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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 220 di martedì 9 ottobre 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
La seduta comincia alle 14,05.
GIUSEPPE GALATI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Airaghi, Bafile, Bimbi, Bonelli, Brugger, Buontempo, Castagnetti, Catone, Cordoni, Del Mese, Evangelisti, Fabris, Giovanardi, La Malfa, Letta, Lion, Lucà, Lusetti, Mattarella, Mazzocchi, Meta, Migliore, Mussi, Oliva, Piscitello, Rigoni, Rivolta, Scajola, Stucchi, Villetti e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Modifica nella composizione della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, istituita, ai sensi dell'articolo 27 della legge n. 241 del 1990, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il deputato Maurizio Bernardo, in sostituzione del deputato Giancarlo Laurini, dimissionario.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione (Già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007) (2272-ter-A) (ore 14,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione.
Ricordo che nella seduta del 1o ottobre si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche della relatrice e del Governo.
(Esame degli articoli - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezioni 2 e 3).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni riassuntive o per principi, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo.
A tal fine, il gruppo della Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.Pag. 2
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89 del Regolamento, le seguenti proposte emendative: Aprea 1.38, volto a fissare in un anno il periodo di imbarco obbligatorio per i cadetti dell'Accademia italiana della Marina mercantile; Goisis 1.92, volto ad attribuire a soggetti privati la facoltà di chiedere il trattamento di parità, al fine di ottenere il riconoscimento del valore di servizio pubblico delle iniziative di istruzione e formazione da essi promosse; Zeller 1.108 e 1.109, concernenti l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole di lingua tedesca della provincia di Bolzano; Raiti 1.61, che consente ai dirigenti scolastici la permanenza in servizio fino al settantesimo anno di età; Barbieri 1.010, concernente le modalità di conclusione dei corsi universitari; Cordoni 1.012, concernente il procedimento di riscatto, ricongiunzione e computo ai fini pensionistici del personale dipendente della scuola; De Simone 1.013, in materia di disciplina applicabile per il riconoscimento del titolo di studio in possesso di cittadini stranieri non appartenenti a Paesi dell'Unione europea (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 1).
Avverto altresì che la Commissione ha testé presentato l'emendamento 1.211, il cui testo è in distribuzione.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo ad esaminare un provvedimento che definire un mostro sarebbe dir poco: esso è infatti il risultato del rimaneggiamento di vari provvedimenti, fra i quali un disegno di legge Bersani ed un provvedimento legislativo della Commissione cultura, ampiamente amputato da un decreto-legge emanato dal Governo dopo che ne è stata avviata la discussione in Assemblea.
Signor Presidente, ci troviamo, quindi, davanti ad una situazione paradossale dal punto di vista procedurale. L'attuale testo che la Camera è chiamata ad esaminare contiene una serie di commi e di articoli che sono stati già esaminati, votati, quindi inseriti, in sede di conversione in legge, la scorsa settimana, del decreto-legge n. 147 del 2007 concernente iniziative urgenti per l'avviamento dell'anno scolastico.
Sul piano procedurale, con una ricognizione del tutto informale - e, quindi, di valutazione diretta e non certificata da alcuna struttura ufficiale della Camera - il relatore di maggioranza ha predisposto un certo numero di emendamenti soppressivi delle parti che sarebbero state votate la settimana scorsa in sede di conversione in legge del citato decreto-legge.
Si tratta, al riguardo, di una procedura che mi permetto di contestare: ho pertanto sollevato un richiamo al Regolamento perché si tratta di un fatto regolamentare che non è contemplato dal nostro Regolamento, ma che pone, signor Presidente, un problema paradossale.
Vi è un aspetto politico gravissimo - che poi rileverò alla fine del mio intervento -, ma vi è, anzitutto, da valutare come procedere di fronte ad una situazione del genere. Una cosa, infatti, è stralciare articoli da un disegno di legge per poi inserirli in un altro disegno di legge (operazione che, comunque, comporta un lavorio da parte degli uffici della Presidenza della Camera, che devono fornire la documentazione in merito alle proposte di stralcio); altra cosa è che il relatore presenti emendamenti soppressivi che, in quanto tali, costituiscono valutazioni di merito prive del conforto e del supporto di una valutazione da parte degli uffici della Camera, creando un forte vulnus per quanto attiene alla procedibilità.
Nessuno può sentirsi garantito da tale circostanza, tant'è vero che, come lei potrà osservare dallo stampato del fascicolo degli emendamenti, in esso ricorrono molti emendamenti soppressivi presentati, da tempo, dai gruppi di opposizione seguiti poi da un emendamento della Commissione, predisposto dal relatore di maggioranza, anch'esso soppressivo, ma non per le medesime valutazioni, bensì solo perché si tratta di un argomento già trattato.Pag. 3
Questo è un modo sbagliato di procedere, perché potremmo trovarci davanti alla dimenticanza, da parte del relatore, di qualche passaggio, comma o elemento già approvato in precedenza dalla Camera, e quindi avremmo due leggi che contengono la stessa norma, visto che non c'è stata e non c'è alcuna, per così dire, certificazione da parte degli uffici.
O peggio - ed è questo il vero paradosso - ci ritroveremmo a bocciare, con emendamenti formali soppressivi, ciò che solo una settimana fa avevamo approvato.
Questo è il risultato di una procedura schizofrenica introdotta dall'attuale Governo, e non solo con riferimento alla materia della scuola (basti pensare al provvedimento relativo ai trasporti approvato due settimane fa dalla Camera o, anche, all'inserimento nella finanziaria di alcuni argomenti contenuti nel disegno di legge Gentiloni ancora all'esame delle Commissioni).
Non è più possibile, signor Presidente, procedere in tal maniera: così il Parlamento viene investito dei problemi ma poi ne viene espropriato dalla prevaricante azione del Governo che, con arroganza, toglie gli argomenti e li gestisce in maniera impropria attraverso decreti-legge.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Bono.
NICOLA BONO. Concludo, ma tornerò sull'argomento se non avrò soddisfazione: signor Presidente, sto ponendo un problema di correttezza dei lavori della Camera, di chiarezza delle norme e, soprattutto, di trasparenza del lavoro dei parlamentari, su cui la Presidenza si deve pronunciare.
PRESIDENTE. Ho compreso il suo rilievo, onorevole Bono, ma c'è un tempo assegnato per i richiami al Regolamento.
NICOLA BONO. Se c'è un vuoto regolamentare si colmi, ma non possiamo continuare ad andare avanti in questo modo.
PRESIDENTE. La prego, onorevole Bono, deve concludere.
NICOLA BONO. Quanto meno - e concludo -, si richiami il Governo dall'astenersi a varare decreti-legge su argomenti che sono trattati dalle Commissioni parlamentari.
EMERENZIO BARBIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, persona notoriamente equilibrata e seria, perché sono convinto che la Presidenza della Camera abbia commesso un errore. Intendo dire che non è avvenuto nulla di grave, perché se sbagliano anche i preti a dir messa, può anche sbagliare il Presidente della Camera.
Lei ha dichiarato inammissibile il mio articolo aggiuntivo 1.010 ed immagino, in quanto non sono state fornite le motivazioni delle decisioni assunte, che tale inammissibilità sia dovuta ad estraneità di materia. Lei è certamente consapevole del fatto che la Commissione cultura della Camera, all'unanimità, da Rifondazione Comunista all'onorevole Frassinetti, ha votato una risoluzione sulle questioni delle SSIS. Con tale emendamento si tentava di rendere operante, all'interno di un qualche provvedimento di legge, la risoluzione di cui parlo, perché altrimenti questi strumenti, Presidente Leoni, restano grida manzoniane. Pertanto, abbiamo tentato di inserirla nel primo provvedimento che poteva riguardare tale materia. Devo ammettere che sentire dichiarare inammissibile l'articolo aggiuntivo a mia firma 1.010 mi ha leggermente sorpreso. Poiché la nostra risoluzione è stata letta da centinaia di ragazzi e di ragazze che sono in tali condizioni, prima di avviare una polemica su tale questione, la pregherei e la inviterei, con assoluta cortesia, a riconsiderare tale decisione.
PRESIDENTE. Devo intanto una risposta all'onorevole Bono, che non vedo più.
Pag. 4NICOLA BONO. Sono qui, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, è del tutto legittima e anche, per alcuni aspetti, comprensibile una critica rispetto agli effetti che si producono quando vi è una sovrapposizione temporale, che riguarda anche i lavori della Camera, tra un decreto-legge ed un disegno di legge che insistono sulla stessa materia. Come lei sa e come ha ricordato, la Commissione ha provveduto a presentare una serie di emendamenti soppressivi, il cui scopo è esattamente quello di armonizzare il testo del disegno di legge attualmente al nostro esame con quello del disegno di legge di conversione, approvato la settimana scorsa. Lei sa che, dal punto di vista formale, l'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge non dà luogo a preclusioni di carattere formale, quindi non si possono prevedere interventi da parte della Presidenza. Tuttavia, la questione nei suoi aspetti regolamentari può essere posta ed esaminata dalla Giunta per il regolamento. Per il resto si tratta di considerazioni di natura politica che lei ha espresso e che potrà sicuramente, come peraltro ha annunciato, reiterare nel corso dell'esame del provvedimento.
Per ciò che riguarda l'intervento del deputato Barbieri, circa la dichiarazione di inammissibilità della proposta emendativa a sua firma 1.010, la Presidenza non può che confermare, in realtà, la propria decisione, perché essa riguarda una materia - lo ha affermato anche lei, onorevole Barbieri, incidentalmente nel corso del suo intervento - non trattata nel testo al nostro esame né negli emendamenti presentati in Commissione e in quella sede valutati ammissibili. Non rileva, a tal fine, il fatto che su questo argomento sia stata approvata una risoluzione. Tale fatto non cancella e non cambia le valutazioni svolte dalla Presidenza. L'ammissibilità, infatti, si misura in relazione al contenuto del disegno di legge e degli emendamenti presentati in Commissione.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,25).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Esame articolo 1 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 4).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, come sostenevo qualche minuto fa, il provvedimento al nostro esame è mostruoso ed è il risultato di una procedura schizofrenica, che mette in fortissima difficoltà qualunque parlamentare nel corretto svolgimento del proprio ruolo e mina la stessa credibilità del Parlamento, che nella mia eccezione procedurale ho tentato di tutelare.
Ho preso atto della risposta, signor Presidente, che trovo garbata, ma non del tutto soddisfacente con riferimento al fatto, fondamentale, di trovare una soluzione. Avrei preferito che il tempo da lei utilizzato nella risposta, il condizionale: «potrebbe essere argomento di valutazione regolamentare», fosse un indicativo, cioè: «sarà argomento di valutazione regolamentare». Infatti, è un problema che si sta ponendo oramai ripetutamente e a cui va posto riparo.
È un provvedimento mostro, in quanto la soap opera inizia con il disegno di legge Bersani e con lo stralcio, imposto dalla parte più sensibile della maggioranza, di alcuni argomenti contenuti in tale disegno di legge, che violavano palesemente lePag. 5prerogative del Parlamento e mettevano ciascuno davanti all'esigenza di assumersi le proprie responsabilità. Lo stralcio di quegli argomenti diede vita ad una proposta di legge, A.C. 2272 che stiamo esaminando, ma con un oggetto del tutto diverso, ovvero l'elemento stralciato dal disegno di legge Bersani. Non a caso quel provvedimento originariamente era denominato: «scuola, impresa e società», in quanto trattava norme in materia di istruzione tecnica e professionale, di delega al Governo sulla questione degli organi collegiali e varie altre questioni simili. Tale provvedimento, però, nelle intenzioni della maggioranza diventa ben altro e, con una disinvoltura degna di miglior causa, la maggioranza si presenta in Commissione e teorizza che sarebbe stato giusto ed opportuno svuotare tale provvedimento (che nel frattempo era stato oggetto di esame; alcune sue impostazioni erano già state votate dalla Camera in altri provvedimenti) e farlo diventare una sorta di contenitore, all'interno del quale dovevano essere inserite alcune materie di non meglio specificata urgenza. Basti guardare il resoconto della Commissione per capire se questa affermazione è o meno giustificata. Contestammo questo modo di operare; riterremmo che non ci sembrava opportuno prendere un disegno di legge qualunque, svuotarlo, come se fosse una sorta di serbatoio o di contenitore neutrale per riempirlo con altra materia, anche perché la prerogativa dei parlamentari rimane inalterata. La maggioranza, infatti, poteva benissimo presentare un'iniziativa legislativa per suo conto. Invece di procedere in questo modo e di raccogliere le nostre critiche, la maggioranza andò avanti imperterrita su questa strada. Venne, quindi, costruito una specie di Frankestein, cioè un provvedimento contenente decine di argomenti di varia natura uniti tra loro unicamente dalla competenza del Ministero della pubblica istruzione, in cui si discuteva di personale, di ammissione di privatisti agli esami di Stato, di organi collegiali e di quant'altro. L'unico atteggiamento ragionevole assunto dalla maggioranza fu la pudica modifica del titolo della legge, che venne trasformato da «impresa, scuola e società» in «disposizioni urgenti in materia pubblica istruzione».
Si tratta di un'altra norma confusionaria, di cui nessuno sentiva il bisogno, che andrà ad appesantire il quadro della ormai larga produzione legislativa attorno alla scuola e, quindi, a rendere ancora più difficile la vita agli operatori. Ma magari si fossero fermati lì! Il Ministro Fioroni, con un blitz degno di ben altra causa, a settembre depositò il testo di un decreto-legge, saccheggiando in larga misura gli argomenti, gli articoli e gli stessi commi, proprio dal provvedimento che la Commissione cultura nel frattempo aveva licenziato, e che era stato già affrontato in Assemblea nella seduta dell'11 settembre, in sede di discussione sulle linee generali e con gli interventi del Governo e del relatore. Dopo lo svolgimento di quella discussione in Assemblea è sopraggiunto il decreto-legge di Fioroni.
Ancora una volta, da questa vicenda escono sconfitti il Parlamento e la maggioranza, umiliata dal Ministro che ha imposto il suo sigillo alla materia che stava per essere discussa e definita dal Parlamento. Ma non si tratta di un caso isolato: abbiamo visto adottare le stesse procedure per il disegno di legge Gentiloni e per la norma sui trasporti approvata la scorsa settimana.
Cosa sta accadendo, signor Presidente, in Parlamento? Si tratta di un Parlamento che lavora poco e male ed è costantemente scavalcato, anticipato, spiazzato dal Governo in una sorta di gara a chi arriva primo a varare le norme. Mi chiedo se questo sia un modo corretto di legiferare, tra «sgambetti» e «ripicche», utilizzando i disegni di legge come contenitori asettici di norme qualsiasi, come se bastasse cambiare il titolo di una legge per darle un'«anima».
Ribadisco che occorre intervenire in questa materia, anche con una riforma regolamentare, ma il giudizio politico nei confronti del Governo è totalmente negativo e di condanna, per il modo di procedere e per l'atteggiamento prevaricatore nei confronti del Parlamento. Vorrei ricordarePag. 6al Presidente del Consiglio Prodi e a tutti i suoi collaboratori che ci troviamo ancora in una Repubblica parlamentare; personalmente sono favorevole al presidenzialismo, ma non si può essere presidenzialisti in una Repubblica parlamentare: non è consentito!
Siamo in presenza di un modo schizofrenico di procedere con riguardo ad una «leggina mutilata» e svuotata, di cui nessuno sente più il bisogno, visto che l'urgenza è stata assorbita dal decreto-legge n. 147 del 2007. Ecco perché è scandaloso che ancora si proceda all'esame della norma in esame. Il relatore di maggioranza ha presentato 12 emendamenti soppressivi, in una norma composta da sei articoli! Gli elementi fondanti del disegno di legge sono stati già approvati la scorsa settimana e non c'è più motivo di procedere oltre con un provvedimento che rimane residuale e che la maggioranza sta portando avanti solo per salvare un residuo di faccia che le rimane, per la procedura che ha subito e l'atteggiamento prevaricatore che è stato esercitato contro di essa.
Quello che stiamo esaminando è un disegno di legge senza «anima», così come lo sono tutti i provvedimenti di questo Governo sulla scuola. Il Ministro Fioroni, figlio di una cultura politica e sindacale che ha demolito ogni forma di autorità nella scuola, vuole passare per un rigorista, pensando che bastino quattro commi di severità per restituire ciò che decenni di scientifica demolizione hanno provocato.
La scuola ha bisogno di ben altro, a partire da una diversa qualità dell'insegnamento e da ritmi e percorsi di apprendimento che l'attuale assetto non conosce.
I «bamboccioni» di cui parla il Ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa, sono anche figli - ammesso che esistano - di un metodo d'insegnamento che ha introdotto la mentalità della lentezza rispetto alla dinamicità dei metodi di apprendimento applicati in tanti altri Paesi (guarda caso quelli più avanzati!). Invece di prendere in giro i «bamboccioni», guardatevi allo specchio e riflettete su chi ha le responsabilità di tale situazione!
Onorevoli colleghi, per le ragioni esposte ritengo che, a questo punto, la scelta più corretta non possa che essere quella di ritirare il provvedimento in discussione per evitare di introdurre un elemento ulteriore di confusione nell'ambito dell'ordinamento scolastico con un disegno di legge di cui nessuno sente il bisogno e che appare ormai del tutto inutile e svuotato di contenuto.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, quando ho affermato che la questione da lei posta potrebbe essere deferita alla Giunta per il Regolamento, intendevo dire che ciò può avvenire nel caso in cui vi sia una sollecitazione in tal senso. Quindi lei stesso, così come tutti gli altri colleghi, ha la facoltà di proporre alla Giunta per il Regolamento una modifica che risolva il problema da lei sollevato.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, intende intervenire sul complesso degli emendamenti?
SIMONE BALDELLI. Sul complesso delle proposte emendative presentate all'articolo 1, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, capisco che il suo possa essere un lapsus quasi freudiano, considerato che la materia oggetto del provvedimento in esame, come osservava giustamente il collega Bono, è stata già normata dal decreto-legge esaminato nei giorni scorsi in Assemblea, sul quale, invece, vi è stata la discussione sul complesso degli emendamenti.
Signor Presidente, è evidente che ci si trova di fronte ad una sovrapposizione di norme legislative che crea confusione con cui, in qualche modo, il Governo ha scavalcato l'iter di un provvedimento parlamentare che ha avuto un suo percorso logico e politico in sede di esame nella VII Commissione.Pag. 7
Oggi esaminiamo un disegno di legge che, nonostante rechi il titolo: «Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione», non ha la veste di un decreto-legge in quanto tale provvedimento è già stato varato. In sede di discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, abbiamo evidenziato che, in realtà, soltanto le disposizioni relative alcune materie - vale a dire quelle sull'avvio dell'anno scolastico e sulla copertura dei posti dovuta alle sostituzioni degli insegnanti in maternità - presentavano il carattere della necessità e dell'urgenza richiesto per i decreti-legge e, pertanto, che la decretazione d'urgenza si giustificava solo in tali ambiti.
Per altre ragioni l'esame del disegno di legge all'ordine del giorno ha preso avvio in Commissione dove si sono poste - e si pongono tuttora - questioni che sono approdate in Assemblea relative a quel poco che rimane delle materie su cui ancora si può discutere e sulle quali vi è stata in alcuni casi contrapposizione, in altri concordia. Comunque, il percorso del disegno di legge era visto dai colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione, come il percorso più naturale e congeniale per affrontare le tematiche relative all'istruzione.
È evidente che il collega Bono solleva una questione di compatibilità anche politica. A mio avviso, le considerazioni di natura politica in Assemblea non sono secondarie rispetto a quelle di natura regolamentare, su cui vi saranno altri sviluppi e altre proposte per non sovrapporre la decretazione d'urgenza ai provvedimenti che hanno già oltrepassato un certo iter.
Le questioni di natura politica non sono secondarie, perché, in questo caso, il Governo ha scavalcato il lavoro della Commissione in sede referente già giunto al termine del suo iter. Da tale punto di vista dispiace davvero - più che a noi dispiacerà probabilmente ai membri della Commissione e ancor più allo stesso presidente Folena - che oggi si discutano solo alcune parti del disegno di legge originario, su cui vi sono state (e vi sono ancora oggi) polemiche anche attuali. Pensiamo, ad esempio, ai corsi di istruzione e formazione tecnica superiore, al conflitto sulla competenza in ordine ai percorsi di studio, al cui titolo di studio peraltro è attribuito valore legale e alla questione sollevata, proprio in merito a ciò, grazie all'iniziativa del Ministro Fioroni di ricorrere contro la legge regionale della Lombardia.
La situazione, quindi, suscita alcune perplessità. Quando, infatti, una regione legifera con propria legge su una materia che, per stessa previsione della legge nazionale (ovvero della riforma Moratti), è attribuita alle regioni e il Ministro della pubblica istruzione ricorre contro tale legge, è doveroso svolgere una riflessione sulle competenze, sui poteri, sulla tutela delle regioni e su come il Governo intenda effettivamente il federalismo.
