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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 44 di giovedì 28 settembre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 10,35.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Bruno, Levi, Migliore, Morrone, Piscitello, Stucchi e Villetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,42).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2005 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006 (Doc. VIII, n. 2) (ore 10,43).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta, svoltasi nella seduta di ieri, dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2005; Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006.
(Replica dei deputati Questori - Doc. VIII, nn. 1 e 2)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Colucci, questore.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Onorevoli colleghi, desidero ringraziare, a nome del Collegio dei questori, i colleghi intervenuti nella discussione generale di ieri, nonché coloro i quali hanno contribuito all'elaborazione degli ordini del giorno che sono stati presentati e sui quali il questore Galante esprimerà, nel prosieguo della seduta, l'avviso dell'Ufficio di Presidenza.
La discussione sul consuntivo 2005 e sul bilancio per il 2006 è stata ricca di spunti e ha toccato questioni molto rilevanti per questo ramo del Parlamento, sia di carattere prevalentemente politico ed istituzionale, sia di natura politico-amministrativa.
Al riguardo mi limiterò, in relazione agli specifici compiti attribuiti ai questori dal regolamento della Camera, a dare sintetiche risposte alle questioni sollevate dai colleghi. Noto, peraltro, che molti interventi hanno avuto ad oggetto temiPag. 2affrontati e sviluppati nella Relazione sullo stato dell'amministrazione predisposta dal Segretario generale, richiamata nell'intervento introduttivo al presente dibattito svolto dal collega Albonetti.
L'onorevole Franco Russo ha sottolineato l'esigenza che la Camera fondi le proprie decisioni su una più ampia base conoscitiva, aprendosi a elementi di conoscenza non limitati alle fonti istituzionali. Come questori concordiamo, così come sull'altra osservazione relativa alla documentazione predisposta dai Servizi della Camera. Pensiamo che l'istanza di cui il collega si fa portatore possa senz'altro essere tenuta presente; già oggi, d'altro canto, gli Uffici non limitano a priori le fonti da consultare per la predisposizione dei dossier.
La seconda richiesta dell'onorevole Franco Russo è volta ad accentuare i processi informativi tra Parlamento nazionale ed organismi europei, con particolare riguardo alla fase ascendente. Il Collegio dei questori senz'altro valuterà, per quanto di propria competenza, le possibili misure per potenziare gli strumenti conoscitivi e gli apparati dedicati a questo scopo.
Riguardo alla segnalata assenza di spazi di lettura nella Galleria dei Presidenti, richiamo la relazione del questore Albonetti, che ha spiegato come la Galleria sia stata destinata anche ad altri servizi per i deputati, in attuazione di ordini del giorno al bilancio interno dell'anno scorso.
All'onorevole Franco Russo, infine, faccio presente che il Collegio dei questori ha tutta l'intenzione di continuare ad investire nella Biblioteca della Camera, nell'ambito delle compatibilità finanziarie.
La politica degli spazi è stata oggetto di numerosi interventi sotto un duplice profilo, quello delle modalità per acquisire e mantenere la disponibilità di immobili (richiamato, in particolare, dagli onorevoli Stucchi, Buontempo, Contento e D'Elpidio, nonché da alcuni presentatori di ordini del giorno) e quello della distribuzione degli spazi stessi fra i gruppi (richiamato, tra l'altro, dai deputati Stucchi e Buontempo).
Per il primo profilo, si è sottolineata la necessità di ricorrere più agli acquisti che non agli affitti, rilevando come la Camera dei deputati possa accendere mutui bancari ai tassi di interesse correnti per effettuare acquisti di proprietà. Si è rilevato, inoltre, che le scelte compiute in anni passati in materia di affitti, che gravano nella gestione di questo bilancio, richiedono un sollecito esame da parte dei questori.
Il tema posto rinvia alla questione dell'acquisizione in locazione dell'ampio complesso immobiliare che si affaccia su piazza San Silvestro. Al riguardo, devo preliminarmente ricordare che l'acquisizione in locazione di quel complesso costituisce il risultato di significative scelte compiute nel passato. Infatti, come ebbero a ricordare i questori in occasione delle discussioni sul bilancio interno del 2000, venne compiuta una scelta che comportò il passaggio dal «posto di lavoro» a quello di «ufficio» del deputato, del suo collaboratore e dei servizi ad esso annessi. La locazione di quell'immobile ha cioè consentito di effettuare un significativo salto di qualità per l'attività dei deputati; da questo punto di vista, il deputato Gerardo Bianco ha giustamente ricordato le diverse condizioni nelle quali i singoli parlamentari dovevano svolgere nel passato il loro lavoro.
La questione dei contratti di locazione relativi al complesso immobiliare che si affaccia su piazza San Silvestro è stata, peraltro, oggetto di un approfondito esame da parte dell'Ufficio di Presidenza nel corso della legislatura ed il Collegio dei questori, in quel periodo, ha conseguito risultati positivi nella direzione della ridefinizione di taluni termini contrattuali.
Quanto alla specifica questione dei canoni di locazione, va ricordato che l'andamento del mercato immobiliare in questi anni ha reso quei canoni relativamente meno onerosi di quanto non potesse essere all'inizio. Il canone di locazione di Palazzo Marini 1 è stato poi oggetto di valutazione di congruità da parte dell'Agenzia del demanio e la stessa è stata chiamata adPag. 3esprimersi sulla congruità dei canoni di locazione degli altri palazzi costituenti quel complesso.
Gli intervenuti nella discussione hanno sottolineato l'opportunità di privilegiare l'acquisizione degli immobili piuttosto che la locazione. Questo è anche l'orientamento del Collegio dei questori, come ha ricordato il collega Albonetti nella sua relazione. In materia, si tratta di definire un articolato programma pluriennale, poiché vi sono delle vere e proprie emergenze, evidenziate sia dalla discussione sul bilancio interno sia dagli ordini del giorno, ed esigenze che, invece, è possibile risolvere in un orizzonte temporale più ampio.
Si tratta di un programma che deve far leva su tutte le risorse disponibili, a cominciare da quelle che l'Agenzia del demanio può mettere in campo per l'acquisto di edifici da destinare a sedi istituzionali. Sotto questo aspetto, ricordo che l'Agenzia ha acquistato dal comune di Roma una porzione del complesso di vicolo Valdina - che dovrà essere ristrutturata - per porla a disposizione della Camera dei deputati.
Per quanto riguarda il secondo profilo, relativo alla politica di distribuzione degli spazi tra i gruppi, devo ricordare l'impegno già assunto dal Collegio dei questori per sottoporre nei prossimi mesi all'Ufficio di Presidenza un piano di razionalizzazione che tenga conto anche dell'acquisizione della disponibilità di nuovi spazi.
L'attuale situazione, come ricordava il collega Albonetti nella relazione introduttiva, è infatti da considerarsi provvisoria, in attesa della delocalizzazione, tra pochi mesi, di alcuni uffici dell'amministrazione.
Tra gli interventi di valorizzazione del patrimonio immobiliare nella disponibilità della Camera sono già state ricordate dal collega Albonetti le attività in corso per il restauro della facciata di Palazzo Montecitorio e del fregio del Sartorio. Desidero associarmi al ringraziamento al Soprintendente per i beni artistici del Lazio, al Ministero dei beni e delle attività culturali, al Ministero delle infrastrutture, in particolare, ai servizi integrati delle infrastrutture e trasporti del Lazio, per l'indispensabile apporto, non solo professionale, ma anche finanziario offerto.
Per quanto concerne la questione del servizio di barbieria ricordata dall'onorevole Stucchi anche a nome di altri colleghi, segnalo che il personale addetto al reparto è costituito da 12 unità, di cui 6 entrate in servizio a partire dal 1o febbraio 2005. Sulla base dei dati relativi alla domanda di servizi, si ritiene che tale organico sia allo stato adeguato.
Circa l'esternalizzazione del ristorante dei deputati, sul modello del Senato, posso assicurare che approfondiremo il problema; in questa sede mi limito soltanto ad osservare che la situazione, in termini di pasti erogati e di addetti, è del tutto differente tra Camera e Senato.
L'onorevole Stucchi ha segnalato l'insufficienza delle aree per fumatori. A questo proposito ricordo che, al fine di contemperare la tutela della salute dei non fumatori con il rispetto delle esigenze dei fumatori, sono state realizzate nelle varie sedi della Camera trentuno aree attrezzate e che altre tre saranno realizzate nel prossimo futuro. È stata inoltre disposta la realizzazione, ai sensi della normativa nel frattempo intervenuta, della segnaletica che evidenzi, con appositi cartelli luminosi, la presenza delle aree attrezzate per fumatori e ne indichi il limite di massimo affollamento. Potremmo comunque, come collegio, valutare se, al termine del percorso che ho richiamato, si rendessero necessari ulteriori interventi.
Ricordo poi che il 18 luglio scorso abbiamo inviato a tutti i colleghi una lettera con la quale, in occasione dell'avvio della nuova legislatura, ricordavamo la vigenza del divieto di fumo nelle sedi della Camera, invitandoli anche a curare l'informazione dei loro collaboratori in ordine a tali disposizioni.
In merito ai prezzi dei gadgets in vendita presso il Punto Camera, ricordo che essi sono autonomamente stabiliti dalla Fondazione. Segnaliamo peraltro che il relativo listino, per quanto ci consta, offre oggetti a partire da 50 centesimi di euro. Resta nella competenza della FondazionePag. 4valutare l'individuazione di ogni altra iniziativa. Concordo peraltro con gli onorevoli Stucchi e Buontempo, che a ragione individuano la missione del Punto Camera nell'avvicinare i cittadini e, in particolare, i giovani alle istituzioni e soprattutto alla Camera dei deputati. Ci adopereremo comunque presso il consiglio di amministrazione della Fondazione per dare un impulso nella direzione indicata.
L'onorevole Quartiani segnala che si sono determinate le condizioni per poter ridimensionare le spese per le consulenze per le Commissioni bicamerali. Per parte nostra, desideriamo ricordare che le proposte di legge istitutive delle Commissioni di inchiesta sulla mafia e sul ciclo dei rifiuti, (già approvate dalla Camera e ora all'esame del Senato) introducono una significativa innovazione in questa materia, prevedendo che le spese di funzionamento delle predette Commissioni siano contenute entro tetti di spesa prestabiliti. In questo modo, l'esigenza di contenimento del bilancio interno della Camera viene contemperata con il rispetto dell'autonomia che la Costituzione riconosce alle Commissioni di inchiesta, poiché saranno queste ultime ad allocare le risorse disponibili in funzione delle priorità che ciascuna di esse avrà autonomamente individuato.
Circa l'opportunità di unificare alcune strutture amministrative presenti sia alla Camera sia al Senato, riteniamo che molto possa essere fatto sul piano dell'integrazione funzionale tra quelle strutture, nel rispetto di una politica di contenimento di costi, dell'autonomia organizzativa e delle diverse esigenze operative dei due rami del Parlamento.
Sul tema dei costi della politica e dei criteri sulla base dei quali devono essere gestite le risorse della Camera, sono intervenuti più o meno esplicitamente tutti gli iscritti alla discussione. Nella relazione del collega Albonetti è esposto con la massima chiarezza il punto di vista del Collegio dei questori su questi temi; nel rinviare pertanto all'intervento svolto ieri dal collega Albonetti, desidero citare testualmente un passaggio della relazione, che compendia il programma di lavoro dei questori: «Esigenza pienamente condivisa è che le risorse della Camera siano utilizzate in modo efficiente, ulteriormente razionalizzando la spesa, evitando gli sprechi, calibrando gli impegni delle risorse in base agli effettivi impegni di attuazione.
In proposito, posso assicurare che il progetto di bilancio per il 2007 ed il programma per l'attività amministrativa si muoveranno esattamente lungo queste linee guida, in un quadro di continuità con le scelte degli organi collegiali della XIV legislatura».
Da parte dell'onorevole Quartiani, ma anche di altri intervenuti è stata sottolineata l'esigenza che il rigore nella gestione di bilancio, si accompagni alla trasparenza nella gestione della spesa.
La linea della trasparenza è in effetti un indirizzo ormai consolidato, che ha condotto tra l'altro già da alcuni anni a rendere disponibili sul sito Internet della Camera gli emolumenti dei deputati, nonché ad istituire diversi canali di comunicazione con i cittadini, tra i quali da ultimo il canale televisivo satellitare.
Sul versante amministrativo, è da segnalare la progressiva armonizzazione della normativa interna all'ordinamento generale, testimoniata dall'approvazione del regolamento per l'accesso agli atti amministrativi, dal recepimento dei principi in materia di appalti pubblici di lavori avvenuto nel 2001 e dall'indirizzo dato dal Collegio dei questori di uniformare le procedure di scelta del contraente alle direttive comunitarie, ora trasfuse nel recentissimo codice dei contratti pubblici.
In ragione di questi indirizzi, l'amministrazione da tempo svolge le proprie gare di appalto nel rispetto delle forme di pubblicità stabilite dalla normativa comunitaria. Pubblica inoltre i relativi bandi sul sito Internet della Camera ed è soggetta al giudizio del competente organo giurisdizionale per i ricorsi avverso gli atti delle procedure di gara e di qualunque altro atto amministrativo.
In merito al tema della sicurezza, sollevato dall'onorevole Buontempo, segnalo, con particolare riferimento agli impianti,Pag. 5che il complesso programma pluriennale di ammodernamento in corso di realizzazione tiene conto della necessità di adeguare le strutture e gli impianti all'evoluzione normativa, nonché delle indicazioni derivanti dall'aggiornamento del documento di valutazione dei rischi e delle prescrizioni del piano di emergenza.
L'onorevole Buontempo ha anche segnalato l'esigenza che si ricorra solo in via eccezionale, per le alte professionalità non presenti in organico, a personale non dipendente dell'Amministrazione, anche per esigenze di riservatezza e sicurezza. Il tema dei limiti dell'esternalizzazione delle attività amministrative in effetti è all'attenzione del Collegio che, consapevole delle sue implicazioni, ha autorizzato il ricorso a contratti di appalto o a forme di lavoro flessibile solo nei casi strettamente necessari.
Alcuni degli interventi hanno affrontato il tema del sistema informatico della Camera. Non vi è dubbio che in questo settore vi sia una esigenza di continuo adeguamento all'evoluzione tecnologica, ma occorre dare atto che sono stati compiuti progressi considerevoli da quando alla Camera furono realizzati i primi progetti informatici.
L'informatizzazione ha consentito nel tempo una notevole crescita qualitativa e quantitativa dei processi di lavoro, offrendo importanti servizi ai deputati ed ai gruppi parlamentari e supportando la progressiva espansione dei compiti dell'Amministrazione. Tutto ciò a fronte di un andamento decrescente, negli ultimi anni, della spesa del settore.
Il Collegio dei questori, pertanto, intende promuovere ulteriori investimenti nel settore informatico, sempre nel quadro delle compatibilità finanziarie e valutando i nuovi progetti in funzione dell'efficienza della spesa.
In questo senso, il Collegio formulerà a breve alcune proposte concrete, tra le quali rientra la connessione wireless, richiamata nella discussione e in alcuni ordini del giorno. Ricordo peraltro che la questione della connessione wireless è stata oggetto di esame da parte del Collegio dei questori, prima, e dell'Ufficio di Presidenza, poi, sia adesso sia nella passata legislatura. L'Ufficio di Presidenza non è potuto pervenire ad una valutazione conclusiva al riguardo in ragione della fine della precedente legislatura.
Sui rilievi posti dall'onorevole Stucchi relativi ai collaboratori dei deputati, tema peraltro affrontato anche nell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/9 presentato dagli onorevoli Piscitello e Piro, vorrei precisare che la Camera non instaura un rapporto giuridico con i collaboratori dei deputati, in quanto tale rapporto di carattere strettamente fiduciario intercorre esclusivamente tra questi ultimi e i singoli parlamentari; né esso è privo di regolamentazione, risultando senz'altro applicabili - sotto la responsabilità delle parti, in particolare dei deputati, quanto agli oneri retributivi e previdenziali - le vigenti norme che regolano il rapporto di lavoro.
Ricordo, inoltre, che l'Ufficio di Presidenza ha già approvato una deliberazione finalizzata a garantire una maggiore trasparenza nei rapporti giuridici tra i deputati e i loro collaboratori, relativamente all'unico momento in cui la Camera ne viene a conoscenza, vale a dire al momento del rilascio dei tesserini di accesso alle propri sedi.
Con la citata deliberazione, infatti, è stato stabilito che i deputati possano far accreditare i collaboratori solo sulla base di un contratto conforme alla legislazione vigente ovvero previo rilascio di una autocertificazione attestante la non onerosità del rapporto.
Desidero infine sottolineare che il Collegio dei deputati questori è sensibile alle esigenze di tutela del lavoro prestato dagli stessi collaboratori e si riserva, quindi, di valutare le problematiche sollevate dai colleghi.
L'onorevole Buontempo ha toccato il tema della convenzione assicurativa per i deputati. Ricordo, innanzitutto, che l'affidamento dell'appalto per i servizi assicurativi ha formato oggetto, nel 2004, di una procedura di gara europea, che non ha potuto condurre ad alcuna aggiudicazione per assenza di offerte. La gara è stataPag. 6rinnovata, con bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, nel maggio di quest'anno ed è prossima la scadenza del termine per la presentazione delle offerte.
Ciò premesso, faccio presente che i massimali previsti per i deputati dalle attuali polizze sono stati adeguati dal Collegio dei deputati questori, da ultimo, nel 2003. È intendimento del Collegio operare una verifica delle tabelle di riferimento utilizzate per determinare gli indennizzi.
Per quanto riguarda il tema dei servizi offerti dall'agenzia viaggi che opera presso la Camera, sollevato dagli onorevoli Barbieri e Brigandì, faccio presente che gli uffici hanno invitato i responsabili dell'agenzia stessa ad utilizzare tutti gli strumenti informatici di cui dispongono, affinché gli utenti siano informati delle tariffe aeree esistenti sul mercato, ivi comprese quelle delle compagnie a basso costo, nonché quelle che possono essere individuate sui siti Internet. Gli utenti dovranno essere, altresì, informati sulle garanzie relative all'emissione dei corrispondenti titoli di viaggio. Al personale dell'agenzia è stato richiesto, inoltre, di garantire la più ampia informazione sulle tariffe praticate non solo nei giorni richiesti per il viaggio, ma anche nell'intero arco delle giornate immediatamente precedenti e successive, allo scopo di fornire una gamma più vasta di opzioni tra cui individuare la più conveniente.
Sempre in tema di viaggi, facciamo presente all'onorevole Contento (che si è riferito, in particolare, alle spese sostenute dai deputati eletti nella circoscrizione Estero) che sarà possibile approfondire ipotesi di convenzioni con le compagnie aeree maggiormente utilizzate da tali deputati, al fine di ottenere offerte più vantaggiose per l'Amministrazione, tenendo conto delle esigenze dei deputati stessi.
Negli interventi degli onorevoli Contento, Barbieri e Leone si è chiesto se sia stata effettuata una quantificazione degli oneri derivanti dall'autorizzazione alla costituzione in deroga di cinque gruppi parlamentari, intervenuta all'inizio della presente legislatura. Al riguardo, desidero segnalare che tale autorizzazione determina direttamente oneri per maggiori contributi ai gruppi, complessivamente quantificabili in circa 800 mila euro annui a regime. Ovviamente, e per dovere di completezza, preciso che a tali importi vanno aggiunti quelli relativi agli oneri derivanti dall'integrazione della composizione del nuovo Ufficio di Presidenza, che, a regime, ammontano a circa un milione e 750 mila euro.
In tal senso, desidero inoltre precisare che la dinamica di crescita del capitolo 135 del bilancio interno, relativo ai contributi ai gruppi parlamentari, sconta anche l'effetto di altri provvedimenti in favore dei gruppi, adottati sul finire della XIV legislatura ed all'inizio di quella in corso. Sottolineo che tali provvedimenti non hanno inciso sugli equilibri complessivi del bilancio, che, come detto, registra un'ulteriore diminuzione della dotazione.
PRESIDENTE. Mi scusi, signor questore.
Vorrei invitare le deputate ed i deputati a tenere un comportamento che consenta al questore di svolgere il suo intervento e di essere ascoltato. Grazie.
Prego, questore Colucci, prosegua pure.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Colgo l'occasione, peraltro, per precisare, con riferimento all'intervento dell'onorevole Quartiani, che, come ha già segnalato il questore Albonetti nella sua relazione, la delibera che all'inizio della presente legislatura ha rivisto gli importi di alcuni scaglioni del contributo unico ha altresì previsto che gli incrementi apportati assorbano ogni altro adeguamento del contributo stesso fino al 31 dicembre 2008.
Per quanto riguarda l'intervento dell'onorevole Borghesi, ribadisco che la crescita delle spese nel 2006, come già evidenziato nella relazione illustrativa del collega Albonetti, in parte è da ricondurre al complesso delle spese connesse al cambio della legislatura. Depurando la spesa degli effetti fisiologicamente connessi alloPag. 7svolgimento delle elezioni politiche nel 2006 e al netto delle risorse finanziarie allocate nei fondi di riserva, la dinamica di crescita risulta pari al 2,06 per cento. Per i successivi anni del triennio, si prevede che la spesa della Camera cresca soltanto dell'1,98 per cento, nel 2007, e del 2, 51 per cento, nel 2008.
Mi sembra di poter quindi affermare - spero che i colleghi siano d'accordo - che le cifre che ho appena citato dimostrano come il bilancio della Camera sia assolutamente in linea con gli obiettivi di finanza pubblica, come risultanti dagli ultimi documenti approvati al riguardo dal Parlamento.
In questo contesto, voglio precisare, con riferimento alla riduzione del 10 per cento delle spese dei Ministeri, evocata dal collega Borghesi, che essa era prevista nella legge finanziaria per il 2006, richiamata poi dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2006, solo in relazione a talune limitate tipologie di spesa.
Sottolineo, inoltre, che la crescita percentuale della dotazione della Camera dei deputati per il 2006, nonostante il citato cambio di legislatura, è inferiore a quella degli altri organi costituzionali, a riprova dell'efficacia degli sforzi compiuti nell'esercizio in corso per cooperare alle complessive strategie di contenimento delle dinamiche di bilancio.
Con riferimento all'intervento dell'onorevole Contento, che ha sottolineato l'importanza di tener conto, ai fini della previsione di bilancio, delle risultanze consuntive dell'esercizio precedente e ha chiesto chiarimenti in ordine alla dinamica di alcune specifiche voci, preciso, in particolare, che le previsioni di spesa del 2006, per le locazioni di cui al capitolo 55, risultano in diminuzione, in quanto il contratto riferito alla locazione di uno degli immobili in uso prevede un pagamento biennale anticipato, che è stato effettuato ad integrale carico del bilancio del 2005.
Per quanto riguarda il personale estraneo (capitolo 105), l'incremento previsto nel relativo stanziamento per l'anno 2006 è da ricondurre principalmente alla voce «Emolumenti per servizi di segreteria»; tale aumento è determinato dall'esigenza di corresponsione dei trattamenti di fine rapporto al personale estraneo che ha maturato il relativo diritto al termine della XIV legislatura ed assume, quindi, a questo riguardo, carattere non ricorrente. Conformemente a tale circostanza, le previsioni di spesa inserite nel bilancio triennale per il 2007 e il 2008 sono inferiori a quelle preventivate per il 2006. In misura minore, ha inoltre influito sull'andamento di tale voce di bilancio la necessità di tener conto degli incrementi retributivi per tale personale e delle spese relative alla composizione delle segreterie delle cariche istituzionali.
Per quanto riguarda il capitolo 125, relativo alle spese per le iniziative di comunicazione e di informazione esterna, l'incremento è da attribuirsi alle spese per lo sviluppo del canale satellitare, in base alle indicazioni elaborate nella passata legislatura dall'apposito Comitato costituito nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza.
Più in generale, ritengo di evidenziare che la comparazione in uso tra le previsioni di bilancio e le previsioni definitive riferite all'esercizio precedente assicura una piena omogeneità delle grandezze raffrontate e, per questo, appare opportuno confermarla anche per il futuro.
Con riferimento a quanto sostenuto dal collega Barbieri sulle previsioni di spesa per il personale, devo innanzitutto ricordare che l'Ufficio di Presidenza, nella precedente legislatura, ha mantenuto una linea di rigore nella concessione di aumenti stipendiali e che il piano di reclutamento per il triennio 2004-2006, approvato dagli organi competenti, ha già prodotto i suoi effetti, in quanto le procedure concorsuali previste sono state quasi tutte ultimate. Mi riferisco, in particolare, ai concorsi per collaboratore, documentarista, collaboratore tecnico addetto al reparto servizi radiofonici e televisivi e barbieri. Le anzidette previsioni tengono altresì conto delle conseguenze di ordine finanziario connesse alle decisioni dell'Ufficio di Presidenza di mantenere aperte lePag. 8graduatorie per i concorsi già conclusi per i consiglieri di professionalità generale e di biblioteca, per assistenti parlamentari e per barbieri.
Vorrei, infine, ricordare che, come risulta dai dati ISTAT pubblicati nel sito del medesimo istituto, il complesso delle retribuzioni nel settore pubblico e privato registra nel 2006 un incremento del 2,7 per cento.
Desidero, infine, comunicare che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione di ieri pomeriggio, ha approvato la proposta del Collegio dei questori di istituire un comitato consultivo per l'attività del servizio sanitario e di pronto soccorso della Camera.
Concludendo, ribadisco, a nome del Collegio, il ringraziamento ai colleghi per il contributo offerto con i loro interventi nella discussione generale sui documenti di bilancio interno e con gli ordini del giorno presentati, sui quali - lo ripeto - il collega Galante, tra breve, esprimerà il parere (Applausi).
MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, ieri ho sollevato una questione che avevo posto già in precedenza alla Presidenza, la quale aveva trasmesso tale richiesta ai deputati questori affinché fornissero una risposta. I questori non hanno inteso rispondere alla mia lettera e questa mattina non hanno risposto alla questione che ho sollevato nella giornata di ieri e che è espressa nel resoconto stenografico della seduta di ieri alle pagine 32 e 33, seconda e prima colonna.
È essenziale per un deputato conoscere le regole cui deve attenersi riguardo all'abbigliamento da usare in quest'aula. Vorrei ricevere una risposta al riguardo, qui e adesso.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, vorrei ricordare al collega Brigandì che, per quanto riguarda l'abbigliamento e la posizione dei singoli deputati, le norme sono quelle vigenti.
Noi abbiamo sempre invitato tutti a tenere un comportamento corretto. Non è che non abbiamo voluto rispondere alla lettera del collega inviata alla Presidenza, ma riteniamo che il comportamento da lui richiamato sia legato al senso di responsabilità presente in ognuno e soprattutto alla figura che ognuno di noi rappresenta all'interno e all'esterno di questo Parlamento (Il deputato Brigandì si toglie la giacca - Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Invito il deputato Brigandì ad evitare atteggiamenti provocatori e ad indossare la giacca, come di consuetudine.
(Esame degli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 2)
PRESIDENTE. Avverto che sono stati presentati ordini del giorno riferiti al documento Doc. VIII, n. 2
(Vedi l'allegato A - Doc. VIII, n. 2 sezione 1).
Do la parola al deputato questore Galante, che esprimerà il parere sugli ordini del giorno presentati.
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, i colleghi hanno presentato 32 ordini del giorno. Si tratta di proposte importanti che, nel loro complesso, danno un significativo contributo al miglioramento del nostro lavoro e, più in generale, al lavoro di quella fondamentale istituzione democratica che è la Camera dei deputati.
L'Ufficio di Presidenza li ha esaminati orientandosi ad accoglierli sostanzialmente tutti, sia pure con diverse formule.
In dettaglio, si accetta l'ordine del giorno Aprea n. 9/Doc. VIII, n. 2/1. L'ordine del giorno Aprea n. 9/Doc. VIII,Pag. 9n. 2/2 è accolto come raccomandazione. Esso tratta, infatti, di materia che non è di diretta competenza del Collegio, bensì del negoziato sindacale, in particolare in sede di comitato per il personale. Per quanto riguarda la questione della verifica dei carichi di lavoro posta nell'ordine del giorno, ricordo che l'amministrazione e le organizzazioni sindacali, in attuazione degli indirizzi formulati dal comitato per gli affari del personale, hanno costituito un'apposita commissione di studio.
L'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/Doc. VIII, n. 2/3 viene accolto, a condizione che nel dispositivo le parole «ad attingere» siano sostituite con le seguenti: «a valutare l'opportunità di attingere», poiché in questa maniera si consente agli organi competenti di compiere le necessarie e più ampie valutazioni sull'insieme dell'argomento.
L'ordine del giorno Folena ed altri n. 9/Doc. VIII, n. 2/4 viene accolto come raccomandazione. Vorrei ricordare, al riguardo, che sono già in corso alcune iniziative dirette all'utilizzazione di sistemi open source per i quali, tuttavia, occorre procedere ad ulteriori ed indispensabili approfondimenti tecnici.
L'ordine del giorno Buontempo n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 è accettato. Rilevo che si tratta, nei fatti, di una richiesta già evasa. Vorrei, infatti, rammentare che il Collegio dei questori ha deliberato lo svolgimento di una licitazione privata, attualmente in corso.
L'ordine del giorno Buontempo n. 9/Doc. VIII, n. 2/6 è accolto, a condizione che nel dispositivo siano soppresse le parole «di almeno un terzo», onde non porre vincoli quantitativi alla richiesta riduzione, che verrà perseguita con grande fermezza.
L'ordine del giorno Buontempo n. 9/Doc. VIII, n. 2/7 è accolto come raccomandazione. Si tratta, voglio sottolinearlo, di una materia molto complessa, che necessita di svariati approfondimenti di carattere tecnico e di carattere finanziario e che esige una presa di contatti con la società che gestisce il sistema postale.
L'ordine del giorno Folena n. 9/Doc. VIII, n. 2/8 è accettato.
L'ordine del giorno Piscitello ed altri n. 9/Doc. VIII, n. 2/9 è accolto come raccomandazione; il Collegio dei questori, infatti, intende dare un chiaro segno del suo interesse ad una materia come quella evidenziata, che è di indubbio rilievo. La proposta dell'ordine del giorno, però, comporta molte delicatissime implicazioni, che è necessario approfondire in modo adeguato; quindi, su questo tema il Collegio si riserva un approfondimento.
L'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 2/10 è accettato. Sull'argomento, segnalo che la relazione illustrativa svolta dal collega questore Albonetti ha chiarito in modo inequivocabile l'impegno della Camera verso il contenimento della spesa. Si tratta di una scelta di fondo, strategica, che stiamo assumendo proprio in aderenza ai vigenti indirizzi di finanza pubblica.
L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 2/11 viene accolto, a condizione che alla fine del dispositivo siano aggiunte le parole «valutando i relativi oneri»; anche alla luce di quello che si è appena detto, è evidente che per l'erogazione di un nuovo servizio occorre valutare non solo la fattibilità, ma anche la compatibilità con i vincoli di bilancio.
L'ordine del giorno Samperi n. 9/Doc. VIII, n. 2/12 è accettato.
L'ordine del giorno Grillini n. 9/Doc. VIII, n. 2/13 è accettato.
L'ordine del giorno Grillini n. 9/Doc. VIII, n. 2/14 è accolto come raccomandazione, poiché occorrono verifiche tecniche per consentire a tutti i palmari di essere utilizzati in connessione con la rete Camera.
L'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/Doc. VIII, n. 2/15 è accolto come raccomandazione, per consentire agli organi competenti che deliberano il piano di reclutamento di operare le opportune valutazioni.
L'ordine del giorno Buontempo n. 9/Doc. VIII, n. 2/16 è accettato.
L'ordine del giorno Brigandì n. 9/Doc. VIII, n. 2/17 è accolto, a condizione chePag. 10nel dispositivo siano sostituite le parole da «rilevare» fino a «Camera dei deputati» con le seguenti: «monitorare in che modo viene presentata l'immagine della Camera e del lavoro parlamentare».
L'ordine del giorno Ronconi n. 9/Doc. VIII, n. 2/18 è accolto come raccomandazione. Si tratta, infatti, di un atto di indirizzo che investe un tema di grandissima delicatezza, quale quello dell'autonomia di ciascuna delle due Camere. Sull'argomento, vorrei far presente che il Collegio mantiene costanti contatti con l'omologo organo del Senato e che tale modo di procedere sarà seguito anche al fine di una maggiore omogeneità fra i servizi offerti ai componenti dei due rami del Parlamento, ma, anche in questo caso, ribadisco con costante attenzione al profilo del contenimento delle spese.
L'ordine del giorno De Simone n. 9/Doc. VIII, n. 2/19 è accolto come raccomandazione, per le medesime ragioni richiamate in relazione all'ordine del giorno Aprea n. 9/Doc. VIII, n. 2/2.
Gli ordini del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 2/20, Jannone n. 9/Doc. VIII, n. 2/21, Fratta Pasini n. 9/Doc. VIII, n. 2/22, Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/23 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/24 sono accettati. L'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/25 è accolto a condizione che nella premessa, al quarto capoverso, siano soppresse le parole «fatiscenti o quanto meno».
L'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/26 è accettato, mentre l'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/27 è accolto come raccomandazione; vista l'importanza del tema oggetto dell'ordine giorno, anche tutti gli eventuali interventi dovranno essere valutati con gli attuali vincoli di bilancio.
L'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2 /28 è accolto, a condizione che, nel dispositivo, il primo capoverso sia soppresso - poiché la fruibilità dei posti riservati ai deputati è già garantita dalla piena corrispondenza del numero dei permessi a quella dei posti auto - e a condizione, inoltre, che, al secondo capoverso, siano soppresse le parole da «e la predisposizione» fino alla fine. La materia, infatti, della mobilità è oggetto di più ampia riflessione, sulla quale il Collegio si riserva una decisione.
L'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/29 è accolto come raccomandazione. Ancora una volta, come è evidenziato nella relazione svolta dal questore Albonetti, il tema dell'assegnazione degli spazi è ben presente al Collegio, che ha profuso sulla questione notevole impegno, al fine di individuare la migliore soluzione concretamente possibile.
L'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/30 è accettato, mentre l'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/31 è accolto come raccomandazione, attesa la necessità di valutare come far fronte ai conseguenti oneri che potrebbero manifestarsi su questo tema. Infine, l'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/32 è accolto a condizione che, nel dispositivo, le parole «all'interno di Palazzo Montecitorio o del Palazzo dei Gruppi» siano soppresse, per le medesime ragioni esposte in relazione al precedente ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/29.
PRESIDENTE. Ringrazio il questore Galante.
Chiedo ai presentatori degli ordini del giorno se insistano per la votazione e se, in presenza di una riformulazione dei loro ordini del giorno proposta dal deputato questore, ritengano di poterla accogliere.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Aprea n. 9/Doc. VIII, n. 2/1 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/2, quest'ultimo accolto come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Iannuzzi se accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/3.
TINO IANNUZZI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Folena n. 9/Doc. VIII, n. 2/4, accolto come raccomandazione, e Buontempo n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 non insistono per la votazione.Pag. 11
Prendo atto che il deputato Buontempo accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/6.
Prendo atto, altresì, che il deputato Buontempo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/7, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che il deputato Folena non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/8, accettato dal Collegio dei questori, e che il deputato Piscitello non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/9, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che il deputato Borghesi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/10, accettato dal Collegio dei questori, e che il deputato Gregorio Fontana accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/11.
Prendo atto, inoltre, che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Samperi n. 9/Doc. VIII, n. 2/12 e Grillini n. 9/Doc. VIII, n. 2/13, accettati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Grillini n. 9/Doc. VIII, n. 2/14 e Daniele Farina n. 9/Doc. VIII, n. 2/15, accolti come raccomandazione, e che il deputato Buontempo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/16.
Chiedo al deputato Brigandì se accetti la riformulazione proposta dal Collegio dei questori del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/17.
MATTEO BRIGANDÌ. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno Brigandì n. 9/Doc. VIII, n. 2/17 sarà posto in votazione.
EMERENZIO BARBIERI. Ma qual è il parere del questore?
PRESIDENTE. L'ordine del giorno Brigandì n. 9/Doc. VIII, n. 2/17 è stato accettato con la riformulazione proposta dal questore Galante. Ho chiesto al presentatore se si ritenesse soddisfatto della proposta di riformulazione avanzata dai questori ed il deputato Brigandì ha accettato la riformulazione e chiesto la votazione.
Poiché non è stata richiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico, procederemo alla votazione per alzata di mano.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un chiarimento, atteso che, per prassi, durante l'esame del bilancio interno gli ordini del giorno accettati non si pongono in votazione. Se dobbiamo procedere alla votazione, vorrei capire qual è il parere dei questori sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/Doc. VIII, n. 2/17, la cui riformulazione è stata accettata dal collega. Prima di esprimerci al riguardo, vorremmo saperlo.
MANLIO CONTENTO. Lo ha detto prima: è accettato!
SEVERINO GALANTE, Questore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, credo di avere già chiarito che nella formulazione che il presentatore dell'ordine del giorno ha accettato il Collegio dei questori si riconosce e, quindi, lo accetta.
Ovviamente, la votazione è una procedura superflua, ma se viene richiesta...
PRESIDENTE. Meglio abbondare...
Passiamo ai voti.Pag. 12
Pongo in votazione l'ordine del giorno Brigandì n. 9/Doc. VIII, n. 2/17, nel testo riformulato, accettato dal Collegio dei questori.
(È approvato).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ronconi n. 9/Doc. VIII, n. 2/18 e De Simone n. 9/Doc. VIII, n. 2/ 19, accolti come raccomandazione.
Prendo atto, inoltre, che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 2/20, Jannone n. 9/Doc. VIII, n. 2/21, Fratta Pasini 9/Doc. VIII, n. 2/22 e Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/23 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/24, accolti come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Collegio dei questori dell'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/25.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, intervengo in sostituzione del presidente Fabris, che non è presente, a nome del gruppo dei Popolari-Udeur. Oggettivamente, i locali in questione sono fatiscenti. Invito gli onorevoli colleghi a visitare la nostra sede...
PRESIDENTE. Per favore, ci dica se accetta o meno la riformulazione.
GINO CAPOTOSTI. Non accetto la riformulazione, ma vorrei illustrarne i motivi, se me ne dà la facoltà.
PRESIDENTE. Prego.
GINO CAPOTOSTI. Non è possibile accogliere la proposta del Collegio dei questori, perché i locali in questione sono oggettivamente fatiscenti. Anzi, personalmente, ho qualche dubbio addirittura in ordine all'agibilità, per via delle dimensioni degli stessi. Pertanto, insisto per la votazione dell'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/25, di cui sono cofirmatario.
PRESIDENTE. A questo punto, poiché i presentatori dell'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/25 insistono per la votazione, chiedo ai deputati questori quale sia il parere del Collegio, naturalmente sul testo originario.
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione...
MARCO BOATO. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, domando scusa...
PRESIDENTE. Prego, parli pure.
MARCO BOATO. Proprio perché siamo in fase di votazione, si fanno le dichiarazioni di voto. Prima bisogna ascoltare l'interlocuzione. Peraltro, quando abbiamo proceduto alla votazione precedente, sono stati interpellati soltanto i deputati favorevoli, e non anche quelli contrari e quelli astenuti: forse, sarebbe il caso di completare.
Credo sia un errore, signor Presidente, che si voti l'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/25 con il parere contrario dei questori. Il tema è abbastanza delicato, perché riguarda le strutture dove i gruppi parlamentari lavorano. Il mio suggerimento, allora, è che si voti per parti separate: tutto l'ordine del giorno, eccetto l'espressione che i questori avevano chiesto di riformulare e, poi, separatamente, l'espressione medesima. Posso capire che i questori non vogliano che essa compaia negli atti ufficiali; probabilmente, verrà bocciata dall'Assemblea, ma sarebbe un errore respingere un'istanza complessiva che i questori avevano accettato.
Quindi, suggerisco di procedere a votazioni per parti separate. In tal caso, annuncio voto favorevole all'insieme dell'ordinePag. 13del giorno e voto contrario alla parte che, per ragioni di opportunità, i questori ritengono vada riformulata.
MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, la vicenda mi sembra davvero divertente. Noi voteremo a favore dell'ordine del giorno, anche perché - e mi rivolgo ai questori - non vorrei che una questione di principio impedisse di utilizzare il buonsenso.
La parte dispositiva dell'ordine del giorno, che è stata comunque accettata giacché non ne sono state proposte modifiche dal Collegio dei questori, impegna «ad assicurare urgenti lavori per rendere agibili e decorosi gli spazi comuni per garantire al palazzo ex Alto Lazio il necessario decoro dovuto all'attività istituzionale che in essa si svolge». Quindi, è evidente che anche nella parte dispositiva si dice che quegli spazi non sono decorosi. Vogliamo farne una questione perché il collega che è intervenuto vuole mantenere l'espressione «fatiscenti o quanto meno non in linea con gli standard»? Mi sembra veramente inopportuno.
Pertanto, apprezzate le valutazioni, chiedo al Collegio dei questori di esprimere comunque un parere favorevole, mantenendo la menzionata espressione, a proposito della quale i questori hanno già precisato di ritenere che la parola «fatiscenti» esprima un giudizio soggettivo. Non essendovi scritto «inagibili», non vi sono responsabilità di sorta: se uno, soggettivamente, ritiene uno spazio «fatiscente» e un altro no, non mi sembra il caso di discuterne per venti minuti.
Quindi, invito i questori, che hanno avuto sempre pazienza, a cambiare parere, così possiamo andare avanti (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
LANFRANCO TURCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, desidero preannunciare che noi voteremo a favore dell'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/25, se non altro per solidarietà. Alla Camera, in questa legislatura, vi sono gruppi che dispongono di uffici fatiscenti, ma ci sono anche gruppi che hanno uffici inesistenti, come il gruppo de La Rosa nel Pugno, che, a sei mesi dall'inizio della legislatura, si trova a dover lavorare in un ufficio e mezzo!
Faccio presente che il piano già deciso dai questori è stato bloccato, ieri, dall'Ufficio di Presidenza, per non «turbare» una nobile contesa tra l'onorevole Conte e l'onorevole Gasparri circa la destinazione...
PRESIDENTE. La prego, per favore...
LANFRANCO TURCI. ... dell'ex ufficio dell'onorevole Fini. Questa situazione è inaccettabile per la dignità dei gruppi e della Camera. Chiedo alla Presidenza di assumersi le sue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Già assunte, grazie!
SEVERINO GALANTE, Questore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, dobbiamo intenderci sulla sostanza del problema. Se la questione è di lessico, da dizionario dei sinonimi, è un discorso; se la questione è di sostanza, è un altro.
La parola «fatiscenti» viene intesa dal collega proponente e da chi sostiene questa posizione come sinonimo di «inagibili» oppure no? Infatti, se essa coincide con la parola «inagibili», è un discorso ed il Collegio non può accettare l'ordine del giorno; nel caso in cui essa significhi una valutazione di ordine estetico, assolutamente soggettiva, e se questa è l'interpretazionePag. 14autentica, il giudizio può essere di accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Io propenderei per questa interpretazione, che è dettata dal buon senso.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'ordine del giorno Fabris n. 9/Doc. VIII, n. 2/25, accettato dal Collegio dei questori.
(È approvato).
Prendo atto che il deputato Fabris non insiste per la votazione dei suoi ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/26, accettato dal Collegio dei questori, e n. 9/Doc. VIII, n. 2/27, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che il deputato Fabris accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/28 e che non insiste per la votazione.
Prendo atto altresì che il deputato Fabris non insiste per la votazione dei suoi ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/29, accolto come raccomandazione; n. 9/Doc. VIII, n. 2/30, accettato dal Collegio dei questori e n. 9/Doc. VIII, n. 2/31, accolto come raccomandazione.
Prendo atto infine che il deputato Fabris accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/32 e che non insiste per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto - Doc. VIII, nn. 1 e n. 2)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul Conto consuntivo e sul Progetto di bilancio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto favorevole del mio gruppo e fare alcune riflessioni che sono emerse dal dibattito.
Credo che la guerra fra poveri non debba essere fatta. Non sono riuscito a capire perché i gruppi più numerosi se la siano presa con quelli più piccoli. Noi riteniamo che la democrazia di un Parlamento ci sia solamente quando c'è pluralismo di idee e di gruppi. Solo in questo modo la Camera può essere più vicina al paese e, quindi, affrontare meglio le tematiche e le richieste che vengono dal basso.
