e dai colleghi della maggioranza come un Ministro debole: è considerato utile solo per le riunioni in Ecofin; la politica fiscale è in mano al Viceministro Visco, la politica industriale al Ministro Bersani - quando se ne occupa; basti vedere il caso Alitalia, ove i risultati sono assolutamente disastrosi -; le scelte strategiche sulle infrastrutture sono di fatto delegate al Ministro Di Pietro, ed il Presidente del Consiglio si occupa direttamente della previdenza, mentre il Mezzogiorno non ha mai trovato un referente all'interno del Governo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,47)
GASPARE GIUDICE. Colleghi, per il bene del Paese, che non può subire i danni di un Governo che non è in grado di assumere decisioni fondamentali che riguardano il suo futuro, vi prego: cambiate quanto prima il Ministro dell'economia e non date la fiducia a questo Esecutivo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Motta. Ne ha facoltà.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, nel motivare a nome del gruppo dell'Ulivo il voto favorevole sul provvedimento in esame vorrei partire dai dati, apparsi oggi su un autorevole quotidiano economico, forniti dal presidente della ISAE, che ieri ha presentato un rapporto di previsione congiunturale dell'istituto.
Il presidente Maiocchi, pur ribadendo la perplessità, già espressa in sede di audizione nell'ambito dell'esame del DPEF, ha tenuto a sottolineare che l'andamento della finanza pubblica è sulla via del risanamento, con particolare riferimento ad un dato: le dimensioni dell'avanzo primario, ovverosia il fattore più importante per la riduzione del debito, che si era completamente annullato negli anni precedenti, e - aggiungo - si era azzerato come il tasso di crescita del Paese.
Ora mi sembra che i colleghi del centrodestra abbiano rimosso tutto ciò.
I dati pubblicati sono i seguenti: l'avanzo primario previsto è al 2,3 per cento, in percentuale del PIL, per il 2007, e al 2,6 per cento per il 2008; il debitoPag. 30pubblico, al 106,8 per cento nel 2006, è previsto al 105, 2 per cento nel 2007 e al 103, 6 per cento nel 2008; la crescita del PIL, che sfiora il 2 per cento nel 2007, dovrebbe attestarsi all' 1,8-1,9 nel 2008, cui si aggiunge il dato del rapporto tra deficit e PIL, attestato per l'anno corrente al 2,5 per cento anziché al 2,8 per cento. Si tratta di un 2,8 per cento - lo ricordo - concordato e sottoscritto in sede europea.
Vorrei aggiungere che le liberalizzazioni, decise dal Governo e votate dal Parlamento, restituiscono tra 2,4 e 2,8 miliardi di euro agli italiani sotto forma di riduzione dei prezzi delle tariffe: sono solo primi risultati - nessun trionfalismo - visto che la stima dei risparmi si riferisce a cinque delle misure approvate. Però voglio portare due esempi: nei prezzi dei farmaci da banco si è registrata una riduzione media del 6,6 per cento; per i servizi di telefonia mobile i prezzi sono scesi del 14 per cento. Mi scuso, cari colleghi, per il richiamo alla freddezza dei numeri e delle percentuali, ma mi è parso giusto ricordarli per confermare non genericamente il valore espansivo della manovra che stiamo per approvare, negato invece in questa sede.
Si è assistito ad un deciso risanamento, avviato - non concluso, certo - che andrà completato nei prossimi anni. Conti pubblici sotto controllo, stringenti impegni assunti in sede europea rispettati, risorse significative stanziate per lo sviluppo; proprio perché siamo usciti da una lunga emergenza che non poteva non essere affrontata con misure severe, come è avvenuto con la legge finanziaria per il 2007, ora si è potuto finalmente intervenire sulle fasce deboli per rispettare l'impegno assunto dal Governo di una maggiore equità sociale. Valore espansivo della manovra - dicevo - perché sostegno alla competizione, equità sociale e risanamento si tengono e, insieme, incidono sullo sviluppo del Paese. Si è valutato obiettivamente lo sforzo prodotto in questo anno di Governo, e, quindi, non si può chiedere, come hanno fatto diversi colleghi dell'opposizione, che tutto l'extragettito, frutto di un forte contrasto all'evasione fiscale, sia destinato al risanamento, dimenticando che il miglioramento della situazione finanziaria è certamente merito del Governo, ma non solo. Vi hanno concorso cittadini, imprese, mondo del lavoro, istituzioni pubbliche. Lo ha ribadito ieri, in questa Assemblea, il Ministro Chiti, ed è un dato inconfutabile.