È necessario, dunque, riflettere ed individuare insieme la riforma che si vuole attuare, l'idea di federalismo e la concezione della libertà di istruzione che ha il Governo, la competenza che il Governo riconosce alle regioni e il modo in cui il Governo intende smantellare - con lo strumento del decreto-legge, o ancora prima con il regolamento ministeriale, e successivamente con il disegno di legge, oppure con il ricorso alla Corte costituzionale - la riforma Moratti a cui, invece, dovrebbe riconoscersi il diritto ad essere discussa in Parlamento.
Vi sono materie relative all'importante settore della scuola iscritte nell'agenda politica, mentre altre sono state affrontate non con necessità ed urgenza, bensì, permettetemi, con fretta e con una certa superficialità e che, oggi, non possiamo affrontare in un percorso legislativo più sereno, in quanto già previste nel decreto-legge. Mi riferisco al tempo pieno, all'Invalsi, alle sanzioni disciplinari e ad altro, su cui si era già avviato un confronto in Commissione, interrotto però dall'esame del decreto-legge.
Oggi affrontiamo, con numerosi emendamenti, i temi superstiti contenuti nell'articolo 1, perché gran parte degli aspettiPag. 8relativi a tale articolo, specie a seguito dell'approvazione degli emendamenti della Commissione, verranno meno.
Crediamo che un buon lavoro legislativo passi attraverso un rapporto buono, o perlomeno rispettoso, tra Governo e Parlamento e attraverso un rapporto sereno tra maggioranza e opposizione; forse è mancato addirittura di più: un rapporto sereno tra Governo e Parlamento, piuttosto che tra maggioranza e opposizione.
Affrontiamo l'esame di queste norme urgenti, sapendo che, come già affermato dal nostro gruppo in sede di conversione del decreto-legge sull'avvio dell'anno scolastico, si può ragionare, fra l'altro, di sanzioni, ma bisognerebbe affrontare il quadro di insieme delle sanzioni, non all'interno di un provvedimento emergenziale. Si può ragionare sulla valutazione, ma bisognerebbe sempre tenere in mente che gli studenti e la loro formazione sono il prodotto della scuola, che le famiglie sono i clienti della scuola e che la scuola è un servizio pubblico, di pubblico interesse, anche se non è necessariamente elargito da una struttura per propria definizione pubblica.
Possiamo confrontarci sulle diverse idee relative al servizio scolastico, alla formazione degli studenti, alla libertà di scelta delle famiglie e su molti altri aspetti, ma il confronto deve essere sereno. È evidente che la discussione che oggi affrontiamo è monca: non vi è una parte importante, perché il decreto-legge citato ha «forzato» in tempi ben diversi gran parte delle materie che avremmo potuto e dovuto discutere oggi, legandole all'avvio dell'anno scolastico. Abbiamo dimostrato, dove c'era da dimostrare, sensibilità e collaborazione con il Governo e con la maggioranza, in sede di conversione del suddetto decreto-legge.
Abbiamo dato atto al Viceministro Bastico di una presenza costante ed attenta ai lavori del Parlamento ed anche a quelli della VII Commissione (Cultura), che ha seguito, in congiunta con la XI Commissione (Lavoro), un provvedimento riguardante anche le sanzioni disciplinari. Abbiamo creduto che fosse necessario dare il nostro consenso ad un provvedimento del Governo che anteponesse le questioni relative alla disciplina rispetto a quella processuale e a quella penale; in generale, infatti, questo deve essere il percorso, come sosterremo anche durante l'esame del provvedimento sull'ammodernamento della pubblica amministrazione.
Una pubblica amministrazione che vuole essere efficiente ed al passo con i tempi deve avere al proprio interno, oltre che strumenti di tutela dei lavoratori, anche strumenti di tutela dell'interesse pubblico: è interesse dei cittadini, infatti, ricevere risposte chiare dalle pubbliche amministrazioni, avere personale efficiente e garanzie di servizi in tempi certi.
Anche il provvedimento al nostro esame riguarda un comparto della pubblica amministrazione, pur con tutte le specialità che può avere trattando di scuola, di istruzione e di educazione: è evidente che non poteva mancare il nostro sostegno sulla possibilità di sospendere insegnanti che, per fatti gravi, si siano resi responsabili dell'assenza del decoro o del pregiudizio didattico e degli studenti. Abbiamo ritenuto che fosse un modo per iniziare un percorso diverso, anche se abbiamo circoscritto tale percorso a un fatto episodico di attualità, come l'inchiesta di Rignano, che in qualche misura ha imposto questa linea, alla quale, peraltro, il sindacato non si è opposto.
Evidentemente, infatti, di fronte a fatti così gravi, su cui vi era anche solo un sospetto, e ad un'inchiesta penale, era difficile impedire l'adozione di queste norme, che prevedono la possibilità per i dirigenti di sospendere gli insegnanti, per motivi di grave pregiudizio, senza mandarli a casa, ma mettendoli nella condizione di non essere operativi, e senza alcun intervento sulla didattica, che rimane, insieme all'orientamento sessuale e ad altri aspetti, un ambito di libertà su cui la dirigenza non può incidere.
Quindi, oggi discutiamo questo disegno di legge con le premesse che conosciamo, avendolo già discusso una settimana fa. Si tratta, quindi, di un pleonasma parlamentare,Pag. 9che deve farci riflettere. Non so se vi sarà un seguito regolamentare, ma, francamente, mi interessa poco.
Credo che sia più giusto lasciare agli atti una nota politica, con l'auspicio e l'augurio che la discussione di questo provvedimento possa essere, in qualche modo, più serena, perché meno frettolosa della discussione sulla conversione del decreto-legge, e che ci sia la possibilità, da parte della maggioranza e del Governo, di ascoltare la voce dell'opposizione e le sue proposte. Ciò proprio in considerazione dell'attenzione che un tema così alto e nobile, come quello della scuola e dell'istruzione, merita e per la circostanza che ci ha portato oggi ad affrontare tale tema privato di tanti altri aspetti, che sono stati già affrontati qualche tempo fa. Vi è, infatti, il precedente della riforma Moratti, che è stata discussa dal Parlamento, è stata oggetto di un confronto legittimo tra maggioranza e opposizione ed è in vigore.
Sulla scuola, colleghi, bisogna avere il coraggio di intervenire in maniera organica, perché non possiamo modificare ogni volta un pezzetto di un piccolo percorso, si tratti dell'Invalsi, del tempo pieno, dell'esame di maturità o dell'esame di ammissione alla scuola superiore di secondo grado. Dobbiamo avere il coraggio e la possibilità di dire ai nostri studenti, a quei «bambacioni» o «bamboccioni», come dice il «bamboccione» Padoa Schioppa, che seguiranno un certo percorso di studi, ma non possiamo dirglielo, ogni volta, all'inizio dell'anno scolastico per il successivo: sarebbe il caso di dirglielo all'inizio del ciclo di studi. Bisognerebbe riuscire a fare un ragionamento, il più possibile condiviso (se e quando ciò sarà davvero possibile), per realizzare, dopo una discussione anche lunga, approfondita e sofferta e che auspichiamo senza altri decreti, un progetto di scuola da poter consegnare alle nuove generazioni e che rimanga lo stesso per molti anni, anche se fosse provvisorio, perché, come sappiamo bene, specie nella scuola, in Italia il provvisorio è una delle formule che danno maggiori garanzie di definitività.
Quindi, auspico che quest'Assemblea - e, al riguardo, sollecito il Governo e la relatrice - approvi le proposte che l'opposizione sceglierà di offrire a questo dibattito, perché crediamo che la discussione su questo provvedimento meriti un tempo che purtroppo non ha avuto la fortuna di avere e una circostanza migliore di quella che oggi affrontiamo in quest'Aula.
PRESIDENTE. Avverto che è stato ritirato l'emendamento Porfidia 1.112.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, sembra che questo ulteriore ritorno alla normativa sulla scuola sia un passo indietro, piuttosto che un passo in avanti, perché reitera i vizi di origine della politica per la scuola messa in atto dal Governo e dall'attuale maggioranza.
Il collega Baldelli ha affermato che si tratta di un «caos normativo», del quale non si riescono a comprendere né le finalità né il livello e le possibilità organizzative per l'istruzione nel nostro Paese. Anzi, emerge sempre più chiaramente, a mio avviso, il motivo di fondo del comportamento della maggioranza rispetto alla scuola, che è costituito dal tentativo di distruggere una delle più grandi riforme della legislazione recente del nostro Paese: la riforma Moratti.
Si procede «a tentoni» e si cerca, in ogni provvedimento portato all'esame del Parlamento, di minare tale grande riforma. Reco un esempio: il ricorso che il Ministro della pubblica istruzione ha esperito nei confronti delle decisioni legislative regionali della Lombardia. La questione non riveste solo carattere territoriale, ma strutturale e di fondo: l'attuale maggioranza non vuole che le regioni possano patrocinare la valorizzazione delle peculiarità territoriali, che sono culturali, propositive, relative al mondo del lavoro e al futuro della società.
Si dimentica che ci si avvia sempre di più, con una cultura globalizzata, alla perdita delle nostre peculiarità tradizionali.Pag. 10Allora, ben vengano le iniziative regionali, attraverso le quali i fondi di dotazione - nati anche dal risparmio dei cittadini di quella regione - vengono indirizzati non alle «notti bianche», alle feste in piazza e alle spese dispersive, ma convogliati sulla scuola, in maniera da formare una classe dirigente che, collegandosi con il programma culturale di spettanza del Ministero della pubblica istruzione, possa mettere i giovani italiani in condizione di competere con i loro coetanei d'Europa e del mondo intero.
Pertanto, tale atteggiamento contro la riforma Moratti e contro l'iniziativa del presidente Formigoni la dicono lunga sulla caoticità della politica scolastica del centrosinistra.
E tanto basta per rinfocolare le nostre preoccupazioni e farci assumere un atteggiamento nettamente contrario alle iniziative governative. Eppure, in Commissione, già durante la scorsa primavera abbiamo dato prova - lo ha sottolineato Valentina Aprea - di voler collaborare con il Governo: sono state prese decisioni comuni per definire il pagamento degli straordinari, per le supplenze e per fissare le punizioni nei confronti del bullismo e di altri episodi deteriori che accadono nella scuola.
Invece la maggioranza e il Governo hanno chiuso quella bella stagione d'intesa e di concertazione e si sono affidati prima a un decreto-legge e poi a un disegno di legge con i quali si cerca di affossare quanto di meglio la riforma Moratti aveva predisposto per il Paese affinché, anche attraverso la scuola, si potesse crescere e arrivare ad una competitività reale con gli altri paesi dell'Unione europea.
Ora mi soffermo su un aspetto del disegno di legge in esame: la reintroduzione del tempo pieno. Si potrebbe anche essere d'accordo, ma considero le relative misure come un ulteriore tentativo di cambiare una riforma già realizzata, anche per il modo in cui tutto ciò viene presentato: caotico e indifferente rispetto ai problemi veri. Un modo che praticamente ci pone in una situazione di «nolenza» rispetto a tutto l'impianto legislativo. Mi chiedo ad esempio se, rispetto al tempo pieno, sia stato definito il ruolo delle famiglie e dei portatori di handicap. Già con il recente decreto-legge, avete scritto una pagina estremamente pericolosa per l'istruzione dei più deboli, i portatori di handicap, e avete relegato in sottordine le aspettative dei precari. Ebbene, cosa significa tempo pieno?
Per l'intanto si tratta di un tempo pieno da concertare ancora con il Ministero dell'economia e delle finanze, con la Conferenza unificata, e da armonizzare con le leggi regionali. Il tutto appare come un mondo nebuloso nel quale nulla è certo, come la famosa notte di Hegel in cui tutte le vacche sono nere.
Infatti non si conosce per quale ragione, per quale tipo di istruzione e per quale tipo di finalità si vuole reintrodurre il tempo pieno, per cui anche questo aspetto del disegno di legge, contemplato in una parte dell'articolo 1, sembra viziato dalle stesse pecche di origine dianzi esposte.
Pertanto, in conclusione, rivolgo alla maggioranza la preghiera di avere un minimo di attenzione nei confronti degli emendamenti presentati dall'opposizione.
Non si dica sempre «no», a ogni piè sospinto, schematicamente e senza voler approfondire le motivazioni, che sono serie e culturalmente valide. Quindi mi appello alla maggioranza e ai colleghi parlamentari tutti perché almeno venga cancellato questo ulteriore insulto alla concertazione.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Aprea 1.1, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Aprea 1.32, Frassinetti 1.62 e Goisis 1.103, identici all'emendamento della Commissione 1.200, la cui eventuale approvazione precluderebbe gli emendamenti Aprea 1.70, 1.35, 1.69 e 1.34.Pag. 11
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Goisis 1.74 e 1.71, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Goisis 1.104. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Aprea 1.63, sugli identici emendamenti Aprea 1.36 e Goisis 1.105 e sugli emendamenti Goisis 1.72, Aprea 1.37 e Goisis 1.64. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Goisis 1.73 a condizione che sia riformulato. Signor Presidente, posso enunciare la riformulazione?
PRESIDENTE. Avanzi pure la proposta di riformulazione, onorevole Sasso.
ALBA SASSO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Goisis 1.73 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione, sopprimendo le parole: «Previa intesa con la Conferenza Stato-regioni, al fine di favorire la libera circolazione dei titoli in ambito europeo»: «I diplomi e i certificati di cui al precedente periodo, rilasciati a conclusione dei percorsi di cui all'articolo 69 della legge n. 17 maggio 1999, n. 144, contengono i riferimenti agli indicatori stabiliti dall'Unione europea per favorire la libera circolazione dei titoli in ambito europeo».
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Goisis 1.75, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Aprea 1.65 e Schietroma 1.113, identici all'emendamento 1.201 della Commissione. Risulterebbe conseguentemente precluso l'emendamento Garagnani 1.66. Il parere è contrario sugli emendamenti Aprea 1.67 e 1.68 e 1.81. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Raiti 1.110, mentre il parere è contrario sull'emendamento Goisis 1.15. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Aprea 1.82, identico all'emendamento 1.202 della Commissione. Sull'emendamento Schietroma 1.114, identico all'emendamento 1.203 della Commissione...
PRESIDENTE. Onorevole Sasso, mi scusi, ma l'emendamento 1.211 della Commissione andrà posto in votazione prima degli identici emendamenti Aprea 1.82 e 1.202 della Commissione. Credo, comunque, che il parere della Commissione sarà favorevole.
ALBA SASSO, Relatore. Sì, signor Presidente.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Aprea 1.83 ed esprime, invece, parere favorevole sugli emendamenti Aprea 1.42 e Schietroma 1.115, identici all'emendamento 1.204 della Commissione (l'emendamento Aprea 1.84 risulterebbe precluso), e sugli emendamenti Aprea 1.85 e Schietroma 1.116, identici all'emendamento 1.205 della Commissione. Risulterebbe, pertanto, precluso l'emendamento Goisis 1.106. Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Aprea 1.44 e 1.45, mentre è favorevole sull'emendamento De Simone 1.117. Il parere è contrario sugli identici emendamenti Aprea 1.47 e Frassinetti 1.93, nonché sull'emendamento Aprea 1.46 e sugli identici emendamenti Aprea 1.86 e Frasssinetti 1.94. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Aprea 1.48 e 1.49, mentre il parere è contrario sull'emendamento Aprea 1.87, sugli identici emendamenti Goisis 1.88 e Barbieri 1.96 e sull'emendamento Aprea 1.89. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Frassinetti 1.95, altrimenti il parere è contrario. Risulterebbero preclusi gli emendamenti Buemi 1.118, Buemi 1.119, Schietroma 1.120 e Goisis 1.107. Il parere è, invece, favorevole sugli emendamenti Schietroma 1.121, identico all'emendamento 1.207 della Commissione, Aprea 1.90, identico all'emendamento 1.208 della Commissione, e Aprea 1.91, identico all'emendamento 1.209 della Commissione.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Benzoni 1.122, mentre invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Mereu 1.97, altrimenti esprime parere contrario. La Commissione esprime parere contrario sui successiviPag. 12emendamenti Aprea 1.101, 1.53 e 1.54. La Commissione esprime, altresì, parere contrario sull'emendamento Porfidia 1.112.
PRESIDENTE. Onorevole Sasso, le ricordo che l'emendamento Porfidia 1.112 è stato ritirato.
ALBA SASSO, Relatore. Sta bene, signor Presidente. La Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Porfidia 1.111 altrimenti esprime parere contrario. La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Mereu 1.98 e Aprea 1.100. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento De Simone 1.123, sugli identici emendamenti De Simone 1.124 e Barbieri 1.134 e sull'emendamento Barbieri 1.33. La Commissione chiede l'accantonamento degli emendamenti De Simone 1.125 e Folena 1.126, perché vi sarebbero delle riformulazioni, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Aprea 1.102 identico all'emendamento 1.210 della Commissione. La Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Porfidia 1.60 altrimenti esprime parere contrario. La Commissione invita, altresì, i presentatori al ritiro degli articoli aggiuntivi Aprea 1.01, 1.02, 1.03 altrimenti esprime parere contrario. La Commissione chiede l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Barbieri 1.010...
PRESIDENTE. Onorevole Sasso, le ricordo che l'articolo aggiuntivo Barbieri 1.010 è stato già dichiarato inammissibile.
ALBA SASSO, Relatore. Sta bene, signor Presidente. La Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Garagnani 1.011.
PRESIDENTE. Naturalmente, deve intendersi che la Commissione raccomanda l'approvazione dei propri emendamenti.
Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, mi associo e confermo il parere espresso dalla relatrice per tutte le proposte emendative, ad eccezione - non so, signor Presidente, se si tratti di un'eccezione o se sono io a non aver ben compreso e chiedo, pertanto, un chiarimento alla relatrice - dell'emendamento Goisis 1.73: in questo caso, chiederei anch'io una riformulazione, ma che escluda (e quindi abroghi) la prima parte del periodo riferito al comma 3 «Previa intesa con la Conferenza Stato-regioni, al fine stabilire la libera circolazione», iniziando direttamente con la riformulazione definita dall'onorevole Sasso dal punto «I certificati e i diplomi di cui al presente comma». Questo sarebbe il testo della parte iniziale dell'emendamento che risulterebbe dalla riformulazione. Non so se esista una differenza nella riformulazione - non ho capito bene - ma chiederei che non vi fosse la prima parte del periodo per la ragione chiara che si tratta di titoli di studio statali e, quindi, la predetta intesa non è necessaria.
Un'ulteriore differenza rispetto alla valutazione presentata dalla relatrice, onorevole Sasso, riguarda l'emendamento De Simone 1.117. Chiederei l'accantonamento di questa proposta emendativa, perché mi riservo di presentare all'onorevole De Simone, prima firmataria di tale proposta, una richiesta di riformulazione. Chiederei altresì, come proposto dall'onorevole Sasso, pur esprimendo in merito un parere favorevole, il ritiro dell'emendamento Frassinetti 1.95, non perché non se ne condivida il contenuto. Pregherei, tuttavia, l'onorevole Frassinetti - che ha presentato l'emendamento in questione - di notare che il medesimo testo è contenuto nell'articolato. Chiederei, pertanto, di non ripetere due volte, in una stessa frase, lo stesso concetto.
Per quanto riguarda le altre proposte emendative, mi richiamo ai pareri espressi dalla relatrice.
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 13ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Goisis 1.73, la Commissione condivide l'ulteriore riformulazione proposta dal rappresentante del Governo.
PRESIDENTE. Quando esamineremo tale emendamento, leggeremo con esattezza il testo e ascolteremo se la presentatrice accetterà la riformulazione proposta.
Onorevole Sasso, la pregherei, se possibile, di far pervenire alla Presidenza, per tempo e per iscritto, la proposta di riformulazione integrata dalle osservazioni del rappresentante del Governo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, dovremmo dire «commedia Fioroni, atto secondo», perché stiamo riprendendo il contenuto del cosiddetto Bersani-ter. In realtà - come avete compreso anche dalla presentazione degli emendamenti e dai pareri espressi da parte della relatrice e del Governo - sta iniziando un nuovo atto. Quindi, la «commedia Fioroni» si arricchisce di un quarto atto, perché rispetto al Bersani-ter, al provvedimento che è stato discusso in Commissione e al decreto-legge esaminato la settimana scorsa, il provvedimento in discussione inizia, in realtà, a configurarsi come un disegno di legge quasi nuovo, cioè, anzitutto, contenente norme su materie disparate. Già basterebbe tale valutazione per motivare un parere fortemente contrario, non solo da parte della nostra forza politica, non solo perché ci troviamo all'opposizione ma anche - lo ribadisco - perché la scuola italiana non si può riformare all'inizio dell'anno scolastico, mediante norme confuse, che rimandano a tanti ambiti diversi, alcune delle quali costituiscono addirittura delle sanatorie. Tutto ciò è condito con l'inizio dell'anno scolastico.
