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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 202 di martedì 11 settembre 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
La seduta comincia alle 15,05.
GIUSEPPE MARIA REINA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati De Castro, Del Mese, Donadi, Forlani, Frigato, Giovanardi, Letta, Marcenaro, Meta, Pinotti, Rigoni e Rivolta sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, è successo un fatto straordinario e, quindi, penso che da parte nostra sia assolutamente necessario evidenziarlo in quest'aula.
Poche ore fa, intorno alle 13, l'onorevole Mario Borghezio, insieme ad altri europarlamentari e ad altri cittadini, è stato arrestato a Bruxelles per aver manifestato pacificamente fuori dal Parlamento europeo. L'onorevole Borghezio - l'ho sentito poco fa - si trova detenuto in una cella a Bruxelles.
Il gruppo della Lega Nord Padania ritiene che questo fatto molto grave, anzi di inaudita gravità, debba essere messo in luce sotto due aspetti. Il primo aspetto è relativo alla libertà di manifestare: in uno Stato dell'Unione europea evidentemente non è possibile manifestare pacificamente.
Il secondo aspetto è legato alle garanzie che ovviamente devono avere, ai sensi dei trattati, i componenti del Parlamento europeo. L'onorevole Borghezio è un componente del Parlamento europeo ed è un rappresentante di questo Stato al Parlamento europeo. Ritengo che il Governo si debba attivare immediatamente. Questo è il senso del nostro intervento e della mia richiesta.
Chiediamo che il Ministro dell'interno innanzitutto si attivi immediatamente per la liberazione dell'onorevole Borghezio, che in questo momento è rinchiuso in una cella - lui, un europarlamentare - per aver manifestato liberamente. Inoltre, chiediamo che il Ministro dell'interno venga in Assemblea a riferire a stretto giro su quanto è successo, ossia sulla grave violazione della libertà di manifestare in uno Stato dell'Unione europea (che oltretutto dovrebbe garantire tutti gli Stati dell'Unione europea, perché in quella sede vi sono gli uffici del Parlamento europeo),Pag. 2e su come sia stato possibile che un nostro parlamentare sia stato tratto in arresto, violando così tutte le norme che garantiscono l'attività politica di chi è eletto democraticamente dal popolo.
PRESIDENTE. Onorevole Cota, la Presidenza prende atto del suo richiamo e anche della sua preoccupazione, che condividiamo, di fronte a questa notizia che noi stessi abbiamo appreso in questo momento. Naturalmente informerò il Presidente della Camera, che si attiverà nei confronti del Governo, qui ora rappresentato dal sottosegretario Craxi, per seguire la vicenda nel modo più tempestivo ed efficace.
Discussione del disegno di legge: S. 1558 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) (Approvato dal Senato) (A.C. 2931) e della abbinata proposta di legge Nicco ed altri (A.C. 2206) (ore 15,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO); e dell'abbinata proposta di legge di iniziativa dei deputati Nicco ed altri.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 1o agosto 2007 nonché della seduta del 10 settembre 2007.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2931)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della Commissione affari esteri, deputato Ranieri, ha facoltà di svolgere la relazione.
UMBERTO RANIERI, Relatore. Signor Presidente, la tutela del patrimonio culturale immateriale è da molti anni all'attenzione dell'UNESCO. L'adozione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, infatti, è il punto di arrivo di un lungo percorso iniziato nel 1973. Tra il 1973 e il 2003 si è avuta non solo una successione di studi, ricerche e incontri, ma anche l'adozione di alcuni strumenti quali, ad esempio, la raccomandazione del 1989 sulla salvaguardia della cultura tradizionale popolare.
Con il lancio del programma sulla proclamazione dei capolavori del patrimonio orale immateriale dell'umanità nel 1997 si è creata per la prima volta, a livello internazionale, una distinzione tra patrimonio culturale tout court e patrimonio culturale immateriale. Tale distinzione e la connessa compilazione di liste erano finalizzate ad individuare i beni idonei ad entrare a far parte del sistema di tutela previsto dalla futura Convenzione.
La Convenzione, pertanto, è stata adottata il 17 ottobre 2003 nel corso della XXXII sessione della Conferenza generale dell'UNESCO ed è entrata in vigore il 20 aprile 2006. In base alla Convenzione, il patrimonio culturale immateriale - definito anche «patrimonio vivente» - è considerato la base della diversità culturale e la sua tutela rappresenta la garanzia di continuità della creatività umana.
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L'articolo 2 definisce il patrimonio culturale immateriale come l'insieme delle pratiche, delle rappresentazioni, delle espressioni, nonché delle conoscenze e delle abilità che le comunità, i gruppi - e, in alcuni casi, anche gli individui - riconoscono come parte della propria ricchezza culturale.
Ritengo che il senso più profondo di questa Convenzione vada colto nei suoi nessi con un'azione mondiale di difesa del patrimonio culturale in tutte le sue forme e, quindi, nell'obiettivo che oggi si denomina in modo unitario con l'espressione «difesa della diversità culturale». Si tratta di una difesa dai rischi crescenti di omologazione e di silenziosa sparizione di parti importanti delle eredità che le generazioni precedenti ci hanno lasciato. Tali rischi sono accresciuti enormemente dalla globalizzazione e sono ben rappresentati da due fenomeni che considero particolarmente drammatici: la sparizione delle lingue e quella di comunità umane fortemente caratterizzate in termini culturali, ossia i popoli indigeni.
Venendo agli aspetti operativi e normativi della Convenzione, ricordo che l'insieme degli Stati parte della Convenzione costituisce l'Assemblea generale, l'organo sovrano che si riunisce in sessione ordinaria ogni due anni: già nel corso della sua I sessione, l'Assemblea generale ha eletto i primi diciotto membri del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, il cui numero è salito a ventiquattro, dopo l'adesione del cinquantesimo Stato.
La Convenzione istituisce una lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità, per garantire maggiore visibilità a tale patrimonio, e una lista del patrimonio culturale che necessita di una salvaguardia urgente, i cui elementi sono inseriti non già sulla base di un loro universale valore, ma per il fatto che siano rappresentativi della creatività e della diversità culturale dell'umanità o che esprimano il patrimonio immateriale di gruppi e comunità.
La Convenzione accorda agli Stati parte la possibilità di chiedere l'assistenza internazionale per la realizzazione di programmi e progetti. Per finanziare tali programmi è istituito un fondo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, costituito prevalentemente dai contributi degli Stati parte, da fondi stanziati dalla Conferenza generale dell'UNESCO e da altri contributi, donazioni o lasciti.
La Convenzione che oggi la Camera è chiamata a ratificare, pertanto, va collocata in un contesto molto ampio, quello di un'azione internazionale consapevole dei grandi benefici nella crescita del ritmo del progresso, dell'economia e degli scambi.
Concludo ricordando che l'Italia ha e deve mantenere un prestigio internazionale in tutta la materia della tutela del patrimonio culturale e che, quindi, è auspicabile che anche nello specifico settore di intervento di questa Convenzione il nostro Paese occupi una posizione di rilievo. La ratifica celere del provvedimento rappresenta, quindi, una precondizione per soddisfare tale esigenza.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VITTORIO CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, intervengo per aggiungere soltanto una considerazione rispetto al relatore: la sollecita ratifica di questa Convenzione è legata alla volontà di candidarci, con adeguato anticipo, all'elezione del giugno del 2008 per uno dei due posti del gruppo occidentale in seno all'UNESCO che si renderanno disponibili nel Comitato intergovernativo. Per tale ragione sarebbe auspicabile riuscire a ratificare questa Convenzione in tempo utile, proprio per partecipare alla sessione del Comitato che dovrebbe tenersi a Tokyo all'inizio di questo mese, in qualità di osservatore membro della Convenzione.
La Convenzione prevede l'acquisizione dello stato di membro decorsi tre mesi dal deposito dello strumento di ratifica nazionale presso l'UNESCO. Ritengo che la tempestiva ratifica eviterebbe, inoltre, la ritardata iscrizione nella lista internazionalePag. 4dei citati nostri capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità proclamati negli anni scorsi, vale a dire il teatro dei pupi siciliani e il canto a tenore dei pastori sardi del 2005.
Tale Convenzione rappresenta, a mio avviso, uno dei segmenti essenziali della strategia di azione del nostro Paese in seno all'UNESCO e, quindi, per noi rappresenta una vera e propria priorità.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata De Zulueta. Ne ha facoltà.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, anch'io ritengo urgente la ratifica in oggetto, che spero avverrà domani.
Credo che il fatto che l'Italia sia in ritardo, obiettivamente, con tale ratifica sia forse dovuto al fatto che il nostro Paese gode di un patrimonio culturale materiale senza eguali al mondo e, pertanto, con tanta ricchezza, è stato trascurato il valore molto particolare della protezione del patrimonio immateriale, intangibile, vale a dire quello delle conoscenze e dei saperi tradizionali che ha illustrato il presidente Ranieri.
Siamo talmente in ritardo che, purtroppo, non possiamo partecipare, per ora, alla stesura dei criteri che vengono definiti per il riconoscimento, all'impostazione e all'attuazione di questo importante strumento internazionale. Perdere la leadership nel campo della gestione dei beni culturali costituirebbe un torto alla ricchezza di cui l'Italia beneficia in questo campo, oltre che in quello dei beni materiali.
I due riconoscimenti già avvenuti - quello dei pupi siciliani e del canto a tenore sardo - sono «decaduti» in attesa della nostra piena partecipazione agli organi della Convenzione e ritengo che questo sia un segnale negativo che dobbiamo correggere in fretta.
Vi sono, tuttavia, nel nostro Paese delle esperienze di avanguardia proprio in questo campo. Pertanto, senza aspettare la ratifica della Convenzione dell'UNESCO, esistono degli enti locali, come la regione Trentino, che hanno un'esperienza di avanguardia nella valorizzazione dei saperi tradizionali, che ha preso la forma di una rete di cosiddetti ecomusei; tale esperienza è talmente all'avanguardia che è stata presa da esempio dal Governo cinese.