Credo che la rilevanza del provvedimento sia resa ancora più significativa dalle modifiche introdotte dalla Commissione bilancio, con un confronto di merito che ha visto il concorso dell'opposizione. Si tratta di una manovra da 6,5 miliardi di euro a favore dell'economia e delle fasce deboli, che il relatore Di Gioia, ieri, nel suo intervento ha descritto meticolosamente per ogni ambito di intervento. L'elenco è assai lungo e non intendo certo riproporlo per motivi di tempo e perché i colleghi che mi hanno preceduto hanno già avuto modo di approfondirne le diverse articolazioni. Ma alcuni richiami sono doverosi perché indicano le direttrici su cui si è operato.
Sono oltre 3 milioni i titolari di pensioni basse che beneficeranno di un aumento, una platea mai così vasta. Per il 2007 l'aumento arriverà in un'unica soluzione, a fine anno con una misura una tantum che varierà tra i 262 e i 392 euro; e per il 2008 tra i 336 e i 504 euro - aumenti calcolati in base ai contributi versati - per un totale di 900 milioni per il 2007 e 1,5 miliardi di euro per il 2008. Si tratta di incrementi che nessuno, credo, in questa Assemblea possa considerare irrilevanti. Si risponde, inoltre, ad un altro bisogno da molto tempo atteso dai pensionati, l'indice di rivalutazione automatica per le fasce con trattamenti pensionistici tra tre e cinque volte il trattamento minimo dell'INPS. Si tratta di una rivalutazione del 100 per cento dell'indice Istat. Non veniva presa una misura di tal genere da oltre un decennio: è stata una promessa fatta da questa maggioranza e mantenuta.
Capitolo giovani: dal 2008 è previsto il fondo di 1,5 miliardi per finanziare interventi e misure agevolate per il riscatto diPag. 31laurea e la totalizzazione dei contributi. Per anni tali meccanismi sono stati oggetto di promesse: oggi sono fatti reali, con risorse certe e disponibili. È così che si contrasta la precarietà e si dà speranza alle nuove generazioni. Altro che scassare il sistema, come ci viene rimproverato dal centrodestra, accusandoci di penalizzare proprio i giovani! È vero esattamente il contrario.
Altre misure assunte sono state: lo sblocco del cuneo fiscale, esteso anche a banche ed assicurazioni senza aggravi sulla finanza pubblica, la rimodulazione dell' IVA sulle auto aziendali.
I fondi alle imprese costituiscono un altro capitolo decisivo delle politiche di sviluppo: 250 milioni per trasferimenti correnti e incentivi per le imprese in crisi con semplificazione per le erogazioni della legge 22 ottobre 1992 n. 488, sblocco di 3 miliardi per il 2007 e altrettanti per il 2008.
Sul capitolo delle infrastrutture, sono previsti 250 milioni di euro in più nel 2007 per il Fondo per i trasferimenti correnti per le imprese pubbliche, Ferrovie dello Stato, ANAS, Poste Italiane, ENAV.
Per la scuola, sono stanziati 180 milioni di euro per il 2007 per le supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario. Si tratta di un debito ereditato - non saprei davvero come altro definirlo - che viene in parte sanato e, pur non risolvendo il problema, lo si è affrontato con misure urgenti per evitare il blocco dell'attività degli istituti scolastici.
Sonno inoltre previsti fondi per l'agricoltura e l'economia ittica.
Su tre punti, tuttavia, vorrei richiamare l'attenzione, perché sono particolarmente importanti e richiamano l'attenzione del Governo e della maggioranza su richieste provenienti dalle istituzioni, dalle parti sociali e dai cittadini. Mi riferisco, innanzitutto, ai 105 milioni di euro stanziati per la sicurezza, grazie ad un emendamento della Commissione bilancio, per investimenti e servizi a favore di tutte le forze dell'ordine, di cui 20 milioni a favore dei vigili del fuoco - un Corpo particolarmente esposto - e 5 milioni per le Capitanerie di porto e per le Guardie costiere. Tale misura va incontro alle esigenze di questi settori nevralgici per garantire la sicurezza nel nostro Paese; su di esse vi è una sensibilità diffusa tra i cittadini e, ritengo, sarà apprezzata.
Quanto agli studi di settore, viene recepito molto opportunamente l'accordo tra il Governo e le categorie di rappresentanza delle imprese. Si è stabilito che gli indicatori di normalità economica, previsti per il periodo di imposta 2006 e fino alla revisione degli studi di settore, abbiano natura sperimentale e valenza di prescrizione semplice fino al 2009. L'onere della prova, in caso di accertamenti, è a carico dell'amministrazione finanziaria. Viene così definitivamente chiarito che tali studi - come qualcuno tenta ancora di sostenere - non sono una sorta di reintroduzione di una minimum tax. Anche questa era una misura attesa, che sono convinta agevolerà il rapporto con quelle categorie economiche che si erano sentite penalizzate dalla legge finanziaria. La disponibilità al confronto da parte del Governo si è tradotta in atti concreti.