Noi siamo fra coloro che non portano demagogia in quest'aula. Noi siamo fra quelli che chiedono al Presidente della Camera di tutelare l'onorabilità di questa Camera, anche spiegando ai giornalisti che gli stipendi dei parlamentari non sono quelli scritti sui giornali, perché i parlamentari hanno stipendi inferiori a quelli di piloti di aerei, primari di ospedali, avvocati, commercialisti, molti medici, molti calciatori, molti amministratori delegati e di tutti i magistrati.
Le spese che sosteniamo, che vengono contate come guadagni, sono spese reali, rimborsi spese. Noi chiediamo al Presidente della Camera e ai questori che dicano quanto prendono i giornalisti della RAI che scrivono queste cose e che vengono pagati con il canone pubblico pagato dai cittadini.
Si dice che Porta a porta costi 90 mila euro a puntata e se la prendono con noi! È questo che dobbiamo dire in quest'aula. Dobbiamo riportare la verità.
Ovviamente, i costi della politica non sono solo quelli del Parlamento. Non dimentichiamo che tutti i consigli regionali sono aumentati. Non dimentichiamo che, per legge, abbiamo aumentato del 30 per cento gli assessori di tutti i comuni e di tutte le amministrazioni provinciali. Non dimentichiamo gli enti inutili cui dobbiamo mettere mano. Queste sono le cose che dobbiamo risolvere.
Per concludere, in estrema sintesi, crediamo anche che l'anno scorso - lo diciamo a voce alta - ci sia stata una forzatura e una demagogia che si potevano anche evitare, ossia quella di avere inserito nella finanziaria, da parte del Governo Berlusconi, la riduzione del 10 per centoPag. 15degli stipendi dei parlamentari. Lo dobbiamo dire chiaramente. Non dobbiamo avere vergogna di dire che il nostro stipendio è solo di 5.100 euro, non un euro di più (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il gruppo della Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole su questo progetto di bilancio della Camera, in quanto crediamo debba essere apprezzato il criterio sul quale si fonda il progetto per l'anno finanziario 2006 e per il triennio 2006-2008, vale a dire il tentativo di mantenere, compatibilmente con le esigenze di funzionamento dell'istituzione e nei limiti dell'incremento programmato del PIL nominale, sia la dotazione annuale sia l'andamento della spesa nel suo complesso.
Le linee guida di questo progetto di bilancio, cioè quelle del risparmio e della lotta agli sprechi, dopo il taglio del 10 per cento alle indennità dei deputati avvenuto a seguito della finanziaria del 2006, ritengo produrranno nel triennio 2006-2008 una riduzione significativa della dotazione della Camera. Infatti, quasi 10 milioni di euro sono previsti quale riduzione per l'anno in corso, che diventano 24 milioni nel 2007 e oltre 35 milioni nel 2008.
Si tratta di un primo serio segnale di inversione di tendenza rispetto ad un passato di sprechi e di privilegi odiosi e anacronistici, che pure ci sono stati e continuano ad esserci. È una prima risposta, necessaria per tutelare il prestigio di una istituzione attaccata, a volte a ragione ma molto spesso in modo qualunquistico, dall'opinione pubblica e dai cittadini che dall'istituzione si attendono il rispetto delle regole e non la difesa di privilegi, prove di sobrietà e rigore e non l'ostentazione di uno status e dei simboli del potere.
Lo slogan «più servizi meno soldi», caro al collega Buontempo, che ha incontrato il favore a parole di tutte le forze politiche, rimarrà solo uno slogan - a parte i pochi segnali di coerenza presenti in questo progetto di bilancio - finché non sarà applicato al capitolo più pesante e intollerabile dei costi della politica che va sotto il nome di finanziamento pubblico dei partiti.
Ricordo alle colleghe e ai colleghi che un referendum popolare, nel 1993, aveva spazzato via il finanziamento pubblico ai partiti; poi, nel 1997, il Parlamento, tradendo quel voto popolare, lo ha reintrodotto sotto forma di contributo volontario all'attività dei partiti con il sistema del 4 per mille nella dichiarazione dei redditi. Ci si aspettava di più, ma vi fu una sorta di referendum popolare, nel quale la volontà dei cittadini italiani, espressa con la dichiarazione sul modello IRPEF, non coincise con le attese dei partiti. Allora, nel 1999, si cambiò nuovamente sistema, aumentando i rimborsi elettorali, che non erano altro che il finanziamento diretto e pubblico dei partiti bocciato dal referendum.
Concludendo, sono d'accordo con la formula «più servizi, meno soldi», tuttavia ritengo non si possa limitarne l'applicazione al capitolo poco più che simbolico delle dotazioni della Camera o di alcune spese previste in questo progetto di bilancio.
Dobbiamo affrontare seriamente il problema dei costi della politica e dobbiamo sempre più premiare quel metodo che affida ai cittadini la decisione di finanziare o meno l'attività del proprio partito e non adottare sistemi come quelli in vigore che affidano, invece, ai partiti stessi la decisione sul consenso popolare rispetto alla propria attività politica (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, nel confermare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori desidero solo segnalare che ieri da più parti si èPag. 16richiamata la differenza tra i concetti di costo della politica e costo della democrazia. Noi riconosciamo bene tale differenza a condizione che il concetto di costo della democrazia non venga strumentalmente utilizzato per nobilitare sprechi ed inefficienze.
Per questo siamo soddisfatti dell'accoglimento del nostro ordine del giorno, che impegna la Presidenza della Camera ad una riduzione delle spese in linea con quanto previsto dal Governo già a partire dal bilancio 2007.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Titti De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, nel confermare il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista, vorrei sottolineare i punti di sostanza che motivano alla radice il nostro voto favorevole.
L'Assemblea della Camera si appresta a deliberare, secondo quanto previsto nel progetto di bilancio interno, un'ulteriore riduzione della propria dotazione finanziaria per gli anni 2007-2008, rispettivamente nella misura di 7,2 milioni e di 8,8 milioni di euro. In questo modo si intende corrispondere positivamente alla necessità di un complessivo contenimento delle spese che caratterizza la manovra finanziaria dello Stato per il triennio 2007-2009.
Una prima consistente riduzione della dotazione finanziaria della Camera per il 2007 e per il 2008 era già stata operata nel settembre 2005 diminuendo le previsioni originariamente formulate. Si tratta di un segnale molto importante - ed approfitto per ringraziare il Collegio dei questori per il lavoro svolto - che va nella direzione di un avvicinamento dell'istituzione parlamentare ai cittadini, di mettere tale situazione sempre più in sintonia con il paese, le sue problematiche, le sue esigenze e, al contempo, di abbandonare quei simboli del potere e quei privilegi che è necessario abbandonare.
Il Collegio dei questori, nella sua relazione, ha sottolineato la necessità di un'impostazione delle linee guida della propria attività, assunta come punto di riferimento insieme alle decisioni dell'Ufficio di Presidenza, che contenesse la dinamica della dotazione finanziaria della Camera entro il tasso di incremento programmato del PIL nominale. Tale scelta autonoma e responsabile del massimo organo di direzione politica della Camera di adottare un parametro che rifletta la crescita dell'economia nazionale appare tuttora in grado di contemperare l'esigenza di buon andamento dell'istituzione parlamentare e la doverosa e rigorosa coerenza con gli indirizzi generali di finanza pubblica. Si tratta di un vincolo stringente e rigoroso che impone di proseguire senza incertezze la politica di rigore nella gestione del bilancio interno che, peraltro, è già stata avviata negli anni passati.
Il richiamo ad una politica di bilancio rigorosa echeggia, a sua volta, il tema, che non manca di essere attraversato da dibattiti accesi e da polemiche, del cosiddetto costo della politica, come è stato sottolineato nell'intervento del collega Franco Russo. Naturalmente, tale tema non si riferisce solo alle spese della Camera dei deputati, ma è evidente che le spese di funzionamento della Camera rientrano più esattamente nel costo della democrazia.
Con ciò, naturalmente, non si intende suggerire una strumentale distinzione tra politica e democrazia, come è stato già sottolineato anche nella relazione dei questori, perché in particolare, i due termini sono sinonimi, ma si vuole piuttosto sottolineare che gli organi di direzione politica della Camera, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori, nell'ambito delle rispettive competenze, sono investiti della responsabilità del buon andamento di una tra le principali istituzioni democratiche del nostro paese. Questi organismi, entrambi, dunque, sono i primi a ritenere che se una spesa non è giustificata da esigenze istituzionali, essa deve essere eliminata ed è in questa direzione che si sta lavorando. Certo, però, non possiamo essere d'accordo con chi troppo facilmente, o in modo approssimativo, cataloga sottoPag. 17la voce «privilegi» qualunque spesa destinata al funzionamento della Camera ed alle prerogative di lavoro dei deputati.
Per affrontare il problema dei costi della democrazia servono riflessioni costruttive e non pregiudizi. È un'esigenza primaria, che le risorse della Camera siano utilizzate in modo efficiente, razionalizzando ulteriormente la spesa, contenendola ed evitando gli sprechi, calibrando gli impegni e le risorse, in base agli effettivi impegni di attuazione e muovendosi secondo criteri massimi di trasparenza. Il progetto di bilancio per il 2007, e prima ancora, il programma per l'attività amministrativa, si muoveranno esattamente lungo questa linea guida, peraltro in continuità con le scelte degli organi collegiali della XIV legislatura.
Noi auspichiamo, tra gli altri aspetti che sono stati rilevati nell'ambito di questo dibattito e nella relazione dei Questori, che l'assegnazione degli spazi ai gruppi e agli organi politici di direzione della Camera giunga ad una soluzione definitiva, che deriverà anche dalla delocalizzazione, tra pochi mesi, di alcuni uffici dell'amministrazione e che la Camera istituisca un piano organico di utilizzo delle proprie dotazioni edilizie, per uscire da una situazione di emergenza continua.
Riteniamo che bisogna ovviamente dare continuità al lavoro già istruito durante la XIV legislatura sul tema dell'istituzione dell'asilo nido per la Camera. Nell'Ufficio di Presidenza del 27 giugno scorso, il Presidente ha, infatti, chiesto alla Vicepresidente Meloni di coordinare l'attività dell'Ufficio di Presidenza su tale tema, in contatto con il Collegio dei questori e con il Comitato per le pari opportunità, che è in fase di costituzione e che mi onoro di presiedere. Su tale aspetto, naturalmente, noi contiamo di arrivare ad una soluzione in tempi brevi.
Voglio inoltre sottolineare, nel ringraziamento generale, l'elemento di eccellenza della tecnostruttura della Camera, che ne fa un punto di altissima qualità e che valorizza e condiziona profondamente tutta l'attività legislativa e giuridica di questo ramo del Parlamento. Ed è grazie alle professionalità di cui la Camera dispone, a tutti i livelli, che noi possiamo oggi contare su questo elemento di forte eccellenza, ma anche in questa direzione, nel rafforzamento di questo elemento di eccellenza, abbiamo anche voluto indicare, con un ordine del giorno, la necessità di continuare sulla strada della razionalizzazione delle strutture di un modello di lavoro basato sul principio dell'integrazione funzionale.
Dunque, il nostro auspicio è che si possano intraprendere le necessarie iniziative volte ad un'analisi dell'orario di lavoro e della distribuzione dei carichi di lavoro, anche al fine di individuare sempre più adeguate soluzioni organizzative. Partendo dalle considerazioni svolte nella relazione dal Collegio dei Questori ed utilizzando anche gli apporti forniti dal Segretario generale, che ringrazio, è chiaro che bisogna puntare l'accento sulla grande questione, ossia cercare di allargare l'orizzonte delle nostre fonti conoscitive, come è stato ben sottolineato nell'intervento del collega Franco Russo. Dobbiamo fare modo, cioè, che il Parlamento entri direttamente in contatto con i territori, con i comitati, con gli organismi territoriali, perché è in tali sedi che oggi si produce conoscenza sociale, che si produce domanda sociale. E l'esigenza di questa commistione, di questo legame forte, credo sia fortemente sentita oggi dal paese e da tutte le istituzioni, da noi per primi.
I gruppi parlamentari, del resto, quando vogliono proporre uno strumento in Parlamento, giustamente acquisiscono da queste realtà, da queste diffuse organizzazioni dei cittadini, della politica, dei comitati sociali dati ed informazioni.
Ormai, sul territorio nazionale si registra l'espandersi di organismi che si occupano di tante questioni fondamentali per la vita politica. Ritengo che questa connessione debba trovare dei canali per impossessarsi delle istanze, delle domande, delle conoscenze, dei saperi provenienti dagli organismi differenziati.
Si tratta, dunque, di mettere a disposizione dell'intero Parlamento - e delle diverse opzioni ideali e politiche - alcunePag. 18basi di conoscenza fondamentali. Altra questione è il rapporto con l'Unione europea. Dobbiamo accentuare i processi informativi tra Parlamento nazionale ed organismi europei. La cosiddetta legislazione organizzata si muove infatti tra interventi degli esecutivi nazionali e predisposizione delle direttive e dei regolamenti da parte della Commissione europea.
Se non interveniamo in questo segmento fondamentale del processo decisionale, non saremo in grado di esprimerci efficacemente. Quindi, è necessario dedicare particolare attenzione anche al potenziamento dei predetti strumenti di conoscenza e degli apparati predisposti per l'acquisizione dei dati.
Riteniamo, infine, che non debbano essere innalzate le soglie retributive. Ciò è stato detto chiaramente e c'è stato anche un dibattito in proposito, attraversato da polemiche e da elementi demagogici che non serviva chiamare in causa. Gli stipendi dei parlamentari sono, ovviamente, più che sufficienti e, anche in questo caso, è utile che gli investimenti della Camera si spostino dalla moneta sonante ai servizi. Il punto della qualità dei servizi è un argomento importante per questa istituzione e rispetto ad essi non possono valere discriminazioni di genere (anche su questo punto esistono ancora incrostazioni un po' ottocentesche che sarebbe bene superare, e mi auguro che in questa legislatura si riesca a farlo). Sono consapevole della sensibilità diffusa riguardo a queste tematiche nell'Ufficio di Presidenza. Vorrei concludere ricordando che il tema della qualità dei servizi e del contenimento della spesa richiamano, più in generale...
PRESIDENTE. Deputato De Simone, la invito a concludere.
TITTI DE SIMONE. ... il tema della responsabilità collettiva. Questo è il tema dell'autogoverno, un tema fondamentale che va rilanciato perché anche questo può fungere da esempio per uscire dal tema della crisi della politica che attraversa anche questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Ho già avuto l'opportunità di esporre ieri il mio pensiero sul conto consuntivo della Camera. Vorrei però sottolineare che l'esame del bilancio della Camera non si limita alle cifre e neppure alla semplice contabilità ma, come apprezzato dai questori - che vorrei ancora una volta ringraziare - è un'occasione per discutere del ruolo del Parlamento.
Ritengo che sia rilevante trovare un'occasione, al di là delle polemiche tradizionali che si svolgono fra maggioranza e opposizione, che ci dia l'opportunità di capire lo stato della situazione nei rapporti della democrazia italiana. Questo è un discorso che secondo me può essere fatto proprio in questa occasione. Vorrei quindi invitare i leader politici a ciò e lei ha fatto bene quando ha preteso che venisse in aula il Presidente del Consiglio per rispondere su una determinata questione.
È bene che i leader politici parlino in quest'aula e non soltanto in televisione a Porta a Porta, che si esprimano in questa sede, che esprimano qui il loro pensiero, così come avveniva nel passato. Ricordo quando i leader venivano in Transatlantico a parlare con i giornalisti. Ritengo che questo sia un modo utile ad esaltare la funzione del Parlamento e, se vogliamo, a far sì che esso, come è scritto nella nostra Costituzione, svolga il ruolo di grande raccordo delle forze sociali nel paese. In Parlamento, infatti, si determinano anche i processi di riarmonizzazione del paese: ecco perché rivolgo l'invito già espresso ieri.
Il presidente Casini svolge la sua funzione di parlamentare dopo avere esercitato quelle di Presidente della Camera e fa bene a venire in Parlamento. Vorrei che anche tutti gli altri leader venissero in Parlamento ad esporre il proprio pensiero per valorizzare quello che, in un certo senso, i questori sono determinati a fare, vale a dire offrire le strutture materiali.Pag. 19
Tuttavia, il Parlamento non vive di strutture materiali, ma di grandi dibattiti e questa è l'occasione per discutere del nostro ruolo e della nostra funzione (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole dei deputati Verdi sul conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2005 e sul progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006, esaminati in questi giorni.
Ho ascoltato ieri con attenzione la relazione del questore anziano Albonetti e oggi la replica del questore Colucci (il questore anziano nella precedente legislatura) e devo dire che hanno espresso entrambi valutazioni e considerazioni ampiamente condivisibili, di cui li ringrazio, anche per il lavoro non facile che, insieme al terzo questore Galante, stanno svolgendo in questo faticoso avvio della nuova legislatura.
A tale riguardo, vorrei rilevare che non credo sia positivo che l'avvio di questa legislatura, sotto il profilo delle competenze e delle responsabilità che competono ai questori, da una parte, e all'amministrazione della Camera, dall'altra, sia stato così difficile e faticoso.
Vorrei attirare l'attenzione dell'Assemblea - lo dico senza alzare la voce - su un aspetto: non credo sia positiva la mancanza di una fattiva e solidale collaborazione di tutti i gruppi parlamentari in ordine alle questioni, anche di carattere logistico, lo dico tra virgolette, che si sono poste e che si pongono all'inizio di ogni legislatura. In particolare, mi riferisco al comportamento del gruppo di Alleanza Nazionale, che credo si stia assumendo una grave responsabilità nel determinare una situazione di ingestibilità in ordine ad alcuni aspetti che riguardano altri gruppi parlamentari, e se ciò venisse passivamente accettato porterebbe ad una situazione di totale ingovernabilità della Camera dei deputati.
Nel corso di questo dibattito, svolto sia ieri che oggi, è riemersa più volte la questione, la polemica, la riflessione sui cosiddetti costi della politica.
Qualcuno, come rilevato anche poco fa, ha cercato di spostare la riflessione sul tema più generale dei costi della democrazia. Non so se sia corretto, perché è ovvio che il funzionamento di un sistema democratico, complesso e avanzato come quello del nostro paese, ha dei costi che non riguardano solo il funzionamento delle istituzioni, ma anche le elezioni politiche, amministrative, europee, regionali, il referendum e così via, e tutte le polemiche su questo tipo di costi sono demagogiche, populiste e sbagliate. È chiaro che, in una dittatura, quando non si svolgono le elezioni o i referendum i costi sono minori, ma la democrazia è assente ed il popolo tace.
Si avverte, comunque, il problema più generale dei costi della politica e non mi riferisco solamente al Parlamento ed ai partiti politici nazionali, ma al sistema politico allargato, che comprende le regioni, i comuni, le province, le circoscrizioni, le forze politiche, oltre che a livello nazionale anche a livello locale. Tale problema esiste ed è stato denunciato con forza in sedi politiche e sottolineato anche in una recente e opportuna saggistica.
Mettere la testa sotto la sabbia e fare finta che tale problematica non esista e che non sia percepita dall'opinione pubblica sarebbe da parte di tutti noi irresponsabile!
A questo proposito, ho apprezzato che i questori, per bocca del questore Galante, nell'accogliere come raccomandazione un ordine del giorno che invita ad una equiparazione dei servizi tra Camera e Senato, abbiano espresso il loro parere facendo esplicito riferimento al contenimento dei costi. Questa deve essere la chiave interpretativa, perché credo che saremmo «schizofrenici» se un giorno facessimo un dibattito sulla riduzione dei costi della politica in generale e il giorno dopo cercassimo di avviare o mantenere una rincorsa sciagurata e irresponsabile verso l'alto di quelle che sono le condizioni,Pag. 20ma talora anche prerogative o privilegi, dei parlamentari, siano essi deputati o senatori.
Certo, in un sistema di bicameralismo perfetto, è giusto e opportuno che ci sia un equilibrio rigoroso e responsabile tra le condizioni dei deputati e dei senatori e di tutte le strutture che sono a questa funzione connesse, ma al tempo stesso sarebbe comunque irresponsabile che ciò portasse ad una corsa verso l'alto, quando su tutti i giornali italiani, di volta in volta, escono tabelle che fanno emergere come obiettivamente la condizione dei parlamentari italiani sia la migliore in assoluto tra tutti i venticinque parlamenti, che tra poco saranno ventisette, che fanno parte dell'Unione europea.
È stato accolto dai questori - e non me ne lamento - anche un ordine del giorno di un collega che, dopo avere parlato dell'onorabilità del Parlamento e averne chiesto la tutela, si è tolto provocatoriamente la giacca in quest'aula senza che accadesse assolutamente nulla da parte della Presidenza, salvo l'invito a non farlo. Il collega, per qualche minuto, ha continuato in questo suo comportamento un po' esibizionista - per fortuna si è fermato alla giacca -, ma è assolutamente ridicolo e risibile. Non si può presentare a propria firma un ordine del giorno sulla tutela dell'onorabilità del Parlamento e dopo pochi minuti che quell'ordine del giorno è stato accolto dai questori, assumere un comportamento in quest'aula che con l'onorabilità veramente ha poco a che fare.
Voglio sottolinearlo perché credo che dobbiamo avere la consapevolezza che, pur potendosi fare comunicati stampa che rettificano notizie che possono apparire sbagliate o demagogiche, comunicati stampa che lasciano il tempo che trovano, l'onorabilità del Parlamento debba essere difesa da ciascuno di noi con i nostri comportamenti e con la nostra correttezza. Le polemiche sul Parlamento, il collega Gerardo Bianco se lo ricorda, esistono comunque già da anni. Esiste un libro sul Parlamento piemontese, che si intitola I moribondi di Palazzo Carignano. C'è un romanzo parlamentare di De Roberto, l'autore del famoso I viceré, che si intitola L'imperio, dell'inizio del Novecento, un romanzo di critica parlamentare molto pesante. La polemica antiparlamentare purtroppo c'è sempre stata e sempre ci sarà.
Non si correggerà con i comunicati stampa o con le rettifiche, anche se sono doverose. In alcuni casi potrà essere superata attraverso un rapporto corretto tra noi, l'istituzione di cui facciamo parte e la società civile, che attraverso le elezioni politiche siamo qui chiamati a rappresentare.
Per concludere, signor Presidente, signori questori, colleghi deputati, vorrei rivolgere un augurio, visto che siamo all'inizio della legislatura, di buon lavoro a tutti noi parlamentari, ma anche al personale della Camera, dal Segretario generale all'ultimo commesso o all'ultimo collaboratore. Vorrei rivolgere un augurio di buon lavoro anche a quei collaboratori dei deputati, che, come è stato ricordato dal questore Colucci, non hanno un rapporto di dipendenza diretto con l'amministrazione della Camera, ma sono comunque preziosi per la collaborazione che prestano ai deputati, anche se spesso non vengono riconosciuti la dignità della loro funzione e il carattere prezioso del loro lavoro. Un augurio di buon lavoro quindi a noi parlamentari, al personale della Camera, ai collaboratori dei deputati, senza però autocelebrazioni.
È necessario che ciascuno di noi si renda anche conto delle proprie responsabilità e delle difficoltà che anche nel funzionamento della Camera ci sono, che ovviamente dobbiamo considerare come aspetti di un work in progress, di un miglioramento.
È necessario che ciascuno di noi sappia assolvere con responsabilità il proprio compito politico, istituzionale e amministrativo, nella consapevolezza che le autocelebrazioni fatte in quest'aula spesso non hanno riscontro fuori.
Buon lavoro a tutti e grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, Alleanza Nazionale ringrazia i questori per le risposte che hanno dato alle puntuali osservazioni; una di queste, lo voglio ricordare, era stata sollevata dal collega Buontempo per quanto concerne gli aspetti dei contratti assicurativi. Siamo felici di aver preso atto che la gara è stata indetta, anche perché l'attenzione che abbiamo voluto dedicare al bilancio era proprio volta a dimostrare come sia importante nella gestione del medesimo operare una riduzione dei costi.
Esiste un aspetto che noi non possiamo non evidenziare. Oggi abbiamo accolto una serie di ordini del giorno che, se fossero tutti attuati, sicuramente determinerebbero un aumento della spesa, è innegabile. Riteniamo che, contemporaneamente, la responsabilità dei questori e dell'Ufficio di Presidenza sia diretta a fare in modo che queste nuove spese vengano bilanciate nell'ambito di quella gestione equilibrata a cui i questori si sono richiamati.
Sotto questo profilo e sul piano politico non posso, però, non fare una notazione. L'amico Boato, che studia da presidente, giustamente vuole rivolgere alcune rampogne e lo fa anche nei confronti di Alleanza Nazionale. È un po' meno indulgente quando si rende conto che noi abbiamo posto una questione politica, a cui i questori non potevano dare risposta, relativa all'aumento dei gruppi, che è stato determinato da una interpretazione del regolamento e in termini economici confermato dal bilancio che stiamo per approvare; è una questione politica nei confronti della quale vorrei che ci fosse lo stesso rispetto o, se loro preferiscono, la stessa indulgenza che l'amico Boato ha nei confronti di altre questioni.
Per quanto concerne poi alcune questioni sugli spazi, potrei anche qui banalmente dire che, se si è posta una questione di spazi, ciò è stato fatto anche in conseguenza di quella deliberazione, perché ospitare nuovi uffici, nuove presidenze, dare servizi a queste nuove strutture non solo ha dei costi, ma sicuramente influisce anche nell'organizzazione degli spazi. Poiché noi avevamo proposto, in alternativa, di cedere altri spazi, ci sembrava corretto, di fronte alla dignità di queste discussioni, affrontare il tema con assoluta serenità, correttezza e lealtà, che non sempre altri hanno.
Passo ad un'altra questione. Oggi abbiamo affrontato in un ordine del giorno un aspetto relativo alla tutela dell'immagine dei parlamentari. Al riguardo richiamo una nota che ho avuto già modo di rilevare anche in sede di discussione generale. I primi che dovrebbero avere rispetto della loro funzione sono proprio i deputati. Un ministro, che ha rivestito tra l'altro cariche istituzionali importanti anche all'interno di questa Camera, per fare un paragone ha rapportato gli stipendi - ahimè troppo bassi - dei ricercatori a quelli degli uomini politici, consentendo che si titolasse sui giornali con frasi del tipo «politici strapagati, studiosi alla fame»; mi permetto di dire che forse avrebbe potuto utilizzare altri esempi, visto che ha seduto anche sui banchi parlamentari. Avrebbe potuto porre il problema della distanza che c'è tra i ricercatori e i manager di grosse imprese, che magari un tempo erano pubbliche, oppure fare un raffronto tra lo stipendio dei ricercatori e quello di alcuni direttori generali (se non tutti), di strutture amministrative non indifferenti, i cui stipendi - vi assicuro - per l'esperienza che ho fatto al Ministero dell'economia, sono di gran lunga superiori ai nostri.
Approfitto per chiedere ai questori, qualora fosse possibile e non comportasse spese, di disporre per il prossimo bilancio di uno studio, anche comparato, in relazione non solo agli stipendi parlamentari, ma anche ai servizi di cui dispongono i parlamentari in altri paesi dell'Unione europea. Ciò perché probabilmente dobbiamo rispondere, nei confronti di alcune affermazioni scontate, in modo intelligente (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Padania), vale a dire mettendo sullo stessoPag. 22piano anche i servizi di cui si dispone, confrontandoli eventualmente con altri istituti.
Occorre inoltre richiamare, visto che si tratta di un compito che è stato affidato ai deputati questori dall'ordine del giorno presentato in tal senso, alcune disposizioni che vengono sistematicamente ignorate. Su tale materia, ad esempio, ricordo che esiste una norma che dovrebbe obbligare (ed uso il tempo condizionale perché, ovviamente, le norme vengono spesso varate in modo da essere eluse) ad indicare non soltanto gli stipendi o i redditi, ma anche le imposte che vengono prelevate. Anche se si tratta di una partita di giro, ritengo sicuramente importante far conoscere ai contribuenti ed a tutti i cittadini italiani che, oltre al reddito, vi sono, naturalmente, delle imposte e delle spese!
Questa, a mio avviso, dovrebbe essere un'informazione corretta, senza prendersela se spesso si accendono alcune polemiche nei nostri confronti. Spetta infatti a noi, per senso di responsabilità, fare un'informazione corretta per offrire alla stampa ed ai mezzi di comunicazione anche elementi sui quali riflettere e ragionare. Il costo della democrazia, quindi, ci obbliga ad essere trasparenti, nonché a rispondere puntualmente alle censure che ci venissero eventualmente rivolte, poiché abbiamo questa responsabilità nei confronti del paese.
Segnalo un'ultima questione e concludo, signor Presidente. Credo che, in futuro, dovremmo riflettere anche sulla gestione del nostro bilancio. Per non dilungarmi, rinvio alle questioni che abbiamo già sollevato in sede di discussione congiunta; tuttavia lasciatemi dire che, onestamente, credo sarebbe il caso di compiere il raffronto tra il bilancio consuntivo e quello preventivo che ho proposto.
Anche in tal caso, infatti, abbiamo fatto un po' di confusione, poiché abbiamo sostanzialmente considerato risparmi acquisiti delle riduzioni di spesa (un po' come avviene nei confronti del quadro tendenziale del bilancio pubblico rispetto all'intervento operato dalla legge finanziaria). Sotto questo profilo, dunque, vorrei osservare che dobbiamo fare in modo che, qualora adottassimo decisioni volte a modernizzare i servizi, gli apparati e le strutture amministrative della Camera, vi sia anche la possibilità di conseguire risparmi all'interno della gestione del bilancio.
Ci rendiamo tutti conto che non si tratta di un compito facile, tuttavia ritengo che sia un'ulteriore assunzione di responsabilità della politica dimostrare non soltanto che i conti sono trasparenti, ma anche che la gestione dei soldi del contribuente è improntata a criteri di trasparenza, di efficienza e di economicità.
È sulla base di tali indicazioni che preannunzio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sui documenti di bilancio in esame; ed assicuro i deputati questori che anche il controllo che effettueremo - con la dovuta attenzione ed anche, a dispetto di qualcuno, con le necessarie indulgenze - non farà venir meno il nostro ruolo intelligentemente propositivo nei confronti del bilancio della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei svolgere solo qualche riflessione, anche perché, a nome del gruppo dell'UDC, è già intervenuto, nella seduta ieri, l'onorevole Emerenzio Barbieri.
Il collega ha posto alcune questioni che ritengo estremamente serie ed importanti, e sarà sicuramente cura del Collegio dei questori tenerne conto. Essi hanno tentato di fornire alcune risposte attraverso l'espressione del parere sugli ordini del giorno presentati, tuttavia ritengo che l'Ufficio di Presidenza debba successivamente compiere una valutazione d'insieme.
Signor Presidente, vorrei osservare che, spesso, si discute il nostro bilancio in un clima di grande distrazione; anche questa volta, per dire la verità, non riscontro una notevole attenzione (e non mi riferisco semplicemente all'Assemblea). Si tratta,Pag. 23ormai, di un passaggio formale e rituale: si svolge la discussione congiunta ed i deputati questori, attraverso la loro relazione, illustrano le linee e gli indirizzi relativi al bilancio.
Vorrei rilevare che, in fondo, quello al nostro esame è sì un bilancio composto da cifre, ma deve essere rivolto al funzionamento complessivo dell'istituzione parlamentare.
Ritengo che oggi vi sia sempre di più l'esigenza di puntare sulla centralità del Parlamento. Chi è stato per lungo tempo in quest'aula ha potuto verificare il processo di inesorabile decadimento del Parlamento nella sua centralità e nella sua espressione. Lo sforzo compiuto dai questori - ed io li ringrazio, per carità! - e dal Segretario generale, insieme con tutti i funzionari, deve avere però una corrispondenza e deve sintonizzarsi anche sulla capacità del Parlamento di svolgere il suo ruolo.
Ieri, in sede di discussione congiunta, ho ascoltato da parte di alcuni colleghi valutazioni che mi hanno profondamente preoccupato. Vi è stata da parte di qualcuno di loro una valutazione non attenta e rispettosa nei confronti dei parlamentari e del Parlamento: è adagio comune che, se si parla contro il Parlamento, si ha sempre una qualche corrispondenza all'esterno, qualche titolo di merito, qualche benevolenza acquisita.
Qualche collega, dunque, signor Presidente, onorevoli questori, ha fatto riferimento ad un collega alla buvette... Si tratta di cose che possono interessare la stampa che - sappiamo - molte volte coglie più gli elementi di degrado e non il lavoro serio ed intenso che spesso il Parlamento svolge in Commissione e nell'aula di Montecitorio.
Anche a proposito della stampa vorrei dire qualcosa. Alcuni giornalisti svolgono un lavoro eccelso, egregio, impegnato, ma a volte usano il locale di Montecitorio per servizi che non hanno una grande attinenza con il lavoro parlamentare. Siamo come una portaerei, non so, come una struttura logistica molto confortevole: lo è - qualcuno dice - per i parlamentari, ma anche per i giornalisti è confortevole la struttura logistica di Montecitorio! E allora occorre effettuare una valorizzazione e una razionalizzazione riguardo alla stampa: la chiedo da vent'anni, signor Presidente, una razionalizzazione del Palazzo! In realtà, si tratta di molto più di venti anni: mi riferisco agli ultimi venti anni del mio status di parlamentare.
Deve esservi un'azione che possa mettere i colleghi giornalisti nelle condizioni di continuare a svolgere il loro lavoro, che già fanno - lo ripeto - egregiamente, ma che consenta loro di sintonizzarsi con i lavori parlamentari, riferendomi con ciò anche ai lavori delle Commissioni. Se questo non avviene, il Parlamento decade e si esaurisce. Conta di più un discorso forte ed impegnato fatto in Parlamento o quello svolto in un talk show televisivo? È più importante l'aula parlamentare o uno studio televisivo? Ritengo che sia un problema che dobbiamo affrontare - anche se non si può certamente fare in questa sede - e su cui i questori hanno materiale per intervenire.
Quello in esame, signor questore anziano, è un bilancio che deve andare al di là delle cifre: quello che ci interessa deve essere un bilancio senza cifre! Certo, vi è bisogno di servizi, di collegamento, di rapporti con l'Europa; più volte l'abbiamo auspicato ed è a questo che si riferiva l'onorevole De Simone. Molto spesso, però, si lavora in solitudine, senza alcun collegamento, né sinergia o rapporto intenso con gli altri Parlamenti e, soprattutto, con quello europeo.
Vorrei svolgere un'ulteriore considerazione, non per fare una polemica né per usare toni polemici nei confronti della Presidenza della Camera, a proposito del riconoscimento di cinque gruppi, signor Presidente.
Credo che aver riconosciuto cinque gruppi - mi riferisco non alla spesa, ma al complessivo funzionamento del Parlamento - sia stato un eccesso, anche perché nella XIII legislatura l'aula di Montecitorio si oppose alla formazione del gruppo delle minoranze linguistiche.Pag. 24
Noi, invece, abbiamo assistito ad una grande proliferazione; eppure si dice che esiste il bipolarismo, la sintesi. Il gruppo dell'Ulivo ha soltanto un capogruppo, proprio per limitare (forse, questi cinque gruppi sono il risultato di una compensazione rispetto al gruppo unico dell'Ulivo; forse è questa la spiegazione, ma io non l'accetto). Ritengo, in ogni caso, che vi sia stato un eccesso che, a mio avviso, crea una qualche difficoltà (non vorrei usare una parola forte, vulnus o altro) nei lavori parlamentari.
Signor Presidente, credo debba essere sottolineato un elemento riguardante il nostro impegno e la nostra attività. Signor questore, la Camera, quando chiede un trattamento eguale al Senato, forse chiede qualcosa in più per i parlamentari? Abbiamo chiesto semplicemente il rispetto del bicameralismo perfetto, per sapere se esistano parlamentari di serie A e di serie B. Solo questo! Non abbiamo chiesto un aumento delle risorse. Abbiamo chiesto un'equiparazione delle risorse e soprattutto dei servizi, proprio per la dignità e per lo status del parlamentare! Mi sono meravigliato che il Collegio dei questori abbia accolto come raccomandazione l'ordine del giorno dell'onorevole Ronconi. Cosa significa raccomandazione? Siamo per il bicameralismo o siamo contro il bicameralismo? Sappiamo che esiste una discrepanza, una disarmonia tra i due rami del Parlamento per quanto riguarda i servizi e l'agibilità del lavoro parlamentare.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
MARIO TASSONE. Qualcuno lo fa meglio e qualcun altro lo fa in termini meno opportuni e meno adeguati.
Signor Presidente, ritengo che il Collegio dei questori si farà parte attiva per dare seguito all'ordine del giorno che ho richiamato, accolto come raccomandazione.
Mi consenta un'ultima considerazione, lei, Presidente, che è così agile nel pensiero.
Qui si parla continuamente delle indennità dei parlamentari. L'indennità dei parlamentari è agganciata a quella dei magistrati, del presidente di sezione della Cassazione, eccetera. È vero o no? Rivediamo questo aspetto! Diamo dignità e autonomia! Parliamo anche di queste cose, per evitare che vi sia questa lievitazione dell'indennità dei parlamentari. Poiché si parla male solo dei parlamentari, ovviamente, perché dei magistrati non si può parlare male, né dei grandi amministratori degli enti pubblici e parapubblici, ritengo che uno sforzo di questo genere darebbe autonomia, dignità, prestigio e decoro al Parlamento, sia al Senato sia alla Camera (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, vorrei svolgere un intervento rapido per annunciare il voto favorevole sui due documenti di bilancio che sono stati discussi nella giornata di ieri e su cui oggi i questori hanno espresso i pareri per quanto riguarda gli ordini del giorno presentati. Auspico che agli ordini del giorno accettati sia dato seguito, naturalmente. Quando si accetta un ordine del giorno, ci deve essere l'attuazione concreta dello stesso.
Signor Presidente, vorrei esprimere il mio rammarico. Questa mattina, ho letto vari giornali e ho visto vari articoli riferiti alla discussione che abbiamo svolto ieri in quest'aula sul nostro bilancio. Erano, in prevalenza, articoli di colore. Si sono toccate tematiche, come la barberia gratuita o tante altre, che tendono forse, lo dico tra virgolette, a denigrare e screditare l'immagine del Parlamento. Pochi giornali, soprattutto quelli specialistici, hanno invece centrato il problema sulla filosofia del contenimento delle spese. Di ciò - ripeto - mi rammarico, poiché credo che oramai si sia in presenza di un gioco non condivisibile - naturalmente, non per una difesa di corporazione, di casta - che porta in una direzione sbagliata.Pag. 25
Noi, facendo degli sforzi, stiamo lavorando tutti assieme per cercare di dare un giusto contenimento alle spese della politica e per tagliare gli sprechi ove essi si presentano.
Credo sia questa la filosofia che sta osservando l'Ufficio di Presidenza: sono queste le notizie da riportare nei giornali, naturalmente nel pieno rispetto della libertà di stampa, poiché ognuno è libero di scrivere quello che vuole. In ogni caso, se si vuole scrivere la verità, la notizia che deve essere data prioritariamente è proprio quella concernente la filosofia seguita dall'Ufficio di Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, in fase di dichiarazioni di voto è, naturalmente, doveroso ringraziare i questori - per il lavoro svolto su questi documenti -, il Segretario generale, i vicesegretari generali. Lei, naturalmente, potrà dissentire, ma non mi sento di ringraziarla, signor Presidente, e le ragioni di ciò le ho già anticipate nel discorso di ieri, in sede di discussione generale.
I numeri forniti dal questore Colucci, che ringrazio, non sono in grado di convincermi perché, se si analizzassero a fondo i loro collegamenti con la parte da me richiamata e con tutte le altre voci, si scoprirebbe che essi dipendono solo e soltanto da una cosa, caro Presidente, e cioè dall'aumento dei gruppi dovuto al riconoscimento di ben sei gruppi, in spregio alle norme regolamentari e alle esigenze della Camera. Non dobbiamo nasconderci dietro un dito: lei ha fatto un'operazione politica attraverso il riconoscimento di gruppi che non avevano il diritto di essere riconosciuti. È stata fatta un'operazione politica che non si doveva fare all'interno di questo Palazzo; essa è stata originata all'esterno dovendo ella equilibrare, riequilibrare, compensare tutti gli esponenti dei «partitini» che compongono la coalizione di Governo e questa maggioranza. Si sono, infatti, costituiti gruppi poiché non si poteva accontentare tutti con l'assegnazione di sottosegretariati e ministeri (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania). Queste cose le dobbiamo dire!
Caro Presidente, le voglio fare una provocazione. In questo momento, in queste stanze, Forza Italia potrebbe costituire sei gruppi da venti parlamentari, arrivando così a centoventi, e un altro mezzo gruppo, uguale a quelli che ha riconosciuto lei. In questo caso, saremmo a sette gruppi; solo Forza Italia aumenterebbe di sette gruppi, all'interno di questa struttura, il marasma che lei ha già creato con questa situazione. Per non parlare poi dell'UDC, di Alleanza Nazionale e degli altri gruppi, che potrebbero spezzettarsi chiamandosi, ad esempio, Forza Italia 1, Forza Italia 2, Forza Italia 3, e lei non potrebbe fare nulla (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Dovrebbe riconoscerci tranquillamente e arriveremmo a 20-25 gruppi in questa struttura. Cosa ne dice, Presidente? Non è che ci sia passata del tutto l'idea o l'intenzione di fare una cosa del genere, magari anche attraverso una federazione.
Tra l'altro, non possiamo assistere vergognosamente alla lettera dei senatori del costituendo Ulivo nella quale si afferma che è risaputo che dieci gruppi prendono di più rispetto ad un unico gruppo, nel momento in cui hanno imposto, prima al Senato e poi alla Camera, la delibera sull'aumento degli emolumenti, nel momento in cui si sono fusi i due più grossi partiti della maggioranza. Essi hanno affermato per iscritto che, siccome dieci o undici gruppi - o quanti sareste stati - avrebbero avuto emolumenti superiori...
ROLANDO NANNICINI. Noi siamo undici!
ANTONIO LEONE. ...visto che si costituivano per ragioni politiche loro in un solo gruppo, dovevano avere gli stessi emolumenti.Pag. 26
E Pantalone paga! Pantalone paga per le vostre bizze e per le vostre necessità di stare in piedi con questa assurda maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania). Scusi lo sfogo, Presidente.
La verità è che quello che è accaduto e tutte le lamentele che i colleghi hanno sollevato in quest'aula a proposito di spazi, di vivibilità, di supporti derivano dalla decisione che lei ha preso all'interno dell'Ufficio di Presidenza, grazie al suo voto, grazie a quell'unico voto di differenza che è il suo e che lei ha espresso per accontentare la compagine di maggioranza.
GAETANO FASOLINO. Vergogna!
ANTONIO LEONE. Non omettiamo di ricordare - i cittadini lo debbono sapere - che lei non può fare queste operazioni e, poi, supportare - mi dicono, ma è così - l'intenzione di questo esecutivo. Infatti, si vorrebbe demagogicamente (capisco anche alcuni interventi svolti in quest'aula), diminuire gli stipendi dei parlamentari, magari eliminando i portaborse, e lei supporterebbe queste soluzioni e questi intendimenti, mentre, contemporaneamente, ha fatto invece aumentare i costi della politica di questo Parlamento: queste cose i cittadini le debbono sapere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)!
Allora, se queste cose sono vere, e se è vera la necessità - naturalmente, il senso istituzionale del gruppo di Forza Italia non farà venire meno il voto favorevole a questo bilancio - di tutti gli ordini del giorno che sono stati accolti, mi preoccupa il fatto che siano stati accolti tutti. Pittigrilli diceva - io sono laureato in legge - che una laurea in legge non si nega a nessuno e, in questo caso, un ordine giorno, forse, non si nega a nessuno: sono da undici anni in questo Parlamento e, più o meno, l'andazzo è questo. Il fatto che siano stati accolti tutti gli ordini del giorno mi fa preoccupare e mi fa pensare che, forse, non ne sarà attuato nessuno. Questo non lo vogliamo, perché gli ordini del giorno che sono stati sottoposti ai questori e all'Ufficio di Presidenza, evidentemente, sono legati ad esigenze reali di questa Camera, dei singoli parlamentari, che hanno bisogno di supporti, di assistenza e di qualità all'interno della Camera, perché, poi, ne dovranno rispondere ai loro elettori.