Un altro esempio è dato dall'apertura, avvenuta quest'anno, del primo Centro mondiale sui saperi tradizionali a Firenze, ospite della regione toscana, in attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla siccità e alla desertificazione, con l'obiettivo di sviluppare iniziative per la diffusione delle conoscenze e delle tecnologie tradizionali, le quali possono svolgere un ruolo cruciale per consentire alle popolazioni di affrontare con strumenti sostenibili anche i cambiamenti climatici in atto. Infatti, uno degli aspetti caratterizzanti tale Convenzione è il suo nesso profondo con l'ambientalismo. La valorizzazione dei saperi antichi è uno strumento di politiche ambientaliste attive ed efficaci.
Inoltre, un altro legame, che è implicito nell'illustrazione del presidente Ranieri, è quello con la Convenzione dell'UNESCO, già ratificata, in materia di differenze culturali. Ritengo che le due Convenzioni si completino e si rafforzino. Mi auguro, quindi, che potremo presto usufruire dei frutti di tali strumenti internazionali anche attraverso il nostro Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il disegno di legge in discussione il Parlamento è chiamato a ratificare la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, già approvata dall'UNESCO a Parigi il 17 ottobre 2003. Riteniamo si tratti di un documento di fondamentale importanza anche perché, in materia, è il primo di carattere vincolante e perché tende a salvaguardare e garantire vitalità alle tradizioni ed espressioni culturali orali dei popoli, arti, consuetudini, riti e feste.
Con questa Convenzione, pertanto, nella consapevolezza universale di salvaguardare il patrimonio immateriale dell'umanità,Pag. 5così come già avvenuto per il patrimonio materiale culturale naturale, sono dettate norme generali attraverso le quali si deve avviare tale processo di conservazione.
Tali norme prevedono la salvaguardia nazionale di tale patrimonio ma, soprattutto attraverso una cooperazione tra gli Stati, ne prevedono anche una internazionale. La Convenzione oggetto di ratifica contiene una modalità fattiva in quanto prevede due principi fondamentali: la compilazione di una lista rappresentativa del patrimonio e la costituzione di un fondo che fornisca supporto pratico a tale finalità. Ciò sta ad indicare che la stessa non rappresenta soltanto un documento aleatorio e demagogico. Pertanto, auspichiamo che tale Convenzione venga ratificata dal Parlamento quanto prima, affinché l'Italia non rimanga estranea a tale percorso ma ne faccia parte sin dal primo momento, perché riteniamo ciò rappresenti un bene, non solo per l'Italia ma per tutta l'umanità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, come giustamente ha detto la collega Tana de Zulueta, ancora una volta siamo in ritardo in relazione alla ratifica di una Convenzione internazionale.
Occorre farlo presente, in quanto è necessario essere consapevoli delle difficoltà che, successivamente, il nostro Paese può incontrare nel mostrarsi all'altezza e nell'essere tempestivo nel seguire anche le indicazioni più significative e innovative provenienti dalle istanze internazionali e transnazionali.
La Convenzione oggetto di ratifica - che contiene anche una parte burocratica relativa alle Nazioni Unite, ai vincoli e alla gestione, che può comportare sicuramente anche lungaggini e costi non direttamente legati all'obiettivo della Convenzione stessa - è di grande importanza per lo stesso tema che ha ad oggetto, in quanto definisce, individua e valorizza un aspetto culturale che, persino il nostro Paese, l'Italia, pur essendo talmente all'avanguardia e ricca di patrimonio culturale, finisce per dimenticare e tralasciare nell'azione politica e amministrativa quotidiana.
Non avviene così dappertutto. È stato gia citato l'esempio del Trentino. Tuttavia, conosco anche i casi della Valle d'Aosta e del Piemonte, dove la ricchezza culturale locale - a partire dalle comunità locali, dalle differenze linguistiche locali e dal patrimonio incredibile rappresentato dai walser, dagli occitani e dai provenzali, per non parlare delle comunità linguistiche regionali - rappresenta un elemento importante, che occorre portare all'attenzione del mondo mediante tale legge di ratifica, costruendo una rete significativa di protezione, difesa e valorizzazione.
Io credo che questa consapevolezza debba servire anche a noi, anche all'Italia, non solo per fare l'inventario, la lista dei beni particolarmente significativi per la tutela, ma anche perché deve essere uno stimolo per riconoscere quello che c'è già stato, che abbiamo già fatto, che alcune comunità locali hanno fatto. Uno stimolo ad essere davvero attenti a patrimoni che si vanno perdendo, perché, certo, la globalizzazione ha molti aspetti significativi e importanti, ma per altri aspetti rischia di mettere in crisi persino le lingue nazionali rispetto ad un contesto internazionale dove necessariamente lo strumento di comunicazione diventa semplificato e unico e, quindi, si perdono, con le lingue, anche le culture immateriali, non tangibili che a quella cultura, a quella lingua, a quell'espressione e a quella rappresentanza sono necessariamente unite.
Allora, ratifichiamo prima possibile, sempre con il ritardo che abbiamo già accumulato, ma siamo consapevoli che si tratta di un passo necessario e opportuno per guidare sì un processo internazionale, ma in qualche modo anche per essere aiutati a riconoscere le nostre ricchezze, a non disperderle, a valorizzarle, a renderle fruibili da tutti, dagli italiani, ma anche dalla comunità internazionale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ceccuzzi. Ne ha facoltà.
FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, anche per il gruppo dell'Ulivo è assolutamente condivisibile arrivare alla ratifica di questa Convenzione in tempi rapidi, seppure con ritardo. Noi condividiamo infatti l'obiettivo prioritario qual è quello di salvaguardare il patrimonio culturale immateriale, rafforzando la consapevolezza della sua importanza sia a livello internazionale sia a livello nazionale.
In particolare, è bene ricordare che la Convenzione introduce due liste: una rappresentativa del patrimonio immateriale dell'umanità ed una che include le espressioni culturali la cui salvaguardia è ritenuta assolutamente urgente. Ulteriori progetti e programmi volti a salvaguardare e promuovere il patrimonio culturale immateriale vengono poi finanziati con risorse provenienti da un fondo appositamente istituito.
Questo testo rappresenta quindi uno strumento importantissimo a livello internazionale per la tutela e la promozione del patrimonio culturale intangibile. Il documento riguarda infatti l'insieme di tutte le tradizioni, le pratiche, le usanze, le conoscenze e le abilità che vengono tramandate nel tempo con un senso profondo di continuità e di identità; quelle tradizioni capaci, quindi, di valorizzare la creatività umana oltre all'essenza e all'identità di una determinata comunità. Si tratta, nello specifico, di tradizioni, espressioni orali, arti dello spettacolo, riti, feste, saperi, attività artigianali e sociali non identificabili esclusivamente con un sito specifico, ma che meritano assolutamente di essere comunque salvaguardate per poter essere conservate e tramandate alle generazioni future.
La Convenzione, promossa dalla Conferenza generale delle Nazioni Unite per l'educazione la scienza e la cultura affianca, così, e completa quell'esperienza peculiare attivata dalla stessa UNESCO nel 1972 per la salvaguardia del patrimonio culturale e materiale. Si tratta di un progetto al quale hanno aderito negli anni oltre 180 Stati e che ha permesso di promuovere 830 siti, 644 riferiti ai beni culturali, 162 ai beni naturali e 24 a quelli cosiddetti misti, presenti in 138 nazioni del mondo. L'Italia, con i suoi 41 luoghi, rappresenta oggi una delle nazioni con il maggior patrimonio storico, culturale ed ambientale riconosciuto dall'UNESCO.
Era necessaria questa breve premessa per rimarcare ora la necessità per il nostro Paese di riconoscere al più presto anche la Convenzione UNESCO per il patrimonio immateriale, una ratifica basilare per due ordini di ragioni: il primo di carattere strettamente tecnico ed organizzativo ma anche politico; sono passati infatti quattro anni dall'assise di Parigi e circa 80 Stati di tutto il mondo, come è stato già detto, hanno già sottoscritto il documento per la salvaguardia del patrimonio immateriale. Sono già state istituite, fra i Paesi membri, una Assemblea generale ed un Comitato intergovernativo di salvaguardia che non annoverano, quindi, al loro interno, rappresentanti italiani. Si tratta di organismi decisionali e già operativi, che avranno il compito di definire, tra l'altro, la messa in atto delle convenzioni, le modalità di assistenza agli Stati membri per la salvaguardia del patrimonio intangibile locale e le norme per la selezione e la preparazione delle candidature.
Proprio nei giorni scorsi, dal 3 al 7 settembre, si è infatti tenuta a Tokyo la seconda sessione ordinaria dei rappresentanti del Comitato intergovernativo, che ha continuato a lavorare sui principi della Convenzione, entrata in vigore nell'aprile del 2006. Approvare questa Convenzione in tempi stretti è il primo, indispensabile e propedeutico passaggio per permettere al nostro Paese di dare il proprio contributo, anche operativo, nei processi decisionali in questa prima importantissima fase, che porterà alla definizione dei parametri condivisi per le candidature oltre alla gestione dell'apposito fondo.
Esiste poi un secondo, semplice ma intuibile motivo, che ribadisce la necessità di una pronta approvazione: senza la ratifica della Convenzione nessuna candidatura italiana potrà essere presentata e nonPag. 7potrà essere attivato formalmente il censimento del patrimonio culturale e immateriale territoriale, passaggio anch'esso importantissimo per la definizione di quell'inventario nazionale che dovrà essere sottoposto periodicamente all'attenzione dell'UNESCO. Non dobbiamo poi dimenticare che l'opera dei pupi siciliani ed i canti popolari sardi, già presenti in una precedente lista UNESCO dei capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità, entreranno a far parte di diritto del patrimonio culturale immateriale solo dopo che il nostro Paese avrà ratificato questa Convenzione. Occorre quindi ratificare al più presto il Documento di Parigi con convinzione e responsabilità, per far sì che l'Italia, che può vantare una straordinaria tradizione di giacimenti culturali, usi e costumi, possa vedere riconosciuto il patrimonio intangibile nella stessa misura in cui l'UNESCO ha voluto valorizzarne negli anni il patrimonio materiale.
