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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 193 di martedì 24 luglio 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
La seduta comincia alle 10,40.
VALENTINA APREA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 luglio 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Astore, Bersani, Bindi, Boco, Bonelli, Bonino, Bono, Brugger, Buontempo, Burtone, Capodicasa, Catone, Cento, Chiti, Colucci, Cordoni, D'Alema, D'Antoni, D'Ippolito Vitale, Damiano, De Castro, De Piccoli, De Simone, Del Mese, Di Pietro, Donadi, Duilio, Fabris, Fallica, Fioroni, Folena, Forgione, Franceschini, Galante, Galati, Gasparri, Gentiloni Silveri, Giovanardi, Goisis, La Malfa, Laganà Fortugno, Landolfi, Lanzillotta, Letta, Levi, Li Causi, Lo Presti, Lumia, Mancini, Maroni, Mazzocchi, Melandri, Meta, Migliore, Minniti, Morrone, Musi, Mussi, Angela Napoli, Oliva, Leoluca Orlando, Parisi, Pecoraro Scanio, Pellegrino, Pinotti, Piscitello, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Rutelli, Santagata, Santelli, Scajola, Sgobio, Spini, Tassone, Tremonti, Villetti, Violante, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria (A.C. 2852-A) (ore 10,45).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria.
Ricordo che nella seduta del 19 luglio si è proceduto alla votazione della questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del citato decreto-legge.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2852-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2852 sezione 1).
Avverto che dopo l'illustrazione degli ordini del giorno avranno luogo, a partire dalle ore 15, dopo l'espressione del parere da parte del Governo, le votazioni, previo svolgimento di eventuali dichiarazioni di voto.
L'onorevole Germontani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/15.
MARIA IDA GERMONTANI. Il mio ordine del giorno n. 9/2852/15, che auspicoPag. 2venga accettato dal Governo, è l'ultimo di una serie di atti d'iniziativa parlamentare posti in essere dai gruppi dell'opposizione in Commissione, compresi anche gli emendamenti sui quali non abbiamo potuto discutere in quanto è stata posta la questione di fiducia.
La legge finanziaria per il 2007 ha previsto una disciplina transitoria per gli studi di settore in attesa di una loro revisione complessiva, introducendo specifici indici di normalità economica e prevedendone l'applicazione ai periodi di imposta in corso al 31 dicembre 2006. In tutte le sedi, dalle associazioni dei professionisti e dagli ordini professionali, è stata denunciata l'assoluta mancanza di aderenza degli indici di normalità economica alla situazione reale del Paese. Si sono succedute anche varie interpretazioni e testimonianze, dovute proprio all'assoluta mancanza di chiarezza e alla gravità della situazione. Ne è derivata una serie di atti d'iniziativa parlamentare, presentati in Commissione, dai colleghi di Forza Italia, della Lega e dell'UDC e dal mio gruppo, Alleanza Nazionale. Ad esempio, abbiamo presentato una risoluzione in Commissione con la quale chiedevamo di non applicare gli indici di normalità economica per le dichiarazioni relative al 2007, in attesa della revisione prevista dall'articolo 13 della legge finanziaria per il 2007. Inoltre, sulla questione abbiamo svolto in Commissione un'audizione dei rappresentanti dei ragionieri, dei dottori commercialisti e dei consulenti del lavoro, e vi è stato un coro unanime nel chiedere la non applicabilità degli indici per il 2007.
Il mio partito ha presentato su tale questione anche un'interrogazione a risposta immediata (question time) al Presidente del Consiglio Prodi, per sospendere l'applicazione di tali indici con l'obiettivo di sostituirli con altri condivisi dalle associazioni. Abbiamo ricevuto risposte insoddisfacenti, nebulose, contraddittorie e soprattutto svincolate e avulse dalla realtà, dalle istanze dei contribuenti e dagli appelli che provengono dalle categorie economiche dei professionisti.
Purtroppo gli indicatori di normalità economica sono stati determinati unilateralmente dall'amministrazione finanziaria e non sono stati sottoposti, quindi, al vaglio dell'associazione. Inoltre, non è stato rispettato lo spirito collaborativo del protocollo di intesa e gli studi di settore non riescono ad individuare neanche le tipologie di imprese alle quali si applicano.
Si è, quindi, registrata la contestazione di tutte le associazioni di categoria. Gli studi di settore dovrebbero essere il frutto di una specifica attività di analisi che dovrebbe prevedere la fattiva collaborazione delle associazioni di categoria interessate. Queste ultime, infatti, sono le uniche capaci di esprimere e di fornire elementi di valutazione e conoscenza alle commissioni di esperti, che poi devono esprimere il parere sugli studi del settore. Si sono, invece, bypassate le associazioni di categoria e il Governo è stato costretto a prorogare il termine per il pagamento delle imposte spostandolo dal 18 giugno al 9 luglio, e ciò è stato fatto prima con l'annuncio sui giornali e, poi, adottando i provvedimenti.
La norma inserita nel decreto-legge a cui fa riferimento il mio ordine del giorno, a mio avviso, contiene anche poco di innovativo in quanto essa prevede che gli studi di settore costituiscano delle presunzioni semplici. Preciso che le presunzioni possono essere semplici o legali. Le presunzioni legali sono assolute o relative: le prime non ammettono prove contrarie, le seconde consentono che l'interessato provi il contrario di quanto si presume. Vi sono, inoltre, le presunzioni semplici, disciplinate dall'articolo 2729 del codice civile, che devono essere gravi, precise e concordanti.
L'articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, in tema di accertamento, recita testualmente che l'esistenza di attività non dichiarate o l'inesistenza di passività dichiarate è desumibile anche sulla base di presunzioni semplici purché siano gravi, precise e concordanti. Questo è il quadro normativo. Già nel citato decreto del Presidente della Repubblica, in sede di accertamento,Pag. 3si afferma che siamo in presenza di presunzioni semplici e, se è vero, come è vero, che la legge finanziaria per il 2007 ha modificato l'articolo 10 della legge n. 146 del 1998 - che disciplina le modalità di utilizzo degli studi di settore in sede di accertamento - e se è vero che l'Agenzia delle entrate ha ribadito che l'intervento normativo ha affermato la valenza probatoria degli studi di settore quali presunzioni relative dotate dei requisiti di gravità, precisione e concordanza, ritengo che sia errata la circolare dell'Agenzia delle entrate. Il fatto stesso che l'Agenzia debba far riferimento, per parlare di presunzioni, a requisiti di gravità, precisione e concordanza - ovvero gli stessi requisiti che il codice civile richiede per le presunzioni semplici - suggerisce che già oggi siamo in presenza di presunzioni semplici.
Con questo ordine del giorno si intende impegnare il Governo a chiarire - questo chiediamo, alla fine, dopo tutti gli interventi e le iniziative che abbiamo presentato in Commissione e con gli emendamenti non discussi - se le disposizioni adottate in materia finanziaria riguardanti gli studi di settore abbiano o no carattere innovativo. Rispetto alle analisi delle categorie interessate gli studi di settore non rivestono carattere innovativo ma risultano semplici presunzioni.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIA IDA GERMONTANI. Chiediamo, pertanto, un chiarimento da parte del Governo e l'ordine del giorno è rivolto in tal senso. È evidente, infatti, che l'ambiguità della disposizione di legge può generare soltanto un contenzioso senza fine. Inoltre, riteniamo che sia interesse reciproco, dell'Agenzia delle entrate e dei contribuenti, chiarire i termini delle nuove disposizioni.
Per tale motivo raccomando l'approvazione del mio ordine del giorno con il quale chiediamo, ripeto ancora una volta, al Governo...
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
MARIA IDA GERMONTANI. ... di chiarire la natura della norma.
PRESIDENTE. L'onorevole Mellano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/1.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, collega relatore, il mio ordine del giorno è collegato ad un'iniziativa che ho tentato, un po' in solitaria, di portare all'attenzione sia della Commissione agricoltura - di cui faccio parte - sia della Commissione ambiente - alle cui riunioni ogni tanto partecipo - nonché della Commissione bilancio e dell'Assemblea nel corso dell'esame delle proposte emendative.
Il giudizio che ho espresso, anche a nome del gruppo a cui appartengo, sul provvedimento in esame è chiaro: si tratta di un decreto-legge omnibus che contiene tantissime norme ed interventi anche condivisibili, urgenti e necessari. Tuttavia, le iniziative sono tantissime e lo stesso relatore, infatti, non è riuscito ad illustrarle tutte nella sua pur doviziosa relazione introduttiva.
Il mio tentativo era quello di porre un ordine di priorità negli interventi, nell'ambito del quale - per quanto ho avuto la possibilità di occuparmi della questione in Commissione agricoltura e, in generale, in Assemblea - credo che sia assolutamente urgente, per il Governo (e in questa direzione sollecito l'attenzione del sottosegretario Lettieri) un intervento straordinario a vantaggio dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (l'INFS), che da anni si dibatte in una crisi strutturale e politica indicibile.
L'istituto è fondamentale per la gestione della fauna selvatica in Italia, ai fini dell'applicazione precisa e puntuale della legge n. 157 del 1992 sul prelievo venatorio e sulla tutela della fauna selvatica in Italia, ma anche - forse tale aspetto è meno conosciuto - per importanti ed urgenti interventi di monitoraggio e di ricerca sulla questione dell'influenza aviaria, quindi su tutto ciò che riguarda la fauna selvatica e che abbia delle ricadute sulla salute pubblica.Pag. 4
Con tale ordine del giorno si chiede al Governo - considerato che non mi è stato possibile intervenire con un emendamento puntuale, che in Commissione è stato ritenuto non accoglibile, mentre in Assemblea non siamo arrivati alla fase dell'esame degli emendamenti - di rivolgere particolare attenzione all'Istituto nazionale per la fauna selvatica in sede di predisposizione della prossima legge finanziaria e di procedere ad un eventuale riassesto dei fondi di cui all'articolo 17 del provvedimento in esame.
Si chiede, pertanto, un'attenzione concreta, puntuale, necessaria ed urgente nei confronti di un istituto, che sta morendo nelle pastoie burocratiche e politiche del nostro Paese. Ho già affermato che si tratta di un istituto fondamentale, che nel 2005 ha registrato un rinnovo del proprio consiglio di amministrazione e che però, dal 2005, si dibatte con consiglieri che non partecipano alle sedute, si dimettono e non sono sostituiti o sono dichiarati decaduti - come avvenuto nel maggio scorso - dal TAR del Lazio.
Si tratta, quindi, di una situazione di emergenza vera: il Fondo ordinario di finanziamento è totalmente insufficiente; la pianta organica dell'istituto dovrebbe essere di oltre cento unità, mentre attualmente vi lavorano solo quaranta persone. Ad occuparsi della questione delicatissima dell'aviaria vi sono solo un ricercatore fisso e quattro precari: non si può svolgere alcuna analisi di ricerca approfondita, ma soltanto il monitoraggio della situazione su una questione - lo ricordo - che qualche mese fa era all'attenzione quotidiana dei mezzi di informazione.
Si tratta di un'accorata richiesta al Governo di prevedere un intervento sull'Istituto nazionale per la fauna selvatica non soltanto ordinario, ma anche straordinario, adeguato alle sfide, alle necessità dell'istituto e all'urgenza della situazione in cui esso attualmente si dibatte, magari propedeutico ad un commissariamento o a un rinnovo completo del suo consiglio di amministrazione. Non ritengo accettabile, infatti, che in un consiglio di amministrazione, nominato nel febbraio 2005, vi siano persone come Viviana Beccalossi (che dal 2005 non ha più partecipato alle riunioni del consiglio di amministrazione), l'onorevole Sergio Berlato (che non vi ha preso parte dal 2006) o il consigliere Riparbelli, che è stato dichiarato decaduto dal TAR del Lazio.
PRESIDENTE. Onorevole Mellano, concluda.
BRUNO MELLANO. È una situazione davvero grave e delicata, nei confronti della quale chiedo un'attenzione particolare del Governo: questo è il mio intento. Continuerò in un tentativo assiduo di richiedervi un'attenzione concreta, anche prevedendo l'erogazione di un contributo straordinario a tale ente.
PRESIDENTE. L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/2.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno è molto semplice: non dubito che il Governo vorrà accettarlo. Con esso si chiede, infatti, che siano applicati la legge e specificamente, nello spirito e nella norma, lo Statuto del contribuente, che a mio avviso è una pietra fondamentale nei rapporti tra istituzioni finanziarie e contribuenti: in mancanza di collaborazione e trasparenza, ma anche di uno spirito di equità e correttezza che deve animare le due parti, non si va da nessuna parte.
Da questo punto di vista, invece, mi lamento nei confronti del Governo, come peraltro feci anche nel passato per precedenti Governi: la realtà, infatti, percorre spesso strade diverse dai desiderata. Dopo i recenti avvenimenti, penso veramente che debba essere ristabilito un rapporto di correttezza nei confronti dei contribuenti, partendo da un aspetto fondamentale.
Secondo me, è sbagliato l'approccio, che il Governo ha in questi mesi, di considerare i contribuenti evasori fino a prova contraria. Tutti i contribuenti, invece, dovrebbero essere considerati fedeli fino a prova contraria, ma, una voltaPag. 5scoperti come infedeli, andrebbero sanzionati con severità, con l'applicazione di un trattamento consono alla gravità vera dell'eventuale evasione. Regolarmente, invece, ci troviamo di fronte alla legge dei furbi e, nella corsa a chi è più furbo degli altri l'amministrazione finanziaria negli ultimi mesi ha messo insieme alcune trappole, che secondo me sono contro lo spirito dello Statuto dei contribuenti.
La collega Germontani prima ha fatto riferimento agli studi di settore, sui quali quindi non mi soffermo ulteriormente. Intendo essere molto concreto, visto che di professione dovrei fare anche il dottore commercialista. Non si va da nessuna parte in questa maniera, cioè cambiando in corso d'opera le regole del gioco, altrimenti si rischia veramente di provocare una rincorsa a richiedere l'evasione.
Se è vero che i lavoratori dipendenti hanno minori possibilità di evasione, salva l'ipotesi di un secondo lavoro, è altrettanto vero che non si va da nessuna parte se non si ha il coraggio di entrare nel merito della presunta evasione, cominciando a distinguere tra la grande e la piccola evasione. La grande evasione è quella della società finanziarie, che compiono operazioni di portata enorme e non vengono mai sanzionate dal fisco. Si pensi, ad esempio, al caso FIAT di qualche tempo fa. Mi risulta che tale società se la sia cavata con una multa di 800 mila euro, che sono quisquilie rispetto ai milioni di euro, che in qualche maniera sono stati evasi al fisco (se sono vere le notizie apparse sugli organi di stampa di questa settimana). Ciò è avvenuto per molte altre operazioni, senza bisogno di scomodare i cosiddetti «furbetti del quartierino». Mi riferisco, in particolare, alle acquisizioni, alle dismissioni, alle scatole cinesi che pongono in essere le società. Questo tipo di operazioni non vengono, però, mai toccate dal fisco, che va a prendersela, invece, con i contribuenti che lasciano tracce.
Non sono assolutamente d'accordo con questo modo di procedere. Quale credibilità può avere, per esempio, il controllo della Guardia di finanza nei confronti dei contribuenti, dopo tutto quello che è successo? Qualora la Guardia di finanza venisse da me, io potrei legittimamente sospettare che essa agisca sulla base di scelte politiche, visto il controllo che il potere politico ha posto - e ha ribadito essere legittimo porre - sulla Guardia di finanza, minando così quel carattere di terzietà, che deve essere proprio di un Corpo dello Stato il quale ha il compito di accertare cosa effettivamente sia avvenuto. È gravissima la perdita di credibilità che la Guardia di finanza ha subito anche per effetto delle altrettanto gravissime dichiarazioni rese in Parlamento dal Ministro dell'economia e delle finanze. Se fosse vera, infatti, anche solo una parte di quelle dichiarazioni, il generale Speciale avrebbe dovuto essere «eliminato» ben prima. Questo, però, ci porterebbe fuori del seminato.
Il fisco deve comportarsi in maniera corretta! Faccio un esempio: chi in questi giorni paga in ritardo le imposte viene giustamente sanzionato, per i primi giorni, con una piccola ammenda, successivamente con una di importo maggiore. Ma come mai il fisco ritarda il rimborso per anni quando lo stesso è debitore nei confronti dei contribuenti? Questa mancanza di correttezza e di trasparenza incide molto. Ho visto che il livello medio dei dipendenti dell'agenzia delle entrate è molto migliorato in questi anni, ma il malumore e il disappunto che spesso è presente all'interno di quegli uffici sono dovuti al fatto che vi è un affastellamento di norme impossibili perfino da conoscere, oltre che da seguire.
Mi chiedo per quale motivo, invece, non si applichi lo Statuto del contribuente, che chiede vi sia chiarezza interpretativa, assenza di incertezze sull'applicazione della norma, con poche, chiare e semplici norme da applicare; che chi non le applica paghi, perché è giusto che chi non si comporta correttamente sia sanzionato. Non prendiamo ad esempio gli Stati Uniti d'America, ma ricordiamoci che lì chi evade le imposte va in galera sul serio, non come avviene qui in Italia dove la cosiddettaPag. 6legge «manette agli evasori» (legge 7 agosto 1982, n. 516) non è mai stata di fatto applicata.
Chiedo al Governo, nello spirito prima ancora che nella forma, di riprendere in mano lo Statuto del contribuente e di applicarlo. Alla fine scoprirà che recupererà, secondo me, molto di più nei confronti dei contribuenti, con i quali ci deve essere un rapporto, come dicevo all'inizio, di correttezza reciproca. Non si deve partire dal presupposto che si evade salvo prova contraria: di solito, invece, si dichiara il vero salvo prova contraria.
Gli esempi da fare a questo riguardo sarebbero sterminati ed inutili in quanto farebbero solo perdere tempo all'Assemblea.
In conclusione, chiedo che il mio ordine del giorno venga accettato da parte del Governo e che soprattutto venga applicato.
PRESIDENTE. L'onorevole Leo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/3.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno è volto a far chiarezza sulla problematica concernente il cuneo fiscale e le holding industriali.
Nell'emendamento presentato dal Governo è stato affermato che la disciplina sul cuneo fiscale viene estesa anche a banche e assicurazioni. Ovviamente, le risorse non si sarebbero trovate se non all'interno dello stesso meccanismo di tassazione delle banche, pertanto il Governo ha introdotto una disposizione con la quale si sono resi indeducibili gli interessi passivi delle banche diretti non al credito alla clientela, bensì agli investimenti. Quindi, il meccanismo IRAP era mirato a rendere indeducibili tali interessi passivi e le risorse venivano poi destinate al cosiddetto cuneo fiscale. Ebbene, come accade da molto tempo - il collega Zacchera ha in precedenza enucleato una serie di situazioni che si sono verificate, così anche la collega Germontani - il legislatore fiscale ha perso la cosiddetta trebisonda, non sa più da che parte orientarsi, non sa scrivere le norme fiscali, e ciò è estremamente allarmante. Infatti, si è esteso il ricordato meccanismo di indeducibilità degli interessi passivi anche alle cosiddette holding industriali, che sono disciplinate nell'articolo 113 del testo unico bancario. Però, le holding industriali non fruiscono del cuneo fiscale, che è un meccanismo attraverso il quale si opera una detassazione IRAP a fronte di impiego di forza lavoro, di lavoratori dipendenti assunti a tempo indeterminato, mentre le holding industriali non hanno alcun lavoratore dipendente, perché gestiscono solo partecipazioni.
Quindi, attraverso le norme introdotte dal Governo, si verificava una situazione tale per cui le holding industriali non godevano di alcuna agevolazione in termini di cuneo fiscale, però pativano una penalizzazione in ordine alla deduzione degli interessi passivi. Tale situazione era palesemente squilibrata e penalizzava un comparto imprenditoriale, senza che vi fosse alcun corrispondente vantaggio. Per questo motivo il Ministero dell'economia e delle finanze ha emanato un comunicato stampa. Ormai è vezzo che le norme non vengano più scritte: il Ministero si esprime e si pronuncia con comunicati stampa - detti anche, in gergo, comunicati legge - e il contribuente non trova le norme necessarie ad applicare le imposte, per fare le dichiarazioni dei redditi, nella Gazzetta ufficiale, ma le deve andare a cercare su Il Sole 24ore, su Italia Oggi, quindi sui giornali specializzati, perché in Gazzetta ufficiale non esiste traccia di norme giuridiche in materia tributaria.
Con il predetto comunicato stampa si è affermato che anche le holding industriali devono partecipare all'indeducibilità degli interessi passivi. Giustamente le holding industriali sono insorte, affermando di non avere alcun vantaggio in termini di cuneo fiscale e di non avere alcuna deduzione, quindi domandandosi perché dovessero essere penalizzate. A quel punto il Ministero, nella stessa giornata, ha operato un'ulteriore correzione (secondo comunicato stampa) e ha affermato che forse avevano ragione le holding industriali: occorrevaPag. 7considerare gli interessi passivi relativi all'acquisizione di partecipazioni, sia al numeratore sia al denominatore del rapporto di deducibilità degli interessi passivi. Tutto ciò non si trova nella norma di legge, non ve ne è assolutamente traccia.
Allora, l'ordine del giorno da me presentato è volto a dare un ausilio, un sostegno al Governo, per far sì che, se la necessaria correzione non si trova nelle norme di legge, almeno attraverso tale strumento il Parlamento prenda atto dell'errore del Governo e, in qualche modo, vi ponga rimedio, affermando che, per quanto riguarda le holding industriali che sostengono interessi passivi per acquisire partecipazioni, queste vanno assunte sia al numeratore sia al denominatore del rapporto, al pari di quanto avviene per le banche. Infatti in questo caso i crediti verso la clientela, che rappresentano il core business delle banche, vengono assunti sia al numeratore sia al denominatore del rapporto. Il mio ordine del giorno n. 9/2852/3 è volto proprio a raggiungere lo stesso risultato per le holding industriali.
Ma vi è di più, perché la seconda fase sarà rappresentata dalle cosiddette holding bancarie, che si trovano in una situazione analoga alle holding industriali. Quindi, col presente ordine del giorno sistemeremo la questione delle holding industriali, poi bisognerà porre rimedio alle holding bancarie, che si trovano in un'analoga situazione.
Alla luce di quanto ho affermato, ciò rappresenta la riprova di come si legifera in materia tributaria. Non è più possibile continuare così: i contribuenti, lo Stato ed il Paese hanno bisogno di certezze, altrimenti non si potrà concorrere, come sancito nella Carta costituzionale, in modo serio alla determinazione delle basi imponibili e al pagamento corretto delle imposte.
PRESIDENTE. L'onorevole Uggè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/5.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno n. 9/2852/5 si intende creare una situazione di certezza e di tutela per le imprese italiane di autotrasporto, chiamate - ahimè - alla restituzione del bonus fiscale concesso negli anni 1991, 1992, 1993 e 1994 dai Governi in carica, e considerato illegittimo da alcune sentenze della Corte di giustizia delle comunità europee. È una questione particolarmente delicata perché vi sono illustri giuristi i quali hanno espresso alcuni pareri ed hanno avviato iniziative di tutela legale per le imprese colpite dalla ricordata comunicazione, che impone loro la restituzione. Si tratta dunque di imprese coinvolte da provvedimenti dei quali è manifesta l'illegittimità. Con essi, infatti, si manifesta chiaramente un'arbitrarietà da parte del ministero competente, si introducono elementi di distorsione della concorrenza e addirittura si compie un miracolo, cioè si ricorre a quell'evoluzione e a quel cambiamento di sostanza che ci ricorda l'aneddoto di quel sacerdote, che il venerdì usava battezzare la carne - ego te baptizo carpam - sentendosi in tal modo in tranquillità con la propria coscienza poiché così non commetteva un peccato mortale, considerato che a quel tempo era vietato mangiare la carne di venerdì.
In altre parole, con una legge arbitrariamente ed illegittimamente si cambia la natura erariale del credito - quindi, distogliendo l'azienda dal giudice naturale precostituito per legge, poiché, trattandosi di un credito di imposta, ovviamente esso soggiace al procedimento tributario - e si assegna ad esso un'altra natura. Tali incongruenze ed illegittimità, le quali incidono sulla programmazione aziendale, considerato che un'impresa sarebbe tenuta, dopo quindici anni, a restituire con gli interessi quanto effettivamente beneficiato in virtù di una legge dello Stato, ledono la libera concorrenza tra le imprese perché escludono taluni ed includono altri, non si capisce con quale criterio. Inoltre, si impedisce alle imprese di presentarsi al procedimento con una difesa documentale, in quanto nessuno è obbligato a mantenere una documentazione che risale agli anni 1991,1992, 1993 e 1994. Allora, ciò lascia intuire che sicuramentePag. 8vi saranno iniziative di carattere giudiziario, considerato altresì che il Governo, con la misura di cui al comma 3 dell'articolo 12, stabilisce che nei confronti degli autotrasportatori viene di fatto creato quello che, nel 1996, l'attuale Presidente del Consiglio definì - in una riunione sindacale con le associazioni di categoria - un'evidente partita di giro nei confronti delle imprese coinvolte: in altre parole, esse avrebbero dovuto pagare, ma successivamente gli stessi importi sarebbero stati loro restituiti.