Se la vostra filosofia non è questa, nonostante il nostro voto favorevole, noi siamo altamente dispiaciuti di quello che è accaduto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siamo giunti alla conclusione di un dibattito che ritengo molto importante, ancorché si chiuda al termine di una settimana nella quale abbiamo discusso di questioni molto importanti. Tuttavia, quando si interviene, si parla, si dibatte sul bilancio interno della Camera, credo che sia importante concentrare la propria attenzione, più che in altri casi, in forma costruttiva, pensando a qual è il modo migliore per rendere - chiedo scusa per il bisticcio - migliore la qualità della vita dei parlamentari, ma soprattutto la qualità della produzione legislativa, che è la funzione principale del nostro Parlamento. Ovviamente, anche qual è il modo migliore per garantire che quell'ampio numero di personale che supporta la nostra attività riesca a lavorare nel modo migliore e, quindi, a garantire la migliore qualità.
Signor Presidente, ne approfitto, preliminarmente, anche per dire che, ovviamente, mi riconosco pienamente nelle valutazioni fatte dal collega Quartiani nel dibattito generale e mi richiamo a quell'intervento, anche per evitare di entrare nel merito di tante questioni che sono state poste.
Si tratta di questioni che rivestono molta importanza e che meritano grandePag. 27attenzione perché, al di là della parte da cui vengono, riguardano anche la ragione del nostro stare insieme all'interno di questa istituzione e gli obiettivi che ci dovrebbero vedere uniti nel cercare di migliorare il nostro lavoro e la missione svolta dalla Camera dei deputati.
A questo proposito, signor Presidente, a nome del gruppo dell'Ulivo (credo di poter parlare in questa veste, poiché sono l'ultimo deputato ad intervenire per l'Unione), vorrei rivolgerle la nostra personale e sincera solidarietà, in ragione delle considerazioni testè espresse dal collega Leone.
Signor Presidente, perfino rispetto ad un tema che non dovrebbe essere eccessivamente viziato dai condizionamenti politici e dagli schieramenti si arriva ad usare la demagogia, ricorrendo ad argomenti inutilmente polemici nei confronti del Presidente della Camera. Esattamente come per noi è sempre stato, quando il Presidente della Camera era (Commenti)... Stai buono e tranquillo, impara ad ascoltare, e poi parla!
Così come noi abbiamo sempre riconosciuto grande rispetto e dignità al Presidente Casini quando era Presidente della Camera, ancorché spesso ci siamo trovati a non condividere le scelte che ha assunto, allo stesso modo, credo ci vorrebbe rispetto non solo nel merito, ma anche nei toni, nei confronti dell'attuale Presidente della Camera.
Voi, sin dall'inizio, avete sviluppato ragionamenti e adottato diversi metri di valutazione e di comportamento, a seconda che foste al Governo o all'opposizione. Quindi, signor Presidente, la nostra solidarietà è convinta, anche perché è motivata. Nasce dal fatto che sappiamo perfettamente che lei non ha minimamente violato il regolamento. Lei ha applicato il regolamento, ha dovuto avanzare proposte alla Camera dei deputati, alla Conferenza dei presidenti di gruppo e all'Ufficio di Presidenza. E tali proposte sono - ricordatelo! - la conseguenza del fatto che, nella scorsa legislatura, avete imposto a questo Parlamento una legge elettorale che inevitabilmente, tra tutte le conseguenze negative che ha portato, ha determinato anche strascichi nell'organizzazione e nella composizione della Camera dei deputati.
Non siamo abituati a giocare, onorevole Leone. So che lei avrebbe voluto fare Forza Italia 1, Forza Italia 2, Forza Italia 3. Forse ciò dovrebbe portarci anche ad interrogarci sulle ragioni storiche della nascita di Forza Italia. Ma noi non giochiamo su questo.
Sappiamo perfettamente che, in questa sede, sono rappresentate delle identità, grazie al fatto che una legge elettorale ha previsto che potessero entrare in Parlamento forze politiche che non hanno raggiunto il numero originariamente previsto dal regolamento. Non abbiamo potuto fare altro (e credo che abbiamo agito bene: non sono questi i costi della politica!) che fare in modo che quelle identità avessero una loro rappresentanza, anche organizzata, all'interno del Parlamento.
Non credo siano questi i costi della politica: credo che questi siano i costi doverosi della democrazia. E non ritengo che ciò - come hanno dimostrato i questori - abbia portato a «sforare» o ad aumentare le spese della Camera dei deputati. Anzi, penso che vada dato atto di ciò, tanto più che affrontiamo un bilancio che, sostanzialmente, è lo stesso messo in campo nella scorsa legislatura dalla precedente Presidenza, che non era certo quella che ora è espressione dell'attuale maggioranza.
È stato compiuto un lavoro volto a contenere le spese, in linea con una tendenza che registriamo nel paese e che chiediamo ai nostri concittadini (come vedremo nei prossimi documenti economico-finanziari): la Camera ha fatto bene a porsi il problema di come procedere anch'essa a tagli di spesa, a risparmiare e a razionalizzare le proprie spese, in modo da garantire risparmio e maggiore concretezza nel proprio lavoro.
A questo proposito, vorrei svolgere una considerazione personale. Siamo personaggi pubblici, e non è da oggi che vige la famosa frase «piove, Governo ladro!». Pertanto, spesso e volentieri, siamo esposti a giudizi sommari, che non tengono contoPag. 28del lavoro e della fatica che tutti facciamo, compresa quella del Presidente Casini, che mi sta ascoltando, e lo ringrazio.
Signor Presidente, dobbiamo anche pensare che alcuni giudizi sono probabilmente inevitabili. Si tratta di considerazioni che dobbiamo accettare, perché, come sappiamo, fanno parte del nostro lavoro.
Raccogliendo anche le argomentazioni sviluppate da alcuni colleghi - e, al riguardo, rivolgo un invito ai questori, in chiusura del mio intervento -, proprio perché dobbiamo valorizzare il lavoro e le difficoltà che incontriamo nello svolgere la nostra attività nel 2006 (attività che è in qualche modo diversa, probabilmente, rispetto a quella del 1980 o del 1990), credo che un'analisi apposita (eseguita da una commissione o da altro organo) rivelerebbe quanto sia indispensabile che anche le strutture fisiche di questa sede siano adeguate alle necessità dei tempi.
Conosco perfettamente i problemi di sicurezza, anche dal punto di vista della difesa dagli incendi, ma noi non siamo in condizione di collegare un computer perché non arriva la necessaria energia elettrica ai nostri banchi; inoltre, le dotazioni informatiche sono sicuramente importanti ma, probabilmente, non seguono l'evoluzione dell'informatica.
Ebbene, una mia personale valutazione, sulla quale ritengo si debba lavorare, è la seguente: piuttosto che avere il barbiere a 5, 10 o 15 euro, i deputati dovrebbero avere qualcosa in più, come molti hanno rilevato, in termini di servizi ed anche di qualità degli strumenti di lavoro. Credo che ciò sarebbe sicuramente importante ed utile. So che il problema è legato anche alla struttura, all'estetica e al valore della sede, che, spesso, non consente migliorie, ma un ragionamento al riguardo lo farei.
Concludo, signor Presidente, con un ringraziamento convinto del gruppo dell'Ulivo, oltre che ai questori, per il lavoro da essi svolto non solo oggi, ma anche ieri, per consentire l'approvazione del conto consuntivo e del progetto di bilancio, a tutto il personale della Camera, a cominciare dal Segretario generale, a tutti i funzionari, fino all'ultimo dei dipendenti, i quali, con dedizione, con grande concretezza e passione, ci consentono - non lo dico demagogicamente, ma perché ciascuno di noi può verificarlo, dalla mattina alla sera -, tutto sommato, di fare in modo che la qualità del lavoro e della vita in questa Camera dei deputati vengano considerate di eccellenza in campo europeo e, forse, mondiale. Quello che facciamo, possiamo farlo sicuramente grazie al nostro impegno, ma certamente anche, molto, moltissimo, grazie all'impegno di tanti altri che, in questo momento, è giusto abbiano un riconoscimento (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi a nome dei gruppi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, anche il numero di richieste di distacco che la Camera riceve rende evidente l'alta professionalità dei nostri funzionari e dei nostri dirigenti, ai quali va il ringraziamento di Alleanza Nazionale, in particolare del collega Mazzocchi, segretario di Presidenza, insieme a me, in rappresentanza del gruppo in Ufficio di Presidenza.
Per quanto concerne la questione dei cinque gruppi, desidero soltanto aggiungere che si verifica un'anomalia molto grave, che deve farci riflettere: cinque nuovi capigruppo e cinque nuovi segretari di Presidenza in rappresentanza di circa settanta deputati; invece, nel caso di Forza Italia, vi è un solo segretario di Presidenza ed un solo capogruppo in rappresentanza di oltre cento deputati: si tratta di un'anomalia estremamente grave (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Con riferimento al progetto di bilancio, ritengo che gli ordini del giorno siano stati accettati non per metterli, per così dire, nel cassetto: gli ordini del giorno sono stati ponderati e, al riguardo, si è svolta un'approfondita riflessione. Io che sono stato molto critico in ordine a tante questioni,Pag. 29devo ringraziare il Collegio dei questori per la sensibilità con la quale sono stati affrontati i problemi. Già le cose sono in corso. Un esempio: indire una gara pubblica per le polizze assicurative della Camera, che erano ferme da decenni, credo sia un fatto nuovo. Si fa un bando pubblico, anche grazie alla battaglia di Alleanza Nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Questo è un fatto anche di moralizzazione della vita pubblica.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, dovrebbe concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente.
Colgo l'occasione per porre un altro problema, ossia quello della razionalizzazione dei tempi dei nostri lavori. Il deputato subisce una destabilizzazione psicologica (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)... La invito, Presidente, in futuro, con l'Ufficio di Presidenza e con i capigruppo, a cercare di adottare un diverso sistema di lavoro. Per esempio, la mattina potrebbe svolgersi il lavoro dell'Assemblea, mentre il pomeriggio potrebbero lavorare le Commissioni; oppure, una settimana potrebbe essere riservata ai lavori delle Commissioni, un'altra a quelli dell'Assemblea. Bisogna trovare un nuovo sistema di lavoro, in modo da consentire al deputato, nei tre giorni che è presente, di svolgere il suo lavoro con professionalità e con approfondimento degli argomenti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale e di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Come lei sa, il tema è stato posto all'ordine del giorno della prossima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo e dell'Ufficio di Presidenza.
Signori deputati, prima del voto sul bilancio, intendo esprimere la mia soddisfazione per un dato di fondo, che i colleghi questori hanno giustamente sottolineato nei loro impegnati interventi. La dinamica della dotazione finanziaria della Camera è già stata mantenuta entro il tasso di incremento programmato del prodotto interno lordo nominale, in linea di continuità con l'indirizzo definito dall'Ufficio di Presidenza già nella scorsa legislatura. A questo dato si aggiunge la decisione di ridurre ulteriormente la dotazione della Camera dei deputati per i prossimi due anni.
Vorrei esprimere il mio ringraziamento ai deputati questori per il loro impegno e per la loro azione, sempre attenta a contemperare i vincoli stringenti dettati dal quadro di finanza pubblica con la necessità, altrettanto importante, di garantire a tutti i deputati un livello di servizi adeguato. Si tratta di un impegno non semplice, che ha dato seguito ad un percorso che l'Ufficio di Presidenza ha inteso intraprendere già nella scorsa legislatura e che credo debba segnare anche il tempo futuro della nostra istituzione, a partire dall'applicazione di questo bilancio.
Voglio, infine, dare atto all'Amministrazione della Camera dei deputati, a cominciare dal Segretario generale, che colgo l'occasione di ringraziare, dell'impegno e dello scrupolo profuso nel dare attuazione agli indirizzi definiti dagli organi di direzione politica e nell'assisterci con il massimo impegno nello svolgimento dei nostri lavori.
Come è stato qui da tutti ricordato, riconosciamo all'Amministrazione della Camera e a tutto il personale che in essa è impegnato l'alta qualità professionale e l'impegno con cui operano. Sono canoni che non costituiscono solamente un tratto di stile, ma un dato di sostanza, che deve costantemente informare l'azione degli uffici, come la informa, ed è compito degli organi politici tenere al riparo questi ultimi da spinte e pressioni di parte, nell'interesse generale dell'istituzione parlamentare.
Prima di passare alle votazioni, avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata subito dopo le votazioni per una breve comunicazione.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
(Votazioni - Doc. VIII, nn. 1 e n. 2)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 1, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2005) (Doc. VIII, n. 1):
(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 484
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Galli non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 2, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006) (Doc. VIII, n. 2):
(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato sì 486
Hanno votato no 2).
Deliberazione per la ratifica della costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Roma.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 26 luglio 2006, è stata notificata alla Camera dei deputati un'ordinanza di ammissibilità adottata dalla Corte costituzionale, in relazione ad un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dall'autorità giudiziaria.
Si tratta del conflitto elevato dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Roma relativo all'insindacabilità di opinioni espresse da Alberto Di Luca, deputato all'epoca dei fatti, nei confronti della dottoressa Mariaclementina Forleo, magistrato.
In attuazione di quanto stabilito dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 26 luglio 2006, la Camera dei deputati si è costituita in giudizio in via d'urgenza, nel prescritto termine di 20 giorni, con riserva di ratifica della costituzione stessa da parte dell'Ufficio di Presidenza e dell'Assemblea alla ripresa dei lavori parlamentari.
Nella riunione del 27 settembre 2006, l'Ufficio di Presidenza - preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni in pari data - ha unanimemente deliberato di proporre all'Assemblea la ratifica degli atti relativi alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati, adottati in via d'urgenza.
Se non vi sono obiezioni, tale deliberazione si intende adottata dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).
Sull'ordine dei lavori (ore 12,58).
PRESIDENTE. Per quanto riguarda il successivo punto all'ordine del giorno, considerata l'ora e tenuto conto che alle 15 è prevista l'informativa urgente del Governo con l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, ritengo che potremmo rinviare ad altra seduta il seguito dell'esame del disegno di legge di Pag. 31conversione n. 1610 in materia di fauna selvatica, previsto al successivo punto all'ordine del giorno.
L'ulteriore iter parlamentare del provvedimento potrà essere definito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, già convocata per oggi, alle 19.
La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15.
Effetti della modificazione della consistenza di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 27 settembre 2006, ha preso atto che la modificazione intervenuta nella consistenza numerica del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori al di sotto della soglia di 20 deputati non comporta il venir meno del gruppo stesso, determinandone così, in presenza dei requisiti di cui all'articolo 14, comma 2, del regolamento, la continuità a tutti gli effetti giuridici.
Sospendo la seduta fino alle 15.
Informativa urgente del Governo sulle politiche nel settore delle telecomunicazioni, con particolare riferimento alla vicenda Telecom.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle politiche nel settore delle telecomunicazioni, con particolare riferimento alla vicenda Telecom.
(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, da oltre due settimane, l'opinione pubblica ed i cittadini italiani assistono ad un dibattito su Telecom Italia nel quale argomenti e problemi sono stati tra loro mescolati in quello che oggi è divenuto un intreccio di ormai difficile comprensione: strategie di impresa, politica industriale, assetti del capitalismo italiano ed altri temi sono stati affrontati in un contesto che si è fatto via via più confuso; all'interno di tale contesto, demagogia e strumentalizzazioni hanno preso via via il sopravvento.
Signor Presidente, altri sono gli interessi del paese, ed è ad essi che deve essere rivolta l'attenzione del Parlamento e del Governo.
Al Presidente del Consiglio sono state rivolte le accuse più disparate, talvolta persino infamanti, dall'ingerenza nei confronti delle società quotate all'intenzione di perseguire una politica economica neodirigista a quella, infine, di voler mentire e di volersi sottrarre al confronto con il Parlamento. Non è uno scenario diverso da quello architettato per Telecom Serbia (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Colleghi...
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Ebbene, non è uno scenario diverso da quella architettato per Telecom Serbia e si concluderà allo stesso modo.
L'essere oggi qui, e tra qualche giorno in Senato, dimostra quanto l'accusa di volermi sottrarre al confronto con il Parlamento sia infondata (Reiterati commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego! Siamo all'inizio di questo dibattito; il Presidente del Consiglio è venuto a riferire in Assemblea su nostra richiesta: consentiamogli di sviluppare ordinatamente la sua argomentazione.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. E a quanti - immagino - stanno già obiettando che la mia presenza sia il risultato di un ripensamento, di un dietro front (Dai banchi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania si grida polemicamente: No...!)...
Pag. 32MARCO BOATO. Presidente, è indecente questo modo di comportarsi!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. ...figlio di chissà quale consiglio o pressione, a questi rispondo che proprio il rispetto per il Parlamento mi ha indotto a rifiutare gli irriguardosi tentativi di utilizzare le aule parlamentari per portare il dibattito al di fuori dei temi di reale interesse per il paese (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
Ribadisco innanzitutto in questa sede quanto ho già più volte dichiarato, cioè che non sono mai stato messo a conoscenza di alcun piano su Telecom Italia (Una voce dai banchi di Forza Italia: Provocatore!) e non ho avuto diretta conoscenza nemmeno di altre ipotesi che sono state elaborate, in questi mesi, per aiutare una delle più importanti imprese del paese a ritrovare il sentiero della crescita (Reiterati commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania). Questi piani, il Governo, non li ha mai analizzati, né tanto meno elaborati; e se sul punto qualcuno poteva nutrire dei dubbi, credo che le dimissioni e le spiegazioni di Rovati li abbiano già fugati (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania). Queste dimissioni sono state un gesto che chiude ogni polemica e rende onore a chi le ha date (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)...
Di fronte alle infondate e strumentali accuse di aver mentito sul fatto che fossi a conoscenza del piano di organizzazione societaria varato dal consiglio di amministrazione di Telecom Italia lo scorso 11 settembre, ho già più volte risposto. Ribadisco, tuttavia, anche in questa sede, che negli incontri che i vertici di Telecom Italia hanno richiesto... (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)... che negli incontri che i vertici di Telecom Italia hanno richiesto non solo al Presidente del Consiglio, ma anche ad autorevoli membri del Governo non è mai stato fatto alcun accenno a tale piano, né a me né a loro.
E non è certamente un verbale di un consiglio di amministrazione di Telecom a costituire prova che il Presidente del Consiglio - e, con lui, il Governo - fosse a conoscenza del piano di riorganizzazione. Lo stupore che ho espresso risiede, quindi, nel fatto che si chieda di incontrare, con insistenza, il Presidente del Consiglio e non si faccia alcun cenno a quella che, di lì a pochissimi giorni, sarebbe stata la nuova strategia del gruppo. Vorrei che fosse chiaro, una volta per tutte, che non anticipare al Governo decisioni strategiche rilevanti è nel pieno diritto di qualsiasi azienda. Non era, quindi, nemmeno obbligo per il management di Telecom Italia informare il Governo. In particolare, voglio ribadire che il Governo, quando era stato informato dal vertice di Telecom del profilarsi di una partnership strategica con il gruppo Murdoch, si era limitato ad auspicare che il controllo della più importante azienda di telecomunicazione del paese rimanesse in mano italiana...
ELIO VITO. Falso!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri.. ..e, nel contempo, che tale alleanza strategica fornisse l'occasione per rilanciare l'industria italiana delle telecomunicazioni sui mercati esteri. Su entrambi i punti il Governo aveva ottenuto, in quel caso, ampie garanzie. Abbiamo, infatti, sempre avuto la consapevolezza che non è compito dell'Esecutivo elaborare piani e strategie aziendali. Questa è prerogativa esclusiva del management e spetta agli azionisti ed al mercato valutarne la bontà. Ciò non significa, però, che, pur nel rispetto dell'autonomia dell'impresa privata, il Governo rimanga indifferente al destino di un'azienda come Telecom, così rilevante per il paese.
Onorevoli colleghi, il Presidente del Consiglio è perciò oggi in Parlamento per esporre qual è l'orientamento del Governo nel delicato rapporto tra Stato e mercato,Pag. 33specificando il significato e la valenza che le politiche pubbliche assumono in una moderna economia aperta. Per questa ragione, non intendo soffermarmi su un altro e ben più triste capitolo che, in questi giorni, tocca da vicino la principale azienda di telecomunicazioni del paese: quello delle intercettazioni illegali, capitolo su cui mi auguro semplicemente che si faccia la necessaria chiarezza.
In questa sede, voglio solo esprimere solidarietà a tutti gli stakeholders, azionisti, utenti, dipendenti e manager, che soffrono nel constatare che il nome prestigioso della loro azienda venga associato a questa inquietante ed oscura vicenda. La magistratura e l'Autorità garante per la protezione dei dati personali stanno svolgendo il loro lavoro e il Governo si augura che ciò avvenga in tempi rapidi. Peraltro, al fine di evitare che l'abuso e l'illegittimo utilizzo dello strumento delle intercettazioni possano pregiudicare i diritti fondamentali dei cittadini e - lo dico senza retorica - anche la libertà e la democrazia di questo paese, siamo già tempestivamente intervenuti con uno specifico decreto-legge. Mi fa certo piacere che tutte le forze politiche, sia di maggioranza, sia di opposizione, abbiano apprezzato l'iniziativa dell'Esecutivo. Bisognerà, tuttavia, completare il lavoro con interventi successivi, organici e ben equilibrati, compreso il rafforzamento dei poteri sanzionatori e delle risorse a disposizione dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali.
Dicevo che oggi mi trovo in quest'aula per parlare dell'orientamento del Governo nel delicato rapporto tra Stato e mercato.
ITALO BOCCHINO. La Miranda!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Vorrei subito dire a coloro che ritengono che il Governo voglia perseguire una politica dirigista, finalizzata all'uso dell'apparato pubblico inteso quale strumento alternativo e distorsivo del mercato, che si stanno sbagliando (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Questo modello il paese lo ha abbandonato a partire dai primi anni Novanta e non sarà certamente il Governo di centrosinistra, da me presieduto, a tornare indietro (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia), e visto che, da presidente dell'IRI, in quegli anni (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Lasciate svolgere l'intervento al Presidente del Consiglio dei ministri, in rispetto a lui e in rispetto a tutta l'Assemblea, grazie!
MARCO BOATO. Verranno ricambiati quando parleranno loro!
PRESIDENTE. Per favore, non ci si metta anche lei (Commenti)!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale, visto (Commenti - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)... Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale [Commenti - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania, della Democrazia Cristiana-Partito Socialista e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]...
PRESIDENTE. Mi scusi, signor Presidente del Consiglio. Una parte dell'Assemblea ha già avuto modo di esprimere compiutamente il suo pensiero, interrompendo il Presidente del Consiglio dei ministri.Pag. 34Chiedo che l'Assemblea consenta che si svolga regolarmente l'intervento del Presidente Prodi, come è stato promesso da questa Assemblea. Prego, Presidente Prodi, prosegua.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare [Commenti - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]...
IGNAZIO LA RUSSA. Provocatore!
ROBERTO MENIA. Presidente!
PRESIDENTE. In questo momento faccio solo modestamente il Presidente di questa Assemblea. Temo che non stiamo dando un bello spettacolo al paese!
Prego, Presidente Prodi, prosegua pure (Commenti).
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, lo richiami all'ordine!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale (Commenti - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania - Dai banchi del gruppo de L'Ulivo si grida: Basta! - Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si scandisce: Coraggio, coraggio, Prodi è di passaggio)...
PRESIDENTE. Colleghi, scusate. Non so come volete ridurre questa giornata, non so cosa volete (Commenti)... Credo che ci siamo adoperati tutti per svolgere qui, alla Camera dei deputati, una seduta importante, che oggi è sotto gli occhi di tutto il paese. Vorrei che i contenuti avessero la prevalenza su ogni tipo di reazione.
La prego, Presidente del Consiglio dei ministri, di proseguire e prego tutti i parlamentari di consentire l'ascolto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare (Commenti - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Popolari-Udeur e dei Verdi)... Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte (Commenti)...
PRESIDENTE. La prego (Commenti)...
Colleghi, scusate. Vorrei evitare di sospendere i lavori e convocare la Conferenza dei capigruppo.
Prego il Presidente del Consiglio dei ministri di andare avanti e l'Assemblea di consentirgli di proseguire.
Prego, Presidente.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Per me, in particolare, sarebbe anche (Vivi commenti - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)...
ITALO BOCCHINO. Basta (Commenti dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Signori deputati, faccio appello...
ITALO BOCCHINO. Si appelli a lui!
PRESIDENTE. ...alla sensibilità democratica di ciascuno di voi e faccio appello ai capigruppo in generale - dell'opposizione, in particolare - di farsi carico del problema di consentire lo svolgimento dell'informativa.
Prego il Presidente del Consiglio dei ministri di proseguire e prego singolarmente ogni deputata e ogni deputato di avere un comportamento che consenta la conclusione del discorso del Presidente delPag. 35Consiglio. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)...
IGNAZIO LA RUSSA. Lo richiami a non provocare!
MARCO BOATO. Che cosa c'è, il direttore d'orchestra?
PRESIDENTE. Sospendo la seduta e convoco immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi).
La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,55.
PRESIDENTE. Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo testé svoltasi, ho avuto modo di precisare i termini di un corretto ed ordinato dibattito parlamentare, che è tale quando si realizzano condizioni di rispetto reciproco e di ascolto nei confronti di chi interviene. Questo diritto la Presidenza ha inteso tutelare con la sospensione dei lavori e si propone di tutelare nel successivo svolgimento della seduta.
Uno sviluppo ordinato dei lavori è tanto più necessario quando, come in questo caso, i lavori sono oggetto di ripresa televisiva diretta, che è un servizio offerto all'opinione pubblica del paese perché possa essere adeguatamente informata sul merito delle questioni e sulle posizioni del Governo, della maggioranza e dell'opposizione.
Proseguiamo ora nei nostri lavori. Invito il Presidente del Consiglio a continuare nella sua informativa.
Prego, Presidente, ha facoltà di parlare.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Stavamo parlando dell'evoluzione dei rapporti tra Stato e mercato e stavo dicendo che, per me in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale, visto che da presidente dell'IRI in quegli anni ho avviato uno dei più consistenti processi di privatizzazione intrapresi in Europa.
ELIO VITO. Cirio!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. La strada allora tracciata, fondata su privatizzazioni, liberalizzazioni ed una moderna regolamentazione, è finalizzata all'apertura del mercato, all'introduzione di maggiore efficienza, soprattutto a beneficio dei consumatori utenti, e all'allargamento e al rafforzamento del capitalismo italiano, attraverso la creazione di nuovi protagonisti.
Se in termini di apertura del mercato e riduzione delle tariffe il paese ha fatto qualche passo in avanti - e le telecomunicazioni sono un buon esempio di ciò -, non possiamo certamente essere soddisfatti dei risultati conseguiti sul versante degli assetti del capitalismo italiano. Nel paese non sono emersi infatti nuovi protagonisti, anzi qualcuno degli esistenti si è perso per strada. Il nostro capitalismo non ha saputo cogliere l'opportunità offerta dalle privatizzazioni ed ha incontrato difficoltà nella gestione di progetti strategici di ampio respiro.
Indubbiamente, ci siamo trovati di fronte ad una eccessiva finanziarizzazione, che a volte ha messo in ombra le rilevanti potenzialità sul versante industriale. Su questo tema credo sia necessario avviare una profonda riflessione ed interrogarsi su ciò che è possibile fare.
Per rendere più competitive le nostre imprese, dobbiamo riformare il capitalismo italiano. Occorrono assetti di governo delle imprese più stabili e più trasparenti e il tema riguarda anche la crescita della contendibilità degli assetti proprietari su base europea, perché i processi di integrazione devono avvenire entro un quadro di riferimento comune.Pag. 36
In questa prospettiva, è nostro interesse che l'Unione europea definisca regole chiare in tema di liberalizzazione dei mercati, evitando che, pur in un'ottica di pura reciprocità, sia il paese più chiuso ad imporre le proprie scelte ai paesi più aperti.
Il Governo continuerà a ripercorrere la strada dell'apertura del mercato, con determinazione e coerenza, salvaguardando ovviamente i principi di equità e di giustizia sociale. Non mi convince, piuttosto, chi oggi si appassiona alla dottrina liberale e alle privatizzazioni, stando all'opposizione, quando, nella scorsa legislatura, avendo responsabilità di Governo, ha assunto comportamenti non coerenti con gli ideali professati.
ELIO VITO. Non è vero!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri E non ci vengano a raccontare che la strategia di utilizzo della Cassa depositi e prestiti per l'acquisto di partecipazioni di imprese pubbliche rappresenti un brillante esempio di privatizzazione. È a tutti chiaro che dietro a questa iniziativa si è nascosta una operazione contabile finalizzata ad una riduzione artificiale del debito pubblico, debito che peraltro ha continuato a crescere.
ELIO VITO. Ma che dici!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Il Governo, dicevo, intende proseguire l'opera di apertura del mercato, di riduzione delle posizioni di rendita e, laddove possibile, di ulteriore privatizzazione, in linea con gli obiettivi originari. In questo senso, un tangibile esempio è stato già dato con il decreto Bersani del luglio scorso (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Siamo altresì consapevoli che, affinché il paese possa in pieno beneficiare degli effetti associati all'apertura dei mercati, si debba ribadire la centralità di una efficace regolazione, esaltando e valorizzando, in primo luogo, le funzioni ed il ruolo delle Autorità indipendenti.
Proprio chi oggi pretende di impartire lezioni di liberismo ha fortemente ridimensionato l'azione di quei nuovi organismi. Nella scorsa legislatura, i poteri delle Autorità di regolazione (ivi compresi quelli dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) sono stati progressivamente erosi e la loro indipendenza costantemente minacciata (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
MAURIZIO GASPARRI. Bugiardo!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Vi è stato un significativo trasferimento di poteri dalle Autorità all'amministrazione centrale dello Stato (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), spesso con sovrapposizioni e duplicazioni funzionali: e questo è dirigismo.
Il Governo intende, perciò, restituire alle Autorità la centralità prevista (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale: Restituisci i soldi!) nel disegno originario, assegnando loro funzioni, poteri e strumenti adatti per svolgere efficacemente la missione loro affidata.
In tal senso, è già allo studio un disegno di riordino organico del sistema di regolazione, nonché la rivisitazione dei codici delle comunicazioni elettroniche e delle radiotelevisioni, su cui il Parlamento sarà presto chiamato a pronunciarsi.
Sempre nella prospettiva di rilanciare la funzione regolatoria dello Stato, il Governo sta inoltre lavorando al riordino della materia dei beni pubblici e, in particolare, del sistema delle concessioni, per meglio regolarne l'utilizzo e la valorizzazione.
Alla domanda, quindi, di quale sia il rapporto tra Stato e mercato e, più in particolare, di quale sia l'ambito di intervento del Governo, la mia risposta è chiara e semplice. È nostro dovere evidenziare l'interesse pubblico, ma lo vogliamo promuovere attraverso un sistema efficace di regole.Pag. 37
È mia convinzione che la politica sia, prima di tutto, determinazione di regole; ma per assicurare la crescita e la prosperità del paese, queste regole debbono anche essere rispettate (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Questo è il modello che il Governo intende affermare anche nelle telecomunicazioni, e non ci sfugge certo la specificità del settore e la sua rilevanza nell'economia del paese.
Noi stiamo parlando di un settore che, compreso l'indotto, rappresenta il 4,2 per cento del prodotto interno lordo. Non ci sfugge, altresì, il peso e l'importanza di Telecom Italia. Si tratta di uno dei principali gruppi industriali italiani, con ricavi superiori ai 30 miliardi di euro, con più di 80 mila dipendenti e, soprattutto, con un potenziale innovativo cruciale per la competitività dell'intero sistema economico del paese.
Solo nel settore della telefonia mobile, il gruppo vanta più di 30 milioni di clienti. Del resto, proprio in questo settore il paese ha dato grandi segni di vitalità e di capacità competitiva (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). In Italia sono state inventate le carte prepagate e siamo stati i primi...
GREGORIO FONTANA. Infatti...!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri.. ..nei cellulari di terza generazione, i primi nella televisione mobile con standard avanzati. Oggi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
ROBERTO MENIA. Chiama le guardie svizzere!
PRESIDENTE. Per favore, colleghi!
La prego di proseguire.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Oggi il settore, nel suo complesso, affronta non solo la sfida tecnologica legata all'innovazione delle reti, ma anche quella della convergenza tra i tradizionali servizi di telecomunicazione e quelli legati al mondo della televisione.
Tali sfide, allo stesso tempo, ampliano la dimensione del mercato ben oltre i confini nazionali e offrono importanti opportunità per far fronte alla redditività decrescente che caratterizza i tradizionali servizi di telecomunicazione.
Di fronte a queste sfide - sostiene qualcuno -, Telecom Italia si presenta indebolita a causa della severità che ha caratterizzato l'attività del regolatore. Non è certo compito del Governo valutare la severità o meno del regolatore: sarà piuttosto il Parlamento che dovrà affrontare questo tipo di verifica e, nel caso, intervenire per rimediare a eventuali lacune ed imperfezioni del sistema, tenendo conto dell'evoluzione del quadro normativo comunitario.
È certo invece che a limitare la capacità di investire e quindi di competere sul mercato è stato l'ingente indebitamento finanziario del gruppo Telecom, debito che è cresciuto per effetto sia dell'accorciamento della catena di controllo, cioè la fusione Olivetti-Telecom, che per il successivo acquisto delle quote di minoranza di TIM e la successiva fusione per incorporazione di Telecom Italia; operazione fortemente motivata e sostenuta dalla necessità di avviare un progetto di integrazione tecnologica e commerciale delle due società. Su queste operazioni non emetto certamente giudizi perché li ha già espressi il mercato (Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Una voce dai banchi dei deputati del gruppo de L'Ulivo: Piantala!).
Certo, è da lungo tempo noto che il debito elevato delle società sottoposte a regolamentazione è spesso uno strumento per spingere il regolatore a concedere all'azienda tariffe più elevate; ed è questo l'ulteriore motivo per cui le privatizzazioni devono essere sostenute da capitali appropriati, in modo da evitare che il peso del debito possa in parte ricadere sugli utenti finali.
A rendere ancora più complessa la sfida per Telecom Italia è la progressiva riduzione della sua presenza internazionale,Pag. 38riduzione avvenuta con ogni probabilità per reperire le risorse finanziarie necessarie per fronteggiare l'indebitamento. Negli ultimi anni il gruppo ha infatti dismesso quasi per intero l'attività europea e parte di quella sudamericana.
ENZO RAISI. Telekom-Serbia!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Nonostante queste oggettive difficoltà, l'azienda dispone delle risorse umane e delle capacità tecniche per cogliere in pieno la sfida, e poiché è interesse del paese essere il protagonista vincente all'interno del nuovo scenario competitivo è necessario creare le condizioni affinché il gruppo Telecom possa crescere e svilupparsi.
Vorrei nuovamente precisare, onde evitare che tale affermazione venga fraintesa o strumentalizzata, che il Governo non intende interferire in alcun modo con le strategie aziendali né tantomeno (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale) dare indicazione e porre veti sulle scelte che la società porterà avanti.
Vorrei ancora una volta affermarlo con chiarezza: non ho mai espresso un giudizio di valore sul piano della riorganizzazione societaria del gruppo Telecom (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale); ho solo espresso la preoccupazione perché tale piano rappresenta una virata strategica a 180 gradi rispetto a quanto fortemente proposto dal gruppo non più tardi di un anno e mezzo fa.
In particolare, per quanto riguarda l'implementazione dell'eventuale piano di scorporo della rete, sarà l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a definire con il gruppo Telecom i contorni dell'operazione, a stabilire le regole del nuovo contesto competitivo e i criteri di governance della nuova società. Non sarà un lavoro né semplice né breve, ed è per questo che tutti noi, Governo e Parlamento, dovremo mettere l'Autorità nelle condizioni di lavorare bene.
È certo, comunque, che al termine di questo processo non avremo uno Stato proprietario della rete, ma piuttosto uno Stato che ne garantisce l'accesso a condizioni eque e non discriminatorie. Anche in questo caso l'interesse pubblico sarà assicurato non dalla proprietà, ma piuttosto da un insieme certo di regole chiare e trasparenti (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Verdi, e dei Popolari-Udeur).
L'interesse pubblico, come dimostra con chiarezza il caso Telecom, va però oltre la semplice determinazione delle regole.
Con l'inasprirsi della concorrenza sul mercato mondiale assume, infatti, particolare rilevanza il supporto che l'attività di Governo può fornire a tutte le imprese che su tale mercato operano. Questo è il nuovo orientamento che deve assumere l'intervento pubblico nell'economia.
Alla luce delle nuove sfide, sta crescendo in Europa da parte di tutti i sistemi industriali la domanda per nuove politiche di sostegno. Ciascun Governo risponde a tale domanda in maniera differente, in linea con la propria storia e con la propria tradizione (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia: Nomisma!).
Alcuni stanno puntando sul rafforzamento del campione nazionale, altri mirano a ridefinire i rapporti tra banche ed impresa. Altri ancora sostengono, nel pieno rispetto del mercato, il sistema produttivo sui temi della ricerca e sull'innovazione tecnologica.
Anche noi abbiamo fatto la nostra scelta. È una scelta che, come ho già detto, abbandona il modello della proprietà pubblica delle imprese e conferma l'importanza della concorrenza e delle regole, ma, nello stesso tempo, è anche una scelta che riorganizza e riqualifica le politiche pubbliche a supporto del sistema industriale. Essa supera, quindi, la tradizionale dicotomia tra Stato e mercato per ricercare soluzioni efficaci attraverso un'azione congiunta di strumenti diversi, di regolazione, concorrenza e politica industriale, al fine di promuovere un sistema economico forte e competitivo. Il Governo ha già cominciatoPag. 39a lavorare in questa direzione e in questa direzione proseguirà. Grazie (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur - Commenti).
(Interventi)
PRESIDENTE. Diamo ora inizio agli interventi dei rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dodici minuti ciascuno.
Com'è avvenuto in altre occasioni, la Presidenza ha consentito lo scambio di turno tra i gruppi, in particolare tra i gruppi di Rifondazione Comunista e dell'Ulivo, secondo le intese intercorse tra i medesimi.
Ha chiesto di parlare il deputato Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, in questi giorni sulla vicenda Telecom abbiamo assistito per lungo tempo ad una discussione surreale. Quella vicenda, come lei qui ci ha spiegato, ci parla della politica industriale del nostro paese, ci parla del possibile interesse di intervento pubblico su un'azienda di rilievo strategico, ci parla del futuro di una consistente parte del mondo del lavoro.
Signor Presidente, sono circa 84 mila i lavoratori che il 3 ottobre sciopereranno, perché sono fortemente preoccupati per il loro futuro, e 200 mila quelli che lavorano per l'indotto. Per questo, è giusto che il Parlamento ne discuta con grande rilievo e ai massimi livelli. È di loro che noi ci stiamo occupando in questo preciso momento!
Ma dall'opposizione abbiamo avuto chilometri di polemica, tutta interna alla separatezza di una certa politica. Anche qui ne abbiamo avuto qualche assaggio nelle ripetute interruzioni, ma una politica tutta tesa a guardare dal buco della serratura è una politica che non ci fa fare un passo in avanti nelle scelte di fondo del nostro paese; peraltro, era tesa a guardare dal buco della serratura mentre emergeva un sistema di controllo che inquinava le nostre vite e la nostra stessa democrazia.
Torna alla mente, signor Presidente del Consiglio, la vecchia massima di Confucio: «Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito». Eppure sarebbe meglio per tutti noi, per tutti noi che siamo in questo Parlamento, smettere di osservare ossessivamente il dito, perché emergono questioni che investono la nostra responsabilità collettiva.
Qualche giorno fa, signor Presidente del Consiglio dei ministri, Tronchetti Provera ha parlato in una conferenza stampa di una zona grigia, molto larga, che coinvolge la politica tutta, non una parte di essa. Ha parlato di un coinvolgimento del Parlamento, non solo del Governo; ha parlato di un coinvolgimento di tutta la magistratura, un carico di responsabilità rigettate inquietantemente su noi tutti, al fine di un'autoassoluzione che non risponde al seguente quesito: perché le dimissioni?
È bene dirlo subito: questa è una grande azienda ad interesse nazionale (esattamente come lei si espresse, signor Presidente del Consiglio dei ministri); un bene comune l'abbiamo definita noi nel programma dell'Unione. Essa investe un settore nevralgico e strategico per il paese, parla del nostro domani produttivo. Non dovremmo occuparcene? Dovremmo disinteressarci di quei lavoratori che il 3 ottobre sciopereranno? Dovremmo stare alla larga e lasciare fare al mercato, come da qualche parte, insistentemente, abbiamo ascoltato in questi giorni, a cominciare dal presidente della Confindustria (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia: Da Prodi!)? Il che non significa sostituirci, come qui è stato detto, alle scelte, singole e specifiche, dell'azienda.
In Europa, colleghi, la presenza pubblica nel settore è più rilevante che in Italia: Francia e Germania hanno il 33 per cento di presenza pubblica, la Gran Bretagna di Tony Blair, che tanto piace alPag. 40capitalismo nostrano, ha il governo e l'indirizzo pubblico delle reti; non può che essere così!
Noi stiamo ai fatti e i fatti ci dicono che il piano dell'11 settembre - data nevralgica, diciamo così - del consiglio di amministrazione è stato respinto, ed è stato respinto dai mercati, dagli investitori, ma anche dai lavoratori, che si sentono minacciati nella loro stabilità occupazionale.
La vendita di TIM - la cui complementarietà con Telecom un anno fa era sta ritenuta strategica dalla direzione dell'azienda - è stata ora sconfessata dallo stesso Guido Rossi.
Signor Presidente, penso che oggi siamo al saldo di una modalità della politica delle privatizzazioni nel nostro paese. Assieme al mio gruppo e al mio partito, ritengo che quelle modalità non abbiano garantito l'occupazione, la qualità dei servizi, la riduzione dei costi ed un'adeguata competizione nello scenario globale (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Ci sono delle domande che spesso si fanno fuori dal Parlamento, noi vogliamo farle qui: quanto è costato a Tronchetti Provera l'acquisto di Telecom? Mi piacerebbe e piacerebbe a tutti noi saperlo. Gli unici dati disponibili, gli unici che ho trovato, sono quelli di Mucchetti, un economista e collaboratore di un noto ed importante quotidiano. Egli li propone in un suo libro: le uniche risorse sono, se non ricordo male, 153 mila euro. Se avessimo fatto una colletta, avremmo potuto comprare anche noi del nostro gruppo!
Mercato? Concorrenza? Ma quale politica dovrebbe stare alla larga dal mercato? Quella che fa gli interessi dei lavoratori, quella che fa gli interessi del paese o quella che permette disinvolte operazioni finanziarie? La cronaca parla di acquisto della Telecom con 39 miliardi di debito: in questi cinque anni si vendono partecipazioni e tecnologie in altre aziende telefoniche per 15 miliardi di euro. Oggi mi piacerebbe sapere a quanto ammonta il debito, ma non è dato saperlo. A 41, a 45 o a 51 miliardi, come qualcuno fa intendere?
Fatto sta che, a debito crescente, si sono ripetutamente divisi i dividendi. Sono proprio forti, Presidente del Consiglio: a noi chiedono di ridurre il debito dello Stato, quando tocca a loro aumentano il debito per fare profitti! Da che pulpito ci viene la predica del rigore (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e di deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
Per questo, dobbiamo intervenire non sulla struttura finanziaria piramidale che sovrasta Telecom, ma, al contrario, nel merito, esprimere la nostra opinione sul piano industriale, intervenendo, a nostro modo di vedere, signor Presidente del Consiglio, sul governo, sul controllo, sull'indirizzo pubblico delle reti. D'altronde, la rete in mano ai privati consente un aumento esponenziale della possibilità di intrusione nella vita privata e nei gangli democratici. Non esiste la possibilità di una rete sicura: è a prova di intrusione o è manipolazione, ma se la rete è in mano ai privati, la tendenza ad usarla sarà connessa alla sua stessa potenzialità e pervasività tecnologica. Ci sono atti del Parlamento europeo che parlano di disinvolte reti di spionaggio che controllano l'intera filiera della comunicazione e queste informazioni sono archiviate ed usate costantemente, sotto il profilo economico, alterando la concorrenza, e politico, ma anche sotto il profilo sociale, controllando il sistema del lavoro e la vita dei lavoratori.
