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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 258 di venerdì 14 dicembre 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 16,05.
GIUSEPPE GALATI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 10 dicembre 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Buontempo, Gasparri, Palumbo e Reina sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato) (A.C. 3256-A) (ore 16,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008).
Ricordo che nella seduta del 13 dicembre scorso il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, degli emendamenti 1.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22), 23.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis) e 135.1000, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 1.1000 del Governo - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'emendamento 1.1000 del Governo, con annesse tabelle (interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22), sulla cui approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia (Vedi l'allegato A - A.C. 3256, sezione 1).
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente e colleghi, ho il piacere di annunciare perPag. 2primo ai rappresentanti del Governo un voto favorevole sulla questione di fiducia, il voto dei Socialisti per la Costituente.
Tuttavia, nel contempo, non posso non denunciare che, perlomeno nel dibattito ma anche a livello operativo, direi, vi è stata una sottovalutazione del quadro macroeconomico di fondo del nostro Paese. Abbiamo assistito ad un dibattito che si è svolto sulle singole parti della manovra finanziaria e forse abbiamo perso di vista il fatto che, se viene previsto che il tasso di crescita del PIL (prodotto interno lordo) per il 2007 si aggirerà intorno all'1,9 per cento, le previsioni ufficiali del Governo prospettano un abbassamento del tasso di crescita nel 2008 all'1,5 per cento, che in realtà l'OCSE riduce all'1,3.
Se si considera che il tasso di crescita medio previsto in «Eurolandia», ovvero nei Paesi dell'area euro, è di circa il 2,2 per cento, ci si renderà conto che, praticamente, l'Italia rinuncia a riguadagnare il plotone di testa nella crescita dell'economia europea. Ciò significa, naturalmente, anche disporre di minori capacità redistributive a favore dei ceti più deboli.
Quindi, al di là delle varie opzioni politiche e programmatiche, non può non colpire negativamente il fatto che il dibattito non si sia concentrato su tale piano e che anche tutte le buone intenzioni di collaborazione istituzionale tra i vari partiti per le riforme elettorali non siano partite da questa analisi e dalla volontà di offrire un contributo in positivo. Poi ci si lamenta del fatto che il New York Times ci descriva come sostanzialmente rassegnati ad una prospettiva di declino!
Proprio contro tale prospettiva vuole reagire il riformismo dei socialisti, ed è per questo che ci presentiamo all'appuntamento - che è ineludibile - di un vertice, a gennaio, in cui la politica del Governo e della maggioranza nel suo complesso vengano verificate, riviste e aggiornate; ci presentiamo a tale appuntamento con la ferma volontà di chiedere una nuova fase politica e programmatica nella vita del Governo e della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti per la Costituente e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nei giorni scorsi ho avuto modo di definire i membri del Governo Prodi ladri di legalità: i membri dell'attuale Governo sono ladri dei diritti dei deputati.
Noi siamo stati derubati dei diritti che ci vengono riconosciuti dalla Costituzione.
Ciò è avvenuto con qualche «sussulto» di legalità da parte del Presidente della Camera, ma non ritengo sufficienti tali «sussulti» di legalità, di fronte alla decisione di non far discutere neppure un solo emendamento in Assemblea.
La posizione della questione di fiducia sull'approvazione della manovra finanziaria non vi è dubbio che trovi precedenti, ma credo che in nessun caso si riscontrino precedenti nei quali il Governo abbia addirittura umiliato il lavoro della Commissione, alla quale era stato garantito il recepimento di alcune decisioni, mentre invece quelle stesse decisioni sono state poi espunte dal testo.
Per capire come si sono mossi basta pensare allo spostamento della scuola di magistratura a Benevento anzi, addirittura, a Ceppaloni.
Il Governo, invece, ha respinto l'istituzione del Garante per l'infanzia che è un provvedimento che ci viene richiesto dall'ONU e dalla Comunità europea. Si fa un gran parlare della condizione dell'infanzia, ma evidentemente questo Governo aspetta una qualche tragedia di cronaca - speriamo che non ci sia mai - per poi fare il «duro» e intervenire. È una vergogna che il Parlamento italiano non abbia ancora istituito il Garante per l'infanzia presente in tutta Europa e da più parti sollecitato. Per questo Garante non vi sono i soldi, ma per la scuola di magistratura a Ceppaloni le risorse si sono trovate.
Signor Presidente, otto emendamenti sono stati presentati alle 14,30 nel soloPag. 3pomeriggio di mercoledì 12 e altri ventuno, sempre della maggioranza, sono stati presentati alle 18,30 e mentre avveniva tutto ciò ne veniva ritirato uno di quelli presentati in precedenza dalla maggioranza. Noi, quindi, siamo stati prigionieri per un'intera giornata in quest'aula.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo affermando che quello che sta avvenendo è una vergogna per il Paese. Mi auguro che la più alta istituzione della Repubblica possa passare dalle parole a iniziative concrete per tutelare il Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brugger. Ne ha facoltà.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il nostro voto di fiducia sul disegno di legge finanziaria per il 2008 verrà espresso su un testo molto più equilibrato di quello dello scorso anno e notevolmente migliore rispetto a quello uscito dal Senato. Al Senato sono state messe a punto le grandi questioni proposte dal Governo come quella della riorganizzazione del sistema della fiscalità delle imprese, degli interventi sulla riduzione dei costi della politica, del pacchetto casa, delle agevolazioni per l'ICI estese a tutti e, in modo particolare, del principio del rapporto di lavoro a tempo indeterminato con rare eccezioni.
Alla Camera, invece, abbiamo cercato di intervenire su altri settori specifici e possiamo affermare che il risultato raggiunto è buono. Un esempio di tale risultato è l'istituzione di un fondo destinato a finanziare gli interventi per la riduzione della pressione fiscale per il lavoro dipendente, nel quale far confluire le maggiori entrate strutturali del 2008 oltre al restante extragettito recuperato dalla lotta all'evasione fiscale. Si tratta di un provvedimento richiesto dai lavoratori e dal mondo delle imprese e rappresenta un segnale forte. Un'altra importante priorità che è stata realizzata è quella del programma triennale di circa un miliardo di euro, volto al sostegno del trasporto pubblico locale nelle nostre città, comprensivo di una detrazione fiscale per i cittadini che acquistano abbonamenti ai servizi pubblici locali; anche quest'ultimo intervento era atteso da anni.
Sulla famiglia, a nostro parere, invece si poteva fare di più. Le agevolazioni fiscali per le famiglie numerose con più di quattro figli a carico sono positive, come positiva è la soluzione della questione dei cosiddetti incapienti; ma servono anche norme più incisive sulla tutela della maternità e sul congedo parentale. Riteniamo giusta anche una maggiore detrazione d'imposta per i familiari a carico.
In ultimo, ma non per importanza, è da segnalare il capitolo delle disposizioni a favore del clima e del risparmio energetico attuato, in parte, attraverso il prolungamento di ulteriori tre anni delle disposizioni già contenute nella precedente legge finanziaria e, in parte, con misure nuove per quanto riguarda le fonti rinnovabili e i certificati verdi. In quest'ambito mi preme ringraziare maggioranza e Governo per il sostegno assicurato ai nostri emendamenti che riteniamo migliorativi della politica energetica complessiva. Mi riferisco in modo particolare agli incentivi per gli impianti di riscaldamento da fonti rinnovabili e al prolungamento dei cosiddetti certificati verdi.
La Südtiroler Volkspartei, nell'ambito delle pochissime risorse ancora disponibili, ha proposto delle misure volte a risolvere vari problemi e devo dire tutte che sono state tutte accolte con favore. Si tratta di misure che, a nostro avviso, risolvono i problemi concreti dei cittadini e dei contribuenti.
Ne sono una esempio: la risoluzione dell'annosa questione del riconoscimento del bilinguismo nella provincia di Bolzano; il fatto che è stata finalmente adeguata l'indennità spettante ai magistrati e, infine, il fatto che la priorità, introdotta al Senato, per l'assunzione di personale bilinguePag. 4già vincitore di concorsi nel pubblico impiego, è diventata una certezza alla Camera.
Possiamo pertanto dichiararci soddisfatti del lavoro svolto in finanziaria, ma mi preme evidenziare, anche in questa occasione, che, quale partito che sostiene dall'esterno l'attuale Governo, chiediamo garanzie specifiche - fin dalle prossime settimane - su due questioni che ci tengono uniti. Si tratta, in primo luogo, della conclusione dell'iter parlamentare sul principio dell'intesa per la modifica degli statuti speciali e, in secondo luogo, della riforma elettorale che deve essere tale da assicurare comunque la rappresentanza delle minoranze linguistiche in modo proporzionale alla loro consistenza.
Per tutti questi motivi i rappresentanti della Südtiroler Volkspartei e delle minoranze linguistiche rinnovano la fiducia al Governo Prodi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, ci troviamo di fronte all'ennesima questione di fiducia. Chi mi ha preceduto ha affermato che tutto ciò rappresenta l'ennesimo schiaffo alle prerogative parlamentari, perché si ricorre a questo strumento anche quando non si sarebbe costretti a farlo, considerato che in questo ramo del Parlamento la maggioranza non ha «fibrillazioni numeriche» che la costringono a doversi sottrarre al confronto parlamentare.
Tuttavia occorre dichiarare le motivazioni per le quali intendiamo esprimere il nostro voto di sfiducia nei confronti del Governo. Il disegno di legge finanziaria in esame rappresenta ancora una volta l'occasione perduta per una maggioranza che probabilmente ha poche idee e molto confuse.
Tra le misure comprese nel maxiemendamento sul quale oggi votiamo la fiducia vi è la revoca del credito d'imposta per gli investimenti in beni strumentali nel Mezzogiorno, con conseguente dirottamento delle relative somme verso altri obiettivi - non si capisce come e perché - e di fatto si tratta di 350 milioni di euro che vengono sottratti ancora una volta al Mezzogiorno, attraverso quelle operazioni che vi hanno costretto a raschiare il fondo del barile per procedere alle regalie che qualche minoranza scalmanata di questa vostra maggioranza vi ha spesso imposto.
Non vi è alcuna strategia di sviluppo per il Paese. Un esponente della vostra stessa maggioranza, intervenuto prima di me, ha già evidenziato come i dati ufficiali fanno emergere per il Paese una prospettiva di crescita dell'1,3 per cento rispetto ad una prospettiva di crescita media del resto d'Europa del 2,5 per cento. In altre parole cresceremo meno del resto dell'Europa e, considerato che siamo già in ritardo, ciò significa che il deficit, il differenziale di sottosviluppo del nostro Paese rispetto agli altri Paesi europei è destinato a crescere.
Per governare un grande Paese, che ha i mezzi, le possibilità e le capacità di mettersi in linea con la parte migliore dell'Europa, sono necessari conoscenza, competenza e fantasia.
Anzitutto è necessaria la conoscenza dei problemi. Occorre infatti focalizzare le esigenze del Paese, e capire che i margini maggiori di sviluppo sono in quelle zone del Paese che, rispetto alle altre, sono maggiormente arretrate, ed è inoltre necessario comprendere che una politica di vero investimento passa attraverso una liberalizzazione delle risorse che lasci ai privati la possibilità di intraprendere attività economiche, oppure attraverso una politica di investimenti infrastrutturali che metta in circolo nuova ricchezza, tale da svegliare l'Italia dal torpore socio economico in cui versa.
Occorre sapere tutto ciò, ma voi avete dimostrato di non saperlo, attraverso ben due leggi finanziarie che come risultati determinano, da un lato, l'aumento della pressione fiscale e, dall'altro, il creare le condizioni per l'aumento del divario di crescita nei confronti dell'Europa.Pag. 5
Per governare è altresì necessaria la competenza, ovverosia sapere esattamente cosa fare e come farlo, mentre voi continuate ad annaspare e a «menare fendenti» nel buio, colpendo soprattutto un Paese che è in ginocchio e non ce la fa più.
Occorre infine la fantasia, perché quando si è costretti a fare i conti con esigenze di risanamento, che pure ci sono, considerati i limiti imposti dall'Europa, comunque bisognerebbe saper trovare la strada maestra, tale da dare al Paese e da restituire allo stesso, soprattutto alle sue zone più disagiate, il diritto alla speranza.
Noi voteremo contro, perché questo Governo non è in grado di rispettare alcuna di tali condizioni e perché il Paese, a questo punto, ha una sola speranza: che il prima possibile vi leviate di torno, perché non vi è prospettiva se questo Governo continua a restare in carica (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, errare è umano - come è noto - e perseverare, naturalmente, è diabolico. Dopo la legge finanziaria «mostro» dello scorso anno per metà non ancora attuata, ecco la manovra per il 2008, contenuta in questa legge finanziaria, nel cosiddetto decreto fiscale e nel disegno di legge sul welfare, per oltre mille pagine di articolato. Si tratta di un'inondazione di norme senza precedenti in cui vi è di tutto - anche qualcosa di buono - tranne una visione di politica economica forte e coerente.
Dal 1995, l'emergenza nazionale consiste nella bassa crescita e, prima di essa, nella caduta della produttività. L'incremento annuo della produttività del lavoro è stato, infatti, dal 1995 in poi, di due, tre punti in meno rispetto a quello registrato nei Paesi europei. Tale dato ha spiazzato da tempo la competitività del nostro apparato produttivo, riducendo il tasso di crescita dell'economia e con esso i salari.
Negli ultimi dodici anni, l'Italia è stata la cenerentola d'Europa per tasso di crescita: nel 2006 è cresciuta dell'1,9 per cento a fronte del 2,9 per cento dell'Europa; nel 2007 - cioè quest'anno - si trova all'1,7 per cento a fronte del 2,3 per cento europeo; nel 2008, se tutto va bene, sarà all'1,3 per cento a fronte del 2 per cento europeo.
Coerente con tale declino è l'andamento delle esportazioni, che sono cresciute nel 2006 del 5 per cento a fronte di un incremento doppio del commercio mondiale e nel 2007 cresceremo del 2 per cento, a fronte del 6 per cento del commercio mondiale. In altre parole, continuiamo a perdere quote di commercio internazionale.
Sul terreno della finanza pubblica, i miglioramenti registrati sono legati in parte alla maggiore crescita del Paese, in parte ai ridotti investimenti pubblici, in piccola parte anche per qualche norma antielusiva, e, negli enti locali, ai ritardati pagamenti e alla «mitragliata» di aumenti di tasse locali, tra addizionali e tariffe, a cominciare da quella dei rifiuti. Naturalmente, tutto ciò rafforza l'inflazione e con essa l'erosione del potere d'acquisto.
In economia, onorevoli colleghi, come in politica, tutto si tiene e nessun risanamento strutturale dei conti pubblici potrà avvenire senza una crescita del 2,5 o 3 per cento, come dimostrano gli ultimi quindici anni, che pure hanno goduto di eccezionali bassi tassi di interesse e di svendite di aziende pubbliche per oltre 150 miliardi di euro.
Se, dunque, questo è il quadro, una politica economica degna di questo nome avrebbe dovuto aggredire, in queste due manovre finanziarie, il tema della crescita e della produttività del lavoro, per affrontare con successo le grandi questioni sottostanti, da quella salariale a quella della precarietà, dal risanamento della finanza pubblica alla competitività. Pertanto, manca nella testa del Governo - in questa sede manca addirittura il Ministro dell'economia, oggi, ieri e domani - un'ideaPag. 6e una visione d'insieme dell'economia del Paese, che declina mese dopo mese, nonostante gli sforzi in particolare delle piccole e medie imprese che competono quotidianamente sui mercati internazionali. Di qui, una legge finanziaria di norme e «normette» per affrontare problemi risolvibili anche con provvedimenti amministrativi.
Ministro Chiti, non apparteniamo alla categoria dei facili censori - la prego, non si distragga se possibile - quanto piuttosto a quella più rara di chi tenta di proporre soluzioni possibili (il Ministro Chiti non è venuto in Commissione né partecipa in Assemblea naturalmente). Oltre alla norma che abbiamo presentato per contenere i prezzi energetici (fatta fuori proprio dal relatore Ventura), avevamo proposto quattro articoli aggiuntivi per aggredire la questione della crescita, favorendo quel famoso shock dell'economia di cui tanto si è parlato e di cui tanti si sono dimenticati.
Avevamo proposto uno spin-off di immobili statali (usati dalla pubblica amministrazione) per un valore di oltre 30 miliardi di euro, così da inserire nell'economia reale almeno 25 miliardi di euro in tre anni per finanziare grandi investimenti infrastrutturali, il risanamento delle periferie urbane (conferendo ai sindaci poteri speciali e risorse), la strategia di Lisbona e forti agevolazioni fiscali per gli investimenti delle piccole e medie imprese. Per dirla in maniera semplice, la nostra proposta si basava su una forte accelerazione della domanda pubblica e privata nel breve periodo, intrecciata, però, ad una nuova politica dell'offerta nel medio periodo, fatta di ricerca, innovazione e accentuazione della concorrenza, oltre che di abbattimento delle diseconomie esterne delle aziende che ne aumentano i costi di produzione: vale a dire una linea di politica economica capace di accelerare, così, la crescita di almeno un punto di PIL, con tutto ciò che ne consegue sul rapporto deficit/PIL, sul tasso di occupazione, sulla sua stabilità e sulla crescita dei salari.
Il Governo è stato, oltre che assente, sordo e muto dinanzi a questa proposta. Nel mentre, esso lasciava inalterata la pressione fiscale intorno al 43 per cento (diminuendo l'IRES, ma allargando la base imponibile) e colpiva gli investimenti privati con la minore deducibilità degli interessi e la riduzione dell'accelerazione degli ammortamenti. Le conseguenze - mi rivolgo agli onorevoli colleghi e al Ministro Chiti, che continua a parlare e a perdere tempo con il Viceministro Pinza (mi perdoni questa impertinenza, ma è dall'inizio che non riuscite ad avere neanche un minuto di attenzione) - sono tutte nelle vostre previsioni, che consentono di avere, anche per il 2008, uno scarso incremento della produttività del lavoro ed una bassa crescita, secondo le vostre stesse stime.
PRESIDENTE. Per favore...
PAOLO CIRINO POMICINO. Prego, Signor Presidente?
PRESIDENTE. Non mi rivolgevo a lei, ma a chi disturba.
PAOLO CIRINO POMICINO. Le sono molto grato, infatti mi sembrava di essere ancora nei tempi previsti per il mio intervento.
Come dicevo, tale bassa crescita non consentirà di affrontare né la questione salariale (perché le aziende saranno costrette a scaricare sui salari di ingresso il tentativo di recuperare produttività di lavoro), né, naturalmente, quella della precarietà. La giusta flessibilità del lavoro, infatti, in un'economia che cresce poco, non genera un aumento dell'occupazione, ma destruttura l'occupazione stabile a tempo indeterminato. Per non parlare, infine, dei 350 milioni di euro di credito di imposta sottratti al sud per il 2007, solo per non aver saputo difendere la norma davanti alla Commissione europea nel corso di un intero anno! Pertanto, non sarà qualche buona «normetta» - che pure esiste (come ho detto all'inizio del mio intervento), messa qua e là, nel mare magnum di questa finanziaria - a dare il segno di una politica economica che non c'è! Mi dispiace dirlo, ma questo è unPag. 7Governo all'opposizione del Paese e che, molto spesso, è anche all'opposizione di sé stesso. Per tali motivi, esso non può assolutamente meritare la nostra fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Popolari-Udeur voteremo con convinzione questa ennesima fiducia. Infatti, poiché abbiamo partecipato ai lavori di questa finanziaria in Commissione, ci rendiamo conto che, pur tra mille difficoltà, tante cose buone sono state fatte e realizzate, previste ed inserite in un testo che cerca di riassumere le principali questioni di cui il Paese deve occuparsi. Nel mio intervento non farò un elenco di tutte le questioni che sono state poste alla nostra attenzione, ma cercherò di concentrarmi su quelle soluzioni che un partito come il nostro - i Popolari-Udeur - ha cercato di sottoporre all'attenzione del Governo e di tutti coloro che potevano effettuare una scelta, al fine di risolvere alcuni problemi che ritenevamo di fondamentale importanza. Pertanto, alcune delle nostre proposte emendative, alcune sottoposte all'attenzione di questa Camera dal nostro collega Picano, nel campo dei terremoti e delle alluvioni, hanno trovato poi accoglienza nel maxiemendamento, anche se avremmo voluto estendere alcune di queste provvidenze ad altre aree e ad altri eventi. Allo stesso modo, nel riordino del settore immobiliare, una proposta emendativa del collega Satta ha trovato accoglimento e tutto ciò doveva essere, comunque, completato con una ulteriore razionalizzazione anche delle stabilizzazioni.
In tema di sicurezza, di giustizia e di famiglia abbiamo presentato elementi qualificanti che non guardavano al particolare. Se vogliamo, di particolare, avevamo sollevato un problema, quello della fine dell'emergenza delle gestioni commissariali in Campania, e abbiamo trovato una grande adesione in merito. Tuttavia, successivamente non abbiamo potuto realizzare tale ulteriore obiettivo che ci eravamo prefissi. Allo stesso modo, per quanto riguarda il settore della sicurezza, siamo stati sempre convinti che ai vigili del fuoco bisognasse dare risposte in maniera particolare. Siamo soddisfatti del lavoro svolto. Certamente, non ci fermiamo qui. Infatti, vi era qualche altra nostra proposta che si muoveva nella direzione di incentivare ulteriormente il salario di tali nostri validi collaboratori, i vigili del fuoco, che rischiano la vita per il bene, per la salute e per la salvezza degli altri. Constatare, come ci ha fatto notare il nostro presidente di gruppo, Fabris, che dopo ventidue anni di servizio, una busta paga netta di un vigile del fuoco si avvicina appena a 1.200 euro ci fa capire che i nostri sforzi non sono finiti e dobbiamo andare ancora oltre. Inoltre, lo ripeto, abbiamo già illustrato le questioni che abbiamo voluto affrontare - che sono di rilevanza strategica e che riteniamo non essere di parte, ma di valenza nazionale - e che sono state accolte. Mi riferisco alle provvidenze che, grazie ad una segnalazione dell'onorevole Cioffi, sono state erogate al Telefono Azzurro, perché mai come in questo momento, in cui è in atto una grande campagna di sensibilizzazione a favore dei minori e vi è il rischio reale che i minori stessi vengano usati per scopi criminali, ci sembrava un dovere potenziare le attività del ricordato ente.
Allo stesso modo, ci è sembrato un dovere prendere in seria considerazione, come ha fatto il Governo, l'emendamento a firma dell'onorevole Rossi Gasparrini che ridà un po' di ossigeno e di respiro al settore dei mutui, a tutte quelle coppie e a quelle persone che con fatica hanno contratto un mutuo per l'acquisto della prima casa ed a causa delle difficoltà del momento, non riescono ad effettuare il pagamento puntuale ed effettivo delle rate alla loro scadenza naturale. Diamo un po' di respiro e di spazio a tali persone, comprendiamo il momento difficile che si sta vivendo!Pag. 8
Personalmente, provenendo dal mondo del volontariato, mi sono occupato della mobilità dei disabili. Anche in questo caso il Governo è stato sensibile, perché per il settore ferroviario, abbastanza carente in tale ambito, abbiamo proposto un emendamento che serve a garantire mezzi e strutture ulteriori, affinché sia agevolata maggiormente la mobilità dei disabili sull'intero territorio nazionale. Questi sono solo alcuni dei provvedimenti più importanti che abbiamo voluto segnalare.
Non sono sensibile al richiamo degli slogan del leader del centrodestra, ma qualcuno, negli ultimi tempi, ci ha invitato ad abbandonare la politica dei «parrucconi», cui aggiungerei anche quella dei «parrucchini». Quindi, proverò a proseguire in modo più sobrio con il mio intervento. Le proposte che vi ho illustrato sono frutto di un ragionamento di un partito che viene considerato piccolo. Vorrei farlo presente, in quanto qualche giorno fa ho fatto questo riferimento e qualcuno mi ha chiesto di completare il concetto. Qualcuno ci ha definiti nanetti: di giganti in giro non ne ho visti! Inoltre - come ho affermato qualche giorno fa - se proprio dobbiamo essere considerati nanetti, vogliamo essere almeno Dotto.