Oltretutto, i protocolli di intesa successivi prevedevano l'operazione contraria: prima lo Stato metteva a disposizione le risorse poi gli autotrasportatori le restituivano; in questo caso, invece, si è voluta cambiare tutta la disciplina perché era stata deliberata in una stagione maledetta, quando governava il Governo Berlusconi: tutto ciò che è stato stabilito da quel Governo deve essere assolutamente cambiato! Quindi, alle imprese di autotrasporto viene detto prima di pagare, poi che - attraverso un certo meccanismo - saranno rimborsate. Facciamo attenzione, perché al di là di ciò che potrà succedere dal punto di vista giudiziario e della legittimità, le iniziative legali assunte da parte di alcune imprese nei confronti sia del Governo italiano, sia della competente Commissione europea, potrebbero innescare un'ulteriore richiesta alle imprese di autotrasporto, che dovessero beneficiare di tale partita di giro. Per tali motivi, con il presente ordine del giorno si tende ad impegnare il Governo a verificare effettivamente che quanto stabilito non produca ulteriori danni alle imprese di autotrasporto a causa dell'incapacità manifesta di coloro che ci governano: sono sempre gli stessi!
PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/42.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che propongo trae origine dal contenuto del comma 1 dell'articolo 15 del provvedimento in esame. In tale comma vengono stanziati 12 milioni di euro per il 2007 per le misure di accompagnamento collegate agli interventi di interruzione obbligatoria dell'attività di pesca, cioè il cosiddetto fermo pesca. In particolare, i fondi sono, a loro volta, suddivisi in 7 milioni di euro per i contributi ai marittimi imbarcati su pescherecci colpiti nel corso del 2007 da un provvedimento di fermo pesca, mentre i restanti 5 milioni di euro sono attribuiti in favore del piano triennale della pesca, per ulteriori interventi da adottare in favore di tale settore.
Signor presidente, mi rivolgo in particolare al Governo, che, se siamo fortemente convinti, nel corso di un anno e pochi mesi di attività, nei confronti del settore della pesca, sia verso gli imprenditori sia verso i marittimi imbarcati, è stato assolutamente distratto, se non addirittura latitante. Una serie di impegni presi e di misure in favore del settore sono stati sin ora inevasi: cito, una tra tutte, l'equiparazione dell'aliquota IVA nel settore ittico a quella prevista in agricoltura. Tale misura è già parte del nostro ordinamento, è contenuta in una specifica legge del 2006, uno degli ultimi provvedimenti del Governo Berlusconi, coperta, tra l'altro, da un adeguato stanziamento in bilancio, ma non è stata assolutamente attuata. Devo anche aggiungere che proprio in quest'aula il 2 maggio scorso è stata approvata all'unanimità una mozione, di cui ero primo firmatario ma firmata anche da rappresentanti del centrosinistra. Tale mozione ha individuato una serie di priorità in questo delicato comparto. Nonostante tali azioni, assistiamo sino ad oggi ad una stasi assoluta da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ma soprattutto da parte della guida politica del Ministero; in generale, da parte del Governo Prodi, in particolare da parte del Ministro De Castro.
Nello specifico, sosteniamo che la somma stanziata è del tutto insufficiente, quindi proponiamo lo stanziamento di maggiori risorse a favore di questo delicatissimo settore e, più generale, siamo convinti che il fermo pesca, così come oggiPag. 9previsto, sia una misura obsoleta. Si tratta di una misura da ripensare e ristudiare, perché vanno individuate importanti misure di accompagnamento a carico dei marittimi imbarcati, ma non va trascurata neanche la necessità di dare una risposta agli imprenditori, agli armatori, perché notoriamente le misure del fermo pesca riguardano soltanto i marittimi e non gli armatori, come se questi ultimi non ricevessero sostanzialmente un danno dalla sospensione obbligatoria dell'attività di pesca per trenta o quaranta giorni. Tra l'altro, sono anche da rivedere le percentuali di contributi destinate nelle varie zone d'Italia: nelle ultime due settimane il Governo ha varato un provvedimento amministrativo, che nella suddivisione delle somme ha fortemente penalizzato le regioni meridionali del nostro Paese, in particolare la Sicilia e la Sardegna. La penalizzazione di queste ultime due regioni è stata giustificata da una motivazione risibile, prendendo come pretesto le competenze esclusive delle due regioni - soprattutto della regione Sicilia - in materia di pesca. Ebbene, la competenze esclusive in materia assolutamente non esimono lo Stato nazionale dal mettere a disposizione le necessarie risorse.
Stiamo parlando, tra l'altro, di due regioni fortemente interessate a questo comparto; in particolare, ricordo all'Assemblea che si tratta di oltre il 40 per cento delle imprese di pesca esistenti in Italia in termini numerici, ma che, dal punto di vista quantitativo, oltre il 50 per cento del pescato in Italia è realizzato dalle marinerie isolane e della Sicilia.
Per rimediare a tali manchevolezze con il mio ordine del giorno n. 9/2852/42 vogliamo dare un segnale, ribadendo che si tratta di un settore importante, che va aiutato e supportato, in cui le risorse sono assolutamente esigue. Si aumentino le poste in bilancio, le risorse a disposizione, ma soprattutto si apra un tavolo di confronto tra la politica e nella politica, in particolare con le organizzazioni di categoria, per riesaminare lo strumento del fermo pesca, nell'ambito di una strategia complessiva di rilancio del settore. Oggi non assistiamo a tale rilancio, perché abbiamo ben compreso che il settore della pesca in generale e le marinerie in particolare non rientrano assolutamente tra le priorità del Governo e nemmeno tra i soggetti da prendere in considerazione. Si tratta di un soggetto...
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, concluda.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. ...che fino ad oggi è stato la Cenerentola del Governo. Vediamo se quest'ultimo, accogliendo questo ordine del giorno, saprà invertire tale tendenza.
PRESIDENTE. L'onorevole Adenti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/68.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente l'ordine del giorno n. 9/2852/68, che ho presentato unitamente ai colleghi Affronti e Zucchi, intende dare un segnale di attenzione ai collegi universitari legalmente riconosciuti dal Ministero dell'università. In Italia, com'è noto, tali collegi sono quattordici, gestiscono circa quarantasei residenze universitarie e ospitano circa quattromila studenti fuorisede, dando, quindi, un contributo molto importante per quanto riguarda le attività educative e formative a supporto dell'attività accademica.
All'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica del 30 dicembre 1995 è previsto che nel piano triennale di sviluppo delle università possano essere concessi contributi straordinari alle università per specifiche iniziative e programmi relativi ad attività di orientamento culturali, didattiche ed integrative, nonché per l'attuazione di altri programmi, soprattutto per quanto riguarda il diritto allo studio da realizzarsi attraverso tali collegi universitari legalmente riconosciuti. In tal modo si riconosce, altresì, il ruolo assolutamente complementare, ma importante di tali collegi, ubicati soprattutto nelle università storiche del nostro Paese.Pag. 10
Con il mio ordine del giorno n. 9/2852/68 intendiamo impegnare il Governo e chiedere di valutare la possibilità di prevedere, in uno dei prossimi provvedimenti normativi, uno stanziamento aggiuntivo a favore dei collegi universitari legalmente riconosciuti, affinché possano continuare a svolgere un ruolo di supporto importante, a livello di attività educative e formative, per quanto riguarda il sistema universitario del nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Cossiga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/22.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, gli ordini del giorno, com'è noto, fanno parte di un mondo parlamentare che o non esiste più o non dovrebbe esistere. Conservano un significato quando - come nel caso illustrato dall'onorevole Leo - si tenta di concordare con il Governo un intervento in relazione ad un problema che non è di natura legislativa, ma procedurale o regolamentare. Hanno assai minore significato quando - come nell'ordine del giorno a mia firma n. 9/2852/22 - si chiede al Governo di fare ciò che probabilmente non vuole fare o, addirittura, nemmeno glielo si chiede, perché nel testo al nostro esame - che è piuttosto diverso da quello stampato che ho davanti agli occhi - l'impegno consiste nel valutare l'opportunità; se avessimo aggiunto «se lo ritenga necessario» avremmo dato forse più senso al non senso dell'ordine del giorno in discussione!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,20)
GIUSEPPE COSSIGA. Con riferimento all'ordine del giorno n. 9/2852/22, signor Presidente, esiste un altro problema, che faccio notare anche agli uffici: gli ordini del giorno, di solito, sono presentati da un deputato; l'ordine del giorno n. 9/2852/22 sicuramente non l'ho presentato io, perché, se l'avessi presentato io, non avrei certo detto: «La Camera, premesso che: (...) relativamente a diverse missioni...», forse avrei scritto «alcune missioni». Inoltre, sicuramente, non avrei parlato di «barbarie ingiustificata», perché ciò si oppone all'esistenza di qualche «barbarie giustificata» che non credo esista. Infine, mai e poi mai avrei detto «valutare l'opportunità di destinare (...) risorse (...) finalizzate all'aumento dei mezzi». Infatti, se il problema dell'insufficiente finanziamento e, soprattutto, dell'insufficiente appoggio al Governo in relazione alla dotazione di mezzi e di attrezzature ai nostri militari in missione è un problema reale, non è questo il modo di affrontarlo.
Ciò che ho detto non vuole presentarsi come denuncia, non vuole presentarsi come inizio di un'azione; tuttavia, per semplificare il lavoro e per rispetto degli uffici e del mio gruppo, l'ordine del giorno n. 9/2852/22 va inteso come ritirato.
Aggiungo inoltre che va ritirata anche la mia firma dall'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2852/25; difficilmente, infatti, avrei firmato un ordine del giorno in cui si auspica l'ingresso nell'Unione europea di tutti gli Stati dell'ex Jugoslavia, Dio ce ne scampi!
PRESIDENTE. Onorevole Cossiga, lei stesso ha riconosciuto che non vi è alcuna responsabilità della Presidenza, perché a noi l'ordine del giorno è pervenuto, dalla segreteria del gruppo Forza Italia, con la sua firma e, quindi, è una contestazione che lei rivolge, evidentemente, al gruppo Forza Italia. Prendo comunque atto che l'ordine del giorno Cossiga n. 9/2852/22 è stato ritirato.
L'onorevole Aprea ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/23.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un'ennesima occasione perduta per la scuola italiana e - mi sento di aggiungere - anche per l'università.
L'ordine del giorno n. 9/2852/23, che ho presentato insieme all'onorevole Garagnani, fa il punto sulla situazione scolastica. Il provvedimento in esame ha finito per distribuire risorse a pioggia, senzaPag. 11seguire un criterio plausibile, come sappiamo dietro pressione dei sindacati e dei gruppi di potere della sinistra, concedendo risorse che, tuttavia, trascurano le esigenze reali del Paese; tra queste, naturalmente, voglio inserire quelle della scuola.
La coalizione di centrosinistra e lo stesso Presidente Prodi, in campagna elettorale, avevano puntato sulla scuola e sull'università e avevano promesso agli italiani un investimento straordinario in questi settori; di fatto, a distanza di un anno, possiamo dire che il bilancio è molto deludente, soprattutto in materia di risorse. La scuola versa in perenni difficoltà di carattere economico e necessita di strutture, strumenti e fondi adeguati per un corretto funzionamento; alla fine, il provvedimento in esame servirà a stento a coprire i buchi di bilancio delle scuole italiane.
Per la verità vi è una questione - quella delle supplenze - che è molto delicata e che richiederebbe molto tempo. Non abbiamo, in questa sede, la possibilità di affrontare questo discorso (lo abbiamo fatto nella sede opportuna, in Commissione cultura); tuttavia, i finanziamenti previsti dal decreto-legge che destina il famoso «tesoretto» andranno sicuramente a colmare i debiti delle scuole in materia di supplenze. Ciò nonostante, quando avremo fatto ciò, saremo ancora all'anno zero. Infatti, prima di tutto, non si può scaricare sulle scuole autonome la responsabilità di supplenze che sono dovute e che sono un pezzo di welfare, perché le scuole sono tenute a pagare, per esempio, le supplenze per maternità e, a volte, si trovano a sostituire due o tre docenti per la stessa ragione. Tuttavia, non si può imputare ai bilanci delle scuole tale spesa, neanche si trattasse di spesa frenata o discrezionale.
Denunciamo anche, signor Presidente, che da quando è in carica questo Governo non vengono più finanziati i progetti sull'alternanza scuola-lavoro.
Non si parla più di alternanza scuola-lavoro che invece, come è noto, rappresenta un aspetto molto delicato. Infatti, l'orientamento attivo al lavoro dei nostri giovani richiede una predisposizione particolare di articolazioni flessibili nelle scuole e, soprattutto, risorse da destinare a tali progetti. Quindi, è bene saldare i debiti delle scuole in materia di supplenze. Tuttavia, siamo davvero messi male se ciò costituisce l'obiettivo ambizioso che il Governo si prefigge per rilanciare la scuola alla fine di un anno scolastico, parlamentare e di Governo.
Mi auguro dunque possa essere accolto l'ordine del giorno a mia firma n. 9/2852/23 - mi rivolgo al rappresentante del Governo, che sostiene la linea scelta e indicata dal Governo stesso, volta ad attribuire nuove risorse finanziarie alle istituzioni scolastiche autonome anche al fine di coprire le spese relative alle supplenze - in quanto rilancia anche l'alternanza scuola-lavoro e conseguentemente progetti per il futuro dei nostri giovani che consentano realmente alle scuole di agire in via autonoma per aiutare questi ultimi non solo ad imparare e a formarsi, ma anche ad essere orientati per un inserimento attivo nel mondo del lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Fasolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/34.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, costituisce l'ulteriore prova della contraddittorietà dell'azione di governo e di un procedere a vista che sta letteralmente distruggendo gli equilibri già fragili della nostra economia.
Solo pochi mesi or sono, nel dicembre 2006, questa Assemblea sanciva - dunque con il voto favorevole del Governo e della maggioranza - che «le maggiori entrate tributarie realizzate nel 2007 rispetto alle previsioni sono prioritariamente destinate a conseguire gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni nonché i saldi di finanza pubblica definiti dal Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011. In quanto eccedenti rispetto a tali obiettivi, le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale sono destinate, qualora permanenti, a riduzioni della pressionePag. 12fiscale finalizzate al conseguimento degli obiettivi di sviluppo ed equità sociale, dando priorità a misure di sostegno del reddito di soggetti incapienti ovvero appartenenti alle fasce di reddito più basse».
Pertanto, astraendo dagli interventi relativi alle pensioni e alla sicurezza pubblica, sui quali concordiamo, nonché da pochi altri concentrati nella tabella di incrementi di spesa annessa al provvedimento in discussione, vorrei chiedere a questa Assemblea cosa significhino cinque milioni destinati all'INSEAN. Ritengo che nessuno in Parlamento conosca cosa sia l'INSEAN (Carneade, chi era costui?).
È stato elevato il limite di investimento per l'ANAS a 4.200 milioni di euro senza alcuna indicazione programmatica; un aumento della dotazione va bene, ci sono enormi ritardi strutturali da colmare nel nostro Paese, ma detta così, suona come un'elargizione priva di specificità.
Mi sarei aspettato perlomeno un piano ANAS finalizzato ad un riequilibrio dei collegamenti con le grandi città archeologiche che richiamano milioni di turisti in Italia e non sono servite da reti protette. Un esempio? Per arrivare a Paestum, stupenda città archeologica in provincia di Salerno, a volte si impiegano due ore per percorrere appena 20 chilometri.
Cosa c'entrano, poi, le missioni militari in Kosovo, Bosnia, Somalia, Palestina, Afghanistan, altre ed eventuali missioni future?
PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, concluda.
GAETANO FASOLINO. Vorrei chiedere al gruppo dei Verdi, di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani dove è finita la loro bandiera «arcobaleno» che viene sempre sventolata per la pace. Si parla di missioni militari in aggiunta a quelle già statuite e nelle quali l'Italia è impegnata, oltretutto si tratta di missioni militari inserite di soppiatto in quanto non contemplate in un provvedimento ad hoc.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,32)
GAETANO FASOLINO. C'è poi da rimpinguare le consulenze per le varie amministrazioni. Se la consulenza è uno dei bubboni, delle piaghe della pubblica amministrazione, specie nella seconda Repubblica, noi con il provvedimento in oggetto...
PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, concluda.
GAETANO FASOLINO... che dovrebbe devolvere il cosiddetto «tesoretto» al risanamento ed al rilancio dell'economia del nostro Paese, andiamo invece a potenziare un istituto clientelare.
In ultimo l'acquisto degli enti soppressi...
PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, la prego di concludere.
GAETANO FASOLINO. Concludo, Presidente, dicendo che con l' ordine del giorno a mia firma desidero impegnare il Governo al rigido rispetto delle disposizioni per il rientro del debito pubblico da esso stesso - Governo - adottate. Quindi sarebbe molto grave approvare in quest'aula il provvedimento così come ci è pervenuto dal Governo e dalle Commissioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Ravetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/35.
LAURA RAVETTO. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma n. 9/2852/35 impegna il Governo ad assumere ogni iniziativa volta a destinare le eventuali maggiori entrate realizzate nell'ultimo anno alla riduzione del disavanzo statale e alla riduzione dell'ormai insostenibile pressione fiscale cui sono stati sottoposti i cittadini italiani.
È d'obbligo fare una premessa sull'aggettivo «eventuali» che ho esplicitamente utilizzato in relazione alle maggiori entrate.Pag. 13Invero lo stesso Governatore Mario Draghi ha recentemente indicato - come peraltro ho scritto nella premessa dell'ordine del giorno - che tali maggiori entrate, l'extra-gettito, quello che giornalisticamente è stato definito il «tesoretto» - poi qualcuno mi dovrà spiegare come si fa a parlare di piccoli tesori in un periodo economicamente tanto difficile per gli italiani - di fatto non esiste.
Che cosa ha voluto dire Governatore? Ha voluto dire che tali entrate, che certamente non sono dovute né ad iniziative virtuose del Governo Prodi né ad una migliorata attività di lotta all'evasione, ma sono dovute semplicemente ad un aumento delle tasse sui cittadini - peraltro ingiustificato perché non corrispondente a migliori servizi - non sono di natura strutturale.
Sostanzialmente, il Governatore ha detto che è una «misura-spot», e come tale, e già solo per questo, non può essere pensata per sostenere una spesa, ma deve essere necessariamente pensata per il ripiano del deficit.
A proposito delle parole del Governatore, a me viene in mente un'altra frase, probabilmente non molto raffinata ma sicuramente molto efficace, pronunciata da un autorevole collega in passato. La frase è: «si stanno mangiando il vitello in pancia alla vacca». Il significato è chiaro: si sta spendendo qualcosa che non è ancora stato prodotto, che non è nato. Questa frase non l'ha pronunciata un mio collega del centrodestra, ma l'ha pronunciata a più riprese il Ministro Bersani quando era all'opposizione e contestava talune spese a suo avviso sostenute dal precedente Governo senza un'idonea copertura o strutturalità. Il Ministro Bersani è quindi il primo che interpello in relazione al decreto n. 81 del 2007, per chiedergli se è contento e se si ritiene soddisfatto della destinazione dell'extragettito.
Il secondo ministro che interpello è il Ministro per l'attuazione del programma Del Governo, Santagata. Ce lo ricordiamo bene: il primo punto del programma di Prodi era la riduzione del debito pubblico. Quando si è avuta la prima occasione di destinare delle somme alla riduzione del debito pubblico e al ripiano dei deficit, che cosa fa il Governo Prodi? Non utilizza queste somme per tale scopo. Il primo punto del programma è quindi, con il decreto-legge in esame, assolutamente disatteso. Interpello il Ministro per l'attuazione del programma per chiedergli se ha ancora un senso pensare a tale incarico per vedersi disatteso il punto cardine del programma stesso.
Un altro Ministro che penso si dovrebbe interpellare in merito al decreto in esame è il Ministro Bonino, perché è nota la sua sensibilità alle tematiche europee. Con il decreto n. 81 del 2007, nel non destinare l'extragettito al ripiano del debito pubblico, si violano di fatto, come è stato precisato dai tecnici della Commissione, gli accordi economici concordati con l'Unione europea.
Agli onorevoli colleghi della maggioranza dico che votare contro l'ordine del giorno a mia firma, e quindi votare contro la destinazione dell'extragettito alla riduzione del deficit e alla riduzione delle tasse, e quindi la restituzione di soldi sottratti ai cittadini, significa votare contro il programma da loro proposto e significa quindi ammettere che tali propositi erano utili solo in campagna elettorale.
L'ultima considerazione, signor Presidente, è che mi pare che questo Governo, più che pensare alla riduzione del nostro debito pubblico, stia pensando alla riduzione dei conflitti interni alla sua maggioranza, e credo che questo decreto e la sua stesura ne siano l'ennesima riprova (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Dozzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2582/79.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, l'ordine del giorno a mia firma n. 9/2582/79 prende spunto dalla «direttiva nitrati» (91/676/CEE), una direttiva del 1991 che ha trovato piena attuazione nel 2006. Esso è un ripiego, perché avevamo presentatoPag. 14un emendamento, ma purtroppo, con l'ennesima questione di fiducia, non abbiamo potuto né votarlo né discuterlo.
Si tratta di una direttiva del 1991, che pone gravi problemi a un settore, quello dell'allevamento sia zootecnico che avicunicolo, che è uno dei settori trainanti per quanto riguarda l'agricoltura. Essa è stata applicata nel 2006, e tale applicazione ha trovato più un approccio burocratico da parte sia delle regioni che dei ministeri che hanno emanato il regolamento attuativo, che non un approccio programmatico. Fatto sta che in questo momento ci troviamo in una situazione veramente grave: la direttiva ha imposto parametri molto bassi per quanto riguarda le zone vulnerabili, e zona vulnerabile è stata dichiarata, per esempio, quasi tutta la Pianura Padana. È da ricordare che la direttiva è stata modellata sul sistema di allevamento degli altri Paesi, e non certamente su quello del nostro Paese. In questo momento i nostri agricoltori sono dunque in netta difficoltà.
Bisogna ricordare che in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna si concentra il 66 per cento della produzione nazionale di bovini da carne e da latte, il 72 per cento di quella di suini e il 58 per cento di quella avicola: in altri termini, in questa zona, che è stata dichiarata vulnerabile, si concentra la maggior parte della nostra produzione. La sottoposizione a parametri tanto bassi renderà così necessario, molto probabilmente, un dimezzamento della produzione, con le immaginabili conseguenze su aziende che sono fortemente impegnate e che generano un discreto reddito nell'ambito del settore agroalimentare (naturalmente, siamo anche importatori nel settore zootecnico). Se non si riuscirà a fornire risposte chiare ai nostri allevatori, tale dimezzamento costituirà un evento davvero grave per l'intero comparto agrozootecnico.
Vi è poi un'altra questione: se la direttiva non sarà rispettata, per i sistemi di eco-condizionabilità, i nostri allevatori ed agricoltori, se sanzionati, verranno decurtati degli aiuti previsti dalla politica agricola comunitaria e di quelli per lo sviluppo rurale. In altri termini, agricoltori ed allevatori si trovano fra due fuochi: da un lato una burocrazia che non comprende i loro problemi, dall'altro la Comunità europea che - qualora non verranno rispettati i parametri stabiliti - smetterà di fornire gli aiuti necessari per l'attività di queste aziende.
L'ordine del giorno da me presentato pone una questione molto semplice: si chiede al Governo di impegnarsi affinché si possa realizzare un piano triennale, concordato con le regioni, per la costruzione di impianti di riduzione del carico azotato negli effluenti zootecnici. In quest'aula si parla tanto dell'impiego di biomasse per la produzione dell'energia alternativa (è argomento ormai quotidiano): ebbene, con quest'ordine del giorno si offre la possibilità da un lato di ridurre l'impatto ambientale dei carichi azotati e dall'altro lato di produrre energia a partire da questi effluenti zootecnici, poiché essi, combinati con altri biomasse, possono essere adoperati a tale scopo.
Per far ciò, i produttori potrebbero consorziarsi fra loro e - eventualmente tramite un piano regionale - costruire i nuovi impianti. L'impegno finanziario, signor sottosegretario, non è molto elevato: dunque, qualora l'extragettito del «tesoretto» non venisse utilizzato totalmente, si potrebbe assai facilmente avviare un percorso per finanziare un simile piano di costruzione di impianti finalizzati alla produzione di energia alternativa.
Spero dunque che, da parte del Governo, vi siano la consapevolezza della rilevanza del problema e la volontà di incamminarsi su di un percorso che può dare soddisfazione alle esigenze così descritte e, insieme, risolvere una questione ambientale.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Baldelli, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/21; si intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Gioacchino Alfano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/46.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'ordine del giorno da me presentato mira a risolvere una questione semplicissima; dunque, non utilizzerò il tempo a mia disposizione per valutare il provvedimento nel suo complesso, né le questioni fiscali da esso affrontate, ma cercherò solo di esporre le motivazioni - che ritengo condivisibili - utili a convincere il Governo ad accettarlo.
In premessa, bisogna ricordare che tutto nasce - per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse aggiuntive incassate dallo Stato - dalle ipotesi che sono state formulate a giustificazione di tale maggiore entrata. A volte si utilizzano termini un po' complessi, ma, per semplificare, basterebbe chiedersi se l'entrata - imprevista - che da noi è stata realizzata si ripeterà negli anni successivi o se rappresenta un fatto eccezionale.
Poiché l'entrata si è verificata nei Governi a cavallo tra quello uscente e quello entrante (ed ora in carica), è normale che noi, come Governo uscente e attuale minoranza, riteniamo che, se l'entrata si è realizzata subito dopo il cambio di maggioranza, tale effetto debba ricondursi alla politica fiscale allora in corso.
Di conseguenza, tale tesi suggeriva di mettere mano soltanto a piccoli correttivi, che erano ben individuati. In primo luogo, occorreva abbassare ancora di più l'aliquota fiscale, per rendere la pressione ancora più sopportabile, anche cercando di evitare effetti neutralizzanti applicabili da parte degli enti locali. Se lo Stato centrale, infatti, riduce le aliquote fiscali, gli enti locali possono aumentarle o viceversa. Questi erano i correttivi da adottare.