In Italia, una parte consistente di capitalismo si caratterizza per la brillante capacità di non rischiare capitali propri. Per stare alla Telecom, Presidente del Consiglio, nel 1997 la FIAT aveva il controllo con l'1 per cento, nel 1999 Gnutti e Colaninno acquistavano a debito, dei giorni nostri ho già avuto modo di dire. Recentemente, su altro capitolo delle privatizzazioni, quello delle autostrade, rischiamo la farsa prima ancora che la beffa. Benetton acquista la società di gestione delle autostrade, non fa investimenti, come pure era vincolato a fare, e dopo un po' vuole vendersi la rete: piccoloPag. 41particolare, quella roba lì non è roba sua, ma è roba nostra! Siamo al classico, Totò con la fontana di Trevi (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo, dell'Italia dei Valori, dei Verdi e de La Rosa nel Pugno)!
Emerge il bisogno di una svolta nella politica industriale. Inseguendo l'egemonia persino culturale del profitto dell'impresa, si è rischiato di portare questo paese in un vicolo cieco, facendolo competere, si fa per dire, sui prezzi e sulla riduzione del costo lavoro. Bassi salari, bassi livelli formativi, scarsa innovazione e precarizzazione dei rapporti di lavoro sinora sono state la forma concreta della politica industriale di questo paese. Bisogna cambiare il paradigma, investire sulla ricerca, sull'innovazione, su produzioni non energivore, compatibili con la valorizzazione del territorio e dell'ambiente, sulla qualità di processo e di prodotto, su salari dignitosi, sulle tutele, sui diritti e sulla qualità della vita. Se invece di volgere lo sguardo in maniera ossessivamente esasperata al profitto d'impresa lo volgessimo sulle lavoratrici e sui lavoratori, ci accorgeremmo per questa via di fare gli interessi veri del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo, dell'Italia dei Valori e dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giulio Tremonti. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è stato davvero un piacere, Presidente Prodi, vederla finalmente entrare in quest'aula; francamente, non è stato un piacere sentirla parlare a quest'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania). Lei non è riuscito a difendere né il suo operato né il suo consigliere.
Qui ci ha parlato di molto, anche con insistiti, intimistici frammenti, della sua storia professionale. Ci ha parlato di tutto questo, ma non dell'essenziale: della ragione per cui è stato convocato oggi in quest'aula.
Per favore, non divaghi sul futuro del capitalismo e delle telecomunicazioni. Userò una sua immagine: se schiacci il tubetto, poi è difficile rimetterci dentro il dentifricio. Nel 1997, è lei che ha schiacciato il tubetto della Telecom, privatizzandola istantaneamente e totalmente (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania). È lei che ha messo la Telecom sul mercato dei capitali, senza che ci fossero i capitalisti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
Dopo nove anni, adesso ci dice che si deve correggere quel suo errore. Dubito che sia possibile farlo con mezzi politici corretti: non con la nazionalizzazione, non arrangiando una cordata più o meno filogovernativa, non aggirando la normativa europea.
Il Governo avrà modo di esporci i suoi piani sul capitalismo, sulle telecomunicazioni; ma noi qui, oggi, vogliamo parlare di un'altra cosa. Vogliamo parlare dell'affare Telecom, del suo ruolo in questo affare, della sua azione di subgoverno (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania), della cattiva politica per cui sull'Italia è riapparso il rischio paese.
È, infatti, considerato a rischio dall'estero un paese in cui il premier fa incontri privati non verbalizzati e comunicati pubblici su soci esteri e controllate estere di un gruppo privato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania).
Signor Presidente, lei è stato eletto con un programma - glielo ricordo - in cui si impegnava a favorire la trasparenza e la legalità dei mercati. Basta leggere il suo comunicato stampa suicida dell'8 settembre per avere la prova che lei ha fattoPag. 42esattamente l'opposto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
Partiamo dall'inizio, dal decreto di gabinetto della sua Presidenza del Consiglio. Qui troviamo registrato il signor Rovati come consigliere politico ed economico. Escluso il politico - perché Rovati stesso dice che di politica non si interessa e non si occupa -, resta l'economico. In attesa di smentita, a seguito della chiamata di Rovati per chiara fama ad una qualche cattedra di economia, dobbiamo chiederci qual è il tipo di economia per cui un economista solido e famoso come lei si consiglia con Rovati. Deve essere un tipo molto particolare di economia, diciamo in senso aristotelico; economia da ?????, economia privata, economia domestica (Si ride - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
Forse, è per questo che il vostro piano l'avete definito come artigianale. Ma non buttatevi giù! Non è un piano artigianale: è un piano industriale; anzi, un piano settoriale e istituzionale, un piano da cui tutti avrebbero guadagnato, tranne qualcuno. Avrebbe dovuto guadagnarci la Telecom, ipoteticamente ristrutturata nel suo assetto patrimoniale e finanziario; le banche creditrici, rientrando sui crediti e risolvendo qualche problema di ratios di Basilea 2; le fondazioni, estendendo il loro ruolo sull'economia; forse, un industriale interessato ai telefonini e, soprattutto, la sua ditta politica, con le mani in pasta come regista nella ristrutturazione di un settore chiave dell'economia, delle comunicazioni e della politica.
Dimenticavo di dire chi ci avrebbe perduto: il contribuente italiano (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
Signor Presidente, il suo non è stato un errore di calcolo economico: «qualche sbavatura», dice il ministro Bersani. È stato un errore di calcolo politico. Un errore che si è manifestato all'interno del vostro circuito di potere.
Qual è la dinamica dell'affare? Il Presidente D'Alema ha iniziato le sue vacanze convinto della fusione Sanpaolo-Monte dei Paschi di Siena. Durante le stesse, ha letto sul giornale la notizia sulla fusione Sanpaolo-Banca Intesa. Poi, ha letto sul giornale dell'affare Telecom, di un affare che, alla Farnesina, si direbbe del tipo con ritorno non multilaterale, bensì unilaterale. È questo il suo errore di calcolo [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
È questo che ha causato il cortocircuito politico. È questo che l'ha portata a fare i comunicati stampa suicidi che lei ha fatto. Veda, il problema non è lo scorporo dei telefonini da Telecom: il problema è lo scorporo, che lei ha tentato, dall'affare Telecom di un pezzo di maggioranza [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista].
Com'è stato scritto autorevolmente, signor Presidente, la sua è una vocazione storica; è sempre stata quella: una vocazione sensale ad orchestrare affari. Ma, poi, lei ha fatto un salto di qualità, un progresso. Per compensare il suo deficit di forza politica, lei ha cercato di acquisire un surplus di forza economica [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]: lei è stato fulminato sulla via telefonica al partito democratico [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Qui voglio essere chiaro. Tra gli elettori della sinistra, tra gli eletti della sinistra,Pag. 43non domina questa ideologia, dominano valori e principi: diversi dai nostri, ma valori e principi. È a palazzo Chigi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania) che si concentra un'idea distorta della politica, la confusione tra affari e politica [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo]!
Vedo che ride, Presidente Prodi; e questo certamente rallegra chi ascolta (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo). Veda, lei ha l'idea che la politica serva per fare gli affari...
MASSIMO VANNUCCI. Voi! Voi!
GIULIO TREMONTI. ...e, soprattutto, che gli affari servano per fare politica. Questo il paese deve sapere. Questo il paese non può accettare.
Veda, nella terza Repubblica francese, nel pieno di uno scandalo come il suo, un uomo di governo si difese dicendo: «Delle due l'una: o non sono onesto o non sono capace». La risposta fu: «Il cumulo delle cariche non è vietato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Si ride).
Quante cariche ha, Presidente Prodi? Esploso lo scandalo, lei ha detto: «Mi sento metà Presidente del Consiglio, metà assistente sociale». Che lei sia, per metà, assistente sociale, lo concordi con i suoi alleati; ma che lei sia un Presidente dimezzato lo ha detto lei stesso, e noi non abbiamo difficoltà a concordare su questo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Dimezzato, commissariato, tanto debole da formulare una minaccia d'ultima istanza: «Se vado a casa, porto anche voi con me!». Non sarebbe una cattiva idea (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Si ride)!
Ancora, lei ha detto: «Quando un imprenditore parla al Presidente del Consiglio, deve dire la verità». Vale lo stesso anche per lei, Presidente Prodi: quando il Presidente del Consiglio parla in Parlamento, deve dire la verità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Alcune voci: Bravo!).
GIULIO TREMONTI. Invece, oggi, lei - ridendo - ha mentito...
GIOVANNI CARBONELLA. Cinque finanziarie: tutte buttate!
GIULIO TREMONTI. ...ha mentito all'Assemblea, ha mentito agli italiani. È per questo che lei, da oggi, non può governare questo paese con la necessaria dignità. Continui a ridere (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Anche noi, onorevole Presidente del Consiglio, siamo totalmente insoddisfatti del suo discorso e, dopo averlo ascoltato, io credo sia più chiaro perché ella - non un suo sosia cinese, ma ella - ebbe modo di dire che sarebbe stata roba da matti riferire in Parlamento sulla vicenda Telecom.
Non fu uno scherzo del fuso orario tra Roma e Pechino, e nemmeno una caduta di stile: una dimostrazione di arroganza che, lo dico tra parentesi, se avesse visto protagonista il Presidente Berlusconi od un qualsivoglia ministro del precedente Governo, avrebbe scatenato un putiferio, con fiumi di inchiostro contro la minacciaPag. 44[Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista] rappresentata, per la democrazia, dalla destra becera e populista.
Dopo averlo ascoltato io credo che gli italiani abbiano capito molto bene, signor Presidente del Consiglio, che lei, a Pechino, era nervoso, così come è nervoso quest'oggi e anche - me lo permetta - il comportamento infantile di poc'anzi lo dimostra [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista]. Era nervoso perché intimidito. Di che cosa aveva paura, signor Presidente del Consiglio, a Pechino, quando disse: «In Parlamento? Roba da matti!»? Aveva due paure: innanzitutto, la paura di fare una pessima figura con i suoi alleati qualora avessero capito chiaramente ciò che anche l'onorevole Tremonti ha detto poc'anzi, vale a dire che erano stati tenuti del tutto all'oscuro da un personale piano del Presidente Prodi.
La seconda paura, ancora più forte, era che in Parlamento emergesse chiaramente la sensazione che il Presidente del Consiglio non aveva detto la verità e questo non solo ai suoi alleati, ma, soprattutto, a tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
Orbene, quella sensazione oggi è palese. Quanto al primo aspetto, è una cosa che ci riguarda davvero in minima parte. Ai colleghi della maggioranza, che sono certamente abbastanza imbarazzati per quello che sta accadendo, ricordo soltanto che «chi è causa del suo mal pianga se stesso». Del resto, con un Presidente del Consiglio che, come ricordava Tremonti, dice che si sente nei vostri confronti metà leader e metà assistente sociale, vorrei capire che cosa vi potevate aspettare di più (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)!
Comprendiamo la frustrazione di chi Prodi lo ha portato, in qualche modo, sulle spalle a Palazzo Chigi e, quindi, si attendeva doverosamente maggiore lealtà e credo di comprendere anche la ragione per la quale l'onorevole Fassino, innovando, fa parlare inizialmente l'onorevole Giordano e si riserva di parlare tra gli ultimi. Il suo è il ruolo di un avvocato difensore, ma è un avvocato d'ufficio ed è l'avvocato d'ufficio di una causa persa (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
Comprendiamo tutto ciò, ma non abbiamo intenzione di sottacere l'altro aspetto, che riguarda tutti gli italiani. Infatti, quello che è accaduto le scorse settimane riguarda gli italiani, che sono stati ingannati dal Presidente del Consiglio, e riguarda la credibilità dell'Italia agli occhi della comunità internazionale. Basta leggere la stampa internazionale per rendersene conto.
Lo diciamo perché l'intervento di Prodi non ha fugato il sospetto che egli non abbia detto la verità, anzi, lo ha rafforzato. Voglio ripercorrere rapidamente la vicenda, pregando l'avvocato difensore, onorevole Fassino, di smentirmi. L'8 settembre - il comunicato suicida - Palazzo Chigi dirama questa nota: «Quanto apparso oggi su Il Messaggero riguardo un ipotetico altolà alla vendita di TIM da parte del Presidente del Consiglio necessita di una secca smentita e di una opportuna sottolineatura. Le fantasiose interpretazioni giornalistiche - sempre colpa dei giornalisti: vero, Presidente Prodi? (Commenti del deputato Giachetti) -, che attribuiscono al Governo intromissioni ultimative sulle scelte e sulle politiche industriali di società italiane, vanno esattamente nella direzione opposta rispetto alle impostazioni dell'Esecutivo". Chapeau! Se non fosse che l'11 settembre il consiglio di amministrazione di Telecom approva il piano di scorporo di TIM.
Il giorno dopo, il 12 settembre, da Frascati, Prodi si dice sconcertato e lamentaPag. 45di essere stato tenuto all'oscuro del piano, ma, già ventiquattr'ore dopo, il 13 settembre, si smentisce e afferma che Tronchetti gli aveva garantito che TIM sarebbe rimasta sotto controllo italiano. Perché lo ha fatto, Presidente Prodi? Perché, evidentemente, Tronchetti gli aveva detto di voler mettere TIM sul mercato e, quindi, non è vero che Prodi non sapesse nulla. È una prima, clamorosa e palese bugia che risulta dalle sue parole (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
Poi, il 14 settembre viene pubblicato il cosiddetto piano Rovati, fedelissimo consigliere economico del premier, uomo di assoluta fiducia, amico personale e di famiglia. Si tratta di un documento - è notorio - che è stato inviato a Tronchetti, con tanto di biglietto intestato a Palazzo Chigi, in cui il riassetto Telecom si basa sull'intervento della Cassa depositi e prestiti, cioè su un sostanziale intervento pubblico.
Dopo la pubblicazione del cosiddetto piano Rovati, Prodi afferma di non sapere nulla, come le tre scimmie: non vede e non sente, parla... Egli scarica tutta la responsabilità sul suo consigliere, che, da amico fedele, se la assume e definisce personale e artigiano il suo progetto. È la seconda clamorosa bugia, perché non è un piano personale ed è tutt'altro che artigianale, perché è stato elaborato a Palazzo Chigi dagli esperti della Presidenza del Consiglio e da una nota banca di affari, che aveva tra i suoi consulenti anche un personaggio, Costamagna, per il quale, nelle stesse ore, negli ambienti prodiani, si ipotizzava un prestigioso incarico pubblico alla guida - guarda caso - della Cassa depositi e prestiti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
Il 15 settembre Prodi va all'attacco e difende Rovati; esclude che si possa o si debba dimettere ed esclude di riferire in Parlamento. In serata, a borse chiuse, Tronchetti si dimette e gli subentra Guido Rossi. Da quel momento il Presidente del Consiglio innesta la retromarcia: il suo è un dietro front su tutta la linea. Il 18 settembre Rovati si dimette, la procura di Roma apre un fascicolo. Il 19 settembre il Presidente del Consiglio accetta di riferire in Parlamento.
Tutti sanno che, a chiedere che il Presidente del Consiglio venisse in Parlamento, è stata a gran voce l'opposizione ma che, ad imporglielo, sono stati proprio DS e Margherita che, finalmente, hanno aperto gli occhi e si sono resi conto di essere stati tenuti all'oscuro di tutto ciò che Palazzo Chigi faceva. Ce ne sarebbe a sufficienza per far risaltare la pessima figura del Presidente, ma ciò che induce l'opposizione a pretendere che Prodi ammetta di non aver detto la verità - e ne tragga le doverose conseguenze - è la pubblicazione dei verbali del consiglio di amministrazione di Telecom del 15 settembre, quelle in cui Tronchetti dà le dimissioni. In quei verbali Tronchetti afferma - e fa mettere a verbale - che Prodi sapeva fin dai primi giorni di settembre del piano di scorporo di Telecom-TIM; che Prodi gli disse che il Governo non sarebbe intervenuto su iniziativa di aziende private, ma in realtà, secondo Tronchetti, attraverso Rovati-Costamagna. Il vero obiettivo del Presidente del Consiglio era quello di fare intervenire la Cassa depositi e prestiti per evitare che Murdoch acquisisse il controllo della rete fissa. E, sempre secondo Tronchetti, il costo del trasferimento della rete fissa alla Cassa depositi e prestiti sarebbe stato fronteggiato dalle maggiori tasse che il gruppo avrebbe pagato al momento dello scorporo della rete: ciò attraverso la definizione di un plusvalore delle azioni. Da questo punto di vista, l'abitudine di pensare sempre e solo a nuove tasse caratterizza tutto il centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale e di Forza Italia )! Certo, nessuno può giurare - e lo dico ioPag. 46per primo - che quanto detto e verbalizzato da Tronchetti Provera nel consiglio di amministrazione sia la verità.
VALENTINA APREA. Bravo!
GIANFRANCO FINI. È altrettanto certo che il contrasto con le affermazioni e con i silenzi del Presidente Prodi è evidente. Uno dei due mente oppure - come ha detto la «velina rossa» - forse è una gara tra bugiardi. Certo è, signor Presidente del Consiglio, che non ci fa una bella figura [Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania]!
Quel che è indubbio è che Palazzo Chigi ha creato problemi seri ad una azienda privata quotata in borsa, con decine di migliaia di dipendenti, e ha sconcertato gli ambienti internazionali con il suo comportamento. Vedete, colleghi, in un giornale che non è certo di centrodestra, la Repubblica, il 25 settembre, Federico Rampini ha scritto: «Le continue invasioni di campo hanno già provocato danni», e si tratta delle invasioni di campo del Presidente del Consiglio, «per esempio, hanno fatto saltare la trattativa con Murdoch sull'alleanza tra Telecom e Sky». Il famoso piano di Rovati che suggeriva lo scorporo della rete fissa Telecom ed una rinazionalizzazione mascherata attraverso l'intervento della Cassa depositi e prestiti, arrivò anche alle orecchie di Murdoch e lo convinse che il valore della Telecom sarebbe crollato, una volta sottratta la rete fissa. Che sia stata solo una soffiata o che sia il doppio ruolo di Costamagna non sta a me dirlo e mi auguro che lo accerti la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale e di Forza Italia). Certo è che Palazzo Chigi ha dato prova di un interventismo fuori luogo e di spregiudicatezza che riportano alla mente la famosa definizione che proprio Guido Rossi diede alla Presidenza del Consiglio ai tempi di un altro Governo di centrosinistra: «l'unica banca d'affari in cui non si parla in inglese». Oggi si parla l'inglese, ma che Prodi continui a ritenere Palazzo Chigi una banca d'affari è innegabile. Tutti sanno - e concludo - che i problemi di Telecom sono di prevalente natura finanziaria e non industriale.
Sin dai tempi delle privatizzazioni gli acquirenti hanno acquisito il controllo della società lasciando intatto l'indebitamento. A fronte di un utile di circa un miliardo e mezzo di euro annui, l'indebitamento di 41 miliardi è pari al fatturato. Negli sviluppi della vicenda Telecom vi è quindi un ruolo centrale del sistema bancario e dei centri di potere, giornali compresi, ad esso riferiti. Sono centri di potere tutti impegnati a sostenere Prodi nell'ultima campagna elettorale ed è anche per questo che l'attivismo di palazzo Chigi desta un evidente sospetto. Il piano di riassetto di Telecom come azienda privata deve essere competenza esclusiva degli azionisti. Certo, da italiani e da parlamentari, non possiamo che augurarci anche noi che un'eventuale vendita di TIM veda l'interesse di investitori italiani e soprattutto che siano tutelati i dipendenti dell'azienda.
Ma dov'erano, Presidente Prodi e colleghi della sinistra, coloro che oggi parlano di interesse nazionale - e ci fa piacere - come pure di telecomunicazioni come settore strategico da tutelare?
Dov'erano quando un'azienda pubblica come ENEL vendeva ad investitori egiziani Wind e la rete fissa di Infostrada (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia) ... né ricordo obiezioni levatesi a sinistra quando Olivetti, Presidente Prodi, vendette Omnitel all'inglese Vodaphone proprio per fare quell'operazione di cassa necessaria per la successiva scalata di Telecom (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
Ricordo qualcuno che parlò dei capitani coraggiosi: è facile essere coraggiosi con i soldi delle banche (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Padania)!
SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Cose da pazzi!
GIANFRANCO FINI. La conclusione, onorevoli colleghi, è molto semplice; Prodi non è credibile quando dice: non sapevo. Sapeva ed agiva; agiva, non per tutelare un interesse nazionale bensì per organizzare scalate finanziarie, scegliere investitori più o meno amici, riportare sotto il controllo pubblico una grande azienda privata. Sapeva, agiva e contemporaneamente negava; negava e cioè mentiva. Ed è questa la ragione per la quale lo sdegno dell'opposizione certamente non è solo in questa Assemblea: è lo sdegno della maggioranza degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-PartitoSocialista - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, a nome del gruppo dell'Ulivo - ma anche, ritengo, a nome di tutti gli altri parlamentari del centrosinistra -, desidero naturalmente esprimerle un ringraziamento per come ha voluto informare il Parlamento di tutti gli aspetti che questa vicenda ha sollevato ed esprimerle, altresì, solidarietà per gli attacchi, le insinuazioni, le polemiche astiose che nelle settimane scorse l'hanno colpita e per le polemiche e gli attacchi malevoli alla cui tentazione l'opposizione di centrodestra ...
VALENTINA APREA. La magistratura!
PIERO FASSINO... non si è sottratta in quest'aula. Tutti, almeno noi, avremmo sperato in una discussione utile; credo che gli italiani che ci seguono pensino che il Parlamento debba fare discussioni utili e non discussioni astiose, polemiche, una rissa tra sordi.
Vede, onorevole Fini, io ho chiesto di intervenire a questo punto del dibattito per rispetto nei suoi confronti e nei confronti dell'onorevole Tremonti (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo)... perché mi sembrava utile ci potesse essere una interlocuzione tra noi e non perché dovessi fare il difensore d'ufficio di un Presidente del Consiglio che è in grado di difendersi benissimo da sé.
Evidentemente, mi ero probabilmente illuso sulla praticabilità di un dibattito serio tra noi, perché non ho sentito interventi che consentano un confronto; ho sentito, invece, una sequenza di osservazioni e considerazioni maligne, insinuanti (Commenti del deputato Iannarilli), qualche volta, se mi permette, al limite della calunnia, e con considerazioni che sono facilmente ritorcibili verso di voi se si dovesse adottare il vostro stesso stile polemico.
Vede, onorevole Tremonti, lei ha detto che è dovere di ogni cittadino la verità, ed è dovere tanto più di ogni parlamentare essere sincero e veritiero di fronte al Parlamento. Giusto! Le ricordo che lei è stato nei cinque anni di Governo di centrodestra il titolare per tre volte della presentazione di una legge finanziaria a questo Parlamento che era palesemente e consapevolmente fasulla (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno e dei Comunisti Italiani - Commenti del deputato Aprea)... Lei ha mentito agli occhi di questo Parlamento!
Sarebbe facile ricordare a chi ha rimproverato al Presidente del Consiglio una battuta, che non era riferita, evidentemente, al Parlamento, che il Presidente del Consiglio precedente, l'onorevole Berlusconi, per cinque anni non ha ritenuto di venire mai a rispondere alle interrogazioni dei parlamentari di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur)!Pag. 48
Sarebbe troppo facile, onorevole Tremonti, di fronte ad insinuazioni che sono al limite della calunnia, che lei ha formulato sugli interessi personali del Presidente del Consiglio in carica, ricordare che l'unico Governo che per cinque anni nella vita di questa Repubblica è stato minato costantemente dal conflitto di interessi è stato il vostro (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur)!
ELISABETTA GARDINI. Telecom!
PIERO FASSINO. Potrei continuare a lungo, ma non mi interessa, perché non credo che gli italiani siano appassionati ad un dibattito condotto su questo tenore. Quindi, mi sforzo, al pari di altri colleghi - il collega Giordano, in particolare - di cercare di riflettere sulle questioni che la vicenda Telecom suscita e che sono state affrontate dal Presidente del Consiglio; mi pare che ve ne siano molte, ma segnatamente tre.
DOMENICO DI VIRGILIO. Telecom!
PIERO FASSINO. La prima questione è il rapporto tra Stato e mercato. In queste settimane, voi dell'opposizione (quindi, mi sforzo ancora di interloquire con voi, nonostante il tono del dibattito)...
MAURIZIO GASPARRI. Grazie! Vergogna!
PIERO FASSINO. ...voi, in queste settimane, anche gli onorevoli Gianfranco Fini e Tremonti, avete adombrato - e non solo adombrato - l'idea che dietro il comportamento del Governo vi sia una mentalità statalista, dirigista, un tentativo addirittura - è stato evocato nell'intervento dell'onorevole Tremonti - di nazionalizzare le telecomunicazioni. Ora, tutto ciò non ha alcun fondamento. Sappiamo tutti, da tempo, che appartiene ad un'altra epoca la fase nella quale lo Stato aveva un ruolo come imprenditore di prodotti, di beni e di merci, che oggi il mercato è in grado di corrispondere a tutte le esigenze di merci e di beni che la nostra società abbisogna e che il ruolo dello Stato si gioca su un altro terreno, quello della definizione delle regole, che peraltro sono affidate ad un'autorità indipendente, quale l'authority delle telecomunicazioni, e sul terreno dell'individuazione ed attivazione delle politiche di sistema, dalla formazione al sostegno, alla ricerca, alle infrastrutture, all'internazionalizzazione, che consentano alle imprese che agiscono in un mercato di non essere sole e, avvalendosi dei fattori di sistema che la politica e lo Stato possono mettere loro a disposizione, di essere più competitive.
A questo approccio si ispira la nostra politica nel settore delle telecomunicazioni, dove non intendiamo statalizzare alcunché; intendiamo, invece, che siano rafforzate tutte le iniziative di regolazione trasparente del mercato, attraverso l'attività dell'authority e riteniamo - e la legge finanziaria che discuteremo a breve renderà evidente questo nostro impegno - di mettere in campo tutte le politiche industriali e di sistema necessarie a far sì che gli operatori delle telecomunicazioni possano agire in termini più competitivi di quanto non abbiano fatto sinora.
Per quanto attiene alla questione del rapporto tra le infrastrutture di rete e coloro che producono beni e servizi, anche al riguardo non facciamo finta di non sapere che le cose, in questi anni, hanno conosciuto un'evoluzione, in Italia come in tutto il mondo. Un tempo, un'impresa era titolare della rete e dei servizi che sulla rete stessa viaggiavano. Oggi non è più così in moltissimi paesi e non è più così in Italia per molti servizi. Oggi, se fosse redditizio, una qualsiasi compagnia privata ferroviaria potrebbe far circolare i suoi treni sui binari pubblici, perché abbiamo separato la rete da coloro che organizzano il trasporto. Lo abbiamo fatto nell'energia, lo abbiamo fatto negli aeroporti. Non è, dunque, uno scandalo discutere - ne ha parlato anche Guido Rossi, il nuovo presidente della Telecom, ieri, nel corso dell'audizione che si è svolta inPag. 49questa Camera - della possibilità di separare, come avviene già in altri paesi, l'infrastrutturazione di rete dagli utilizzatori, dalle società che prestano servizi telefonici. È una questione su cui è lecito discutere. Ricordo che questo tema fu evocato persino dal ministro Tremonti, quando era ministro dell'economia e delle finanze e, se dobbiamo fare una riflessione su tale tema, è possibile farla: come si organizza l'insieme dei servizi telefonici in una logica che veda, anche in questo campo, un'articolazione ed una flessibilizzazione tra servizi e rete. Il che non significa necessariamente tradurre ciò nel fatto che i servizi devono essere privati e la rete pubblica. Infatti, nel caso della separazione tra aeroporti e compagnie aeree tutto è, ad esempio, privato e, quindi, come si può constatare, si possono avere modalità diverse per metterla in atto.
Per quanto riguarda la terza questione, ossia la Telecom, quest'ultima non è un'azienda in crisi. È un'azienda che ha tecnologia, risorse, che ha visto aumentare i propri clienti, che ha visto accrescere i propri ricavi, è un patrimonio straordinario del paese.
È una società che ha un forte indebitamento. È proprio perché essa è un patrimonio prezioso per il paese, non è indifferente come si affronta, si aggredisce e si risolve questo indebitamento. Dico francamente che a noi non apparirebbe convincente se venisse praticata (è un'ipotesi, non so se questa è la decisione) l'idea che per pagare i debiti si cedano attività, rami e settori della Telecom perché in questo modo si ridurrebbe il suo patrimonio tecnologico, finanziario, umano e di mercato. Noi pensiamo che, se si vuole affrontare seriamente questo tema - un tema che è bene e tempo sia di evocare, perché la Telecom è una grande azienda di questo nostro sistema produttivo, sia di affrontare (la responsabilità sarà naturalmente dell'azienda e dei suoi azionisti) -, è bene allora agire sul terreno della ricapitalizzazione della società, allargare la base azionaria dei soci e, per questa via, accumulare le risorse finanziarie per ridurre l'indebitamento, senza compromettere il patrimonio tecnologico, produttivo ed umano dell'azienda (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
Proprio per questa ragione, proprio per non compromettere la credibilità di un'azienda così importante, è opportuno che in questo stesso periodo si faccia chiarezza sulla vicenda delle intercettazioni; si chiarisca se quell'organizzazione di spionaggio e di schedatura che è stata fatta sia andata a vantaggio di qualcuno: a vantaggio di chi? Sulla base di quali finalità e per quali obiettivi? Quali eventuali inquinamenti può aver prodotto o quale era l'intenzione di chi ha posto in essere quell'attività produrre? La magistratura accerti tutto e individui le responsabilità di tutti coloro che le hanno, siano essi nella Telecom, siano essi in corpi o in apparati dello Stato. Dico ciò perché è necessario, in primo luogo, restituire serenità a questa azienda proprio per quello che rappresenta nel patrimonio produttivo, tecnologico e finanziario del nostro paese. Serenità, quindi, a chi investe, a chi lavora, a chi utilizza questi servizi. Insomma, usciamo da questa vicenda guardando in avanti.
Se vogliamo discutere di questi temi noi siamo pronti, oggi, come lo saremo in qualsiasi altro momento. Se invece qualcuno pensa di continuare ad imbastire delle aggressioni, allora troverà pane per i suoi denti (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Popolari-Udeur e dei Verdi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Come sa il Presidente Prodi, io parlo a nome di un partito che interpreta il ruolo dell'opposizione in modo responsabile e non demagogico e penso che l'abbiamo dimostrato in tutta questa legislatura su temi cruciali come quelli della politica esteraPag. 50(missioni di pace). E ciò lo abbiamo fatto nell'interesse del nostro paese. La politica la conduciamo prevalentemente in Parlamento, più che nelle piazze, a viso aperto e senza pregiudizi, con fermezza, però, come credo lo debba fare una forza politica seria di opposizione.
Siamo moderati, ma questo non significa, Presidente Prodi, che siamo ingenui. Noi dell'UDC non siamo degli ingenui e non vogliamo essere trattati come degli ingenui. Non vogliamo soprattutto in questa sede assistere ad interessanti racconti di favole.
All'onorevole Fassino dico francamente una cosa semplice, non avendo né Fini né Tremonti bisogno di difensori d'ufficio. Non capisco, onorevole Fassino, perché noi dovremmo essere gli unici italiani non interessati a chiarire, non con dibattiti astratti sul merito dei processi innovativi delle telecomunicazioni, e a rispondere alle domande che tutti i giorni si pongono i giornali di questo paese. Tutti, anche coloro che notoriamente non hanno sostenuto il centrodestra nelle recenti elezioni!
Il Presidente ci ha ripetuto quello che sapevamo, ciò che è stato dichiarato sui giornali: che del piano Rovati non sapeva nulla, che nulla sapeva dei progetti di scorporo! Purtroppo, questi chiarimenti, che non era da matti, ma era doveroso venire a fornire al Parlamento, non hanno, in realtà, aggiunto nulla e in nulla hanno davvero chiarito; anzi, dal nostro punto di vista, hanno accresciuto la curiosità ed il nostro sacrosanto desiderio di conoscere la verità.
Questo è il ruolo di un'opposizione, altro che lamentarsi di quello che l'opposizione dice! Avrei voluto, nelle condizioni inverse, vedere voi che cosa potevate dire al Presidente Berlusconi nella scorsa legislatura in casi analoghi (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Stiamo discutendo di una vicenda che tocca i temi della democrazia e non mi riferisco alle intercettazioni telefoniche, di cui il nostro partito, l'UDC, è parte lesa per eccellenza, poiché il nostro segretario è stato tra coloro che sono stati spiati illegalmente. Mi riferisco, invece, alle questioni di oggi, vale a dire al rapporto tra politica ed economia, alla trasparenza nelle grandi operazioni finanziarie, alla tutela dei consumatori, all'esercizio del potere esecutivo e, onorevoli della maggioranza, all'attività di controllo del Parlamento.
Non è un problema da guardare dal buco della serratura, ma un problema di fatti che già sono stati posti e che io ripropongo.
L'8 settembre, Palazzo Chigi smentiva una presunta intromissione sulle scelte industriali di società italiane ed internazionali nella vicenda Telecom. Il titolo di quella nota, diffusa dalla Presidenza del Consiglio, non lasciava spazio ad interpretazioni: nessun altolà di Prodi alla vendita di TIM! Ma il 12 settembre, all'indomani della notizia ufficiale del progettato scorporo, il Presidente si dice sorpreso. Ammette di aver avuto dieci giorni prima un colloquio con Tronchetti Provera, durante il quale, però, nessuno aveva assolutamente accennato ad una ristrutturazione societaria così importante e radicale.
Peccato che il giorno seguente una lunga inconsueta nota di Palazzo Chigi informa di ben due colloqui avuti da Prodi con Tronchetti Provera e rivela, a mercati aperti, tutti i dettagli del piano di ristrutturazione dell'azienda, coinvolgendo, fra l'altro, con nome e cognome, una serie di grandi società, come Time Warner del gruppo Murdoch e General Electric.
Questa incauta, inusitata, per usare le parole del Wall Street Journal, sfrontata irruzione del Governo italiano negli affari di una società quotata è la dimostrazione della leggerezza e della contraddizione dell'esecutivo nel rapporto che deve intercorrere tra il Governo ed il mercato!
Tutti, inoltre, abbiamo visto le fotocopie del biglietto autografo su carta della Presidenza del Consiglio con il quale si invia un articolato studio, ben 28 pagine, con due ipotesi alternative di ristrutturazione aziendale. Se un'opposizione non siPag. 51deve interessare di queste cose, forse è meglio che vada a casa (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Presidente Prodi, lei ha insistito nel dirsi sconcertato dalla sua mancanza di informazione sul futuro di Telecom. Noi denunciamo qui il nostro sconcerto per quello scambio segreto di informazioni, proposte, consigli, ma è logico definirle intromissioni o indebite pressioni ed in merito a ciò non ci può bastare quanto lei ci è venuto a dire!
Non è finita qui! Dai verbali del consiglio di Telecom acquisiti dai magistrati risulta l'altra verità, quella di Tronchetti Provera che aveva cioè informato a suo dire il Presidente del Consiglio anche del progetto di scorporo di TIM.
Allora chi dice la verità? A questo punto sento il dovere di porre al Presidente del Consiglio alcune domande, ma non come esponente dell'opposizione, come parlamentare che tutela la dignità del luogo in cui ci troviamo.
Colleghi della maggioranza, questo interessa anche voi! Anzitutto, chi davvero ha redatto quello studio?
La nostra non è una curiosità fine a se stessa, ma serve a dissipare dubbi legittimi su connessioni tra Governo e banche di affari internazionali e in particolare una, che annovera fra i suoi ex dirigenti componenti dello stesso Governo, circostanza che rende doverosa la trasparenza e una spiegazione molto più incisiva ed esauriente delle sue assicurazioni, che suonano un po' retoriche riguardo al fatto che a palazzo Chigi non c'è una banca d'affari. Il dossier Rovati prevedeva il successivo acquisto di TIM da parte della Cassa depositi e prestiti, ossia da parte dello Stato e qui vengo alla seconda domanda. È uno scenario di strategia industriale condiviso dall'esecutivo, perché una gran parte della sua maggioranza condivide questo scenario ed è quella stessa parte della sua attuale maggioranza che due anni fa voleva l'entrata dello Stato nella FIAT. Il tema è delicato, perché dettare le regole per il funzionamento del mercato è un compito specifico tra l'altro del Parlamento, non del Governo.
Sempre secondo il piano, insieme alla Cassa depositi e prestiti dovevano entrare soci minori. Anche in questo caso fughiamo i dubbi. C'era una cordata precostituita, oppure il Governo è stato solo spettatore? Vede, Presidente, quando le ricordo che non siamo degli ingenui, mi riferisco anche ad una certa memoria che abbiamo delle privatizzazioni. Oggi ho sentito in lei qualche accenno autocritico, ma era bene pensarci dieci anni fa. Qualcuno ci dovrà spiegare perché il primo Governo Prodi decise nel 1997 di pilotare la privatizzazione della Telecom, consegnandola in mano alla FIAT, permettendole di governare con un nocciolo duro molto piccolo, in cui la FIAT aveva appena lo 0,6 per cento; poi tutte le fasi successive discendono da questo peccato originale.
Due anni dopo, nel 1999, con un altro Governo di centrosinistra, l'attuale governatore della Banca d'Italia, Draghi, allora direttore generale del tesoro, fu obbligato dal Presidente del Consiglio D'Alema a disertare la riunione decisiva dell'assemblea Telecom [Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza nazionale].
Infatti la sua presenza avrebbe fatto scattare il numero legale ed impedito che l'azienda finisse in mano ad una cordata di imprenditori graditi all'esecutivo, con la compiacenza delle banche, che non sono spettatrici - cosa che invece puntualmente avvenne - ma, guarda caso, l'unico fra questi imprenditori che avesse un'idea di politica industriale, ossia Roberto Colaninno, fu a sua volta costretto a lasciare poco tempo dopo.
È questa la politica industriale sulla quale lei vuole oggi impartirci una sua lezione? Vorrei infine sollevare una questione grande come una casa, che riguarda il ministro Di Pietro. Il ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro il 13 settembre, a mercati aperti, ha chiesto pubblicamente le dimissioni di Tronchetti Provera, presidente di un'azienda privata legittimamentePag. 52nominato dai suoi azionisti. Quelle perentorie dichiarazioni del ministro, come era prevedibile, hanno determinato una caduta del titolo Telecom, un danno per i risparmiatori e gli investitori e la conseguente apertura di un fascicolo da parte della procura di Roma.
Ma il fatto grave è che Di Pietro abbia rilasciato questa dichiarazione, mentre decideva il destino di uno degli azionisti principali di Telecom, cioè la famiglia Benetton, la cui società Autostrade sta portando avanti un processo di fusione con Abertis sul quale l'assenso del ministro Di Pietro è determinante. Bell'esempio di politica industriale, basata sul conflitto di interessi e la turbativa dei mercati [Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista].
Alla fine di questa vicenda è chiara l'inadeguatezza del Governo, ma anche la debolezza del capitalismo italiano. Se si vuole privatizzare, bisogna avere il coraggio di aprire i mercati, perché altrimenti il consumatore non avrà mai il beneficio del processo di liberalizzazione, le tariffe non si abbasseranno mai. Se si vuole privatizzare con dei destinatari precisi dotati di nome e cognome, ma senza capitali, si avrà un processo di liberalizzazione che non serve al consumatore italiano. Infine, Presidente, un'ultima annotazione: è la ventesima volta che la sento parlare di authority, per affermare l'importanza dell'autorità di regolazione, ma qui bisogna essere chiari. Un conto è occupare gli enti pubblici, come questo Governo ha già fatto, un conto è minacciare un giorno sì e l'altro pure le autorità di riformarle drasticamente, perché questo lede i principi di autonomia delle autorità (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
Difendiamo le autorità nella loro indipendenza e fare questo concretamente, non solo a parole, significa metterle al riparo dalle vendette legislative.
Non siamo soddisfatti di queste sue parole. Tutti sappiamo quello di cui si doveva discutere oggi in Parlamento.
Noi abbiamo affrontato delle questioni in modo anche crudo e spiacevole, ma l'opinione pubblica non si aspetta che facciamo dei balletti da salotto, ma che affrontiamo le questioni che non hanno ancora una risposta davanti a tutti gli italiani [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Cota.
ROBERTO COTA. Signor Presidente del Consiglio, c'è amarezza e insoddisfazione per il suo intervento, perché più che l'intervento di un leader che deve dettare la linea politica, che deve guidare il paese nei momenti difficili, il suo intervento è sembrato invece la «lezioncina» di un professore al primo anno di un istituto tecnico. Questa è stata l'impressione che noi abbiamo tratto dal suo intervento.
Il dibattito che oggi ci ha occupato, a nostro avviso, investe due aspetti. Il primo è certamente attinente al suo comportamento da Presidente del Consiglio, mentre il secondo è attinente alla linea politica del Governo in un momento delicato, per quanto riguarda l'economia del paese.
Con riferimento al primo aspetto, che un Presidente del Consiglio menta o meno all'opinione pubblica, che un Presidente del Consiglio menta di fronte al Parlamento, che un Presidente del Consiglio menta su una questione così importante non è irrilevante.
Veda, Presidente Prodi, qui non si tratta di avere corso o meno la maratona, di essersi fatto portare o meno all'ultimo chilometro prima del traguardo, perché la situazione è questa: o mente lei o mente il consigliere Rovati.
PRESIDENTE. Inviterei i signori parlamentari ad un comportamento consono alla possibilità di ascoltare l'intervento. La prego di proseguire il suo intervento, deputato Cota.
ROBERTO COTA. Grazie, Presidente.
Devo dire che le circostanze non depongono a suo favore. Il fatto che sia stato inviato un piano industriale su carta intestata della Presidenza del Consiglio, il ruolo e la funzione del consigliere Rovati la mettono in estrema difficoltà. Potremmo dire che probabilmente verrebbe condannato anche da una toga rossa, in questa situazione. L'accusa non è da a poco, Presidente Prodi. Veda, qui si tratta di avere armeggiato sulle vicende di una azienda privata, si tratta di avere esercitato un'influenza indebita sul mercato, che ha tanti risvolti. Penso che se una vicenda del genere fosse accaduta nella scorsa legislatura sarebbe successo di tutto, come hanno ricordato altri colleghi, sarebbero fioccate richieste di dimissioni, inchieste e patenti di impresentabilità.
Però, come dicevo prima, Presidente Prodi, c'è anche una questione politica sottesa al suo comportamento, che è una questione politica che investe tutto il Governo, investe la linea politica di questo Governo. Più in generale, essa riguarda quello che sta facendo questo Governo in economia, quello che sta facendo questo Governo per il sistema produttivo, quello che sta facendo questo Governo per il nord, per quanto ci riguarda.
Presidente Prodi, in questi pochi mesi, il Governo ha fatto molti danni, in questi pochi mesi il Governo ha mostrato la faccia del più bieco statalismo, ha mostrato la faccia dell'inasprimento della pressione fiscale, ha mostrato la volontà di colpire i ceti produttivi.
Vorrei portare alcuni esempi, cominciando dal decreto Visco-Bersani, che lei, nella sua «lezioncina», ha «venduto» come un esempio di liberalizzazione. Sappiamo tutti che si tratta dell'esatto contrario: infatti, ha portato alla creazione di nuovi oligopoli (pensiamo agli interessi che hanno riguardato le cooperative, di solito «rosse»), ha portato ad una stangata fiscale ed ha portato alla criminalizzazione delle libere professioni.
Pensiamo alla linea che sta emergendo con riferimento al disegno di legge finanziaria (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)...
ROBERTO MARONI. Presidente...!
ROBERTO COTA. Presidente, scusi...! Mi ascolti!
PRESIDENTE. Lei avrà constatato che l'ho già ha fatto...
ROBERTO MARONI. Grazie!
ROBERTO COTA. Grazie!
PRESIDENTE. ...e lo rifaccio ancora; prego anche chi siede ai banchi del Governo di prestare l'attenzione che un deputato merita.
Prego, può riprendere il suo intervento.
ROBERTO COTA. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! Forse non c'è molta differenza tra quando il Presidente del Consiglio sta attento e quando non lo è, però voglio dire... Va bene (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)...!
Pensiamo alla sbandierata riduzione del cuneo fiscale, che dovrebbe essere contenuta nel disegno di legge finanziaria...
Presidente Prodi...? Grazie: poi, se vuol fare i suoi comodi, magari potrebbe anche uscire dall'aula, per rispetto nei confronti del Parlamento!