I parlamentari che non hanno la possibilità di seguire direttamente i lavori della Commissione cultura, ma ogni giorno leggono i giornali, conoscono e avranno percepito il malessere che inizia a serpeggiare nelle scuole e tra gli studenti, anche tra gli studenti che si rifanno ad organizzazioni cosiddette di sinistra. Ciò vorrà dire qualcosa. Non è in gioco soltanto - come il ministro Fioroni vuole far credere - la serietà o la severità degli studi. Stiamo ancora legiferando per l'anno scolastico - che è iniziato il 1o settembre - norme su norme che entreranno in vigore ora e che, pertanto, pongono in discussione gli assetti organizzativi delle scuole e il regolare funzionamento delle classi.
L'articolo 1 in discussione - che sostanzialmente rappresentava il cosiddetto articolo del tempo pieno - privato del proprio oggetto, conserva ancora una serie di modifiche sostanziali a quelle che chiamiamo leggi Moratti. Da questo punto di vista ci ascolterete intervenire sia nel metodo sia nel merito. Pertanto, ho voluto utilizzare il mio primo intervento relativo alla soppressione di ciò che resta dell'ex articolo 1 per denunciare il metodo seguito. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi soffermerò sul merito delle norme nel corso dei prossimi interventi, quando prenderò nuovamente la parola. Naturalmente, invito l'Assemblea e la forza politica alla quale appartengo a votare a favore dell'emendamento in discussione, cioè contro ciò che resta dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 393
Maggioranza 197
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 224).Pag. 14
Prendo atto che il deputato Poletti ha segnalato che non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.32, Frassinetti 1.62, Goisis 1.103 e della Commissione 1.200, accettati dalla Commissione e dal Governo.
PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Mi dispiace, ormai ho indetto la votazione. Parlerà successivamente.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 384
Astenuti 3
Maggioranza 193
Hanno votato sì 381
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Rao ha segnalato che non è riuscito a votare. I successivi emendamenti Aprea 1.70, 1.35, 1.69 e 1.34 sono pertanto preclusi dall'approvazione degli identici emendamenti testé approvati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 394
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 229).
Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Rao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 226).
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Goisis 1.104, formulato dal relatore.
PAOLA GOISIS. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 1.104.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Goisis. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.104, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 173
Hanno votato no 230).Pag. 15
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.63. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, anzitutto voglio ricordare all'Assemblea che tutti gli emendamenti che portano ancora la mia firma e per i quali è stato espresso parere favorevole, naturalmente hanno trovato il favore della relatrice e del Governo perché le materie di cui trattano sono state assorbite dal precedente provvedimento (non è stato, quindi, concesso nulla all'opposizione). Passiamo ora a trattare di una materia molto delicata. Vi chiedo davvero un po' di attenzione, perché al comma 2 dell'articolo in esame si tratta dei diplomi conseguiti negli istituti tecnici superiori. In realtà, la norma introduce il valore legale del titolo di studio per corsi post diploma. Vorrei davvero che l'Assemblea valutasse con attenzione questo comma. Stiamo parlando di materie di competenza regionale e tutte le regioni hanno istituito, peraltro con disposizioni volute dal centrosinistra, percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore: sono i famosi IFTS (sicuramente li avrete sentiti nominare nelle vostre zone). Sono corsi che riqualificano i ragazzi che si diplomano nella scuola superiore; attraverso di essi, gestiti prevalentemente dalle regioni in sintonia e d'intesa con le università, si riesce a riqualificare i ragazzi diplomati e, quindi, ad aiutarli a trovare più facilmente lavoro. Sono, cioè, corsi di specializzazione superiore finalizzati all'occupazione. Questa è una competenza quasi esclusiva delle regioni, perché certamente quando si parla dell'istruzione post secondaria si affronta una materia regionale. Cosa ha fatto il Governo Prodi? Con la finanziaria ha istituito l'istruzione tecnica superiore, che, di fatto, statalizza tale materia che sarebbe - come ho ricordato - di competenza delle regioni.
Ma ciò non basta. So che il Viceministro Bastico è ancora impegnata nella redazione dei testi, ma su questo argomento vorrei domandarle come fa - proprio lei, che è stata autorevole esponente della Conferenza Stato-regioni - a giustificare una norma che non solo va in controtendenza rispetto all'attuazione della riforma del Titolo V (quindi, al rispetto delle competenze regionali), ma pone anche una discriminazione gravissima fra corsi post-secondari. Questa disposizione è infatti molto chiara nel suo contenuto: essa afferma che il titolo conclusivo dei percorsi degli istituti tecnici superiori (che, ripeto, non sono quelli di istruzione secondaria, ma i corsi post-diploma, di competenza regionale) assume la denominazione di diploma di tecnico superiore. Ebbene, Viceministro Bastico, come è stato possibile arrivare a prevedere il valore legale del titolo di studio per l'istruzione post-secondaria, di competenza regionale? Lo ricordo ancora: lei è stata autorevole esponente della Conferenza Stato-regioni, lei rappresentava le regioni, lei è stata assessore regionale di una regione importante del nostro Paese come l'Emilia Romagna, che presenta una formazione professionale molto qualificata. Pensi cosa sarebbe accaduto se fossimo stati noi a scrivere queste norme, se noi fossimo venuti in casa sua ed avessimo stabilito che l'istruzione tecnica superiore - che ha caratteristiche statali - rilascia diplomi aventi valore legale: lei, assessore Bastico, oggi Viceministro, cosa avrebbe detto? Certamente, avrebbe bloccato simili norme in sede di Conferenza Stato-regioni, dichiarandone l'impossibilità e l'incostituzionalità.
In proposito, voglio appellarmi anche agli amici - non so come chiamarli - del nascente partito Democratico, della Margherita.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VALENTINA APREA. L'assessore Costa, che coordina gli assessori regionali, è molto preoccupata per questa norma ed ha affermato - anche ad una delegazione della Commissione cultura che si è recata in missione presso l'assessorato dalla medesima diretto - di essere preoccupata poiché tale norma di fatto discrimina, nell'ambito dei corsi post-diploma, fra figli e figliastri.
Pag. 16PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.
VALENTINA APREA. Vi saranno infatti corsi regionali che non avranno valore legale e poi corsi statali post-secondari e svolti dalle regioni che avranno valore legale. Si tratta davvero di una follia!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per preannunciare voto favorevole a questo emendamento, che sopprime il comma 2 dell'articolo 1 del provvedimento al nostro esame. In proposito, faccio un breve richiamo - associandomi a quanto detto dalla collega Aprea e dall'onorevole Bono - per ribadire che l'articolo 1 è stato il frutto di uno smantellamento progressivo che ha messo in difficoltà, in questi giorni, il lavoro non solo della Commissione, ma anche dell'Assemblea, nel corso dell'esame di questo provvedimento. Il comma 2 di tale articolo, in particolare, costituisce una lesione dell'autonomia regionale. Avremmo auspicato che quello della formazione professionale fosse un momento di stabilizzazione per il percorso degli studenti: invece, si interviene, ledendo l'autonomia delle regioni ed il decentramento, prevedendo una istruzione tecnica superiore che rimane un'entità vaga. Questo provvedimento contribuisce dunque all'indeterminatezza di un elemento assai importante soprattutto per il futuro dei giovani e per il loro ingresso nel mondo del lavoro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 230).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 1.36 e Goisis 1.105.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, sugli identici emendamenti in esame relatrice e Governo hanno espresso parere contrario: confesso di non avervi creduto in sede di Commissione, tanto è vero che mi rifiuto di credervi anche ora in Assemblea. Come è possibile, infatti, che - in presenza di un Governo espressione di una coalizione che governa sedici regioni su venti, e di assessori regionali all'istruzione e all'università (come ricordava in merito all'emendamento precedente la collega Valentina Aprea) coordinati dall'assessore regionale del Lazio, onorevole Silvia Costa - la relatrice, della maggioranza, ed il Governo non si rendano conto che la richiesta di aggiungere al testo le parole «concordati in sede di Conferenza Stato-regioni» va nella direzione da voi intrapresa (peraltro, il viceministro Bastico non c'era, essendo, allora, assessore regionale) con l'introduzione del Titolo V?
Trovo schizofrenico, da un lato, volere un aumento a dismisura dei poteri delle regioni, anche attraverso la formula della legislazione concorrente (che lei, Viceministro Bastico, quando era assessore regionale, ha utilizzato ampiamente contro il Governo Berlusconi); dall'altro, rifiutarsi di approvare un emendamento che, nella sostanza, statuisce l'obbligo per il Governo di sentire la Conferenza Stato-regioni. Mi capiterà, prima o poi, di incontrare, in occasione di qualche dibattito, il governatore della mia regione, il suo amico Errani, e gli chiederò come fa a non far sentire la sua voce su tale questione, proprio lui che nei cinque anni precedenti non perdeva occasione per «fare le pulci» a tutte lePag. 17iniziative intraprese dal Governo Berlusconi e dall'allora maggioranza, mentre oggi tace di fronte alla richiesta di acquisire il parere della Conferenza Stato-regioni. Siccome però, come diceva una vecchia trasmissione per analfabeti, Non è mai troppo tardi, spero che il Governo e la relatrice ci ripensino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, resto veramente senza parole, perché, come abbiamo già spiegato, la norma in questione è sicuramente invasiva delle competenze delle regioni e determinerà una discriminazione tra corsi di serie A e corsi di serie B, anche in quelle regioni nelle quali il livello della formazione professionale è molto alto.
Sarà grave dover distinguere tra corsi di istruzione tecnica superiore che avranno una matrice statale e che rilasceranno, addirittura, diplomi che, ai sensi del comma 3 dell'articolo 1 del testo al nostro esame, «costituiscono titolo per l'ammissione ai pubblici concorsi», ed altri corsi di natura regionale, così come previsto dalla Costituzione e da tante norme varate dal centrosinistra (mi riferisco alla legge n. 144 del 1999 e a tante altre norme che hanno istituito, appunto, l'IFTS in passato ed hanno dato vita a tali percorsi).
Così facendo, si determinerà tale discriminazione, e trovo veramente grave che non si voglia fare riferimento alla Conferenza Stato-regioni: in sostanza, rispetto a percorsi dotati di tali prerogative la Conferenza Stato-regioni non deve neppure esprimersi!
Allora noi diciamo che siete voi a scrivere norme incostituzionali, non la regione Lombardia, ad esempio!
Ne parleremo nei prossimi giorni in Assemblea - forse i colleghi non lo sanno ancora - quando il Governo sarà chiamato a rispondere all'interpellanza urgente a mia prima firma e sottoscritta da circa altri sessanta deputati lombardi e della Casa delle libertà, con la quale chiediamo al Governo di dare ragione dell'impugnativa con la quale si è proposto dinanzi alla Consulta giudizio di legittimità costituzionale della legge regionale lombarda sull'istruzione.
Chi sta rispettando la Costituzione? Il presidente Roberto Formigoni, che adotta una legge nel pieno rispetto del Titolo V della nostra Carta fondamentale e che rende stabile il sistema di istruzione e formazione professionale, così come prevede la Costituzione stabilendo la competenza esclusiva delle regioni sulla materia, o il Governo che in questo momento sta statalizzando, addirittura, i corsi post-secondari, ossia quella materia - educazione degli adulti e IFTS - che è competenza esclusiva delle regioni.
Signor Presidente, chiedo all'Assemblea e ai colleghi della Casa delle libertà di riflettere su tali comportamenti. Certamente, chi propone leggi come queste lascia una traccia del proprio modo di pensare, di vedere e di fare politica. Non so cosa possa pensare o immaginare il partito Democratico, ma come potrà il ministro Fioroni - che, ancora nei giorni scorsi, è venuto in Lombardia a svolgere la campagna per le elezioni primarie di domenica - giustificare di appartenere ad un partito riformista, che sta nella Costituzione e che vuole riequilibrare i poteri tra lo Stato centrale e le regioni, superando statalismo e centralismo, quando invece, adesso che ricopre l'ufficio di Ministro, pensa intanto a portare tutto nel Ministero e nello statalismo?
Trovo veramente incredibile tali differenze tra il modo di pensare e di agire. Quale credibilità potrà avere il Governo rispetto al federalismo e all'osservanza della Costituzione? Quale credibilità, mi chiedo, potrà mai avere più il Ministro Fioroni, dopo la presentazione di questa proposta con riferimento al rapporto tra Stato e regioni? Mi chiedo altresì se il Governo non ritenga opportuno ritirare, almeno, l'impugnativa della legge della regione Lombardia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento. Per la verità prima l'Assemblea, forse in maniera disattenta, ha respinto l'emendamento Aprea 1.63 e, come giustamente veniva ricordato, proprio tale circostanza lede l'autonomia delle regioni.
Pertanto, abbiamo perso questa battaglia, ed è stata persa dal popolo italiano che non vedrà nella formazione professionale e negli IFTS uno sbocco occupazionale; infatti, la competenza per le qualifiche, dopo questi corsi, spetta alle regioni. Cerchiamo, almeno, di correre ai ripari, con l'inserire, attraverso gli identici emendamenti Aprea 1.36 e Goisis 1.105, la previsione di concordare in sede di Conferenza Stato-regioni i profili inerenti a tale qualifica per il semplice fatto, signor Presidente, che lo sbocco per le qualifiche ossia per l'inserimento lavorativo, per dare un successo a questi studi...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
CESARE CAMPA. ...è competenza dalle regioni. Se non stabiliamo così, di fatto, vanifichiamo tale norma e soprattutto portiamo un danno a tali studenti e lavoratori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e riallacciandomi al mio intervento precedente trovo veramente assurdo il fatto che non venga introdotta questa formula, che è di sostanza. La Conferenza Stato-regioni è importante ed è anche significativo che ciò venga sottolineato oggi, il giorno successivo a varie manifestazioni che si sono susseguite a Milano e in Lombardia, dopo l'impugnativa del Governo dinanzi alla Corte costituzionale avverso la legge regionale n. 19 del 2007 della regione Lombardia. Una legge regionale che ha dato, finora, l'opportunità alla regione Lombardia di poter sperimentare sul campo la vera formazione professionale, stabilendo un blocco risolutivo contro la dispersione scolastica e dando veramente l'opportunità agli studenti di poter avere un percorso scolastico con pari dignità.
Tale impugnativa è sicuramente assurda, si inserisce in un percorso schizofrenico che il Ministero dell'istruzione sta attuando in questo periodo, ma si inserisce ancor più in questa «offesa» contro il decentramento, che è sotto gli occhi di tutti. È anche importante sottolineare che durante le audizioni degli assessori regionali in Commissione cultura, anche gli assessori all'istruzione e alla formazione di regioni governate da una coalizione di centrosinistra in più occasioni hanno manifestato il loro disagio. Quindi, penso che il Governo debba tenere in considerazione la presente proposta emendativa in quanto, anche al di là delle differenze, si offende veramente un decentramento che serve soprattutto ai giovani e agli studenti per inserirsi nel mondo del lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere la presente proposta emendativa, ma soprattutto per sottolineare la logica dei due pesi e delle due misure, perché penso che sia singolare ciò che sta accadendo su questo punto. Infatti, il Viceministro appare ai nostri occhi un caso simile a quello del dottor Jekyll e mister Hyde, visto che fino a poco tempo fa da assessore regionale era su un fronte opposto a sostenere esattamente le ragioni alternative a quelle che oggi respinge. Mi sembra che ciò non si possa accettare, anche perché si evidenzia come nel respingere e non accettare la previsione del parere della Conferenza Stato-regioni si vuole esclusivamente creare una condizione per sopprimere unPag. 19potere costituzionalmente riconosciuto. Quindi, mi sembra anche una modalità sbagliata dal punto di vista del rispetto istituzionale; certamente in tal senso possiamo evidenziare ancora una volta come si compia una scelta politica che calpesta compiti e confini di carattere costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento Aprea 1.36, a sostegno della legge sull'istruzione varata dalla regione Lombardia e contro il ricorso del ministro Fioroni, che tra l'altro, come è stato già detto più volte in questa Assemblea, oggi non tiene neanche conto della Conferenza Stato-regioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma alla presente proposta emendamentiva, che condivido. Francamente mi viene veramente da riflettere. Non è possibile! Chi vi parla ha esercitato nel passato il ruolo di assessore regionale e di coordinatore di tutti gli assessori regionali ai servizi sociali. Ricordo quali erano le battaglie degli assessori ai servizi sociali nel campo specifico così come quelle dei colleghi alla pubblica istruzione ed alla cultura. Non è possibile che il sottosegretario abbia dimenticato d'emblée, nel momento in cui ricopre oggi il ruolo di sottosegretario, il valore e la valenza della Conferenza Stato-regioni.
Credo che veramente sia un atto ingiusto. Non si possono usare le leggi a proprio uso e consumo, a seconda dello scranno che si occupa e del fatto che si sia al Governo o all'opposizione, al Governo o alla regione. Quindi, chiedo un atto di buonsenso, non altro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, non voler votare la proposta emendativa al nostro esame è la prova provata di quanto questo Governo e questa sinistra non credano al federalismo, nonostante tutte le professioni di fede e la riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione. Non voler riconoscere la forza, l'autonomia e le potenzialità della Conferenza Stato-regioni significa veramente parlare bene, ma razzolare male.
In particolar modo, voglio dire che da diverse parti della sinistra si afferma che l'esperienza di percorsi triennali si debba concludere nel momento in cui si attuerà la norma che eleva l'obbligo di istruzione, dal momento - dicono - che questi non evidenzierebbero ricadute positive nella lotta alla dispersione. Invece, noi diciamo che le soluzioni vanno cercate proprio dentro la scuola e utilizzando le potenzialità dell'autonomia scolastica.
Ma, purtroppo, il comma 631 della legge finanziaria del 2007 prevede la transitorietà dell'assolvimento dell'obbligo di istruzione nel percorso di formazione professionale, ossia i percorsi triennali sperimentali dovranno andare ad esaurimento, rischiando di disperdere il patrimonio delle sperimentazioni passate. Invece, è evidente che noi vogliamo il contrario, vale a dire vogliamo che vengano sostituiti, attraverso la messa a regime, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 226 del 2005. Infatti, la regione Lombardia ha già evidenziato la disparità di trattamento del sistema di istruzione e formazione professionale rispetto a quello dell'istruzione, laddove per quest'ultimo viene richiesta un'intesa in Conferenza unificata ai fini della modifica degli obiettivi dei percorsi mentre per il percorso della formazione professionale non è prevista alcuna modifica dell'ordinamento. La ricezione dei curricula dell'obbligo anche nei percorsi triennali e a ordinamenti invariati sarebbe la condizione per la loro pari dignità.Pag. 20
Rileviamo, inoltre, un'indebita differenziazione anche qualitativa tra i percorsi di istruzione e quelli di istruzione e formazione professionale, ritenuti - questi ultimi - solo uno strumento per facilitare la permanenza nel sistema educativo di soggetti più deboli. In realtà, la questione è molto grave e pesante, perché non volere sottolineare e garantire questi corsi professionali, dando loro pari dignità rispetto a quelli dell'istruzione, significa voler colpire ancora una volta le regioni del nord, così come è stato denunciato dalla regione Lombardia.
Non vorrei che questa sinistra e questo Governo si dimenticassero che sono proprio le regioni del nord quelle che, con la loro professionalità, dando vita ai piccoli imprenditori, ai piccoli titolari di imprese familiari, agli imprenditori in genere, mantengono il resto della penisola. Sempre si dimostra di volere colpire le regioni del nord, da una parte non dando loro ruoli importanti e qualificativi nella scuola e dall'altra continuando a tassare coloro che, con la loro operosità e buona volontà, non chiedono nulla allo Stato, essendo in grado di mantenersi autonomamente e di mantenere soprattutto le altre regioni e l'intero sistema scolastico.
Ecco perché la Lega Nord chiede in modo perentorio a tutta l'Assemblea di votare a favore su questo emendamento. Solo se così voteranno dimostreranno di credere veramente al federalismo; altrimenti, faranno solamente chiacchiere, chiacchiere e chiacchiere. In Veneto si dice: poche ciacole, ma tanti fatti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come già avevamo preannunciato in sede di discussione sul complesso degli emendamenti all'articolo 1, ci troviamo di fronte ad un tema che brilla agli occhi dell'opinione pubblica per l'attualità del ricorso presentato dal Ministro Fioroni e che, dal punto di vista legislativo, ci interessa proprio perché prevede una sorta di sovrapposizione tra gli istituti tecnici, già previsti dalla riforma Moratti, e quelli che vengono adesso inseriti, con tanto di valore legale del titolo di studio, da questo disegno di legge.
Da liberale non credo nel valore legale del titolo di studio, men che meno nell'attribuzione da parte dello Stato centrale di tale valore ad un titolo di studio che, invece, dovrebbe essere di competenza regionale, per quanto dispone la riforma Moratti.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la invito a concludere.