In secondo luogo, bisognava cercare di limare gli indici che erano stati utilizzati per garantire le entrate fiscali, i quali erano indici sterili e, comunque, applicati in modo standardizzato. Il tema centrale, infatti, è se le imposte vadano pagate per i redditi che debbono essere dichiarati e poi verificati, o se le stesse debbano pagarsi su indici teorici a cui il contribuente deve fare riferimento.
La maggioranza, invece, ha ritenuto che l'entrata fiscale si fosse realizzata solo grazie all'ipotesi di una politica fiscale futura: qualcuno, addirittura, riteneva che la maggioranza appena entrata in carica avesse già indicato il modello fiscale che intendeva attivare e che, quindi, in funzione di ciò, le entrate fiscali fossero aumentate.
L'ordine del giorno da me presentato intende soltanto riconfermare e, quindi, rimarcare un principio assoluto, che è stato sempre tenuto presente ma continuamente derogato: il contribuente, a prescindere dalla legge fiscale che si deve applicare e delle norme di cui deve tener conto, ha il diritto di sapere qual è la norma a cui fare riferimento (sembrerebbe una banalità, ma di ciò si tratta).
La prova di questa incoerenza è nel fatto che, nel dibattito svoltosi durante l'iter in Commissione, si è dovuto rinviare il termine per il pagamento delle imposte, dopo la scadenza, perché gli indici proposti si erano rivelati errati.
Addirittura, nella legge finanziaria, in un primo momento, quegli strumenti di accertamento o di valutazione del reddito erano strumenti in vigore, e quindi la legge finanziaria per il 2007 aveva stabilito quale fosse il sistema di applicazione delle imposte. In un secondo momento, il Governo, avendoci ripensato, ha ritenuto gli strumenti in parola soltanto una sorta di riferimento e di parametro non obbligatorio. Di conseguenza, il numero che si ricavava dall'applicazione degli indici - il reddito da calcolare - doveva essere un reddito potenziale, ed il contribuente poteva avere delle motivazioni che ne dichiaravano la inapplicabilità.
In questo «balletto» tra indici come strumento diretto e, quindi, obbligatorio ed indici come riferimenti probabili, il Governo ha più volte rinviato le scadenze, dal momento che effettivamente si giungeva al termine di scadenza senza sapere quale fosse il meccanismo di calcolo delle imposte.
L'ordine del giorno da me sottoscritto - e spero che il Governo, per l'ennesima volta, ne tenga conto - chiede che, all'internoPag. 16di un principio assoluto, che non è né di maggioranza né di minoranza, le norme approvate dal Parlamento che si riferiscono a norme fiscali debbano entrare in vigore dopo l'approvazione, senza effetto retroattivo.
Per di più, poiché le imposte si pagano per anno solare e tutti sappiamo che, tranne casi eccezionali, le imposte versate per il 2007 si riferiscono ai redditi del 2006, se nel 2007 si registrano interventi normativi che modificano il calcolo dell'imposta, tali modifiche, senza entrare nel merito se siano giuste o meno, debbono essere applicate nell'anno successivo.
Ritengo che, al di là delle valutazioni del provvedimento al nostro esame e delle scelte operate dal Governo, criticabili da tanti punti di vista, questa è una critica delle critiche che - spero - sarà approvata.
PRESIDENTE. L'onorevole Verro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/53.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, il disegno di legge di conversione al nostro esame rappresenta, a mio modo di vedere, una doppia smentita di quanto questo Governo ha sempre sostenuto.
In primo luogo, esso smentisce la propaganda dell'attuale coalizione di Governo, secondo la quale il precedente Esecutivo avrebbe lasciato l'Italia sull'orlo del baratro.
Se così fosse, non ci sarebbe stato alcun «tesoretto» da dividere, peraltro spezzettato in mille rivoli senza un disegno strategico e spartito in base alle mille istanze di una maggioranza sfilacciata e composta da troppe anime. La verità è che il «tesoretto» si è consolidato grazie all'opera di risanamento già messa in atto dal precedente Governo, in particolare con la sua ultima legge finanziaria, quella per il 2006.
In secondo luogo - e si tratta forse della faccenda più grave - si smentisce quanto scritto a chiare lettere dall'articolo 1, comma 3, della legge finanziaria per il 2007, dove ribadivate, giustamente a mio modo di vedere, l'assoluta priorità del risanamento, con una riduzione dell'indebitamento netto. In questo provvedimento andate nella direzione esattamente opposta, perché, anziché risanare, peggiorate l'indebitamento di 6.685 milioni di euro, pari allo 0,4 per cento del PIL.
Il decreto-legge in esame, presentato poi quasi contestualmente al DPEF, sembra opera di una mente schizofrenica, che da un lato distribuisce risorse - appunto i ricordati 6.685 milioni di euro - e dall'altro prevede il reperimento di ben 21 miliardi di euro per coprire la manovra del 2008. Da un lato si dà poco e in modo frammentato, dall'altro si prende tanto, senza alcun beneficio né per i cittadini né per il sistema Paese.
La mia impressione è che con tale provvedimento relativo al cosiddetto «tesoretto», il Governo non fa altro che far crescere la spesa per poi rincorrerla con maggiori entrate. Poiché ciò è contrario ai principi europei, al buon senso e a quanto più volte il Governo ha dichiarato, con l'ordine del giorno a mia firma rivolgo un appello alla coerenza e anche alla sensibilità del sottosegretario, che ha seguito il provvedimento in esame sia in Commissione sia in Assemblea con tanta passione e con tanta determinazione, fornendo un contributo alla coerenza del Governo, perché non si chiede altro che evitare ulteriormente l'incremento della spesa corrente e destinare maggiori risorse per sostenere lo sviluppo economico e per ridurre il debito pubblico.
Mi auguro che il sottosegretario Lettieri voglia valutare positivamente l'ordine del giorno a mia prima firma e nel caso in cui non fosse così, sarei ansioso e curioso di conoscere la motivazione di un eventuale rifiuto.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Boscetto che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/59; si intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/64.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi soffermo su un argomento esaminato con particolare rilievo nell'XI Commissione (Lavoro), cioè l'articolo 5 del provvedimento recante l'innalzamento delle pensioni minime. La medesima Commissione lavoro, nell'esprimere parere positivo sulla nuova formulazione dell'articolo 5, recante interventi in materia pensionistica, che tiene in considerazione il contenuto dell'accordo siglato tra il Governo e le parti sociali, ha rilevato che il nuovo testo stabilisce direttamente l'entità degli incrementi dei trattamenti pensionistici più bassi e i requisiti, tra cui l'età, dei soggetti aventi diritto a tali benefici.
È stato considerato, in detta sede, che l'articolo 5 anche nella nuova formulazione prevede disposizioni per il miglioramento del meccanismo di perequazione per le pensioni, di importo tra tre a cinque volte il trattamento minimo mensile vigente nell'assicurazione generale obbligatoria; inoltre, è stato rilevato che il comma 8 dell'articolo 5 istituisce, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, un fondo per il finanziamento di interventi e misure agevolative relative al riscatto degli anni del corso legale di laurea e alla totalizzazione dei periodi assicurativi maturati presso diverse gestioni previdenziali, in modo da migliorare i trattamenti pensionistici di un'ampia gamma di soggetti tra i quali, in particolare, i giovani, in quanto più direttamente interessati, da un lato, dal regime contributivo e, dall'altro, dai processi di modifica del mercato del lavoro e dalle nuove tipologie flessibili e a tempo determinato, ed anche coloro che hanno perduto il lavoro dipendente e si trovano impegnati, non più giovani, in lavori atipici inquadrati in altra gestione contributiva separata.
Orbene vengo al punto evidenziato nell'ordine del giorno a mia firma.
La formulazione dell'articolo 5 (interventi in materia pensionistica), al comma 1, prevede che a decorrere dall'anno 2007, a favore dei soggetti con età pari o superiore a 64 anni e che siano titolari di uno o più trattamenti pensionistici a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive esclusive ed esonerative della medesima, gestite da enti pubblici di previdenza obbligatoria, è corrisposta una somma aggiuntiva determinata come indicato nella tabella A allegata al decreto-legge, in funzione dell'anzianità contributiva complessiva e della gestione di appartenenza a carico della quale è liquidato il trattamento principale.
Se il soggetto è titolare sia di pensione diretta sia di pensione ai superstiti, si tiene conto della sola anzianità contributiva relativa ai trattamenti diretti. Se il soggetto è titolare solo di pensione ai superstiti, ai fini dell'applicazione della predetta tabella A, l'anzianità contributiva complessiva è computata al 60 per cento, ovvero la diversa percentuale riconosciuta dall'ordinamento per la determinazione del predetto trattamento pensionistico.
Tale somma aggiuntiva è corrisposta dall'INPS, con riferimento all'anno 2007, in sede di erogazione della mensilità di novembre, ovvero della tredicesima mensilità e, dall'anno 2008, in sede di erogazione della mensilità di luglio, ovvero dell'ultima mensilità corrisposta nell'anno e spetta a condizione che il soggetto non possieda un reddito complessivo individuale, relativo all'anno stesso, superiore a una volta e mezza il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti.
Agli effetti delle disposizioni del citato comma 1 del provvedimento, si tiene conto dei redditi di qualsiasi natura, compresi i redditi esenti da imposte e quelli soggetti a ritenuta alla fonte, a titolo di imposta o ad imposta sostitutiva, ad eccezione sia dei redditi derivanti dall'assegno per il nucleo familiare ovvero dagli assegni familiari e dall'indennità di accompagnamento, del reddito della casa di abitazione, dei trattamenti di fine rapporto o comunque denominati e delle competenze arretrate sottoposte a tassazione separata.
Il successivo comma 2 dell'articolo 5 del decreto-legge in esame prevede che, nei confronti dei soggetti che soddisfano le condizioni di cui al predetto comma 1 ePag. 18per i quali l'importo complessivo annuo dei trattamenti pensionistici, al netto dei trattamenti di famiglia, risulti superiore al limite reddituale di cui allo stesso comma 1 ed inferiore al limite costituito dal predetto limite reddituale incrementato della somma aggiuntiva di cui al comma 1, la somma aggiuntiva è corrisposta sino a concorrenza del predetto limite.
Infine, espongo il comma 3 per evidenziare i benefici che il Governo ha voluto erogare, che recita: «qualora i soggetti di cui al comma 1 non risultino beneficiari di prestazioni presso l'INPS, il casellario centrale dei pensionati, istituito con decreto del Presidente della Repubblica 31 dicembre 1971 n. 1388, e successive modificazioni, individua l'ente incaricato dell'erogazione della somma aggiuntiva di cui al comma 1 che provvede, negli stessi termini e con le medesime modalità indicati nello stesso comma».
PRESIDENTE. Onorevole Pelino, concluda.
PAOLA PELINO. Orbene, l'aumento delle pensioni minime con siffatte modalità operative viene disposto in favore dei soggetti che abbiano precisi requisiti, tra cui, come detto, quelli previsti al comma 1. Tale previsione risulta particolarmente svantaggiosa per le donne che vanno in pensione a sessant'anni. È penalizzante, per le donne, detto innalzamento del requisito anagrafico per beneficiare delle provvidenze in materia di pensioni minime, per cui sarebbe opportuno che il Governo riconsiderasse questo elemento dell'età femminile...
PRESIDENTE. Onorevole Pelino, concluda.
PAOLA PELINO. ...a prescindere dal corpus normativo che ho sopra esposto, consentendo che per le lavoratrici, ma anche madri e nonne, comunque impegnate in ruoli sociali, sia riportanto a sessant'anni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/65.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno è incentrato sull'articolo 5 del decreto-legge in esame, che conferma, a mio giudizio, quanto il Governo, ancora una volta, sia in controtendenza rispetto alle prescrizioni comunitarie e ai comportamenti virtuosi che gli altri Paesi industrializzati stanno ponendo in essere per cercare di ristrutturare la propria finanza, il proprio sistema welfare e il proprio sistema pensionistico.
È, inoltre, in controtendenza anche sull'utilizzo del voto di fiducia che, ovviamente, è quanto mai improprio su un decreto-legge finanziario come quello in esame. Non ve ne era l'urgenza.
Per tornare all'illustrazione del mio ordine del giorno, credo che con il provvedimento in esame si voglia tornare ad una controriforma del sistema previdenziale, introducendo di fatto un regresso nell'età pensionabile e non equilibrando, tra l'altro, lo squilibrio esistente tra uomini e donne prodotto dal sistema pensionistico, nonostante ciò sia fortemente richiesto dall'Unione europea. Introducendo queste previsioni, o non ponendo le condizioni per risolvere tali problemi, l'Italia sarà sicuramente sottoposta a sanzione dalla Corte di giustizia europea per una motivazione grave, qual è appunto la sottovalutazione della spesa indotta e l'inconsistenza della copertura.
A mio giudizio, si vuole superare in forma demagogica il cosiddetto scalone Maroni, dimenticandosi che tale scalone è la conseguenza della riforma Dini, che non è certo ascrivibile alla Casa delle libertà, ma è dovuta ai forzosi immobilismi imposti dal mondo sindacale alla politica, nazionale la quale per di più non ha prontamente scisso il sistema previdenziale da quello assistenziale.
È bene ricordare al Governo, e alla maggioranza che lo sostiene, che nel programma elettorale che li ha uniti era prevista la totale abolizione della riforma Maroni. È chiaro - e quanto sta avvenendoPag. 19in questi giorni lo conferma - che si è trattato solo di un richiamo elettorale, di una promessa vacua, un brutto scherzo giocato a una parte del loro elettorato che ha creduto nell'impossibile ritorno a un passato che non ci possiamo più permettere per i costi finanziari che ne sarebbero conseguenti. Tutto ciò è anche di fatto sintomo di una politica ingannevole, che non esita a vendere facili illusioni, per di più a un elettorato debole che, viceversa, ha bisogno di certezze, non di sogni. Ne è nata solo un'ingannevole, complicata e costosa controriforma, a parziale soddisfazione di poche migliaia di lavoratori, che in futuro condizionerà pesantemente il bilancio e la credibilità dello Stato e sulla quale la sinistra massimalista ha giocato, ancora una volta, al teatrino della politica. È un fatto ormai ben chiaro - e lo sarà sempre di più per gli italiani che vi hanno votato, ormai disincantati - che vi è solo un forte ed unico collante in questa maggioranza, costituito dall'occupazione del potere a qualsiasi costo. Altrimenti com'è possibile che i leader e i componenti della sinistra massimalista, le cui dichiarazioni sono vere e proprie bordate contro il loro Governo, possano, smentiti dai fatti e consci di aver ingannato il proprio elettorato, rimanere al Governo e permanere all'interno della maggioranza? Vi cito alcune dichiarazioni. Diliberto: «non nascondo di essere molto irritato, è una brutta riforma, uno spartiacque per quanto riguarda l'atteggiamento del mio partito verso il Governo» e, stando ad una notizia di oggi, mi sembra che i Comunisti italiani propongano un referendum per l'abolizione del provvedimento. Rizzo: «un tradimento dei lavoratori, peggiore della riforma Maroni». Russo Spena: «impressionante offensiva dei moderati che hanno inciso profondamente sulle scelte» ed, infine, cito il senatore Giannini: «l'accordo sulle pensioni è una truffa ai danni dei lavoratori, il rischio è che alla fine Prodi sia peggio di Berlusconi».
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DANIELE GALLI. Concludo Presidente. Vedremo a settembre cosa succederà quando vi sarà la discussione in Assemblea della riforma delle pensioni.
Posso intanto affermare che gli effetti prodotti dal provvedimento in esame sono devastanti sia sotto il profilo dei costi, sia per la ricaduta sul mercato del lavoro. A tale riguardo, ad esempio, assistiamo già agli effetti deleteri indotti dalla legge finanziaria rispetto ai lavoratori parasubordinati, che a seguito dell'incremento contributivo previsto dalla legge finanziaria, sono diminuiti di 50 mila unità. Il provvedimento in corso incrementa di ulteriori 14 miliardi di euro il costo di contribuzione dovuto dai cittadini italiani...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DANIELE GALLI. ... chiedo allora al Governo se ritenga che l'innalzamento dell'età pensionabile da 64 a 65 anni anche per le pensioni minime sia obbligatorio e necessario.
PRESIDENTE. L'onorevole Filippi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/82.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno fa riferimento all'articolo 2 del decreto-legge in esame il quale consente agli enti locali di utilizzare parzialmente il loro avanzo di bilancio per le spese di investimento.
Con tale ordine del giorno si chiede al Governo di ampliare, di estendere tale giusta deroga, anche se troppo limitata, per i medesimi enti locali, anche alle spese aventi funzione sociale. In sostanza, in base a quanto previsto per gli enti locali - vale a dire che i comuni virtuosi con meno di 100 mila abitanti possono utilizzare il 18,9 per cento dell'avanzo di bilancio, quelli non virtuosi, con lo stesso numero di abitanti, solo il 2,6 per cento, mentre i comuni con più di 100 mila abitanti se virtuosi il 17 per cento e se non virtuosi l'1,3 per cento - si chiede che essi possano utilizzare parzialmente l'avanzo di bilancio non solo per le spese di investimento, ma anche per quelle con funzione sociale,Pag. 20ad esempio per le spese per l'utilizzo di scuolabus, mense scolastiche o assistenza sociale.
In modo particolare, mi corre l'obbligo di ricordare che proprio al nord e nel mio Veneto, dove non sono concessi, attraverso vari trasferimenti, aiuti da parte dello Stato centrale, sono proprio i comuni che necessariamente devono investire e investono, in modo cospicuo, in spese con funzione sociale.
Limitare tale deroga per gli enti locali - che sono, di fatto, i proprietari dei soldi che avanzano, che hanno fatto pagare ai propri cittadini - e, quindi, non permettere che essi possano restituire ai cittadini, che hanno pagato con imposte e tasse, sottoforma di servizi ciò di cui necessitano, mi sembra ingiusto. La regola generale dovrebbe essere che l'avanzo di bilancio, in sostanza, rimanga a chi ne è proprietario, ovvero ai comuni che avanzano i soldi. Oggi, purtroppo, tutto finisce nel calderone del deficit della pubblica amministrazione e si crea il paradosso secondo cui chi è virtuoso e raccoglie i denari e non li spende, di fatto, non mette da parte risorse da investire e da spendere negli anni successivi, ma va a coprire i disavanzi dei comuni «spreconi» i quali, raccogliendo cento, spendono centocinquanta. Ciò è assurdo ed è contro il principio, sicuramente incarnato all'interno del federalismo fiscale, che, stando a quanto dichiarato, l'intero emiciclo si intende favorevole ad attuare.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALBERTO FILIPPI. Concludo Presidente, desidero sottolineare nuovamente e velocemente il seguente concetto: cercare di restituire in servizi quanto, di fatto, è già stato pagato dai cittadini.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bricolo, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/71: si intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/81.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda le opere pubbliche, in particolare al nord, che languono per carenza di risorse. Chiediamo una cosa molto semplice: prima di avviare altri cantieri, prima di avviare la costruzione di altre «cattedrali nel deserto» o di autostrade (nelle quali passeranno sì e no 10 mila macchine non al giorno, ma ogni sei mesi), si terminino i lavori in corso. In particolare, poniamo l'attenzione su due infrastrutture che languono: la cosiddetta Boffalora-Malpensa (più correttamente, Marcallo-Mesero-Malpensa) e l'adeguamento della A4, in particolare per le due varianti di Bernate e di Arluno.
La questione, così delineata, potrebbe sembrare microsettoriale, riguardante piccole entità e, quindi, non oggetto di attenzione. Invece no: stiamo parlando di due infrastrutture che collegano Milano e Torino all'aeroporto di Malpensa, connesse anche alla realizzazione della TAV. In questo fazzoletto di terra, dove abitano non quattro gatti, ma 800 mila persone, è in corso un'operazione grandiosa: un conto è realizzare la TAV in mezzo alla campagna, un altro è realizzarla in aderenza all'autostrada Milano-Torino, dove passano milioni di macchine al giorno (e non ogni sei mesi o dieci anni) e dove non vi sono incidenti ogni quarto d'ora, perché la gente usa la macchina per andare a lavorare, non per andare in ferie o al mare. Vi sono corsie di 3,75 metri, con i ponti con le arcate, sotto i quali non passano i TIR, che devono spostarsi dalla prima alla seconda corsia; nonostante tutto non c'è un incidente ogni quarto d'ora perché, ripeto, la gente usa queste strade per andare a lavorare e si alza la mattina alle 5 o alle 6 per attraversare Milano (non ci sono i soldi, infatti, per realizzare la Bre-Be-Mi: per costruirla bisognerà elevare il costo del biglietto e modificare le concessioni, come affermano l'ineffabile Penati ed anche il Ministro Di Pietro). La gente, quindi, aspettando inutilmente che il Governo si «svegli», si alza prima (perché non può rimanere due o tre ore in coda per andare da Milano aPag. 21Bergamo), arriva sul posto di lavoro, va al bar, prende il cappuccino, il caffè, legge tutto il giornale (fa in tempo a leggerne due o tre) e poi inizia la sua giornata di lavoro: questa è la quotidianità.
Oltre a ciò, vi sono lavori in corso che sono inspiegabilmente fermi oppure procedono assolutamente a rilento, perché mancano le risorse. Mancano addirittura i pareri! Con riferimento all'adeguamento dell'autostrada Milano-Torino, si continua a negare l'evidenza: mancano i pareri dei ministeri, in particolare del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Che questi Ministeri si decidano, una buona volta, a dare il loro parere! Non possiamo rimanere nell'incertezza: si dice che mancano i fondi, che li troveremo (non si sa quando) e rischiamo di trovarci con il treno finito! I cantieri per l'adeguamento dell'autostrada, poi, vengono riaperti e così, invece di stare in ballo con polveri e caos totale per dieci anni, stiamo in ballo per vent'anni. Alla faccia della modernizzazione del Paese!
A fare le spese di questa situazione non sono solo i disagi e le code: c'è anche la gente che muore. Nel vicino paese di Mesero, confinante con il mio, due settimane fa una donna ha perso la vita, stritolata tra due TIR; questi non possono attraversare le autostrade perché ci sono i lavori in corso, non possono attraversare la Boffalora-Malpensa, perché non è finita in quanto mancano i finanziamenti. I TIR e i camion sono tutti riversati sulla viabilità ordinaria, assolutamente congestionata!
Parliamo di strade provinciali dove passano 40-50 mila macchine al giorno, compresi i TIR e la viabilità di cantiere per la realizzazione di queste infrastrutture.
Il Governo, invece di dare la «mancetta» - perché lì mancano 100 milioni di euro -, stanzia altri 4.200 milioni di euro per nuove infrastrutture. Vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/73.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, passiamo da vergogna a vergogna. Il collega che mi ha preceduto ha infatti tracciato un quadro assolutamente inaccettabile, in tema di infrastrutture, per un Paese che si definisce moderno.
Probabilmente, chi ci ascolta in diretta potrebbe dire: cosa avete fatto voi della Lega, forza nel centrodestra, nei cinque anni in cui avete governato questo Paese? La risposta che do al Governo e a loro è che, con la cosiddetta legge Lunardi, dopo trent'anni, si era realizzata una doverosa inversione di tendenza, che consentiva, soprattutto alla popolazione delle zone congestionate delle grandi città del nord, di avere la necessaria pazienza per sapere che, in un futuro non molto lontano, i loro problemi sarebbero stati risolti. Abbiamo messo in cantiere la Bre-Be-Mi, la Pedemontana e tutta una serie di infrastrutture in Veneto, in Lombardia e in Piemonte. In seguito, sono arrivati i Ministri Di Pietro e Bersani, che hanno cominciato a dire che tutto ciò che era stato fatto prima non andava bene, che andavano rifatte le gare, modificati i pedaggi, rimodificati i percorsi, riportando il Paese a quel 1992 caratterizzato dal vergognoso blocco infrastrutturale che ci ha fatto perdere, in termini di competitività, il treno per l'Europa. Questo è il bilancio che in un anno ha fatto perdere totalmente credibilità al nostro Paese sul recupero del gap infrastrutturale rispetto agli altri Paesi europei, che progettano grandi infrastrutture e grandi vie di comunicazione.
Noi stiamo qui a cavillare sulla possibilità di risparmi all'interno di gare pubbliche, che sono tutti da dimostrare, a meno che il Ministro Bersani, dato che non è nuovo a queste iniziative, non abbia agito per un calcolo politico perché in molti consorzi non sono presenti le cosiddette cooperative rosse. Ciò potrebbe esserePag. 22oggetto di indagine da parte della magistratura, ma, evidentemente, lo si può dire solo sottovoce in Parlamento.
L'ordine del giorno che illustro, e che comunque occuperà pochissimo del tempo che mi è stato concesso, affronta un altro argomento: oltre a mortificare le infrastrutture, noi, così facendo, mortifichiamo anche chi va sulle strade per lavorare. La restituzione del bonus fiscale non sta né in cielo né in terra! Come Lega siamo riusciti - lo dico in maniera orgogliosa - a non far pagare un'ingiusta tassa dopo che era stata fatta dal Governo la promessa di adeguamenti agli standard europei. In Europa, Paesi come la Grecia, il Portogallo e la Spagna, a differenza del nostro, riescono a negoziare condoni su alcuni settori strategici. Da noi tutto ciò che arriva dall'Europa è legge. Questo è inaccettabile: non si può fare una finta promessa e venire poi in Assemblea a dire che, siccome lo ha stabilito l'Europa, a distanza di quindici anni, occorre pagare, mettendo sul lastrico tanti piccoli imprenditori e tante persone che con il loro lavoro riescono a far viaggiare male sulle nostre infrastrutture la nostra economia. È necessario che questo Governo vada in Europa a dire che certe tasse e certe condizioni sono vessatorie e che esse prevedono due pesi e due misure. Basterebbe il caso della Grecia, che grida vendetta. In Grecia, però, sono stati capaci di fare il loro mestiere politico, mentre noi paghiamo, supinamente, tutto quello che ci viene imposto dall'Europa, come se fosse una gabella, senza possibilità di negoziare assolutamente niente.
