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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 46 di martedì 3 ottobre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
La seduta comincia alle 10.
GIUSEPPE MARIA REINA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bafile, Bonelli, Brugger, Capodicasa, Castiello, Chiaromonte, D'Alema, Duilio, Fabris, Galati, Maroni, Mazzocchi, Migliore, Morrone, Mura, Mussi, Oliva, Santagata, Scajola e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.
(Discriminazioni fondate sulle differenti identità sessuali in Russia - n. 3-00009 e n. 3-00274)
PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Franco Russo n. 3-00009 e Grillini n. 3-00274, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanza e Interrogazioni sezione 1).
Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Famiano Crucianelli, ha facoltà di rispondere.
FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il diritto a dichiararsi omosessuale è stato legalmente riconosciuto in Russia nel 1993. Ciò ha favorito un graduale miglioramento delle condizioni della comunità omosessuale, che non è più totalmente emarginata e sottoposta ad ogni genere di discriminazione come in passato. Tuttavia, molto deve essere ancora fatto affinché gli omosessuali siano considerati parte integrante della società russa, con pari dignità ed uguali diritti. Ciò ha fatto sì che il numero delle violenze nei confronti degli omosessuali aumentasse considerevolmente del corso degli ultimi anni. In larghi strati della popolazione russa si guarda infatti con condiscendenza alle manifestazioni di intolleranza nei confronti della minoranza omosessuale, comprese quelle violente. Il rapporto dell'Alto Commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani, presentato nel 2005, relativo alla sua missione in Russia, aveva già rilevato l'effettivo dilagare dell'omofobia in Russia attraverso incitazioni verbali all'odio pronunciate non solo da gruppi estremisti, ma anche da autorità quali la Chiesa ortodossa e, altresì, sotto forma di episodi di violenza e aperta discriminazione.Pag. 2
Il Commissario rilevò con preoccupazione l'esistenza di una proposta di legge, presso la Duma, volta a ripristinare il reato di omosessualità (proposta di legge che non ha poi avuto, fortunatamente, seguito). Nel corso degli ultimi mesi si è assistito ad un ulteriore deterioramento della situazione, con un incremento degli atti di violenza nei confronti della comunità omosessuale che desta legittima preoccupazione.
Per combattere questi fenomeni si possono percorrere diverse strade. La prima strada è quella delle tutele giurisdizionali. Spetta naturalmente in prima battuta alla società civile russa, attraverso le sue associazioni e i suoi organismi non governativi, ribellarsi alle discriminazioni ai danni degli omosessuali, sollevando la questione di fronte alle autorità nazionali. Qualora il ricorso alle vie legali a livello nazionale non consentisse di giungere ad una soluzione soddisfacente, le stesse associazioni per la tutela dei diritti degli omosessuali potrebbero poi adire direttamente la Corte europea per i diritti dell'uomo per denunciare la violazione da parte della Russia dell'articolo 14 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, del 1950, il quale esplicitamente vieta le discriminazioni fondate sul sesso. Sono queste la forza e la straordinaria attualità della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, che assicura direttamente ai cittadini degli Stati che ne fanno parte la possibilità di un ricorso giudiziale. Una volta che la Corte di Strasburgo avesse appurato la violazione spetterebbe poi al comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, in cui siede un rappresentante per ogni stato membro, controllare la corretta esecuzione della sentenza da parte delle autorità russe. È in questa fase che l'Italia potrà svolgere con piena efficacia una funzione di controllo e di pungolo nei confronti delle autorità russe.
Oltre a quella giurisdizionale, vi è poi la strada delle pressioni politiche. È un fronte su cui l'Unione europea e l'Italia hanno già cominciato a muoversi. La questione dei diritti umani in Russia forma oggetto di specifiche consultazioni Unione europea-Russia la cui terza sessione si è tenuta a Vienna il 3 marzo 2006. Nel corso di tali consultazioni, l'Unione europea solleva regolarmente anche il tema della libertà di espressione e del rispetto delle minoranze e dell'uguaglianza di genere.
Per quanto riguarda in particolare gli episodi riferiti dagli onorevoli interroganti, la Presidenza austriaca dell'Unione europea ha infatti effettuato, il 16 giugno, un passo presso le autorità russe per sottolineare la preoccupazione europea per episodi di razzismo e di discriminazione nei confronti della comunità omosessuale verificatisi nel paese. Il vicedirettore del dipartimento diritti umani del Ministero degli affari esteri russo, signora Koronova, ha tenuto a ribadire, in risposta al passo della Presidenza, che la Federazione russa è uno stato pluralista dove i diritti degli omosessuali sono garantiti. Si è trattato di assicurazioni cui l'Unione europea, per voce della Presidenza, ha replicato chiedendo di essere informata in merito alle indagini intraprese dalle competenti autorità russe.
Il Governo italiano ritiene comunque necessario che la comunità internazionale, inclusa l'Unione europea, continui a portare all'attenzione delle autorità russe la questione della discriminazione della comunità omosessuale presente nella Federazione russa, esigendo una maggiore e più convinta tutela della stessa comunità, in conformità con gli impegni assunti dal paese con l'adesione agli strumenti internazionali in materia di diritti dell'uomo.
Per quanto riguarda, infine, l'ipotesi di una convenzione ad hoc a garanzia della libertà delle persone nel campo delle scelte sessuali, vorrei ricordare che il divieto di discriminazione, ivi compresa quella che si fonda sul sesso, è esplicitamente menzionata, non solo nella già citata Convenzione europea, ma anche nella maggior parte delle convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Ad esempio, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, all'articolo 2, recita che «ad ogni individuoPag. 3spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale, sociale, di ricchezza, di nascita, di altra condizione». La medesima tutela è garantita dal Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 che, all'articolo 26, prevede che «tutti gli individui sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. A questo riguardo, la legge deve proibire qualsiasi discriminazione e garantire a tutti gli individui una tutela eguale ed effettiva contro ogni discriminazione, sia essa fondata sulla razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, l'opinione politica o qualsiasi altra opinione, l'origine nazionale o sociale, la condizione economica, la nascita o qualsiasi altra condizione». Sul punto, vale la pena peraltro segnalare che il Comitato per i diritti umani delle Nazioni unite, nel 1994, ha equiparato, nel caso «Nicholas Toonen vs. Australia» la parola «sesso» all'espressione «orientamento sessuale».
Ciò detto, per quanto riguarda eventuali ulteriori iniziative nel quadro della lotta ad ogni forma di discriminazione, l'Italia continuerà a valutare in ambito multilaterale, anche con i partner europei, ogni proposta ritenuta utile volta alla tutela dei diritti della persona contro ogni forma di discriminazione, ivi inclusa quella basata sugli orientamenti sessuali.
PRESIDENTE. L'onorevole Guadagno, Vladimir Luxuria, ha facoltà di replicare per l'interrogazione Franco Russo n. 3-00009.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Ringrazio il sottosegretario ed esprimo la mia grande soddisfazione per la risposta che è stata data, perché denota sicuramente una grande sensibilità nei confronti di tutti i cittadini del mondo, compresi gli omosessuali e i transessuali. Lei ha ricordato che, in Russia, solo nel 1953 è stata cancellata una legge che puniva con pene detentive le persone omosessuali. Infatti, il Gay pride che si è tenuto il 27 maggio di quest'anno era proprio in ricordo del tredicesimo anniversario dell'abolizione di questa legge. Questo tentativo di pride, che sarebbe stato il primo in Russia, è stato violentemente e brutalmente ostacolato sia da fondamentalisti ortodossi sia da gruppi di ispirazione nazista. Vediamo con preoccupazione la nascita di tanti gruppi di ispirazione filonazista in tante nazioni ex comuniste dell'Est, come la Polonia (dove tra l'altro - anche lì - è avvenuto, a Poznan, un episodio di violenza nei confronti degli omosessuali) o l'Estonia.
Lei ha ricordato sicuramente tutte le convenzioni che tutelano le persone, indipendentemente dall'orientamento sessuale e dalla loro identità di genere e ha preso, per il Governo italiano, l'impegno a garantire la tutela di queste persone. Credo che questo sia un sollievo per l'organizzatore del primo pride tentato a Mosca, Nikolaji Alekseyev, che magari potrà riprovare l'anno prossimo ad organizzare a Mosca un altro pride, magari con il sostegno dell'Unione europea. Guardiamo con preoccupazione ad alcuni tentativi fatti all'interno del Governo russo e anche della Duma. Come lei ha ricordato, quest'ultimo non ha fortunatamente avuto successo, ma a margine dello stesso pride di cui non è stata permesso lo svolgimento, vi è stato un improvvisato comizio omofobo tenuto da un deputato della Duma, Nicolaj Kurjanovic. Quindi, rinnovando l'impegno e la mia soddisfazione per l'impegno da parte del Governo, vigileremo tutti affinché, quando si parla di Unione europea e si hanno relazioni diplomatiche con rappresentanti delle altre nazioni, venga affrontato anche il tema dei diritti della persona, indipendentemente dall'orientamento sessuale, dalla provenienza geografica o dalla religione.
PRESIDENTE. L'onorevole Grillini ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 300274.
FRANCO GRILLINI. Anch'io mi dichiaro molto soddisfatto. Vorrei anzi direPag. 4che, ascoltando la risposta del Governo, non potevo non fare un confronto con la precedente legislatura, nel livello di sensibilità e di informazione qui dimostrato, certamente non paragonabile con la precedente maggioranza.
Il sottosegretario Crucianelli ricordava che la legislazione antiomosessuale è stata abrogata in Russia nel 1993, con l'abolizione del famigerato articolo 221 del codice penale, che fu utilizzato a fini politici dalla dittatura sovietica per condannare artisti, intellettuali e dissidenti, accusandoli di omosessualità, anche quando omosessuali non erano. Quella norma è stata abrogata nel 1993, ma come tutti sanno non è sufficiente abrogare una legislazione razzista per risolvere il problema delle discriminazioni e dell'atteggiamento della popolazione, ma soprattutto delle autorità, nei confronti delle organizzazioni delle lesbiche, degli omosessuali, dei transessuali e della loro libertà di manifestazione. Tra l'altro, va ricordato che la Russia ha sottoscritto un trattato internazionale nel 1998, la Convenzione europea per i diritti dell'uomo, il cui articolo 11 garantisce la libertà di riunione. Credo che occorra richiamare anche la Russia di Vladimir Putin al rispetto delle convenzioni firmate, come peraltro ricordava l'onorevole sottosegretario.
Mi preme poi ricordare che l'azione e l'attività di Governo di pungolo - come ricordato dallo stesso sottosegretario - possono essere di grande rilevanza. Il nostro paese potrebbe porre a livello internazionale la questione dei diritti umani come clausola o condizione per la sottoscrizione di rapporti economici (credo che una discussione di questo tipo sia stata anche fatta dal Presidente del Consiglio Romano Prodi nel recente viaggio in Cina, durante il quale la questione dei diritti umani è stata posta con forza).
Credo che sia doveroso da parte del nostro Governo porre con forza e con decisione la questione dei diritti umani anche in riferimento alla questione omosessuale. Il problema non esiste solo nella Russia di Putin, purtroppo. Non c'è solo lì la difficoltà di manifestare, di riunirsi o di esprimere le proprie opinioni. Ad esempio, una vicenda analoga è avvenuta anche in Polonia, dove la pressione internazionale si è rivelata molto efficace perché finalmente quest'anno si è potuta svolgere la manifestazione del gay pride, cui hanno partecipato oltre 20 mila persone nelle vie di Varsavia. Tuttavia, negli anni passati tale manifestazione era stata vietata da colui che in seguito sarebbe diventato Capo dello Stato. I problemi posti dalla Polonia dei gemelli Kaczynski sono sotto gli occhi di tutti: razzismo, antisemitismo e mancanza di efficacia nel combattere la nascita di gruppi neonazisti.
Purtroppo, nell'est europeo vi è la presenza del fondamentalismo religioso, soprattutto dovuto alla Chiesa ortodossa ufficiale. A mio avviso occorre avere uno sguardo complessivo su tali fenomeni e fare attenzione ai problemi ancora esistenti nell'est europeo, come in Serbia, in Albania, in Lettonia, in Lituania, in Romania. Addirittura, l'Unione europea aveva invitato la Lettonia ad adottare, come condizione per l'adesione, una legislazione nella quale doveva essere sancito con nettezza e chiarezza il divieto delle discriminazioni dovute ad orientamenti sessuali. Ebbene, la Lettonia ha approvato una legge che invece rende lecite tali discriminazioni.
Credo che gli strumenti a disposizione del nostro Governo per fare pressione sono molti ed importanti. Innanzitutto, bisogna ricordare lo strumento degli scambi economici. Inoltre, è importante sottolineare che problemi di questo tipo sono assai gravi anche in altri paesi. Ricordo che sono ancora settanta i paesi in cui l'omosessualità è illegale; addirittura in sei paesi islamici è prevista la pena di morte. In questi casi, ritengo importante la concessione del diritto di asilo per i rifugiati, come è stato recentemente ricordato in Parlamento. Pertanto, invito il Governo ed il Ministero degli esteri ad essere disponibile con le organizzazioni italiane degli omosessuali, dei transessuali e delle lesbiche per valutare la concessione del diritto di asilo conseguente alle discriminazioni e ai drammi che avvengono inPag. 5molti paesi dove purtroppo l'omosessualità continua ad essere illegale, ad essere configurata come un reato e dove il diritto all'associazione e alla manifestazione continua ad essere negato.
(Celebrazioni in occasione del cinquantesimo anniversario dell'invasione dell'Ungheria da parte dell'Unione Sovietica - n. 3-00030)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Famiano Crucianelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Migliori n. 3-00030 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 2).
FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, la rivoluzione del 1956, di cui quest'anno ricorre il cinquantenario, costituisce un evento di fondamentale importanza per l'identità democratica nazionale del popolo ungherese. Per questo la recentissima visita del signor Presidente della Repubblica a Budapest, lo scorso 26 settembre, ha costituito un momento di alto valore simbolico, che ha contribuito a rinsaldare i nostri legami con l'Ungheria, anche attraverso l'onore reso ai martiri dei moti del 1956.
In occasione del suo discorso all'Accademia ungherese delle scienze, il Capo dello Stato ha sottolineato come anche tra quanti non compresero l'autentica natura della rivoluzione ungherese nel momento in cui veniva sopraffatta dalla violenza dell'intervento sovietico, vi fu chi giunse poi - rivedendo radicalmente le proprie posizioni - alla chiara consapevolezza del significato di quello storico evento.
Deponendo corone di fiori al monumento dei martiri del 1956 e alla tomba di Imre Nagy, il signor Presidente della Repubblica ha rinnovato l'omaggio ai combattenti e alle vittime di un moto generoso, condannato all'isolamento e alla sconfitta in un mondo percorso dalle tensioni e dalle logiche di blocco della guerra fredda. Si trattava di un generoso moto di popolo che costituì, tuttavia, uno straordinario momento precursore della storica riunificazione del nostro continente nello spazio unitario di civiltà dell'Unione europea.
Per commemorare il cinquantesimo anniversario della rivoluzione ungherese, l'Istituto italiano di cultura di Budapest ha ospitato nei giorni 28-29 settembre 2006 una conferenza internazionale intitolata: «Il 1956 e l'Ungheria nelle memorie dei protagonisti. Alla ricerca della libertà e della democrazia». A margine della conferenza è stata allestita un'esposizione di libri e fotografie relative alla rivoluzione del 1956 nonché una retrospettiva cinematografica.
La manifestazione è stata organizzata dall'Ambasciata di Italia a Budapest in collaborazione con le locali rappresentanze diplomatiche di Australia, Canada, Francia, Svezia, Svizzera e Stati Uniti, il Centro Internazionale per la Transizione Democratica, l'UNHCR e la Croce Rossa internazionale. Lo scorso 26 settembre il signor Presidente della Repubblica, nel corso della sua visita a Budapest, ha visitato l'esposizione. Lo stesso ministro per gli affari esteri D'Alema parteciperà poi in veste ufficiale alle commemorazioni del cinquantenario della rivoluzione ungherese, che si terranno a Budapest il 22 e il 23 ottobre prossimi.
Desidero poi segnalare che, in occasione della visita in Italia del Presidente della Repubblica di Ungheria Làszlò Sòlyom, il prossimo 7 novembre l'Università La Sapienza ha organizzato una conferenza a Roma sul tema della rivoluzione del 1956. A tale evento è prevista la partecipazione di alcune tra le più alte cariche dello Stato. Segnalo infine che il Ministero degli affari esteri ha concesso il suo patrocinio alle manifestazioni celebrative del cinquantenario della rivoluzione ungherese, organizzate dall'associazione culturale italo-ungherese del Friuli-Venezia Giulia «Pier Paolo Vergerio» a Trieste il 31 marzo, a Duinio il 1o aprile e ancora a Trieste il 12 maggio e il 24 ottobre del 2006.
PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di replicare.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, insieme al collega Menia, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, abbiamo presentato questa interrogazione per comprendere se il Governo italiano avesse l'intenzione di organizzare iniziative autonome, non di mero ricordo o meramente celebrative, bensì di riflessione, circa gli eventi del 1956 e l'invasione sovietica dell'Ungheria. La risposta del sottosegretario Crucianelli a nome del Governo, se fa coincidere le nostre riflessioni in premessa con quelle che egli ha svolto, arriva però a conclusioni operative che non possono lasciare soddisfatti.
Voglio dire che, se, come diciamo noi nella interrogazione - e Crucianelli conferma nella sua risposta -, gli eventi di Budapest del 1956 sono stati precursori delle esigenze di unità concreta dei popoli europei, che solamente quarant'anni dopo poterono vedere concretizzazione con la caduta del Muro di Berlino e se è vero che si trattò, come egli ha detto, di un generoso moto di popolo teso a sottolineare l'identità nazionale e democratica dell'Ungheria, quindi se quegli avvenimenti non possono essere circoscritti unicamente ad un popolo europeo, bensì appartengono alla memoria, a questo riguardo condivisa, di tutti i popoli europei, trovo allora che le iniziative che il Governo italiano ha assunto in merito siano francamente marginali.
Ho apprezzato, come tutti gli italiani, la serietà e la solennità con la quale il Presidente della Repubblica si è recato a Budapest la settimana scorsa. Non è un caso che nessun tipo di polemica culturale o politica si sia aperta sul suo atteggiamento, tenuto in quella sede a nome, io ritengo, di tutto il nostro paese. Ma, oggettivamente, se escludiamo questa pur significativa e solenne partecipazione del Presidente Napolitano a Budapest la settimana scorsa, a me pare francamente marginale l'impegno concreto del Governo per sottolineare questa ricorrenza, che, lo ripeto, non può essere semplicemente di natura celebrativa.
Che senso può avere una pur significativa iniziativa di carattere multilaterale, sostenuta dall'istituto culturale di Budapest, la presenza - aggiungo doverosa - del ministro degli affari esteri a Budapest i prossimi 22 e 23 ottobre, il patrocinio ad iniziative di carattere culturale in Friuli-Venezia Giulia o la partecipazione del Governo all'organizzazione di una mostra dell'Università romana, alla quale prenderà poi parte nel suo viaggio in Italia il presidente ungherese?
Noi, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, avevamo sollecitato iniziative di ben più ampio significato e respiro, capaci sul serio di rapportare gli avvenimenti del 1956 al contributo italiano, già da allora espresso, ai fini dell'Unione europea e ai fini della riunificazione, anche politica, dei popoli europei dopo la divisione del mondo in due blocchi.
In ciò, signor Presidente, consiste l'insoddisfazione - mia personale e del nostro gruppo - rispetto alla risposta avuta da parte del sottosegretario. Aggiungo anche che sia il Governo sia il Parlamento non possono considerare esaustiva della partecipazione italiana al cinquantesimo anniversario di Budapest la pur autorevole e significativa presenza del Presidente Napolitano, la settimana scorsa, proprio a Budapest. Chiederemo anche al Presidente della Camera dei deputati, onorevole Bertinotti, di assumere iniziative, congiuntamente al Parlamento ungherese, che reputo possano e debbano essere adottate per sottolineare seriamente - ripeto, non in modo celebrativo - la partecipazione vera, autentica del popolo italiano al dramma ungherese del 1956, che fu non solo il dramma dell'Ungheria, ma anche il dramma dell'Europa e della ricerca disperata dell'identità nazionale e della libertà del popolo magiaro.