Questa sbandierata riduzione del cuneo fiscale - dicevo - dovrebbe riguardare soltanto le assunzioni a tempo indeterminato; in altri termini, tale operazione dovrebbe fare esclusivamente gli interessi delle grandi imprese, abbandonando completamente il ceto produttivo, nonché quelle piccole e medie imprese che costituisconoPag. 54ancora, per fortuna, il tessuto economico e sociale del paese e, soprattutto, del nord.
In buona sostanza, vi è una strategia per colpire, oltre ai ceti produttivi, la classe media: pensiamo, ad esempio, all'aumento al 43 per cento dell'aliquota sui redditi oltre i 70 mila euro. Lo stesso senatore Treu, un esponente della maggioranza, ha detto candidamente la verità su tale punto: questo sembra e sta diventando il Governo delle tasse! Lo stesso Riformista, che non è certo la Padania, ha scritto che questo Governo fomenta la rivolta dei ceti produttivi al nord (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)!
Ma ritorniamo per un attimo alla vicenda Telecom, Presidente Prodi. È importante riflettere su cosa avessero in testa gli uffici di Palazzo Chigi. Infatti, dopo che la Telecom era stata privatizzata, con una vostra operazione che ha favorito gli interessi dei soliti pochi noti, che conoscete bene, Palazzo Chigi aveva in mente di ristatalizzare la Telecom, mediante un'acquisizione della stessa da parte della Cassa depositi e prestiti!
Presidente Prodi, è ciò che accade nei paesi sudamericani: si svendono le aziende pubbliche, il risultato è che qualcuno realizza ingenti affari, ma poi, quando le cose vanno male, si pensa di statalizzarle nuovamente! Questo, Presidente Prodi, è lo statalismo che uccide il sistema produttivo; questo è lo statalismo che toglie il fiato al nord e alla sua ripresa!
Ricordiamoci quanto è successo nel recente passato; pensiamo, per esempio, al fatto che la FIAT, finalmente, ha migliorato i dati della sua produzione, perché nella passata legislatura il Governo ha smesso di erogare aiuti a scopo assistenziale ed ha obbligato il management della stessa FIAT ad investire sulla qualità dei prodotti! Voi, invece, state facendo l'esatto contrario (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)!
Qualcuno afferma che, in fondo, questo piano Rovati non è così male, perché si tratta di un piano tecnicamente ben fatto e potrebbe essere preparato da una banca d'affari. Vede, Presidente Prodi, è questo il problema, è questo il male: Palazzo Chigi è una banca d'affari! Palazzo Chigi si comporta come una banca d'affari (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Con due azionisti, peraltro, a leggere i resoconti documentati dei giornali: uno è il Presidente del Consiglio, mentre l'altro azionista è il ministro degli affari esteri (con tanto di ricostruzioni relative alle ultime vicende bancarie)!
Vede, questo non è un bene per il paese, perché gli interessi di questa banca d'affari non coincidono con gli interessi generali, non coincidono con gli interessi dei ceti produttivi e non coincidono con gli interessi del nord che noi ci proponiamo, con determinazione e con coerenza, di tutelare.
Per questo motivo, il Governo deve andare a casa il più presto possibile; le altre cose per noi vengono dopo [Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei democratici cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, innanzitutto, esprimo rammarico per il fatto che il dibattito odierno venga trasmesso in diretta televisiva soltanto in Italia: penso che, se l'avessimo trasmesso in mondovisione, con le argomentazioni venute oggi dall'opposizione, avremmo dato a Dan Brown materiale per scrivere almeno tre dei suoi prossimi fantastici thriller.
Detto questo, e a parte gli scherzi, intendiamo veramente, a nome dell'intero gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori, esprimere il pieno apprezzamento per la scelta, fatta oggi dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, di essere presente in quest'aula in rappresentanza dell'intero Governo.
Lei oggi, signor Presidente del Consiglio, ha fatto ben di più che riferirci sulla vicenda Telecom: lei ha illustrato a quest'aulaPag. 55e al paese intero le linee ispiratrici del Governo, direi quasi la filosofia del Governo in materia di politica industriale, una politica che correttamente vede il Governo non più come un protagonista, come l'imprenditore di Stato, con buona pace delle tante velleità e aspettative che, da questo punto di vista, la Casa delle libertà covava in questi giorni, ma, molto più correttamente ed efficientemente, come il soggetto regolatore dei mercati; un soggetto che contrasta quei conflitti di interesse che spesso nell'economia oggi non vediamo segnati, a causa della mancanza di regole, da una netta demarcazione tra il ruolo del controllore e quello del controllato. È un Governo che pone le regole, poche, chiare, ma stringenti, a garanzia della trasparenza, dell'efficienza, della competitività dei mercati economici, soprattutto - dobbiamo dirlo -, nelle fasi così delicate, ma così strategiche per l'economia del paese, legate alle privatizzazioni e alle dismissioni da parte dello Stato di parti importanti dell'economia di un paese.
A tale riguardo, credo che non solo noi ma una gran parte del paese sia stanca e non ne possa più di vedere tanti capitalisti senza capitali che nel corso di questi anni hanno acquistato importanti aziende pubbliche con i soldi delle banche, quando non con i soldi delle aziende stesse indebitandole, procurando ricchezza per sé ma impoverimento complessivo del sistema economico.
E su questo punto vorrei ribattere rapidamente all'onorevole Casini, se fosse ancora presente e non fosse uscito dall'aula subito dopo avere svolto il proprio intervento, ricordandogli che, se il ministro Di Pietro oggi si trova a parlare di Telecom e di Tronchetti Provera e cinque minuti dopo a dover decidere se dare una concessione a Benetton, che pure è socio di Telecom, il problema non è certo del ministro Di Pietro, ma di un sistema italiano asfittico, in cui non si riesce purtroppo a dar vita a soggetti nuovi, a energie nuove che sappiano creare, attraverso la moltiplicazione delle iniziative, quella vera competitività di cui ogni mercato e ogni democrazia liberale si nutre.
In ogni caso, resta da fare un'ultima considerazione che riteniamo fondamentale. Un Governo che, come richiamava lei, signor Presidente, deve porsi come regolatore dei mercati, deve intervenire anche e soprattutto nella disciplina di quello che è uno degli elementi strategici e strutturali di ogni paese a democrazia avanzata, cioè la gestione e il controllo delle grandi reti. Quando si parla di grandi reti, ci si riferisce a quelle strutturali, infrastrutturali e telematiche, quali le ferrovie, l'energia, le telecomunicazioni, attraverso le quali passa non solo una parte importante dell'economia del paese, ma una gran parte dell'innovazione e spesso della sicurezza stessa del paese. E allora dobbiamo dircelo con chiarezza che la gestione, la proprietà, l'utilizzo e l'amministrazione delle aziende che gestiscono le grandi reti del paese, molto spesso oggi privatizzate, non sono fatti che possono lasciare un Governo indifferente e neutrale, ma richiedono un intervento.
Infatti, non è affatto la stessa cosa se, per esempio, un'azienda, pressocché monopolista nel settore della telefonia fissa e mobile, finisce nelle mani di uno straniero. E di quale straniero e con quale finalità? In questi giorni abbiamo constatato che un'azienda come Telecom, che collabora con la magistratura per le indagini e le intercettazioni, che vive sulla base di una concessione dello Stato, può finire nelle mani di qualcuno rispetto al quale, come paese, non siamo in grado di sentirci completamente sicuri e rassicurati. Questo non significa e non deve significare nel modo più assoluto l'ingerenza del Governo nelle politiche aziendali di ogni singola impresa, tanto meno di un'azienda quotata in Borsa. Tuttavia, c'è un piano che crediamo diverso, ma strettamente connesso.
Ogni Governo ha il dovere, sempre, di rappresentare gli interessi collettivi fondamentali di un paese e di garantire la migliore tutela di questi interessi, anche nel campo dell'economia. Allora, crediamo che un Governo sarebbe inadempiente e veramente colpevole se, rispetto a questePag. 56aziende, che per dimensioni, collocazione strategica, possesso di know how, investimenti scientifici e tecnologici, costituiscono la spina dorsale di un paese, non intervenisse con richieste di conoscenza, di informazione, di partecipazione, di condivisione.
Tutto questo, nel caso Telecom, non è avvenuto o non è avvenuto compiutamente. Se i più alti vertici di questa azienda, fin dal principio, avessero collaborato con il Governo, spiegando le ragioni per cui si disfaceva oggi quello che si era deciso poco meno di due anni fa, fugando i dubbi legati a un debito enorme, 80 mila miliardi di vecchie lire, con le conseguenti preoccupazioni in merito al mantenimento dei livelli occupazionali e alla tutela dei piccoli imprenditori, ebbene, credo che tutto questo polverone non sarebbe stato sollevato.
È vero, esiste una zona grigia nel paese. Ma la cosa che ci lascia perplessi è che questa zona grigia sembra oggi lambire anche parte di quello stesso sistema economico dal quale arriva la denuncia. Se la politica ha certo il dovere, in modo fermo e rispettoso, di arrestarsi di fronte alle dichiarazioni di un'azienda che afferma di essere essa stessa parte lesa di quella sorta di Spectre delle intercettazioni illegali, che pure, come una metastasi, si era strutturata ed organizzata all'interno di Telecom stessa, al punto di lavorare per anni, indisturbata, contro la libertà dei cittadini, è anche vero che molto contribuirebbe a dissipare questa zona grigia una grande operazione di trasparenza e di pulizia, non quella che compete allo Stato, che con tempestività e con grande coerenza e fermezza è già intervenuto per quanto di propria competenza, ma quella che compete ai massimi vertici industriali: il livello e la qualità della democrazia e del confronto nel nostro paese se ne gioverebbero senz'altro in larga misura.
In conclusione, signor Presidente, le vogliamo dire che per primi ritenevamo che questo dibattito e questi chiarimenti fossero assolutamente indispensabili e non rinviabili da parte del Governo. Le siamo, quindi, grati delle parole - e lo voglio dire con orgoglio e con forza - di verità che lei oggi ha pronunciato in quest'aula, ma soprattutto di un'informativa decisa e determinante non solo e non tanto sulla vicenda economica di Telecom, ma, più in generale, sulle politiche industriali di questo Governo e sulla necessità che lei stesso ha riaffermato di tutelare gli interessi pubblici legati alla avvenuta privatizzazione delle grandi reti infrastrutturali e telematiche del nostro paese.
Questi erano i veri problemi da affrontare. Queste le risposte che il Presidente del Consiglio ha dato a quest'aula. Purtroppo, abbiamo dovuto, ancora una volta, constatare che l'opposizione, asservita quasi sempre ad una concezione della politica puramente strumentale, ha finito, ancora una volta, per tradire il ruolo e le funzioni stesse che in una democrazia competono all'opposizione, dimostrando - e lo rileviamo con amarezza - che di tutti questi temi di cui oggi abbiamo parlato all'opposizione non interessava assolutamente nulla: lo ribadisco, non gliene interessava assolutamente nulla!
Ciò che stava a cuore all'opposizione qui, oggi, era dar vita, sulla base di presupposti inesistenti e relativamente ad un fatto totalmente irrilevante ed insignificante, ad una sorta di siparietto mediatico ai danni del Governo.
Noi, signor Presidente del Consiglio, lasciamo interamente a loro questa sterile ed a tratti offensiva polemica. Noi saremo e siamo sempre al suo fianco nel porre in primo piano i problemi veri del paese, gli interessi generali dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Apprezziamo, innanzitutto, la sua decisione, signor Presidente del Consiglio dei ministri, di venire in Parlamento a riferire su tutta la complessa vicenda della Telecom. Noi, come gruppo della Rosa nel Pugno, siamo stati tra i primi a chiedere che il Governo venisse in Parlamento e che fosse lei,Pag. 57signor Presidente del Consiglio dei ministri, ad offrire i chiarimenti da più parti invocati.
In tutta questa vicenda, è necessario ammetterlo, sono state commesse leggerezze, vi è stato qualche sbandamento e vi è stato anche qualche vero e proprio errore.
Si è diffusa l'impressione, che ha avuto riflessi nella stessa opinione pubblica internazionale, che ci trovassimo di fronte ad un'ingerenza del Governo nella gestione dei progetti industriali di un'impresa come la Telecom. Tutto ciò è dovuto alla diffusione del cosiddetto piano Rovati, da cui lei, signor Presidente del Consiglio dei ministri, ha più volte preso le distanze e qui ha dato una chiara impostazione. È stato, quindi, opportuno che il dottor Rovati abbia fatto un passo indietro.
Non vedo alcuno scandalo se il Presidente del Consiglio è chiamato a spiegarsi meglio di fronte ad una situazione che non ha brillato per trasparenza. Chiarimenti di diverso tipo e di maggiore gravità, del resto, li ha dovuti fornire persino il Papa, senza che ciò comportasse una perdita della sua autorevolezza. Non capisco proprio perché sia considerato un fattore sconvolgente se quello chiamato a dare chiarimenti è il Capo del Governo.
Quanto lei ha detto, signor Presidente del Consiglio dei ministri, ci rassicura perché ha sgombrato il campo da equivoci e ha così contribuito a contrastare la campagna martellante ed ossessiva condotta da settori dell'opposizione, soprattutto per mettere sotto accusa lei, signor Presidente del Consiglio dei ministri, e quindi tentare nuovamente di dare una spallata al Governo. Ciò è comprensibile, meno comprensibili sono le lezioni proprio sul terreno della distinzione tra economia domestica e Stato: questo lo dico riferendomi alla situazione del partito nel quale milita il professor Tremonti, poiché Berlusconi è, in qualche modo, il simbolo e l'emblema di una commistione tra questi due aspetti.
Ripeto qui quanto abbiamo già detto tante volte: il problema non era Prodi e non è Prodi, e non è neppure quello di un duello tra il Presidente Prodi e il dottor Tronchetti Provera. La principale questione è, invece, l'orientamento del Governo sul futuro delle telecomunicazioni in Italia.
In tutta questa vicenda, è sembrato che il Governo volesse procedere con la testa rivolta all'indietro, in controtendenza rispetto ai processi da tempo avviati, rivolti ad affermare privatizzazioni e liberalizzazioni, cosa che lei qui ha smentito nettamente affermando una ben diversa concezione dei rapporti tra Governo e mercato.
Michele Salvati, proprio oggi, su Il Corriere della Sera, ha osservato che due fantasmi si aggirano per le stanze dei ministeri economici di mezza Europa: il fantasma della proprietà pubblica e quello della proprietà nazionale. Si aggirano soprattutto da noi; erano già presenti con il Governo di centrodestra e sono puntualmente tornati con quello di centrosinistra.
Ieri, il nuovo presidente della Telecom, il professor Guido Rossi, nella sua audizione presso le Commissioni riunite trasporti della Camera e lavori pubblici del Senato, ha detto - con il tono di un altolà di fronte ad un pericolo incombente - che non intende assistere passivamente ad una nuova, sia pur larvata, nazionalizzazione dell'impresa. Si possono considerare eccessive queste preoccupazioni.
Tuttavia, in un paese come l'Italia - dove non c'è solo il veterostatalismo a sinistra, ma anche nell'opposto schieramento si annidano colbertisti, corporativisti e destra sociale - simili timori possono avere qualche fondamento. Qui non dobbiamo certo fare un confronto sull'intervento pubblico nel corso della storia d'Italia, rispetto al quale non mi sento affatto di dare un giudizio sommario e negativo, poiché lo Stato ha avuto spesso un ruolo utile nella ricostruzione del paese. Semmai, il limite è stato quello che si riferisce non tanto allo Stato, ma all'invadenza dei partiti nello Stato e nella vita delle imprese pubbliche. Si tratta, invece, di dire con chiarezza che, di fronte alle sfide della globalizzazione e nel quadro dell'Unione europea, quel capitolo è ormai chiuso.Pag. 58Oggi dobbiamo puntare innanzitutto sul valore della concorrenza per riuscire a dare una spinta allo sviluppo del nostro paese. La concorrenza è necessaria per assicurare un corretto funzionamento del mercato, che non è il far west, ma un'istituzione dotata di regole, ispirata a principi di trasparenza, sottoposta a controlli da parte di autorità indipendenti.
Solo così si potrà trasformare il capitalismo italiano, troppo spesso chiuso ed arroccato in piccole dimensioni, piuttosto refrattario alla competizione, caratterizzato da una forte impronta familiare e da una mai completamente abbandonata vocazione ad essere assistito dallo Stato. La concorrenza deve essere assicurata difendendone i presupposti, che nel campo delle comunicazioni vedono nell'accesso alle reti un aspetto fondamentale. Le reti sono un bene comune, ma ciò non implica affatto che siano di proprietà dello Stato; possono essere private, ma devono essere gestite sulla base di regole liberali che evitino qualsiasi tentazione monopolistica. Così si pone la questione in Italia, come negli altri paesi europei. La soluzione da dare alle reti non ha, quindi, nulla a che vedere con le tentazioni di tornare indietro e di rinazionalizzare la Telecom, cosa che va nettamente esclusa, ma con l'esigenza di assicurare la concorrenza.
Tutta questa vicenda ci fa comprendere come siano stati commessi errori quando le privatizzazioni non sono state accompagnate dalle liberalizzazioni, con il rischio fondato che i monopoli pubblici diventassero monopoli privati, e ci fa cogliere i limiti di situazioni nelle quali le imprese pubbliche sono state caricate dei debiti contratti per comprarle. Pare proprio che settori del capitalismo italiano abbiano fatto concorrenza allo Stato nella corsa ad un indebitamento davvero eccessivo. Il Governo deve muoversi parlando il linguaggio delle regole - e il Presidente del Consiglio su questo punto è stato assolutamente chiaro -, regole che devono essere il presidio di un libero mercato. L'opacità, le manovre occulte, gli intrighi sono l'opposto di un libero mercato, nel quale devono essere tutelati gli azionisti, i lavoratori, ma, anche e soprattutto, i consumatori, che sono, poi, tutti i cittadini.
Scoprire che all'interno della Telecom esisteva un centro di ascolto che intercettava illegalmente migliaia di persone non può che suscitare un allarme gravissimo sulla nostra vita democratica e, specificatamente, sull'efficacia dei controlli soprattutto all'interno di imprese nevralgiche per la comunicazione. Quello delle intercettazioni è un capitolo a parte di tutta questa vicenda, ma non è, certamente, un capitolo secondario. Il Governo si è mosso tempestivamente per tutelare la privacy dei cittadini. A questo proposito, devo osservare al Presidente del Consiglio che, forse, è necessario regolare meglio il traffico e la circolazione delle idee tra i ministri, perché spesso votano in Consiglio dei ministri in un modo, escono dal Consiglio dei ministri e dichiarano di essere contrari a ciò che hanno votato, poi minacciano di non votare in Parlamento per ciò che hanno votato in Consiglio dei ministri e, alla fine, votano naturalmente per disciplina nel Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno). Quindi, abbiamo bisogno, certamente, di un aggiustamento nella maggioranza e nel Governo.
Su questo tema, il Parlamento dovrebbe intervenire e promuovere la costituzione di una Commissione di inchiesta sulle intercettazioni telefoniche, non sul caso Telecom, ma sul fenomeno in generale.
Tutta questa vicenda deve portare non a celebrare in quest'aula un processo né al Governo né a chi ha guidato fino a poco tempo fa la Telecom, ma a riflettere sul futuro ed a contribuire alle decisioni che sono necessarie. In Italia abbiamo bisogno di un vero e proprio salto di qualità, accrescendo la nostra competitività e incrementando le risorse per l'istruzione e la ricerca: questa è la sfida che ci attende.
Il Governo ha come imminente e fondamentale banco di prova la legge finanziaria. Mi dispiace dirlo, ma in tutta questa delicata questione - come pure è avvenuto sul tema delle comunicazioni - ho registrato nel centrosinistra un riformismoPag. 59debole e spesso scolorito. Spero sia un'impressione che presto venga fugata.
Lei, signor Presidente del Consiglio, non è solo il leader dell'Unione, ma è stato indicato da circa quattro milioni di elettrici e di elettori, alle primarie del centrosinistra, come il generale in capo dei riformisti. È da lei, quindi, che ci attendiamo non solo scelte coraggiose ed innovative, sul futuro delle comunicazioni e sulla tutela del valore della concorrenza e del mercato, ma anche un suo impulso forte sul terreno della ricerca e dell'istruzione. Non vorremmo leggere nella legge finanziaria che le spese sono diminuite; vorremmo leggervi che le spese sono aumentate, in sintonia con l'Agenda di Lisbona. Noi la vogliamo impegnato contro ogni corporativismo, contro ogni forma e pretesa monopolistica e oligopolistica.
Per tale motivo, in occasione di questo dibattito parlamentare, pur avendo avanzato apertamente alcune critiche, come si fa tra amici, vogliamo riconfermarle - e ci creda, signor Presidente del Consiglio, senza alcuna riserva - la nostra piena fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e de L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.
OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, colleghi, il Presidente Prodi è qui intervenuto in merito alle vicende Telecom che hanno agitato queste ultime settimane. Bene, perché alla campagna indegna delle destre occorreva pur reagire. Ed è stato fatto in modo adeguato. Condividiamo e manifestiamo piena solidarietà al Presidente del Consiglio e al Governo.
Vorrei approfittare di questa circostanza non per discutere delle sciocchezze agitate dalla destra, ma per svolgere alcune considerazioni su un tema che giudico cruciale: quello del destino industriale del nostro paese. Ciò approfittando proprio della circostanza che, per primo, il Presidente Prodi si è soffermato sul passato (le cose già fatte) e sul futuro (le cose che dobbiamo ancora fare).
È bene ripetercelo: parliamo di settori strategici dell'economia, ossia telecomunicazioni, trasporti ed energia, il futuro dell'Italia. Su questo credo vi saranno anche opinioni diverse tra noi, che è bene vengano conosciute dall'opinione pubblica e dal Parlamento.
Negli anni passati abbiamo assistito ad una quasi generalizzata «ubriacatura» iperliberista alla quale, spesso, il più delle volte isolatamente, non abbiamo partecipato. Ritenevamo e riteniamo sbagliata, dannosa per il paese, miope economicamente l'idea che le privatizzazioni dovessero riguardare anche e soprattutto i settori strategici dell'economia, quelli che rappresentano l'asse portante, che sono il volano anche di tutti gli altri segmenti dell'industria e dell'economia medesima. Lo ripeto: telecomunicazioni, trasporti, energia.
I fatti, purtroppo, ci stanno dando ragione. La privatizzazione come ideologia - anzi, come dogma - ha contagiato, ahimè, molti - troppi - anche a sinistra; quasi un furore contro il ruolo dello Stato, del pubblico in economia. E chi si opponeva, come noi, alle privatizzazioni veniva e ancora viene descritto come un nostalgico del passato, seguace di un'idea dell'economia da socialismo reale. Opporsi alle privatizzazioni sembrava opporsi al futuro.
È accaduto esattamente il contrario. È accaduto, infatti, che gli effetti delle privatizzazioni - è sotto gli occhi di tutti - hanno creato un disastro nell'economia reale del paese, sotto tutti i profili. Basti pensare ai trasporti: disservizi, spaventosi indebitamenti, massicci licenziamenti, pericoli serissimi di ulteriori tagli al personale (tanto è vero che i dipendenti Telecom, più di ottantamila, stanno per scendere in sciopero) e, da ultimo, certo non in ordine di importanza, incursioni criminali di eccezionale gravità, come nel caso della colossale rete di intercettazioni illegali presso Telecom!
Danni ai lavoratori, dunque, danni ai risparmiatori che hanno investito in azioni di queste aziende privatizzate (che sono crollate), danni agli utenti, che si ritrovanoPag. 60servizi il più delle volte pessimi, danni al paese. Chi paga? Pagano tutti, tranne gli alfieri di questo capitalismo straccione edificato con l'acquisto di aziende che sono state privatizzate - senza capitali, ma con tanti debiti -, magari per poi rivendere le aziende medesime ad aziende estere. Società estere, come sanno bene i signori del Governo, stanno scalando, uno ad uno, i settori più importanti dell'economia italiana.
Nei grandi paesi industriali europei, dove non mi risulta che ci siano economie del socialismo reale, è accaduto il contrario: è bene ricordarlo. Le reti, cioè il settore più strategico per il futuro, quello della comunicazione e della conoscenza, in Gran Bretagna, patria del liberalismo, sono di proprietà dello Stato. In Francia ed in Germania, non nella Russia dei soviet, in paesi a capitalismo avanzato, ad economia capitalistica, le telecomunicazioni sono pubbliche.
Allora, cosa c'è di scandaloso in quello che chiediamo noi, qui in Italia? Qui da noi si è stati più realisti del re! Pensate che in Italia esiste addirittura - l'abbiamo scoperto anche nel dibattito odierno - una corrente di pensiero secondo la quale, oltre ad uscire dall'economia, lo Stato, rappresentato dal legittimo Governo, non avrebbe il diritto di intervenire quando si discute del destino della più grande azienda italiana, cioè Telecom. Ebbene, io credo sia venuto il momento di dire con chiarezza - perché non se ne può più! - una parola di verità. Il Governo non ha il diritto di intervenire: il Governo ha il dovere di intervenire quando si tratta di settori strategici per l'economia e con circa 90 mila posti di lavoro in gioco. Ha il dovere di intervenire tanto più quando un gruppo dirigente privato - ripeto, della più grande azienda italiana -, di colpo, contraddice tutto ciò che si sta facendo nel resto del mondo nel campo delle comunicazioni, separando, cioè, la rete fissa dalla telefonia mobile, mentre per anni il medesimo gruppo dirigente privato di Telecom aveva sostenuto che il futuro del settore sarebbe stato rappresentato dalla connessione. Un evidente sotterfugio per vendere all'estero: prendi i soldi e scappa!
Il rischio è concretissimo: come stava accadendo per le autostrade, il ramo d'azienda della telefonia mobile rischiava e rischia di essere acquisito da aziende non italiane, con il brillante risultato che l'Italia, il paese con il più alto numero di telefoni cellulari al mondo, sarebbe stata l'unico paese a non avere nemmeno un gestore italiano nel settore della telefonia mobile. Terra di conquista: ecco cosa siamo diventati!
Ci viene addebitato, ci viene rimproverato che abbiamo nostalgia dell'IRI. Badate: rispetto a questa classe dirigente imprenditoriale dell'Italia, che non sa fare il proprio mestiere di imprenditore (perché di questo stiamo parlando) e che non di rado agisce in spregio assoluto delle leggi italiane - rispetto a quello che è accaduto, sì! -, noi pensiamo si debba operare una netta inversione di tendenza. La sfida è quella di dimostrare che il pubblico può funzionare come e meglio del privato; e, nei settori strategici dell'economia, tanto più si dovrebbe sterzare verso nuove e moderne forme di partecipazione o di controllo da parte dello Stato e - perché no? - anche attraverso la Cassa depositi e prestiti.
Discuteremo degli strumenti, con il Governo e con la nostra maggioranza, ma l'opinione dei Comunisti Italiani è che la politica italiana - lo ripeto: la politica - non possa assistere inerte allo smantellamento e alla sottrazione delle aziende da cui dipende il futuro del nostro paese, tutte edificate con soldi pubblici e poi privatizzate, con enormi arricchimenti personali di pochissimi e danni gravissimi per tutti gli altri, ad iniziare dai lavoratori.
Le privatizzazioni - so che questo è un tema di discussione anche all'interno del centrodestra - hanno evocato forze che il fragile, provinciale e debolissimo sistema economico e finanziario italiano non è stato in grado di gestire o di controllare, come gli apprendisti stregoni.
È tempo di porvi rimedio. Lo ripeto: è tempo di porvi rimedio e di ristabilire il primato della politica sull'economia, ilPag. 61controllo del pubblico sul mercato, non attraverso forme vecchie di partecipazione statale, perché il destino di questo paese dipende da quei settori dell'economia se non sarà la politica a governare quei settori. Badate: il mercato selvaggio sta procurando, come si è visto, solo ingentissimi danni.
È tempo di porvi rimedio, di salvare ciò che ancora può essere salvato - lo ripeto -, almeno nei settori strategici delle telecomunicazioni, dell'energia e dei trasporti, affinché non più il sonno della ragione generi altri mostri (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, vorrei esprimere, innanzitutto, il mio apprezzamento per l'informativa del Presidente del Consiglio Prodi ed esprimere anche la nostra censura rispetto al comportamento indecoroso che si è tenuto all'inizio dei lavori pomeridiani dell'Assemblea.
Telecom Italia: 85 mila lavoratori e 41 miliardi di euro di debito che, alla fine dell'anno, secondo l'attuale presidente di Telecom, Rossi, scenderanno a 38 miliardi. Eppure, Telecom Italia agli inizi degli anni Novanta era un'azienda sana e forte.
Oggi, noi Verdi, in diretta televisiva, ci rivolgiamo ai consumatori-utenti, coloro i quali, in questi anni, hanno subito aumenti tariffari ingiusti, immotivati e sproporzionati, affatto legati a standard accettabili e notevolmente peggiorati in tutti i settori, piuttosto che migliorati.
Ogni anno vengono prelevati dalle tasche degli italiani 200 milioni di euro per servizi telefonici mai richiesti. In Italia - unico caso in Europa -, si paga una tassa occulta per le ricariche dei telefonini, odioso balzello che grava soprattutto sulle utenze economicamente più deboli del paese, giovani e anziani, e i cittadini che subiscono salassi a causa di un roaming internazionale per niente chiaro e trasparente: oltre un miliardo di euro sottratto alle tasche degli italiani.
Il caso Telecom deve portare ad una seria riflessione, signor Presidente, per riformare il capitalismo italiano - altro che dirigismo! -, abituato a governare con i debiti contratti dalle banche, scatole cinesi, con quote minimali che riescono sempre a prevalere rispetto alla maggioranza del capitale societario, spesso polverizzato in piccole quote detenute da milioni di risparmiatori azionisti, di lavoratori costretti a subire troppe angherie, a non contare nulla in assemblea, e aumenti tariffari spropositati a prescindere dalla qualità per servizio.
È necessaria una profonda revisione delle regole del capitalismo all'italiana, occorre rivedere le regole del modello societario, in modo da prevedere anche l'ingresso dei lavoratori e dei risparmiatori-consumatori nell'azionariato Telecom, sul modello tedesco della Deutsch Telekom.
Tronchetti acquista il controllo di Telecom ed è interessante, nella brevità dell'esposizione che farò, che gli italiani sappiano che, con il meccanismo delle scatole cinesi, in sostanza (ossia, una serie di società, in cui al vertice della catena c'è una piccola azienda che ne controlla una più grande, fino ad arrivare alla Telecom), con lo 0,8 per cento di azioni, controlla un impero attraverso la holding di Olimpia. I debiti rimangono e per ridurli la strategia è quella di vendere ed esternalizzare i lavoratori.
Negli ultimi due anni, gli azionisti hanno visto il valore delle loro azioni ridursi della metà. Noi Verdi crediamo che sia necessario un nuovo piano industriale per rilanciare una grande azienda e rivedere gli assetti societari, coinvolgendo i soggetti finora esclusi, che hanno dovuto subire scelte sbagliate, ossia lavoratori e consumatori, utenti e risparmiatori, in un grande progetto fin ad ora inedito di public company.
In questa vicenda appare chiaro quanto Telecom sia strategica per il paese, per il futuro lavorativo e di vita di 85 mila lavoratori, nonché di milioni di utenti e, cosa importante, per la sicurezza nazionale. L'importanza di quest'ultima è dimostrataPag. 62dai fatti di alcuni giorni fa, che hanno portato all'arresto di molte persone, tra cui il capo della sicurezza Telecom, per le cosiddette intercettazioni illegali. Dipendenti Telecom, sindacalisti, la politica, il mondo della finanza sono stati intercettati. Il nuovo presidente Telecom, Guido Rossi, dice che l'azienda è parte lesa in questa vicenda. Noi Verdi sosteniamo che parte lesa sono i lavoratori e i dipendenti spiati, e penso che nei loro confronti l'azienda debba prevedere azioni risarcitorie. Chiediamo al Governo e al ministro della giustizia di avviare indagini sulla presenza nelle altre gestioni di telefonia mobile di apparati di intercettazioni e di acquisizioni di dati della vita di cittadini italiani.
Vogliamo sapere, signor Presidente del Consiglio, se i nostri servizi hanno pianificato in Italia il controllo delle comunicazioni collocando uomini come Tavaroli in altri enti gestori. Su questo vogliamo un'immediata risposta e che si apra un'indagine: ecco perché chiediamo alcune modifiche al tempestivo e condiviso decreto sulle intercettazioni illegali, per individuare i mandanti e consentire agli intercettati, a partire dai dipendenti Telecom, di chiedere un risarcimento.
Non sfuggirà al Parlamento - lo voglio dire proprio in questa sede, perché penso sia doveroso - ed è ben chiaro agli italiani che, se oggi siamo riusciti a scoprire un attentato alla democrazia pari a quello della P2, è grazie alla capacità d'inchiesta di giornalisti come D'Avanzo e Bonini: senza quell'inchiesta, gli italiani non avrebbero mai conosciuto i fatti. Ciò dovrebbe farci riflettere sul ruolo dei nostri servizi, sui sistemi di controllo democratico e sul ruolo del precedente Governo rispetto a queste operazioni dei servizi italiani. Noi riteniamo non più sufficiente le semplici dimissioni dei vertici dei servizi, ma occorre un'inevitabile sostituzione dei vari capi divisione.
Alla luce di quanto esposto, è stato per noi chiarissimo sin dall'inizio che il suo intervento, signor Presidente del Consiglio, è stato puntuale e rigoroso, nel bene del paese e degli interessi generali. Il consiglio di amministrazione, l'11 settembre - bruttissima data -, ha deciso di avviare questo scorporo, con rischi gravi sul futuro dell'azienda, dei livelli occupazionali dei lavoratori e della sicurezza nazionale, come ho detto prima. Non è stato, il suo, un intervento di dirigismo, un'intromissione nelle scelte dell'azienda, come importanti quotidiani economici hanno scritto e qui qualcuno dell'opposizione ha voluto e vuole far credere al paese. Il suo è stato un intervento - come dicevo prima - a difesa degli interessi generali del paese.
Il Governo non può rinunciare alla sua funzione regolatrice e non può guardare passivamente al fatto che la più grande azienda di telecomunicazione sia terra di selvaggia conquista. È in gioco la democrazia del paese e sarebbe stato gravissimo, signor Presidente, se lei non fosse intervenuto. Non sfuggirà poi che l'acquisizione di Telecom può aprire un versante inedito ed allarmante nel controllo delle telecomunicazioni e delle informazioni, a partire anche dalla carta stampata. Chi sono gli interessati a realizzare simili operazioni politico-finanziarie? Murdoch? Mediaset? Non lo sappiamo, ma certamente il Governo deve essere controllore per impedire che il pluralismo in questo paese sia ferito e che i consumatori italiani non siano tutelati.
Poco fa, signor Presidente, l'onorevole Tremonti e l'onorevole Fini hanno detto che a Palazzo Chigi c'è una banca d'affari. Noi Verdi diciamo che è vero, c'è stata una banca d'affari a Palazzo Chigi, ma è stata chiusa col voto degli italiani il 9 e il 10 aprile scorsi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo)! Oggi è necessario avviare un'operazione-verità. Per anni, la destra ha governato e ha avuto belle facce di bronzo! Infatti, aveva un Presidente del Consiglio che non poteva partecipare e non si poteva sedere perché, ogni volta, era così forte il conflitto di interessi che sulle questioni della finanza, delle assicurazioni, delle società di costruzioni non avrebbe mai dovuto partecipare!
Questo è stato il grave problema del paese; e hanno avuto la faccia di bronzo di venire in Parlamento a dichiarare chePag. 63esisterebbe una banca d'affari! Tutt'altro: si sta esercitando la funzione importante e fondamentale di tutela degli interessi generali del paese!
Concludo, quindi, dichiarando, signor Presidente del Consiglio, che i Verdi la ringraziamo per l'informativa da lei testé svolta e per il ruolo primario che sta riconoscendo al Parlamento - il che non era mai accaduto nella precedente legislatura -, e la invitano a continuare nel lavoro intrapreso (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabris. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente del Consiglio, noi la ringraziamo per l'informativa oggi resa alla Camera dei deputati.
L'unico elemento certo sulla vicenda che stiamo oggi discutendo è che ci saremmo potuti sicuramente risparmiare questo dibattito; una discussione che l'opposizione ha preteso, ha voluto, protestando a lungo pur di averla e che oggi, come possono osservare quanti ci seguono da casa, la stessa opposizione diserta.
In realtà, i problemi veri del paese sono altri: sullo scenario internazionale, permane la minaccia terroristica, testimoniata dal lutto e dal dolore causati dal nuovo sangue versato dai nostri soldati in Afghanistan e dall'impegno cui è chiamato il nostro contingente nel Libano ed in tante altre parti del mondo; sul fronte economico, si pongono, per l'economia, le famiglie e le imprese, le difficoltà connesse alla ripresa, che dovranno trovare risposte nella definizione della legge finanziaria - condivisa perché condivisibile -, che presto dovremo varare; sul piano sociale, infine, si pone il problema della violenza e della criminalità diffusa, che spaventano sempre più le persone.
Insomma, non mancano certamente i temi sui quali confrontarci; invece, siamo chiamati ad usare il nostro tempo per dibattere su una questione che sarebbe stata evitabile se vi fosse stato un po' meno eccesso di protagonismo personale, da una parte, e, dall'altra, l'alimentazione, fatta ad arte - da parte dell'opposizione -, di una bufera scatenata sul caso Telecom.
Si è trattato, invero, di una bufera che è servita a coprire i contrasti interni alla Casa delle libertà, ancora confusa dopo la sconfitta elettorale: una confusione resa evidente, proprio nei giorni precedenti l'11 settembre - data del famoso consiglio di amministrazione che doveva dare il via alla riorganizzazione di Telecom -, dai contrasti manifestatisi sulla missione in Libano, sulle nomine RAI, sulla guida della Casa delle libertà, tra Berlusconi ed i suoi alleati. Quelli erano i giorni in cui, a Gubbio, al convegno di Forza Italia, Berlusconi minacciava di non esprimere un voto favorevole insieme alla maggioranza né sulle nomine RAI, né sulla missione in Libano; missione che, peraltro, per come è nata in ambito ONU, ha nuovamente conferito un ruolo internazionale all'Italia. Facevano adirare le affermazioni del presidente Berlusconi, il leader dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), mentre poi tutti insieme approvavamo le proposte della maggioranza. Erano i giorni in cui la Lega, a Venezia, dichiarava conclusa l'esperienza della Casa delle libertà; erano i giorni in cui molti, forse troppi e troppo fiduciosi nelle proprie forze, si candidavano alla successione alla guida della Casa delle libertà.
Il caso Rovati, come si è voluto definirlo, sarebbe allora dovuto servire all'opposizione, certo in maniera illusoria e momentanea, per fare sparire tutto ciò dalla scena. Per ottenere tale risultato, si voleva dare l'idea che, a Palazzo Chigi, sedesse addirittura un comitato d'affari. La pochezza - consentitemi di esprimermi in tal modo - degli interventi oggi sentiti, dall'ex ministro Tremonti all'onorevole Fini, dimostra l'infondatezza di quel teorema.
In ogni caso, è incredibile: per cinque anni, durante i Governi della Casa delle libertà, a Palazzo Chigi è andato in scena il più grande conflitto di interessi mai visto in una democrazia occidentale (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur)...Pag. 64che ha avuto come protagonista l'uomo più ricco d'Italia, nonché Presidente del Consiglio, ed ora si vorrebbe far credere che, dopo appena tre mesi di Governo, già funzioni a pieno regime, a Palazzo Chigi, addirittura una banca d'affari! Capisco la polemica, ma francamente mi sembra una forzatura eccessiva.
Guardiamo dunque ai fatti. Come ha ricordato il Presidente Prodi, è ovvio che il destino del più grande gruppo di telecomunicazioni del paese, con 85 mila dipendenti, di proprietà pubblica solo fino a qualche anno fa e rispetto al quale i nuovi proprietari, al momento del suo acquisto dallo Stato, si erano impegnati su alcuni punti di interesse nazionale, rientri tra le questioni che devono interessare il Governo; se non altro, con riguardo al futuro dei dipendenti, al controllo delle reti cui tutti i gestori dovrebbero poter accedere, al futuro del ruolo dell'Italia nel mondo nel settore strategico delle telecomunicazioni.
Lo stesso nuovo presidente di Telecom, Guido Rossi, ieri, nell'audizione informale svoltasi alla Camera dei deputati in sede di Commissioni riunite IX (Trasporti) della Camera e 8a (Lavori pubblici) del Senato, ha dichiarato di ritenere assolutamente normale, e anzi utile, che il Governo ed il Parlamento si interessassero delle sorti di un settore strategico dell'economia del paese quali sono le telecomunicazioni, come è comprensibile - continuava Rossi - che le aziende cerchino un dialogo ed un confronto con l'esecutivo, specialmente quando le loro strategie hanno implicazioni internazionali.
Nessuno scandalo, dunque, se il Presidente del Consiglio si è confrontato con l'allora presidente di Telecom su questi scenari di riorganizzazione del gruppo, fermo restando che, come ricordava ieri il presidente Guido Rossi - il quale, in verità, non è stato molto chiaro su cosa egli intende fare per Telecom in futuro -, siamo d'accordo sul fatto - come lo stesso Rossi diceva - che le imprese hanno diritto a veder pienamente salvaguardata la loro autonomia di gestione.
Cos'è successo, dunque? I fatti sono chiari. Come ha ricordato il Presidente Prodi, nei due incontri da lui avuti con Tronchetti Provera in settembre, erano stati tenuti nascosti al Governo i piani dell'azienda. Domanda: perché? Penso che l'ex presidente di Telecom volesse davvero usare il Governo per coprire le difficoltà gestionali su cui, a luglio, si è tanto discusso.
Sarà interessante capire come la vicenda - ancora oscura - dei dossier Telecom, oggetto di indagine della magistratura, ma di cui eravamo già tutti informati dalle inchieste giornalistiche che vi erano state nei mesi precedenti, basati anche su intercettazioni illegali, si intrecci con quelle «pressioni da fare sul Governo» di cui parla il dottor Tronchetti Provera nei verbali del consiglio di amministrazione di Telecom dell'11 settembre scorso.
È interessante notare come il nuovo presidente Guido Rossi, ieri, in questa sede, abbia al tempo stesso confermato la volontà di andare avanti con il piano di Tronchetti Provera e che nulla, per il momento, è stato ancora deciso. Anzi, lo stesso Rossi ci ha spiegato che va tutto bene in quel gruppo, che vi sono utili, che l'indebitamento finanziario non è un problema, che la fusione di soli due anni fa tra TIM e Telecom ha fatto risparmiare oltre un miliardo di euro al gruppo stesso. Per questo, allora non si capisce perché, se andava tutto bene, l'ex presidente Tronchetti Provera volesse tornare a dividere TIM da Telecom e addirittura venderne alcuni asset.
Dico tutto ciò perché quello di cui stiamo discutendo non può banalmente venire ridotto, per puro gusto della polemica, al caso Rovati. Vi è ben altro su cui dovremo discutere, ossia il futuro delle telecomunicazioni, il futuro del più grande gruppo italiano del settore, in questo paese e nel mondo, a partire da quanti lavorano in tale settore, per evitare che tutto si riduca a manovre speculative e finanziarie prive di respiro - quello sì - di impresa. Anche per tali ragioni, il piano di ristrutturazione del gruppo Telecom inviato daPag. 65Rovati al consigliere economico del presidente Tronchetti Provera è stato un errore. Noi lo giudichiamo un errore doppio nel momento in cui il Presidente Prodi ha detto, come ha riferito in quest'aula, di non essere stato nemmeno informato, e tutto ciò mentre pubblicamente lo stesso Presidente Prodi bocciava le proposte di smembramento del gruppo.
Le difficoltà in cui il dottor Rovati, persona amica e che noi continuiamo a stimare, ha messo il Governo gli sono costate il posto e devo dare atto della correttezza, in questo caso, del suo comportamento, che certo non ha eguali, quando in passato simili vicende sono capitate a Palazzo Chigi. Ma il danno di immagine per un premier che non sa ciò che fa il proprio consigliere economico ormai era fatto. Per il futuro, si dovranno evitare simili errori, che danno un'idea non giusta della nostra coalizione.