In questa Europa non ci stiamo. Noi stiamo dalla parte degli autotrasportatori e ci batteremo per avere oggi una risposta convinta da questo Governo, ma ne dubitiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pini, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/74: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/75.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, passiamo da vergogna a imbroglio, perché con questo ordine del giorno vorremmo mettere fine al grande imbroglio che il Governo ha fatto negli ultimi mesi sulla pelle e nelle tasche dei contribuenti per quanto riguarda gli studi di settore.
Proviamo a ricostruire un po' la storia di questo grande problema, che si è ripercosso, nelle ultime settimane, sull'opinione pubblica e sui contribuenti. Il Governo, nell'ultima legge finanziaria, ha introdotto i cosiddetti indici di normalità economica, secondo i quali, per l'anno 2006, il contribuente, la partita IVA che deve essere in regola con il fisco, deve essere in regola con tali indici di normalità economica. La legge finanziaria prevede circa tre miliardi di introiti da questi indici di normalità economica.
In pratica, cosa è stato fatto? È stata portata verso l'alto l'asticella dei ricavi: se prima un contribuente doveva dichiarare una determinata cifra per essere in regola con il fisco, oggi deve dichiarare tale cifra più qualcosa (e questo qualcosa sono gli indici di normalità economica) per essere in regola con il fisco. Sommariamente, possiamo affermare che se in precedenza, con gli studi di settore «normali», era in regola circa il 70 per cento delle partite IVA, mentre il 30 per cento si adeguava, pagando quel qualcosa in più, oggi è l'inverso: oggi, con gli indici di normalità economica, è fuori regola il 70 per cento delle partite IVA. Vi è stata una protesta, l'abbiamo constatato: le categorie e i singoli contribuenti hanno protestato. Infatti i casi possono essere tre: o un soggetto va in banca, per chiedere ciò che il Governo pretende da lui per essere in regola, oppure entra subito nel sommerso (quindi, non paga e «fa il nero»), oppure ancora chiude l'attività produttiva. Questo è ciò che sta accadendo in tanti piccoli comuni, soprattutto nelle attività commerciali dei piccoli comuni (nelle grandi città magari il discorso è diverso, ma nei piccoli comuni sta accadendo questo).
Di fronte alle proteste il Governo ha «venduto» il grande accordo sugli studi di settore e si è comperato, a nostro modo diPag. 23vedere, le categorie interessate, o meglio i vertici delle categorie interessate (che comunque, a nostro avviso, nella migliore delle ipotesi hanno travisato o non hanno letto l'accordo). Infatti, tale accordo, alla fine, non risolve nulla, o risolve in maniera minimale il problema reale di quest'anno, cioè il fatto che, comunque, le partite IVA devono pagare di più per essere in regola con gli studi di settore e con gli indici di normalità economica.
Fatto qualche calcolo, l'accordo che hanno sottoscritto il Governo e le categorie interessate forse ridurrà del 10 per cento il maggiore aggravio che gli indici di normalità economica hanno causato quest'anno per i contribuenti, rispetto all'anno scorso (non sono dati nostri, sono dati che apprendiamo dalla stampa specializzata). Pertanto tale accordo, questo grande messaggio che è stato diffuso di una ritrovata armonia fra le categorie produttive e il Governo, forse rappresenta una ritrovata armonia con i vertici delle categorie, ma la base, le partite IVA, coloro che dovrebbero essere i rappresentati, questo accordo non lo vedono bene e soprattutto lo devono pagare loro. Lo devono pagare loro perché nella legge finanziaria il Governo ha scritto che deve incassare circa 3 miliardi per l'anno 2006, e quindi quei tre miliardi li deve reperire da qualche parte! Perciò denunciamo il fatto che si tratta di un accordo fortuito, che non porta alla risoluzione dei problemi.
Chiediamo che gli indici di normalità economica e gli studi di settore, come sono stati revisionati dall'attuale Governo, per l'anno 2006 non vengano applicati, perché solo in tal modo si può rendere giustizia alle molte proteste, alle molte critiche ed a coloro che non hanno i soldi per pagare quanto il Governo richiede loro ingiustamente (infatti, li richiede ingiustamente, queste maggiori somme). Chiediamo che per l'anno 2006 gli studi di settore, così come revisionati dal Governo, non vengano applicati: solo in tal modo si potrà rendere giustizia alle predette categorie, che oggi si vedono richiesto un aggravio di imposte che è oggettivamente ingiustificato. Solo in tal modo si potrà rendere giustizia; tutto il resto sono balle, tutto il resto è un inganno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. L'onorevole Caparini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/87.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, con il presente ordine del giorno intendiamo porre la questione di un provvedimento che intendeva, con la legge finanziaria per l'anno 2006, colmare le disparità socio-economiche tra i comuni delle regioni a statuto ordinario e i comuni delle regioni a statuto speciale.
È una questione che il Parlamento ha affrontato nel periodo del Governo Berlusconi e che, grazie al sottosegretario Daniele Molgora, aveva inteso risolvere attraverso un provvedimento che stanziava annualmente dieci milioni di euro da destinare proprio ai comuni confinanti, provvedimento che purtroppo è stato applicato dall'attuale Governo in maniera errata, ovverosia stravolgendone la ratio, attribuendo così il finanziamento - originariamente destinato ai cittadini dei comuni confinanti con le province autonome di Trento e Bolzano - all'insieme dei comuni delle province, in questo caso di Brescia, Sondrio, Vicenza, Belluno e Verona.
Ad esempio, per quanto riguarda la provincia di Brescia, dagli 11 comuni confinanti si è passati ad una platea di ben 206 comuni. Ovviamente ciò ha comportato il fatto che comuni i quali nulla hanno a che fare con il disagio della vicinanza alle province autonome di Trento e Bolzano sono stati beneficiati: cito, per tutti, Brescia che, in base alla disposizione del Governo di centrosinistra - stranamente Brescia è governata dal centrosinistra - ha percepito qualcosa come un milione di euro, mentre il comune di Bagolino che è stato, grazie al suo sindaco Scalvini, capofila della misura introdotta dalla legge finanziaria per il 2006 ha visto consegnati alle sue casse solo 17 mila euro. Ricordo infatti che tale comune, come altri, subisce la concorrenzaPag. 24sleale, in termini di prestazione di servizi e di trattamento fiscale, cui i cittadini sono sottoposti, ed è evidente come l'IRAP, l'ICI, l'IVA e i diversi costi della manodopera e dei servizi incidano profondamente sui cittadini e sulla qualità della vita degli stessi; quindi gli amministratori di questi comuni sono costretti a pagare uno scotto altissimo, che il legislatore nel 2006 tendeva a ridurre, colmando in tal modo la predetta differenza sociale proprio attraverso un finanziamento stimato allora in 80 euro pro capite.
Così non è stato, per volere del Governo attuale, attraverso una malintesa applicazione della legge finanziaria ed in forza anche della legge n. 508 del 1999, che ha distribuito le risorse in base alla popolazione e su tutta la platea dei comuni delle province confinanti. Nell'ambito del predetto provvedimento abbiamo interpretato le istanze di questi comuni, che si sono rivolti al Parlamento del nord, e con i nostri emendamenti, tramite i deputati Garavaglia, Filippi e Fugatti, abbiamo portato le istanze dei cittadini delle stesse comunità - anche tramite l'interessamento del Parlamento del nord - all'attenzione dell'Assemblea.
Il risultato è stato sicuramente significativo, in quanto si tratta di 15 milioni di euro distribuiti ai comuni confinanti con tutte le province autonome, perché il problema che si pone per i comuni confinanti con Trento e Bolzano è ovviamente analogo a quello relativo ai comuni confinanti con la Val d'Aosta o il Friuli Venezia Giulia.
Pertanto, realizzata una misura equa e giusta per il 2007, poniamo al Governo sia il problema della ripartizione di tali risorse sia, in futuro, la revisione della legge Molgora, che originariamente stanziava i 10 milioni di euro per i comuni confinanti - provvedimento che avete volutamente stravolto - e poniamo altresì all'Esecutivo la questione affinché, in sede di approvazione della prossima legge finanziaria, si possa eliminare finalmente tale ingiustizia e ripristinare le minime condizioni, perché vi sia, anche per le popolazioni di montagna e per quelle svantaggiate dei predetti comuni, un minimo di equità e di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Fava, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/76; si intende che vi abbia rinunciato.
Constato l'assenza dell'onorevole Stucchi, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/77; si intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Bodega ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/78.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/2852/78 a mia firma invita il Governo a valutare la possibilità di spostare al 9 agosto 2007 il termine di scadenza per effettuare i versamenti a saldo per il 2006 e in acconto per il 2007, per i contribuenti a cui si vogliono applicare gli studi di settore, senza l'applicazione di maggiorazioni dello 0,4 per cento: questo, in sintesi, è l'oggetto del mio ordine del giorno n. 9/2852/78. Oggi parliamo di temi importantissimi: dalla riforma delle pensioni, dallo «scalone» agli «scalini», dagli studi di settore - mal visti in generale un po' da tutti - alle pensioni, alla definizione di quelli che possono essere i lavori usuranti. Vorrò proprio vedere come farete a spiegare ai lavoratori, non solo quelli dipendenti, ma agli autonomi, che non rientrano nella classificazione di lavoro usurante: come farete a spiegare ad un panettiere che si alza alle due di notte per fare il pane, che il suo non è un lavoro usurante, mentre lo è il lavoro di un ballerino. Comunque, vedremo, vi aspetteremo al varco.
Voglio dire che è veramente triste ritrovarsi in Parlamento a parlare di «tesoretto». È un termine che, giustamente, può piacere ai media, ai giornali e alle televisioni per catturare l'attenzione dell'opinione pubblica ma, in realtà, nasconde la povertà e la contraddizione del Governo, della maggioranza che, durante il giorno, lavora con la calcolatrice, mentre di notte lavora con la demagogia, tentandoPag. 25di mettere insieme tutto e il suo contrario. La verità è che manca, signor sottosegretario, una linea riformatrice e che la politica economica è nelle mani di un Ministro, costretto a compromessi che non nobilitano, certo, la sua figura di economista apprezzato. Si assiste ad una riforma fondamentale per il Paese come quella delle pensioni ancora aperta a tutte le soluzioni, perché ancora una volta si è palesata la caratteristica del Governo, ossia essere capace di scontentare tutti. Si è avuto il coraggio di far leva su presunti soldi del presunto «tesoretto»: è una navigazione a vista molto simile ad un brancolare nel buio, consentitemi di dirlo. Per di più, il sindacato è intervenuto anche sul «tesoretto» non come parte sociale, ma come forza politica. Altro che autonomia del sindacato dai partiti: si è tornati alla cinghia di trasmissione! È stato un ritorno indietro, un salto indietro dal sapore ideologico. Come è possibile che il Governo, senza maggioranza, pensi di durare di fronte allo scontro tra Ministri, consumato non su argomenti che riguardano i diritti o la coscienza - non sulla bioetica, tanto per intenderci - ma su questioni fondamentali, di natura costituzionale legate al ruolo e alla funzione della magistratura? Perché non prendere atto che più «scucitit» di così è impossibile essere, che non c'è un sarto in grado di confezionare un vestito decente per nascondere le contraddizioni e le brutture dell'Esecutivo prodiano? Come non pensare ad un provvedimento capace di saldare le generazioni, con provvedimenti strutturali e non con elargizioni che sanno tanto di obolo e che non cambiano la vita né agli anziani - perché due o tre decine di euro in più non possono essere spacciati come adeguamento delle pensioni minime - né ai giovani?
Quindi, tornando al semplice ordine del giorno da me presentato, esso sostanzialmente chiede al Governo di valutare la possibilità di compiere un passo significativo e di giustizia per i cittadini italiani.
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/97.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'ordine giorno in questione riguarda la sicurezza. In primo luogo, tuttavia, sarebbe necessario, fare un riferimento a quei 7 miliardi di euro, che un Governo onesto e intelligente - come farebbero molti padri di famiglia italiani, quando hanno soldi in più - dovrebbe mettere nei risparmi e far fruttare. A mio avviso - e a nostro avviso, come gruppo della Lega Nord Padania - il Governo avrebbe dovuto fare la stessa cosa e destinare i soldi in eccedenza in gran parte per riparare il debito pubblico, non tanto per coprirlo - perché sarebbe ovvio che non sarebbe possibile e saremmo sciocchi a proporre una cosa del genere! - ma, almeno, per ridurre una quota di interessi, che gli italiani pagano ogni anno sul debito pubblico. Sarebbe stato sensato fare ciò, ma il Governo non ha voluto; la maggioranza non ha voluto neanche ascoltare tale proposta e ha presentato il disegno di legge in esame, riparando le varie situazioni, caso per caso. Sembrava più una proposta giornalistica che una proposta politica; ciò, si desume dalla presenza dei parlamentari della maggioranza attenti a questa discussione. Ora è possibile vedere qualche volto in più, rispetto alle prime ore mattutine; molto probabilmente, si sono svegliati e sono già arrivati con la pancia piena!
Tratterò l'argomento partendo dall'esame di ciò che è avvertito come il principale fattore di insicurezza: l'immigrazione clandestina, la cui valenza criminogena è di tutto rilievo. Un dato è di per sé eloquente: circa il 40 per cento della popolazione carceraria della provincia di Torino e della Padania intera è costituita da extracomunitari responsabili di reati comuni. Sono, naturalmente, esclusi dal novero i cittadini romeni, da poco divenuti comunitari, che contribuivano - e ancora contribuirebbero - ad alzare la media in misura significativa: rappresentano un ulteriore 5 per cento rispetto ai reati connessi alla normativa sull'immigrazione. SiPag. 26tratta, in specie, in ottemperanza all'ordine questorile, di lasciare il territorio nazionale nei termini previsti dalla legge, proprio di quella legge che volete riformare con gran fretta. Tutta una serie di reati, anche gravi, specialmente nel capoluogo, risulta opera di extracomunitari ed è noto come sia la criminalità albanese a gestire gran parte del traffico di eroina e cocaina, sfruttando canali e modalità di rifornimento in passato positivamente sperimentati per il traffico di marijuana. Favorita dalla posizione geografica, che consente di abbattere i costi, la criminalità albanese ha assunto un ruolo quasi monopolistico, specie per quanto attiene al mercato dell'eroina; non è, tuttavia, estranea sia al traffico d'armi sia allo sfruttamento della prostituzione.
I nordafricani, oltre allo spaccio di sostanze stupefacenti (eroina e hashish), specie nelle aree di Porta Palazzo, Murazzi e la Barriera di Milano - per intendere che parlo del mio territorio - hanno da tempo intrapreso una fiorente attività di ricettazione di autoveicoli rubati in Italia, che vengono, poi, trasferiti oltre frontiera. Ai maghrebini è, inoltre, da attribuire gran parte dei cosiddetti reati predatori. I centroafricani sono in prevalenza dediti allo spaccio di cocaina, e, soprattutto a San Salvario e Parco Stura, allo sfruttamento della prostituzione.
La criminalità cinese, difficilmente penetrabile, è, invece, interessata soprattutto all'introduzione clandestina di connazionali avviati ad alimentare il mercato del lavoro nero, all'introduzione di merci contraffatte, a sfruttare i giovani cinesi dediti alla prostituzione in appartamento. Inoltre, esclusivamente nell'ambito della stessa comunità, si registrano rapine ed estorsioni e non sono mancati, in passato, sequestri di persone e omicidi.
Da ultima, l'attività rumena, che è specializzata nella clonazione di carte di credito e bancomat, nei furti di rame (divenuto oggi preziosissimo), non ha, tuttavia, mai abbandonato il sempre redditizio mercato della prostituzione. Il risultante, tuttora, è ad esclusivo appannaggio della criminalità nostrana, le rapine alle banche, agli uffici postali, ai furgoni portavalori.
Non si tratta di una relazione o di un articolo di un giornale di parte - come potrebbe essere un giornale di partito - ma di una relazione dettagliata del questore di Torino, Stefano Berrettoni...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
STEFANO ALLASIA. ...al quale, successivamente, qualche giorno dopo questa relazione, il Viceministro dell'interno, Marco Minniti, ha fatto visita. È stato, quindi, firmato un protocollo di intesa tra le parti interessate a Torino; si tratta dello stesso protocollo di intesa sottoscritto nel 1998 dall'allora Ministro dell'interno, Giorgio Napolitano, con la compiacenza dell'allora Presidente della Camera dei deputati, Violante, per riuscire a risolvere il problema della criminalità organizzata sul territorio nazionale. Si tratta di una situazione che è stata disattesa da troppi anni; con il mio ordine del giorno n. 9/2852/97 si cerca di «mettere una toppa» a questo vulnus, non tanto legislativo ma, più che altro, politico. Infatti, da parte di questo Governo, non vi è assolutamente la volontà di risolvere la questione facendo in modo che i poliziotti - che, onestamente e dignitosamente, stanno lavorando sul nostro territorio, cercando di portare a casa dei buoni risultati...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
STEFANO ALLASIA. ...e di raggiungere dei buoni esiti in merito alle azioni che stanno svolgendo - ci mettano del proprio, essendo anche loro sottopagati.
Pertanto, chiediamo che vi sia un impegno totale da parte del Governo sull'ordine del giorno a mia firma n. 9/2852/97
(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Giancarlo Giorgetti che avevaPag. 27chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/70: s'intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Alessandri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/83.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, i temi che riguardano il nord sono già stati, in buona parte, evidenziati dai miei colleghi e si tratta di richieste che, giornalmente, la nostra gente ci sta facendo.
Il «tesoretto» è qualcosa che non avevi, te lo sei trovato per caso: hai messo le mani in tasca e ti sei trovato pieno di soldi! È un po' quello che succede a questo Governo che, per cinque anni, aveva raccontato a tutti, facendo i girotondi (e, forse, a fare i girotondi gira anche un po' troppo la testa), che vi erano buchi di bilancio e che avevamo rubato i soldi; poi, invece arrivate al Governo e vi accorgerete che vi è un extragettito - dovuto ad un boom delle entrate grazie alla penultima legge finanziaria del Governo Berlusconi - che adesso, in qualche modo, dovete cercare di investire.
Il fatto che nel Paese vi siano soldi da investire è positivo, il problema è come investirli. Al nord i problemi sono tanti e, personalmente, ritengo sia anche giusto evidenziarne uno che, in maniera comunque diretta, riguarda il nord, ma, più in particolare, una piccola isola - la più lontana dall'Italia - che subisce, in prima battuta, il fenomeno dell'immigrazione clandestina; e lo subisce al cento per cento, in maniera anche molto pesante. Sono quegli stessi immigrati che, sbarcando lì, nel giro di tre giorni e passando per Crotone, poi vengono tutti a casa nostra.
Si tratta di un problema che stiamo affrontando da parecchi anni. Abbiamo dato solidarietà e aiuto a questa piccola isola, la quale ha corrisposto, anche, alla Lega Nord Padania, una richiesta di aiuto, dal momento che esso non arriva spesso da questo Stato e da questa nazione. Poche settimane addietro, con il presidente di gruppo Maroni, mi sono recato a verificare la situazione reale - perché, quando la raccontavano, sembrava fosse quasi finta - e abbiamo dovuto constatare che, dal punto di vista sanitario, vi è un'emergenza incredibile.
Sull'isola, che ha circa seimila abitanti durante tutto il periodo dell'anno, ma che diventano oltre 30, 40, 50 mila in estate, non vi è un ospedale, né un centro di pronto intervento. Vi sono malati che non possono fare il ciclo di chemioterapia perché, spesso, trovano gli aerei intasati dagli operatori del CPT (oggi CPA). Vi sono malati che hanno bisogno di effettuare la dialisi settimanalmente, ma non possono fare la trasfusione perché non vi sono attrezzature sull'isola e sono costretti, quando riescono a trovare un aereo libero, ad andare anch'essi a Palermo. Vi sono famiglie che stanno vendendo le proprietà, la vita intera, quanto è stato realizzato dai padri e dai nonni, per trasferirsi direttamente a Palermo, perché vi sono malati che non possono rimanere nella loro isola. In uno Stato civile, tutto ciò già fa gridare allo scandalo. È quasi incosciente pensare che ancora non si sia intervenuti per risolvere questo problema.
Ma ancor di più - e mi rivolgo al rappresentante del Governo affinché se ne faccia carico anche dal punto di vista morale - vi è un problema ancora peggiore: questi cittadini, quando aprono le finestre, di fianco a casa loro, vedono in atto la costruzione (che sta per essere ultimata in questi giorni) di un centro di accoglienza «nuovo di pacca», che - secondo alcune stime forniteci dagli operatori sul posto - viene a costare dai 12 ai 15 milioni di euro, con l'aria condizionata, l'asilo nido, il centro di prima accoglienza con tutte le strumentazioni e, addirittura, la sala chirurgica.
Tutto ciò che non è dato ai cittadini viene dato agli extracomunitari che, in un Paese civile, non dovrebbero neanche sbarcare, non dovrebbero partire con il gommone della speranza. Probabilmente, con un Governo civile invieremmo altri messaggi nei rispettivi Paesi e costoro non partirebbero neppure. Tuttavia, questo è il messaggio che si sta comunicando.Pag. 28
Oggi un giornale a diffusione nazionale riporta la notizia di un'informativa ai prefetti, per cui chiunque si rechi in Italia per trovare lavoro, ha tre mesi di tempo per trovarlo senza necessità del permesso di soggiorno: dopo tre mesi vallo a cercare, che non lo trovi più!
Ritengo sia necessaria un po' di responsabilità. Ci deve far riflettere che, qualora si faccia subire il costo di tale immigrazione in prima battuta a quest'isola - così come sta accadendo per la Padania - e invece di promuoverne il turismo (è una bella isola!) si promuovono unicamente - come si sente ogni sera nel corso dei telegiornali - tali sbarchi continui; almeno lo Stato si facesse carico di venire incontro alle esigenze primarie e vitali! Vi è una scuola che sta cadendo a pezzi (non esistono più le fondamenta), sono senza ospedale e senza infrastrutture. Tuttavia, si stanno destinando agli extracomunitari 15 milioni di euro.
Ritengo che gli isolani siano davvero stanchi e che il Governo debba dare un segnale. Fare intervenire la regione, magari attraverso uno stanziamento apposito all'interno del «tesoretto», rappresenterebbe un grande segnale, opportuno e indispensabile per persone che stanno perdendo la speranza non solo nei confronti del Governo, bensì dello Stato intero. Pertanto, a mio avviso l'ordine del giorno a mia firma rappresenta un primo ed importantissimo passo che, in tempi molto brevi, potrebbe aprire la strada alla realizzazione di un presidio ospedaliero a beneficio dei cittadini che attualmente ne sono privi, sono esasperati e cominciano a perdere realmente la fiducia. Date un segnale: sarebbe opportuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Dussin, Grimoldi e Montani, che avevano chiesto di illustrare i rispettivi ordini del giorno n. 9/2852/84, n. 9/2852/85, e n. 9/2852/86: si intende che vi abbiano rinunziato.
Constato altresì l'assenza dell'onorevole Lo Monte, che aveva chiesto di illustrare l'ordine del giorno Reina n. 9/2852/88, di cui è cofirmatario: si intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Rao ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Neri n. 9/2852/90, di cui è cofirmatario.
PIETRO RAO. Signor Presidente, prendo la parola, per illustrare l'ordine del giorno Neri n. 9/2852/90, con un certo imbarazzo e, francamente, spero che il mio imbarazzo e la mia preoccupazione vengano condivisi anche dai colleghi siciliani e, ovviamente, anche da quanti tra costoro siedono nei banchi della maggioranza.
L'ordine del giorno in discussione, presentato dal Movimento per l'autonomia, sfortunatamente non riguarda le modalità con cui il Governo intende intervenire per la realizzazione del ponte di Messina, né le modalità di impiego di ingenti fondi per la rete ferroviaria e autostradale del Mezzogiorno. Non siamo qui per consentire che la rete ferroviaria del sud si avvicini agli standard del nord, in termini di presenza di collegamenti tra le città capoluogo di regione, per mezzo di treni Eurostar e giornalieri Intercity, nonché di velocità media nei collegamenti tra i capoluoghi del sud rispetto a quelli del nord.
Di tutto ciò non si parla. Figuriamoci: si tratta di sogni, di fantasia! I problemi sono altri, ci si preoccupa di difendere le poche briciole che la legge finanziaria ha destinato alle strade provinciali della Sicilia. Mi riferisco ai 350 milioni di euro, del cui destino ancora non vi è certezza. Siamo costretti a lottare e spenderci - questo è il senso del nostro ordine del giorno - per il ripristino dei treni a lunga percorrenza, da e per la Sicilia, che sono stati soppressi da Trenitalia nell'assoluta indifferenza del Governo e del Ministro dei trasporti in particolare.