(Progetto di realizzazione della superstrada della Valsugana - n. 2-00086)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Agrò ha facoltà di illustrare la sua interpellanzaPag. 7n. 2-00086 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 3).
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, illustrerò molto brevemente la mia interpellanza. La Valsugana era nota per una canzone alpina. Oggi, purtroppo, è nota per il dramma, che si verifica soprattutto nei periodi estivi e nei weekend, della transitabilità. L'opera in questione è un'incompiuta. È una strada cui, da Trento a Venezia, molte amministrazioni hanno messo mano utilmente per realizzare una tratta veloce che colleghi la portualità veneta alla Mitteleuropa. Vi è una «strozzatura» di dieci chilometri che non si riesce a modificare. È un'incompiuta per tale motivo. È talmente incompiuta che, purtroppo, comporta situazioni non soltanto di difficoltà di traffico, ma di mortalità incidentale notevolissima.
A me interessava capire un dato: poiché credo si tratti di un'opera strategica, intesa quale possibilità, allorché completata, di determinare un risparmio di 150 chilometri, soprattutto per gli automezzi, per arrivare al Brennero, credo anche che la stessa abbia necessità di essere inserita in una scala di priorità, anche di questo Governo, che mi pare abbia deciso di togliere dalle proprie priorità alcune opere infrastrutturali non ancora iniziate, ma che dovrebbe, per quelle ancora incompiute, accelerare il processo di determinazione e di scelta di investimento per il loro completamento.
Attendo dal Governo una risposta, che spero sia conveniente anche alla filosofia che informa l'attuale maggioranza.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture, Luigi Meduri, ha facoltà di rispondere.
LUIGI MEDURI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Signor Presidente, con riferimento alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo cui si risponde, l'ANAS Spa riferisce che l'intervento in variante della strada statale n. 47 tra Pian dei Zocchi e Pove del Grappa è previsto nel piano decennale della viabilità dell'ANAS 2003-2012, per un importo presunto pari a 400 milioni di euro.
Per tale intervento, la provincia di Vicenza si è fatta carico della progettazione preliminare, in conformità alla convenzione 8 aprile 2003 tra regione Veneto, provincia di Vicenza e ANAS. L'incarico, i cui oneri sono ripartiti tra ANAS, per il 57 per cento, regione Veneto e provincia, per il restante 43 per cento è stato affidato all'associazione temporanea di imprese con mandataria SWS di Trento.
Il progetto prevede una strada di categoria B a due corsie per ogni senso di marcia, con banchine laterali e spartitraffico centrale, lunga circa 13 chilometri, per un costo stimato di circa 457 milioni di euro. L'ANAS, così come stabilito nella convenzione, ha controllato il progetto preliminare e ad ottobre del 2005 ha trasmesso le sue osservazioni al progettista per le opportune revisioni. Attualmente, è in corso la revisione del progetto da parte dell'ATI incaricata.
L'inserimento dell'opera nei piani programmatici dell'ANAS e la relativa copertura finanziaria restano subordinate alle indicazioni di priorità che saranno stabilite in relazione alle risorse finanziarie che si renderanno disponibili.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Agrò ha facoltà di replicare.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, è difficile dichiarare se si sia soddisfatti o meno. Comprendo l'attenzione che il sottosegretario Meduri ha posto nell'illustrazione di una cronistoria che, peraltro, non mi risulta così precisa. Infatti, i 450 milioni di euro (che sono indicati quale possibile cifra necessaria per il completamento) si riferiscono, probabilmente, ad un progetto diverso rispetto a quello che, invece, ha trovato concordi la provincia, i comuni e la regione, vale a dire quello che prevede la realizzazione di una galleria. È vero che, con la realizzazione di una galleria a canna unica, probabilmente rientreremmo in questo importo; peraltro, come afferma il signor sottosegretario conPag. 8molta amabilità, ciò è subordinato alle diverse priorità ed anche alla disponibilità di risorse. Quest'ultimo è il tema fondamentale. Riteniamo che questa sia una priorità, ma essa è connessa proprio all'aspetto ideologico e culturale con cui il Governo si riferisce ai piani di completamento delle infrastrutture di questo paese, pur sapendo perfettamente che cosa significhi questa arteria per la viabilità e la mobilità del Veneto, carente di infrastrutture e sostanzialmente bloccato in alcuni periodi dell'anno ed in alcune ore del giorno, e sapendo anche perfettamente che questa tratta effettivamente può snellire il traffico e migliorare i collegamenti di un'area congestionata, come la nostra, creando uno sbocco nella Mitteleuropa. Ritengo che questa realizzazione debba e possa trovare sensibilità da parte dell'attuale Governo e, quindi, appoggio, anche per quanto concerne le priorità finanziarie. Mi auguro che questa sensibilità ci sia e che una strana storia, così lunga (che si ripete molte volte in questo paese) almeno in questo caso abbia la possibilità di concludersi con un atto di eccellenza.
(Tempi di realizzazione del corridoio di viabilità autostradale dorsale Mestre - Orte - Civitavecchia - n. 3-00194 )
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture, Luigi Meduri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Pedulli n. 3-00194 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 4).
LUIGI MEDURI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Signor Presidente, nel merito della questione afferente alle modalità di attuazione degli impegni programmatici di investimento sulla E 45, l'ANAS Spa ribadisce il proprio costante impegno progettuale e finanziario per far fronte alle problematiche presenti sull'itinerario E 45. Tale impegno è documentato dal quadro complessivo degli interventi in corso, in fase di appalto e di progettazione, di cui al prospetto che metterò a disposizione della Camera dei deputati, suddiviso in base alla competenza territoriale.
Il piano di interventi comprende lavori sia di adeguamento e sistemazione sia di riqualificazione funzionale, per ovviare alle carenze strutturali dell'arteria, realizzata parecchi anni or sono e aggravata dall'aumento dei transiti, specie pesanti. A tal fine, sono stati effettuati interventi di manutenzione straordinaria che hanno interessato, in particolar modo, la sovrastruttura stradale e le opere di sicurezza e hanno comportato lavori su corpo stradale mirati ad ottenere una stabilizzazione dello stesso, per risultati duraturi e definitivi.
Chiaramente, si tratta di lavori particolarmente onerosi sotto il profilo finanziario; il costo elevato ha consentito pertanto la sistemazione di tratti limitati, che hanno permesso una sufficiente percorribilità che va comunque mantenuta e migliorata.
In merito alle perduranti e frequenti deviazioni del traffico dalla strada statale 3-bis sulla adiacente strada provinciale, l'ANAS riferisce che le tipologie di intervento previste, nonché l'attuale geometria della sede stradale, hanno richiesto inevitabilmente l'attivazione di scambi di carreggiata e, nel tratto compreso tra il chilometro 168,200 (svincolo di Verghereto) ed il chilometro 162,800 (svincolo di Canili), la deviazione del traffico sull'adiacente strada provinciale n. 138.
Dette deviazioni sono state disposte dal competente compartimento, in ossequio al vigente codice della strada e al relativo regolamento di esecuzione, e preventivamente discusse con gli organi territoriali. Ciò è avvenuto unicamente nei casi in cui si è ritenuto necessario garantire l'incolumità della sicurezza veicolare circolante lungo la statale 3-bis a causa del manifestarsi di imprevisti cedimenti strutturali delle opere d'arte del tratto montano, sino all'esecuzione dei necessari interventi di ripristino. La deviazione è stata altresì disposta quando la realizzazione dei previsti interventi di adeguamento strutturale alla normativa CNR delle opere d'arte stesse, tuttora in corso d'esecuzione, nonPag. 9ne consentiva il compimento in presenza di traffico, limitando le deviazioni imposte al tempo strettamente necessario e provvedendo, non appena possibile, al ripristino della normale circolazione veicolare.
La società stradale pone in evidenza che tale necessità è spesso imposta, nel tratto Verghereto-Canili, dalla limitazione di transito su unica corsia esistente in entrambe le direzioni di marcia in corrispondenza del viadotto Fornello, a causa dei problemi statici dello stesso. Per risolvere definitivamente tale problematica, sono in corso d'appalto lavori di rifacimento del viadotto stesso, per un importo di circa 14 milioni di euro, oltre ad interventi di manutenzione straordinaria della sovrastruttura stradale, in tratti saltuari, per circa 4 milioni di euro. Sono invece già in corso di esecuzione due interventi di riqualificazione funzionale della statale per un importo di oltre 23 milioni di euro e tre interventi di manutenzione straordinaria per un importo di circa 10 milioni di euro. È altresì in corso di esecuzione un intervento per la sistemazione stradale in tratti saltuari tra i chilometri 139 e 162,800, nei punti più ammalorati, in prossimità del confine toscano con l'Emilia Romagna.
Risulta in fase di istruttoria la progettazione esecutiva, a carico dell'impresa aggiudicataria, dell'appalto integrato relativo ai lavori di adeguamento al tipo III norme CNR del lotto IV-2 stralcio tra i chilometri 175,490 e 185 per l'importo di circa 24,5 milioni di euro.
Oltre a ciò, sono in fase di progettazione numerosi interventi, di manutenzione straordinaria e adeguamento funzionale, ai fini dell'inserimento nella programmazione di ANAS.
Relativamente, infine, alla presenza di chiusure delle carreggiate senza cantieri aperti e alla presenza di cantieri che risultano funzionare a scartamento ridottissimo, con pochi mezzi meccanici, come riferito nell'atto cui si risponde, l'ANAS precisa che nella maggior parte dei casi le maestranze presenti sono quelle necessarie all'esecuzione delle lavorazioni nel rispetto dei relativi programmi di lavori che, comportando interventi su strutture esistenti in presenza di traffico, prevedono fasi lavorative tali da non permettere e da non richiedere la presenza in cantiere di un maggior numero di addetti o mezzi operativi. Nei casi in cui tale esigua presenza derivi invece da una insufficiente struttura produttiva impiegata dall'impresa rispetto alle reali necessità operative, gli uffici periferici competenti sono già intervenuti sollecitando una maggior produttività da parte dell'impresa appaltatrice mediante appositi ordini di servizio.
PRESIDENTE. L'onorevole Pedulli ha facoltà di replicare.
GIULIANO PEDULLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Meduri per la risposta che mi ha fornito.
Innanzitutto, voglio confermare l'importanza che, nella programmazione delle infrastrutture nazionali, vi sia la conferma del corridoio autostradale relativo alla dorsale Mestre-Orte-Civitavecchia.
Ritengo sia importante che si attivi rapidamente il percorso per favorire l'avvio della realizzazione della grande opera - consapevoli delle condizioni nelle quali ci si è trovati in rapporto alla programmazione di grandi opere fatta in precedenza senza risorse - attraverso una concertazione con le regioni, con gli enti locali e con la compartecipazione dei privati.
Sappiamo che, nell'ambito di tale realizzazione, si procederà per stralci, pertanto il nostro invito è quello che, quando si entrerà nel merito, si dia priorità a quelle tratte che già oggi presentano maggiori problemi.
In ogni caso, occorre tenere distinta - come viene sottolineato continuamente in sede di incontri a livello locale - la vicenda riguardante la E55 dalle esigenze degli interventi di emergenza sulla E45. Infatti, la situazione è particolarmente pesante per quanto riguarda la tratta tra Pieve Santo Stefano e Bagno di Romagna, in ordine alla quale si registra una rilevante esasperazione da parte dei cittadini.
Tra l'altro, come ha sottolineato anche l'ANAS, a causa del rilevante aumento delPag. 10traffico, la tratta E45, spesso, costituisce un'alternativa alla parte appenninica dell'autostrada A1 Bologna-Firenze.
Bisogna, quindi, garantire l'agibilità e la sicurezza su tutto il tratto, ma particolarmente in alcune aree, dove si registrano cattive condizioni del manto stradale, assenza di corsie di emergenza e pericolosità dei varchi che esistono negli spartitraffico.
Prendiamo atto degli impegni che sono stati assunti e che sono di rilevanza assoluta. Invitiamo ad attuare una vigilanza affinché, rispetto alle condizioni della tratta in questione (che il sottoscritto compie ogni giorno), venga garantita la presenza di personale e di attrezzature adeguate e si compiano interventi rapidi.
Vorrei rivolgere un ultimo invito. Si è costituito un comitato dei sindaci e cittadini nella parte del valico di Verghereto. Invito il ministero a prendere contatto per avere un incontro con loro al fine di spiegare fino in fondo la situazione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 15,10.
In ricordo del caporal maggiore Vincenzo Cardella.
PRESIDENTE (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Cari colleghi, questa mattina si sono svolti i funerali del caporal maggiore Vincenzo Cardella, deceduto a seguito delle ferite riportate nel corso dell'attentato che ha avuto luogo il 26 settembre scorso a Kabul, nel quale ha perso la vita anche il caporal maggiore Giorgio Langella. Il Presidente della Camera ha già fatto pervenire al ministro della difesa l'espressione del suo cordoglio, pregandolo di farlo pervenire ai familiari del caporal maggiore Cardella. Desidero ora rinnovare tale cordoglio anche a nome di tutta l'Assemblea (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Capezzone, De Simone, Landolfi, Meta, Paoletti Tangheroni, Parisi, Realacci, Siniscalchi ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'Allegato A al resoconto della seduta odierna.
Esposizione economico-finanziaria ed esposizione relativa al bilancio di previsione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Esposizione economico-finanziaria ed esposizione relativa al bilancio di previsione.
Ricordo che questa esposizione costituisce un adempimento preliminare all'esame parlamentare della manovra di bilancio, previsto dalla legislazione vigente. L'esposizione ha luogo presso la Camera a cui sono trasmessi per la prima lettura i disegni di legge concernenti la manovra economica.
Ricordo inoltre che, per prassi costante ed ininterrotta, dopo l'intervento del Governo non si dà luogo a dibattito. I deputati potranno, infatti, esprimere compiutamente le loro valutazioni sulla manovra economica nelle varie sedi parlamentari, secondo i tempi e le modalità che regolano la sessione di bilancio.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, a parte lo sconcerto nostro e, io ritengo, di tutto il Parlamento per il grave ritardo con il quale solo oggi sono pervenutePag. 11alla nostra attenzione le documentazioni di bilancio ed il disegno di legge finanziaria da parte del Governo, ciò evidentemente pone gravi problemi circa l'esigenza di un confronto di sostanza e non meramente procedurale, come vorremmo fosse in Commissione, così come nel paese, nelle prossime settimane fra maggioranza e opposizione. Mi permetto, proprio sull'ordine dei lavori, di contestare una interpretazione regolamentare tutta basata sulla prassi e che, in questa fase, non può essere considerata - peraltro in una situazione di grande confronto politico nel paese - come elemento da seguire in modo pedissequo. Ci troviamo in una situazione straordinaria: il Parlamento sarebbe, di fatto, marginalizzato se dovesse ascoltare le pur significative asserzioni del ministro Padoa Schioppa senza poter intervenire sul merito e sulla sostanza delle stesse.
Per questo, da parte del gruppo di Alleanza Nazionale facciamo riferimento alla sua saggezza e ad una interpretazione meno legata ad una prassi e che tenga conto delle esigenze effettive del Parlamento di attivare subito un confronto. In caso contrario, poiché tale confronto non verrebbe aperto - a mio avviso, attraverso un uso distorsivo del regolamento -, sembrerebbe, forse solo apparentemente, che ciò possa determinare la volontà da parte della maggioranza - o comunque del Governo - di rifiutarsi fin da questo primo momento di procedere ad un confronto che noi reputiamo essenziale in Assemblea e, successivamente, nelle Commissioni.
Per tale motivo, il senso del nostro intervento, Presidente, è quello di fare riferimento alla sua tradizionale saggezza, affinché vi sia un'interpretazione diversa, meno legata alla prassi e più attenta alle esigenze effettive di confronto in quest'aula, e possa svolgersi un dibattito nelle forme che lei reputerà opportune, dopo l'intervento del ministro competente a nome del Governo. La ringrazio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Intervengo sulla questione testé sollevata dal collega Migliori; ricorderà, Presidente, perché presiedeva lei, che già ieri sono intervenuto sull'ordine dei lavori per far rilevare che, fino appunto a ieri sera, non era stato ancora distribuito il testo del disegno di legge finanziaria. Al riguardo, lei ha risposto che il disegno di legge era stato depositato con ritardo in Parlamento in quanto la legge prevede che ciò avvenga entro il 30 settembre, mentre il provvedimento era stato depositato il 1o ottobre. Comunque, fino a ieri sera non era disponibile, tant'è che, per la verità, oggi qualche copia è giunta a metà mattinata.
Lei dunque, Presidente, comprenderà bene che, dopo l'impegno sicuramente profuso dal professor Padoa Schioppa - per la verità, non so se l'esposizione avverrà a metà tra il ministro Padoa Schioppa ed il viceministro Visco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)... Forse, sarebbe meglio parlasse il viceministro Visco, anziché il ministro Padoa Schioppa! - per concentrare in un quarto d'ora o in mezz'ora l'esposizione di tale poderoso documento (del quale, però, i parlamentari non hanno potuto prendere visione), sarebbe opportuno si aprisse un dibattito.
Apprese, infatti, da questa informativa - e non attraverso i giornali, come è avvenuto finora - le disposizioni previste dalla finanziaria, e quindi le linee economico-finanziarie del Governo, forse sarebbe il caso, finalmente, che il Parlamento potesse pronunciarsi in questa sede: se infatti l'iter del provvedimento cominciasse da questo momento, evidentemente il Parlamento potrebbe prendere in considerazione l'esposizione e dibattere della materia.
Non mi si osservi che il regolamento non prevede alcunché al riguardo; ciò infatti è vero, ma la prassi finora seguita di non dare corso ad un dibattito successivamente all'informativa del ministro può essere tranquillamente mutata; come sostiene taluno, le prassi sono fatte per essere infrante, e dunque tale prassi potremmoPag. 12infrangerla a partire da questo momento per il bene del Parlamento e, aggiungerei, per il bene del paese.
Le domando quindi formalmente, Presidente, non solo di consentire un dibattito dopo l'esposizione del ministro Padoa Schioppa, ma anche di sollecitare il Governo ad osservare maggiore rispetto per il Parlamento; non tralascerò infatti di evidenziare, così come ho fatto ieri per il disegno di legge finanziaria, che, ad oggi, il decreto fiscale, che è praticamente la finanziaria, non è ancora stato pubblicato. Ciò è potuto avvenire con un marchingegno che, tra l'altro, appare illegittimo dal momento che si pensa di pubblicarlo attraverso la Gazzetta Ufficiale su Internet per far sì che possano entrare in vigore da oggi una serie di disposizioni che gli italiani non conoscono. Non sappiamo neanche di che si tratta, ed entreranno in vigore da oggi una serie di disposizioni! Se questo è il modo di lavorare e di avere rispetto del Parlamento da parte del Governo, lei, Presidente, deve essere in prima linea per contrastare tale atteggiamento e per rispondere alle istanze che io e gli altri colleghi le sottoponiamo. Vogliamo che, alla fine dell'esposizione, vi sia un dibattito sulla materia così importante della finanziaria.
La ringrazio, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, naturalmente attendiamo tutti le parole del ministro Padoa Schioppa, che illustrerà le linee ed i contenuti della legge finanziaria. Posso solo aggiungere quanto tutti i colleghi sanno, e cioè che si tratta di un dibattito già iniziato nel paese, seppure non ancora in Parlamento; credo, pertanto, che il buonsenso possa indurre la Presidenza ad accogliere le richieste formulate dai colleghi Migliori e Leone. Esse non possono che essere interpretate come il desiderio dell'opposizione di dare subito un proprio contributo dopo l'illustrazione da parte del ministro dell'economia e delle finanze.
