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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 226 di giovedì 18 ottobre 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
La seduta comincia alle 10,45.
VALENTINA APREA, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'11 ottobre 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Buontempo, Catanoso, Colucci, Gasparri, Lion, Maderloni, Maroni, Mazzocchi, Morrone, Mura, Pelino, Ruvolo, Schirru, Spini, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,47).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (A.C. 2161-A); e delle abbinate proposte di legge Pedica ed altri; Nicola Rossi ed altri; La Loggia e Ferrigno (A.C. 1505-1588-1688) (ore 10,48).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Pedica ed altri; Nicola Rossi ed altri; La Loggia e Ferrigno.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo votato l'articolo aggiuntivo Pedica 10.035. Sono rimasti accantonati: gli articoli 11 e 12 e tutte le proposte emendative ad essi riferite; gli emendamenti Attili 17.75, Costantini 17.71, Giudice 17.74, Costantini 17.72, nonché l'emendamento della Commissione 17.100 e la votazione dell'articolo 17.
Avverto che l'emendamento 17.101 della Commissione è stato ritirato.
Avverto che è in distribuzione l'ulteriore parere della V Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 1). Al riguardo, faccio presente che la Commissione bilancio ha revocato il parere contrario sull'emendamento Attili 12.73, a condizione che siano approvati i subemendamenti 0.12.73.100 e 0.12.73.102 della Commissione e che il testo dell'emendamento in questione sia ulteriormente modificato come indicato nel parere. Segnalo che, a tal fine, la Commissione ha presentatoPag. 2un apposito subemendamento 0.12.73.103.
Ricordo, nuovamente, che sull'articolo aggiuntivo Turci 18.070, il parere della Commissione bilancio è favorevole a condizione che il testo dello stesso sia modificato come indicato nel parere. Segnalo che, a tal fine, la Commissione ha presentato un apposito subemendamento 0.18.070.100.
Avverto altresì che è in distribuzione il fascicolo contenente l'ulteriore subemendamento della Commissione 0.12.73.103.
Chiedo pertanto al relatore quale indicazione voglia fornire per la ripresa dei lavori dell'Assemblea.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di passare all'esame dell'articolo 11.
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi subemendamenti 0.11.101.100 e 0.11.101.101 e dei suoi emendamenti 11.101 e 11.100.
La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento D'Alia 11.31.
PRESIDENTE. L'emendamento D'Alia 11.31 dovrebbe considerarsi precluso nell'eventualità dell'approvazione dell'emendamento della Commissione 11.101.
MARCO BOATO. Se l'onorevole D'Alia lo ritira prima, si evita che venga precluso.
PRESIDENTE. Certo. Intendo solo indicare una semplificazione nella procedura, ma l'onorevole D'Alia è assolutamente libero di decidere cosa fare del suo emendamento.
Il Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,10 con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11,10.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.11.101.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 323
Votanti 189
Astenuti 134
Maggioranza 95
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 3).
Prendo atto che i deputati Razzi, Balducci, Pedulli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Viola e Incostante hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.Pag. 3
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.11.101.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 201
Astenuti 150
Maggioranza 101
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Pedulli, Balducci e D'Elia hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Incostante ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.101 della Commissione.
GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare per un chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, vorrei chiedere al relatore un chiarimento sulla formulazione dell'emendamento 11.101 della Commissione, ai fini del ritiro del successivo emendamento 11.31 da me presentato.
PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, intende intervenire al riguardo?
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento 11.101 della Commissione mira a semplificare i controlli amministrativi per le aziende che siano certificate da enti certificatori sotto il profilo ambientale. Ovviamente la Commissione ambiente aveva posto delle condizioni relative al fatto che dal suo punto di vista - ed io credo giustamente - non si poteva passare d'emblée da una situazione nella quale ai controlli amministrativi si aggiungevano i controlli finalizzati alla certificazione senza alcuna cautela o precauzione, relativamente ad un periodo di sperimentazione e inerenti anche a strumenti che consentano di controllare gli enti certificatori in modo sistematico o a campione.
Recepiamo pertanto le preoccupazioni espresse dalla Commissione ambiente e riteniamo che sia un passo avanti significativo rispetto alla semplificazione per le aziende.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo per ritirare il mio successivo emendamento 11.31.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'onorevole D'Alia ritira il suo emendamento 11.31 che sarebbe stato eventualmente precluso dall'approvazione dell'emendamento 11.101 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.101 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 383
Astenuti 9
Maggioranza 192
Hanno votato sì 383).
Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata Incostante ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.Pag. 4
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 235
Astenuti 170
Maggioranza 118
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 233
Astenuti 170
Maggioranza 117
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 2).
Ricordo che l'articolo aggiuntivo Zeller 11.01 è precluso dall'approvazione dell'emendamento 11.100 della Commissione.
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Boscetto 12.1, mentre raccomanda l'approvazione dei subemendamenti 0.12.73.100, 0.12.73.101 e 0.12.73.102 della Commissione.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Attili 12.73, come subemendato.
La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Pizzolante 12.76, Meta 12.72, Attili 12.71 e 12.70, Pizzolante 12.74 e 12.75, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 12.100. La Commissione, inoltre, raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.12.73.103 che recepisce il parere della V Commissione (Bilancio).
PRESIDENTE. A tal proposito ricordo che sull'emendamento Attili 12.73 il parere della V Commissione (Bilancio) è favorevole a condizione che siano approvati i subemendamenti 0.12.73.100 e 0.12.73.102 della Commissione e che il testo dell'emendamento in questione sia ulteriormente modificato nel senso indicato dal subemendamento 0.12.73.103 della Commissione.
Il Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 12.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, desidero spiegare le ragioni del mio emendamento soppressivo. Come ben sappiamo, stiamo esaminando un disegno di legge sulla modernizzazione, efficienza delle amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese. Si tratta, in sostanza, di un provvedimento di carattere amministrativo e non siamo favorevoli all'ingresso, nel provvedimento in esame, di altre materie (ieri si è già discusso di tale problema).Pag. 5
L'articolo 12, addirittura, verte su disposizioni in materia di accertamenti medici per il conseguimento della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori. Riteniamo, dunque, che l'articolo 12 andrebbe meglio collocato nella riforma del codice della strada, di cui si discute, in questo momento, nelle competenti Commissioni.
Su tale logica, nell'ambito del provvedimento in esame, erano convenuti il relatore e la Commissione quando è stato soppresso l'articolo 17, che prevedeva la delega per la riforma del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Poiché la Commissione ha deciso di sopprimere l'articolo 17, non si capisce la ragione per cui debba essere approvato soltanto questo lacerto, riguardante le disposizioni in materia di accertamenti medici per il conseguimento della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori, che - come ho ricordato - avrebbe miglior sede in altro provvedimento da esaminare nelle competenti Commissioni e non nella I Commissione (Affari costituzionali), come è stato fatto.
Mi permetto, pertanto, di chiedere ai colleghi di accogliere il mio emendamento e di sopprimere l'articolo 12.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento soppressivo Boscetto 12.1 e, inoltre, per ribadire che siamo in presenza di un provvedimento diventato uno zibaldone, in cui si discute tutto e il contrario di tutto, mentre non si esaminano gli aspetti seri, relativi alla semplificazione amministrativa. Lo si è visto ieri, quando si è discusso della cosiddetta commissione per la valutazione della pubblica amministrazione.
Non ci occupiamo delle questioni sulle quali dovremmo concentrare la nostra attenzione, mentre ci occupiamo superficialmente di quelle che dovrebbero essere trattate in maniera specifica dalle competenti Commissioni di merito: mi riferisco alla Commissione trasporti, ad esempio riguardo alle modifiche al testo unico del codice della strada. Il problema, infatti, non riguarda l'opportunità o meno di modificare le commissione mediche, ma il fatto che noi, che apparteniamo alla I Commissione (Affari costituzionali), non abbiamo la competenza per valutare appieno, in via preliminare, le modifiche che ci viene richiesto di apportare. Non si tratta di una mera semplificazione e, quindi dell'abbreviazione di termini, di una valutazione diversa su un determinato procedimento amministrativo o dell'introduzione di una disciplina speciale per alcuni procedimenti, anziché per altri. Stiamo discutendo, infatti, del merito di un testo - il codice della strada - e di alcune questioni specifiche e tecniche che dovrebbero coinvolgere preliminarmente la Commissione trasporti: altrimenti, ci troveremmo di fronte a un provvedimento omnibus, nel quale è inserita una serie di questioni delle quali non siamo in condizione di occuparci.
Per tali ragioni, ritengo opportuna la proposta del collega Boscetto di sopprimere l'articolo 12: pur votando a favore di alcune proposte emendative che modificano nel merito tale aspetto, voteremo a favore dell'emendamento soppressivo del citato articolo 12 e contro l'introduzione, nel testo del provvedimento, di una norma che, al pari di tante altre, è oggettivamente estranea rispetto alla materia in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Boscetto 12.1, di grande responsabilità: inserire previsioni riguardanti gli accertamenti medici effettuati dalle commissioni mediche locali, nonché un non ben precisato elenco di medici che svolgono gli accertamenti sui requisiti fisici e psichici (nel quale i cittadini dovrebbero sapere quali medici siamo iscritti), non permette di conferire logicità all'articolo in esame.Pag. 6
Ricordate che la visita di idoneità, di norma, ha una validità di dieci anni: forse non riuscite a immaginare che, nell'arco di dieci anni, possono accadere circostanze particolari, riguardanti la salute dei guidatori, in contrasto con l'idoneità psicofisica alla patente di guida: gli automobilisti medesimi possono continuare a guidare, mentre la legge non consente di operare una revisione della loro idoneità.
Ritengo necessaria la soppressione di tale articolo, affinché si discuta degli aspetti in esso contenuti e siano concretamente valutati i requisiti necessari a conferire l'idoneità psicofisica alla patente di guida. Non si può prevedere, in un provvedimento omnibus, che un accertamento sanitario sia demandato alle commissioni mediche locali o a medici iscritti in un elenco, istituito presso gli uffici del Dipartimento per i trasporti terrestri e per i sistemi informativi e statistici del Ministero dei trasporti.
Il nostro gruppo, pertanto, voterà a favore dell'emendamento soppressivo Boscetto 12.1. Invito i colleghi a riflettere sul fatto che stiamo inserendo previsioni relative ai requisiti psicofisici e agli accertamenti medici per ottenere la patente di guida in una norma che non ha alcun senso, perché va contro la scienza medica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.
LUIGI FABBRI. Signor Presidente, condivido l'opinione collega Boscetto: nell'emendamento in esame si parla di un argomento, per così dire, astruso rispetto al contesto del provvedimento.
Io sono medico e in Commissione lavoro è capitato anche di affrontare questo argomento. Invece di semplificare l'azione amministrativa, qui si va a confondere, istituendo commissioni non necessarie. Ricordo che presso le ASL vi sono medici incaricati di pubblico servizio, addetti a rilasciare il certificato di idoneità alla patente, dopo che il medico curante ha presentato il certificato anamnestico, che garantisce che il paziente non è tossicodipendente, che non assume alcolici e quant'altro.
Ancora una volta si confonde la situazione. Si prendono nuovamente in considerazione i medici delle ferrovie, che fanno parte di una struttura separata, che giudicano l'idoneità ed eseguono alcune visite ambulatoriali per i dipendenti delle ferrovie. Quindi, come al solito, si crea un coacervo di funzioni, che non sono necessarie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 12.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 234).
Prendo atto che il deputato D'Ulizia ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento della Commissione 0.12.73.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, colgo l'occasione del subemendamento in esame - riservandomi eventualmente di intervenire nel prosieguo sull'emendamento Attili 12.73, al quale, nel suo insieme, ho dato il mio assenso nel Comitato dei nove - per porre alla Commissione, all'Assemblea e al presentatore un quesito riferito - considerato che non vi è un ulteriore subemendamento - all'ultimo periodo dell'emendamento Attili 12.73, cui i subemendamenti si riferiscono.Pag. 7
L'emendamento Attili 12.73, prima della parte consequenziale, dopo aver previsto l'iscrizione a un elenco, la specializzazione oppure il superamento di un corso di formazione specifico, afferma, nell'ultimo periodo, che «L'iscrizione è ammessa ad un solo elenco ed abilita all'effettuazione degli accertamenti sopra indicati esclusivamente nella provincia in cui è istituito l'elenco».
Mentre tutta la parte restante dell'emendamento cui ci riferiamo - elaborato dai colleghi appartenenti alla Commissione di merito competente su queste materie - mi sembra condivisibile, quest'ultimo periodo, a mio avviso, presenta un vizio di mancanza di ragionevolezza. In termini più espliciti, lo trovo di dubbia costituzionalità, perché, se un medico ha conseguito la specializzazione, ha superato un corso di formazione ed è stato iscritto a un elenco, non credo che si possa prevedere con legge che non possa effettuare gli accertamenti in provincia diversa da quella in cui è stato iscritto.
Ad esempio, se un medico è stato iscritto nell'elenco di Trento - io sono trentino - credo sia difficile poter dire che non possa esercitare anche nella provincia di Verona o di Bolzano.
Per questi motivi, intervengo sul subemendamento in esame, che non riguarda questo argomento specifico, per chiedere un chiarimento al collega relatore e al collega presentatore dell'emendamento 12.73, il collega Attili. Nell'ipotesi in cui il chiarimento non fosse convincente - e l'ultimo periodo dell'emendamento in questione non mi convince - potrei chiedere, signor Presidente la votazione per parti separate dell'emendamento Attili 12.73, ossia chiederò la votazione di tutto l'emendamento con esclusione dell'ultimo periodo, che precede la parte consequenziale.
Peraltro, prima di formalizzare la richiesta, gradirei che vi fosse un chiarimento all'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che segue i nostri lavori dalle tribune una delegazione della sezione bilaterale di amicizia Regno Unito-Italia, guidata dalla presidente Mrs. Rosemary McKenna. La Presidenza e l'Assemblea vi salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, il mio gruppo non è favorevole al subemendamento della Commissione 0.12.73.100, il quale prevede il corso di formazione specifico per i sanitari e precisa che le spese dovranno essere a carico dei partecipanti.
Non va bene. Capisco che far passare un provvedimento senza averne le coperture in più parti è un po' difficile e problematico, ma non si può risolvere la questione facendo pagare gli oneri direttamente alle persone.
Se questi sanitari sono chiamati a svolgere funzioni di rilievo pubblico o pubblicistico, è evidente che non debbono sopportare a proprio carico l'onere di un corso, il cui obbligo stiamo loro imponendo.
Quindi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro il subemendamento in esame che, insieme ad altri, denuncia la sostanziale mancanza di coperture che affligge il provvedimento nel suo complesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, intervengo sul subemendamento della Commissione 0.12.73.100 perché è necessario farlo, in ragione del successivo e più corposo emendamento Attili 12.73, con le limitazioni che la Commissione intende apportarvi.
Sono perfettamente d'accordo con l'impostazione dell'onorevole Boato: fermo restando il fatto che ritenevamo opportuno sopprimere l'articolo 12, è necessario comunque renderlo il più possibile migliore e razionale. Così com'è formulato, se può essere condivisibile - pur nei limiti di fondo - nella parte iniziale (esclusa ogniPag. 8parte consequenziale), non è assolutamente possibile condividerne la parte finale del comma 1, lettera a), come emendato, dove si prevede che «l'iscrizione è ammessa ad un solo elenco ed abilita all'effettuazione degli accertamenti sopra indicati esclusivamente nella provincia in cui è istituito l'elenco». Non si capisce il motivo della limitazione ad una provincia: sono elenchi nei quali devono essere contenuti tutti i medici abilitati a seguito di corso formativo anche per queste funzioni e la limitazione ad una provincia è assolutamente incongrua e incomprensibile.
Chiedo pertanto che, ove la Commissione non riesca ad intervenire con una modifica, si ponga in votazione il testo in esame per parti separate, per poter sopprimere l'ultimo periodo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, ho ascoltato le osservazioni dell'onorevole Boato: onestamente non sono in grado di valutare la costituzionalità, però cercherò di chiarire all'Assemblea la ratio dell'emendamento a mia firma 12.73. Premesso che con esso, qualora l'Assemblea lo approvi, allarghiamo la platea dei soggetti che possono rilasciare certificazioni (e quindi si iscrive perfettamente nella filosofia del provvedimento nel suo complesso, che va in direzione del miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza della pubblica amministrazione e della stessa qualità dei servizi), bisogna tuttavia prestare molta attenzione a non allargare eccessivamente e a non generare situazioni in cui viene meno il rigore nel rilascio della certificazione, che alla fine costituisce un elemento fondamentale della sicurezza.
Pertanto l'obbligo di un elenco, nel quale devono dichiarare di iscriversi i soggetti che vengono abilitati al rilascio della certificazione dopo il corso, a me sembra un punto importante, al quale non rinuncerei «a cuor leggero». Infatti, ciò non significa - lo dico anche all'onorevole Boato - che un professionista non possa svolgere la sua funzione in un'altra provincia, ma soltanto che deve scegliere, per evitare quella situazione - che oggi esiste - di medici che si spostano da una provincia all'altra per rilasciare certificati.
Badate che lo stesso obbligo è previsto anche per gli utenti, proprio per evitare che avvengano situazioni in cui si lascia una provincia, dove l'accertamento è considerato estremamente rigoroso, e ci si sposta, per ottenere il certificato, in un'altra provincia, dove tale l'accertamento rigoroso non è.
Quindi, ho cercato di salvaguardare, da un lato, l'allargamento della platea dei soggetti che possono rilasciare certificazioni ma, contemporaneamente, anche quel necessario rigore che, a mio parere, l'obbligo di iscrizione in un elenco favorisce, per maggior garanzia degli utenti e della serietà della certificazione stessa.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente della I Commissione. Signor Presidente, abbiamo ascoltato le precisazioni del collega Attili però esiste anche un problema di carattere europeo poiché questa proposta emendativa risulterebbe essere un vincolo all'esercizio della professione sul territorio nazionale. È un problema molto delicato.
Conseguentemente le scelte sono due: o si elimina del tutto questa seconda parte e lei, onorevole Attili, accetta una riformulazione che la escluda oppure dovremmo fare riferimento alla possibilità di essere iscritti in più elenchi. Occorre decidere, perché quando l'esercizio di questa professione può essere svolto in tutta l'Unione europea, non possiamo noi in Italia cercare di limitarla ad una sola provincia.
Capisco il senso delle preoccupazioni che lei ha espresso, e che sono fondate, però l'unica possibilità che abbiamo per risolvere il problema è stabilire la possibilità di essere iscritto in più elenchi; se ciò risolve il problema che lei pone siamoPag. 9d'accordo, altrimenti chiederei al relatore di riformulare il testo eliminando quest'ultima parte.
