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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 209 di lunedì 24 settembre 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 17,10.
VALENTINA APREA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 settembre 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Amici, Barbieri, Bersani, Bindi, Boco, Bonino, Cento, Chiti, Colucci, D'Alema, D'Antoni, D'Elia, Damiano, De Castro, De Piccoli, Di Pietro, Di Salvo, Donadi, Duilio, Fioroni, Folena, Forgione, Forlani, Franceschini, Galante, Gentiloni Silveri, Landolfi, Lanzillotta, Levi, Marcenaro, Maroni, Melandri, Minniti, Morrone, Leoluca Orlando, Parisi, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Razzi, Realacci, Rutelli, Santagata, Sgobio, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Su un lutto del deputato Umberto Ranieri.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Umberto Ranieri, presidente della III Commissione (Affari esteri e comunitari), in data 21 settembre 2007 è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Informativa urgente del Governo sul sequestro e la liberazione di due militari italiani in Afghanistan (ore 17,15).
PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul sequestro e la liberazione di due militari italiani in Afghanistan.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro della difesa)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, Arturo Parisi.
ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. Signor Presidente, colleghi deputati, l'episodio del quale con la presente informativa intendo dare conto ha coinvolto - a partire dalla giornata diPag. 2sabato 22 settembre, l'altro ieri - quattro persone, delle quali due italiani e due afgani.
I due italiani sono militari inquadrati nel Servizio, al momento ancora denominato Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, e, in quanto tali, istituzionalmente preposti a garantire la cornice informativa e di sicurezza necessaria al successo della nostra azione in Afghanistan.
Più nel dettaglio, i nostri operatori erano incaricati di mantenere e sviluppare dei rapporti con la popolazione civile e le autorità locali per individuare le migliori forme di collaborazione e convivenza, nonché di raccogliere informazioni utili a tutelare la protezione del contingente dalla minaccia terroristica.
Tale attività - che prevede l'effettuazione di lunghe missioni al di fuori della cornice di sicurezza garantita alle nostre unità militari in teatro e che, quindi, implica l'assunzione dei conseguenti rischi -, ha consentito, nei diversi anni di permanenza in area del contingente, di evitare numerosi attacchi terroristici non solo alle truppe nazionali, ma a tutta la forza ISAF.
Se nei giorni appena trascorsi non si è inteso divulgare la loro effettiva posizione è stato solo nell'intento di proteggere, nel migliore dei modi, la loro incolumità. Anche ora, ritengo sia doveroso mantenere l'assoluta discrezione sulla loro identità, per la serenità loro e dei loro cari, che ovviamente sono stati sempre e tempestivamente informati degli eventi.
Ma credo sia chiaro a tutti che stiamo parlando di personale di eccezionale valore, dotato di un altissimo senso dello Stato, che lo spinge a rischiare personalmente - anche molto, anche la vita - per l'interesse della Repubblica.
Venendo alla descrizione degli eventi, nel corso di una missione informativa nella provincia di Herat i due italiani, assieme ad un interprete e ad un accompagnatore afgano, sono stati fermati e sequestrati nella mattinata (ora locale) di sabato 22 settembre vicino a Shindand da un gruppo afgano di uomini armati.
A seguito del mancato collegamento radio con il comando di appartenenza hanno avuto inizio le operazioni di ricerca. Il comandante del Regional command west attuava tutte le predisposizioni necessarie mettendo in allerta gli assetti disponibili e, in particolare, il velivolo predator (aereo da ricognizione senza pilota), la componente elicotteri CH47 e A129 mangusta e le forze ISAF presenti nell'area delle operazioni, al fine di essere in condizione di fornire, con rapidità, ogni tipo di sostegno possibile in relazione allo svilupparsi della situazione informativa sulla sorte dei quattro ostaggi.
Quindi, veniva instaurato uno stretto raccordo con il comandante italiano delle Forze speciali ISAF operanti nella regione ovest, al quale veniva affidata la responsabilità di gestire lo sviluppo della situazione e di pianificare, avvalendosi anche di altri assetti alleati disponibili, un eventuale intervento per liberare gli ostaggi, ove se ne fossero presentate le condizioni. Pertanto, veniva tenuto in volo, con continuità, un velivolo senza pilota predator per monitorare l'area di possibile presenza degli ostaggi e venivano ridislocati, nella base di Farah, assetti elicotteristici nazionali ed alleati (un CH47, quattro A129 mangusta e due elicotteri spagnoli per supporto logistico). Nel frattempo, con il concorso degli elementi informativi messi a disposizione da tutti gli alleati - in particolare, voglio ricordare il contributo specifico fornito dagli inglesi, dai tedeschi e dagli Stati Uniti - nonché grazie ad elementi di intelligence Humint ottenuti dai nostri servizi in teatro, si veniva delineando un quadro informativo che individuava, con buone probabilità, la presenza degli ostaggi nella parte meridionale della regione ovest, distretti di Shindand e Farah.
Nel primo pomeriggio del 23 settembre, cioè ieri, a seguito della localizzazione dei rapitori e della successiva monitorizzazione dei loro movimenti, le forze ISAF hanno ricevuto, da chi vi parla, in accordo con il Presidente del Consiglio, con il quale è stato mantenuto in queste ore un contatto costante, l'autorizzazione a pianificarePag. 3ed eventualmente condurre un'operazione militare per la loro liberazione, qualora si fossero presentate le condizioni ambientali necessarie per un positivo intervento.
In tale circostanza sono state impartite direttive chiare ed essenziali. In primo luogo, l'obiettivo di una eventuale operazione di liberazione doveva tendere alla salvaguardia della vita di tutti e quattro gli uomini rapiti. Si doveva, inoltre, ridurre al massimo il rischio di coinvolgimento dei civili afgani. Pertanto, sulla base di queste indicazioni, l'operazione è materialmente scattata alla prima e verosimilmente ultima occasione che si è resa disponibile.
Avendo localizzato, nelle prime ore della giornata di oggi, due veicoli ruotati riconducibili ai rapitori che si dirigevano dalla provincia di Farah verso il sud dell'Afghanistan, si è deciso di intervenire. L'azione è stata pianificata e condotta insieme da forze speciali ed elicotteri italiani e britannici e ha portato alla liberazione degli ostaggi. Al pari della copertura informativa assicurata dall'intelligence, anche l'azione diretta ha visto il coinvolgimento sia di unità italiane, sia di reparti alleati, tutti facenti parte dell'ISAF. Nell'ambito dell'alleanza, infatti, esistono procedure e meccanismi di coordinamento e di intervento appositamente predisposti per le varie circostanze.
Questi meccanismi sono entrati regolarmente in funzione anche in questa circostanza, dimostrando l'assoluta validità operativa della cooperazione tra alleati.
L'azione di liberazione purtroppo è stata cruenta, giacché i criminali si sono dimostrati assolutamente risoluti a reagire con le armi fino alle estreme conseguenze.
Uno dei nostri militari rapiti è stato gravemente ferito; al termine di approfonditi esami, l'equipe medica sta, in queste ore, valutando la possibilità di procedere a un intervento chirurgico.
L'altro militare, anch'egli ferito, ha riportato la frattura della spalla e della clavicola sinistra; è stato operato presso l'ospedale militare britannico di Camp Bastion. Le sue condizioni non destano preoccupazioni. Dei due afgani facenti parte del gruppo rapito, uno è deceduto e l'altro ha riportato ferite alla gamba destra.
Nell'azione di fuoco che si è prodotta al momento dell'intervento e secondo le prime informazioni disponibili, sarebbero rimasti uccisi nove rapitori. Della presenza di un possibile decimo rapitore non si hanno conferme certe.
Da parte delle forze ISAF non si sono registrati feriti, né vi sono stati civili coinvolti a conferma della professionalità degli operatori che hanno condotto l'azione e della correttezza delle scelte operative e tattiche effettuate dalla catena di comando ISAF.
Onorevoli colleghi, questi che ho descritto sono i fatti, così come risultano al meglio delle nostre conoscenze attuali, che ho ritenuto doveroso portare al più presto alla vostra attenzione, pur tenendo conto dell'esigenza di riservatezza sugli aspetti prettamente militari e di intelligence riguardo all'evento, poiché va sempre tenuta a mente la necessità imprescindibile di salvaguardare, con responsabile riservatezza, la sicurezza dei nostri militari e di quelli alleati operanti in un teatro non certo facile.
Debbo ribadire e riconoscere che, durante questi giorni, l'Italia ha potuto godere della totale solidarietà dei nostri alleati, dal Governo afgano, al Segretario generale delle Nazioni Unite, di cui abbiamo avuto testimonianza anche durante l'incontro, ad alto livello, sull'Afghanistan svoltosi ieri a New York.
Anche in questa circostanza si è dimostrato quanto sia indispensabile la coesione della comunità internazionale e la gestione collettiva di un problema, quello della nostra sicurezza, che non presenta più i tradizionali limiti territoriali che abbiamo ereditato dalla nostra storia.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mattarella. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, a nome del gruppo dell'Ulivo desideroPag. 4ringraziare il Governo per aver avvertito con prontezza l'esigenza di informare il Parlamento di quanto avvenuto. Lo ringrazio anche per il contenuto delle comunicazioni, che apprezziamo.
Vi è, da parte nostra - credo condiviso ampiamente - un apprezzamento per l'esito positivo e veloce di questa drammatica vicenda che ha rimosso i sentimenti di angosciata preoccupazione che si erano diffusi alla notizia del rapimento, anche se il sollievo viene offuscato dalla notizia della morte di uno degli afgani che erano insieme ai nostri militari e dal ferimento dei nostri militari, in particolare dal grave ferimento di uno dei due.
L'operazione è stata condotta con prontezza, con esito positivo e velocemente. Verosimilmente si trattava dell'unica strada possibile per liberarli.
Quindi, va manifestato l'apprezzamento per la capacità manifestata dalle nostre Forze armate e da quelle dei Paesi alleati che hanno collaborato e va manifestata - noi lo facciamo con convinzione - una grande riconoscenza per i due militari impegnati, come il Ministro ci ha appena detto, in un'azione delicata, difficile, rischiosa, ma essenziale per la sicurezza del nostro contingente in quella missione.
Il senso di riconoscenza nei confronti di questi due militari e di quanti svolgono questo compito si affianca, naturalmente, all'augurio per la loro salute e per una completa guarigione di entrambi i nostri militari coinvolti in questa vicenda, che si è risolta ma che rimane comunque drammatica.
La riconoscenza che intendiamo esprimere comporta - condividiamo su questo aspetto quanto il Governo ha appena comunicato - l'esigenza che venga tutelata la segretezza dei nomi dei due militari, affinché venga rispettata questa essenziale condizione di sicurezza e di garanzia per la loro personale situazione. La riconoscenza si estende - e intendo, a nome del mio gruppo, esprimerla con convinzione - al compito che svolgono le nostre Forze armate in quella missione e in tante altre del mondo, alla dedizione, alla serietà, al senso di umanità e alla grande professionalità con cui svolgono questi compiti. La missione che svolgono in Afghanistan è importante per la comunità internazionale e per la lotta al terrorismo internazionale. Essa è nata e si è sviluppata in chiave multilaterale, con la partecipazione di tanti Paesi europei che, insieme al nostro, vi collaborano in maniera importante e decisiva.
In questa missione, come in altre, le nostre Forze armate sono impegnate in maniera - lo ripeto - che esprime e manifesta costantemente grande professionalità e grande senso di umanità. Alcuni di esse, come questi due militari, svolgono compiti rischiosi e particolarmente delicati. A loro e alle nostre Forze armate intendiamo ribadire la nostra vicinanza e riteniamo che sia importante il modo efficace con cui il Governo ha gestito questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boniver. Ne ha facoltà.
MARGHERITA BONIVER. Signor Presidente, anche io ringrazio il Ministro per la sua informativa sui fatti delle ultime quarantotto ore, che hanno visto mettere in pericolo la vita dei nostri militari. È con grande sollievo, quindi, che abbiamo vissuto queste ultime ore, dal momento in cui abbiamo avuto la notizia che, grazie ad un blitz alleato, i nostri militari sono stati liberati. Tuttavia, a questo sollievo si aggiunge anche una grande apprensione per le notizie che riguardano la salute di uno dei due, che pare versare in condizioni gravissime.
Finisce così temporaneamente un incubo, signor Ministro, ma per lo meno non si ripropone quell'incubo che abbiamo vissuto tutti quanti durante le lunghe e devastanti trattative per la liberazione del giornalista Mastrogiacomo. Ricordo perfettamente un suo eloquente silenzio sulla qualità di quelle trattative, che hanno visto coinvolgere l'onore del Governo afgano, che ne è uscito profondamente indebolito, con la liberazione dei cinque terroristi (se non erano addirittura di più) che sonoPag. 5stati scambiati per la vita del nostro giornalista. Così come ricordiamo l'eccellente intervento in questa Assemblea del presidente Fini che si è rivolto al Governo per avere risposte che, in realtà, non sono mai state fornite sulla reale natura di quella trattativa e su quanto tutto ciò peserà - credo a lungo - sulle relazioni bilaterali.
Sappiamo che il Presidente afgano Karzai ha disposto, anche pubblicamente, che mai più ci sarebbero stati scambi di prigionieri nei confronti dei cittadini rapiti sul territorio afgano. Questa volta, se non altro, è stata sventata un'ennesima umiliante trattativa che avrebbe ulteriormente indebolito il già debole Esecutivo Karzai.
Questo Esecutivo, comunque, rimane l'unico baluardo visibile; inoltre, questo è l'unico momento in cui si può veramente affermare che la missione, iniziata nel 2001, non è assolutamente esemplare, in quanto sappiamo che il motivo principale per il quale si stanno impegnando in quel remoto Paese militari di tante nazioni è proprio per quello di sconfiggere il terrorismo, che sul territorio afgano ha trovato un fertile incontro con il fondamentalismo di stampo religioso e retrogrado, che purtroppo continua ancora ad espandersi.
Sappiamo anche che la situazione in Afghanistan è tutt'altro che in via di miglioramento e che l'operazione delle Forze alleate incontra difficoltà assolutamente da non sottovalutare. Tuttavia, dobbiamo interrogarci - credo anche in questa occasione - sul come stiamo in Afghanistan, in quanto lei sa, signor Ministro, che i tanti caveat che il nostro Paese - non il solo, per la verità - ha posto alla presenza militare in Afghanistan sono fonte anche di irritazione nei confronti dei nostri alleati e sono anche, probabilmente, fonte di una crescente insoddisfazione in alcuni settori delle Forze armate, che vorrebbero probabilmente operare in modo più netto e più visibile.
Non ci convince nemmeno la lesina che, in qualche modo, siamo costretti ad usare nei confronti dei nostri militari, perché anche questo è un fattore, che potrebbe indebolire la nostra presenza all'interno di una missione che, ripeto, consideriamo assolutamente fondamentale. Quindi, sul perché siamo in Afghanistan non dovrebbero esserci dubbi...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARGHERITA BONIVER. ...ma sul come evidentemente i dubbi ci sono e probabilmente non sono destinati a scomparire. Abbiamo votato «sì» malvolentieri - come lei sa, signor Ministro - sulla missione in Libano...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, per favore.
MARGHERITA BONIVER. ...ma consideriamo il ruolo di opposizione, in questo frangente, assolutamente utile per dimostrare ancora una volta il nostro pieno apprezzamento allo splendido lavoro che svolgono i militari italiani, sia in Libano, sia soprattutto in Afghanistan, teatro difficilissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, signor Ministro e colleghi, in un momento in cui - come ricordava l'onorevole Mattarella - in tutti gli italiani si mescola il senso del sollievo per la felice conclusione del rapimento dei nostri due militari con l'apprensione che vi è per le condizioni di salute di uno dei due soldati - condizioni di salute, signor Ministro, certamente molto, molto gravi - desidero, a nome del mio gruppo, esprimere innanzitutto il senso di solidarietà nei confronti delle Forze armate (e non soltanto di coloro che sono impegnati nel teatro afgano) e, ancor più forte, il senso di vicinanza umana con le famiglie dei nostri due militari.
Contemporaneamente non ho alcuna difficoltà, signor Ministro, ad esprimere l'apprezzamento del mio gruppo per l'informativa che ella ha voluto tempestivamente fornire alla Camera dei deputati e anche per il doveroso riserbo con cui haPag. 6voluto garantire la sicurezza di coloro, che nel teatro afgano sono impegnati in operazioni che, in ragione della loro natura, necessitano di discrezione.
Ella ci ha detto che, a nome del Governo e d'intesa con il Presidente del Consiglio, si è assunto la responsabilità di autorizzare il blitz che ha portato alla liberazione dei nostri due soldati e dei cittadini afgani che cooperavano con i nostri due militari. Anche da questo punto di vista, signor Ministro, si è trattato di una scelta obbligata e l'assunzione di responsabilità le fa onore.
È stata una scelta obbligata perché chi conosce, se pur in modo superficiale, la realtà di quel Paese sa che non ha senso chiedersi se coloro che avevano rapito i nostri militari fossero dei talebani combattenti o dei banditi di strada, perché è davvero molto, molto difficile porre il confine tra l'una e l'altra organizzazione.
Organizzare il blitz militare è stata una scelta obbligata anche in ragione dei precedenti che tennero tutta l'Italia con il fiato sospeso, in ragione della doverosa credibilità che le nostre Forze armate - e quindi il nostro Governo - devono avere agli occhi del Premier Karzai e agli occhi degli alleati.
Si è trattato - lei lo ha detto molto chiaramente - di un'operazione obbligata, con ragionevoli garanzie di successo, tesa a liberare due militari impegnati in un'azione strettamente connessa alla natura della missione ISAF e del ruolo delle nostre truppe. Ciò ha significato prendere accordi con i ras, i capitribù locali, onde garantire un'operatività dei nostri soldati in ragionevoli condizioni di sicurezza. Non si è trattato, quindi, di un'operazione di guerra, ma di un'operazione volta a garantire la sicurezza dei nostri soldati.
Mi ha fatto particolarmente piacere che ella, onestamente, abbia detto che è stato utilizzato, per rendere il blitz ragionevolmente sicuro, un aereo, il Predator, di cui qualcuno anche in quest'aula, indicando una presunta natura bellica e offensiva, aveva auspicato il mancato invio a sostegno delle nostre truppe in Afghanistan. Non è questo, comunque, il momento per polemizzare: credo che sia il momento per esprimere soddisfazione per la liberazione dei due militari ed auspicio per la guarigione del ferito.
È evidente che, almeno per quel che ci riguarda, la missione di pace deve proseguire, garantendo sempre di più una condizione di effettiva sicurezza dei nostri soldati. Signor Ministro, anch'io, come l'onorevole Boniver nel suo intervento, le chiedo se, alla luce anche di questa pagina, non sia arrivato il momento di rivedere, nell'ambito delle cosiddette «regole di ingaggio», l'opportunità di rimuovere alcuni di quei caveat, che anche in questa circostanza hanno reso l'impiego dei nostri soldati certamente doveroso e connesso alla natura della missione, ma complicato, difficile e - ce lo auguriamo, pur in presenza delle condizioni del ferito - tale da non mettere a rischio la vita dei nostri soldati (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Ministro, prima di entrare nel merito dell'informativa vorrei anch'io associarmi al cordoglio e alla preoccupazione per la vita umana di un accompagnatore afgano morto in questa operazione e per la preoccupazione relativa ai due militari (in particolare uno), che, sottoposti ad un'azione di forza che è stata necessitata per la loro liberazione, sono ancora in una condizione nella quale almeno uno di loro rischia addirittura la vita. Vorrei, quindi, tributare una solidarietà convinta da parte del nostro gruppo alle famiglie dei militari e dei civili coinvolti in questa operazione di liberazione e ricordare anche, in questo senso, la solidarietà che il nostro gruppo conferisce a tutti i militari impegnati nelle missioni in giro per il mondo.