Ritengo, infatti, che un giro di opinioni, con l'intervento di un deputato per gruppo, secondo modalità già seguite tante volte dalla Camera, corrisponderebbe esattamente allo spirito, che più volte è stato richiamato dai membri dell'attuale Governo, di mantenere con il Parlamento un rapporto di condivisione delle scelte, soprattutto quando queste siano qualificanti per l'Italia e per tutti noi.
Anch'io faccio notare che il documento a nostra disposizione è giunto, rispetto a quanto prevede il regolamento, in tempi, per così dire, out. Debbo anche dire che, avendo vissuto, come Presidente della Camera dei deputati, tante volte questa situazione, non mi sento di dare particolarmente la croce addosso per le ventiquattro o quarantotto ore di ritardo. Quello che invece mi sento di dire è che i colleghi Migliori e Leone hanno ragione. Anche in virtù di questo ritardo, credo che la Presidenza possa accogliere la ragionevolissima richiesta dei colleghi che si svolga, già oggi, un primo scambio di opinioni sulla manovra economico-finanziaria.
Sono convinto che ella, Presidente, con la sua intelligenza politica capirà che l'utilità dell'accoglimento di tali richieste è finalizzato proprio alla nostra volontà di partecipare attivamente a tutta la fase di incontro tra il Parlamento e l'esecutivo sul tema della finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per fare presente che nessuno intende o vuole eludere il dibattito e il contributo che dovrà venire da questo Parlamento nel corso dei quarantacinque giorni nei quali saremo tutti impegnati nelle Commissioni e in Assemblea,Pag. 13nel confronto con il Governo, con le istituzioni e con il paese sulle scelte di bilancio.
Una legge del 1974 prevede le modalità attraverso le quali si svolgeranno l'esposizione del signor ministro ed il relativo dibattito. Dobbiamo, però, rammentare che da più di dieci anni vige la prassi secondo la quale dopo l'esposizione economico-finanziaria e l'esposizione relativa al bilancio di previsione non segue alcun dibattito. Penso, quindi, senza con ciò volere eludere alcun dibattito, che l'Assemblea debba avviare la procedura dei quarantacinque giorni di discussione previsti nel corso della cosiddetta sessione di bilancio, prendendo atto della relazione del ministro e avviando le procedure conseguenti.
PRESIDENTE. Ho ascoltato tutte le osservazioni e le richieste...
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi pregherei di essere più tempestivi nel segnalare le vostre intenzioni di intervenire sull'ordine dei lavori, altrimenti non riusciremo a chiudere questo giro di interventi.
Ha facoltà di parlare, onorevole Cota.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, non sono riuscito a richiamare con efficacia la sua attenzione perché lei aveva la testa abbassata...
Noi oggi ascolteremo le dichiarazioni del ministro Padoa Schioppa. Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un dibattito tra le forze di maggioranza sul contenuto del disegno di legge finanziaria, a dichiarazioni a vario titolo rilasciate dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri ed abbiamo appreso il contenuto di questa manovra e del relativo provvedimento dagli organi di stampa. Penso che queste modalità di comportamento seguite dal Governo siano assolutamente irrispettose nei confronti sia del paese sia del Parlamento.
A fronte di tale comportamento del Governo, chiedo alla Presidenza che si apra un dibattito subito dopo le dichiarazioni del ministro Padoa Schioppa. Dico ciò perché ritengo abbiamo il diritto di confrontarci su questa finanziaria, dopo il dibattito che si è svolto sugli organi di stampa, in modo da poter avere dei chiarimenti anche sulle modalità di svolgimento dei lavori seguite oggi in Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, se le richieste formulate dai colleghi si fossero limitate a quella avanzata dal collega Migliori, il quale ha evidenziato un aspetto che altri hanno ripreso, non avrei chiesto la parola, anche perché ho piena fiducia in quello che lei, Presidente, fra poco deciderà.
Tuttavia, a me pare molto pretestuoso ciò che sta avvenendo, perché come lei ed altri colleghi (fra cui, sicuramente, Migliori e Leone) sanno, non da pochi mesi, ma nell'esperienza parlamentare precedente (tanto per citare l'ultima legislatura) dei cinque anni del Governo Berlusconi, mai è accaduto che vi sia stata una richiesta di tale genere e mai si è sostenuto, per di più, che questo sia il modo fondamentale con cui il Parlamento inizia il confronto sul disegno di legge finanziaria.
Chiunque risalga agli anni precedenti, anche per citare il collega che mi ha preceduto, è consapevole che l'opinione pubblica, i giornali, i partiti, i ministri hanno molte volte dibattuto sul disegno di legge finanziaria, che è lo strumento principale di politica economica di ciascun Governo. Quindi, questo stupore improvviso, rispetto al fatto che si discuta sui giornali, sui media, nei dibattiti politici, di ciò che dovrà essere il disegno legge finanziaria, che adesso inizierà il suo percorso formale e sostanziale in Parlamento, è strumentale e pretestuoso. Tanto più, signor Presidente, se si considera che iPag. 14colleghi che oggi sono all'opposizione erano parte di una maggioranza, che ha visto il ministro dell'economia e delle finanze costretto a dimettersi dal Consiglio dei ministri con l'accusa, addirittura, di aver falsificato i documenti di bilancio. Poi, il ministro è riemerso un anno e mezzo dopo e ha condotto l'Italia ai disastri che conosciamo, alla nostra situazione economico-finanziaria.
Potremo dire tutto ciò in Commissione e in Assemblea, in tutte le sedi politiche ed istituzionali previste per il doveroso confronto politico-parlamentare sul disegno di legge finanziaria. Ciò che sta avvenendo ora mi sembra puramente strumentale e pretestuoso alla luce di una prassi lunghissima, ed anche - ripeto - della recente legislatura (i cinque anni del Governo di centrodestra), durante la quale tale richiesta non è mai stata presentata.
PRESIDENTE. Ho ascoltato le osservazioni dei colleghi che hanno posto la questione intervenendo sull'ordine dei lavori. Mi rivolgo in particolare all'onorevole Casini, che è stato autorevole Presidente della Camera e, quindi, conosce bene la prassi ed il regolamento. Tutti conosciamo bene le prescrizioni costituzionali. La legge prevede che, all'inizio del mese di ottobre, abbia luogo l'esposizione economico-finanziaria che, per prassi costante (non negli ultimi dieci anni, onorevole Quartiani, ma da sempre), è un adempimento del Governo che non incardina una procedura parlamentare, per cui non dà luogo, per prassi consolidata, ad un dibattito.
Del resto, un confronto di merito (questo è stato l'argomento usato, in particolare, dall'onorevole Leone) presuppone l'assegnazione dei documenti di bilancio, che avverrà dopo che il Presidente avrà effettuato l'esame del contenuto proprio del provvedimento, comunicando all'Assemblea le sue conseguenti determinazioni. L'argomento usato da taluni di voi, onorevoli colleghi, cioè la mancanza della documentazione, porta a considerare che proprio questa condizione (tra l'altro, da questa mattina, alle 10, sappiamo che è disponibile il testo del disegno di legge finanziaria) è preclusiva all'avvio di un dibattito e non - certamente - all'opportunità di ascoltare l'esposizione del Governo.
In ogni caso, domani è convocata, per altre ragioni, la Giunta per il regolamento e, se si riterrà di proporre qualche innovazione, vi sarà la possibilità di affrontare la questione. Oggi, è del tutto evidente la ragione per cui non sia possibile modificare la prassi che - ripeto - è consolidata e confermata anche dal testo della Costituzione, che prevede che i provvedimenti legislativi siano dibattuti prima nelle Commissioni. Proprio per evitare lo svuotamento e lo svilimento della discussione in Commissione, in particolare su un provvedimento così importante come il disegno di legge finanziaria, è giusto che il dibattito in questa sede non abbia luogo.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, gli argomenti di opportunità che lei ha appena addotto sono, appunto, argomenti di opportunità e di fronte alla sua affermazione che vi è una prassi consolidata potrei darle ragione, a patto che vi sia una prassi consolidata.
Per prassi consolidata, lei me lo insegna, non può intendersi l'assenza di dibattito. In questa occasione vi è qualcosa di diverso: vi è la richiesta di dibattito. Non mi risulta sia mai avvenuto che dei parlamentari abbiano chiesto di intervenire. La prassi sarebbe consolidata se altre volte il Presidente si fosse rifiutato di dare la parola, ma dai dati che ho non mi risulta che si siano verificati casi siffatti. Se vi sono stati casi - ripetuti - in cui, richiesto il dibattito, questo è stato negato, sono validi gli argomenti che lei oggi adduce, signor Presidente, e c'è una prassi; altrimenti, vi è stata una libera rinunzia dei parlamentari ad esercitare un loro diritto. Oggi, invece, i parlamentari non intendono tacere di fronte alle comunicazioni del Governo ed hanno il diritto di parlare.Pag. 15
Se c'è la prassi, signor Presidente, se non possiamo darle ragione, possiamo comprendere le sue ragioni; se non c'è la prassi, viene meno il suo ragionamento. Mi indichi, pertanto, per cortesia, le occasioni in cui, com'è avvenuto oggi, è stata chiesta da più gruppi (dai capigruppo o dai loro vice) la possibilità di un giro di interventi ed il Presidente l'ha negata.
PRESIDENTE. Presidente La Russa, lei sa molto bene che c'è una modalità precisa per incardinare un dibattito: la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata appositamente. In quella sede, i capigruppo hanno la possibilità di chiedere l'apertura di un dibattito e, in questo caso, anche la modifica della prassi.
IGNAZIO LA RUSSA. Non c'è la prassi!
PRESIDENTE. Questa è la procedura che deve essere rispettata. Se, dopo l'esposizione del Governo, vi saranno colleghi che intenderanno intervenire sull'ordine dei lavori, valuteremo...
IGNAZIO LA RUSSA. Non c'è la prassi!
PRESIDENTE. ... ma il dibattito di merito non può essere autorizzato per le ragioni che sono state ampiamente documentate in precedenza.
Do ora la parola...
IGNAZIO LA RUSSA. Non c'è la prassi!
PRESIDENTE. Potrei risponderle, presidente La Russa, che in precedenza non è stato richiesto, proprio in ossequio...
IGNAZIO LA RUSSA. Non c'è un precedente, signor Presidente!
PRESIDENTE. ... al testo della legge. Non è stato richiesto un dibattito da altri presidenti di gruppo in altre occasioni in cui il valore ed il merito del testo del disegno di legge finanziaria non erano meno importanti di quello attuale, perché i capigruppo hanno ritenuto di rispettare il testo della legge - in particolare, della legge recante disposizioni sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilità generale dello Stato -, il merito del regolamento ...
IGNAZIO LA RUSSA. Non c'è alcuna prassi!
PRESIDENTE. ... e la Costituzione, che prevede che i provvedimenti legislativi vengano esaminati prima in Commissione e poi in Assemblea.
MARCO BOATO. Andiamo avanti!
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Ma quanti parlano per gruppo, Presidente?
ELIO VITO. Signor Presidente, se l'onorevole Boato lo consente, vorrei soltanto fare una precisazione relativamente alla risposta che lei ha dato ai colleghi.
La Conferenza dei presidenti di gruppo si è riunita, come le è noto, giovedì 28 settembre, prima che il disegno di legge finanziaria fosse approvato dal Consiglio dei ministri. In quella situazione, non conoscendone il testo ed immaginando noi che il Consiglio dei ministri, convocato per il 29, rendesse possibile la presentazione del disegno di legge nei termini di legge, il 30 o, al massimo, ieri, 2 ottobre, nessuno aveva pensato di chiedere un dibattito andando contro i precedenti (non contro la prassi).
Adesso, signor Presidente, converrà che le circostanze sono cambiate, sotto due profili: per i contenuti del disegno di legge finanziaria, per quanto è stato possibile conoscere sulla base delle anticipazioni dei giornali, e per il ritardo nella sua presentazione. In particolare, signor Presidente, il ritardo avrà sicuramente un'altra conseguenza (e le chiedo la cortesia di trasmettere la considerazione che segue alPag. 16Presidente Bertinotti): non è più possibile mantenere la calendarizzazione prevista dalla Conferenza dei presidenti di gruppo per l'esame in aula, il 16 ottobre, del decreto-legge in materia fiscale, perché non vi sono più le due settimane che giovedì 28 prevedevamo per l'esame da parte della Commissione bilancio (oggi è martedì ed il testo non è stato ancora assegnato).
Quindi, come vede, signor Presidente, dal giorno della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo ad oggi, la situazione è completamente cambiata. Per questo, noi continuiamo a ritenere, signor Presidente, che la duttilità e l'elasticità siano una qualità dell'intelligenza ed anche della politica. Voler applicare con rigidità i precedenti credo non faccia onore a tali qualità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Lei sta sollevando una questione diversa, che riguarda una valutazione di merito, che evidentemente non può essere apprezzata dalla Presidenza. In ogni caso, riferirò sicuramente al Presidente Bertinotti circa le questioni qui sollevate.
(Intervento del ministro dell'economia e delle finanze)
PRESIDENTE. Do la parola al ministro dell'economia e delle finanze (Commenti).
ELIO VITO. Visco! Visco!
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi un po' di silenzio per consentire al ministro di svolgere il suo intervento. Prego, signor ministro, ha facoltà di parlare.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, nel documento di programmazione economica e finanziaria dello scorso luglio, il Governo indicò le proprie scelte di politica economica e sociale e le linee lungo le quali intendeva muoversi con la manovra finanziaria 2007. Erano linee ambiziose, fondate su un'analisi dei grandi mali dell'economia e della vita sociale italiana: bassa crescita, conti pubblici in disordine, condizioni economiche dei cittadini sempre più diseguali...
Una voce dai banchi del gruppo Forza Italia: Ma dove?
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. ...tracciavano un percorso arduo, ma necessario per un paese che voglia uscire da una situazione critica e aspiri all'eccellenza. Seguire quel percorso significava coniugare tre obiettivi ugualmente meritevoli e strettamente legati: crescita, risanamento e solidarietà sociale. Detto altrimenti: efficienza, stabilità, equità. Entrambe le Camere approvarono l'impostazione del documento, in particolare i saldi di bilancio intorno ai quali costruire la manovra finanziaria. Quella approvazione rappresenta un passaggio fondamentale della nostra procedura di bilancio. Oggi il Governo presenta alla Camera il complesso degli interventi e delle norme che, menzionando la parte per il tutto, vanno sotto il nome di legge finanziaria 2007, un nuovo e significativo passo di quel percorso.
Non esito ad affermare che questo disegno di legge propone una vera e propria svolta nella vita economica e sociale del paese: l'uscita dei nostri conti da una zona di pericolo, una redistribuzione del reddito attraverso il sistema fiscale e parafiscale, uno spostamento della pubblica spesa dal mantenimento di apparati amministrativi pesanti a programmi di sviluppo economico e di equità sociale, l'avvio di riforme profonde nei campi del federalismo fiscale, della sanità, della previdenza e dello Stato sociale.
Si avviano cambiamenti importanti e si getta il seme per più ampie riforme future. Attraverso la manovra finanziaria il paese compie uno sforzo straordinario. Il mio predecessore, Giulio Tremonti, ha parlato - cito - di «un esercizio politico difficilissimo»; ha affermato - cito ancora -Pag. 17che «una manovra di 35, 30 o anche 20 miliardi, da realizzare anche in due anni, è enormemente difficile. Anche solo 20 miliardi sono una cifra metafisica». Fine della citazione. Questa finanziaria ne ha raccolti, tenendo conto della manovra bis di fine giugno, più del doppio, confermando che la metafisica, come insegnava Aristotele, è la più reale e concreta delle scienze. (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
Un'azione di questa dimensione, con interventi importanti sui fronti della spesa pubblica e del funzionamento dello Stato, non avrebbe potuto essere concepita senza intense consultazioni con le principali istituzioni e rappresentanze del paese. Essa è il risultato di una intensa cooperazione, in primo luogo ai livelli tecnici, amministrativi e politici, dei diversi ministeri che formano il Governo nazionale; in secondo luogo, con il sistema delle autonomie locali, dove la varietà delle maggioranze elette ha reso possibile di fatto una interlocuzione con l'intero arco delle forze politiche; in terzo luogo, con le parti sociali, sindacati e imprese, e con rappresentanti di numerosissimi settori della vita civile ed economica del paese: una concertazione intensa iniziata in maniera riservata già pochi giorni dopo la nascita dell'Esecutivo. In quasi ogni incontro ci siamo sentiti ringraziare per un'intenzione di ascolto che, ci dicevano, non era stata manifestata da tempo.
La concertazione è stata proficua, anche perché ha rispettato la distinzione dei ruoli, riconoscendo al Governo la responsabilità ultima delle decisioni. Ho osservato in altre circostanze che la concertazione si differenzia da un contratto perché, mentre questo può operare solo se porta due firme, quella riguarda materie in cui la responsabilità ultima - la firma - è solo del Governo e del Parlamento.
Ma la decisione che scaturisce dal processo concertativo è robusta solo se è evidente che la ricerca di un accordo è stata spinta il più avanti possibile con impegno e buona fede. Ebbene, credo di poter dire che, per tutte le misure contenute nel disegno di legge finanziaria, questo sia avvenuto.
La legge finanziaria 2007 e i documenti che la accompagnano si compongono di centinaia di pagine e contengono un numero elevatissimo di norme e di disposizioni. Sarebbe impossibile illustrarla qui in maniera esaustiva. Mi concentrerò sui punti salienti, che sono essenzialmente quattro. Innanzitutto, il Governo porta i conti della finanza pubblica fuori dalla zona di pericolo. In secondo luogo, esso effettua una significativa redistribuzione del reddito a favore delle fasce relativamente povere della popolazione. In terzo luogo, si riprende l'irrigazione dei campi della spesa pubblica (le infrastrutture, lo sviluppo, il turismo, l'ambiente, la cultura ed altri), che la legge finanziaria del 2005, i cui effetti si esplicano nel 2006, nel 2007 e nel 2008, aveva disidratato fino al rischio della desertificazione.
Infine, il Governo compie i primi passi di un processo di riforma di alcune materie fondamentali, quali il funzionamento degli apparati della pubblica amministrazione, il federalismo fiscale, la sanità e la previdenza.
Il risanamento dei conti pubblici, dunque, è il primo campo che voglio illustrare. Intorno alla metà degli anni Novanta l'Italia stupì l'Europa riuscendo in un risanamento del bilancio pubblico che portò il disavanzo sotto il 3 per cento in rapporto al prodotto interno lordo; era di oltre l'11 per cento nel 1992. Ciò permise all'Italia di entrare nel gruppo dei paesi che per primi adottarono l'euro.
Purtroppo, dopo il 2000, molti degli sforzi di allora furono vanificati, sì che il Governo nato nel maggio scorso ha ereditato una situazione di grave squilibrio. Era quasi azzerato l'avanzo primario, passato dal 5,5 per cento del prodotto interno lordo nel 2000 allo 0,4 per cento nel 2005. Il peggioramento è imputabile solo in parte a difficoltà congiunturali, che hanno interessato tutti i paesi europei a partire dalla seconda metà del 2001. Se si esamina la componente strutturale del deficit, quella non dipendente dal ciclo economico,Pag. 18gli attuali livelli sono ritornati a quelli dei primissimi anni Novanta. Il debito pubblico in rapporto al PIL, dopo un decennio di continua discesa, era tornato ad aumentare nel 2005. Oggi, esso rimane molto al di sopra del 100 per cento in rapporto al PIL, valore superiore a quello di tutti i paesi dell'Unione europea.
Ma, al di là del preoccupante deterioramento dei saldi, noto e certificato dai numeri, si annidava nei conti - ce ne siamo resi conto meglio al procedere del tentativo di reperire le risorse necessarie alla manovra e poi di distribuire quelle disponibili per l'incremento di spesa - anche un'altra eredità nascosta e, forse, più maligna. Non solo nell'ultimo quinquennio il disavanzo si è gonfiato sino ad imporre un severo risanamento, ma è anche accaduto che i conti pubblici siano divenuti più difficili da risanare. Ciò per due motivi: innanzitutto, è cresciuto a ritmi non sostenibili la componente più rigida e strutturale della spesa; in secondo luogo, sono stati prosciugati, in particolare con l'ultima legge finanziaria della passata legislatura, i canali di irrigazione di molte funzioni pubbliche essenziali, come le spese in conto capitale, i finanziamenti per le infrastrutture, le reti ferroviarie e stradali, gli investimenti in ricerca e sviluppo.