Il Governo si è già espresso con convinzione a favore del Trattato di Parigi, delle sue finalità e dei suoi contenuti. Si è pronunciato in questa direzione ed in più occasioni il Ministro dei beni culturali Francesco Rutelli, che ha sostenuto l'iniziativa istituendo un comitato scientifico per la promozione del patrimonio immateriale nazionale, indicando inoltre una lista di eccellenze che possono meritare una candidatura. Le feste, i riti, le attività artigianali del nostro Paese vantano infatti una tradizione secolare, dalla più antica manifestazione, che è il palio di Siena, famoso in tutto il mondo e la cui peculiarità merita ormai questo tipo di riconoscimento.
Questa doverosa sottolineatura non vuole sminuire le ragioni per le quali sono già state attivate le procedure per arrivare alla candidatura, fra le altre, dell'arte liutaia di Cremona e del canto polifonico di Palestrina.
Sulla stessa linea si sono posizionate vaste aree della società civile e dell'associazionismo, a partire dall'ANCI, che vede giustamente la ratifica come un'opportunità straordinaria per la salvaguardia delle tradizioni culturali locali, spesso nei piccoli centri abitati, e per sviluppare, dal punto di vista turistico, la visione economica del patrimonio immateriale.
Ritengo altrettanto importante - e concludo - in un'ottica nazionale di sinergia e collaborazione fra diversi territori, attivare i percorsi necessari per presentare candidature credibili, radicate e comprovate, capaci di mettere insieme il più vasto consenso popolare e una dettagliata documentazione tecnico-scientifica. Va infatti sottolineato che ogni nazione potrà presentare annualmente una sola candidatura per il patrimonio immateriale. Campanilismi esasperati e divisioni partigiane sarebbero, in questa direzione, dannosi e controproducenti.
Questa Convenzione - ha dichiarato il direttore generale dell'UNESCO Koichiro Matsuura - costituisce una parte vitale degli sforzi che dobbiamo svolgere per raccogliere le sfide culturali della mondializzazione. Può aiutare le comunità a rispondere alla pressione che la globalizzazione esercita sulla diversità culturale, particolarmente sulle sue manifestazioni locali, autoctone e viventi. Essa offre, parimenti, una risposta alla sfida del multiculturalismo crescente delle odierne società; promuove il rispetto del patrimonio intangibile, un modo per creare un'armonia sociale da parte delle società; può esprimere un desiderio di reciproca comprensione, una modalità di vivere con le differenze culturali.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2931)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, presidente della Commissione affari esteri, deputato Ranieri.
UMBERTO RANIERI, Relatore. Rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Prendo atto che anche il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.Pag. 8
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro dell'Organizzazione mondiale della sanità - OMS - per la lotta al tabagismo, fatta a Ginevra il 21 maggio 2003 (A.C. 2540-A) (ore 15,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro dell'Organizzazione mondiale della sanità - OMS - per la lotta al tabagismo, fatta a Ginevra il 21 maggio 2003.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 2 agosto 2007, nonché della seduta del 10 settembre 2007.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2540-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto altresì che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, deputata Siniscalchi, ha facoltà di svolgere la relazione.
SABINA SINISCALCHI, Relatore. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, viene sottoposto oggi all'Assemblea il disegno di legge di ratifica della Convenzione quadro dell'Organizzazione mondiale della sanità per la lotta al tabagismo. Tale ratifica è necessaria ed urgente, poiché riguarda un accordo internazionale che prevede l'adesione del nostro Paese quale membro dell'Unione europea, che lo ha ratificato il 30 giugno 2005: l'Italia è infatti uno dei due Paesi dell'Unione europea - l'altro è la Repubblica Ceca - che non ha ancora ratificato questo importante Trattato. Si tratta di un ritardo ingiustificato, se si pensa che il nostro Paese presenta una legislazione interna che già rispetta - sia pure parzialmente - i principi e gli adempimenti previsti dalla Convenzione.
Il fenomeno del tabagismo costituisce una grave emergenza del nostro tempo: esso è la prima causa curabile di morte e miete ogni anno 5 milioni e mezzo di vittime, la maggioranza nei Paesi in via di sviluppo e in quelli ad economia in transizione. Tale fenomeno è ancora più preoccupante poiché coinvolge giovani e giovanissimi: l'età media dei consumatori di tabacco si sta infatti abbassando. Occorre inoltre ricordare che il fumo danneggia i fumatori ma anche i non fumatori: l'Organizzazione internazionale del lavoro attesta che 200 mila lavoratori muoiono ogni anno a causa dell'esposizione al fumo nei luoghi di lavoro.
La Convenzione è stata adottata il 21 maggio 2003 dalla sessione generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, dopo circa quattro anni di trattative, e costituisce il primo strumento internazionale vincolante sulla salute; essa fornisce agli Stati parte gli strumenti di base per attuare una corretta politica di controllo del tabacco. Le disposizioni fondamentali prevedono infatti: il divieto totale di pubblicizzare, promuovere e sponsorizzare il tabacco; l'obbligo di apporre avvisi sui rischi del tabacco sulle confezioni; il divieto dell'uso di termini fuorvianti ed ingannevoli, come light o mild, che possono creare confusione nel consumatore; la protezione dei cittadini dall'esposizione al fumo nei posti di lavoro, sui mezzi di trasporto pubblico e nei locali pubblici; l'adozione di misure volte ad eliminare la fabbricazione illegale di sigarette e il contrabbando; l'aumento delle tasse sul tabacco.
La Convenzione si articola in un preambolo e in 11 parti, per un complesso di 38 articoli. Nella prima parte si chiarisce che la Convenzione fornisce un quadro di base, ma che gli Stati parte possonoPag. 9adottare, al loro interno, misure più restrittive di quelle in essa contenute, nonché stipulare accordi bilaterali o multilaterali in materia. Nella seconda parte si delinea l'obiettivo della Convenzione, cioè la protezione delle generazioni presenti e future dai rischi derivanti dal consumo o dall'esposizione al tabacco. La terza parte definisce le misure relative alla riduzione della domanda, che possono essere di natura finanziaria, fiscale o non fiscale. La quarta parte contempla le misure relative alla riduzione dell'offerta del tabacco (in particolare, si sottolinea l'importanza di misure per il contrasto del commercio illegale e di un sistema efficace di individuazione e di tracciabilità dei prodotti del tabacco). La quinta parte promuove la tutela dell'ambiente e della salute delle persone in relazione all'attività di coltivazione e di manifattura del tabacco. La sesta parte concerne l'adozione dei provvedimenti legislativi. La settima riguarda la cooperazione scientifica e tecnica e la comunicazione di informazioni fra gli Stati parte. L'ottava contiene le disposizioni di natura istituzionale e relative alle risorse finanziarie. La nona regola le controversie. La decima definisce le procedure emendative. L'undicesima è relativa alla firma e all'entrata in vigore.
Il disegno di legge che viene oggi sottoposto all'attenzione dell'Assemblea consta dei tre articoli già compresi nel disegno di legge governativo e di un articolo aggiuntivo, l'articolo 3, che viene proposto dalla Commissione bilancio, ex articolo 81, comma 4, della Costituzione. Tale articolo mira a precisare che all'attuazione della legge, che comunque non dovrebbe comportare nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato (così afferma il Governo), si provvede con le risorse previste a legislazione vigente.
Concludo, signor Presidente, preannunziando che a questo proposito presenterò un ordine del giorno, allo scopo di individuare nuove risorse da destinare alla lotta al tabagismo, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VITTORIO CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'Italia è l'ultimo - o uno degli ultimi - tra i Paesi membri dell'Unione europea a ratificare la Convenzione in oggetto, e, dunque, a tale ritardo va immediatamente posto rimedio. Peraltro, le previsioni della Convenzione sono in linea con quanto già stabilito dalla nostra legislazione in materia, una legislazione che viene considerata una delle più avanzate sull'argomento.
In questo caso, la Convenzione dell'OMS per la lotta al tabagismo rappresenta un passo molto importante nella lotta contro la diffusione del tabacco e contro i gravi danni alla salute che sono da esso causati. Questa è la ragione per la quale si raccomanda la celerità e l'immediatezza dell'approvazione del disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, con il presente disegno di legge il Parlamento è chiamato a ratificare la Convenzione quadro dell'Organizzazione mondiale della sanità per la lotta al tabagismo, un male che rappresenta la prima causa di morte evitabile nel mondo. Pertanto, si potrebbe dire che siamo in ritardo perché, tra i 168 Paesi firmatari, solo l'Italia, la Polonia e la Repubblica Ceca non hanno ancora ratificato la Convenzione. Dall'altra parte, però, bisogna dire e riconoscere che il nostro è tra i Paesi in fase più avanzata per quanto riguarda il tabagismo, la lotta contro di esso e la sua prevenzione.
L'utilità della ratifica della Convenzione in discussione risiede, comunque, nel fatto che si innesta una cooperazione tra i Paesi, attraverso uno scambio di informazioni in campo tecnico, scientifico e legale che potrà rafforzare la lotta al consumo del tabacco. Infatti, per quantoPag. 10l'Italia abbia già legiferato sul divieto del fumo in determinati luoghi, in materia di lavorazione, presentazione e vendita dei prodotti del tabacco, sul divieto di vendita e somministrazione ai minori, sulla protezione e assistenza alla maternità e all'infanzia, sulla pubblicità e sponsorizzazione, sulla repressione del contrabbando, sull'organizzazione dei servizi di distribuzione e vendita dei generi di monopolio, sulla vendita dei tabacchi lavorati, è necessario che inizi in modo forte ed immediato una cooperazione tra i popoli, che attraverso uno scambio di informazioni si possa arrivare, se possibile, al divieto (ma l'auspicio del mio partito è di ridurre al minimo l'utilizzo del tabacco), aiutando soprattutto i Paesi in via di sviluppo che versano in difficoltà economiche e sociali. Riteniamo, pertanto, che tale Convenzione sia esauriente e speriamo che quanto prima essa possa essere ratificata per il bene dell'Italia e dell'umanità.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, due minuti per svolgere un intervento a favore della ratifica della Convenzione dell'OMS per la lotta al tabagismo sono davvero pochi e li utilizzerò per offrire uno spunto di riflessione che mi auguro possa essere colto. I morti ogni anno per il tabacco sono 80 mila solo in Italia e circa 4 milioni nel mondo, mentre i morti a livello mondiale per marijuana sono zero. Ma vi è di più: secondo una ricerca dell'Osservatorio sul tabacco dell'Istituto nazionale dei tumori ogni anno sono perse quasi 52 milioni di giornate lavorative per ricoveri e trattamenti di patologie causate dal tabacco che costano, tra l'altro, alle casse dello Stato più di 1,2 miliardi di euro in spesa sanitaria. Quindi, a fronte del danno certificato contro la salute dei cittadini, fa piacere che la Convenzione che ci accingiamo a ratificare non abbia intrapreso la strada del mero divieto: essa non vieta la pianta del tabacco e non interviene in maniera criminalizzatrice e proibizionista in materia di produzione, distribuzione e consumo di tale sostanza. La Convenzione interviene suggerendo, per così dire, politiche di riduzione del danno. Mi auguro - ci auguriamo e, come radicali e come Rosa nel Pugno, lavoreremo in tal senso - che altrettanto venga fatto per altre sostanze e per altre piante (come, ad esempio, quella della marijuana) che, a differenza del tabacco, non creano dipendenza fisica e non uccidono, ma che oggi sono gestite dalle multinazionali del crimine e del narcotraffico.