ANTONIO ATTILI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, vorrei dire al presidente Violante che se l'alternativa è tra l'eliminazione dello strumento dell'elenco e quello dell'apertura di più elenchi preferisco la seconda soluzione ovvero prevedere la possibilità di iscrizione in più elenchi anche se mi auguro che non siano cento. Cerchiamo di trovare un punto di mediazione che coinvolga più elenchi ma che non si arrivi ad un numero, ad esempio, di venticinque. Cerchiamo di restare fermi sul rigore. Ripeto, tra le due possibilità accetto l'apertura dell'iscrizione a più elenchi purché non sia un numero pletorico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, intervengo a sostegno di quanto sostenuto dall'onorevole Boato, dall'onorevole Boscetto e dal presidente Violante, anche perché risolvendo la questione in tale modo risolviamo una contraddizione palese: da una parte, si vuole liberalizzare, ampliare la platea delle competenze e dei medici e, dall'altra, si restringe la competenza territoriale. È una palese contraddizione, oltre al fatto che è in contrasto - come ha detto il presidente Violante - con le norme europee. Per tale ragione bisogna votare a favore della proposta emendativa, qualora venga espunta la seconda parte e il gruppo di Forza Italia è pronto a farlo.
PRESIDENTE. Presidente Violante, direi dunque che potremmo predisporre una brevissima sospensione.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente della I Commissione. Signor Presidente non è necessario: proponiamo una riformulazione di questo tenore: «l'iscrizione abilita all'effettuazione degli accertamenti sopraindicati esclusivamente nella provincia in cui è istituito l'elenco».
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Attili se accetti la riformulazione proposta dal presidente della I Commissione.
ANTONIO ATTILI. Signor presidente, accetto la riformulazione proposta.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Il Governo concorda con la riformulazione proposta dal presidente della I Commissione.
SERGIO PIZZOLANTE. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, vorrei capire meglio quale sia la riformulazione.
PRESIDENTE. Presidente Violante, può rileggere la riformulazione?
LUCIANO VIOLANTE. Presidente della I Commissione. Onorevole Pizzolante, il testo all'ultimo periodo dell'emendamento Attili 12.73 diventerebbe il seguente: «L'iscrizione abilita all'effettuazione degli accertamenti sopra indicati esclusivamente nella provincia in cui è istituito l'elenco». Sostanzialmente si può essere iscritti in più elenchi perché è cancellata l'espressione «è ammessa ad un solo elenco».
SERGIO PIZZOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
SERGIO PIZZOLANTE. Signor presidente, comunque rimane il fatto che uno può esercitare solo in una provincia.
Pag. 10LUCIANO VIOLANTE. Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente della I Commissione. Onorevole Pizzolante, non è così. Bisogna essere iscritti in un elenco, ma gli elenchi possono essere di più province e si può lavorare in più province poiché viene cancellato il limite di una sola provincia.
SERGIO PIZZOLANTE. Così va bene.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ma di quale proposta emendativa stiamo discutendo?
PRESIDENTE. Dobbiamo votare il subemendamento 0.12.73.100 della Commissione, ma la modifica di cui stiamo discutendo è relativa all'emendamento Attili 12.73.
GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, credo che sia opportuna una brevissima sospensione della seduta, perché vi sono alcune obiezioni sollevate dal collega Boato e vi è un testo, all'esame dell'Assemblea, la cui riformulazione non può essere - pur apprezzando lo sforzo del presidente Violante - realizzata nei termini prospettati, senza un approfondimento da parte del Comitato dei nove. Quindi, ripeto, propongo una breve sospensione della seduta per consentire un approfondimento della questione, altrimenti propongo di accantonare l'articolo in esame e di procedere nella discussione del provvedimento.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, associandomi alla richiesta del collega D'Alia, intervengo per chiedere la sospensione della seduta in modo da dare anche agli altri colleghi la possibilità di capire quale testo stanno votando, considerato che è opportuno che il presidente Violante fornisca la riformulazione a chi ne faccia richiesta, ma è giusto che ciascuno sappia cosa si voterà.
PRESIDENTE. Presidente Violante, ritengo opportuno, a questo punto, sospendere brevemente la seduta, per circa cinque minuti, in modo da consentire un chiarimento all'interno del Comitato dei nove.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,50.
La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 11,55.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore, ovvero al presidente della I Commissione, di illustrare gli esiti della breve riunione del Comitato dei nove.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, propongo una riformulazione dell'emendamento Attili 12.73, nel senso di sostituire le parole: «L'iscrizione è ammessa ad un solo elenco ed abilita all'effettuazione degli accertamenti sopra indicati esclusivamente nella provincia in cui è istituito l'elenco» con le seguenti: «L'iscrizione abilita all'effettuazione degli accertamenti sopra indicati esclusivamente nelle province nei cui elenchi è stata effettuata l'iscrizione stessa».
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Attili se acceda alla proposta di riformulazione formulata dal presidente della I Commissione.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, accedo alla proposta di riformulazione del mio emendamento 12.73.Pag. 11
Annuncio, inoltre, il ritiro di tutti gli emendamenti da me presentati e dell'emendamento Meta 12.72, di cui sono cofirmatario.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla Commissione.
SERGIO PIZZOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Intervengo per annunciare che siamo favorevoli alla riformulazione dell'emendamento 12.73 formulato dal presidente della Commissione. Dunque, annuncio, il ritiro degli emendamenti riferiti all'articolo 12 da me presentati.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, volevo precisare all'Assemblea che ci accingiamo a votare il subemendamento 0.12.73.100 della Commissione, secondo il quale i sanitari dovrebbero pagare a loro carico il corso di formazione.
Il dibattito che abbiamo fatto è interessantissimo ma attiene ad un emendamento successivo, non a questa votazione che ci accingiamo ad espletare.
PRESIDENTE. La ringrazio per la precisazione, stavo per dirlo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.12.73.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 397
Votanti 395
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 166).
Prendo atto che il deputato Latteri ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.12.73.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 256
Astenuti 159
Maggioranza 129
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 29).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.12.73.102 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 219
Astenuti 158
Maggioranza 110
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 6).
Prendo atto che i deputati Incostante e Pisacane hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Incostante avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.12.73.103 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, le stesse considerazioni che ho avuto modo di svolgere riguardo al subemendamento 0.12.73.100 della Commissione, in cui abbiamo stabilito che i sanitari devono pagare il corso di studi di tasca propria, dato che non è prevista la copertura finanziaria, si riproducono in forma ancora più ampia rispetto al subemendamento 0.12.73.103 della Commissione.
Precisamente, la Commissione ci propone di adottare la solita formula di stile: «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Possiamo anche stabilire che una camicia si deve fare con un palmo e mezzo di stoffa, ma così non potrà essere.
Quando applicheremo questo complesso provvedimento, che attiene ad una quantità di passaggi suscettibili di applicazione pratica, se è stabilito che non ci devono essere nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica, diverse parti del provvedimento saranno condannate a non funzionare oppure salta la norma stessa.
Ho serie perplessità sull'adozione di questa formula, che non data da oggi - intendiamo bene: ormai l'esperienza parlamentare ce l'ha indicata come una valvola di sfogo, o presunta tale, adottata in molte circostanze - ma non per questo è una buona pratica.
Quindi, per quello che ci riguarda, questa formula non può essere approvata, non perché siamo contrari al rigore economico-finanziario, anzi, siamo favorevoli a tale rigore, purché sia chiaro ed effettivo. Invece, in questo caso si tratta di una vera formula di stile destinata sicuramente a saltare oppure a rendere inapplicate parti sostanziali del provvedimento.
Quindi, voteremo contro il subemendamento 0.12.73.103 della Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, mi rendo conto della circostanza che il subemendamento all'emendamento del collega Attili nasce dalle indicazioni della Commissione bilancio; vorrei capire, però, come sia possibile introdurre una serie di sostanziali modifiche al codice della strada in una materia così delicata e, in particolar modo, come sia possibile prevedere l'integrazione delle commissioni mediche locali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, con psicologi abilitati all'esercizio della professione, iscritti all'albo professionale, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, senza che tutto ciò possa comportare nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Chi pagherà gli psicologi che andranno giustamente ad integrare le commissioni mediche locali? Lavoreranno gratis? Si tratterà di strutture interne alle amministrazioni sanitarie o saranno soggetti esterni?
Credo che stiamo facendo un lavoro sbagliato e con la fretta di dover operare tali modifiche senza le necessarie coperture finanziarie, all'interno di un provvedimento che non ha nulla a che vedere con la patente di guida.
Credo, quindi, che sarebbe veramente opportuno procedere allo stralcio di tali norme. In ogni caso, il gruppo dell'UDC voterà contro questo subemendamento, perché ci sembra illogico prevedere un ampliamento della commissione medica locale con alcune professionalità, senza apprestare alcuna copertura a finanziamento di tali professionalità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamentoPag. 130.12.73.103 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 437
Astenuti 6
Maggioranza 219
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 199).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Attili 12.73, nel testo riformulato e come risultante dall'approvazione dei subemendamenti della Commissione.
Prendo atto che l'onorevole Boato non intende più intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Attili 12.73, nel testo riformulato e subemendato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 250
Astenuti 188
Maggioranza 126
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 6).
Ricordo che gli emendamenti Pizzolante 12.76, Meta 12.72, Attili 12.71 e 12.70, Pizzolante 12.74 e 12.75 sono stati ritirati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 354
Astenuti 85
Maggioranza 178
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 113).
(Ripresa esame dell'articolo 17 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 4), precedentemente accantonati.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Attili 17.75, in quanto lo si ritiene superato dall'emendamento 17.100 della Commissione, di cui si raccomanda l'approvazione.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Costantini 17.71, mentre formula un invito al ritiro dell'emendamento Giudice 17.74, altrimenti il parere è contrario. La Commissione, infine, ritira il proprio emendamento 17.101 e formula un invito al ritiro sull'emendamento Costantini 17.72.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
GIANPIERO D'ALIA. Vorrei intervenire sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 17.
PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, la fase relativa agli interventi sul complesso degli emendamenti è da considerarsi esaurita. Il relatore ha nuovamente espresso i pareri.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Attili 17.75 formulato dal relatore.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, ringrazio la Commissione e accedo all'invito al ritiro, perché la formulazione della Commissione risolve il 90 per cento dei problemi che avevo sollevato.
Per il restante 10 per cento faremo qualcosa in un altro provvedimento.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo solo per capire come proseguire i nostri lavori oggi. Ormai sono le 12. Mancano ancora alcune votazioni sugli emendamenti, le dichiarazioni di voto e il voto finale. Alle 13,15 dovremo sospendere la seduta, perché è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice costituzionale, che ha preso ieri, tra l'altro, tre ore e mezza, quasi quattro ore. La seduta della Camera, quindi, riprenderebbe nel pomeriggio. C'è l'aspettativa, naturalmente, da parte di chi ormai è attento ai lavori, dopo le votazioni per il giudice costituzionale di non riprendere i nostri lavori.
È il caso di comprendere, anche da parte dei colleghi di maggioranza, se, una volta terminati gli emendamenti, possiamo rimandare le dichiarazioni di voto e il voto finale alla prossima settimana, anche perché - non lo dico in maniera polemica - è sotto gli occhi di tutti che sin da stamani, dal primo voto sino all'ultimo, la maggioranza non ha il numero legale, per cui non è nostra intenzione adottare forme ostruzionistiche.
Non c'è il numero legale, nonostante qualche sforzo da parte dei colleghi. Nonostante quegli sforzi, il numero legale manca ancora.
Vorrei comprendere dalla Presidenza, ma anche dalla maggioranza, se è possibile accedere a una organizzazione dei nostri lavori così come ho testé proposto.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anche la settimana scorsa abbiamo avuto una discussione sulle nuove modalità di lavoro della Camera, che sono state introdotte dal 1o ottobre. Vorrei ricordare che ci siamo tutti impegnati a fare in modo che le attività proseguano il giovedì pomeriggio fino alle 17,30.
Casualmente, le scorse settimane si è avuta un'accelerazione ai lavori, per cui si è concluso il lavoro nella mattinata.
A me sembra che, viste l'attività che sta svolgendo il Comitato dei nove della Commissione di merito e anche la collaborazione con la quale maggioranza e opposizione hanno sino a questo momento determinato i lavori, in modo tale che è del tutto evidente che si possa proseguire sino alle 13,15 (presumibilmente anche concludendo gli emendamenti), se c'è una buona, reciproca e comune volontà di lavorare per portare a compimento questo provvedimento, nel pomeriggio, nel giro di due ore, è possibile procedere alle dichiarazioni di voto e al voto finale.
A me sembra che questa sia una modalità più appropriata di lavorare e anche più razionale.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, mi permetto di suggerire questa procedura: andiamo avanti e nel frattempo lei, signor Presidente, valuterà lo stato delle cose. Quando arriveremo alle 13,15 valuteremo cosa fare. Intanto andiamo avanti, altrimenti apriamo una discussione francamente defatigante, senza utilizzare razionalmente il tempo che abbiamo a disposizione.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, la proposta del presidente Violante mi sembra ragionevole. Andiamo avanti fino alle 13,30 - non è questo il problema - e poi valutiamo il da farsi, perché io, francamente, ritengo che l'ipotesi del collega Leone non vada a nocumento di niente, né dei nostri lavori di oggi, né di quelli della prossima settimana. Lo dico con sincerità, per evitare di trovarci a contare le schede.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, chiedo il controllo delle schede.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, prima di procedere al controllo delle tessere di votazione, debbo informarla che abbiamo provveduto a confrontarci anche con il Presidente Bertinotti, il quale riteneva opportuno - poiché i lavori del Parlamento in seduta comune, che consistono in una votazione e richiederanno comunque tempi abbastanza lunghi, sembrano aver preso il posto dei lavori pomeridiani della nostra Assemblea - rimandare a martedì le dichiarazione di voto finale e il voto finale, purché in mattinata terminiamo la votazione degli emendamenti e degli ordini del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania). Accoglieremmo così la proposta che veniva anche dal presidente Violante e dal presidente Volontè di rimandare questa discussione al momento in cui ci avvieremo a sospendere la seduta, intorno alle 13,15.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, prendo atto del parere favorevole del Governo, ma bisogna che i colleghi abbiano la pazienza di leggere il testo quale risulterebbe dalla proposta della Commissione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,10)
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ricordo ai colleghi che la lettera b) del comma 3 riguarda la definizione delle sanzioni amministrative e pecuniarie da comminare agli operatori aerei e ai manutentori aeronautici a seguito di violazioni, nonché degli esercenti per violazione delle disposizioni vigenti in materia di assegnazione delle bande orarie.
Ieri si discusse, a proposito di alcuni emendamenti, se bisognava estendere anche al personale di volo questa previsione normativa. Si tratta, con tutta evidenza, di due situazioni alquanto diverse, perché un conto è sanzionare gli assuntori, le ditte e i soggetti, spesso societari, che espletano il servizio, un altro conto è sanzionare il personale di volo, cioè il dipendente di quei soggetti assuntori.
Mi sembra di poter indovinare che per una specie di «appiccico» o di sutura politica delle rispettive esigenze, verrebbe fuori...
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Abbiamo già votato.
Pag. 16
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Perché già votato? L'emendamento 17.100 della Commissione è quello che stiamo trattando adesso e sto intervenendo su di esso.
Dopo le parole: «degli operatori aerei», si aggiungerebbero le seguenti: «anche in relazione alle responsabilità delle personale di volo». Scusate, ma non occorre essere grandi civilisti per capire che stiamo introducendo una norma - ammesso che lo facciamo - che creerà una confusione e un'incertezza del diritto non indifferente.
Anche coloro che dovranno applicare queste sanzioni, a chi le applicano e in relazione a che cosa? Stiamo sanzionando gli operatori aerei e le ditte che assumono questo tipo di lavoro come tali, oppure ci stiamo anche occupando del singolo, delle persone, dei dipendenti, del personale di volo? Aggiungere le parole: «anche in relazione» servirà anche ad operare una piccola sutura politica delle divergenze che ho ascoltato ieri, ma non risolve il problema sostanziale: o si prevede anche la sanzionabilità dei comportamenti del personale di volo, oppure la si esclude e ci si riferisce alle ditte e alle imprese. Non capisco che cosa significhi «anche in relazione», se non che l'impresa sia oggettivamente responsabile dei comportamenti errati o illeciti o inadempienti del personale che fa parte del suo organico. Alla formulazione in esame sarei quindi contrario se essa mantenesse questo tenore, così come viene proposto dalla Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi vorrei rivolgere al presidente della Commissione e alla Commissione intera, ma in generale a tutti i colleghi: stiamo legiferando su una materia, quella del trasporto aereo e delle sanzioni ai servizi aeroportuali, perdendo un po' di vista una problematica complessa relativa al trasporto aereo.
La riforma che si intende apportare al codice della navigazione (anche per quanto riguarda le sanzioni a carico dei gestori di servizi aeroportuali) con l'emendamento al nostro esame, e più in generale con l'articolo 17, non tiene infatti presente che tale codice è stato riformato da questo Parlamento solo due anni fa e che, per molti versi, le sue disposizioni non sono state ancora neppure applicate. Manca, dunque, una visione d'insieme: il Governo avrebbe dovuto fornire una spiegazione della ragione per cui taluni provvedimenti non sono stati portati avanti.
La modifica si inserisce pertanto nel contesto normativo in modo anomalo, configurando quella che mi pare davvero una brutta tecnica legislativa, e mi spiace che la I Commissione non lo abbia rilevato.
Peraltro, oltre al fatto che mancano i responsabili del Ministero dei trasporti e che manca una visione di insieme del problema, va rilevato anche che - a mio giudizio - su questo tema la I Commissione avrebbe dovuto lavorare assieme alla Commissione trasporti. Questo non è un modo normale e razionale di legiferare: è un modo complicato.
Preannuncio, dunque, il voto contrario su questo emendamento, mancando, forse anche per una mia distrazione, un emendamento soppressivo dell'intero articolo. Mi appello, dunque, in modo reale, forte e pregnante alla I Commissione, ripetendo quel che ho già detto all'inizio, e cioè che non siamo a conoscenza di quali parti del codice della navigazione sono state fino ad oggi applicate. Di conseguenza - considerato peraltro il dato fondamentale, signor Presidente, che questa Assemblea ha approvato la riforma del codice della navigazione dopo un'attesa di 66 anni - credo che sarebbe stato dignitoso da parte del Governo chiarire questo aspetto: è vero che il Governo è attento e segue questo dibattito, ma l'articolo al nostro esame avrebbe richiesto la presenza del Ministro dei trasporti per chiarire determinati passaggi e fornire taluni elementi fondamentali.Pag. 17
Non è, dunque, giusto procedere in questa maniera, signor Presidente: si procede per alzata di mano con voti che non servono francamente a nulla, ma cercano di complicare una materia che è pure disciplinata da un testo in vigore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, noi non contestiamo il fatto che si disciplini con decreto legislativo la materia della regolamentazione dei servizi aeroportuali: è logico che si conceda una delega al Governo.