Vi è qualcuno capace di dire la sua, anche se ci tocca lavorare in mezzo a tanti che brontolano e pisolano - quindi, Brontolo e Pisolo! - svolgiamo il nostro lavoro: ci alziamo ogni mattina e andiamo a lavorare per cercare di porre questioni importanti all'attenzione del Paese. In questa fiaba avevo ricordato che il principe azzurro, se lo volessimo identificare nei leader del centrodestra ci sembrerebbe un po' attempato. Invece, il leader del Partito Democratico, non ci sembra proprio trovarsi a proprio agio nei panni di Biancaneve, anzi, ultimamente, ci sembra di vederlo meglio nel ruolo della strega cattiva che, insieme ad un altro stregone, ci vuole propinare una mela avvelenata, quella della riforma elettorale. Faccio questo simpatico riferimento anche per svelenire il clima.
Non ci lasceremo incantare ancora per troppo tempo e confidiamo che arrivi presto a liberarci da questo incantesimo, qualcuno con un bel cavallo bianco. Per Bianco, chiaramente, non intendiamo quello che ogni settimana tenta di proporci una nuova bozza di riforma elettorale, perché egli, più che un cavallo bianco, ci sembra un cavallo di Troia, mentre noi Popolari-Udeur, sempre in tema di cavalli, preferiamo sicuramente un cavallino, magari anche rampante, purché sia bianco. Per tutte queste argomentazioni, anche un po' fuori dalle righe (ma avevo premesso che avremmo abbandonato la politica fatta di schemi tradizionali e consolidati), nel ribadire il nostro impegno ad apportare a questo disegno di legge finanziaria le modifiche essenziali e importanti che la nostra sensibilità e il nostro partito ci hanno consigliato, rinnoviamo la nostra fiducia ed esprimiamo, sin da ora, il voto favorevole dei Popolari-Udeur (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, la Camera dei deputati si accinge a votare la questione di fiducia posta dal Governo sul disegno di legge finanziaria. È la seconda legge finanziaria del Governo Prodi, un atto importante per il Paese. La prima legge finanziaria di questo Governo ha messo in sicurezza i conti pubblici; questa finanziaria, quella per il 2008, redistribuisce le risorse ai più deboli. Essa si inserisce in pieno nella politica economica generale e negli obiettivi di equità, di sviluppo, di lotta ai cambiamenti climatici, del diritto alla casa e alla sicurezza che il Governo stesso e la maggioranza dell'Unione che lo sostiene hanno posto alla base della propria azione fin dall'inizio di questa legislatura.
Gli stanziamenti complessivi per interventi di carattere sociale e finalizzati all'equità ammontano a quasi quattro miliardi di euro, ossia ben oltre un terzo degli stanziamenti complessivi previsti dalPag. 9provvedimento che abbiamo approvato tre settimane fa. Il forte impatto redistributivo è evidente: tra questi interventi ricordiamo il «pacchetto casa», dove si sommano la riduzione dell'ICI per la prima abitazione (da noi praticata e realizzata, mentre per Berlusconi è stata solo una promessa elettorale, dopo avere governato per ben cinque anni il Paese), la detrazione fiscale per chi ha la prima casa in affitto, le misure economiche per i giovani che vogliono rendersi autonomi, gli interventi pubblici per offrire case in affitto a prezzi accessibili a chi ha redditi troppo bassi in relazione agli attuali prezzi di mercato. Nell'insieme, la manovra investe due miliardi di euro per il diritto alla casa e a questi vanno aggiunte le misure già approvate dal Parlamento con i precedenti provvedimenti. Ci sono interventi importanti anche per garantire una migliore operatività delle forze dell'ordine nel contrasto alla criminalità organizzata. Sono stati stanziati ben 800 milioni di euro: questa cifra parla da sola. Ma questa finanziaria, probabilmente, è la più «verde» degli ultimi quindici anni e segna una svolta nel campo delle politiche ambientali. È presente una norma, voluta dai Verdi, sugli interventi strutturali per la riduzione del CO2, un gas clima-alterante, che prevede la messa al bando, a partire dal 2010, delle lampadine ad incandescenza, e i led obbligatori negli elettrodomestici, che consentiranno di far risparmiare oltre 6 miliardi di kWh e quattro milioni di tonnellate di CO2, che non saranno immessi nell'atmosfera.
Vengono messi al bando gli elettrodomestici che consumano molta energia a partire dal 2010 per far posto a quelli più ecologici e sono previsti incentivi per la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con pompe di calore ad alta efficienza energetica. Dunque, verrà realizzata una rivoluzione nel modo di costruire le case, che farà vivere meglio e risparmiare energia e soldi dalla bolletta dei cittadini italiani. Sarà infatti obbligatoria, ai fini del rilascio del permesso di costruire nuove abitazioni, la certificazione energetica dell'abitazione, per impedire la dispersione di calore. Sarà obbligatoria l'installazione di impianti per la produzione di energia pulita (un kW per ogni unità). Stiamo, quindi, modernizzando l'Italia e, in questo modo, si realizzeranno molti posti di lavoro, in particolare nel campo dell'edilizia sostenibile.
Sempre su proposta del gruppo parlamentare dei Verdi e con il sostegno degli altri gruppi di maggioranza, che ringraziamo, è stata inserita la piattaforma per l'idrogeno da dieci milioni di euro per sviluppare la produzione di energia pulita da tale vettore e fare in modo che l'Italia, con le sue imprese, sia all'avanguardia tecnologica in Europa e nel mondo. C'è poi da affrontare lo scandalo del CIP 6, una sigla sconosciuta agli italiani, ma che ha sottratto loro decine di miliardi di euro. Noi la definiamo una truffa: il cosiddetto CIP 6 è stato eliminato, anche grazie alla nostra azione.
In dieci anni, lo Stato ha dato 30 miliardi di euro ad imprese che bruciavano rifiuti, bitume e carbone facendoli passare per energie rinnovabili e assimilate: abbiamo posto fine a questo inganno.
Si è poi realizzata la moratoria sulla privatizzazione dell'acqua, poiché l'acqua è un bene comune. Questa norma consentirà da oggi una conclusione positiva alle tante battaglie che sono state fatte nel Paese dai movimenti (fra l'altro da quelli guidati anche da padre Alex Zanotelli). L'acqua è una risorsa non illimitata, ma limitata: dobbiamo dunque avere politiche tese al risparmio. In proposito, abbiamo anche istituito un Fondo per il risparmio idrico: servirà ad evitare le dispersioni idriche e consentirà di dare le prime risposte a tale problema.
Abbiamo inoltre previsto una norma che consente di ripristinare il paesaggio nelle aree UNESCO, per evitare le brutture di cemento che hanno aggredito il nostro patrimonio culturale, paesaggistico ed ambientale: si tratta di 45 milioni di euro che potranno essere utilizzati per intervenire, ad esempio, contro le aggressioni del cemento nella Valle dei Templi, nel Parco delle Cinque Terre e nella Val d'Orcia. Centocinquanta milioni di euro vengonoPag. 10poi destinati alla riforestazione delle nostre città e per realizzare parchi nelle città che soffrono il problema del traffico e dello smog. Ancora, si prevedono norme in tutela dei diritti degli animali: un elemento assai importante nella tutela della nostra diversità. Questi sono solo alcuni dei molti provvedimenti che questo disegno di legge finanziaria contiene sotto il profilo ambientale: in tal senso, noi Verdi siamo orgogliosi di avervi dato il nostro contributo. Esso contiene però anche aspetti che non ci piacciono, come il livello ancora alto delle spese militari e una norma sulle liberalizzazioni delle ferrovie che, Ministro Chiti, noi chiediamo al Governo di correggere: poiché questo Paese non può permettersi di fare favori a chicchessia, ma deve guardare sempre all'interesse generale e rispettare gli impegni presi con i sindacati. Un altro aspetto è quello degli enti locali. In proposito, vorrei dire al Governo che sul tema dei costi della politica negli enti locali dobbiamo evitare ipocrisie: non si possono penalizzare i consiglieri comunali e provinciali, individuandoli come il problema dei problemi. Chiediamo quindi che il Governo lavori ad una riforma complessiva degli enti locali per far sì che a far politica nei comuni e nelle province siano non i professionisti o i ragionieri della politica ma chi lo fa per passione. In tal senso, occorre accogliere l'appello dell'ANCI e dell'Unione delle province italiane.
Passo ad una questione politica parallela a quella della legge finanziaria. Noi Verdi abbiamo dato alla scrittura di questo testo un contributo forte, che mettiamo al servizio del progresso del Paese e sappiamo che la situazione politica del Paese è difficile; quel che però riteniamo francamente non giusto, né corretto è che, mentre in questa sede si lavora per dare forza al Governo Prodi, al di fuori di essa si lavori per decretare la fine della coalizione dell'Unione, una coalizione che consente di governare a tanti sindaci e presidenti di regione e province del nostro Paese. Mi rivolgo, in tal senso, agli amici del Partito Democratico: state proponendo riforme elettorali che fanno fare all'Italia un passo indietro di quindici anni. Individuate come interlocutore principale Berlusconi e non i vostri alleati: è un fatto che noi riteniamo grave e non giusto. La domanda che vi vogliamo porre è la seguente: è modernità, secondo voi, la scelta di sottrarre ai cittadini il diritto di indicare con il voto le alleanze politiche che si candidano a governare il Paese? È modernità la scelta di sottrarre ad essi il diritto di poter indicare con il voto il proprio rappresentante in Parlamento? Il problema non sono i piccoli partiti: è il tentativo, che non condividiamo, di realizzare un assetto politico fra due partiti, quello di Berlusconi e il Partito Democratico, funzionali alle esigenze dell'assetto del potere economico del Paese. A quel punto, infatti, indipendentemente da chi vi vincerebbe o perderebbe, i loro interessi sarebbero sempre garantiti: a perdere, però, sarebbe la democrazia.
Avete voluto questa interlocuzione prioritaria con Berlusconi a discapito dei vostri alleati: bene, ognuno è libero di prendere le proprie decisioni. Come Verdi, diciamo però subito che il Paese ha bisogno di due importanti riforme che dovranno essere avviate nel mese di gennaio: il conflitto di interessi e la legge di riforma del sistema radiotelevisivo. In Italia vi è, infatti, un'anomalia democratica - noi non l'abbiamo dimenticata - che va risolta con la legge sul conflitto di interessi: è scritto nel programma dell'Unione e noi rispetteremo l'impegno che abbiamo preso con gli italiani. Noi Verdi abbiamo dimostrato di poter fare grandi cose in questo Parlamento e ne siamo orgogliosi, come siamo orgogliosi di aver dato un contributo nella scrittura di questa finanziaria. Proprio per questo motivo, per questa grande capacità di cultura di Governo, avvieremo una costituente ecologista, che abbiamo già fatto partire e che vedrà una sua prima verifica a marzo: essa consentirà di rendere ancora più forti le politiche ambientali in Italia. Signori Ministri, rappresentanti del Governo, colleghi, il gruppo dei Verdi dichiara il proprio voto favorevole sulla questione di fiducia, ma per noi questo voto di fiducia ha unPag. 11doppio valore: è un voto di fiducia sulla legge finanziaria che ci accingiamo a votare nelle prossime ore, ma è anche un voto di fiducia e di sostegno al Governo Prodi, a Prodi in particolar modo.
A Prodi, cui ovviamente rinnoviamo fiducia e lealtà, va il sostegno forte dei Verdi per il difficile momento politico che il Paese sta vivendo, ma anche per gli importanti risultati conseguiti - di cui poco si parla - e per i contenuti forti propri di questo disegno di legge finanziaria: stiamo modernizzando l'Italia anche con il nostro contributo, e di ciò siamo profondamente orgogliosi (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, vorrei in primo luogo dire che il fatto di ritrovarci in quest'Aula a discutere sulla questione di fiducia deve essere considerato del tutto normale nelle condizioni date.
Gli arcaici Regolamenti che governano i lavori parlamentari appaiono inadeguati rispetto a regole di efficienza ed efficacia dell'azione delle funzioni legislativa ed esecutiva. Al di là, pertanto, delle inevitabili strumentalizzazioni dell'opposizione, nessun italiano si lamenterà per il fatto che, allo scopo di poter procedere nel governo dei problemi reali, si sia fatto ricorso alla questione di fiducia. Ciò che gli italiani vogliono è che si dia corso alla politica del fare, e poco importa loro se per realizzarla si debba fare ricorso a tale strumento regolamentare.
Vorrei in secondo luogo riaffermare la fiducia di Italia dei Valori al Governo: noi siamo sempre stati leali sostenitori del Governo e di questa maggioranza, il programma della quale abbiamo condiviso e contribuito a formare. Ci auguriamo che tutte le parti di questa maggioranza - nessuna esclusa - dimostrino la stessa nostra lealtà con pari dignità di tutti.
Italia dei Valori ha dato il suo contributo più sostanziale al programma in quelle parti che più si richiamano all'essenza stessa del nostro partito: la legalità, la giustizia, la lotta agli sprechi della pubblica amministrazione ed ai costi della politica. In tal senso, il disegno di legge finanziaria al nostro esame accoglie - assai più del precedente - alcune istanze dell'Italia dei Valori e rappresenta un cambio di marcia del Governo, a partire da un'iniziativa forse simbolica ma che per noi è molto importante, ossia l'abrogazione della legge nota come «legge mancia» voluta dal Governo Berlusconi, che solo nell'ultima manovra economica di quel Governo ha comportato una spesa di ben 222 milioni di euro. Siamo lieti che questo provvedimento sparisca dal panorama delle leggi italiane, poiché esso era solamente una legge di stampo clientelare.
Siamo lieti degli interventi sulle comunità montane che, anche se rimodulati in modo diverso, non potranno che portare in definitiva ad una loro rilevante riduzione. Non possiamo non ricordare anche qualcosa di nuovo, come gli interventi tesi alla soppressione dei consorzi di bonifica - o, comunque, alla riduzione dei loro amministratori - ed alla riduzione degli amministratori dei consorzi BIM (i consorzi dei bacini imbriferi montani): stiamo parlando di materie che sono già di competenza regionale e per le quali vi è stata una serie di duplicazioni di funzioni che non hanno più senso. Siamo intervenuti perché tali questioni cambiassero.
Un altro nostro emendamento è quello che riguarda le circoscrizioni. Esse non esisteranno più nelle città con meno di 100 mila abitanti: oggi spesso ve ne sono anche in città con meno di trentamila abitanti, ma è chiaro che esse non possono che avere il senso di uno spreco del denaro pubblico. Per le città il cui numero di abitanti è compreso tra 100 e 250 mila le circoscrizioni saranno possibili ma in numero ridotto, perché complessivamente la media degli abitanti per circoscrizione dovrà essere di almeno trentamila.
Abbiamo approvato con convinzione le norme relative alla razionalizzazione degliPag. 12uffici locali all'estero ed abbiamo approvato con convinzione ed appoggiato le norme sulla limitazione a compensi e consulenze in capo alla stessa persona: questi sono interventi dei quali ci sentiamo in qualche modo attori, e lo rileviamo con grande soddisfazione.
Naturalmente si può fare sempre di più, e ciò anche in relazione a quanto ha dichiarato recentemente il Ministro dell'economia e delle finanze, e cioè che nei prossimi anni dobbiamo immaginare manovre esclusivamente basate sui costi della pubblica amministrazione e sulle spese correnti, e non più su nuove tasse.
Non vi è dubbio che su questo piano abbiamo ancora tante proposte da fare perché si vada in tale direzione.
Ricordo anche gli interventi che l'Italia dei Valori ha sostenuto nel campo delle politiche sociali. L'estensione, ad esempio, dei benefici previsti per i danneggiati dai vaccini ai focomelici che da cinquant'anni aspettavano un indennizzo che tutti gli altri Paesi europei hanno previsto. Ricordo gli interventi nel campo delle politiche abitative, una nostra iniziativa che oggi permette il trasferimento a titolo gratuito ai comuni di edifici sottoposti ad un vincolo a favore dei profughi dell'ultima guerra, profughi che non sono più in vita o che oggi sono in numero assolutamente esiguo; tale circostanza comportava che quegli edifici non erano disponibili per essere reinseriti nel circuito a vantaggio delle famiglie a basso reddito.
In relazione alle politiche dell'informazione abbiamo lavorato perché venissero riconosciuti alle emittenti locali i fondi necessari, perché riteniamo che in un sistema di duopolio televisivo l'unica protezione per un'informazione libera proviene proprio dalle emittenti locali.
Nelle politiche dei servizi di riscossione abbiamo agito perché fosse mantenuta la concorrenza e non si arrivasse al monopolio di Equitalia Spa. Siamo intervenuti direttamente anche nella politica della sicurezza. Avevamo certamente chiesto di più per la sicurezza e per le forze dell'ordine, però dobbiamo anche sottolineare che, in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria alla Camera, i fondi destinati al rinnovo dei mezzi sono stati incrementati grazie ad una nostra precisa richiesta rivolta anche a consentire il pagamento delle ore di straordinario, al di là dei tetti fissati in precedenza.
Complessivamente il disegno di legge finanziaria comincia anche a restituire i proventi delle tasse ai cittadini. Per tale ragione lo giudichiamo positivamente proprio perché avrà l'effetto di liberare risorse a favore dei consumi e oggi sappiamo che, al di là della nostra competitività internazionale, uno dei problemi più rilevanti è costituito dalla stagnazione dei consumi interni. Voglio ricordare alcuni di questi interventi e cito quelli relativi ai lavoratori, alla riduzione dell'ICI, ai contratti di locazione, ai giovani, alle famiglie numerose, la previsione del Fondo per i disabili, per i mutui, la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili, gli interventi per i Cococo, quelli in ordine alla riduzione delle tasse nel trattamento di fine rapporto. Tali interventi libereranno anche nuove risorse, oltre ad andare incontro ai bisogni delle classi più deboli del Paese.
Sono previsti interventi a favore dei cittadini consumatori e mi riferisco alla sterilizzazione dell'IVA sull'aumento dei prezzi dei carburanti, ad una vera e reale portabilità dei mutui senza oneri per chi vuole rinegoziarli, alla class action. In ordine a tale ultimo istituto avremmo preferito norme tese ad allargare ulteriormente la platea dei beneficiari, ma ci accontentiamo che non sia stata inserita una previsione che impedisca la retroattività della norma. Allo stesso modo abbiamo approvato l'estensione dei benefici alle vittime del dovere e della criminalità organizzata.
Inoltre, il disegno di legge finanziaria contiene norme importanti per le imprese, relative all'IRES e all'IRAP, ma soprattutto in ordine alla semplificazione e anche con interventi che permettono, attraverso imposte sostitutive particolarmente limitate, di rendere disponibili riserve che altrimenti sarebbero state vincolate. Ricordo l'intervento per salvaguardare le piccole ePag. 13medie imprese, quelle più sottocapitalizzate, in ordine al problema degli interessi passivi e della loro deducibilità. Ricordo, altresì, gli interventi previsti per le piccole imprese in tema di videosorveglianza e quelli per le cosiddette imprese minime: forse non siamo consapevoli che dal prossimo anno un milione di contribuenti godrà di una situazione così semplificata per cui dovrà solo conservare i documenti contabili, pagando un'imposta fissa del 20 per cento e probabilmente potrà anche evitare di rivolgersi a consulenti.
Vi sono norme che riguardano gli enti locali, in ordine ai piani di valorizzazione dei beni demaniali che permetteranno il recupero dei centri storici, alle modifiche del patto di stabilità interno e anche le norme sugli strumenti finanziari derivati. In ordine a tale punto avremmo preferito un intervento più stringente, ma credo che anche quello compiuto sia significativo. Inoltre, vi sono gli interventi destinati alla ristrutturazione delle reti idriche e al ripristino del paesaggio. Vi è anche l'emergenza terremoti, in ordine alla quale il gruppo dell'Italia dei Valori lamenta la circostanza che purtroppo in Italia non tutti i terremotati sono uguali: in qualche area del Paese i cittadini godono di benefici mentre in altre aree tali benefici non sono previsti; mi riferisco, ad esempio, ai terremotati del Molise che non godono degli stessi benefici riservati ai terremotati di altre aree.
Ma ci sono anche interventi nel campo della cultura che noi approviamo; penso, ad esempio, alle risorse per gli enti lirici. Interventi importanti riguardano le infrastrutture, che permetteranno all'alta velocità e all'alta capacità di andare avanti anziché di rimanere bloccate. Penso agli interventi per l'ambiente, con incentivi per le energie rinnovabili, gli impianti fotovoltaici, la concorrenza nel settore del gas e gli interventi in materia di clima. Penso anche alle politiche di genere e il sostegno all'imprenditoria femminile.
Credo di aver delineato un panorama complessivo della manovra economica che porta noi, dell'Italia dei Valori, ad esprimere, per questi motivi, la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la scommessa in materia di politica economica del Governo e dell'Unione era ed è tenere insieme il risanamento, l'equità e lo sviluppo. Noi Comunisti Italiani riconosciamo che questa finanziaria, più di quella precedente, prova a cimentarsi con questo tema. L'opposizione, una parte del sistema delle imprese...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
GIANNI PAGLIARINI. ...quella parte sempre pronta a chiedere soldi e che ha già incassato ingenti finanziamenti nella precedente così come in questa finanziaria e che oggi ha pure il coraggio di protestare se vengono destinate risorse nei confronti delle famiglie, dei lavoratori e dei pensionati, e anche alcuni esponenti della cosiddetta area moderata di centrosinistra, l'hanno definita una manovra inadeguata e di spesa, lamentando il mancato indirizzo di risorse al risanamento del debito e puntando il dito ingenerosamente sulla sua caratteristica più importante, il suo tratto redistributivo e di equità attraverso primi interventi destinati ai soggetti più deboli della società.
A questa tesi noi replichiamo con convinzione: non c'è risanamento senza adeguate politiche di crescita, di sviluppo e di equità, perché il risanamento in quanto tale, svincolato dal contesto, non è utile al Paese e non serve affatto a migliorare la condizione di vita e di lavoro dei suoi cittadini. Per questo motivo, a chi avanza la richiesta di una finanziaria dal sapore puramente ragionieristico, noi Comunisti Italiani replichiamo con forza che la manovra economica di un Paese che si pretende avanzato e civile deve saper leggere, interpretare e rispondere ai bisogni deiPag. 14cittadini, partendo da quelli che fanno più fatica a far fronte ai problemi quotidiani.
Aggiungo - e posso dirlo senza paura di essere smentito - che i conti pubblici, grazie alle misure varate dal Governo fin dall'anno scorso, stanno tornando in ordine. Quelle misure, accompagnate da efficaci azioni di contrasto all'evasione fiscale, hanno consentito di dare prime ed importanti risposte. Voglio ricordarne alcune: il sostegno ai redditi più bassi; l'abolizione dei ticket sulla diagnostica; l'intervento sugli incentivi allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili; una nuova politica sulla casa, attraverso il sostegno delle spese per l'affitto, la riduzione dell'ICI, accanto ad un programma per l'edilizia pubblica; il bonus per gli incapienti e le misure a favore delle famiglie numerose; il sostegno allo sviluppo e al sistema delle imprese attraverso la riduzione dell'IRES e dell'IRAP; interventi di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica, con la soppressione degli enti inutili, con la riduzione dei consigli d'amministrazione e il taglio degli stipendi dei manager; infine, la stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione: un atto di giustizia nei confronti di chi per anni ha prestato la propria opera garantendo il funzionamento di uffici e servizi, assicurando competenza e professionalità.
Certo, ciò non significa che va tutto bene e che sono stati risolti i problemi del Paese; al contrario, c'è ancora molto da fare. Noi Comunisti Italiani avevamo avanzato ulteriori proposte e suggerimenti, in particolare sui temi del lavoro, della sicurezza nelle fabbriche e nei cantieri, prevedendo ad esempio l'incremento dell'apposito fondo per il risarcimento ai familiari delle vittime sul lavoro, della lotta alla precarietà, di politiche sociali a favore dei ceti meno abbienti, del diritto al rinnovo dei contratti, a partire da quello del pubblico impiego. Si tratta di questioni colpevolmente accantonate, ma è ovvio che su questi temi il Parlamento dovrà ritornare.