È penoso ma, sfortunatamente, si deve vigilare per evitare che quel poco che già esisteva per la Sicilia non venga oggi definitivamente sottratto. La materia è stata già oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo. Noi stessi abbiamo chiesto al Ministro Bianchi di intervenire su tale questione, affinché al grave disagioPag. 29che la Sicilia vive in termini di inefficienza della rete ferroviaria tradizionale non si aggiunga anche la beffa di una riduzione delle corse che rischia di isolare ancora di più la regione.
Il nuovo orario, in vigore dal 10 giugno, penalizza quei siciliani che devono spostarsi verso il centro-nord del Paese, spesso per ragioni di lavoro, e penalizza - ci tengo a sottolinearlo - coloro che sono in condizioni economiche più disagiate, chi non può permettersi l'aereo ed è costretto ad impiegare 10 o 14 ore partendo da Roma per rientrare in Sicilia.
Di fronte a questo stato di cose si comprende come l'omaggio che abbiamo fatto in più di un'occasione al Ministro Bianchi - una riproduzione di un carretto siciliano - diventa il simbolo drammatico della condizione dei trasporti nell'isola e, più in generale, nel Mezzogiorno. Si tratta di una condizione rispetto alla quale il Governo non muove un dito, ha dimenticato i problemi del Mezzogiorno ed è forse perché troppo attento ad una questione settentrionale che, per carità, non vogliamo sottovalutare, ma che ci appare ben diversa dall'irrisolta questione meridionale. Credo che la protesta di molti parlamentari di maggioranza nelle ultime ore rappresenti la testimonianza più vera e credibile di un disagio al limite della tolleranza, che impone seriamente una profonda riflessione in questo Governo.
PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/95.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, l'ordine del giorno a mia firma n. 9/2852/95 cerca di riportare un po' di giustizia in quelle che sono le aspettative della Nazione, dell'Italia e degli italiani. Nelle premesse cerco di sottolineare il fatto che con gli studi di settore molte categorie, in piccoli comuni e in piccole frazioni, e molti esercizi sono costretti a chiudere: non ce la fanno a sopportare il peso del fisco! In quelle frazioni si perdono servizi anche importanti e posti di lavoro: non era mai accaduto di trovarsi di fronte a tali chiusure. Basta andare alle camere di commercio: c'è una massiccia riconsegna di partite IVA, si parla addirittura di qualche centinaia di migliaia di chiusure alla fine dell'anno. Il tutto è dovuto all'inasprimento derivante da due leggi funeste, votate da partiti massimalisti e conservatori, che non hanno nulla da condividere con un concetto socialista-riformista, ossia il decreto-legge n. 223 del 2006 (il cosiddetto «Visco-Bersani») e la legge finanziaria 2007.
Che ci sia insoddisfazione nel Paese, signor rappresentante del Governo, è palese. Dovete dirmi quale categoria non sia venuta a protestare: ce n'è una che non sia venuta a protestare? Una c'è: l'Unipol e le cooperative rosse; si tratta dell'unica categoria! Il Parlamento e il Governo lavorano solo per loro, stiamo pagando solo ed esclusivamente per favorire tale categoria, che non ha niente a che vedere con l'Italia che produce: questa è l'Italia che prende! Il «tesoretto» non è più, come nelle favole, quale L'isola del tesoro, la scoperta, ma è quello che queste due associazioni riescono a portare via agli italiani. È il «tesoretto» di parte, è il «tesoretto alla Consorte», che in un colpo solo si è preso per una consulenza lo stesso importo della madre di tutte le tangenti nella prima Repubblica, ossia i 100 miliardi della Enimont: solo per una consulenza si è preso 50 milioni di euro.
Inoltre, ci troviamo con un Ministro, Di Pietro, che non è consapevole di essere Ministro dei lavori pubblici, è ancora un «procuratorino» che cerca di distribuire condanne - ora sta condannando anche il suo collega, il Ministro della giustizia Mastella, e tanti altri, come il Vicepresidente del Consiglio D'Alema - ma non riesce a portare avanti le opere pubbliche.
Nell'ordine del giorno a mia firma c'è anche quanto avevate previsto nella legge finanziaria, in una norma nella quale avete scritto che in due annualità - 2007 e 2008 - sarebbero stati stanziati 48 milioni di euro per la progettazione esecutiva di quel trait d'union di raddoppio tra il Tirreno e la Padania, che è laPag. 30Pontremolese. Tale previsione della legge finanziaria è ancora adesso inattuata: non si concretizza, non si consente ad Italfer di iniziare a progettare.
Non si vogliono infatti fare le opere, non si vuol fare la TAV, non si vuole ammodernare il Paese: lo si vuol lasciare arretrato, perché pensate che un Paese arretrato continui a votarvi.
E ancora, si pensi ai piccoli comuni, quelli sotto i 5 mila abitanti, dove è bloccato il turn over, dove all'ufficio tecnico magari c'è un geometra soltanto: quando va via quel geometra, come fanno i piccoli comuni ad andare avanti? Devono chiudere il servizio! È necessario dare la possibilità di assumere dove per il collocamento a riposo, per il trasferimento, per le dimissioni volontarie di personale dipendente, altrimenti ci impedite di andare avanti, lasciando ai piccoli comuni, che sono la stragrande maggioranza in Italia, la gogna della Corte dei conti, perché qualsiasi errore che facciamo ecco che arriva come una spada di Damocle e dice: dovete pagare, voi amministratori, perché adesso c'è un tentativo di criminalizzare, di comunista memoria, un po' tutti quanti.
L'ordine del giorno in esame è molto responsabile; invito pertanto il Governo a considerarlo bene, perché viene dalla volontà della stragrande maggioranza degli italiani.
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Brigandì, Maroni e Angelo Piazza, che avevano chiesto di illustrare i rispettivi ordini del giorno n. 9/2852/80, n. 9/2852/99 e n. 9/2852/96: si intende che vi abbiano rinunziato.
L'onorevole Carfagna ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/56.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno a mia firma n. 9/2852/56 vogliamo richiamarvi alle vostre responsabilità, ma soprattutto al rispetto della verità nei confronti degli italiani, perché il comma 6 dell'articolo 15 del provvedimento in esame ripropone la costituzione di un fondo per l'accesso al credito dei giovani. Dico «ripropone» perché questo tentativo è già stato fatto con l'articolo 1, comma 336, della legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria 2006) ed è stato però dichiarato incostituzionale dalla Consulta.
A ciò va aggiunto un altro particolare rilevante: il ricorso alla Corte costituzionale è stato presentato da due regioni, la Campania e il Piemonte, entrambe governate dal centrosinistra. La sintesi è abbastanza semplice da fare, perché il Governo di centrosinistra ha sbandierato a destra e a manca la costituzione di un fondo per favorire l'acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie, ma subito dopo due regioni governate sempre del centrosinistra hanno affossato il provvedimento: un giochetto tra le parti che purtroppo vede, come sempre, soccombere gli italiani.
Oggi riproponete questa misura ancora una volta con il solo obiettivo di fare propaganda, perché siete consapevoli del fatto che il Parlamento approverà una norma che è incostituzionale. Le giovani coppie pertanto non avranno alcun aiuto, alcun vantaggio, mentre voi continuate a declamare soluzioni che non siete in grado di praticare. Con questo ordine del giorno, pertanto, chiediamo al Governo di dire con chiarezza che quanto previsto dal provvedimento è impossibile da realizzarsi se si vorrà rispettare, come si deve, quanto previsto dalla Corte costituzionale.
Ancona una volta, quindi, a rimetterci saranno i giovani, le giovani coppie, troppo spesso costrette ad abbandonare le città d'origine, in cui sono cresciute, per potersi permettere l'acquisto della prima casa. In altri Paesi la costituzione di un fondo per agevolare le giovani coppie è una realtà ormai consolidata, mentre in Italia, ancor prima dell'approvazione politica, emerge un problema di natura giuridica.
Non possiamo poi nascondere che uno dei problemi, tra i tanti che vive il Paese, è sicuramente quello della denatalità, dovuto anche alla tarda età in cui si arriva al matrimonio; e uno dei motivi per cui ci si sposa tardi è sicuramente la difficoltà di acquistare la prima casa, un'impresa divenuta ormai impossibile. Ancora unaPag. 31volta avete mentito al Paese, ma soprattutto avete sprecato un'opportunità importante. Continuate a preoccuparvi soltanto di cose che interessano esigue minoranze, che vi garantiscono la sopravvivenza al Governo; allora, continuate ad accontentare i sindacati, l'ala radicale e massimalista della coalizione, con provvedimenti che riportano indietro di anni le lancette del Paese, ma fate finta di non vedere, per incapacità di realizzarle, quelle riforme che sarebbero in grado di migliorare e soprattutto di modernizzare il Paese e che potrebbero permettere ai giovani di guardare con fiducia e con ottimismo al futuro.
Concludo pertanto invitando la maggioranza ad approvare l'ordine del giorno da me presentato: sarebbe da parte vostra soprattutto un atto di onestà intellettuale, considerato che, nel disegno di legge al nostro esame, avete introdotto una previsione incostituzionale e pertanto impossibile da applicare. Vi chiediamo, per l'ennesima volta, di non approfittare degli italiani indicando loro soluzioni impossibili da praticare.
PRESIDENTE. L'onorevole Casero ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/39.
LUIGI CASERO. Signor Presidente, tramite l'ordine del giorno da me presentato cerchiamo di trattare vari temi, di cui si è discusso in questi giorni e che non hanno trovato soluzione all'interno del decreto-legge al nostro esame e nell'ambito dell'utilizzo del surplus delle entrate.
Dalla nascita del Governo Prodi in poi, il Ministro dell'economia e i sottosegretari di tale dicastero - fra cui anche il sottosegretario presente in aula - hanno sempre affermato, nei dibattiti pubblici, in televisione e attraverso dichiarazioni, che non era possibile affrontare seriamente una serie di problemi del nostro Paese, la cui importanza tutti riconosciamo (l'eccessiva pressione fiscale, il mancato avvio delle infrastrutture, il debito pubblico troppo alto, la mancata azione a favore della competitività e dell'innovazione), poiché mancavano le risorse e vi era la necessità di salvaguardare i conti pubblici. Pertanto, anche se si affermava che non si poteva intervenire su quei problemi, essi erano comunque riconosciuti da tutti come quelli fondamentali per lo sviluppo del nostro Paese.
Non appena le risorse - per quanto scarse, come nel caso del cosiddetto «tesoretto» - sono arrivate, non si è però mantenuto fede a tali impegni, assunti peraltro non solo nel corso di dibattiti pubblici, ma anche dell'esame della legge finanziaria. Ricordo infatti che durante tale esame il Ministro dell'economia affermò che, se vi fossero state le risorse, si sarebbe attuata una riduzione della pressione fiscale e che a tale riduzione non si poteva procedere solo perché mancavano le risorse. Addirittura, nella legge finanziaria per l'anno 2007 si è scritto che le prime risorse generate da un surplus delle entrate sarebbero servite per la riduzione delle tasse. Invece queste tasse non sono state ridotte e con questo provvedimento non si è assolutamente intervenuto in tale campo.
Quel che chiediamo è di intervenire in modo specifico, non con una riduzione generalizzata delle tasse. Ad esempio, proponiamo di ridurre l'IRAP sul costo del lavoro; di ridurre l'IRES (ricordo che altri fra i principali Paesi europei, come la Germania, hanno ridotto pesantemente la tassa sulle imprese: le imprese tedesche dall'anno prossimo saranno dunque altamente competitive rispetto a quelle italiane); di attuare riduzioni specifiche delle tasse, che favoriscano la competitività delle imprese (agendo su settori quali ricerca, innovazione e sviluppo). Nessuno di questi interventi è stato messo in atto: si è invece pensato di adoperare una parte del surplus fiscale per svolgere azioni di semplice demagogia.
In secondo luogo, occorre dire che non si è intervenuto neppure sulla riduzione del debito pubblico, che costituiva l'altro grande impegno preso dal Governo in sede comunitaria: si era infatti detto che l'intero surplus sarebbe stato adoperato per ridurre quella grande debolezza del nostro Paese, che è il debito pubblico; eppure, inPag. 32questi giorni, il problema del debito è stato accantonato da tutti e non sono state previste azioni di riduzione.
In ultimo, il mio ordine del giorno affronta il problema delle infrastrutture. Anche in questo caso gli osservatori internazionali, i maggiori esperti economici e la maggior parte della classe politica del Paese, quando discutono delle ragioni della debolezza del nostro Paese nel mondo, fanno riferimento, oltre che ai temi che ho citato, ad una grande debolezza infrastrutturale. Eppure, in questi giorni, non si è proposto di adoperare il «tesoretto» per intervenire in questo campo: ciò, forse, perché il Ministro delle infrastrutture è impegnato su altri temi (mi pare infatti che ultimamente si stia occupando più di giustizia, di politica internazionale e di politica complessiva che non dei suoi temi specifici). Resta però che il nostro Paese presenta effettivamente una carenza infrastrutturale: è dunque necessario cercare di farlo ripartire velocemente su questo tema, attraverso azioni che cerchino di favorire lo sviluppo di nuove infrastrutture, ma anche attraverso il loro finanziamento.
Tali infrastrutture debbono essere sviluppate su tutto il Paese: non mi riferisco solo a quelle del nord, fondamentali per far sì che l'economia della locomotiva del Paese competa con la Germania e la Francia, ma, in particolare, alle infrastrutture del centrosud, che devono cercare di mettere tale area nella condizione di competere con le altre principali aree europee.
Mi sembra che siano stati dimenticati gli interventi sulla Salerno-Reggio Calabria e sulla rete infrastrutturale del Paese, nonché una serie di interventi sulle reti del Paese, ad esempio quelle idriche (l'emergenza acqua esiste ancora nel nostro Paese e non mi sembra vi sia un piano per intervenire su tale emergenza).
Avremmo sperato che il Governo, che sicuramente sta facendo ben poco per lo sviluppo ed il futuro del Paese, avesse utilizzato questo piccolo surplus di entrate per intervenire almeno in uno di questi campi: esso, invece, non è intervenuto in nessuno di tali settori e l'ordine del giorno n. 9/2852/39 chiede, almeno, di avere un ripensamento sul tema delle infrastrutture.
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Bernardo, Vitali e Lussana, che avevano chiesto di illustrare i rispettivi ordini del giorno n. 9/2852/66, n. 9/2852/33 e n. 9/2852/69: s'intende che vi abbiano rinunziato.
L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2852/98.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, noi del gruppo della Lega Nord Padania, tra i diversi ordini del giorno, ne abbiamo presentato uno a mia firma, il n. 9/2852/98, il quale si occupa della famiglia e chiede che con il provvedimento alla nostra attenzione, che secondo il Governo dovrebbe elargire le risorse che si sono rese disponibili, quest'ultimo, anche se non lo ha fatto materialmente con il testo del disegno di legge di conversione, si impegni almeno ad adottare alcune iniziative nella direzione della tutela della famiglia.
Nel dispositivo chiediamo infatti di «adottare le opportune iniziative normative volte a prevedere misure dirette al sostegno della natalità e della famiglia, al fine di invertire il trend demografico negativo, che vede l'Italia tra i Paesi europei e mondiali con il più basso tasso di natalità».
Si tratta, quindi, di un ordine del giorno che intende dare un segnale e chiedere un impegno da parte del Parlamento: esso vuole sostanzialmente impegnare alla fine il Governo, che evidentemente su tale questione, dal nostro punto di vista, è stato assolutamente latitante?
Signor Presidente, colleghi, è sempre una questione di priorità e il Governo e la maggioranza hanno dimostrato di avere altre priorità.
Per esempio, con riferimento al tema della famiglia, il dibattito politico non è stato occupato negli ultimi mesi dalla voglia di sostenere la famiglia naturale, cioè quella fondata sull'unione tra un uomo ed una donna; l'obiettivo, piuttosto, è stato quello non solo di sostenere, maPag. 33prima ancora di introdurre un'altra tipologia ed un altro modello di famiglia, ossia non più la famiglia fondata sull'unione tra un uomo e una donna destinata alla procreazione, ma, ad esempio, la famiglia omosessuale. È in questa direzione, infatti, che vanno tutti i provvedimenti, che fino ad oggi sono stati presentati, a partire dai Pacs, che poi sono divenuti i Dico e, infine, i Cus, secondo l'ultima definizione.
Vi è un altro argomento che evidenzia come il Governo non abbia inserito la famiglia naturale tra le sue priorità. Esso ha infatti istituito la figura del Ministro della solidarietà sociale. Ci si aspetterebbe che questo Ministero così come la figura politica del Ministro si occupassero delle fasce più in difficoltà e meritevoli di attenzione, come è stato anche ricordato da altri colleghi, tra le quali rientrano sicuramente i nostri giovani, che oggi fanno molta fatica a mettere su famiglia.
Vi è, infatti, un contratto di lavoro che spesso non dà sicurezze. Anzi, adesso hanno anche il contratto di lavoro mentre prima non lo avevano perché vi era un mercato del lavoro e delle regole che non erano flessibili e perciò non garantivano neanche la regolarizzazione dei posti di lavoro che si prospettavano, grazie alle opportunità che - comunque - erano presenti; pertanto, ci si aspetterebbe che un Ministro della solidarietà sociale si occupasse dei nostri giovani e anziani. Invece, in oltre un anno di attività di Governo non abbiamo sentito una sola parola o un solo intervento di una qualche rilevanza politica da parte della maggioranza.
Le uniche prese di posizione del Ministro della solidarietà sociale sono a favore di una modifica della legge sull'immigrazione, cioè dell'introduzione di un diverso modello a proposito del fenomeno dell'immigrazione, al fine di permettere l'ingresso di più immigrati possibili; inoltre, vi sono state prese di posizione del Ministro della solidarietà sociale a favore della cittadinanza libera - per cui chi ultimo arriva meglio si accomoda - con l'attenzione rivolta verso una categoria di soggetti che non corrisponde ai nostri cittadini e ad un gruppo particolare assolutamente meritevole di attenzione, ossia i giovani; che sono coloro i quali hanno la legittima aspettativa di formarsi una famiglia.
Per tali motivi abbiamo presentato il presente ordine del giorno, che speriamo venga accolto, anche se sappiamo che il Governo ha altre priorità.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con l'espressione del parere del Governo sugli ordini del giorno in esame.
La seduta, sospesa alle 13,10 è ripresa alle 15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bimbi, Mura e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata definita la seguente organizzazione dei lavori:
mercoledì 25 luglio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, previsto dalle ore 15, avrà luogo lo svolgimento della discussione: sulle linee generali del disegno di legge n. 2849 - Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delegaPag. 34al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia (Approvato dal Senato).
Giovedì 26 luglio dalle ore 9 inizierà la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2900 - Modifiche alle norme sull'ordinamento giudiziario (Approvato dal Senato), e si proseguirà con il seguito dell'esame nelle giornate di giovedì (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) e venerdì 27 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nelle giornate di sabato 28 e domenica 29 luglio) (con votazioni) fino alla conclusione.
Considerato che la II Commissione ne concluderà l'esame mercoledì pomeriggio, il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge sull'ordinamento giudiziario è fissato per domani 25 luglio, alle ore 20.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversionene n. 2852-A.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Ricordo, altresì, che l'ordine del giorno Cossiga n. 9/2852/22 è stato ritirato dal presentatore.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2852-A)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mellano n. 9/2852/1 ed accetta l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2852/2 con una riformulazione, se il presentatore acconsente.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Leo n. 9/2852/3; non accetta l'ordine del giorno Piro n. 9/2852/4, a meno che il presentatore non acconsenta ad una riformulazione: in tal caso, il Governo lo accoglierebbe come raccomandazione.
PRESIDENTE. Sottosegretario Lettieri, le chiedo scusa, quando propone una riformulazione dovrebbe, cortesemente, precisare la riformulazione stessa, altrimenti i presentatori non sono in grado di esprimere la loro opinione.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2852/2 è accettato a condizione che il dispositivo venga riformulato nei termini seguenti: «impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a dare piena applicazione al cosiddetto «Statuto del contribuente» al fine di garantire lo spirito di collaborazione che deve caratterizzare i rapporti con i cittadini contribuenti». Credo che l'onorevole Zacchera su tale riformulazione dovrebbe concordare.
L'ordine del giorno Piro n. 9/2852/4 è accolto come raccomandazione a condizione che il dispositivo venga riformulato nei termini seguenti: «impegna il Governo a valutare la possibilità di destinare almeno parte delle risorse stanziate dal comma 3 dell'articolo 8 in particolare all'avvio dei cantieri delle opere relative alla realizzazione del corridoio europeo 1 Berlino-Palermo».
Il Governo accetta inoltre l'ordine del giorno Uggè n. 9/2852/5 ed accetta l'ordine del giorno Pizzolante n. 9/2852/6 a condizione che nel dispositivo le parole «impegna il Governo ad adottare» siano sostituite dalle seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zeller n. 9/2852/7 e non accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/2852/8, in quanto antitetico rispetto al provvedimento in esame.
Il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Fundarò n. 9/2852/9,Pag. 35in quanto la materia presa in considerazione sarà valutata in sede di legge finanziaria.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Fundarò n. 9/2852/9 e nel caso contrario non lo accetta?
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente, nel caso contrario il Governo non lo accetta.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2852/10 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vannucci n. 9/2852/11, gli identici ordini del giorno Musi n. 9/2852/12 e Alberto Giorgetti n. 9/2852/13.
Il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2852/14, oppure può accoglierlo come raccomandazione, ma limitatamente al dispositivo, eliminando la premessa.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Germontani n. 9/2852/15, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Raiti n. 9/2852/16, ma limitatamente al dispositivo.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, quanto all'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2852/14, lei ha espresso come parere sia l'invito al ritiro, sia l'accoglimento come raccomandazione, in caso di riformulazione.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo è disponibile ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2852/14, limitatamente al dispositivo.
PRESIDENTE. Quindi con una riformulazione.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Eliminando la premessa, perché è una critica al Governo...
PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2852/14 è accolto come raccomandazione, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere la premessa.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, preciso che il Governo non accetta l'ordine del giorno Raiti n. 9/2852/16, mentre accetta l'ordine del giorno Filipponio Tatarella n. 9/2852/17, limitatamente al dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/2852/18, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire nel dispositivo la parola «individuare» con la parola «valutare» e di aggiungere dopo la parola «finanziaria» le parole: «la possibilità di includere».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Fedele n. 9/2852/19.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palumbo n. 9/2852/20, a condizione che l'ultimo capoverso delle premesse sia riformulato nei seguenti termini: a valutare l'opportunità di non trascurare il settore della ricerca, destinando ad esso risorse, in quanto la competitività del sistema Paese passa attraverso l'innovazione tecnologica sostenuta dalla ricerca scientifica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Baldelli n. 9/2852/21, mentre non accetta l'ordine del giorno Cossiga n. 9/2852/22.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, l'ordine del giorno Cossiga n. 9/2852/22 è stato ritirato.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Nell'ascoltare l'intervento dell'onorevole Cossiga, ho preso volentieri atto di questo ritiro.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Aprea n. 9/2852/23, non perché le proposte sostenute dall'onorevole Aprea non siano interessanti, ma perché credo che lo stanziamento previsto nel provvedimento risolva il problema sollevato.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Garagnani n. 9/2852/24, GregorioPag. 36Fontana n. 9/2852/25 e Fabbri n. 9/2852/26, mentre accetta l'ordine del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/2852/27, limitatamente al dispositivo, eliminando l'intera premessa.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Santelli n. 9/2852/28.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Costa n. 9/2852/29 e Zanetta n. 9/2852/30, mentre accetta l'ordine del giorno Leone n. 9/2852/31, limitatamente al dispositivo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno La Loggia n. 9/2852/32, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vitali n. 9/2852/33.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fasolino n. 9/2852/34, Ravetto n. 9/2852/35, Jannone n. 9/2852/36, Zorzato n. 9/2852/37, Angelino Alfano n. 9/2852/38 e Casero n. 9/2852/39. Il Governo, inoltre, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crosetto n. 9/2852/40 limitatamente al dispositivo, mentre non accetta l'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/2852/41.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marinello n. 9/2852/42, limitatamente al dispositivo, eliminando la premessa, mentre accetta l'ordine del giorno Campa n. 9/2852/43 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Tortoli n. 9/2852/44.
Il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Floresta n. 9/2852/45, perché il problema sollevato è stato già sostanzialmente risolto nell'articolo 4 del provvedimento in discussione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/2852/46, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, laddove impegna il Governo «ad attenersi rigidamente alle disposizioni dello Statuto del contribuente, nell'emanazione di norme e di procedure in materia fiscale», eliminando la premessa e il secondo capoverso del dispositivo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sanza n. 9/2852/47, mentre non accetta gli ordini del giorno Cicu n. 9/2852/48 e Gianfranco Conte n. 9/2852/49.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Gelmini n. 9/2852/50, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lazzari n. 9/2852/51 limitatamente al dispositivo, eliminando la premessa, mentre non accetta gli ordini del giorno Milanato n. 9/2852/52 e Verro n. 9/2852/53.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giudice n. 9/2852/54 limitatamente al primo capoverso del dispositivo, se riformulato sopprimendo la parola «esclusivamente» ed aggiungendo, dopo le parole «procedure di riscossione», la parola «preferibilmente», eliminando le premesse e il secondo capoverso del dispositivo.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/2852/55, Carfagna n. 9/2852/56, perché è sostanzialmente pleonastico, e Bruno n. 9/2852/57, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fitto n. 9/2852/58 ed accetta l'ordine del giorno Boscetto n. 9/2852/59.