Il problema è relativo, invece, ai contenuti della delega. Quello al nostro esame è, infatti, un provvedimento omnibus, che contiene disposizioni riguardanti i settori più disparati: disposizioni che incidono potenzialmente, attraverso successivi decreti legislativi, anche in maniera assai incisiva. Quel che non è accettabile nell'articolo al nostro esame è, dunque, l'estensione della delega: dal momento, infatti, che nel testo si dice tutto e il contrario di tutto, il Parlamento di fatto non sta ponendo paletti significativi, cioè non determina come il Governo debba esercitare la delega. Il che, peraltro, a mio e a nostro avviso, configura anche una forma di violazione della norma costituzionale che prevede la necessità che la legge delega determini i principi per il decreto legislativo.
La via da seguire avrebbe, dunque, dovuto essere quella di un provvedimento ad hoc su questa materia, che desse bensì una delega al Governo, ma al contempo fissasse con la dovuta precisione i principi cardine ai quali esso avrebbe dovuto attenersi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, a me pare del tutto ovvio - mi rivolgo anche all'onorevole Benedetti Valentini - quanto viene proposto dalla Commissione. Se ponete attenzione al testo (l'ex articolo 16 diventato ora articolo 17 del provvedimento al nostro esame), in pratica noi prevediamo che vi siano operatori aerei i quali designano il personale e risponderanno anche di quanto realizza il personale.
Questa è la traduzione ovvia. Il problema politico risiede nel fatto che, come diceva il collega Benedetti Valentini, l'impostazione politica e culturale degli emendamenti che sono stati presentati ieri dal centrodestra mirava proprio a riportare la responsabilità sui soggetti che effettuano l'inadempienza.
La maggioranza, la Commissione ed il Governo hanno accettato tale filosofia, traducendola nell'emendamento 17.100 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 427
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 183).
Prendo atto che l'onorevole D'Elia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il proprio voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantini 17.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, il testo dell'emendamento Costantini 17.71 riflette l'equivocoPag. 18che mi sono permesso di sottolineare intervenendo in merito all'articolo precedente.
Infatti, la proposta emendativa dei colleghi Costantini ed altri prevede il passaggio, per il minimo ed il massimo della sanzione irrogabile, rispettivamente da 2.500 euro e 500.000 euro a 25.000 euro e un milione di euro, elevando così molto notevolmente, enormemente, le cifre in questione.
È di tutta evidenza che tali sanzioni si riferiscono non al comportamento di un singolo operatore o di un singolo dipendente (tecnicamente addetto ad una specifica mansione), ma ad un'inadempienza cospicua e rilevante di un operatore, di un assuntore del servizio.
Mi sembrerebbe francamente grottesco che il minimo di 25.000 euro ed il massimo di un milione di euro si riferiscano al comportamento di una persona o di un dipendente.
Quindi, l'equivoco, come vedete, a non risolverlo prima ce lo si ritrova tra le mani successivamente.
Sinceramente, se non interviene un chiarimento, non saprei come votare sull'emendamento in esame, perché siamo favorevoli ad un rigore maggiore anche di quello contenuto nel testo base, purché sia chiaro nei confronti e riguardo ai comportamenti di chi la sanzione debba essere indirizzata.
Mi auguro che vi sia un chiarimento, altrimenti come minimo ci asterremo, perché non intendiamo portare la corresponsabilità di un equivoco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, vorrei far notare che l'emendamento Costantini 17.71 è stato sottoscritto da esponenti della maggioranza. Dopo che la maggioranza - ed il Parlamento - hanno avallato il piano industriale di Alitalia (fallimentare nella sua struttura e politicamente devastante perché in sostanza andava a penalizzare l'aeroporto che più funzionava tra i due hub presenti sul territorio del Paese), presentare un emendamento di questo tipo che chiede rigore agli operatori e, quindi, alle compagnie aeree fa veramente ridere. Ci vuole un bel coraggio!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantini 17.71, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 253
Astenuti 192
Maggioranza 127
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Giudice 17.74 accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Prendo atto, altresì, che i presentatori dell'emendamento Costantini 17.72 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 281
Astenuti 163
Maggioranza 141
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 35).
(Esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 18 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 - sezione 5).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Costantini 18.023, a condizione che sia apportata una correzione formale al secondo capoverso 4-bis dell'articolo aggiuntivo, sostituendo le parole «i soggetti di cui al comma 4, lettera a)» con le parole: «i soggetti di cui al comma 5, lettera c)».
La Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Costantini 18.031, anche alla luce del parere contrario della V Commissione bilancio, anche se il tema merita un approfondimento.
Il parere è, altresì, contrario sugli articoli aggiuntivi Boscetto 18.03, Giudice 18.072, nonché sugli articoli aggiuntivi Boscetto 18.010, 18.08, 18.012, 18.013 e 18.011.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Borghesi 18.033.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.18.070.100, che recepisce una condizione della V Commissione bilancio. Ci sembra pleonastico, anche in considerazione dell'articolo 19, ma ottemperiamo a quanto richiesto dalla V Commissione bilancio.
La Commissione esprime, altresì, parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Turci 18.070, a condizione che, al comma 2, capoverso articolo 18-bis, la poco elegante parola «perennemente» sia sostituita dalla parola «permanentemente».
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la modifica dell'articolo aggiuntivo Costantini 18.023.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Costantini 18.023, nel testo modificato accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 440
Astenuti 3
Maggioranza 221
Hanno votato sì 437
Hanno votato no 3).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 18.031.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo dei colleghi del gruppo Italia dei Valori e per rappresentare la bontà della proposta in esame, che consente - sostanzialmente obbligandolo - alle amministrazioni che intendano esternalizzare dei servizi a valutare l'utilizzo delle professionalità interne ai fini del trasferimento medesimo. Tutto ciò al fine di evitare la duplicazione dei costi di assunzione di personale, che oramai purtroppo è diventata la regola in tutte le amministrazioni, soprattutto in quelle locali.
Pertanto, l'articolo aggiuntivo al nostro esame introduce un sistema, al di là del parere della V Commissione bilancio, per fare in modo che si ricavino una serie di economie nelle esternalizzazioni, anzichéPag. 20raddoppiare i costi, che sono a carico dei contribuenti ogni qual volta un comune, una provincia o un'amministrazione pubblica intende costituire una società partecipata.
Queste sono le ragioni per le quali, non solo sottoscriviamo l'articolo aggiuntivo Costantini 18.031, ma ne chiediamo l'accoglimento malgrado il parere contrario della Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Costantini 18.031, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 450
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 233).
Prendo atto che il deputato Ponzo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Boscetto 18.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo riguarda il rapporto, in qualche modo curioso, che lega le normative che si riferiscono alla pubblica amministrazione con i contratti collettivi, i quali hanno facoltà - purtroppo, aggiungo, spesso in materie anche delicate - di derogare alle citate normative. Noi riteniamo che la legge debba essere una fonte superiore rispetto al contratto collettivo, specie per materie, come quelle previste da questo articolo aggiuntivo, che riguardano l'organizzazione, l'accesso (anche con riferimento ai titoli di studio) e gli istituti pubblicistici di incompatibilità.
Crediamo che si debba rispettare la legge, nel senso che se, in qualità di legislatori, approviamo un provvedimento che stabilisce che, per accedere a certe cariche, magari dirigenziali, serva un titolo di studio, poi non si può permettere ai contratti collettivi di derogare a tale normativa con la conseguenza di avere poi, come spesso succede, dei dirigenti con la terza media grazie a curiosi meccanismi di perequazione, oppure di far saltare i meccanismi di incompatibilità perché all'interno del contratto collettivo, che viene alla luce in un momento molto successivo a quello della decisione legislativa, si deroga a tali norme.
Sostengo ciò per il rispetto delle norme, per la serietà delle istituzioni e anche ai fini dell'efficienza della macchina amministrativa, perché chiaramente i titoli studio (il cui valore, da liberale, valuto in maniera relativa) almeno forniscono la garanzia di una certa formazione del personale per determinati ruoli. Quando i ruoli funzionariali cominciano ad essere ricoperti da persone che non hanno titoli di studio, e quindi competenze adeguate, è evidente che poi l'efficienza della macchina amministrativa viene meno.
Faccio appello anche alla sensibilità dei sottosegretari a valutare diversamente rispetto al relatore questo articolo aggiuntivo che va nella direzione di una serietà che la pubblica amministrazione e il legislatore devono avere prima nei confronti di se stessi e poi pretendere dagli altri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo a prima firma Boscetto pone una questione molto seria che è collegata al voto di ieri sulla famosa commissione istituita presso il CNEL, la commissione «aria fritta» che si dovrebbe occupare di verificare l'efficienza della pubblica amministrazione. Si pone il tema della decontrattualizzazione di alcuni istitutiPag. 21del pubblico impiego, perché questa è la condizione per recuperare un minimo di efficienza nell'amministrazione pubblica.
È evidente che la normativa che disciplina l'accesso al pubblico impiego, il regime delle incompatibilità, l'organizzazione degli apparati pubblici costituisce immediata attuazione dell'articolo 97 della Costituzione. Quando questa disciplina viene affidata, insieme ai cardini del trattamento giuridico - non di quello economico, come era un tempo - al contratto pubblico si vulnera il principio di attuazione dell'articolo 97 della Costituzione e non si rende un buon servizio ai cittadini.
Pertanto il tema che viene posto è serio. Non può esservi, infatti, alcuna valutazione, né alcun criterio oggettivo di misurazione dell'efficienza della pubblica amministrazione, quando tali criteri sono soggetti all'autonomia contrattuale collettiva e comunque sono ancorati a parametri incerti, come è avvenuto fino ad oggi.
Queste sono le ragioni per le quali credo si debba accogliere la proposta del collega Boscetto, se si vuole ridare un minimo di dignità a questo provvedimento che è partito come un provvedimento coraggioso, annunciato in pompa magna dal Governo e dal ministro Nicolais. Si è parlato di «pugno duro», mentre ci ritroviamo con un guanto di velluto senza alcuno pugno duro dentro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, di fronte all'articolo aggiuntivo Boscetto 18.03 che pone il formidabile problema del rapporto tra la contrattualistica e le norme di legge (sempre delicato ma tanto più in questa materia), o il Governo, il relatore o la maggioranza dimostrano in maniera convincente che il suo contenuto è superfluo, nel senso che è pacifico, indiscusso ed indiscutibile che la norma di legge prevalga su ogni possibile norma di contratto contrastante e che quest'ultima non sia nella condizione di violare o derogare in alcun modo la norma di legge; oppure l'articolo aggiuntivo in esame è sicuramente da sostenere.
Ciò naturalmente rimanda al generale problema della contrattualistica, ma non possiamo ignorare - e voi me lo insegnate - che nei contratti collettivi la parte economica, a differenza di quanto è avvenuto in anni remoti in cui era prevalente, ormai finisce per essere a volte la parte minoritaria, perché spesso è la parte normativa che prevale con una serie di discipline, remore, riserve ed «impacci» relativi alla capacità organizzativa, o autorganizzativa, della pubblica amministrazione che rende talvolta impossibile l'attuazione di qualsiasi seria riforma.
Il problema posto dall'articolo aggiuntivo Boscetto 18.03 è dunque di straordinaria attualità. Fermo restando tutto il rispetto della funzione e della vocazione tradizionale delle organizzazioni sindacali e del diritto (ci mancherebbe altro!) dei pubblici dipendenti a godere di una tutela di questo genere dei propri legittimi e soggettivi interessi, occorre comunque che sia stabilito uno sbarramento, e che una norma di principio affermi che quando il legislatore, nella sua responsabilità complessiva, assegna certi limiti e stabilisce determinati principi e norme quadro, questi sono invalicabili. Semmai, la legge ha la sovrana possibilità di rimettersi alla fonte contrattuale o di lasciare una parte delle proprie previsioni in bianco per essere successivamente integrata dalla contrattualistica, senza pregiudizio del sistema e del suo funzionamento.
Poiché ciò non viene previsto e, comunque, non veniamo minimamente tranquillizzati sotto il profilo che ho illustrato - si tratta anche di un argomento di straordinaria e formidabile attualità - sosteniamo con convinzione l'articolo aggiuntivo Boscetto 18.03.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'UDC ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi nella seduta di ieri dalla Presidenza.
Passiamo ai voti.Pag. 22
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boscetto 18.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 247).
Prendo atto che il deputato Ponzo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Giudice 18.072, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Boscetto 18.010.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi dispiace, forse il collega Giudice aveva chiesto la parola per illustrare il suo articolo aggiuntivo 18.072, ma approfitto dell'esame dell'articolo aggiuntivo sul quale stiamo ora discutendo per intervenire.
L'articolo aggiuntivo Boscetto 18.010 del gruppo di Forza Italia riguarda la costituzione di nuove strutture da parte delle amministrazioni, quali consorzi, associazioni di enti, anche territoriali, ed organizzazioni comunque denominate, alle quali si affidano servizi esterni e prevede il trasferimento di risorse e di personale, oltre che di strumenti effettivi necessari a tale scopo. Crediamo, infatti, che quando le amministrazioni costituiscono nuovi enti debbano trasferire agli stessi anche il personale; si tratta di una questione di risparmio, che evita l'assunzione di nuovo personale - tra l'altro all'esterno delle normative che regolano la pubblica amministrazione - e che, quindi, consente un risparmio dei costi e un utilizzo delle professionalità interne alle amministrazioni stesse.
Al comma 3, articolo 6-bis, come previsto dall'articolo aggiuntivo Boscetto 18.010, infatti, si prevede esplicitamente che alle amministrazioni coinvolte ed ai soggetti di nuova costituzione, di cui al comma 1, non è consentita alcuna assunzione, a qualunque titolo, fino all'avvenuto trasferimento del personale.
Credo, quindi, che si tratti di una norma che rientra non solo nell'ambito del buonsenso, ma anche nell'economia gestionale della pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, colleghi, come giustamente afferma l'onorevole Baldelli, si tratterebbe di una norma di buon senso. In un ordinamento ben funzionante, in un costume politico corretto ed in un regime di buone pratiche politiche ed amministrative, una norma del genere equivarrebbe a dire che, quando piove forte, bisogna aprire l'ombrello. Purtroppo, non è così.
È triste dirlo, ma è necessario prevedere una norma volta a stabilire (anche in via generale, in materia di organizzazione e razionalizzazione delle dotazioni umane,Pag. 23delle risorse e del personale delle pubbliche amministrazioni) che, quando si realizzano nuove strutture, o, comunque, vengono trasformate, creandone di nuove, a livello territoriale, funzionale e per competenza, non ci devono essere né nuove assunzioni, né un appesantimento delle dotazioni organiche, in quanto si deve disporre di quelle già in carico alla pubblica amministrazione.
Quindi, siamo senz'altro favorevoli all'articolo aggiuntivo Boscetto 18.010, considerando che è una delle proposte emendative che si muovono su tale linea. Penso, inoltre, che anche le altre proposte emendative dovranno essere ugualmente approvate. Dunque, esprimerò senz'altro un voto favorevole su questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia, per concessione della Presidenza e per un minuto. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, impiegherò solo venti secondi per ricordare ai colleghi del gruppo dell'Italia dei Valori che dovrebbero votare a favore dell'articolo aggiuntivo Boscetto 18.010, in quanto simile a quello proposto dal collega Costantini, ma più razionale, perché non riguarda le società partecipate.
Dunque, credo opportuno che tale proposta emendativa debba essere sostenuta anche dai colleghi del gruppo dell'Italia dei Valori per ragioni di coerenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boscetto 18.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 450
Astenuti 6
Maggioranza 226
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 239).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Boscetto 18.08, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, su questa proposta emendativa, in particolare, mi rivolgo ai colleghi dei gruppi di Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Sinistra democratica.
LUCIANO VIOLANTE. E a noi no?
SIMONE BALDELLI. Anche al presidente Violante, non vorrei che ne avesse a male, considerando la stima e il ruolo che ricopre in tale sede.
Le amministrazioni pubbliche, al fine di ridurre il ricorso di consulenze, collaborazioni e contratti di lavoro temporaneo, assicurando al contempo lo svolgimento delle funzioni pubbliche di competenza, pongono su richiesta temporaneamente uno o più lavoratori a disposizione di altre amministrazioni, anche di diverso comparto, per l'esecuzione di una determinata attività lavorativa, previo consenso del lavoratore.
Credo sia una battaglia piuttosto condivisa a sinistra e, in particolare, nel sindacato. Si tratta di una norma esplicita di previsione del consenso del lavoratore stesso che evita il ricorso a collaborazioni esterne temporanee e, a mio avviso, è di buon senso (non potrei definirla altrimenti). Dispiace, dunque, il parere contrario del relatore, perché, evidentemente, immagino che sia un parere contrario pregiudiziale. Non si capisce, infatti, perché, quando presentiamo norme di rigore e di stampo un po' più liberale, il parere è contrario - evidentemente, la sinistra e il sindacato impongonoPag. 24una propria visione - mentre, quando mettiamo sul tavolo norme di diversa natura (che, invece, potrebbero esser condivise dalla sinistra e dal sindacato), è sempre esattamente contrario.
Vogliamo capire, quindi, dal relatore, dalla maggioranza e dal Governo se in tutto il provvedimento in esame vi sia una norma, relativa al personale e all'efficienza delle pubbliche amministrazioni - non alle adozioni internazionali, agli aeroporti e a quant'altro - che, forse, il centrodestra ha scritto in modo che meriti di essere accolta all'interno del provvedimento.
Vorrei che sulla proposta emendativa in esame i colleghi Rocchi, Pagliarini e altri ci fornissero un parere autorevole, considerato che si tratta di una loro battaglia, ma può essere anche la nostra battaglia che può essere approvata in questa sede. Vorrei che qualcuno ci rispondesse: mi piacerebbe, se possibile, comprendere la motivazione del parere contrario del Governo fornito dal Sottosegretario Scanu.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo brevemente per affermare che l'articolo aggiuntivo Boscetto 18.08 mi sembra intelligente: esso può permettere di raggiungere l'obiettivo di contenere i costi e di migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, perché consente collaborazioni tra diverse amministrazioni. Se approvato, esso può introdurre un principio positivo dal punto di vista culturale, affinché non vi siano più uffici pieni di persone che stanno a guardare il muro o a girarsi i pollici, mentre possono essere impiegate laddove ve ne sia bisogno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boscetto 18.08, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 453
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 235).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Boscetto 18.012.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, fa piacere ed è gratificante partecipare ad un dibattito in cui, dopo la sollecitazione ad ottenere una risposta da parte di alcuni colleghi, del Governo e del relatore, ci si abbandona ad un rumoroso silenzio. È evidente che vi sono difficoltà al riguardo, perché, altrimenti, basterebbe intervenire brevemente per motivare il parere contrario. Non mi si dica che basta il parere negativo della V Commissione, perché si è trovato il modo di concludere altre vicende in maniera diversa, nonostante il parere negativo della V Commissione. Non si venga a dire che il motivo è il parere negativo della V Commissione: per cortesia, non ci si nasconda dietro ad esso, per una questione politica di serietà. Relatore, abbia pazienza!