SIMONE BALDELLI. Più in generale potremmo dire che se proprio dobbiamo procedere a modificare la riforma Moratti lo dovremmo fare in maniera organica. In questo senso il Governo potrebbe forse esprimersi favorevolmente sull'emendamento Aprea 1.36 e su quello immediatamente successivo, almeno per sottoporre anche alla Conferenza Stato-regioni il principio che riguarda la federalizzazione e ricentralizzazione di questo genere di istituti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo anch'io per sostenere i due emendamenti in esame, nel silenzio più assoluto e nella disattenzione del Viceministro. Voglio ricordare ai colleghi di centrosinistra che, considerato che per anni abbiamo discusso in quest'aula sul principio di sussidiarietà, non introdurre ora tale principio attraverso il voto favorevole sugli emendamenti in esame, anche a fronte di ciò che è avvenuto con riferimento alla riforma varata dalla regione Lombardia, che è stata impugnata dal Governo davanti alla Corte costituzionale, francamente è straordinariamente grave! Lo è ancora di più per un Esecutivo che per decenni ha sostenuto, come noi, che il federalismo e la sussidiarietà erano fondamentali, ed invece ora effettua unaPag. 21scelta che va esattamente in senso opposto, all'insegna del più bieco centralismo, prendendo forse a modello quello emiliano e romagnolo [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi appena intervenuti che in un provvedimento precedente è stato definito un sistema dell'istruzione tecnica superiore che è un sistema dello Stato. Il titolo conclusivo dei percorsi degli istituti tecnici superiori assume la denominazione di «diploma di tecnico superiore» e viene definito dallo Stato. Non credo che il titolo conclusivo per i licei e per gli istituti tecnici sia definito dalle regioni...
VALENTINA APREA. Ma è competenza regionale! Si tratta di istruzione post-secondaria! Ma cosa state dicendo?
ALBA SASSO, Relatore. ...pertanto ritengo che gli identici emendamenti Aprea 1.36 e Goisis 1.105 si riferiscano ai percorsi e non ai titoli, considerato che il comma 2 fa riferimento al titolo conclusivo; quindi, secondo tali emendamenti, ad essere concordati sarebbero i percorsi. Le regioni già programmano i corsi, mentre i corsi per il raggiungimento del titolo di tecnico superiore, definiti in un altro provvedimento, sono gestiti nell'ambito del sistema nazionale dell'istruzione.
Dunque, ritengo che tali emendamenti, forse, siano sbagliati anche nella formulazione, perché intendevano riferirsi ai titoli e non ai percorsi e credo, comunque, che si tratti di un'agitazione un po' strumentale, considerato che abbiamo già approvato una legge che aveva ad oggetto il percorso di istruzione tecnica superiore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.36 e Goisis 1.105, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 233).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, vorrei ricordare che la formazione professionale della quale stiamo discutendo è di competenza delle regioni, in base a quanto è stato previsto dalla riforma del Titolo V della Costituzione; quindi, siamo pienamente legittimati nel rivendicare la titolarità della potestà legislativa delle regioni anche in questa materia.
Entrando nel merito della proposta emendativa, intendiamo sottolineare che l'attivazione dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale ha dato luogo ad una serie di accordi sanciti in sede di Conferenza unificata.
L'accordo quadro del 2003 prevedeva il riconoscimento reciproco di titoli rilasciati all'esito dei percorsi sperimentali triennali, cercando di superare la frammentazione istituzionale che ha caratterizzato, fino ad oggi, il nostro Paese, per garantire a coloro che hanno intrapreso questo percorso formativo il riconoscimento in tutto il Paese delle competenze acquisite, salvaguardando anche l'unitarietà del sistema educativo.
Nel documento si ribadisce la fase sperimentale dei percorsi triennali, sullaPag. 22base dell'accordo di definizione degli standard minimi del gennaio 2004, convenendo di utilizzare ai fini del riconoscimento reciproco dei titoli i dispositivi approvati con l'accordo dell'ottobre 2004 e, quindi, la certificazione finale intermedia e il riconoscimento dei crediti formativi. Il disegno di legge in esame, invece, non affronta il problema della frammentazione del protocollo di intesa, da cui scaturisce un'offerta formativa molto differenziata tra le regioni, nonché una genericità del riconoscimento delle competenze, molte delle quali non rispondono alla declinazione europea dei citati livelli. Il riconoscimento di livelli europei è importante ai fini dell'organizzazione dei percorsi triennali legati alle specificità regionali ed equivalenti ad un corso istituzionale definito in modo unitario dallo Stato.
La regione Lombardia ha già evidenziato la disparità di trattamento del sistema di istruzione e formazione professionale rispetto a quello dell'istruzione. Per il primo, infatti, è richiesta un'intesa in sede di Conferenza unificata ai fini della modifica degli obiettivi e dei percorsi, mentre per il secondo non è previsto nulla di ciò. Quindi, vogliamo pari dignità, e non ammettiamo e non possiamo tollerare che i nostri studenti e le nostre regioni siano indicati come studenti, scuole e regioni di «livello B»: pretendiamo pari dignità e pari qualità.
Chiediamo, dunque, ancora una volta l'approvazione dell'emendamento. Lo chiediamo veramente con il cuore, visto che si professano tanto la solidarietà e l'uguaglianza con tutti, tranne che tra i cittadini del Nord e il resto della penisola. I cittadini del Nord, che hanno - come ricordavo precedentemente - sulle loro spalle tutto il peso dell'economia della penisola, devono sempre essere trattati e considerati di serie B, devono essere trattati da lavoratori, da servi e da schiavi? Rigettiamo e rifiutiamo completamente questa impostazione, nel modo più assoluto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi parlamentari, desidero che nel discutere tali argomenti abbandonassimo questioni ideologiche e ci ponessimo il problema dei ragazzi...
LUCA VOLONTÈ. Con questa confusione non si riesce a sentire!
PRESIDENTE. I colleghi sono pregati di prestare attenzione agli interventi e, soprattutto, di non disturbare la discussione.
CESARE CAMPA. Ricordo a me stesso, ai colleghi e all'Assemblea - che sembra disattenta rispetto agli argomenti in esame - che si sta discutendo dell'avvenire dei nostri figli e del nostro Paese. L'emendamento Goisis 1.72 mira a raggiungere la pari dignità. Molto spesso in passato, da parte della sinistra, il problema dell'assolvimento dell'obbligo scolastico è stato affrontato in maniera ideologica, dividendo il mondo in serie A e in serie B. Non si tratta di ciò, ma di verificare se, ad esempio, l'assolvimento dell'obbligo scolastico può anche essere realizzato così come alcune esperienze insegnano. Ricordo la mia esperienza di assessore regionale alla formazione nel Veneto, un periodo molto importante ed utile in cui l'assolvimento dell'obbligo scolastico si è realizzato attraverso percorsi e progetti di istruzione e di formazione condivisi e sperimentali.
Tutto ciò per cercare di non far impigrire qualche ragazzo che non partecipa alla scuola dell'obbligo perché non si sente coinvolto. Ricordo alla collega Sasso che il 30 per cento di coloro che hanno frequentato corsi di formazione professionale sono stati recuperati in percorsi di reinserimento scolastico. Con quelle sperimentazioni, in Veneto abbiamo abbattuto la dispersione scolastica del 30 per cento.
Per quale motivo, quindi, non consentire agli istituti di svolgere formazione professionale, certamente conferendo la responsabilità al Ministero della pubblica istruzione, che concorda, in sede di Conferenza unificata, progetti e percorsi coerentiPag. 23con gli obiettivi di apprendimento, previsti nei curriculum dei primi due anni, ed assegna le risorse affinché tali percorsi e progetti siano svolti, consentendo a questi ragazzi di assolvere l'obbligo scolastico ed anche di non perdere due anni? Oggi, nel Veneto, il 30 per cento di quei ragazzi recuperati all'istruzione, e non alla formazione, è diplomato, e qualcuno sta per laurearsi. Se avessimo continuato a discutere in maniera ideologica, forse non avremmo raggiunto tale obiettivo.
Sottoscrivo con tutto il cuore l'emendamento in esame, e chiedo a chi è padre e madre in questo consesso di valutare l'interesse dei nostri allievi e l'opportunità che non vi sia un abbandono scolastico, affinché ciascuno possa esprimere al meglio le proprie capacità e potenzialità. La formazione professionale - per come la conosco nel Veneto - è in grado di fare questo, in percorsi, peraltro, concordati con il Ministero della pubblica istruzione. Molto spesso facciamo riferimento alle pari dignità, alle pari responsabilità ed alla sussidiarietà: questo è il significato dell'emendamento Goisis 1.72. Se non votiamo a favore, di fatto espelliamo dai percorsi scolastici (altro che inserimento scolastico ed obbligo formativo!) centinaia di giovani che, purtroppo, sono insofferenti, per la loro età, e versano in situazione di disagio in un percorso di istruzione che, invece, può essere recuperato più facilmente attraverso una formazione professionale.
È assolutamente necessario approvare l'emendamento in esame, che altro non fa che creare sinergia ed una sana collaborazione tra il Ministero e la formazione professionale, al fine di raggiungere l'obiettivo che credo stia a cuore a tutti noi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 236).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, abbiamo ascoltato dichiarazioni della relatrice veramente preoccupanti. Non capisco il silenzio assordante del Governo! Viceministro Bastico, se lei non parla, vuol dire che condivide quanto affermato dall'onorevole Sasso, e cioè che i percorsi di istruzione tecnica superiore sono statali. È una dichiarazione gravissima: stiamo parlando, ripeto, di formazione post-secondaria! Abbiamo già un contenzioso aperto tra le regioni e lo Stato rispetto all'istruzione tout court, ossia quella che termina con il diploma secondario, che rientra tra le materie oggetto di legislazione concorrente.
Vi sono alcune regioni - non solo la Lombardia, ma altre regioni tra le più importanti del Paese - che stanno cercando di dimostrare, facendosi parte diligente, di poter offrire percorsi diversificati all'interno del diritto-dovere di istruzione. La competenza sull'istruzione post-secondaria, sulla formazione professionale, sulla specializzazione e sull'educazione degli adulti spetta in via esclusiva alle regioni.
La legge n. 40 del 2007, la cosiddetta prima legge Bersani, successivamente modificata, che ha introdotto l'istruzione tecnica superiore, faceva riferimento ad una pianificazione regionale e provinciale, ma lasciava inalterata la competenza, che rimaneva - e deve rimanere - delle regioni.
Oggi, invece, state prevedendo il valore legale del titolo di studio, state discriminando tra corsi - non so se ingenuamente, o senza, forse, rendervi troppo conto di ciò che, coscientemente o meno, ha affermatoPag. 24l'onorevole Sasso - e state ponendo un canale statale nelle materie riservate alla competenza legislativa regionale: ma questa è una follia!
Il Presidente del Consiglio Prodi aveva promesso altro, ovvero di creare un sistema fortemente qualificato dell'istruzione e della formazione professionale tecnica superiore, ma non di statalizzare. Avete scelto la strada più semplice, quella di prevedere il valore legale del titolo di studio conseguito al termine di questi percorsi e di statalizzare i percorsi stessi. Viceministro Bastico, una persona come lei come può tollerarlo? Se fossi stata al suo posto, avrei dato le dimissioni per una cosa del genere (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Lei ride, mi fa piacere... Che rimanga agli atti che il Viceministro sorride!
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
VALENTINA APREA. Ciò vuol dire che, pur di conservare la poltrona di Viceministro, sta rinnegando il suo passato di assessore regionale e - lo ripeto - di autorevole esponente della Conferenza Stato-regioni! Lei ha voluto dire questo, Viceministro Bastico. Prenda la parola e ci spieghi perché solo questi percorsi devono aver diritto, addirittura, al valore legale, e perché questi diplomi costituiranno titolo per l'ammissione ai pubblici concorsi, secondo la migliore - ma noi diciamo peggiore - tradizione statalista di questo Paese! Altro che sussidiarietà! Altro che diversificazione! Altro che Europa! Qui si dice che solo i diplomi e i certificati di specializzazione rilasciati a conclusione dei percorsi di cui all'articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144, il cosiddetto patto di natale di D'Alema, costituiscono titolo per l'ammissione ai pubblici concorsi. Ma sapete che è un eternità per l'istruzione, la formazione professionale e l'educazione degli adulti europea? Sapete quanta acqua è passata sotto i ponti dal 1999 ad oggi, rispetto a queste materie, agli obiettivi europei, a Lisbona? E noi che facciamo? Guardiamo solo all'indietro! È una vergogna! Altro che Partito democratico! Andate a fare la DC (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per invitare l'Assemblea a votare a favore di questo emendamento, che è sostenuto da Alleanza Nazionale. Senza voler fare della difesa delle regioni un'obiezione di principio - perché riconosciamo sicuramente l'importanza del ruolo dello Stato per quanto riguarda l'istruzione nelle sue linee generali, secondo una cultura che, da sempre, Alleanza Nazionale ha avuto - riteniamo che, proprio per quanto riguarda i corsi di formazione professionale, non debbano esserci discriminazioni, per l'attenzione che dobbiamo dare agli studenti, che spesso sono ragazzi che provengono da scuole superiori con insuccessi scolastici alle spalle, che con la frequenza dei corsi trovano una motivazione e, soprattutto, il modo di non abbandonare la scuola. Si tratta, quindi, di una grande barriera contro la dispersione scolastica.
Riteniamo che se non sarà soppresso il comma 3 dell'articolo 1 vi saranno gravi discriminazioni nel campo della formazione professionale. Quindi, raccomandiamo l'approvazione dell'emendamento Aprea 1.37.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, per noi della Lega Nord, invece, affermare la difesa delle competenze delle regioni è proprio una questione di principio, perché fa parte della nostra ideologia, dei nostri valori e di tutto ciò che riteniamo fondamentale.Pag. 25
Vogliamo anche ribadire quanto affermato dalle colleghe sull'importanza che le regioni attribuiscono al sistema della formazione professionale.
Abbiamo avuto occasione di sottolinearlo anche in altri momenti: da noi, nelle regioni, laddove la scuola è in mano alla competenza regionale, non esiste dispersione scolastica; anzi, essa costituisce una barriera fortissima e importantissima anche rispetto alla deviazione di tanti nostri giovani verso le tentazioni della strada e della droga.
Proprio oggi un sindaco di sinistra, se non sbaglio, a Torino, ha aperto le «stanze del fumo»: è chiaro che non possiamo accettare posizioni di tale tipo, anche se dobbiamo assistere al fenomeno.
Mentre, da una parte, noi del gruppo Lega Nord Padania ci battiamo per dare importanza e per confermare la forza e la potenza delle nostre regioni nella difesa dei nostri giovani (quei giovani che saranno il nostro futuro), dall'altra parte, da parte della sinistra, assistiamo a un'azione continua, ad uno stillicidio volto a ostacolare i nostri giovani.
Ho affermato che per la sinistra sembra che valga soltanto la tutela delle nuove popolazioni che stanno entrando nel nostro Paese dalle altre parti del mondo, senza considerare il fatto che i nostri giovani, piano piano, stanno morendo. Stanno morendo per gli incidenti stradali, episodi gravissimi determinati dall'uso di alcol e dall'uso ed abuso delle droghe. Non sembrino un «fuori programma» queste mie affermazioni: sono davvero in tema, perché la scuola professionale, quella tutelata e promossa dalle regioni, costituisce l'unico baluardo.
Inoltre, sappiamo anche che la gran parte delle nostre scuole professionali sono cattoliche; quindi, si tratta di una doppia difesa per la nostra società, per i nostri giovani, per le nostre famiglie e per il nostro futuro. Altrimenti, continuando in questo modo, non vi sarà futuro per le nostre popolazioni (e mi riferisco non solo alle popolazioni padane, ma a quelle italiane).
Tuttavia, a me sembra di capire che l'unica preoccupazione dell'attuale sinistra sia quella di cambiare realmente il DNA delle nostre popolazioni: non vogliono più il DNA della Lombardia o del Veneto, dei nostri veneti e della nostra Repubblica Serenissima, ma si interessano esclusivamente al DNA di altre popolazioni; vogliono realizzare un meticciato istituzionale!
Ecco, contro ciò combattiamo, anche attraverso il voto sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 230).
Prendo atto che il deputato Palomba ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, affrontiamo ancora il tema delle competenze regionali, che si vorrebbero abrogare ed eliminare.
Il disegno di legge in esame prevede che gli istituti tecnici professionali, anche se trattati congiuntamente, mantengano proprie specificità. Dunque, non è prevista alcuna fusione in un unico istituto tecnico-professionale: non possiamo prevedere ciò. L'obiettivo di entrambi è il conseguimento del diploma; ma, allora, non si capiscePag. 26come mai, quando si tratta di scuole professionali e di scuole regionali, la sinistra parli di certificati.
Noi, invece, vogliamo che venga mantenuto il titolo di diploma professionale. Ciò proprio perché teniamo al fatto che vengano predisposte linee-guida condivise, in sede di Conferenza unificata Stato-regioni, per realizzare i raccordi tra l'istruzione tecnico-professionale e l'istruzione e formazione professionale, al fine di garantire l'acquisizione di quelle qualifiche professionali e di quei diplomi professionali di competenza regionale.
Si evince, quindi, che i titoli professionali saranno, debbano essere e sono di competenza regionale, anche se iscritti in un repertorio nazionale.
La questione è molto spinosa per l'istruzione professionale, perché la sua specificità è contenuta nel rilascio del titolo triennale di qualifica professionale, oltre che nel diploma quinquennale.
Sull'argomento in esame le regioni hanno sollevato una serie di questioni di ordine generale e specifico. Quindi, con l'emendamento in esame sosteniamo che sia giusto mantenere la dizione di «diploma professionale», anziché quella di «certificazione». Si tratta di una questione di principio alla quale teniamo molto per tutte le motivazioni già addotte.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 235).
Passiamo all'emendamento Goisis 1.73, sul quale vi è un proposta di riformulazione.
Chiedo al Governo di precisare i termini della riformulazione.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, intervengo per chiarire la riformulazione proposta da Governo: Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: I diplomi e i certificati di cui al presente comma contengono i riferimenti agli indicatori stabiliti dall'Unione europea per favorire la libera circolazione dei titoli in ambito europeo.
Ritengo, in tal modo, di cogliere l'essenza della proposta emendativa dell'onorevole Goisis, e chiedo di estendere questo riferimento non soltanto agli esiti degli IFTS richiamati - voglio precisarlo - dall'articolo 69 della legge n. 144 del 1999, ma in maniera più ampia anche ai titoli di cui si tratta nel precedente riferimento.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore se la Commissione concordi con la riformulazione proposta dal Governo.
ALBA SASSO, Relatore. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Goisis se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo emendamento 1.73.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, non posso accettare la proposta di riformulazione, perché ciò significherebbe contraddire tutte le motivazioni addotte e gli emendamenti che finora abbiamo presentato.
Finora abbiamo rivendicato il titolo, il ruolo e la competenza delle regioni. Accettare questa riformulazione significherebbe ricadere ancora nella statalizzazione per quanto riguarda il percorso della formazione professionale.
Quindi, non possiamo accettare tale proposta e confermiamo la formulazione originaria del nostro emendamento che chiediamo a tutti di votare.
PRESIDENTE. Prendo atto che la proposta di riformulazione del Governo non è stata accettata dal presentatore, pertanto il parere della Commissione e del Governo sull'emendamento in esame è da intendersi contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, vorrei rivolgerle un appello, e vorrei che i colleghi - ovviamente quelli interessati - provassero ad ascoltare la stesura del comma in esame, per capire chi in Italia (lo ripeto: in Italia, e non in questa aula!) è in grado di interpretarne il significato.
Il comma 3 dell'articolo 1 del provvedimento in esame stabilisce che: «I diplomi di tecnico superiore di cui all'articolo 13 comma 2, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito con modificazioni dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, come modificato dal comma 2 del presente articolo, e i certificati di specializzazione tecnica superiore, rilasciati a conclusione dei percorsi di cui all'articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144, costituiscono titolo per l'ammissione ai pubblici concorsi».
Vi sembra possibile legiferare in questo modo? Vi sembra possibile che non vi sia un italiano in grado di capire? Altro che antipolitica! Quando dei deputati e il Governo scrivono queste cose, è giusto che vi sia il «Grillo» di turno o il «Di Pietro» di turno che li invita ad andare a casa! Bisogna che usiamo un linguaggio comprensibile per la gente! Neanche la Viceministro Bastico sa cosa si vuol dire con questa norma!
Innanzitutto, signor Presidente, il Comitato per la legislazione deve essere un po' «svegliato»! Infatti, se esso non si rende conto che quello usato è un dialetto che si parla, forse, in qualche villaggio sperduto della Sila calabrese, vuol dire che non ha capito bene di cosa stiamo parlando (Commenti del deputato Tassone)! Ho parlato della Sila calabrese perché avevo di fronte l'onorevole Galati e, quindi, è la prima regione che mi è venuta in mente; così, nello stesso tempo, vi ho segnalato il suo rientro.