Mi pare evidente che dopo l'approvazione del disegno di legge finanziaria si apra una nuova fase politica: occorre cambiare passo, accelerare e rafforzare le politiche sul terreno sociale che vanno ad incidere concretamente sui problemi vissuti dalle persone in carne ed ossa e, inoltre, consolidare un intervento dalla parte di chi è in difficoltà. Ciò significa, in altre parole, ridare un senso e un'anima al programma condiviso da tutta l'Unione alla vigilia delle elezioni del 2006 e colpevolmente rimosso da una parte della coalizione.
È paradossale che proprio coloro che hanno rimesso in discussione il programma lo abbiano fatto in nome di un'incomprensibile modernità che prescinde completamente dal Paese reale e che è lontanissima da chi non riesce a pagare l'affitto, da chi riceve un salario insufficiente ad arrivare alla fine del mese e da chi non riesce ad appagare bisogni elementari per qualunque cittadino; una modernità, aggiungo, sconosciuta ai 9 milioni di lavoratori che inseguono da mesi e mesi il rinnovo del proprio contratto di lavoro e agli operai delle fabbriche e dei cantieri che escono la mattina senza sapere se torneranno sani e salvi a casa la sera.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
GIANNI PAGLIARINI. Cambiare registro significa guardare in faccia, senza timori, alle preoccupazioni di quelle 530 mila famiglie che in Italia sono a rischio insolvenza a causa di un mutuo che le strozza, che sono arrivate al punto di dover destinare una parte prevalente del loro reddito alla rata del prestito bancario e alle bollette di luce, gas e acqua e che guardano al mese successivo con ansia e preoccupazione.
Cari colleghi, questa presunta modernità sbandierata da chi si è pentito di far parte della maggioranza fa a pugni con la fotografia vera del Paese, con i dati impietosi presentati dal CENSIS che descrivono una società che arranca, che si dibatte fra mille difficoltà, che vorrebbe aumentare i consumi ma che, purtroppo, spesso non può permetterselo e che, soprattutto, non si fida della politica e dello Stato.
Certo, politica e istituzioni non sempre hanno operato per recuperare sul terrenoPag. 15cruciale del consenso; anzi, credo di poter affermare che la recente dolorosa vicenda del disegno di legge sul welfare confermi pienamente tutte queste preoccupazioni. Gli stessi cantori della modernità hanno ricattato in modo plateale la coalizione e il Governo e rischiano oggi di compromettere quel cambio di rotta necessario per avviare finalmente una svolta. Ecco perché, pur valorizzando l'impianto del disegno di legge finanziaria, non possiamo nascondere la nostra preoccupazione, non possiamo non considerare l'inadeguatezza del provvedimento sul welfare, incapace di agire in favore della ricostruzione del necessario patto tra le generazioni. Si tratta, infatti, di un disegno di legge che mantiene intatta una dinamica perversa che induce un padre, dopo una vita di lavoro e con una pensione di mille euro al mese, a sentirsi in colpa nei confronti del figlio precario. Abbiamo tutti il dovere di dare un futuro ai giovani, un futuro segnato da un lavoro stabile e di qualità che permetta di vivere con dignità e non di sopravvivere!
Noi Comunisti Italiani voteremo «sì» alla questione di fiducia, un «sì» che però contiene una richiesta fortissima: quella di operare da oggi in grande discontinuità rispetto al passato. L'abbiamo già affermato con forza al momento del voto sul provvedimento sul welfare e lo ripetiamo oggi; niente è più scontato. Il Governo dovrà conquistarsi il nostro consenso volta per volta e lo otterrà soltanto se saprà agire in sintonia con le aspettative e le necessità dei lavoratori, dei pensionati e di tutti i cittadini.
Per noi Comunisti Italiani non esiste uno sviluppo sganciato da una risposta ai bisogni sociali e un Governo di centrosinistra dovrebbe sapere che non esiste un'altra strada (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Verdi - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, il disegno di legge finanziaria, che stiamo per approvare con la fiducia e a cui i deputati socialisti e radicali daranno il proprio consenso, non risolverà certamente con un colpo di bacchetta magica i gravissimi problemi italiani. Del resto nessuno si aspetta ciò, e neppure il Governo si propone di realizzare un impossibile miracolo.
Tuttavia, si fornisce un certo impulso allo sviluppo attraverso sgravi fiscali all'impresa e si affermano criteri di equità, con l'impegno ad utilizzare gli eventuali maggiori gettiti per ridurre le tasse sul lavoro dipendente. Non tutto ciò che il disegno di legge finanziaria contiene ci convince, soprattutto nel momento in cui il Governo si è distaccato dal testo approvato dalla Commissione. Cito un caso di scuola: un emendamento per l'istituzione dell'Agenzia alimentare a Foggia era stato votato all'unanimità, ma il Governo ha seguito la strada che, invece, la Commissione aveva bocciato. Si tratta, dunque, di una questione di democrazia e di rispetto dell'itinerario parlamentare.
Manca soprattutto lo slancio che sarebbe necessario per garantire innovazione alla scuola, all'università e alla ricerca. Non smetteremo mai di ricordare che maggiori spese in questi settori ci metterebbero in condizione di affrontare meglio le nuove sfide. Dobbiamo chiederci, infatti, se esiste nel nostro Paese il malessere diffuso denunciato da un grande giornale americano, il New York Times. Ritengo che il Presidente della Repubblica Napolitano abbia sicuramente fatto bene a contrastare un'ondata di sfiducia verso l'Italia.
Tuttavia, il quadro della situazione del nostro Paese non è proprio incoraggiante. È sufficiente osservare ciò che accade: la rivolta dei TIR ha messo in ginocchio la nostra economia e a pagarne il prezzo saranno i consumatori, i quali dovranno fronteggiare ingiustificati aumenti dei prezzi proprio alla vigilia delle vacanze natalizie. Inoltre, la catena di tragedie che ha colpito il mondo del lavoro mostra un gravissimo abbassamento dei livelli di sicurezza nellePag. 16imprese, per cui non è improprio parlare di veri e propri omicidi bianchi. Aumenta, altresì, l'ansia per l'ordine pubblico, soprattutto nei ceti più deboli (in particolare gli anziani), sotto l'incalzare delle nuove ondate di immigrazione.
È una crisi che riguarda solo l'Italia o è una crisi molto più grave ed estesa, che si diffonde nelle economie occidentali e che vede nel nostro Paese una maggiore debolezza? La crisi che stiamo vivendo è innanzitutto una crisi di classe dirigente: l'economia stenta a crescere; le crisi finanziarie si ripetono a catena; si allarga la forbice delle disuguaglianze; diminuisce il potere di acquisto di stipendi, salari e pensioni; non si fa alcun passo in avanti nel campo dei diritti civili, della tutela della laicità e della libertà della ricerca, soggiacendo alle spinte integraliste; manca spirito innovativo a imprese e a manager.
Nello stesso tempo le remunerazioni dei vertici di imprese, banche e assicurazioni private sono arrivate alle stelle: infatti, parliamo di compensi di milioni di euro l'anno. La stessa classe dirigente politica e pubblica non si sottrae alle medesime critiche rivolte a quella privata. Per questo motivo un recupero di credibilità deve avvenire con uno stile di vita più sobrio e con un maggior spirito di disinteresse per la propria vita personale e di maggiore interesse per quella di tutti i cittadini.
Sono consapevole che sia più importante l'efficacia delle decisioni rispetto al livello della remunerazione. Tuttavia, porre un limite alle remunerazioni della classe politica e dei vertici pubblici, assumendo come parametro ciò che avviene nelle grandi democrazie europee, non rappresenta un cedimento al populismo, bensì un fattore essenziale di moralità pubblica. Per questo motivo mi sono impegnato affinché fosse posto un limite alle remunerazioni dei più alti vertici pubblici, che si accompagnasse ai limiti già introdotti al Senato sotto l'impulso del senatore Villone.
Le classi dirigenti pubbliche devono dare l'esempio, anche rispetto a quelle private, dimostrando che si può guadagnare di meno ed essere contemporaneamente ed ugualmente efficienti e competenti.
In Italia manca lo spirito civico: vi è uno scarso rispetto delle regole; le categorie si arroccano in corporazioni chiuse e impenetrabili; la furbizia viene considerata più efficace del merito; la raccomandazione è considerata più valida di una seria preparazione a concorsi ed esami e l'evasione fiscale (contro la quale - voglio darne atto al Viceministro Visco - è stata condotta una lotta assolutamente efficace) è una sorta di autoriduzione personale delle tasse. Questi sono i vizi dell'italiano medio, che molti socialisti e liberali progressisti hanno sempre contestato: da Gaetano Salvemini a Piero Calamandrei ed Ernesto Rossi, da Norberto Bobbio a Riccardo Lombardi ed Ugo La Malfa.
Siamo favorevoli ad operare forti liberalizzazioni ed a contrastare corporazioni e cartelli oligopolistici. Penso innanzitutto alle assicurazioni, perché riteniamo che in tal modo si favorisca non solo la crescita, ma anche l'equità. Senza imprese forti e innovative, sgravate da oneri burocratici e fiscali, non si riuscirà mai a riprendere la strada dello sviluppo e ad assicurare un maggiore benessere per tutti i cittadini. Siamo favorevoli - come fu Marco Biagi - alla flessibilità nel mercato del lavoro, ma con una netta differenza rispetto alla destra: pensiamo che la flessibilità debba essere accompagnata dalla sicurezza. Non crediamo affatto che, diminuendo i diritti dei lavoratori, si possa dare maggiore impulso alla crescita. Vi possono essere periodi brevi nei quali non si ha un lavoro, ma non vi può essere neanche un giorno in cui non si ha un reddito per continuare a vivere. Per tale motivo ci siamo battuti affinché si ponesse una piccola pietra miliare, al fine di creare un sistema di sicurezza sociale legato a percorsi formativi per i collaboratori a progetto: siamo in parte riusciti a realizzare tale obiettivo.
Il mondo politico appare oggi assillato da una sola questione, che costituisce il padre e la madre di tutti i guai italiani: mi riferisco alla legge elettorale. Non nego che il problema esista, osservo solo che chi siPag. 17sta dando tanto da fare per risolvere il problema lo fa solo per creare un abito su misura rispetto al proprio partito.
È la politica che deve riacquistare vigore, idealità, moralità, trasparenza e coerenza. Non è vero che non ci sia voglia di partecipazione e che tutti preferiscano mettersi di fronte al televisore piuttosto che impegnarsi nella società. Nel nostro Paese vi è molta passione civile. Fatelo dire a me, che sono un laico: nello stesso mondo cattolico non vi è soltanto chi si impegna per negare pari diritti agli omosessuali, ma moltissime persone - di più - che, attraverso il volontariato, aiutano ventiquattr'ore su ventiquattro i più deboli, i poveri, gli emarginati, ai quali, prima di aiutarli, non chiedono certo quale sia il loro orientamento sessuale.
Sono d'accordo con quanto ha affermato un grande architetto italiano, Massimiliano Fuksas: non dobbiamo partire dai nostri difetti, dai nostri guai, dalle nostre insufficienze, ma da ciò che funziona, dalle persone che con coerenza svolgono il proprio lavoro e cercano di aiutare il prossimo, dai nostri talenti e dalla nostra creatività. È a tutta questa Italia che bisogna fornire più possibilità e più opportunità: per potercela fare, occorre principalmente avere fiducia in se stessi e determinazione e tenacia nel proprio impegno. Bisogna allontanarsi da un clima di rissa e dalla barbarie dei processi di piazza e ritrovare un forte senso di responsabilità istituzionale e di unità nazionale.
Spero che il Governo e il Presidente Prodi operino una vera e propria svolta. La chiedono un po' tutti, lo si avverte nell'opinione pubblica. Occorrono uno scatto nuovo e una capacità nuova di affrontare i problemi. Con la legge finanziaria in esame si è chiuso un ciclo politico: è bene che tutti ne siano consapevoli. Sta al Presidente Prodi cogliere la necessità di aprirne uno nuovo, che offra maggiori speranze al Paese: con questo spirito preannunzio il voto favorevole di socialisti e radicali sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo annuncia il suo voto favorevole sulla questione di fiducia. Lo facciamo senza imbarazzi, ma avendo ben chiaro quanta strada dobbiamo percorrere per rispondere alle domande che giungono da tutto il Paese, ma soprattutto dalle lavoratrici, dai lavoratori, dagli operai, dai pensionati e dalla società.
L'esercizio di nominare puntigliosamente le donne, gli uomini, i lavoratori, i pensionati, gli operai e le parti della società non è retorico (vi prego di crederlo). Al contrario, esso nasce dalla nostra convinzione, anzi dalla certezza, che la materialità del lavoro e delle condizioni sociali delle persone sono sotto un cono d'ombra, che si illumina soltanto quando la tragedia le ripropone all'onore della cronaca. Il suicidio di un operaio nei locali della fabbrica, avvenuto meno di un mese fa, di fronte all'ansia per la scadenza del mutuo, le morti bianche quotidiane, quelle verificatesi presso la ThyssenKrupp a Torino, quelle dei cantieri edili e quelle che si registrano in troppi luoghi, provano quanto quel lavoro sia diventato trasparente e abbia perso prestigio - sottolineo prestigio - nella gerarchia dei valori sociali, persino nel senso comune, al punto da ricevere meno del 15 per cento della ricchezza e della produttività, che realizza al 100 per cento. Il resto va alle imprese e molto finisce in rendite finanziarie.
Chiedo dove sia la responsabilità sociale delle imprese e quale sia la contropartita alle richieste pressanti di sostegno fatte dalle imprese alla collettività. La domanda principale cui il Governo deve rispondere è questa, e risiede nelle cifre impietose delle morti bianche, nel confronto tra le retribuzioni italiane e quelle europee, nel confronto tra gli investimenti in scuola e ricerca in Italia e in Europa, negli stessi indici di scarsa competitività del nostro Paese. La responsabilità non compete soltanto al Governo, ma anche aPag. 18noi che sediamo in Parlamento, e si traduce nella capacità di orientare l'azione del Governo per togliere dal cono d'ombra il lavoro, ridargli prestigio e materializzarlo sulla scia della politica, anche di questo Parlamento.
Dunque, la risposta sta nelle scelte, nell'allocazione delle risorse, nel profilo dello sviluppo del Paese. Naturalmente, incamminandoci su questo terreno, il rischio di cadere nella retorica è sempre in agguato. Quindi, il metro di misura della qualità della nostra azione sta concretamente in quanto sapremo investire in formazione, istruzione, ricerca, innovazione, sviluppo di qualità, infrastrutture materiali e immateriali, rete e politiche pubbliche finanziate da un fisco equo. Tengo a dire che in questo capitolo si inserisce pienamente l'armonizzazione delle rendite finanziare al 20 per cento.
In questo modo, si risolvono i problemi principali, che tengono il freno a mano allo sviluppo del Paese. Tra i problemi che tengono il freno a mano, infatti, non vi è il costo del lavoro o il livello delle retribuzioni, ma sicuramente la dimensione delle imprese, l'evasione fiscale e contributiva, l'illegalità diffusa, l'economia sommersa, il modello di specializzazione produttiva, la scarsità degli investimenti in ricerca, la differenza tra nord e sud e la «svalorizzazione della donna».
A noi appare chiara la strada che abbiamo ancora da percorrere, così come ci è chiaro da dove siamo partiti e non dimentichiamo, né va dimenticato, che, dopo cinque anni di Governo di centrodestra, il primo problema di questo Governo è stato ricostruire etica pubblica, credibilità della politica e senso dello Stato, oltre che rimettere a posto i conti pubblici.
In questo senso e per questo motivo, il disegno di legge finanziaria per il 2008 presenta segni di novità, ma non segna una svolta. La novità consiste nell'iniziare la redistribuzione delle risorse, proseguendo la strada del decreto fiscale. Lo fa con una novità rilevante: il fondo per l'aumento della detrazione del lavoro dipendente, alimentato dall'extragettito, ossia dal risultato di un impegno serissimo, mai sufficientemente messo in risalto, contro l'evasione fiscale e contributiva. Ogni tanto ci chiediamo il perché di questa eccessiva timidezza nel rivendicare con orgoglio una delle scelte più importanti di questo Governo, un piccolo mattone verso la ricostruzione dell'etica pubblica e del senso dello Stato, che per noi è particolarmente importante.
Lo fa con la riduzione delle tasse sul trattamento di fine rapporto, ma bisogna andare avanti; lo fa con la stabilizzazione dei lavoratori precari, con le scelte sui lavoratori socialmente utili, con la riduzione dell'ICI e con le misure sugli affitti; lo fa anche con quanto si è definito in tema di trasporto locale; lo fa con scelte importanti, come una nuova attenzione per le persone danneggiate dalle trasfusioni di sangue infetto (finalmente tale questione si risolve: noi ci siamo particolarmente impegnati su tale fronte); lo fa con tante novità in materia di compatibilità ambientali e per il risparmio energetico. Da questo punto di vista, siamo veramente sorpresi e perplessi su come, invece, sia stata affrontata la liberalizzazione delle ferrovie (ci eravamo già espressi in modo contrario l'estate scorsa). Poniamo due quesiti: che fine ha fatto l'accordo con il sindacato? Che fine ha fatto il contratto unico delle ferrovie?
Teniamo - e molto - a sottolineare il senso di una sperimentazione nuova, per la quale, insieme con la sinistra e con la maggioranza, ci siamo impegnati: mi riferisco a quella che riguarda l'utilizzo di statistiche non neutre, in modo da superare la neutralità delle rilevazioni. La statistica fotografa la società; se la si fotografa in modo neutro la si falsifica, ed è del tutto evidente che soltanto l'emersione delle discriminazioni salariali, sociali e di rappresentanza ne consente la lettura e rende possibile il superamento delle discriminazioni stesse.
Avremmo voluto - lo voglio affermare con chiarezza - più risorse per il piano contro la violenza sessuale nei confronti delle donne. Ma, nondimeno, le risorse vi sono: vanno utilizzate per ricostruire unaPag. 19cultura dell'uguaglianza, della dignità e della libertà delle donne. Su di esse si misura il grado di civiltà di un Paese: bisognerebbe ricordare a tutte e a tutti che i diritti civili, la libertà, il divieto di ogni discriminazione per sesso, razza, etnia e orientamento sessuale sono il metro con cui si misura il grado di civiltà di un Paese.
È serio anche lo sforzo compiuto dal disegno di legge finanziaria per il 2008 per ridurre gli sprechi e i costi della politica e dell'amministrazione. Ne ha parlato il collega Villetti; è un terreno minato, una strada segnata da stop and go, per cui è tanto più apprezzabile incamminarsi lungo tale via. Bisogna fare molto di più, ma è serio lo sforzo compiuto.
Tuttavia, non siamo di fronte a una svolta, come dimostra la scarsità delle risorse per la ricerca e l'istruzione. Certo, per spiegare perché non siamo di fronte ad una svolta non basta richiamare il modo con il quale si approva le manovra finanziaria, che rende possibile un collage affollato, neanche tanto armonico, composto da molti interventi più o meno minimi, che, tutti insieme, contribuiscono a smarrire il senso di fondo - che, seppur vi fosse, in tal modo verrebbe perso - e, forse, rispecchiano la frammentazione sociale e la crisi della politica, in difficoltà ad assumersi la responsabilità di scelte coerenti con l'idea di Paese.
Ma se anche la sua caratteristica non basta a spiegare l'inadeguatezza dello strumento, in ogni caso, perché non ci impegniamo a cambiare tale strumento, e perché non contribuiamo a cambiare anche i regolamenti parlamentari (intervento che non sarebbe risolutivo, ma aiuterebbe molto)?
E non basta, perché la svolta che occorre è culturale, generale, di profilo dello sviluppo. Vogliamo affermare e sosteniamo che, in ogni caso, tra la cultura del «benaltrismo» e quella dell'arrendersi di fronte alle difficoltà vere, economiche e politiche, sta la responsabilità e la coerenza della direzione di marcia. Se, per esempio, il livello dei salari e delle retribuzioni, in Italia, è un problema di equità e, contemporaneamente, è una leva dello sviluppo di qualità, tra il «benaltrismo» e l'arrendersi si deve porre l'assunzione, da parte del Governo, della capacità di scelta. Il Governo, come datore di lavoro, deve lanciare un segnale, rinnovando i contratti che gli competono e indicando alla Confindustria e alle altre controparti private che quella è la strada che il Governo di centrosinistra imbocca e indica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
A gennaio faremo il punto per verificare le condizioni di un rinnovato patto di solidarietà nella maggioranza. Ho elencato prima le nostre priorità. Aggiungo pari dignità e lealtà tra coloro che compongono la coalizione di maggioranza; insisto: in particolare in questa fase politica pari dignità e lealtà sono sinonimi.
Ciò vale anche quando si affronta la riforma elettorale. Per noi infatti si deve partire dall'impegno a cambiare quella esistente e da un giudizio sul referendum che crea più problemi di quanti ne risolve.
PRESIDENTE. Per favore, deve concludere.
TITTI DI SALVO. Vale anche nei confronti della grande questione del conflitto interessi. Ma, soprattutto quando il Censis descrive la società italiana con una brutta pagina...
PRESIDENTE. Deve concludere, ha finito il suo tempo.
TITTI DI SALVO. ... è un problema a cui tutti noi dobbiamo rispondere (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
PRESIDENTE. Sono presenti ai nostri lavori il corpo degli scout di Roma 147, della parrocchia della Nostra Signora di Coromoto di Roma, gli aderenti all'associazione Banca del tempo di Roma e gli alunni e le insegnanti della scuola elementare Franco Rasetti di Castiglion del Lago di Perugia.Pag. 20
A loro va il saluto della Presidenza e di tutta l'Assemblea (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, abbiamo avuta proprio questa settimana la misura dell'incapacità del Governo Prodi di guidare il Paese per come è stata gestita e chiusa la crisi degli autotrasportatori: 30 milioni di euro sono stati inseriti in extremis, fuori tempo massimo, all'ultimo minuto utile, nel disegno di legge finanziaria a sostegno del settore; si tratta di 30 milioni di euro. Il blocco dei tir invece ha causato circa un miliardo di euro di danni al giorno ovvero 3.000 milioni di euro in neanche un una settimana. Voglio pormi una domanda stupida: non si potevano trovare subito lunedì questi 30 milioni ed evitare 3.000 milioni di danno al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
LUCA VOLONTÈ. Bravo!
MASSIMO GARAVAGLIA. Oltretutto questi 3000 milioni di danni vanno a bruciare ampiamente la famosa «mancetta» di centocinquanta euro per gli incapienti.
È notizia di qualche minuto fa che l'inflazione «viaggia» al 3,1 per cento; i prezzi sono alle stelle proprio per l'incapacità di gestire una crisi. In merito al problema delle risorse voi direte che la coperta è corta. Voglio sottolineare, però, un esempio sui mille che si potrebbero evidenziare di risorse sprecate e buttate via: 50 milioni di euro sono stati destinati ai funghi della vite nella sola Sicilia. Mi domando: non si potevano utilizzare solo 20 milioni, che comunque erano 40 miliardi di vecchie lire, e far risparmiare al Paese i famosi 3000 milioni di danni causati dalla crisi dei trasporti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Si tratta delle proposte venute da tanta parte della maggioranza che comportano una spesa pubblica da tutte le parti.
La Lega ha presentato richieste più semplici e più mirate a garantire un minimo di sicurezza al Paese. Alcune di queste richieste, ad onor del vero, sono state anche accolte, probabilmente perché ben fatte, come il bonus di 3 mila euro per le piccole e medie imprese, gli esercizi commerciali, i benzinai, i tabaccai che sono colpiti duramente dalla microcriminalità. Si tratta di un bonus di 3 mila euro rivolto a installare impianti di sicurezza di videosorveglianza che serviranno a riuscire a tenere a freno la microcriminalità - che «micro» non è - dilagante che deriva da scelte scellerate di questo Governo, come l'indulto e l'apertura indiscriminata delle frontiere.
Un'altra proposta che è stata accolta e che è molto interessante per i sindaci del nord che sono attivi e attenti nella gestione del territorio è la possibilità di mettere sotto sequestro i cantieri abusivi. Siamo sicuri che i coraggiosi sindaci della Padania sapranno fare buon uso di questa possibilità.