L'articolo aggiuntivo Boscetto 18.012, per continuare a discutere di questioni sulle quali non volete discutere - delle quali, comunque, chiederemo conto quando il provvedimento entrerà in vigore (se mai entrerà in vigore) - riguarda le agenzie di somministrazione: altro tema sul quale ritengo che i colleghi - specialmente della sinistra, ma anche tutti gli altri - potrebbero avere una sensibilitàPag. 25maggiore. Si sente tanto parlare, infatti, di precariato e di agenzie interinali, ma curiosamente non se ne discute mai!
Con l'articolo aggiuntivo Boscetto 18.012 si chiede che le pubbliche amministrazioni che utilizzano agenzie di lavoro interinale diano la priorità nella scelta a quelle che hanno già formato i propri dipendenti (non credo che sulla proposta emendativa in esame vi sia il parere negativo della Commissione bilancio); mi sembra una norma di buon senso, perché spesso le agenzie di lavoro interinale forniscono lavoratori che non sono formati. Pertanto, se si dà priorità alle agenzie interinali che hanno già formato il personale, molto probabilmente la macchina funzionerà meglio. Mi sembra, pertanto, una proposta emendativa di buonsenso, ma anche in questo caso ci aspettiamo che non vi sia, dopo l'espressione del parere contrario, un silenzio angosciante del Governo e del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, vorrei sottolineare ai colleghi della maggioranza un aspetto fondamentale. Voi polemizzate tanto sul lavoro interinale: stiamo parlando del lavoro interinale, prestato e somministrato in favore di pubbliche amministrazioni, che dovrebbe essere circoscritto e costituire l'eccezione rispetto ai contratti a tempo indeterminato e a quelli a termine.
Il punto è proprio questo: per evitare l'abuso del lavoro interinale nella pubblica amministrazione, di cui vi sono anche recenti e non proprio opportune testimonianze, si chiede di fare in modo che i soggetti che possono lavorare per conto della pubblica amministrazione siano formati e che, ai fini dell'individuazione delle agenzie che possono somministrare il lavoro interinale alla pubblica amministrazione, non si scelgano quelle inventate per l'occasione, ma agenzie con progetti formativi specifici. Credo che sarebbe opportuno che si prestasse attenzione all'articolo aggiuntivo in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boscetto 18.012, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 238).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Boscetto 18.013.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, anche in questo caso, daremo un'altra occasione da perdere alla maggioranza e al Governo, che si riempiono tanto la bocca del tema della mobilità. Mi riferisco, in particolare, al Ministro Nicolais, che ci ha dilettato con diverse conferenze stampa nel corso della trattativa per il rinnovo dell'ultimo contratto del pubblico impiego, nonché con conferenze stampa che ci regala di tanto in tanto, quasi per forza di inerzia, in cui sostiene che bisogna promuovere meritocrazia e mobilità.
L'articolo aggiuntivo in esame promuove la mobilità, con un aumento da ventiquattro a trentasei mesi del relativo periodo. La mobilità prevista dagli articoli 33 e 34 del decreto legislativo n. 165 del 2001, come tutti sanno, costituisce un risparmio e una contrazione della spesa per i dipendenti considerati in eccedenza.
Ricordiamo, tra l'altro, che il Ministro Nicolais, all'inizio della legislatura, aveva dichiarato 400 mila eccedenze nella pubblica amministrazione - quindi, evidentemente, vi sono eccedenze - e che la metà dei proventi derivanti dalla mobilità dovesseroPag. 26essere destinati a un fondo di incentivazione per il trattamento accessorio del personale dirigenziale.
Da questo punto di vista, credo che sulla materia del pubblico impiego, inserita negli articoli aggiuntivi all'articolo 18, vi sia stato un parere pregiudiziale, ossia ritengo che tali proposte emendative non siano neanche state lette. Mi auguro - prima o poi concluderemo l'esame del provvedimento, anche per ragioni di accordi intercorsi e di decisioni adottate dal Presidente Bertinotti in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo sui tempi e sui lavori dell'Assemblea di oggi - di ascoltare un intervento del Governo o del relatore sul merito di questi articoli aggiuntivi; ci dovrebbe spiegare per quale curiosa ragione su aspetti che pubblicamente non vengono dichiarati condivisibili, ma privatamente, anche all'interno del Comitato dei nove, sono ammessi come tali, non vi è un parere favorevole del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, non so... (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Anche quella dei gruppi misti o intergruppo è una mobilità, come quella del pubblico impiego. In questo, però, sono poco mobile e disponibile.
PRESIDENTE. Non raccolga le provocazioni dei suoi colleghi di gruppo. Prego, onorevole Benedetti Valentini, vada avanti; sta consumando il tempo a sua disposizione.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Le provocazioni amiche sono le peggiori. Il Partito Democratico ne sa qualcosa. Sinceramente, non so se il meccanismo ideato dall'articolo aggiuntivo Boscetto 18.013 sia ideale e recepibile in tutte le sue parti, ma ci pone di fronte ad un'esigenza che non vedo come possa essere ignorata sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione in termini di cultura di Governo.
Non di rado vi sarete imbattuti in dipendenti di un ufficio di un'amministrazione che recriminavano l'uno verso l'altro, perché uno aveva accumulato molto lavoro straordinario, mentre l'altro doveva ancora farne una data quantità.
Ciò vi dice tutto. «Italianamente» parlando, non si tratta dello straordinario inteso come effettiva esigenza di lavoro suppletivo che, giustamente, viene retribuito anche in maniera maggiorata, ma di una sorta di aspettativa scontata ad una maggiorazione della retribuzione, spesso a buon diritto, ritenuta troppo esigua, in vista di un risultato economico complessivo.
Ripeto: non so se tecnicamente la formulazione dell'articolo aggiuntivo Boscetto 18.013 sia la migliore possibile, ma certamente sollecita la pubblica amministrazione ad effettuare periodicamente una ricognizione dei reali fabbisogni, per capire se necessiti di dotazioni aggiuntive, se vi sia bisogno di mantenere quelle in dotazione o se sia più economico fare ricorso al lavoro straordinario. Questo prevede la norma in esame. I cittadini pretendono che si faccia ciò.
Pertanto, o voi ci fornite un meccanismo che soddisfi tale tipo di esigenze o, altrimenti, le presunte velleitarie riforme non valgono niente.
Concludo dicendo che siamo nettamente favorevoli all'articolo aggiuntivo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per apporre anche la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame, responsabile e di buonsenso.
Ricordo ai colleghi che nel 1988 il Parlamento, per la prima volta, ha varato la mobilità volontaria, regolamentata da varie disposizioni riguardanti i trasferimenti a domanda dei pubblici dipendenti, che siano stati dichiarati dalla propria amministrazione appartenenti ad un profilo professionale di esubero. I processi diPag. 27mobilità volontaria sono stati proprio avviati in via sperimentale e provvisoria e avevano comportato grande risparmio ed efficienza per la pubblica amministrazione.
L'articolo aggiuntivo in esame, ovviamente, vuole fare ciò: impedire - come hanno già sottolineato alcuni colleghi, i cui interventi condivido - che in taluni uffici vi sia un sovraffollamento di dipendenti pubblici che non fanno nulla e, magari, in altri enti locali e in altri profili vi sia assenza di personale e quindi, per non avviare le procedure di nuove assunzioni prescrive di utilizzare prima il personale che si ha a disposizione in quei profili.
Pertanto, si tratta di una disposizione di grande responsabilità: è ciò che ci chiede la gente, è ciò che ci chiedono fuori dal «palazzo». Noi stiamo qui a «masturbarci» mentalmente (Commenti). ..per non accogliere un emendamento di grande responsabilità (Commenti). Ho parlato di una cosa fisiologica, non patologica!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boscetto 18.013, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 235).
Prendo atto che i deputati Pedica e Borghesi hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Mi preme precisare che la Presidente Meloni ha già anticipato un orientamento del Presidente della Camera, che è condizionato alla conclusione, questa mattina, dell'approvazione delle proposte emendative e degli ordini del giorno relativi al provvedimento in esame, e prevede comunque l'incardinamento delle votazioni sulla riforma costituzionale martedì mattina, al primo punto dell'ordine del giorno. Queste sono le condizioni: se non riusciamo a terminare l'esame degli ordini del giorno entro le 13,15, è del tutto evidente che salta questa sorta di intesa, di «lodo Bertinotti-Meloni».
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Boscetto 18.011.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, credo francamente che i tempi dovrebbero essere sufficienti, considerato che restano da esaminare al massimo quattro o cinque proposte emendative.
Continuiamo ad osservare i nostri sottosegretari che, come «sfingi», respingono ogni richiesta di chiarimento e di approfondimento sulle proposte emendative. Non so se sia il caso - e mi rivolgo ora al relatore - di invitare la prossima volta qualche responsabile del sindacato della funzione pubblica e collocarlo nei banchi del Governo, così potrebbe fornire risposte un po' più concrete (vedo che dai banchi della maggioranza fanno cenni di assenso).
Intervengo brevemente sull'articolo aggiuntivo in esame per illustrare il fatto che si prevede una riserva del 30 per cento della retribuzione accessoria, legata alla valutazione del dirigente.
Se riteniamo che si debba migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione bisogna fornire più poteri datoriali ai dirigenti. In questo senso fornire al dirigente la possibilità di incidere con la propria valutazione sul trattamento accessorio dei dipendenti può essere uno degli elementi che potrà risultare risolutivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivoPag. 28Boscetto 18.011, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 231).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Borghesi 18.033.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente accedo all'invito al ritiro del mio articolo aggiuntivo però il problema che poneva, e che ho segnalato anche ieri in aula al Ministro Nicolais, resta aperto. È un problema ineludibile perché ritengo che non sia immaginabile risolvere i problemi del nostro Paese se non siamo capaci di stabilire dei criteri di mobilità che prescindano da un problema di natura sindacale. Tutto ciò non perché il sindacato non debba entrare in tali vicende, ma perché il legislatore non può farsi carico di un problema che riguarda il rapporto tra le parti sociali e che, eventualmente, dovrà nascere dopo che il legislatore ha preso posizione sul punto.
Come ricordavo ieri, ci troviamo in una situazione di sovraccarico di personale a carico dello Stato poiché, con il trasferimento di competenze agli enti locali e in particolare alle regioni, non si è mai dato luogo ad un trasferimento del personale che nello Stato seguiva quel tipo di competenze.
L'articolo aggiuntivo in esame tendeva ad evidenziare questo problema e per tali motivi lo trasfonderò in un ordine del giorno che mi auguro il Governo accetti.
PRESIDENTE. Ricordo che la Commissione bilancio ha espresso parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Turci 18.070 a condizione che sia approvato il subemendamento 0.18.070.100 della Commissione.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.18.070.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, desideriamo che rimanga agli atti il nostro voto contrario al subemendamento 0.18.070.100 della Commissione, motivato dalle ragioni da me precedentemente espresse. La formula di stile in esso contenuta, che prevede che dall'attuazione di norme non debbano derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, è una sonora presa in giro verso i cittadini, la pubblica amministrazione e la nostra funzione legislativa!
È necessario abbandonare questo tipo di formula, altrimenti finiremo per fare come gli «avvocatucci» di provincia che concludono gli atti giudiziari con una formula di stile che non conta niente, destinata ad essere completamente disattesa. Il fatto che dal provvedimento e da questa particolare proposta emendativa non possano derivare oneri nuovi per la finanza pubblica è assolutamente irrealistico; per tali ragioni noi voteremo contro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.18.070.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 439
Astenuti 5
Maggioranza 220
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 203).
Prendo atto che il deputato Testoni ha segnalato che non è riuscito a votare e chePag. 29il deputato Pedulli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Turci 18.070, che è stato corretto sostituendo la parola «perennemente» con «permanentemente».
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Turci 18.070, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 248
Astenuti 197
Maggioranza 125
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 4).
(Esame dell'articolo 19 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19
(Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 439
Astenuti 4
Maggioranza 220
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 203).
(Esame di un emendamento al titolo - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico emendamento presentato al titolo (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 7).
Prendo atto che il Governo accetta l'emendamento Tit. 1 della Commissione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit. 1 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 398
Astenuti 36
Maggioranza 200
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 151).
Avverto che la votazione n. 12 relativa all'emendamento 12.100 della Commissione, che prevedeva un'integrazione al comma 2 dell'articolo 12, deve ritenersi annullata in quanto a seguito dell'approvazione di un precedente emendamento (Attili 12.73) il comma 2 del citato articolo è stato integralmente sostituito e, pertanto, l'emendamento in questione risultava precluso.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 8).
Qual è il parere del Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Pag. 30Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Rocchi n. 9/2161/1.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marinello n. 9/2161/2, ma è disposto ad accettarlo se il dispositivo è riformulato nel modo seguente: sostituire le parole «a dare seguito» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di dare seguito».
Il Governo, inoltre, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2161/3, ma è disposto ad accettarlo se riformulato nel modo seguente: nella premessa dopo le parole «pubbliche amministrazioni» aggiungere le seguenti: «in particolare per quanto concerne gli investimenti per l'innovazione tecnologica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rusconi n. 9/2161/4, ma è disposto ad accettarlo se riformulato nel modo seguente: sostituire nel penultimo capoverso della premessa la parola «intraprese» con le seguenti: «poste allo studio» e sopprimere l'ultimo capoverso della premessa.
Il Governo infine accetta gli ordini del giorno Baldelli n. 9/2161/5 e Gioacchino Alfano n. 9/2161/6.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Onorevole Marinello, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2161/2?
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2161/3?
MARCO ZACCHERA. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Rusconi, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2161/4?
ANTONIO RUSCONI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Come preannunciato l'esame del disegno di legge n. 2161-A è rinviato ad altra seduta. Sospendo la seduta che riprenderà al termine della riunione del Parlamento in seduta comune con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15,45.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Folena, Gasparri, La Malfa, Landolfi, Maroni, Mattarella, Migliore, Spini e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,46).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Rinvio delle interpellanze urgenti Aprea n. 2-00772 e Bodega n. 2-00773)
PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Aprea n. 2-00772 e Bodega n. 2-00773 è rinviato ad altra seduta.
(Iniziative del Governo con riguardo al ricorso alla cosiddetta finanza derivata strutturata da parte di regioni ed enti locali e per assicurare chiarezza e trasparenza nell'acquisto e nella vendita di opzioni da parte degli istituti di credito - n. 2-00787)
PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00787, concernente iniziative del Governo con riguardo al ricorso alla cosiddetta finanza derivata strutturata da parte di regioni ed enti locali e per assicurare chiarezza e trasparenza nell'acquisto e nella vendita di opzioni da parte degli istituti di credito (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, intendo illustrare brevemente la mia interpellanza urgente. Come altri cittadini italiani che hanno avuto occasione di seguire la puntata della scorsa settimana della trasmissione Report, sono rimasto allibito da quanto quel programma - devo riconoscere - ha documentato, almeno sino a prova contraria.
Devo dire che, seppure non membri del Governo, autorevoli dirigenti legati all'attuale Esecutivo e alla maggioranza si sono pronunciati al riguardo; ad esempio, il capo dipartimento dell'economia di Palazzo Chigi, Francesco Boccia, nel commentare lo strano rapporto sorto fra gli istituti di credito italiani e stranieri e gli amministratori regionali, provinciali e locali, ha parlato di «circonvenzione di incapace».
Una frase pesantissima, anche se devo ammettere che le interviste rilasciate da alcuni amministratori hanno suggerito l'impressione che questo termine, usato nei loro confronti, avesse qualche fondamento. Infatti, quando si domandava loro ragione di questi contratti finanziari cosiddetti derivati stipulati fra banche ed enti locali, di fronte ai costi occulti di tali operazioni e agli oneri finanziari futuri, sempre a carico degli enti locali, che venivano sottolineati con cifre alla mano, costoro cadevano dalle nuvole, affermando di aver incassato soldi in contanti, che certo avrebbero dovuto in futuro restituire, ma senza alcun onere aggiuntivo, con rateizzazioni favorevoli.
Al contrario, esperti indipendenti dimostrano, cifre alla mano, che il milione di euro incassato oggi significa 10, 20 o 30 milioni di euro da restituire fra qualche hanno, ma da parte di chi? Secondo quanto è emerso dalla trasmissione televisiva a proposito dei casi della regione Piemonte, del comune di Torino, del comune di Napoli - per riportare alcuni degli enti che sono stati citati: potrei fare riferimento anche al comune di Taranto, ma non lo faccio perché è già fallito, proprio a causa di questo meccanismo infernale -, risulta sostanzialmente o che le banche, anche primarie - lo dico in Parlamento, nonostante l'espressione un po' brutale -, imbrogliano gli amministratori locali, perché rappresentano loro situazioni diverse dalla realtà o che gli amministratori si lasciano imbrogliare, conoscendo benissimo le conseguenze di questi rapporti, ma facendo finta di non saperle.
Indagare il fenomeno non è facile perché, essendo queste operazioni tutte fuori bilancio (quindi non appaiono, sono debiti occulti), molti amministratori - fatto che mi ha colpito e che in quella trasmissione è stato documentato - quando qualcuno chiede loro di visionare la documentazione di tali rapporti bancari intercorrenti fra il comune, la provincia o la regione da loro amministrata e l'Unicredit o una banca internazionale qualsiasi rispondono che si tratta di documentazione riservata e che può essere fornita solo se le banche che hanno venduto tali prodotti concedono l'autorizzazione.
In altri amministrazioni - non ricordo se nel comune di Treviso o nella provincia di Treviso - la documentazione è invece assolutamente trasparente, si può accedere alla visione dei contratti e dei termini delle convenzioni concluse e si seguono giornalmente gli andamenti sul mercato di questi titoli e così via. Quanto è emerso - perciò chiediamo al Governo di avere un quadroPag. 32complessivo della situazione - è che fuori bilancio, senza che dunque tali voci appaiano, si sono messe in atto operazioni che per tamponare falle del bilancio in corso (in ipotesi, del 2007) e senza porsi il problema di come tamponare il futuro deficit di bilancio, ad esempio del 2008, risultano fin dall'inizio disastrose dal punto di vista finanziario e danno sì un sollievo momentaneo in termini di incasso ma proiettano sul futuro oneri finanziari talmente elevati da strozzare qualsiasi amministrazione futura che non potrà far fronte alla montagna di impegni e di interessi che vengono a maturare o comunque agli oneri che nascono dall'acquisto di questi «derivati». Tutto ciò rappresenta un'ipoteca sul futuro che rischia di far collassare l'intero sistema.