L'Unione non ha una visione interventista dello Stato in economia, come ha ribadito in quest'aula, oggi, il Presidente Prodi. I Governi di centrosinistra sono quelli che hanno avviato le liberalizzazioni in questo paese. Noi siamo quelli che sostengono il decreto Bersani sulle liberalizzazioni e sul riassetto industriale. Come si può essere accusati, nello stesso momento, di volere due cose tra loro contrarie? Come si fa, cioè, a dire che noi saremmo statalisti, vorremmo le nazionalizzazioni e, al tempo stesso, sostenere che abbiamo svenduto i «gioielli di famiglia», quando abbiamo ceduto ai privati, con i nostri passati Governi, le autostrade, le banche, le ex partecipate dello Stato, la telefonia, sottomettendo al diritto privato le Ferrovie dello Stato, l'Alitalia, l'ANAS ed altro? Aver, dunque, prestato il fianco, a causa di un'iniziativa personale, alle accuse - interne e sui mercati internazionali - di volere una politica economica capace di condizionare il mercato non corrisponde al vero, anche se ha danneggiato la credibilità della maggioranza che, nel proprio programma elettorale, non parla certamente di ciò.
Pensavamo, a dire il vero, che le dimissioni del consigliere economico del Presidente Prodi sarebbero bastate a chiudere la vicenda. Ci spiace notare, invece, che la Casa delle libertà ha tenuto, su tale argomento, un atteggiamento eccessivamente polemico ed irresponsabile. Nemmeno l'esplodere dello scandalo delle intercettazioni illegali, in cui sono coinvolti ex dipendenti Telecom, con gli aspetti inquietanti riguardanti la possibilità che tali atti illegali si volessero usare anche per tutelare economicamente e societariamente il gruppo, ha fermato l'opposizione, che pure sostiene il decreto-legge, voluto venerdì dal Governo per bloccare quei dossier illegali.
La Casa delle libertà, se ha davvero amore per questo paese, deve assumere un atteggiamento responsabile che guardi alla sostanza delle cose, al futuro di questa azienda. E per fugare i dubbi di un eccesso e di un'inutile polemica non basta che Berlusconi rassicuri che Mediaset non è interessata a Telecom.
In conclusione, mi permetto di dire che la prima lezione da trarre dalla vicenda è dunque quella che il Governo dell'Unione deve agire nel campo dell'economia nel pieno rispetto del suo programma elettorale dove abbiamo promesso il risanamento dei conti pubblici ed il rilancio dell'economia, ma senza politiche economiche neo-stataliste. In questo ambito, dobbiamo valutare se per Telecom vi sia un futuro industriale. Siamo stati accusati di rimpiangere le partecipazioni statali, i tempi della SIP e della STET. Non è così; come ha ripetuto il Presidente Prodi, non abbiamo mai pensato che si debba costituire una nuova IRI per gestire le aziende decotte. Nessuno rimpiange i tempi dell'intervento pesante dello Stato in economia, anche se molta industrializzazione del paese è stata fatta così. Quello che è certo è che a quell'epoca, ad esempio, la SIP aveva piani di sviluppo ambiziosi, interni ed internazionali. Vorremmo capire se quelle prospettive esistono ancora oggi.
Sì, è vero che Telecom è un'azienda privata e, dunque, lo Stato, il Governo non devono dare indicazioni ma, visto che la telefonia è un servizio pubblico, è benePag. 66che la politica vigili perché non vi siano contraccolpi per i cittadini e per le migliaia di piccoli azionisti che hanno creduto in questo progetto.
PRESIDENTE. Deputato Fabris, concluda.
MAURO FABRIS. Concludo, Presidente. Da ultimo, quello che a noi interessa dire è che dalla vicenda Telecom se non altro esce un'indicazione: è giunto il tempo di riconsiderare le cosiddette privatizzazioni fatte in Italia negli anni Novanta e seguenti. Nessuno sogna il ritorno, come detto, ad un intervento pesante dello Stato in economia, ma è giusto che si consideri come il Governo e il Parlamento possano garantire effettivamente il miglioramento dei servizi, l'abbassamento dei costi per le imprese e per le famiglie. Per come sono andate le cose finora, è evidente che tale riconsiderazione deve essere fatta (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Catone. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio dei ministri, siamo profondamente preoccupati per la situazione del mercato e dell'industria delle telecomunicazioni nel nostro paese. E, francamente, la comunicazione resa oggi dal Presidente Prodi non ha sedato le nostre preoccupazioni.
È sconcertante che siano state chiamate a gestire la situazione attuale le stesse persone già note per avere alcuni anni fa, da posti di altissima responsabilità, attuato il processo della cosiddetta privatizzazione della Telecom. Sembra incredibile ma è vero: il Presidente del Consiglio dei ministri che ha voluto e gestito la privatizzazione era Prodi e la mise in atto proprio Guido Rossi, che ora è presidente dell'azienda. Adesso quelle stesse persone e dagli stessi posti di responsabilità sembrano aver avuto l'intenzione di gestire il processo inverso, ovvero il passaggio della Telecom dalla sfera privata ad una sfera pubblica di nuova invenzione.
Vorremmo sapere che cosa è successo in questi anni. Il Presidente Prodi ha cambiato idea sulle privatizzazioni e sulle nazionalizzazioni? È tollerabile aver giocato e ora continuare a giocare con un patrimonio industriale e finanziario così grande ed importante? Dal 1997 ad oggi sono passati meno di dieci anni: dobbiamo forse concludere che in questo arco di tempo così breve si è già consumata l'esperienza italiana di transizione da un mercato monopolistico pubblico ad una situazione diversa? Se le cose stanno veramente così, vorremmo sapere quanto è costato a tutti i cittadini italiani avventurarsi in maniera evidentemente approssimativa e sbagliata verso questi nuovi lidi. Quante risorse sono state bruciate! In questo arco di tempo così breve è stato dilapidato un patrimonio in termini di soldi, ma anche un patrimonio di risorse industriali e di potenzialità di crescita e traino nel settore delle comunicazioni. Come è stato possibile tutto questo? Di chi è la responsabilità? Noi sosteniamo che la responsabilità è di Prodi e del centrosinistra. Quando poniamo queste domande non vogliamo essere fraintesi: non siamo nostalgici del passato e nemmeno di una situazione in cui la gran parte della struttura industriale italiana era nazionalizzata. Vogliamo sostenere invece la tesi che vi sono molti modi per privatizzare bene le imprese pubbliche, e che il Presidente Prodi ha scelto all'epoca il peggiore. Egli, innanzitutto, si è preoccupato di privatizzare, ma non di liberalizzare.
Una situazione di monopolio di fatto è abbastanza usuale nella realtà di aziende di proprietà pubblica, sebbene non si possa affermare che essa rappresenti la scelta ottimale. Quello che è sconcertante ed inaccettabile è che si sia passati da una situazione monopolistica pubblica ad una sorta di monopolio privato.
Non è poi tollerabile - forse questo rappresenta il fatto più grave - che il processo di vendita della Telecom sia avvenuto attraverso metodi poco trasparenti,Pag. 67cercando di formare cordate di amici con il contorno di noccioli cosiddetti duri che sarebbero stati preposti al mantenimento della struttura di controllo. Si è trattato di una catena di furberie che hanno causato la situazione attuale.
La principale colpa di quella stagione di privatizzazione è stata quella di non avere imposto dei requisiti minimi di serietà e consistenza alle società che aspiravano all'acquisto di Telecom. Faccio riferimento, in primo luogo, alla consistenza patrimoniale delle società candidate all'acquisizione e poi alla trasparenza degli assetti proprietari. Insomma, quelle privatizzazioni di dieci anni fa sono state fatte dal Presidente Prodi e sono state fatte molto male! Proprio il grave errore compiuto allora ci ha condotto all'attuale situazione!
Il Presidente Prodi in quest'arco temporale non ha trovato l'occasione per fare alcuna autocritica su quella stagione, sui criteri seguiti e sui risultati conseguiti nell'interesse del paese. Si è trattato di un atteggiamento assolutamente irrispettoso verso gli italiani tutti.
Non pago di avere combinato quel disastro, il Presidente Prodi ha pensato bene di aggravare le cose, montando in gran segreto e con pressappochismo uno schema di soluzione che gli permettesse di riprendere in sostanza il controllo della Telecom, utilizzando, anche in questo caso, i metodi usati in precedenza.
Abbiamo seguito, infatti, con grande interesse ed apprensione le vicende di queste ultime settimane e, francamente, facciamo ancora fatica a credere che il cosiddetto piano Rovati, scritto su carta intestata della Presidenza del Consiglio, sia stato semplicemente il frutto di una elaborazione estemporanea e personale dello stesso Rovati.
Stiamo dicendo che Prodi mirava ad un progetto di riappropriazione della Telecom da parte dei poteri pubblici, ma abbiamo la sensazione che non fosse squisitamente dettato da una finalità di politica economica ed industriale.
Il Presidente del Consiglio non pareva motivato da una preoccupazione per il miglioramento e lo sviluppo della telefonia nel nostro paese. La nostra sensazione, per le modalità non chiare e delle quali non è stata informata l'opinione pubblica, è che il Presidente Prodi fosse mosso, soprattutto, dall'intenzione di formare una base industriale e finanziaria di sostegno al suo Governo, a prescindere da ogni valutazione riguardante i profili dell'interesse pubblico.
Rimangono ferme a suffragare questa nostra sensazione alcune domande che abbiamo già posto in un'interrogazione parlamentare a tutt'oggi inevasa e che intendiamo qui richiamare. Vorremmo sapere innanzitutto a quanto ammonta esattamente il debito della Telecom (la stampa ci dice che esso sarebbe di circa 45 miliardi di euro). Come è possibile che si sia giunti nel corso degli anni a questo livello di indebitamento? Quali sono i motivi per cui, alcuni giorni fa, alcune banche hanno preso in carico circa il 30 per cento di Pirelli Tyre, dopo che era rientrata, da parte della proprietà, la decisione di collocare la società in borsa? Risponde al vero che, dopo l'annuncio del piano di riassetto, l'11 settembre scorso, le banche abbiano comunicato a Tronchetti Provera che non avrebbero più sostenuto l'indebitamento del gruppo? Risponde al vero che, dopo quest'ultima circostanza, la Goldman Sachs ha approntato uno schema di riassetto del gruppo Telecom, facendolo passare per la Presidenza del Consiglio dei ministri? Risponde al vero oppure no che il sottosegretario Tononi, con delega alle privatizzazioni, è tuttora o è stato fino a poco tempo fa un consulente di Goldman Sachs?
In data 5 giugno 2006, il ministro dell'economia ha ricevuto formale richiesta da parte di alcuni deputati democristiani di conoscere gli affari trattati dalla Goldman Sachs in Italia allorquando in Europa a dirigerla era l'attuale Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi.
In mancanza di tali informazioni, non sarebbe stato eticamente e politicamente corretto prevedere la cessazione, almenoPag. 68per due anni, di qualunque rapporto della pubblica amministrazione con la stessa Goldman Sachs?
Come si vede, signor Presidente, onorevoli colleghi, si tratta di domande importanti, per le quali non crediamo di avere fin qui ricevuto una risposta esauriente.
Resta la considerazione che il Presidente Prodi non può porre mano al riassetto delle telecomunicazioni dal retrobottega del suo Governo.
Abbiamo avuto la sensazione che Prodi volesse organizzare una cordata di banche e di imprenditori vicini all'esecutivo per trovare le risorse necessarie al fine di inserirsi in Telecom. Vogliamo allora domandare al Presidente Prodi quali equilibri volesse salvaguardare quando il suo consigliere Rovati ha proposto, attraverso una serie di meccanismi societari, di far accollare allo Stato una parte di Telecom. Se la Telecom è così piena di debiti, perché Prodi voleva farla tornare in mano pubblica, o meglio farla comprare da vari soggetti, tra cui principalmente la Cassa depositi e prestiti? Il Presidente del Consiglio presume di usare la Cassa come una riserva strategica del Governo? Cosa ne è stato dell'applicazione della riforma Tremonti della Cassa depositi e prestiti e qual è il ruolo che vi svolgono attualmente le fondazioni bancarie?
Si tratta di domande importanti, utili non solo per appurare i fatti, ma per mettere le basi di un tentativo atto a delineare una nuova politica di sviluppo nel nostro paese. Siamo però convinti che l'attuale Governo sia incapace di avviare questa fase e il recente grave episodio del quale ci stiamo occupando dimostra in modo inequivocabile, se mai ve ne fosse stato ancora bisogno, che il Presidente Prodi non è l'uomo per indicato per affrontare e risolvere questi problemi. Il nostro auspicio è che egli, vuoi per la situazione composita ed eterogenea della sua maggioranza, vuoi per i suoi limiti di strategia politica, dimostrati anche in questa circostanza, possa lasciare al più presto l'incarico di Presidente del Consiglio.
Il paese ha bisogno di risposte urgenti, anche sulla crisi delle telecomunicazioni e questo Governo non è in grado di darle. Non ci si può professare liberisti a giorni alterni, nel senso che il Governo non può svegliarsi per determinate categorie, sposare il principio della libertà di mercato - vedi il decreto Bersani - e in seguito tornare alle pratiche più deprecate di sottogoverno e di «irizzazione» delle grandi imprese pubbliche italiane, come se fossimo ancora al tempo del Ministero delle partecipazioni statali. Se Prodi vuole rifare un «super-IRI2» lo deve dichiarare esplicitamente al Parlamento. Chiediamo pertanto che il Parlamento sia posto nelle condizioni di poter avere adeguate informazioni per vigilare ed esercitare il proprio dovere di impulso per la conservazione e lo sviluppo di un patrimonio industriale così importante per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bezzi. Ne ha facoltà.
GIACOMO BEZZI. Signor Presidente del Consiglio, colleghi, il caso Telecom tra piani pseudogovernativi, interventi dello Stato ed intercettazioni legali richiama tristemente il passato, sostanzialmente da due punti di vista. In primo luogo, c'è un aspetto allarmante: la questione delle intercettazioni telefoniche che rende inguardabile l'immagine di un paese dove faccendieri e corrotti, nascosti dietro le quinte della politica e dell'economia, intrecciano relazioni poco chiare muovendosi ai margini e oltre la legalità. Questi signori lavorano segretamente, operando, come ha detto bene il nostro Presidente della Camera, una lesione profonda del nostro ordinamento democratico e della Carta costituzionale.
Il nostro paese ha respirato in altre occasioni l'aria malsana che avvolge la storia di questi giorni. Chi di noi non collega questi fatti ad altri, vissuti o letti, ma non così lontani, che hanno cambiato le sorti di questo paese? Condivido la decisione del Governo di distruggere lePag. 69intercettazioni e di cancellare quello che è stato in qualche modo un tentativo di schedare il paese, metterlo sotto controllo, con quale intento o finalità non ci è dato saperlo, ma possiamo solo immaginarlo o indovinarlo, perché, come ho detto, la storia ci ha insegnato come vanno queste cose.
Su questo, signor Presidente, la invito a riflettere e a pensare se non sia il caso di istituire una commissione di inchiesta ad hoc, per far luce su quel sottobosco di intrighi e di relazioni più o meno sporche, su una serie di inquietanti episodi che hanno investito l'Italia negli ultimi mesi, tra i quali quello delle intercettazioni Telecom è solo il più recente. Ma c'è un secondo aspetto che conferisce al caso Telecom un sapore antico.
È stato un grave errore ritenere di poter in qualche modo «ristatalizzare» la Telecom. Ho avvertito nell'iniziativa una struggente nostalgia per le partecipazioni statali, forse troppo precipitosamente distrutte ma oggi improponibili - nostalgia che sa di dirigismo e di rinazionalizzazione. Lei, signor Presidente del Consiglio, ha detto e dice che si è trattato di iniziativa personale del signor Angelo Rovati, di cui lei era all'oscuro. Ne prendiamo atto.
Sono un esponente del partito autonomista, del Trentino-Alto Adige, ho votato la fiducia al suo Governo, professor Prodi, e continuerò a sostenerla; facciamo però parte di una maggioranza parlamentare nella quale l'esigenza di partnership è sempre più avvertita, una partnership che va coltivata e consolidata attraverso una reale consultazione di tutte le componenti e l'assunzione di decisioni condivise.
In questo contesto, il rispetto del programma elettorale, senza fughe in avanti, su temi estremamente delicati pare fondamentale.
Poniamo, ad esempio, che si stesse considerando in qualche modo l'idea di rinazionalizzare la rete telefonica della Telecom utilizzando lo strumento della Cassa depositi e prestiti; questo orientamento non potrebbe non essere illustrato al Parlamento, così come a suo tempo, con lei, professore, presidente dell'IRI, fu il Parlamento a ratificare la privatizzazione della telefonia; privatizzazione, tra l'altro, che era giusto fare, ma probabilmente sbagliata nella sua impostazione, se è vero, come è vero, che detenendo un piccolo, seppur costoso pacchetto azionario, si è riusciti e si riesce a controllare un gruppo così importante.
Tornando al nostro caso, il riacquisto della rete comporterebbe un esborso pubblico a carico del contribuente di circa 20 miliardi di euro, quasi quanto una legge finanziaria. Può un progetto del genere non essere sottoposto al vaglio dei deputati e dei senatori?
A parte il fatto che, come è stato scritto nell'editoriale del supplemento de la Repubblica, Affari e Finanza, dovremmo istintivamente diffidare quando sentiamo parlare di settori strategici; tutti ricordiamo quanto costino a noi cittadini le strategiche Alitalia e Ferrovie. Sul caso Telecom qualcuno osserverà che lo Stato non può disinteressarsi di un settore strategico, quello delle telecomunicazioni, ma davvero siamo convinti che TIM sia strategica e non si tratti soprattutto di un malinteso orgoglio nazionalistico della serie «vade retro straniero»?
La mia, sia chiaro, non vuole essere una critica, ad esempio all'IRI, che pure gli stranieri ammiravano e che spesso prendeva in consegna dai privati aziende dissestate per poi restituirle risanate e rilanciate, ma in una società globalizzata e con gli impegni che abbiamo assunto in sede di Unione europea è però impensabile un ritorno al passato in questa forma.
È bene dire, con estrema chiarezza, che quel tempo che pure ha avuto i suoi meriti non tornerà. Questo le chiediamo, signor Presidente del Consiglio; lo Stato non può e non deve limitare la libertà di impresa, ma valorizzare al contrario una moderna politica industriale che veda una positiva cooperazione tra industriali e pubblici poteri, con il rilancio della concertazione, affinché tutte le parti - anche le parti sociali - possano dare il loro contributo in un'impostazione trilaterale che esalti l'economia sociale.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIACOMO BEZZI. Ho concluso, Presidente. Ci attendiamo tempi difficili che potremo superare se avremo la consapevolezza di lavorare tutti ad un unico progetto; solo così questa maggioranza riuscirà a superare le difficili prove che l'attendono in Parlamento. Evitiamo quindi di complicare una già delicata situazione con iniziative che sanno troppo di antico e rievocano spettri statalisti. Confrontiamoci, collaboriamo e lavoriamo insieme per questo paese, che ci ha affidato una straordinaria chance di renderlo migliore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare quel drappello, davvero assai sparuto, di colleghi che resistono alle scorie finali di questo strano dibattito in Parlamento, dopo che i grandi satrapi della politica parlamentare si sono prodotti come attori nel ruolo che gli competeva ed in questo, da destra come da sinistra, hanno singolarmente, almeno per una volta, realizzato quella unità parlamentare degna di ben altre cause. Se le telecamere riprendessero impietosamente i vuoti che si registrano nei banchi dell'aula della Camera questa sera, probabilmente avremmo più ascolto noi del Movimento per l'autonomia quando denunciamo pubblicamente il fatto che i partiti tradizionali ogni giorno di più manifestano apertamente la loro incapacità di essere ormai realmente interpreti della volontà e dei bisogni del popolo italiano.
Signor Presidente Prodi, noi non siamo tra coloro che sostengono la sua maggioranza, eppure in più di una circostanza abbiamo ritenuto di aprire una sorta di dialogo, nella speranza che per i problemi del sud, del meridione, da parte del Governo ci fosse una certa attenzione.
Tuttavia, al di là di quanto è stato affermato, in questa Assemblea, attorno al tema in discussione, non possiamo non sottacere un fatto che previene tutto.
Veda, Presidente Prodi, noi reputiamo un fatto relativamente importante che lei sia qui questa sera; avremmo preferito, tuttavia, che il Capo del Governo avesse avvertito, sin dall'inizio, il bisogno di dire alla nazione «vado io in Parlamento», anticipando tutto e tutti ed impedendo che, in questo paese, si consumasse una sarabanda di discussioni, equivoci e confusioni che hanno messo in difficoltà la credibilità non solo del Governo, ma anche del Parlamento e dello stesso paese nella sua interezza.
Lei stasera ha sostenuto che, probabilmente, non riteneva rilevante che il Parlamento si occupasse con tanta attenzione di questa materia piuttosto che di numerose altre. Eppure, le dico che essa possiede una rilevanza ed un'importanza strategica sotto molteplici aspetti, non ultimo per il fatto che, se il piano Rovati fosse realmente andato in porto, il paese si sarebbe dovuto accollare, attraverso la Cassa depositi e prestiti, un debito pari a circa un terzo (così è stato stimato) della prossima manovra finanziaria. Ma poi si dice, in particolare a noi meridionali, che non vi sono risorse disponibili, ad esempio, per realizzare l'infrastruttura che da numerosissimi anni aspettiamo: il ponte sullo Stretto di Messina.
Risulta davvero strano che venga giudicato «artigianale» il piano di Rovati: come è stato rilevato, infatti, si tratta di un piano industriale molto attento e puntuale. Si può contestare la filosofia che lo sostiene, ma non si può negare che sia un piano «vero».
A questo punto, è di ben poco conto che ella lo conoscesse o meno. Ciò che conta è che lei si sia rifiutato di venire in Parlamento per un lasso di tempo sufficiente a far sì che tutto il mondo, e non solo gli italiani, cominciasse a sapere che, nella sua stessa maggioranza, larghe fasce delle parti politiche che sostengono questo Governo la inducevano e la spingevano affinché, invece, tale rapporto con il Parlamento vi fosse.
Allora, che aleggi adesso il sospetto che lei, in qualche modo, sapesse del pianoPag. 71Rovati è una cosa, caro Presidente, che, a prescindere dalle dichiarazioni che ha reso e dal dibattito che si è svolto, nessuno potrà più togliere dalla testa degli italiani.
È questa la vera tragedia...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
GIUSEPPE MARIA REINA. ...un Capo del Governo - mi accingo a concludere, caro Presidente Bertinotti - che non riesce ad essere leale nei confronti del suo paese e non riesce a dire la verità fino in fondo. Si tratta di una verità difficile, ma che sarebbe stata ben altra, se avesse avuto l'accortezza, nonché la dimensione della responsabilità che la investe, di venire in aula per raccontarla con lealtà e sincerità, facendo affrontare tali temi in modo diverso.
Ci auguriamo che il Governo, in futuro, riesca a dare ben altra prova di sé a questo paese, che pure è afflitto da tanti gravosi problemi. Mi riferisco in particolare, Presidente - e concludo -, a quelli delle regioni meridionali, nonché alle numerose questioni che, in più di una circostanza, in questa stessa sede noi stessi abbiamo sollevato ed evidenziato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 18,45.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Capezzone, De Simone, Levi, Migliore, Piscitello, Pisicchio, Sgobio, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Adozione di atti amministrativi del Ministero della pubblica istruzione in presunto contrasto con la legislazione vigente - n. 2-00119)
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di illustrare l'interpellanza Elio Vito n. 2-00119 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmataria.
VALENTINA APREA. Con questa interpellanza urgente abbiamo inteso denunciare la disinvoltura con cui il Governo Prodi, e nella fattispecie il ministro della pubblica istruzione Fioroni, hanno comunicato alle scuole attraverso più atti amministrativi estivi, che hanno preceduto l'inizio dell'anno scolastico attuale, che le leggi di riforma della scuola approvate nella scorsa legislatura, e ormai pienamente in vigore, potessero essere ignorate dai dirigenti e dai docenti, anzi sostituite con direttive di contenuto opposto.
Dunque, contestiamo, innanzitutto, il metodo, e cioé se sia compatibile con il quadro giuridico vigente che, attraverso una prassi mai prima d'ora applicata nel paese, venga affidato ad atti di natura amministrativa il compito di modificare la legge e di suggerire alle scuole comportamenti con tutta evidenza difformi dalla legislazione vigente, in tal modo alterando profondamente il sistema delle fonti diPag. 72diritto ed il concetto stesso di legalità, mettendo in discussione l'autonomia delle istituzioni scolastiche, che deve essere riconosciuta come spazio di autodeterminazione costituzionalmente garantito e non comprimibile.
Ancora di più, se possibile, denunciamo e contestiamo il merito di quegli atti amministrativi. Vediamo di che si tratta.
Il 25 luglio scorso è stata emanata la direttiva generale sull'azione amministrativa e sulla gestione per l'anno 2006 per proseguire l'azione di consolidamento e potenziamento dell'autonomia delle scuole. In tale direttiva si affermava che l'obiettivo doveva essere quello di «rafforzare la contitolarità e la corresponsabilità educativa dei docenti»; in realtà si metteva in discussione la funzione di tutor: senza abrogare né disapplicare le leggi, che non sono né abrogate né disapplicabili - come invece hanno sostenuto i sindacati -, si dava dunque una indicazione chiara di superamento della figura del tutor.
L'atto dichiarava inoltre che, tra gli obiettivi dell'area istruzione, veniva incluso quello di contrastare e prevenire il fenomeno dell'abbandono scolastico e che tale obiettivo sarebbe stato perseguito «elevando l'obbligo scolastico fino a 16 anni con la costituzione di un biennio obbligatorio», anche questo in palese contrasto e in violazione delle leggi vigenti che, anch'esse non abrogate nè disapplicabili, prevedono tuttora il diritto-dovere fino a 18 anni.
Ancora, il 28 agosto è stata emanata la direttiva n. 649, con la quale vengono modificate le disposizioni fornite all'Invalsi dalla precedente direttiva n. 27 del 13 marzo 2006, in relazione agli obiettivi generali delle politiche educative nazionali cui l'Istituto dovrà attenersi. Tali modifiche hanno riguardato la trasformazione dell'intervento dell'Invalsi come rilevazione di sistema in indagine campionaria. Si riduce, quindi, ad indagine campionaria la verifica periodica e obbligatoria delle conoscenze e abilità degli studenti e della qualità complessiva dell'offerta formativa prevista per legge, si delegittima l'istituto, riducendone l'attività e sottraendo alle scuole stesse uno strumento fondamentale per l'accountability della propria autonomia progettuale; ancora di più, si pensa di utilizzare «gli esiti delle rilevazioni ... al fine di supportare l'attività di valutazione periodica e annuale degli apprendimenti degli alunni», quindi facendo confusione tra le attività di valutazione di sistema e quella formativa.
In più, si è esclusa l'Invalsi dalla predisposizione delle prove a carattere nazionale dell'esame di Stato e si riporta l'istituto nazionale a funzioni marginali e consultive ancor più ridotte di quelle attribuite al vecchio Cede.
Il 31 agosto (evidentemente, Presidente, hanno fatto poche ferie al ministero questa estate; per la verità, quella di utilizzare il tempo della chiusura delle scuole e delle vacanze estive degli studenti e degli alunni al fine di intervenire con tutta una serie di norme che avrebbero regolato l'attività dell'anno scolastico era una vecchia usanza democristiana) è stata emanata una circolare esplicativa contenente provvedimenti e temi di rilevante interesse connessi all'avvio dell'anno scolastico 2006/2007.
In questa circolare, ad essere colpito è stato il portfolio delle competenze, perché, in poche righe, in palese contraddizione con le norme vigenti, addirittura il ministero è arrivato a suggerire di soprassedere nell'applicazione delle modalità di valutazione introdotte dal portfolio, di avvalersi dei modelli valutativi di cui al previgente ordinamento, in spregio dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. In più, nel trattare gli esami di idoneità, ha dato un'interpretazione della legislazione vigente. Il colmo si è raggiunto il 7 settembre 2006, quando è stata emanata una direttiva sul ruolo e sui compiti degli uffici scolastici provinciali, gli attuali centri servizi amministrativi (CSA). Quanto al metodo, l'atto amministrativo, ancora una volta, compie una forzatura rispetto all'assetto organizzativo vigente, ripristina una situazione antecedente alla riforma della pubblica amministrazione voluta e varata, tramite apposita delega legislativa, nel 1999, peraltro da un altro Governo diPag. 73centrosinistra (dal primo Governo Prodi), e, quanto al merito, l'atto solo apparentemente rispetta lo spazio di autonomia e di autodeterminazione delle scuole. In realtà, riporta un controllo sull'autonomia progettuale. Ma quello che stupisce ancora di più (e sono davvero lieta di vedere nei banchi del Governo il viceministro Bastico, che è stata autorevole esponente degli assessori regionali all'istruzione e alla formazione del centrosinistra) è il fatto che una persona come la Bastico abbia tollerato che questa direttiva passasse senza neanche aver consultato la Conferenza Stato-regioni. Se avessimo fatto noi, viceministro Bastico, quello che voi avete fatto, che lei ha fatto con il suo ministro, credo che la Corte costituzionale sarebbe stata interessata proprio da un suo rilievo, lei che è stata così attiva nei nostri confronti a tutelare i diritti delle regioni.
Le leggo ora alcuni rilievi che sono stati da noi raccolti e i pareri che abbiamo voluto farci dare da autorevoli esponenti della magistratura e della Corte dei conti. Questa direttiva delinea, a decorrere del settembre 2006, contraddittoriamente, due diversi organi monocratici deputati ad interloquire e a interagire con le regioni e soltanto per il primo dei due organi statali, ossia la direzione regionale, è prevista una sede collegiale nella quale possa essere declinato il principio di leale collaborazione. È opportuno ricordare, ma secondo me il viceministro Bastico se lo ricorda bene, che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 13 del 2004, nel ricostruire la trama delle competenze concorrenti Stato-regioni alla luce del Titolo V, seconda parte, della Costituzione ha fatto espresso riferimento proprio al comma 3 dell'articolo 75 del decreto legislativo n. 399, perché stabilisce che in quest'organo collegiale bisogna individuare comunque il compito di realizzare un coordinato esercizio delle funzioni pubbliche in materia di istruzione. Insomma, la direttiva ministeriale del settembre 2006 sposta alcune competenze in sede territoriale provinciale (praticamente fa rinascere i vecchi provveditorati) e, in tale maniera, unilateralmente altera il già regolato meccanismo organizzativo di coordinamento, senza prevederne alcun altro sostitutivo alternativo e tutto questo senza aver acquisito alcun parere o intese in sede di Conferenza unificata.
Siffatta alterazione, con tutte le contraddizioni intrinseche che la connotano, potrebbe configurare persino la violazione di quel principio di cooperazione di leale collaborazione a lei tanto caro, viceministro Bastico, quando era autorevole esponente della Conferenza Stato-regioni, e persino la lesione per menomazione e sottrazione di competenze regionali concorrenti.
Siamo veramente molto desiderosi di conoscere le ragioni di questi scivoloni e tradimenti riguardo al mancato rispetto delle leggi della Repubblica.
PRESIDENTE. Il viceministro della pubblica istruzione, Mariangela Bastico, ha facoltà di rispondere.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole Aprea ha toccato moltissimi atti svolti dal Ministero della pubblica istruzione in questo primo periodo della legislatura, ed io cercherò di rispondere alle sue puntuali osservazioni altrettanto puntualmente, facendo riferimento, quindi, all'articolazione molto ampia della sua interpellanza urgente.
Il primo riferimento è alla direttiva del 25 luglio 2006, registrata alla Corte dei conti il 1o agosto 2006, della quale si desumono delle norme di attuazione del programma illustrato dal ministro proprio nella sede della Commissione parlamentare. Si tratta, peraltro, di un programma che si colloca, più ampiamente, nelle strategie di Lisbona approvate dal Consiglio dei ministri dell'Unione europea nel maggio del 2003, nel Documento di programmazione economico-finanziaria e in altri documenti programmatici assunti da questo Governo. Stiamo parlando dell'atto che indirizza la nostra amministrazione nell'attuazione di questi documenti programmatici.
È noto, quindi, che questa direttiva deve assumere i macro-obiettivi per realizzarliPag. 74nell'anno di riferimento; da essi deriva l'assegnazione delle risorse che sono state, peraltro, definite proprio mentre lei, onorevole Aprea, dirigeva, assieme al ministro Moratti, il ministero. Quindi, si tratta di una direttiva che scavalca due amministrazioni diverse e che era necessario realizzare, anche perché noi abbiamo evidenziato davvero molte criticità.
Attraverso questo atto amministrativo abbiamo cercato di superare criticità irrisolte a seguito delle politiche scolastiche che avete attivato nella precedente legislatura, molte delle quali, a nostro avviso, avevano prodotto effetti negativi.
Al centro della direttiva poniamo l'autonomia scolastica, nella sua concezione comunitaria, e la valorizzazione delle competenze dei docenti e del personale tutto della scuola.
Detto questo, come centro di riferimento, è chiaro che abbiamo cercato di strumentare questa nostra scelta e, pertanto, vengo ad una delle decisioni assunte, che è quella del superamento della figura del tutor. Si tratta della disattivazione di questa figura che è stata effettuata attraverso la sequenza contrattuale del 17 luglio 2006, adottata in sede ARAN e sottoscritta da tutte le organizzazioni sindacali di rappresentanza della scuola.
Ricordo la legittimità di questa sequenza contrattuale che viene applicata, ai sensi dell'articolo 43 del contratto collettivo nazionale della scuola, sottoscritto il 24 luglio del 2003. Esso prevede che proprio laddove vi siano delle modifiche all'organizzazione del lavoro, agli orari di lavoro e così via, esse debbano essere negoziate con le organizzazioni sindacali e da queste possono anche conseguire modifiche alla normativa vigente. Del resto, la legge Moratti aveva richiamato esplicitamente questa norma del contratto collettivo nazionale di lavoro anche in riferimento a tutto ciò che sarebbe stato necessario per rendere operativa la riforma all'interno delle autonomie scolastiche. Quindi, legittimamente, anzi oserei dire doverosamente, noi abbiamo ripreso attraverso una direttiva un tavolo che non era mai stato chiuso e da questa scelta (peraltro ampiamente illustrata dal ministro Fioroni in Commissione proprio a seguito di un'interrogazione) abbiamo sviluppato alcune correzioni alle modalità organizzative all'interno delle autonomie scolastiche: una di queste è rappresentata dal tutor.
Voglio precisare che questa figura ha funzioni che rientrano normalmente in quelle che spettano al personale docente, secondo le norme del contratto collettivo di lavoro, quindi noi non abbiamo negato le funzioni, ma a seguito della sequenza contrattuale queste sono state riportate, spalmate - diciamo così - sull'intero corpo docente. Ciò, ha determinato un cambio di carattere organizzativo, lasciando all'autonomia scolastica quelle competenze che le sono dovute nell'organizzazione del personale docente, ad esempio decidendo qual è quello che si raccorda di più con i genitori o quello che, invece, si dedica di più alla programmazione dell'offerta formativa e così via.
Occorre riportare queste competenze nel ruolo specifico dei docenti e nella gestione specifica dell'autonomia scolastica. Per quel che riguarda la valutazione, ci sono molte osservazioni nella sua interpellanza. Le raccolgo - cito una nuova direttiva che il ministro Fioroni ha attivato nei confronti dell'Invalsi in relazione all'anno scolastico 2006-2007 - rilevando molte criticità nelle modalità di operatività dell'Invalsi per quello che riguarda l'anno scolastico 2005-2006. Criticità che sono state evidenziate dal mondo della scuola stessa durante il periodo di applicazione di questo test di valutazione e che si evidenziano anche da una lettura - del resto è stata pubblicata sui giornali - dei risultati stessi, che hanno presentato diversi punti di incoerenza e diverse obiezioni a livello tecnico. La direttiva, comunque, ha individuato tre punti strategici di modifica della valutazione.
La prima è quella di valutare il sistema scolastico e non il singolo istituto o lo studente come riferimento generale, basandosi su indicatori generali, quali la spesa per l'istruzione, per le risorse umane, finanziarie e strutturali utilizzate,Pag. 75i tassi di abbandono scolastico, la partecipazione degli istituti alle rilevazioni di valutazioni nazionali ed internazionali, le modifiche apportate ai piani dell'offerta formativa in seguito all'analisi dei risultati precedenti, le iniziative di recupero realizzate. Quindi, prima di tutto una valutazione dell'efficacia e dell'efficienza del sistema come obiettivo generale e non del singolo istituto.
In secondo luogo, abbiamo chiesto di valutare gli apprendimenti all'inizio dell'anno scolastico 2006-2007 con test somministrati da rilevatori esterni in un'unica data e su un campione di istituti individuati con metodo statistico. La valutazione, che nulla ha a che fare con quella di esclusiva competenza dei docenti, riguarderà le competenze in italiano, matematica, scienze ed andrà effettuata in classi nevralgiche, quali la seconda e la quarta della scuola primaria, la seconda della secondaria di primo grado e la prima e la terza della scuola secondaria di secondo grado. I test dovranno garantire massima trasparenza ed affidabilità dei dati rilevati. Si chiude in tal modo l'attuale fase di un invio per e-mail dei test, che non garantiva la trasparenza dei risultati, con l'utilizzazione di personale tecnico che seguirà direttamente la compilazione delle prove, in modo da garantire l'attendibilità delle verifiche, utile prima di tutto alle scuole stesse. I risultati saranno, quindi, messi a disposizione degli istituti come supporto all'attività di valutazione periodica e annuale dei risultati degli alunni, che resta di esclusiva competenza dei docenti.
In terzo luogo, l'Invalsi predisporrà l'offerta di modelli per la terza prova degli esami di Stato degli istituti tecnici professionali, con un ulteriore incarico da individuare entro quattro mesi dalla direttiva, individuando procedure, criteri e modi per realizzare questo tipo di intervento. Quindi, si tratta di una direttiva che non nega assolutamente la valutazione, la validità e la necessità di procedere alla valutazione, ma ha una concezione diversa. L'utilizzazione campionaria ci consentirà anche di risparmiare risorse. Se tutte le rilevazioni statistiche vengono fatte per via campionaria, che dà margini di errore bassissimi, è evidente che altrettanto possiamo fare all'interno dei sistema dell'istruzione, tra l'altro, collegando anche ad un principio di volontarietà, che è un elemento determinante rispetto al lavoro delle scuole.
Un'ulteriore valutazione riguarda gli esami di idoneità del primo ciclo e vengono rilevati punti di criticità. Noi escludiamo qualsiasi violazione dell'articolo 30 della Costituzione, che sancisce il dovere e il diritto dei genitori ad istruire ed educare i figli, né si ravvisano violazioni dell'articolo 111 del decreto legislativo n. 297 del 1994, concernente le modalità di adempimento dell'obbligo scolastico, laddove prevede la facoltà dei genitori di provvedere privatamente o direttamente all'istruzione dei figli, dimostrando di averne la capacità tecnica ed economica e dandone comunicazione alla competente autorità. Quindi, nulla di questo è negato.
Quello che indichiamo nella nota del 31 agosto 2006 è conforme al dettato costituzionale ed anche alla norma che lei stessa richiama. Sostanzialmente, diciamo che esistono dei limiti di età nell'accesso agli esami di idoneità e questi limiti sono quelli corrispondenti all'età che la legge prevede per l'entrata nella seconda classe.
Faccio riferimento, ad esempio, alla primina, che determina la possibilità, attraverso un esame di idoneità, di accedere direttamente alla seconda classe. Lei sa che, con quanto previsto dalla legge Moratti - che è una legge dello Stato e che anticipa di sei mesi l'accesso alla scuola elementare - e con il fatto di potere ottenere un anno di sconto, tra virgolette, attraverso la primina, vi possono essere bambini che accedono alla prima classe a quattro anni e mezzo e che sostengono l'esame di idoneità per passare alla seconda classe a cinque anni e mezzo. A noi sembra una cosa incongrua. Peraltro, non è compatibile con le indicazioni della legge sull'età di accesso alla prima media, identificata come l'età ordinaria.
Pertanto, mentre per quest'anno rimarranno in vigore le norme vigenti - e,Pag. 76quindi, saranno consentiti anche tali meccanismi, che producono effetti anomali e abnormi di cumulo e di anticipazione, facendo sì che i bambini entrino in seconda elementare ad un'età assolutamente precoce - il prossimo anno, ai sensi della nota che abbiamo inviato, esse non verranno più applicate.
Ancora, per quanto riguarda la parte relativa agli uffici scolastici provinciali, debbo rassicurarla: ho presente quanto ha stabilito la sentenza della Corte costituzionale n. 13 del 2004. Essa è stata promossa dalla regione Emilia Romagna, ed anche letta da me con grande attenzione. Ciò di cui, invece, stiamo parlando ora, relativamente agli uffici scolastici provinciali (abbiamo cambiato nome, rispetto all'attuale denominazione di CSA)...
VALENTINA APREA. L'avevate messo voi!
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Abbiamo semplicemente precisato alcune funzioni la cui emergenza e la cui specificità si è aggravata negli anni, in particolare in relazione alla sicurezza degli edifici scolastici e all'edilizia scolastica in generale e, inoltre, in relazione all'integrazione dei ragazzi stranieri. Sono situazioni - lo ripeto - che presentano elementi di aggravamento.
Pertanto, contrariamente a quanto affermato, la direttiva è coerente con le linee guida elaborate in data 30 aprile 2004 ed emanate ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 319 del 2003. È, altresì, coerente con la definizione delle funzioni degli uffici scolastici provinciali effettuata in sede di emanazione dei decreti ministeriali di individuazione delle competenze di questi uffici. Sono state semplicemente specificate in modo più analitico funzioni di cui erano titolari già gli uffici, aggiungendone altre connesse con l'emergere di alcune esigenze non presenti all'epoca dell'emanazione delle richiamate linee guida.
Questo è il senso, che nulla ha a che vedere con le relazioni con i comuni, le province e le regioni e nulla ha a che vedere con il tema dell'applicazione del Titolo V della Costituzione e, quindi, con l'articolazione del sistema e dell'ordinamento nazionale dell'istruzione in collegamento con i sistemi locali. È una direttiva relativa a funzioni di uffici dello Stato.
Mi avvio alla conclusione. Appare del tutto destituita di fondamento l'affermazione che tali attribuzioni incidano sull'autonomia e sull'autodeterminazione delle scuole, considerato che, al contrario, sono finalizzate proprio ad un sostegno più diretto e immediato e alla valorizzazione del ruolo autonomo delle scuole.
Né si ravvisa alcuna limitazione alla libertà di autonoma organizzazione degli studenti all'interno delle consulte studentesche. Anzi, il compito di promuovere e incentivare la partecipazione studentesca e di creare occasioni di confronto ed aggregazione tra le consulte presenti nelle istituzioni scolastiche, affidato agli uffici medesimi, non può che sostenere e supportare le consulte studentesche.
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di replicare.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, viceministro Bastico, mi spiace: non solo non ci ha convinto, ma non ha risposto al quesito sostanziale che abbiamo posto. Lei, infatti, ha richiamato atti amministrativi. La questione è un'altra: possono atti amministrativi superare le leggi pienamente in vigore? Questo era il punto della questione. Lei ha spiegato bene la volontà politica che ha ispirato gli atti amministrativi. Però, non siete venuti in Parlamento a cambiare le leggi che prevedono altro e che sono pienamente in vigore.
I programmi dei ministri, l'azione programmatica dei ministri (se lo faccia dire da una deputata che ha ormai dodici anni di anzianità in questo Parlamento), sono atti di indirizzo politico, ma non possono valere come atti di indirizzo amministrativo. Praticamente, il ministro è venuto in Commissione, ha presentato un programma, è ritornato al ministero ed ha trasferito in una circolare, anzi, in più attiPag. 77amministrativi, ciò che aveva detto alla Camera dei deputati ed al Senato. Troppo comodo, viceministro Bastico! Non significa questo vincere le elezioni! Significa sudare, venire in Parlamento e raccogliere il consenso di una maggioranza - se c'è (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia) - su quello che avete già introdotto, per via impropria, nella scuola!