Venendo al disegno di legge finanziaria, vi è da dire che si è partiti già da settembre ad affermare che sarebbe stato leggero. Invece, tra il decreto di luglio, il «tesoretto», il decreto fiscale e la legge finanziaria vera e propria abbiamo ampiamente superato i 30 miliardi di euro ovvero più o meno la stessa cifra dell'anno scorso. Alla faccia della legge finanziaria leggera!
Ma, almeno, la legge finanziaria e la politica economica del Governo Prodi vanno nella direzione giusta? Volendo chiarire questo punto, vi è da dire che il dato di partenza imprescindibile è il debito pubblico. Abbiamo purtroppo un debito pubblico di 1.650 miliardi di euro, il terzo al mondo e ampiamente il primo in Europa. Che cosa fa un buon padre di famiglia che ha un grosso debito? Fa due cose: cerca di aumentare il reddito, magari con gli straordinari, e fa sacrifici, cercando di ridurre la spesa.
State aumentando lo sviluppo del Paese e riducendo la spesa? Assolutamente no!
Verifichiamo qualche dato. Il PIL, l'indicatore della ricchezza del Paese, l'anno venturo subirà una brusca frenata di mezzo punto. Dall'1,5 cento previsto nelPag. 21DPEF scenderà forse all'1 per cento, quindi si tratta di una previsione sbagliata. Peccato che la legge finanziaria sia studiata proprio sulla base di una previsione sbagliata. I consumi frenano dall'1,9 all'1,2 per cento (si tratta di oltre mezzo punto in meno) e ciò è particolarmente grave, e probabilmente la frenata sarà ancora maggiore, per via della «botta» inflazionistica causata dalla pessima gestione della crisi degli autotrasportatori.
Frenano gli investimenti - è un ulteriore fatto particolarmente grave - di un punto, dal 2,6 all'1,6 per cento. È davvero grave, perché gli investimenti rappresentano la ricchezza futura e la fonte dei futuri posti di lavoro. Se si bloccano gli investimenti, le condizioni di tutti peggioreranno davvero.
In Italia dovremmo davvero mettere il tappeto rosso a chi ancora ha il coraggio di fare impresa con una tassazione diventata insostenibile. Tale tassazione, senza contare balzelli vari e allargamenti di base imponibile, è, tra una cosa e l'altra, arrivata al 56 per cento. Mi chiedo come possa un'impresa tassata al 56 per cento competere con un'altra, diretta concorrente, che risieda in Austria o in Spagna dove vi è un tassazione al 25 per cento, ovverosia meno della metà della nostra.
È chiaro che è difficile fare impresa in Padania e che le imprese iniziano a scappare anche da lì. Il problema è che, nel 2010, la Spagna - Paese cui mi riferivo prima - supererà l'Italia, come PIL pro capite, come ricchezza pro capite, e fino a qualche anno fa tutto ciò era impensabile. Ci manca solo che ci superi la Grecia, fatto che, purtroppo, succederà: nel 2015, anche la Grecia supererà l'Italia nella ricchezza pro capite. Quindi, per quanto riguarda la politica del buon padre di famiglia, da parte di questo Governo nel suo tentativo di aumentare la ricchezza, ritengo che non ci siamo, in quanto voi bruciate la ricchezza del Paese.
Allora vediamo se almeno fate qualcosa dal lato della spesa, se almeno la riducete. Sappiamo quali siano le tre più importanti voci della spesa pubblica: pensioni, sanità e pubblica amministrazione. Per quanto riguarda le pensioni è facile chiudere il discorso: abolendo la riforma Maroni determinerete, da qui al 2013, costi per circa 10 miliardi di euro, per avere in cambio poco o niente. Si tratta - lo ripeto - di 10 miliardi di euro per poco o niente. Per quanto riguarda la sanità avete destinato 9,1 miliardi di euro, ancora una volta, alle regioni «canaglia», incapaci di gestire la spesa sanitaria pubblica. Si tratta - lo ripeto - di 9,1 miliardi di euro, un'enormità: no comment!
Per quanto riguarda la pubblica amministrazione sono previsti «almeno» - continuerò ad usare la parola «almeno» - 50 mila assunzioni di lavoratori socialmente utili. Diciamo «almeno» perché nel disegno di legge finanziaria non troviamo scritti i nomi e cognomi di tali lavoratori, poiché nel provvedimento si individua una fattispecie, ma poi chiunque riterrà di essere compreso in quella fattispecie potrà far ricorso al TAR, e così alla fine vedremo quanti saranno i beneficiari delle assunzioni.
Il problema è che voi dovete creare lavoro, non occupazione, per i giovani del meridione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e che deve trattarsi di lavoro che crea ricchezza e non voto di scambio. È inutile assumere ancora, considerato che nel meridione, in rapporto alla popolazione, vi è un numero di dipendenti pubblici quattro volte superiore rispetto al nord. Tutto ciò non può definirsi lavoro che genera ricchezza.
Quindi, nelle misure da voi predisposte non vi è creazione di sviluppo né taglio di spesa. Il Ministro Padoa Schioppa ha rilasciato una dichiarazione interessante, sostenendo che nei prossimi tre anni il Governo dovrà necessariamente generare un surplus di 10 miliardi l'anno, così risolvendo, pian pianino, la questione del debito pubblico. È chiaro che per questo Governo tutto ciò è impossibile, considerato che già con l'articolo 1 del provvedimento in esame voi create un buco di 35 miliardi di euro, e quindi ciò significa che dovreste aumentare quel surplus, aggiungendo ai 10 miliardi iniziali ulteriori 35 (ottenendo così i 45 miliardi di euro). CiòPag. 22è impossibile per questo Governo, ma anche per la maggioranza che lo sostiene, quindi l'Esecutivo ha fallito, dovrebbe fare «baracca e burattini» e andare a casa.
La questione è anche molto più grave per altri aspetti e intendo provare a semplificarla. Con un debito pubblico di 1.650 miliardi servirebbero 160 anni, di fila, di politica di rigore. Ci chiediamo se sia politicamente sostenibile condurre una politica di rigore per 160 anni di fila. Chiaramente, ed ovviamente, no. Quindi non è il solo Governo Prodi ad aver fallito, ma probabilmente è l'Italia intera che sta per fallire.
Questo è il vero problema e sta trascinando nel fallimento il nord, la Padania e le altre parti sane del Paese. Questo è il vero problema e non si affronta mai.
Per tale motivo, la Lega Nord sarà in piazza, domenica, a Milano, per dire basta al Governo Prodi che sta mettendo un freno al nord, alla Padania, alla locomotiva del Paese. Prodi venga a Milano a chiedere la fiducia! Venga a chiederla alla gente, invece di continuare a chiedere al «palazzo» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, quest'Assemblea troppo spesso dimentica le tragedie il giorno dopo i funerali. Pertanto, all'inizio di questo mio intervento, vorrei esprimere, anche a nome dell'intero gruppo cui appartengo, l'UDC, la solidarietà e le condoglianze alle famiglie dei lavoratori che, qualche giorno fa, hanno perso la vita nell'incidente sul lavoro occorso alla fabbrica ThyssenKrupp di Torino.
Onorevoli colleghi, ci risiamo anche quest'anno. Non si può davvero andare avanti così. Si tratta di una legge finanziaria composta da centinaia di «subarticoli», quattrocento pagine circa. Se mettete le quattrocento pagine - ho fatto il conto - una dietro l'altra, si realizzano ventisette metri. È, quindi, una legge finanziaria incomprensibile per lunghezza e materie trattate.
È evidente ormai a tutti: la sessione di bilancio è da riformare. Lo diciamo tutti ma nessuno lo fa; anno dopo anno il degrado aumenta e, ancora una volta - per la venticinquesima volta in questa legislatura -, il Governo pone il voto di fiducia, espropriando il Parlamento dalle sue prerogative e quest'anno con un'aggravante, espropriando anche la Commissione bilancio, che aveva lavorato per giorni con il contributo fattivo dell'opposizione.
Colleghi della maggioranza, questa volta non ci sono scuse. Nessuno, neanche i più faziosi tra di voi, possono affermare che l'opposizione abbia svolto una politica ostruzionistica. La fiducia l'avete voluta voi, solo per nascondere le divergenze che esistono al vostro interno. Ma andiamo con ordine.
In questo Paese accade una cosa strana. Per il secondo anno consecutivo, Il Ministro Padoa Schioppa presenta un Documento di programmazione economico-finanziaria che viene smentito completamente dalla legge finanziaria. Il Ministro Padoa Schioppa - che oggi non è presente - è venuto in Assemblea lo scorso luglio e ha presentato un DPEF in cui sosteneva alcune cose anche condivisibili. Egli affermava che la spesa pubblica in Italia ha raggiunto livelli ormai intollerabili, che è tra le più alte d'Europa e che è improduttiva e inefficiente; ricordava che abbiamo il debito pubblico più alto del mondo e ci invitava ad agire su tali direttive.
Sinceramente non so dove il Ministro trascorra le sue vacanze estive, ma sta di fatto che a settembre ci ha presentato una legge finanziaria completamente diversa, l'opposto di quel DPEF.
LUCA VOLONTÈ. Vergogna!
GIAN LUCA GALLETTI. A parte le battute, ritengo che questo sia il risultato di una concertazione fatta all'interno della maggioranza, che ha visto vincere l'ala piùPag. 23radicale e massimalista della sinistra. Avere una spesa pubblica elevata, significa una sola cosa; lo riportano i libri di testo per il quarto anno di ragioneria e non è necessario essere degli esperti economisti. Quando le cose andranno in modo peggiore - nel 2008, come riportano tutti gli studi di macroeconomia - chi sarà al Governo allora (speriamo non questo Governo) avrà un'unica scelta: per far fronte all'aumento della spesa pubblica, dovrà di nuovo aumentare le imposte.
In economia esiste, ormai da tempo, una regola aurea che non sbaglia mai ed è la seguente: i Governi non possono più fare molto bene in economia, ma possono fare ancora molto male. Voi con questa legge finanziaria - ve lo assicuro - state facendo malissimo e ci riuscite benissimo [(Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Nel 2007 si è verificato un fatto straordinario: un extragettito fiscale di quasi 20 miliardi di euro. Mi rivolgo ai colleghi della maggioranza e ai membri del Governo: alla barzelletta che quello è il risultato del recupero dell'evasione non ci crede più nessuno. Quello è il risultato di due fattori: l'economia è andata meglio in tutto il mondo e in Italia (anche se un po' meno, se raffrontata agli altri Paesi europei) e le maggiori tasse che avete introdotto con la legge finanziaria dell'anno scorso.
Utilizzare quell'extragettito fiscale per aumentare la spesa pubblica è il più grande errore che si possa fare; è un errore che pagheranno i nostri figli, le generazioni future.
Avete speso l'85 per cento dell'extragettito fiscale per aumentare la spesa pubblica e solo un 15 per cento per ridurre la pressione fiscale. Ma vi siete chiesti perché tutti i Paesi d'Europa che sono stati interessati - in maniera anche più forte di noi - dall'extragettito fiscale, l'hanno utilizzato per ridurre la spesa pubblica o il debito pubblico? Solo perché essi non sono influenzati - come voi - da un'ala di sinistra che vi ha imposto questo disegno di legge finanziaria.
Voglio stare anch'io al «gioco» che impazza nella politica italiana da quando governa l'onorevole Prodi. All'approvazione di ogni legge, ci si chiede: chi avrà vinto, la sinistra moderata o quella massimalista?
Ha vinto forse la sinistra moderata, con l'abbassamento delle aliquote IRES e IRAP per le imprese, quando a fronte di questo vi è un aumento della base imponibile che porterà le imprese italiane a pagare più tasse nel 2008, rispetto al 2007? Direi proprio di no.
Ha vinto forse la sinistra massimalista, riuscendo ad inserire il bonus sugli incapienti, pari a centocinquanta euro, ossia quaranta centesimi al giorno e, oltretutto, vorrei ricordare che si tratta di una misura valida solo per il 2008, dato che nel 2009 non ha copertura? No.
La verità è un'altra: e cioè che non ha vinto nessuno, anzi è peggio perché c'è qualcuno che ha perso e sapete chi è? Le famiglie italiane.
Prendete, ad esempio, una famiglia con genitori di quarant'anni e due figli, date loro un reddito medio dai 30 ai 40 mila euro: questa è la famiglia che si presenta con maggior frequenza nel panorama sociale italiano, è la famiglia abbandonata da questa legge finanziaria. Mi si dirà: ma come? C'è lo sconto ICI sulla prima casa di duecento euro. Che fine farà tale sconto quando vi sarà l'aumento delle rendite catastali? Ma vi dico di più: che fine farà quella famiglia quando, all'inizio dell'anno, riceverà le prime bollette del gas, della luce, dell'acqua e dei rifiuti che saranno del 15 per cento più alte, rispetto alle ultime che ha pagato? Questo accade perché voi non avete avuto la forza di affrontare, da un anno e mezzo, un disegno di legge sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali, che giace in Parlamento.
Fate attenzione perché questa è la famiglia a rischio, quella che ha la sindrome della quarta settimana e che, nel 2008, avrà la sindrome della terza settimana!
E dato che le brutte notizie non finiscono mai, vi dico anche che, con l'approvazione del Protocollo sul welfare, nei prossimi anni questa famiglia si ritroveràPag. 24a pagare 10 miliardi di euro in più. Per fare cosa? Per mandare in pensione alcuni lavoratori più anziani a 58 anni. Ma i genitori del nostro esempio, andranno in pensione più tardi, a 62 anni (e pagheranno), e ci andranno con una pensione molto più «magra» dei loro colleghi di lavoro. È veramente una strana giustizia sociale, quella di questo Governo!
Il mio partito - l'UDC - che oggi ho l'onore di rappresentare in Assemblea, ha affrontato il dibattito in Commissione bilancio con il senso di responsabilità che lo ha sempre caratterizzato. Abbiamo ottenuto alcuni risultati di cui andiamo orgogliosi: sono state assicurate maggiori risorse alla sicurezza, per gli ammodernamenti dei mezzi e delle attrezzature per le forze dell'ordine e della polizia; abbiamo ottenuto il finanziamento della progettazione del passante nord di Bologna, che è un'opera viaria indispensabile per lo sviluppo del centro-nord italiano; abbiamo migliorato la normativa sugli enti locali, che potranno fare i bilanci - speriamo - in maniera più economica e, comunque, migliore per i cittadini. Ma tutto ciò non basta a farci cambiare idea su questa finanziaria che è, e rimane, dannosa per il Paese e per tutti gli italiani.
Onorevoli colleghi, noi continueremo il nostro impegno anche al Senato - se ci sarà permesso e se non porrete la questione di fiducia (cosa che non penso) - convinti che questo Governo, paralizzato dalle divisioni e condizionato dall'estrema sinistra, abbia dimostrato di non essere in grado di fare il bene del Paese.
Credo che ciascuno di noi debba davvero, a questo punto, assumersi la responsabilità di concorrere per dar vita ad un quadro politico nuovo, di svolta, che possa rappresentare pienamente un Paese che oggi ha bisogno di riforme, ma le vere riforme [(Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, innanzitutto vorrei sottolineare la novità del metodo con cui si è giunti a definire questa legge finanziaria.
Per la prima volta, dopo molti anni, il testo finale risulta essere il frutto di un lavoro di integrazione e di modifica svolto dal Parlamento sulla proposta originaria del Governo. In tal modo, hanno potuto trovare spazio temi e problemi nuovi, provenienti dalla società civile e dalle realtà territoriali. È questa la migliore dimostrazione che quando il Parlamento è messo in condizione di lavorare, le proposte del Governo possono essere modificate e migliorate. Quando, invece, come è accaduto con il provvedimento sul welfare, il Governo si piega a pressioni e ricatti esterni e limita il ruolo del Parlamento, è la stessa democrazia ad essere ferita e umiliata ed a farne le spese sono sempre i più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea), coloro che non hanno forza, potere e denaro per far valere i propri diritti. Quella sul welfare è una ferita ancora aperta e per sanarla il Governo dovrà dare nuove risposte, non a noi della sinistra, ma ai milioni di lavoratori precari che continuano a vivere una condizione di profonda sofferenza sociale. Passando al contenuto, il disegno di legge finanziaria in discussione non rappresenta ancora quella svolta di politica economica e sociale di cui il Paese ha bisogno.
Se è vero che i conti pubblici sono tornati in ordine e che l'economia ha ripreso a crescere, è altrettanto vero che la crisi sociale è diventata ancora più acuta di prima: i salari, gli stipendi e le pensioni continuano ad essere «taglieggiati» da una inarrestabile crescita dei prezzi. Su questo aspetto è ora che il Governo esca dall'immobilismo e assuma immediatamente iniziative forti per stroncare la speculazione ed agevolare i rinnovi contrattuali per milioni di lavoratori. Il lavoro continua a vivere in una condizione di precarietà e insicurezza ormai disumana, come ha drammaticamente mostrato la strage colposa commessa dalla ThyssenKrupp a Torino.Pag. 25Anche su tale aspetto il Governo si muova subito, togliendo, ad esempio alle imprese non in regola con le norme sulla sicurezza del lavoro, ogni tipo di incentivo e beneficio fiscale.
Come si nota, i problemi della giustizia sociale, della redistribuzione del reddito, della dignità e sicurezza del lavoro, sono ancora tutti aperti di fronte a noi. Di tali problemi, prima ancora che di legge elettorale, vogliamo discutere, nella verifica politica e programmatica chiesta al Governo per il prossimo gennaio. Tuttavia, pur non costituendo una svolta, questa legge finanziaria comincia a muovere alcuni passi nella direzione giusta. Da molti anni, ormai, eravamo abituati a manovre finanziarie che tagliavano la spesa pubblica ed aumentavano le tasse per ripianare il deficit. Quest'anno non è più così e, anche grazie ai positivi risultati ottenuti dalla lotta all'evasione fiscale, questo disegno di legge finanziaria contiene prime misure di redistribuzione e rilancio degli investimenti pubblici, in particolare sul fronte ambientale.
Le modifiche apportate dalla Commissione hanno accentuato tali caratteri innovativi. In primo luogo, vogliamo evidenziare l'importanza dell'istituzione di un Fondo per la riduzione delle tasse sul lavoro dipendente su cui confluiranno le maggiori entrate fiscali nel corso del 2008 (che, stando alle prime indicazioni, potranno essere consistenti) e, insieme ad esso, l'immediata riduzione delle imposte aumentate sciaguratamente dal Governo Berlusconi, che gravano sulla liquidazione dei lavoratori, per un ammontare complessivo di 180 milioni di euro. Sono questi i primi significativi passi, ma - sappiatelo, signori del Governo - essi non sono affatto sufficienti. L'aumento delle retribuzioni nette è una grande questione aperta nel Paese. Lo spostamento del carico fiscale dal lavoro dipendente alla rendita finanziaria e speculativa, rimane un obiettivo irrinunciabile, perché si fonda su una elementare questione di giustizia. Pertanto, il Governo si affretti a dar corso all'impegno assunto di aumentare al 20 per cento l'aliquota di imposta sui grandi patrimoni finanziari e, finalmente, in tal modo avremo a disposizione le risorse per restituire ai lavoratori il drenaggio fiscale che subiscono ogni anno a causa dell'inflazione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Sempre in tema di lavoro, sono da apprezzare le misure di stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione. Rimane ancora aperta la questione dei precari dell'università e della ricerca, la cui soluzione può essere certamente rappresentata dai concorsi, purché siano rapidi, in numero congruo e tengano conto dei crediti accumulati.
La novità introdotta da questa Camera riguarda lo stanziamento di 105 milioni di euro per l'assunzione stabile di migliaia di lavoratori socialmente utili in alcune grandi città meridionali. Lo sviluppo del Mezzogiorno, anche attraverso la creazione di occupazione stabile e qualificata, deve essere al centro di una nuova politica economica e sociale e per questo motivo il Governo si deve impegnare a trovare le risorse per finanziare il credito di imposta alle imprese che investono in tale area strategica del Paese. Lo sviluppo del Mezzogiorno, tuttavia, non può essere pensato soltanto in termini produttivistici, ma anche in termini di qualità del vivere civile e di risanamento del territorio. Per questo motivo annettiamo grande valore alle misure inserite nel disegno di legge finanziaria relative all'estensione dei benefici alle vittime della mafia e all'istituzione di un Fondo per la legalità, da destinare ad iniziative di carattere sociale ed educativo su cui far confluire i patrimoni confiscati ai mafiosi, così come di rilievo sono i nuovi investimenti in campo ambientale, a cominciare dalla destinazione di 80 milioni di euro per un programma straordinario di ristrutturazione e di manutenzione della rete idrica, per affrontare un'annosa emergenza, causata non dalla naturale scarsità dell'acqua, ma dall'artificiale incuria dell'uomo nel gestire questa preziosa risorsa.
Altrettanto importanti sono le nuove risorse destinate al trasporto pubblico locale ed al finanziamento del servizio universalePag. 26delle Ferrovie dello Stato. Tuttavia, rispetto alla prevista liberalizzazione del trasporto ferroviario, chiediamo immediatamente l'inserimento di regole e di clausole sociali, per evitare forme di concorrenza sleale. Come ci insegna la vicenda dell'agitazione selvaggia e irresponsabile degli autotrasportatori, soltanto potenziando il trasporto pubblico, in particolare nelle modalità alternative a quello su gomma, è possibile garantire il diritto alla mobilità per tutti i cittadini. Certo, se anziché continuare ad incrementare la spesa per nuovi e sempre più distruttivi armamenti, magari nel contempo trascurando le difficoltà quotidiane del personale della sicurezza e della difesa, se anziché fare questo, il Governo dirottasse le predette risorse verso ulteriori programmi di risanamento ambientale e di sviluppo civile, l'Italia diventerebbe un Paese migliore.
In campo sociale questa finanziaria, pur prevedendo alcune significative misure, come l'aumento della dotazione per gli asili nido, lascia ancora aperta la questione delle risorse da investire per le persone non autosufficienti, così come sono ancora scarse le risorse destinate all'università, alla ricerca e all'editoria, rese ancora minori dai tagli imposti nel maxiemendamento all'ultimo momento, per finanziare l'accordo con gli autotrasportatori. Maggiori risorse potranno derivare anche dalla concreta attuazione delle misure previste per ridurre i costi impropri della politica. La Camera dei deputati ha confermato i tagli delle indennità ai parlamentari e agli amministratori e le misure di razionalizzazione degli enti e delle società pubbliche, prevedendo una maggiore responsabilità degli enti locali nell'attuazione dei risparmi di spesa, e ha accentuato, al contrario di quanto scritto su autorevoli giornali, la stretta sugli stipendi d'oro dei dirigenti e dei manager pubblici.
Prima ancora di essere una questione finanziaria, quella dei costi impropri della politica è un problema di giustizia sociale e di etica civile, che, se non risolto, rischia di minare irreparabilmente la fiducia dei cittadini verso le istituzioni democratiche. Per risolvere tale questione non servono né la demagogia né il populismo, ma un'accurata e minuziosa bonifica dei tanti sprechi, delle tante clientele e dei tanti privilegi che si annidano nelle pieghe dell'amministrazione pubblica a tutti i livelli, a cominciare da quello nazionale. Si tratta di un lavoro appena iniziato, che dovrà proseguire con determinazione, senza arrestarsi di fronte alle tante resistenze, palesi ed occulte, che si incontrano. In conclusione, signor Presidente, colleghi deputati, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore della fiducia, per un vincolo sociale e non per un vincolo politico, come abbiamo già detto, perché il disegno di legge finanziaria, pur se ancora insufficiente, contiene alcuni significativi passi nella giusta direzione.