Nonostante queste difficoltà, il Governo è riuscito a compiere una manovra che, per dimensioni, si colloca tra le maggiori degli ultimi lustri. Vengono mobilizzate risorse per oltre 35 miliardi di euro, pari a circa il 2,3 per cento del prodotto interno lordo; di questi, poco meno di 15 miliardi vengono destinati alla riduzione del deficit di bilancio, mentre circa 20 vengono destinati ad interventi per lo sviluppo e l'equità sociale.
La riduzione di circa 5 miliardi dell'importo destinato al risanamento, rispetto a quanto indicato nel documento di programmazione economico-finanziaria di luglio, è stata resa possibile dal buon andamento delle entrate di quest'anno, che ha superato ampiamente le attese non solo di questo Governo, ma anche del precedente e delle principali istituzioni internazionali.
Caratteristica non trascurabile della correzione di bilancio è che essa è pienamente strutturale e duratura. Essa agisce con effetti permanenti e non, come spesso è avvenuto, ricorrendo a misure che operano una volta sola.
Potremo così mantenere i due impegni presi con l'Unione europea: operare una correzione strutturale dell'indebitamento netto, pari a 1,6 punti percentuali del prodotto interno lordo nel biennio 2006-2007, e portare il rapporto tra deficit e PIL al 2,8 per cento nel 2007. Il rapporto debito-PIL inizierà a ridursi già a partire dal prossimo anno; si ricostituisce, inoltre, un avanzo primario del 2 per cento del prodotto interno lordo.
Quanto alla spesa pubblica, va rilevato che la spesa corrente primaria, costantemente cresciuta negli ultimi anni, grazie agli interventi del disegno di legge finanziaria avrà, nel 2007, un profilo stabile rispetto a quest'anno e risulterà in discesa a partire dal 2008. Quella in conto capitale, cruciale per l'andamento degli investimenti, avrà, invece, un profilo moderatamente crescente dal 2007.
Non deve sfuggire la portata economica e politica di tale risultato. L'opera di risanamento dei conti non è certo finita, ma siamo usciti dalla «zona rossa». Il «paziente Italia» ha lasciato il reparto di terapia intensiva, anche se non è ancora del tutto ristabilito (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Il paese e l'agenda del Governo sono liberati dall'assillo della correzione dei conti pubblici, da possibili procedure di infrazione in Europa e da atteggiamenti punitivi dei mercati internazionali.
La manovra finanziaria non è stata scritta, però, solo - e direi neppure principalmente - per onorare gli impegni europei. Essa nasce dalla convinzione di tutto il Governo, che la ha unanimemente approvata, che il risanamento dei conti pubblici sia condizione necessaria per intraprendere un sentiero di sviluppo sostenibile.
Un bilancio sano, che dia certezza ai cittadini ed alle imprese, è infatti indispensabile affinché si formi un clima diPag. 19fiducia, rinasca la voglia di investire sul futuro e le risorse pubbliche siano orientate alla crescita. È indispensabile soprattutto per ridare prospettive ai giovani e ripristinare un patto di solidarietà tra le generazioni.
Essere riusciti nel duplice compito di procedere al risanamento strutturale dei conti e di reperire oltre 20 miliardi di euro per lo sviluppo e l'equità sociale è motivo di orgoglio per il Governo, e rappresenta il vero risultato del nostro lavoro.
Il secondo punto che intendo toccare riguarda la redistribuzione del reddito e le azioni per l'equità sociale. Come è stato già sottolineato nel documento di programmazione economico-finanziaria, l'indice di povertà relativa, misurato con la metodologia comunitaria, è in Italia al 19 per cento: molto al di sopra della media europea, che risulta essere pari al 15 per cento. Siamo tra i paesi europei con più alta disuguaglianza dei redditi.
Il dato riflette, in parte, il fatto che il nostro paese dedica una quota relativamente inferiore di risorse al sostegno dei redditi più bassi e precari e delle responsabilità familiari, nonché alla fornitura di servizi sociali ed abitativi alle famiglie e ai soggetti non autosufficienti. L'aumento delle occupazioni precarie e l'incremento della volatilità dei redditi familiari, inoltre, hanno aggravato il dualismo del mercato del lavoro ed accentuato il senso di vulnerabilità delle famiglie.
La bassa crescita dell'economia italiana ha drammaticamente aggravato, nell'ultimo decennio, le situazioni di oggettiva difficoltà in cui si è venuta a trovare una parte significativa dei nostri cittadini.
Il ripristino di una maggiore equità sociale è tra i principali obiettivi che il Governo si è posto fin dal suo esordio. È chiaro che, quando si chiede al paese uno sforzo per risanare i conti pubblici e per por mano a riforme necessarie, ma anche faticose, il bisogno di una forte coesione e solidarietà sociale si fa più acuto.
Occorre rafforzare il comune senso di appartenenza e di partecipazione. Rendersene conto e dare l'esempio è un compito che spetta, in primo luogo, a chi sta relativamente bene, a chi appartiene al ceto dirigente del paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Verdi). Questo intendeva sicuramente dire il presidente di Confindustria, quando, nelle settimane passate, ha detto: siamo pronti a fare la nostra parte.
La manovra finanziaria è ispirata alla consapevolezza che l'intera società italiana è chiamata a una prova di buona volontà e di riscatto. Fatico, quindi, a comprendere i motivi di lamentela di chi ha redditi annuali dell'ordine di alcune centinaia di milioni di vecchie lire.
In materia di imposta sul reddito delle persone la manovra agisce su tre fronti: modifica delle aliquote IRPEF, aumento della cosiddetta no tax area per dipendenti, pensionati e autonomi, riforma degli istituti di sostegno alle famiglie e dei carichi familiari. Il risultato è che diminuisce l'imposta per i redditi bassi e medi di tutti i lavoratori dipendenti, pensionati e autonomi. Sottolineo che costoro rappresentano circa il 90 per cento dei contribuenti italiani: il 90 per cento!
Emerge dalla manovra una più razionale e corretta progressività complessiva del sistema. Vengono, ad esempio, eliminate le cosiddette trappole della povertà, cioè il perverso meccanismo per cui, ad un aumento del reddito guadagnato, corrisponde una riduzione del reddito disponibile della famiglia per effetto del passaggio a un diverso scaglione.
Per lavoratori dipendenti e parasubordinati le misure proposte riducono il cuneo fiscale, avvicinando la busta paga alla retribuzione lorda, con benefici che, con riferimento al lavoratore medio, vanno da 100 euro con coniuge a carico, a 400 euro con un figlio, fino a 800 euro con tre figli (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
È importante sottolineare che l'operazione non è solo ridistribuiva: lo Stato finanzia parte della riforma dell'imposta sui redditi personali con risorse derivanti da altre fonti. Tra queste - e ciò ha un fondamentale significato di equità socialePag. 20- le risorse recuperate attraverso l'azione di contrasto all'elusione e all'evasione fiscale.
A questo riguardo, il Governo introduce, con il disegno di legge finanziaria, una serie di misure - dalla riforma del catasto al potenziamento degli studi di settore - che si stima porteranno alle casse dello Stato risorse aggiuntive per circa 8 miliardi di euro.
Un punto mi preme sottolineare a proposito di evasione ed elusione. Seppure tali maggiori risorse per le casse pubbliche verranno contabilizzate come entrate, esse sono di una natura completamente diversa dalle entrate derivanti da una modifica di politica tributaria come, ad esempio, un aumento delle aliquote. È falso - oserei dire concettualmente disonesto - considerare i due incrementi dell'entrata allo stesso modo. Il recupero di evasione ed elusione è un fatto di amministrazione. Le risorse aggiuntive che ne derivano scaturiscono da un'accresciuta efficienza dell'apparato statale, dalla capacità dello Stato di svolgere il proprio compito e di ottenere dai cittadini l'adempimento di un elementare dovere. Non comportano nuovi aggravi per chi le tasse le paga già; pongono, anzi, le premesse per una loro riduzione.
A chi afferma che il Governo in questo modo mette le mani nelle tasche degli italiani va ricordato che sono i cittadini evasori ad aver messo le mani nelle tasche sia dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) sia degli altri cittadini che pagano le tasse, violando così non solo...
ANTONELLO IANNARILLI. Alle coop!
PRESIDENTE. Silenzio, per favore! Continui, signor ministro!
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. ...violando così non solo il VII comandamento, ma anche un principio di base (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Prego, signor ministro, continui. Colleghi, siccome in quest'aula non c'è nessuno che vuole difendere gli evasori, lasciamo procedere il ministro, per favore (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. ...ma anche un principio base della convivenza civile.
Più passi in avanti faremo in questo campo, soprattutto recuperando un alto senso di responsabilità civica, più sarà possibile in questa stessa legislatura ridurre la pressione fiscale.
Vi sono poi le azioni che mirano a restringere le aree di precariato. Vanno in questa direzione l'aumento dei contributi sociali per i lavoratori parasubordinati, che consente di porre le basi per trattamenti pensionistici relativamente più adeguati e riduce il vantaggio fiscale di cui fruisce questa forma di occupazione. La stessa riduzione del cuneo fiscale alle imprese, selettiva e a vantaggio del lavoro a tempo indeterminato, contribuirà a ridurre l'incentivo a ricorrere al lavoro precario da parte delle imprese.
Con il disegno di legge finanziaria si mettono risorse a disposizione di numerosi altri interventi in campo sociale per un ammontare complessivo di oltre 6 miliardi nel prossimo triennio, di cui oltre 2 già stanziati per il prossimo anno. Vengono potenziati i fondi di occupazione e di indennità alla disoccupazione. Vengono creati e potenziati diversi fondi a favore dei giovani, delle famiglie e delle pari opportunità. Viene finanziato il rilancio della politica abitativa, agevolando interventi di edilizia residenziale pubblica a favore dei giovani e dei ceti meno abbienti. Vengono rafforzati i servizi per la famiglia,Pag. 21in particolare lo sviluppo del sistema degli asili nido.
Si compiono altresì interventi articolati sulla non autosufficienza, in collaborazione con le autonomie locali.
Forte è l'impegno a favore delle donne e per le pari opportunità. Per esse si introducono incentivi a favore della loro assunzione al lavoro, per la tutela dei loro diritti e viene istituito un osservatorio per il contrasto della violenza nei loro confronti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Verdi).
In terzo luogo, vi sono interventi per lo sviluppo. Per la prima volta nella storia del dopoguerra la nostra economia presenta una situazione allarmante. Il disordine dei conti pubblici si accompagna ad uno stallo della crescita (Commenti)...
ANTONIO LEONE. Alla stalla!
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Da ormai un decennio, l'Italia è in coda alla Comunità europea. Da questa semplice constatazione è cresciuta nel Governo la consapevolezza che una politica in due tempi, prima il rigore e poi la crescita, non sarebbe stata appropriata. La manovra finanziaria perciò non solo consegue il rigore, ma libera risorse significative e ne cambia destinazione a favore della crescita.
Un primo intervento è volto a ridurre la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta effettivamente ricevuta dal lavoratore, il cosiddetto cuneo fiscale e contributivo.
In Italia, per un lavoratore tipo, il cuneo fiscale e contributivo è pari al 47,6 per cento del costo del lavoro, un valore molto superiore sia alla media OCSE sia alla media dell'Europa a 15.
Il Governo propone di eliminare dalla base dell'IRAP gli oneri non retributivi, riducendo così tale imposta di circa 2 punti percentuali in termini di retribuzione lorda.
L'intervento sull'IRAP è selettivo: si applica esclusivamente al costo del lavoro dipendente a tempo indeterminato, al fine di favorire un più stabile inserimento dei giovani e, più in generale, dei lavoratori precari nel mondo del lavoro.
Ad ulteriore riduzione del costo del lavoro la manovra prevede una deduzione dall'imponibile d'impresa in cifra fissa pari a 5 mila e 10 mila euro per ciascun lavoratore a tempo indeterminato impiegato al centro-nord e al sud, favorendo così le imprese che operano al sud.
La riduzione del cuneo dà fiato al sistema delle imprese, le quali sono, in effetti, il settore più fortemente beneficiario dell'intera manovra, per la consapevolezza che il Governo ha del fatto che esse, non altri, sono il motore della crescita e dello sviluppo; da esse dipendono l'innovazione e l'investimento; esse si battono sul fronte della competizione internazionale; da esse dipende che la ripresa congiunturale in atto divenga crescita duratura.
È ora indispensabile che la riduzione del cuneo si accompagni ad una ripresa di crescita della produttività in assenza della quale la stessa riduzione del cuneo rischierebbe di essere vanificata in breve tempo. Non vi è altra via per l'Italia che quella di recuperare terreno sul fronte della produttività: è per questo che siamo convinti che vi sia bisogno di un nuovo patto sociale incentrato su tale necessità primaria, un patto che investa nello stesso tempo settore pubblico e settore privato.
Come ho detto all'inizio, la manovra finanziaria riprende a «irrigare», sia pure talvolta solo con il metodo «goccia a goccia», un terreno fortemente disidratato. Con sconforto abbiamo constatato che le risorse stanziate per investimenti in infrastrutture, innovazione e ricerca, servizi essenziali, quali strade e ferrovie, per la cultura, l'ambiente, la difesa del suolo, il turismo e molti altri campi erano state ridotte, soprattutto con l'ultima legge finanziaria, a livelli semplicemente insostenibili.
Vengono, quindi, destinate, o riorientate in tal senso, risorse imponenti che, al netto di quelle necessarie per finanziare la riduzione del cuneo fiscale, ammontano aPag. 22oltre 20 miliardi nel prossimo triennio, dei quali circa 8 saranno disponibili già nel prossimo anno.
Obiettivo della manovra finanziaria è garantire, in primo luogo, che riprendano gli investimenti pubblici e, in particolare, i progetti infrastrutturali indispensabili per elevare il tasso di crescita della produttività nel suo complesso. A tale obiettivo rispondono, ad esempio, le risorse aggiuntive stanziate per gli investimenti ferroviari e stradali.
Rilevanti sono anche gli investimenti previsti in infrastrutture, in materiale e in capitale umano che, nell'economia della conoscenza, sono condizione essenziale per una crescita sostenuta della produttività.
In tutte le economie tali investimenti si collocano a livelli del tutto insoddisfacenti che possono essere elevati solo da una forte azione propulsiva dello Stato. Solo la politica economica può colmare il divario tra i costi per chi compie tali investimenti e il fatto che i vantaggi siano spesso goduti da altri. Il problema però è particolarmente pronunciato in un sistema industriale come quello italiano, fortemente sbilanciato verso le imprese di più piccola taglia e meno in grado di catturare gli effetti esterni degli investimenti in ricerca e formazione.
La legge finanziaria destina, quindi, ulteriori risorse ad agevolare attività con forti esternalità positive, quali gli investimenti in ricerca e sviluppo e la creazione di reti d'impresa. Essa si propone allo stesso tempo di alleviare i vincoli che, dal lato del mercato finanziario, penalizzano le imprese minori e scoraggiano gli investimenti innovativi, creando a tal fine un fondo per la finanza d'impresa.
Tra i molti fattori da cui dipendono il tasso di crescita e la competitività di un paese, il funzionamento degli apparati pubblici ha un posto preminente. Illustro dunque il quarto punto, cioè quello dell'avvio dei processi di riforma degli apparati pubblici.
Sono in molti a sostenere che una buona parte del differenziale di crescita economica tra i paesi sia spiegabile proprio dal funzionamento delle istituzioni. La qualità del servizio delle amministrazioni ministeriali, della scuola, della sanità, degli enti locali è determinante perché lo Stato sia un propulsore di sviluppo e non un freno.
L'Italia è lontana da una condizione di accettabile efficienza. Il rapporto del World economic forum, pubblicato qualche giorno fa, ci colloca al settantunesimo posto nel mondo per ciò che riguarda l'efficienza della burocrazia pubblica. Nella manovra, il Governo compie passi per il miglioramento di questa miserevole condizione, passi maggiori di quelli compiuti da molti anni, del tutto insufficienti a coprire la distanza che ci separa dalla condizione di eccellenza cui dobbiamo aspirare. Illustro brevemente questi passi.
Innanzitutto, il disegno di legge finanziaria avvia una riorganizzazione e razionalizzazione di diverse componenti dell'amministrazione pubblica, mirando a un duplice scopo: aumento dell'efficienza e riduzione dei costi. Il contenimento dei grandi capitoli di spesa pubblica italiana non può certamente avvenire per decreto e richiede che si ponga mano a «strozzature» organizzative, procedure, comportamenti, incentivi, stile di direzione e sistema di valori. Con la manovra si interviene nei campi più importanti dell'apparato amministrativo italiano e si opera, innanzitutto, una riduzione degli uffici ministeriali per eliminare duplicazioni. Sia a livello centrale, sia nelle strutture periferiche, la riorganizzazione e l'accorpamento degli uffici renderà più semplice al cittadino e alle imprese il rapporto con la pubblica amministrazione. La riorganizzazione riguarda anche un insieme di enti o organismi pubblici che, nel tempo, si sono stratificati, creando duplicazioni nelle funzioni dello Stato. Poiché sono processi che richiedono tempo, il disegno di legge finanziaria prevede una tempistica congrua, ma certa, che permetta a ciascun ministro di individuare e concertare con le parti sociali le corrette strategie per la propria riorganizzazione. Nello stesso tempo, le regioni, gli enti locali, gli enti del Servizio sanitario nazionale e la scuola procederannoPag. 23ad una graduale e naturale riduzione degli organici per concorrere agli obiettivi di razionalizzazione e riorganizzazione dell'apparato pubblico.
Permettetemi di soffermarmi sul ruolo fondamentale del sistema scolastico. Il disegno di legge finanziaria accompagna l'avvio di un processo di contenimento del personale con un approccio più complessivo per valorizzare l'autonomia scolastica, la flessibilità nei metodi didattici e il collegamento con il territorio.
Per quanto riguarda gli enti locali e territoriali, l'Italia si trova in una contraddizione: da un lato, il federalismo è ormai parte della sua Costituzione; dall'altro, mancano le disposizioni, gli istituti e le pratiche necessarie per la sua attuazione. Anche in questo campo, la manovra compie passi importanti. Gli interventi mirano a superare i vincoli posti, in passato, alle autonomie e ad avviare un vero federalismo fiscale che consenta di coniugare libertà di scelta con responsabilità finanziaria (Commenti).
GUIDO DUSSIN. Dillo ai tuoi sindaci!
OSVALDO NAPOLI. Senti la Lanzillotta!
PRESIDENTE. Vi prego! Onorevoli colleghi, per favore...
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Il nuovo patto di stabilità interno farà riferimento ai saldi di bilancio dei governi locali abbandonando il metodo dei tetti a singole categorie di spesa, caratteristico di una finanza statale decentrata. I governi regionali, provinciali e comunali avranno ampia libertà di perseguire i loro obiettivi finanziari attraverso il contenimento della spesa o con l'aumento di imposte (Commenti - Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). A tal fine, i comuni potranno contribuire alla lotta all'evasione fiscale attraverso la gestione del catasto degli immobili.
Vorrei sottolineare la grande rilevanza istituzionale di questo passo fortemente voluto dal sistema delle autonomie locali. Si sostituisce un mero decentramento di funzioni e di decisioni prese al centro con un reale sistema di federalismo fiscale.
OSVALDO NAPOLI. Dove?
MARCO BOATO. Smettetela!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di lasciar continuare il ministro.
ANTONELLO IANNARILLI. Dillo anche a Boato!
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. La libertà e la responsabilità degli amministratori locali si rafforzeranno e così anche la robustezza del tessuto democratico.
Il terzo passo riguarda il sistema sanitario nazionale. Anche in campo sanitario il riequilibrio finanziario viene realizzato attraverso interventi di riorganizzazione e riqualificazione della spesa. Il patto della salute, siglato il 22 settembre scorso con le regioni, individua linee di riforme che permetteranno di contenere e controllare la dinamica della spesa, il grado di efficienza della gestione delle risorse allocate ed il livello della qualità dei servizi offerti. Viene previsto un sistema di monitoraggio basato sul principio del costo delle pratiche più efficienti e su indicatori del grado di soddisfazione espresso dai cittadini.