Allo stesso modo, avete modificato tutto il senso del decreto sulla valutazione e sulle funzione dell'Invalsi. Per la prima volta, noi abbiamo parlato della valutazione come elemento di sistema, per rafforzare l'autonomia: vera autonomia e vera valutazione di ogni singolo istituto scolastico, non indagine campionaria! Viceministro Bastico, voi avete fatto qualcosa che servirà molto di più al ministro dell'economia che alla scuola italiana (peraltro, già lo fanno il Censis ed altri istituti di rilevazione in questo paese). Quello che avete non servirà alla scuola come elemento di sistema, non servirà agli studenti, che hanno livelli di apprendimento scarsissimi rispetto alle risorse investite nell'istruzione. È questo che non si vuole capire o che, forse, si sa, si conosce, ma non si vuole ammettere (poi dirò anche perché).
Riguardo alle primine ed ai limite di età, dite la verità: dite che non volete favorire le scuole paritarie, le scuole non statali, rispetto ad una libertà di scelta delle famiglie! Viceministro Bastico, lei ha fornito anche una giustificazione pedagogica per vietare ai bambini particolarmente dotati, talentosi, un inizio precoce dell'istruzione. Guardi, lei ha davanti a sé una persona che a cinque anni ha cominciato il percorso scolastico, quarantacinque anni fa! Cosa ne devo dedurre? Che eravamo molto più liberi cinquant'anni fa? Che il sistema scolastico era più libero cinquant'anni fa? Allora, noi stiamo negando libertà!
La verità è che avete paura di perdere alunni, di formare meno prime nelle classi delle scuole statali, perché un certo numero di famiglie, in presenza di bambini particolarmente intelligenti, con talento, vivaci, potrebbero scegliere questo tipo di opportunità. Ma questo è previsto dalla Costituzione! Voi andrete a sbattere contro il diritto delle famiglie di scegliere quando fare iniziare ai loro figli il percorso scolastico. Viceministro, le do un'anteprima (ma lei che frequenta anche ambienti bene della sua Bologna, forse, lo saprà già; mi scusi per questo riferimento, ma anch'io frequento ambienti bene di Milano e anche di Bari e del sud): sa qual è adesso la scelta di tendenza delle famiglie che hanno questi figli? Li iscrivono alle scuole americane, alle scuole inglesi, ad altre scuole, a tutte le altre scuole del mondo che consentono una maggiore libertà dal punto di vista dell'inizio della frequenza. Se vuole, viceministro, nel corso dell'anno, elaboreremo qualche statistica e vedremo quanti bambini italiani cominciano ad iscriversi a queste scuole (non so se conoscere questo aspetto vi potrà far piacere o ci potrà interessare ma, forse, ve lo diremo lo stesso).
Per quanto riguarda gli uffici scolastici provinciali, sulla questione dei nomi, signor Presidente, si faccia chiarezza una volta per tutte! Viceministro, tutte queste cose tremende, brutte, da cui oggi prendete le distanze, le avete volute voi, con la legge Bassanini! I CSA sono stati un'invenzione della legge Bassanini! Il MIUR era stato un'invenzione della legge Bassanini! L'aggettivo «pubblico» non l'abbiamo tolto noi dalla denominazione del ministero dell'istruzione! Se prendete le distanze, ditelo, per cortesia: ci siamo sbagliati; abbiamo commesso un'idiozia, e adesso torniamo indietro. Lo stesso varrà per tante altre cose, quando leggeremo il disegno di legge finanziaria. Insomma, voi state negando tutta quella riforma di decentramento di Bassanini che aveva prodotto anche questi cambiamenti.
Non sono d'accordo con lei, viceministro, in ordine alle competenze delle regioni (che non vi sarebbero). A proposito di edilizia, sa meglio di me, viceministro Bastico, che l'edilizia e la razionalizzazione della rete scolastica ricadono proprio nelle competenze regionali.
Oggi le regioni dovranno rapportarsi anche a livello provinciale, poiché il ministroPag. 78ha detto ai dirigenti degli uffici scolastici provinciali: rispondete a me direttamente e dopo mettetevi in contatto anche con le direzioni regionali. Avete creato confusione. Quindi, non è una cosa di poco conto; si tratta di materie che sono di competenza delle regioni. Vada a rivedere tale questione!
Pertanto, non ci ha convinto, non ci avete convinto. La verità è che, in preda a un furore nostalgico e ideologico insieme, che fa quasi rimpiangere il primo Governo Prodi e il ministro Berlinguer, che, almeno, tentò una politica riformista, ma mi rendo conto che erano altri tempi e altre alleanze, questo ministro insieme a lei ha lavorato assiduamente finora, ma per tornare indietro, andando ben oltre l'annunciato smantellamento della riforma Moratti, con atti amministrativi che noi considerariamo di discutibile legittimità.
Avete decretato il ritorno al vecchio obbligo scolastico (versus il diritto-dovere, ma mi auguro che nella prossima legge finanziaria ci sia una norma che vi consenta di farlo, perché ora questo biennio unitario non è possibile); alla vecchia scheda di valutazione, sospendendo il portfolio delle competenze; al vecchio tempo pieno, raddoppiando gli organici; alla vecchia organizzazione didattica, sospendendo il tutor; alla vecchia discontinuità didattica, disapplicando la norma dell'obbligo per i docenti di rimanere sulla stessa classe per almeno tre anni; alla vecchia scuola superiore, negando la sperimentazione dei nuovi licei; al vecchio esame di Stato nella versione gentiliana, cancellando la certificazione delle competenze, a cura dell'Invalsi; alle vecchie rigidità sui tempi di frequenza scolastica, negando gli anticipi; ai vecchi provveditorati, affidando loro il controllo sulle scuole autonome.
Viceministro Bastico, si faccia dire, se ancora non lo ha fatto, chi lavora nei CSA. Lei può immaginare che insegnanti distaccati e/o impiegati/funzionari possano controllare i dirigenti scolastici, che hanno addirittura un'autonomia di rete? Ma stiamo scherzando? Ciò non era possibile 10-15 anni fa, come pensate di imporlo ora, quando, dall'altra parte, dite che c'è questa autonomia delle scuole?
Se aggiungiamo a tutto questo il ridimensionamento del ruolo e delle funzioni dell'Invalsi, il decreto con cui è stato rinviato l'anno scolastico 2009 e la riforma delle superiori, veramente c'è da preoccuparsi. Io credo che l'impronta ultraconservatrice di questo Governo sia ormai più che evidente.
Non solo, il ministro sostiene con orgoglio di avere restituito con queste azioni serenità alle scuole. In realtà, l'ha restituita ai sindacati di categoria. Ho ancora un po' di tempo e vorrei leggere cosa scrivono i siti sindacali e altro. Qualche giorno fa, proprio sul sito «Sapere fare»...
ALBA SASSO. «Fare sapere»!
VALENTINA APREA. «Fare sapere»: Alba Sasso lo conosce benissimo...
PRESIDENTE. La prego...
VALENTINA APREA. Concludo, Presidente.
Il sito comunicava: «Più del cacciavite potè il sindacato. Infatti, grazie all'accordo con le organizzazione sindacali e l'Aran, anticipo dell'infanzia, tutor, portfolio, eccetera, sono stati disapplicati. Cancellati interi pezzi della riforma Moratti. L'autonomia ci ha dato una mano».
Insomma, così siamo ridotti, con un Governo che fa quello che chiedono i sindacati, quando non c'è da mettere mano al portafoglio, perché, allora, il Governo fa vedere il vero volto e chi comanda, ossia i ministri dell'economia, come in tutti i Governi degli ultimi 10-15 anni.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Aprea.
VALENTINA APREA. Ma se c'è da contattare il sindacato e bloccare il processo di riforma, perché no? È meglio la pace sociale, piuttosto che la riforma per i nostri giovani e il loro futuro. ChePag. 79aspettino pure, tanto per molti anni non si è fatta la riforma, non si farà neanche in questa legislatura! Auguri (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
(Iniziative per la revisione del bando di concorso per dirigenti scolastici bandito con determinazione dirigenziale del 22 novembre 2004 - n. 2-00133)
PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00133 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla.
PRESIDENTE. Il viceministro della pubblica istruzione, Mariangela Bastico, ha facoltà di rispondere.
MARIANGELA BASTICO. Viceministro della pubblica istruzione. Grazie, Presidente.
Devo dire all'onorevole Di Gioia che l'oggetto della sua interpellanza è un tema che stiamo seguendo con grandissima attenzione e preoccupazione. Infatti, sappiamo che coinvolge migliaia di persone che stanno svolgendo concorsi e che vivono condizioni di incertezza e di ansia particolarmente preoccupanti. Dunque, le assicuro, a nome del Ministero dell'istruzione, che il tema da noi è seguito con grandissima attenzione, pur nel grande lavoro che, come l'onorevole Aprea ricordava, abbiamo svolto rispetto a tanti atti amministrativi: questo tema ci sta particolarmente a cuore.
Lei ha ricostruito le vicende che hanno portato a questa situazione molto complessa. Anch'io le farò una breve ricostruzione, sottolineando il fatto che ci troviamo di fronte a vincoli strettissimi condizionati dalle leggi vigenti.
Questa procedura concorsuale è l'applicazione puntuale, come doverosamente dobbiamo fare, delle leggi in vigore. In particolare, vi è il riferimento all'articolo 29 del regolamento di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001, il quale prevede che «(...) il reclutamento stesso dei dirigenti si realizzi mediante un corso-concorso selettivo di formazione, indetto con decreto del ministro della pubblica istruzione svolto in sede regionale, con cadenza periodica, che si articoli in una selezione per titoli, in un concorso di ammissione, in un periodo di formazione e in un esame finale. Al corso di formazione accedono i candidati donne nel numero di posti messi a concorso maggiorati del 10 per cento(...)». Come si vede, la procedura è dettagliatamente normata.
Io qui svolgo una prima osservazione che sottopongo all'onorevole Di Gioia ma, in generale, alla competente Commissione parlamentare. Riflettiamo se è opportuna una normativa così di dettaglio, che può poi costituire elemento di vincolo nel momento in cui si attivano processi che, a differenza di altri concorsi per dirigenti, non riguardano dieci o venti, ma migliaia e migliaia di persone. Questa è la differenza e la specificità di un concorso di reclutamento del sistema dell'istruzione. Io proporrò per una discussione norme che abbiano delle specificità per questo tipo di reclutamento.
Il medesimo articolo 29 prevede che nel primo corso-concorso il 50 per cento dei posti sia riservato a coloro che abbiano effettivamente ricoperto per almeno un triennio le funzioni di preside incaricato, previo superamento di un esame di ammissione a loro riservato, ferme restando le successive fasi della procedura concorsuale. Successivamente, è intervenuta la norma contenuta nel comma 9 dell'articolo 22 della legge n. 448 del 2001, la legge finanziaria per il 2002.
Detta norma prevedeva espressamente che il reclutamento dei presidi incaricati nel primo corso-concorso, di cui al citato decreto legislativo n. 165, si svolge sulla base di una indizione separata effettuata con un bando del competente direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e finalizzato alla copertura del 50 per centro dei posti disponibili. Ancora, in quest'ambito siamo nelle norme legislative.Pag. 80
Con la nota n. 593 del 7 febbraio 2002, in attuazione di quanto disposto dal citato decreto legislativo n. 165 e dall'articolo 22 della legge n. 448 del 2001, il ministero aveva richiesto alla Presidenza del Consiglio del ministri, dipartimento della funzione pubblica, l'autorizzazione all'avvio delle procedure concorsuali per complessivi 3.500 posti di dirigente scolastico, ritenuti necessari per sopperire al fabbisogno di personale per il triennio 2002-2004. La predetta autorizzazione, prevista all'articolo 39 della legge n. 449 del 1997, la legge finanziaria per il 1998, e successive modificazioni, veniva negata.
A fronte di tale circostanza, furono rappresentate le ragioni di pubblico interesse che avrebbero dovuto giustificare un riesame positivo del provvedimento di diniego. In particolare, fu sottolineato che la grave situazione di vacanza dei posti dirigenziali si sarebbe riflessa negativamente sul regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche, in considerazione del fatto che oltre un terzo delle presidenze era coperto con incarichi conferiti limitatamente all'anno, quindi precari e che non garantivano la necessaria stabilità sotto il profilo sia del governo delle medesime istituzioni, sia della programmazione delle attività didattiche.
Per soddisfare, dunque, le esigenze minime di copertura delle vacanze in organico sopra ricordate, nel rispetto dei vincoli della legge finanziaria, fu formulata la proposta di scaglionare nel tempo le due procedure concorsuali disciplinate dall'articolo 29 del decreto n. 165 del 2001, dando priorità al concorso riservato per non mortificare le aspettative di chi da anni svolgeva un incarico direttivo e per consolidare le professionalità acquisite sul campo, in una logica di sviluppo delle risorse umane e di garanzia della qualità della scuola.
Ciò permise di ottenere l'autorizzazione a bandire un corso riservato per 1.500 posti; traccio la ricostruzione perché l'onorevole interpellante ha giustamente ricordato anche il tema relativo alla consistenza numerica.
Ben si comprende quindi che le scelte adottate dal ministero in ordine alle modalità di attuazione delle procedure di reclutamento in parola sono state, da un lato, quelle oggettivamente compatibili con la normativa vigente e con l'esigenza di assicurare gli interessi pubblici ad essa sottesi; dall'altro, hanno rappresentato l'unica soluzione percorribile data la non autorizzazione opposta dal Ministero dell'economia e delle finanze relativamente al numero che il Ministero della pubblica istruzione aveva richiesto.
Con riguardo alle richieste formulate nell'interpellanza, volte alla rideterminazione del numero dei posti già previsti dal bando di concorso ordinario e all'ammissione agli appositi corsi di formazione di tutti i candidati idonei, va ricordato che è intervenuto l'articolo 1 della legge 31 marzo 2005 n. 43, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 7 del 31 gennaio 2005. Tale disposizione ha il seguente tenore: «A decorrere dall'anno scolastico 2006-2007 non sono più conferiti nuovi incarichi di presidenza, fatta salva la conferma degli incarichi già conferiti. I posti vacanti di dirigente scolastico sono conferiti con incarico di reggenza. I posti vacanti all'inizio del predetto anno scolastico, ferma restando la disciplina autorizzatoria in vigore in materia di programmazione del fabbisogno di personale (...), nonchè i vincoli di assunzione del personale delle pubbliche amministrazioni previsti dalla normativa vigente, sono riservati in via prioritaria ad un apposito corso-concorso per coloro che abbiano maturato, entro l'anno scolastico 2005-2006, almeno un anno di incarico di presidenza». Non è dunque possibile alcun ampliamento del numero né tantomeno lo scorrimento di un'eventuale graduatoria relativamente ai posti che si venissero a rendere liberi, proprio perché la legge determina già un'ulteriore modalità, rappresentata da un altro corso-concorso.
Considerato quindi che tutti i posti vacanti all'inizio dell'anno scolastico 2006-2007 sono riservati in via prioritaria ad un apposito corso-concorso per coloro che abbiano maturato, entro l'anno scolasticoPag. 812005-2006, almeno un anno di incarico di presidenza, le richieste medesime, come prospettate dall'interpellanza, non sono praticabili in via amministrativa in quanto non compatibili con il dato normativo appena citato. Ciò che appare, nella sostanza, molto di buon senso, tale da farci anche risparmiare tempi e risorse per l'espletamento dei concorsi, non è compatibile con la normativa vigente e nessuna azione di carattere amministrativo può superare tale difficoltà, soprattutto alla luce del fatto che comunque il concorso è anche in via di svolgimento. Ma in ogni caso è la fonte primaria della legge che deve essere modificata.
Quindi, sottolineo quanto riferivo all'inizio, cioè che questa modalità di reclutamento dei dirigenti presenta aspetti di criticità molto rilevanti, che mi auguro si possano affrontare in futuro; stando all'oggi, noi stiamo valutando come affrontare tale situazione di emergenza soprattutto per le persone che comunque hanno espletato una parte importante del concorso. Vengono definiti idonei, ma devo precisare che idonei non sono perché in effetti mancano i posti disponibili; tuttavia, hanno comunque espletato una parte importante della procedura. Stiamo valutando se siano ricercabili e compatibili delle soluzioni, che possono essere attivate esclusivamente per via legislativa.
Quanto all'intervento in sede giurisdizionale dei tribunali amministrativi, naturalmente vengono fatte le ammissioni stabilite da sentenze dei TAR perché la fonte giuridica, in tali casi, è appunto la sentenza del TAR che impone la partecipazione di queste persone al corso di formazione. Per quanto riguarda, invece, un provvedimento di ordine generale, l'unico processo possibile è la predisposizione di una norma, cui io guardo con preoccupazione, rispetto all'espletamento del concorso in atto. Essa potrebbe però intervenire dopo la chiusura del concorso in atto e potrebbe apprestare soluzioni congrue e compatibili per coloro che hanno espletato una parte significativa di questa procedura.
Quindi, rispondo ai parlamentari interpellanti con l'indicazione di tali prospettive circa le intenzioni del ministero e del Governo per il futuro, sottolineando ancora una volta che qualsiasi soluzione tesa ad affrontare questa tematica di grande delicatezza potrà essere individuata anche congiuntamente con il Parlamento, nelle sedi delle Commissioni parlamentari competenti e in Assemblea.
Quindi, vi è, da parte nostra, la disponibilità piena ad un ragionamento che costruisca il futuro, ma non l'interruzione dei concorsi in atto perché si determinerebbero a catena ripercussioni molto negative. Infatti, stiamo per bandire un nuovo concorso riservato, successivo al concorso ordinario e, quindi, il blocco del primo comporterebbe ricadute molto negative sul secondo. Peraltro, in una situazione in cui non sono possibili incarichi, ma solo reggenze, quindi prolungando una situazione di grande disagio, voglio assicurare che da parte nostra vi è piena disponibilità ad affrontare con i parlamentari un ragionamento sul piano legislativo.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di replicare.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, nel sottolineare che questa interpellanza urgente è stata sottoscritta da altri parlamentari, quali l'onorevole Sasso e l'onorevole Vico, ribadisco, come giustamente ha rilevato il viceministro, che vi sono state incongruenze e, soprattutto, ingiustificate discriminazioni. Infatti, è vero che da parte del Ministero dell'economia e delle finanze non è stata concessa l'autorizzazione a procedere anche alla possibile utilizzazione di posti ulteriori, per ciò che riguarda il primo bando di concorso del 2002. Infatti, quest'ultimo era un bando di concorso riservato per l'utilizzo di 3 mila posti disponibili, ma ne sono stati utilizzati solo 1.500.
Vorrei sottolineare, in buona sostanza, le gravi difficoltà che il Governo di centrodestra ha determinato nella scorsa legislatura su questo problema, anche perché poco fa abbiamo ascoltato unaPag. 82serie di dichiarazioni da parte dell'ex sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione, che prendeva in considerazione atti amministrativi e, quindi, chiedeva di non modificare atti legislativi. Il dato vero è che in questa vicenda, a mio parere, il Governo di centrodestra, nella scorsa legislatura, non ha tenuto in considerazione affatto le leggi del nostro ordinamento e le applicazioni delle stesse. Infatti, come lei sicuramente sa, signor viceministro, l'articolo 29, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede le modalità di definizione degli organici e, in virtù di tale definizione, anche i posti che devono essere messi a bando in quanto tali. Già vi è stato, all'inizio dell'emanazione del primo bando di concorso per i posti riservati, una riduzione dell'effettivo numero di posti messi a disposizione; infatti, ne sono stati banditi solo 1.500.
Vorrei, anche a tale proposito, rilevare che il reclutamento, già esaurito, è stato effettuato semplicemente per 1.300 posti, non certamente per 1.500. Oltretutto, nel 2004, nel momento in cui è stato bandito l'ulteriore concorso ordinario, mi sembra che anche in tal caso sia stata elusa la norma che prevede il numero dei posti messi a disposizione. Se si fa, infatti, riferimento alla legge, si constaterà con chiarezza che i posti messi a disposizione sono nettamente inferiori a quelli che erano oggettivamente disponibili, ossia 2.903. Il che significa, in buona sostanza, che il concorso che è stato espletato per 1.500 posti ha registrato, in sostanza, un deficit di 1.400 posti.
Ciò significa che, se la legge fosse stata applicata per il numero dei posti scoperti, tutti coloro i quali avevano partecipato e superato il concorso - i restanti 1.400 - avrebbero trovato, nel momento in cui veniva ad essere rideterminata la dotazione reale, giusta collocazione tra i 2.903 posti disponibili. Questo è un dato che riteniamo essenziale e che deve essere sottolineato. Questo dato è stato posto in rilievo anche dal consiglio regionale della regione Puglia, il quale ha evidenziato la legittima aspettativa di coloro che hanno partecipato al concorso (selezione per titoli, due prove scritte e due orali) e che oggi si trovano nella condizione non solo di non poter vedere riconosciuta la loro professionalità, quali vincitori del concorso, ma anche di non poter partecipare al corso di formazione che rappresenta la fase finale per ottenere il titolo.
Noi chiediamo, in modo estremamente chiaro e con grande fermezza, che questo problema venga risolto. Siamo, inoltre, profondamente convinti che non è possibile risolverlo in via amministrativa, ma soltanto in via legislativa. Per tale motivo, chiediamo al Governo di adoperarsi per emanare un decreto-legge che dia risposte legittime a coloro i quali hanno sostenuto un concorso, già di per sé difficile, e che si sono trovati nella condizione di non poterlo vincere perché il calcolo dei posti disponibili era sostanzialmente sbagliato.
Noi sottolineiamo questo dato per porre in evidenza tutte le incongruenze che il Governo di centrodestra ha oggettivamente ed obiettivamente posto in atto nella scorsa legislatura. Conseguentemente, non si può parlare, a mio parere, di legittimità di un Governo, quello di centrodestra, che sostanzialmente ha eluso le leggi del nostro Stato.
Noi, pertanto, chiediamo con fermezza di avviare in tempi rapidi, non soltanto un confronto parlamentare, che riteniamo giustissimo, ma anche un intervento legislativo a favore di queste persone che legittimamente hanno vinto il concorso. E ciò è tanto più vero in quanto, come il viceministro poneva in evidenza nel corso del suo intervento, sono stati presentati ricorsi in sede giurisdizionale che hanno visto soccombente il Ministero dell'istruzione, il quale, a mio parere, dovrà rivedere la posizione assunta in precedenza.
Signor viceministro, noi le chiediamo, lo ripeto, di procedere rapidamente in via legislativa per risolvere il problema, in modo da consentire a questi legittimi vincitori di concorso di partecipare al corso di formazione. Questa partecipazione è, a mio avviso, un loro diritto, che finora è stato loro negato da calcoli e da scelte politiche sbagliate, adottate nella scorsa legislatura dal centrodestra. Tutto ciò haPag. 83determinato una condizione di illegittimità sostanziale nei riguardi di coloro i quali hanno partecipato e vinto quel concorso.
(Misure a favore delle province di Imperia e Savona colpite dall'alluvione dei giorni 15 e 16 settembre 2006 - n. 2-00149)
PRESIDENTE. L'onorevole Minasso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00149 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, la presente interpellanza urgente ha per oggetto gli straordinari eventi climatici verificatisi il 14 e il 15 settembre 2006 in Liguria e che hanno colpito in particolar modo e con particolare violenza le zone del Ponente savonese ed imperiese, concentrandosi soprattutto sulle città di Bordighera, Vallecrosia e dintorni.
Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare ufficialmente le istituzioni locali, dalla prefettura, alle province, ai comuni e, soprattutto, le Forze dell'ordine, i vigili del fuoco ed i volontari della Protezione civile che, in questi drammatici giorni e drammatiche notti, hanno dedicato anima e corpo affinché una catastrofe non si trasformasse in una tragedia. Grazie all'impegno e alla dedizione di queste persone, anche se le precipitazioni sono state più abbondanti rispetto alla famosa alluvione del 2000, contrariamente a quanto avvenuto quell'anno, non vi è stato un sacrificio di vite umane.
Voglio ringraziare anche il capo della Protezione civile, Bertolaso, che, solo pochi giorni dopo, si trovava nei comuni colpiti per prendere atto della situazione.
Mi risulta che tale situazione sia stata riferita al Governo. In particolare, nel corso di un'audizione in Commissione, si è chiesto al Governo di stanziare una cifra di 15 milioni di euro, da dividere tra le regioni Marche e Liguria, per i primi interventi urgenti.
Pertanto, vorrei sapere cosa il Governo intenda fare per venire incontro ai comuni in questione. L'urgenza è dettata dal fatto che, come previsto dal decreto legislativo n. 267 del 2000, lo stanziamento di 15 milioni di euro deve essere comunicato in brevissimo tempo ai comuni per consentire agli stessi ed ai sindaci colpiti di aprire un capitolo di spesa nella competenza corrente del bilancio 2006. Quindi, rimandando ad un momento successivo il riparto vero e proprio per i danni che hanno subito i vari enti, con riferimento ai lavori urgenti che devono essere svolti dai comuni, vorremmo sapere se sia possibile che ciò avvenga entro il 30 novembre 2006, così come previsto dal decreto legislativo n. 267 del 2000; altrimenti, i comuni colpiti sarebbero costretti, per sopperire ai lavori urgenti di messa in sicurezza, ad utilizzare gli avanzi di bilancio. In tal modo, rimarrebbero, pertanto, paralizzate tutte le attività comunali di rilevante importanza e di spesa corrente.
Sperando, quindi, di essere stato sufficientemente chiaro e senza dilungarmi troppo, vorrei sottolineare l'importanza della comunicazione da parte del Governo di tale stanziamento entro il 30 novembre, perché ciò permetterebbe di sopperire ai primi interventi urgenti.
Per quanto riguarda poi le stime che si deducono dalle perizie e dalle dichiarazioni dei cittadini e degli enti pubblici, si vedrà successivamente.
Vorrei, pertanto, sapere, signor sottosegretario, se sarà possibile ricevere tale comunicazione entro breve tempo, ripeto, entro il 30 novembre.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme costituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, nei giorni tra il 14 ed il 17 settembre 2006, in effetti, i territori delle regioni Marche, Liguria e Veneto sono stati interessati da eventi meteorologici di particolare intensità che hanno causato allagamenti, esondazioni di fiumi e torrenti e diffusi dissesti idrogeologici.Pag. 84
In particolare, le province di Imperia, Savona e Genova hanno subito gravi danni alle strutture pubbliche e private, nonché ai comparti produttivi ed agricoli. Pertanto, in considerazione della gravità e dell'estensione dell'evento calamitoso, tale da non poter essere affrontato con mezzi ordinari, su richiesta della regione Liguria, il Consiglio dei ministri, in data 22 settembre 2006, ha deliberato lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, nei territori di Liguria, Marche e Veneto fino al 30 settembre 2007.
Per quanto riguarda la necessità di provvedere tempestivamente allo stanziamento dei fondi e al loro immediato utilizzo a favore degli enti colpiti, si fa presente che è in fase di predisposizione uno schema di ordinanza di Protezione civile, finalizzata a regolamentare l'attuazione dei primi interventi urgenti, diretti a fronteggiare i danni causati dai predetti eventi alluvionali.
Speriamo di intervenire in tempo utile. Con tale provvedimento, predisposto d'intesa con le regioni interessate, ai sensi dell'articolo 107 del decreto legislativo 30 marzo 1998, n.112, considerata la stima complessiva dei danni subiti dalle regioni stesse, il cui accertamento è tuttora in corso, si provvederà a stanziare le risorse da destinare alla realizzazione degli interventi, tenuto conto delle somme che il Ministero dell'economia e delle finanze trasferirà al fondo del Dipartimento della protezione civile per le finalità in questione.
Inoltre, con la citata ordinanza, valutate opportunamente le richieste rappresentate dalle regioni interessate, potrà essere prevista la realizzazione delle iniziative urgenti, volte al superamento dell'emergenza e, ove ritenuto indispensabile, sulla base di una specifica motivazione, l'autorizzazione a derogare a disposizioni normative vigenti, sempre nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico.
PRESIDENTE. Il deputato Minasso ha facoltà di replicare.
EUGENIO MINASSO. Ringrazio, comunque, il sottosegretario per la sua risposta. Vorrei ribadire ancora, per essere molto chiaro, il concetto che, pur accettando la sua risposta relativa alle future stime dei danni provocati, stime notevolmente superiori alla cifra di 15 milioni di euro, da dividere addirittura tra tre regioni, esistono due percorsi differenti.
Il primo riguarderà le cifre stanziate dal Governo per venire incontro a tutti i danni subiti da aziende ed enti pubblici, mentre il fatto importante è quello di quantificare una cifra che serva a mettere in sicurezza gli edifici.
Per essere più specifico, il ponte o la casa da abbattere o da mettere in sicurezza sicuramente rientreranno nei danni futuri per la ricostruzione, ma la spesa per abbatterli o metterli in sicurezza è una spesa urgente, che deve rientrare in quei 15 milioni di euro che il capo della Protezione civile, Bertolaso, ha ufficialmente dichiarato in Commissione di aver già richiesto. Quindi, la mia richiesta si riferisce soltanto alla messa in sicurezza delle parti danneggiate. Per cui, ringraziandola della gentilezza che mi ha dimostrato poco fa, vorrei chiederle di insistere soprattutto in Consiglio dei Ministri affinché vengano stanziati questi fondi il più presto possibile, entro il 30 novembre, altrimenti i comuni non potranno utilizzare quelle risorse, ma dovranno ricorrere ai fondi correnti, che sono legati ai vincoli del patto di stabilità, come voi tutti sapete.
(Iniziative per la dichiarazione dello stato di calamità a favore dei comuni della provincia di Ancona colpiti da una violenta precipitazione il 16 settembre 2006 - n. 2-00136)
PRESIDENTE. L'onorevole Maderloni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00136 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
CLAUDIO MADERLONI. Signor Presidente, voglio illustrare la mia interpellanza, soprattutto in considerazione delPag. 85fatto che quanto detto poc'anzi dal sottosegretario mi preoccupa. I parlamentari delle Marche, Morri, Lion, Galeazzi, Vannucci, Cesini, Merloni, Ricci, Ciccioli e Quartiani, indipendentemente dalle loro posizioni politiche, hanno sottoscritto questa interpellanza perché ciò che è accaduto il 16 settembre scorso è stato particolare.
Nei comuni di Osimo, Castelfidardo, Camerano e Offagna, in provincia di Ancona, si sono riversati 80 litri di acqua per metro quadrato, ovvero 15 milioni di metri cubi di acqua in 2 ore, una vera e propria bomba d'acqua, che si è riversata sui quattro comuni della provincia. Oltre ai disagi per i cittadini, l'ondata di fango e acqua ha provocato danni ingentissimi alle strutture pubbliche, alle scuole, alle strade, alle linee e alle stazioni ferroviarie, alle imprese private, industriali, artigianali, commerciali ed agricole ed anche ad alcuni gioielli architettonici.
Il 17 settembre 2006 si è recato nella zona il responsabile della Protezione civile nazionale, il quale ha preso atto della gravità della situazione (4 comuni e 170 aziende in ginocchio, oltre duemila dipendenti che rischiano di perdere il lavoro, danni per milioni di euro, decine di famiglie evacuate) e ha dichiarato che avrebbe chiesto al Governo di proclamare lo stato di calamità.
Il 18 settembre anche il presidente della giunta regionale delle Marche, Giammario Spacca, e il presidente dell'amministrazione provinciale, Enzo Giancarli, con tutti gli esecutivi, unitamente ai sindaci, hanno richiesto l'intervento straordinario.
Devo rilevare la tempestività del Governo, il quale già il 22 settembre ha emanato il decreto di dichiarazione dello stato di emergenza fino al 30 settembre, in relazione alle eccezionali avversità atmosferiche che si sono verificate, come è stato poc'anzi ricordato, in Liguria, Marche e Veneto.
Lo stesso giorno, durante il sopralluogo nelle zone colpite, il Governo ha dichiarato ufficialmente il varo del decreto e l'imminente emanazione, già nella settimana successiva, della conseguente ordinanza, con i primi stanziamenti per gli indennizzi.
Circa l'ordinanza, lo stesso Bertolaso ha spiegato che si tratta di un provvedimento - cito testualmente - che «mima» l'efficacia di un decreto-legge: sarà immediatamente esecutivo e renderà disponibili degli stanziamenti ancora da quantificare. Essi serviranno per iniziare a conferire i primi indennizzi a coloro i quali hanno perso veramente tutto; il fondo di garanzia sarà integrato. Inoltre, egli ha ribadito la necessità di confronti a distanza di due settimane, dove farà il punto della situazione per avere stime più precise dei danni subiti.
Occorre segnalare a questo proposito l'avvio di numerose iniziative a cura di amministrazioni locali, sindacati, associazioni di categoria e di volontariato per consentire alle zone colpite di risollevarsi quanto prima e la creazione di team di periti per la rilevazione e la stima dei danni e la formulazione di richieste alla regione.
Il lavoro di tanti imprenditori e di tanti operai per ripulire e rimettere in funzione, per quello che è possibile, i macchinari è stato veramente importante. Nel frattempo, però, ulteriori danni si vanno ad aggiungere alla già grave situazione, come cedimenti di mura di rilievo storico e chiusure di edifici a scopo precauzionale.
Chiediamo che questo intervento sia il più rapido e strutturale possibile, perché quel distretto deve tornare a vivere e riprendere la sua funzione - lo dico veramente con forza -, perché è il cuore economico di tutta l'area. Le piccole aziende colpite sono il motore dell'economia di tutta la provincia (importanti nel settore agricolo le aziende vitivinicole). Dalla rapidità degli interventi e dalla loro qualità dipenderà la ripresa dello sviluppo.
Abbiamo deciso di mantenere ferma questa interpellanza non solo per sollecitare il suddetto intervento, ma anche perché, purtroppo, a distanza di pochi giorni si è verificata una nuova emergenza, provocata ancora da una pioggia intensa e prolungata, che ha creato un ulteriorePag. 86stato di emergenza e che questa volta ha colpito anche i comuni di Falconara, Chiaravalle, Camera Picena e la Valle dell'Esino. Anche qui seri sono stati i danni alle aziende e alle infrastrutture: la chiusura temporanea dell'aeroporto e della linea ferroviaria ha creato nuovi sfollati, provocando perdite di posti di lavoro. Non solo si è aggravata la situazione dove già vi erano difficoltà, ma è stata colpita anche un'altra realtà fondamentale per la provincia di Ancona.
Le chiedo dunque, signor sottosegretario, a nome della popolazione e delle amministrazioni coinvolte, di offrire ulteriori certezze a questa zona. Abbiamo bisogno, infatti, di far giungere ai nostri cittadini, attraverso i sindaci, l'amministrazione provinciale e la regione, finanziamenti certi e duraturi, perché l'area in questione deve essere adeguatamente «curata».
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in effetti gli interpellanti hanno compiuto una ricostruzione molto puntuale della grave situazione che si è verificata, tra il 14 e il 17 settembre - in particolare, il 16 -, dopo il violento nubifragio che ha interessato la provincia di Ancona e, soprattutto, i comuni di Camerano, Castelfidardo, Offagna ed Osimo, nei quali, in pochissime ore, il rovescio si è dimostrato particolarmente intenso.
A seguito di ciò, la regione Marche, con nota del 22 settembre 2006, ha richiesto lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992. L'intensa precipitazione ha causato l'interruzione della strada statale n. 16 e della linea ferroviaria Ancona-Pescara, nonché allagamenti di abitazioni, negozi, laboratori artigianali ed opifici industriali.
Sono stati rilevati, inoltre, danni consistenti alle infrastrutture pubbliche, nonché la distruzione di diversi beni mobili, quali autovetture e macchinari. Per quanto riguarda il comparto produttivo, sono stati in effetti particolarmente danneggiati e resi inutilizzabili le scorte di produzione ed i prodotti finiti pronti per la distribuzione.
Il capo del Dipartimento della protezione civile, il 17 ed il 22 settembre, si è recato personalmente nelle zone colpite dall'alluvione ed ha tenuto un incontro, presso il centro operativo comunale di Cosimo, con la popolazione e con i rappresentanti delle attività produttive danneggiate. Al predetto incontro hanno partecipato anche la regione, la provincia di Ancona ed i sindaci dei territori comunali interessati, i quali hanno rappresentato la necessità di realizzare interventi urgenti, che permettano il ritorno alle ordinarie condizioni di vita.
Segnalo, inoltre, che presso lo stesso centro operativo comunale si è recato anche il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, onorevole Rutelli, il quale ha ufficialmente informato la popolazione del riconoscimento dello stato di emergenza, avvenuto, in modo immediato, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 settembre 2006 e con il quale viene confermato il massimo impegno del Governo per il superamento delle difficoltà manifestate dagli imprenditori e dall'intera popolazione.
Si fa presente, infine, che è in corso di ultimazione l'ordinanza di Protezione civile relativa ai primi interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza, che verrà firmata quanto prima dal Presidente del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. Il deputato Maderloni ha facoltà di replicare.
CLAUDIO MADERLONI. Signor Presidente, i deputati marchigiani sono presenti in quest'aula (mi riferisco agli onorevoli Ciccioli e Cesini) per sottolineare con forza questa richiesta, che ci sta molto a cuore.
La situazione che lei ha descritto, signor sottosegretario, è quella che ho evidenziato anch'io. Siamo d'accordo, maPag. 87speriamo che non passi troppo tempo, poiché vi è l'esigenza che le nostre amministrazioni comunali, la provincia e la regione dispongano di elementi certi per aiutare, in primo luogo, quelle imprese che, in questi giorni, fanno di tutto per ripulire i propri locali e cercare di riprendere l'attività. Esse hanno rappresentato, attraverso le loro organizzazioni di categoria, la necessità di avere certezze in tempi celeri.
Sono dunque soddisfatto perché ho capito l'impostazione e la rapidità data dal Governo, ma ancora una volta le chiediamo rapidità e certezza riguardo alla questione economica affinché la zona possa tornare a rivivere.
(Orientamenti del ministro delle infrastrutture in merito alla realizzazione del Corridoio stradale Tirreno-Brennero, nel tratto Fontevivo Parma-Nogarole Rocca - n. 2-00141)
PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà di illustrare l'interpellanza Maroni n. 2-00141 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5), di cui è cofirmatario.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intendo illustrare l'interpellanza anche per giustificare e motivare una questione che in questa sede rischia di essere poco compresa, ossia quali siano le ragioni di urgenza che ci hanno spinto a presentare l'interpellanza e ad insistere nei giorni scorsi perché venisse trattata in questa occasione.
Debbo registrare che negli ultimi mesi si sono susseguite alcune dichiarazioni da parte soprattutto del ministro Di Pietro, il quale a più riprese ha manifestato la propria contrarietà alla applicazione delle autorizzazioni e delle concessioni autostradali già deliberate dal precedente Governo.
In virtù di tale consapevolezza, ci siamo chiesti (anche se il problema specifico del collegamento Fontevivo-Nogarole Rocca non è stato mai affrontato) quali fossero le intenzioni del ministro, considerato che si tratta di un'opera che sopravvive in virtù di una concessione. È un'opera che, così come è stata deliberata dal CIPE nella seduta del 9 maggio 2006, quindi nel corso di questa legislatura, è dotata di un piano finanziario modificato e totalmente finanziato attraverso un sistema di concessioni autostradali. La ridefinizione dei termini e dei tempi di durata della concessione autostradale stessa sono alla base, da un lato, della concessione e, dall'altro, della sua realizzazione.
Non so quanti di voi abbiamo percepito l'importanza di questa concessione, stante il fatto che di questo tratto autostradale si discute sin dal 1950 e che nel 1980 si sono cominciati a vedere i primi vagiti dal punto di vista progettuale. Siamo dovuti poi arrivare al 2001, quando finalmente è stata inserita nelle individuazioni di piano della legge obiettivo, quale area di viabilità strategica, e da allora in poi, ad onor del vero, si è giunti con un certo ritardo - come ricordavo prima, solo il 9 maggio scorso - a stabilire le modalità di definitiva aggiudicazione dell'opera.
Detto questo, registro che le cinque amministrazioni provinciali interessate hanno atteggiamenti per certi versi difformi tra loro; infatti, ben quattro di esse hanno inserito l'opera nei rispettivi piani territoriali di coordinamento e stanno insistendo per far in modo che essa proceda celermente. L'amministrazione provinciale di Mantova, provincia dalla quale provengo, al contrario delle altre cinque, da un po' di anni tentenna e alterna fasi di assoluta contrarietà a fasi di disponibilità al dialogo.
Questo tipo di atteggiamento da parte dell'amministrazione provinciale di Mantova non ha sicuramente giovato a comprendere quale siano la reale portata, le attese e le aspettative esistenti sul territorio per quella opera, ed ha ingenerato altri dubbi. Il presidente della provincia stessa, a più riprese, si è vantato di avere fatto presente al ministro Di Pietro la propria contrarietà e ciò ha ingenerato incertezza anche da parte di amministratori che di fatto appartengono anche al centrosinistra.Pag. 88
Nel caso specifico, vi è tutta una fascia di amministrazioni locali che parte da Massa, e che, attraversando Parma, passa per il Basso cremonese e l'Alto mantovano, che in larghissima misura hanno chiesto anche con forme di propaganda estreme di poter vedere finalmente coronato il sogno di realizzare una direttrice che collegherebbe - come dicevo - La Spezia a Verona e due delle più importanti strutture logistiche (Fontevivo Parma-Nogarole Rocca).
Detto questo, credo che, onde evitare ulteriori dubbi, si renda oltremodo necessario un chiarimento da parte del Governo. Mi dispiace che questa sera, per ragioni diverse, sia il ministro sia il sottosegretario competente non possano rispondere. Mi auguro che il rappresentante del Governo, che ringrazio per la disponibilità, possa fornire in qualche modo, qualche dettaglio necessario non tanto al sottoscritto, quanto a tutti quei cittadini di queste cinque province che in questo momento stanno seguendo la diretta televisiva, soprattutto gli amministratori; essi sentono la necessità di avere una posizione chiara e definita sul tema specifico.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, con riferimento alle problematiche evidenziate dagli interpellanti con l'atto ispettivo cui si risponde, si precisa che i correttivi proposti alle convenzioni autostradali, con una più accorta tutela degli interessi pubblici, vanno nella direzione di assicurare la puntuale realizzazione degli interventi programmati proprio ai fini di superare l'attuale situazione di ritardo che negli ultimi anni si era attestata su valori nell'ordine del 30, 40 per cento.
A tale scopo, è già al lavoro, presso il Ministero delle infrastrutture, una commissione che vede rappresentati tutti i soggetti coinvolti (ANAS, Concessionarie, ANCE, parti sociali, Autorità di vigilanza sui lavori pubblici).
Circa il collegamento autostradale tra Parma, sull'autostrada A1, e Nogarole Rocca, sulla autostrada A22 del Brennero, è opportuno precisare che questo è compreso nella concessione della Società Autocamionale della Cisa dal luglio del 1974 e che per la sua realizzazione era previsto un contributo pubblico del 60 per cento.
L'opera è rientrata nel blocco della costruzione di nuove autostrade stabilito dalla legge n. 492 del 1975, pertanto, non è mai stato inserito nel piano finanziario della concessionaria non essendo disponibile il necessario rilevante contributo pubblico.
La stessa situazione si è verificata nella vigente concessione ANAS/CISA del 9 dicembre 1999, e tale intervento, pur riconosciuto nella titolarità della concessionaria, non è inserito nel piano finanziario.
È tuttavia opportuno rilevare che il Ministero delle infrastrutture condivide la strategicità dell'intervento, pur restando da effettuare approfondimenti sulle modalità realizzative. L'opera in questione, di un importo pari a 1.833 milioni di euro, come da progetto definitivo approvato dal CIPE il 9 maggio 2006, è coerente con le grandi reti transeuropee ed è inserita nei programmi della legge obiettivo (Delibera CIPE n. 121/201).
Per quanto concerne la convenzione ANAS/società concessionaria del 1o marzo 2006, questa ha previsto una rideterminazione della durata della concessione (dal 2010 al 2044), quale strumento per assicurare l'equilibrio finanziario della concessionaria in relazione al nuovo rilevante investimento senza riconoscimento di contributo pubblico.
Il Ministero dell'economia e delle finanze, a seguito di delibera CIPE del 9 maggio 2006 sulla rilevanza degli investimenti ha tuttavia richiesto ulteriori approfondimenti istruttori.
Da ultimo, la Commissione europea, con nota del 24 luglio 2006, ha aperto una procedura di infrazione, chiedendo alle autorità italiane di astenersi da decisioni definitive sull'atto convenzionale che sarebbePag. 89in violazione delle direttive europee per la maggiore durata della convenzione.