Questi passi sono stati resi possibili anche grazie all'azione comune ed unitaria svolta dalla sinistra. Ciò dimostra più di tanti discorsi che, se unita, la sinistra può svolgere un ruolo da protagonista in un grande progetto di trasformazione sociale e democratica del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, siamo alla pantomima, alla farsa, alla sceneggiata napoletana: onorevoli colleghi, scegliete voi qual è la formula teatrale più adatta per la vicenda che stiamo vivendo. Un dato è certo: in questo ramo del Parlamento continua a consumarsi un paradosso se, dopo il decreto-legge n. 159 del 2007, formalmente collegato alla manovra per il 2008, si richiede ancora non già uno, ma ben tre voti di fiducia sul disegno di legge finanziaria, ciò non tanto perché il provvedimento sia varato nei tempi previsti, quanto per tenere in piedi la maggioranza, che è a pezziPag. 27e fa acqua da tutte le parti. Dunque, in questa Camera, dove la maggioranza gode di margini ampi, si è chiesta la fiducia sul decreto-legge di cui si è detto e la si chiede sul disegno di legge finanziaria, disattendendo così anche gli appelli del Presidente della Repubblica. Questa è l'ulteriore riprova che il ricorso alla questione di fiducia dipende non dai numeri, ma dal clima politico e dallo stato comatoso del Governo: la fiducia non serve cioè a respingere gli assalti dell'opposizione, che non vi sono stati, ma a costringere la maggioranza all'ordine ed a stare insieme in maniera coatta. Oltretutto, i testi che giungono in Assemblea non sono stati e non vengono ormai più praticamente esaminati in Commissione bilancio: anzi, nei maxiemendamenti presentati troviamo addirittura proposte emendative respinte e, viceversa, non vi troviamo proposte emendative che nella stessa Commissione erano state approvate. Siamo allo stravolgimento delle regole e delle prassi parlamentari.
Tutto ciò avviene perché, onorevoli rappresentanti del Governo, il vostro è un Governo decadente, come ha scritto bene Stefano Zecchi, che di decadenza si intende per aver studiato e curato la prefazione a Il tramonto dell'Occidente, la grande opera di Oswald Spengler, uno tra gli esponenti più grandi e più noti del filone culturale cosiddetto della rivoluzione conservatrice. È decadente nel senso che aveva attribuito a tale termine il filosofo Friedrich Nietzsche, stabilendo una precisa analogia fra esso e la malattia. La decadenza del Governo Prodi e la vicenda paradossale, comica e farsesca delle tre questioni di fiducia in un solo colpo, ne sono la conferma inequivocabile. La suddetta decadenza è tale perché c'è malattia. In proposito, Nietzsche fa due esempi. La decadenza - scrive - è come un corpo malato le cui membra, pur funzionando, non rispondono più ad un comando che le coordina: le gambe vanno per conto loro, le braccia fanno movimenti del tutto scomposi rispetto alle gambe e così pure la testa e il resto del corpo; è in pratica lo scoordinamento totale di tutte le funzioni. L'altro esempio che fa il filosofo tedesco è quello del libro. La decadenza è come un libro che, pur essendo intero, ha le pagine che non corrispondono fra loro e i capitoli che non hanno alcuna conseguenza logica l'uno con l'altro: persino le righe della stessa pagina non si riferiscono al senso di un periodo. Nella decadenza, l'insieme appare unito: in realtà, l'unità è il risultato di una totale disgregazione delle parti rispetto al tutto. Il tempo della decadenza è crudele per il popolo, perché gli sottrae vitalità. Questa idea di decadenza riflette bene l'immagine del vostro Governo, che non è il Governo dell'Italia. Il vostro è un corpo in decadenza, malato, le cui parti vanno ognuna per conto proprio: non c'è organicità, non c'è coordinamento.
La decadenza, oltretutto, è contagiosa: l'antipolitica è l'esito immediato di un'infezione che insorge perché non c'è visione di insieme, non c'è progettualità e manca - in poche parole - persino la speranza. Il Governo non ha forza propositiva e così si smembra: ogni sua parte, ogni suo gruppo politico, ogni suo partito pensa per sé e procede con la propria ottica. In questo Governo, ad esempio, vi sono due tipi di Ministri: alcuni, tra cui il Ministro dell'economia e delle finanze, operano da anni e a contatto con gli ambienti produttivi e finanziari nazionali e persino internazionali, comprendono ed accettano il mercato (ma lo hanno dimenticato del tutto); molti altri, invece, si sono formati sui testi di Marx e Gramsci e da quell'esperienza hanno maturato una diffidenza istintiva per il mercato, che non comprendono e non accettano.
Onorevoli colleghi, l'Italia è ancora un Paese con una spesa pubblica da Stato socialista e con servizi pubblici di poco migliori, e non sarà questo Governo a cambiare la situazione. Due extragettiti sono stati dissipati, mentre avrebbero - o avrebbero potuto - far comodo, ora che la crescita probabilmente diminuirà. Su tante questioni - dalla sanità al Sud, dall'impiego pubblico all'istruzione - anche i Ministri più illuminati sembrano incapaci di allontanarsi da una mentalità statalista e dirigista. Un Governo cosìPag. 28inefficiente e decadente trascina il Paese nella decadenza: inequivocabilmente, infatti, è un Paese in difficoltà quello che emerge dalla classifica mondiale della competitività di Business International e dell'Economist Intelligence Unit. Quello che registriamo in questi giorni è il risultato peggiore degli ultimi quindici anni. L'ultimo posto, sugli ottantadue che compongono la classifica, è quello conseguito dal regime fiscale e pessimo è il risultato sulle infrastrutture. L'Italia realizza il peggior risultato nel capitolo relativo al regime fiscale e alla sicurezza sociale, mentre riceve una bocciatura persino sulle infrastrutture. Perciò, Bruxelles e l'Unione europea restano preoccupate, soprattutto per la bassa crescita...
PRESIDENTE. Deputato Pedrizzi, mi scusi. Per favore, vorrei invitare l'Aula a interrompere le conversazioni che rendono faticoso l'ascolto. Grazie.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, naturalmente posso recuperare?
PRESIDENTE. Naturalmente.
RICCARDO PEDRIZZI. Perciò Bruxelles resta preoccupata, soprattutto per la bassa crescita dell'Italia e per l'assenza di prospettive di miglioramento nel disavanzo strutturale. La crescita italiana prevista per l'anno prossimo - ha sottolineato il commissario europeo per gli affari economici Joaquin Almunia - è purtroppo la più bassa della zona euro e tra le più basse dell'Unione europea. L'Italia rimane - ha ribadito il commissario - l'unico Paese che deve destinare il 5 per cento del PIL alle spese finanziarie generate dall'indebitamento pubblico, sottraendo fondi a investimenti in risorse umane, in ricerca e in altre attività che potrebbero generare ricchezza e crescita, mentre non si prospetta nemmeno - aggiunge sempre il commissario - un miglioramento del deficit strutturale per l'anno prossimo.
La manovra di bilancio al nostro esame non risolve nessuno di questi problemi: è una finanziaria grave - come l'ha definita qualcuno -, che mostra i limiti che nello scenario politico attuale non permettono una politica economica adeguata ai problemi del Paese. Come sostenuto da tutti gli organismi internazionali, restiamo lontano da ciò di cui l'Italia ha bisogno. La manovra finanziaria alla nostra attenzione è stata definita persino caleidoscopica, in quanto accoglie molte istanze delle varie categorie dotate di qualche potere di interdizione sulla vita del Governo: ognuna ha chiesto un prezzo, molte lo hanno ottenuto. Secondo Massimo Giannini, questo disegno di legge finanziaria può tutt'al più salvare il Governo, ma non salva l'Italia: il caleidoscopio, in effetti, non fa emergere un disegno unitario che abbia al centro il futuro del Paese. L'extragettito è in gran parte destinato a soddisfare oggi le esigenze di alcune categorie, più che a ridurre il peso del debito pubblico sui futuri cittadini, e cioè sulle spalle dei nostri figli.
La Germania di Angela Merkel pur muovendo da un disavanzo simile a quello italiano ha sentito l'esigenza di conseguire, già quest'anno, un sostanziale pareggio.
Inoltre, il disegno di legge finanziaria per il prevalere della pressione dei partiti che compongono la maggioranza e delle categorie di riferimento vicine al Governo non è riuscita nell'intento che il Governo si era dato nel DPEF - come è stato già ricordato - di coprire le nuove uscite solo con diminuzioni di altre spese. Perciò, doveva essere indifferibile la ricerca di provvedimenti concreti di riduzione della spesa pubblica totale. Infatti, solo la contrazione della spesa può consentire una riduzione effettiva della pressione tributaria, che il prossimo anno sarà pari al 43 per cento.
Le dimensioni della fiscalità sono oggi senza precedenti nella storia d'Italia e sono del tutto ingiustificabili. La causa effettiva di tale fenomeno va piuttosto ricercata in una situazione di anarchia costituzionale in cui versa il processo di formazione delle decisioni di spesa. Occorre dunque ribadire la situazione caotica in cui si trova il Governo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
Pag. 29RICCARDO PEDRIZZI. Per tali ragioni il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà voto contrario nella prima votazione sulla questione di fiducia e successivamente abbandonerà l'aula definitivamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tremonti. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, non parlerò solo a voi ma anche ai tanti italiani che dalle loro case ci ascoltano e per tale motivo non comincerò il mio intervento dai grandi numeri del bilancio dello Stato ma da quei piccoli numeri - che però sono grandi - nel bilancio delle famiglie.
Un vostro Ministro ha appena affermato in una trasmissione televisiva che tra tante tasse, tutte naturalmente bellissime, ve ne è una che è odiosa: l'inflazione. È odiosa perché non si vota e perché non si vede. Una tassa che non si vede? Signori del Governo, forse siete rimasti gli unici in Italia che non riescono a vederla, mentre tutti gli altri la vedono benissimo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). La vedono quando fanno la spesa, ai distributori di benzina e quando pagano le bollette. Dite la verità, anche voi vedete benissimo l'inflazione soprattutto quando caricate le tasse proprio sui prezzi che salgono.
Il Presidente Prodi ha affermato che è inutile ridurre le tasse se l'inflazione si mangia tutto. Il signore sì che se ne intende (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
Un'altra cosa vi sembrerà piccola ma per chi ascolta è grande: le rate sui mutui. Con il disegno di legge finanziaria in esame fate un colossale regalo fiscale alle banche e lo controfinanziate aumentando le tasse all'industria manifatturiera. Sembra veramente una grande idea! Abbiamo chiesto di limitare quel regalo solo alle banche che ricontrattano rate di mutuo in misura umana per le famiglie. Voi avete detto di no! Avete affermato che sarebbe stato un ricatto, perché i regali o sono tali o non lo sono affatto. Evidentemente, per il vostro Governo, per il Governo Prodi tra le famiglie e le banche, queste ultime sono da preferire (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
Passiamo alle cose «grandi». Vi siete chiesti perché la differenza di rendimento, di costo, tra i titoli pubblici tedeschi e quelli italiani, il cosiddetto spread che misura il rischio Paese, continua a salire? L'ultimo giorno del Governo Berlusconi lo spread era di 20 punti base. Dopo 18 mesi di Governo Prodi lo spread è salito del 50 per cento, a 30 punti base, e oggi è ancora più alto. Perché tutto ciò? Per una ragione molto semplice. La Germania, che solo tre o quattro anni fa versava in una situazione peggiore di quella italiana, con una crescita pari a zero ed un deficit eccessivo, già nel 2006, con il sopraggiungere della ripresa economica, ha raggiunto il pareggio del proprio bilancio. Invece l'Italia ha fatto l'opposto! Non è una nostra affermazione, ma un calcolo fatto all'estero.
È stato scritto che il combinato disposto del primo «decreto tesoretto», del secondo decreto e dell'accordo sul welfare, comporta 37 miliardi di spesa pubblica, sostanzialmente senza nessun taglio reale di spesa e, ovviamente, senza nessuna riduzione di entrata. Il partito «tassa e spendi» ha quindi vinto ancora una volta la sua battaglia. Questo scritto non è nostro, è vostro: è del senatore Lamberto Dini.
Un altro scritto: gli interventi sulla spesa hanno aumentato l'indebitamento rispetto al tendenziale. Tra il 2008 e il 2010 le uscite aumentano per 11 miliardi, le entrate si abbassano di 10 miliardi. Si imprime all'indebitamento una spinta espansiva, la manovra agisce in senso espansivo anche sul debito. Questi dati devastanti sono scritti nel rapporto numero 3 del CER, un centro di ricerca certo non sospettabile di simpatie per l'opposizione.
Cerchiamo di capire cosa è successo. Nel 2006, invece di finirla, avete proseguito la campagna elettorale, avete continuato a dire «i conti sono allo sfascio, siamo sopra il 4 per cento». Avete creduto ai cosiddettiPag. 30tecnici e avete fatto un colossale errore politico. Nel 2006 il deficit era già al 2,3 per cento: lo avete scritto voi nel DPEF. Su quel 2,3 per cento, per arrivare comunque sopra il 4 per cento, avete gonfiato il rimborso dell'IVA auto. Ieri voi stessi avete scritto che quel rimborso, cifrato all'inizio per 16 miliardi di euro, è stato alla fine in realtà soltanto di 800 milioni. La finanziaria dell'anno scorso è stata dunque totalmente inutile. Il deficit andava nel 2006 già al 2,3 per cento e, quello che è più significativo, è rimasto lo stesso anche dopo la finanziaria. Avete semplicemente alzato le tasse, ma parallelamente avete alzato anche la spesa pubblica.
Sui libri di storia, sui libri della sinistra, si legge che la spesa pubblica fa avere consenso popolare, ma solo se è keynesiana, cioè se è fatta in deficit. Su quei libri si legge che la spesa pubblica produce, invece, l'effetto opposto, e cioè non dà consenso ma dissenso, se è finanziata con le tasse, soprattutto se le tasse sono messe verso il basso, ad esempio, con addizionali comunali, bolli auto, IVA sul riscaldamento, come avete fatto voi. Così facendo siete stati certo keynesiani, ma, esempio unico nella storia politica europea, lo siete stati all'incontrario: keynesiani con le tasse. Da allora non è sceso il deficit pubblico, è sceso il consenso popolare del vostro Governo. Da allora niente più è stato e sarà più come prima, a partire dal consenso che vi viene negato da tanti vostri elettori.
Una curiosità: come la mettiamo con la lotta all'evasione fiscale? Appena ieri ci avete detto che era proprio la lotta all'evasione fiscale a generare continui tesoretti. Ora ci annunciate, invece, che non ci saranno più tesoretti. Le risorse che mancano per arrivare, solo fra quattro anni, al pareggio di bilancio bisognerà, dite voi, cavarle fuori dal bilancio pubblico, vale a dire tagliandolo. Cosa è successo, onorevoli colleghi? In Italia non c'è più l'evasione fiscale? Non ci sono più i tesoretti. O in realtà è successo che, per la prima volta, ci dite la verità: e cioè che i tesoretti non li portava la propaganda, ma solo l'economia che andava bene e che proprio per questo, ora che l'economia va male, non ci sono più tesoretti.
Onorevoli colleghi, volete dirci perché la crescita dell'IVA si è fermata? Perché avete forse smesso la vostra implacabile lotta all'evasione fiscale? Ce lo volete spiegare? In realtà, l'unica cosa seria fatta contro l'evasione fiscale è stata la riforma della riscossione realizzata dal Governo Berlusconi [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania]. Ed avviene lo stesso oggi con la partecipazione dei comuni all'accertamento, sempre realizzata dal Governo Berlusconi. Queste sono le cose serie, il resto è propaganda.
Il Mezzogiorno lo avete «sbianchettato». Non solo non avete fatto quello che avete promesso in campagna elettorale, ma avete azzerato quello che c'era prima, dal fondo per le aree sottoutilizzate ai crediti di imposta: al sud chi ci ascolta lo capisce. In ogni caso non sarete voi a «sbianchettare» il sud, sarà il sud a «sbianchettare» voi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
In conclusione, questa è una finanziaria lunare, staccata dal mondo reale, da come vive e sente la gente, le imprese e le famiglie.
È una finanziaria scritta in un tempo che è già passato, per un mondo che nel frattempo è radicalmente cambiato in peggio. Tuttavia, voi continuate a far finta di niente; sovrastimate la crescita, sottostimate l'inflazione, peggiorate l'indebitamento e puntate solo sulla speranza della crescita delle tasse.
Vedete, la peggiore sorte che può capitare gli italiani è che restiate; la peggiore sorte che vi può capitare è che restiate, perché domani, se resterete attaccati a tutti i costi al vostro Governo, sarete chiamati a pagare, con interessi a crescere, proprio i vostri errori di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Vedo che, a differenza del solito, non ridete più; ciò vuol dire che avete finalmentePag. 31capito quello che gli italiani avevano già capito da tanto tempo. Per questo motivo, come la stragrande maggioranza degli italiani, noi in quest'aula non vi diamo la nostra fiducia [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI - Congratulazioni]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, i colleghi dell'opposizione hanno esposto con vigore, e forse con qualche eccesso di enfasi, una serrata critica al ricorso al voto di fiducia e alla contrazione della discussione sul testo di legge in esame. Noi non vogliamo liquidare la questione affermando che anche in passato, a ruoli invertiti, si è fatto così. Esiste un problema di organizzazione della sessione di bilancio e dei Regolamenti che la disciplinano, che dobbiamo risolvere; non possiamo limitarci al solito, sterile e periodico lamento che personalmente, da tanti anni, ho sentito recitare da diverse parti. L'unico modo che abbiamo - mi rivolgo a lei signor Presidente, per il ruolo di alta sollecitazione che può svolgere - è quello di cambiare, a partire dal Regolamento parlamentare, per dare più possibilità alla Camera di svolgere una sessione di bilancio che non presenti le criticità di cui anche quest'anno abbiamo sofferto. Ciò è necessario se vogliamo evitare che il disegno di legge finanziaria sia considerato l'unico treno che arriva certamente a destinazione e se vogliamo davvero evitare che, a partire dal prossimo anno, il Parlamento debba essere costretto ancora a votare la fiducia su provvedimenti di finanza pubblica. Dunque, dal mese di gennaio lavoriamo insieme con questo proposito.
Desidero, però, ribadire che le Commissioni hanno svolto un eccellente lavoro e che la discussione e il confronto non sono mancati, come testimoniano i 6 mila 500 emendamenti che sono stati esaminati e valutati. È giusto, inoltre, apprezzare il fatto che la Commissione bilancio dopo tanti anni ha concluso i suoi lavori con un testo coerente rispetto al quale i maxiemendamenti presentanti dal Governo sono sostanzialmente fedeli.
Tuttavia, è difficile sottrarsi al sospetto che la reiterata gridata polemica sul metodo e sulle questioni procedurali nasconda un più importante disagio e una più vera difficoltà. Le polemiche sul metodo e sulle procedure, nonché il richiamo dell'onorevole Tremonti a criticità generali, alle quali egli non è estraneo per quanto riguarda la nostra economia, tradiscono l'inconfessabile imbarazzo a riconoscere che quello in esame è un buon disegno di legge e che in concreto la maggioranza e il Governo centrano risultati positivi difficilmente contestabili.
La manovra che ci accingiamo ad approvare, che rappresenta l'atto di Governo più importante di questa coalizione, nella combinazione tra disegno di legge finanziaria e collegati, non solo è coerente con il programma presentato agli elettori, ma è utile per sostenere concretamente il processo di ripresa dell'economia italiana che in questi diciotto mesi ha già centrato importanti obiettivi.
I conti sono in ordine, il deficit è ridotto alla metà, il debito pubblico comincia scendere, il prodotto interno lordo cresce con un tasso che è il più alto degli ultimi sei anni, il livello di disoccupazione è il più basso che la nostra generazione abbia mai conosciuto.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi invito a fare silenzio.
ANTONELLO SORO. Le esportazioni sono aumentate, così come la crescita del nostro Paese. L'onorevole Tremonti dovrebbe ricordare che ha consegnato a questa legislatura l'Italia con un tasso zero di crescita, mentre oggi è stimato, non da noi ma dalle autorità internazionali, pari a 1,8 per cento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e SinistraPag. 32Democratica. Per il Socialismo europeo). Onorevole Tremonti, ciò non è avvenuto per caso, in quanto si tratta di risultati costruiti con una tenace, coerente e forte volontà, ovvero quella di governare l'Italia senza furbizie contabili e senza artifici creativi.
Conosciamo le difficoltà del nostro Paese, le questioni irrisolte, i vecchi e i nuovi problemi, in quanto abbiamo l'umiltà di ascoltare e sappiamo quanto sia grande la sfida che si para davanti al Parlamento e al Governo. Tuttavia, pensiamo che la buona politica non si misura dal lungo elenco dei problemi e dei bisogni inappagati, che si possono elencare, e dall'abilità mediatica di cavalcare l'onda di protesta sociale e gli umori della piazza. Riteniamo, invece, che il nostro valore si misura dalla capacità di offrire risposte e di cercare soluzioni praticabili dentro la regola e dentro il tempo politico nel quale esercitiamo il nostro mandato: questa è la differenza.
Vorrei ricordare ai colleghi dell'opposizione, che per anni si sono limitati a denunciare l'alta pressione fiscale - un problema vero -, che con il disegno di legge finanziaria in esame noi riduciamo le tasse per le imprese (IRES e IRAP), sulla casa, all'interno di un sistema di misure in favore delle famiglie: dall'ICI ai mutui, dall'affitto alle ristrutturazioni.
Avete per anni, colleghi, denunciato con ragione il problema della sicurezza come fattore di tensione e di allarme sociale e avete, senza titolo, soffiato sul fuoco di un'insoddisfazione delle forze dell'ordine. Noi abbiamo costruito all'interno di questo disegno di legge finanziaria una risposta seria, impegnando 200 milioni di euro (pari a 400 miliardi di vecchie lire) per migliorare l'attività degli operatori di polizia e dei vigili del fuoco: più mezzi e più persone per la sicurezza dei cittadini. Noi offriamo, dunque, una risposta, mentre voi soffiate sui bisogni della gente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)!
Avete cercato di cavalcare l'onda dell'antipolitica e degli umori motivati dall'insofferenza per gli sprechi e per la degenerazione presenti in molte piaghe della pubblica amministrazione, ma è questo Governo e questa maggioranza che hanno voluto leggi e misure per ridurre i costi della politica, tagliando a partire dal Governo, dal Parlamento, dai consigli comunali, dalle autonomie locali, dalle amministrazioni pubbliche, dai manager dello Stato, dalla proliferazione dei fondi di spesa (Commenti).
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato. Prego l'Assemblea di comportarsi in maniera composta, in modo da poter ascoltare gli interventi. Prego deputato Soro, può riprendere l'intervento.
ANTONELLO SORO. Sappiamo che i mutamenti del clima sconvolgono la nostra idea del futuro e generano insicurezza ed allarme. Abbiamo costruito - come ha affermato precedentemente il collega Bonelli - il disegno di legge finanziaria più ecologista della storia repubblicana. Tuttavia, il cuore della manovra si trova nell'attenzione senza precedenti messa in campo sul terreno sociale. La questione salariale, signor Presidente, rappresenta la nuova emergenza sociale del Paese: la dinamica dei prezzi sembra talvolta priva di un freno e di un controllo, e il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti fa un passo indietro ogni giorno e fa crescere l'area di marginalità verso dimensioni critiche. Questo è il punto di riferimento ineludibile rispetto al quale abbiamo voluto costruire il disegno di legge finanziaria in esame. Sappiamo che nessuna misura potrà risolvere compiutamente il problema se non cresce la ricchezza nazionale, se l'Italia non investe di più nei settori in cui dispone di vantaggio competitivo e se non sapremo spostare le risorse dalle rendite allo sviluppo. Noi riteniamo che sia non solo possibile, ma indispensabile coniugare lo sviluppo con la giustizia sociale e che, inoltre, non sia uno sviluppo buono quello che esclude dal diritto di cittadinanza le forze più deboli della nostra società.
Dobbiamo ascoltare, perciò, la domanda profonda proveniente dal Paese,Pag. 33che ci chiede più giustizia nella difesa dei salari e del potere d'acquisto delle famiglie. Vanno in questa direzione l'intervento di carattere fiscale per sostenere i lavoratori dipendenti, la detrazione di 1.200 euro per le famiglie numerose, la minore aliquota per il TFR, la sterilizzazione degli aumenti del petrolio sul prezzo della benzina, la sorveglianza sui prezzi e la norma a favore dei cittadini consumatori, che ora potranno far valere insieme le proprie ragioni e chiedere il risarcimento in caso di lesione di diritti collettivi.