Non è possibile scrivere queste cose! Lo ribadisco: non è possibile.
Non solo la collega Goisis ha fatto bene a non accettare la riformulazione proposta del suo emendamento 1.73 (e siamo tutti d'accordo - credo - come centrodestra con la sua formulazione originaria), ma nel testo vi è anche un elemento di ripulsa al quale bisogna che prestiamo attenzione.
Concludo domandandomi se è possibile che in quest'Assemblea chi rappresenta le masse popolari certamente più dell'UDC - ovviamente, mi rivolgo ai banchi di Rifondazione Comunista - non si renda conto che legiferare in questo modo vuol dire fare quanto denunciava Don Milani, cioè fregare la povera gente, che non sarà nella condizione di capire le intenzioni del legislatore.
Quindi, lancio un appello affinché queste disposizioni vengano scritte in modo decente (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, non solo condivido l'intero intervento dell'onorevole Barbieri, ma vorrei aggiungere una considerazione soprattutto rispetto all'ultima parte della sua dichiarazione di voto. Non solo la legge scritta in questo modo - lo capiamo tutti - crea figli e figliastri, ma - lo ribadisco - d'ora in avanti, nell'istruzione e formazione professionale, alcuni ragazzi seguiranno percorsi professionalizzanti e, al termine di essi, non avranno il titolo di diploma di tecnico superiore, mentre altri lo conseguiranno. Vi saranno ragazzi che, avendo seguito più o meno percorsi equivalenti, triennali o quadriennali, potranno partecipare a pubblici concorsi mentre per altri ciò non sarà possibile. Di che cosa stiamo parlando? È questa l'equità sociale che volete introdurre? Altro che offendere i giovani che stanno in casa, i «bamboccioni»!
Si sta parlando dell'istruzione e dei percorsi di istruzione e formazione professionalePag. 28superiore che, davvero, dovrebbero qualificare tutti e garantire l'equità sociale e l'occupabilità. Come è possibile che si sia solo pensato di produrre tali differenze?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, colleghi, mi associo al tenore dell'intervento dell'onorevole Barbieri e prendo la parola anche ad adiuvandum per segnalare che, purtroppo, il Comitato per la legislazione non è intervenuto e non può intervenire su questo provvedimento, proprio perché si tratta di un disegno di legge, e non di un decreto-legge. In tali casi, il Comitato per la legislazione non può preventivamente esprimere giudizi severi (come ha già fatto in occasioni simili, ma su atti normativi di tipo diverso), proprio perché non è evidentemente possibile sapere in anticipo cosa «frulla» nella testa degli esponenti del Governo, che poi chiedono la riformulazione degli emendamenti.
Ci associamo, quindi, alla censura rispetto alla pessima formulazione che contraddistingue, in particolare, i provvedimenti provenienti dagli uffici legislativi del Ministero della pubblica istruzione i quali, proprio perché si parla di scuola, dovrebbero essere i più chiari e i più facilmente interpretabili, quelli che dovrebbero dare ai nostri studenti un esempio di facile comprensione, linearità e chiarezza.
Invece, accade tutto il contrario: tra i peggiori testi dal punto di vista della tecnica legislativa e della chiarezza, vi sono proprio quelli che riguardano la scuola.
Ciò è emblematico di quanto affermava il collega Barbieri e - ripeto - ci associamo con forza a quanto egli diceva; purtroppo, non possiamo fare altrettanto a livello di Comitato per la legislazione, visto che chi parla è membro di quel Comitato.
In merito al decreto-legge che abbiamo esaminato, sempre in materia scolastica, nelle sedute passate, il Comitato per la legislazione si è espresso con osservazioni molto puntuali e, in alcuni casi, molto severe. Si ricorderà, forse, la polemica intervenuta proprio con il Viceministro Bastico che, in ordine ad una norma ripetuta tal quale anche in questo testo, aveva indicato il tempo pieno con una formulazione talmente vaga e non corrispondente alle indicazioni e alle disposizioni in termini di produzione legislativa, che si è finito, poi, per creare un'ulteriore «norma-pasticcio», come sono molte di quelle che compongono il testo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Voglio soltanto aggiungere a quanto detto dall'onorevole Gamba, che ha ricordato che il Comitato per la legislazione deve intervenire nel caso di decreti-legge che, tuttavia - mi rivolgo all'onorevole Barbieri e agli altri colleghi che hanno sollevato la questione - l'articolo 16-bis, comma 4, del Regolamento prevede che sia sufficiente un quinto dei componenti di una Commissione affinché la Commissione stessa trasmetta i progetti di legge al Comitato per la legislazione per l'espressione del parere. Vi è, quindi, una facoltà dei deputati, come membri della Commissione: un quinto di essi può ottenere un parere del Comitato per la legislazione, almeno per la fase in Commissione, su progetti di legge che non siano decreti-legge per i quali, come ha affermato l'onorevole Gamba, l'intervento del Comitato è un obbligo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 234).Pag. 29
Ricordo che l'emendamento Aprea 1.38 è stato dichiarato inammissibile.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.75.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, ci troviamo ad affrontare sempre la stessa tematica, e con il nostro emendamento chiediamo che «con proprio regolamento, il Ministro della pubblica istruzione, d'intesa con la Conferenza unificata, delinei le caratteristiche inerenti la nuova offerta formativa, tra cui la configurazione degli istituti tecnici superiori, di seguito denominati ITS, nonché il loro rapporto con i poli tecnico-professionali, attraverso una regolare quantificazione delle strutture che si intendono aggregare, nonché delle risorse umane appositamente formate per il nuovo livello di formazione, individuando altresì le risorse finanziarie occorrenti».
È necessario far presente che nel decreto-legge n. 7 del 2007 l'ITS (Istituto tecnico superiore) veniva definito come un soggetto statale non ben definito, il cui percorso di istruzione superiore (che fa parte dell'ordinamento nazionale dell'istruzione) si sovrappone, in realtà e di fatto, ai percorsi formativi degli istituti di formazione tecnica statali, il cui ruolo dovrà, comunque, essere rafforzato all'interno dei poli tecnico-professionali.
Nella norma contenuta nel comma 3 vengono definiti come titoli di uscita paralleli - ed entrambi validi ai fini dei pubblici concorsi - sia il diploma tecnico superiore, rilasciato dagli ITS sia il certificato di specializzazione tecnica superiore, rilasciato, invece, dagli istituti di formazione tecnico superiore. Questa previsione normativa, in realtà, presuppone la compresenza di un doppio sistema, nel quale convivono sia gli IFTS sia gli ITS, che progettano, organizzano, erogano e certificano il biennio di istruzione tecnica superiore. Si sottolinea, così, la funzione di coordinamento degli IFTS con la scuola, l'università, l'impresa, la ricerca e la formazione professionale.
Tuttavia, è bene chiarire che il mantenimento degli IFTS - istituti di formazione tecnico superiore - e la costituzione degli istituti tecnici statali, dovrà avvenire senza sovrapposizione.
Pertanto, è cruciale che il Governo renda esplicita la distinzione tra le due tipologie, dal momento che le stesse si collocano nell'alveo dell'alta formazione professionale, ricollegandosi entrambe ad un'utenza che si rivolge anche all'offerta universitaria. Il Governo, quindi, non può esimersi dalla necessità di elaborare linee guida e, con riguardo ai livelli essenziali, debba aprire un tavolo di confronto con la Conferenza unificata. Inoltre, tali linee guida devono delineare sia le caratteristiche della nuova offerta formativa - tra cui, in particolare, la configurazione degli istituti tecnici statali - sia il loro rapporto con i poli tecnico-professionali, diversi dai poli formativi degli IFTS.
PRESIDENTE. Passiamo a i voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 425
Astenuti 5
Maggioranza 213
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 232).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 1.65, Schietroma 1.113 e 1.201 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, quelli in esame sono identici emendamentiPag. 30soppressivi con i quali, ancora una volta, poniamo pesantemente all'attenzione dell'Assemblea la questione del metodo.
Si è compreso che non è possibile cambiare materia e - ad esempio, rispetto al comma 5, relativo alla materia dei privatisti - disciplinarne una parte nell'ambito del provvedimento in discussione, un'altra nel decreto-legge convertito la scorsa settimana, ed un'altra ancora con la normativa di base. Si tratta, quindi, di norme arlecchino!
Vorrei ribadire - soprattutto con riferimento a situazioni delicate - che manca un progetto, una ratio e si risponde secondo il criterio dell'emergenza o ideologico oppure in base al criterio del «va di moda e pertanto, adesso facciamo anche questo». È veramente penoso considerare che mentre gli altri Paesi europei e nel resto del mondo si affrontano le sfide mediante grandi progetti - nel corso dell'esame dei prossimi emendamenti parleremo anche dei primi provvedimenti presi dalla Francia di Sarkozy, per non parlare poi di quello che ha fatto Blair in Inghilterra - noi rincorriamo ancora le leggi e le leggine, il caso specifico, quello che riguarda il privatista e l'anno di corso. Altro che sistema statale, questo è il regno borbonico! Persino Napoleone era molto più avanti! Stiamo parlando, veramente, del vecchio modo di legiferare!
Collega Quartiani, il tuo gruppo in Lombardia si è astenuto sulla legge regionale lombarda. Invece, in questa sede votate a favore di norme che si pongono contro il Titolo V della Costituzione, la modernizzazione e la semplificazione. Poc'anzi il collega Barbieri ha letto il comma 3, che gridava vendetta. Da questo punto di vista non sono meno inquietanti tutte queste norme che, ripeto, sono volte a disciplinare casi particolari e comunque si collocano in un mare magnum ove tutto può essere classificato sotto la parola scuola. È quanto avviene se, ad esempio, in Internet si digita la parola scuola. Cosa risulta? Di tutto e di più! Queste norme più o meno seguono la stessa logica.
Noi, naturalmente, ci opponiamo a tale logica statalista, di vecchio stampo e che rafforza il potere centralistico e burocratico dell'amministrazione, che non ha niente a che vedere con il successo formativo dei nostri giovani.
Per questo motivo chiediamo la soppressione della comma 4 dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.65, Schietroma 1.113 e della Commissione 1.201, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 430
Hanno votato no 2).
Il successivo emendamento Garagnani 1.66 è precluso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 234).
Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo ai voti.Pag. 31
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.81, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 236).
Passiamo all'esame dell'emendamento Raiti 1.110.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dalla relatrice.
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli membri della Commissione, gradirei avere una precisazione in merito a questo emendamento che, se approvato, potrebbe riportare alla normalità e fare ordine all'interno della commissione per gli esami di Stato.
L'emendamento da me proposto, di fatto, suggerisce solamente la possibilità di indicare come presidente di tali commissioni anche i dirigenti scolastici di primo grado, in tal modo rispondendo a quelli che sono i dettami del contratto collettivo nazionale di categoria che all'area V annovera la presidenza delle commissioni di esame tra gli incarichi aggiuntivi obbligatori del dirigente scolastico.
Esso, quindi, equipara la figura dei dirigenti scolastici, anzi, prefigura un obbligo per i dirigenti scolastici a ricoprire il ruolo di presidenti delle commissioni per gli esami di Stato. Ciò, tra l'altro, agevolerebbe la composizione delle commissioni, darebbe ai dirigenti scolastici la possibilità di valorizzare il proprio lavoro e consentirebbe alle commissioni di essere composte da soggetti - i dirigenti scolastici - che conoscono bene l'organizzazione delle commissioni e l'iter scolastico complessivo. In questo modo farebbero parte di tali commissioni di esame soggetti che sono al di sopra delle parti e in possesso di conoscenze precipue. Ciò consentirebbe di svolgere razionalmente e nel miglior modo possibile gli esami di questo tipo.
Per tutti questi motivi, ritengo che il mio emendamento possa essere approvato. Se alla sua approvazione e applicazione vi fossero controindicazioni, vorrei che esse fossero specificate. In tale caso sarei pronto a ritirarlo, tuttavia, lo ripeto, gradirei avere delle controdeduzioni che mi convincano a farlo.
PRESIDENTE. Deputato Raiti, se ho inteso bene, lei è disponibile a ritirare il suo emendamento, ma solo se da parte della Commissione, ed eventualmente del Governo, sia argomentata la motivazione all'invito al ritiro.
SALVATORE RAITI. Sì, Presidente.
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, con la questione delle priorità in ordine alla scelta di coloro che devono ricoprire il ruolo di presidenti delle commissioni per gli esami di Stato si ritorna sempre a discutere delle stesse cose.Pag. 32
Con l'emendamento Raiti, se approvato, verrebbero inseriti anche i dirigenti scolastici in servizio preposti ad istituti di istruzione primaria. Questi dirigenti scolastici devono però - è bene ricordarlo - essere in possesso dell'abilitazione per poter ricoprire il ruolo di presidenti di commissione.
Lasciamo, dunque, la norma più pulita e più semplice così come è contenuta nel testo del disegno di legge. Consideriamo, inoltre, che i dirigenti scolastici sono già oggi utilizzati come presidenti di commissione subordinatamente al possesso del requisito delle abilitazioni necessarie per svolgere tale ruolo negli istituti secondari superiori.
PRESIDENTE. Onorevole Raiti, accede dunque all'invito al ritiro?
SALVATORE RAITI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Raiti, le chiedo scusa, ma non posso concederle la parola: già precedentemente, lei avrebbe potuto dichiarare se accedeva o meno all'invito al ritiro. Giunti a questo punto, lei deve dichiarare solo se acceda o meno senza argomentare la sua scelta già fatta in precedenza.
SALVATORE RAITI. No, signor Presidente, insisto per la votazione.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, mi associo alla spiegazione fornita dall'onorevole Sasso. La proposta emendativa dell'onorevole Raiti elimina il requisito dell'abilitazione all'insegnamento nella scuola superiore che invece, tanto nella legislazione attuale, in base alla legge 11 gennaio 2007, n. 1, quanto nella legislazione precedente, si è ritenuto indispensabile. In altri termini, il dirigente scolastico viene autorizzato, anche qualora si tratti di dirigente di prima fascia, ma deve possedere l'abilitazione all'insegnamento almeno nella scuola superiore: un requisito di qualità che viene giudicato essenziale, dovendo quegli dirigere l'intero complesso della commissione.
Se però non si rinviene in questa argomentazione un convincimento sufficiente, chiederei al Presidente di accantonare momentaneamente l'esame di questo emendamento, affinché si possa procedere ad un'analisi dei testi precedenti, che pure presentano questa posizione - che dunque rimarrebbe tale - ma che, rispetto al testo presentato dall'onorevole Raiti, richiedono essenzialmente il solo requisito dell'abilitazione. Allo scopo di approfondire tale analisi, domando dunque al Presidente l'accantonamento dell'esame di questo emendamento.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Raiti 1.110 deve intendersi accantonato.
Ricordo che il successivo emendamento Goisis 1.15 non è stato segnalato.
Passiamo all'emendamento 1.211 della Commissione.
Indico la votazione...
Domando scusa: revoco l'indizione della votazione. Dal momento che è stato accantonato l'emendamento Raiti 1.110, che sostituisce il numero 1) della lettera b) del comma 5 dell'articolo 1, non possiamo procedere con l'esame dell'emendamento 1.211 della Commissione, poiché esso interviene sulla medesima disposizione.
Avverto pertanto che anche l'emendamento 1.211 della Commissione deve intendersi accantonato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.82 e 1.202 della Commissione, accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 33
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato sì 435
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Schietroma 1.114 e 1.203 della Commissione, accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 435).
È conseguentemente precluso l'emendamento Aprea 1.40.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Aprea 1.83.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, questo emendamento soppressivo del comma 8 dell'articolo 1 è nelle cose. In altri termini, da parte nostra era più che doveroso presentarlo, poiché con la disposizione che esso mira a sopprimere - lo dico per farmi capire dall'Assemblea, per essere più chiara ed efficace - entra in azione il «cacciavite» rispetto alla riforma Moratti. Questo Governo, e il ministro Fioroni in particolare, ha scelto la strada - condivisa ed anzi annunciata addirittura dal Presidente del Consiglio - di modificare talune parti della cosiddetta riforma Moratti.
Ma la parte più inquietante di tale scelta è che, nel frattempo, le leggi approvate nella scorsa legislatura - e che sarebbero, quindi, in vigore - sono state congelate. Noi abbiamo così un sistema educativo vecchio che, sulla carta, nella legislazione, è stato riformato, ma di fatto cammina ancora secondo le vecchie procedure. Ogni intervento del Ministro Fioroni - che peraltro è legato, piuttosto, all'urgenza ed ha a che fare con l'immediatezza dell'anno scolastico - introduce invece modifiche riportando ancora più indietro le lancette dell'orologio, di modo che, alla fine, il sistema educativo nazionale, anziché andare avanti, fa come il gambero e continua ad andare indietro.
Quella al nostro esame è la classica norma che ci riporta, dal punto di vista organizzativo (come lo è quella di cui all'articolo 1, riguardante il tempo pieno inteso come modello rigido), ad un'articolazione della scuola secondaria superiore vecchia di trenta, quarant'anni fa. L'ultimo tentativo di organizzare la scuola secondaria superiore risale infatti al 1978, anno in cui la politica e il Parlamento non riuscirono a modificare e riformare il sistema secondario superiore, scegliendo la via nefasta della sperimentazione. Noi stiamo, quindi, sperimentando più o meno dagli anni Ottanta, ma ora di fatto, dopo aver compiuto un percorso di modernizzazione scandito dalle leggi Bassanini-Berlinguer e Berlusconi-Moratti, attraverso una piccola norma che sembrerebbe essere insignificante - la «leggina delle leggine» - si rivoluziona di nuovo il sistema secondario superiore riportandolo indietro. Si utilizza, dunque, il mare magnum del decreto-legge d'inizio d'anno e il disegno di legge omnibus per sostituire, con riferimento all'organizzazione del sistema secondario superiore, le parole: «dei licei» con le parole (udite la novità!): «del sistema dell'istruzione secondaria superiore, costituito dai licei, dagli istituti tecnici e dagli istituti professionali».
Siccome, però, sopravvivono anche i percorsi professionali introdotti dalla legislazione della scorsa legislatura, anziché garantire percorsi di pari dignità ma diversificati (come fanno tutti gli altri Paesi europei, soprattutto quelli che possono vantare una maggiore efficacia e successoPag. 34formativo), siamo tornati di nuovo al sistema dell'istruzione secondaria superiore che, di fatto, comprende - e ci mancherebbe! - percorsi di serie A (i licei), di serie B (gli istituti tecnici), di serie C (gli istituti professionali) e di serie D (i percorsi di istruzione e formazione professionale).
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la invito a concludere.
VALENTINA APREA. Ma dirò di più, Viceministro Bastico non so se lei ha letto tutto il Quaderno bianco, noi dell'opposizione - almeno io - lo abbiamo fatto! Ad un certo punto, avete avuto il coraggio di affermare che con la norma in questione date vita ad alcuni percorsi - quelli degli istituti tecnici e professionali - che sono, forse, di pari dignità e sono, forse (e sottolineo il termine), quasi come i licei. Ma ci rendiamo conto? Se aggiungiamo a ciò - e concludo - che il Presidente del Consiglio Prodi in un'assemblea pubblica ha avuto il coraggio di dire che gli istituti professionali devono essere, soprattutto, i percorsi degli alunni extracomunitari, rimetto alle vostre valutazioni questo tipo di discriminazione. Altro che Gentile, che aveva stabilito percorsi di serie A e di serie B: almeno eravamo nel 1923 e c'era la dittatura fascista! Ma voi chi siete, dove volete portare l'istruzione?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, sulle orme di Giovani Gentile, che è stato uno dei pochi Ministri dell'istruzione che è riuscito a mantenere la sua riforma nel tempo, comunque, devo attirare l'attenzione sul comma 8 dell'articolo perché dietro di esso si nasconde lo smantellamento della riforma Moratti che il Governo, e in particolare il Ministro Fioroni, sta attuando con modalità del tutto discutibili, cioè cercando di smantellarla pezzo per pezzo.
Penso che sarebbe stata più adeguata e molto più stimolante una discussione su una proposta alternativa, su una legge abrogativa. Mi rendo conto che i numeri in Parlamento non consentono ciò, ma così facendo si cagiona un danno alla scuola, perché tale metodo e tali modalità impediscono una visione di insieme che in una materia delicata come quella dell'educazione dovrebbe, per senso di responsabilità, indurre tutti ad una discussione completa e non frammentaria come avviene, invece, nella fattispecie in esame.