Il Governo, inoltre, non accetta gli ordini del giorno Elio Vito n. 9/2852/60 e Mistrello Destro n. 9/2852/61, mentre invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Fallica n. 9/2852/62, perché in tale ordine del giorno si chiede di indicare tempi precisi per l'attuazione di una norma che sono già indicati nel provvedimento.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Giacomoni n. 9/2852/63, Pelino n. 9/2852/64 e Galli n. 9/2852/65, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bernardo n. 9/2852/66, limitatamente al dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Armosino n. 9/2852/67, se riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Adenti n. 9/2852/68, Lussana n. 9/2852/69, Giancarlo Giorgetti n. 9/2852/70 e Bricolo n. 9/2852/71, perché ci sono degli impegni in sede internazionale e ilPag. 37contenuto di questi ordini del giorno va in senso opposto, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Goisis n. 9/2852/72.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Gibelli n. 9/2852/73, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pini n. 9/2852/74. Inoltre, il Governo non accetta gli ordini del giorno Fugatti n. 9/2852/75, Fava n. 9/2852/76, Stucchi n. 9/2852/77 e Bodega n. 9/2852/78.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Dozzo n. 9/2852/79, limitatamente al dispositivo, e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brigandì n. 9/2852/80.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2852/81, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Filippi n. 9/2852/82.
Il Governo non accoglie gli ordini del giorno Alessandri n. 9/2852/83, Dussin n. 9/2852/84, Grimoldi n. 9/2852/85 e Montani 9/2852/86.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/2852/87 limitatamente al dispositivo, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Reina n. 9/2852/88 a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere le parole «nel caso in cui l'intero importo di cui all'articolo 17 del provvedimento in esame non sia effettivamente utilizzato».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Rao n. 9/2852/89, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Neri 9/2852/90. Inoltre, il Governo non accetta l'ordine del giorno Oliva n. 9/2852/91, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crisci n. 9/2852/92, purché il dispositivo venga riformulato come segue: «a valutare la possibilità di adottare iniziative volte a dar seguito a quanto esposto in premessa».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marchi n. 9/2852/93, mentre accetta l'ordine del giorno Misiani n. 9/2852/94 purché il dispositivo venga riformulato nel modo seguente: «a potenziare la capacità operativa di contrasto della criminalità da parte delle Forze dell'ordine in considerazione di quanto esposto in premessa».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Barani n. 9/2852/95, mentre accetta l'ordine del giorno Angelo Piazza n. 9/2852/96, se riformulato nel senso di sopprimere l'ultimo capoverso della premessa e di sostituire nel dispositivo le parole «negli ultimi due capoversi della» con la parola: «nella».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Allasia n. 9/2852/97, Cota n. 9/2852/98, Maroni n. 9/2852/99, Ceccuzzi n. 9/2852/100, Pellegrino n. 9/2852/102, Camillo Piazza n. 9/2852/103, Francescato n. 9/2852/104 e Azzolini n. 9/2852/106, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanella n. 9/2852/101 e, limitatamente al solo dispositivo, anche l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2852/105. Infine, il Governo accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/2852/107.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,22).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori (ore 15,23).
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signora Presidente, intervengo per una questione rilevante, che doveva essere trattata all'inizio della seduta.
Signora Presidente, il problema riguarda un'interpretazione regolamentare (mi riferisco all'articolo 30, comma 5, delPag. 38Regolamento). La questione è la seguente: troppo spesso ci troviamo in Commissione - è accaduto stamattina e accadrà successivamente, ecco il motivo dell'urgenza - a dover prendere la parola e deliberare mentre i lavori dell'Assemblea sono in corso.
So bene, e non sfuggirà alla sua memoria, che la problematica è stata oggetto di una riunione della Giunta per il Regolamento del 4 ottobre 2006 (lo ricordo per i funzionari che la assistono) però, dal 4 ottobre 2006, non vi è stata alcuna modifica al Regolamento, per cui oggi il Regolamento vigente afferma che, salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera, le Commissioni non possono riunirsi nelle stesse ore nelle quali vi è seduta dell'Assemblea.
Signora Presidente, le chiedo di conoscere se vi sia stata, stamattina, da parte di codesta Presidenza (da ella concessa o da chi presiedeva), un'autorizzazione espressa per consentire i lavori della Commissione II, la Commissione giustizia, in concomitanza con i lavori dell'Assemblea, perché l'autorizzazione - lo afferma il nostro Regolamento - deve essere «espressa». Quindi non è più sufficiente la risposta (che era stata data l'altra volta su richiesta dell'onorevole Foti e dell'onorevole Bono) che si riferiva a una prassi regolamentare, ma è indispensabile - e lo afferma comunque anche la decisione della Giunta per il Regolamento del 4 ottobre 2006 - un'autorizzazione espressa.
Poiché l'autorizzazione espressa deve essere un fatto eccezionale, le chiedo, signora Presidente, se tale fatto eccezionale si sia verificato stamattina e quali sono le motivazioni di natura eccezionale che hanno imposto e obbligato diversi colleghi a non essere presenti in aula.
Desidero saperlo perché, non rispettando il Regolamento, continueremo ad assistere alla prosecuzione dei lavori di una Commissione permanente mentre in Assemblea si discute, attuando in concreto un divieto di partecipazione ai lavori dell'Assemblea.
Le sottopongo tale questione sicuro che lei, Presidente - da par suo -, non la sbrigherà con una risposta di prassi, ma investirà della delicata questione il Presidente della Camera dato che sarebbe ora (la questione è stata evidenziata a partire dall'ottobre del 2006) che venisse risolta ai sensi del comma 5 dell'articolo 30 del Regolamento: se non va bene lo si può pure cambiare, mentre quello che non si può fare è continuare a procedere in questo modo!
PRESIDENTE. Lungi, ovviamente, dalla Presidenza dare delle risposte di prassi, come lei stesso ricordava nel suo intervento, secondo una consolidata interpretazione del Regolamento non è possibile convocare le Commissioni quando in Assemblea sono previste votazioni. Poiché nella giornata di oggi le votazioni erano previste a partire dalle ore 15, la convocazione delle Commissioni questa mattina era perfettamente legittima.
Si riprende la discussione (ore 15,25).
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2852-A).
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente intervengo per chiarire che il Governo accetta come raccomandazione l'ordine del giorno Adenti n. 9/2852/68 a condizione che venga riformulato nel senso di sopprimere, nel dispositivo, le parole «normative» e «ulteriori».
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta fino alle 15,45.
La seduta, sospesa alle 15,30, è ripresa alle 15,50.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Avverto che sono stati ritirati dai presentatori gli ordini del giorno Gregorio Fontana n. 9/2852/25 e Ceccuzzi n. 9/2852/100.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Mellano n. 9/2852/1, accolto come raccomandazione dal Governo.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, non insisto per la votazione sottolineando il fatto che evidentemente ho toccato un nervo molto sensibile della vicenda dell'Istituto nazionale della fauna selvatica, e spero davvero che l'accoglimento come raccomandazione del mio ordine del giorno sarà efficace.
PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/2 proposta dal Governo?
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, ho concordato con il sottosegretario la riscrittura del mio ordine del giorno. Mi sembra, tra l'altro, che si tratti semplicemente di un cambiamento di tipo lessicale e lo accetto.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Zacchera accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2852/2.
Ricordo che l'ordine del giorno Leo n. 9/2852/3 è stato accettato dal Governo
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver accettato l'ordine del giorno in esame, ma considerata la rilevanza della questione chiedo che venga posto in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leo n. 9/2852/3, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato sì 420
Hanno votato no 11).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Piro n. 9/2852/4 se accettano la riformulazione proposta dal Governo.
FRANCESCO PIRO. Signor Presidente, accetto la riformulazione, con l'espressione del parere favorevole da parte del Governo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al sottosegretario di specificarci se, in caso di accoglimento della proposta di riformulazione, l'ordine del giorno sia accettato, ovvero se lo stesso venga accolto come raccomandazione.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in tal caso viene accettato.
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Uggè n. 9/2852/5 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/2852/6 se accettano la riformulazione proposta dal Governo.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, vorrei sapere quale è la riformulazione, perché prima il sottosegretario aveva dichiaratoPag. 40l'accoglimento e invece adesso ha proposto la riformulazione dell'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, il suo ordine del giorno n. 9/2852/5 è stato accolto.
PAOLO UGGÈ. E sull'ordine del giorno Pizzolante n. 9/2825/6 sottoscritto anche da me?
PRESIDENTE. Il Governo ha dichiarato di accoglierlo come raccomandazione. Chiedo al sottosegretario se intende confermare.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, proprio perché l'ordine del giorno in esame è identico a quello dell'onorevole Uggè, nel dispositivo chiediamo di sostituire le parole «ad adottare» con le parole «a valutare», come è scritto nel dispositivo dell'ordine del giorno precedente.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/2852/6 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
PAOLO UGGÈ. Accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Zeller n. 9/2852/7, accolto dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine giorno Brugger n. 9/2852/8, non accettato dal Governo.
KARL ZELLER. Signor Presidente, abbiamo semplicemente richiesto al Governo di chiarire l'interpretazione della normativa sugli studi di settore, secondo il basilare principio giuridico che al semplice scostamento da questi valori statistici non può conseguire l'accertamento in danno al cittadino; l'onere della prova, cioè, deve sempre gravare sull'amministrazione finanziaria. Siamo allibiti che il Governo, ancora una volta, cerchi di far passare una sua interpretazione, sempre bocciata dalla Cassazione, dalla Consulta e da tutta la giurisprudenza in materia.
Tale interpretazione, che non ammette automatismi nell'accertamento, è anche contraria all'articolo 53 della Costituzione. Per tale motivo, siamo favorevoli all'applicazione degli studi di settore, ma non in questo modo, che è troppo penalizzante per il singolo cittadino.
Insistiamo, quindi, per la votazione dell'ordine giorno Brugger n. 9/2852/8.
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere a nome del gruppo della Lega Nord Padania l'ordine del giorno Brugger n. 9/2852/8.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugger n. 9/2852/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 460
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 241).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fundarò n. 9/2852/9 non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.Pag. 41
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fundarò n. 9/2852/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 457
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 237).
Ricordo che l'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2852/10 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Vannucci n. 9/2852/11, degli identici Musi n. 9/2852/12 e Alberto Giorgetti n. 9/2852/13, accolti dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2852/14, accolto dal Governo come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, volevo far notare al sottosegretario che la prima parte dell'ordine del giorno n. 9/2852/14, a mia firma, è stata accolta dal Governo il 3 agosto 2006, quando accettò l'ordine del giorno a mia firma n. 9/1475/59 che prevedeva sostanzialmente la stessa cosa.
Faccio altresì notare al sottosegretario che il secondo capoverso del dispositivo è il capitolo sei del protocollo su previdenza lavoro e competitività. Non capisco: se già il Governo ha accolto il citato ordine del giorno (che ho riproposto, perché tale impegno non è stato attuato dal Governo) e ha posto nel protocollo, che è oggi alla ratifica delle parti sociali, la questione dei prestiti ai giovani (anche sotto forma cooperativa), come mai in questa sede non accoglie pienamente il dispositivo dell'ordine del giorno in esame, a parte le premesse, che possono essere anche non accolte?
Signor sottosegretario Lettieri, evidentemente si sta sottovalutando la portata del metodo cooperativo; vede, se noi non permettiamo alla cultura cooperativa di permeare il tessuto sociale e ne facciamo solo uno strumento tecnico, non riusciremo a sviluppare un'azione idonea per ottenere dei risultati sul piano occupazionale, dell'equità sociale e della serietà e fondatezza dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese.
Pertanto, chiedo conto al Governo di come mai, in occasione dell'esame di altro disegno di legge di conversione, ebbe ad accettare pienamente l'analogo dispositivo dell'ordine del giorno, a mia prima firma, n. 9/1475/59? Come mai, addirittura, una mia proposta emendativa presentata in Commissione, in relazione alla formazione cooperativa, è stata accolta? Infatti, il problema è che noi conferiamo borse di studio e di dottorato per la formazione tout court, vale a dire, cari amici di Rifondazione Comunista e cari amici Comunisti Italiani, per la formazione al metodo neocapitalistico, mentre non si vuole consentire la capacità e la possibilità di formare al metodo mutualistico!
Pertanto, chiedo conto al Governo del perché non accolga il mio ordine del giorno n. 9/2852/14. A parte le premesse, a cui sono disposto a rinunciare, chiedo agli amici dei partiti che hanno una cultura fortemente sociale, mutualistica e solidaristica, di sostenere il mio ordine del giorno n. 9/2852/14 e chiedo, altresì, al Governo di accettarlo e attuarlo, perché, altrimenti, avremo perennemente una formazione alla cultura capitalistica e non a quella sociale e mutualistica.
In ogni caso, insisterei per la votazione dell'ordine del giorno, a mia firma, n. 9/2852/14.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
Pag. 42PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Apprezzo la passione con cui l'onorevole D'Ulizia difende il movimento cooperativo, che è degno di essere difeso. Si tratta di un settore importante dell'economia italiana e svolge anche una funzione sociale, ma, evidentemente, l'onorevole D'Ulizia non ha udito il mio parere, che è stato di accoglimento dell'ordine del giorno, a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere le premesse: ciò che conta è il dispositivo! Se lei, poi, vuole vedere una contrapposizione da parte del Governo, la veda pure, ma non è così...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, per maggiore chiarezza, lei aveva dichiarato che, in caso di accettazione della riformulazione, l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2852/14 sarebbe stato accolto come raccomandazione. Conferma tale avviso?
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2852/14?
LUCIANO D'ULIZIA. No, signor Presidente, e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Il parere del Governo è, dunque, da intendersi contrario.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2852/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 443
Astenuti 19
Maggioranza 222
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 323).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Germontani n. 9/2852/15, non accettato dal Governo.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, poiché il mio ordine del giorno n. 9/2852/15 chiedeva un chiarimento in ordine alla disciplina recata dal decreto-legge in tema di indicatori di normalità economica, chiederei al Governo di fornire almeno un chiarimento sulla portata della norma ed una riformulazione almeno della parte che riguarda l'impegno del Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Germontani, le chiedo scusa, ma il presentatore dell'ordine del giorno non ha facoltà di chiedere una riformulazione al Governo; è il Governo che può chiedere al presentatore una riformulazione.
Detto ciò, se il sottosegretario Lettieri non intende intervenire...
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Se la proposta dell'onorevole Germontani va nella direzione di sopprimere le premesse e sostituire l'impegno del Governo con il seguente dispositivo: impegna il Governo «a chiarire se la norma relativa agli indicatori di normalità economica abbia natura soltanto interpretativa o, al contrario, natura innovativa», in questo senso, il Governo accetta l'ordine del giorno Germontani n. 9/2852/15.
Pag. 43
PRESIDENTE. Pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno subordinatamente all'accettazione della riformulazione proposta.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Germontani n. 9/2852/15 e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Raiti n. 9/2852/16.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Raiti n. 9/2852/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 226).
Prendo atto che deputato Burgio ha segnalato di non essere riuscito a votare; il deputato Laratta ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario e che il deputato Donadi ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Filipponio Tatarella accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2852/17 e non insiste per la votazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/ 2852/18.
ANTONIO PEPE. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione. Vorrei anche ringraziare il Governo e ricordare che l'ordine del giorno in discussione è volto a favorire l'erogazione di crediti per i giovani in settori strategici quali lo studio e la nascita di nuove imprese.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedele n. 9/ 2852/19.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedele n. 9/2852/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 254).
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palumbo n. 9/2852/20.
Ricordo che l'ordine del giorno Baldelli n. 9/2852/21 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aprea n. 9/2852/23.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aprea n. 9/2852/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 249).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/2852/24.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/2852/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 255).
Ricordo che l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2852/25 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/2852/26.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/2852/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 255).
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/2852/27 e non insistono per la votazione.
Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Santelli n. 9/2852/28, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Costa n. 9/2852/29.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costa n. 9/2852/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 253).
Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Baldelli ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Zanetta n. 9/2852/30, non accettato dal Governo.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente intervengo sull'ordine del giorno a mia firma per sottolineare come all'articolo 6, comma 6, del decreto-legge questo Governo abbia compiuto una scorrettezza verso alcune province del nord Italia. Esse con la legge finanziaria 2007 erano state beneficiate da interventi riferiti alle addizionali sull'energia elettrica per gli impianti aventi potenza installata pari a 200 chilowatt, mentre con questo provvedimento si vedono di fatto penalizzate ed escluse dall'ambito di quella disposizione in quanto si pongono condizioni più rigide per godere dei benefici.
Si tratta veramente di un'assurdità perché da una parte si eleva da 5 a 8 milioni la possibilità di questo trasferimento e dall'altra si pongono tali condizioni. Da questo provvedimento risultano ovviamente danneggiate le province di Brescia, Varese, Como, Lecco, Bergamo, Verbano Cusio Ossola e la provincia di Vercelli.Pag. 45
Credo si tratti di una situazione inaccettabile; l'ordine del giorno a mia firma tentava di cancellare le condizioni che sono state poste e mi auguro che il Governo possa considerare adeguatamente tale indicazione. Insisto comunque per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zanetta n. 9/2852/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 457
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 249).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Leone n. 9 /2852/31, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente il buon sottosegretario Lettieri ha accettato solo il dispositivo e non le premesse dell'ordine del giorno a mia prima firma; vorrei pertanto che mi desse conto delle motivazioni in base alle quali non ha accettato i quattro punti delle premesse che - voglio ricordare anche ai colleghi dell'Assemblea - mi sembra non siano legate ad errori o a volontà di menzogna da parte di chi ha stilato l'ordine del giorno.
Quando si afferma - parlo del primo punto delle premesse - che il provvedimento in discussione ha distribuito a pioggia una serie di ingenti risorse finanziarie non mi sembra vi sia alcun dubbio che ciò sia avvenuto.
Nel momento in cui si sostiene - al secondo punto della premessa - che le maggiori entrate tributarie, rispetto alle previsioni iniziali, quantificate in una certa misura, siano state un po' «annacquate», non mi sembra che ciò non corrisponda a verità. Quando - al terzo punto delle premesse - si afferma che lo stesso Governatore della Banca d'Italia ha riconosciuto che il «tesoretto» non esiste più per cui le ragioni della distribuzione sembrano - allo stesso Governatore, non a chi vi parla - fuori da ogni considerazione da parte del Governo e quando - al quarto punto - si sostiene che la manovra finanziaria - il DPEF, in buona sostanza - ha ricevuto una serie di forti critiche da parte delle istituzioni comunitarie, mi sembra che anche ciò sia sotto gli occhi di tutti e derivi da una serie di dichiarazioni fatte sui giornali da chi era in grado di farle.
Non comprendo quindi per quale motivo il rappresentante del Governo non accetti le premesse di questo ordine del giorno. Quando il sottosegretario avrà finito di parlare con il collega, del quale, peraltro, è stato già accettato l'ordine del giorno presentato (non so cosa voglia ancora dal sottosegretario Lettieri)...
Nel momento in cui, dicevo, lo stesso sottosegretario Lettieri sostiene che è d'accordo sull'impegno e quindi sul monitoraggio che il Governo deve fare sull'impiego delle risorse vuol dire che implicitamente le premesse vengono incorporate nell'impegno. Per tale motivo sono rimasto un po' perplesso da questa posizione - mi si lasci passare il termine, non riferito alla persona: parlo da un punto di vista politico e non istituzionale tout court - «ambigua» del sottosegretario ed è per questo che, ove mai il sottosegretario Lettieri rimanesse su questa posizione, chiederei la votazione per parti separate, nel senso di votare prima la premessa e poi il dispositivo.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Leone, nella sua amabile considerazione, fa rilevare come nelle premesse non vi sarebbero critiche al Governo. Dal momento che afferma che in questo provvedimento ci sarebbe una distribuzione di risorse a pioggia, forse l'onorevole Leone considera l'aumento concesso ai titolari di pensioni basse come una piccola pioggia; in tal caso sono contento, a nome del Governo, di avere dato questa goccia d'acqua, comunque salutare, a tre milioni e mezzo di pensionati.
Detto questo, credo, onorevole Leone, che quello che conti sia il dispositivo. Al di là di quello che resta scritto, in quest'autorevolissima Assemblea lei ha la possibilità sempre e comunque di svolgere la sua critica politica, anche se ci troviamo su opposte considerazioni.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, le chiedo di specificare: l'onorevole Leone chiede la votazione per parti separate del suo ordine del giorno n. 9/2852/31, nel senso di votare separatamente la parte motiva e il dispositivo. Devo considerare il parere del Governo contrario sulla parte motiva e favorevole sul dispositivo?
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, non mi «rimangio» l'impegno!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/2852/31, limitatamente alla parte motiva, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/2852/31, limitatamente al dispositivo, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 467
Astenuti 6
Maggioranza 234
Hanno votato sì 453
Hanno votato no 14).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno La Loggia n. 9/2852/32, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/2852/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 252).
Prendo atto cheil deputato Palumbo ha segnalato di non essere riuscito a votare.Pag. 47
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vitali n. 9/2852/33, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fasolino n. 9/2852/34, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fasolino n. 9/2852/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 257).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ravetto n. 9/2852/35, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ravetto n. 9/2852/35, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 254).
Prendo atto che il deputato Pili ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Jannone n. 9/2852/36, non accettato dal Governo.
GIORGIO JANNONE. Sì signor Presidente. Il ricorso continuo alla richiesta del voto di fiducia da parte del Governo costringe il parlamentare a ricorrere a meri atti di indirizzo per sottolineare questioni importanti. Questo è uno di quei casi, in quanto quest'ordine del giorno evidenzia, come ben sa il sottosegretario Lettieri, che il comma 4 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 stabilisce che le maggiori entrate tributarie realizzate nel 2007 e negli anni successivi devono essere prioritariamente destinate a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e dei saldi di finanza pubblica contenuti nel DPEF per il periodo 2007-2011 e, solo in quanto eccedenti tali obiettivi, devono essere destinate ad altre finalità fra cui, prima di tutte, la riduzione della pressione fiscale.
È chiaro che il decreto in esame è un decreto contra legem, in quanto va esattamente nella direzione opposta, disperdendo queste risorse disordinatamente in mille rivoli.
Omettendo di ricordare ai colleghi della maggioranza cosa accadeva tutte le volte in cui noi abbiamo fatto ricorso alla questione di fiducia in situazioni analoghe - ma penso che la memoria del sottosegretario Lettieri e degli altri colleghi non sia così corta - mi permetto di evidenziare, con quest'ordine del giorno, cosa stiamo facendo: stiamo contravvenendo a una disposizione di legge ben precisa, andando nella direzione esattamente opposta.
Come ben ricordava il vicepresidente Leone, si è scelto di procedere in una direzione opposta ai consigli autorevoli di istituzioni importanti quali la Banca d'Italia, tutte le istituzioni europee e buona parte anche dei fondi planetari. Detto ciò, mi chiedo se il Governo intenda continuare imperterrito, senza tenere in considerazione tali fatti, a procedere in una direzionePag. 48che contravviene una legge e certamente non giova alle finanze del Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Jannone n. 9/2852/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 251).
Prendo atto che il deputato Pedica ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zorzato n. 9/2852/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Angelino Alfano n. 9/2852/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 256).
Prendo atto che i deputati Balducci, Delfino e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Casero n. 9/2852/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 473
Astenuti 6
Maggioranza 237
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 253).
Passiamo all'ordine del giorno Crosetto n. 9/2852/40.
Ricordo che il Governo lo ha accolto come raccomandazione, a condizione che ne venga accettata la riformulazione proposta.
Prendo atto che l'onorevole Crosetto accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/40 e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/2852/41, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/2852/41, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 464
Astenuti 16
Maggioranza 233
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 256).
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2852/42, che il Governo accoglie come raccomandazione subordinatamente approvato alla riformulazione.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Sì, signor Presidente, e ne chiedo la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa separatamente dal dispositivo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Voteremo, pertanto, separatamente la premessa dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2852/42, sulla quale il parere del Governo è da intendersi contrario, dal dispositivo, sul quale il parere del Governo è da intendersi favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte motiva dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2852/42, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2852/42, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 472
Astenuti 6
Maggioranza 237
Hanno votato sì 459
Hanno votato no 13).
Ricordo che l'ordine del giorno Campa n. 9/2852/43 è stato accettato dal Governo.
CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo per aver accettato l'ordine del giorno da me presentato, che mi sembra molto importante perché dà certezza ai lavoratori, a coloro che utilizzano il treno in maniera normale; tale utenza deve certamente vedere incrementati i fondi già stanziati a favore della rete ferroviaria tradizionale. Vorrei anche ricordare che, per quanto riguarda la sublagunare di Venezia, ho visto sparire i fondi in maniera del tutto particolare. Vorrei, pertanto, raccomandare al Governo, al di là di ciò, di ricordarsi del problema della sublagunare.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tortoli n. 9/2852/44, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Floresta n. 9/2852/45 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.Pag. 50
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Floresta n. 9/2852/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 258).
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/2852/46.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, non accetto la riformulazione dell'ordine del giorno proposta dal Governo. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, con l'ordine del giorno al nostro esame, chiediamo che il rapporto fra fisco e contribuenti sia corretto: tutti devono pagare le tasse, ma tutti devono anche essere messi nelle condizioni di poterlo fare. Lo Stato non può imporre continui cambi di regole e continui studi che mettono in seria difficoltà i contribuenti e in particolare alcune categorie di essi. Non lo diciamo solo noi né lo dicono solo i diretti interessati, in questo caso, dagli studi di settore: lo affermano anche le categorie di lavoratori e professionisti che assistono coloro che devono pagare le tasse, i quali più volte - addirittura con il ricorso ad inserzioni a pagamento sui giornali - hanno fatto rilevare al Governo come non si possa continuamente cambiare le regole dell'imposizione fiscale, poiché ciò mette in seria difficoltà i contribuenti ed è sostanzialmente motivo di iniquità.