La legge finanziaria in esame, signor Presidente, arriva in porto in una stagione di tensioni politiche che investono maggioranza e opposizione e mettono in luce difficoltà del sistema politico italiano. Non vogliamo sfuggire alle responsabilità che spettano al primo partito del Paese e non vogliamo rimuovere come fastidiosi le valutazioni, i timori e le inquietudini che molti nostri alleati hanno rappresentato in questi giorni, nell'intrecciarsi tra i problemi di Governo e le riforme.
Ritengo che dovremmo avere tutti un supplemento di attenzione alle reciproche ragioni, trovando il tono del dialogo e della reciproca fiducia, per guadagnare l'approdo positivo di una transizione lunga e spesso confusa. La stagione nuova sarà quella delle riforme, per rendere la nostra democrazia più efficiente, più stabile, più trasparente, più libera e più forte e per consentire a chi guida e a chi esercita una leadership di assumere con responsabilità...
PRESIDENTE. Deputato Soro, la invito a concludere.
ANTONELLO SORO. ...le decisioni di Governo, per garantire, senza equivoci e senza infingimenti, che i cittadini possano scegliere programmi, persone, coalizioni e partiti sui quali investire la propria fiducia. Siamo in un percorso ricco di insidie e di incognite, con molti rischi per il nostro Paese, per la sua tenuta generale nella competizione in corso con altri poteri, con altri Paesi e con altre economie.
PRESIDENTE. Deputato Soro, concluda.
ANTONELLO SORO. Siamo dentro a un corridoio strettissimo, dove occorre bilanciare ragioni identitarie e governabilità, partecipazione e capacità decidente, presente e futuro della nostra democrazia. In tale percorso, signor Presidente, non servono le polemiche e i toni ultimativi.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANTONELLO SORO. Concludo, signor Presidente. Serve un supplemento di responsabilità e di ragionevolezza da parte di tutti. Non abbiamo mai subito la pregiudiziale di quanti, dall'opposizione, ci chiedevano di cambiare...
PRESIDENTE. La prego, deputato Soro, concluda.
ANTONELLO SORO. ...per aprire il confronto. In questa occasione non accetteremo di confondere i due tavoli, non solo perché essi non vanno confusi, ma anche perché pensiamo, con serenità...
ROBERTO COTA. È finito il tempo!
PRESIDENTE. Deputato Soro, deve concludere.
ANTONELLO SORO. ...che il Governo Prodi, per quello che ha fatto e per chi lo guida, meriti la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo-Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per le quali è stata prevista la trasmissione televisiva diretta. Seguiranno ora alcune dichiarazioni di voto a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cannavò. Ne ha facoltà.
SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, vi sono decine di motivi per giustificare il voto contrario a questa ennesima fiducia: una legge finanziaria ancora unaPag. 34volta dal lato delle imprese; l'assenza di misure contro i morti sul lavoro; risorse stanziate per il G8 e i CPT e, su tutto, il modo umiliante con cui, ancora una volta, è stato trattato questo ramo del Parlamento.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18,30)
SALVATORE CANNAVÒ. Non ho, però, il tempo per farlo, e dunque ne approfitto per prestare il minuto scarso che mi resta alle parole che padre Alex Zanotelli ha pronunciato ieri in questo palazzo, nel silenzio generale della stampa e della politica. Padre Zanotelli ha affermato che, in due anni, con il Governo Prodi le spese militari hanno superato del 23 per cento quelle affrontate nel Governo Berlusconi: non si trovano risorse per la scuola, per la ricerca, per i servizi sociali, ma per le armi sì. La legge finanziaria di quest'anno, infatti, assegna 23,5 miliardi di euro al bilancio del Ministero della difesa: una cifra enorme. Afferma padre Zanotelli: oggi devo esternare la mia delusione, la mia rabbia: delusione profonda anche verso la sinistra radicale, che in piazza chiede la chiusura dei lager per gli immigrati, parla contro le guerre e poi vota per rifinanziarle. Continua padre Zanotelli: trovo gravissimo il silenzio della stampa su tutto questo, ma ancora più grave è il nostro silenzio, quello del mondo della pace, che dorme sonni tranquilli.
Per fortuna - aggiungiamo - esiste anche il mondo della pace, che non resta in silenzio, come quello che manifesterà domani a Vicenza. Ovviamente, sarò lì e, quindi, non parteciperò al voto finale. Preannunzio, però, il mio voto contrario sulla questione di fiducia. Forse le parole di Zanotelli, al posto delle mie, vi faranno riflettere un po'.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pedica, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cancrini. Ne ha facoltà.
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, vorrei segnalare la contraddizione esistente tra quanto previsto da questo disegno di legge finanziaria e quanto tutti insieme abbiamo votato e discusso quando, con proposte largamente condivise, abbiamo parlato di infanzia e di maltrattamento e abuso sulla stessa. Nella Commissione per l'infanzia, di cui sono vicepresidente, è stato svolto un lavoro che ha portato alla predisposizione di proposte e di emendamenti per l'esame del disegno di legge finanziaria, da me riportati in Commissione affari sociali, dove hanno trovato un consenso largo e l'unanimità dei partecipanti.
Il problema, tuttavia, sorge dal fatto che nel successivo esame in Commissione bilancio di questi emendamenti non si è neppure discusso, ed oggi ci troviamo di fronte ad un testo, su cui è stata posta la questione di fiducia, nel quale di questi argomenti non vi è traccia. Vi è, però, traccia pesante di un finanziamento dato a un privato senza alcun titolo, che si occuperà di fare da garante per l'infanzia maltrattata o abusata.
Siamo ancora in ritardo con le leggi istitutive del garante per l'infanzia: abbiamo ratificato la Convenzione sui diritti del fanciullo, che lo prevede, nel 1991, ed ora le risorse che potrebbero servire per l'istituzione del garante per l'infanzia vengono destinate, sulla base di una trattativa privata tra rappresentanti di partiti, ad un privato, che non dovrà fare nulla, perché la relativa norma del disegno di legge finanziaria prevede che queste risorse vadano a sostegno delle attività che già svolge.
Mi vergogno di tutto ciò e, pur essendo parte di una maggioranza in cui credo, ed essendo convinto di votare a favore della questione di fiducia, lo segnalo all'Aula, perché ritengo che siano state infrante le procedure normali che dovrebbero essere seguite in un Parlamento. I problemi di merito vanno discussi nelle CommissioniPag. 35di merito, non si può ridurre tutto a una trattativa privata tra rappresentanti di gruppi in una sede impropria (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la votazione avrà inizio alle ore 18,45, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora con la chiama.
La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 18,45.
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento 1.1000 del Governo - A. C. 3256-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento 1.1000 del Governo, con le annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il Regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, trasmesse dai presidenti dei gruppi, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dall'onorevole Pertoldi.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 19,40)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 19,50)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 20)
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sull'emendamento 1.1000 del Governo, con le annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22, sulla cui approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi il Governo ha posto la questione di fiducia.
Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno risposto sì 324
Hanno risposto no 204
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi).
Si intendono conseguentemente precluse tutte le ulteriori proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A -bis - A.C. 3256).
Hanno risposto sì:
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Allam Khaled Fouad
Amato Giuliano
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci PaolaPag. 36
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boselli Enrico
Brandolini Sandro
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Cardinale Salvatore
Carra Enzo
Carta Giorgio
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Cioffi Sandra
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Mita Ciriaco
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Diliberto Oliviero
Dioguardi Daniela
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fassino Piero
Fedi MarcoPag. 37
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil Alì Raschid
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licandro Orazio Antonio
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco
Nicchi MarisaPag. 38
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedica Stefano
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Trepiccione Giuseppe
Tuccillo Domenico
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Airaghi Marco
Alessandri Angelo
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Amoruso Francesco Maria
Angeli Giuseppe
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Benedetti Valentini Domenico
Bernardo Maurizio
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bongiorno Giulia
Bono Nicola
Boscetto Gabriele
Bosi Francesco
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Brigandì Matteo
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buonfiglio Antonio
Buontempo Teodoro
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Cannavò Salvatore
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Cirino Pomicino Paolo
Compagnon Angelo
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi Rocco
Crosetto Guido
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Laurentiis Rodolfo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Luca Francesco
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Ferrigno Salvatore
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fitto Raffaele
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Gelmini Mariastella
Germanà Basilio
Germontani Maria IdaPag. 40
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giorgetti Giancarlo
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimoldi Paolo
Iannarilli Antonello
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lazzari Luigi
Lenna Vanni
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Lisi Ugo
Lo Monte Carmelo
Lucchese Francesco Paolo
Lussana Carolina
Mancuso Gianni
Marcazzan Pietro
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Maroni Roberto
Marras Giovanni
Martinelli Marco
Martinello Leonardo
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Mistrello Destro Giustina
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Mormino Nino
Moroni Chiara
Murgia Bruno
Nan Enrico
Napoli Angela
Nardi Massimo
Neri Sebastiano
Nespoli Vincenzo
Palmieri Antonio
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedrizzi Riccardo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Pescante Mario
Picchi Guglielmo
Pini Gianluca
Pisacane Michele
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Pottino Marco
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Ricevuto Giovanni
Rivolta Dario
Romagnoli Massimo
Romele Giuseppe
Ronconi Maurizio
Rositani Guglielmo
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Salerno Roberto
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Simeoni Giorgio
Tabacci Bruno
Taglialatela Marcello
Tassone Mario
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tucci Michele
Ulivi Roberto
Valducci Mario
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vitali Luigi
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Zorzato Marino
Sono in missione:
Colucci Francesco
De Castro Paolo
Di Pietro Antonio
Francescato Grazia
Galante Severino
Gasparri Maurizio
Giovanardi Carlo
La Malfa Giorgio
Mazzocchi Antonio
Melandri Giovanna
Oliva Vincenzo
Palumbo Giuseppe
Pecoraro Scanio Alfonso
Reina Giuseppe Maria
Scajola Claudio
Stucchi Giacomo
Tremonti Giulio
Violante Luciano
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 23.1000 del Governo - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'emendamento 23.1000 del Governo (Vedi l'allegato A - A.C. 3256
sezione 1), con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis, sulla cui approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per lasciare agli atti anche la posizione del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, su questo ulteriore maxiemendamento su cui è stata posta la questione di fiducia.
Chiedo quindi che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato Barani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, non consegnerò il mio intervento, ma lo svolgerò in questa sede per la semplice ragione che intendo far sì che anche la voce dei Radicali de La Rosa nel Pugno rimanga agli atti in questa occasione, così importante, del voto di fiducia sul disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati Leone e Volontè).
Intendo subito preannunciare il voto favorevole sulla fiducia dell'intero gruppo de La Rosa nel Pugno su questo secondo maxiemendamento, e i Radicali lo esprimeranno anche a prescindere dal contenuto di questo disegno di legge finanziaria.
Quando abbiamo determinato l'alternanza al Governo, facendo vincere la coalizione guidata da Romano Prodi, e quando abbiamo lavorato per la durata di questo Esecutivo, avevamo compreso che queste erano condizioni essenziali per la scomposizione di un quadro politico basato sulle due grandi coalizioni di centrodestra e di centrosinistra.
È un processo in corso che deve proseguire. Da questa crisi, da questa scomposizione degli schieramenti è possibile che si determini un sistema politico diverso, che consenta di adottare quelle riforme liberali dell'economia, della giustizia, delle istituzioni e delle libertà civili che erano e sono rese impossibili dalla precedente, ingessata configurazione dell'assetto politico, che si sta scompaginando.
Detto questo, non posso né voglio tacere i risultati importanti che, anche grazie all'impegno nostro e del Ministro Emma Bonino, sono stati portati a casa in questo anno e mezzo di legislatura.
Anzitutto, il commercio estero registra segni positivi che non si erano visti in precedenza: dopo la Germania, siamo il Paese che cresce di più nel commercio internazionale, malgrado l'euro forte.
Certamente parte del merito è da attribuirsi all'impresa italiana, che negliPag. 42anni scorsi si è ristrutturata. Ma il merito è anche degli investimenti e delle azioni del Ministro Bonino e dell'Esecutivo tutto, senza scordare che la tempestiva iniziativa di Emma Bonino, prima dell'estate, concernente il Protocollo sul welfare, ha consentito un accordo assai più riformatore di quanto avremmo altrimenti avuto.
Il Governo, nel travagliato iter di questo Protocollo sul welfare, ha costantemente trovato, infatti, nei Radicali de La Rosa nel Pugno e nei Socialisti una sponda autenticamente riformatrice e propositiva, a vantaggio delle categorie neglette del nostro vecchio Welfare State, difeso inspiegabilmente, a nostro avviso, da componenti politiche che si definiscono di sinistra.
A ciò si aggiungono importanti battaglie vinte o che stanno per essere vinte, come quella sulla moratoria universale della pena capitale all'ONU, che vedrà tra qualche giorno una scadenza decisiva.
Non voglio, però, nascondere alcuni elementi di perplessità sul disegno di legge finanziaria, che non si limitano al tanto che non c'è e che avrebbe potuto esserci, come dicono in tanti. Mi riferisco al modo con cui si è svolta e conclusa nei giorni scorsi la vicenda degli autotrasportatori. Radicali e Socialisti de La Rosa nel Pugno sono ben consapevoli che il settore ha bisogno di profondi mutamenti strutturali, essendo dominato da una ormai insostenibile competizione economica al ribasso nei confronti della sicurezza stradale e di quella degli autotrasportatori stessi, in condizioni di assoluta illegalità, cui si cerca malamente di far fronte con contributi economici pubblici.
Come radicale affermo che lo sciopero degli scorsi giorni degli autotrasportatori si è svolto con modalità inaccettabili, che però sembrano essere le sole a portare risultati alle categorie di lavoratori che sono in grado di metterle in pratica, incoraggiando così azioni sempre più dure e illegali. Ma ancora di più a sconcertare è stato il modo con cui la Presidenza del Consiglio dei ministri ha chiuso la vertenza, con almeno 30 milioni di euro, di cui 10 stornati dai fondi per l'emittenza privata. Ricordo che vi è una legge dello Stato, mai modificata dal Parlamento, che assegna alle emittenti private televisive denaro che in parte non è mai stato erogato e quei 10 milioni di euro erano solo una piccola parte di tali fondi, dovuti per compensare gli effetti dell'incredibile e inaccettabile duopolio italiano nel mercato pubblicitario televisivo.
Molte società radiotelevisive private avranno difficoltà a far fronte alle spese e ciò perché non sono in grado, come altre categorie, di scioperare prendendo in ostaggio gli italiani. Inoltre, tale vicenda rafforza ulteriormente il duopolio esistente. Insomma, abbiamo assistito ad una vicenda che non fa bene al Paese.
In ultimo, anche se quest'anno l'iter del disegno di legge finanziaria è stato meglio gestito - fino ad ora - rispetto a quanto avvenuto lo scorso anno, permane immutata l'esigenza e l'urgenza di una riforma delle procedure di bilancio attuali che marginalizzano l'Esecutivo e sembrano fatte apposta per dare molto potere alle lobby, come è accaduto anche quest'anno. È necessario che coloro che sono eletti dagli italiani e soprattutto che sono responsabili delle scelte nei loro confronti riprendano in mano il controllo della sessione di bilancio.
Spero che questa non rimanga solo l'ennesima promessa mancata di ogni legge finanziaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, il mio intervento ha un obiettivo ben preciso e mira a richiamare l'attenzione del Parlamento su un tema che rischia di essere totalmente dimenticato, anche se alcuni organi di informazione fortunatamente nelle ultime ore lo hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica.
Intendo svolgere alcune considerazioni e richiedere anche l'attenzione di qualche distratto deputato e rappresentante del Governo che svolge la propria azione nel Mezzogiorno d'Italia, in ordine alle azioni e agli interventi che il Governo ha condotto in quell'area.Pag. 43
Desidero citare tre episodi prima di fare alcuni esempi chiari, approfittando anche dell'occasione fortunata di avere in questa sede il Presidente del Consiglio dei ministri. È stato siglato, all'inizio dell'attuale legislatura, un documento fra il Governo e le otto regioni del Mezzogiorno. Vorrei sapere, signor Presidente, quale attuazione concreta abbiano avuto i contenuti di quel documento nell'anno e mezzo abbondante di Governo che lei ha presieduto.
Inoltre, nei giorni appena trascorsi, lei ed alcuni autorevoli rappresentanti del Governo, a Napoli, avete rilanciato il tema del Mezzogiorno, citando ancora una volta l'utilizzo delle risorse comunitarie quale unica opportunità e reclamizzandola come un risultato positivo del Governo, mentre sapete benissimo che non è così.
Lo scorso anno abbiamo discusso, in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria, in ordine all'impatto delle disposizioni sul Mezzogiorno. Abbiamo discusso in merito ad una legge finanziaria (quella dello scorso anno) che prevedeva il credito d'imposta, la riduzione differenziata del cuneo fiscale, l'introduzione delle zone franche, la programmazione settennale del FAS. Questi erano i quattro obiettivi sbandierati dinanzi all'Assemblea.
Dopo aver ridotto in modo drastico le risorse assegnate al Fondo per le aree sottoutilizzate, rinviandolo al 2010, questo Governo a distanza di un anno dalla scorsa legge finanziaria, si presenta con tutte tali questioni puntualmente inattuate. È evidente, infatti, che la riduzione del cuneo fiscale è stata autorizzata dalla Commissione europea solo poche settimane fa, a distanza di un anno dal suo inserimento, e che le zone franche urbane non sono neanche state perimetrate, mentre quest'anno la farsa ripropone la stessa entità finanziaria dello scorso anno.
La stabilizzazione del credito di imposta, la cosiddetta «Visco sud», non è mai partita e non potrà partire prima del 2009, essendosi ancora in attesa del via libera della Commissione europea. Mi si dirà che si attende il parere dell'Unione europea: dopo oltre un anno ancora non sappiamo quali sono gli interventi e, soprattutto, cosa questo Governo ha fatto nei confronti dell'Unione europea per avere una risposta!
Di fronte a tale quadro desolante, emerge in modo molto chiaro che da parte nostra non può che esservi un obiettivo nella presente occasione: far tornare l'attenzione su un tema che rischia di essere sempre più dimenticato.
Abbiamo la necessità che su tali questioni il Governo possa evitare le scelte che in queste ultime ore, anche con il maxiemendamento in discussione, ripropone all'attenzione degli italiani.
Il Governo ha deciso di ridurre di 630 milioni di euro - come riportano importanti quotidiani - la dotazione finanziaria a copertura del credito di imposta e di ridurre ancora una volta il FAS (il Fondo per le aree sottoutilizzate), che è diventato oramai il conto corrente del Governo, utilizzato anche quest'anno come un bancomat, così come accaduto già lo scorso anno.
Se occorrono le risorse per acquistare due Canadair, cosa fa il Governo? Presenta un emendamento che ne stabilisce il prelievo dal FAS. Se serve riproporre la farsa dei 500 milioni di euro già promessi lo scorso anno per le strade della Calabria e della Sicilia, cosa fa il Governo? Ripropone la misura, ricavando le somme dal FAS. Tutti gli interventi che in questa direzione possono essere finalizzati ad un'ipotetica risposta da parte del Governo vengono meno.
Penso che vi sia bisogno in quest'aula di una riflessione serena, ma soprattutto di una riflessione decisa. Questo Governo non ha avuto la capacità di ottenere le risposte necessarie neanche per dare attuazione alle norme previste dalla legge finanziaria dello scorso anno. Questo Governo utilizza gli interventi nel Mezzogiorno come un metodo di composizione delle esigenze in ordine ad altri settori di intervento e ad altri argomenti. Ma soprattutto - ciò che più preoccupa - non esiste alcuna strategia. Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un tour del Ministro Bersani in giro per le regioni del sud, nel corso del quale egli ha raccontato qualiPag. 44potevano essere i benefici e i grandi interventi nel Mezzogiorno. Sono questi gli interventi, e purtroppo temiamo che ancora una volta assisteremo oggi ad alcune assicurazioni da parte del Governo (magari anche infastidite, solo perché qualcuno sta affermando cose ovvie, scontate ed inutili forse per qualcuno), che sicuramente ci porteranno nel prossimo anno - mi auguro con un Governo diverso - a discutere in quest'aula dell'incapacità di attuare le norme previste anche nel disegno di legge finanziaria in discussione.
Mi auguro allora - e concludo - che vi possa essere anche un sussulto da parte dei deputati del Mezzogiorno di quest'Assemblea, anche appartenenti ai partiti politici dell'attuale maggioranza, e che vi possa essere un luogo all'interno del quale potersi confrontare e poter fermare un'azione mirata e tesa ad escludere in modo scientifico dalle misure di intervento e da un minimo di attenzione un'area importante del Paese.
Mi auguro che non vi sia un silenzio imbarazzato da parte di chi oggi deve votare la fiducia, consapevole che il provvedimento e la manovra finanziaria in esame recano un danno al territorio che ognuno di loro rappresenta.
È per questo che noi lanciamo una proposta: il voto non può che essere ancor di più e decisamente contrario a questo metodo e a questo provvedimento. Ma l'augurio è che vi siano altri deputati di altre regioni d'Italia e di altri partiti politici che a partire da gennaio abbiano almeno il coraggio di rappresentare di fronte al Governo su tali questioni - attraverso una mozione o quant'altro l'Aula riterrà opportuno - una situazione che non è più tollerabile, che merita attenzione e per la quale ci attiveremo con forza e decisione per fermare una deriva che è contro il Mezzogiorno d'Italia [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni]!
PRESIDENTE. Domando scusa: è in corso una breve pausa determinata dal fatto che si sta svolgendo un controllo poiché può esservi un errore tipografico nel testo. Procederemo con la votazione fra qualche minuto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, intervengo per rinnovare la totale sfiducia per questa manovra e complessivamente per l'azione del Governo in tutti questi 18 mesi di attività. Siamo di fronte ad una situazione a dir poco scandalosa: tre voti di fiducia sul disegno di legge finanziaria. Ciò consegnerebbe un dato straordinario non al guinness dei primati ma, credo, all'indecenza politica.
La sua conduzione, signor Presidente, dovrebbe essere super partes poiché lei è Presidente di tutti i parlamentari: avrebbe dunque il dovere, in questa sua funzione e ruolo, di rilevare l'inconsistenza di questa maggioranza e della capacità del Governo di procedere nelle azioni più rilevanti della sua attività politica, cioè quelle legate alla manovra finanziaria.
Nella nazione vi è un totale disorientamento, non solo dentro quest'Aula ma anche fuori di essa: fuori, vi è una rottura completa del dialogo fra il Governo e le parti sociali (categorie produttive e lavoratori); dentro, assistiamo allo spettacolo indecente di tre voti di fiducia, il che - credo - costituisce un precedente nell'esperienza politica repubblicana che meriterebbe veramente di essere rilevato non solo a livello nazionale ma anche a livello internazionale.
Auspicheremmo che la legislatura e il Parlamento non fossero consegnati all'indignazione generale dei cittadini e della nazione: La Destra chiede dunque a lei, signor Presidente, un sobbalzo di dignità affinché rilevi che non vi sono le condizioni per procedere oltre e torni così finalmente al popolo sovrano la possibilità di votare e perciò di decidere nuovamente dei destini dell'Italia.
Rinnoviamo, quindi, la nostra sfiducia al Governo e chiediamo al Presidente che non faccia semplicemente il notaio, ma rilevi nel merito l'incapacità e l'inconsistenzaPag. 45di questa maggioranza, che si presenta nuovamente in maniera indegna di fronte ai cittadini e alla nazione.
PRESIDENTE. Vale quanto affermato in precedenza (Commenti).
Ho già spiegato, infatti, che c'è un problema tecnico che non sono in condizione di risolvere, neanche con la mia autorevolezza politica. La prego di credermi.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, per un atto di trasparenza assoluta nei riguardi dell'Aula, voglio avvertire che mi è stato riferito che, per un mero errore materiale, non risultano riportate nell'allegato A al resoconto della seduta di ieri alcune correzioni che sono state trasmesse dal Governo, in particolare sul comma 36 del maxiemendamento che stiamo esaminando (Commenti del deputato Elio Vito).
PRESIDENTE. Si tratta di un errore materiale, lo esponga.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. È un mero errore materiale che fa riferimento sostanzialmente alla dizione «di intesa con lo Stato» (Commenti)...