Signor Ministro, è evidente però che la nostra discussione deve riferirsi, oltre che all'esame dettagliato - che lei ha voluto prontamente fornirci - dell'operazione diPag. 7liberazione degli ostaggi, anche a quanto sta avvenendo in quel teatro di guerra. Non condivido l'idea - lo dico subito - che possano esservi caveat diversi per il nostro esercito, perché, se si modificasse la regola di ingaggio relativa all'impiego dei nostri militari - quindi se anch'essi fossero associati alle operazioni belliche vere e proprie che si svolgono nel sud del Paese - i rischi per gli stessi militari coinvolti, in particolare per i nostri, sarebbero ancora maggiori.
In questo senso, riteniamo che si debba porre una grande attenzione sullo sviluppo della situazione in Afghanistan e su cosa concretamente il nostro Governo può e deve fare, perché è evidente che debba esserci da parte nostra, collegialmente, un'attenzione per la sicurezza dei nostri militari, ma nel contempo anche una consapevolezza di come superare la fase ormai endemica di guerra che si è determinata in quel Paese.
Noto con dispiacere che ci sono ancora accenni polemici da parte di alcuni esponenti del centrodestra sulla eventuale irritazione di nostri alleati rispetto alle nostre regole di ingaggio, scelte autonomamente e con sovranità nazionale, in piena coscienza e consapevolezza.
È una polemica che non solo respingo, ma che ritengo sbagliata, anche perché, sulla base degli impegni che questo Parlamento ha sottoscritto, dovremmo essere noi abbastanza sorpresi e anche, nell'atto di richiederlo con maggiore forza, impegnati in una soluzione politica, che invece non viene presa in considerazione proprio da alcuni degli alleati che in questo momento compongono il contingente multinazionale dell'ISAF.
Per questo motivo penso che dobbiamo proseguire nella direzione di una soluzione politica, che possa essere complessivamente considerata come la vera soluzione alla sicurezza dei nostri militari, perché, quando abbiamo inviato con convinzione i contingenti militari italiani per un'azione di interposizione in Libano, lì non si è sparato più e si è prodotta una tregua che dura ancora e che, data l'esplosività della situazione in quella regione, è certamente un dato da segnare a favore dell'azione della politica estera del nostro Paese.
Abbiamo ereditato la presenza all'interno del contingente multinazionale dell'Afghanistan dopo aver cessato la partecipazione alla missione in Iraq e penso che questa eredità sia stata onorata anche rispetto agli impegni che erano stati presi.
PRESIDENTE. La invito concludere.
GENNARO MIGLIORE. Con grande senso di responsabilità, abbiamo sempre affermato che la nostra determinazione era quella di far cessare la guerra ed è per questo che la invito ancora una volta, Ministro, in occasione del prossimo dibattito che si terrà alle Nazioni unite anche sull'evoluzione della situazione...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GENNARO MIGLIORE. ...in Afghanistan, a intervenire con ancora maggiore forza. Inoltre, rinnovo ovviamente i sensi del ringraziamento al Governo per l'azione di liberazione degli ostaggi (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, a nome del gruppo Sinistra Democratica per il Socialismo europeo mi unisco al ringraziamento al Governo per la sua tempestività e per il carattere, le argomentazioni e l'attenzione con la quale l'informativa è stata consegnata al Parlamento, naturalmente con il riserbo doveroso che era d'obbligo in una situazione come questa.
A nome del mio gruppo, voglio esprimere la solidarietà più affettuosa e la vicinanza più contigua alle famiglie dei militari italiani che sono stati feriti e, contemporaneamente, esprimo un cordoglio luttuoso e sincero per l'accompagnatore afgano che è stato ucciso.Pag. 8
La vicinanza e la solidarietà alle Forze armate italiane presenti in Afghanistan, così come in altri Paesi, è per il mio gruppo una certezza e un sentimento che intendo qui rappresentare. Oltre ad esprimere la solidarietà, la vicinanza e, contemporaneamente, il sollievo per essere passati, per fortuna rapidamente, dallo sgomento e dall'ansia di ieri alla notizia della liberazione di oggi, intendo argomentare brevemente anche qualche riflessione sulla situazione afgana, perché non vi è dubbio che ciò che è successo dimostra la difficoltà di una situazione rispetto alla quale penso non ci si possa rassegnare.
Si tratta di una situazione difficile sicuramente per le persone, civili e militari, che si trovano in quel luogo, ma difficile anche per le persone afgane e per quel Paese. Non ci si può rassegnare.
Allora, credo che sia giusto, opportuno, importante e utile compiere un'analisi di realtà e un bilancio. Penso che sia giusto che l'Italia sia «capofila» e si assuma la responsabilità di suggerire un bilancio, da parte della comunità internazionale, tra gli obiettivi che essa persegue e l'efficacia della sua azione.
Tuttavia, poiché tale mia affermazione potrebbe essere equivocata, intendo essere molto precisa: ho ascoltato, per esempio negli interventi di colleghi dell'opposizione, argomentare la necessità di modificare le regole di ingaggio. Io penso, al contrario, che sia necessaria un'analisi di realtà e una verifica del rapporto dell'efficacia dell'azione della comunità internazionale, ma penso anche che la distanza tra gli obiettivi, la difficoltà - che è, evidentemente, sotto gli occhi di tutti - non debba rappresentare l'occasione per cambiare le regole di ingaggio, bensì consigliare di accelerare una riflessione per la soluzione politica più utile. Se le regole di ingaggio venissero cambiate, sicuramente non troverebbero il consenso del gruppo Sinistra Democratica per il socialismo europeo.
Il Governo si era impegnato e si è impegnato per una conferenza di pace. Penso che il dibattito all'ONU di bilancio sulle diverse missioni militari, che si svolgerà a novembre, possa essere l'occasione in cui l'Italia, che ha acquisito, da quando è in carica questo Governo, una grande credibilità internazionale per le scelte equilibrate e il contributo alla pace che ha saputo dare in Libano e non solo (penso all'equilibrio con cui ha anche affrontato complessivamente le questioni mediorientali), dunque forte del suo prestigio internazionale, possa, in tale sede, chiedere alla comunità internazionale di stilare un bilancio reale del rapporto tra i mezzi e le scelte da essa rappresentate e l'efficacia di quella azione e, sulla base di ciò, avviare una riflessione ulteriore per una soluzione politica, perché non ci si può rassegnare, per l'appunto, alla tragedia di quella situazione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,50)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Ministro, onorevoli colleghi, mi soffermo su alcuni punti della sua sobria e direi particolare relazione, dove non si sono registrati spunti che possano mettere in discussione né la validità dell'operato del Governo, né tantomeno delle nostre Forze armate.
Voglio dirle che il fatto più importante è che finora - al di là di alcuni accenti, volti a far risaltare posizioni che già conoscevamo - mi pare che l'unanimità degli interventi succedutisi abbia avuto il tono di piena assunzione di disponibilità ad accettare e accogliere la sua relazione.
Mi preme sottolineare questi aspetti: l'azione è stata dovuta al fatto che due nostri militari si trovavano in Afghanistan per assicurare una cornice informativa e di sicurezza al nostro contingente. Il silenzio è stato utile per proteggere la loro incolumità e anche quella degli altri operatori in quella zona. Vi è stata un'assunzione di responsabilità da parte del GovernoPag. 9e sua personale, d'accordo con il Presidente Prodi, per decidere l'azione armata per la liberazione. Ha parlato di contributo specifico di inglesi, tedeschi e americani. Ha sottolineato la validità della cooperazione nelle alleanze e ha affermato - ci fa piacere - che non vi è alcun civile ferito nell'azione, anche se con amarezza dobbiamo purtroppo constatare che un accompagnatore afgano ha perso la vita ed un nostro militare è in condizione di salute pericolose. Ha parlato di un teatro non certo facile e ha aggiunto che bisogna esprimere solidarietà ai nostri alleati. Alla luce di tutto ciò, mi pare si stia effettivamente delineando la presenza precisa di una linea di politica estera del Governo che condividiamo.
L'azione che è stata posta in essere ci ha tolto dall'imbarazzo, purtroppo già altre volte verificatosi, di dover trattare ed in ciò potrebbe ravvisarsi una certa dissonanza con i nostri alleati in termini di solidarietà. Anche altri Paesi si sono trovati in difficoltà rispetto ad azioni di sequestro che avevamo patito e risolto in maniera non certamente univoca e solidale rispetto ad altre operazioni svolte nei confronti di cittadini di Paesi nostri alleati. Ritengo che in politica estera un Paese si dimostri importante, capace di avere tono internazionale quando nel suo insieme esprime la capacità di essere unito.
Per tali motivi, ribadisco la nostra piena adesione all'azione posta in essere in quel territorio ed in questo momento non voglio affrontare la questione delle diverse regole di ingaggio. Rimaniamo fermi allo stato attuale delle cose, pur consapevoli che, anche da questo punto di vista, nel difficile teatro che si è configurato (come da lei definito) possiamo anche ostacolare il terrorismo, che sappiamo perfettamente non avere territorio e annidarsi nei gangli vitali di tutte le parti del mondo, esprimendo comunque solidarietà, come abbiamo dimostrato con le diverse azioni intraprese, per far crescere questo Paese sotto il profilo civile e democratico.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI D'AGRÒ. Vorrei svolgere, signor Ministro, un'ultima considerazione: dichiaro il nostro appoggio, la nostra piena adesione alla sua relazione, ma sarebbe opportuno che si esprimessero parole convergenti non solo dall'opposizione, come è accaduto; occorre inoltre stigmatizzare anche alcune dichiarazioni rese da personalità del Governo e riportate dalle agenzie di stampa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, per prima cosa intendo ovviamente esprimere un sentimento di sollievo, di soddisfazione per la notizia dell'avvenuta liberazione dei due militari italiani. Tuttavia, inizialmente, non posso non soffermarmi almeno per un attimo sul dramma che in queste stesse ore si sta vivendo in un altro Paese dell'Unione europea, la Spagna, dove si sta piangendo la morte di due soldati del contingente iberico avvenuta proprio oggi sempre in Afghanistan in seguito ad un altro attentato.
Spero di interpretare il pensiero di tutti, inviando ai familiari, al Governo spagnolo, un sentimento di solidarietà, di amicizia e di vicinanza. Tuttavia, il Governo di Madrid ha dichiarato che non si ritirerà, al contrario di quanto accaduto nel nostro Paese a seguito di una vicenda analoga; autorevoli esponente della sinistra nonché della maggioranza di Governo hanno richiesto che il nostro Paese mettesse in discussione il senso della missione in Afghanistan se non addirittura la missione stessa.
Riteniamo - parlo a nome del gruppo dell'Italia dei Valori - che oggi più che mai si debbano precisare il carattere e gli obiettivi di questa missione, perché senz'altro vi è anche bisogno di modifiche, alla luce dell'accresciuto rischio che i nostri ragazzi stanno correndo, ma non credo che si debba mettere in discussione la missione stessa.
Detto ciò, vorrei anche aggiungere che, quando abbiamo appreso con piacere la notizia della tempestiva liberazione deiPag. 10militari, abbiamo anche immaginato e sperato per un attimo che - nonostante le notizie giunte successivamente dell'uccisione di un rapito afgano e del grave ferimento dei nostri due esponenti dell'intelligence militare - ci fosse almeno risparmiato il teatrino di speciosa polemica interna, soprattutto quella che abbiamo ascoltato qualche settimana fa dai banchi dell'opposizione, quando, ad esempio, in occasione del rapimento di padre Bossi fu addirittura messa in discussione la volontà del Governo italiano di operare per una tempestiva liberazione del missionario. Invece, oggi non si è fatto quel riferimento; non si è chiesto scusa per l'esito felice anche di quel rapimento e si è riprodotta una speciosa polemica sulla liberazione di Daniele Mastrogiacomo.
In tale contesto, forse, è anche il caso che qualcuno si intenda e si chiarisca, perché è certo che se la velocità e l'uso della forza per liberare gli ostaggi, tanto acclamati da alcuni esponenti della Casa della libertà, dovessero rappresentare le uniche discriminanti per decidere come comportarci in certi casi, il rischio di spargere ancora più sangue in un territorio, che ancora affermiamo di voler pacificare, sarebbe davvero troppo elevato. Chi elogia il rifiuto del dialogo e del confronto con i rapitori forse dovrebbe anche chiedersi quanto costano nove vite e due ostaggi feriti, di cui uno gravemente.
Tuttavia, dopo un anno in cui gli scontri e gli attentati continuano ad insanguinare quel martoriato Paese, mentre la mancanza di sviluppo economico e la ridottissima cultura liberale e democratica continuano a caratterizzare il tessuto sociale e politico dello stesso, credo sia il caso di chiedersi che cosa fanno in tale Paese il contingente italiano e quello internazionale, se poi la produzione e il traffico di droga continuano ad aumentare.
Certo, si può sempre discutere di caveat e di regole d'ingaggio, ma dai dati emerge che nel 2001, secondo l'Ufficio droghe e crimini delle Nazione Unite, sotto il regime talebano, agli albori dell'impegno internazionale...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FABIO EVANGELISTI. ...la produzione di oppio era pari a 185 tonnellate, mentre già nel 2003 le tonnellate salirono a 3.600, per raggiungere nel 2006 la spaventosa quantità di 7.000.
Non vado oltre con i dati, ma dico solo che non è soltanto la produzione a sfuggire al controllo dei nostri e degli altri militari, ma persino il traffico che dimostra che l'Europa - la civilissima ed socialmente attentissima Europa - assorbe il 93 per cento dei flussi di droga afgana.
Vi è, pertanto, da chiedersi, a questo punto, se non sia utile accompagnare la presenza del contingente internazionale in Afghanistan - che speriamo possa essere pacificato, mentre produce il 90 per cento dell'eroina a livello globale - con un contingente di banchieri ed esperti finanziari - magari la City londinese o Wall Streett - per capire come arrestare questa piaga.
Concludo il mio intervento, ringraziando il signor Ministro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, vorrei in primo luogo esprimere il cordoglio per la scomparsa dell'accompagnatore afgano e la preoccupazione per le condizioni di uno dei nostri militari, che si trova in uno stato gravissimo. In tali situazioni la vita non ha nazionalità: afgana, italiana o spagnola come è stato ricordato poc'anzi.
Condividiamo la decisione adottata dal Governo. Apprezzo l'esposizione stringata ed efficace resa dal Ministro della difesa, Parisi, che conferma la stima politica e personale che ho sempre avuto e continuo ad avere nei suoi confronti. Non credo sia il momento per riaprire la questione su quale sia il metodo giusto per affrontare situazioni di crisi. Non penso che vi sia un principio assoluto al riguardo. Credo comunque che bisogna valutare caso per caso, con l'evidente scopo di salvare le vite umane. Non nascondo neanche le differenzePag. 11che emergono tra il rapimento di civili e quello di militari. Credo che questa sia sicuramente una delle componenti che ha pesato di più nella decisione del Governo italiano.
In questi momenti dobbiamo comprendere a fondo qual è il grado di impegno e di sacrificio delle Forze armate, a cui va manifestata una solidarietà profonda, larga, vera di tutto il Parlamento italiano, come del resto è avvenuto.
La questione dell'Afghanistan non può essere risolta sul piano militare: si tratta necessariamente di una soluzione politica, anche se la componente militare è fondamentale per raggiungere la soluzione politica. Con riferimento al dibattito che si è svolto, devo riconoscere all'onorevole Evangelisti di aver messo il dito nella piaga. Molti dei problemi dell'Afghanistan sono riconducibili all'oppio. Se non si risolve tale problema, non si riuscirà mai a risolvere la crisi in termini politici. Naturalmente non lo affermiamo solo io o l'onorevole Evangelisti, ma tutti i commentatori internazionali.
In circostanze molto gravi, come quelle appena verificatesi, non dovrebbero essere sollevate polemiche; invece, ciò è stato fatto soprattutto da parte dell'onorevole Fini che, da un lato, sostiene il Governo e, dall'altro, critica una serie di comportamenti.
Anch'io sono preoccupato per le voci discordi espresse dalla maggioranza. In ogni situazione rischiosa, in cui accadono incidenti, vi sono leader politici che chiedono l'immediato ritiro delle truppe. Ovviamente vi è libertà di espressione per tutti, ma leader politici che fanno parte di partiti che sostengono la coalizione di Governo dovrebbero seguire una linea che si pone il problema di difendere la credibilità del nostro Paese. Ciò non è avvenuto.
Ho apprezzato, invece, l'intervento dell'onorevole Migliore che è stato molto calibrato, anche se ha posto una questione politica. Ha espresso, però, una solidarietà netta, senza riproporre il ritiro immediato dall'Afghanistan.
Del resto, il nostro è un Paese anomalo per tanti motivi: è inutile elencarli l'uno dopo l'altro. È anomalo anche il fatto che il Governo e le forze del Governo in una situazione di grande difficoltà - è una situazione grave - non riescano a trovarsi unite. È un problema politico che dovremmo risolvere. È un problema rispetto all'opposizione che, anche nei momenti più gravi, anche quando vi è concordia sulle decisioni adottate, solleva sempre un elemento di polemica.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Villetti.
ROBERTO VILLETTI. Penso che abbiamo bisogno sicuramente di bipolarismo, di alternanza, di ricambio delle classi dirigenti, ma anche di un senso dello Stato e di unità nazionale, senza i quali il nostro Paese non può avere il futuro che merita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galante. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE. Signor Presidente, signor Ministro, saluto con gioia la liberazione dei militari italiani e mi complimento con il Governo per questo risultato, merito dell'efficiente operato della nostra intelligence e della professionalità dimostrata dalle nostre strutture militare presenti in quel teatro. Auguro ai feriti una pronta guarigione che li restituisca al più presto alle loro famiglie con le quali ci sentiamo solidali.
Lamento anch'io la morte di uno dei due afgani rapiti, alla cui famiglia va fornito ogni opportuno sostegno. Questi sentimenti, tuttavia, non cambiano di un millimetro il giudizio politico e tecnico sullo stato della guerra afgana - che ribadisco anche alla luce di questo episodio - e sulla necessità di uscirne quanto prima. Ciò per una precisa valutazione che facciamo degli interessi della pace mondiale, del popolo afgano e dello stesso nostro interesse nazionale. Mi riferisco anche a coloro che sono intervenuti in tal senso: di questo giudizio e di queste valutazioniPag. 12devono farsi una ragione tutti i nostri alleati, non meno che i nostri avversari politici.
Signor Ministro, poche ore fa il generale Lafontaine, responsabile della pianificazione delle forze NATO in Afghanistan, ha affermato che per sostituire le forze di occupazione con truppe indigene sarà necessario più tempo di quanto si sperasse all'inizio. Dopo sei anni di occupazione, ci si accorge che, per passare dalla guerra locale alla guerra speciale, combattuta da moderni ascari afgani, occorreranno ancora molti anni. L'illusione, in Afghanistan come in Iraq e, per stare alle rivelazioni di Kouchner, tra breve anche contro l'Iran, è sempre la stessa: che ci sia una soluzione essenzialmente militare delle diverse situazioni di crisi in quell'area. In questo modo, si finisce per pianificare, di fatto, la trasformazione di ciascuna di queste crisi in un'unica devastante crisi, estesa dal Mediterraneo all'Himalaya e, tendenzialmente, anche oltre.