Il quarto passo attiene alla previdenza. È stato avviato un processo che garantirà la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico, assicurando allo stesso tempo prestazioni adeguate alle attuali generazioni di giovani, chiamate, a causa del mutamento demografico in atto, a farsi carico degli oneri connessi al processo di invecchiamento della popolazione. Alla fine di settembre è stata firmata un'intesa tra Governo e sindacati confederali, mirante a definire, entro marzo del prossimo anno, gli interventi normativi da proporre al Parlamento. Il memorandum di intesa prevede flessibilità nella scelta del momentoPag. 24del pensionamento. Scelte volontarie e flessibili saranno assicurate nel rispetto delle compatibilità finanziarie, con l'obiettivo di elevare gradualmente la vita lavorativa.
L'avvio della previdenza complementare sarà anticipato a luglio del prossimo anno. Entro tale data i lavoratori saranno chiamati a scegliere la forma attraverso la quale vorranno ricevere il loro salario differito, se attraverso l'erogazione del trattamento di fine rapporto o attraverso una pensione complementare. Nel caso in cui il lavoratore confermi di preferire l'istituto tradizionale viene stabilito che i fondi accantonati, anziché essere esclusivamente impiegati per il finanziamento del capitale circolante d'impresa, siano per la metà destinati al finanziamento di grandi opere infrastrutturali o di grandi progetti di innovazione tecnologica. In tal modo, il risparmio privato potrà contribuire anche al rilancio della competitività e della crescita economica del paese.
Su questa misura è, però, utile un chiarimento. Il Governo auspica che la previdenza integrativa divenga realtà il più rapidamente possibile e si adopererà a tal fine sin dalle prossime settimane. Solo con un solido secondo pilastro, il risparmio previdenziale, le prospettive di sicurezza nella vecchiaia per la giovane generazione, la struttura del sistema finanziario, gli assetti proprietari del sistema delle imprese potranno trovare l'equilibrio che ancora manca a rendere matura l'economia del paese.
Il trattamento di fine rapporto è un antico istituto nato prima della previdenza pubblica, appartiene ad un'era in via di superamento. Esso ha svolto una preziosissima funzione in una fase della storia delle imprese, quando i rapporti tra l'imprenditore ed il lavoratore avevano un carattere quasi patriarcale in un'Italia povera dove le pensioni ancora non esistevano. In quell'Italia il padrone amministrava il denaro del lavoratore. Chi in questi giorni ha parlato di rapina ha dimenticato che il TFR appartiene al lavoratore (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei valori, Comunisti Italiani e Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
ANTONELLO IANNARILLI. Al lavoratore, non all'INPS!
GIORGIO JANNONE. Cosa stai dicendo! Le aziende non rubano il TFR!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lasciate continuare il ministro!
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Il TFR appartiene al lavoratore ed è prestato all'impresa a tasso di favore. Ha anche dimenticato che il trasferimento all'INPS avviene per una quota del modesto nuovo flusso di fondi e non per l'ingente stock accumulato. Certo, il trasferimento del trattamento di fine rapporto comporta per le imprese un aggravio di costo pari alla differenza tra il tasso di favore sostenuto per l'uso del TFR e quello di mercato. Si tratta di una piccola frazione del contributo al conto economico dato dal taglio del cuneo.
GIORGIO JANNONE. Lei sa che non è così!
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. L'ultimo punto riguarda il controllo, l'affidabilità e la trasparenza dei conti pubblici.
Il disegno di legge finanziaria per il 2007 opera anche un primo svolgimento delle specifiche indicazioni contenute nel DPEF in materia di controllo, affidabilità e trasparenza dei conti pubblici. L'alta commissione sul federalismo, che ha esaurito un importante lavoro di analisi quantitativa ed istituzionale, viene trasformata profondamente nei compiti e nella struttura.
Siamo poi intervenuti sulle caratteristiche della commissione di garanzia sull'informazione statistica, potenziandone ruolo, strumenti e funzioni.
Infine, nell'ambito della propria autonomia organizzativa, il Parlamento individueràPag. 25i modi più efficaci per potenziare le strutture che seguono e controllano gli andamenti della finanza pubblica.
Ma è forse nella stessa struttura del bilancio che il Governo ha iniziato ad introdurre, a legislazione costante, le innovazioni più rilevanti. Sono stati accorpati numerosi capitoli gestionali all'interno delle unità di base per spese discrezionali. Il bilancio gestionale passa dai 7.250 capitoli circa del 2006 ai 4.484 capitoli del 2007, con una diminuzione di circa 2.750 capitoli, pur a fronte della costituzione di quattro nuovi stati di previsione relativi alla creazione di nuovi dicasteri. Si apre così nel concreto quel processo di riforma della struttura del bilancio dello Stato che dovrà essere svolto in accordo con le competenti Commissioni parlamentari. Capisaldi del processo dovrebbero restare la separazione dell'azione di indirizzo politico dalla funzione amministrativa (la responsabilizzazione di bilancio della dirigenza).
Onorevole Presidente, onorevoli deputati, fin dall'inizio del mio incarico non ho nascosto la situazione molto grave dei nostri conti pubblici. Ho tracciato un paragone tra il 2005 e il 1992, anno drammatico che tutti ricordiamo. Non ho taciuto le buone notizie, tra cui l'andamento positivo delle entrate tributarie, che ha consentito alla fine di agosto di annunciare una riduzione di 5 miliardi di euro nell'importo complessivo della manovra e - notizia di oggi - la sentenza della Corte di Lussemburgo che convalida la conformità dell'IRAP alle norme europee.
Con la stessa franchezza devo concludere questo discorso osservando che il grande sforzo compiuto con questa finanziaria, pur portando i nostri conti fuori dalla zona di pericolo e mettendoci a posto con l'Europa, non è sufficiente, per due motivi. In primo luogo, in quanto una situazione di vera salute dei conti pubblici potrà considerarsi raggiunta solo quando il bilancio sarà vicino ad una situazione di equilibrio e il debito pubblico sarà sceso a livelli nettamente inferiori al 100 per cento. Ma più importante è il secondo motivo, che si chiama «crescita». L'Italia ha smesso di crescere a partire dalla metà degli anni Novanta perché la produttività si è fermata e perché il peso del debito e l'onere del suo servizio assorbono risorse in misura esorbitante.
Affinché lo sforzo di risanamento non esaurisca i suoi effetti è indispensabile che l'economia ritorni a crescere. Il vero problema dell'economia italiana è lo stallo della crescita, causa ma in gran parte conseguenza di apparati pubblici troppo pesanti rispetto al servizio offerto. Se l'Italia ha una crescita insoddisfacente è anche perché la produttività stessa del servizio è gravemente carente.
La bassa produttività delle amministrazioni pubbliche si annida e trova protezione sotto quella stessa corazza che, come lo scudo di Achille, che è composto di cinque strati di metallo, rende molto difficile una correzione.
Per riuscire in questa opera, bisogna incidere tutti gli strati della corazza: le norme scritte nelle leggi, le clausole del contratto del pubblico impiego, le regole contabili e la struttura del bilancio, l'organizzazione interna dei ministeri e delle altre amministrazioni, le procedure parlamentari, l'infiacchimento della cultura della sobrietà nell'amministrare la cosa pubblica.
Nelle ultime settimane abbiamo sentito dire che è facilissimo rimettere tutto a posto con qualche colpo maestro o, all'opposto, che il buon andamento del gettito fiscale ha già compiuto l'opera. Sono due opinioni fondate sull'ignoranza. Invece, occorrono conoscenza approfondita dei problemi e paziente applicazione.
Il cammino verso l'eccellenza degli apparati pubblici è ancora lungo e siamo appena all'inizio, ma siamo usciti dalla zona pericolosa e abbiamo posto solide basi, perché la ripresa congiunturale si trasformi in crescita e perché ciò avvenga in una società più equa (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-UDEUR - Congratulazioni).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,20).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Scusate il disturbo, onorevoli colleghi, ma il Parlamento è anche opposizione, non è solo maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
ANDREA LULLI. Anche per te!
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo atto della decisione del Presidente della Camera, che rispetto, di non aprire il dibattito che abbiamo richiesto in questa sede. Naturalmente obbedisco, Presidente, perché so che questo è il compito dei parlamentari. Tuttavia, se mi consente, signor ministro, il mio è un intervento sull'ordine dei lavori.
Ho sentito quello che lei ha detto sulla legge finanziaria, descrivendo l'intenzione di ascolto del Governo, la concertazione nel rispetto dei ruoli, l'elaborazione (Una voce dai banchi di Forza Italia: «Non ti ascolta!»)... Non mi interessa se mi ascolta o non mi ascolta. Io parlo per il Parlamento e per i parlamentari! Il ministro decide in base alla sua sensibilità se ascoltarmi o meno (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Prego i colleghi vicini ai banchi del Governo di non disturbare il ministro (Commenti dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
GIORGIO JANNONE. Girati! Questo è il rispetto?
PRESIDENTE. Un po' di calma e di serenità! Colleghi, vi prego!
PIER FERDINANDO CASINI. Presidente, mi accontentavo soltanto di svolgere il mio intervento, anche perché mi sembra che il ministro - visto che lo stesso ha fatto una battuta sui comandamenti, ne faccio una anch'io -, in questa circostanza, abbia recitato alla perfezione il suo ruolo di Alice nel paese delle meraviglie (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), perché ha descritto un paese contento e lieto di una legge finanziaria...
DARIO FRANCESCHINI. Sull'ordine dei lavori!
PIER FERDINANDO CASINI. Gli enti locali hanno partecipato con la concertazione all'elaborazione della legge finanziaria. Le imprese sono contente. C'è un piccolo particolare: gli enti locali, la Confindustria e le principali associazioni di categoria si stanno ribellando ad una finanziaria iniqua (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sull'ordine dei lavori!
PRESIDENTE. Onorevole Casini, mi consenta, ma sono costretto...
PIER FERDINANDO CASINI. Arrivo al sodo. Sto terminando. Non posso svolgere un intervento sul contenuto, faccio un intervento sull'ordine dei lavori.Pag. 27
Chiedo al ministro - dal momento che questa è una sede politica - un impegno, appunto, politico. Lei ha detto che ha concertato con le parti sociali e che ha recepito un'intenzione di ascolto. Noi chiediamo al ministro, alla maggioranza e al Governo di non blindare questa legge finanziaria e di aprirsi all'ascolto del Parlamento. Il Parlamento è anche l'opposizione; e l'opposizione presenterà propri emendamenti per cambiare profondamente questa legge finanziaria. Mi auguro che l'intenzione di ascolto non si fermi alle parti sociali, ma riguardi anche chi svolge un ruolo determinante di opposizione democratica (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. La ringrazio, Presidente. Devo dire che l'intervento dell'onorevole Casini...
PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, permetta a chi sta presiedendo questa Assemblea di interromperla. Ho verificato quanti colleghi hanno chiesto di parlare sull'ordine dei lavori e ho compreso ciò che sta accadendo (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Applausi). Consentitemi di terminare. Fermo restando che la legge 1o marzo 1964, n. 62, ed il regolamento della Camera non configurano alcun diritto per i parlamentari di intervenire dopo l'esposizione del ministro, poiché ho visto che vi sono numerose richieste di intervento sull'ordine dei lavori, per evitare una finzione, in via del tutto eccezionale, senza che questo configuri alcun precedente, ascoltato il Presidente della Camera Fausto Bertinotti...
DARIO FRANCESCHINI. No!
PRESIDENTE. ...per alleggerire la tensione dell'Aula - e questa è prerogativa del Presidente dell'Assemblea, onorevole Franceschini - ritengo di poter autorizzare un intervento per gruppo, per una brevissima durata (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale), senza che - lo ripeto - questo configuri alcun precedente. Lo scopo è solo quello di alleggerire la tensione del dibattito. Darò quindi la parola ad un oratore per gruppo che ne faccia richiesta.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Alberto Giorgetti.
ALBERTO GIORGETTI. La ringrazio a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, Presidente, per questa sua determinazione.
Il ministro ha svolto una relazione che ha contenuti non solo tecnici, ma anche politici di grave considerazione nei confronti dell'operato svolto dal precedente Governo. Ciò merita delle risposte.
Una prima battuta sul tema è legata al richiamo del ministro ai comandamenti. Noi invitiamo a rispettare l'ottavo e il decimo comandamento, che riguardano, rispettivamente, la falsa testimonianza e l'accaparramento dei beni altrui. Questa legge finanziaria - così com'è esposta - non è coperta per più della metà delle risorse e colpisce in misura pesante le tasche dei contribuenti e dei cittadini italiani.
Noi vogliamo discutere delle scelte concrete, punto per punto; di quale sarà il percorso di sviluppo del paese; della concreta definizione, più in generale, del tema del trattamento di fine rapporto per i lavoratori dipendenti. Vogliamo individuare, quindi, percorsi virtuosi per la crescita del paese.
PRESIDENTE. Grazie...
ALBERTO GIORGETTI. Pochi argomenti, Presidente, ma sui quali vogliamo svolgere un dibattito vero (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
Pag. 28
PRESIDENTE. Grazie, onorevole.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, sono dell'opinione che su un provvedimento importante quale la legge finanziaria sia auspicabile il più largo confronto. Quindi, alle richieste dei colleghi dell'opposizione e del presidente Casini credo si possa rispondere: confronto ampio.
Ma al riguardo solleverei, Presidente, un'altra questione. Ritengo, infatti, che noi non possiamo trasformare la Camera dei deputati in un'indistinta Assemblea che si dà delle regole giorno per giorno nell'assenza di presupposti precisi che ne regolino la vita (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo). Ciò è quanto accade in vasti settori della società quando spesso si osserva: non si può, ma si consente; si consente, ma sarebbe meglio che il dibattito venisse ordinato prima!
Pertanto anche se non nei suoi confronti, Presidente, sollevo pur tuttavia un'obiezione, nel senso che maggioranza ed opposizione debbano conoscere le regole poste a presidio dei lavori parlamentari. Stupisce che continuamente tali questioni relative al regolamento siano poste da presidenti di gruppi dell'opposizione che sanno benissimo - ce lo hanno ricordato più volte non più tardi di sei mesi fa - quali siano le norme dei regolamenti parlamentari. Quindi, bando all'ipocrisia ed individuiamo le sedi adatte per un dibattito di merito sulla finanziaria. Giochetti come questi non sono né convincenti né edificanti né positivi per un confronto serio in questa Assemblea e in sede di Commissione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor ministro, io credo che lei possa confermare che in tempi non sospetti chi parla le ha sempre testimoniato la sua stima e la sua ammirazione; perciò molto mi ha stupito ascoltare le parole che lei ha pronunciato oggi in Assemblea.
Lei è stato un'economista di banche centrali, della Banca d'Italia e della Banca centrale europea; ma ha parlato, in questa Assemblea, di una zona di pericolo dei conti pubblici. Lei sa benissimo che tale espressione non ha senso comune; avrebbe dovuto - e ciò, infatti, ci saremmo attesi - precisare meglio di cosa stava parlando.
Non solo. Ha presentato un quadro di dissesto per l'Italia che sarebbe stato ereditato dalle politiche dei Governi precedenti: lei sa benissimo che i provvedimenti di politica economica producono effetti con un ritardo che non è calcolabile in anticipo ma che può essere di mesi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Il boom attuale delle entrate è dovuto alla politica fiscale del Governo Berlusconi, e questo lei lo dovrebbe sapere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
L'occupazione è aumentata, raggiungendo livelli che non hanno precedenti nella storia d'Italia, grazie alle nostre politiche; lei ha mentito deliberatamente presentando un quadro pessimistico.
Non ho mai ascoltato, signor ministro, un economista, quali che fossero le sue opinioni politiche, sostenere che si può promuovere lo sviluppo aumentando la tassazione. Nessuno mai! Lei lo ha fatto oggi in Parlamento: si vergogni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, sono piuttosto stupito dalla decisione della Presidenza di autorizzare un dibattito; in un certo senso, comprendo le considerazioni svolte dall'onorevole Ventura, ma la richiesta che io avrei avanzato oggi sarebbe stata di posporre l'esposizione finanziaria del Governo al momento in cui i parlamentari conoscessero i testi sui quali l'esposizione si svolgeva.
È vero quanto si è ricordato; ho avuto nel pomeriggio la relazione previsionale e programmatica, che reca taluni dati; la relazione finanziaria, poi, l'avevo avuta giàPag. 29stamattina. Ma il testo del decreto-legge che contiene le misure fiscali che sono il cuore di questa politica non è stato ancora stampato e non è pervenuto alla Camera dei deputati. Noi, quindi, abbiamo ascoltato l'intervento del ministro in merito all'esposizione economico-finanziaria ed all'esposizione relativa al bilancio di previsione senza avere a disposizione un documento fondamentale.
Presidente, lei ha perfettamente ragione nel dire che l'esame dei testi legislativi deve avvenire prima in Commissione e poi in Assemblea, ma che il Governo parli su un provvedimento (il decreto-legge citato) di cui il Parlamento non è informato perché il testo non è ancora disponibile a me pare una violazione importante, a cui non si rimedia dando spazio ad un breve e stentato dibattito. Sarebbe stato più opportuno che il Governo avesse reso questa informativa all'indomani dell'emanazione di quel decreto-legge.
Al ministro dico che, se fosse vero quello che egli ha appena detto, le cifre relative alla crescita prevista, da lui e dal Governo, per gli anni 2007-2011 sarebbero ben diverse da quelle riportate sui vostri documenti: quel misero 1,5, 1,6 e 1,7 per cento è la dimostrazione che quelle che voi farete non solo non sono politiche per la crescita ma finiranno per non essere neanche politiche per l'equità.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, proprio per questa ragione avevo assunto in un primo tempo una posizione diversa, per poi preferire - smentendomi, lo riconosco - seguire un'altra strada al fine di alleggerire la tensione in aula. Non c'è dubbio, infatti, che il suo intervento conferma l'inutilità di un dibattito in questa fase.
Ricordo che l'esposizione economico-finanziaria e quella relativa al bilancio di previsione svolte dal ministro all'inizio della sessione di bilancio hanno carattere informativo. Da tale caratteristica discende, quindi, che ad esse non debba seguire alcun dibattito. In ogni caso, mi pare che le richieste di intervento siano state soddisfatte.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, sono certamente un pessimo economista perché è noto a tutti che una buona formazione produce effetti positivi nel tempo, nel corso di tutta una vita, mentre una pessima formazione produce pessimi effetti. Avendo studiato all'università le nozioni di economia sui testi scritti da un signore che oggi gioca a fare il Presidente del Consiglio dei ministri (Commenti), è evidente che io non posso che essere un pessimo economista.
Sono rimasto allibito nel leggere sugli organi di stampa e nell'ascoltare alcune affermazioni quali, ad esempio, «effetto redistributivo», «impegno per lo sviluppo», e così via. L'evidenza dei fatti è che una grande operazione di questa finanziaria è quella...
PRESIDENTE. Onorevole Neri, ha esaurito il tempo a sua disposizione: lei è iscritto ad una componente del gruppo Misto ed anche altri colleghi di tale gruppo hanno chiesto di intervenire.
SEBASTIANO NERI. Va bene, Presidente, ci riserviamo di intervenire nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo in risposta ad alcune affermazioni del ministro Padoa Schioppa che, a mio avviso, non sono veritiere. In particolare, si è affermato che questa grande manovra presenta una componente forte di tagli fiscali. Ebbene, sia chiaro: ciò non è assolutamente vero! Infatti, sono computati come tagli alla previdenza gli aumenti dei contributi dei lavoratori autonomi; ma questi, come è evidente, non sono tagli ma tasse in più. Così come non può essere considerato un taglio il trasferimento all'INPS del TFR, in quanto trattasi di una partita di debito. Allo stessoPag. 30modo, non possono essere considerati tagli sia quelli operati alla sanità, se poi si consente di imporre dei ticket sanitari, sia quelli imposti agli enti locali, perché sappiamo tutti che gli enti locali quei 4,3 miliardi di euro in meno li andranno a chiedere ai cittadini. Signor ministro, è meglio che lei rifaccia i conti!