Vi è di più: questo Governo adopera lo strumento della concertazione su tutti gli argomenti possibili e discute per giorni, settimane, mesi, convocando taluni sì e taluni no (lo abbiamo riscontrato recentemente con i sindacati a proposito delle pensioni, ma si procede in questo modo anche per altri argomenti); eppure, alcune categorie vengono sapientemente e scientemente escluse da qualsiasi forma di concertazione e di accordo, anche se si tratta di argomenti che incidono profondamente sulla loro professionalità e sul rapporto tra fisco e contribuenti.
In materia, vi è una regola non scritta, il buonsenso, ma vi è anche una regola scritta, lo Statuto dei diritti del contribuente, che serve a disciplinare il rapporto fra fisco e cittadini e che vuole indicare un modo corretto, affinché tutti debbano e possano pagare le tasse, senza essere in difficoltà nel farlo. È questo che chiediamo con il presente ordine del giorno, signor Presidente, ed è per tale motivo che insisto perché l'Assemblea assuma una posizione, votandolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/2852/46, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 257).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sanza n. 9/2852/47, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Cicu n. 9/2852/48, non accettato dal Governo.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, credo che il Governo avrebbe dovuto riflettere meglio sul parere espresso su tale ordine del giorno. Esso veicola, infatti, una richiesta che nasce da un'emergenza che riguarda un'intera regione ed un'intera isola: vi sono cittadini italiani che, oggi, sono costretti a subire un sistema di «continuità territoriale», il quale comporta solo ed esclusivamente disagi, disservizi ed una mancanza di risposte, ma soprattutto l'impossibilità di sentirsi non solo cittadini italiani, ma anche cittadini europei.
L'aspetto che il mio ordine del giorno n. 9/2852/48 intende mettere in evidenza, con estrema importanza, attiene alla continuità del trasporto riguardante le merci della Sardegna e, quindi, i piccoli e medi imprenditori, i quali versano in una situazione di disuguaglianza e di mancata competitività; sono, inoltre, eccessivi gli oneri da affrontare in un sistema, quello posto in essere dal Governo Prodi, in cui il Governatore Soru è diventato leader del Partito democratico, ma tali soggetti non sono nemmeno capaci di parlare tra di loro.
Di conseguenza, la Sardegna viene abbandonata anche e soprattutto nelle questioni centrali e fondamentali: non possiamo pensare che anche un semplice impegno possa essere disatteso su temi così importanti.
La Sardegna vive un'emergenza istituzionale, dal momento che la Corte dei conti boccia e dichiara illegittima l'ultima legge finanziaria, nella quale i finanziamenti che dovrebbero essere impegnati per le prossime poste di bilancio sono riferiti alle risorse che il Governo dovrebbe erogare dal 2013 in poi.
Credo che bisognerebbe vergognarsi di ciò e occuparsi meglio e di più anche di quei cittadini che, come i sardi e gli isolani, vengono considerati di «serie B».
Credo, inoltre, che il Governo debba dare risposte sulla questione relativa alla tassa sul lusso, e cioè su quelle iniquità che fanno della Sardegna oramai non il paese dell'accoglienza, ma quello di un regime fiscale che va ad aggravare soprattutto coloro che, come gli emigrati sardi, sono dovuti partire per costruirsi un progetto di vita per poi ritornare in Sardegna a pagare tasse su tasse che non possono essere tollerate.
Chiedo, pertanto, ai colleghi, soprattutto ai sardi, di esprimere un voto favorevole sul mio ordine del giorno n. 9/2852/48
(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cicu n. 9/2852/48, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 471
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 260).
Chiedo all'onorevole Gianfranco Conte se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/49, non accettato dal Governo.
GIANFRANCO CONTE. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo, se mi è consentito, di andare oltre una semplice negazione di consenso o di assenso al mio ordine del giorno n. 9/2852/49, perché, come abbiamo avuto modo di discutere all'interno della Commissione bilancio, esso riguarda una vicenda, molto attuale, che comporterà, se non vi saranno prese di posizione da parte del Governo, un minore introito per le casse erariali di 2 miliardi di euro - sottolineo 2 miliardi -Pag. 52da qui alla fine dell'anno. In attesa del disegno di legge finanziaria, è auspicabile un intervento: ora il Governo può decidere, se vuole, di esprimere un parere contrario sull'ipotesi di formulazione di una normativa che potrebbe risolvere la questione; gradirei perlomeno conoscere dal Governo se ha altre idee o se intende perseguire un'altra strada. Il sottosegretario dovrebbe esprimersi, se è in grado di farlo.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La mia contrarietà all'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2852/49 non significa contrarietà ai maggiori introiti, per i quali siamo preoccupati; il Governo, voi lo sapete bene, onorevoli deputati, è fortemente impegnato nella lotta all'evasione, all'elusione, al sommerso e ad ogni altra forma di illegalità (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ciò di cui si parla nell'ordine del giorno al nostro esame, merita interesse da parte di tutti gli organi preposti: in particolare, si sono susseguite alcune vicende che hanno spinto la magistratura e la Guardia di finanza ad interessarsi attentamente alla problematica in questione.
L'onorevole Gianfranco Conte conosce meglio di altri tale situazione. Vi è un ordine del giorno presentato dall'onorevole Angelo Piazza che presenta una formulazione - mi consenta onorevole Conte - che il Governo accetta, con una condizione che ho già annunciato in precedenza. In tale sede, credo che lo stesso onorevole Gianfranco Conte potrà trovare una certa convergenza nei confronti della soluzione adottata, perché il Governo, responsabilmente, individuerà una soluzione, a fronte della situazione pesante che si è determinata, che tenga conto di criteri ragionevoli per non diminuire le entrate dello Stato e non consentire che si verifichino in futuro fenomeni degenerativi.
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, le due questioni sono, tuttavia, abbastanza diverse. Nel preannunziare che, comunque, con riferimento alla soluzione prospettata nei confronti di un altro problema, di carattere più generale e che riguarda l'impostazione del settore, il nostro parere è favorevole alla proposta dell'onorevole Piazza, occorre aggiungere che, invece, la questione che affrontiamo nell'ordine del giorno in esame è di tutt'altro genere. Infatti, in quest'ultimo si parla di legittimità di un mercato che è stato colpito da una sentenza della magistratura di Venezia, mentre nell'altro si stabilisce di regolamentare il rapporto convenzionale. Quindi si tratta di due cose assolutamente distinte.
Ciò che intendevo sapere dal Governo è se l'impostazione che avevamo dato al nostro ordine del giorno fosse più o meno accettabile, in maniera da dare delle assicurazioni al settore che si vuole intervenire con rapidità per garantire il gettito che ci si aspetta per le entrate erariali, cosa ben diversa dalla risistemazione del rapporto convenzionale di cui parla il collega Piazza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2852/49, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 253).
Ricordo che l'ordine del giorno Gelmini n. 9/2852/50 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/2852/51, accettato dal Governo, purché riformulato.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Milanato n. 9/2852/52.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Milanato n. 9/2852/52, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Verro n. 9/2852/53.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo può essere favorevole al dispositivo dell'ordine del giorno Verro n. 9/2852/53, purché siano eliminate le premesse.
PRESIDENTE. Pertanto, il parere è favorevole, a condizione che tale ordine del giorno venga riformulato, nel senso di espungere la premessa.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno viene accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Verro n. 9/2852/53 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Giudice se accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/54, proposta dal Governo.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo: comprendo assolutamente la non accettazione dei primi quattro capoversi della premessa, perché racchiudono una critica al Governo, ma non comprendo la non accettazione del quinto capoverso della stessa, che è essenziale per il dispositivo, di cui accolgo la riformulazione.
Pertanto, pregherei il Governo di accettare la premessa, limitatamente al quinto capoverso, ovvero la parte relativa al parere del Comitato per la legislazione, accettando, sin d'ora, la riformulazione del dispositivo.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ho già avuto modo, informalmente, di dire all'onorevole Giudice - tuttavia nel dibattito generale si può e si deve ripetere, per rispetto dell'Assemblea, quanto detto in maniera informale poc'anzi all'onorevole Giudice - che deve essere tolta tutta la premessa perché, nonostante il grande rispetto per il Comitato per la legislazione, se venisse accettato il quinto capoverso il discorso, a mio avviso, non sembrerebbe organico.
L'impegno del Governo è quello di valutare l'opportunità che i regolamenti diPag. 54delegificazione, volti a rivedere la disciplina delle tasse e dei diritti marittimi, procedano ad una semplificazione della relativa disciplina e delle procedure di riscossione, preferibilmente senza incidere sul quantum delle prestazioni, in ossequio alla riserva di legge posta dall'articolo 23 della Costituzione.
Mi fermerei a questo impegno. Questa è la volontà del Governo.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Giudice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/54.
Prendo atto, altresì, che i presentatori degli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/2852/55, Carfagna n. 9/2852/56 e Bruno n. 9/2852/57, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/2852/55, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carfagna n. 9/2852/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 463
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bruno n. 9/2852/57, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 251).
Prendo atto che l'onorevole Fitto non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/58, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Boscetto n. 9/2852/59.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Elio Vito n. 9/2852/60 e Mistrello Destro n. 9/2852/61, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Elio Vito n. 9/2852/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2852/61, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 254).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fallica n. 9/2852/62 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fallica n. 9/2852/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 252).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Giacomoni n. 9/2852/63 e Pelino n. 9/2852/64, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giacomoni n. 9/2852/63, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pelino n. 9/2852/64, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 251).
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Galli n. 9/2852/65, non accettato dal Governo, se insistano per la votazione.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, insisto per la votazione del mio ordine del giorno e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE GALLI. Mi richiamo all'intervento che ho svolto questa mattina sull'ordine del giorno in esame. Ribadisco al Governo che non accettando il mio ordine del giorno andremmo incontro a delle sanzioni comunitarie rispetto all'età pensionabile. Oltre a ciò, le sanzioni creeranno un aggravio delle somme delle quali dobbiamo disporre per compensare l'aumento pensionistico. Ciò andrà generalmente ricaricato sugli incrementi contributivi di chi lavora.
Peraltro, abbiamo visto che nell'ultimo anno sono stati persi circa cinquantamila posti di lavoro a causa dell'incapacità del mercato di sorreggere un aumento dei costi contributivi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 56
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/2852/65, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 252).
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/2852/66, accolto dal Governo come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, se insistano per la votazione.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, quando il sottosegretario è intervenuto sul mio ordine del giorno n. 9/2852/66, ha dichiarato di accettarlo come raccomandazione limitatamente al dispositivo, cancellando, quindi, le premesse.
Un'impostazione di tal genere non può essere condivisibile, peraltro su un argomento estremamente delicato, anche perché credo sia di grande attualità la questione concernente le infrastrutture dal nord al sud del nostro Paese. Inoltre, debbo dire che nel presentare l'ordine del giorno in esame abbiamo utilizzato una terminologia morbida nel valutare l'opportunità di pensare a risorse aggiuntive su un tema così delicato.
Capisco che i partiti del «no» prevalgono puntualmente, come i giornali ci raccontano ancora in questi giorni, ma su un tema come questo immaginavo da parte del sottosegretario presente che anche le premesse potessero avere un fondamento rispetto al dispositivo elaborato. Quindi, spero che il parere del Governo possa essere modificato.
PRESIDENTE. Mi pare di capire che i presentatori non accettano la riformulazione proposta dal Governo nel senso di espungere le premesse.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardo n. 9/2852/66, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 250).
Onorevole Armosino, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/67, accettato dal Governo purché riformulato?
MARIA TERESA ARMOSINO. Senz'altro, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Adenti n. 9/2852/68, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Lussana n. 9/2852/69, Giancarlo Giorgetti n. 9/2852/70 e Bricolo n. 9/2852/71, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/2852/69, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2852/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bricolo n. 9/2852/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Goisis n. 9/2852/72, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gibelli n. 9/2852/73, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/2852/73, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 259).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/2852/74, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/2852/75, non accettato dal Governo.
MAURIZIO FUGATTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Intervengo per spiegare brevemente il mio ordine del giorno, che riguarda gli studi di settore e la non applicazione, per l'anno 2006, degli indici di normalità economica come stabiliti dal Governo e sui quali si sono levate tutte le proteste alle quali abbiamo assistito nei mesi scorsi.
L'accordo firmato dal Governo con le categorie è un accordo «bufala» e probabilmente le categorie lo hanno sottoscritto sulla testa e nelle tasche dei loro rappresentati, perché, alla fine, al di là di quanto affermato dai dirigenti delle associazioni di categoria, a pagare i circa tre miliardi previsti come entrate dalla legge finanziaria saranno i contribuenti titolari di partita IVA.
Solo approvando questo ordine del giorno, ossia facendo in modo che gli indici di normalità economica non vengano applicati nel modo in cui li ha pensati il Governo, si può dare ragione e giustizia a tutte le categorie che hanno protestato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 58
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/2852/75, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 254).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Fava n. 9/2852/76, Stucchi n. 9/2852/77 e Bodega n. 9/2852/78, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/2852/76, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/2852/77, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bodega n. 9/2852/78, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 258).
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Dozzo n. 9/2852/79, accolto dal Governo come raccomandazione subordinatamente all'accoglimento della riformulazione.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, non vi è nessuna riformulazione. Il Governo ha affermato di accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, eliminare la premessa costituisce una riformulazione. Quindi, accetta la riformulazione?
GIANPAOLO DOZZO. Secondo me, si tratta di un taglio, Presidente. Comunque accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Si chiama comunque «riformulazione».
Prendo, dunque, atto che l'onorevole Dozzo accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/79, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo.Pag. 59
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Brigandì n. 9/2852/80, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2852/81, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2852/81, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 257).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Filippi n. 9/2852/82, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Alessandri n. 9/2852/83, Dussin n. 9/2852/84, Grimoldi n. 9/2852/85 e Montani n. 9/2852/86, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/2852/83, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/2852/84, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2852/85, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti - Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 257).
Colleghi, per cortesia fate silenzio!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/2852/86, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 249).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Caparini n. 9/2852/87, accettato dal Governo purché riformulato, e Reina n. 9/2852/88, accolto dal Governo come raccomandazione, subordinatamente alla riformulazione proposta, accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rao n. 9/2852/89, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rao n. 9/2852/89, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 274).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Neri n. 9/2852/90, accolto dal Governo come raccomandazione.
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, la mia richiesta di intervento è sull'ordine dei lavori e credo che valga per tutto il gruppo di Forza Italia.
In una delle precedenti votazioni, precisamente quella sull'ordine del giorno Raiti n. 9/2852/16, è accaduto per errore che il nostro gruppo ha votato la reintroduzione della tassa di stazionamento. Ciò non è stato casuale, in quanto si è proceduto ad una votazione senza aver potuto guardare, nel contesto, il contenuto di questo ordine del giorno che noi non avremmo votato.
PRESIDENTE. Prendo atto della sua precisazione, anche se, ovviamente, il risultato della votazione, come lei sa, rimane lo stesso.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Oliva n. 9/2852/91, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Oliva n. 9/2852/91, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 266).
Passiamo all'ordine del giorno Crisci n. 9/2852/92, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La riformulazione del dispositivo è la seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare iniziative volte a dar seguito a quanto esposto in premessa».
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Crisci accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/92.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine delPag. 61giorno Marchi n. 9/2852/93, accolto dal Governo come raccomandazione e che i presentatori accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Misiani n. 9/2852/94 e non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Barani se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/95, non accettato dal Governo.
LUCIO BARANI. Sì, signor Presidente, e chiedo la votazione per parti separate.
Precisamente il quarto capoverso della premessa e il quarto capoverso del dispositivo riproducono un comma della finanziaria su cui il Governo ha posto la fiducia, trascritto tale e quale. Si tratta, infatti, del finanziamento del progetto esecutivo della linea ferroviaria «la pontremolese». Invito il Governo a realizzare questa importante progettazione esecutiva dell'opera di collegamento tra la Liguria e la Toscana nord-ovest con la Padania, con l'Emilia e con la Lombardia.
Si tratta di 24 milioni di euro previsti nella finanziaria per due esercizi, ossia 24 milioni per ciascuno degli anni 2007 e 2008. Quindi, chiedo la votazione per parti separate, nel senso di votare il quarto capoverso della parte motiva e il quarto capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Onorevole Barani, stiamo verificando la praticabilità della sua richiesta di votazione per parti separate.
Dunque, l'onorevole Barani ha chiesto la votazione per parti separate del suo ordine del giorno n. 9/2852/95.
Sottosegretario Lettieri, il parere del Governo è da intendersi contrario con riferimento a entrambe le votazioni?
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo resta contrario perché questo ordine del giorno - e non me ne voglia l'onorevole Barani - oggettivamente tratta di materie molto eterogenee: dalle infrastrutture viarie, importantissime, agli studi di settore e ad altre materie. Pertanto, il parere, oggettivamente, non può che essere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barani n. 9/2852/95, ad eccezione del penultimo capoverso della premessa e del penultimo capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barani n. 9/2852/95, limitatamente al penultimo capoverso della premessa e al penultimo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 470
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 242).
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Angelo Piazza n. 9/2852/96, il Governo si era dichiarato favorevole allaPag. 62sua accettazione, a condizione che fosse soppresso l'ultimo capoverso della premessa e che fossero sostituite alcune parole del dispositivo.
Modificando il parere precedentemente espresso, più che proporre di sopprimere l'ultimo capoverso della premessa, mi dichiaro ora favorevole ad una sua sostituzione con la seguente dicitura: «appare necessario altresì adottare iniziative normative volte a rivedere anche le convenzioni in essere, in coerenza con le leggi vigenti».
Bisognerebbe, invece, modificare il dispositivo nel senso di impegnare il Governo «a dare rapida e concreta risposta alle esigenze illustrate in premessa».
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Angelo Piazza accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/96.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2852/97, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cota n. 9/2852/98, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maroni n. 9/2852/99, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 253).
Ricordo che l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/2852/100 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zanella n. 9/2852/101, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pellegrino n. 9/2852/102, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 457
Astenuti 20
Maggioranza 229
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Camillo Piazza n. 9/2852/103, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 464
Astenuti 7
Maggioranza 233
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 337).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Francescato n. 9/2852/104, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 449
Astenuti 11
Maggioranza 225
Hanno votato sì 81
Hanno votato no 368).
Prendo atto che l'onorevole Grassi ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Bertolini accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2852/105.
Prendo atto, altresì, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Azzolini n. 9/2852/106, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Azzolini n. 9/2852/106, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 477
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 259).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lulli n. 9/2852/107, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 17,05).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo la parola al termine della seduta, come il Regolamento prevede, perché vorrei rappresentare, attraverso la Presidenza della Camera, un accadimento; e non nascondo che, da una parte, mi fa piacere che in questo momento sia lei a presiedere l'Assemblea perché è sicuramente una persona che alla militanza politica ha dedicato con passione tanto tempo della sua attività.
Le vorrei segnalare quanto accaduto domenica scorsa nella città di Treviso a un cittadino che casualmente nella fattispecie è anche un deputato. Da parecchi giorni, circa due mesi, mi sto recando nelle piazze e nei mercati di tante città d'Italia per distribuire del materiale informativo, idee per il Partito Democratico, per ascoltare la gente, per parlarci.
È successo che domenica scorsa, mentre mi trovavo al mercato di Treviso ePag. 64stavo compiendo la stessa attività svolta in tutti i mercati delle altre città, sono stato dapprima pacatamente e poi via via anche fisicamente aggredito da agenti della polizia municipale del comune di Treviso (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
Signor Presidente, ho aspettato la fine della seduta proprio per evitare...
PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente, consentiamo all'onorevole Giachetti di terminare il suo intervento.
ROBERTO GIACHETTI. Dopo avere rivolto apprezzamenti anche sulla mia provenienza (ovviamente, essendo romana, non era particolarmente gradita all'amministrazione di Treviso), hanno preteso di sequestrare i «volantoni» che avevo in mano e che stavo distribuendo e mi hanno costantemente minacciato - tutto ciò sotto gli occhi di alcune persone che, nell'ambito di un'azione giudiziaria che verrà promossa nei confronti dell'amministrazione e degli agenti di polizia municipale, saranno chiamate a testimoniare - fino a tirare fuori le manette in loro dotazione. Quindi, hanno minacciato di mettermele, perché mi rifiutavo di recarmi alla sede della polizia municipale per accertamenti (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente...
ROBERTO GIACHETTI. Li lasci fare, tanto sono assolutamente in linea con quanto accaduto. L'oggetto di questa vicenda, che si è protratta fino ad arrivare alla minaccia di arresto, consisterebbe...
GIANPAOLO DOZZO. Non consisterebbe, consiste!
ROBERTO GIACHETTI. ...in un articolo del regolamento dell'amministrazione di Treviso, l'articolo 42, in funzione del quale sarebbe vietato distribuire volantini nel mercato.
Ho letto tale articolo e in realtà esso fa riferimento alla pubblicità, che è cosa diversa dall'attività politica e dalla pratica della stessa.
Ovviamente, tutto ciò avrà un risvolto giudiziario e si tradurrà anche in un atto di sindacato ispettivo che mi sto accingendo a presentare al Governo.
Però, signor Presidente, poiché ci troviamo nel Parlamento della Repubblica italiana e quanto avvenuto ha a che vedere con la nostra Costituzione (anche se qualcuno fa fatica a riconoscerlo), vorrei ricordare a lei, e attraverso di lei al Presidente della Camera, che a mio avviso - non ovviamente per il deputato Giachetti, ma a difesa di qualunque cittadino - non è pensabile che in questo Paese possa sussistere una qualunque norma che metta in discussione i diritti fondamentali della Costituzione (Commenti del deputato Alessandri)...
Mi rivolgo a coloro che evidentemente fanno fatica ad ammettere ciò, perché storicamente faticano ad inserirsi nel quadro della Costituzione italiana (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi cortesemente...
ROBERTO GIACHETTI. In conclusione, vorrei ricordare ai colleghi che evidentemente non conoscono la Costituzione e a quelli che, declinati nelle realtà locali, la conoscono ancora meno, che l'articolo 21 stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, con lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, e non sussistono limiti per nessuno.
Ritengo che quanto accaduto sia grave, e non perché è avvenuto nei confronti di un deputato. Probabilmente, il deputato ha saputo reagire, mentre altri cittadini magari sarebbero stati repressi nel loro diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.
Credo che tutti in questo Paese, compresa l'amministrazione di Treviso, debbano sapere che i diritti di libertà tutelati dalla Costituzione non si toccano (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, RifondazionePag. 65Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, prendo atto di quanto da lei comunicato e riferirò al Presidente.
RAFFAELE FITTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, intervengo per chiedere un'informativa urgente del Governo in riferimento a quanto accaduto questa mattina, e che sta ancora accadendo purtroppo in molte parti d'Italia, ma in modo particolare in Puglia e sul Gargano.
Come è noto gli incendi che si sono sviluppati oggi in quella parte del territorio hanno prodotto dei danni incredibili: vi sono già due vittime e diverse migliaia di cittadini sfollati, e, a quanto pare, i soccorsi, richiesti alle ore 9 di questa mattina ancora dovevano intervenire materialmente alle ore 14 per assolvere alle esigenze di quel territorio.
È evidente che si richiede di comprendere con la massima rapidità - in riferimento alla gravità degli eventi che si sono sviluppati in quel territorio - per quale ragione i soccorsi della Protezione civile siano intervenuti con tale ritardo.
Pertanto, chiediamo che si svolga con la massima rapidità un'informativa del Governo su tale argomento.
PAOLA BALDUCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, intendo richiamare quanto affermato dall'onorevole Fitto e, tuttavia, vorrei allargare il tema relativo a tale situazione.
Ritengo che si tratti di un'esigenza sentita sia dal centrosinistra che dal centrodestra quella di invitare il Governo a svolgere un'informativa per quanto riguarda il problema concernente il sud d'Italia, da ultimo anche in merito alle morti verificatesi - ahimè - negli ultimi giorni. Pertanto, condivido la richiesta dell'onorevole Fitto.
ANTONIO PEPE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anch'io intervengo per associarmi alla richiesta del collega Fitto. La città di Peschici è in fiamme e così anche due villaggi turistici nelle vicinanze, mentre i cittadini di Peschici sono stati evacuati via mare. Quindi, si tratta di una situazione di grave allarme.
Pertanto, non solo sollecito un'informativa urgente da parte del Governo, ma, tramite lei, sollecito il Governo a produrre ogni sforzo e ad attivarsi al massimo per inviare i soccorsi sul Gargano, in particolare vicino Peschici, per cercare di spegnere l'incendio che ha assunto proporzioni enormi.
LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, anch'io ritengo sia necessario intervenire rapidamente per fronteggiare quanto sta accadendo, in modo particolare nella regione Puglia, e ancor più in particolare nella provincia di Foggia.
Sappiamo benissimo che ormai le temperature in quella provincia e nella città di Foggia hanno raggiunto limiti insostenibili: oggi si parla di 46 gradi ed oltre.
Quindi, ritengo estremamente necessario, doveroso e dovuto il fatto che la Protezione civile intervenga urgentemente affinché si possano eliminare alcune situazioni di emergenza.