La riforma Moratti aveva sicuramente determinato e delineato un percorso liceale e di formazione professionale che non voleva essere un passo indietro nel tempo ma coniugare con le conoscenze professionali la preparazione generale e culturale che sicuramente i licei devono avere; di conseguenza, era prevista l'attivazione di otto indirizzi liceali, tra cui il liceo tecnologico, richiesto dalle famiglie e dagli enti locali (in primis dalle province, che hanno la competenza in tale ambito). Invece, se l'articolo in esame viene approvato senza modificare il comma 8 si compie veramente un passo indietro. Il passo indietro è quello di avere effettivamente un'istruzione divisa - che vede nella formazione professionale un canale secondario - e di dare voce ad una sorta di paura di un'integrazione, che invece la legge Moratti attuava, tra la cultura dei licei e quella della formazione professionale. Nessuno vuole distinguere, dividere ulteriormente questi due canali. È giusto che l'attività laboratoriale e manuale, quella professionalizzante per gli studenti sia sempre in primo piano, ma non dimentichiamo la cultura generale, perché sicuramente soltanto in questo modo si potranno proporre al Paese delle classi dirigenti che siano veramente degne di questo nome.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per annunciare l'apposizionePag. 35della firma mia e dei componenti il mio gruppo, la Lega Nord, all'emendamento in esame.
Voglio sottolineare un dato di fatto: in pratica, assistiamo ad una posizione della sinistra, la sinistra egualitaria, solidale, che vuole giustizia per tutti e che in realtà, invece, sta attuando una profonda, profondissima ingiustizia, così come è stato detto, tra scuole di serie A, B, C, D! Ma allora, cosa vogliamo fare della nostra scuola? Vogliamo veramente tornare a situazioni di ingiustizia nelle quali i figli dei ricchi potranno andare a scuola e i figli dei poveri o dei meno ricchi potranno o dovranno accontentarsi soltanto della scuola professionale? E soprattutto intendo sottolineare un altro aspetto: voler adottare un modello di scuola professionale intesa solo come esercizio alla manualità impedendo agli studenti di potere entrare nel mondo della cultura, significa veramente porre in modo sotterraneo le basi (ma ciò è avvenuto da tanto tempo in questa scuola, come dico sempre, «di sinistra») di un indottrinamento. Avere ragazzi, giovani non colti, non istruiti e destinati a non esserlo significa veramente compiere un omicidio culturale delle nostre generazioni, dei nostri giovani, che saranno destinati soltanto a fare i servi e gli schiavi - come dico sempre - per uno Stato sempre più patrigno. Non vogliamo ciò ed è per tali motivi che intendiamo apporre la nostra firma all'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo anch'io per apporre la mia firma alla proposta emendativa in esame, perché mi sembra che qui stia avvenendo qualcosa di molto serio, che, come al solito, passa sotto silenzio, nella quasi disattenzione, forse, di quest'Assemblea, e sicuramente dei media e del dibattito che dovrebbe esserci nel Paese. Modificare l'assetto della scuola italiana non è cosa da poco e lo si fa in un disegno di legge che, come al solito, contiene disposizioni di urgenza.
Quindi, come al solito, si ha una gran fretta e, tra i tanti emendamenti e tra le tante proposte, si inserisce un testo di esattamente sei righe, con cui si riscrive l'ordinamento della scuola italiana. Ciò dovrebbe se non altro rimanere a futura memoria del fatto che sta avvenendo una cosa molto seria e nessuno praticamente ne sa nulla. Ripristinare licei, istituti tecnici, istituti professionali, eccetera, significa togliere dignità a quei ragazzi che scelgono questo tipo di scuole; significa non scommettere sul loro futuro; significa che quella che si chiama «l'intelligenza delle mani» diventa una cosa meno importante, perché nell'immaginario collettivo delle persone che sono qui nel nostro Paese non sono uguali i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali. Continuiamo a ribadire e a perpetuare questa differenza, che è drammatica.
La scuola italiana - lo dico da molto tempo - è classista e allora noi impediamo una vera emancipazione dei soggetti più deboli e più emarginati, che avrebbero bisogno di una dignità anche verbale e non solo fattuale. Quindi, bisogna dare soldi, investimenti, risorse, ma anche fornire pari dignità, pari formazione e pari impegno su tali tipi di scuola, lasciando la dicitura dei licei e diversificando l'offerta formativa. Il Governo e la maggioranza stanno assumendo in quest'Assemblea una decisione grave e, quindi, mi dichiaro favorevole sulla proposta emendativa in esame e spero che ci sia la coscienza di quello che stiamo votando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi della maggioranza e dell'opposizione, non è assolutamente vero che questo passaggio - cui si riferisce l'emendamento Aprea 1.83, soppressivo del comma 8 dell'articolo - passi inosservato. Infatti, siamo attentamente impegnati in una operazione di recupero degli errori che sonoPag. 36stati fatti dal centrodestra e in particolare a quello rappresentato dalla legge Moratti. Se domandate al sistema delle imprese, vi sentirete rispondere che i diplomi di ragioniere, di perito industriale e così via sono indispensabili. Con la riforma Moratti non si ha più tutto ciò. Si rischia cioè che il Paese non abbia più i quadri intermedi, quella classe indispensabile per sviluppare il nostro Paese.
Quindi, si accusa il centrosinistra e questo Governo di essere disattento, di compiere riforme inconcludenti, di non capire quanto stiamo facendo, mentre capiamo benissimo quanto stiamo facendo: stiamo recuperando gli errori che avete fatto privando il ceto produttivo di una classe intermedia indispensabile. Chiedetelo a Confindustria, a Confcommercio, a tutte le organizzazioni e parti sociali! Vi diranno che è indispensabile avere questa classe intermedia. Quindi, il comma 8 dell'articolo recupera quell'errore.
Noi non vogliamo fare una selezione elitaria, noi vogliamo intraprendere un processo pragmatico: vogliamo aiutare il Paese a svilupparsi in ogni senso, sia culturale sia tecnologico. Con la riforma Moratti noi avremmo compresso questa situazione e avremmo privato il Paese delle classi intermedie tecniche, necessarie allo sviluppo.
Pertanto, non accettiamo da parte del centrodestra che si sostenga la disattenzione dei deputati del centrosinistra: i deputati del centrosinistra sono qui e seguono in modo continuativo e intelligente e votano in modo consapevole (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 432
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 228).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.42, Schietroma 1.115, 1.204 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 435
Astenuti 4
Maggioranza 218
Hanno votato sì 430
Hanno votato no 5).
L'emendamento Aprea 1.84 deve intendersi precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.85, Schietroma 1.116, 1.205 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 435
Astenuti 2
Maggioranza 218
Hanno votato sì 432
Hanno votato no 3).
L'emendamento Goisis 1.106 deve intendersi precluso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.44.Pag. 37
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al collega che ha manifestato, con il proprio intervento, la propria attenzione. Noi non mettiamo in discussione la legittimità del Governo, caro collega, a modificare la riforma Moratti, ma il modo con cui si riforma: con un decreto omnibus, con un disegno di legge omnibus, con misure nascoste tra norme per i privatisti e norme per l'edilizia scolastica. Mi sembrava di aver capito che la sinistra avesse un progetto alternativo alla riforma Moratti mentre invece il provvedimento in esame è abrogativo di singole parti e torna al passato. Bella debolezza culturale!
Per quanto riguarda i titoli di studio, caro collega, forse dovresti sapere che i titoli professionali possono essere rilasciati solo con la formazione post secondaria. In altri termini, il ragioniere europeo, il perito europeo devono aver compiuto, dopo l'istruzione secondaria superiore, almeno altri due anni di percorso para-accademico o post secondario. Invece, con il liceo tecnologico e il liceo economico noi avevamo previsto, con la Confindustria, tutta una serie di competenze in uscita e di revisione degli orari e dei programmi. Mi dispiace deluderti, ma la sinistra copierà tutto ciò, come il Viceministro Bastico sa bene, perché è quanto scritto nel Quaderno bianco e nella prossima legge finanziaria.
Pertanto, avete fatto un'operazione di facciata, mentre quello che conta, la sostanza, sarà copiato non dalla riforma Moratti, ma dall'ultimo grande lavoro che ha visto coinvolte non solo le associazioni, ma tutta una serie di studi di fattibilità e di revisione possibili. Quindi aspetterei a cantare vittoria.
Abbiamo iniziato a discutere il comma 11 dell'articolo, che contiene un altra modifica poco democratica. Dico subito che farò una differenza tra i documenti allegati alle norme con riferimento al primo ciclo e quelli del secondo ciclo. Mi spiego meglio, noi fummo costretti a fare ricorso a questa modalità di allegare quadri orari e contenuti alle norme per una forma di rispetto del Parlamento; quindi, fummo costretti a legiferare in una materia che era stata delegificata, quella dei contenuti, perché si proponeva una riforma concreta ed organica degli ordinamenti.
Quindi, ci sembrò che la previsione della fonte del regolamento non fosse rispettosa del Parlamento e che, dal momento che si sottoponeva tutto il settore ad una revisione, fosse giusto sottoporre al voto del Parlamento anche i contenuti, offrendo all'istituzione parlamentare e al Paese la proposta completa di riforma. È chiaro che in tempi «ordinari» la modalità preferita e preferibile è, invece, quella del regolamento perché sappiamo che i contenuti di studio vanno anche modificati e attualizzati e, dunque, è giusto che i Ministri dispongano di uno strumento flessibile per modificarli, aggiornarli e modernizzarli.
Quindi, con riferimento al primo ciclo, vi è una sostanziale identità dell'organizzazione attuale rispetto a quella precedente della riforma Moratti...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VALENTINA APREA. ...perché i punti che sono stati disapplicati (come quelli relativi al tutor e al quadro orario) hanno a che fare con aspetti irrilevanti per quanto riguarda i contenuti di studio, in quanto non sono state modificate né le discipline né altri profili delle indicazioni nazionali.
Signor Presidente, trovo invece che il Governo questa volta abbia esagerato - e voglio invitare l'Assemblea a prestare attenzione (ma su questo aspetto tornerò nell'intervento successivo) perché nel lungo comma 11 dell'articolo, prevedendo la delegificazione di tutta la materia dei contenuti, s'introduce la delegificazione anche per gli istituti tecnici e professionali, di cui non conosciamo nulla!
PRESIDENTE. Deve concludere.
Pag. 38VALENTINA APREA. Il Governo con il disegno di legge cosiddetto Bersani-ter ha previsto nuovi istituti tecnici e professionali. Nessuno in quest'aula, neppure i deputati della maggioranza, conoscono il modo in cui verrà riformata l'istruzione tecnica e professionale, ma il Governo, come dicono a Milano, sembra dire...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, deve concludere.
VALENTINA APREA. ...ghe pens mi (faccio tutto da solo); infatti, riforma l'istruzione tecnica e professionale e poi scriverà i programmi.
La modalità che è stata scelta taglia fuori le Commissioni e il Parlamento; se questa è democrazia e se a voi sta bene, noi abbiamo la memoria lunga, vorrà dire che anche noi ricorreremmo a tali modalità!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 227).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 224).
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento De Simone 1.117 che avevo chiesto di accantonare per avere la possibilità di sottoporre una proposta di riformulazione all'onorevole De Simone, che ne è la prima firmataria.
Vorrei cogliere positivamente la previsione contenuta nell'emendamento in esame del parere delle Commissione parlamentari; vorrei però anche precisare il tempo massimo entro il quale le Commissioni devono esprimere tale parere. Quindi, proporrei all'onorevole De Simone la seguente riformulazione: al comma 11, dopo il numero «400», aggiungere «previo parere delle competenti Commissioni parlamentari da rendere nel termine di trenta giorni sulle linee e gli indirizzi generali. Decorso il predetto termine, il regolamento può comunque essere adottato». Nel periodo successivo, dopo le parole: «Con analoghi decreti» - che la formulazione attuale dell'emendamento sostituirebbe all'espressione «Con analoghi regolamenti» - propongo che si aggiungano le seguenti parole: «e con le medesime procedure».
PRESIDENTE. Viceministro Bastico, la Presidenza La invita a far pervenire il testo riformulato. Nell'attesa, se non vi sono obiezioni, l'emendamento De Simone 1.117 per il momento deve intendersi accantonato; ne riprenderemo l'esame in seguito. Si intendono altresì accantonati gli identici emendamenti Aprea 1.47 e Frassinetti 1.93 nonché l'emendamento Aprea 1.46.Pag. 39
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 1.86 e Frassinetti 1.94.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, mi scusi, ma vorrei chiedere, solo per esserne certa, se gli emendamenti precedenti sono stati accantonati, in quanto è stata accantonata la materia.
PRESIDENTE. Sì, certamente.
VALENTINA APREA. Stiamo esaminando il comma 12. Rischio di essere monotona, ma non rinuncerò a denunciare ancora una volta...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...
VALENTINA APREA. ... come questo Governo abbia scelto di fare, del disegno di legge in esame, una legge della peggiore specie, in quanto saltiamo ad un'altra materia ancora. Altro che rigore, chiarezza, trasparenza e rispetto per i cittadini: si passa alla materia della riforma degli organi collegiali, ma non a quella che sarà oggetto di discussione e di confronto in Commissione cultura! Si sceglie di normare un'istituzione particolare, ovvero l'istituto dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti che, tra l'altro, rientra in una materia di competenza regionale. Vi prego, quindi, di legare l'attuale discussione a quella precedente sull'istruzione tecnica superiore. Ancora una volta si appesantisce un aspetto, ovvero l'educazione dell'adulto...
LUCA VOLONTÈ. Ci faccia capire anche a noi!
VALENTINA APREA. Mi è scomodo, così mi viene spontaneo... Grazie, comunque, dell'attenzione, onorevole Volontè. La norma è legata a quella sull'istruzione tecnica superiore: non solo con la legge Bersani e con la legge finanziaria si è compiuta un'altra invasione di campo gravissima nei confronti delle competenze regionali, creando addirittura dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, e alcune regioni hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale (in quanto la materia dell'educazione degli adulti è di competenza regionale), ma si continua ancora a dettare norme, addirittura sugli organi collegiali competenti per questo tipo di istituzione.
Ci rendiamo conto che stiamo introducendo, anche al di là dell'istruzione scolastica, modelli di gestione, in questo caso di gestione della partecipazione, che hanno già fallito da anni nella scuola ordinaria? Che senso ha disciplinare addirittura gli organi collegiali dei centri territoriali per l'istruzione degli adulti? Siccome, ovviamente, non vi sono i genitori degli adulti, ma sono gli adulti stessi i responsabili delle proprie scelte, con la deformazione e la mentalità burocratica, che non si ferma di fronte a nulla (neanche al fatto che i corsisti sono adulti), cosa si è pensato di fare? Di creare organi collegiali con la partecipazione degli adulti! Mi arrendo, non riesco più a seguirvi (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...
VALENTINA APREA. Naturalmente, non rispetto agli interventi che continuerò a svolgere, colleghi, ma non riesco più a seguirvi sul piano intellettuale e delle scelte. Ma quale nuovo Partito democratico andate a creare tra due giorni, se le scelte sono quelle degli anni Settanta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)? Il comma 12 prevede che in attesa della riforma degli organi collegiali, i consigli di istituto dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, riorganizzati a norma dell'articolo 1, comma 632, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, assumano la denominazione di «consigli di indirizzo», e che la rappresentanza dei genitori nel consiglio di istituto e nella giunta sia sostituita da quella degli studenti adulti iscritti ai corsi funzionanti presso i predetti centri.
Ma avete presente chi sono questi adulti...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, deve concludere.
VALENTINA APREA. ...che chiedono una vera formazione e una vera specializzazione? Pensate che abbiano voglia e tempo di far parte di questo pseudo-consiglio di istituto, che si chiamerà «consiglio di indirizzo»? Perché formalizzare in modo burocratico questi organismi?
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, deve concludere.
VALENTINA APREA. Abbiamo bisogno di scelte efficaci: ripeto, anche questa sarà materia di contenzioso. Faranno bene le regioni a ricorrere alla Corte costituzionale avverso tali norme!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, Alleanza Nazionale ha presentato l'emendamento Frassinetti 1.94, soppressivo del comma 12, per una questione di forma e una di sostanza.
Quanto alla forma e dal punto di vista giuridico, un comma che inizia con la frase «in attesa della riforma degli organi collegiali» è già di per sé ambiguo, perché dà un indirizzo di incertezza che, ovviamente, la norma non dovrebbe contenere.
Quanto al merito, non comprendiamo quale sia l'urgenza di prevedere i centri provinciali per l'istruzione degli adulti, istituiti dalla legge finanziaria per il 2008, i quali - sottolineo - non sono stati ancora riorganizzati: conseguentemente, sembra ancora più astratto configurare un consiglio di indirizzo. In secondo luogo, ci chiediamo - e su ciò siamo perplessi - chi dovrà presiedere questo consiglio di indirizzo: come mai dovrà farlo un alunno - anche se adulto - e non, ad esempio, un rappresentante dell'ente locale, che per legge è titolare di funzioni in materia di educazione per gli adulti? Sarebbe stato meglio discutere di un argomento così delicato, come quello dell'educazione degli adulti e dell'educazione permanente, in sede di trattazione della riforma degli organi collegiali da parte dell'Assemblea. Avremmo avuto una visione di insieme più generale e non avremmo dovuto assistere ancora una volta a una confusione normativa che ci lascia perplessi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma agli identici emendamenti Aprea 1.86 e Frassinetti 1.94: concordo sul fatto che non si possano ricalcare vecchi schemi su una scuola che deve essere proiettata nel futuro.
Gli organi collegiali necessitano di essere riformati da due legislature, ma non se ne parla. Mi riferisco a quelli veri, della scuola secondaria e di quella primaria, di cui non si parla perché si tratta di una materia sulla quale, evidentemente, la maggioranza non riesce a mettersi d'accordo. Si è messo mano, così, a consigli di indirizzo non meglio identificati, che effettivamente sembrano una presa in giro, perché è impensabile che studenti lavoratori e persone adulte si mettano intorno a un tavolo per decidere ciò che avrebbero dovuto decidere i vecchi organi collegiali, che sono falliti ed hanno una capacità di indirizzo e di incidenza assolutamente aleatoria, tant'è vero che non vi partecipa più nessuno.
La presenza delle famiglie degli studenti e delle componenti scolastiche negli organi va riformata laddove vi è tale bisogno. Mi sembra veramente inopportuno, tra l'altro, complicare la vita a queste persone e proporre l'istituzione di organi collegiali in scuole e in centri che non ne hanno alcun bisogno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, evidentemente chi ha formulato il comma 12Pag. 41dell'articolo 1 del disegno di legge in esame non fa parte del mondo della scuola. Ho letto stamattina su la Repubblica che il Governo ha 1.235 consulenti, oltre a tutti i sottosegretari e i Ministri.
Provo a capire come si fanno certe riforme o pseudo-riforme. Mi chiedo se chi ha previsto questo comma abbia mai partecipato a un consiglio di istituto; evidentemente no, perché altrimenti saprebbe benissimo con quanta difficoltà i rappresentanti dei genitori degli studenti partecipano ai consigli di istituto, così come gli studenti stessi. Quindi, voler normare la realtà della scuola per adulti significa soltanto rispondere a un'esigenza tipica della sinistra, ossia quella di regolamentare la vita di tutti cittadini, padani o italiani che siano, dai due anni, come abbiamo visto per la scuola dell'infanzia, fino ai sessanta o ai settant'anni della scuola per gli adulti.
Vi è un ulteriore aspetto da considerare, che mi convince una volta di più del fatto che chi ha proposto questa norma non sa proprio nulla di scuola e, quindi, dovrebbe veramente cambiare mestiere. Costoro sanno che le scuole per adulti sono prevalentemente serali? Quando pensate che i rappresentanti potranno partecipare al consiglio di istituto, considerato che già devono lavorare tutto il giorno e frequentare la scuola la sera? Magari a mezzanotte potranno partecipare anche al consiglio di istituto! Quindi, questa volontà di regolamentare, oltre a sembrare quasi maniacale, è anche illogica, risponde soltanto all'esigenza di voler entrare per forza nella vita dei cittadini e si ispira a una scuola e a una dottrina che conosciamo, che ha avuto settant'anni di storia.
Alla luce di tali considerazioni, dichiaro di voler aggiungere la mia firma e quella del gruppo Lega Nord Padania a questo emendamento.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito il tempo a sua disposizione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Secondo la prassi, i successivi interventi a nome del gruppo, che potranno avere una durata non superiore a un minuto, verranno computati sul tempo previsto per gli interventi a titolo personale.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione...
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Non l'avevo vista, chiedo scusa... Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare già in precedenza...
PRESIDENTE. Non me ne ero accorto, le chiedo scusa.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, vorrei riportare questa norma a semplicità. Come forse alcuni colleghi sanno, la legge finanziaria per il 2008 ha riorganizzato il sistema della formazione degli adulti, attraverso l'istituzione di centri provinciali. Che nel nostro Paese ci sia bisogno di un sistema permanente di educazione degli adulti è molto evidente, considerati i tassi di analfabetismo, anche di ritorno, della popolazione adulta.