Questa manovra, così come è impostata, produrrà due conseguenze importanti: darà la mazzata definitiva alle piccole e medie imprese, che sono già in uno stato di grande sofferenza a causa della concorrenza proveniente dalle imprese estere, e porrà la parola fine sul federalismo fiscale così come è stato inteso fino ad ora.
Il federalismo fiscale della sinistra è semplicemente la possibilità per gli enti locali di aumentare le tasse. La Lega, su ciò, non sarà mai d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, anche noi avremmo ritenuto più opportuno che si rispettasse la prassi consolidata che il Presidente aveva chiarito all'inizio del dibattito oppure che si definisse in anticipo, con chiarezza e trasparenza, prima dell'esposizione del ministro, la volontà di innovare la prassi consolidata, perché anche questa è una possibilità.
D'altra parte, il Parlamento avrà la possibilità, ma anche il dovere, di discutere, approfondire, modificare, approvare il disegno di legge finanziaria ed i documenti ad esso collegati, in circostanze meno provvisorie di quelle in cui si sta svolgendo l'attuale dibattito. Tuttavia, ciò che ci sorprende di più, dopo che siamo addivenuti al dibattito sull'esposizione del ministro dell'economia, è il comportamento dell'opposizione. Il ministro Padoa Schioppa ha svolto un'esposizione importante, approfondita e di alto contenuto e profilo, indipendentemente da come può essere giudicata sul piano dei contenuti politici, come, d'altra parte, la manovra economico-finanziaria è una manovra di svolta importante, di alto contenuto, che valutiamo complessivamente in maniera positiva, ma che vogliamo discutere in modo approfondito nelle sedi appropriate, a cominciare dalla Commissione competente e dalle altre Commissioni, anche per migliorare il testo.
Credo che, sin da domani, il Parlamento, attraverso la discussione nelle Commissioni e in Assemblea sulla nota di aggiornamento al DPEF, abbia la possibilità di svolgere il proprio compito meglio di quanto non sia possibile farlo in questa sede. Riserviamo, quindi, ai prossimi passaggi parlamentari l'esame più compiuto del provvedimento, che merita una grande attenzione ed un grande impegno da parte di tutti i parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor ministro, le parlo - e credo di rappresentarli tutti - a nome dei sindaci d'Italia. Sono sindaco da sedici anni, signor ministro. Lei ci sta trasformando in esattori: sta trasformando i comuni d'Italia, che sono il baluardo vero dello Stato sociale, in amministrazioni che devono aumentare tutte le loro tasse e tariffe, dai servizi a domanda individuale, alle mense, ai pulmini, agli estimi catastali, all'addizionale IRPEF, all'ICI, alla tassa di soggiorno, alla tariffa sui rifiuti solidi urbani, alle tariffe di occupazione del suolo pubblico, all'autovelox. Lei, per mantenere i servizi, ci spinge a fare ciò che, nel Medioevo, facevano gli sceriffi, che portavano via i soldi alla povera gente.
Signor ministro, la invito a riflettere. Prima ha fatto riferimento al settimo comandamento. L'evasione è cosa bruttissima. Certo, anche l'ottavo comandamento va rispettato e deve essere detta la verità, soprattutto al Parlamento. Quando si esaminerà il disegno di legge finanziaria, ho deciso che entrerò in Assemblea con la fascia tricolore del sindaco della città che rappresento per dire «no» a nome diPag. 31tutti: siamo contrari a fare gli esattori per conto dello Stato. Sul resto non discuto, ma non può permettere che le amministrazioni comunali diventino enti esattori. La invito a riflettere, magari non rispettando il nono comandamento: non lo rispetti e riveda la sua legge. Sono convinto che, sfogandosi, la cambierà in meglio (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. Constato che c'è una diffusa conoscenza della legge di Mosè, meno del regolamento: insomma, è importante che si conoscano i comandamenti...!
LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, desidero esprimere la mia piena solidarietà al ministro dell'economia e delle finanze. Credo che egli abbia svolto con grande onestà, all'interno di quest'aula, l'esposizione chiara di un disegno di legge finanziaria che dovremo esaminare nei prossimi giorni e sul quale tutti saremo chiamati ad esprimere il nostro giudizio, di dissenso o di consenso.
Per ciò che mi riguarda, c'è pieno consenso. Credo, infatti, che l'impostazione sia stata chiara, in conformità al programma che il centrosinistra si è dato: riequilibrare i conti pubblici; creare maggiore equità sociale; definire un percorso di sviluppo della nostra società. Ritengo che l'esposizione del ministro non abbia tradito questa ispirazione.
D'altro canto, mi corre l'obbligo di chiedere - rivolgendomi al Presidente della Camera, il quale, così democraticamente, ha concesso a tutti, in precedenza, la facoltà di parlare - che quanto è accaduto non diventi una consuetudine: ci siamo dati dei regolamenti che dobbiamo rispettare e che devono essere rispettati da tutti. Vi saranno occasioni per discutere il disegno di legge finanziaria in Parlamento (lo faremo, innanzitutto, in Commissione), dove potremo esprimere le nostre diverse opinioni; avremo occasioni per discuterne anche con i cittadini italiani.
Saranno costoro, al di là delle considerazioni che noi possiamo esprimere in quest'aula, a giudicarci, a giudicare il centrosinistra, a giudicare se il disegno di legge finanziaria vada nella direzione che abbiamo indicato nel nostro programma all'inizio della campagna elettorale. Noi siamo convinti che esso sia conforme all'indirizzo individuato nel programma e che sarà accettato con grande entusiasmo anche dai cittadini italiani, in quanto volto a determinare stabilità nei conti pubblici e, soprattutto, crescita per il nostro paese e maggiore occupazione stabile (non precaria), per dare maggiore giustizia, appunto, ai cittadini italiani.
PRESIDENTE. È così terminata questa discussione informale, che è servita (ciò vale sicuramente per la Presidenza, ma credo anche per l'Assemblea) per confermare la convinzione secondo la quale quando si è fermi nel pretendere il rispetto del regolamento e delle prassi non si sbaglia mai.
Passiamo, pertanto, al successivo punto all'ordine del giorno.
Seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 (A.C. 1253); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006 (A.C. 1254) (ore 16,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Ricordo che nella seduta di ieri si è svolta la discussione congiunta sulle linee generali.
Invito i gruppi ed i colleghi a considerare, ai fini della presenza in aula, che ci accingiamo a procedere a votazioni.
(Esame degli articoli - A.C. 1253)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005.
Passiamo all'esame dell'articolo 1
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
MAURIZIO FUGATTI. Chiudi!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 192).
Prendo atto che i deputati Incostante, Balducci, Ferrara, Satta, Giuditta e D'Agrò non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, lei ha atteso che entrassero in aula tutti i colleghi della maggioranza (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori)... State zitti! State zitti! Maleducati!
PRESIDENTE. Onorevole Prestigiacomo, si rivolga alla Presidenza. Prego i colleghi di lasciare parlare la collega.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, lei si è semplicemente dimenticato di far votare l'onorevole Porcu, che non ha fatto in tempo a raggiungere il suo banco (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Mi dispiace; ho cercato di consentire l'accesso ai propri posti ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione; mi scuso se un collega non ha potuto raggiungere il proprio posto. Non c'è stata alcuna intenzione evidente.
Passiamo all'esame dell'articolo 2
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 436
Astenuti 4
Maggioranza 219
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 205).
Prendo atto che i deputati Balducci, Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
ELISABETTA GARDINI. Cattocomunista!
Pag. 33
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 203).
Prendo atto che i deputati Balducci, Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 204).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 5
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 203).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Mereu non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'esame dell'articolo 6, con il relativo allegato 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 210).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 7
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 7), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 208).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Borghesi non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 8
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 8), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 209).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 9
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 9), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 208).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 10
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 10), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 210).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 11
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 11), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 211).Pag. 35
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 12
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 12), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 212).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 13
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 13), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 206).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Tabacci non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'esame dell'articolo 14
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 14), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 211).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Tabacci non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'esame dell'articolo 15
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 15), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 209).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Tabacci non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'esame dell'articolo 16
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 16), alPag. 36quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 211).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 17
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 17), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 462
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 215).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Garofani non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 18
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 18), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 213).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Garofani non sono riusciti a votare.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1253)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, vi è solo la mia richiesta di parlare?
PRESIDENTE. No, ve ne sono altre.
ANDREA RICCI. Bene, altrimenti avrei rinunciato.
Signor Presidente, noi oggi stiamo discutendo del rendiconto per l'esercizio finanziario 2005 e dell'assestamento per il 2006. Lo facciamo alla vigilia dell'apertura della sessione di bilancio, nell'immediata vigilia, e questa può essere un'occasione, l'ultima rimasta, forse, non strumentale per discutere della politica economica del precedente Governo, perché i documenti che oggi ci accingiamo a votare riguardano l'attività pregressa della politica economica e finanziaria dello Stato.
Da questo punto di vista, com'è ampiamente emerso in sede di discussione parlamentare nella Commissione bilancio, i dati numerici del rendiconto per l'anno 2005 parlano da soli e non lasciano adito a dubbi o ad interpretazioni sul risultato della politica economica dei cinque anni precedenti.Pag. 37
I numeri indicano una crescita nulla del prodotto interno lordo nel 2005, che ha precipitato l'Italia in una situazione di stagnazione economica grave che fa seguito ai quattro anni precedenti, in cui lo sviluppo economico è progressivamente rallentato, fino ad annullarsi.
I dati numerici ci parlano di una crescita consistente dell'indebitamento netto, giunto al 4,1 per cento, un più 0,7 per cento rispetto al 2004 che indica un aggravamento e un appesantimento della condizione finanziaria delle pubbliche amministrazioni.
I dati numerici ci indicano anche un aumento significativo, dopo anni di discesa, dello stock di debito pubblico esistente, incrementato del 2,5 per cento rispetto al 2004 e giunto lo scorso anno al 106,4 per cento del PIL.
Quello che le aride cifre non riescono a rappresentare, tuttavia, sono le sofferenze sociali ed i disagi delle persone in carne ed ossa prodotti dai cinque anni di politica economica del Governo Berlusconi. Da questo punto di vista, le considerazioni che il ministro Padoa Schioppa ha svolto, oggi pomeriggio, rispetto all'aumento delle disuguaglianze sociali sono veritiere.
Le disuguaglianze sociali in Italia, infatti, sono cresciute in termini sia di reddito, attraverso una distribuzione perversa dello stesso reddito e della ricchezza a vantaggio dei più ricchi, sia di opportunità di vita e di prospettiva esistenziale, a causa dell'allargamento generalizzato della condizione di precarietà del lavoro.
L'andamento negativo dei conti pubblici che il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 certifica non è ascrivibile soltanto alla stagnazione economica, la quale, peraltro, trova anch'essa come sua concausa l'indirizzo di politica economica seguito dal Governo Berlusconi. Esso, infatti, ha anche cause dirette, che afferiscono al modo in cui il precedente Esecutivo ha agito sul fronte delle voci sia di spesa, sia di entrata.
Vorrei infatti rilevare che, sul versante della spesa, abbiamo assistito ad un ampliamento significativo delle spese correnti, nonostante i ripetuti vincoli formali posti, per contenerle, nelle leggi finanziarie che si sono succedute dal 2001 al 2005. Il paradosso - meglio sarebbe dire il dramma - di questa situazione è che tale aumento delle spese correnti non è servito né a rilanciare l'economia (che è sprofondata, al contrario, nella stagnazione), né, tantomeno, a migliorare il livello dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni ai cittadini.
Viene spontaneo domandarsi, allora, il motivo per cui la spesa sia cresciuta. L'unica risposta possibile è che sono aumentati gli sprechi e le inefficienze della pubblica amministrazione, nonché le misure, varate dal precedente Governo, dirette a soddisfare una miriade di interessi particolari e corporativi in assenza di qualsiasi disegno organico.
Sul lato delle entrate, invece, i continui e reiterati condoni fiscali, la legittimazione morale dell'evasione fiscale e la riduzione delle imposte per i ceti più abbienti hanno ridotto il gettito potenziale. Questo fallimento della politica economica del precedente Esecutivo ha costituito un fattore determinante nell'esito elettorale dello scorso aprile.
Ora siamo entrati, dunque, in una nuova fase, come abbiamo già visto in questi giorni. La politica economica oggi deve rispondere ad esigenze di sviluppo e di equità sociale, ed a tale fine deve essere orientato anche il bilancio dello Stato, anche se, purtroppo, ciò deve essere realizzato in una condizione di finanza pubblica gravemente negativa.
Nei prossimi giorni discuteremo ampiamente riguardo a ciò che è stato compiuto dal Governo con la presentazione della manovra finanziaria; in questa sede, desidero solamente rilevare che i primi effetti di un cambiamento nella politica economica si cominciano ad intravedere e sono già presenti nel disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato, che approveremo successivamente al provvedimento sul rendiconto per l'esercizio finanziario 2005.Pag. 38
Nel bilancio di assestamento, grazie all'approvazione di un emendamento presentato dal Governo nel corso dell'iter in sede di Commissione bilancio, si accerta infatti un aumento consistente delle entrate, rispetto alle previsioni, per circa 10 miliardi di euro. Noi riteniamo che tale cifra sia addirittura sottostimata e che, alla fine dell'anno, riscontreremo un incremento ancora maggiore delle entrate fiscali, in modo particolare di quelle tributarie, come mostrano i dati relativi ai primi nove mesi del 2006.
Anche in tal caso, vorrei osservare che non tutto è spiegabile con la ripresa congiunturale. Le dimensioni del boom delle entrate, infatti, sono troppo consistenti per ridurre tutto alla rinnovata crescita del prodotto interno lordo. Ciò che è cambiato e che comincia a cambiare è qualcosa di profondo nella società italiana: mi riferisco al clima nel rapporto tra il fisco ed il contribuente, tra lo Stato ed il cittadino. Vi è consapevolezza, infatti, della serietà che questa maggioranza ed il Governo in carica intendono profondere nella lotta a fondo contro l'evasione e l'elusione fiscale.
Ciò non solo per timore di una maggiore repressione, di un atteggiamento più punitivo dello Stato nei confronti dei cittadini che non adempiono ai propri obblighi fiscali. Questo anche perché si va determinando, anche attraverso una riforma del sistema fiscale orientata alla redistribuzione del reddito e ad una maggiore equità, una maggiore fiducia verso il fisco e le istituzioni.
Abbiamo già visto come le prime misure che questo Parlamento ha adottato, con la conversione in legge del cosiddetto decreto-legge Bersani-Visco, abbiano rafforzato la tendenza ed il contribuito ad accelerare il boom delle entrate. Noi siamo convinti che le misure fiscali che saranno contenute nella prossima legge finanziaria, molte delle quali - come il ministro Padoa Schioppa ha illustrato - sono segnate da una forte impronta redistributiva, potranno rafforzare ancora di più questa tendenza.
In questo senso, esprimeremo un voto favorevole sul rendiconto per l'esercizio finanziario 2005 e sull'assestamento di bilancio per il 2006, come occasione per porre fine a cinque anni di disastro dal punto di vista della politica economica del paese e per aprire una nuova pagina che possa portare l'Italia ad uscire dalla grave crisi economica, sociale ed anche democratica che in questi anni ha vissuto (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli D'Elpidio e Nardi che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, intervengo solo per preannunciare il voto contrario dell'UDC su entrambi i provvedimenti in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
Vorrei invitare i presidenti di gruppo a far rientrare in aula i colleghi, perché dopo un'altra dichiarazione di voto si passerà alla votazione.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, lei può mantenere la votazione aperta anche per dieci minuti, non c'è problema...
Il gruppo di Forza Italia esprimerà un voto contrario sul provvedimento in esame e anche su quello successivo. Tale decisione discende non tanto da una valutazione di natura politica, quanto da una valutazione di natura istituzionale.
Dobbiamo ripercorrere le tappe di quanto accaduto e ricordare quanto ha detto il ministro... Signor Presidente, non c'è...
PRESIDENTE. Vi invito a fare silenzio; lasciate parlare l'onorevole Leone.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, volevo chiedere se può invitare il Governo... Vedo che il sottosegretario Sartor èPag. 39rientrato. Le chiedo scusa, signor sottosegretario, perché ho cominciato a parlare quando lei non c'era.
Come dicevo, la nostra contrarietà è giustificata dalla gravità del comportamento assunto dal Governo che, con le correzioni apportate nel corso dell'esame mediante l'approvazione di un emendamento presso la Commissione bilancio, non ha sanato interamente quel vulnus politico e istituzionale di cui si era reso responsabile all'atto del suo insediamento. Mi riferisco alle dichiarazioni rese con grave superficialità - e riconfermate, tra l'altro, proprio oggi pomeriggio dal ministro dell'economia e delle finanze - secondo cui il precedente Governo avrebbe lasciato la finanza pubblica in una situazione addirittura disastrosa.
Quelle dichiarazioni si accompagnavano all'affermazione secondo cui la gravità della situazione sarebbe stata aggravata da una presunta inefficacia della manovra finanziaria posta in essere dal Governo Berlusconi per assicurare, per il 2006 (parliamo della precedente manovra), il conseguimento degli obiettivi concordati a livello comunitario ai fini del rientro dall'indebitamento netto della pubblica amministrazione entro il 3 per cento nel 2007.
La superficialità, verificata oggi dal ministro dell'economia, non può spiegarsi se non riconducendola ad un pregiudizio di natura politica ed ideologica. Nessuno degli elementi messi a disposizione del Ministero dell'economia e delle finanze giustificava infatti affermazioni così gravi. Non a caso il ministro Padoa Schioppa ha dovuto ricorrere alla creazione di un organismo ad hoc, (forse non tutti lo sanno) la famigerata commissione Faini, per trovare qualche pretesto che giustificasse le sue improvvide affermazioni.
Quella commissione ha svolto un lavoro che, giustamente e correttamente, le amministrazioni, istituzionalmente competenti in materia di controllo e verifica dell'andamento di finanza pubblica, a partire dalla Ragioneria generale dello Stato e dall'ISTAT, non potevano effettuare, cioè quello di costruire un quadro del tutto falsificato dei conti pubblici al solo scopo di attribuire al precedente Governo responsabilità inesistenti.
Questo era il compito della commissione Faini!
Come giustamente è stato segnalato nella seduta di ieri, l'inesperienza in una materia tanto delicata, come quella della finanza pubblica, avrebbe dovuto indurre il ministro ad effettuare un'accurata ricognizione della situazione, affidandosi alle strutture competenti piuttosto che lanciare proclami, dimostratisi assolutamente infondati, che ne hanno fortemente pregiudicata la credibilità di tecnico prestato alla politica.
Ma l'effetto più grave che può attribuirsi all'atteggiamento che ha caratterizzato le posizioni assunte dal Governo e dal ministro dell'economia su questo tema consiste nelle conseguenze prodotte dalla denuncia di una drammatica e del tutto inesistente situazione dei conti pubblici.
Come era inevitabile, infatti, alle dichiarazioni del ministro hanno fatto seguito allarmate prese di posizione delle autorità comunitarie e, soprattutto, delle società di rating che hanno prospettato la possibilità di un declassamento del debito pubblico italiano.
Il paradosso è che lo stesso ministro dell'economia e delle finanze, con una certa improntitudine, si è vantato di aver saputo tranquillizzare le autorità comunitarie in forza di suoi personali ottimi rapporti con gli uffici di Bruxelles.
Si tratta di un paradosso, perché, in realtà, il ministro non ha fatto altro che rimediare maldestramente ad un danno, ad una gaffe che lui stesso aveva provocato.
L'emendamento presentato dal Governo ed approvato dalla Commissione bilancio smentisce clamorosamente le conclusioni della cosiddetta commissione Faini ai cui membri, tra l'altro, sono stati elargiti parecchi denari per arrivare ad una conclusione di falsificazione dei conti pubblici.