Occorre informare, rendere consapevole e disincentivare il consumatore, ma non incarcerarlo quando, al massimo, danneggia la propria salute.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rampi. Ne ha facoltà.
ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la ratifica da parte del nostro Paese della Convenzione quadro dell'Organizzazione mondiale della sanità per la lotta al tabagismo permetterà finalmente all'Italia di recuperare il forte ritardo accumulato. L'Italia, infatti, come ha ricordato la relatrice, è tra gli ultimi Paesi in Europa a non aver ancora provveduto alla ratifica della Convenzione. È giunto il momento di sanare questa situazione in palese contraddizione rispetto alla normativa vigente nel Paese, considerata all'avanguardia a livello internazionale.
Alla Convenzione è stata giustamente riconosciuta un'importanza storica per la lotta contro la diffusione del tabacco e i gravissimi effetti che esso provoca sulla salute, sia in termini di consumo, sia in termini di esposizione attiva e passiva al fumo.
Le peculiarità del tabagismo rispetto ad altre dipendenze sono il dato epidemiologico di diffusione percentuale tra tutte le fasce della popolazione e la particolarità della fruizione che coinvolge, loro malgrado e anche per lungo tempo nell'arco della giornata, soggetti estranei al consumo diretto, procurando danni alla salute scientificamente innegabili.Pag. 11
Il tabacco uccide 5 milioni di persone ogni anno, ovvero un adulto su dieci. Nel 2005 si è registrata nel mondo una morte ogni sei secondi, come risulta dai dati forniti dall'Organizzazione mondiale della sanità, a causa di patologie correlate al fumo di tabacco, e nel 2030 si calcola che le vittime saliranno ad 8,3 milioni, se non si riuscirà ad intervenire per invertire l'attuale tendenza.
I Paesi in via di sviluppo saranno i più colpiti; si calcola, infatti, che il 70 per cento delle morti avverranno proprio lì. Ecco perché sono necessarie anche politiche di cooperazione in questo settore. Mentre in molti Stati si stanno introducendo norme che limitano l'uso del tabacco, nei Paesi in via di sviluppo il tabagismo risulta essere in crescita vertiginosa.
Anche i dati che riguardano l'Italia sono allarmanti e registrano ogni anno ben 80 mila vittime; è stato appurato, infatti, che in Italia vi sono oltre 11 milioni di fumatori e nel 26 per cento dei casi la prima sigaretta viene accesa prima dei quindici anni. Questi dati devono far riflettere, soprattutto noi che abbiamo una responsabilità politica verso il Paese e siamo tenuti a promuovere e tutelare la salute dei cittadini.
Sconfinare nel proibizionismo non serve, come dimostra la storia del mondo. Il proibizionismo non risolve i problemi. Tuttavia, se è vero che fumare è una libera scelta, occorre fornire ai cittadini tutti gli strumenti affinché vi sia la piena consapevolezza sui rischi e sui danni che il fumo di sigaretta comporta. È evidente, ad esempio, che un adolescente non può disporre di tali strumenti. Allora, è nostro dovere intervenire a tutela del minore e condividiamo pienamente la linea del Ministero della salute circa l'introduzione del divieto di vendita di sigarette ai minori di diciotto anni.
L'obiettivo della Convenzione è giustamente la protezione delle generazioni, anche future, dai rischi derivanti dal consumo e dal fumo passivo. Occorre, dunque, mettere in atto una serie di misure volte ad un'informazione capillare sui rischi per la salute e sui danni, anche mortali, che il tabagismo comporta. Spesso, soprattutto tra gli adolescenti, la sigaretta costituisce un falso simbolo di emancipazione e di affermazione della propria personalità. Occorre, allora, contrastare i comportamenti a rischio e i falsi miti, cui contribuiscono, tra gli altri, il mondo del cinema e le televisioni, con una massiccia opera di prevenzione e di promozione di corretti stili di vita, contrastando, nel contempo, le strategie della pubblicità indiretta messe in atto dalle multinazionali del tabacco.
Come affermano gli esperti di salute pubblica, la Convenzione rappresenta un forte strumento in grado anche di rafforzare e coordinare gli sforzi dei singoli Paesi per la regolamentazione e il controllo di queste strategie.
La lotta al fumo costituisce una priorità in quanto il fumo, come è stato ricordato, è la prima causa di morte evitabile.
La normativa in vigore nel Paese presenta un bilancio positivo soprattutto, come ci ha recentemente ricordato anche il Ministro della salute, per quanto riguarda la limitazione dei danni per i non fumatori conseguenti ai divieti di fumo nei locali pubblici e negli uffici.
Riconosciamo che la legge in vigore, più conosciuta come legge Sirchia, si è dimostrata efficace nel ridurre i rischi da fumo passivo, ma non ha ridotto in modo significativo il numero dei fumatori, oggi addirittura in leggera ripresa. L'introduzione del divieto ha influito positivamente sulla decisione di smettere nel 7 per cento dei casi e per il 39 per cento dei fumatori ha portato alla diminuzione del numero di sigarette consumate. Ciò dimostra che in Italia le persone che fumano si sono adeguate ai divieti, ma non hanno sostanzialmente abbandonato la sigaretta.
Si stima che i fumatori nel nostro Paese siano il 21,7 per cento della popolazione dai 14 anni in su. Secondo i dati Istat del 2005 i maschi che fumano sono il 27,5 per cento contro il 16,3 per cento delle donne. Prima della legge del 2003 i maschi fumatori erano il 28,7 per cento e le donnePag. 12il 17,4 per cento. Ciò significa che, soprattutto nella fase iniziale, la legge ha dimostrato capacità di dissuasione.
Oggi siamo di fronte ad un'inversione di tendenza e sono aumentati i giovani che iniziano a fumare addirittura prima dei 14 anni. Dobbiamo convenire sulla necessità di una forte ripresa delle iniziative di contrasto e soprattutto di prevenzione, incentivando nel contempo le politiche di disassuefazione, che riteniamo debbano essere a carico del Servizio sanitario nazionale ed inserite nei livelli essenziali di assistenza. Riteniamo, dunque, opportuno aggiornare la legge del 2003 per garantirne un'applicazione più incisiva a partire dal mondo della scuola.
Il gruppo dell'Ulivo condivide la strategia del Governo che mira a rafforzare l'impegno e ad avviare nel contempo politiche nuove per scoraggiare i fumatori, puntando soprattutto sul convincimento stabile del cittadino. Ritiene, inoltre, decisamente apprezzabile aver dedicato gran parte del programma interministeriale «Guadagnare salute» alla lotta contro il fumo con strategie specifiche di intervento, in particolare per proteggere dal fumo passivo, prevenire l'iniziazione al fumo dei giovani e aiutare i fumatori a smettere.
L'approvazione all'unanimità del disegno di legge in discussione è un importante segnale di unità che il Parlamento può offrire al Paese, un'occasione per dimostrare che il bene comune è superiore ad ogni logica di schieramento, e ritengo estremamente positivo rilevare la sostanziale trasversalità delle posizioni emersa già durante i lavori delle Commissioni.
Occorre ricordare che la Convenzione quadro sul controllo del tabacco è il primo strumento internazionale vincolante sulla salute, negoziato sotto gli auspici dell'OMS ed è bene rammentare l'importanza delle disposizioni fondamentali che prevedono: il divieto totale di pubblicizzare, promuovere e sponsorizzare il tabacco; l'obbligo di apporre avvisi sui rischi del tabacco sulle confezioni che coprano almeno il 30 per cento della superficie delle stesse; il divieto dell'uso di termini fuorvianti o ingannevoli come light e mild; la protezione dei cittadini dall'esposizione al fumo nei posti di lavoro, sui mezzi di trasporto pubblico e nei locali pubblici; l'adozione di misure volte ad eliminare la fabbricazione illegale di sigarette ed il contrabbando e, infine, l'aumento delle tasse sul tabacco.
La ratifica della Convenzione rappresenta l'atto finale di un percorso iniziato anni fa e che, oggi, può finalmente trovare il suo naturale epilogo sulla piena condivisione dell'obiettivo generale e degli obiettivi specifici ad esso strumentali.
Crediamo che il nuovo corso della lotta contro il fumo debba essere costellato non tanto da divieti quanto da alleanze strategiche come quelle con il mondo del lavoro e, su questo fronte, ci sono positivi esempi di realtà produttive che hanno messo a disposizione delle maestranze programmi di dissuasione.
Altrettanto importante, come ribadito dal Ministro della salute Livia Turco in occasione della «Giornata mondiale senza tabacco» promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità il 31 maggio scorso, la revisione del decreto legislativo n. 626 del 1994 sulla prevenzione e sicurezza sul lavoro, per inserire il fumo tra gli elementi nocivi alla salute del lavoratore.
L'ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) stima ogni anno almeno 200 mila lavoratori che muoiono a causa dell'esposizione al fumo sul luogo di lavoro. È, dunque, necessario intervenire promuovendo azioni di contrasto unite alla prevenzione con il coinvolgimento del maggior numero di soggetti e sottolineando il ruolo educativo di tutti gli attori coinvolti.