Pertanto, signor Ministro, le chiedo se lei condivida questo tipo di pianificazione, se consideri questa una prospettiva responsabile, se ritenga che l'Italia debba essere ulteriormente coinvolta, magari cambiando le regole d'ingaggio, come si è chiesto in questa sede. Irresponsabili, a mio parere, sono coloro che ci trascinano e si fanno trascinare in una scalata di guerra e di destabilizzazione generale come quella in corso. Ritengo, altresì, che le uniche scelte davvero responsabili siano quelle che pianifichino, fin d'ora, un percorso che si concluda celermente con il ritiro di tutte le truppe occupanti. Un percorso che esige che l'Italia si astenga da ogni ulteriore partecipazione attiva alla guerra e che, assieme all'Unione europea, promuova colloqui e negoziati con e tra tutte le parti in conflitto, in tutte le aree di crisi.
La credibilità internazionale dell'Italia non si gioca - mi riferisco anche al collega Villetti - né sulle dichiarazioni né sulle pallottole che spariamo, ma sulla capacità di svolgere un ruolo politico e diplomatico di pacificazione e di stabilizzazione, evitando così anche rischi e perdite per i nostri militari, come, peraltro, per i militari di Paesi amici, come quelli spagnoli. Un ruolo siffatto - secondo noi - è inconciliabile con l'appiattimento sull'interventismo militare degli Stati Uniti affermatosi proprio con il precedente Governo e da cui il Governo attuale dovrebbe emanciparsi in modo più deciso e rapido di quanto, ancora troppo limitatamente, sta facendo il nostro Ministro degli esteri. È necessaria, signor Ministro della difesa, un'inversione di tendenza, comunque la si voglia chiamare: riconsiderazione, exit strategy o altro ancora. Ci interessano i fatti, non le parole (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto, a nome del gruppo dei Verdi, vorrei esprimere cordoglio alla famiglia dell'accompagnatore afgano rimasto ucciso nel conflitto che ha portato alla liberazione dei nostri militari. Esprimo, pertanto, anche sollievo per la liberazione dei militari e l'auspicio che possa riprendersi, anche in relazione alle notizie preoccupanti che lei ci ha fornito, il militare gravemente ferito.
Come lei ben sa, signor Ministro, in queste ore il gruppo dei Verdi ha assunto una posizione di grande responsabilità, affermando che le ore che precedevano la liberazione fossero il momento di sostenere il Governo nell'azione che poteva e doveva portare alla liberazione dei militari rapiti. Ci siamo attenuti a ciò in quanto riteniamo importante che in questi momenti, l'elemento fondamentale sia salvare le vite. Si tratta della stessa posizione che abbiamo assunto in circostanze analoghe e con esiti diversi ma che, poi, hanno portato alla liberazione e, in alcuni casi, purtroppo, anche all'esecuzione di alcuni accompagnatori afgani. In questa vicenda drammatica, l'anello debole è proprio la popolazione afgana, signor Ministro, perché, tra l'altro, le vittime civili di questa guerra sono enormi (e su tale aspetto tornerò in seguito).Pag. 13
Mi permetto solo di fare una puntualizzazione rispetto a quanto è stato affermato poc'anzi, in quest'aula, dall'onorevole Fini, in merito all'uso dei caveat. Ritengo che, in tali circostanze, non sia un riferimento pertinente. Come lei ha ben detto in quest'aula, signor Ministro, i due militari si trovavano una situazione di missione e sopralluogo e, quindi, i caveat non avrebbero potuto difendere nessuno. Si tratta, pertanto, di un riferimento non pertinente. Non crediamo, quindi, assolutamente che le regole di ingaggio debbano essere cambiate perché abbiamo visto che i nostri militari, attraverso tali regole, non possono difendersi quando sono attaccati.
Signor Ministro, con tale premessa, come gruppo dei Verdi, le diamo atto della tempestività con cui è venuto a riferire. Le facciamo i nostri complimenti, anche se in questa circostanza parlare di complimenti mi sembra veramente fuori luogo e, quindi, le manifestiamo il nostro apprezzamento. Come lei ben sa, signor Ministro, la nostra posizione riguardo al conflitto presente in Afghanistan dal 2001 non muta. È di tutta evidenza che, superata questa fase molto delicata per il suddetto Paese, anche con un prezzo doloroso per la morte dell'accompagnatore afgano, i problemi politici esistono. Molti Paesi europei, come anche oltre Manica, si stanno interrogando sulla strategia militare in corso. Del resto, signor Ministro, se analizziamo l'escalation delle vittime civili dal 2002 fino ad oggi, possiamo constatare che proprio nel 2006 e nei primi mesi del 2007 vi è stato un terribile tributo di vittime civili: oltre seimila nel 2006 e quasi duemila nel 2007. Ciò significa che vi è assolutamente la necessità di rivedere la strategia militare, la quale, a nostro parere, è fallita. È bene che la politica faccia il suo passo, ma con grande forza, a partire dal dibattito in corso all'ONU. Riteniamo che, presso gli organismi sovranazionali e internazionali, l'Unione europea, l'ONU, si possa aprire una riflessione seria e forte su come la politica possa prendere il posto delle armi per arrivare ad un cessate il fuoco e a far terminare la guerra in quel contesto. Questo è il nostro obiettivo principale.
In conclusione, signor Ministro, è evidente che non possiamo dimenticarci di un altro obiettivo, anch'esso primario, che riguarda la popolazione afgana. Si tratta di una popolazione fortemente massacrata, sia dalla fame, sia dal ricatto talebano - un ricatto terrorista e criminale, tengo a sottolinearlo - e che a volte, purtroppo, drammaticamente si trova a perire sotto le bombe «intelligenti». Sappiamo che il Governo italiano è intervenuto più di una volta presso il comando americano, chiedendo di prestare grande attenzione a tali interventi che certamente non aiutano il processo di pacificazione e portano, a braccia aperte, parte della popolazione afgana verso la guerriglia talebana. Noi chiediamo un mutamento della strategia militare, in modo che quest'ultima lasci il posto ad una strategia politica, alla pace e ad una maggior cooperazione, ma avremo luoghi e tempistiche dove poterci confrontare.
In conclusione, signor Ministro, chiediamo che i mesi che porteranno al provvedimento di rifinanziamento delle missioni, siano produttivi...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANGELO BONELLI. Concludo, signor Presidente. Stavo dicendo che chiediamo che i mesi che ci separano dal provvedimento di rifinanziamento delle missioni siano produttivi, per far sì che l'Italia assuma un'iniziativa forte in questa direzione dal punto di vista politico per portare più pace in Afghanistan (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, signor Ministro, non posso fare a meno di ringraziarla - sia a titolo personale sia a nome del gruppo che rappresento - nonPag. 14solo per la tempestività con cui è venuto in Parlamento ad informarci, ma anche, e soprattutto, per la rapidità dell'intervento compiuto in Afghanistan per liberare i nostri soldati. Inoltre, anche da parte del mio gruppo, in questo momento vorrei fare i migliori e fervidi auguri, affinché i due soldati liberati possano ritornare al più presto in buono stato di salute. Inoltre, vorrei ricordare il cittadino afgano morto perché, come ha detto giustamente chi mi ha preceduto, di fronte a queste vicende non ci sono assolutamente differenze tra italiani e afgani, ma vi è il rispetto della vita e dei diritti umani. In questa circostanza, inoltre, non posso non ricordare anche le famiglie dei soldati rapiti e dei soldati italiani in missione. Anche a loro - a titolo personale e da parte del nostro gruppo - va un saluto e un ringraziamento.
Certamente, l'operazione che si è svolta dimostra realmente non solo la rapidità del nostro Governo e di lei stesso, signor Ministro, per le scelte compiute in sintonia con gli alleati, perché il successo certamente è dovuto anche a tale sintonia, ad un uso corretto dell'intelligence e delle nuove e molto sofisticate tecnologie che ci auguriamo vengano, sempre più, messe a disposizione dei nostri soldati nel corso delle missioni. Vorrei ricordare a me stessa e a tutti che, certamente, la nostra presenza in Afghanistan, al di là dei punti oscuri, ha condotto certamente al conseguimento di risultati. Dobbiamo ricordare che, grazie alla presenza dei nostri militari si sono ottenuti alcuni successi, come la ricostruzione di uno stato di diritto e delle componenti militari della polizia dello stato afgano. Vorrei ricordare il miglioramento dei servizi sanitari di assistenza, un avvio del ripristino del sistema scolastico e il ritorno di molti rifugiati.
Inoltre vorrei ricordare che, molti anni fa, quando ero componente della Commissione nazionale per le pari opportunità, abbiamo lanciato la campagna «Un fiore per le donne di Kabul». Oggi in Afghanistan vi è il 60 per cento di scolarizzazione femminile. Quindi, tali opere non possono rimanere incompiute: bisogna continuare, rendendosi conto che certamente c'è ancora molto da fare. A questo punto, vorrei ricordare che proprio da parte nostra, nell'ambito dell'ultimo provvedimento per il rifinanziamento delle missioni internazionali, è stata avanzata la proposta relativa ad una conferenza sul rispetto dei diritti umani delle donne e dei bambini.
Proprio per poter fare il punto della situazione le chiedo, signor Ministro, di sollecitare la convocazione di tale conferenza, che sarà necessaria per rendersi conto di ciò che dovrà essere messo in atto. Certamente, non possiamo sottovalutare le difficoltà esistenti: una rinata capacità militare dei talebani, l'elevato livello di corruzione e, come è stato ricordato, il traffico di oppio. Ma, proprio per questo motivo non possiamo sottrarci e dobbiamo contribuire sempre più affinché gli afgani possano essere i veri protagonisti dello sviluppo e delle funzioni di Governo e possano controllare sempre più il proprio territorio fino al raggiungimento di una vera democrazia e di una totale autosufficienza. Questo sarà senz'altro il compito del nostro Paese - insieme agli altri paesi dell'ONU presenti nelle missioni - e del nostro Governo nel lavoro del quale crediamo molto.
Inoltre, prima di concludere vorrei ricordare anche che in questi giorni è all'esame delle Commissioni riunite esteri e difesa una proposta di legge che riguarda le missioni. Ritengo sarà importante accelerare l'iter di tale discussione per fornire un quadro esatto e duraturo sui nostri interventi relativi alle missioni.
Vorrei concludere questo mio breve intervento ringraziandola ancora per il suo impegno e per la sua tempestività e dicendo che noi, come gruppo Popolari-Udeur, le confermiamo il nostro impegno (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor Ministro le esprimo in questa sede un apprezzamento - un sincero apprezzamento -Pag. 15per la sensibilità che lei ha dimostrato venendo tempestivamente in aula e lo voglio fare dall'opposizione perché noi della Democrazia Cristiana per le Autonomie non abbiamo difficoltà a riconoscere chi si impegna nel ruolo che ricopre per dare dignità al Ministero che rappresenta. Un Ministero che lei, signor Ministro, ha cercato di rappresentare a nome degli italiani - a nome di tutti - e devo dire che non è un fatto molto consueto per il suo Governo, anzi si tratta forse più di un'eccezione, di un evento più unico che raro. Noi, però, le riconosciamo questo impegno: fino ad oggi ha tentato di rappresentare gli italiani e non una parte degli italiani o un Governo fazioso. Allora, signor Ministro, le chiedo: come fa a trovarsi a suo agio in quel Governo? Come fa a trovarsi a suo agio in un Governo che chiede, attraverso i propri Ministri, le dimissioni di altri Ministri? Come fa a sentirsi a suo agio, ad essere rappresentato da una maggioranza che in qualche modo sconfessa se stessa e spesso si ammanta del più bieco cinismo? Come si fa, infatti, signor Ministro, a dire: «Fuggiamo! Fuggiamo!» ogni volta che c'è un problema,? Come si fa a non capire che, quando c'è un problema ed un partito politico che fa parte del Governo invita a fuggire dall'Afghanistan, si mette a rischio - pesantemente a rischio - la vita di coloro che sono stati sequestrati? Che si dà forza ai sequestratori, anzi li si invoglia a fare di più, a ricattare il nostro Paese facendo sì che qualsiasi decisione debba essere presa sia consequenziale all'abbandono dell'Afghanistan?
Non credo che questo sia un modo per sentirsi rappresentanti di un Paese, soprattutto in un momento di difficoltà. Se si vuole essere rappresentanti di qualcosa, se ci si vuole ammantare di un qualche ruolo solo per bieco tornaconto elettorale lo si faccia anche quando c'è un prezzo da pagare! Lo si faccia anche quando c'è da votare il rifinanziamento delle missioni all'estero, altrimenti si tratta di vigliaccheria, signor Ministro! Non si può gridare al «fuggiamo» in momenti drammatici e poi, quando si tratta di votare sui medesimi argomenti in Parlamento, lo si fa: non è corretto, non è degno e non rappresenta - dal mio punto di vista - una linearità politica. È questo che volevo sottolineare.
Vorrei però dire che quanto è successo, in qualche modo, deve darci soddisfazione e tranquillità. Abbiamo evitato un momento drammatico - veramente drammatico, signor Ministro - ed è per questo motivo che le rinnovo l'apprezzamento che le ho già espresso. Sono convinto, infatti, che in conseguenza del «fenomeno Mastrogiacomo» e della posizione denunciata a suo tempo dal Presidente Karzai avremmo potuto vivere, in questa occasione, un dramma, un dramma senza uguali! Il ricatto portato al nostro Paese poteva infatti finire nel modo più terribile che possiamo immaginare e cioè con una diretta tivù dove, forse, qualcuno dei nostri rappresentanti - i nostri militari - avrebbe potuto essere soggetto alla decapitazione, signor Ministro! Quando c'è tale rischio, tale drammatico rischio, non si può essere divisi, non si possono tenere quegli atteggiamenti che alcuni partiti hanno tenuto. Lei dovrebbe condannarli! Dovrebbe avere la forza di fare anche questo, signor Ministro! Le riconosco la dignità intellettuale per farlo: abbia il coraggio di farlo! So bene che da un punto di vista politico si tratta di un grave problema, ma chi ha la dignità di rappresentare un Paese deve avere anche la capacità di denunciare chi lo mette alla berlina, chi mette il nostro Paese in difficoltà.
Vorrei concludere il mio intervento in un unico modo, anzi con due brevissime considerazioni. Qualche tempo fa il mio segretario politico, l'onorevole Rotondi, a nome della Democrazia Cristiana per le Autonomie ha affermato che laddove l'onorevole Berlusconi tornasse al Governo dovrebbe...
PRESIDENTE. Deputato Nardi, concluda.
MASSIMO NARDI. ...tener presente chi ha bene operato o chiunque ha avuto la dignità di farlo svolgendo questo ruolo.Pag. 16
Ho pensato a lei, signor Ministro, così come ho pensato a tutti coloro che con dignità fanno il proprio lavoro e il proprio dovere: mi riferisco ai soldati italiani, cui noi dobbiamo molto e cui, credo, dovremmo dare la massima delle onorificenze, perché gli stessi, in questo momento, hanno dato dignità al nostro Paese. I medesimi, in questo momento, hanno fatto dell'Italia un Paese rispettabile. A loro va tutto il nostro ringraziamento, a loro va il riconoscimento del nostro Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il Ministro della difesa ha sottolineato, nel suo intervento, di avere egli stesso autorizzato, d'intesa con il Presidente del Consiglio, l'azione militare, nel tentativo di salvare gli uomini dei servizi italiani presi in ostaggio. Desidero esprimere l'apprezzamento per questa decisione coraggiosa e responsabile. Allora, onorevoli colleghi, l'uso della forza è possibile in questi casi! Non c'è solo il negoziato, la trattativa, il cedimento, il ritiro. È possibile anche che un Paese fronteggi questi problemi come devono essere fronteggiati.
Nell'esprimere il sollievo per la soluzione di questa vicenda, ed anche la speranza della guarigione del nostro soldato, debbo immaginare, signor Ministro, il sollievo suo e del Presidente del Consiglio, perché, con questa rapida conclusione della vicenda, è stato risparmiato a lei, al Governo, alle Forze armate, all'Italia lo spettacolo che anche in quest'aula alcuni colleghi, che sfortunatamente fanno parte della maggioranza di Governo, non hanno mancato di dare con i loro discorsi, che - a mio avviso - sono del tutto irresponsabili e incompatibili con la partecipazione al Governo di un Paese occidentale.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo. Ringrazio i colleghi deputati che vi hanno partecipato, il Ministro della difesa e il Viceministro degli affari esteri.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (A.C. 3025-A) (ore 18,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto altresì che le Commissioni VII (Cultura) e XI (Lavoro) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
La relatrice per la VII Commissione (Cultura), deputata Sasso, ha facoltà di svolgere la relazione.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, Viceministro Bastico, sottosegretario Modica, il disegno di legge di conversione del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, oggi in discussione in quest'aula, reca disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico e in materia di concorsi per ricercatori universitari.
Alcune delle norme di tale provvedimento erano già contenute nel disegno di legge atto Camera 2272-ter, approvato in sede referente dalla VII Commissione e sul quale è stata già avviata la discussione sulle linee generali in aula l'11 settembre scorso. Il provvedimento d'urgenza è stato però dettato dall'esigenza di dare risposte immediate, direi certezze normative, allaPag. 17necessità delle scuole di programmare efficacemente la propria attività, nel momento complesso dell'avvio dell'anno scolastico. Tale programmazione deve tener conto sia di modifiche legislative intervenute recentemente, come la modifica della normativa degli esami di Stato o anche la modifica concernente gli esami di terza media, contenuta in questo stesso provvedimento, rispetto alle quali va riorganizzata tutta l'attività scolastica propedeutica agli esami, sia degli interventi da predisporre all'inizio dell'anno scolastico, riguardanti vari settori dell'attività educativa: dal tempo pieno alla programmazione per gli interventi per le attività educative per i bambini e le bambine dai due ai tre anni, alla gestione delle assunzioni del personale scolastico e alle procedure per il pagamento delle relative competenze.
Infine, con il provvedimento previsto all'articolo 3 del presente decreto-legge, recante disposizioni urgenti per l'assunzione di ricercatori, si consente l'utilizzabilità delle somme previste per l'anno 2007 dall'articolo 1, commi 648 e 651, della legge n. 296 del 2006, assicurandole rispettivamente al Fondo per il finanziamento ordinario delle università e al Fondo di finanziamento per gli enti di ricerca, con il vincolo della loro destinazione all'assunzione di ricercatori mediante concorsi regolati dalla disciplina attualmente vigente. Infatti, in attesa dell'adozione dei regolamenti di disciplina dei concorsi secondo la nuova normativa, non sarebbe stato possibile utilizzare le somme stanziate per il 2007 per le finalità previste dai commi suddetti.
La discussione presso le Commissioni riunite ha proficuamente portato ad una serie di emendamenti migliorativi del testo, alcuni dei quali voluti dall'opposizione. Nell'ulteriore lavoro emendativo che sarà svolto in Assemblea, si terrà conto dei pareri che tutte le Commissioni parlamentari hanno già espresso sul testo.