Da tutto ciò ritengo che emergano due problemi. Il primo attiene al monitoraggio della dimensione del fenomeno; il secondo attiene alla vigilanza che non so se costituisca un compito attribuibile al Governo, al Ministro dell'economia, alla Banca d'Italia o se sia invece compito di qualche spregiudicato istituto bancario. Non riesco a dimenticare, infatti, i casi dei bond argentini e della Parmalat a proposito dei quali sembra di capire che le banche, quando hanno ceduto titoli a decine di migliaia di ignari piccoli risparmiatori, spesso pensionati, sapevano benissimo che li stavano imbrogliando e che questi prodotti finanziari assolutamente inaffidabili sarebbero morti nelle mani di quei risparmiatori incauti.
Inoltre, i comuni, le province, le regioni che hanno i bilanci più dissestati hanno anche la possibilità di subire le conseguenze dei prodotti finanziari più rischiosi, proprio quelli che aggravano ancor più la loro situazione.
Non so se la Banca d'Italia deve vigilare sulle banche, che comunque devono avere una loro propria responsabilità; sempre ci sentiamo rivolgere da parte dei grandi banchieri prediche e ammonimenti etici per interventi responsabili nell'economia, ma non mi sembra che nel caso emerso dalla trasmissione o in casi precedenti questa gran virtù, da questi grandi banchieri, sia stata esercitata nel momento in cui si volevano tutelare gli interessi delle banche anziché quelli della collettività. Ritengo che il Governo su tale fenomeno debba fornire qualche risposta anche per via dell'allarme che è stato suscitato dal disvelamento avvenuto in maniera così cruda di questa realtà. Ci aspettiamo concrete e maggiori informazioni, anche su come efficacemente fronteggiare il fenomeno.
PRESIDENTE. Saluto il sindaco e la giunta della città svizzera di Wohlen che assistono ai nostri lavori dalle tribune.
Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Alfiero Grandi, ha facoltà di rispondere.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, premetto che fino ai primi anni Novanta l'indebitamento degli enti locali avveniva essenzialmente attraverso il sistema dei mutui a tasso fisso e i contributi statali coprivano pressoché interamente gli oneri finanziari. Negli anni successivi si è assistito ad una riduzione progressiva dei trasferimenti statali e all'introduzione di vincoli di spesa posti dalla necessità di rispettare il patto di stabilità interno. Questi fattori insieme alla discesa dei tassi di interesse hanno indotto gli enti locali ad adottare forme di gestione più sofisticate delle passività, utilizzando anche strumenti derivati e di copertura del rischio di tasso di interesse.
A partire dal 1996, con la legge n. 539 del 1995, agli enti è stato consentito di effettuare operazioni di swap su tassi di cambio (obbligatori per i debiti in valuta), mentre è stata esclusa la facoltà di porre in essere operazioni in «derivati» che modificano la struttura del debito. La ratio di tale disposizione rispondeva fondamentalmente alla preoccupazione di evitare che gli strumenti derivati fossero utilizzati per rinviare agli esercizi futuri oneri relativi al servizio del debito.
Alla luce dei vincoli che hanno caratterizzato la finanza pubblica, l'articolo 41 della legge finanziaria per il 2002 (la leggePag. 33n. 448 del 2001) ha introdotto la possibilità per gli enti locali di porre in essere operazioni in strumenti derivati, rinviando la disciplina di dettaglio ad un apposito regolamento ministeriale. Infatti il decreto interministeriale 1o dicembre 2003, all'articolo 3, stabilisce che «le operazioni derivate sono consentite esclusivamente in corrispondenza di passività effettivamente dovute», queste ultime correttamente registrate in bilancio, così come i flussi che originano dalle operazioni derivate su di esse poste in essere. Infatti i derivati sono strumenti di gestione del debito e quindi «nessun derivato è configurabile come una passività», presupposto ribadito anche recentemente dalla circolare esplicativa del 22 giugno 2007 del dipartimento del Tesoro in tema di «Non applicabilità delle delegazioni di pagamento alle operazioni in derivati concluse da enti territoriali».
Il citato decreto ministeriale 1o dicembre 2003 stabilisce, inoltre, che sono consentite «operazioni derivate finalizzate alla ristrutturazione del debito, solo qualora non prevedano una scadenza posteriore a quella associata alla sottostante passività».
La corrispondenza tra passività effettivamente dovute e operazioni di gestione del debito tramite strumenti derivati è, peraltro, individuata come principio fondamentale di coordinamento della finanza pubblica di cui agli articoli 117, terzo comma, e 119, secondo comma, della Costituzione, dall'articolo 1, comma 736, della legge finanziaria in vigore.
Per quanto attiene poi al caso del comune di Taranto di cui si fa cenno nel testo dell'interpellanza, non risulta dagli atti in possesso di questa amministrazione che l'utilizzo di tali strumenti derivati ne abbia comportato il dissesto finanziario, anche se valutazioni più puntuali possono essere espresse dal commissario straordinario del comune.
In base ai dati riportati nella relazione annuale della Banca d'Italia del maggio 2007 il debito contratto dagli enti territoriali nel loro complesso è pari, alla fine del 2006, al 7,3 per cento del PIL, che si confronta con un debito del 106,8 per cento dell'intera pubblica amministrazione.
Vale la pena di precisare che la legge finanziaria in vigore, prevede, inoltre all'articolo 1, comma 737, un obbligo informativo al Ministero dell'economia e delle finanze dei contratti relativi alle operazioni in strumenti derivati, pena l'inefficacia degli stessi. Tale obbligo ha comportato, nel periodo 1 gennaio-30 settembre 2007, un raddoppio delle operazioni comunicate da parte degli enti interessati, alcune delle quali peraltro in violazione della vigente normativa, pertanto segnalate dal Ministero alla Corte dei conti per l'adozione dei conseguenti provvedimenti.
Sulla questione la Commissione nazionale per le società e la borsa ha comunicato che l'operatività in derivati da parte di soggetti pubblici, e in particolare di enti locali, si caratterizza per una propria peculiarità rispetto all'analoga operatività di soggetti privati, in quanto le regole del settore, relative alla generale prestazione dei servizi di investimento da parte degli intermediari, si intersecano con la specifica disciplina legislativa e regolamentare di emanazione ministeriale (appunto il decreto ministeriale 1o dicembre 2003 n. 389), che regola proprio il ricorso degli enti locali agli strumenti finanziari derivati e ne stabilisce i limiti. La Consob ha precisato inoltre che la disciplina relativa alla prestazione di servizi di investimento da parte degli intermediari è interessata da un rilevante processo di modifica, a seguito del recepimento della direttiva 2004/39/CE (la cosiddetta Mifid), che introduce e innova importanti presidi di tutela a favore dei clienti degli intermediari, prevedendo, tuttavia, in continuità con il precedente quadro comunitario, una graduazione delle norme applicabili in ragione della classificazione conferita ai clienti.
In particolare, la cosiddetta Mifid distingue gli investitori, a motivo della loro professionalità, tra clienti al dettaglio (o retail), clienti professionali e controparti, definendo in modo articolato i meccanismi di classificazione e le relative conseguenze.Pag. 34
L'appartenenza all'una o all'altra categoria determina una diversa ampiezza delle tutele previste nell'ambito della prestazione di tutti o di alcuni servizi di investimento; tali tutele, infatti, si graduano da quelle ampie assicurate ai «clienti al dettaglio» fino alla disapplicazione di alcune importanti disposizioni per le «controparti». È, peraltro, sempre possibile per ogni cliente di qualunque tipo, anche di chi si fa intervistare in televisione, richiedere un trattamento di maggior tutela rispetto a quello della categoria di appartenenza.
La direttiva menziona specifiche categorie di «soggetti pubblici» sia tra le «controparti» sia tra clienti «professionali di diritto».
Tale disciplina è, come è noto, in fase di avanzata trasposizione nell'ordinamento nazionale.
Con riferimento alla dimensione del fenomeno - un altro punto posto dall'interpellanza urgente in esame -, consegno alla Presidenza della Camera le tabelle contenenti i dati, tratti dagli archivi della centrale dei rischi della Banca d'Italia, relativi all'esposizione (crediti per cassa, crediti di firma e derivati) del sistema bancario e finanziario italiano nei confronti delle amministrazioni locali.
Le informazioni, relative al periodo giugno 2006-agosto 2007, non comprendono crediti e derivati stipulati da banche estere tramite filiali o filiazioni non residenti in Italia in quanto queste ultime non rientrano tra gli intermediari per i quali, ai sensi della circolare della Banca d'Italia n. 139 del 1991, è previsto l'obbligo di partecipazione al servizio di centralizzazione dei rischi.
Tra le iniziative che sicuramente possono essere utili per affrontare questo problema e cercare di comprenderne fino in fondo le questioni e di conseguenza adottare i necessari provvedimenti, mi permetto di suggerire che ci possa essere da parte del Parlamento l'uso di altri strumenti parlamentari come, ad esempio, una forma di risoluzione o di mozione che possa consentire un dibattito e un approfondimento, anche audizioni e indagini, per ulteriori approfondimenti sull'insieme della materia che sicuramente è delicata e merita una particolare attenzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di replicare.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, devo ringraziare il Governo anche se un'interpellanza urgente, presentata ieri o l'altro ieri, in ventiquattro o quarantotto ore non può che avere una risposta parziale, costruita sui dati che possono essere raccolti in poche ore.
Chiaramente tale risposta mi preoccupa e, secondo me, preoccupa anche il Governo e il Parlamento, perché mi sembra che il quadro della situazione venga ampiamente confermato rispetto alle affermazioni sentite in quella trasmissione.
Non ho capito bene il passaggio sulle interviste televisive: forse si riferiva ad alcuni amministratori che prima di parlare avrebbero dovuto un attimo approfondire i temi di cui stavano parlando, perché l'accusa di circonvenzione di incapace fatta dal responsabile economico di Palazzo Chigi è piuttosto pesante nei confronti di alcuni disinvolti sottoscrittori.
Emerge anche, però, che in base all'attuale normativa - mi sembra di capire - non è neanche possibile verificare esattamente le dimensioni del fenomeno, perché (se ho capito bene) le banche estere sono parte importante del fenomeno di cui abbiamo sentito l'altra sera.
Non voglio essere polemico ma abbiamo anche sentito che nel Governo sono presenti esponenti come il Ministro Lanzillotta che per cinque anni è stata consulente proprio di quelle banche e proprio in questo settore di investimento; mi riferisco anche al dottor Bassolino che, a sua volta, lavora in quel campo. Evidentemente, non sono materie sconosciute ma, nel Governo, sono presenti anche professionalità e competenze che conoscono bene, dal punto di vista delle banche e delle banche estere, quanto sia facile penetrare e alimentare un fenomeno di questo tipo.
Tale preoccupazione, per quanto riguarda le banche estere, non emerge, èPag. 35fuori bilancio, gli stessi amministratori interrogati negano che esista e, anzi, raccontano di aver scoperto una specie di formula magica, per cui si incassa denaro e non si capisce, poi, chi debba pagare, perché, a sentir loro, hanno trovato una specie di bengodi che risolve tutti i problemi di bilancio.
Mi sembra, quindi, che venga confermato un quadro normativo in cui vi sono enormi lacune e una disinvolta gestione di tale rapporto, sia da parte di alcuni amministratori sia, sicuramente, da parte delle banche. Quando leggiamo, infatti, degli effetti che i contratti e le convenzioni stipulate hanno sul futuro dei bilanci dei comuni, delle province e delle regioni, non è possibile pensare che la banca - italiana o straniera - che stipula tali contratti non si renda conto che condanna alla rovina gli enti locali. Capisco che qualche autorevole banchiere - che, magari, va a votare per le primarie del centrosinistra - dica che è necessario pensare solo a realizzare il profitto, perché l'efficienza di una banca si misura soltanto su di esso; però, quando un istituto di credito si rapporta con enti locali, oltre al profitto dovrebbe anche porsi il problema, a lungo termine, di quali effetti comporti sulle amministrazioni un certo tipo di comportamento o il collocamento di prodotti che - come affermavo prima - più sono a rischio, più sono screditati, e più trovano qualcuno con l'acqua alla gola che è disposto anche ad acquistarli.
Raccolgo l'invito avanzato dal sottosegretario ad approfondire questo tema, attraverso un atto di indirizzo o un'indagine conoscitiva, per avere un quadro realistico. Anche in merito al dato relativo al 7,3 per cento del PIL, è necessario considerare quanti degli 8 mila comuni italiani, delle province e delle regioni sono interessati a questo fenomeno: se esso è spalmato su 8 mila comuni, 120 province e 20 regioni è un conto, ma se sono 40 o 50 tra regioni, province e comuni ad essersi messi in questa situazione, significa che hanno delle voragini di debiti con cui bisognerà fare i conti. Sarà, pertanto, necessario che qualcuno si ponga il problema di immaginare come tali enti potranno sostenersi in futuro.
Ritengo, quindi, che ci si possa - e ci si debba - muovere in questa direzione e ritengo, altresì, che, con tutti i limiti della risposta (dovuti anche al tempo a disposizione), il Governo oggi più di così non potesse dire, anche perché il quadro che è venuto fuori non è stato smentito, ma, anzi, è stato confermato. Inoltre, una volta tanto, in una trasmissione televisiva, che spesso forza la realtà o fornisce delle immagini distorte e grottesche di essa, il lavoro svolto è stato serio e documentato, e ha denunciato un fenomeno di cui nessuno parla (neanche i grandi giornali), che costituisce un'ipoteca seria sul futuro del nostro Paese.
(Rinvio dell'interpellanza urgente Sereni n. 2-00789)
PRESIDENTE. Avverto che su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Sereni n. 2-00789 è rinviato ad altra seduta.
(Rinvio dell'interpellanza urgente Barani n. 2-00784)
PRESIDENTE. Avverto che su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Barani n. 2-00784 è rinviato ad altra seduta.
(Compatibilità ambientale del progetto di realizzazione di un porto turistico in località Grotte (Messina) - n. 2-00692)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00692, concernente la compatibilità ambientale del progetto di realizzazione di un porto turistico in località Grotte (Messina) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
Pag. 36GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Giampaolo Vittorio D'Andrea, ha facoltà di rispondere.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, per conto del Ministero dell'ambiente rispondo all'interpellanza urgente relativa alle opere previste nel PRUSST di Messina, al porticciolo turistico e all'incompatibilità con le norme di tutela vigenti.
In riferimento all'interpellanza urgente n. 2-00692, presentata dagli onorevoli D'Alia e Volontè, avente ad oggetto la realizzazione di un porticciolo turistico in località Grotte, lungo la costa tra Messina e Ganzirri, si fa presente che, in data 27 settembre 1998, la società Tourist Ferry Boat e, successivamente la società Marina dello Stretto Spa, con sede in Messina, subentrata alla prima, ha presentato istanza di concessione di una zona demaniale marittima della superficie complessiva di 67.716 metri quadrati, costituita da arenile e spiaggia, e di 131 mila metri quadrati di specchio d'acque, situata in località Pace-Sant'Agata del comune di Messina, per la realizzazione di un porto turistico.
Il 14 settembre 1999, presso la capitaneria di porto, si è svolta una conferenza di servizi, nel corso della quale tutti gli enti intervenuti hanno espresso preliminare parere favorevole alla realizzazione dell'opera, subordinandola alla presentazione del progetto definitivo. In data 12 giugno 2002 la società Nettuno Spa, società mista avente come principale attore la provincia di Messina, presentava istanza di concessione in concorrenza con quella della società Marina dello Stretto. Successivamente, la Regione Sicilia, con nota n. 5488 del 27 gennaio 2003, autorizzava l'istruttoria dell'istanza presentata dalla società Nettuno, specificando, tra l'altro, che l'iter istruttorio per l'istanza della società Marina dello Stretto non poteva considerarsi concluso poiché mancante della valutazione di impatto ambientale.
Sempre nel 2002, la società Marina dello Stretto presentò un progetto di variante, con due bacini portuali denominati Porto sud e Porto nord anziché un unico bacino, finalizzato a salvaguardare la prateria di poseidonia che risulterebbe essere collocata sui fondali dello specchio acqueo interessato al progetto. L'istruttoria sul progetto di variante, avviata il 24 settembre 2002 con nota n. 5/28096, ha ottenuto il rilascio dei pareri favorevoli dagli enti interessati.
In data 15 novembre 2004, la società Nettuno rinunciava alla richiesta di concessione avanzata il 12 giugno 2002 ed in pari data la società Marina dello Stretto comunicava di aver sottoscritto un accordo con la predetta società per la cointestazione della rilascianda concessione.
L'intervento di cui trattasi rientra nel programma PRUSST «Messina per il 2000» approvato e finanziato dal Ministero dei lavori pubblici con decreto ministeriale n. 1169 dell'8 ottobre 1998 ed ammesso a finanziamento nel 2001; la documentazione inerente l'opera, depositata presso gli uffici comunali dal partner privato, è solo una bozza di progetto. Nel 2003 il consiglio comunale ha deliberato la predisposizione delle varianti al piano regolatore, sia correlate all'intervento in questione che ad altri quindici interventi. Alla fine del 2004 tali proposte hanno ottenuto in conferenza di servizi le approvazioni degli enti interessati. Le varianti, prima di essere trasmesse all'assessorato regionale territorio ed ambiente per l'approvazione, dovranno essere adottate dal consiglio comunale. Solo dopo detta eventuale approvazione da parte della regione, sarà richiesto alle ditte di presentare i progetti definitivi provvisti di tutte le approvazioni richieste dalla normativa vigente.
Appare opportuno evidenziare che l'intervento, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996, deve essere preventivamente sottoposto aPag. 37VIA sul progetto definitivo. Giova fare presente che, in merito, non risulta pervenuta al Ministero dell'ambiente alcuna istanza di VIA; in particolare, i porti turistici, che non rientrano nell'ambito più ampio di un porto commerciale, non sono soggetti a procedura di VIA di livello nazionale, bensì rientrano tra le competenze delle regioni ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1996.
Poiché l'opera di cui trattasi insiste in una zona a protezione speciale (ZPS), prima di concedere l'autorizzazione ai suddetti interventi, la direzione per la protezione della natura del Ministero dell'ambiente ha chiesto alle autorità competenti di procedere all'espletamento dello studio di valutazione di incidenza, secondo i contenuti di cui all'allegato G del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, al fine di identificare e quantificare i possibili effetti impattanti di tali opere nei confronti di habitat naturali, in particolare delle specie floro-faunistiche presenti nelle aree interessate.