La prevenzione - come ribadito nella Convenzione che il nostro Paese si accinge a ratificare - non può prescindere dalla realizzazione di programmi di informazione e di educazione sui rischi per la salute e sull'importanza dell'adozione di stili di vita più sani. La politica, le amministrazioni, gli operatori sanitari, il mondo della scuola, le famiglie, il mondo del lavoro, della cultura, dell'informazione e dell'associazionismo potranno giocare un ruolo molto importante di stimolo e di collaborazione anche in questo contesto.Pag. 13
Un'efficace politica di contrasto al tabagismo, oltre a tutelare e migliorare la salute dei cittadini, avrà riflessi positivi sulla spesa sanitaria, riducendo i costi derivanti da gravi patologie connesse al fumo, in tal modo liberando risorse che potranno essere impegnate altrove, ad esempio a favore di politiche di riconversione delle colture di tabacco e delle attività occupazionali ad esse connesse. Anche per questo, è auspicabile che il disegno di legge di ratifica della Convenzione in discussione sia approvato il più velocemente possibile.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata De Zulueta. Ne ha facoltà.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, può sembrare abbastanza paradossale il fatto che l'Italia, che indubbiamente è il Paese europeo con la legislazione più avanzata nel campo dei limiti al tabagismo, sia quasi penultima, tra i Paesi dell'Unione europea, a ratificare questa Convenzione. Penso, ad esempio, all'esperienza della Germania, paese che pone la tutela della salute fra le priorità della sua azione di Governo, che però è in ritardo con le politiche di divieto di fumo nei luoghi pubblici e con la piena attuazione della Convenzione in discussione. Io stessa ho partecipato a servizi giornalistici tedeschi in cui si guardava con ammirazione (ed anche sorpresa) all'esperienza italiana di divieto di fumo nei luoghi pubblici. Ben venga, dunque, l'approvazione tempestiva di una ratifica.
Credo che lo strumento internazionale - lo hanno detto i colleghi - sia utile, soprattutto alla luce del fatto che, nonostante un consenso scientifico sulla pericolosità del fumo e del tabacco, il loro consumo si sta incrementando: è molto importante, pertanto, una collaborazione internazionale che metta in azione politiche e definizioni comuni (penso, ad esempio, al traffico illecito del tabacco, problema che ci ha interessato in tempi recenti con riferimento a qualche Paese vicino).
Vi è anche una clausola ambientale, anch'essa importante, perché a tutela sia dei consumatori, sia - soprattutto - dei lavoratori: il tabacco può essere una coltura pericolosa per l'alto tasso di uso di pesticidi.
Sottolineo che vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno che l'onorevole Siniscalchi intende presentare, affinché non siano sottratti fondi alla cooperazione per finanziare la lotta al tabagismo ed al nostro contributo alla Convenzione. La Francia ha una tassa di scopo per tale finanziamento: ritengo che questo sia uno strumento appropriato.
Infine, la coerenza: il mio timore è che, nel momento stesso in cui i colleghi del Parlamento si accingeranno ad approvare - con voto, spero, unanime - il disegno di legge di ratifica in esame, qualche collega, durante la discussione, esca nelle sale adiacenti all'aula per fumare. In queste sale, infatti - in cui abbiamo accesso ai computer per le agenzie di stampa - si fuma: ciò è particolarmente increscioso, alla luce del fatto che il personale che lavora in quei luoghi non può fumare, ma deve raccogliere le cicche dei parlamentari. Ritengo che dovrebbe cessare un simile comportamento - che qui viene regolarmente assunto - in un periodo in cui vi è grande attenzione dell'opinione pubblica al comportamento dei propri parlamentari e una grandissima insofferenza all'idea che qualcuno sia al di sopra della legge.
Faccio questa segnalazione con la speranza che ci saranno atti conseguenti.
PRESIDENTE. Naturalmente, la Presidenza ha recepito la sua segnalazione.
Non vi sono altri iscritti a parlare, pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2540)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione della proposta di legge Sereni ed altri: Contributo straordinario in favore dello Staff College delle Nazioni Unite, con sede in Torino (A.C. 2605) (ore 16,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge di iniziativa dei deputati Sereni ed altri: Contributo straordinario in favore dello Staff College delle Nazioni Unite, con sede in Torino.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto delle sedute del 2 agosto 2007 e del 10 settembre 2007.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2605)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La Vicepresidente della Commissione Affari esteri, deputata De Zulueta, ha facoltà di svolgere la relazione in sostituzione del relatore, deputato Marcenaro.
TANA DE ZULUETA, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, fa piacere, dopo due discussioni di disegni di legge di ratifica di Convenzioni internazionali di cui si è coralmente lamentato il ritardo, poter parlare di un'iniziativa internazionale in cui l'Italia porta avanti un'azione a sostegno di una struttura delle Nazioni Unite.
Si tratta dello Staff College delle Nazioni Unite con sede a Torino, che è stato costituito con un obiettivo: unificare in un'unica struttura le diverse entità del sistema ONU che si occupano di formazione del personale, con vantaggi sugli standard della formazione e sulla qualità dell'offerta didattica.
Lo Staff College dell'ONU di Torino nasce nel gennaio 1996 e inizialmente fu affidato in gestione all'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), con sede a Torino. Questa esperienza, anche grazie alla gestione qualificata dell'OIL, ha trovato un suo coronamento con due successive risoluzioni dell'Assemblea generale dell'ONU, che hanno riconosciuto lo Staff College affidando ad esso compiti inerenti all'attività di formazione del personale.
A partire dal 1o gennaio 2002, a seguito della risoluzione dell'Assemblea generale n. 55/278 del 2 luglio 2001, lo Staff College di Torino diviene un organismo autonomo del sistema ONU. Da allora, però, lo Staff College deve provvedere autonomamente al reperimento delle risorse finanziarie necessarie per la propria esistenza.
Dal 2009 si prevede che lo Staff College raggiungerà l'autosufficienza finanziaria, grazie ai contributi che verranno versati sia dalle agenzie e dagli organi dell'ONU per i corsi di formazione, sia da altri utenti. Per questo motivo, per il triennio 2004-2006, la legge n. 317 del 2004 aveva previsto un contributo straordinario del nostro Paese, di natura transitoria, per permettere al centro l'avvio delle proprie attività, in linea con il mandato conferitogli dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la sopracitata risoluzione.
È opportuno, quindi, che, in continuità con quella legge, con l'attuale ratifica, si possa rinnovare il finanziamento, per consentire allo Staff College di raggiungere la piena autonomia. Il finanziamento è previsto dall'articolo 1, comma 1, del provvedimento in discussione, che autorizza la concessione di un contributo annuo volontario a favore dello Staff College pari a 500 mila euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
È inutile insistere sul punto perché, credo, tutti i parlamentari saranno sensibili in ordine al fatto che è molto importante, per il nostro Paese, ospitare un centro di eccellenza delle Nazioni Unite e assumere una responsabilità così direttaPag. 15nella formazione del personale di un organismo al quale il nostro Paese riconosce un ruolo importante, anzi cruciale e centrale, nel sistema internazionale. Pertanto, auspichiamo la sollecita approvazione della proposta di legge in discussione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VITTORIO CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, lo Staff College rappresenta il terzo polo importante della presenza delle Nazioni Unite nel nostro Paese. Noi, non soltanto siamo ottimi contributori, ma siamo anche un Paese che ospita il sistema delle agenzie delle Nazioni Unite; ebbene, lo Staff College ha assunto ormai un'importanza fondamentale, proprio perché assicura al sistema delle Nazioni Unite la formazione, l'aggiornamento dei programmi e la riqualificazione del personale, in particolare quando questo debba essere impiegato, con efficacia e con tempestività, in delicate missioni a mezzo delle varie agenzie, ivi comprese le missioni a carattere umanitario e per la ricostruzione delle istituzioni locali devastate da conflitti di carattere civile o da guerre.
L'Italia, pertanto, sostiene il raggiungimento di questi obiettivi nella prospettiva di favorire lo Staff College come elemento centrale e di eccellenza nella formazione del personale delle Nazioni Unite. Attualmente va anche considerato, nel caso di Torino, la ricaduta positiva di carattere economico: un'eventuale potenziamento del centro è suscettibile di avere benefiche ricadute sul tessuto economico locale e anche sul profilo occupazionale.
La proroga del contributo in discussione si configura come un ulteriore finanziamento straordinario, che ha natura transitoria e punta, da una parte, ad ottenere il pieno consolidamento dell'attività istituzionale e, dall'altra, a concedere all'organismo una maggiore stabilità finanziaria, che permetta una programmazione a medio e lungo termine degli obiettivi da raggiungere (lo Staff College di Torino prevede di raggiungere, entro il 2009, una forma di autosufficienza).
Non più tardi di due mesi fa ho accompagnato il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che ha partecipato, all'interno dello Staff College, ad una cerimonia di chiusura dei corsi tenutisi nell'anno accademico 2006-2007. Lo stesso Ban Ki-Moon, peraltro, è ritornato nel nostro Paese proprio in questo mese e proprio a Torino, e nello Staff College si è svolto il cosiddetto Retreat 2007, che ha visto riuniti il Segretario generale e i massimi vertici delle Nazioni Unite, con quarantadue tra i massimi esponenti e responsabili dei programmi più importanti che investono i compiti e le responsabilità delle agenzie delle Nazioni Unite. Riferisco tale circostanza per osservare che Torino rappresenta, come detto prima, uno dei grandi punti di riferimento delle Nazioni Unite nel mondo e ciò, per noi, non soltanto assume giustamente un carattere di legittimo orgoglio, ma anche riveste un'importanza politico-istituzionale e strategica. Pertanto raccomando all'Assemblea una celere e pronta approvazione della proposta di legge in discussione.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Leoluca Orlando, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare il deputato Gozi. Ne ha facoltà.