PRESIDENTE. Dica semplicemente dove ieri è saltato il testo.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. L'errore materiale riguarda l'allegato A al resoconto - lo ripeto -, in cui non è riportata la trascrizione delle integrazioni, già distribuite in Commissione, al comma 36 del maxiemendamento, che non modificano assolutamente il contenuto dello stesso.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, ci sono in questo Parlamento, sia alla Camera che al Senato, dei precedenti in base ai quali non è stato possibile correggere degli errori formali dei quali ci si era accorti.
Narro una storia: uno di questi precedenti, ad esempio, Presidente, riguarda la famosa questione dei seggi al Senato, che ha dato luogo a tanti ricorsi: un errore di «taglia e incolla», non dovuto a nessuna volontà politica, che ha creato quello che ha creato. Anche per quanto riguarda le leggi finanziarie e le questioni di fiducia, non è stato mai consentito - ripeto: mai - che nel corso della votazione il Governo apportasse delle correzioni.
Pertanto, ritengo che o il comma 36 è identico a quello sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia ieri oppure, se cambia il comma 36, il Governo pone ora la questione di fiducia sul nuovo testo e la votiamo domani.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Non è così!
ELIO VITO. Ne abbiamo già viste tante, Presidente, per dover ancora subire altri schiaffi e altre vergogne, come quelle alle quali dovremmo assistere adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Lega Nord Padania e Misto-La Destra).
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, innanzitutto invidio i colleghi che hanno capito di cosa si tratta. Il presidente della Commissione ha ripetuto tre volte che c'è un errore materiale: sarà un errore di trascrizione, tecnico, non capisco cosa significhi errore materiale. Signor Presidente, ci faccia una cortesia: legga lei il testo e chiarisca cosa diceva il precedente testo, e cosa dice il nuovo, almeno capiamo di cosa si tratta.
Inoltre, sono d'accordo con il collega Elio Vito: se c'è un testo modificato, deve tornare in Commissione e comunque nonPag. 46si può votare in questo momento. Si potrebbe passare al terzo testo su cui è stata posta la fiducia e rinviare questo a quando la Commissione avrà vagliato il contenuto sul quale si sta chiedendo questa modifica.
Signor Presidente, lei è molto severo sul rispetto delle formalità, però poi, nella sostanza, non riprende il Governo, che sta prendendo in giro la Presidenza e tutta la Camera dei deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Destra, Forza Italia e Lega Nord Padania)!
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Do ora la parola al deputato Volontè, perché l'aveva chiesta prima; devo dire, però, che si sta discutendo su una questione che è stata mal posta; quindi, dopo l'intervento del presidente Volontè ripeterò la precisazione.
Prego, deputato Volontè, ha facoltà di parlare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mal posta o ben posta che sia la questione, ci troviamo di fronte a una modifica in corso d'opera; la definisco così per non ripetere ciò che ha affermato il collega Elio Vito.
Tra l'altro, siamo tutti consapevoli dell'irritualità di questa eventuale correzione materiale, considerato che ieri e l'altro ieri abbiamo trascorso intere giornate ad aspettare l'elaborazione del testo da parte del Governo, sul quale vi deve essere stato una sorta di errore di scrittura.
Signor Presidente, ricordo al Governo (non c'è bisogno di ricordarlo a lei), che più volte si è votato un testo, che poi è stato corretto con il cosiddetto decreto mille proroghe. Così accadrà, per bocca del Ministro Chiti, anche per altri provvedimenti che voteremo successivamente. Considerato che il Governo e noi siamo stati convocati in quest'Aula per votare - è già in corso, infatti, la seconda votazione sui maxiemendamenti relativi al disegno di legge finanziaria - se vi è un errore, verrà corretto con il cosiddetto decreto mille proroghe, fra tre giorni, non fra tre anni!
PAOLO CIRINO POMICINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prima di darle la parola, però, vorrei solo precisare di che si tratta: nella stampa dell'allegato A al resoconto di ieri è saltata un'espressione. Il Governo ha posto la questione di fiducia sul testo corretto ed integrale, che è stato distribuito alla Commissione bilancio e all'Aula. Lo ripeto: il testo su cui il Governo ha posto la questione di fiducia è stato distribuito correttamente alla Commissione e all'Aula. Nella riproduzione tipografica del testo è saltata un'espressione e, per correttezza, il presidente Duilio ha dato atto di questo errore nella trascrizione, che non è nel testo che è a disposizione dell'Aula e della Commissione (Commenti del deputato Elio Vito).
Deputato Cirino Pomicino, è convinto di questa formulazione?
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, volevo soltanto affermare - essendo fuori da ogni sospetto in ordine alla fiducia al Governo, che sfiducio ancora una volta - che la Commissione bilancio ha esaminato il testo trasmesso dal Governo, che recava le parole: «d'intesa con lo Stato (...) e la soppressione o il riordino». È la trascrizione del testo per l'Aula che manca di questo tipo di verifica, ma la Commissione bilancio si è espressa sul testo presentato dal Governo sul quale lo stesso ha posto la questione di fiducia.
Lo dico, onorevole Elio Vito, onorevole Volontè, soltanto perché la Commissione bilancio si è espressa su tale questione; credo, perciò, che dovremmo rimanere concordi sul lavoro svolto dalla Commissione bilancio. Quindi, la mia proposta è di registrare che è avvenuto un errore meramente materiale nella trascrizione del testo per l'Aula, avendo la Commissione di merito espresso il parere sul testo corretto presentato dal Governo, che naturalmente non merita la fiducia, ma che non merita neanche di rinviare a domani la seconda votazione.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
Pag. 47
PRESIDENTE. Do la parola al deputato Elio Vito per l'ultimo intervento sull'argomento, sul quale poi prenderò una decisione, perché la questione è sufficientemente chiara, considerata anche la precisazione fatta dal deputato Cirino Pomicino, che ringrazio.
Prego, deputato Elio Vito, ha facoltà di parlare.
ELIO VITO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Lei ha chiarito una situazione, ma non ha chiarito la situazione, perché tutti abbiamo un po' di esperienza e sappiamo che anche in passato è accaduto che vi fossero errori di stampa e correzioni formali, anche dopo che era stata posta la questione di fiducia. Tuttavia, signor Presidente, di tali errori formali è sempre stata data lettura all'Aula prima che iniziassero le operazioni di voto, ossia prima che iniziassero le dichiarazioni di voto. In questo caso, le dichiarazioni di voto sono già iniziate e questa fase è ormai unita alle operazioni di voto, per cui dobbiamo votare il testo sul quale sono iniziate le dichiarazioni di voto. Signor Presidente, non troverà alcun precedente della scorsa legislatura in cui di queste correzioni formali non sia stata data lettura prima che iniziassero le operazioni di voto.
La mia seconda osservazione, signor Presidente, è la seguente: visto che lei ha chiarito all'Aula qual è stato il tipo di errore, io spiegherò quali sono le parole che stranamente sono saltate, perché anche noi che stavamo nella Commissione bilancio abbiamo una certa difficoltà a riscontrarci con quanto è stato affermato.
Stiamo parlando di tre parole che nel testo originario non vi erano e che ora, invece, il presidente Duilio aggiunge: «di intesa con le regioni». Riteniamo che queste paroline: «di intesa con le regioni» non siano un mero errore formale.
ANTONIO BORGHESI. Non sai neanche di cosa parli!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. C'erano nel testo originale!
ELIO VITO. Allora, sentiamo i colleghi della Commissione! Queste parole comportano, signor Presidente, semplicemente una conseguenza: se la legge è costituzionale o meno, ovvero se si opera di intesa o meno tra lo Stato e le regioni.
Credo, quindi, signor Presidente, che non sia un aspetto meramente formale, ma sostanziale. Comunque, signor Presidente, ripeto che le dichiarazioni di voto erano iniziate e ciò preclude la possibilità che si cambi il testo in corso d'opera. Vogliamo fare iniziare da capo le procedure di voto? Iniziamo di nuovo le dichiarazioni di voto, così da rimettere l'Aula nelle condizioni nelle quali era in passato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Deputato Elio Vito, ha esposto chiaramente la sua tesi, ma insisto a sostenere che tecnicamente non ha fondamento, in quanto si tratta di un errore tipografico. Come è stato detto autorevolmente sia dal presidente della Commissione, sia dal deputato Cirino Pomicino (che cito perché, essendosi espresso ripetutamente per la sfiducia al Governo, non può essere sottoposto a qualche legitima suspicione vi è un evidente parere pro veritate.
Siamo di fronte ad un testo presentato dal Governo alla Commissione, su cui la Commissione ha operato ed è il testo su cui viene chiesta la fiducia. Vi è stato un errore tipografico, ma la Commissione e l'Aula hanno discusso avendo come base il testo precedente.
Lei ha fatto riferimento ai precedenti e le posso dire che nella seduta del 20 luglio 2005, nella stessa condizione, vi sono state le dichiarazioni di voto; successivamente il relatore ha chiesto di effettuare una precisazione, ha fornito la dimostrazione di un errore nello stampato del disegno di legge e su questa base si è prodotta la votazione, esattamente nella stessa condizione di oggi.
Quindi, passiamo alla votazione sulla questione di fiducia. Indico la votazionePag. 48per appello nominale sull'emendamento 23.1000 del Governo, con le annesse tabelle (Commenti)...
ELIO VITO. Ci sono le dichiarazioni di voto!
PRESIDENTE. Naturalmente, vi sono le dichiarazioni di voto. Se chiede di parlare per dichiarazione di voto, può parlare. (I deputati Salerno e Buontempo espongono cartelli recanti rispettivamente la scritta: «Vergogna» e «Ladri di legalità»).
Invito i deputati a togliere i cartelli, altrimenti dovrò chiedere l'intervento dei commessi. Chiedo ai commessi di togliere i cartelli (I commessi ottemperano all'invito del Presidente).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zorzato. Le faccio notare che la dichiarazione di voto è già stata svolta per il gruppo di Forza Italia dal deputato Fitto. Tuttavia, eccezionalmente, le do la parola.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, la ringrazio per il fatto che cortesemente mi dà la parola, visto che durante i lavori della Commissione bilancio, a seguito della richiesta di tutta l'opposizione di avere un incontro con lei (dopo trenta ore che la Commissione non si riuniva, perché la maggioranza era impegnata in incontri informali per trovare accordi sul testo), lei non ci concesse l'incontro. Ricorderà che l'abbiamo chiamata a tarda ora, a mezzanotte e venti dopo una lunga giornata. I suoi uffici lo potranno testimoniare. Lei prima stava dormendo, poi no, ma non ha importanza.
Visto che oggi non ci consente di tornare in Commissione...
PRESIDENTE. Deputato Zorzato, lei sa che tale questione è stata chiarita con reciproca soddisfazione con coloro che mi avevano chiesto di parlare; avevo detto al presidente Duilio di cercarvi. Era semplicemente esplicativo.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, io ero là e devo dirle che non ho constatato questa reciproca soddisfazione. Sono il capogruppo di Forza Italia in Commissione bilancio e quindi, come membro dell'opposizione, ritengo che lei debba chiedere a me - non ad altri - se ho avuto soddisfazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Misto-La Destra).
Ciò detto, credo sia opportuno, con molto rispetto nei confronti del collega Cirino Pomicino, che sul merito della questione sia la Commissione bilancio a decidere se il testo esaminato sia o meno corrispondente a quello giusto e se si tratti di un errore formale oppure no: non deve essere il collega Cirino Pomicino a dire al Presidente se sia d'accordo o meno sul testo.
Poiché ritengo giusto, al di là dell'ordine dei lavori, tornare in Commissione per verificarne l'opportunità - in merito al Regolamento è già intervenuto il presidente Elio Vito - invito il mio gruppo (se esco da solo, sarebbe poco influente) ad abbandonare i lavori per il secondo voto sulla fiducia: chiedo ai miei colleghi, pertanto, di non votare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Misto-La Destra).
PRESIDENTE. Siccome tutto si può affermare tranne che la Presidenza non sia stata rispettosa dei diritti di tutti i parlamentari, al fine di fugare ogni dubbio, prego il Comitato dei nove di riunirsi per dieci minuti (Commenti) per poter fornire una risposta univoca. Preferisco rallentare i lavori, ma non lasciare a nessuno il sospetto che vi sia un qualche arbitrio.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 20,45, è ripresa alle 21,20.
PRESIDENTE. Come sapete, colleghi, è stato dato modo al Comitato dei nove di riunirsi. Chiedo dunque al presidente Duilio se sia stata verificata la situazione.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Sì, signor Presidente.
MARINO ZORZATO. Chiedo di parlare.
Pag. 49PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, l'opposizione - o quanto meno il mio gruppo - non è soddisfatta dei chiarimenti emersi in sede di Comitato, ma non intendo disturbare i nostri lavori e pertanto non aprirò, al riguardo, una discussione per spiegare i nostri motivi. Credo, tuttavia, che i membri del Comitato, con i quali abbiamo condiviso questi tre quarti d'ora, li abbiano ben compresi.
PRESIDENTE. A fronte di questa posizione ufficiale, di cui la ringrazio, vorrei effettuare una precisazione, che considero definitiva.
Nella seduta di ieri, ho esattamente precisato l'oggetto della discussione allorché ho fatto presente che le correzioni di carattere tecnico ai testi depositati, trasmesse dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, erano state ammesse in conformità ai precedenti e, dunque, dovevano intendersi apportate ai testi depositati. I testi sono stati, quindi, trasmessi alla Commissione bilancio. Su tale oggetto, così definito e conosciuto, il Governo ha posto la questione di fiducia. Essendo saltata, in sede di stampa sull'allegato A al resoconto della seduta di ieri, una parte del testo, come sopra definito, dell'emendamento 23.1000, il presidente Duilio, correttamente, per evitare qualsiasi equivoco, ha inteso precisare tale situazione prima del voto.
La Presidenza, a fronte di proteste, ha chiarito gli esatti termini della situazione, anche citando un precedente della scorsa legislatura, in cui la determinazione di errori tipografici - perché di questo si tratta - è avvenuta tra le dichiarazioni di voto e il voto. A questo punto, non vi è spazio per un ulteriore dibattito, anche perché il Comitato dei nove ha avuto modo di verificare la situazione, come richiesto, con le precisazioni che abbiamo ascoltato.
Non pretendo, dunque, che tutti siano convinti e soddisfatti delle spiegazioni, ma la Presidenza ha agito in modo trasparente e oggettivo, a tutela della chiarezza del procedimento. I testi sono stati regolarmente distribuiti ieri e, dunque, per la Presidenza, la situazione è chiarita.
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento 23.1000 del Governo - A. C. 3256-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento 23.1000 del Governo, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il Regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, trasmesse dai presidenti dei gruppi, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Ventura.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento 23.1000 del Governo, con le annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis, sulla cui approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi il Governo ha posto la questione di fiducia.
Presenti e votanti 399
Maggioranza 200
Hanno risposto sì 326
Hanno risposto no 73.
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Si intendono conseguentemente precluse tutte le ulteriori proposte emendative presentate (vedi l'Allegato A-bis - A.C. 3256).
Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Allam Khaled Fouad
Amato Giuliano
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boselli Enrico
Brandolini Sandro
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Cardinale Salvatore
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Cioffi Sandra
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Piccoli CesarePag. 51
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Diliberto Oliviero
Dioguardi Daniela
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fassino Piero
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Franceschini Dario
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil Alì Raschid
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licandro Orazio Antonio
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo AntonioPag. 52
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedica Stefano
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Trepiccione Giuseppe
Tuccillo DomenicoPag. 53
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Alessandri Angelo
Alfano Ciro
Angeli Giuseppe
Aracu Sabatino
Barani Lucio
Benedetti Valentini Domenico
Bocchino Italo
Bodega Lorenzo
Bosi Francesco
Bricolo Federico
Brigandì Matteo
Buontempo Teodoro
Caparini Davide
Castellani Carla
Catone Giampiero
Cesa Lorenzo
Ciccioli Carlo
Ciocchetti Luciano
Cirino Pomicino Paolo
Compagnon Angelo
Conti Giulio
Conti Riccardo
Costa Enrico
Cota Roberto
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
Delfino Teresio
De Luca Francesco
Dionisi Armando
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Filippi Alberto
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garavaglia Massimo
Germontani Maria Ida
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimoldi Paolo
Lisi Ugo
Lo Monte Carmelo
Lucchese Francesco Paolo
Lussana Carolina
Maroni Roberto
Martinello Leonardo
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Minardo Riccardo
Montani Enrico
Pescante Mario
Pini Gianluca
Pisacane Michele
Rao Pietro
Ronconi Maurizio
Rossi Luciano
Ruvolo Giuseppe
Sanza Angelo Maria
Scalia Giuseppe
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tucci Michele
Volontè Luca
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Sono in missione:
Colucci Francesco
De Castro Paolo
Di Pietro AntonioPag. 54
Francescato Grazia
Galante Severino
Gasparri Maurizio
Giovanardi Carlo
La Malfa Giorgio
Mazzocchi Antonio
Oliva Vincenzo
Palumbo Giuseppe
Pecoraro Scanio Alfonso
Reina Giuseppe Maria
Scajola Claudio
Stucchi Giacomo
Tremonti Giulio
PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alla votazione relativa all'emendamento 135.1000 del Governo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero precisare che all'articolo 3, comma 156, in base ad una verifica aritmetica, la riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica deve intendersi pari rispettivamente a 487 milioni 309 mila euro per il 2008, a 556 milioni di euro per il 2009 e a 280 milioni di euro per il 2010, e non rispettivamente a 209 milioni 809 mila euro per l'anno 2008 e a 280 milioni di euro per l'anno 2009. Tali cifre, infatti, devono corrispondere necessariamente alla somma algebrica degli interventi di spesa disposti a carico del medesimo fondo dalle disposizioni precedenti.
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, prima ci trovavamo di fronte ad una correzione formale, ma in questo caso cambiano completamente i saldi della finanziaria. Pertanto, dovremmo almeno poter fare anche noi quei conti per verificare la situazione.
PRESIDENTE. Al fine di consentire al Comitato dei nove di riunirsi immediatamente per esaminare la questione, sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 22,45, è ripresa alle 23,15.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 135.1000 del Governo - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. La Commissione bilancio si è riunita e ha concluso i suoi lavori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 135.1000 del Governo, con le annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle, con la correzione testé indicata dal Governo (Vedi l'allegato A - A.C. 3256
sezione 1), sulla cui approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi il Governo ha posto la questione di fiducia.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi scusi, ci siamo riuniti e vorrei rendere edotti i parlamentari di maggioranza e opposizione, perché alla fine quello dell'opposizione è un comportamento serio.
Abbiamo scoperto che il Governo aveva sbagliato i conti di oltre 220 milioni di euro. Vorrei solo spiegare che ogni articolo su cui è stata posta la questione di fiducia doveva avere una copertura finanziaria. La prima questione di fiducia riguardava un articolato che prevedeva delle entrate e delle uscite che dovevano essere coperte, così il secondo e il terzo. Scoprendo che in relazione al terzo testo si erano sbagliati i conti di 220 milioni di euro, abbiamoPag. 55riscontrato - voglio dirlo - che anche il primo e il secondo non erano correttamente coperti.
Non che fossero scoperti: magari qualcuno prevedeva entrate in più rispetto a quelle che servivano e qualcuno entrate in meno. Di fronte a questo, l'opposizione avrebbe potuto chiedere alla Camera dei deputati che il Governo prendesse atto di questo errore, che non è di poco conto, anche se sembra una questione molto tecnica.
Abbiamo deciso di non farlo perché, alla fine, questa è un'operazione aritmetica, ma sarebbero inficiati - e in parte lo sono - i due emendamenti che abbiamo approvato con il voto di fiducia. Nonostante questo, abbiamo deciso di andare avanti: continueremo a fare la nostra opposizione e a intervenire, prendendo atto che queste non sono entrate e uscite superiori, ma erano contenute nel testo originario.
Vogliamo, però, sottolineare questo fatto e che il Governo, per approssimazione, per fretta, non si sa perché, ha commesso un errore che, probabilmente, ai tempi in cui noi eravamo maggioranza, nessuno avrebbe fatto passare sotto tono come facciamo noi questa sera.
Ringrazio la Ragioneria che, invece, ha consentito a tutti noi di rilevare questo errore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, ovviamente mi riconosco nelle considerazioni dell'onorevole Crosetto, però volevamo sottolineare, comunque, la gravità di questa vicenda, perché, al di là dell'aspetto formale, si tratta di questioni che implicano anche una diversa valutazione politica su quanto abbiamo esaminato fino ad oggi.
Lo diciamo con chiarezza: ciò vuol dire che gli emendamenti che sono stati approvati prevedevano quantificazioni comunque erronee e che si va a decurtare ulteriormente su due annualità un fondo che era previsto ed è previsto all'interno della legge finanziaria. È vero che non si modificano i saldi complessivi, ma è altrettanto vero, signor Presidente, che la valutazione politica è diversa proprio su un aspetto specifico del disegno di legge finanziaria che riguarda un fondo orientato allo sviluppo che viene ridotto in maniera significativa.
Signor Presidente, non si tratta, quindi, di un'esclusiva correzione formale: è un elemento strutturale e sostanziale di valutazione politica che, oltre a non far mantenere, ovviamente, gli impegni che erano stati assunti dal Governo relativamente alle coperture, comporta che il nostro giudizio su questo disegno di legge finanziaria peggiori ulteriormente.
A maggior ragione, si dimostra la responsabilità di Alleanza Nazionale e dell'opposizione nel proseguire questi lavori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Onorevoli colleghi, per il vostro buon sonno vi consiglio di stare un po' cauti, se non volete prolungare la sofferenza, che non vi diamo noi, ma che vi dà il vostro Governo.
Questi ultimi fatti hanno mostrato la provvisorietà nella capacità di fare fronte alla gestione della complessa manovra finanziaria. Ma non solo: non abbiamo il tempo per discuterne a lungo, ma credo che la variazione apportata inciderà sulle risorse che il Governo aveva garantito come copertura finanziaria dei provvedimenti per lo sviluppo in taluni settori della vita economica del nostro Paese.
Sei milioni di famiglie hanno difficoltà a pagare luce e gas. Nella scorsa legislatura, in ogni piazza e in ogni studio televisivo, esponenti del centrosinistra affermavano che con il Governo Berlusconi non si arrivava alla quarta settimana del mese. Con il Governo Prodi, invece, non siPag. 56arriva alla seconda! Di cosa può dunque andare orgoglioso chi ha votato a sinistra e si ritrova questo Governo che, senza vergogna, umilia il Parlamento e impoverisce il Paese? Vi sono circa 600 mila famiglie che non possono pagare il mutuo sulla casa perché voi, complici del sistema bancario, state consentendo l'usura a danno degli italiani.
In Europa siamo il fanalino di coda per quanto riguarda l'occupazione femminile e voi siete riusciti per la prima volta a far sì che i contratti atipici e i contratti a tempo non divengano contratti a tempo indeterminato: è la prima volta che ciò accade in Italia da quando sono nati questi tipi di contratti.
Dunque: 500-600 mila famiglie non possono pagare il mutuo, sei milioni di persone stanno scendendo sotto la soglia della povertà, perché 100 mila di queste già non possono pagare le bollette di luce e gas. In questo senso, dunque, invito l'opposizione: altro che buone maniere, cacciamoli! Cacciamoli! Mandiamoli a casa per salvare il nostro Paese!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi allontano dalle dichiarazioni tecniche per svolgere una brevissima - mi scuso con i colleghi - dichiarazione politica (Commenti del deputato Volontè). Sarò brevissimo, presidente Volontè.
Anche in questa terza votazione, voteremo contro la fiducia al Governo. Non lo faremo per pregiudizio: abbiamo infatti riconosciuto, anche nel dibattito in Commissione, che all'interno di questa manovra finanziaria vi erano aspetti che potevamo condividere. Non abbiamo però condiviso, signor Ministro, l'impostazione generale determinata da finanziaria, decreti e protocollo sul welfare. Mi pare infatti che, delineando questa manovra finanziaria, il Governo si è comportato nei confronti del Paese senza tener conto del suo stato, di quello dei conti pubblici e del clima internazionale.