Per quanto mi riguarda, anche io ritengo necessario che il Governo intervenga per fornire delucidazioni su tutto quello che è accaduto nella realtà del Gargano, e che lo stesso si attivi tempestivamente affinché vi possano essere dei soccorsi rapidi.Pag. 66
Vorremmo, altresì, sapere - e al riguardo gradiremmo un'informativa che contenga anche dati provenienti dal Commissario della Protezione civile - come mai, ad oggi, vi siano dei ritardi notevoli da parte della stessa, per quanto riguarda sia gli incendi che si sono verificati, sia il grande caldo, che rende necessari interventi rapidi da parte della Protezione civile.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, qualche minuto fa abbiamo appreso che anche nei dintorni di Messina si stanno sviluppando incendi impressionanti, come in Calabria nei giorni scorsi. Sarebbe utile un'informativa del Governo - tengo a precisarlo non a lei, ma al Governo stesso, che è qui rappresentato - non per chiedere cosa ci piacerebbe che facessero gli aerei, ma per sapere cosa stanno facendo oggi, al fine di evitare il ripetersi di tali situazioni.
Aggiungo un breve commento. Apprendo dai giornali che un alto funzionario dell'amministrazione pubblica immagina di moltiplicare ulteriormente (forse fino a diecimila) il numero delle guardie forestali dedicate a spegnere gli incendi, per esempio, in una ragione che ha un tasso di abitanti e guardie forestali in un rapporto pari a uno a uno e che ha già il più alto numero di incendi. Cerchiamo, quindi, di portare nell'informativa del Governo dei ragionamenti che stiano in piedi.
PRESIDENTE. Chiedo se vi siano altri interventi sulla specifica questione di cui stiamo trattando, cioè relativamente all'incendio della zona 167 a Peschici...
MICHELE BORDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE BORDO. Signor Presidente, avevo già chiesto di intervenire in precedenza, per sollecitare anch'io che il Governo venisse in aula a riferire su quanto sta accadendo sul Gargano, dove è stato evacuato un villaggio turistico: sono più di mille i turisti che sono usciti dal villaggio e le strade che collegano i centri di Vieste e di Peschici sono assolutamente impercorribili.
L'ANSA, pochi minuti fa, ha battuto la notizia circa il fatto che sarebbero stati ritrovati due cadaveri carbonizzati.
È necessario che il Governo venga quanto prima a riferire in Parlamento, rispetto a quanto sta accadendo e anche rispetto a quali iniziative si intenderà assumere nei prossimi giorni, per fronteggiare l'emergenza che il Gargano e l'intera Puglia stanno vivendo in queste ore.
PRESIDENTE. Si tratta, ovviamente, di una situazione molto grave, in relazione alla quale la Presidenza solleciterà l'intervento del Governo.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei rassicurare gli onorevoli deputati che il Ministro competente verrà a riferire in aula in tempi ragionevolmente brevi, dopo aver acquisito tutti gli elementi per dare risposte puntuali.
Esprimiamo la nostra solidarietà per le vittime, perché, purtroppo, le ultime notizie ci informano che sarebbero stati ritrovati due cadaveri.
Vi è la necessità di mobilitare - e lo si sta facendo già in questo momento - tutte le forze disponibili, dalla Protezione civile, alle forze di polizia e anche al volontariato, perché la situazione è davvero preoccupante ed è diffusa, riguardando, in gran parte, le ragioni del sud, non solo la Puglia, ma anche l'Abruzzo, la Basilicata, la Calabria.
Il Ministro competente verrà a riferire in aula e, sulla base degli elementi di cui disporrà, darà conto di quanto si staPag. 67facendo, non certo - voglio tranquillizzare l'onorevole Volontè - andando nella direzione di assumere guardie forestali, alle quali, comunque, rivolgiamo il nostro saluto, perché sono impegnate come i vigili del fuoco e le altre forze di polizia.
RICCARDO PEDRIZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, intervengo solamente per sollecitare la risposta ad alcune interrogazioni, peraltro già sollecitate alcuni mesi fa e per le quali non si è avuta alcuna risposta.
Si tratta delle interrogazioni annunciate nelle sedute nn. 54 e 32 del 2006; quest'ultima, in particolare, riguarda il piano per i siti nazionali nucleari, sembra infatti che il Governo abbia individuato il sito nazionale per le scorie nucleari, ma non ci viene data risposta. Faccio inoltre riferimento alle interrogazioni a risposta scritta annunciate nelle sedute nn. 78, 72, 38 del 2006 (tutte interrogazioni di oltre un anno fa), e nelle sedute nn. 34 e 64 del 2006.
PRESIDENTE. Onorevole Pedrizzi, sarà cura della Presidenza sollecitare ulteriormente il Governo.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per richiamare la Presidenza - non so se la ritualità è quella più appropriata - su un atto della Camera elaborato dalla Giunta per le autorizzazioni, che riguarda l'onorevole Borghesi; si tratta di un atto che riguarda l'insindacabilità di una sua espressione. Poiché tale atto è stato, appunto, licenziato dalla Giunta, come gruppo Italia dei Valori vorremmo che fosse tempestivamente calendarizzato per l'esame in Assemblea.
So che i giorni che mancano alla pausa estiva sono quanto mai pieni di provvedimenti e ricchi di impegni per ciascuno di noi, ma se potesse rappresentare alla Presidenza l'opportunità di una tempestiva calendarizzazione - anche alla ripresa - ci farebbe cosa gradita.
Approfitto, inoltre, della parola che mi è stata data, per esprimere la mia personale solidarietà, e quella del gruppo Italia dei Valori, al collega Giachetti per l'atto di «intimidazione» - non trovo un'altra espressione - a cui è stato sottoposto.
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, circa la sua richiesta relativa alla calendarizzazione di cui parlava, potrà ovviamente avanzare la sua proposta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo che, peraltro, mi sembra convocata per il prossimo venerdì.
CARLA CASTELLANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, vorrei riprendere il discorso sugli incendi che stanno distruggendo ampi territori del nostro centro-sud, per sollecitare il Parlamento a dare solidarietà ai due piloti del Canadair che stava spegnendo un incendio sui boschi della provincia di L'Aquila. Un pilota è morto, un altro è gravemente ferito e mi auguro che tutto il Parlamento solidarizzi con le famiglie di questi operatori che tentavano di spegnere gli incendi.
Ho sentito dire che vi sarebbe una previsione, qualcuno propone di incrementare il numero delle guardie forestali per tutelare aree importanti del nostro territorio. Mi permetto di ricordare in quest'Assemblea che il governatore dell'Abruzzo, l'onorevole Giovanni Pace, che ha governato la regione dal 2000 al 2005, aveva individuato un percorso che si è rivelato efficace, assumendo in via temporanea 400 giovani che, da maggio a ottobre, presidiavano le zone montane più a rischio. Onestamente, in quei cinque anniPag. 68di governo dell'onorevole Pace, tale scelta si è rivelata utile perché, nonostante le estati fossero state torride, nel territorio abruzzese non si è verificato alcun incendio.
Mi auguro che quando il Governo verrà a riferire in Parlamento circa l'impegno che vorrà mettere in campo per prevenire questi incendi, possa tenere conto anche che vi sono soluzioni non impattanti e sicuramente interessanti per far sì che almeno le parti dolose degli incendi che si verificano sui nostri territori possano essere efficacemente combattute.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Castellani. Riferirò al Presidente le sue osservazioni.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere alla Presidenza di attivarsi in ordine alla seguente questione. L'Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni - e non, come spesso credono alcune ragazze passando da via del Corso, di fronte alla sede di quest'ultima, l'agenzia di provini del grande fratello - a norma del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, è obbligata ad inviare alle Camere rapporti trimestrali ufficiali sull'andamento delle retribuzioni dei pubblici dipendenti.
Pertanto, vorrei chiedere alla Presidenza - pregandola, signor Presidente, di farsi carico di tale richiesta - di verificare se, negli ultimi trimestri, siano stati ufficialmente consegnati e inviati alla Presidenza della Camera tali rapporti. A noi non risulta che ciò sia avvenuto. Pertanto, vorrei si appurasse la situazione per procedere, eventualmente, di conseguenza.
PRESIDENTE. Provvederemo ad acquisire gli elementi necessari e la Presidenza provvederà a riferirle quanto prima.
DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, dopo aver ascoltato il collega Pedrizzi che si è lamentato per una mancata risposta ad una sua interrogazione presentata un anno fa, quasi mi vergogno di sollecitare la risposta ad una mia interrogazione presentata solo due mesi or sono. Tuttavia, ritengo di doverlo fare ugualmente.
Si tratta dell'interrogazione a risposta scritta n. 4-03815 rivolta al Ministro Pecoraro Scanio. Ne ho già sollecitato la risposta il 5 luglio ma, evidentemente, il Ministro Pecoraro Scanio, a causa delle sue scorribande, non ha tempo di rispondere secondo quanto rappresenta un dovere istituzionale nei confronti dei deputati.
Si tratta di un grave problema che colpisce gli abitanti dell'isola d'Elba dove cinghiali e mufloni distruggono non soltanto il sottobosco, ma anche le viti. Peraltro, questo è anche un momento particolare. Ho chiesto a Pecoraro Scanio quali provvedimenti intenda prendere per tutelare i pochi viticoltori e i cittadini dell'isola d'Elba. Di conseguenza, intendo sollecitarne nuovamente la risposta. Se si aspetta un anno, probabilmente i viticoltori non pianteranno più neanche le viti.
PRESIDENTE. Provvederemo a sollecitare il Governo anche in relazione alla sua richiesta.
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, in primo luogo vorrei esprimere a titolo personale - e ritengo anche dell'intera Assemblea - le condoglianze alla famiglia del pilota del Canadair, Golfera, che è deceduto ieri nell'adempimento del proprio dovere in Abruzzo.Pag. 69
Tra l'altro, avevo avuto il piacere di conoscerlo personalmente e per questo motivo tale avvenimento mi ha particolarmente colpito.
Inoltre - venendo ad una questione sicuramente meno importante - poiché ci troviamo alla litania di fine seduta del rinnovo delle sollecitazioni, signor Presidente, per la quarta volta nell'arco di quattro mesi, sollecito la risposta alla mia interrogazione n. 4-03259 relativa al patto territoriale del comune di Vogogna. Si tratta di una piccola interrogazione, mediante la quale, come deputato locale sottolineo come una giunta di centrosinistra, presumibilmente, abbia commesso fatti gravi in violazione delle norme vigenti.
Tuttavia, ogni volta che si tocca un'amministrazione di centrosinistra il Governo non risponde. Mi permetto di parlare di presunta complicità qualora non giunga una risposta. Analogamente, non vi è ancora stata risposta, sempre per la stessa zona, da parte del ministro Pecoraro Scanio in relazione alla sede del parco nazionale della Valgrande. Pertanto, vorrei fare un'ulteriore sollecitazione anche per la mia interrogazione n. 4-02930. Per la precisione si tratta della terza volta che sollecito la risposta a tale interrogazione.
Infine - e in tal caso non si tratta più di una sollecitazione, bensì di una preoccupazione - oltre un mese fa ho presentato l'interrogazione parlamentare a risposta scritta n. 4-04041 sulla gestione della Sportass, cassa di previdenza per l'assicurazione degli sportivi, che conta centinaia di migliaia, se non milioni, di iscritti. Protestando perché la Sportass non risarcisce i sinistri, nel frattempo ho scoperto che tale ente, si trova, mi si passi l'espressione, «alla canna del gas», in quanto non ha più denaro per pagarli in assoluto e si limita, in base a quanto mi è stato detto, soltanto ad estinguere i debiti muniti di decreto ingiuntivo.
Da tale punto di vista, sono molto preoccupato per le conseguenze sociali di tale situazione. Pertanto, prego il Governo di intervenire non tanto per rispondere alla mia sollecitazione, quanto perché la Sportass, in qualche modo, venga rimessa in equilibrio, perché si tratta di un problema di impatto sociale veramente dirompente, tenendo anche conto che gli associati, iscritti e assicurati, solitamente sono persone di giovane età che svolgono attività sportive e, in caso di infortuni, ne portano le conseguenze per tutta la vita.
Quindi, tenuto conto della presenza del sottosegretario, chiederei un intervento sereno del Governo a tale riguardo.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Zacchera; anche in questo caso provvederemo a sollecitare a nostra volta il Governo.
ANGELO ALESSANDRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, non solleciterò in modo specifico la risposta ad atti di sindacato ispettivo da me presentati visto che sono diversi; inviterei eventualmente a dare, per così dire, un'occhiata sul sito della Camera: quelle ancora in attesa di risposta dopo un anno sarebbe ora di cominciare ad evaderle!
Mi associo al collega del gruppo de l'Italia dei Valori nello spendere qualche secondo sulla questione sollevata dall'onorevole Giachetti, ma, a differenza del collega, non per manifestargli solidarietà, sibbene per il motivo opposto.
Ho chiesto però la parola per un altro motivo, intendendo approfittare della presenza del rappresentante del Governo per porre la seguente questione. Oggi l'ufficio delle entrate ha comminato ancora una volta la sanzione della chiusura di esercizi commerciali per periodi anche significativi, per il rilevamento, ad esempio, della mancata emissione di uno scontrino.
Credo che siamo davvero alla «barzelletta»: abbiamo colossi cooperativi che fanno grandi affari, che fanno addirittura triangolazioni bancarie e che bisognerebbe chiudere; invece, se qualcuno vende un gelato senza scontrino, gli chiudiamo l'esercizio commerciale per cinque, dieci o quindici giorni. State davvero scherzando!Pag. 70
In Emilia Romagna siamo arrivati già a chiudere ventinove esercizi commerciali; dopo i messaggi che stanno arrivando con gli studi di settore in gioco, dopo che Visco ha annunciato che vuole istituire 17 mila «007» e l'anagrafe dei conti correnti, si va ad incidere pesantemente sulle partite IVA magari solo per tenere in piedi il sistema cooperativo quale unico servizio di questo Paese!
Chiedo se sia possibile quanto meno tornare ad un fisco che dialoghi con la gente. Con la nuova normativa non è più neanche possibile fare ricorso: prima si chiude l'esercizio e poi lo si tiene chiuso! Non si può più dialogare! La nuova normativa prevede addirittura la possibilità di prelevare i soldi con gli accertamenti senza prima verificare se siano dovuti o meno. Il denaro viene prelevato direttamente dal conto corrente senza che il creditore possa in qualche maniera, come accadeva prima, parlare con l'ufficiale giudiziario o presentare un ricorso o magari aspettare che il giudice delle esecuzioni intervenga.
State effettuando un servizio poliziesco di intervento sistematico nei confronti delle partite IVA che rappresentano circa il 10 per cento di quella famosa evasione fiscale che per l'85 per cento - tenetelo bene a mente - è data da malaffare, droga, prostituzione, riciclaggio, contraffazione, porto franco di Napoli, secondo lavoro in nero ed evasori totali. In tali casi, però, con la camorra e la mafia all'opera, non avete mai il coraggio di combattere, e pensate invece di combattere l'evasione solo colpendo chi già paga. Credo che queste persone reagiranno presto e vi prenderanno a «calci nel sedere».
PRESIDENTE. Onorevole Alessandri, prendo atto delle sue valutazioni. Le ricordo che può sempre presentare degli atti di sindacato ispettivo.
GINO CAPOTOSTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, vorrei esprimere tutto il mio sconcerto per l'orario odierno di chiusura dei lavori dell'Assemblea.
Francamente, non riesco a capire come sia possibile che l'Assemblea parlamentare, alle 17,15 del pomeriggio di un giorno lavorativo, si fermi quando abbiamo davanti a noi un calendario così fitto e quando constatiamo due fenomeni.
Il primo è che l'Assemblea è sovrana, quindi non venite a raccontarmi di «questioncine» regolamentari perché è sempre possibile apportare modificazioni all'ordine del giorno.
Il secondo è che leggo spesso e volentieri di storie sull'antipolitica e sui presunti arricchimenti patrimoniali di noi parlamentari e francamente la ritengo una questione da «scompisciarsi» dalle risate considerando che un direttore generale di una qualsiasi «micragnosissima» ASL di questa nazione guadagna almeno il quintuplo. Tutto ciò mi pare assolutamente strumentale e ridicolo: permettiamo che sui giornali si montino tali storielle e poi chiudiamo i lavori dell'Assemblea di Montecitorio alle 17,15 del pomeriggio?
Non ho capito, poi, perché non sia mai possibile effettuare i lavori in seduta notturna anziché avere un calendario, in generale, così «stiracchiato» e strano. Chi viene qui lo fa per lavorare, è disponibile; pertanto, con le mie parole penso di rispecchiare la disponibilità di tutti i miei colleghi e, quindi le sarei grato, signor Presidente, se volesse rappresentare all'intero Ufficio di Presidenza, nonché al Presidente della Camera, esigenze a mio avviso diffuse e sentite. Speriamo che si possa invertire la rotta e cambiare la tendenza perché non credo che esista nulla in grado di ostacolare seriamente quanto sto dicendo.
PRESIDENTE. Onorevole Capotosti, provvederò a far presente al Presidente della Camera le sue osservazioni. Le ricordo, però, che l'andamento dei lavori di questa come delle altre sedute è stato definito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e che all'interno di quella sede i rappresentanti del suo gruppo possono tranquillamente fare le valutazioni e le sollecitazioni che anche lei riterrà necessarie.
Pag. 71Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 25 luglio 2007, alle 10,15:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria (2852-A).
- Relatore: Di Gioia.
2. - Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:
PALUMBO ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali (Doc. XXII, n. 8-A/R).
- Relatore: Di Girolamo.
(ore 15)
3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
4. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 1507 - Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia (Approvato dal Senato) (2849);
e dell'abbinata proposta di legge: Fabbri ed altri (2636).
- Relatori: Rocchi, per la XI Commissione e Mosella, per la XII Commissione.
La seduta termina alle 17,40.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2852-A - odg 9/2852-A/3 | 434 | 431 | 3 | 216 | 420 | 11 | 85 | Appr. |
2 | Nom. | odg 9/2852-A/8 | 464 | 460 | 4 | 231 | 219 | 241 | 81 | Resp. |
3 | Nom. | odg 9/2852-A/9 | 462 | 457 | 5 | 229 | 220 | 237 | 81 | Resp. |
4 | Nom. | odg 9/2852-A/14 | 462 | 443 | 19 | 222 | 120 | 323 | 81 | Resp. |
5 | Nom. | odg 9/2852-A/16 | 462 | 460 | 2 | 231 | 234 | 226 | 81 | Appr. |
6 | Nom. | odg 9/2852-A/19 | 469 | 468 | 1 | 235 | 214 | 254 | 81 | Resp. |
7 | Nom. | odg 9/2852-A/23 | 466 | 465 | 1 | 233 | 216 | 249 | 81 | Resp. |
8 | Nom. | odg 9/2852-A/24 | 471 | 471 | 236 | 216 | 255 | 81 | Resp. | |
9 | Nom. | odg 9/2852-A/26 | 468 | 468 | 235 | 213 | 255 | 81 | Resp. | |
10 | Nom. | odg 9/2852-A/29 | 464 | 464 | 233 | 211 | 253 | 81 | Resp. | |
11 | Nom. | odg 9/2852-A/30 | 462 | 457 | 5 | 229 | 208 | 249 | 81 | Resp. |
12 | Nom. | odg 9/2852-A/31 I parte | 468 | 466 | 2 | 234 | 217 | 249 | 81 | Resp. |
13 | Nom. | odg 9/2852-A/31 II parte | 473 | 467 | 6 | 234 | 453 | 14 | 80 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | odg 9/2852-A/32 | 466 | 466 | 234 | 214 | 252 | 80 | Resp. | |
15 | Nom. | odg 9/2852-A/34 | 478 | 478 | 240 | 221 | 257 | 80 | Resp. | |
16 | Nom. | odg 9/2852-A/35 | 472 | 470 | 2 | 236 | 216 | 254 | 80 | Resp. |
17 | Nom. | odg 9/2852-A/36 | 470 | 469 | 1 | 235 | 218 | 251 | 80 | Resp. |
18 | Nom. | odg 9/2852-A/37 | 479 | 478 | 1 | 240 | 222 | 256 | 80 | Resp. |
19 | Nom. | odg 9/2852-A/38 | 480 | 480 | 241 | 224 | 256 | 80 | Resp. | |
20 | Nom. | odg 9/2852-A/39 | 479 | 473 | 6 | 237 | 220 | 253 | 80 | Resp. |
21 | Nom. | odg 9/2852-A/41 | 480 | 464 | 16 | 233 | 208 | 256 | 80 | Resp. |
22 | Nom. | odg 9/2852-A/42 I parte | 481 | 479 | 2 | 240 | 226 | 253 | 80 | Resp. |
23 | Nom. | odg 9/2852-A/42 II parte | 478 | 472 | 6 | 237 | 459 | 13 | 80 | Appr. |
24 | Nom. | odg 9/2852-A/45 | 481 | 481 | 241 | 223 | 258 | 80 | Resp. | |
25 | Nom. | odg 9/2852-A/46 | 476 | 475 | 1 | 238 | 218 | 257 | 80 | Resp. |
26 | Nom. | odg 9/2852-A/48 | 474 | 471 | 3 | 236 | 211 | 260 | 80 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | odg 9/2852-A/49 | 469 | 468 | 1 | 235 | 215 | 253 | 80 | Resp. |
28 | Nom. | odg 9/2852-A/52 | 462 | 462 | 232 | 216 | 246 | 80 | Resp. | |
29 | Nom. | odg 9/2852-A/55 | 466 | 466 | 234 | 212 | 254 | 80 | Resp. | |
30 | Nom. | odg 9/2852-A/56 | 466 | 463 | 3 | 232 | 216 | 247 | 80 | Resp. |
31 | Nom. | odg 9/2852-A/57 | 470 | 468 | 2 | 235 | 217 | 251 | 80 | Resp. |
32 | Nom. | odg 9/2852-A/60 | 470 | 468 | 2 | 235 | 214 | 254 | 80 | Resp. |
33 | Nom. | odg 9/2852-A/61 | 475 | 474 | 1 | 238 | 220 | 254 | 80 | Resp. |
34 | Nom. | odg 9/2852-A/62 | 472 | 471 | 1 | 236 | 219 | 252 | 80 | Resp. |
35 | Nom. | odg 9/2852-A/63 | 471 | 470 | 1 | 236 | 216 | 254 | 80 | Resp. |
36 | Nom. | odg 9/2852-A/64 | 467 | 466 | 1 | 234 | 215 | 251 | 80 | Resp. |
37 | Nom. | odg 9/2852-A/65 | 474 | 472 | 2 | 237 | 220 | 252 | 80 | Resp. |
38 | Nom. | odg 9/2852-A/66 | 470 | 470 | 236 | 220 | 250 | 80 | Resp. | |
39 | Nom. | odg 9/2852-A/69 | 479 | 478 | 1 | 240 | 222 | 256 | 80 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | odg 9/2852-A/70 | 470 | 468 | 2 | 235 | 217 | 251 | 80 | Resp. |
41 | Nom. | odg 9/2852-A/71 | 470 | 469 | 1 | 235 | 217 | 252 | 80 | Resp. |
42 | Nom. | odg 9/2852-A/73 | 482 | 481 | 1 | 241 | 222 | 259 | 80 | Resp. |
43 | Nom. | odg 9/2852-A/75 | 474 | 473 | 1 | 237 | 219 | 254 | 80 | Resp. |
44 | Nom. | odg 9/2852-A/76 | 479 | 478 | 1 | 240 | 223 | 255 | 80 | Resp. |
45 | Nom. | odg 9/2852-A/77 | 468 | 468 | 235 | 215 | 253 | 80 | Resp. | |
46 | Nom. | odg 9/2852-A/78 | 480 | 480 | 241 | 222 | 258 | 80 | Resp. | |
47 | Nom. | odg 9/2852-A/81 | 478 | 476 | 2 | 239 | 219 | 257 | 80 | Resp. |
48 | Nom. | odg 9/2852-A/83 | 469 | 469 | 235 | 213 | 256 | 80 | Resp. | |
49 | Nom. | odg 9/2852-A/84 | 479 | 479 | 240 | 224 | 255 | 80 | Resp. | |
50 | Nom. | odg 9/2852-A/85 | 480 | 478 | 2 | 240 | 221 | 257 | 80 | Resp. |
51 | Nom. | odg 9/2852-A/86 | 470 | 469 | 1 | 235 | 220 | 249 | 80 | Resp. |
52 | Nom. | odg 9/2852-A/89 | 476 | 475 | 1 | 238 | 201 | 274 | 80 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 62 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | odg 9/2852-A/91 | 477 | 477 | 239 | 211 | 266 | 80 | Resp. | |
54 | Nom. | odg 9/2852-A/95 I parte | 469 | 469 | 235 | 220 | 249 | 80 | Resp. | |
55 | Nom. | odg 9/2852-A/95 II parte | 474 | 470 | 4 | 236 | 228 | 242 | 80 | Resp. |
56 | Nom. | odg 9/2852-A/97 | 469 | 469 | 235 | 215 | 254 | 80 | Resp. | |
57 | Nom. | odg 9/2852-A/98 | 458 | 458 | 230 | 206 | 252 | 80 | Resp. | |
58 | Nom. | odg 9/2852-A/99 | 470 | 469 | 1 | 235 | 216 | 253 | 80 | Resp. |
59 | Nom. | odg 9/2852-A/102 | 477 | 457 | 20 | 229 | 226 | 231 | 80 | Resp. |
60 | Nom. | odg 9/2852-A/103 | 471 | 464 | 7 | 233 | 127 | 337 | 80 | Resp. |
61 | Nom. | odg 9/2852-A/104 | 460 | 449 | 11 | 225 | 81 | 368 | 80 | Resp. |
62 | Nom. | odg 9/2852-A/106 | 479 | 477 | 2 | 239 | 218 | 259 | 79 | Resp. |