SANDRO GOZI. Signor Presidente, l'istituzione dello Staff College ha rappresentato il coronamento di un lungo periodo di riflessione all'interno delle Nazioni Unite che risale agli anni Settanta e il cui obiettivo era quello di unificare in un'unica struttura le diverse entità del sistema ONU che si occupano del settore della formazione nell'ottica anche di ridurre i costi, di standardizzare i moduli formativi e migliorare la qualità dell'offerta formativa. La creazione dello Staff College, la sua istituzionalizzazione dopo un periodo legato all'Organizzazione internazionale del lavoro - come è stato ricordato -, si inseriscono negli sforzi tesi ad accrescere le capacità operative, a promuoverePag. 16e ad accompagnare la promozione della riforma del sistema delle Nazioni Unite. Il mandato dell'organismo, infatti, riguarda in particolare i settori dello sviluppo economico e sociale, della pace, della sicurezza e della gestione interna delle Nazioni Unite e recentemente è stata sviluppata anche l'attività di formazione di operatori nel campo del rispetto dei diritti umani fondamentali.
Lo statuto dello Staff College chiarisce come l'obiettivo dell'istituto sia quello di promuovere un cultura di tipo manageriale all'interno dell'organizzazione dell'ONU svolgendo attività specifiche di formazione dei funzionari internazionali. Attraverso lo Staff College si intende anche rafforzare la collaborazione tra organi dell'ONU nelle aree di comune responsabilità, aumentare l'efficacia delle diverse attività, nonché sviluppare la cooperazione con gli Stati membri, gli osservatori delle Nazioni Unite, le agenzie specializzate, le organizzazione internazionali e regionali, le ONG e, in generale, la società civile. Lo Staff College deve poi rispondere a specifiche esigenze delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite.
È stato già ricordato - ma vorrei sottolineare tale circostanza - che i principali contributi allo Staff College provengono attualmente dalle Nazioni Unite, da Governi e da fondazioni: certamente l'Italia - come ha ricordato il rappresentante del Governo - è, tra gli Stati membri, quello che eroga i contributi più consistenti. Ciò si deve anche al fatto che il concentramento nel nostro Paese del nucleo principale dell'attività di formazione dei funzionari di livello medio-alto delle Nazioni Unite ha avuto in questi anni ricadute molto positive sul tessuto economico e occupazionale locale oltre ad aver creato sinergie importanti con omologhe istituzioni italiane nel settore della formazione, a partire dalle università, e con le realtà imprenditoriali dell'area torinese.
Come sottolineato nella relazione introduttiva, lo Staff College punta a raggiungere l'autosufficienza finanziaria nel 2009 in particolare grazie ai corrispettivi ricevuti dalle agenzie e dai diversi organismi dell'ONU per l'organizzazione di nuovi corsi di formazione.
Durante la discussione svoltasi in Commissione affari esteri si è registrato un ampio consenso dei gruppi di maggioranza e di opposizione sul merito della proposta. Del resto, il Governo ha espresso e ha confermato oggi il pieno appoggio politico e finanziario per il consolidamento di una struttura che si sta rilevando molto preziosa per Torino e per il Piemonte. Ritengo che anche la recente riunione (avvenuta ai primi di settembre e testé ricordata dal sottosegretario) di oltre quaranta tra i massimi dirigenti delle Nazioni Unite - che, guidati da Ban Ki-Moon, si sono radunati a porte chiuse per la prima volta nella storia dell'organizzazione fuori da New York, proprio nella sede dello Staff College - ci indichi chiaramente quali siano le opportunità politiche che, al di là del mandato amministrativo specifico, lo Staff College offre al nostro Paese. Credo che strategicamente per l'Italia sia di grande importanza sapere che gli appartenenti alla carriera dirigenziale nell'ONU vengono a formarsi in Italia e che ciò può interagire con il tessuto italiano e con il tessuto regionale. Al di là di del suo contenuto specifico, questo progetto di legge serve ad avere più ONU in Italia e più Italia nell'ONU; è quindi un piccolo investimento ma che può avere un ritorno ben più grande. Per tali motivi, invito i colleghi a non discostarsi dalle indicazioni e dalle posizioni emerse nella Commissione affari esteri che ha votato all'unanimità a favore di questa iniziativa.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2605)
PRESIDENTE. Prendo atto che la vicepresidente della III Commissione, deputata De Zulueta, e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.Pag. 17
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sull'ordine dei lavori (ore 16,15).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Vittorio Craxi ha chiesto di parlare per dare una prima informazione rispetto alla questione, sollevata dal collega Cota e dal gruppo della Lega Nord Padania, relativa al fermo del parlamentare europeo Mario Borghezio. Ne ha facoltà.
VITTORIO CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, voglio informare l'Assemblea che, come riferito dall'onorevole Cota, l'europarlamentare italiano Borghezio effettivamente è stato fermato dalla polizia belga e tradotto nella prigione locale. Lo stato di fermo è relativo ad una partecipazione ad una manifestazione, che peraltro il sindaco di Bruxelles aveva vietato, anti-islamica in cui Borghezio si è trovato coinvolto insieme ad altri esponenti di partiti e movimenti xenofobi locali.
Il nostro ambasciatore presso l'Unione Europea Cangelosi ha assicurato non soltanto che in questo momento il console Sorrentino è presente nella locale prigione insieme all'ambasciatore italiano in Belgio Siggia ma anche che entro mezz'ora - ed io ho parlato con l'ambasciatore venti minuti fa proprio a causa di questo misunderstanding (di ciò, infatti, si tratta) - l'onorevole Borghezio sarebbe tornato pienamente in libertà.
Mi auguro naturalmente che ciò avvenga; si tratta evidentemente di uno spiacevole episodio, essendo l'onorevole Borghezio dotato di immunità parlamentare come tutti i parlamentari europei e i parlamentari italiani eletti in Europa.
L'onorevole Cota ha sollecitato tale mio intervento ed io, essendo presente in aula, mi sono attivato in tal senso; mi auguro si tratti di un incidente a seguito del quale l'onorevole Borghezio possa essere nuovamente ritenuto un cittadino libero di poter manifestare le proprie opinioni, anche in Belgio.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il sottosegretario Craxi che si è effettivamente attivato, e tutti speriamo che il problema venga risolto a minuti.
Non sono assolutamente d'accordo sulla valutazione - che mi sembra il sottosegretario Craxi abbia dato en passant - circa la manifestazione. Dalle notizie che sono in mio possesso si tratta assolutamente di una manifestazione pacifica, che si è svolta completamente nel rispetto di tutti i principi democratici che uno Stato dovrebbe garantire. Si tratta altresì di una manifestazione organizzata per richiamare l'attenzione su un fenomeno, quello della islamizzazione dell'Europa, che evidentemente oggi è sotto gli occhi di tutti.
Ritengo che, anche una volta risolta la situazione con la liberazione dell'onorevole Borghezio (peraltro ancora non verificatasi), rimanga l'assoluta gravità di quanto è successo, con riferimento alla violazione dei più elementari diritti di manifestazione, perpetrata in uno Stato - ripeto - che ospita le istituzioni comunitarie e nei confronti di un eurodeputato, rappresentante del nostro Stato, il quale si è visto limitato ed attaccato nelle sue prerogative e nello svolgimento del suo mandato elettivo.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cota.
Discussione del disegno di legge: Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione. (Già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007) (2272-ter-A) (ore 16,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione.Pag. 18
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 1o agosto 2007, nonché della seduta del 10 settembre 2007.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, deputata Sasso, ha facoltà di svolgere la relazione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, Viceministro Bastico, approda oggi in Assemblea per la discussione sulle linee generali un disegno di legge dall'iter un po' tormentato. Si tratta di uno stralcio, fortemente voluto dal presidente della VII Commissione e dalla Commissione tutta, di alcune materie attinenti la scuola contenute nel disegno di legge Bersani. Infatti il testo originariamente aveva mantenuto il titolo «Scuola, impresa, società», più attinente al testo originario, meno forse ai temi trattati. Non a caso, invece, oggi il testo, profondamente cambiato nel suo iter in Commissione, ha assunto il titolo «Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione». E che di norme urgenti si trattasse, lo dimostra il fatto che molte delle questioni qui esaminate sono state anticipate da un decreto del Governo di recente approvazione. Purtroppo per una serie di motivi, non ultimo una discussione approfondita in tutte le Commissioni su questo testo di legge, in particolare nella Commissione bilancio, occupata anche nel mese di luglio dall'esame del Documento di programmazione economico-finanziaria, il provvedimento ha rallentato il suo iter e non è stato calendarizzato in Assemblea nel mese di luglio, come l'urgenza dichiarata avrebbe richiesto, anche per il consueto affollamento di provvedimenti prima della pausa estiva.
Voglio dire subito che la discussione in VII Commissione è stata molto serena anche nel rapporto con l'opposizione, sia nel merito dei temi trattati, sia sul terreno dell'individuazione di quanto fosse necessario mantenere nel testo e di quanto fosse invece necessario rimandare ad altri provvedimenti. Con l'accordo di tutti, infatti, sono stati soppressi, stralciati ed eliminati alcuni temi contenuti in articoli del testo originario riguardanti ad esempio la disciplina degli organi collegiali. Sappiamo bene che da ben due legislature si vuol porre mano alla riforma degli organi di governo della scuola. Ma è sembrato a tutta la Commissione, anche interpretando un'opinione prevalente del mondo della scuola, che il tema dovesse essere affrontato in una legge a ciò dedicata.
Così come è stata stralciata la norma sull'equipollenza dei titoli di studio dei cittadini stranieri, valutando che anche questa tematica dovesse essere trattata in un provvedimento apposito. Tra le norme più importanti di questo testo - voglio dire che il lavoro emendativo in Commissione è stato attento e rispettoso dei pareri altrettanto attenti e puntuali di tutte le Commissioni - vi è il ripristino del tempo pieno: una necessità urgente segnalata con forza negli anni passati da un forte movimento di genitori e insegnanti, l'esigenza di ripristinare il tempo pieno non come somma di ore ma come modello pedagogico previgente al decreto legislativo 19 febbraio 2004 n. 59, in sostanza il modello delle quaranta ore come progetto unitario e non come somma di spezzoni di ore. Anche se vincoli di bilancio, richiamati con forza dalla Commissione bilancio, e la diminuzione del numero degli insegnanti in organico di diritto prevista dalla legge finanziaria non lasciano molti spazi alla norma del doppio organico prevista dalle norme previgenti al decreto n. 59 del 2004.