L'articolo 1 contiene disposizioni in materia di ordinamenti scolastici. Tra le norme più importanti vi è quella sul ripristino del tempo pieno (una necessità urgente di fronte alla sempre crescente domanda da parte delle famiglie) secondo il modello pedagogico previgente al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, ossia il modello delle quaranta ore inteso come progetto unitario e non come somma di ore. La norma, dopo l'approvazione di un emendamento in sede di Commissioni riunite, prevede altresì un piano triennale, da definire d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, volto a incrementare, in primo luogo, l'offerta di tempo pieno da parte delle istituzioni scolastiche, anche al fine di garantire condizioni di accesso omogenee su tutto il territorio nazionale, sollecitando inoltre risorse da definire in sede di Conferenza unificata. C'è da augurarsi che nella prossima finanziaria ci siano maggiori risorse anche per il tempo pieno, che costituisce una spesa qualificante per la scuola, per la sua qualità e per il diritto allo studio.
L'articolo 1 reca altre norme; ne cito alcune: il comma 2 modifica la normativa in materia di ammissione dei candidati esterni agli esami di Stato, agli esami conclusivi della scuola secondaria superiore di secondo grado: viene previsto, in particolare, che la domanda di ammissione debba essere presentata al competente ufficio scolastico regionale, il quale provvederà, cercando di tener conto delle richieste, ad assegnare i candidati a istituti statali o paritari. Il comma 3 incrementa l'autorizzazione di spesa destinata agli oneri per lo svolgimento degli esami di Stato, al fine di adeguare i compensi dei componenti delle commissioni. Il comma 4 dispone che sia ripristinato il giudizio di ammissione agli esami di Stato conclusivi della scuola secondaria di primo grado, l'esame di terza media, come è più comunemente conosciuto. Il comma 5 modifica la composizione degli organi di gestione dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema d'istruzione e formazione e affida al Ministro della pubblica istruzione l'indicazione degli obiettivi della valutazione esterna, condotta appunto dal Servizio nazionale di valutazione. Il comma 7 provvede a sbloccare una parte del finanziamento destinata all'attivazione delle cosiddettePag. 18sezioni primavera. Il comma 8 dispone che per gli insegnanti delle scuole materne attualmente in servizio siano riconosciuti, fino alla conclusione di corsi appositamente istituiti, come titoli abilitanti all'insegnamento, i diplomi magistrali.
Chiederei alle colleghe di abbassare un po' la voce, se è possibile.
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, per cortesia. Non le sto dando la parola; le sto chiedendo se potete abbassare la voce, perché la relatrice fatica a parlare.
VALENTINA APREA. Chiedo scusa alla relatrice.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. L'articolo 2 reca norme urgenti in materia di personale scolastico, di cui parlerà la relatrice Motta.
Voglio sottolineare che in questo comma sono inserite norme cosiddette anti-docenti fannulloni, che hanno avuto un grande risalto mediatico. Si tratta, in realtà, di norme disciplinari già esistenti e il decreto introduce semplicemente procedure che semplificano e velocizzano tali norme. Vorrei esprimere l'auspicio che il necessario rigore, la necessaria serietà con cui affrontare tali questioni nell'interesse primario di chi ha diritto ad una scuola seria e di qualità, cioè delle studentesse e degli studenti, non diventino ancora una volta l'occasione per gettar fango sulla scuola pubblica e sui docenti, perché sicuramente in questo momento ciò non serve al Paese.
Viceversa, credo che valorizzare i bravi e gli onesti per combattere le mele marce debba essere un impegno di tutti noi, del Governo e del Ministro.
Dell'articolo 3, che sblocca i finanziamenti per i concorsi per ricercatori, per le università e gli enti di ricerca, ho già detto all'inizio.
Le norme al nostro esame, signor Presidente, sono sicuramente assai urgenti per la scuola, ma su molte altre bisognerà al più presto intervenire, come sottolinea anche il recente libro bianco sull'istruzione.
La scuola italiana ha certamente bisogno urgente di semplificazione legislativa, di norme snelle e comprensibili per poter migliorare la sua efficienza, la sua efficacia e il suo buon funzionamento. Ma essa ha bisogno anche - e al più presto, come ha sottolineato il nostro Premier Romano Prodi alla presentazione del libro bianco sull'istruzione - di politiche di lungo respiro, che garantiscano nel tempo efficacia e qualità e siano frutto di attenzione e di impegno da parte della società e della politica (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. La relatrice per la XI Commissione (Lavoro), deputata Motta, ha facoltà di svolgere la relazione.
CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, concordo con le considerazioni di carattere generale espresse dalla collega Sasso sulla necessità e sull'urgenza del provvedimento.
Il decreto-legge in esame, infatti, reca all'articolo 2 disposizioni rientranti nei profili di competenza della XI Commissione relativamente al personale docente e non docente. Alcuni di questi profili erano già presenti nell'A.C. 2272-ter già all'esame, appunto, dell'Assemblea.
Il nuovo testo del decreto-legge, risultante dagli emendamenti approvati in sede di Commissioni riunite VII e XI e ora alla valutazione dell'Assemblea, ha registrato all'articolo 2 l'accoglimento di emendamenti presentati dall'opposizione (come ricordava in precedenza la collega Sasso), ed è il frutto, quindi, di un lavoro di merito e intenso.
Mi corre l'obbligo di entrare più nello specifico dell'articolo 2, perché le norme in esso contenute sono particolarmente delicate, come ricordava la collega Sasso, e quindi mi scuserete per l'aridità dell'esposizione, ma credo sia doveroso riferire all'Assemblea in questo senso.
Entrando nello specifico, il comma 1 dell'articolo 2 apporta modifiche agli articoliPag. 19503, 506 e 468 del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, relativi, rispettivamente, alla irrogazione di sanzioni disciplinari, alla sospensione cautelare e al trasferimento per incompatibilità ambientale nei confronti del personale direttivo e docente, al fine di snellirne e renderne più incisive le procedure. Più precisamente, il comma 1 dell'articolo 503 è stato sostituito e il nuovo comma prevede che «l'organo competente per l'irrogazione delle sanzioni di cui all'articolo 492, comma 2, lettere b), c), d) ed e), è il dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale» e non più, dunque, l'ex provveditore agli studi od organi centrali del Ministero.
Il comma 2 dello stesso articolo 503 è di conseguenza abrogato, in quanto vengono meno le competenze prima attribuite al Ministro della pubblica istruzione.
L'ulteriore modifica prevista alla lettera a), numero 1), relativa al comma 5 dell'articolo 503, concernente l'irrogazione di sanzioni disciplinari al personale direttivo e docente, è volta a rendere meno complesse le procedure per l'adozione di provvedimenti, «in attesa» - cito il testo - «della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola», prevedendo, in particolare, la natura obbligatoria, anziché vincolante, dei pareri prescritti ai fini della decisione dell'organo competente all'irrogazione della sanzione o al proscioglimento. Tengo a sottolineare, sempre perché è presente nel testo, che ciò deve avvenire «nel rispetto del principio costituzionale della libertà di insegnamento».
Viene fissato, inoltre, il termine di sessanta giorni per rendere il parere, prorogabile di trenta giorni al fine di effettuare ulteriori adempimenti istruttori che risultino necessari, decorso il quale il provvedimento può essere comunque adottato.
Il decreto-legge al nostro esame, introducendo il nuovo comma 5-bis all'articolo 503, dispone che fuori dei casi di cui all'articolo 5 della legge n. 97 del 2001, relativi al procedimento disciplinare a seguito di condanna penale definitiva, il procedimento disciplinare deve concludersi entro novanta giorni dal suo inizio, prorogabili di trenta giorni per gli eventuali ulteriori adempimenti istruttori che risultino necessari.
Al comma 2 dell'articolo 2 viene precisato che la disciplina relativa al termine di conclusione del procedimento disciplinare, di cui al nuovo comma 5-bis introdotto dall'articolo 503, non si applica ai procedimenti disciplinari in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame.
Per quanto riguarda le modifiche all'articolo 506, relativo alla sospensione cautelare del personale direttivo e docente, si dispone che i provvedimenti di sospensione cautelare obbligatoria sono adottati dal dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale. In caso di particolare urgenza la sospensione cautelare può essere disposta: in primo luogo, nei confronti del personale docente, dal dirigente scolastico, che è tenuto a comunicarla, immediatamente, al dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale per l'eventuale convalida; in secondo luogo, nei confronti dei dirigenti scolastici, dal dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale. In caso di mancata conferma della sospensione cautelare da parte dello stesso dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale nel termine di dieci giorni dalla relativa adozione, il provvedimento di sospensione si intende revocato di diritto.
L'articolo 2 del decreto-legge modifica, inoltre, l'articolo 468 del testo unico in materia di istruzione, recante la disciplina dei trasferimenti per incompatibilità ambientale del personale direttivo e docente. Credo che questo sia uno dei punti più delicati del provvedimento. È chiaro che esso interviene qualora le ragioni di urgenza alla base del trasferimento per incompatibilità ambientale siano dovute a gravi fattori di turbamento dell'ambiente scolastico e di pregiudizio del rapporto fiduciario tra l'istituzione scolastica e le famiglie degli alunni, derivanti da particolari comportamenti dei docenti, lesivi della dignità degli studenti o del prestigioPag. 20dell'istituzione scolastica, di gravità tale da risultare incompatibili con l'esercizio della funzione educativa.
La disposizione affida alla contrattazione collettiva nazionale decentrata - così come è previsto nel testo - la definizione dei criteri in base ai quali può essere disposta, eventualmente, l'utilizzazione dei docenti in compiti diversi dall'insegnamento, ma credo che su tale tema il dibattito che l'Assemblea svolgerà potrà rivelarsi ulteriormente migliorativo.
Il comma 3 dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007 2008, i dirigenti scolastici provvedono direttamente al conferimento delle supplenze al personale appartenente al profilo professionale di collaboratore scolastico sulla base delle liste di collocamento predisposte dal Centro per l'impiego territorialmente competente.
Questa non è la sola modifica apportata al comma 3. Nel nuovo testo viene precisato, con più incisività, che tale modalità di conferimento delle supplenze deve essere adottata solamente nei casi «in cui risultino esaurite le graduatorie permanenti compilate per il conferimento delle supplenze annuali». Inoltre, viene ripresa la norma, già contenuta nel citato A.C. 2272-ter, sulle modalità con cui le liste di collocamento, aggiornate, debbano essere trasmesse dai centri per l'impiego alle istituzioni scolastiche o, comunque, messe a disposizione di queste ultime, al fine di provvedere al conferimento delle supplenze stesse. La disposizione contenuta nel nuovo comma 3 semplifica, così, le procedure per il conferimento delle supplenze temporanee ai collaboratori scolastici da parte dei dirigenti scolastici.
Il comma 4 reca modifiche ai termini entro cui le istituzioni scolastiche devono effettuare le comunicazioni obbligatorie ai servizi per l'impiego con riferimento alle assunzioni e alle altre vicende del rapporto di lavoro, introducendo una deroga rispetto alla disciplina generale vigente in materia, che impone di dare comunicazione dell'instaurazione dei rapporti di lavoro entro il giorno antecedente a quello della medesima instaurazione. Si prevede, quindi, molto opportunamente che le istituzioni scolastiche debbano sì comunicare l'instaurazione del rapporto di lavoro, alcune variazioni intervenute e la sua cessazione, ma entro il termine di dieci giorni successivi, rispettivamente all'instaurazione, variazione o cessazione del rapporto di lavoro. La modifica è correlata alla difficoltà riscontrata, ovviamente dalle istituzioni scolastiche, per le competenze proprie in sede di adempimento alla normativa generale, in considerazione dell'elevato numero di rapporti transitori che le stesse istituzioni instaurano con il personale, sia docente, sia ATA, incaricato delle supplenze temporanee.
Il comma 5 dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, sono imputate a carico dei capitoli di spesa del Ministero della pubblica istruzione relativi alle spese per le supplenze a tempo determinato del personale scolastico e ai corrispondenti capitoli relativi all'IRAP e agli oneri sociali, le seguenti spettanze del personale scolastico: gli oneri delle retribuzioni per il personale nominato in sostituzione di personale assente per maternità e per il personale nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro per maternità; le indennità di maternità corrisposte nel caso di risoluzione del rapporto di lavoro verificatesi durante i periodi di congedo di maternità, nonché le indennità giornaliere di maternità corrisposte alle lavoratrici gestanti le quali, all'inizio del periodo di congedo, siano sospese, assenti dal lavoro senza retribuzione ovvero disoccupate.
Il comma 5 dispone, altresì, un'integrazione dei suddetti capitoli di 66 milioni di euro per il 2007 e di 198 milioni a decorrere dal 2008.
Rispetto al testo licenziato dal Governo, la modifica introdotta in questo comma riguarda la correzione ad un riferimento normativo, più specificatamente la legge 30 dicembre 1971, n. 1204, abrogata dal decreto legislativo n. 151 del 2001, cui correttamente si fa riferimento nel testo all'esame dell'Assemblea.
Svolgerò alcune considerazioni finali per concludere il mio intervento. NellaPag. 21discussione delle Commissioni si è tenuto conto delle osservazioni e, in particolare, di quelle contenute nel parere del Comitato per la legislazione. Mi riferisco sempre all'articolo 2 sul quale ho avuto il compito di relazionare. In particolare, si è tenuto conto delle osservazioni ai commi 4 e 5, così come si è tenuto conto del parere di altre Commissioni - se ne terrà conto, credo, anche nell'esame in aula - e, in particolare, delle osservazioni della Commissione giustizia sulle sospensioni cautelari.
Mi associo, quindi, al giudizio di buon lavoro e di proficuo lavoro che le Commissioni hanno svolto. Voglio rivolgere anche un ringraziamento alla Viceministra Bastico, che ha seguito da vicino e con grande competenza (come sempre) il nostro lavoro, per la sua presenza costante e puntuale.
Auspico che l'Assemblea licenzi celermente il provvedimento in esame, che risponde ai bisogni del mondo scolastico, delle famiglie e degli studenti.
Si è affrontato, come diceva prima la collega Sasso, il delicato tema delle sanzioni anche a seguito di fatti che hanno attirato l'attenzione e preoccupato l'opinione pubblica, anche provocando clamori forse al di là dei fatti stessi, e che comunque hanno sicuramente catalizzato l'opinione pubblica su questi temi. Pertanto, occorreva e ritengo sia stato giusto un provvedimento in grado di dare certezza ai tempi di intervento sanzionatorio, pur ovviamente nel rispetto delle prerogative dei docenti e dell'autonomia scolastica.
Credo sia stato molto importante anche inserire nel decreto-legge in esame l'alleggerimento del carico delle spese per le supplenze, come veniva richiesto dalle scuole, nella direzione di lasciare quote di risorse più ampie alle istituzioni scolastiche da investire sulla progettazione e sulla programmazione formativa.
Sono convinta che, con il contributo di tutti e con una discussione in quest'aula che, senz'altro, riguarderà molto il merito, licenzieremo un provvedimento importante e utile per il nostro sistema educativo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, intervengo rapidamente per associarmi al giudizio espresso dalle due relatrici sull'attimo lavoro emendativo svolto nelle Commissioni congiunte, che auspico, anche avendo preso visione, pur rapidamente, degli emendamenti presentati sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione, possa essere ulteriormente arricchito.
Vorrei segnalare all'Assemblea, signor Presidente, che i temi dei quali parliamo costituiscono veramente un elemento di necessità ed urgenza per l'avvio dell'anno scolastico. Proprio in questi minuti, in contemporanea con l'avvio della discussione in aula, vi è stata l'apertura ufficiale dell'anno scolastico presso il Quirinale alla presenza del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Pertanto c'è una coincidenza importante con la discussione del decreto-legge e, soprattutto, con la discussione della legge di conversione. Voglio assicurare che queste norme, non solo sono attese dalla scuola, ma costituiscono quel punto di riferimento essenziale per aprire l'anno scolastico con la funzionalità e con le certezze necessarie per dare maggiore serenità al lavoro dei dirigenti scolastici, dei docenti e, soprattutto, al lavoro dei ragazzi e delle famiglie.
Sono norme, le vedremo una per una, che garantiscono elementi di funzionalità, sia nell'organizzazione, sia negli aspetti finanziari, fornendo certezze di carattere finanziario assolutamente necessarie, sia anche, per quanto riguarda la parte relativa alle sanzioni, introducendo quel miglioramento, nei tempi e nell'efficacia delle sanzioni, indispensabile a fronte di comportamenti da parte di alcuni docenti che possono essere molto negativi non solo per il comportamento in sé, ma anche per l'immagine che la scuola tutta ne riceve: siPag. 22tratta di comportamenti che, come sono stati definiti dalla relatrice, onorevole Sasso, costituiscono delle vere eccezioni, delle mele marce che comunque compromettono l'immagine complessiva del nostro sistema scolastico.
Mi associo all'auspicio già espresso da entrambe le relatrici affinché la discussione in Assemblea sia costruttiva, proficua, positiva, con ulteriori arricchimenti, se possibile, di queste norme, e che possa avvenire in modo tale da rendere possibile la conversione del decreto-legge in tempi rapidi, in modo tale da fornire un ulteriore elemento di certezza per l'avvio dell'anno scolastico.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, Viceministro Bastico, colleghe e colleghi, il mio intervento si potrebbe intitolare «commedia Fioroni, atto terzo», perché come abbiamo sentito dalla relatrice, onorevole Sasso, queste norme sono in ballo da parecchio tempo e hanno riguardato prima di tutto la normativa cosiddetta Bersani, la Bersani-ter. In Commissione, poi, avevamo ribaltato quelle norme e avevamo cominciato a discuterne altre; il provvedimento aveva cambiato anche titolo e si era cominciato a discutere di norme urgenti. Tutto ciò avveniva nella primavera scorsa. Poiché la Commissione bilancio ha trattenuto a lungo il provvedimento, non è stato possibile approvarlo, o in ogni caso esaminarlo, in Assemblea prima della pausa estiva.
Devo dire che nel confronto, come è stato ricordato sia dalle relatrici sia dal Viceministro, avevamo anche trovato dei punti di intesa, delle condivisioni su alcuni aspetti che esamineremo nel corso dell'esame della norma e che riguardavano principalmente un nuovo sistema di finanziamento, ma soprattutto di pagamento, delle supplenze per maternità e le sanzioni disciplinari illustrate dalla relatrice Motta, contenute nell'articolo 2. Su tali punti c'era stato un dialogo e avevamo trovato un'intesa.
Pertanto ci siamo lasciati, prima della pausa estiva, con punti condivisi, non secondari, e con altri punti invece di forte contrasto, con altre norme che non potevamo evidentemente condividere perché hanno a che fare con il famoso «cacciavite» di Prodi o di Fioroni che dir si voglia, insomma con norme dirette a rivedere la riforma Moratti, a nostro parere in peggio; ma di questo parleremo nel corso dell'esame del provvedimento.
Cosa succede alla ripresa dei lavori? Il Ministro Fioroni interrompe il dialogo con il Parlamento e decide di trasformare - ed ecco l'atto terzo - la norma così faticosamente ricostruita in Commissione dalle ceneri della Bersani-ter e di presentare un decreto-legge, manifestando in tal modo sfiducia nei confronti del Parlamento, nei confronti dell'opposizione e, prima ancora, nei confronti della propria maggioranza. Il Ministro fa spuntare dal cappello il requisito della necessità e urgenza per tutte le materie.