Quell'emendamento non fa, tuttavia, piena giustizia. Il maggior gettito che viene infatti evidenziato nell'emendamento risultaPag. 40di gran lunga inferiore a quello effettivamente riscosso; e mi riallaccio alle considerazioni svolte ieri in quest'aula e anche oggi a proposito dei documenti.
Oggi nella nota di aggiornamento al DPEF il Governo fornisce dati ancora differenti, per cui il maggior gettito, rispetto alle previsione del DPEF, ammonterebbe a circa 6 milioni di euro.
Alla luce di questa affermazione, ci saremmo aspettati che il Governo e oggi il ministro si assumessero la responsabilità costituzionale di fare chiarezza e di aggiornare i dati riportati nel disegno di legge di assestamento, come emendato dalla Commissione bilancio, posto che l'emendamento approvato in quella sede rispondeva all'obiettivo, come esplicitamente affermato dal Governo, di allineare l'andamento del gettito alle previsioni del Documento di programmazione economico-finanziaria.
Ora, lo stesso Governo ci viene a dire che il maggior gettito accertato supera di circa 6 miliardi le previsioni del DPEF. Addirittura, larga parte di queste maggiori entrate - al riguardo vi è stato un balletto - e per un importo di circa 5 miliardi avrebbe carattere tendenziale e, naturalmente, come abbiamo sostenuto prima in Commissione bilancio e poi in quest'aula, natura strutturale.
Ciò vuol dire che si è riconosciuto da parte di questo Governo e del sottosegretario che adesso siede in quegli scranni che tutto ciò che è stato fatto dal Governo Berlusconi, ivi compresi i condoni, non ha fatto altro che far emergere tutti coloro che non pagavano una lira di tasse e, naturalmente, tutto ciò era dovuto a provvedimenti che sono stati tanto bistrattati dall'allora opposizione, oggi maggioranza.
Mi riferisco nientedimeno che ai condoni, che evidentemente sono serviti a far venire fuori in maniera strutturale tutti coloro che non hanno mai pagato le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Questo ve lo siete rimangiato con il documento in esame e avendo, naturalmente dopo lunghe traversie e sofferenze, accettato che quei risultati siano dovuti a quel sistema!
A proposito di malafede, suscita qualche sospetto anche la decisione di attribuire all'esercizio in corso gli effetti, in termini di maggiori oneri, derivanti dalla recente sentenza della Corte di giustizia europea in materia di detraibilità dell'IVA. Il famigerato viceministro Visco, quando è stata pronunciata quella sentenza, non ha detto altro se non che si trattava di una conseguenza della politica del Governo Berlusconi, dimenticando che lui stesso, quando era ministro, ci aveva messo in quelle condizioni. Di conseguenza, il problema era stato sollevato davanti all'Unione europea, la quale finalmente lo aveva risolto in senso contrario a quello che desiderava Visco.
Si tratterebbe in tal modo di venire in Parlamento e, soprattutto, di dare all'opinione pubblica un quadro certo e affidabile dell'effettivo stato delle finanze pubbliche, cosa che fino ad ora non è avvenuta. Sarebbe un atto dovuto, anche alla luce delle impegnative affermazioni che lo stesso Governo ha voluto inserire nel DPEF circa la necessità di fare significativi passi in avanti sul tema della trasparenza e della conoscenza dei saldi di finanza pubblica.
È certo che nessun progresso potrà essere ottenuto in materia se vi sarà una tale clamorosa manipolazione - così come è accaduto fino ad oggi - dei dati secondo le convenienze e gli opportunismi di parte: ciò in barba alla trasparenza e a quanto i cittadini, che vengono tenuti all'oscuro di quello che sta accadendo, hanno ritenuto opportuno fare nel momento in cui hanno votato l'attuale centrosinistra.
Le bugie hanno le gambe corte e proprio oggi, con le dichiarazioni fatte sia dal ministro Padoa Schioppa che dal sottosegretario Sartor, sono venute alla luce (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor presidente, onorevoli colleghi, credo di dover iniziare il mio intervento rifacendomi aPag. 41quanto ha detto poco fa l'onorevole Leone. Egli si riferiva al ministro, che ha testé relazionato, sostenendo fra l'altro che il ministro avrebbe rassicurato i mercati internazionali in ordine a rischi di declassamento del paese rispetto alla situazione dei conti, così come è stata accertata.
Ebbene, credo di avere una discreta memoria se cito non la situazione corrente ma quella relativa al 2005 (mi sembra corresse l'anno del Signore 2005 e che fosse giugno), allorquando le agenzie di rating avevano stabilito che l'outlook del debitore sovrano - Republic of Italy - passasse da stabile a negativo. Non è quindi una questione riferita alle due diligence effettuate più recentemente ad aver comportato sul piano internazionale una valutazione sul paese Italia tanto negativa da avere i riflessi che si hanno quando l'outlook passa da stabile a negativo. Le perplessità nutrite dagli altri paesi rispetto a quei passaggi arrecano alla situazione dei nostri conti pubblici e all'economia del paese un immediato danno complessivo.
Ritengo che quanto è stato a lungo discusso in Commissione nelle settimane scorse, in relazione al documento che stiamo esaminando, abbia messo in evidenza alcuni dati inequivocabili. I numeri sono analizzabili nella genesi: possiamo dividerci sulla loro genesi e sulla loro lettura, ma credo che alcuni di essi siano incontestabili.
È stata, peraltro, contestata quest'oggi anche la decisione di avere affidato alla commissione Faini la redazione della due diligence del paese. Credo che sia stato fatto ciò che normalmente si fa quando si assume la guida di una impresa, della quale si vuol capire, realmente e realisticamente, in quali condizioni siano i bilanci. Credo sia stato fatto, lo ripeto, ciò che normalmente si fa, vale a dire sono stati analizzati i conti nel modo il più possibile oggettivo e indipendente, anche perché è interesse generale, comunque, capire quale sia il loro stato reale per poter stabilire le politiche necessarie. Ritengo, quindi, che allora il Governo e, in particolare, il ministro abbiano agito correttamente a questo riguardo, avviando una procedura che si segue ordinariamente nelle grandi imprese a fronte di situazioni critiche, quando si devono assumere decisioni importanti. Mi dispiace ascoltare valutazioni così critiche nei confronti del lavoro svolto dalla commissione, che ha esaminato atti e dati che sono disponibili, non soltanto per la comunità nazionale, ma anche per la comunità internazionale, che è anche la comunità che ci giudica.
Credo che la valutazione sulla genesi, su ciò che ha portato a questi dati e sulle strade da intraprendere, alla luce di questi dati, per promuovere il risanamento dei conti e del paese sia questione che attiene al dibattito in Assemblea, durante il quale potremo tranquillamente dividerci. Invece, credo sia più difficile contestare alcuni dati «algidi» ma ineccepibili. Credo, cioè, sia difficile affermare che, nel 2005, la situazione del nostro paese - trattiamo del Rendiconto di un anno purtroppo particolarmente infelice per i conti pubblici - e, in particolare, la sua crescita fosse lontana dallo zero. In un quadro europeo nel quale, comunque, la crescita non era certamente a grandi cifre, avevamo, quale paese appartenente alla «zona euro», una crescita all'1,3 per cento, una crescita rallentata, in un quadro mondiale che andava verso il 4,9 per cento. È difficile affermare che sia rassicurante sapere che il nostro paese ha tale indice di crescita. Credo sia difficile immaginare come rassicurante la situazione di un paese che si avvia alla stagnazione. Questo è un dato incontrovertibile.
Allo stesso modo, è incontrovertibile il dato che ci apprestiamo ad approvare e che mostra che l'indebitamento netto della pubblica amministrazione nel 2005 è stato pari al 4,1 per cento del PIL. Era stato previsto il 2,7 per cento: è uno scostamento di non poco conto, è un numero sul quale non possiamo adagiarci con tranquillità!
Che l'avanzo primario sia sceso allo 0,4 per cento del PIL è un altro dato impietoso del quale, comunque, dobbiamo prendere atto e renderci conto, se vogliamoPag. 42stabilire la soglia dalla quale partire per rimettere in ordine i nostri conti. Analogamente, sapere che la nostra spesa per interessi, ad oggi, si aggira intorno al 4,6 per cento del PIL è elemento non irrilevante.
Ritengo di poter affermare che l'analisi dei dati dell'esercizio 2005 e dell'andamento conseguente dei primi mesi del 2006 è stata effettuata in modo del tutto corretto. Sulla base di tale analisi si sono impostate le politiche che saranno oggetto del disegno di legge finanziaria, riguardo alla quale si è svolto un anticipo di discussione tale da far quasi considerare vecchio ciò che stiamo facendo in questo momento. Il disegno di legge finanziaria per il 2007, infatti, è evidentemente conseguenza e portato di quanto stiamo approvando in questo momento e delle analisi sottostanti. Certamente, riteniamo che la presa d'atto di una situazione di forte criticità sia stata la base necessaria di partenza per avviare i provvedimenti che, già nei mesi scorsi, il Governo ha posto in essere. In particolare, credo debbano essere sottolineate due eredità negative e, purtroppo, anche innegabili: da una parte, l'incremento della spesa corrente; dall'altra, la contestuale contrazione della spesa per investimenti.
Credo che non serva essere economisti né essere attenti lettori dei bilanci pubblici per capire che questo è un dato di per sé patologico. Si tratta di un dato su cui intervenire per invertire la tendenza.
L'avvio della discussione sulla legge finanziaria per il 2007, avvenuta mediaticamente prima che in questa aula, ci dà la sensazione che stiamo affrontando un problema dalla cui soluzione dipenderà in futuro l'economia del nostro paese. Siamo chiamati ad un appuntamento importante, siamo chiamati ad una sfida che lascerà il segno nella storia del nostro paese. Se i dati che stiamo esaminando manifestano quella pericolosità complessiva che abbiamo rilevato in precedenza, i provvedimenti che ne devono conseguire devono avere la forza strutturale per cambiare il paese e per uscire dall'incertezza della contingenza, in modo da aprire lo spazio per un paese diverso rispetto a quello che sta vivendo una fase di forte sofferenza e che fatica molto a scoprire nuove vie di sviluppo.
Le citazioni sono spesso sintetiche e in genere si ricordano più degli interventi che le contengono. Come non chiudere, quindi, con una citazione di Machiavelli, il quale diceva che la cosa più difficile è proprio cambiare l'ordine costituito delle cose? Noi siamo chiamati ad una sfida di questa natura (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Presidente, i deputati del gruppo della Rosa nel Pugno voteranno a favore del Rendiconto e dell'assestamento di bilancio dello Stato. Parto da una prima considerazione in relazione a quanto ha affermato l'onorevole Pepe, che credo possa sgombrare il campo da qualsiasi discussione in Assemblea: tutti gli istituti statistici, nonché l'Unione europea, ci hanno richiamato più volte a rientrare nei parametri di Maastricht. Purtroppo, nel 2005 abbiamo avuto una crescita prossima allo zero, un aumento del debito pubblico e un rapporto deficit-PIL che aveva raggiunto dei limiti insostenibili, pari al 4,8 per cento.
Come tutti sappiamo vi è stata una sorta di moratoria a livello europeo nei nostri confronti con la garanzia da parte nostra che saremmo rientrati in tempi abbastanza rapidi nei parametri di Maastricht.
Stiamo verificando che anche per il 2006, purtroppo, non si riuscirà a far rientrare il nostro paese nei suddetti parametri e non abbiamo una crescita che possa determinare una sufficiente condizione di sviluppo dell'intera comunità italiana. Abbiamo una crescita sicuramente superiore a quella dello scorso anno, che si aggira intorno all'1,3 per cento.
Comunque, in un contesto economico internazionale nel quale la crescita si aggira intorno al 5,9 per cento e in ambitoPag. 43europeo intorno al 2,4 per cento, ciò appare ben poca cosa.
È dunque necessario intervenire su questioni strutturali, per fare in modo che questo paese possa non solo uscire dal debito, ma anche rilanciare lo sviluppo economico all'interno della stessa area. Proprio questa è la politica che abbiamo adottato e che discuteremo nei prossimi giorni.
In questo momento stiamo discutendo del rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato, che evidenzia l'effettiva situazione in cui si trova il paese. Pertanto, ritengo sia inopportuno che l'opposizione continui a sostenere l'assenza di difficoltà di bilancio; infatti, non siamo noi a dirlo, ma i maggiori esperti in materia di economia a livello internazionale e la stessa Unione europea.
La nostra crescita è molto bassa, il rapporto debito-PIL è estremamente elevato e il debito pubblico ha raggiunto livelli assai significativi. Se a ciò si aggiunge la presenza di un avanzo primario pari allo 0,5 per cento, si capisce chiaramente quale sia stata la politica economica e finanziaria del Governo precedente.
Ritengo che uno degli elementi negativi che hanno determinato un aumento della spesa pubblica sia stato la crescita esponenziale della spesa corrente, che ha raggiunto circa tre punti in più nello scorso anno e che quindi ha determinato un indebitamento estremamente significativo. Vi è stata, inoltre, una spesa sugli investimenti insignificante, tant'è vero che questo Governo per garantire un'accelerazione degli investimenti è dovuto intervenire negli scorsi mesi, attraverso il famigerato decreto Bersani-Visco, per rifinanziare sia l'ANAS sia le Ferrovie; altro che le grandi opere infrastrutturali delle quali si parlava!
Le grandi opere infrastrutturali saranno definite all'interno del nuovo quadro finanziario che a breve discuteremo, nel quale saranno individuati gli investimenti nonché i tempi e i modi per realizzarli. Questo significa fare una politica seria per lo sviluppo del paese!
Certo, in questo periodo vi è stato un incremento delle entrate e, quindi, nell'assestamento di bilancio sono stati previsti incrementi di entrate pari a circa 10 miliardi di euro. Sicuramente alla fine dell'anno vi sarà un maggior gettito per quanto riguarda le entrate, in quanto sono state attuate politiche - gran parte delle quali realizzate dal precedente Governo - che hanno garantito entrate una tantum. Ritengo che anche su ciò si debba ragionare per comprendere come distribuire la spesa pubblica, in ordine alla quale si registra una inversione di tendenza volta ad assicurare una distribuzione che riguardi i ceti più deboli della nostra società. Ciò è perfettamente in linea con le scelte che questo Governo e questa maggioranza hanno assunto nel corso della campagna elettorale, vale a dire riequilibrare il sistema sociale e creare le condizioni affinché tutti paghino le tasse e contribuiscano al risanamento del nostro paese.
Su ciò si sono innescate politiche fiscali ed industriali importanti, come, per esempio, quella riguardante il cuneo fiscale.
Sono questi gli elementi che vogliamo porre all'attenzione del paese e del Parlamento, non per creare polemiche con l'opposizione, ma per far comprendere che esistono oggettive difficoltà del bilancio dello Stato a causa di inattive politiche in ambito economico e finanziario.
Oggi vi è la necessità di rilanciare il paese. Siamo partiti con il piede giusto. Siamo convinti che bisognerà fare di più, perché il paese chiede di più: chiede di più nell'ambito delle pubbliche amministrazioni, della previdenza e della complessiva ristrutturazione del sistema pubblico statale.
Dobbiamo fare di più per consentire che questo paese si avvii nella giusta direzione per il risanamento, l'equità e lo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Garavaglia, vorrei ricordare all'Assemblea che al termine delle dichiarazioni di voto procederemo all'esame delPag. 44provvedimento recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e che i colleghi, anche in tale occasione, potranno intervenire per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ha già illustrato il relatore, il rendiconto relativo al bilancio 2005 evidenzia la tendenza ad una crescita degli impegni per le spese finali rispetto all'anno precedente, quindi la tendenza ad un continuo scostamento dei dati del consuntivo rispetto al previsionale.
Inoltre, l'anno 2005 ha registrato un tasso di crescita del PIL quasi nullo con saldi di finanza pubblica critici, con un peggioramento del saldo netto da finanziare, pari a 14 miliardi rispetto al 2004.
Si è registrato, tuttavia, un miglioramento dei risultati consuntivi rispetto alle previsioni iniziali.
Dall'esame del rendiconto emerge in particolare un aumento rispetto all'anno precedente delle spese correnti, nonché un incremento delle spese per redditi da lavoro dipendente.
Per quanto riguarda il primo aspetto, se oggi, in sede di esame del rendiconto 2005, continua ad essere attuale ed evidente la problematica di tenere sotto controllo la spesa pubblica, non si possono certo accettare critiche strumentali da parte dell'attuale maggioranza, perché il problema di base è ben altro.
È il momento che tutte le forze politiche riconoscano che occorre modificare drasticamente il modo di gestire le risorse pubbliche. L'unica strada percorribile per migliorare la gestione del bilancio dello Stato è quella di passare da una gestione centralizzata ad una gestione federale a livello regionale. Si deve riconoscere che lo strumento del federalismo fiscale è l'unica soluzione per facilitare il controllo su come siano effettivamente impiegate le risorse pubbliche.
Attribuendo alle regioni una vera autonomia impositiva e finanziaria, le risorse derivanti dalla contribuzione obbligatoria dei cittadini potrebbero essere gestite a livello territoriale e, quindi, con maggiore visibilità. I cittadini possono controllare e verificare come vengono spese le risorse pubbliche e possono altresì valutare la qualità e la quantità dei servizi elargiti pubblicamente dall'ente territoriale. Ciò consentirebbe, quindi, un miglior monitoraggio del livello dei servizi e delle esigenze territoriali specifiche. I contribuenti hanno diritto di sapere e controllare sul territorio come sono gestite le finanze derivanti dal pagamento dei tributi.
Per quanto riguarda, invece, l'aumento degli oneri di personale della pubblica amministrazione, si ribadisce, anche in questo caso, la necessità di una modernizzazione e il forte snellimento della pubblica amministrazione, anche e soprattutto mediante la graduale riduzione del personale in eccesso, favorendo non solo la mobilità, ma anche la tendenza a rendere più appetibili i posti di lavoro nel settore privato, piuttosto che nel settore pubblico, spesso, anzi sempre, saturo.
Difficile è stato per il Governo Berlusconi cercare di destinare maggiori risorse allo sviluppo del settore privato, piuttosto che incrementare gli oneri suddetti.
Come tutti hanno avuto modo di constatare, esistono ostacoli all'interno dell'apparato pubblico con minacce di mobilitazioni e continui scioperi, che non consentono margini di decisione per creare uno Stato più snello e meno oneroso per tutti i contribuenti.
Il Governo Berlusconi si è impegnato, sin dall'insediamento nel 2001, a costituire le basi per consentire la ripresa economica, mediante riforme strutturali e un'evidente riduzione della pressione fiscale sulle imprese e su tutti i contribuenti. Dopo un periodo economico estremamente sfavorevole, già a partire dall'inizio di quest'anno, si possono cogliere gli effetti della politica liberale che la Lega e il centrodestra hanno inteso promuovere per rinnovare il paese. La ripresa economica è iniziata. Infatti, l'allarme dei contiPag. 45pubblici derivante dalle risultanze della commissione Faini è stato smentito dal notevole incremento delle entrate tributarie registrate a luglio (circa più 12 per cento) imputabile agli effetti delle manovre adottate dal Governo Berlusconi. Tali manovre hanno consentito di far ripartire l'economia del paese: in particolare, con la precedente finanziaria il Governo di centrodestra ha avviato per la prima volta una drastica e consistente riduzione della spesa corrente della pubblica amministrazione. Tale scelta politica è stata osteggiata fortemente in sede di approvazione della legge finanziaria per l'anno 2006 dall'allora opposizione di centrosinistra. Quest'ultima, invece, ha adottato la medesima linea di ulteriore riduzione con il cosiddetto decreto-legge Bersani, anche se poi, stanziando 3 miliardi di euro per il contratto della pubblica amministrazione, si smentisce completamente.