Infine, è previsto lo sblocco di una parte degli avanzi di amministrazione di comuni e province con una revisione dei meccanismi di calcolo, migliorando la proposta iniziale del Governo.
Per queste misure concrete, attese e giuste, la richiesta della fiducia sul provvedimento risponde all'urgenza di fornire risposte certe in tempi rapidi, posto che esso scade il 31 agosto. I tempi sono ristrettissimi, non si possono rinviare misure che rispondono a precise richieste e bisogni del Paese. È nell'interesse del Paese - e non per un interesse di parte - che il gruppo dell'Ulivo sostiene convintamente questo provvedimento e che convintamente voterà la fiducia al Governo, perché le misure citate sono attese e sono coerenti con il programma che abbiamo proposto agli elettori; un programma di Governo che i cittadini hanno scelto e che noi abbiamo il dovere di attuare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con la chiama.
La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 17,05.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Aleandro Longhi, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Comunisti Italiani.
La presidenza di tale gruppo ha comunicato di aver accolto la richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
Si riprende la discussione.
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2852-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1. del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il Regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, trasmesse dai presidenti dei gruppi, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Parisi.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama - Commenti).
PRESIDENTE. Come loro dovrebbero sapere, perché è stato comunicato in aula, questa pratica è certificata. Vi sono delle quote di attribuzione massime e i presidenti riferiscono quali sono le capienze dei rispettivi gruppi. Pertanto, tutto viene fatto con trasparenza, alla luce del sole, secondo le percentuali prestabilite e secondo le definizioni avallate dai presidenti di gruppo. Quindi vi prego di non urlare.
Invito il deputato segretario a proseguire la chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis.1.1. del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno risposto sì 309
Hanno risposto no 182
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Si intendono conseguentemente precluse tutte le restanti proposte emendative presentate.
Pag. 33Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Betta Mauro
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Carra Enzo
Carta Giorgio
Cassola Arnold
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cioffi Sandra
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Castro Paolo
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Diliberto Oliviero
Dioguardi Daniela
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia LucianoPag. 34
Duranti Donatella
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fassino Piero
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Francescato Grazia
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grillini Franco
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Levi Ricardo Franco
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri SergioPag. 35
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pecoraro Scanio Alfonso
Pedica Stefano
Pedrini Egidio Enrico
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Pag. 36 Hanno risposto no:
Adolfo Vittorio
Alessandri Angelo
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Boniver Margherita
Bosi Francesco
Bricolo Federico
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buontempo Teodoro
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Capitanio Santolini Luisa
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Ceccacci Rubino Fiorella
Cesa Lorenzo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cirielli Edmondo
Compagnon Angelo
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Conti Giulio
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi Rocco
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Ferrigno Salvatore
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fini Giuseppe
Fitto Raffaele
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Franzoso Pietro
Fugatti Maurizio
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimoldi Paolo
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
La Russa Ignazio
Laurini Giancarlo
Lazzari Luigi
Lenna Vanni
Leo MaurizioPag. 37
Licastro Scardino Simonetta
Lisi Ugo
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Mancuso Gianni
Marcazzan Pietro
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Martinelli Marco
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Mele Cosimo
Menia Roberto
Mereu Antonio
Migliori Riccardo
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Mormino Nino
Moroni Chiara
Neri Sebastiano
Nespoli Vincenzo
Nucara Francesco
Oliva Vincenzo
Palumbo Giuseppe
Paoletti Tangheroni Patrizia
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Peretti Ettore
Perina Flavia
Pescante Mario
Picchi Guglielmo
Pini Gianluca
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rao Pietro
Ravetto Laura
Rivolta Dario
Romagnoli Massimo
Ronconi Maurizio
Rossi Luciano
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Simeoni Giorgio
Stagno d'Alcontres Francesco
Stucchi Giacomo
Taglialatela Marcello
Tassone Mario
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Tucci Michele
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vito Elio
Volontè Luca
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Zorzato Marino
Sono in missione:
Amato Giuliano
Bersani Pier Luigi
Bono Nicola
Castagnetti Pierluigi
Catone Giampiero
Colucci Francesco
Evangelisti Fabio
Forgione Francesco
Galante Severino
Galati Giuseppe
Gasparri Maurizio
Gentiloni Silveri Paolo
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Letta Enrico
Licandro Orazio Antonio
Lumia Giuseppe
Mancini Giacomo
Marcenaro Pietro
Maroni RobertoPag. 38
Melandri Giovanna
Meloni Giorgia
Realacci Ermete
Reina Giuseppe Maria
Scajola Claudio
Siniscalchi Sabina
Violante Luciano
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 24 luglio 2007, alle 10,30:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria (2852-A).
- Relatore: Di Gioia.
La seduta termina alle 18,30.