Il testo comunque prevede un piano triennale da definire di intesa con laPag. 19Conferenza Stato-regioni, volto a incrementare in primo luogo l'offerta di tempo pieno da parte delle istituzioni scolastiche, anche al fine di garantire condizioni di accesso omogenee su tutto il territorio nazionale - sappiamo bene che il tempo pieno si sviluppa soprattutto in alcune aree del Paese piuttosto che in altre - sollecitando risorse da definire in sede di Conferenza unificata. C'è da augurarsi che nella prossima legge finanziaria ci siano maggiori risorse sul tempo pieno, che è spesa qualificante per la scuola, per la sua qualità e per il diritto allo studio.
Molti dei commi del testo presente e soprattutto dell'articolo 1 sono, per così dire, norme chiarificatrici rispetto a novità contenute nel primo testo Bersani, come ad esempio la norma che definisce il titolo conclusivo dei percorsi di istruzione tecnica superiore - si definisce che è diploma - e che chiarisce che si tratta di titolo valido per l'ammissione a pubblici concorsi.
Nel testo in esame, inoltre, vi sono norme che migliorano e chiariscono testi precedenti: ad esempio, rispetto al testo sugli esami di Stato recentemente approvato, laddove si specifica che sostengono, altresì, l'esame preliminare sulle materie previste dal piano di studi dell'ultimo anno, i candidati, in possesso di idoneità in promozione all'ultimo anno, che non hanno frequentato il predetto anno, ovvero che non hanno, comunque, titolo per essere scrutinati per l'ammissione all'esame, onde evitare che non sostengano l'esame preliminare proprio coloro che non hanno frequentato l'ultimo anno. Si tratta di aggiustamenti, di correzioni, di chiarificazioni.
Sempre rispetto alla normativa sugli esami di Stato, vi sono, altresì, norme che ridefiniscono l'ordine con cui vengono scelti i presidenti delle commissioni. Vi è anche una norma che dispone il pagamento dei commissari, anche interni, per le commissioni di esame.
Nello stesso articolo 1, si ripristina l'ammissione agli esami di terza media e si definisce una terza prova a carattere nazionale, volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti e dalle studentesse. Tale prova, dunque, non dovrebbe essere selettiva, ma dovrebbe servire a leggere i livelli di apprendimento raggiunti alla fine della terza media dalla popolazione scolastica. Sarà, pertanto, necessario predisporre non solo le prove da parte dell'Invalsi - come già prevede il testo - ma anche modalità di analisi sui risultati delle prove stesse, così come sembra suggerire il comma 9 dell'articolo 1, che ridefinisce, rendendola più snella, anche la composizione del comitato di indirizzo del Servizio nazionale di valutazione.
Al comma 11 dell'articolo 1 si ribadisce che le indicazioni nazionali, da adottare ai sensi delle leggi vigenti, vanno emanate con regolamenti ministeriali e non con legge. D'altra parte, ciò consente - come è naturale che sia e come è previsto dalle indicazioni recentemente emanate dal Ministro Fioroni per la scuola dell'infanzia, per la scuola primaria e per la scuola secondaria di primo grado - una verifica in itinere e sul campo della validità della loro efficacia, nonché la possibilità di revisione e correzione delle stesse indicazioni senza dover ricorrere a modifiche legislative.
Tale misura, quindi, va nella direzione di sottolineare che è la scuola che decide, che cambia - vi sarà, poi, sempre un regolamento a definire il cambiamento - provando e riprovando. È la scuola che decide e non una maggioranza politica.
Al comma 13 dell'articolo 1, vi è un tema tornato più volte nella storia della legislazione scolastica: come garantire agli studenti la massima stabilità dell'organico, cioè di avere sempre gli stessi insegnanti (compatibilmente con trasferimenti ed altre necessità), soprattutto per quelle situazioni che vedono la presenza di ragazzi diversamente abili, nelle zone di grande disagio sociale, nelle scuole, negli ospedali. Il testo rimanda ad un successivo decreto ministeriale. Sarà necessario discuterne, perché è un tema veramente importante, a partire dalla stabilizzazione del precariato, che rappresenta una delle cause principali di quello che viene definito «il caroselloPag. 20degli insegnanti», che è tanto più dannoso proprio per quelle ragazze e quei ragazzi - vale per tutti, ma per loro in particolare - per i quali figure di riferimento stabili sono condizioni essenziali per un efficace apprendimento.
Vi sono anche altre questioni di grande impatto mediatico che il testo affronta. Mi riferisco a quella che la semplificazione giornalistica ha titolato come «norma anti-docenti fannulloni». Si tratta di norme riprese nel decreto recentemente approvato, che semplificano e velocizzano norme disciplinari che già esistono: non più di novanta giorni per concludere un provvedimento disciplinare e nuove procedure per le sospensioni cautelari. Discuteremo nel merito a breve. Voglio solo esprimere sommessamente l'auspicio che il necessario rigore con cui affrontare queste questioni, nell'interesse primario di chi ha diritto a una scuola seria e di qualità, non diventi l'occasione per gettare fango sulla scuola pubblica e sui docenti e che l'aggettivo «fannulloni» non diventi un automatismo nel parlare di scuola. Ritengo che valorizzare i bravi e gli onesti per combattere le mele marce, in questo come in tanti altri settori, debba rappresentare un impegno del Governo e del Ministro.
Infine, nel novero delle norme che definivo «che correggono e aggiustano», vi sono anche quelle che riguardano i recenti concorsi per dirigenti scolastici, anch'esse misure che, a mio parere, hanno carattere di urgenza. Vi sono la possibilità di essere nominati, per i vincitori di concorso, in diverso settore formativo o in diversa regione, collocandosi alla fine delle graduatorie e il riconoscimento, come titolo di accesso, dei diplomi di educazione fisica per le procedure di reclutamento. Bisognerà - e mi rivolgo al Viceministro - mettere, o tentare di mettere, la parola fine al contenzioso infinito che tali concorsi hanno determinato e forse bisognerà pensare, per il futuro, a modalità e procedure concorsuali meno ambigue, meno farraginose e meno contraddittorie.
Vi sono, ancora, norme che riguardano la possibilità di accedere alle abilitazioni per i docenti di strumenti musicali, quelle che riguardano il peso degli zainetti dei bambini delle scuole elementari e della scuola primaria di primo grado, questioni che riguardano le «sezioni primavera», vale a dire quelle sezioni che fanno da «cuscinetto» tra il nido e la scuola per l'infanzia e, infine, alcune norme che intervengono sulle questioni di difficoltà di bilancio delle scuole.
Sappiamo bene come le scuole, nel corso degli ultimi anni, abbiano avuto grandi difficoltà di bilancio; alcune sono state anticipate nel decreto di luglio, altre sono anticipate dal decreto recentemente approvato, come il pagamento delle supplenze per maternità per il personale non di ruolo e per il personale nominato in sostituzione del personale assente per maternità, da sottrarre al bilancio delle scuole e da far pagare direttamente al Ministero dell'economia e delle finanze. Altre, che erano presenti nel testo prima del parere della Commissione bilancio e che riguardavano il pagamento della TARSU o la diminuzione dell'IVA su alcune spese, sono state - su indicazione della stessa Commissione bilancio - cancellate. Tuttavia, ritengo che, forse, si potrebbe tornare a parlarne, dal momento che si tratta di spese che gravano in maniera preponderante su bilanci assai magri, soprattutto di alcune fasce scolastiche, come nella scuola primaria dove, in alcuni casi, i bilanci sono totalmente occupati dalle spese per la TARSU.
Infine, importanti sono le misure per riassegnare alle regioni i fondi non spesi per l'edilizia scolastica, da utilizzare anche per ottimizzare la messa in sicurezza e l'adeguamento a norma degli edifici scolastici. Avremo tempo, credo, signor Viceministro, nel dibattito parlamentare che vedrà in parallelo la discussione su questo provvedimento e sul testo del decreto, per valutare punto per punto le norme contenute in questo testo.
Ne ho citate alcune per dare l'idea della quantità dei temi e delle questioni su cui si interviene e su cui bisognerebbe intervenire ancora, dato che la nostra legislazione scolastica è cresciuta nel tempo - direi, si è dilatata - spesso senza cancellarePag. 21norme precedenti, sovente obsolete o inapplicabili. Non è una miscellanea questo testo; forse lo è, oggi, la legislazione scolastica.
La scuola, a mio avviso, ha urgentemente bisogno di una semplificazione legislativa, di norme snelle, comprensibili e applicabili, per poter migliorare la sua efficienza, la sua qualità, la sua efficacia e per poter, piuttosto che tagliare indiscriminatamente, riqualificare la sua spesa nell'interesse soprattutto delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi di questo Paese.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Sasso che, in qualità di relatrice di questo disegno di legge, ha svolto un ruolo molto complesso e importante all'interno della Commissione e in tutto il percorso istruttorio. Rivolgo un ringraziamento anche al presidente e ai componenti della VII Commissione, che hanno collaborato fattivamente alla costruzione di questo testo che, come ricordava l'onorevole Sasso, ha un lungo processo evolutivo e di trasformazione, sia del contenitore legislativo, sia del contenuto stesso.
L'inizio è costituito da un nucleo di norme, contenute all'interno del disegno di legge A.C. n. 2272, cosiddetto Bersani sulle liberalizzazioni. Vi è stato uno stralcio, anche a causa di una forte volontà da parte del presidente della Commissione cultura e dei suoi componenti, al quale il Ministero della pubblica istruzione non solo ha ceduto, ma che ha condiviso pienamente. Il testo originario è stato notevolmente arricchito, sia per l'inserimento di norme da parte del Governo, sia per un lavoro di normazione diretta da parte dei componenti della Commissione.