Ciò premesso, occorrevano organi di gestione e di partecipazione per il governo di tali centri, ed essi sono stati individuati dal comma in esame nei consigli di indirizzo, in attesa della riforma degli organi collegiali. Ricordo alle colleghe e ai colleghi della VII Commissione che in questo stesso provvedimento vi erano proposte del Governo relative alla riforma degli organi collegiali della scuola. Fu la stessa Commissione a segnalare al Ministro la necessità di non inserire in questo testo la riforma degli organi collegiali, ma di demandare quest'ultima a un progetto di legge specifico, possibilmente di iniziativa parlamentare. Ho svolto tali considerazioni per informare le colleghe e i colleghi della materia di cui stiamo discutendo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 42
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.86 e Frassinetti 1.94, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 234).
Passiamo all'emendamento Aprea 1.48.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro, perché tratteremo la materia quando ci occuperemo del riordino degli organi collegiali.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Aprea 1.49, formulato dalla Commissione.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, anche in tal caso accedo all'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.87.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, anche in questo caso, il comma 13 è condivisibile, perché si tratta della permanenza dei docenti nelle sedi di titolarità, per garantire la continuità didattica.
Quando presentiamo tali emendamenti soppressivi, ci riferiamo soprattutto al contesto: lo ripeto, non è possibile pensare che, dopo avere trattato dei privatisti e dell'educazione degli adulti, adesso ci occupiamo della permanenza dei docenti nelle sedi di titolarità. Si tratta di un problema, è forse il problema della scuola italiana e, ancora una volta, questo Governo non è il primo ad occuparsene. Soprattutto, spiace che il Governo Prodi, in sede contrattuale, abbia disapplicato la stessa norma prevista dalle leggi Moratti.
La questione è sempre la stessa: se variamo noi le norme, sono sbagliate e inapplicabili...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
VALENTINA APREA. ...se le fa la sinistra, magari con le stesse parole, sono buone leggi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.87, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 234).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Goisis 1.88 e Barbieri 1.96.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per ribadire l'esigenza che vengano rispettate le competenze delle regioni.
Pertanto, chiediamo che, oltre a sentire il Ministero dell'economia e delle finanze, si interpelli anche la Conferenza unificata Stato-regioni, proprio perché le competenze regionali non devono assolutamente essere scavalcate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, sul punto mi piacerebbe davvero ascoltare il Viceministro Bastico, considerato che nel Quaderno bianco - ma anche nella prossima legge finanziaria - il Governo propone i patti territoriali con le regioni. Anche nel decreto-legge in materia di organici, a proposito di tempo pieno, abbiamo chiesto comunque, su proposta della Commissione, interventi precisi delle regioni in materia.
Vi sono anche sentenze della Corte costituzionale molto chiare che vanno in questa direzione. Ci sembra strano che, contemporaneamente, vengano licenziati testi che fanno riferimento a linguaggi e a filosofie differenti. A questo punto, sarà davvero difficile la prossima gestione delle istituzioni scolastiche.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Goisis 1.88 e Barbieri 1.96, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 239).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.89.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, anche in questo caso intervengo per dimostrare all'Assemblea come la nostra opposizione non sia di tipo pregiudiziale, né ostruzionistica.
Leggo il passaggio della riforma Moratti in cui, con altre parole, si esprimeva lo stesso concetto su cui ora siamo chiamati a deliberare: «il miglioramento dei processi di apprendimento e la relativa valutazione, nonché la continuità didattica, sono assicurati anche attraverso la permanenza dei docenti nella sede di titolarità almeno per il tempo corrispondente al periodo didattico» (articolo 8, comma 3, del decreto legislativo n 59 del 2004); questa parte di una delle tante leggi Moratti è stata disapplicata dal Governo Prodi in sede Aran, quindi in sede contrattuale, all'inizio della legislatura. Dopo un anno e mezzo, il Governo torna a proporre norme in materia, utilizzando parole diverse ma esprimendo il medesimo concetto.
Lascio valutare all'Assemblea se questo Paese possa andare avanti con simili norme e stop and go.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.89, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 237).
Passiamo all'emendamento Frassinetti 1.95.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, non ho intenzione di ritirare l'emendamento in esame, che anzi ritengo molto importante perché tratta il problema della mobilità dei docenti.Pag. 44
Molto più banalmente, il fatto che lo studente possa avere la possibilità di mantenere lo stesso docente per un congruo periodo è anche garanzia di qualità della scuola. Si tratta di un fondamento per il quale dovremo tutti cercare di compiere i dovuti sforzi.
Purtroppo, esiste una situazione molto grave al riguardo, in quanto un quarto dei docenti abbandona la cattedra e cambia sede: tutto ciò non giova al diritto allo studio degli alunni.
Nel decreto legislativo n. 59 del 2004 era stata fissata una congrua permanenza, pari a un minimo di due anni, che sicuramente costituisce un periodo più ragionevole, anche se una giusta educazione non può prescindere dal rapporto studente-docente, che si fonda sulla reciproca fiducia e, pertanto, non può essere interrotto in tal modo.
Sappiamo che tali norme sono state disapplicate e che, quindi, la permanenza dei docenti nelle cattedre è venuta meno. Forse, sarebbe meglio privilegiare soprattutto la continuità didattica per dare agli studenti l'opportunità di avere un'organica istruzione. Mi permetto di dire, con uno slogan, che senza continuità nella scuola non c'è neanche qualità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per chiedere di apporre la nostra firma sull'emendamento in esame e per sottolineare un altro aspetto relativo alla permanenza dei docenti in una determinata sede per un tempo congruo.
La proposta in esame risponde anche ad un'esigenza particolare degli studenti.
Ci lamentiamo del fatto che gli studenti siano demotivati e coinvolti in determinate vicende: mi riferisco ai fenomeni di bullismo verificatisi di recente e alla situazione di precarietà sia dei docenti sia dei loro compagni. Ritengo che proprio la mancanza della permanenza dell'insegnante per un certo periodo sia veramente la causa delle azioni devianti che si verificano tra gli studenti e nelle scuole.
Sappiamo bene che gli studenti - soprattutto quelli della scuola primaria e delle scuole medie, ma tutto ciò riguarda anche gli studenti delle scuole superiori - hanno bisogno di punti di riferimento. L'insegnante di lettere, o comunque l'insegnante che insegna più materie e dispone di un maggior numero di ore durante l'anno scolastico, costituisce un punto di riferimento e un modello di cui si avverte l'esigenza; si tratta, infatti, di un modello che spesso i ragazzi non hanno perché i genitori sono presenti la mattina alle otto e la sera. Non vi sono più punti di riferimento e modelli esemplificativi cui ispirarsi.
Ritengo molto importante questa motivazione e, per tali ragioni, a nome del mio gruppo, chiedo di sottoscrivere l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frassinetti 1.95, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 440
Astenuti 3
Maggioranza 221
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 231).
Ricordo che il successivo emendamento Goisis 1.92 è inammissibile.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.206 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 45
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 435
Astenuti 2
Maggioranza 218
Hanno votato sì 428
Hanno votato no 7).
Ricordo che i successivi emendamenti Zeller 1.108 e 1.109 sono inammissibili.
Ricordo che gli emendamenti Buemi 1.118 e 1.119, Schietroma 1.120 e Goisis 1.107 sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento 1.206 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Schietroma 1.121 e 1.207 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 448
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.90 e 1.208 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 442
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.91 e 1.209 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 443
Hanno votato no 3).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benzoni 1.122.
Chiedo al relatore se il parere della Commissione sia favorevole.
ALBA SASSO, Relatore. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benzoni 1.122, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 398
Hanno votato no 52).
Passiamo all'emendamento Mereu 1.97.
Chiedo all'onorevole Mereu se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.97 formulato dal relatore.
ANTONIO MEREU. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Pag. 46PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, vorrei illustrare l'emendamento in esame che tenta di porre fine ad una situazione di disparità esistente rispetto a situazioni identiche.
Al momento della trasformazione del ruolo del preside in dirigente scolastico, l'amministrazione negò la riammissione in servizio a coloro che ne fecero richiesta. Per questo motivo molti presidi ricorsero al giudizio della magistratura territoriale, ottenendo una sentenza favorevole alla riammissione, anche grazie ad un parere positivo del Consiglio di Stato.
Ricordo che espressero un parere favorevole su tale dispositivo anche le organizzazioni sindacali e il Consiglio nazionale della pubblica istruzione. A seguito della sentenza di riammissione, alcune decine di presidi hanno frequentato il corso necessario, assumendo conseguentemente la qualifica di dirigente scolastico, e ora sono in servizio.
Tuttavia, per molti ricorrenti il contenzioso è ancora in atto, con l'incertezza che accompagna una situazione di difficile interpretazione, che ha visto il susseguirsi di sentenze diverse: infatti, nelle stesse regioni sono state emanate sentenze favorevoli e altre contrarie rispetto a situazione analoghe. Porre fine, quindi, al contenzioso per tali sentenze non passate in giudicato, ci sembra un provvedimento giusto: non è possibile che la scuola oggi non affronti un problema di questa natura.
Per tale ragione oggi richiamiamo l'attenzione dei colleghi e li invitiamo a votare affinché vi sia finalmente giustizia rispetto a situazioni oggettivamente identiche.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mereu 1.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio), ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 296
Astenuti 139
Maggioranza 149
Hanno votato sì 72
Hanno votato no 224).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo solo per informare l'Assemblea che questi ultimi commi dell'articolo 1 qualificano in modo decisivo il disegno di legge in esame: si tratta di sanatorie e casi specifici. Ciò dimostra che la nostra scuola, ormai molto burocratica come avviene in pochi altri Stati europei, quali la Grecia e il Portogallo, deve ancora ricorrere alle cosiddette «leggine», così come vengono definite presso il Ministero, per risolvere spesso contenziosi di natura amministrativa. È proprio ciò che la legge non dovrebbe più fare secondo i nuovi orientamenti e, in modo particolare, secondo gli orientamenti europei.
Le restanti norme di questo disegno di legge tratteranno ora degli insegnanti di musica, ora degli ultimi corsi-concorsi per dirigenti scolastici, ora degli insegnanti di educazione fisica.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 17,40)
VALENTINA APREA. Si tratta, quindi, di norme che - lo ripeto - spesso vanno a risolvere problemi di natura amministrativa, ma che creano anche precedenti pericolosi, che risulteranno pesanti come macigni quando l'Italia - chissà quando - vorrà scegliere strade diverse, con riferimento al reclutamento dei docenti. InPag. 47questa situazione abbiamo proposto di aggiungere alcune norme riguardanti lo spoil system...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VALENTINA APREA. ...vale a dire quel sistema, che, peraltro, è stato introdotto, in modo violento e a livelli molto bassi, da questo Governo.
Concludo, signor Presidente, con una breve osservazione. Gli unici casi di spoil system ammessi nella nostra pubblica amministrazione riguardano i vertici, i capi dipartimento dei Ministeri e poche altre funzioni. Questo Governo, quando è entrato in carica, ha praticato lo spoil system fino all'ultimo livello.
PRESIDENTE. Deve concludere.
VALENTINA APREA. In questo senso, abbiamo proposto una riparazione, e la giustizia ci ha dato ragione. Pertanto, anche se l'emendamento 1.101 a mia firma verrà respinto, di fatto i TAR stanno accogliendo i singoli ricorsi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, concordo con la collega Aprea e invito a votare a favore dell'emendamento a sua firma, sottolineando che il meccanismo dello spoil system, come peraltro rilevato anche dalle recenti pronunce della Corte costituzionale, è in palese contrasto con gli articoli 97 e 98 della Costituzione, che affermano i principi-guida della pubblica amministrazione, vale a dire l'imparzialità e il buon andamento.
Rivolgo, quindi, un invito a votare a favore dell'emendamento Aprea 1.101, anche come segnale di buona politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame, a nome del mio gruppo. È chiaro che quando si tratta di difendere la scuola e gli insegnanti che lavorano bene e che offrono tutta la loro professionalità per i nostri giovani la Lega Nord è sempre favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 437
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 227).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 429
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 224).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.54, non accettato dallaPag. 48Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 424
Astenuti 7
Maggioranza 213
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 224).
Passiamo all'emendamento Porfidia 1.111.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dalla relatrice.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mereu 1.98, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 375
Astenuti 64
Maggioranza 188
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 426
Astenuti 7
Maggioranza 214
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Simone 1.123, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 434
Astenuti 6
Maggioranza 218
Hanno votato sì 424
Hanno votato no 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti De Simone 1.124 e Barbieri 1.134, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 433
Astenuti 4
Maggioranza 217
Hanno votato sì 432
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Lovelli e Rao hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere il voto.Pag. 49
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.33, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato sì 433
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Lovelli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che in riferimento agli emendamenti De Simone 1.125 e Folena 1.126 è stata formulata una richiesta di accantonamento. Pertanto, non essendovi obiezioni, il relativo esame deve intendersi accantonato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.102 e 1.210 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 441).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Porfidia 1.60...
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, sull'emendamento Porfidia 1.60 è stato formulato un invito al ritiro.
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Porfidia 1.60 formulato dal relatore.
AMERICO PORFIDIA. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Poiché è stato accantonato l'esame di alcuni emendamenti, non è possibile procedere alla votazione dell'articolo 1.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Aprea 1.01.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALENTINA APREA. Si, signor Presidente, ritiro il mio articolo aggiuntivo 1.01 in quanto inseriremo tale disposizione nel provvedimento in materia di organi collegiali.
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Aprea 1.02.
Chiedo all'onorevole Aprea se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALENTINA APREA. Si, signor Presidente, lo ritiro, in quanto riguarda la valorizzazione delle carriere e della professione docente.
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Aprea 1.03.
Chiedo all'onorevole Aprea se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALENTINA APREA. Si, signor Presidente, in quanto rientra nello stesso ambito dei precedenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Garagnani 1.011, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 233).
Avverto che l'articolo aggiuntivo De Simone 1.013 deve ritenersi ammissibile, in quanto riproduce parzialmente il contenuto di una disposizione a sua volta contenuta in una proposta emendativa presentata in Commissione, in quella sede approvata e successivamente soppressa.
Invito pertanto il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo De Simone 1.013.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo De Simone 1.013 è favorevole a condizione che lo stesso venga riformulato.
La riformulazione che proponiamo di tale articolo aggiuntivo De Simone 1.013 concerne il comma 2, ed è la seguente: «il Ministro della pubblica istruzione definisce le modalità per l'individuazione e lo svolgimento delle prove integrative e dei contenuti relativi necessari per il riconoscimento di ciascun tipo di titolo di studio straniero».
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole con la riformulazione proposta dalla relatrice.
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, chiedo scusa, ma vi è anche una riformulazione del comma 1, sempre dell'articolo aggiuntivo De Simone 1.013, che poc'anzi ho dimenticato di fornire all'Assemblea. La riformulazione è la seguente: «Per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti dai cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea regolarmente soggiornanti in Italia e rilasciati in conformità all'ordinamento scolastico dello Stato di provenienza dell'interessato o di altro Stato, si applicano le disposizioni dell'articolo 379 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, come integrate ai sensi del comma 2». Del comma 2 la riformulazione è quella proposta poc'anzi.
PRESIDENTE. Il parere del Governo su questa ulteriore riformulazione?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, confermo il parere favorevole già espresso.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'articolo aggiuntivo De Simone 1.013 se accettino la riformulazione formulata dal relatore.
TITTI DE SIMONE. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, votare questo articolo aggiuntivo significa, proprio perché abbiamo esperienza del mondo della scuola, non fare il bene dei ragazzi extracomunitari, degli stranieri che vengono in Italia e in possesso di titoli di studio non conseguiti in Italia.
Proprio l'altro giorno sono venuta a conoscenza di un'esperienza fatta da una ragazzina rumena la quale si è trovata in una situazione gravissima perché i suoi titoli di studio, corrispondenti come votazione, al nove e al dieci, nella nostra scuola, purtroppo, corrispondono al quattro.
Ciò significa non volere bene a questi ragazzi, i quali vengono illusi e posti in condizioni di inferiorità e di umiliazione.Pag. 51Questa ragazzina l'ho vista piangere! È chiaro, quindi, che non posso aderire allo spirito di questo articolo aggiuntivo. Dirò di più: noi della Lega Nord, che siamo tacciati di essere razzisti, in realtà siamo molto solidali. I razzisti siete voi che li mettete in condizioni di inferiorità! È questo che non si può accettare assolutamente! Mi chiedo con quale cuore possiate votare questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, la nostra posizione è diversa da quella della collega Goisis tant'è che chiedo di apporre anche la mia firma a questo articolo aggiuntivo.
Noi siamo favorevoli all'abolizione del valore legale del titolo di studio. Se non c'è, quindi, equipollenza o equiparazione diretta, sarà poi la scuola, la vita a dimostrare a questi ragazzi il tipo di competenze da certificare e certificabili.
Questo articolo aggiuntivo semplifica sicuramente il calvario di tanti ragazzi e di tanti studenti che si trovano qui in Italia, provenienti non solo dai Paesi extracomunitari: in questi giorni sto seguendo un caso di un ragazzo che ha studiato in Svizzera e che vorrebbe iscriversi alla Cattolica di Milano, ma non riesce a farlo perché non riusciamo ad equiparare i suoi titoli di studio a quelli italiani. Ben vengano, quindi, norme di semplificazione come questa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale su questo articolo aggiuntivo.
Si tratta di una proposta emendativa tesa a semplificare la normativa. Ritengo giusto che ci sia equipollenza tra titoli di studio, riguardo ai titoli di studio conseguiti da studenti stranieri in un altro Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo De Simone 1.013, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 430
Astenuti 4
Maggioranza 216
Hanno votato sì 419
Hanno votato no 11).
Prendo atto che la deputata Sasso ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Avverto che anche il gruppo della Lega Nord Padania ha esaurito i tempi a sua disposizione.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Barbieri 2.60, mentre formula un invito al ritiro sull'emendamento Pedrini 2.2.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
Pag. 52
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 2.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 434
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 232).
Prendo atto che il deputato Rao ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Borghesi ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Pedrini 2.2.
Chiedo all'onorevole Pedrini, se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, signor Viceministro, questo emendamento evidenzia una situazione di discrepanza fra persone che svolgono lo stesso lavoro con differenti retribuzioni. Mi riferisco ai tecnici, ex ispettori tecnici, fra i quali si è creata una vera situazione di incertezza: coloro, infatti, che sono stati nominati in un periodo percepiscono una retribuzione diversa da quella percepita da coloro i quali sono stati nominati in altro periodo. Ciò contrasta con le norme del contratto collettivo nazionale di lavoro. Infatti, l'articolo 40, comma 4, di tale contratto recita: «All'atto dell'attribuzione della qualifica o al conferimento di incarico di livello generale è conservata la retribuzione individuale di anzianità in godimento».
Le suddette persone si sono rivolte alla magistratura, che - con la sentenza n. 1515 del 2006 della Corte d'appello di Torino - ha dato ragione alle loro richieste. Ma vi è di più: l'articolo 6-quater del decreto-legge n. 681 del 1982, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 869 del 1982, definisce espressamente il trattamento economico in questione in un modo che, nella sostanza, accoglie tali esigenze. Inoltre, l'articolo 45 della legge n. 165 del 2001 stabilisce la garanzia di parità di trattamento contrattuale - e comunque la corresponsione di trattamenti non inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi - fra i dipendenti.
Ci troviamo dunque di fronte alla situazione per cui il Parlamento - e dunque lo Stato - approva una norma che poi non viene applicata: io credo invece che il primo a dover dare l'esempio di buona condotta deve essere proprio lo Stato. Quando il Parlamento approva una norma, questa deve essere applicata.
Se qualcuno muove obiezioni circa la mancanza di copertura, sarebbe forse più esatto dire che non vi è una quantificazione ed individuazione della copertura: credevo però che stesse alla sensibilità del Governo di compiere un esame per la modifica del dato di copertura. Peraltro, come presentatore dell'emendamento, avevo individuato la copertura, l'imputazione e il triennio relativo.
Se dunque ci appelleremo ad un dato formalistico, correremo il rischio che, a causa di una mancanza di indicazione di copertura, lo Stato dovrà pagare di più rispetto a quel che esso teme di dover pagare oggi.
Signor Viceministro, la pregherei, quindi, di accantonare, se possibile, l'esame del mio emendamento e di rivedere la sua posizione perché, avendo già norme dello Stato ed il contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria ed avendo la magistratura già sentenziato in questa maniera, lo Stato comunque sarà condannato a pagare. Vorrei al riguardo una sua risposta.
Prima di pensare al ritiro della mia proposta emendativa, invito pertanto il rappresentante del Governo e la relatrice a considerare la possibilità di procedere ad una riformulazione del mio emendamento che faccia proprio quel principio. Li invito anche a fornire indicazioni suPag. 53come ritengano di evitare un danno per lo Stato, quello cioè di pagare di più rispetto a quanto si dovrebbe pagare oggi se si recepissero le giuste istanze di questa categoria di lavoratori.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, accolgo le osservazioni avanzate dall'onorevole Pedrini e, pertanto, chiedo l'accantonamento del suo emendamento 2.2 al fine di effettuare ulteriori approfondimenti.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Pedrini 2.2 e, conseguentemente, la votazione dell'articolo 2 devono intendersi accantonati.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.200.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il Governo lo accetta.