Voglio essere chiara Viceministro Bastico. Se il ministro Fioroni avesse concordato con la maggioranza e l'opposizione un decreto-legge che si limitasse alle due norme che prima ho citato, realmente necessarie e urgenti, tra cui le sanzioni disciplinari - e avremo modo di spiegare come nasce l'urgenza di tali sanzioni e ricorderemo in aula, inoltre, perché il Ministro Fioroni è intervenuto con modifiche così sostanziali nei procedimenti disciplinari - e se, accanto a questa materia, il Ministro avesse incluso anche quelle, ad esempio, relative al pagamento delle supplenze per la maternità, avremmo potuto votare il decreto.
Quindi, non vogliamo fare un'opposizione pregiudiziale, ma denunciamo che il Ministro, a fronte di un provvedimento omnibus che stava per essere esaminato dall'Assemblea, ha scelto di inserire non solo le norme necessarie e urgenti - che, ripeto, avremmo potuto approvare anche noi dai banchi dell'opposizione - ma anche norme di modifica degli ordinamenti e delle leggi approvate nella scorsa legislatura. Siccome «passava il treno», il Ministro ha inserito altre norme che nonPag. 23erano presenti né nel provvedimento cosiddetto Bersani-ter, né in quello che stavamo esaminando (come la norma relativa ai privatisti). Inoltre, il Consiglio dei ministri, visto che stava approvando un decreto-legge, ha aperto il provvedimento omnibus sull'istruzione al Ministro dell'università.
Si tratta, dunque, di una brutta vicenda che narra di un metodo autoritario del Governo rispetto alle modifiche che sta apportando al sistema educativo nazionale, di sfiducia del Parlamento e, soprattutto, di ritorno a tempi bui di legiferazione. Mi riferisco al fatto che si torna a legiferare attraverso decreti e norme omnibus.
Vediamone la ragione entrando nel merito della nostra denuncia. All'articolo 1 vi sono otto commi: il comma 1 si riferisce al tempo pieno, il comma 2 all'accesso dei privatisti agli esami di idoneità, il comma 3 ai maggiori finanziamenti per gli esami di Stato, nel comma 4 si cambiano le norme relative all'accesso agli esami di terza media, i commi 5 e 6 si riferiscono al servizio nazionale di valutazione, il comma 7 alle sezioni di primavera, il comma 8 alla proroga del riconoscimento dei titoli abilitanti per le scuole paritarie. L'articolo 2, inoltre, si riferisce alle sanzioni disciplinari ai commi 1 e 2, ma al comma 3 cambia ancora argomento e prende in considerazione la deroga alle procedure per le supplenze per i collaboratori scolastici, mentre al comma 4 si riferisce alla deroga alla disciplina generale per incarichi di supplenza, comunicazione e servizi per l'impiego e al comma 5 alle supplenze per le maternità. L'articolo 3, infine, si riferisce al reclutamento dei ricercatori.
Stiamo parlando di ben quattordici norme che non hanno alcunché in comune tra di loro. Quindi, sono quattordici commi e tre articoli con quattordici materie e ogni articolo ne contiene molte. Si tratta di un «minestrone» volto ad accompagnare l'anno scolastico.
Sostengo che si tratta di tempi bui in quanto i parlamentari che sono presenti da più legislature in quest'aula, o che hanno per diverse ragioni studiato la legislazione scolastica, ricorderanno che la scuola italiana è stata vittima di questo modo di legiferare nella prima Repubblica, nel senso che si è proceduto per leggi e leggine al punto che, nella XIII legislatura, fu posta la necessità di arrivare ad un testo unico dell'istruzione, proprio perché non si riusciva più ad avere contezza delle diverse materie.
Onorevole Sasso, lei che, come me, è una persona che proviene dal mondo della scuola, sa benissimo come è stata negativa l'epoca di quelle leggi. Rischiamo di fare la stessa cosa: da quando è iniziata la legislatura, volenti o nolenti, abbiamo dovuto subire questo modo di legiferare.
Ci opponiamo, perché prima di tutto il progetto della scuola italiana dev'essere chiaro e leggibile: se dobbiamo parlare di esami di Stato, dobbiamo avere una ed una sola legge che dica ai docenti, ai dirigenti, agli studenti e alle famiglie cosa ci si aspetta e quali sono le norme, i requisiti di ammissione e le responsabilità richieste per i vari protagonisti della scuola. Quando si parla di sanzioni disciplinari, dobbiamo ritoccare e rivedere lo stato giuridico; quando parliamo di ordinamenti - è soprattutto su questo che discuteremo nel corso dei lavori - e di modalità di organizzazione del tempo scolastico, dobbiamo fare chiarezza: non possiamo fare soltanto un «tuffo all'indietro» e agitare la bandiera del tempo pieno, solo perché questo è il modello in cui si riconoscono i professori ed i docenti della sinistra italiana o, quanto meno, i nostalgici di un modello che ha funzionato, ma che (come dimostrerò nel corso della discussione, insieme ai colleghi della mia forza politica) è superato, se si guarda alla rigidità di organizzazione dei docenti.
Arrivando all'attualità e ai giorni nostri, persino il quaderno bianco presentato dal Governo contiene modifiche riguardanti i docenti della scuola primaria. Non voglio anticipare in sede di discussione sulle linee generali l'oggetto degli interventi a sostegno delle proposte emendative che il partito di Forza Italia ha presentato, ma ricordo soltanto che quel modello, cosìPag. 24come è stato riformulato nel decreto-legge in esame, rischia di prevedere un numero inferiore di classi di tempo pieno (invece di aumentarlo) e di non autorizzare l'orario di quaranta ore, così tanto richiesto in alcune zone del nostro Paese. Non siamo soltanto noi di Forza Italia a sostenerlo: in questi giorni molte riviste specialistiche - una per tutte, Tuttoscuola (ma ne parleremo domani) - hanno svolto analisi di questo tipo.
Ancora una volta, si tratta di scelte ideologiche, che vorrebbero riportare la scuola italiana indietro di trent'anni (o anche di più) - perché di questo si tratta - ma che certamente non ci fanno fare passi avanti rispetto a quella scuola delle competenze che si è ancora ben lontani dall'aver raggiunto, soprattutto guardando ai dati OCSE, presentati proprio in questi giorni sulla base delle ultime rilevazioni, effettuate anche nel nostro Paese, sulle competenze e sugli apprendimenti di base.
Con riferimento alle altre norme, in questa fase della discussione osservo che l'amarezza relativa all'iter che ha portato alla presentazione del decreto-legge in esame può essere condensata in due constatazioni. In primo luogo, il provvedimento non prevede risorse aggiuntive, e soltanto questa previsione avrebbe potuto giustificare la necessità e l'urgenza legate all'inizio dell'anno scolastico.
La modifica di queste norme e anche, per esempio, degli organici a tempo pieno, se fosse stata prevista con risorse aggiuntive, con l'aumento di organici e, conseguentemente, di sezioni a tempo pieno, pur ugualmente non condivisa da noi, avrebbe avuto un suo senso. Invece, denunciamo che, ancora una volta, si fanno leggi-annuncio, che hanno una natura ideologica e rispondono, quindi, a questo tipo di scelte, ma nella sostanza, per la scuola italiana (che nel mese di settembre ha avviato le famose classi a tempo pieno e le lezioni) e per le classi vere restano i tagli, la diminuzione degli insegnanti di sostegno e tutti quegli interventi che questo Governo ha realizzato in misura maggiore rispetto a quanto veniva addebitato al Governo Berlusconi negli anni scorsi.
Non lo diciamo solo noi di Forza Italia, ma anche i fischi che sono stati tributati al Ministro Fioroni, nonché le denunce dei sindacati e le pagine dei giornali, che hanno riportato tutto ciò.
Dunque, l'amarezza sta proprio in questo: approviamo delle norme che dovrebbero rispondere a bisogni necessari ed urgenti della scuola italiana, mentre, invece, sono affermazioni di principio che restano sulla carta e non modificano né gli organici né il numero di classi a tempo pieno, che durante il Governo Berlusconi erano persino aumentate, come dimostreremo con i fatti, commentando le proposte emendative a partire da domani.
La seconda questione ha a che fare con le sanzioni disciplinari, anch'esse un atto dovuto da parte del Ministro Fioroni, perché il 2006 sarà ricordato come l'anno terribile dell'emergenza educativa. Purtroppo - lo dico davvero con sincerità - sono molto dispiaciuta di aver appreso che, a poche settimane dall'inizio dell'anno scolastico, abbiamo già dovuto prendere atto di nuovi fenomeni di bullismo e di nuove situazioni di emergenza educativa.
Questo resta un problema sullo sfondo della scuola italiana, ma entriamo in un altro campo sul quale non intendo soffermarmi. Dico soltanto che il Ministro ha fatto bene a modificare le procedure sanzionatorie. Noi lo abbiamo appoggiato e voteremo a favore di queste norme, ma si è trattato, anche in questo caso, semplicemente di un'accelerazione dei passaggi per prevedere questo tipo di sanzioni.
Di fatto, sono state eliminate alcune norme di autotutela, che contrastano con la tradizione che, invece, l'amministrazione e la scuola italiana hanno sempre avuto. Speriamo che sia una scelta buona, perché resta sullo sfondo, invece, tutto il resto che apparteneva a quella tradizione di norme di autotutela e di sanzioni, cioè di pareri, di tipo collegiale. Con un colpo di spugna, si decide di cancellare queste e di lasciare tutto il resto. È come togliere un paio di ruote, forse una, ad una Ferrari in corsa.
Sicuramente qualcosa dovevamo fare, ma questo, se da una parte mi sembra unPag. 25intervento necessario, che quindi appoggiamo, dall'altra, è un intervento debole, se consideriamo nella sua totalità la materia delle sanzioni disciplinari, che è ormai datata. Si attacca un sistema - lasciatemi passare questo termine - di tipo corporativo, che dava eccessive garanzie ai docenti e al docente che si trovava in una situazione particolarmente grave, ma senza sapere a cosa ciò porterà, perché restano comunque in piedi, per esempio, i consigli di disciplina e i vari consigli del CNP.
Insomma, Viceministro Bastico, scritta questa norma, necessaria per dare un segnale di efficienza e di efficacia, il Ministro aveva misurato la propria impotenza rispetto a casi gravissimi che pure si erano verificati nelle scuole italiane. Quindi, ha chiesto il via libera e di eliminare alcuni paletti, ma non credo sia sufficiente: abbiamo bisogno di rivedere lo stato giuridico, di prevedere altri momenti di valutazione, non solo negativa, ma anche positiva, nonché un vero e proprio sistema premiante a sostegno della professionalità del docente.
Per quanto riguarda le sanzioni disciplinari, occorre rendere ancora più efficaci questi interventi, senza nulla togliere alla presunzione di innocenza, che va sempre prevista, soprattutto quando il confine tra la denuncia e il fatto è molto labile. Pertanto, vanno rispettate la presunzione di innocenza e le garanzie necessarie, ma va rivisto questo percorso: se pensiamo che, nel caso dell'asilo di Rignano - tanto per rimanere nell'attualità - per due volte il collegio dei docenti aveva negato il parere favorevole alla sospensione cautelare, capiamo che si tratta di norme da modificare. Quindi, in ciò il Ministro Fioroni ha il nostro appoggio; tuttavia, mentre annunciamo il nostro voto favorevole, al Ministro diciamo anche che troviamo debole questa risposta rispetto ad una situazione di emergenza educativa e di eccessive garanzie per i docenti (in merito alla quale non sono mai stati definiti né i procedimenti di valutazione né i sistemi premianti).
Pertanto, la materia dello stato giuridico merita di essere assolutamente valutata anche in questo caso con un provvedimento ad hoc: non è possibile varare una norma nella quale si tratta dell'ammissione dei privatisti e, nel contempo, anche delle sanzioni disciplinari. Non è vero che parliamo di norme «anti-fannullone»: mi dispiace, il professor Ichino o il Ministro Nicolais possono affermare tutto ciò che vogliono, ma le garanzie restano, anche se poi non è solo una questione di garanzie: di fronte ad un'assenza giustificata, la scuola rimane senza docente, ma lo stesso è «coperto» dalla giustificazione che ha prodotto e la scuola continua a non funzionare.
Dunque, sono altre le norme ed i procedimenti che devono essere messi a fuoco: pertanto, vorrei dire al Ministro Nicolais e al Ministro Fioroni che voteremo le norme in esame, anche se siamo ben consapevoli della debolezza delle stesse. È come se si utilizzasse l'aspirina per fronteggiare un male che, magari, è causato da una forma tumorale.
Comunque, voteremo tali norme - questa è la nostra posizione - anche se ritengo che non dovremmo mai più inserire tali norme in provvedimenti omnibus: lo denunciamo, come denunciamo il sistema di valutazione, le sezioni primavera e tanti altri aspetti contemplati nel disegno di legge in esame.
Non è possibile continuare a varare in tale campo leggi e leggine: non vorremmo trovarci tra un anno nella stessa situazione. Presidente Folena, prenda nota: prima della fine della legislatura le chiederemo di porre mano al testo unico per mettere ordine in tale materia. Capite bene che questa è una sconfitta per l'istruzione.
Fino ad oggi abbiamo approvato disposizioni riguardanti la scuola che sono state esaminate prevalentemente o da altre Commissioni o in sede di leggi finanziarie (mi riferisco anche al prossimo disegno di legge finanziaria che questo Governo si accingerà a proporre) o di decreti-legge: non mi sembra un fatto di cui vantarsi. Non lo vuole la scuola italiana, non loPag. 26vogliono i docenti, disorientati da una valanga di norme che creano caos perché non presentano, come dicevo, un unico corpo (sono troppo dispersive, creando confusione).
Per gli aspetti più specifici e lo svolgimento di una contrapposizione più netta attendo la discussione che si svolgerà sulle proposte emendative che verranno presentate sul disegno di legge in esame.
Voglio solo aggiungere, sottosegretario Modica, che voteremo l'approvazione dell'articolo 3 sulle disposizioni per l'assunzione di ricercatori, trattandosi di una norma che consente di recuperare dei finanziamenti e assumere dei ricercatori, anche se vale per l'università ciò che è stato già affermato per l'istruzione ovvero che non è possibile accontentarsi di scorciatoie per aspetti così delicati quali sono quelli concernenti l'assunzione dei ricercatori. Ribadisco comunque che, rispetto all'articolo 3, non mancherà il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, signora viceministro Bastico, signor sottosegretario Modica, onorevoli colleghi, le relazioni svolte dalle due relatrici di maggioranza sono state talmente puntuali, esaustive e esaurienti che ben poco si può aggiungere a ciò che hanno esposto nell'illustrazione del disegno di legge. Vorrei soltanto fare brevemente alcune considerazioni. Non sono d'accordo con la collega onorevole Aprea quando afferma che si tratta di una serie di interventi slegati, disomogenei, inseriti a caso in un decreto-legge quasi omnibus. Tutti questi provvedimenti sono legati da una ratio comune basata sull'assoluta necessità di essere approvati per consentire l'avvio in modo ordinato dell'anno scolastico e per far uscire le università da una situazione di emergenza. Rimango un po' meravigliato quando sento parlare alcuni colleghi come l'onorevole Aprea, con la quale condivido undici anni di presenza in Parlamento e nella stessa Commissione: al cacciavite del Ministro Fioroni fa da riscontro e da contrappeso il bulldozer della Moratti.
VALENTINA APREA. Quella della Moratti era una legge organica!
DOMENICO VOLPINI. Per quanto riguarda l'organicità della riforma Moratti, non possiamo non constatare che, dopo un lavoro di cinque anni nel corso della legislatura dal 1996 al 2001, nonostante l'approvazione di una riforma organica della scuola, cambiato il Governo e la maggioranza il rispetto che lei chiedeva per le leggi dello Stato è stato immediatamente messo da parte. La Moratti, come un bulldozer, è tornata sul riordino dei cicli, legge approvata dal Parlamento che doveva essere sperimentata per tre anni; l'ha fatta fuori in blocco, e non con il cacciavite, ma con un maglio ha demolito ciò che è stato realizzato nella legislatura precedente (Commenti del deputato Aprea).
Il Parlamento approvò una legge sull'esame di maturità per raggiungere una situazione di equilibrio in sede di commissione (si è stabilito che il 50 per cento dei commissari fosse interno e l'altro 50 per cento fosse esterno), consentendo alla scuola di far valere il curriculum (facendo conoscere il ragazzo) e allo Stato - si tratta di un esame di Stato - di svolgere funzioni di controllo.
La Moratti si è abbattuta come un maglio, spazzando via la legge sull'esame di maturità, facendone un'altra nuova che ha ridotto l'esame di maturità - riguardo a ciò non ho capito l'intera vostra declamazione sulla meritocrazia - ad una parvenza di esame di Stato. In altre parole, bisognava senz'altro eliminare la denominazione «esame di Stato», in quanto si trattava di un «riesame interno» (da parte della scuola) della valutazione degli studenti, eseguita alla fine della scuola media superiore.
Pertanto, non è opportuno parlare di cacciavite - vi sono altri esempi e, se vuole, continuiamo ad esaminarli - ma semplicemente vorrei scorrere, una per una, le misure contenute nel provvedimento,Pag. 27che ritengo assolutamente urgenti e anche compatibili con lo strumento del decreto-legge. Non parliamo di decreti omnibus in quanto non so se la collega Aprea si ricorda che la legge n. 62 del 2000 stabiliva che dopo tre anni di sperimentazione il Ministro avrebbe dovuto presentare al Parlamento una relazione e successivamente far approvare un provvedimento legislativo per distinguere le scuole paritarie da quelle private.
Il Ministro Moratti ha presentato la relazione dopo quattro anni ed ha inserito il famoso ed importantissimo provvedimento legislativo nell'ultimo decreto omnibus della legislatura, all'ultimo comma dello stesso, nemmeno come un vagoncino, ma direi come un «sedilino» o strapuntino. Perciò, non è opportuno richiamare i decreti omnibus o il modo in cui sono stati utilizzati nelle varie legislature.
Le misure contenute nel provvedimento in esame - come è stato detto - sono parziali, ma omogenee, urgenti e indispensabili per il buon avvio dell'anno scolastico e per l'anno accademico dell'università. Intendo esaminare ciascuna di esse.
Per quanto riguarda la riattivazione del tempo pieno, tale istituto era uno dei gioielli della scuola italiana. Si trattava di una unità pedagogica ed educativa, ma l'intervento del Ministro Moratti l'ha ridotta ad un insieme di ore: ventisette di insegnamento frontale, più tre, di cui non si comprende bene la natura, più altre dieci ore all'interno delle quali vi è la mensa e tutto il resto, senza alcuna unitarietà e senza alcun legame unico pedagogico.
Il cacciavite di Fioroni non fa altro che registrare la situazione e riportarla ad unità pedagogica, utile e richiesta dalle famiglie.
In secondo luogo, vi è il ritorno ad una maggiore severità degli esami di Stato. A tal proposito - già lo ho affermato - era assolutamente inconcepibile la commissione interamente costituita da interni, e infatti si sono visti i risultati: quasi tutti promossi all'esame di maturità.
Perciò, era importante restituire serietà a tale esame, nonché all'esame di terza media, che è anche esame di Stato. La modifica dell'esame di maturità richiedeva tale intervento in modo che si sapesse con esattezza come iniziare l'anno, come andare avanti, ed infine come svolgere gli esami di maturità e quelli di terza media alla fine dell'anno.
Tra le misure in esame vi è poi l'adeguamento dei compensi delle commissioni d'esame di maturità. A tal proposito non so se la collega Aprea si ricorda che il ministro Moratti non ha pagato le commissioni d'esame, per cui i professori si sono trovati ad aver lavorato senza essere pagati.