La stessa direzione, inoltre, ha rappresentato che, ai sensi della normativa nazionale vigente in materia di tutela ambientale, in caso di incidenza negativa, possono essere realizzati solo interventi necessari per la tutela della salute pubblica, per la tutela ambientale o altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, dopo aver valutato attentamente la possibilità di adottare adeguate soluzioni alternative, comprese una diversa ubicazione del progetto o anche, se necessario, l'opzione zero.
La direzione assicura l'impegno ad esercitare ogni azione prevista riguardante il rispetto delle direttive europee 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, in materia di valutazione di incidenza.
Per quanto concerne il problema correlato all'erosione della costa, la capitaneria di porto ha evidenziato che tale aspetto è stato valutato dal Genio civile opere marittime. In merito si rammenta che tutte le competenze in materia di difesa del suolo, anche per quanto riguarda gli aspetti relativi alla prevenzione e riduzione del rischio idrogeologico, sono di competenza delle regioni; a tale proposito, si segnala che i piani per l'assetto idrogeologico (PAI) dei bacini idrografici siciliani sono in via di approvazione da parte della regione che ha, altresì, proceduto ad individuare le aree a rischio idrogeologico su tutto il territorio siciliano.
Da ultimo, si evidenzia che nello specchio d'acqua interessato dalla realizzazione del porto turistico, su richiesta della soprintendenza del mare, che ha accertato la presenza di beni di interesse archeologico, il comando della capitaneria di porto ha emanato l'ordinanza n. 59/07 del 12 luglio 2007 per la regolamentazione marina della zona, con particolare divieto di ogni attività finalizzata al danneggiamento dei beni di interesse archeologico e all'asportazione di essi.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di replicare.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, mi dichiaro assolutamente insoddisfatto - lo dico nonostante il garbo e la cortesia consueta del sottosegretario D'Andrea - perché le notizie che, per il suo tramite, il Ministro Pecoraro Scanio ci ha fornito sono note, ovvie e scontate.
Il senso della nostra interpellanza è diverso: essa si riferisce a un intervento che interessa la parte più importante e più bella, dal punto di vista paesaggistico, della città di Messina e dello stretto di Messina. Tale zona è interessata da una mega-operazione speculativa che - come correttamente ha affermato il sottosegretario D'Andrea - riguarda 131 mila metri quadrati di specchio d'acqua e 67.716 metri quadrati di superficie terrestre, che corrispondono ad un intervento che, per la dimensione della città di Messina, riguarda un intero quartiere.
Non vi è alcun dubbio che su tali materie vi sia una preliminare competenza della regione, e quindi anche della capitaneriaPag. 38di porto di Messina, la cui istruttoria mi sembra, ad un primo esame e per le affermazioni fatte, assolutamente carente ed insufficiente; non voglio dire che punti a favorire il privato, ma certamente è sospetta, molto sospetta.
Inoltre, tutti gli atti citati sono precedenti al decreto assessoriale della regione siciliana del 2005 che ha istituito le ZPS, zone a protezione speciale, in attuazione di una normativa comunitaria su cui, almeno a parole, il Ministro Pecoraro Scanio appare particolarmente solerte. Tale disciplina comunitaria, recepita con ritardo dalla regione siciliana, esclude interventi di tali dimensioni nelle zone a protezione speciale. Questo è il punto: a prescindere da una valutazione tecnica (che comunque non potrà che condurre all'esclusione di un intervento di tali dimensioni) già la disciplina prevede che gli interventi che possono essere realizzati in tali zone siano funzionali solo ed esclusivamente alla tutela della salute pubblica.
Pertanto l'opzione zero, signor sottosegretario, non è l'eccezione, ma la regola, e ci saremmo aspettati dal Ministro Pecoraro Scanio una dichiarazione più ricca di contenuti rispetto a tali indicazioni, poiché è evidente che il mancato rispetto della tutela nelle zone a protezione speciale comporta la possibilità di una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea.
Inoltre, vorrei segnalarle - e le chiedo, abusando della sua cortesia, di riferirlo al Ministro Pecoraro Scanio - che il WWF Sicilia, non più tardi di una settimana fa, ha denunciato, credo anche alla magistratura, il sacco edilizio che si sta consumando nella città di Messina nelle zone a protezione speciale.
Il WWF non può essere tacciato di partigianeria, e ritengo sia necessaria maggiore attenzione su questi problemi. Infatti, l'ex sindaco di Messina - come lei sa, l'elezione è stata annullata, e quindi si tornerà presto a votare - nonché neoeletto segretario regionale del Partito Democratico - il suo partito - è anche socio, casualmente, della società privata che sta facendo questo intervento. Credo che il Ministro Pecoraro Scanio, che pure aveva un assessore, come rappresentante dei Verdi o presunti tali, in questa sorta di amministrazione, che fortunatamente è andata a casa, dovrebbe, anziché scomodare lei e la sua cortesia, farsi carico di fare l'ambientalista non a chiacchiere e non con i deboli, cioè con i piccoli operatori economici, ma con i forti, soprattutto quando i forti sono tali perché sono esponenti autorevoli di un partito, che è nato da poco.
Pertanto, credo che questa vicenda non possa finire qua, signor Presidente: credo che sia molto, molto più grave di quanto non si immagini e di quanto venga minimizzata da quattro «cartuccelle» che il Ministero dell'ambiente ha cercato di tirare fuori con grande fatica - nonostante questa interpellanza sia stata presentata da tempo - e ritengo che il volerla occultare sia immorale da parte del Ministro Pecoraro Scanio. Mi auguro che egli abbia il coraggio e l'onestà intellettuale di occuparsene personalmente, anche intervenendo sull'assessorato regionale al territorio e all'ambiente, affinché faccia rispettare la normativa comunitaria (infatti, non è che sarà solo la regione siciliana ad essere sottoposta a procedura di infrazione, ma anche il Governo e lo Stato italiano).
In ogni caso, questo intervento, che realizza una città nella città, stravolge totalmente, con un processo costante di erosione delle coste, il territorio della città di Messina, trasformandolo, magari, in una grande convention del Partito Democratico.
(Iniziative volte alla determinazione delle quantità minime delle specie che possono essere cacciate in piccole quantità - n. 2-00781)
PRESIDENTE. L'onorevole Salerno ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00781, concernente iniziative volte alla determinazione delle quantità minime delle specie che possono essere cacciate in piccole quantità (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
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ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, illustro brevemente l'interpellanza in esame per quello che può definirsi «dovere politico», perché la caccia continua ad essere sul banco degli imputati, in questo periodo come nei periodi precedenti.
La caccia è considerata colpevole di non so quale danno all'ambiente e alle specie faunistiche, e bisognerebbe ricordare - vado al merito dell'interpellanza - che il meccanismo naturale, in virtù del quale il territorio stava in equilibrio (specialmente le specie selvatiche), con il progresso, la modernità e la civiltà si è interrotto. La caccia oggi non è una caccia indiscriminata ma un prelievo selettivo, quindi utile alla conservazione di questo equilibrio o, laddove non vi sia, al suo raggiungimento.
È, quindi, una disciplina e una pratica utile al territorio e al patrimonio faunistico nazionale. Proprio perché alcune specie non sono in equilibrio e hanno un numero di esemplari in esuberanza, o comunque anomalo, rispetto al numero naturale che quel territorio può contenere per il suo specifico habitat, in questi casi le regioni possono essere delegate, ai sensi della legge n. 157 del 1992, a riequilibrare questa situazione, che altrimenti danneggerebbe tutto il ciclo faunistico del territorio, che, quindi, non raggiungerebbe quell'equilibrio che oggi, per natura, non c'è più.
A determinare il numero relativo alle varie specie in esubero, che quindi possono essere cacciate, è l'Istituto nazionale di fauna selvatica, con sede in provincia di Bologna. Tale istituto, però, non ha trasmesso alle regioni i piani di prelievo degli esuberi delle specie in questione. Pertanto, le regioni non possono adottare i provvedimenti inerenti al controllo delle specie selvatiche, proprio perché manca - perlomeno mancava, non so se in queste ore sia arrivato - il parere di tale istituto.
In mancanza di provvedimenti, il territorio permane in una situazione di degrado. Da qui la presentazione della nostra interpellanza urgente, rispetto alla quale mi auguro che il Governo fornisca una risposta confortante.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, le modalità attraverso cui i prelievi in deroga possono essere autorizzati sono state indicate nell'intesa sancita in data 29 aprile 2004 in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome.
Su questa base, a partire dal 2004, sono pervenute all'Istituto nazionale di fauna selvatica (INFS) richieste per la determinazione della cosiddetta «piccola quantità». Già dall'istruttoria effettuata a partire dal 2004, sono risultate evidenti difficoltà tecniche nell'applicazione del metodo proposto dalla Commissione europea in relazione alle caratteristiche delle specie richieste dalle regioni e, per tali motivi, l'INFS ha successivamente posto alla Commissione europea un quesito sull'applicabilità di tale metodo. Nella risposta della Commissione del 19 dicembre 2005 vengono confermati gli aspetti critici già rappresentati relativamente all'applicabilità in modo scientificamente corretto del metodo di calcolo proposto dalla stessa.
Stante i dati disponibili a livello internazionale nel caso delle specie in questione, su tale risposta l'INFS ha provveduto immediatamente, con nota n. 3030 del 6 aprile 2006, ad informare le amministrazioni, gli enti e gli organismi competenti e, quindi, anche il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, predisponendo sull'argomento uno specifico incontro presso la sede dell'Istituto per il 4 maggio successivo.
Su tale problematica, infine, è pervenuta alla direzione per la protezione della natura una specifica relazione, in data 26 aprile 2007, nella quale, sulla base delle problematiche già evidenziate in relazionePag. 40alla caccia in deroga in rapporto alla definizione di «piccola quantità» (articolo 9, comma 1, lettera c) della cosiddetta direttiva «Uccelli» (79/409/CEE del 2 aprile 1979), si riteneva che, qualora si tentasse di determinare questa «piccola quantità» senza un'adeguata conoscenza di alcuni parametri demografici di base delle specie in questione (cioè dimensione delle diverse popolazioni interessate, produttività annuale, comportamento migratorio, mortalità naturale di giovani e adulti), non si sarebbe ottemperato a quanto previsto dalla normativa comunitaria e, per di più, con il rischio di una maggiore esposizione della posizione dell'Italia, già sottoposta alla procedura di infrazione 2006/2131.
Per quanto sopra esposto, si ritiene che nella correlazione tra ipotetici effetti benefici sulla popolazione faunistica, difficilmente individuabili scientificamente anche dall'organismo competente, proposti dagli interpellanti e il rischio di un aggravarsi della posizione del nostro Paese nei confronti della Commissione europea, si debba condividere la decisione assunta di non comunicare alcun prelievo quota in deroga, come già indicato, all'articolo 19-bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157.
PRESIDENTE. L'onorevole Salerno ha facoltà di replicare.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, purtroppo mi debbo dichiarare insoddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo.
In essa viene, infatti, riconfermata l'omissione dell'Istituto nazionale di fauna selvatica, che interviene negativamente, non esprimendo il prescritto parere, sul processo di normale vita del territorio e sul patrimonio agro-silvo-pastorale nazionale.
L'indicazione dei prelievi in deroga, stabiliti da tale istituto, consentirebbe di ristabilire un equilibrio che attualmente non c'è. La conseguenza, ancor più negativa, che così si viene a determinare, è la mancanza di equilibrio nelle specie selvatiche, spesso con ulteriore danno e disequilibrio per le stesse.
La caccia, quindi, oltre ad essere ancora immaginata in un'ottica negativa, viene ancora ad essere oggetto e campo anche di strumentali omissioni, affinché le cose vadano sempre peggio. Pertanto, è estremamente grave che il presente Governo - e probabilmente anche i governi regionali, che sarebbero deputati ad alzare un po' più la voce su tale argomento - sia nuovamente protagonista in negativo su un aspetto importantissimo, qual è appunto il patrimonio agro-silvo-pastorale nazionale, patrimonio della nazione e, come tale, elemento estremamente importante.
La caccia è di nuovo danneggiata; è nuovamente oggetto di danno da parte di una politica insensibile e oltretutto anche culturalmente arretrata su tale aspetto. Tale politica probabilmente continua con tante componenti in questo Governo di ambientalisti e di naturalisti di maniera - solo un po' di slogan - che non sanno trovare alcuna soluzione per risolvere questa problematica. Purtroppo, è un momento molto negativo per la caccia.
(Stato dei lavori di completamento dell'inceneritore di Acerra e dei lavori di realizzazione delle discariche previste dalla legge n. 87 del 2007 - n. 2-00767)
PRESIDENTE. L'onorevole Martusciello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00767, concernente lo stato dei lavori di completamento dell'inceneritore di Acerra e dei lavori di realizzazione delle discariche previste dalla legge n. 87 del 2007 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
ANTONIO MARTUSCIELLO. Signor Presidente, il decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio 2007, n. 87, ha individuato i siti da destinare a discarica presso i seguenti comuni: Serre in provincia di Salerno, Savignano Irpino in provincia di Avellino, Terzigno in provincia di Napoli e Sant'Arcangelo Trimonte in provincia di Benevento. Tale legge ha, inoltre, prescritto che «l'utilizzo del sito di SerrePag. 41in provincia di Salerno è consentito fino alla realizzazione di un nuovo sito idoneo per lo smaltimento dei rifiuti individuato dal presidente della provincia di Salerno» e che «l'uso finale del sito ubicato all'interno del Parco nazionale del Vesuvio, nel comune di Terzigno, è consentito per il solo recapito di frazione organica stabilizzata ed esclusivamente ai fini di ricomposizione morfologica del sito medesimo».
Finora, purtroppo, dopo tre mesi dall'emanazione della citata legge, non sono stati avviati i lavori per la realizzazione delle discariche di Savignano Irpino, di Sant'Arcangelo Trimonte e di Terzino; l'unica discarica attualmente attiva è quella di Macchia Soprana di Serre, che probabilmente entro aprile 2008 sarà colmata.
Per realizzare una discarica nelle aree interne appenniniche durante il periodo piovoso autunnale-invernale occorrono realisticamente diversi mesi. Il sito di Terzigno, nel Parco nazionale del Vesuvio, molto difficilmente potrà essere utilizzato come discarica, in quanto la frazione organica stabilizzata prodotta dai combustibili derivati dai rifiuti urbani della Campania, come evidenziato più volte dalla magistratura, non corrisponde ai requisiti previsti dalle vigenti leggi. L'inceneritore di Acerra difficilmente entrerà in funzione entro l'inizio della stagione estiva 2008, in quanto l'inquinamento ambientale, già da anni al di sopra dei parametri stabiliti dalle vigenti leggi, non è stato mai abbassato mediante gli interventi previsti dalla commissione per la valutazione di impatto ambientale.
La raccolta differenziata nella provincia di Napoli è a livelli bassissimi e, quindi, si profila una nuova crisi ambientale, connessa all'accentuazione della cosiddetta emergenza rifiuti, che probabilmente raggiungerà l'acme durante la stagione estiva 2008, quando la discarica di Serre sarà chiusa e non vi saranno altre discariche sostitutive.
Questa è un'evenienza facilmente prevedibile e determinerebbe situazioni catastrofiche per l'economia regionale e darebbe un colpo all'immagine del sistema turistico nazionale, come già avvenuto nei mesi scorsi: ricordiamo le penose copertine dei magazine internazionali che fotografavano la situazione dell'emergenza rifiuti napoletana e campana.
Per tutti questi motivi poniamo al Governo su tale questione un problema di responsabilità. Chiediamo, in particolare, come il Governo intenda porre rimedio ad una situazione che purtroppo, per come si sta profilando, avrà necessariamente esiti assolutamente negativi ed analoghi a quelli emergenziali che si sono già verificati nella precedente stagione estiva.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il termovalorizzatore di Acerra, i cui lavori di costruzione sono iniziati nell'agosto del 2004, è in via di ultimazione in quanto resta da completare ancora circa il 15 per cento dell'impianto stesso. Negli ultimi tempi, infatti, c'è stato un rallentamento nell'attività di realizzazione, all'epoca affidata alle società Fibe e Fisia Impianti, appartenenti al gruppo Impregilo, dovuto al sequestro cautelare dei crediti, della liquidità e dei conti correnti per la somma di 750 milioni di euro, disposto nel mese di giugno 2007 dal GIP del tribunale di Napoli.
Il commissario delegato per l'emergenza dei rifiuti ha intrapreso tutte le possibili iniziative per evitare che i provvedimenti giudiziari suddetti potessero determinare ripercussioni negative sul completamento dei lavori di costruzione dell'impianto, a causa del blocco dei pagamenti alle imprese impegnate. Infatti, queste ultime hanno, nei confronti del gruppo Impregilo, crediti per oltre 25 milioni di euro.
In tale contesto il commissario delegato ha incontrato il presidente dell'Unione industriali di Napoli ed i titolari delle imprese coinvolte nei lavori per individuarePag. 42le soluzioni più idonee a fronteggiare le gravi difficoltà finanziarie. A tal proposito, il commissario ha ricevuto assicurazioni a garanzia della prosecuzione dei lavori.
Completato l'impianto, il suo funzionamento dovrà essere preceduto dalle attività di commissioning, cioè propedeutiche all'inaugurazione dell'opera, già in parte in corso, mentre le attività di controllo propedeutiche all'immissione in rete dell'energia elettrica prodotta dall'impianto stesso potranno essere effettuate dal nuovo gestore, per la cui individuazione sono già iniziate le relative procedure.
Inoltre, la commissione di collaudo dovrà accertare sia il completamento dell'impianto sia la sua piena funzionalità, entro dodici mesi dalla data di accensione della prima linea di bruciatori. Il funzionamento dell'impianto è previsto per il mese di giugno 2008.
Per quanto riguarda il paventato inquinamento ambientale, causato dal funzionamento del predetto termovalorizzatore, si fa presente che la commissione VIA ha individuato alcune integrazioni progettuali in ragione della situazione ambientale rilevata sul territorio di Acerra. In particolare, è stato installato un ulteriore sistema di abbattimento degli inquinanti che consente di rendere ancora più efficiente l'impianto, mentre un sistema di rivelazione di microinquinanti potrà garantire, in ogni condizione di funzionamento, il continuo prelievo di campioni d'acqua dai fiumi e le loro analisi. Si precisa che i valori di tutte le emissioni dell'impianto, pur rientrando nelle soglie previste dalla normativa vigente, saranno comunque oggetto di continuo monitoraggio.