Lo scorso agosto si sono fornite tutte le informazioni sulla vicenda alla commissione e si è in attesa delle ulteriori valutazioni.
Per di più è in corso un'ulteriore verifica da parte del Ministero delle infrastrutture sulla compatibilità dell'assetto fisico previsto per l'infrastruttura, che si sovrappone per alcuni chilometri alla costruenda autostrada regionale lombarda Cremona-Mantova, anch'essa collegata con l'AutoBrennero.
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto della risposta, nel senso che apprezzo dal punto di vista documentale la ricerca effettuata dagli uffici, ma credo che in questa fase sia mancata la politica nella risposta del sottosegretario.
In questa sede siamo chiamati a valutare, a verificare le scelte politiche del Governo, il quale deve avere la forza di decidere qualcosa. Credo che, da un punto di vista squisitamente formale, sia assolutamente accettabile il rilievo del rappresentante del Governo circa l'apertura a luglio di una procedura d'infrazione anche se, a onor del vero, ciò si è verificato per tutte le analoghe iniziative. Sappiamo bene, infatti, che riguardo alla durata delle concessioni le istruttorie dell'Unione europea sono all'ordine del giorno e valgono un po' per tutti i paesi europei; in ogni caso, è altresì vero che, sinceramente, mi aspettavo un pochino più di coraggio.
Ho apprezzato il fatto che il sottosegretario abbia condiviso la strategicità dell'intervento e ciò mi rincuora, poiché non tutti nell'ambito della coalizione a cui egli appartiene la pensano così, soprattutto coloro che si sono mossi sul territorio in questo periodo. Nonostante ciò, un po' m'inquieta la sostanziale riapertura di un'istruttoria per verificare o meglio approfondire quella che viene definita la coincidenza territoriale di quest'opera rispetto alla Mantova-Cremona; credo, infatti, si tratti di due opere tra loro poco attinenti dal punto di vista della risoluzione del problema viabilistico. Non possiamo porci il problema tutte le volte in cui s'intende realizzare un'autostrada in zone presso le quali ne passa già un'altra che, però, porta in tutt'altra direzione. Nel nostro caso stiamo parlando di una direttrice orizzontale che va da Mantova a Cremona - da ovest verso est -, che attraversa questo territorio e che, in un certo punto, interseca quest'altra opera che, in realtà, va da sud verso nord, sostanzialmente collegando la costa toscana con l'AutoBrennero e contribuendo a sgravare dai pericoli e dai problemi che derivano dall'attuale sovraccarico, dal punto di vista viabilistico, del valico appenninico e della A1 più in generale.
Premettendo che ho intenzione di trasfondere il contenuto di questa interpellanza urgente in un altro atto, ribadisco che le amministrazioni locali hanno bisogno di risposte certe in tempi rapidi. Capisco le difficoltà che il Governo si trova ad affrontare in questa fase dal punto di vista burocratico, dovendo rispondere all'Unione europea che ha aperto questa procedura d'infrazione, ma in questo caso si tratta di un'opera sostanzialmente e totalmente finanziata dall'azienda Autocamionale della Cisa attraverso un meccanismo concessorio, peraltro già utilizzato in Italia. Ha fatto bene il rappresentante del Governo a ricordarci che in passato per quest'opera era previsto un 60-64 per cento di intervento pubblico: per questo motivo, per più di trent'anni essa è rimasta sulla carta.
Oggi ci troviamo di fronte ad una soluzione che dovrebbe risolvere questo problema, anche se credo sia giusto vigilare e fare tutti i passi necessari con la dovuta attenzione, ma credo anche sia giusto cercare di dare risposte in fretta perché la popolazione del territorio di cui stiamo parlando ha bisogno di capire e le amministrazioni locali hanno bisogno di programmare il proprio futuro, anche dal punto di vista della viabilità.
(Ipotesi di liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas naturale - n. 2-00147)
PRESIDENTE. Il deputato Gibelli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Maroni n. 2-00147 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6), di cui è cofirmatario.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Con l'interpellanza in esame si chiede di conoscere gli indirizzi del Governo ai fini della tutela dei consumatori e della promozione delle fonti rinnovabili di energia, nella prospettiva della totale liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica prevista a decorrere dal 1o luglio 2007. Al riguardo, si fa presente quanto segue.
Con il disegno di legge A.S. 691, all'esame della 10a Commissione permanente del Senato, il Governo si propone di adottare uno o più decreti legislativi per completare il processo di liberalizzazione dei settori dell'energia e del gas naturale, anche al fine di dare completa e corretta attuazione alle direttive del Parlamento e del Consiglio d'Europa relative a norme comuni per i mercati interni dell'energia elettrica e del gas naturale e definire, conseguentemente, gli aspetti connessi della normativa, ivi compresi l'assetto e le competenze delle società pubbliche e degli enti pubblici operanti nei sistemi dell'energia elettrica e del gas naturale, provvedendo a realizzare il necessario coordinamento con le disposizioni vigenti, nel rispetto delle competenze delle regioni e di quelle a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, secondo i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.
Gli elementi fondamentali contenuti nei criteri di delega previsti dal disegno di legge si riferiscono alle questioni poste dagli interroganti. In particolare, le direttive comunitarie lasciano ai singoli Stati il compito di precisare i principi relativi agli obblighi del servizio pubblico, obblighi che debbono ora essere identificati con maggior precisione rispetto al passato, con riguardo alla sicurezza, alla regolarità e ad una chiara informazione dei clienti finali sulle forniture di energia; inoltre, è opportuno, per la certezza del sistema, che sia previsto chiaramente il soggetto titolare ad emanare indicazioni per la soddisfazione di tali obblighi.
Le direttive comunitarie prevedono che tutto ciò venga reso esplicito e noi lo facciamo attraverso l'individuazione del Ministero dello sviluppo economico quale soggetto competente. In questa direzione si sta anche muovendo l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che ha pubblicato, il 3 agosto 2006, un documento per la consultazione, riguardante la liberalizzazione del servizio di vendita dell'energia elettrica a tutti i clienti finali, per l'acquisizione di elementi utili allo studio dei relativi regimi di tutela. L'Autorità ha chiesto che i soggetti interessati facessero pervenire le loro osservazioni entro il 22 settembre di quest'anno. Pertanto, a breve, conosceremo gli orientamenti che l'Autorità assumerà anche in relazione alle procedure di consultazione adottate. Dal documento proposto dall'Autorità alla consultazione appare evidente la preoccupazione di salvaguardare i clienti finali di piccole dimensioni soprattutto nel settore civile, a fronte delle incertezze di un mercato che si sviluppa in una logica puramente concorrenziale senza i necessari meccanismi di tutela. Noi dobbiamo costruire gli strumenti perché quelle utenze oggi vincolate risultino tutelate nel nuovo scenario competitivo che si andrà a determinare.
È evidente, d'altra parte, che i mercati dell'energia elettrica e del gas naturale hanno bisogno di ulteriori interventi per essere completati e resi più concorrenziali.Pag. 91
In particolare, occorre diversificare le fonti di produzione e le aree in cui tali produzioni si effettuano.
Questo anche al fine di ridurre i costi di vettoriamento e di costruire, partendo dalle potenzialità presenti nel territorio, quel mix delle fonti energetiche che sicuramente potrà affrancare il nostro paese dalle condizioni di dipendenza nelle quali oggi ci troviamo per effetto di una prevalenza nettissima del gas rispetto alle altre fonti e, soprattutto, rispetto al tema delle utilizzazioni civili, oltre che industriali.
È necessario tenere conto della sostenibilità ambientale di queste attività. Anche in questa direzione, un protagonismo locale nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili non solo anima i tessuti produttivi e imprenditoriali locali, ma sostiene quella cultura della gestione in grado di conseguire significativi risultati anche sul versante del risparmio energetico che è - non lo dobbiamo mai dimenticare - la fonte primaria tra le energie rinnovabili.
Nell'ambito delle misure necessarie a favorire un assetto concorrenziale della domanda di energia elettrica, rispetto ad un primo periodo in cui essa è stata espressa in forma aggregata attraverso l'acquirente unico, vanno ricompresi anche adeguati strumenti di copertura del rischio di prezzo (quali contratti differenziali standardizzati, prodotti derivati negoziati anche su appositi mercati organizzati), in grado di facilitare la partecipazione attiva e consapevole della domanda e di incentivare strategie di acquisto dell'energia elettrica maggiormente reattive alle variazioni della domanda.
Occorre, dunque, portare avanti il processo di completamento dei mercati dell'energia, anche emanando una disciplina che permetta di rendere effettivamente operativo un mercato - teoricamente già possibile, ma inattuato - dei derivati finanziari collegati ai mercati fisici dell'energia, anche attraverso la definizione di una sede unificata di contrattazione, in quanto, trattandosi (specialmente nel caso dell'energia elettrica) di un mercato con elementi di particolare delicatezza per via delle peculiarità del bene in questione, è opportuno che tale mercato sia accentrato in una sede unica, stabilendo le modalità di scambio di informazioni e di collaborazione tra le autorità di vigilanza.
In merito alle disposizioni per la ridefinizione dei poteri dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, nel sottolineare l'esigenza di rafforzare tale istituzione, il ministro, già nel suo intervento di ieri presso la 10a Commissione al Senato, nell'illustrare il disegno di legge n. 691, ha considerato auspicabile assicurare un rapporto più stretto tra autorità e Parlamento, che dovrebbe essere posto in condizione di contribuire alla definizione degli obiettivi di massima rispetto ai quali l'Autorità medesima potrebbe rimanere, comunque, libera nei mezzi di realizzazione, riferendo in ogni caso periodicamente al potere legislativo in merito all'attività svolta, tanto da poter continuamente non solo monitorare, ma aggiornare gli obiettivi, i riferimenti, i principi ordinatori in riferimento ai quali l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas deve organizzare la propria attività.
Un elemento essenziale per lo sviluppo equilibrato e veloce del nostro sistema energetico non può non vedere coinvolti gli enti locali. Il Governo è, quindi, autorizzato ad adottare strumenti di coordinamento permanente con le regioni, attraverso i quali stimolare un'assunzione di responsabilità condivisa e di precisi impegni in ordine al raggiungimento di obiettivi altrettanto condivisi di risparmio energetico e di tutela ambientale, oltre che di animazione dei mercati locali soprattutto nel settore dei servizi.
Occorre, al riguardo, il massimo impegno per promuovere un sistema più efficiente, in grado di garantire le autonomie sotto il profilo dell'integrazione verticale con lo Stato centrale, assicurando altresì il consolidamento della massa critica degli operatori.
Il mercato dell'energia ha altresì bisogno di una ridefinizione degli assetti e delle competenze dei soggetti, delle società pubbliche e degli enti pubblici operanti nel settore. In tale ambito, rientrano le societàPag. 92per azioni a totale partecipazione pubblica costituite in attuazione del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (quali la società Gestore del sistema elettrico, già GRTN Spa, la società Gestore del mercato elettrico Spa e la società Acquirente Unico Spa), le cui funzioni, attribuite all'avvio del processo di apertura del mercato, appaiono oggi da rivedere alla luce del completamento del processo di liberalizzazione e della riunificazione tra proprietà e gestione della rete elettrica di trasmissione nazionale.
Sono possibili, inoltre, accorpamenti funzionali con altre strutture pubbliche esistenti, come la Cassa conguaglio per il settore elettrico, in un'ottica di razionalizzazione efficiente delle attuali strutture e di semplificazione gestionale. A ciò è diretta la delega finalizzata al riordino di tali organismi, riordino dal quale sono ovviamente escluse le società privatizzate quotate sui mercati finanziari.
Dunque, noi vogliamo scacciare le preoccupazioni espresse nell'interpellanza in esame circa provvedimenti che possono essere varati al di fuori di un contesto coerente e consolidato di norme che non hanno fondamento, attraverso la sottolineatura di un coerente impegno che è desumibile nei contenuti del disegno di legge e nei contenuti della delega che potrebbe essere conferita al Governo. Né hanno fondamento, al tempo stesso, le preoccupazioni che si riferiscono alla promozione delle fonti cosiddette rinnovabili, per le quali sono già presenti forme di incentivazione ed altre ancora saranno definite mediante il disegno di legge atto Senato n. 691. Si evidenzia, in particolare, che il nostro paese potrà trovare nelle energie alternative, in quella solare in modo particolare, se correttamente sfruttata, una grande occasione ed anche stimoli per lo sviluppo industriale, per la ricerca e per l'innovazione (ciò segnatamente nel campo del solare termico, considerata la maturità che il settore esprime, ma anche nel fotovoltaico ed in altre modalità che, a nostro parere, devono accompagnare e caratterizzare una politica energetica sostenibile).
Con riguardo alle disposizioni relative alla promozione del risparmio energetico e dell'utilizzo delle fonti rinnovabili, nonché in materia di fiscalità, il ministro ha già assicurato al Senato la propria disponibilità a valutare l'inserimento nei provvedimenti in esame di disposizioni di maggior dettaglio.
PRESIDENTE. Il deputato Gibelli ha facoltà di replicare.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, non sono soddisfatto, per evidenti motivi. In primo luogo, ritengo che la risposta sia stata di tipo accademico: si è voluto impostare una risposta che dà alcune definizioni di principio (in parte anche condivisibili), ma non dà al preciso quesito che ho formulato una risposta precisa.
Mi spiace che l'autorevole esponente del Governo, mentre io cerco di dare qualche informazione che potrebbe essergli utile, stia telefonando. Io l'ho ascoltato con viva attenzione, nella speranza di una risposta precisa... Se mi dedica due minuti...
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei scusarmi con l'interpellante: ho dovuto rispondere al telefono per rinviare un appuntamento.
ANDREA GIBELLI. Accetto le sue scuse, signor sottosegretario. So che siamo tutti impegnati, ma le anticipo che non le ruberò molto tempo perché non utilizzerò tutto quello a mia disposizione.
La mia domanda era molto semplice. Noi chiedevamo se si intendeva destrutturare l'attuale sistema di gestione e garanzia del servizio elettrico utilizzando fusioni o accorpamenti dell'attuale gruppo GRTN e togliendo la terzietà a GME, privatizzandone gli assets societari, privando in questo modo i consumatori di consolidate forme di tutela.
Se ho compreso bene, al di là di tutte le considerazioni di carattere generale, il Governo ha fatto riferimento a una volontà di intervenire, aggiornando e rivedendoPag. 93la materia, sempre e non oltre gli strumenti normativi che il Governo ha a disposizione.
Perché mi ritengo insoddisfatto? In primo luogo, perché lei non ha saputo e non ha voluto anticiparci in quale modo. Al di là delle rassicurazioni attraverso puntuali risposte ricevute dal ministro Bersani e attraverso i mezzi di comunicazione, a seguito di alcune indagini giornalistiche apparse su alcuni quotidiani, oggi lascio un messaggio inquietante al Governo rispetto al fatto che, mentre stiamo parlando di interpellanze urgenti, risulterebbe - uso il condizionale, ma è un condizionale politico - che sia in corso la formulazione della legge finanziaria, con la quale si vuole intervenire in questo settore, quello del mercato energetico. Lo strumento della finanziaria è antitetico alle dichiarazioni che lei ha fatto questa sera ed è uno strumento non idoneo ad affrontare un argomento di questo tipo.
Non sto scherzando, nel senso che mi riferisco ad alcune indiscrezioni che io le lascio e che consentiranno al ministro Bersani, al di là delle rassicurazioni di circostanza, di riflettere sulla necessità di fare un altro colpo di mano, utilizzando lo strumento della finanziaria. Le do alcuni riferimenti che sostanziano quanto prima indicavo nei miei sospetti e nelle paure, che mi auguro siano mal riposte, nel senso che non si intenda utilizzare la legge finanziaria per riformare il mercato energetico in alcune parti.
Le leggo una norma che spero lei non troverà nella finanziaria che sarà presentata, ma che resti solo un'indiscrezione di tipo politico. Per essere chiari e lasciarlo agli atti, non vorrei trovare misure riguardanti la razionalizzazione del sistema energetico nazionale di questo tenore: «Al fine della razionalizzazione dell'attività di servizio a supporto del sistema elettrico italiano, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge, le funzioni della Cassa conguaglio per il settore elettrico sono trasferite al gestore dei servizi elettrici GSE Spa. Conseguentemente, l'ente è soppresso».
Se questa norma entrerà nella finanziaria, vuol dire che le sue dichiarazioni di questa sera sono contraddittorie. Mi auguro, invece, che vi siano strumenti idonei che consentano comunque al Parlamento di seguire per le vie ordinarie un vero confronto e per evitare di trovare nuovamente sui giornali delle anticipazioni e delle fughe in avanti di questioni che il mondo e il settore interessati all'energia si trovano di fronte. Lo stesso è accaduto con il provvedimento legato ai tassisti e ad altri settori, in cui il Governo anticipò, attraverso una serie di strappi, le posizioni che il Parlamento è costretto ad inseguire. Non vorrei che quanto sostenuto nella passata legislatura, ossia la necessità di un confronto parlamentare, proprio da chi ci accusava di usare altri strumenti, quelli televisivi e della proposta politica extraparlamentare, venga ripagato con la stessa moneta.
Quindi, le assicurazioni del ministro non ci interessano. Ci interessano i fatti. Da domani si riprende tale questione. Mi auguro che non sia la finanziaria la via breve e che sia il Parlamento, invece, nelle sedi opportune e con i tempi previsti - non dalla sessione di bilancio che, come sa, ha tempistiche e modalità di approccio molto diverse rispetto all'iter di altri provvedimenti -, la sede opportuna per un approfondimento, senza se e senza ma, e, soprattutto, senza colpi di mano, al di là delle assicurazioni del ministro.
(Compatibilità ambientale di un progetto edilizio nel territorio della Val d'Orcia - n. 2-00145)
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00145 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7), di cui è cofirmatario.
EZIO LOCATELLI. Grazie signor Presidente. Il caso che ho sollevato con questa interpellanza, unitamente ai deputati Cacciari e Migliore, è ampiamente risaputo ed è diventato, a ragion veduta, caso nazionale ed internazionale, per l'assurdità dell'interventoPag. 94e soprattutto delle scelte che lo hanno reso possibile. Parliamo del megainsediamento edilizio in corso di realizzazione a Monticchiello di Pienza, nel cuore della Val d'Orcia: si tratta dei territori più pregiati del nostro paese e del mondo intero. Molte sono state le critiche e le espressioni di contrarietà e d'indignazione. Ci chiediamo come sia possibile che in una zona che per la sua unicità ed il valore inestimabile è stata dichiarata patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco, si sia autorizzata la realizzazione di un megacomplesso di seconde case. Si tratta di una sorta di villaggio turistico, per di più contro qualsiasi logica anche soltanto di buonsenso, a ridosso di un borgo storico antichissimo.
Non è un caso che la regione Toscana e la provincia di Siena intervennero a suo tempo per tentare di dissuadere il comune di Pienza dal realizzare questa lottizzazione. Era infatti evidentissimo, o perlomeno lo doveva essere, che la volumetria prevista per il progetto fosse del tutto sovradimensionata rispetto a quello che si diceva essere il fabbisogno abitativo della comunità locale; così com'era chiarissimo che si trattava di un intervento che non avrebbe prodotto, contrariamente a quanto asserito, alcuna ricucitura e alcuna riqualificazione dell'abitato. Tanto più che le modifiche assurde apportate alle norme tecniche di attuazione hanno dato fiato ulteriore ai progetti di espansione della società immobiliare.
Debbo aggiungere che la stessa convenzione, intervenuta nel 2001 fra gli organi del comune e la società immobiliare, con la quale sarebbe stato possibile in qualche modo recuperare e imporre delle prescrizioni, è una convenzione che - a nostro avviso - si è risolta in un atto sostanzialmente privo di significative contropartite per la comunità di Monticchiello. Il risultato finale è che le prescrizioni iniziali sono state clamorosamente smentite e disattese: nessuna abitazione per Monticchiello, nessun intervento di riqualificazione. Siamo soltanto in presenza di un danno ambientale, economico e di immagine che è sotto gli occhi di tutti.
Valgono fra tutte le parole del direttore del centro per il patrimonio culturale dell'Unesco: «L'insediamento urbanistico di Monticchiello è un errore e per noi fonte di preoccupazione; ci preoccupa come sia potuto accadere e ci preoccupa che possa succedere di nuovo una cosa simile». Concludo: sappiamo che il Governo ha avuto diversi incontri con le autorità locali e ha già espresso un suo primo orientamento che noi abbiamo letto a mezzo stampa. Vorremmo però capire e confrontarci più in dettaglio e in profondità, posto che a noi sembra che qualsiasi intervento di mitigazione, di correzione e di recupero, per essere davvero efficace, non può che passare attraverso un congelamento ed una rinegoziazione degli interventi in corso d'opera. In assenza di questi ultimi, non potrà esserci alcun intervento di recupero e di correzione. Quello che finora è accaduto è esattamente il contrario, almeno fino ad un giorno fa, vale a dire l'accelerazione dei lavori da parte della società costruttrice, con l'intento evidente di rendere impraticabile qualsiasi intervento di recupero degno di questo nome. La domanda molto semplice è come il Governo intenda agire al riguardo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, effettivamente si tratta di una località straordinaria, universalmente riconosciuta come tale, un'esempio di unicità di integrazione tra paesaggio ed insediamento urbano; dunque, a tale riguardo non sono possibili dubbi. D'altronde, ciò era stato già riconosciuto fin dal 1973, in applicazione addirittura della famosa legge n. 1497 del 1939; è stato ribadito l'interesse per questa area nel 2004, quando la Val d'Orcia è stata inserita nel patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco. Pertanto, la descrizione che lei mi ha fatto è assolutamente quella che noi condividiamo e conosciamo.Pag. 95
Nell'aprile del 1996, però, il comune di Pienza ha presentato un piano di lottizzazione, che corrispondeva alla terza variante del suo piano regolatore, con il quale chiedeva per l'appunto l'espansione del comune di Monticchiello; parere negativo fu dato dalle autorità competenti in quel caso, vale a dire dalla regione Toscana e dalla provincia di Siena.
Ciò nonostante, il comune di Pienza, ai sensi dell'articolo 40 della legge regionale n. 5 del 1995, ha approvato il progetto e ha trasformato l'area in una zona residenziale di espansione. La variante, lo ribadisco, è stata approvata malgrado il parere negativo espresso dalle due giunte, provinciale e regionale.
La regione Toscana non ha ritenuto necessario - o ha deciso comunque di non agire - intervenire con i poteri di salvaguardia che avrebbe potuto esercitare secondo la detta legge n. 5 del 1995, invitando il comune in questione ad adeguare gli strumenti urbanistici al parere negativo espresso dagli enti territoriali sopra citati. È andata pertanto avanti l'operazione e nel maggio del 2002 lo stesso comune, attraverso una convenzione, affida alla società Iniziative toscane srl la realizzazione degli edifici e delle opere di urbanizzazione.
Nel 2003, lo stesso comune di Pienza invia i progetti definitivi dei lotti e degli edifici alla soprintendenza per i beni architettonici e del paesaggio della provincia di Siena e Grosseto ai fini dell'autorizzazione. Però, le competenze attribuite agli uffici periferici del nostro ministero, il Ministero per i beni e le attività culturali, sulle questioni delle scelte di pianificazione prevedono che noi possiamo intervenire su alcuni aspetti e non su altri. In particolare, la soprintendenza è immediatamente intervenuta sul linguaggio architettonico e sui materiali adoperati, invitando ad apportare modifiche sostanziali, mentre non ha esercitato il vincolo sul territorio.
Non appena, nel mese di agosto - con la pubblicazione sui giornali di un articolo stampa - il Vicepresidente del Consiglio, nonché ministro per i beni e le attività culturali, è venuto a conoscenza di tutta la questione, è intervenuto immediatamente; ha avuto ampi colloqui con il presidente della regione toscana, Claudio Martini, con il sindaco, Del Ciondolo e, naturalmente, ritenendo che tale confronto fosse opportuno, con il direttore dell'unità World Heritage Centre dell'Unesco, l'architetto Francesco Bandarin, che segue esattamente questo tipo di problemi presso l'Unesco, essendo direttore del settore relativo al controllo architettonico. In quei colloqui, lo stesso Bandarin, come lei osservava, si è molto preoccupato ed ha evidenziato la necessità di mettere in atto le misure necessarie per dissipare i timori, rafforzare il sistema attuale di tutela e prevenire ulteriori danni all'integrità della Val d'Orcia, che è appunto il sito riconosciuto dall'Unesco come patrimonio universale.
Effettivamente, i lavori sono andati avanti. Come lei stesso, onorevole Locatelli, ha sottolineato, in data 20 settembre 2006, il ministro ha avuto un incontro con l'amministrazione di Pienza, per chiedere la correzione della progetto di Monticchiello. Ho ben detto «per chiedere». Ha riscontrato la disponibilità del sindaco e si è convenuto di incaricare due architetti paesaggistici, ambedue di chiara fama, che dovrebbero cercare di mitigare «appunto» l'effetto di questo insediamento. Il comune ha scelto la professoressa Paola Falini, che era la stessa incaricata dell'istruttoria della Val d'Orcia per il patrimonio mondiale dell'Unesco, ed il ministero si è assunto un impegno diretto, affidando ad Amerigo Restucci, professore all'università di Venezia, paesaggista riconosciuto mondialmente, un intervento per assistere il comune in tale operazione di correzione.
Finalmente, oggi il comune di Pienza ha richiesto ai costruttori la sospensione dei lavori, almeno, quelli dei corpi di fabbrica che non si trovano in fase di realizzazione. Dunque, praticamente la sospensione dovrebbe riguardare i corpi di fabbrica che sono un ancora in ritardo di costruzione, ed invece forse non riguarderà i corpi di fabbrica che si trovano in avanzata fase di realizzazione, ossia quelliPag. 96in cui mancano effettivamente solo gli arredi e le ultime parti. Nei prossimi giorni è previsto un incontro, al quale saranno chiamati a partecipare tutti i soggetti istituzionali interessati alla vicenda, ossia anche quelli che non possono intervenire direttamente - e, pertanto, anche il nostro ministero -, accompagnati dai due professionisti incaricati, per valutare effettivamente quali misure possano essere prese.
Per rispondere alla seconda parte dell'interpellanza, vorrei dire che anche il ministero si è preoccupato molto di tale questione e pertanto ha chiesto all'assessore regionale toscano all'urbanistica di incontrare il nostro direttore generale per concordare come d'altronde previsto dal codice, con il suo collega all'urbanistica, che si chiama Riccardo Conti, un'eventuale co-pianificazione, non più solo di quell'area, ma dell'intera regione Toscana. In fondo, l'elaborazione del piano paesaggistico, in concorso con il ministero, dovrebbe permettere, in futuro, di evitare questo tipo di problemi. Alcune regioni, come è noto, hanno già avviato il disegno del piano paesaggistico.
Il presidente della regione Toscana, Martini, ha inoltre comunicato che incontrerà i dirigenti dell'Unesco e si impegnerà con i medesimi su nuove misure per la tutela e la valorizzazione del paesaggio regionale. A sua volta, il ministro è intervenuto, mandando una lettera a tutti gli amministratori regionali, provinciali e locali, così come a tutti funzionari dei ministeri competenti nei territori dei 41 siti italiani iscritti nella lista dell'Unesco. Il ministro chiede alle amministrazioni di potenziare gli strumenti di tutela, al fine di garantire nei confronti della comunità internazionale e dell'Unesco una reale conservazione dei valori dei siti iscritti nel patrimonio mondiale. Chiede, inoltre, di vigilare affinché la pianificazione paesaggistica e urbanistica sia condotta, d'ora in poi, con la massima attenzione ed in coerenza con gli obiettivi di conservazione contenuti negli accordi che l'Italia ha firmato con l'Unesco. Il ministro, inoltre, ha dichiarato la sua disponibilità a tali territori di assisterli nell'ottimale gestione dei siti Unesco, al fine di evitare che episodi di tal genere possano mai ripetersi.
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di replicare.
EZIO LOCATELLI. Signor sottosegretario, sono decisamente soddisfatto delle risposte che sono state date, perlomeno in questa sede, alla nostra interpellanza. Dico ciò perché ci troviamo di fronte a dei primi passi, a dei primi risultati importanti conseguiti dall'azione di Governo, che noi, come gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, abbiamo sollecitato su questa vicenda.
È stata colta l'importanza di una vicenda che, al di là del fatto di essere grave in sé, è emblematica di tutta una serie di interventi di tipo speculativo che vengono portati avanti e che costituiscono certamente un'aggressione al territorio, al paesaggio, alla vocazione socio-economica di aree che sono fra le più belle d'Italia e del mondo intero. Bisogna che il Governo si assuma un impegno a questo scopo. Dalle risposte che sono state date dal sottosegretario, il Governo va e intende andare in questa direzione. Occorre, quindi, una maggiore attenzione su questo tipo di problemi.
Vorrei cogliere l'occasione di questo confronto per dire anche che a noi non appartiene una sorta di feticismo dei luoghi intoccabili. Il punto è un altro: bisogna che gli interventi, quando si parla di problemi di sviluppo, di occupazione, di tenuta demografica, non siano dissipativi e che vi sia, invece, la elaborazione di progetti che tengano conto della peculiarità, dei punti di forza e delle risorse che sono proprie di alcune aree. È indubbio che interventi come quelli effettuati a Monticchiello di Pienza, in tante altre realtà e in altri siti riconosciuti come patrimonio mondiale dell'umanità sono - le parole del sottosegretario a questo riguardo sono state chiare - dissipativi della ricchezza e delle potenzialità dei territori stessi. Una vera e propria follia, se dovessi utilizzare le parole di Puglisi, presidente del comitato italiano dell'Unesco.Pag. 97
Io so, signor sottosegratrio, di non doverla convincere perché le sue parole sono state, da questo punto di vista, chiare, però voglio citare ugualmente un dato eloquente, che dimostra le potenzialità di una certa idea di sviluppo quando la stessa sia correttamente interpretata: tra il 1996 e il 2001, mentre a livello nazionale il valore aggiunto è cresciuto dell'11 per cento e in Toscana del 15 per cento, nella Val d'Orcia esso è cresciuto del 28 per cento. Una percentuale, quindi, doppia rispetto alla media italiana. E ciò è potuto avvenire nella misura in cui si è puntato correttamente sulla valorizzazione del patrimonio artistico, naturale, culturale e storico locale di quella realtà. Va detto chiaro e tondo che certi interventi che sono stati portati avanti successivamente sono, come quello di cui stiamo discutendo, in rotta di collisione con queste potenzialità di crescita e di sviluppo.
Per tornare al caso specifico, penso che è stato importante che il Governo, unitamente a livello istituzionale e regionale, abbia fatto sentire la sua voce. Non è pensabile che, in nome di localismi esasperati e di una malintesa idea di sviluppo, passino progetti che sono nient'altro che delle speculazioni, oltre che degli scempi ambientali. Apprezzo, pertanto, l'intervento del Governo; apprezzo, in particolare, che si sia decisa la messa a disposizione di esperti per tentare di recuperare, a questo punto, il recuperabile. Ma soprattutto, e questa è la notizia principale che ravviso nell'intervento svolto dal sottosegretario, che si sia indotto, come noi chiedevamo, le autorità locali a chiedere una sospensione dei lavori. Io aggiungo qualcosa di più: credo che le autorità locali abbiano la potestà di congelare, almeno temporaneamente, i lavori. Hanno, lo ripeto, la potestà di congelare i lavori. Finalmente qualcosa di concreto!
Ritengo che questo sia un primo importante risultato, frutto - e ciò lo voglio dire, anche rispetto a polemiche fuorvianti - delle molte pressioni condotte a livello di carta stampata, di opinione pubblica, di singole personalità, di forze politiche, fra cui la nostra, e di organismi nazionali ed internazionali.
In questo esprimo soddisfazione anche per l'azione esercitata dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Dopo aver ascoltato la sua risposta - e la ringrazio per questo -, le chiedo di mantenere alta l'attenzione e di continuare ad esercitare tutte le pressioni necessarie per garantire che, quanto meno, vi sia il contenimento ed il recupero di una situazione, purtroppo, già largamente compromessa.
Per fare ciò, occorre un impegno locale che non sia di facciata. Ci è sembrato che, in una certa fase, ci si sia preoccupati più di sminuire alcune responsabilità di scelte piuttosto che fornire le risposte necessarie.
Oggi, finalmente si cominciano a fornire delle risposte e bisogna partire da qui perché vi sia una svolta per quelle realtà.
Vorrei concludere dicendo che questa vicenda, al di là dei molti risvolti negativi, ha rappresentato per altri aspetti, per quanto riguarda le discussioni suscitate, un positivo scossone. Le discussioni, le denunce che si sono susseguite hanno riportato al centro della discussione la necessità di una politica di salvaguardia di beni pubblici, di beni che sono irripetibili, quali i beni ambientali, culturali, storici e paesistici, che costituiscono una delle principali ricchezze dei nostri territori.
Chiediamo che l'impegno del Governo, al di là della questione specifica, continui in questa direzione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di ottobre 2006 e conseguente aggiornamento del programma.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza deiPag. 98presidenti di gruppo, è stato predisposto il seguente calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di ottobre:
Lunedì 2 ottobre (ore 11,30 e pomeridiana):
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge n. 1253 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 e n. 1254 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Martedì 3 ottobre (pomeridiana, con votazioni a partire dalle ore 15,30):
Esposizione economico-finanziaria ed esposizione relativa al bilancio di previsione (ore 15).
Seguito dell'esame dei disegni di legge n. 1253 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 e n. 1254 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Mercoledì 4 e giovedì 5 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Esame della nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011.
Eventuale seguito dell'esame dei disegni di legge n. 1253 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 e n. 1254 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Discussione delle domande di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Simeoni (Doc. IV, n. 4 e 5).
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1610 - Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica (da inviare al Senato - scadenza: 17 ottobre 2006).
Lunedì 9 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1704 - Conversione in legge del decreto-legge 27 settembre 2006, n. 260, recante misure urgenti per la funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza (da inviare al Senato - scadenza: 26 novembre 2006) (ove concluso dalla Commissione).
Discussione sulle linee generali della mozione La Loggia ed altri n. 1-00029 sulle iniziative volte a far proseguire le procedure per realizzare il ponte sullo stretto di Messina.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 193 e abbinate - Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte.
Martedì 10, mercoledì 11 e giovedì 12 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 13 ottobre) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1704 - Conversione in legge del decreto-legge 27 settembre 2006, n. 260, recante misure urgenti per la funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza (da inviare al Senato - scadenza: 26 novembre 2006) (ove concluso dalla Commissione).
Pag. 99Seguito dell'esame della mozione La Loggia ed altri n. 1-00029 sulle iniziative volte a far proseguire le procedure per realizzare il ponte sullo stretto di Messina.
Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 193 e abbinate - Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte.
Lunedì 16 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge sulla manovra economica (preannunciato dal Governo - da inviare al Senato).
Discussione sulle linee generali della mozione Alemanno ed altri n. 1-00020 concernente iniziative per sostenere la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016.
Martedì 17, mercoledì 18 e giovedì 19 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 ottobre) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge sulla manovra economica (preannunciato dal Governo - da inviare al Senato).
Seguito dell'esame della mozione Alemanno ed altri n. 1-00020 concernente iniziative per sostenere la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016.
Venerdì 20 ottobre (antimeridiana e pomeridiana):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1496 e abbinate - Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati di calcio e delle altre competizioni calcistiche professionistiche organizzate a livello nazionale (urgenza) (ove il testo predisposto per l'Assemblea non rechi oneri finanziari).
Lunedì 23 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge S. 635 - Sospensione dell'efficacia di disposizioni in tema di ordinamento giudiziario (ove trasmesso dal Senato, ove concluso dalla Commissione e sempre che il testo predisposto per l'Assemblea non rechi oneri finanziari);
proposta di legge n. 412 - Disposizioni per il superamento delle situazioni di sovraindebitamento delle famiglie, mediante l'istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori (ove il testo predisposto per l'Assemblea non rechi oneri finanziari).
Martedì 24, mercoledì 25 e giovedì 26 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 ottobre) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 635 - Sospensione dell'efficacia di disposizioni in tema di ordinamento giudiziario (ove trasmesso dal Senato, ove concluso dalla Commissione e sempre che il testo predisposto per l'Assemblea non rechi oneri finanziari);
disegno di legge n. 1496 e abbinate - Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati di calcio e dellePag. 100altre competizioni calcistiche professionistiche organizzate a livello nazionale (urgenza) (ove il testo predisposto per l'Assemblea non rechi oneri finanziari);
proposta di legge n. 412 - Disposizioni per il superamento delle situazioni di sovraindebitamento delle famiglie, mediante l'istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori (ove il testo predisposto per l'Assemblea non rechi oneri finanziari).
Nel corso della settimana potrà essere esaminato il disegno di legge S. 953 - Conversione in legge del decreto legge 15 settembre 2006, n. 258, recante disposizioni urgenti di adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in data 14 settembre 2006 nella causa C-228/05, in materia di detraibilità dell'IVA (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 14 novembre 2006).
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question-time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito nel calendario secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Si riserva altresì di inserire l'esame del Doc. IV-ter, n. 3-A in materia di insindacabilità (Ermanno Iacobellis, deputato nella XIII legislatura), nonché di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
Il Presidente si riserva inoltre di inserire, nel corso del mese di ottobre, la votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti e sugli istituti di previdenza.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 2 ottobre 2006, alle 11,30:
1. - Discussione dei disegni di legge:
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 (1253).
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006 (1254-A).
- Relatore: Piro.
La seduta termina alle 21.
Pag. 101ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO
Ddl n. 1253 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per il 2005
Ddl n. 1254 - Assestamento del bilancio dello Stato per il 2006
Tempo complessivo: 16 ore 30 minuti, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 10 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 35 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato) | 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato) |
Gruppi | 7 ore e 45 minuti | 4 ore e 34 minuti |
L'Ulivo | 34 minuti | 51 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 4 minuti | 45 minuti |
Alleanza Nazionale | 48 minuti | 31 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 31 minuti | 17 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 40 minuti | 22 minuti |
Lega Nord Padania | 36 minuti | 19 minuti |
Italia dei Valori | 30 minuti | 13 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 12 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 12 minuti |
Verdi | 30 minuti | 12 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 12 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 32 minuti | 14 minuti |
Misto | 30 minuti (Minoranze linguistiche: 15 minuti; Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) |
14 minuti (Minoranze linguistiche: 7 minuti; Movimento per l'Autonomia: 7 minuti) |
Nota di aggiornamento al documento di programmazione economico - finanziaria
Tempo complessivo: 4 ore e 20 minuti (*)
Gruppi | Totale |
L'Ulivo | 37 minuti |
Forza Italia | 29 minuti |
Alleanza Nazionale | 23 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 19 minuti |
Lega Nord Padania | 17 minuti |
Italia dei Valori | 17 minuti |
La Rosa nel Pugno | 17 minuti |
Comunisti Italiani | 17 minuti |
Verdi | 17 minuti |
Popolari-Udeur | 16 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 16 minuti |
Misto | 16 minuti (Minoranze linguistiche: 8 minuti; Movimento per l'Autonomia: 8 minuti) |
(*) Il tempo complessivo è stato ripartito attribuendo a ciascun gruppo una quota fissa pari a 10 minuti (per un totale di 2 ore e 10 minuti) e una quota proporzionale alla consistenza degli stessi (per un totale sempre di 2 ore e 10 minuti).
Pag. 103Doc. IV, n. 4 e 5 - Domande di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Simeoni
Tempo complessivo: 3 ore (*).
Relatore | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 29 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 2 ore e 6 minuti |
L'Ulivo | 26 minuti |
Forza Italia | 18 minuti |
Alleanza Nazionale | 12 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 9 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 9 minuti |
Lega Nord Padania | 7 minuti |
Italia dei Valori | 7 minuti |
La Rosa nel Pugno | 7 minuti |
Comunisti Italiani | 7 minuti |
Verdi | 7 minuti |
Popolari-Udeur | 6 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 5 minuti |
Misto | 6 minuti (Minoranze linguistiche: 3 minuti; Movimento per l'Autonomia: 3 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.
Mozione n. 1-00029 - Realizzazione del ponte di MessinaTempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 20 minuti |
L'Ulivo | 55 minuti |
Forza Italia | 38 minuti |
Alleanza Nazionale | 25 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 15 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 13 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 11 minuti |
Misto | 12 minuti (Minoranze linguistiche: 6 minuti; Movimento per l'Autonomia: 6 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Pdl cost. n. 193 e abb. - Abolizione della pena di morte
Discussione generale: 10 ore.
Relatore | 30 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 40 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 7 ore e 20 minuti |
L'Ulivo | 49 minuti |
Forza Italia | 41 minuti |
Alleanza Nazionale | 36 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 33 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 33 minuti |
Lega Nord Padania | 32 minuti |
Italia dei Valori | 32 minuti |
La Rosa nel Pugno | 31 minuti |
Comunisti Italiani | 31 minuti |
Verdi | 31 minuti |
Popolari-Udeur | 31 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 30 minuti |
Misto | 30 minuti (Minoranze linguistiche: 15 minuti; Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) |
Mozione n. 1-00020 - Candidatura di Roma come sededei giochi olimpici nel 2016
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 20 minuti |
L'Ulivo | 55 minuti |
Forza Italia | 38 minuti |
Alleanza Nazionale | 25 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 15 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 13 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 11 minuti |
Misto | 12 minuti (Minoranze linguistiche: 6 minuti; Movimento per l'Autonomia: 6 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Ddl 1496 e abb. - Diritti televisivi
Tempo complessivo: 18 ore, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 35 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato) | 1 ora e 21 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato) |
Gruppi | 7 ore e 45 minuti | 5 ore e 44 minuti |
L'Ulivo | 34 minuti | 1 ora e 3 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 4 minuti | 58 minuti |
Alleanza Nazionale | 48 minuti | 39 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 31 minuti | 22 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 40 minuti | 28 minuti |
Lega Nord Padania | 36 minuti | 23 minuti |
Italia dei Valori | 30 minuti | 16 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 16 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 16 minuti |
Verdi | 30 minuti | 16 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 15 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 32 minuti | 18 minuti |
Misto | 30 minuti (Minoranze linguistiche: 15 minuti; Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) |
14 minuti (Minoranze linguistiche: 7 minuti; Movimento per l'Autonomia: 7 minuti) |
Ddl S. 635 - Sospensione dell'efficacia di disposizioniin tema di ordinamento giudiziario
Tempo complessivo: 17 ore, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 10 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 35 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato) | 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato) |
Gruppi | 7 ore e 45 minuti | 5 ore e 4 minuti |
L'Ulivo | 34 minuti | 57 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 4 minuti | 50 minuti |
Alleanza Nazionale | 48 minuti | 34 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 31 minuti | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 40 minuti | 25 minuti |
Lega Nord Padania | 36 minuti | 21 minuti |
Italia dei Valori | 30 minuti | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 13 minuti |
Verdi | 30 minuti | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 13 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 32 minuti | 17 minuti |
Misto | 30 minuti (Minoranze linguistiche: 15 minuti; Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) |
14 minuti (Minoranze linguistiche: 7 minuti; Movimento per l'Autonomia: 7 minuti) |
Pdl n. 412 - Procedura di concordato
Tempo complessivo: 18 ore, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 20 minuti |
Governo | 15 minuti | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 20 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) | 1 ora e 27 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 6 ore e 50 minuti | 6 ore e 23 minuti |
L'Ulivo | 37 minuti | 1 ora e 19 minuti |
Forza Italia | 34 minuti | 57 minuti |
Alleanza Nazionale | 33 minuti | 38 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 32 minuti | 28 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 32 minuti | 27 minuti |
Lega Nord Padania | 31 minuti | 23 minuti |
Italia dei Valori | 31 minuti | 20 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 19 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 19 minuti |
Verdi | 30 minuti | 19 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 18 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 30 minuti | 18 minuti |
Misto | 30 minuti (Minoranze linguistiche: 15 minuti; Movimento per l'Autonomia: 15 minuti) |
18 minuti (Minoranze linguistiche: 9 minuti; Movimento per l'Autonomia: 9 minuti) |
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Doc. VIII n. 1 - voto finale | 487 | 485 | 2 | 243 | 484 | 1 | 47 | Appr. |
2 | Nom. | Doc. VIII n. 2 - voto finale | 489 | 488 | 1 | 245 | 486 | 2 | 47 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.