Si è trattato dunque di un atto dovuto affermare che l'anno scorso si è rimediato in extremis mentre quest'anno era bene non farlo, dichiarando subito come pagare tali commissioni, aumentando - anche se di poco - i compensi attraverso un loro adeguamento.
Per quanto riguarda l'attivazione delle classi primavera - mi rivolgo a tutti i colleghi del centrodestra dei quali è presente la collega dell'UDC, l'onorevole Santolini - stiamo parlando sempre dell'importanza dell'aiuto alla maternità, in particolare, dell'aiuto alle mamme con bambini piccoli, dell'urgenza degli asili nido e perciò della necessità di aiutare le mamme nella loro missione e funzione materna. Si tratta anche di aiutare i papà; proprio noi approvammo la legge sulla paternità che è stata eguagliata alla maternità.
Mi sembra che tale aspetto sia urgentissimo, perché deve prendere avvio l'anno scolastico e dunque è assolutamente urgente che le classi primavera vengano istituite e si sappia quanti sono gli iscritti, quanti posti sono a disposizione e via seguitando.
Ancora più importante o altrettanto importante per la maternità e per la scuola è il provvedimento successivo. Le insegnanti in stato di gravidanza gravavano sul bilancio della scuola.
VALENTINA APREA. Le supplenti!
DOMENICO VOLPINI. Sì, le supplenti. Il fatto che le insegnanti fossero in stato diPag. 28gravidanza costituiva un problema per la scuola: infatti la scuola doveva pagare direttamente le supplenti, mentre lo stipendio delle professoresse veniva pagato direttamente dallo Stato. Mi sembra che questo cacciavite di Fioroni sia tale da registrare una situazione ingiusta e assurda che deve essere ricondotta nei giusti limiti. Occorre che si stabilisca che, come sono direttamente a carico del bilancio dello Stato le insegnanti in maternità, così deve essere anche per le supplenti che devono sostituirle. Non vedo dov'è questo devastante intervento del Ministro Fioroni.
VALENTINA APREA. Questo lo avremmo votato anche in un decreto-legge; l'ho detto!
DOMENICO VOLPINI. Che questo intervento sia compiuto all'inizio dell'anno e non in sede di disegno di legge, che non ha avuto buon esito, è fondamentale per i bilanci degli istituti scolastici (è importante sapere di non avere più la spada di Damocle della professoressa che va in maternità, evento assolutamente imprevedibile per l'istituto scolastico). Mi sembra un intervento molto saggio riguardo al quale non vedo alcun motivo di tragicità.
Vorrei inoltre soffermarmi su un altro aspetto del decreto-legge in esame, sul quale mi sembra che siate d'accordo, che mi meraviglia molto. La possibilità per le scuole dell'infanzia paritarie private e degli enti locali di utilizzare gli insegnanti in servizio che non hanno ancora l'abilitazione mi sembra una decisione molto saggia. Infatti, lei sa benissimo onorevole Aprea, che se non partono le scuole dell'infanzia paritarie private e degli enti locali, il 60 per cento dei bambini italiani non si reca a scuola. Infatti, le scuole dello Stato sono solo il 40 per cento.
Mi meraviglia invece molto il fatto che, nei cinque anni trascorsi, il Ministro Moratti non abbia mai rispettato la legge n. 62 del 2000 - se vuole le faccio un elenco di tutte le violazioni - e attivato i corsi di abilitazione degli insegnanti, concludendo solo quelli che noi avevamo attivato, onorevole Aprea. Non ne ha attivato alcun altro, nemmeno quello per le scuole materne che sono sostitutive di quelle dello Stato, per le quali sarebbe stato urgentissimo farlo. Poiché, infatti, per le scuole elementari l'abilitazione magistrale è un titolo di studio abilitante, per le maestre d'asilo non lo è. Dunque se non si voleva far chiudere il 60 per cento delle scuole, dovevano essere attivati nei cinque anni alcuni corsi di abilitazione, ma il Ministro Moratti non lo ha fatto. Mi domando, allora, dov'è questa devastazione? Sarebbe stato importante intervenire immediatamente, altrimenti non poteva iniziare l'anno scolastico.
Passiamo alle sanzioni per i docenti. Faccio parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e ho assistito a numerosissime audizioni: a quelle drammatiche della scuola di Rignano Flaminio, ma anche a molte altre. Le notizie che arrivano alla stampa - che non riguardano soltanto gli insegnanti (per carità!), ma tutti gli ambiti della società italiana - sono semplicemente la punta dell'iceberg: è veramente allucinante quello che, invece, c'è sotto. So che voi eravate d'accordo su questo aspetto: non si tratta di dire se gli insegnanti della scuola di Rignano Flaminio siano colpevoli o innocenti, perché ciò lo stabilisce il giudice, ma di considerare il fatto che si sia creata - porto un esempio concreto - una situazione di assoluto marasma e incompatibilità ambientale. Nella Commissione parlamentare per l'infanzia abbiamo ascoltato simili domande: perché il Ministro non è intervenuto per spostare quegli insegnanti e per destinarli ad attività di segreteria? Perché non c'era la possibilità di farlo! Non si trattava, onorevole Aprea, di rivedere tutto lo stato giuridico - non so se lo si farà, ora dovremo affrontare il tema dell'università e, sia chiaro, abbiamo tutta l'intenzione di farlo in modo bipartisan - bensì solo di dare all'amministrazione scolastica quel minimo di agilità nelle procedure per la sospensione dall'insegnamento (che non significa colpevolezza) e per l'assegnazione ad altri ruoli nella scuola di quegli insegnanti o di quei dipendenti la cui attività diventava veramente dirompentePag. 29se seguitano ad insegnare. Ritengo che queste siano tutte norme urgenti, quindi omogenee per l'urgenza e per il fatto di essere relative all'inizio dell'anno scolastico, che potevano benissimo essere contenute in un provvedimento del genere. Anche la misura relativa ai ricercatori universitari è di un'urgenza estrema, in quanto tutti gli atenei lamentano il blocco dei concorsi e l'assunzione di questi 400 ricercatori universitari darà un po' di ossigeno; speriamo di assumere gli altri 1200 nel 2008.
Concludo, affermando che la norma relativa ai ricercatori non sembra una previsione fuori luogo in un decreto-legge. Vorrei ricordare all'onorevole Aprea che il Ministro Moratti ha addirittura inserito nella legge finanziaria - con un comma stranissimo e, tra l'altro, abbastanza confuso - il riconoscimento delle università telematiche con una procedura in cui il Ministro, data la situazione, decide praticamente senza alcuna regola. Tale riconoscimento è stato inserito nella legge finanziaria di straforo, cosa che ha fatto raccapricciare e rabbrividire tutti i rettori e tutto il mondo universitario, che, ancora oggi, non fa altro che lamentare l'assurdità di tali università telematiche, sorte come funghi. Non si sa come, con quali regole e con quali norme esse siano state vagliate, proprio in virtù di un provvedimento molto conciso inserito nella legge Finanziaria dal Ministro Moratti.
Non facciamo, pertanto, propaganda elettorale in questa sede e cerchiamo di considerare le cose nella loro concretezza e semplicità. Questo è un provvedimento importante, limitatissimo, ma caratterizzato interamente da elementi assolutamente urgenti per l'inizio dell'anno scolastico e dell'anno accademico. Ciò è l'essenza. Vi saranno, in futuro, leggi più organiche, però mi raccomando - l'ho detto al Ministro Fioroni e lo dico a chiunque - facciamo in modo che in ogni legislatura non si debbano rifare questo mondo e quell'altro.
Vi ricordate quante riforme della scuola hanno fatto i vituperati Governi democristiani? Nemmeno una!
VALENTINA APREA. Per questo siamo arrivati al 2007!
DOMENICO VOLPINI. Tuttavia, siamo arrivati alla constatazione che la scuola è riuscita ad andare avanti e non è vero che adesso sia migliore di prima. Non è vero! Bisognerebbe adeguarla? Noi abbiamo tentato di farlo dal 1996 al 2001, poi voi avete nuovamente distrutto tutto e fatto la palingenesi. E adesso vi lamentate del cacciavite di Fioroni? Non scherziamo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Viceministro Bastico, sottosegretario Modica, questa discussione sulle linee generali mi sembra abbastanza, anzi molto importante. Ritengo, infatti, che ci stiamo accingendo a varare provvedimenti di una grande rilevanza. Il titolo del provvedimento in esame reca: «Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari». Come ha detto il collega Volpini, i ricordati provvedimenti sono omogenei per l'urgenza, non per altro. Tra loro non vi è altra omogeneità se non appunto l'urgenza e anche ciò è discutibile. Infatti, tale urgenza non mi sembra reale, effettiva, oggettiva e adeguata alla serietà degli argomenti che stiamo trattando.
Riprendendo in parte ciò che ha detto l'onorevole Aprea, in precedenza si era affrontata una serie di argomenti in questa direzione e, prima dell'estate, non era stato possibile approvare alcun provvedimento. Improvvisamente, il 7 settembre, il Ministro si è accorto di avere il dovere di assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico e si è inventato questo decreto-legge.Pag. 30A distanza di meno di tre settimane, il Parlamento deve esprimersi al riguardo. Non si può dire che il Parlamento abbia il tempo giusto, doveroso e sufficiente per discutere di questi argomenti, né si può dire che vi sia stato il tempo giusto nelle Commissioni, così come in Assemblea. È vero che esiste l'urgenza, tuttavia, per quanto riguarda le questioni elencate anche dal collega Volpini - a cominciare dagli stipendi che dovevano essere dati alle Commissioni ed altro - emerse durante lo scorso anno, il problema si conosceva e non vi era alcun bisogno di costringere il Parlamento a trattare argomenti così diversi, vasti e importanti in due settimane. Pertanto discuto e pongo l'attenzione sulla leggerezza con cui si stanno trattando tali argomenti. Do atto alle Commissioni competenti in materia di aver lavorato con impegno e di aver cercato di rispondere, in qualche modo, a questa esigenza tardiva del Ministro. Tuttavia, mi domando: come si può essere certi, semplicemente in base a queste norme, di un ordinato avvio dell'anno scolastico in corso?
Sulla scuola sono state compiute scorribande che ritengo ingiustificate e improvvisate per le quali, a mio avviso, la scuola e le famiglie hanno pagato un caro prezzo. Mi riferisco al fatto che l'idea di un provvedimento d'urgenza - soprattutto un decreto-legge così importante - portato frettolosamente all'esame del Parlamento e frettolosamente approvato (la maggioranza, infatti, lo approverà sicuramente) non è una novità, perché si tratta di un metodo che il Governo ha utilizzato per tutta questa legislatura.
Ciò comporta un'ulteriore preoccupazione nei confronti delle decisioni del Ministro e del Governo, perché stiamo assistendo - ormai dall'inizio della legislatura, lo ripeto - ad una sistematica controriforma.
La riforma Moratti poteva essere buona o cattiva - in questo momento non sto entrando nel merito, bensì nel metodo, cosa molto importante perché il metodo diventa contenuto, entro certi limiti - ma ora si sta assistendo ad una sistematica controriforma attraverso percorsi che, in qualche modo, tagliano fuori il Parlamento da un dibattito approfondito sul comparto della scuola e tagliano fuori le famiglie e la cosiddetta società civile. La dimostrazione di ciò risiede nel fatto che si è preferito ricorrere a vari sotterfugi piuttosto che avviare, in tutto il Paese, un dibattito sulla scuola. Vi sono stati interventi decisivi sulla scuola, ma sono stati inseriti nella precedente legge finanziaria, praticamente a sorpresa, senza che nessuno sia stato in grado di decidere pacatamente, a partire dagli esperti di settore per finire alle Aule parlamentari.
Allora, la legge finanziaria o provvedimenti così improvvisi, non possono rappresentare la strada maestra per riformare la scuola, soprattutto mettendo mano ed eliminando quei pochi strumenti che le famiglie - che io stessa, in questo momento, mi sento di poter rappresentare - avevano a disposizione per esercitare il proprio primato educativo. Mi riferisco, in particolare, al portfolio e alla figura del tutor, di cui non si parla più. Attraverso percorsi impropri, di fatto, si è impedito alle famiglie di scegliere e di potersi esprimere e si è riformata la scuola con il solo e decisivo assenso dei sindacati, a riprova del fatto che il Governo vero della scuola è da sempre in mano ad un patto di ferro tra sindacati e burocrazia ministeriale e sostenere che la scuola appartiene a chi la vive rappresenta solo una affermazione demagogica.
Il tutto è avvenuto nel più totale silenzio degli organi di informazione, salvo qualche lodevole eccezione, nella totale disinformazione delle famiglie - è da poco tempo che è stato pubblicato un libricino, che credo abbiano ricevuto anche i membri del Governo, dell'Associazione genitori scuole cattoliche, dal titolo Per capirci qualcosa, perché effettivamente le famiglie non avevano capito assolutamente nulla - e nell'indifferenza di una società civile che da qualcuno viene indicata solo nei sindacati e nelle imprese sebbene, evidentemente, non sia così, in quanto la società civile è rappresentata anche da ben altre forze.Pag. 31
Dunque, i problemi della scuola vengono affrontati in questo modo. Ciò è un vero peccato perché la scuola è sempre più malata e scadente. Mi domando perché eliminando, per esempio, i portfolio e i tutor, che ho citato poc'anzi, nessuno ha concepito strumenti alternativi che, in qualche modo, potessero sostituirli e permettere una vera presenza delle famiglie nella scuola. L'argomentazione che le famiglie sono assenti non è valida, anche se probabilmente, ciò in parte, è vero. Così come non è valida nemmeno l'argomentazione che le famiglie sono troppo spesso una specie di sindacati che difendono i propri figli. Anche ciò, purtroppo, spesso è vero, ma ciò non esime la scuola dal farsi carico di interpretare ed ascoltare i desideri delle famiglie. Non è stato fatto nulla che in qualche modo sostituisse strumenti che sono stati eliminati. In passato sono stati assunti 150 mila precari - malgrado la necessità di ridurre la spesa pubblica e senza alcun effettivo accertamento del merito, ma semplicemente in base a criteri di anzianità e di diritti acquisiti - in gran parte non vincitori di concorso ma ritenuti idonei e tenuti in parcheggio per anni, e un'altra grande fetta di semplici abilitati dei famosi e famigerati corsi abilitanti che, per la scuola italiana, sono stati una iattura.
È stato eliminato il doppio canale scolastico della formazione professionale, che aveva il grande torto di non essere stato finanziato abbastanza.
È stato innalzato l'obbligo scolastico con l'impressione - data a molti - che ciò sia stato fatto non per il bene degli studenti o delle famiglie, ma semplicemente per garantire l'organico presente in un dato momento nella scuola: siamo il Paese, in Europa, con il più alto rapporto docenti-alunni (anche questo aspetto va sottolineato). Infine, si è conferita un'ampia delega al Ministro (che poteva adottare una ventina di decreti su tutto ciò che era possibile immaginare), appaltando al Ministero ogni decisione. Ricordo, come nota un po' folkloristica, che l'ultima legge finanziaria prevedeva addirittura una raccomandazione (poi ritirata) ai docenti di ridurre del 10 per cento il numero dei bocciati per diminuire i costi e tutto ciò mentre - come è stato ricordato - i dati OCSE sullo stato della scuola italiana sono impietosi.
Viene spontanea la domanda: cosa ci aspetta nella prossima legge finanziaria? Assisteremo ancora alla scorrettezza di veicolare la trasformazione della scuola con uno strumento improprio, nel silenzio e nell'indifferenza dei più? L'impressione è che oggi siamo in quest'aula a discutere di un decreto-legge che è la prova generale della futura legge finanziaria perché materie estremamente importanti vengono trattate - lo ripeto - con provvedimenti di emergenza e con un'urgenza che è vera, ma che probabilmente meritava una attenzione maggiore se solo ci si fosse pensato un po' prima e si fossero coinvolti il Parlamento e le Commissioni in maniera corretta.
Per una volta ancora parlare di scuola, oggi, in quest'aula (ma non solo qui) significa parlare di problemi tecnici, di metodi, di procedure, di calendari, di organici, di regole e di sistemi organizzativi, che sono certamente importanti, ma che non sono l'essenza della scuola. La scuola non è solo una palestra di organizzazione e di strumentazione, ma dovrebbe essere un sistema educativo e formativo che mette davvero al centro gli alunni e le loro famiglie, non come semplici destinatari di un servizio, ma come soggetti capaci di dare davvero una loro impronta, anche attraverso le loro famiglie. In altri termini, si dimentica, per l'ennesima volta, la parola «sussidiarietà» perché la scuola non è un fine, né un valore, ma un mezzo per consentire ai genitori di esercitare il loro diritto-dovere di educare i figli e anche per consentire a questi ultimi di essere inseriti a pieno titolo nel solco, nella tradizione della storia, della cultura e del lavoro del loro Paese. Il dibattito in corso è la prova che di tutto ciò non si parla.
Passiamo rapidamente al testo in esame: domani avremo modo di discutere dei singoli emendamenti, ma vorrei rispondere all'amico Volpini che ci sono effettivamente alcune questioni che nonPag. 32tornano ed alle quali - almeno a mio avviso - non viene data soluzione. Ad esempio, vi è il tema del tempo pieno, trattato dall'articolo 1, comma 1: ciò che era stato disciplinato dalla riforma della precedente legislatura era certamente più rispettoso dell'autonomia scolastica e della possibilità di scelta delle famiglie. Era una garanzia per le famiglie e non è vero che il precedente sistema di tempo pieno era un gioiello - come ha detto il collega Volpini - della scuola italiana; era stato anche accolto, allora, come un tentativo di «esproprio» delle famiglie. Era stato accolto, allora, come il tentativo di sostituirsi al ruolo educativo di queste ultime ed infatti non è vero che è stato richiesto dalla stragrande maggioranza: solo il 45 per cento dei possibili fruitori - quindi, meno della metà - ne ha chiesto l'introduzione, segno che la maggioranza delle famiglie desidera educare i propri figli e tenerseli vicino, essere responsabile dei loro percorsi educativi.
E poi mi si dovrebbe spiegare questa stranezza: si dice che il tempo pieno sarà istituito nei limiti dell'organico di diritto stabilito e nei limiti della spesa prevista. Delle due l'una: o è un servizio assolutamente importante, assolutamente indiscutibile e urgente e, quindi, non deve essere legato a nessun vincolo, né avere limiti di nessun tipo o genere, perché molto importante, oppure è uno strumento che ha una scarsa rilevanza o è destinato ad altri scopi, tanto da essere condizionato nella sua applicazione, e allora tanto vale non prevederlo. Bisogna chiarire questa strana condizione, per cui si tratta di un servizio tanto urgente e importante ma è vincolato dagli organici e dalla spesa.
Altra questione, che non è stata sollevata da nessuno e che mi preoccupa, è il problema dell'Invalsi: ridurre da otto a tre i componenti del comitato di indirizzo, a mio avviso, significa rendere il Ministero sempre più autoreferente e invasivo, qualunque sia il Ministro (non quello di questa maggioranza o di una futura maggioranza, qualunque essa sia).
Un ente di ricerca con personalità giuridica di diritto pubblico, con autonomia amministrativa, contabile e patrimoniale, visto l'alto compito cui è preposto, è stato ridotto a un semplice comitato di indirizzo - questa è un'altra perla della finanziaria! - ma, oltre tutto, adesso è composto di soli tre esperti di nomina ministeriale. Fa tutto il Ministero: è autoreferente e decide qualunque cosa.