In merito alla questione relativa alle ecoballe stoccate provvisoriamente nei diversi siti, si fa presente che tali rifiuti, di eterogenea composizione, hanno subito nel tempo processi aerobici e anaerobici che possono averne modificato le caratteristiche, per cui si rende necessario applicare particolari accorgimenti gestionali e tecnologici per il loro trattamento.
Le oltre quattro milioni e mezzo di ecoballe presenti nelle piazzole, infatti, sono già destinate al termovalorizzatore come combustibile ma, per la loro composizione, non sono ancora idonee a tale scopo. Attualmente l'unica soluzione possibile per la loro utilizzazione, per lo smaltimento definitivo e per lo sgombero delle predette piazzole, è data dalla possibilità di aggiungere del cemento e usarle come materiale di ricomposizione morfologica delle cave.
In proposito l'ENEA, su incarico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sta procedendo ad identificare una formula di inertizzazione delle ecoballe, da sperimentare entro la fine dell'anno.
In relazione, poi, all'individuazione di soluzioni alternative all'utilizzo della discarica di Macchia Soprana, in occasione della riunione tenutasi il 1o ottobre 2007 presso la prefettura di Napoli, l'assessore all'ambiente della provincia di Salerno ha preannunciato la prossima indicazione di almeno altri due siti da adibire a discarica.
La legge 5 luglio 2007, n. 87, recante «Interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti», ha previsto l'attivazione dei siti da destinare a discarica presso i comuni di Savignano Irpino, Terzigno e Sant'Arcangelo Trimonte.
In ottemperanza all'articolo 1-bis della predetta legge n. 87, il commissario delegato ha istituito una commissione tecnica composta dai rappresentanti della provincia di Avellino, della regione Campania, dell'Autorità del Bacino Puglia, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della regione Puglia con il compito di procedere agli approfondimenti sulle caratteristiche tecniche, geomorfologiche ed ambientali del sito di Savignano Irpino. Il 24 settembre 2007 il commissario ha acquisito il parere favorevole della predetta commissione, avverso il quale i comuni di Savignano Irpino, Montaguto (in provincia di Avellino) e Panni (in provincia di Foggia) hanno presentatoPag. 43ricorso al tribunale di Napoli, ex articolo 700 del codice di procedura civile.
Deve, invece, essere ancora definito il progetto per la discarica di Sant'Arcangelo Trimonte, non adatta per le ceneri che in futuro saranno prodotte dai termovalorizzatori che richiedono discariche di seconda categoria in quanto considerati rifiuti speciali e pericolosi. Tuttavia, a seguito di una proposta del presidente della provincia di Benevento, la predetta discarica sarà soggetta a verifica per essere utilizzata come impianto per la dissociazione molecolare.
Diversi sono i tempi di realizzazione del sito di Terzigno ubicato all'interno del Parco nazionale del Vesuvio che, dovendo attendere sia la valutazione d'incidenza ambientale, sia le conclusioni dello studio curato dall'ENEA sulla frazione organica stabilizzata di qualità da conferire, sarà pronto solo nella prossima primavera. Peraltro, il predetto sito, per la sua notevole capacità, dovrebbe garantire lo smaltimento dei rifiuti per diversi anni, adattandosi anche alle esigenze degli impianti di combustibile derivato da rifiuti urbani napoletani, in un'ottica di scelta mediana tra il principio della provincializzazione e quello della specializzazione.
Il commissario delegato ha assicurato la ricomposizione morfologica del sito e l'adozione delle occorrenti misure di mitigazione ambientale, ivi compresa la bonifica e messa in sicurezza dei siti di smaltimento incontrollato dei rifiuti esistenti nel territorio del comune di Terzigno, mediante la predisposizione di un piano da adottarsi d'intesa con il presidente della regione Campania e con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. È stato, inoltre, pianificato l'adeguamento degli impianti di combustibile derivato da rifiuti urbani a partire da quello di Tufino, per il quale è prevista l'attivazione del processo di essiccazione, per ottenere la necessaria qualità di frazione organica stabilizzata.
La realizzazione del CDR di Tufino consentirà la ristrutturazione di un secondo CDR e, successivamente, di altri analoghi impianti. Aumenterà così la raccolta differenziata e la qualità del prodotto e, di conseguenza, si ridurranno progressivamente i periodi di fermo degli impianti e l'adeguamento degli stessi sarà più agevole.
In relazione alla messa in sicurezza delle acque del fiume Sele, si fa presente che sono stati ultimati i lavori e la copertura provvisoria della discarica di Basso dell'Olmo che, pertanto, è completamente impermeabilizzata ed è stato completato anche l'impianto di captazione di biogas.
È ancora da terminare il collegamento dell'impianto di cogenerazione alla rete ENEL, poiché la sua realizzazione è rallentata dai tempi necessari all'ottenimento del nulla osta dell'ANAS per il passaggio sotto la sede stradale del collegamento stesso.
La discarica di Basso dell'Olmo, come tutte le discariche presenti sul territorio della Campania, è soggetta a controlli periodici da parte dell'Agenzia regionale protezione ambientale della Campania che ha compiuto, dal giugno 2006 ad oggi, tre sopralluoghi che non hanno evidenziato criticità significative alla salvaguardia delle matrici ambientale.
L'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 maggio 2007, n. 3590 ha incaricato la Direzione qualità della vita del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dell'approvazione del progetto del sito di Macchia Soprana, autorizzandone l'apertura e l'esercizio, nonché della sua messa in sicurezza e della bonifica e dello stoccaggio. Con decreto direttoriale del 20 giugno 2007 è stata autorizzata l'apertura e l'esercizio di un sito di stoccaggio di rifiuti non pericolosi per consentire le operazioni di deposito preliminare, in attesa dei lavori di costruzione della nuova discarica. Tale sito è oggi esaurito, avendo ricevuto, in due mesi, 110 mila tonnellate di rifiuti. Attualmente, il conferimento dei rifiuti è garantito dalle attività di un primo lotto della discarica, denominato «vasca 3», con una potenzialità di 85 mila tonnellate, comprensiva della prima fase di 36 mila tonnellate, già autorizzata, e come parte della nuova discarica, con una capacitàPag. 44di 700 mila tonnellate di rifiuti non pericolosi. Nella conferenza dei servizi del 26 settembre 2007 è stato autorizzato all'esercizio anche l'ulteriore lotto di discarica denominato «vasca 2». La stessa realizzazione della discarica contempla, quindi, la bonifica di discariche esistenti nel comune di Serre, contribuendo al miglioramento delle condizioni ambientali del territorio.
Si precisa, inoltre, che tutte le decisioni inerenti la progettazione, la costruzione, le modalità di smaltimento e la caratterizzazione delle matrici ambientali sono esaminate ed approvate da apposite conferenze di servizi, ex articolo 14 della legge n. 241 del 1990, convocate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alle quali intervengono tutti gli enti e le realtà coinvolte nella problematica.
Ad ulteriore garanzia, sono periodicamente compiuti sopralluoghi da parte dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania (ARPAC), dipartimento provinciale di Salerno. Gli esiti dei sopralluoghi sono inviati ai commissari per l'emergenza rifiuti della Campania, alla provincia di Salerno, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, all'ASL SA2, ai sindaci dei comuni di Serre e di Postiglione, al direttore generale e al direttore tecnico dell'ARPAC, con richiesta di riscontro, ad ognuno degli enti per le proprie competenze, delle prescrizioni impartite.
Per quanto riguarda la provincia di Salerno, il sito di Macchia Soprana potrà garantire il conferimento di frazione organica e di altri scarti di lavorazione fino al luglio 2008. In occasione della riunione tenutasi il 1o ottobre 2007 presso la prefettura di Napoli, l'assessore all'ambiente della provincia di Salerno ha preannunciato l'indicazione di due siti da adibire a discarica, su cui si stanno svolgendo le operazioni di verifica preliminare e che serviranno come soluzione alternativa al sito di Macchia Soprana.
Infine, per quanto concerne le iniziative atte ad evitare un'ulteriore crisi ambientale in Campania tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate 2008, si fa presente che il commissario per l'emergenza rifiuti sta lavorando per creare le condizioni per un ritorno alla normalità nelle varie fasi di trattamento e smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione Campania. Tale impegno trova la sua più completa concretizzazione nel piano regionale per la realizzazione di un ciclo integrato dei rifiuti, d'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la consulta regionale di cui alla legge n. 87 del 2007. La predetta consulta si è riunita presso la prefettura di Napoli anche il 26 settembre 2007. Il piano si ispira, oltre che alla provincializzazione del ciclo dei rifiuti, anche alla specializzazione degli impianti, in relazione alla qualità del materiale che gli stessi sono in grado di ricevere e mira anche alla riduzione dei rifiuti e al potenziamento della raccolta differenziata.
PRESIDENTE. L'onorevole Martusciello ha facoltà di replicare.
ANTONIO MARTUSCIELLO. Signor Presidente, la risposta del Governo è assolutamente inadempiente rispetto alle problematiche poste nella mia interpellanza. Infatti, riguardo ai 4 milioni e cinquecentomila ecoballe, che dovrebbero essere impiegate come combustibile per l'attivazione dell'inceneritore di Acerra, il Governo ha disposto che le stesse ecoballe non sono utilizzabili, e che, attraverso un processo chimico, serviranno unicamente a riempire le cave di Acerra. Ciò significa che non vi sarà combustibile utile per l'inceneritore di Acerra, rispetto al quale i tempi prospettati dal Governo sono ulteriormente dilatati e certamente non sono definiti, così come, invece, imporrebbe una necessità assolutamente cogente.
Più di una volta, inoltre, il sottosegretario, nella sua risposta, ha segnalato la disponibilità dell'assessore all'ambiente della provincia di Salerno in ordine all'individuazione di alcuni siti - che, però, non sono stati individuati - alternativi alla discarica di Serre. Non è così che si affronta un'emergenza ambientale! Purtroppo,Pag. 45rispetto a una questione che ha devastato l'intera regione Campania, ancora una volta, da parte del Governo, vi è un atteggiamento approssimativo, inconsapevole e irresponsabile. Siamo estremamente preoccupati, perché ci rendiamo conto che le istituzioni competenti, perfino di fronte a una questione così importante e pericolosa per la salute dei cittadini, non hanno un atteggiamento consapevole e consequenziale rispetto agli atteggiamenti e alle attività che dovrebbero essere posti in campo.
(Progetto di costruzione di un sacrario in onore dei bambini mai nati nel comune di San Martino Valle Caudina (Avellino) - n. 2-00745)
PRESIDENTE. L'onorevole Aurisicchio ha facoltà di illustrare l'interpellanza Pettinari n. 2-00745, concernente il progetto di costruzione di un sacrario in onore dei bambini mai nati nel comune di San Martino Valle Caudina (Avellino) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5), di cui è cofirmatario.
RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, da diverso tempo, nel nostro Paese, è in atto un'intensa campagna contro la legge n. 194 del 1978 - che disciplina l'aborto - al fine di chiederne la modifica: si vuole limitare fortemente il diritto delle donne a decidere in autonomia e in piena responsabilità. A capo di tale campagna si è posta la gerarchia ecclesiastica e, in particolare, il cardinale Ruini, almeno fino a quando lo stesso è rimasto alla guida della Conferenza episcopale italiana. Proprio nelle scorse settimane, il cardinale Ruini ha rivolto ai cattolici presenti nelle istituzioni un nuovo appello ad essere coerenti e ad agire per affermare il diritto alla vita.
Nel clima che si è generato nel Paese a seguito di questa campagna, deve essere valutato ciò che è accaduto nel comune di San Martino Valle Caudina in provincia di Avellino, dove la giunta comunale, il 23 agosto 2007, ha deliberato l'assegnazione alla locale parrocchia di uno spazio nel cimitero comunale «per erigere un sacrario in onore di tutti bambini mai nati, per cause naturali o violente». La costruzione di un sacrario in onore di bambini mai nati per cause violente equivale a sostenere che si vogliono celebrare le cosiddette vittime dell'aborto, che sarebbero, appunto, i feti concepiti ma non nati a causa di ogni caso di aborto. Tutto ciò senza nemmeno distinguere rispetto alle cause che hanno potuto determinare l'interruzione volontaria della gravidanza. In tal senso, dunque, la richiesta di erigere il sacrario altro non è che un atto di prevaricazione e di intimidazione nell'ambito della richiamata propaganda. Che una parte del mondo cattolico e la parrocchia di San Martino Valle Caudina ritengano necessario assumere iniziative per testimoniare il proprio pensiero e il proprio impegno nel quadro dei dettami provenienti dalla gerarchia, è questione che non assume una rilevanza pubblica e, quindi, non merita alcuna attenzione istituzionale. Assume, invece, una rilevanza pubblica l'atto della giunta comunale, che concede il suolo per l'erezione del sacrario in onore dei bambini mai nati per cause naturali o violente e rilascia l'autorizzazione per la sua costruzione.
Ciò è dovuto a diversi motivi. Innanzitutto, il cimitero è uno spazio pubblico votato alla celebrazione dei morti (persone nate, vissute e decedute) e, in quanto tale, non può esser luogo per simboli di propaganda. In secondo luogo, all'interno di uno spazio pubblico, si concede di realizzare un monumento che va contro le donne, offende la loro dignità e richiama in continuazione la loro sofferenza, per avere le stesse attraversato la drammatica vicenda dell'aborto. In terzo luogo, l'azione di un organismo civico deve sempre agire in accordo con la Costituzione repubblicana, che, agli articoli 2 e 32, tutela il diritto alla salute della donna e con le leggi della Repubblica, compresa la legge n. 194 del 1978. Per tale motivo, ci pare necessario evitare la diffusione di analoghi comportamenti tenuti da parte delle amministrazioniPag. 46civiche, che sono completamente titolari della competenza in materia.
Il senso della presente interpellanza urgente è, perciò, di rivolgere al Governo la richiesta di considerare l'opportunità di regolare tale materia con l'emanazione di alcune indicazioni di principio, finalizzate a fare modo che si determinino comportamenti assolutamente omogenei su tutto il territorio nazionale, evitando il verificarsi di spiacevoli episodi, come quelli, già richiamati, di San Martino Valle Caudina.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, tutta la materia di cui si tratta è disciplinata dal testo unico delle leggi sanitarie, approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e dal regolamento di polizia mortuaria, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285. Inoltre, i cimiteri sono assoggettati al regime dei beni demaniali e possono formare oggetto di diritti a favore di terzi, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano. Il comune può disporre delle aree cimiteriali solo nel rispetto delle norme contenute negli articoli da 90 a 95 del regolamento di polizia mortuaria. Il citato regolamento sembra solo contemplare le concessioni per la costruzione delle sepolture, mentre nulla dice per quanto riguarda l'erezione di sacrari.
Nel caso in cui tale costruzione dovesse servire alla tumulazione dei nati morti, ricorrerebbe la fattispecie di cui all'articolo 7, commi 2 e 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990, riferita alla sepoltura dei prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle venti alle ventotto settimane complete e dei feti che abbiano, presumibilmente, compiuto ventotto settimane di età intrauterina, ovvero dei prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle venti settimane. In particolare, si precisa che allo stato, la domanda prodotta dal parroco e corredata dalle firme di centocinquantasei cittadini, volta ad ottenere l'autorizzazione alla costruzione del sacrario, sembra riferirsi a un «piccolo monumento» e non sarebbe destinata alla sepoltura.
Infatti, con una petizione, in data 16 luglio 2007, indirizzata al sindaco del comune di San Martino Valle Caudina, in provincia di Avellino, il sacerdote titolare della parrocchia Santi Giovanni Battista e Martino ha chiesto alla civica amministrazione di destinare uno spazio per la costruzione del monumento in onore di tutti i bambini non nati, per cause naturali o violente. La giunta municipale, con atto n. 147, in data 25 agosto 2007, ha deliberato nel senso richiesto, evidenziando all'interno del cimitero un'area da destinare alla realizzazione del monumento, i cui oneri finanziari saranno posti a carico dell'ente ecclesiastico.
Nel ribadire che la verifica di legittimità non rientra nelle competenze statali, si ritiene, tuttavia, che l'utilizzo degli spazi cimiteriali nel rispetto delle leggi vigenti possa essere rimesso alla libera determinazione dell'ente. Tale attività, in assenza di specifici divieti e non potendo essere sottoposta a valutazione di merito, deve quindi ritenersi consentita. Si fa presente, infine, che la pratica relativa alla concessione di uno spazio nel civico cimitero per erigere un sacrario in onore di tutti i bambini non nati, per cause naturali o violente, è, comunque, tuttora ferma, in attesa della presentazione del relativo progetto da parte del sacerdote, per cui la prevista inaugurazione annunciata dai quotidiani locali non avrà luogo.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanotti, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, dobbiamo dichiarare la nostra insoddisfazione rispetto alla risposta fornita dal Governo, rappresentato in questa sede dal sottosegretario Naccarato. Siamo insoddisfatti,Pag. 47signor sottosegretario, perché il tema è delicato. Lei ha fatto riferimento al regolamento di polizia mortuaria, che naturalmente conoscevamo. Conosciamo bene le competenze dello Stato e dei comuni, ma non avevamo bisogno di una risposta burocratica alla nostra interpellanza; tale, infatti, consideriamo la risposta del sottosegretario e la riteniamo, pertanto, insoddisfacente. Crediamo che il tema meritasse maggiore attenzione da parte del Governo. Si tratta di un luogo pubblico, quale il cimitero, di uno spazio di raccoglimento e di memoria che appartiene a tutti, indipendentemente dalle convinzioni religiose, dai principi etici e dai valori morali, cui tutti gli uomini e le donne di San Martino fanno riferimento.
Anche sul piano dei simboli - perché tale è il predetto sacrario in onore di tutti i bambini mai nati, per cause naturali o per cause violente - il cimitero, comunque, dovrebbe essere uno spazio e un luogo in cui tutti dovrebbero potersi riconoscere. La scelta che è stata compiuta dal comune di San Martino Valle Caudina la consideriamo singolare anche dal punto procedurale (anche se è evidente che ogni comune può decidere): se si decide con una delibera di giunta, su un tema così delicato, non vi è alcuna intenzione di coinvolgere la popolazione locale, gli uomini e le donne e non si pensa neppure necessario costruire consenso attorno alla proposta ricordata, al di là delle firme dei centocinquantasei giovani che, attraverso il parroco, hanno inoltrato richiesta al comune; non si pensa e non si ritiene che proprio su un tema siffatto, che rischia di dividere - nel comune di San Martino Valle Caudina vi sono dissensi molto forti all'idea della costruzione del sacrario - l'amministrazione civica debba spendersi in una pratica di coinvolgimento e di partecipazione. Al contrario, si assume di imperio la decisione, con atto di giunta.