PRESIDENTE. Poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 3, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 445
Astenuti 4
Maggioranza 223
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 232).
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, chiederei, se possibile, l'accantonamento dell'esame dell'emendamento Barbieri 4.60.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, concordo con la richiesta di accantonamento formulata dal relatore.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Barbieri 4.60 e, conseguentemente, la votazione dell'articolo 4 devono intendersi accantonati.
Pag. 54(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5
(Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 8), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 436
Astenuti 8
Maggioranza 219
Hanno votato sì 274
Hanno votato no 162).
PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA. Signor Presidente, per concludere i nostri lavori abbiamo bisogno di riunire il Comitato dei nove e, dunque, di una sospensione di almeno mezz'ora.
PRESIDENTE. Sta bene.
La seduta è sospesa e riprenderà tra mezz'ora circa.
La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 19,05.
PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato i seguenti emendamenti: 1.251 per il quale i gruppi hanno rinunciato ai termini per la presentazione di subemendamenti e 4.200. Inoltre, l'articolo aggiuntivo 1.0250, nonché il subemendamento 0.1.126.200.
Il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 19,20.
Chiedo alla relatrice quali indicazioni intenda dare per il prosieguo dei nostri lavori.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, poiché dobbiamo attendere il decorso del termine per la presentazione dei subemendamenti, propongo di passare all'esame delle proposte emendative in precedenza accantonate e di quelle rispetto alle quali non stati presentati subemendamenti.
PRESIDENTE. Sta bene.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 1.
Passiamo, alla votazione dell'emendamento Raiti 1.110, in precedenza accantonato, sul quale il relatore aveva formulato un invito al ritiro.
Prendo atto che la Commissione ed il Governo confermano l'invito al ritiro e che il presentatore dell'emendamento non accede all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raiti 1.110, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 395
Astenuti 3
Maggioranza 198
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 377).
Prendo atto che il deputato Lovelli ha segnalato che non è riuscito a votare.Pag. 55
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.211 della Commissione, in precedenza accantonato.
Ricordo che la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.211.
Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 1.211 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.211 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 394
Astenuti 5
Maggioranza 198
Hanno votato sì 391
Hanno votato no 3).
Prendo atto che i deputati Lovelli e Schirru hanno segnalto che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento 1.251 della Commissione.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione su tale proposta emendativa.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.251.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 1.251 della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, ricordo che l'emendamento 1.251 della Commissione sostituisce l'emendamento De Simone 1.117. Conseguentemente, la Commissione, modificando il precedente avviso, formula un invito al ritiro su quest'ultima proposta emendativa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.251 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 417
Hanno votato no 3).
Avverto che l'emendamento De Simone 1.117 è conseguentemente precluso, così anche i successivi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento De Simone 1.125.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento De Simone 1.125 la Commissione propone una riformulazione. Prima di esplicitarla, attendiamo che la Commissione bilancio esprima il parere sia su tale emendamento De Simone 1.125, sia sull'emendamento Folena 1.126.
Il parere sull'emendamento De Simone 1.125 è comunque favorevole, ove riformulato.
PRESIDENTE. Sta bene. Accantoniamo pertanto gli emendamenti De Simone 1.125 e Folena 1.126, nonché la votazione dell'articolo 1.
(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Pedrini 2.2 formulato dal relatore.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, mi è stato rivolto un invito al ritiro, ma, rispetto alla proposta di accantonamento, non ho ricevuto alcuna motivazione né da parte della relatrice, né da parte del Governo. Vorrei cercare di capire le motivazioni per le quali accedere all'invito al ritiro, se cioé il ritiro medesimo equivarrebbe sostanzialmente ad una reiezione ovvero se è allo studio un altro provvedimento o ancora se si vuole inserire la previsione in un altro disegno di legge. Infatti, se vi è una indicazione in tal senso, potrei anche prendere in considerazione l'ipotesi del ritiro. Altrimenti, faccio osservare che il Governo, nel caso specifico, da quanto mi è dato sapere, non è neppure in grado di pervenire ad una quantificazione esatta di questo emendamento per cui si porrebbe un problema anche rispetto all'eventuale parere negativo della Commissione bilancio. Stiamo parlando di 3 milioni di euro: da quanto mi viene riferito, qualcuno penserebbe invece a 30 milioni di euro.
Signor Presidente, vorrei, inoltre, far notare un altro aspetto. Siamo in presenza di sentenze. Ho citato Torino, ma stiamo parlando anche dei tribunali di Roma, Napoli, Cagliari e la situazione sta dilagando. La sentenza del giudice del lavoro di Torino è stata dichiarata immediatamente esecutiva. Oggi paghiamo questo ma, in futuro, se non fossimo un organo legislativo, vi sarebbe un danno erariale. Se fossimo una società privata, ci sarebbe una azione di responsabilità. Il Parlamento si assuma le responsabilità di approvare e di far rispettare le proprie leggi.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, intervengo per ribadire che la motivazione è di ordine strettamente finanziario, cioè la carenza di copertura, in questo momento, rispetto ad un ammontare di spesa che riguarda alcune centinaia di persone e per una ricostruzione di carriera che comporta un numero molto elevato di anni.
Debbo poi dire all'onorevole Pedrini che, poiché il Governo è stato il primo presentatore di una formulazione normativa analoga a quella che egli ha presentato, posso qui assumere l'impegno ad accettare un ordine del giorno - in cui fosse trasposto il contenuto di tale proposta emendativa - affinché questa materia venga riproposta all'interno di un quadro legislativo che consenta un'adeguata copertura finanziaria. Infatti, da parte nostra c'è tale intendimento, che ora non è «copribile» dal punto di vista finanziario. Quindi, confermerei l'invito al ritiro dell'emendamento sul presupposto che, con la presentazione e l'accettazione di un ordine del giorno, il Governo si impegna sin d'ora a rivalutare la situazione e a reperire le necessarie coperture finanziarie.
PRESIDENTE. Onorevole Pedrini?
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, con tali motivazioni e con un impegno solenne e formale del Governo accedo all'invito al ritiro, sperando che i tempi siano brevi. Ci indicherà poi il Governo in quale provvedimento inserirà l'impegno che avrà assunto con tale ordine del giorno.
Ritiro quindi l'emendamento a mia firma 2.2.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 414
Astenuti 6
Maggioranza 208
Hanno votato sì 326
Hanno votato no 88).
PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, dobbiamo ancora attendere la scadenza del termine per la presentazione dei subemendamenti alle proposte emendative presentate dalla Commissione e siamo in attesa dei pareri della V Commissione bilancio su due emendamenti. Inoltre, dobbiamo ancora votare l'articolo 6. Queste sono le ultime tre cose da fare, per concludere l'esame di questa fase. Quindi, mi rimetto alle sue valutazioni, ma proporrei una breve attesa del parere della V Commissione bilancio...
PRESIDENTE. Potremmo sospendere per cinque minuti.
EMERENZIO BARBIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, credo che, alla luce di quanto detto dal presidente Folena - se lei usa la cortesia di ascoltarmi -, saggezza imporrebbe, come usa dire il Presidente Castagnetti «apprezzate le circostanze», di rinviare il seguito dell'esame alla seduta di domani.
Non muore nessuno, non succede nulla, non cambia alcunché! La scuola italiana male andava e continuerà ad andare male. La mia proposta è di rinviare a domani [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia].
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, possiamo votare gli articoli 4 e 6. Tra tre minuti scade il termine per la presentazione dei subemendamenti. Si tratta di articoli che possiamo votare in tutta tranquillità. Domani rimarrebbe solamente l'articolo 1. È una proposta di buonsenso, non c'entra come va la scuola italiana.
PRESIDENTE. Nel segnalare che anche proceduralmente, non è molto dignitoso, sospendo la seduta per cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 19,20, è ripresa alle 19,25.
PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, considerato che i pareri della Commissione Bilancio non arriveranno a breve, poiché la Commissione dovrà necessariamente approfondire la materia trattata da tali emendamenti, credo sia più razionale e, forse, più rispondente alle esigenze diffuse dell'Assemblea, rinviare a domani gli ultimi tre voti sugli emendamenti in relazione ai quali è stato fissato il termine per la presentazione dei subemendamenti, nonché l'esame delle due proposte emendative che sono state trasmesse alla CommissionePag. 58bilancio. Proporrei, dunque, di concludere a questo punto i nostri lavori.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il seguito del dibattito e gli altri argomenti all'ordine del giorno sono rinviati alla seduta di domani.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.
SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, intervengo brevemente e chiedo ai colleghi un po' di attenzione perché, come riportato dalle agenzie di stampa e dai telegiornali, questa mattina nel comune di Colleferro si è verificato un grave incidente all'interno di una fabbrica, la Simmel, che produce munizionamento per gli armamenti. Un giovane ragazzo di trent'anni è morto e vi sono state decine di feriti.
Oltre ad esprimere le doverose condoglianze alla famiglia del ragazzo e l'augurio di una pronta guarigione ai feriti, credo sia opportuno che il Governo venga quanto prima a riferire in Parlamento sulla dinamica dell'incidente, perché stiamo parlando di una fabbrica molto sensibile e dell'attività esplosivistica, che è sottoposta ad una normativa molto complessa, sia interna sia internazionale. Ritengo sia doverosa una relazione immediata del Governo sulla dinamica dell'incidente, anche per fornire garanzie di sicurezza rispetto ad una lavorazione complessa e difficile. L'incidente, infatti, è avvenuto nell'ambito di una realtà industriale importantissima che, tra l'altro, si è trasformata nel corso degli anni e su un territorio sensibile, proprio sotto il profilo della tutela del lavoro e dell'ambiente.
PRESIDENTE. Onorevole Moffa, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.
SALVATORE RAITI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE RAITI. Onorevole Presidente, come previsto dal Regolamento, intervengo per sollecitare il Governo a fornire risposte ad atti di sindacato ispettivo da me presentati nel corso dell'ultimo anno, per i quali non ho avuto ancora riscontro nonostante le abbia sollecitate anche per iscritto.
Mi riferisco agli atti nn. 4-01014 del 19 settembre 2006, 4-00481 del 6 luglio 2006, 4-01871 del 6 dicembre 2006, 4-01852 del 5 dicembre 2006, 4-01837 del 4 dicembre 2006, 4-01691 del 17 novembre 2006, 4-01557 del 9 novembre 2006, 4-01198 del 5 ottobre 2006, 4-01099 del 27 settembre 2006.
Faccio riferimento, altresì, alla richiesta di risposta a due interpellanze n. 2-00592 del 12 giugno 2007 e la 2-00536 del 16 maggio 2007.
PRESIDENTE. Onorevole Raiti, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alle interrogazioni e alle interpellanze da lei richiamate.
GINO SPERANDIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GINO SPERANDIO. Signor Presidente, come lei sicuramente ricorderà essendo originario di quei luoghi, quarantaquattro anni fa, proprio il 9 ottobre, accadde il tremendo disastro del Vajont. Credo sia una coincidenza significativa e, naturalmente, anche a nome del mio gruppo, concordo con le affermazioni dell'onorevole Moffa sull'incidente industriale occorso oggi.
Ritengo che, considerate le dinamiche con le quali è avvenuto il disastro del Vajont, la Presidenza dovrebbe considerare - e in questo senso è diretto il mio invito - la possibilità di adottare misure che conducano questo ramo del Parlamento - che, peraltro, con molti dei suoiPag. 59componenti ha svolto un grande ruolo anche nel disvelamento delle tristi connessioni tra i poteri forti e la poca attenzione rivolta all'ambiente e alle popolazioni - a portare alla memoria dell'intera nazione un disastro che è stato davvero emblematico di uno sviluppo distorto dell'industria del nostro Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Sperandio, chiederò al Presidente Bertinotti di attivarsi in questo senso.
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, vorrei fare appello solo per un istante alla sua cortesia in ordine a tre aspetti.
Anzitutto, intervengo in merito a un'interrogazione sfiziosa su cui per cinque volte (lo ripeto: cinque volte!) ho sollecitato una risposta, che continua a non arrivare. Si tratta della gestione del comune di Vogogna in provincia di Verbania; ma lascerò la risposta ai posteri, considerato che sono intervenuto per un sollecito ormai cinque volte.
Inoltre, vorrei richiamare una serie di atti di sindacato ispettivo concernenti due problemi diversi. Uno è relativo alla gestione dei giochi elettronici, cui il Ministro Visco continua a non fornire risposte, già più volte sollecitate in aula. L'altra problematica, affrontata in due interrogazioni, è relativa alla carta d'identità elettronica. Anche in questo caso chiedo alla Presidenza, cortesemente, di sollecitare una risposta del Governo.
Sottolineo come sia abbastanza sciocco che il Governo risponda ad alcune interrogazioni, concernenti magari questioni molto particolari e di poca importanza, mentre non risponda in presenza di documentati atti ispettivi di carattere parlamentare, rispetto ai quali una risposta sarebbe doverosa.
PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico di trasmettere al Governo le richieste avanzate.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 10 ottobre 2007, alle 10,40:
(ore 10,40 e ore 17)
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione (Già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007) (2272-ter-A).
- Relatore: Sasso.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (2161-A);
e delle abbinate proposte di legge: PEDICA ed altri; NICOLA ROSSI ed altri; LA LOGGIA e FERRIGNO (1505-1588-1688).
- Relatore: Giovanelli.
3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
CONTENTO: Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (782-A);
e degli abbinati progetti di legge: ASCIERTO; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO (809-1967).
- Relatore: Palomba.
4. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
S. 1134 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della RepubblicaPag. 60dell'India sulla cooperazione nel campo della difesa, fatto a New Delhi il 3 febbraio 2003 (Approvato dal Senato) (2267-A).
- Relatore: Mattarella.
S. 1465 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica democratica federale dell'Etiopia sulla mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali, con allegato, fatto a Roma il 26 settembre 2006 (Approvato dal Senato). (2927).
- Relatore: Zacchera.
S. 1466 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale al Trattato sullo statuto di EUROFOR, con allegata Dichiarazione, redatto a Lisbona il 12 luglio 2005 (Approvato dal Senato). (2928).
- Relatore: Carta.
S. 1538 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica greca per lo sviluppo dell'interconnessione tra Italia e Grecia - Progetto IGI, fatto a Lecce il 4 novembre 2005 (Approvato dal Senato) (2930).
- Relatore: Leoluca Orlando.
S. 1585 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 14 giugno 2002 (Approvato dal Senato) (2932).
- Relatore: Leoluca Orlando.
(ore 15)
5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 19,30.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2272-ter-A - em. 1.1 | 393 | 393 | 197 | 169 | 224 | 81 | Resp. | |
2 | Nom. | em. 1.32, 1.62, 1.103, 1.200 | 387 | 384 | 3 | 193 | 381 | 3 | 80 | Appr. |
3 | Nom. | em. 1.74 | 395 | 394 | 1 | 198 | 165 | 229 | 80 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.71 | 396 | 395 | 1 | 198 | 169 | 226 | 80 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.104 | 404 | 403 | 1 | 202 | 173 | 230 | 80 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.63 | 410 | 410 | 206 | 180 | 230 | 79 | Resp. | |
7 | Nom. | em. 1.36, 1.105 | 421 | 419 | 2 | 210 | 186 | 233 | 77 | Resp. |
8 | Nom. | em. 1.72 | 432 | 432 | 217 | 196 | 236 | 76 | Resp. | |
9 | Nom. | em. 1.37 | 418 | 418 | 210 | 188 | 230 | 76 | Resp. | |
10 | Nom. | em. 1.64 | 425 | 424 | 1 | 213 | 189 | 235 | 76 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.73 | 440 | 438 | 2 | 220 | 204 | 234 | 75 | Resp. |
12 | Nom. | em. 1.75 | 430 | 425 | 5 | 213 | 193 | 232 | 75 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.65, 1.113, 1.201 | 432 | 432 | 217 | 430 | 2 | 75 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.67 | 439 | 439 | 220 | 205 | 234 | 75 | Resp. | |
15 | Nom. | em. 1.68 | 430 | 429 | 1 | 215 | 198 | 231 | 75 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1.81 | 434 | 434 | 218 | 198 | 236 | 75 | Resp. | |
17 | Nom. | em. 1.82, 1.202 | 438 | 437 | 1 | 219 | 435 | 2 | 75 | Appr. |
18 | Nom. | em. 1.114, 1.203 | 436 | 435 | 1 | 218 | 435 | 75 | Appr. | |
19 | Nom. | em. 1.83 | 434 | 432 | 2 | 217 | 204 | 228 | 74 | Resp. |
20 | Nom. | em. 1.42, 1.115, 1.204 | 439 | 435 | 4 | 218 | 430 | 5 | 74 | Appr. |
21 | Nom. | em. 1.85, 1.116, 1.205 | 437 | 435 | 2 | 218 | 432 | 3 | 74 | Appr. |
22 | Nom. | em. 1.44 | 430 | 429 | 1 | 215 | 202 | 227 | 74 | Resp. |
23 | Nom. | em. 1.45 | 428 | 428 | 215 | 204 | 224 | 74 | Resp. | |
24 | Nom. | em. 1.86, 1.94 | 445 | 443 | 2 | 222 | 209 | 234 | 74 | Resp. |
25 | Nom. | em. 1.87 | 441 | 441 | 221 | 207 | 234 | 74 | Resp. | |
26 | Nom. | em. 1.88, 1.96 | 447 | 447 | 224 | 208 | 239 | 74 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 1.89 | 446 | 444 | 2 | 223 | 207 | 237 | 74 | Resp. |
28 | Nom. | em. 1.95 | 443 | 440 | 3 | 221 | 209 | 231 | 74 | Resp. |
29 | Nom. | em. 1.206 | 437 | 435 | 2 | 218 | 428 | 7 | 74 | Appr. |
30 | Nom. | em. 1.121, 1.207 | 449 | 449 | 225 | 448 | 1 | 74 | Appr. | |
31 | Nom. | em. 1.90, 1.208 | 445 | 443 | 2 | 222 | 442 | 1 | 74 | Appr. |
32 | Nom. | em. 1.91, 1.209 | 446 | 446 | 224 | 443 | 3 | 74 | Appr. | |
33 | Nom. | em. 1.122 | 451 | 450 | 1 | 226 | 398 | 52 | 74 | Appr. |
34 | Nom. | em. 1.97 | 435 | 296 | 139 | 149 | 72 | 224 | 74 | Resp. |
35 | Nom. | em. 1.101 | 440 | 437 | 3 | 219 | 210 | 227 | 74 | Resp. |
36 | Nom. | em. 1.53 | 432 | 429 | 3 | 215 | 205 | 224 | 74 | Resp. |
37 | Nom. | em. 1.54 | 431 | 424 | 7 | 213 | 200 | 224 | 74 | Resp. |
38 | Nom. | em. 1.98 | 439 | 375 | 64 | 188 | 146 | 229 | 74 | Resp. |
39 | Nom. | em. 1.100 | 433 | 426 | 7 | 214 | 201 | 225 | 74 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 1.123 | 440 | 434 | 6 | 218 | 424 | 10 | 74 | Appr. |
41 | Nom. | em. 1.124, 1.134 | 437 | 433 | 4 | 217 | 432 | 1 | 74 | Appr. |
42 | Nom. | em. 1.33 | 438 | 435 | 3 | 218 | 433 | 2 | 74 | Appr. |
43 | Nom. | em. 1.102, 1.210 | 443 | 441 | 2 | 221 | 441 | 74 | Appr. | |
44 | Nom. | articolo agg. 1.011 | 447 | 446 | 1 | 224 | 213 | 233 | 74 | Resp. |
45 | Nom. | articolo agg. 1.013 rif. | 434 | 430 | 4 | 216 | 419 | 11 | 74 | Appr. |
46 | Nom. | em. 2.60 | 437 | 434 | 3 | 218 | 202 | 232 | 74 | Resp. |
47 | Nom. | mantenimento articolo 3 | 449 | 445 | 4 | 223 | 213 | 232 | 74 | Resp. |
48 | Nom. | articolo 5 | 444 | 436 | 8 | 219 | 274 | 162 | 74 | Appr. |
49 | Nom. | em. 1.110 | 398 | 395 | 3 | 198 | 18 | 377 | 74 | Resp. |
50 | Nom. | em. 1.211 | 399 | 394 | 5 | 198 | 391 | 3 | 74 | Appr. |
51 | Nom. | em. 1.251 | 421 | 420 | 1 | 211 | 417 | 3 | 74 | Appr. |
52 | Nom. | articolo 2 | 420 | 414 | 6 | 208 | 326 | 88 | 74 | Appr. |