Alcune norme sono state inserite, altre sono state emendate e parzialmente o totalmente soppresse. Ritengo che ciò rappresenti una vera modalità per valorizzare il ruolo legislativo dell'Assemblea e il lavoro significativamente istruttorio e preparatorio da parte delle Commissioni che hanno istituzionalmente tale compito. In questo percorso si è trovato più di un punto di condivisione con le minoranze, sia al momento di stralciare materie particolarmente complesse e delicate - che avrebbero comunque richiesto un percorso di approfondimento parlamentare molto alto, ad esempio quelle relative agli organi collegiali - sia in relazione all'inserimento di nuove normative utili e importanti per il sistema scolastico, perché il vero significato del provvedimento in discussione è proprio quello di contenere norme che siano urgenti - come recita il titolo dello stesso disegno di legge - ma anche particolarmente utili per il funzionamento della nostra istituzione scolastica. L'allungamento del tempo procedurale di discussione, anche a causa di un lavoro molto lungo e incisivo svolto da parte della Commissione bilancio e per la complessità della materia che ha richiesto l'acquisizione del parere di dieci o undici Commissioni, ha comportato per il Governo la necessità di stralciare alcune norme, quelle che rivestivano un particolare carattere di necessità ed urgenza, per renderle immediatamente vigenti all'avvio del nuovo anno scolastico.
Questo è il senso dell'operazione che si è concretizzata nell'approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge che contiene una parte di tali norme. Vorrei far presente alla relatrice Sasso e ai componenti della Commissione cultura, che si tratta di norme sostanzialmente identiche a quelle elaborate dalla Commissione stessa. Non vi è alcuno stravolgimento del senso e del significato politico di tale intervento. Vi è stata l'accelerazione dell'entrata in vigore di alcune norme e la separazione di quella parte della normativa che non presentava i caratteri della necessità ed urgenza. Quindi, vi segnalo che, rispetto al testo oggi in discussione, il decreto contiene alcune norme che affrontano taluni aspetti in modo soltanto parziale e, pertanto, ritengo particolarmente auspicabile un percorso volto a ricompattare la materia stessa, qualora possibile,Pag. 22proprio perché si tratta di un testo a vastissimo raggio - la relatrice Sasso lo ha presentato con grande chiarezza - contenente norme ampie e diversificate.
Ebbene, ritengo molto utile, per il funzionamento della scuola, che tali norme possano trovare compattamento e unificazione. Ciò si vedrà nel corso dell'iter parlamentare del decreto-legge che contiene una parte di queste norme. Il mio auspicio è che, comunque, anche il disegno di legge in discussione, per la parte non ricompresa all'interno del decreto, possa avere un iter molto rapido, in quanto la scuola ha bisogno di tutte queste norme. Parlando della scuola intendo riferirmi a tutti gli attori della scuola stessa.
Infatti l'aspetto interessante di questa norma è che noi affrontiamo una disciplina riferita ai bisogni educativi dei ragazzi e anche alle esigenze sociali delle famiglie (mi riferisco ad esempio alla norma sul tempo pieno) e allo stesso tempo un insieme di normative essenziali per il buon funzionamento della scuola dal punto di vista finanziario, perché le scuole debbono poter aprire con la certezza di come comporre il proprio bilancio e degli elementi sui quali poter gestire le proprie scelte finanziarie.
Voglio ricordare in questa sede che la legge finanziaria dello scorso anno ha stabilito una innovazione importante nella modalità di finanziamento della scuola assegnando alle scuole risorse determinate attraverso due soli grandi capitoli: è quello che abbiamo denominato il «capitolone». Ciò ha comportato una sorta di «budgettizzazione» della risorsa finanziaria a favore delle scuole proprio per aumentare i livelli di autonomia, di scelta e di responsabilità della scuola stessa. È chiaro che avere una «budgettizzazione» senza poter fruire di una certezza normativa è una contraddizione insanabile, perchè da un lato invitiamo la scuola alla responsabilità e alla scelta, ma dall'altro le sottraiamo quest'opportunità nel momento in cui, ad esempio, deve pagare supplenze lunghe, quali quelle di maternità, del tutto incontrollabili e non determinabili dalla scuola stessa.
Questa norma, contenuta nel testo in esame, che è importantissima, è necessaria proprio per responsabilizzare le scuole e per garantire loro un funzionamento sereno che non determini la produzione di debiti: è questo il senso di una normativa che favorisce il funzionamento.
Nei confronti di altri attori, quali ad esempio gli insegnanti, credo ci siano aspetti importanti che da un lato rasserenano ed eliminano alcune problematicità delle norme sul reclutamento, dall'altro però contengono un impegno affinché le sanzioni disciplinari (che sostanzialmente rimangono quelle del quadro normativo vigente) siano erogate con una tempistica e con un'efficacia particolarmente rasserenanti. Ritengo infatti che 90 giorni, al massimo 120, siano un tempo adeguato per far scattare l'idonea sanzione disciplinare a fronte di comportamenti lesivi dei ragazzi o comunque delle persone che vivono nella scuola.
Un'altra norma molto importante è quella che ha rafforzato la possibilità di utilizzo della sospensione cautelare, perché ci sono momenti nella scuola che possono essere caratterizzati da una forte tensione, dalla perdita della fiducia tra la famiglia e l'istituzione scolastica o uno o due docenti in particolare. Ritengo pertanto che questo strumento, che allenta quella tensione togliendo il docente da una situazione grave per egli stesso e grave anche per il rapporto con le famiglie, sia assolutamente adeguato.
Vorrei, inoltre, ricordare le norme sugli esami di Stato: credo che sia particolarmente importante avere proposto il ripristino dell'ammissione all'esame in terza media riportando anche lì, come abbiamo fatto nell'esame di quinta superiore, una separazione tra i due momenti, quello della valutazione dei docenti del consiglio di classe (con l'esito dell'ammissione o non ammissione dello studente) e quello della valutazione successiva da parte di una commissione che, quale rappresentante dello Stato, giudica il rendimento del ragazzo e, quindi, in qualche modo anche l'intera organizzazione scolastica.Pag. 23
Come vedete le norme sono molto ampie, anche diversificate, ma hanno tutte un carattere: l'utilità e il miglioramento del funzionamento della nostra scuola. Ve ne sono altre che mi auguro davvero possiamo recuperare. Si citavano, ad esempio, il tema della TARSU, il miglioramento delle condizioni per il pagamento dell'IVA, almeno sul materiale di carattere strettamente didattico del funzionamento della scuola e la norma importantissima sull'edilizia scolastica.
L'insieme di queste norme - lo ripeto - ha il carattere dell'utilità e del miglioramento del funzionamento di tutta la scuola e della qualità della vita di coloro che nella scuola vivono ed operano.
Credo che sia importante anche ciò che ricordava l'onorevole Sasso ossia che giungerà probabilmente il momento in cui si dovrà chiarire la normativa che si è succeduta negli anni. Voglio rammentare, infatti, che l'ultimo Testo unico relativo all'ordinamento scolastico risale al 1996 e che, da allora in poi, è stato rivisitato da una vastissima normazione successiva, a volte contraddittoria. Quindi credo che anche il disegno di legge in oggetto potrà essere eventualmente inserito all'interno di un Testo unico, qualora il Parlamento decidesse di fornire all'ordinamento scolastico l'opportunità di riordino di una normativa divenuta davvero particolarmente complessa e che, essendo rivolta ad una molteplicità amplissima di interlocutori, ha un estremo bisogno di chiarezza e quindi di semplificazione.
PRESIDENTE. Avverto che secondo le intese intercorse come comunicato all'Assemblea nella seduta di ieri, il seguito della discussione sulle linee generali, con gli interventi dei deputati iscritti a parlare, è rinviato ad altra seduta.
Sull'ordine dei lavori (ore 16,48).
PRESIDENTE. Avverto che sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna l'organizzazione dei tempi per l'esame dei disegni di legge di ratifica n. 2597, n. 2691, n. 2706 e n. 2929, di cui, ove conclusi dalla Commissione, è previsto l'esame nella seduta di domani.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 12 settembre 2007, alle 12,30:
(ore 12,30 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata).
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1558 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) (Approvato dal Senato) (2931).
e dell'abbinata proposta di legge: NICCO ed altri (2206).
- Relatore: Ranieri.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro dell'Organizzazione mondiale della sanità - OMS - per la lotta al tabagismo, fatta a Ginevra il 21 maggio 2003 (2540-A).
- Relatore: Siniscalchi.
3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
SERENI ed altri: Contributo straordinario in favore dello Staff College delle Nazioni Unite, con sede in Torino (2605).
- Relatore: Marcenaro.
4. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America in merito alla conduzione di «ispezioni su sfida» da parte dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ai sensi della Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione, fatto a Roma il 27 ottobre 2004 (ove concluso dalla Commissione) (2597).
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione culturale, scientifica, tecnologica e nel campo dell'istruzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro, con Annesso, fatto a Nicosia il 6 giugno 2005, e Scambio di Note verbali fatto a Roma il 23 ottobre 2006 e il 3 novembre 2006 (ove concluso dalla Commissione) (2691).
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno del Bahrain sulla promozione e la protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Manama il 29 ottobre 2006 (ove concluso dalla Commissione) (2706).
S. 1473 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese relativa al traforo stradale del Monte Bianco, fatta a Lucca il 24 novembre 2006 (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione) (2929).
5. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato nella XIV legislatura (Doc. IV-ter, n. 5-A).
- Relatore: Buemi.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Giovanardi (Doc. IV-ter, n. 6-A).
- Relatore: Mantini.
6. - Discussione di una domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Ferrigno (Doc. IV, n. 7-A).
- Relatore: Giovanardi.
(ore 15).
7. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 16,50.
Pag. 25ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA NN. 2597, 2691, 2706 E 2929
Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 11 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora 29 minuti |
L'Ulivo | 12 minuti |
Forza Italia | 14 minuti |
Alleanza Nazionale | 9 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 5 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 7 minuti |
Lega Nord Padania | 6 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 4 minuti |
Italia dei Valori | 4 minuti |
La Rosa nel Pugno | 4 minuti |
Comunisti Italiani | 4 minuti |
Verdi | 4 minuti |
Popolari-Udeur | 4 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI | 4 minuti |
Misto | 8 minuti (Minoranze linguistiche: 2 minuti; Movimento per l'Autonomia: 2 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 2 minuti La Destra: 2 minuti) |