Come può il Ministro della pubblica istruzione dare indicazioni con direttiva annuale degli obiettivi della valutazione esterna condotta dal Servizio nazionale di valutazione sull'istruzione scolastica? È una forma di autoreferenzialità inaccettabile - lo ripeto - da parte di qualunque maggioranza, non semplicemente perché siamo all'opposizione. Chiederemo, quindi, la soppressione di questo comma.
Inoltre, c'è la questione delle classi primavera: in realtà, non so bene che cosa ci sia dietro all'idea delle classi primavera, ma è un salto nel buio. Non mi sembra di avere avuto echi positivi dalle associazioni delle famiglie che si occupano di tali questioni. Anche questo è un problema di contenuto e di metodo.
Ricordo che nella scorsa legislatura l'allora opposizione, adesso maggioranza, fece una battaglia furibonda all'anticipo, previsto dal Ministro Moratti, dell'entrata nella scuola primaria e dell'infanzia. Fu una battaglia colossale, mentre le famiglie, tutto sommato, lo avevano considerato in modo positivo e molte di loro lo avevano scelto.
L'anticipo è stato eliminato e adesso la risposta consiste in una sorta di scuole comprensive, con sezioni primavera aggregate alla scuola dell'infanzia, con bambini piccolissimi, che hanno esigenze del tutto particolari, insieme a ragazzi e bambini molto più grandi. Sappiamo tutti che la crescita, i cambiamenti e l'evoluzione dei bambini piccoli è rapidissima e che la struttura di un bambino dai due ai quattro anni cambia completamente.
La risposta - lo dico all'onorevole Volpini, che li fa passare per un aiuto alla maternità, vista l'urgenza degli asili nido - a mio avviso deve essere data istituendo asili nido e dando la possibilità anche ai condomini e alle famiglie di istituirli, nonPag. 33con delle scuole che pensano a tutto, organizzano tutto, gestiscono tutto e offrono tutto a modo loro, senza dare il riconoscimento, invece, agli asili nido che, magari, possono essere molto più proficuamente creati dalle famiglie in un condominio o vicino al luogo dove lavorano.
Non credo che i bambini debbano essere oggetto di sperimentazione - ciò è scritto, perché è una sorta di sperimentazione - e non credo che sia possibile far partire adesso le classi primavera quando il Ministro dice che provvederà alla formazione del personale adeguato ai nuovi percorsi.
Prima formiamo il personale e lo adeguiamo ai nuovi percorsi e, quando avremo la sicurezza che disponiamo del personale adeguato - e non che ne disporremo in futuro -, potremo riparlare di queste fughe in avanti. Tutto ciò avviene - lo ripeto - come è stato accennato, mentre le famiglie dei disabili sono in attesa di risposte e che il sostegno diventi effettivamente operativo; ricordo che esso era davvero un fiore all'occhiello della scuola italiana, che ci portava all'avanguardia in Europa.
Cercheremo di discutere di tali questioni, emendamento per emendamento, ma speriamo che le nostre richieste vengano accolte dalla maggioranza; speriamo, anche se il tempo a disposizione è poco, di trovare un accordo sul decreto-legge in esame, però mi sembra estremamente difficile, vista la situazione generale, com'è andato il dibattito e come si annuncia la discussione di domani (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, Viceministro Bastico, sottosegretario Modica, onorevoli colleghi, malgrado quanto dichiarato dagli scranni dell'opposizione, desidero esprimere la mia soddisfazione sul provvedimento oggi al nostro esame: per me è un segno evidente di un impegno da parte di questo Governo sul delicato settore della pubblica istruzione.
Mi sento di estendere tale apprezzamento anche al lavoro svolto dalle relatrici, l'onorevole Sasso e l'onorevole Motta; voglio ricordare che sono stati anche accolti dei suggerimenti avanzati dall'opposizione. Onorevole Valentina Aprea, pensavo che tutto ciò costituisse un ottimo segnale, in questo momento così delicato per la politica nel nostro Paese, di partecipazione attiva e di lavoro condiviso tra maggioranza ed opposizione, soprattutto poiché abbiamo trattato provvedimenti che si inseriscono in un panorama decisamente delicato, che è quello, come dicevo poc'anzi, della pubblica istruzione.
Ritengo che questo testo contenga molte misure positive, che sono state salutate con favore anche dagli operatori del settore, a partire dalla disposizione del comma 1 dell'articolo 1, laddove si parla di tempo pieno nella scuola primaria e di tempo prolungato nella scuola media.
Rispetto le considerazioni espresse dalle colleghe poc'anzi, ma ritengo che si sia posta mano a una situazione che prima era insostenibile, perché avevamo davanti un distinguo che non era netto tra ore di base, di mensa, di laboratorio, eccetera; forse, se tale sistema fosse più o meno rispettoso o se le famiglie fossero da esso più o meno garantite è questione di punti di vista: rispettiamo il pensiero degli altri, ma vorremmo che fosse rispettato anche il nostro.
Si offrono, quindi, in questa maniera degli elementi di certezza per le famiglie, anche nell'ottica di avviare un piano triennale di lavoro e di tempo pieno con regioni ed enti locali.
Altra importante novità è la rottura con il recente passato, con la reintroduzione del giudizio di ammissione all'esame di terza media. Anche questo elemento era stato cancellato dalla riforma Moratti: riteniamo che l'esame di terza media sia molto importante e, senza alcun dubbio, un esame di Stato.
In questo modo si consente ai nostri ragazzi di accedere alle superiori con unPag. 34grado di istruzione che può essere valutato come un bagaglio culturale necessario per affrontare i futuri impegni scolastici.
Sono stabilite, inoltre, ulteriori norme anche per i privatisti, in quanto il decreto-legge al nostro esame prevede nuovi tempi e modi per l'iscrizione di questi ragazzi all'esame di Stato: già dall'inizio dell'anno essi dovranno segnalare presso quale scuola e quale comune intendono partecipare e saranno poi gli uffici regionali, in funzione di una percentuale ben precisa, a dare garanzia degli esami, assegnandoli ai diversi istituti.
Ritengo che questo sia un altro importante elemento di novità, come lo è il fatto che in tal modo si evita l'acquisizione di facili diplomi, assicurando al contempo che l'istruzione finale di uno studente sia seria e adeguata.
Il decreto-legge, inoltre, rende operative le sezioni primavera (ne hanno parlato tutti i colleghi), che rappresentano un ponte per i bambini tra i due e i tre anni. Il provvedimento alla nostra attenzione prevede, in tal senso, uno stanziamento economico, disponendosi a favore non solo di tale progetto, ma anche di risorse finanziarie da affidare alla scuola.
Come lo stesso Ministro Fioroni ha in precedenza spiegato con riferimento a tale procedimento, penso che esso costituisca la maniera migliore per fornire una risposta importante alla questione delle scuole materne, così come viene dato via libera al reclutamento degli insegnanti tra i diplomati del vecchio istituto magistrale in attesa che si concludano i corsi abilitanti.
Si tratta, quindi, di novità, come lo sono anche quelle relative alle sanzioni per i docenti: il tempo limite per decidere di irrogare provvedimenti passa, infatti, da un anno e mezzo a centoventi giorni. Si tratta di una risposta molto importante, dal momento che il Ministro Fioroni afferma che il procedimento disciplinare ha l'intento ben preciso di abbreviare i tempi e di assicurare rapidità ed effettività della sanzione, riordinando il sistema disciplinare con elementi di significativa novità. Anche la responsabilità ultima per i reati contro il decoro dell'istituto scolastico o la dignità degli studenti passa all'autorità scolastica in nome dell'autonomia e, quindi, al preside, che non dovrà più attendere il parere del collegio dei docenti, ma potrà sospendere il professore coinvolto in indagini per reati gravi.
Nel corso della discussione, onorevole Aprea, riteniamo che si possano migliorare tanti aspetti. Credo che le risorse aggiuntive derivino anche dal fatto ben preciso che, ad esempio, sarà lo Stato a pagare il personale nominato in sostituzione dei docenti in maternità o i supplenti collocati in astensione obbligatoria, senza più indebitare le scuole: anche questa è una risorsa aggiuntiva e, dunque, la questione deve essere considerata anche da questo punto di vista.
Certamente, onorevole Aprea, non ho la sua grande esperienza, dal momento che lei, oltre a possedere tale competenza - gliene do atto - è stata sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione ed è indubbiamente nelle condizioni di conoscere tali problematiche molto meglio; credo, tuttavia, che insieme possiamo fornire un contributo per il miglioramento, laddove è possibile, del testo al nostro esame.
Ritengo che noi siamo qui per lavorare e farlo bene in ordine alle disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico e dell'anno accademico, ma anche per amore dei nuovi ricercatori, della ricerca scientifica e in vista di un buon anno accademico a livello universitario.
Noi vorremmo, onorevole Santolini, avere classi formate da non più di venti ragazzi e laboratori efficienti e moderni, che possano dare risposta non solo ai nostri ragazzi, ma anche alle famiglie, le quali sono sempre in apprensione - lo siamo tutti - per l'avvenire dei nostri figli.
In merito ai bilanci, penso che costituisca una circostanza importante che le multe comminate alle varie scuole da parte dell'ispettorato del lavoro, relativamente alla mancata comunicazione dei docenti assunti come sostituti, non ci saranno più allorché legifereremo in tal senso.Pag. 35
Per tutti questi motivi, ritengo si tratti di provvedimenti e di norme che, a nostro giudizio, sembrano veramente positivi. Questo passo in avanti che vogliamo compiere è fondamentale per la scuola italiana.
Ripeto che ogni provvedimento è sempre perfettibile e migliorabile. Si tratta di un dato di fatto: spetta a noi riuscire a promuovere quei miglioramenti che si ritengono opportuni, nei limiti di ciò che è consentito, e che le nostre famiglie e il nostro Paese si aspettano.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Titti De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, pur condividendo il merito delle relazioni svolte in aula dalle relatrici Sasso e Motta, voglio soltanto soffermarmi su alcuni aspetti che riteniamo essere particolarmente rilevanti in merito al provvedimento in esame.
In particolare, mi riferisco alla questione di cui all'articolo 1, ossia alla reintroduzione del tempo pieno nella scuola primaria. Voglio qui sottolineare che le disposizioni relative alla materia del tempo pieno erano state dapprima inserite nel disegno di legge A.C. 2272-ter esaminato dalla VII Commissione. Tali norme erano state introdotte in quel disegno di legge grazie ad un emendamento presentato dal mio gruppo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, successivamente riformulato dal Governo. Quella stessa dizione è stata poi inserita nel decreto-legge in esame, che ha delle ragioni d'urgenza, come abbiamo potuto rilevare, molto chiare e limpide. Pertanto, il Governo ha ritenuto di riprendere alcune norme, tra cui quella relativa al tempo pieno, seguendo l'iter cui ho già fatto cenno, e inserirle in questo decreto.
Perché ciò è avvenuto? Ciò è avvenuto poiché, naturalmente, vi è la sensibilità e la necessità di fare in modo che l'anno scolastico che sta per iniziare cominci al meglio e, sostanzialmente, anche con il tempo pieno. Quindi, considero positivamente che tale norma sia stata introdotta con il decreto-legge in esame. Pensiamo che sia del tutto chiara.
Le disposizioni introdotte dal decreto legislativo n. 59 del 2004, ossia con la riforma Moratti, sono abrogate, di fatto, con l'articolo 1 del provvedimento in esame.
VALENTINA APREA. Ti illudi!
TITTI DE SIMONE. Quindi, si torna ad un modello pedagogico-educativo chiamato «tempo pieno»: onorevole Aprea, se non vogliamo svolgere argomentazioni sulle ideologie, che a mio avviso realmente poco interessano al mondo della scuola, ma intendiamo rimanere più nel concreto, è stato, oggettivamente, un modello pedagogico ed educativo soprattutto nel Nord Italia. Lì è stato applicato ed esso costituisce un tema su cui mi piacerebbe che veramente ci confrontassimo. Mi riferisco alla necessità, realmente esistente, di estendere quelle esperienze positive dovute anche alla partecipazione del mondo della scuola e di tutti i suoi attori, dei territori e delle comunità locali: si tratta di vicende, esperienze, pezzi di storia del nostro Paese e dei movimenti democratici che hanno arricchito il nostro vivere civile.
Quindi penso che tutto questo non possa essere demagogicamente incasellato dentro un'idea obsoleta, del passato dell'Italia, ma che invece sia estremamente attuale, proprio in un momento in cui la scuola deve oggi affrontare sfide difficili sotto il profilo pedagogico ed educativo. Si tratta di grandi temi per i quali c'è bisogno di più risorse, strumenti, tempo, tempo più disteso e, naturalmente, il tempo pieno corrisponde pienamente a tutto ciò.
Vorrei, fra l'altro, sottolineare che tante volte il centrodestra richiama i bisogni delle famiglie italiane (forse a volte anche in modo molto demagogico) nella critica che svolge. Tuttavia, visto e considerato che spesso fa di tali argomenti una bandiera, vorrei ricordare, per esempio, cosa è stato il tempo pieno negli anni in cui la Moratti, di fatto, lo ha abrogato, quando lo ha fatto diventare uno «spezzatino», un'altra cosa, un'idea della scuola a domandaPag. 36individuale, completamente un'altra esperienza. E laddove questa esperienza è stata sottratta alla scuola, le famiglie e i genitori che non lo hanno più potuto avere hanno creato (innanzitutto in alcune regioni, dall'Emilia-Romagna alla Lombardia, quindi anche regioni governate dal centrodestra) movimenti e comitati nei territori per chiedere la reintroduzione del tempo pieno.
Vi è una domanda da parte dei genitori e non solo del mondo della scuola, per le ragioni pedagogiche ed educative che ho prima detto, e vi è un'esigenza anche reale delle famiglie di reintrodurre il tempo pieno. Dunque, altro che «impostazione ideologica» da parte nostra. Vi è la necessità, invece, di lavorare per rendere la scuola pubblica sempre di più una scuola di qualità che risponda alle esigenze reali del Paese.
Penso che la reintroduzione di questa norma sia importante proprio per tale ragione. Del resto, la norma è chiara: si tratta di reintrodurre il tempo pieno rispetto alle norme previgenti al decreto legislativo n. 59 del 2004. Quindi, anche per il modello organizzativo e le modalità organizzative del tempo pieno, naturalmente, si fa riferimento alle norme previgenti, con tutto quello che sappiamo (doppio organico e così via).
Certo, non ci sfugge il tema delle risorse. Il tema delle risorse esiste - e penso che il Viceministro Bastico ne sia assolutamente consapevole - ed è all'attenzione del Ministero della pubblica istruzione e, certamente, del Governo e del Parlamento, per quanto ci riguarda.
Tuttavia, è evidente che di questo discuteremo in occasione della prossima legge finanziaria ed è - diciamo così - nelle nostre corde l'idea di fare in modo che nella prossima legge finanziaria vi siano risorse qualificate per la scuola pubblica che riguardino non solo il tempo pieno, ma anche gli asili nido e le scuole dell'infanzia di cui è stata richiamata tante volte l'importanza.
In un Paese in cui gli asili nido pubblici sono solo il 40 per cento della domanda è evidente la necessità di un investimento da questo punto di vista, perché andiamo anche a toccare elementi importanti dell'organizzazione della vita delle persone, oltre che modelli pedagogici ed educativi. Si tratta, pertanto, di un servizio essenziale.
La legge finanziaria chiaramente dovrà porre questo problema, e dovrà porre anche il problema della scuola dell'obbligo e dell'aumento del costo del libri di testo, dato che l'imposizione dei prezzi da parte delle case editrici pesa sulle tasche delle famiglie italiane; ogni riapertura dell'anno scolastico, purtroppo, porta questo segno negativo da molti anni. Vi è bisogno di arrestare tale fenomeno, perché sta diventando un problema per le tasche delle famiglie ed anche per gli insegnanti di sostegno, come veniva ricordato prima dagli altri colleghi.
In tale provvedimento ci sono diversi aspetti, ma questo del tempo pieno mi sembra piuttosto rilevante. La questione del tempo pieno è stata oggetto di una grande mobilitazione sociale nel Paese, da parte di associazioni e del mondo della scuola. Credo che questo passaggio sia un fatto rilevante.
Naturalmente vi sono altri elementi che non vanno sottovalutati: penso alla questione delle norme disciplinari, come sopra richiamata; penso ai piccoli, ma importanti e urgenti interventi che riguardano particolari condizioni di docenti. Insomma, nel provvedimento vi è una serie di interventi oggettivamente urgenti per poter garantire un avvio di anno scolastico ordinato, con delle certezze, con un quadro normativo più chiaro: è senz'altro un provvedimento positivo.
Voglio concludere dicendo che ci sarà modo in Assemblea di svolgere una discussione, mi auguro, importante e valorizzante. Del resto, il lavoro della Commissione è stato svolto in quest'ottica; non vedo quali siano le ragioni per non effettuare, anche in questa sede, un lavoro altrettanto positivo e arricchente. È stato ricordato che in Commissione abbiamo lavorato collegialmente, sono stati accolti i suggerimenti dell'opposizione così come della maggioranza, ad esempio con gliPag. 37emendamenti di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea; altri saranno riproposti nel corso della discussione in aula per cercare, là dove possibile, di migliorare e arricchire il testo.
Mi sembra importante anche la disponibilità del Governo in tal senso, come già dichiarato prima dalla Viceministro Bastico. Vi sono le condizioni per fare un buon lavoro nell'interesse della scuola, dei genitori e degli studenti che si affacciano a questo anno scolastico.
Concludo annunciando fra l'altro che, oltre agli emendamenti di cui discuteremo, riteniamo di presentare anche un ordine del giorno che voglio citare brevemente: desideriamo invitare il Governo ad affrontare concretamente il tema del contrasto all'omofobia e al razzismo. Mi rivolgo al ministro Fioroni che spesso ha dichiarato la propria disponibilità e sensibilità sull'argomento. Abbiamo bisogno di affrontare una discussione e anche di iniziative. Il tema dell'omofobia e del razzismo attraversa, purtroppo, il mondo della scuola, perché attraversa la società. La scuola è, nel bene e nel male, lo specchio di una società dove si producono anche elementi non positivi di esclusione, di discriminazione e di diseguaglianza che noi abbiamo la necessità di superare.
È molto importante che questo Ministero, per il prossimo anno scolastico, dia un segnale, visto che vi sono stati molti casi, da questo punto di vista, di ragazzi adolescenti omosessuali che hanno vissuto bruttissime esperienze. Il mondo della scuola spesso non è attrezzato sufficientemente ad affrontare tali questioni insieme al territorio, alle associazioni e alle istituzioni locali.