Intendevamo chiedere al Governo se ritenesse appunto legittimo che un luogo pubblico, anche sul piano simbolico, rischiasse di diventare luogo di parte o in cui una sola parte si riconosce, semplicemente perché è del tutto evidente che il predetto monumento, con il titolo ricordato, - lo affermava con molta chiarezza l'onorevole Aurisicchio - ha un obiettivo molto preciso: tale obiettivo - si parla di morti violente di bambini mai nati - è la legge n. 194 del 1978. Si tratta di una legge dello Stato, varata negli anni Settanta con una mediazione alta del Parlamento, che tutte le donne del nostro Paese apprezzano, perché ogni donna sa che abortire è una questione di dolore e di difficile scelta e nessuna donna, in Italia, pensa che l'aborto sia un diritto e che la legge n. 194 del 1978 riconosca un diritto; al contrario: tale legge ha consentito semplicemente di liberarsi dalla piaga dell'aborto clandestino - che ha debellato -, è riuscita persino a ridurre in modo significativo le interruzioni di gravidanza e, addirittura, ad agire sulla prevenzione, evitando appunto che, per diverse ragioni, le donne siano costrette a ricorrere all'aborto. Del resto, sono dati recentissimi ad affermare che in trenta anni di applicazione della legge n. 194 del 1978, il risultato è di straordinaria rilevanza.
Il comune di San Martino Valle Caudina, con il monumento di cui si è detto e con il relativo sacrario, ha deciso di far sì che ogni donna che frequenta i viottoli e i luoghi del cimitero comunale, si trovi di fronte ad un simbolo che, comunque, è sicuramente una rappresentazione di dolore e di sofferenza, per ogni donna che è stata magari costretta ad abortire.
Dal Governo ci aspettavamo maggiore sensibilità e maggiore attenzione. Conosciamo la normativa e sappiamo, lo ripeto, quali sono le competenze dei comuni e dello Stato. Sappiamo, tuttavia, che era possibile - mi auguro sia ancora possibile - agendo sulla normativa di polizia mortuaria in materia funeraria, che lo Stato e il Governo possono determinare, sul piano dei principi, riguardo appunto ai monumenti e ai sacrari - poiché giustamente, come affermava il sottosegretario, nessun regolamento dispone e contiene indicazioni al riguardo - dare un segnale di attenzione ai temi oggetto di questa interpellanza. Ciò in nome, lo ripeto, di un concetto molto semplice: di una laicitàPag. 48dello Stato che prevede che qualsiasi spazio pubblico offra le condizioni affinché tutti, indipendentemente dai propri orientamenti, possano riconoscersi, onde evitare che vi sia una convinzione o un'etica, una morale o un sistema di valori che prevalga sugli altri, ma affinché tutti possano esservi ricompresi.
Mi auguro che, nonostante la risposta non soddisfacente, il tema rimanga all'attenzione del Governo affinché si produca una normativa che possa diventare omogenea su tutto il territorio dello Stato per evitare che di volta in volta, caso per caso, magari attraverso l'unico strumento a disposizione del sindacato ispettivo, si debba rilevare la presenza di una questione di principio molto alta, che non è liquidabile. Ritengo davvero che almeno da questo punto di vista l'interpellanza sia servita a richiamare un tema di particolare significato e mi auguro che possa servire al comune di San Martino Valle Caudina per rivedere le modalità e i percorsi istituzionali con i quali si è addivenuti a tali decisioni.
(Iniziative del Governo per riformare le istituzioni scolastiche italiane all'estero al fine di promuovere la diffusione della lingua e della cultura italiane all'estero - n. 2-00788)
PRESIDENTE. L'onorevole Angeli ha facoltà di illustrare l'interpellanza La Russa n. 2-00788, concernente iniziative del Governo per riformare le istituzioni scolastiche italiane all'estero al fine di promuovere la diffusione della lingua e della cultura italiane all'estero (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6), di cui è cofirmatario.
GIUSEPPE ANGELI. Signor Presidente, finalmente sono rimasto solo - non l'avrei mai pensato -, in un «deserto»... Ringrazio comunque per la presenza almeno del sottosegretario Naccarato anche se, riguardando l'interpellanza la questione delle scuole italiane all'estero, avrei desiderato essere ascoltato da qualche rappresentante del Ministero degli affari esteri o del Ministero della pubblica istruzione. Ai titolari di tali dicasteri è infatti rivolta l'interpellanza. Essa nasce dalla considerazione che la legge 3 marzo 1971, n. 153, prevede la promozione, a cura del Ministero degli affari esteri, di iniziative scolastiche nonché attività di assistenza scolastica, formazione e perfezionamento professionale dei lavoratori italiani all'estero e dei loro familiari. Tali iniziative, volte soprattutto all'organizzazione di corsi e all'impiego di sussidi finalizzati al recupero della lingua e della cultura italiane si sono spesso rivelate inadeguate rispetto ai bisogni delle realtà locali.
La richiesta di italiano, come mezzo per superare i confini espressivi dialettali e come recupero della propria identità linguistica e di appartenenza, continua ad essere fortemente sostenuta dal mondo dell'emigrazione. È comunque innegabile che mentre l'azione formativa nei confronti delle prime generazioni di emigrati era strutturata, essenzialmente, sul sistema scolastico e dava le basi per una prima alfabetizzazione in lingua italiana, per le nuove generazioni nate e vissute all'estero il rapporto con la lingua e la cultura italiane è ben diverso, configurandosi l'italiano quasi come lingua straniera di cui appropriarsi per ridefinire le proprie radici e mantenere il legame con la terra dei propri padri.
Il carattere sperimentale degli interventi sotto il profilo didattico e organizzativo ha spesso dato luogo a situazioni di disagio e difficoltà a causa della scarsa organicità e sistematicità che dovrebbero caratterizzare ogni progetto educativo. Per citare solo alcuni esempi: l'editoria italiana ha mostrato di non riservare particolare attenzione alla produzione di materiale didattico, sia cartaceo sia multimediale, destinato al mercato dell'America latina, soprattutto per quello necessario alla formazione dei bambini e adolescenti; inoltre, le procedure di formazione ed aggiornamento professionale per il corpo docente sono saltuarie e non assicurano la continuità del processo formativo.Pag. 49
La legislazione vigente, disciplinata dalla legge n. 153 del 1971, appare ormai obsoleta e necessita di una riforma, da anni richiesta in modo trasversale da tutte le forze politiche, che si armonizzi con le mutate condizioni in cui versano oggi le comunità italiane all'estero.
I finanziamenti per la promozione linguistico-culturale, previsti dalla succitata legge e destinati alle collettività italiane all'estero, non sono stati interamente erogati nel corso degli anni 2005 e 2006.
Chiedo al sottosegretario quali provvedimenti il Governo intenda adottare per riformare le istituzioni scolastiche italiane all'estero, al fine di promuovere la diffusione della lingua e della cultura italiane all'estero. Intendo domandare inoltre al sottosegretario se il Governo non ritenga opportuno prevedere la possibilità che enti, previsti dalla legge, possano produrre certificazioni che siano valide lungo tutto l'excursus scolastico, e se il Governo non ritenga altresì necessario riformulare le procedure di formazione e aggiornamento del corpo docente, utilizzando anche risorse locali, attraverso accordi con università italiane e Stati esteri, al fine di garantire la continuità di un processo formativo che oggi risulta essere inadeguato.
Chiedo poi quali urgenti iniziative si intendano assumere affinché siano disponibili materiali didattici multimediali relativi a tutte le fasce scolastiche, a costi accessibili, e in grado di soddisfare le necessità delle comunità italiane all'estero, e quali siano infine i motivi per cui l'erogazione dei sussidi previsti dalla legge n. 153 del 1971 è stata sospesa e quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare al fine di saldare i contributi mancanti.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, come è noto l'organizzazione dei corsi di lingua e cultura italiane in tutte le aree ove risiedono i nostri connazionali è, ancora oggi, particolarmente ampia e capillare. Negli anni si è infatti proceduto ad un successivo potenziamento dei corsi di lingua italiana e all'incremento del numero degli insegnanti assegnati alle scuole italiane, proprio con le finalità di corrispondere alla crescente domanda di corsi di lingua e cultura italiane per i lavoratori italiani ed i loro congiunti. Ciò nonostante, vi è l'esigenza di aggiornare la legge n. 153 del 1971 alle nuove esigenze delle nostre comunità all'estero. Non bisogna dimenticare infatti che l'integrazione delle nostre collettività emigrate risulta ormai molto avanzata e soprattutto le ultime generazioni sono ormai, nella quasi generalità dei Paesi, completamente inserite nel tessuto sociale delle nazioni ove vivono.
Per adeguare la legge n. 153 del 1971 alle nuove esigenze di insegnamento della lingua italiana all'estero sono stati depositati in Parlamento numerose disegni di legge di modifica. Il Ministero degli affari esteri, sotto l'impulso del Viceministro Danieli, ha organizzato nel giugno scorso una conferenza alla quale sono stati invitati, tra gli altri, i rappresentanti degli enti gestori nonché i rappresentanti dei Comites e del CGIE per un esame delle varie proposte di modifica. Nel corso della riunione è emersa una larga condivisione dell'obiettivo di introdurre la possibilità di aprire i corsi anche a ragazzi non italiani di passaporto, passando così da un intervento assistenziale ad uno di carattere promozionale. Nella stessa conferenza è stata ribadita la centralità del ruolo istituzionale dello Stato attraverso il rafforzamento degli uffici scolastici consolari, nonché la selezione rigorosa dei dirigenti scolastici, ed è stato riconosciuto il ruolo degli enti gestori nell'assunzione degli insegnanti nel rispetto delle normative dei Paesi ospitanti. Si sta ora lavorando ad una legge quadro comprensiva di tutti gli interventi di promozione della lingua italiana all'estero che assicuri il coordinamento fra tutti gli attori istituzionali coinvolti.Pag. 50
Per quanto attiene alla formazione e all'aggiornamento degli insegnanti sono stati siglati e finanziati, con le norme della legge n. 153 del 1971, numerosi accordi sia con università all'estero sia con università italiane specializzate nell'insegnamento della lingua per gli stranieri (Venezia, Siena e Perugia).
Da anni, infatti, vengono formati gli insegnanti non di ruolo che operano all'estero grazie al contributo culturale delle istituzioni accademiche più prestigiose.
Nei Paesi ove maggiore è il costo dei materiali didattici si sta già provvedendo ad inviare biblioteche tipo composte da testi scolastici e sussidi multimediali.
Si segnala, infine, che negli anni 2005 e 2006 sono stati interamente erogati - in termini di cassa - tutti i finanziamenti per la promozione linguistico-culturale previsti dalla legge in parola.
Un discorso a parte meritano le scuole italiane statali e private paritarie all'estero e le sezioni bilingue presso le scuole straniere (che non ricadono, a rigore, nell'ambito di applicazione della legge n. 153 del 1971).
Il Ministero degli affari esteri si è da tempo fatto promotore di una prospettiva bilingue e biculturale, concretizzatasi soprattutto con la conclusione di accordi bilaterali miranti all'istituzione di sezioni bilingue presso le scuole straniere, che non siano solo circoscritte alla fascia dell'obbligo scolastico, ma estese a tutto l'arco formativo.
In tali sezioni viene impartito l'insegnamento non solo della lingua e letteratura italiana, ma anche di altre materie in lingua italiana ed il titolo di studio finale è riconosciuto dall'Italia e dal Paese ospitante.
Una analoga valorizzazione del carattere biculturale e bilingue è un obiettivo prioritario dell'intervento del Ministero degli affari esteri nei confronti delle scuole statali italiane all'estero e di quelle private paritarie.
Per quanto riguarda la formazione dei docenti va segnalato che anche nell'ipotesi di contratto recentemente siglato per il comparto scuola, per il quadriennio 2006-2009, viene riconfermato il diritto alla formazione per il personale docente che opera all'estero e la previsione di idonee iniziative di formazione.
Tra le iniziative messe a punto in quest'ambito vale la pena di segnalare un progetto di collaborazione tra il Ministero degli affari esteri e il Ministero della pubblica istruzione per la diffusione on line di materiali didattici adatti all'insegnamento dell'italiano a stranieri. Tali materiali sarebbero scaricabili gratuitamente grazie alla collaborazione dell'Istituto nazionale per la documentazione, l'innovazione e la ricerca educativa di Firenze, che dispone - unico ente in Italia - di una piattaforma ad attività sincrona per 3000 utenti in contemporanea e si avvale di esperti propri o individuati dal Ministero della pubblica istruzione guidando iniziative di formazione e sperimentazione didattica.
All'indirizzo http://insegnoitaliano.indire.it è già fruibile un ambiente virtuale dedicato a tutti coloro che insegnano l'italiano a stranieri, contenente materiali specifici: schede destinate agli alunni e spunti di attività didattica. Si tratta di materiale studiato tenuto conto delle necessità specifiche per l'insegnamento della lingua italiana a stranieri di vari gruppi linguistici.
Al materiale in questione sono affiancati strumenti per il miglioramento della preparazione didattica dei docenti. Il progetto INDIRE fornisce pertanto uno strumento utile per contribuire ad un auspicabile superamento della insufficienza di preparazione dei docenti e della disponibilità di materiali didattici, rispetto alla crescente domanda di insegnamento della nostra lingua.
Per quanto riguarda la certificazione di conoscenza dell'italiano, il Ministero degli affari esteri ha sottoscritto convenzioni con le università per stranieri di Siena e Perugia, l'università Roma Tre e la Società Dante Alighieri per il rilascio di tali certificazioni tramite gli istituti italiani di cultura.
Infine, per ciò che riguarda nello specifico la scarsa attenzione che l'editoriaPag. 51italiana riserva all'America latina, si può sottolineare che l'Italia sarà ospite d'onore alla fiera internazionale del libro di Guadalajara nel 2008, la più grande dell'America latina e la seconda del mondo dopo Francoforte. Anche in considerazione di questo importante evento è stato dato un impulso maggiore agli incentivi dedicati alla traduzione di libri italiani in lingua spagnola.
PRESIDENTE. L'onorevole Angeli ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE ANGELI. Signor Presidente, sono insoddisfatto della risposta alla mia interpellanza. Infatti mi chiedo per quale motivo in Argentina, dove ci sono circa 100 mila studenti tra ragazzi e adulti che imparano la nostra lingua e la cultura italiana, tantissimi enti stanno chiudendo i corsi perché non riescono a pagare i docenti. Bellissime le promesse: sapevo tutte queste cose.
Nella mia città ho un ente gestore (e ho anche un insegnante di ruolo, qua, d'italiano). Noi abbiamo bisogno di moltissimi insegnanti: è necessario, pertanto, inviare nel mondo formatori di formatori. Vi è una carenza totale di docenti in Argentina e nel mondo, dove c'è un risveglio dello studio della nostra lingua. La domanda è quanto paghiamo: non parlo del 2007, in cui non è stato versato neanche un euro, però nel 2004, 2005 e 2006 sono stati erogati degli acconti, mentre i saldi non sono ancora stati erogati né versati.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 19 ottobre 2007, alle 10:
Informativa urgente del Governo sui decessi verificatisi di recente nel Centro di permanenza temporanea di Modena e sulle problematiche relative a tali strutture.
La seduta termina alle 17,25.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2161-A - subem. 0.11.101.100 | 323 | 189 | 134 | 95 | 186 | 3 | 78 | Appr. |
2 | Nom. | subem. 0.11.101.101 | 351 | 201 | 150 | 101 | 200 | 1 | 76 | Appr. |
3 | Nom. | em. 11.101 | 392 | 383 | 9 | 192 | 383 | 74 | Appr. | |
4 | Nom. | em. 11.100 | 405 | 235 | 170 | 118 | 234 | 1 | 74 | Appr. |
5 | Nom. | articolo 11 | 403 | 233 | 170 | 117 | 231 | 2 | 74 | Appr. |
6 | Nom. | em. 12.1 | 430 | 429 | 1 | 215 | 195 | 234 | 74 | Resp. |
7 | Nom. | subem. 0.12.73.100 | 397 | 395 | 2 | 198 | 229 | 166 | 74 | Appr. |
8 | Nom. | subem. 0.12.73.101 | 415 | 256 | 159 | 129 | 227 | 29 | 74 | Appr. |
9 | Nom. | subem. 0.12.73.102 | 377 | 219 | 158 | 110 | 213 | 6 | 74 | Appr. |
10 | Nom. | subem. 0.12.73.103 | 443 | 437 | 6 | 219 | 238 | 199 | 74 | Appr. |
11 | Nom. | em. 12.73 rif. | 438 | 250 | 188 | 126 | 244 | 6 | 74 | Appr. |
12 | Nom. | Votazione annullata | Annu. | |||||||
13 | Nom. | articolo 12 | 439 | 354 | 85 | 178 | 241 | 113 | 74 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 17.100 | 429 | 427 | 2 | 214 | 244 | 183 | 73 | Appr. |
15 | Nom. | em. 17.71 | 445 | 253 | 192 | 127 | 250 | 3 | 73 | Appr. |
16 | Nom. | articolo 17 | 444 | 281 | 163 | 141 | 246 | 35 | 73 | Appr. |
17 | Nom. | articoloagg. 18.023 rif. | 443 | 440 | 3 | 221 | 437 | 3 | 73 | Appr. |
18 | Nom. | articoloagg. 18.031 | 453 | 450 | 3 | 226 | 217 | 233 | 72 | Resp. |
19 | Nom. | articoloagg. 18.03 | 456 | 455 | 1 | 228 | 208 | 247 | 72 | Resp. |
20 | Nom. | articoloagg. 18.072 | 450 | 449 | 1 | 225 | 203 | 246 | 72 | Resp. |
21 | Nom. | articoloagg. 18.010 | 456 | 450 | 6 | 226 | 211 | 239 | 72 | Resp. |
22 | Nom. | articoloagg. 18.08 | 457 | 453 | 4 | 227 | 218 | 235 | 72 | Resp. |
23 | Nom. | articoloagg. 18.012 | 456 | 455 | 1 | 228 | 217 | 238 | 72 | Resp. |
24 | Nom. | articoloagg. 18.013 | 452 | 451 | 1 | 226 | 216 | 235 | 72 | Resp. |
25 | Nom. | articoloagg. 18.011 | 440 | 438 | 2 | 220 | 207 | 231 | 73 | Resp. |
26 | Nom. | subem. 0.18.070.100 | 444 | 439 | 5 | 220 | 236 | 203 | 72 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | articoloagg. 18.070 | 445 | 248 | 197 | 125 | 244 | 4 | 72 | Appr. |
28 | Nom. | articolo 19 | 443 | 439 | 4 | 220 | 236 | 203 | 72 | Appr. |
29 | Nom. | em. Tit. 1 | 434 | 398 | 36 | 200 | 247 | 151 | 72 | Appr. |