Signor Ministro, capisco che il libro che sta leggendo deve essere molto interessante: non dico che si debba ascoltare, ma almeno fare finta! Quando si legge ostentatamente un libro, non si fa neanche finta di ascoltare: molto è forma in quest'Aula, ma sotto la forma vi è anche un po' di sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Signor Ministro, comprendo che il parere dell'opposizione e di Forza Italia poco possa interessare al Governo.
Come dicevo, abbiamo dimostrato poco fa di non essere un'opposizione pregiudizialmente contraria, vorrei però lasciarle un messaggio. Noi abbiamo paura per l'impatto che avrà questa manovra il prossimo anno, perché ci è parso che lei e il Governo non abbiate tenuto conto degli scenari internazionali e del clima politico ed economico che si avranno nel 2008. Gli indicatori che leggiamo ci convincono infatti che il 2008 sarà l'anno più difficile degli ultimi dieci anni: essi non evidenziano spazi di crescita nell'economia e soprattutto mostrano un'economia italiana in grossa difficoltà.
Di fronte a questa situazione, avremmo voluto che i cosiddetti tesoretti venissero accantonati - permettetemi l'espressione paesana - come fieno in cascina per un periodo difficile come quello che si prospetta. Invece, abbiamo preso atto, a luglio e oggi, che i 15 miliardi di euro incassati in più sono stati immediatamente spesi; allo stesso modo, abbiamo preso atto con questa manovra finanziaria che le dichiarazioni di volontà di controllo della spesa pubblica non si sono concretizzate. La spesa pubblica è aumentata, ed è aumentata anche in modi che noi stessi possiamo condividere. Diremmo una stupidaggine se non dicessimo che l'intervento sull'ICI è un intervento che anche noi consideriamo in modo positivo.
Ma non abbiamo visto, complessivamente, un intervento in cui si respirasse l'idea del Governo sul futuro del Paese. Molti di voi, ad esempio, hanno parlato nei giorni scorsi di un'attenzione che bisogna prestare ai redditi medio-bassi: se vi fosse stata, tra questi 30 miliardi di spesa, un'attenzione ai redditi medio-Pag. 57bassi, forse non l'avremmo condivisa in toto, ma avremmo almeno visto un'azione del Governo chiara: i redditi medio-bassi faticano, come diceva il collega Buontempo, ad arrivare alla quarta settimana, ma il Governo interveniva indirizzando le risorse.
Non abbiamo visto un'attenzione ai lavori pubblici - considerato che ascolto tutti dire in televisione che il Paese è senza infrastrutture -, né abbiamo visto un'attenzione ai lavoratori. Non abbiamo visto l'anima e l'idea che il Governo ha trasferito nel disegno di legge finanziaria in discussione e nella manovra finanziaria. Ciò ci ha preoccupato e ci preoccupa, non come opposizione né pregiudizialmente, signor Ministro, e non ci avrebbe preoccupato se questa finanziaria, ossia la stessa manovra economica l'avessimo fatta l'anno scorso. L'anno scorso, infatti, si prospettava un 2007 in crescita e tutti sapevamo - o potevamo sapere - che il 2007 sarebbe stato un anno di crescita. Quest'anno, invece, sappiamo che il 2008, vista la fase finale del 2007, sarà un anno in cui la nostra economia risentirà di impatti negativi. Questa manovra non ne tiene conto e ho paura che il risultato sarà la necessità di una manovra correttiva a giugno, che, stante i conti pubblici, significherà soltanto un aumento della tassazione. Lei mi insegna, signor Ministro, che un aumento di tassazione in un'economia debole rappresenta la cosa più negativa che si possa fare.
Da queste considerazioni derivano le critiche di Forza Italia alla manovra finanziaria e il nostro atteggiamento. Ma vorrei far rilevare un'altro aspetto: in un clima politico che ogni giorno diventa più difficile, anche all'interno degli stessi schieramenti, l'opposizione in modo compatto (AN, UDC, Forza Italia e Lega) ha dimostrato in Commissione non di voler distruggere, né di opporsi in modo pregiudiziale alla manovra, ma di cercare di collaborare migliorandola (e lo abbiamo dimostrato soltanto pochi minuti fa). Vorrei che il presidente della Commissione ed il relatore alla fine di questi giorni ne dessero conto anche alla loro maggioranza. Questo è il modo in cui vogliamo porci sui percorsi legislativi, in modo cioè non pregiudizialmente contrario.
Le preoccupazioni che sto esprimendo, signor Ministro, non derivano dal fatto che sto intervenendo per dichiarazione di voto a nome di Forza Italia, ma sono le preoccupazioni che ha un cittadino, guardando da uno scenario privilegiato e conoscendo gli indicatori del prossimo anno. Per capire tali preoccupazioni basterebbe passare da ogni artigiano, da ogni commerciante o da qualche famiglia di lavoratore dipendente, che parla del destino della propria azienda. Il prossimo anno sarà difficile, signor Ministro, ma questa manovra non ne tiene conto: questa è la responsabilità politica più grave che vi assumete approvandola (e non mi riferisco soltanto al disegno di legge finanziaria). Vorrei sottolineare, infatti, un'altra circostanza, che probabilmente farà arrabbiare qualcuno dell'opposizione: la parte peggiore della vostra manovra economica non è il disegno di legge finanziaria, bensì sono stati i 15-16 miliardi di euro sprecati con i due decreti, che potevano invece diventare un patrimonio importante in un periodo difficile come quello che ci attende nel 2008, per intervenire soprattutto a favore dei più deboli. Li abbiamo sprecati: non li avete sprecati voi, ma il Paese non li ha più, non sono più nelle sue disponibilità.
Vorremmo lasciare tale considerazione agli atti affinché un domani non vi sia qualcuno che possa affermare che nessuno lo aveva detto e affinché nessuno possa uscire, approvando questo disegno di legge finanziaria, con la coscienza tranquilla e senza aver ascoltato, almeno da parte dell'opposizione, le preoccupazioni per il futuro. Abbiamo provato ad esprimerle, ma non ci siamo riusciti.
Abbiamo provato a sollevare temi importanti, signor Ministro, ma in Commissione non siamo riusciti ad affrontarli, come il fatto che molti enti locali hanno svenduto i destini dei nostri figli e nipoti impegnando i loro enti locali per i prossimi trent'anni. Non siamo riusciti, infatti,Pag. 58a parlare dei nuovi metodi di indebitamento con cui gli enti locali - forse di entrambe le parti politiche - stanno investendo per spesa corrente le entrate che incasseranno tra trent'anni.
Non siamo riusciti a parlare di questo fenomeno che sta distruggendo e distruggerà nei prossimi anni il nostro Paese e nessuno lo ha affrontato, perché il modo con cui è stato affrontato con la finanziaria serve solo a procrastinarlo. Non siamo riusciti a parlarne, ma cercheremo di farlo domani con gli ordini del giorno.
Non siamo riusciti a spiegare in quest'Aula - e avrei voluto vedere su questo punto trovarsi d'accordo maggioranza e opposizione nel fare un discorso serio e parlare anche al resto del popolo italiano - la diversità che c'è tra i costi della politica e i costi della democrazia.
Non siamo riusciti a parlare in quest'Aula, neanche un minuto, in ordine alla diversità tra costi della politica e costi della democrazia e ci siamo lavati la coscienza senza toccare nessuno dei nostri privilegi e andando a scontentare i consiglieri comunali, provinciali e circoscrizionali.
Avrei voluto poter parlare di tali temi e forse avremmo trovato qualche sinergia in più, ma non è stato possibile.
L'aspetto più violento della questione di fiducia - e quanto dico vale per lei, signor Presidente del Consiglio, ma anche per quelle che potevano chiedere altri Governi - non è il fatto di violentare il Parlamento, ma di non permettere che le energie presenti all'interno del Parlamento possano, in una discussione seria, condurre a qualche risultato positivo. Questo è il grande affronto della questione di fiducia all'Assemblea e alle istituzioni. In questo momento, signor Presidente del Consiglio, l'unico modo in cui ognuno di noi può difendersi dagli attacchi che tutto il popolo rivolge ad ognuno di noi per quello che rappresenta è quello di poter contribuire a lavorare, ma non ci è permesso.
Per tale motivo, anche per questo, convintamente voteremo «no» sulla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, comprendo che la maggioranza possa avere qualche difficoltà, in questo momento, ad ascoltare le nostre dichiarazioni (Commenti), ma se non vi sono mi fa piacere, anche perché così avremo la possibilità di articolare alcune riflessioni, così come già sono state svolte in maniera egregia dal collega Pedrizzi, in ordine ad una valutazione globale del disegno di legge finanziaria.
Tuttavia, signor Presidente, siamo costretti ad intervenire anche alla luce delle modifiche che sono appena state richieste a livello formale, perché come gruppo di Alleanza Nazionale, solo pochi minuti fa, abbiamo già sottolineato come di fatto tali modifiche non abbiano solo un valore formale, ma anche sostanziale, perlomeno in ordine ad una valutazione politica sull'andamento dei nostri lavori.
Il collega Crosetto ha giustamente sottolineato come vi fosse un'aspettativa da parte del Parlamento e, in particolar modo, ovviamente dell'opposizione, di poter discutere in modo adeguato il disegno di legge finanziaria non solo durante l'esame in Commissione, ma anche in Assemblea. L'esame in Aula sarebbe stato molto utile proprio per riuscire a modificare e intervenire in maniera adeguata anche sulle modifiche proposte, in modo frettoloso e formale, e che invece avrebbero potuto essere affrontate con la giusta serenità tramite un confronto tra maggioranza e opposizione, la quale sin dall'inizio dei nostri lavori ha dato la concreta disponibilità ad affrontare la discussione. Si trattava di un impegno, signor Presidente, assunto anche da lei e noi non dimentichiamo mai di ricordarglielo, ossia di svolgere la sessione di bilancio attraverso un confronto in Assemblea che non costringesse il Governo a porre la questione di fiducia.
A tutto ciò si è rinunciato e crediamo che sia stato un grave errore. Infatti, si sarebbe potuto migliorare ulteriormente ilPag. 59provvedimento in esame e potevano essere accolte le considerazioni che il Ministro Padoa Schioppa ha sostenuto - se non erro ieri - in ordine alla necessità di proseguire su un percorso di impegno di riduzione della spesa e del debito pubblico che, però, con il disegno di legge finanziaria di fatto si è interrotto. Lo stesso Ministro ha definito il disegno di legge finanziaria come una tregua fiscale. Riteniamo che non sia affatto una tregua fiscale, ma che complessivamente l'effetto delle norme varate (1.199 commi che compongono il disegno di legge finanziaria) sia quello di un ulteriore inasprimento della pressione fiscale a carico delle famiglie. Il tempo dirà se quanto affermo è vero o no. Riteniamo che ciò accadrà e siamo preoccupati per la situazione delle famiglie italiane, che rischiano di vedere aumentare ulteriormente i costi e le difficoltà, soprattutto dopo l'ennesimo errore compiuto dal Governo in ordine al blocco nei giorni scorsi della trattativa con gli autotrasportatori, che ha comportato gravissimi danni alla nostra economia e soprattutto disagi per i cittadini.
Siamo dinanzi ad un disegno di legge finanziaria che non interviene su tali problemi ma, come sosteneva lo stesso Ministro Padoa Schioppa, bisogna intervenire nei prossimi anni per risparmiare 30 miliardi di euro.
Questo lei, Ministro, ha dichiarato e questa è stata anche la valutazione del Comitato tecnico per la spesa pubblica, vale a dire la necessità di un impegno per la riduzione della spesa dei Ministeri. Ebbene, voi, con questa legge finanziaria, anche attraverso quest'ultimo maxiemendamento, di fatto aumentate la spesa pubblica disperdendola in mille rivoli e mettete in difficoltà un Paese che oggi purtroppo attraversa una congiuntura non particolarmente favorevole e anzi, forse, negativa. In questo quadro, negate voi stessi contraddicendo le dichiarazioni rese dal Ministro Padoa Schioppa relativamente agli obiettivi di breve e medio termine; negate altresì voi stessi attraverso una serie di azioni che bloccano ulteriormente un percorso di sviluppo dell'economia e mettono in difficoltà le famiglie.
Pertanto, signor Presidente, sarebbe stato più utile consentire un confronto sereno all'interno di quest'Aula, con tempi adeguati, per acquisire un apporto serio, così com'è stato fatto nei giorni scorsi, da parte dell'opposizione; un confronto sugli argomenti, sulle questioni che avrebbero potuto e dovuto trovare risposta in una legge finanziaria che era ed è attesa dal Paese nella prospettiva di una svolta. Questa svolta non ci sarà e proprio per questo motivo preannuncio il voto contrario di Alleanza Nazionale anche su quest'ultimo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento 135.1000 del Governo - A. C. 3256-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento 135.1000 del Governo, con le annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle, con la correzione testé indicata dal Governo, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il Regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, trasmesse dai presidenti dei gruppi, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Forlani.Pag. 60
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento 135.1000 del Governo, con annesse tabelle, interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle annesse tabelle nel testo corretto, sulla cui approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno risposto sì 322
Hanno risposto no 99
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Si intendono conseguentemente precluse tutte le ulteriori proposte emendative presentate (Vedi l'Allegato A-bis A.C. 3256).
Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Allam Khaled Fouad
Amato Giuliano
Amendola Francesco
Amici Sesa
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Brandolini Sandro
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Cardinale Salvatore
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Cioffi Sandra
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Crapolicchio SilvioPag. 61
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Diliberto Oliviero
Dioguardi Daniela
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fassino Piero
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Franceschini Dario
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil Alì Raschid
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licandro Orazio Antonio
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Luongo AntonioPag. 62
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedica Stefano
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio EmilioPag. 63
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Trepiccione Giuseppe
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Aprea Valentina
Armosino Maria Teresa
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Bertolini Isabella
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Brigandì Matteo
Buontempo Teodoro
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Catone Giampiero
Ceroni Remigio
Ciccioli Carlo
Compagnon Angelo
Conte Gianfranco
Conti Giulio
Conti Riccardo
Crosetto Guido
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fasolino Gaetano
Filippi Alberto
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Gardini Elisabetta
Germontani Maria Ida
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giudice Gaspare
Grimoldi Paolo
Lainati Giorgio
Laurini Giancarlo
Lenna Vanni
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Lisi Ugo
Lucchese Francesco Paolo
Marinello Giuseppe Francesco MariaPag. 64
Martinello Leonardo
Mazzaracchio Salvatore
Menia Roberto
Mereu Antonio
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Mistrello Destro Giustina
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Palmieri Antonio
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paroli Adriano
Pecorella Gaetano
Pedrizzi Riccardo
Pelino Paola
Picchi Guglielmo
Ponzo Egidio Luigi
Pottino Marco
Ravetto Laura
Rivolta Dario
Romagnoli Massimo
Rositani Guglielmo
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Santelli Jole
Stradella Franco
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Valducci Mario
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vito Elio
Volontè Luca
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Zorzato Marino
Sono in missione:
Colucci Francesco
De Castro Paolo
Di Pietro Antonio
Francescato Grazia
Galante Severino
Gasparri Maurizio
Giovanardi Carlo
La Malfa Giorgio
Mazzocchi Antonio
Meloni Giorgia
Oliva Vincenzo
Palumbo Giuseppe
Pecoraro Scanio Alfonso
Reina Giuseppe Maria
Scajola Claudio
Stucchi Giacomo
Tremonti Giulio
PRESIDENTE. Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, che inizierà con l'esame degli ordini del giorno.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Sabato 15 dicembre 2007, alle 9:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato) (3256-A).
- Relatore: Ventura.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1818 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (Approvato dal Senato) (3257-A).
Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (3257-bis).
Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (3257-ter).
- Relatore: Andrea Ricci.
3. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
S. 1872 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o novembre 2007, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza (Approvato dal Senato) (3292).
La seduta termina alle 1 del 15 dicembre 2007.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LUCIO BARANI IN SEDE DI DICHIARAZIONE DI VOTO SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA SULL'EMENDAMENTO 23.1000 DEL GOVERNO (DISEGNO DI LEGGE N. 3256-A)
LUCIO BARANI. La vera finanziaria la stanno scrivendo in questi giorni gli italiani.
Giorni in cui il solo sciopero dei TIR, malamente gestito da questo Governo, farà sentire i suoi effetti in un Paese ormai esausto, con oltre 2 miliardi di euro bruciati, così come risulta dalle stime delle grandi associazioni di categoria.
La vera finanziaria e le condizioni economiche e sociali si toccano tutti i giorni tra la disperazione delle dilaganti povertà che attraversano il Paese.
L'epitaffio a questa finanziaria e a questo Governo è stato scritto dal quarantunesimo rapporto Censis: l'Italia è «una poltiglia di massa (...) un insieme inconcludente di elementi individuali e ritagli personali tenuti insieme da un sociale di bassa lega e senza alcuna funzione di coesione da parte delle istituzioni (...) inerte e rassegnata, più arrabbiata (...).
Una realtà sociale che inclina pericolosamente verso una progressiva esperienza del peggio ed in cui le offerte innovative possono venire solo dalle nuove minoranze attive».
Disillusa dalla politica e dalle istituzioni, la società italiana continua a perdere l'identità collettiva. Si frammenta sempre più e, mossa da pulsioni ed emozioni individuali, si ritrova ad essere una «poltiglia di massa», inconcludente e senza sguardo al futuro.
Diciamo la verità: hanno suscitato un certo scalpore quelle note così amare, riportate con dedizione da tutta la stampa nazionale, con cui si apre l'ultimo rapporto Censis su società, economia, industria e mercato italiano nel 2007.
Uno scenario a dir poco preoccupante per il mondo d'impresa, da una parte sfiancato da certe politiche asfittiche e conservatrici, assurde per una sinistra che vorrebbe dirsi riformista, dall'altra forse incapace di sorreggersi sulle sole forze trainanti di un vivace sottobosco di piccole e medie imprese innovative, giovani e motivate che sono vessate da tasse e gabelle varie, senza possibilità di investimenti significativi.
Eppure, quella attuale è ancora «un'Italia che cresce ma che non si sviluppa», come si legge nel rapporto.
Parole forti che difficilmente ci si sente di contraddire, e che trovano conferma non soltanto nelle peculiarità della nostra economia ma anche nei risvolti di mercato, riflettendosi in una domanda ancora immatura in troppi segmenti, penalizzati dall'arretratezza di certe politiche d'investimento che seminano ma non creano le condizioni per «raccogliere».
Pensiamo prima di tutto alla ricerca che, senza voler banalizzare un concetto universalmente condiviso, è chiaramente il volano di qualunque sviluppo sostenibile: tecnico, scientifico, economico e sociale.
Quali prospettive hanno oggi i giovani professionisti italiani? Quante opportunità hanno le nuove leve imprenditoriali? Quanto è concreto il Italia il concetto di «trasferimento tecnologico alle imprese»? Quanto pesa lo sbilanciamento fra fondi pubblici e capitale privato per lo sviluppo di start-up e aziende innovative?
Questa analisi del Paese descrive un'Italia a due velocità: da una parte, lo sviluppo economico che si conferma contraddittorio;Pag. 66dall'altra, una società che non rispecchia alcun trend positivo ma anzi se ne distacca.
Lo sviluppo economico si muove, infatti, su dinamiche di minoranza che non filtrano fra la gente, non si traducono in processo sociale.
È la «degenerazione antropologica» la modalità espressiva quotidiana degli italiani. Ne sono teatro gli stadi e le famiglie. In casa aumentano violenze e separazioni.
Un terzo del reddito degli italiani va per la casa e per l'energia. A questi scopi va il 31 per cento degli stipendi. Si è anche più attenti alla spesa per l'alimentazione; l'aumento dei prezzi dei generi alimentari sta preoccupando molto le famiglie.
Il 22 per cento della popolazione italiana, ossia circa 13 milioni di persone, vive in zone in cui è presente la criminalità organizzata, 350 mila studenti sono costretti ad andare in atenei lontani dalla propria città. La spesa media mensile per le loro famiglie ammonta a 1.100 euro.
Quando il 20 per cento dei cittadini si organizza, lo fa soprattutto per sicurezza nei confronti degli immigrati.
L'immigrazione dalla Romania in Italia è cresciuta del 260 per cento, dice l'ente di ricerca, rispetto alla media generale di quasi il 90 per cento registrata su tutti gli arrivi dall'estero. E i cittadini romeni, diventati la più grande comunità straniera in Italia, sono in testa alle «classifiche» delle persone denunciate per diversi reati.
Come afferma il Presidente del Censis, De Rita, «(...) mentre fino a pochi anni fa l'Italia aveva progredito proprio attraverso fattori di unione, quali i valori civici, le ideologie, la fede religiosa, la lotta al terrorismo, lo slancio creativo delle piccole e medie imprese». Sembra di assistere ad una crescente incapacità di fare tessuto sociale, a una società che anzi si frammenta in poltiglia, come mostrano anche i tentativi del PD di mettere insieme comunisti e cattolici, ipotesi che si raggrinzisce assieme all'immagine di questo Governo, ogni giorno sempre più ridotto ad una poltiglia politica.
«Nelle scuole superiori italiane solo il 27 per cento degli studenti si dichiara soddisfatto ed è brillante come risultati. Il resto sono studenti spesso apatici, che ci vanno perché lo vuole la famiglia, che non sono motivati e non si aspettano molto per il futuro»:
Un problema grave rimane quello dei «flussi del sapere» da sud verso nord, con impoverimento delle regioni meridionali che nel frattempo devono far fronte a una perdurante presenza mafiosa.
Si spende meno per i prodotti alimentari e di più per i servizi, aumenta il ricorso alle rate, si va a caccia di sconti e di offerte promozionali, ma sempre con un occhio alla qualità.
Il 74 per cento degli italiani si sente «povero» e dopo l'introduzione dell'euro che per il 90 per cento ha infiammato i prezzi, rivede in un'ottica strategica il proprio budget familiare e i consumi.
Dati alla mano, secondo gli italiani, i redditi reali sono cresciuti appena dello 0,5 per cento annuo e cioè ben al di sotto dell'inflazione, e nemmeno per gli anni a venire si aspettano consistenti aumenti.
Sette famiglie su cento in Italia rischiano di non pagare i debiti alla fine del mese. E un'ulteriore stretta potrebbe arrivare a fine anno.
Nel Belpaese cresce il distacco dalle istituzioni. E del «Palazzo» ci si fida sempre meno, a testimonianza che il recente exploit dell'antipolitica non è solo un fenomeno passeggero nella nostra società, ma si evidenzia che in politica non ci si può fidare di nessuno: la pensa così l'85,9 per cento degli intervistati, ovvero 8 italiani su 10. Sempre rimanendo nel «Palazzo», per il 76,1 per cento degli italiani «nessuno si preoccupa di ciò che accade agli altri», mentre il 56,4 per cento ritiene che si debba «pensare più ai propri interessi che agli altri».
Questo distacco dalle istituzioni crea una sorta di «legittimazione» delle scorciatoie, si evade il fisco e «la paura di tutto» diventa un «preciso sintomo patologico». «Intanto» - scrive il rapporto Censis - «la vita continua e bisogna arrangiarsi. Ci portiamo appresso la furbiziaPag. 67del piccolo borghese, sempre pronti al mezzuccio, alla piccola scorrettezza.
Chiediamo raccomandazioni, evadiamo il fisco perché ci sentiamo legittimati a farlo trovandolo esoso, confuso e ingiusto, perché sentiamo le istituzioni lontane». E anzi «la scorrettezza viene percepita quasi come una risposta fisiologica, sana: e allora in ogni settore, dall'economia ai media, dalla medicina all'università, è tutto un tessere di astuzie, piccole illegalità, connivenze. Salvo poi, con l'esercizio di una doppia morale, scandalizzarsi per furberie più altisonanti».
Quindi, a nome del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, diciamo «no» a questo Governo e non diamo quindi la fiducia né a questo secondo maxiemendamento, né al terzo.
Come socialista riformista, che va da Turati all'attuale segretario, onorevole Stefano Caldoro, se non lo avessero ancora capito, questo Governo Prodi è minoranza nel paese e, il più delle volte, è l'opposizione della sua maggioranza.
Non era mai successo. È proprio vero che al peggio non c'è limite; ne sa qualcosa il povero Aldo Moro di cosa è capace Romano Prodi con il suo esoterismo da seduta spiritica.