È importante dare un segnale anche in tale direzione, in quanto è chiaro che non si può classificare tutto sotto la voce bullismo in modo indiscriminato e generalista, ma abbiamo bisogno di comprendere più da vicino i problemi del disagio, per dare alla scuola gli strumenti, soprattutto culturali, che sono l'antidoto essenziale. Gli strumenti repressivi, infatti, sono solo l'ultima spiaggia, invece quelli culturali sono necessari per poter rendere la scuola un avamposto fondamentale per la costruzione di una cittadinanza migliore (Applausi di deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro Fioroni sono felice che lei sia arrivato in aula per seguire la discussione sulle linee generali di questo provvedimento. Molti aspetti sono già stati illustrati dalle mie colleghe dell'opposizione, tuttavia, nell'introdurre l'argomento, anch'io devo svolgere alcune riflessioni sul metodo che è importante, forma che diventa sostanza. Constatiamo che nella prima settimana di settembre l'Esecutivo ha assunto una serie di provvedimenti, sia attraverso la decretazione ordinaria - come, ad esempio, con il regolamento per l'obbligo di istruzione a 16 anni, in attuazione della legge finanziaria per l'anno 2007 - sia attraverso la decretazione d'urgenza (come con il decreto-legge recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007- 2008, varato il 5 settembre 2007 dal Consiglio dei ministri e pubblicato in data 7 settembre).
È evidente che tutti gli interventi strutturali e ordinamentali sul sistema educativo sono contenuti in leggi blindate e conduciamo questa polemica e questa riflessione già da quando si è insediato il Governo. Abbiamo osservato, infatti, più volte il famoso «cacciavite» del Ministro insinuarsi in provvedimenti che non vertevano sulla scuola, andando a creare una confusione normativa che da noi è stata sempre contestata, sfiorando un «bullismo normativo» che ci ha sorpreso e ci continua a sorprendere. Ne è una testimonianza eclatante il decreto-legge n. 147 in esame, con il quale sono state toccate - lo ricordava precedentemente la collega Aprea - diverse materie, molte anche difformi e disomogenee, ovvero senza quell'omogeneità che dovrebbe essere, comunque,Pag. 38una caratteristica intrinseca dei decreti-legge. Vi sono l'introduzione del vecchio tempo pieno - di cui ha trattato, in maniera molto esaustiva la collega De Simone - con 40 ore a settimana, gli esami di maturità - con la reintroduzione (o l'introduzione) dell'esame di ammissione - il ripristino del giudizio per l'ammissione all'esame di terza media, le sanzioni disciplinari a carico del personale. Constatiamo, dunque, quanti argomenti differenziati sono trattati dal provvedimento in esame, che si definiva anche precedentemente omnibus. Quindi, tengo a precisare che, a mio avviso e ad avviso del gruppo di Alleanza nazionale, questo è un vero scippo antidemocratico di provvedimenti per i quali era stata avviata una trattazione in Aula. Già in Commissione, inoltre, avevamo iniziato ad effettuare un'opposizione costruttiva, analizzando l'atto Camera n. 2272-ter, ora atto Camera n. 2272-ter-A. Avevamo anche, in Commissione e come opposizione, chiesto ed ottenuto con alcuni emendamenti, provvedimenti molto favorevoli per la scuola, come l'abolizione della Tarsu e la diminuzione del pagamento dell'IVA per le scuole. La Commissione bilancio, tuttavia, ha respinto tali emendamenti creando, comunque, difficoltà per la scuola che la nostra sensibilità, invece, aveva portato all'attenzione. Il Governo, quindi, in modo programmatico tende sempre - torno a ribadirlo - contrariamente a quanto raccomandato dal Presidente della Repubblica, ad eliminare la prassi democratica di ricorrere a leggi condivise dal Parlamento, soprattutto - ciò è importante - quando si tratta di un argomento, come quello della scuola, che dovrebbe essere un tema che, in molti casi, dovrebbe unire maggioranza e opposizione per individuare punti di intesa super partes. Constatiamo, invece, che con questo metodo si disattende la volontà di trattare un argomento, come quello dell'educazione, con un metodo diverso.
Gli articoli del provvedimento al nostro esame sono tre e non mi soffermo in maniera analitica ad analizzarli, in quanto ciò si effettuerà nella discussione sul complesso degli emendamenti e, poi, specificatamente nell'esame dei singoli emendamenti.
Non posso, però, non svolgere una considerazione sull'articolo 1 che, al comma 1, ripristina il tempo pieno, che ci ricorda gli anni Settanta e che era stato riformato, a mio parere giustamente, dal Ministro Moratti. La riforma Moratti aveva mantenuto lo stesso «tempo scuola»: il testo in esame, invece, è un pacchetto preconfezionato di tipo bulgaro, che viola l'autonomia organizzativa delle scuole e - quel che è peggio - non permette l'opzione da parte delle famiglie; ritengo che il tempo pieno si rivelerà una grande beffa. Inoltre, con il doppio organico previsto per norma - ma senza aumento complessivo di posti di organico e, quindi, senza alcuna risorsa aggiuntiva per realizzarlo - può determinarsi, come giustamente rileva la rivista Tuttoscuola, uno dei seguenti effetti: le classi a tempo pieno potrebbero diminuire oppure, per mantenere o far aumentare il numero di quelle attuali, occorrerebbe chiudere molte di quelle organizzate a tempo normale. Siamo evidentemente contrari, quindi, alla reintroduzione del tempo pieno, che riteniamo un passo indietro per la scuola.
Con riferimento all'articolo 2, non possiamo non essere d'accordo con la presa di posizione del Governo contro la degenerazione dei comportamenti nel mondo della scuola. Sappiamo che, negli ultimi mesi e nell'ultimo anno, sono stati riportati sulla stampa casi gravi: li abbiamo sempre addebitati alle lungaggini burocratiche, forse attuando una difesa corporativa della scuola. Altri accusano una burocrazia nella quale tutto, compresa la giustizia, scompare nella tortuosità del percorso. Si tratta, comunque, di un sistema malato: organi consultivi poco preparati, mancato rispetto dei termini, errori e difetti di comunicazione. È molto importante, quindi, ridisciplinare la materia; tuttavia mi chiedo come possano essere ripensati questi organismi tecnici, snelli e neutrali, se non si conduce in porto un'operazione già intrapresa nella scorsaPag. 39legislatura, ossia la riforma degli organi collegiali territoriali della scuola, alla luce dei cambiamenti introdotti dalla riforma del Titolo V della II parte della Costituzione!
A proposito di sanzioni disciplinari, non si può non fare un accenno, a mio avviso, ad un'altra esigenza del corpo docente, ossia alla volontà di sviluppare la propria funzione, sottolineando che quello del docente non costituisce un problema tecnico, ma un problema politico, sociale e culturale. È necessario, quindi, un nuovo stato giuridico: bisogna dare ai docenti nuove prospettive, attualmente inesistenti, e credere nei medesimi, con la consapevolezza che lo studente percepisce che il docente, se ama ciò che insegna, riesce anche ad acquisire quell'autorevolezza che costituisce il perno e l'aspetto mancante nella scuola; mancanza che dà adito ai fenomeni di bullismo, che derivano soprattutto dalla mancanza di rispetto e dal venir meno del rapporto tra insegnante e studente. L'attività del docente, quindi, non è né sindacale né impiegatizia, ma tecnica e morale, e richiede una più aggiornata professionalità e un maggiore spirito civile.
La collega Aprea, di Forza Italia, ha già affermato che concordiamo con le previsioni di cui all'articolo 3, che disciplina l'assunzione dei ricercatori: rimane, comunque, l'amarezza di dover constatare che sul provvedimento, con diverse modalità, avremmo potuto trovare un accordo e che, invece, abbiamo al nostro esame un decreto-legge contraddittorio, in alcuni casi anche difficile da capire, perché ha portato alla nostra attenzione molti argomenti diversi e, soprattutto, perché - torno alle mie contestazioni iniziali - non ha dato modo al Parlamento di discuterne, così come sarebbe stato necessario, imponendo ancora una volta modi e tempi, abitudine che questo Governo ha ormai adottato, purtroppo, come prassi comportamentale [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la VII Commissione, deputata Sasso.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, non vorrei replicare a lungo. Penso che continueremo a discutere dei temi e dei contenuti di questo decreto nel prosieguo del dibattito e nel corso dell'esame delle proposte emendative. Vi è però un aspetto che intendo sottolineare, anche rispetto alle osservazioni svolte da alcuni colleghi dell'opposizione. Questo provvedimento nasce da lontano, dal cosiddetto Bersani-ter, con riferimento al quale la Commissione ha voluto con forza lo stralcio delle materie relative alla scuola. Si avviò una discussione su un disegno di legge che recava come titolo: «Scuola, imprese e società», poi modificato in: «Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione».
Desidero sottolineare che, se il disegno di legge A.C. 2272-ter non è stato discusso in Assemblea a luglio, al tempo giusto per poter approvare norme urgenti per l'avvio dell'anno scolastico, non è responsabilità solo del Governo e della maggioranza, ma di tutti i gruppi politici, che hanno impedito fino all'ultimo (Commenti della deputata Aprea)...
Signor Presidente, vorrei continuare il mio intervento. Questa è una prassi comune nel rapporto con la collega Aprea in Commissione e in Assemblea...
PRESIDENTE. Mi dispiace. La prego, onorevole Aprea.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. ...però le chiederei tregua e pazienza per permettermi di continuare. Le prometto che sarò breve. Quindi, il fatto che, per tutta una serie di motivi contingentiPag. 40e non, questo provvedimento non sia stato discusso a luglio in Assemblea ha reso necessario ed inevitabile il ricorso ad un decreto d'urgenza. Credo che gli elementi ed i temi contenuti in questo decreto abbiano tutti il carattere d'urgenza - lo dicevo prima - perché mettono la scuola, che deve programmare all'inizio dell'anno il suo programma di lavoro, nella condizione di affrontare tale programmazione con alcune norme e con alcune certezze.
Torneremo su questo aspetto nel prosieguo del dibattito in Assemblea, ma vorrei fare alcune precisazioni in relazione ad una delle questioni più delicate di questo provvedimento: mi riferisco alla reintroduzione del tempo pieno secondo il modello delle quaranta ore del progetto pedagogico unitario. Credo che sul tempo pieno si affermino molte cose senza conoscere veramente cosa abbia rappresentato questa esperienza per la scuola italiana. Desidero semplicemente ricordare che, se gli alunni del nord ottengono risultati di apprendimento più alti degli alunni del sud, ciò dipenda anche dal fatto che, al sud, non sono così generalizzati come al nord la scuola dell'infanzia e il modello del tempo pieno; con riferimento a quest'ultimo aspetto, onorevole Santolini, non significa sottrarre i bambini alle famiglie né si tratta di una rinuncia educativa da parte delle famiglie stesse, che consegnerebbero i bambini alla scuola, ma è un modello di formazione che comporta un'interazione molto stretta anche con le famiglie, che ha funzionato molto bene e che non obbliga nessuna famiglia a sceglierlo. È un modello che si sceglie: nessuno è obbligato a mandare i propri bambini e i propri ragazzi al tempo pieno o al tempo prolungato. Quindi, ritengo che la scelta compiuta da questo decreto-legge venga incontro non alle mamme che lavorano, ma al bisogno di sapere e di competenza sempre più profondo e più ampio che oggi hanno le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi di questo Paese.
Vi sono altri modelli? Sono stati sperimentati. D'altra parte, il modello del tempo pieno è ancora quello rigido, che si immagina essere stato agli inizi? Credo di no. Credo che dobbiamo dare fiducia alla scuola, alla sua autonomia, alla competenza, alla passione e alla dedizione di molti insegnanti che hanno lavorato affinché i ricordati modelli didattici risultassero profondamente educativi e profondamente formativi. Rispetto a ciò possiamo discutere a lungo, possiamo anche discutere sul fatto che, forse, questo modello ha bisogno di più investimenti e di più risorse, come anche il «quaderno bianco» sulla scuola ha messo in evidenza, e probabilmente bisogna operare anche una modifica del reclutamento e dell'assegnazione degli insegnanti alle scuole. Ricordo che il modello dell'organico funzionale continuerebbe ad essere, anche in questo caso, vincente per quanto riguarda l'assegnazione dei docenti alle scuole. Ma tale argomento ci porterebbe molto lontano.
Credo che le altre questioni sollevate troveranno, nel corso della discussione in Assemblea, un'interlocuzione con l'opposizione: discuteremo di ciò che è possibile modificare e analizzeremo gli emendamenti, ma credo che, alla fine, il provvedimento in esame affronti le questioni del tempo pieno e delle sanzioni disciplinari, che sono un tema difficile e complesso, tale da non poter essere risolto accondiscendendo agli umori più giustizialisti, ma sicuramente mantenendo, per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari, quella sufficiente dose di garantismo che rende tutti più tranquilli: i genitori, i docenti e tutto il mondo della scuola. Lavoreremo su ciò, lavoreremo affinché vi sia serietà anche nei provvedimenti disciplinari, ma lavoreremo anche - lo sanno bene tutti coloro che si occupano della scuola e tutti coloro che hanno, come dice l'onorevole Aprea, un passato nella scuola - affinché si cerchi di chiarire anche all'opinione pubblica che le vicende che, in questo terribile 2007, hanno gettato un'ombra sul mondo della scuola, sono assai limitate, essendo episodi che sicuramente vannoPag. 41stigmatizzati attraverso norme serie e rigorose, ma che non costituiscono la norma.
Un'ultima notazione - su tale punto credo che il sottosegretario Modica vorrà replicare - riguarda l'articolo 3: si tratta di un provvedimento contingente, che prende atto, purtroppo, che il nuovo regolamento per l'assunzione dei ricercatori non è ancora vigente, perché fermo al vaglio del Consiglio di Stato, quindi si tratta di utilizzare le somme già stanziate dalla legge finanziaria per il 2006 per non perderle e per bandire un concorso per i ricercatori secondo le norme vigenti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la XI Commissione, deputata Motta.
CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, sarò telegrafica e credo così di fare cosa gradita a tutti noi, perché la discussione è stata ampia, molto interessante e approfondita. Voglio semplicemente ribadire che mi è parso di cogliere, dalle parole dei colleghi e delle colleghe intervenuti, che, sostanzialmente, abbiamo un accordo di massima sulle misure previste dall'articolo 2. Sono convinta però che, come sempre succede in una buona dialettica parlamentare, la discussione sugli emendamenti sarà un'ulteriore occasione per approfondire una materia certamente molto delicata quale quella delle sanzioni, poiché riguarda direttamente la persona, la sua dignità, il suo percorso lavorativo, con una ricaduta anche sull'intera istituzione scuola.
Si tratta, quindi, di una materia assolutamente delicata e sono convinta che il seguito del dibattito offrirà ulteriore occasione di approfondimento e che il testo che licenzieremo - ne sono certa ed è anche un auspicio - sarà condiviso ancora più ampiamente e, se possibile, migliorato. Ritengo che le norme comprese nell'articolo 2 circa la certezza dei tempi delle decisioni e le responsabilità, che andranno a beneficio dei docenti, del personale non docente, delle famiglie e degli studenti, rispondono soprattutto ad una richiesta proveniente sì dall'istituzione scolastica, ma che a me sembra trasversale a tutta la società e a tutte le istituzioni pubbliche o private. Vi è una condivisione su tale aspetto e poiché penso sia chiaro che il Parlamento quando legifera non lo deve fare in base ai clamori dei fatti o alla gravità e all'inquietudine che certi avvenimenti sollevano e dato che il nostro Paese in molti ambiti ha bisogno di norme giuste ed eque, ritengo che questo sia il modo per risolvere, per affrontare alla radice o addirittura per prevenire determinati fenomeni. L'intento che sorregge la volontà di andare a normare un ambito così delicato non deriva solo dalla spinta emotiva di avvenimenti, ma da un'esigenza più ampia che riguarda certo gli operatori ma anche tutti coloro che frequentano il mondo della scuola come gli studenti e le famiglie. Da tale punto di vista, ritengo che la nostra discussione di questa sera ci abbia fornito un supporto e un'indicazione per procedere in questo senso e con questo spirito (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, colleghi deputati e deputate, a nome del Governo desidero esprimere il ringraziamento e la soddisfazione per avere assistito e partecipato ad una discussione generale su un provvedimento sulla scuola e sulle università così aperta, costruttiva, appassionata e competente da parte di tutti coloro che sono intervenuti, sia della maggioranza sia dell'opposizione. Esprimo altresì un ringraziamento alle relatrici, deputate Sasso e Motta, per il contributo che hanno apportato, sia in Commissione sia in Assemblea, e che daranno per l'approvazione di un provvedimento largamente condiviso e positivo per la scuola. La scuola e l'università meritano e meriterebbero sempre questo stesso clima di costruttività, di concretezza, diPag. 42passione politica, anche dialettica, caratterizzato dall'idea, condivisa da tutti, che stiamo discutendo di istituzioni fondamentali della nostra società.
Come rappresentante del Ministero per l'università e la ricerca, devo esclusivamente riferirmi all'unica parte del provvedimento che riguarda il nostro Dicastero, ovvero l'articolo 3 sul quale - se non mi sbaglio - tutti gli intervenuti hanno espresso un giudizio positivo. Come già ricordato dalle relatrici, si tratta di un provvedimento che inizialmente conteneva solo una norma necessaria per recuperare il denaro stanziato nella precedente legge finanziaria che non poteva essere utilizzato per assumere giovani ricercatori, essendo ancora il relativo regolamento di assunzione nelle fasi di esame degli organi di controllo. Sono 400 nuovi posti che vengono resi disponibili alle università e proporzionalmente agli enti di ricerca e che potranno essere utilizzati a partire dalla fine del 2007.
Il nostro impegno, naturalmente, è che dal 2008 - come prevede la legge finanziaria - si possano utilizzare gli altri 1.200 posti, sulla base del nuovo regolamento di assunzione, una volta che lo stesso sarà stato approvato ed emanato. Nel corso della discussione parlamentare, al comma 1 dell'articolo 3 del provvedimento in esame si è aggiunto il comma 1-bis, che reputo altrettanto importante - credo tutti lo reputino tale - e che vorrei segnalare perché rimanga anche agli atti della Camera, considerato che mi sembra che nessuno lo abbia citato. Mi riferisco al fatto che per la prima volta si intende esaminare la qualità del reclutamento operato dalle università, nonché sanzionare i comportamenti di quelle università che abbiano assunto persone che successivamente non abbiano dimostrato di avere una produttività scientifica e didattica all'altezza del ruolo che hanno ricoperto. Si tratta di un primo passo nella direzione di quella valutazione della qualità delle attività dei docenti universitari, che deve diventare, a nostro giudizio, il cardine degli interventi sull'università nel prossimo futuro.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2689 ed abbinata.
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la IV Commissione permanente (Difesa), cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento: Stramaccioni «Disposizioni in materia di assistenza sanitaria e medico-legale del personale militare» (2689) (la Commissione ha elaborato un nuovo testo).
A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge: Ascierto «Introduzione dell'articolo 10-bis della legge 23 agosto 2004, n. 226, in materia di assistenza sanitaria e medico-legale ai volontari delle Forze armate» (1978).
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 25 settembre 2007, alle 11:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (3025-A).
- Relatori: Sasso, per la VII Commissione e Motta, per l'XI Commissione.Pag. 43
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (2161-A)
e delle abbinate proposte di legge: PEDICA ed altri; NICOLA ROSSI ed altri; LA LOGGIA e FERRIGNO (1505-1588-1688).
- Relatore: Giovanelli.
(ore 19)
3. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (3044).
4. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2689 ed abbinata.
(al termine delle votazioni)
5. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (3044).
PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA
IV Commissione permanente (Difesa):
STRAMACCIONI: Disposizioni in materia di assistenza sanitaria e medico-legale del personale militare (2689).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge:
ASCIERTO: Introduzione dell'articolo 10-bis della legge 23 agosto 2004, n. 226, in materia di assistenza sanitaria e medico-legale ai volontari delle Forze armate (1978).
La seduta termina alle 20,50.