Concludendo, si avvertono i timori per l'inversione di tendenza che caratterizza le scelte politiche ed economiche dell'attuale Governo. Dall'esperienza del decreto-legge Bersani e dalle recenti anticipazioni del contenuto della legge finanziaria per l'anno 2007, si ha motivo di temere che l'attuale maggioranza abbia intrapreso un percorso contrario, ossia emerge la volontà di cominciare a gestire le risorse secondo le aspettative di chi detiene il potere, senza alcuna considerazione delle esigenze di chi costituisce l'apparato produttivo dell'economia italiana e, in particolare, del nord d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Intervengo solo per un richiamo all'articolo 41 del regolamento, per capire bene l'argomento che stiamo trattando. Confesso che non ho esattamente compreso che cosa dobbiamo votare. Se capisco bene, votiamo un conto consuntivo della finanziaria precedente: teoricamente, votiamo a favore del consuntivo di una legge finanziaria alla quale siamo stati contrari e sulla quale abbiamo votato contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), mentre l'opposizione voterebbe adesso contro il conto consuntivo di una legge finanziaria per la quale ha votato a favore. È stato qui richiamato Machiavelli; io richiamerei piuttosto Aristotele per capire dove sta il principio di non contraddizione. La ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Forza Italia).
PRESIDENTE. Presidente Bianco, lei ci illumina sempre! Anche questo intervento è molto appropriato. Le cose stanno in effetti così: stiamo votando il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005. Dunque, lei ha colto nel segno!
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1253)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1253, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 (1253)»
Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 266
Hanno votato no 220
Prendo atto che il deputato Garofani non è riuscito a votare.
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Pag. 46MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su quale argomento?
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per segnalare una situazione di enorme gravità che viene a verificarsi per tutti i contribuenti titolari di partita IVA. Come è noto, dal 1o ottobre tutti i contribuenti...
PRESIDENTE. Onorevole Leo, su questi argomenti potrà intervenire a fine seduta; il suo non è un intervento sull'ordine dei lavori.
MAURIZIO LEO. È una questione importante...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Leo.
(Esame degli articoli - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame degli articoli del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006, nel testo della Commissione.
Ricordo che, a norma dell'articolo 119, comma 8, del regolamento, il regime di presentazione degli emendamenti relativi al disegno di legge di assestamento è identico a quello previsto per il disegno di legge di bilancio.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle, e dell'unica proposta emendativa presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1254 sezione 1).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO PIRO, Relatore. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Duranti Tab. 2.1, in sede di esame in Commissione si era valutata l'opportunità di un ritiro da parte dei presentatori. Pertanto, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
DONATELLA DURANTI. Sì, ritiro l'emendamento, signor Presidente, ma, a nome mio e degli altri firmatari, preannuncio sullo stesso argomento la presentazione di un ordine del giorno che auspico venga accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, a nome del gruppo di Forza Italia facciamo nostro l'emendamento testé ritirato dai colleghi. Non si tratta di una boutade o di un dispettuccio; infatti, questa proposta - tra l'altro, l'effetto che produrrebbe la sua approvazione era auspicato dalla sinistra già da tempo - è rivolta a soddisfare la necessità di integrare le risorse a disposizione del Ministero della difesa per far fronte ad alcuni oneri connessi alla prosecuzione di alcuni rapporti che esistono tra il Ministero stesso e strutture assegnatarie di appalti operanti nella zona di Taranto e di Brindisi presso le scuole di Mariscuola.
Quindi, si tratta di risorse destinate all'integrazione degli stipendi dei docenti, alle strutture esistenti e alle necessità di risolvere una situazione per la verità catastrofica in quel settore e che potrebbePag. 47essere risanata e, per così dire, rimessa in piedi grazie proprio a questo emendamento che i colleghi hanno avuto l'amabilità e la bontà di sottoporre all'attenzione della Camera.
Noi riteniamo che, attraverso l'approvazione di questa proposta emendativa, si possa giungere a risolvere un'annosa questione, salvaguardando una serie numerosa di posti di lavoro e un'intera economia del settore (parlo della Puglia, della zona di Taranto e di Brindisi); riteniamo altresì che si debba porre all'attenzione di questa Assemblea il significato dell'emendamento. Non so quale sia la ragione che ha spinto i colleghi a ritirarlo; forse, non si è convinti che la maggioranza sia in grado di approvarlo. Noi però siamo dell'avviso che, in tutta coscienza, non solo chi lo ha proposto ma anche i colleghi che non lo hanno sottoscritto possano tranquillamente votare a favore. È per tale ragione che noi lo facciamo nostro e chiediamo che l'Assemblea lo approvi.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore ed al Governo se confermino i pareri già espressi sull'emendamento Duranti Tab. 2.1, ritirato dai presentatori e fatto proprio dall'onorevole Leone.
FRANCESCO PIRO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione conferma il parere contrario, anche perché si risolve un problema ma se ne crea immediatamente un altro.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, desidero porre in evidenza, rifacendomi a ciò che ha detto poc'anzi il collega Leone, la situazione dei contribuenti con sede legale o domicilio fiscale nella regione Puglia, che è un fatto inaudito posto in essere dal Governo.
Il provvedimento Bersani-Visco prevede che dal 1o ottobre tutti i contribuenti siano tenuti a pagare le imposte e i contributi non più con i tradizionali sistemi quali, ad esempio, il modello F 24 cartaceo, ma per via telematica. Ciò sta creando grossi problemi a tutti contribuenti, in particolare a quelli della Puglia. È necessario, quindi, che il Governo intervenga per porvi rimedio. Su questa problematica la Commissione finanze della Camera dei deputati ha approvato, con il voto favorevole di tutti i suoi componenti e con l'adesione del Governo, una risoluzione con la quale si chiedeva uno slittamento di quella disposizione al 1o gennaio. Il Governo, ad oggi, non è intervenuto con l'adozione di alcuna norma di legge per differire il termine del 1o ottobre. I contribuenti, pertanto, si trovano in una situazione di grande incertezza: non sanno come pagare le imposte (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia). Il Governo deve, a mio parere, presentarsi in Assemblea e dire che cosa intende fare al riguardo.
L'interrogativo legittimo che si pone è dunque il seguente: come potrà questo Governo far pagare le imposte agli evasori fiscali quando non riesce neppure a stabilire in che modo le devono pagare i contribuenti onesti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è singolare che si discuta dell'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno 2006 quando quelli che dovrebbero essere degli adempimenti finanziari, amministrativi e fiscali si trovano in una situazione di dissesto e di confusione. Da questo punto di vista, oggi abbiamo vissuto una giornata singolare. LaPag. 48cortesia e il senso di responsabilità del Presidente Castagnetti hanno consentito, quanto meno, un breve pronunciamento - tre minuti - dei gruppi parlamentari dopo le comunicazioni pungenti rese dal ministro Padoa Schioppa. Ministro che non solo non voleva che si svolgesse un dibattito sull'informativa resa, ma lanciava anche insulti sul settimo comandamento e su altro. Probabilmente, questi tecnici non sanno, ma anche Prodi ha dimostrato di essere ignaro di queste regole, che nella dialettica si può anche attaccare ma si deve poi accettare le repliche. Prodi non accettava le interruzioni, Padoa Schioppa, invece, attacca senza nemmeno ascoltare le repliche e, in tal modo, ha sostanzialmente insultato almeno una parte di questo emiciclo al quale non avrebbe voluto che si concedesse diritto di parola. Bisognerà spiegare a questi tecnici come funziona la dialettica parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Il voto in tema di assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006 cade in un momento di particolare disorientamento. Voi avete deciso di tartassare la gente! Avete deciso che gli adempimenti fiscali si debbano effettuare dal 1o ottobre in via telematica; termine adesso che non vige più in virtù di annunci verbali fatti nelle Commissioni parlamentari (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Fischiate, fischiate! Vi fischieranno gli italiani nelle strade quando scopriranno cosa fate al popolo italiano (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, mi soffermo sul merito dell'emendamento da me sottoscritto, Duranti Tab. 2.1, per denunciare l'atteggiamento strumentale dell'onorevole Leone, il quale lo ha fatto proprio a nome del gruppo di Forza Italia dopo che noi ne avevamo annunciato il ritiro. Noi abbiamo accettato l'invito al ritiro dell'emendamento proprio perché questa mattina il Governo, in sede di Comitato dei nove, aveva previsto per esso una copertura finanziaria differente, al fine di renderne possibile l'approvazione in Assemblea.
ANTONIO LEONE. Cambiala adesso, la copertura!
ANDREA RICCI. Affinché l'emendamento in questione, con la nuova copertura finanziaria, potesse essere esaminato in Assemblea sarebbe stata necessaria l'unanimità dei membri del Comitato dei nove. L'unanimità non è stata raggiunta perché l'opposizione ha rifiutato di accogliere la nuova copertura. Ciò vuol dire, allora, che l'onorevole Leone non era così interessato al problema dei lavoratori di Taranto e, conseguentemente, nel far proprio il nostro emendamento vi è un fine strumentale.
Noi ci fidiamo del Governo, e confidiamo che l'accoglimento dell'ordine del giorno presentato conduca a buon fine ciò che ci sta a cuore, cioè il destino di trecento lavoratori. Pertanto, annuncio il voto contrario all'emendamento, che io stesso ho presentato, a causa di questa strumentalità volgare dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Comunisti Italiani).
ANTONIO LEONE. Bravo! Bravo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, vorrei replicare al collega Ricci...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma ho dato la parola all'onorevole Tucci.
MICHELE TUCCI. Signor Presidente, vorrei che il collega Ricci non ritenesse anche il mio atteggiamento strumentale. Essendo io deputato della città di TarantoPag. 49e conoscendo molto bene la situazione di quei lavoratori, ero pronto a votare a favore dell'emendamento Duranti Tab. 2.1. Per queste ragioni, condividendo e apprezzando il fatto che l'onorevole Leone abbia fatto proprio l'emendamento ritirato, vorrei apporre la mia firma allo stesso, dichiarando fin da ora il voto favorevole del mio gruppo.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare prima!
PRESIDENTE. Lei lo ha chiesto dopo.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo per fornire alcuni elementi di chiarimento su quanto accaduto nel Comitato dei nove, astenendomi da valutazioni di ordine politico. In Commissione si era preso in considerazione l'obiettivo dell'emendamento in esame e la necessità di portare soluzione ai problemi dei trecento lavoratori che, a quanto capisco, stanno a cuore sia al centrosinistra sia al centrodestra.
Poiché l'iniziale copertura dell'emendamento (com'è stato detto, anche poco fa, dal relatore) risolveva un problema ma ne apriva un altro, perché sottraeva le risorse necessarie al Poligrafico dello Stato, il Governo ha trovato un'altra copertura. Tuttavia, l'emendamento del Governo avrebbe richiesto, da regolamento, che si dessero i tempi, almeno ventiquattro ore, per eventuali subemendamenti, e ciò sarebbe stato incompatibile con i lavori dell'Assemblea. Ne è derivata l'ipotesi di soluzione, affidata ad un gentlemen's agreement, di ritirare l'emendamento e di presentare un ordine del giorno che chiedesse al Governo di provvedere alla soluzione in via amministrativa con un decreto di variazione.
Risulta chiaro (mi esprimo in termini meramente tecnici) che l'aver fatto proprio l'emendamento ritirato preclude la possibilità di approvare l'ordine del giorno e, quindi, ognuno si assuma le proprie responsabilità per ciò che fa.
PRESIDENTE. È una valutazione che dovrà compiere la Presidenza e non è il caso che lei affermi che sia preclusa la possibilità di approvare l'ordine del giorno.
GASPARE GIUDICE. È il regolamento!
PRESIDENTE. Si tratta di valutare nel merito la formulazione dell'ordine del giorno e la Presidenza si riserverà di farlo, quando sarà necessario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intendo ribadire al collega Ricci le riflessioni oggi svolte in Commissione bilancio sulla vicenda. Il merito della valutazione di competenza della Commissione è strettamente legato alle questioni delle coperture e noi abbiamo ribadito in Commissione, e lo ribadiamo ora, in Assemblea che tecnicamente la copertura funziona, è regolare e, quindi, al di là di una scelta politica del Governo, in relazione alla quadratura complessiva dei conti pubblici, vi è una possibilità reale che l'emendamento venga approvato. Noi stessi abbiamo detto di non entrare nel merito nella questione, sicuramente importante, e vi aderiamo per risolvere il problema dei lavoratori.
Con altrettanta chiarezza diciamo all'onorevole Ricci che, se esiste, il problema è interno alla maggioranza, poiché sono la maggioranza ed il Governo ad avere posto la questione relativa alla copertura, proponendo una soluzione alternativa su cui si chiedeva ancora una volta all'opposizione di fare un passo indietro in relazione alle tempistiche previste per l'esame del provvedimento in Assemblea, mentre la maggioranza avrebbe dovuto, accettando la riformulazione dell'emendamento, votare il provvedimento nella giornata di domani.Pag. 50
Allora, chiediamo ai colleghi, anche all'onorevole Ricci, di non fare giochi strumentali che non si addicono a quest'aula. Inoltre, affermiamo con chiarezza che, nella scorsa legislatura - lo dico per esperienza personale -, emendamenti ritirati dalla maggioranza sono stati fatti propri dai gruppi dell'opposizione, attuale maggioranza, in tante occasioni. Ebbene, mai è stata fatta questione di gentlemen's agreement o cose simili nei nostri confronti.
Ciò per ribadire, nel merito, la volontà di Alleanza Nazionale e dell'opposizione di votare l'emendamento in esame. Il problema contabile è, ovviamente, nelle mani del Governo.
PRESIDENTE. Grazie.
Passiamo...
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Le darò la parola a fine seduta per fatto personale, non adesso, se consente.
ANTONIO LEONE. Che fatto personale? Sull'emendamento!
PRESIDENTE. Lei ha già parlato sull'emendamento, quando l'ha fatto proprio a nome del gruppo di Forza Italia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duranti Tab. 2.1, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo di Forza Italia, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 249).
ANTONIO LEONE. Bravo, Ricci!
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Allasia ha erroneamente espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con le annesse tabelle.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 219).
Passiamo all'esame dell'articolo 2
(Vedi l'allegato A - A.C. 1254 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato sì 268
Hanno votato no 215).
Passiamo all'esame dell'articolo 3, con il relativo allegato 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1254 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 215).
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C 1254 sezione 4).
Qual è il parere del Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Duranti n. 9/1254/1.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, quella di oggi è stata una giornata importante.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18)
ALBERTO GIORGETTI. Il dibattito sul disegno di legge finanziaria si preannuncia molto intenso. Infatti, si apre una fase molto delicata nella quale anche le disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato hanno un ruolo importante (che noi vogliamo ribadire in questa sede).
Innanzitutto, Alleanza Nazionale vuole denunciare un clima complessivo che non condividiamo e che respingiamo. In particolare, il Governo si presenta ancora oggi, in questa sede, per ribadire con forza alcuni pregiudizi nei confronti del Governo precedente e per offrire una visione complessiva della contabilità pubblica che, per noi, è assolutamente inaccettabile.
Mi rivolgo ai colleghi della Commissione bilancio, anche al suo presidente, ed a tutti i gruppi, per invitarli a riflettere. Siamo all'inizio di un percorso che sarà sicuramente complesso. Nelle Commissioni parlamentari daremo vita ad un dibattito molto approfondito, ma non mi pare, colleghi - lo dico con grande chiarezza -, che vi siano le condizioni per svolgere un lavoro proficuo. I messaggi che il ministro dell'economia e delle finanze ha dato oggi sono sostanzialmente negativi e, in alcuni passaggi, quasi intimidatori: si va dal tema della valutazione della disonestà intellettuale, al richiamo al settimo comandamento - «non rubare» -, e ad altre amenità simili, dopo che lo stesso Padoa Schioppa si era presentato, all'inizio della legislatura, precisando che il suo ruolo sarebbe stato sostanzialmente tecnico e poco politico, molto attento all'elemento fondamentale del rigore della spesa pubblica.
In questo assestamento del bilancio troviamo smentiti i primi passaggi affermati dal Governo sia in sede di audizione del ministro dell'economia per il suo insediamento, sia nel DPEF.
Ricordo a me stesso e a tutti i colleghi come in sede di DPEF si sia più volte affermata la necessità di andare verso un percorso di trasparenza della contabilità pubblica e di immaginare un percorso virtuoso di tenuta complessiva dei conti pubblici, che qui non riscontriamo. Non lo riscontriamo nelle stesse affermazioni del sottosegretario Sartor per quel che riguarda anche la sua onestà intellettuale, nel momento in cui afferma che l'emendamento presentato all'assestamento nonPag. 52recupera pienamente l'andamento complessivo dell'aumento del gettito e delle entrate.
C'è una situazione legata alle valutazioni della commissione Faini che è palesemente irreale. La commissione ha parlato di una condizione complessiva di gravità dei conti pubblici, smentita poi dai fatti, con una correzione dello 0,1 per cento, ampiamente amplificata nel primo decreto Bersani, di controllo della spesa pubblica e ripresa dalle stesse dichiarazioni che sono state rese sia oggi in Commissione, per quel che riguarda la nota di aggiornamento al DPEF, sia dal ministro Padoa Schioppa.
Sostanzialmente si dice, da una parte, che abbiamo la necessità del rigore dei conti pubblici, e, dall'altra, che puntiamo allo sviluppo. Allora, ci sono due filosofie contrastanti, due visioni della politica economica. Una filosofia è quella dell'opposizione, allora maggioranza, che avrebbe costruito una legge finanziaria dell'ordine di 15-20 miliardi di euro, legata al controllo della spesa pubblica, volta ad evitare l'aumento della pressione fiscale e a mettere il sistema produttivo italiano nelle condizioni di agganciare un percorso di ripresa, che si sta cominciando a toccare con mano, di cui, fra l'altro, la sinistra oggi in quest'aula va ad arrogarsi il merito, legata alle entrate tributarie. Anche su questo, cari colleghi, non prendiamoci in giro. Pensare che nei primi sei-otto mesi di attività, l'aumento delle entrate del bilancio pubblico sia merito di questo Governo, che si è insediato a giugno, appare veramente eccessivo.
In questo quadro, è evidente che ci sono due filosofie che si scontrano: chi vuole ragionare sui 15-20 miliardi, senza toccare le tasche dei cittadini, e chi, invece, vuole effettuare un'operazione complessa, come l'attuale maggioranza, con un percorso di distribuzione del reddito, di incentivazione di alcuni settori dell'economia, che non sono stati mai produttivi in questi anni e che non hanno trainato l'economia; si vuole colpire il ceto medio e il mondo delle partite IVA, definiti ancora oggi in quest'aula da parte del ministro come evasori ed elusori fiscali.
Sono a confronto due modelli, che vanno a scontrarsi, su questioni che riguardano la concretezza. Oggi c'è stato un richiamo da parte del ministro Chiti ad una disponibilità da parte della maggioranza a un confronto vero sulla finanziaria, purché le proposte siano all'interno della cornice complessiva impostata dal Governo.
Cari colleghi, dobbiamo essere chiari. Noi sicuramente voteremo contro questo assestamento di bilancio, perché è intriso di poca trasparenza nei confronti dei conti pubblici e di una visione demagogica ed ideologica dell'attività svolta dal Governo di centrodestra.
Se si supera questa fase, siamo disponibili a un vero confronto parlamentare, in Commissione e in aula, per contribuire a migliorare una legge finanziaria determinante per lo sviluppo del paese. Se il clima non è questo, ovviamente ognuno di noi svolgerà il proprio ruolo e avremo la possibilità politica non solo della presentazione di emendamenti in aula, ma anche di rivolgerci all'opinione pubblica per ribadire con forza che la strada intrapresa dal Governo di centrosinistra riporta il tema dell'innalzamento della pressione fiscale, che va a colpire indistintamente i cittadini, sia per la pressione degli enti locali, sia per le scelte legate alle aliquote di una redistribuzione complessiva della pressione fiscale, che penalizza il ceto medio (in particolare, i redditi da 28 mila euro per gli autonomi e dai 40 mila euro per le famiglie).
Complessivamente, si tratta di un passo indietro rispetto a ciò che era stato fatto negli anni scorsi, ovvero - ne siamo certi -, il risultato di maggiore adesione verso l'autoliquidazione, verso un percorso diverso nel rapporto tra cittadino, Stato e amministrazione centrale e finanziaria, che si è ottenuto grazie all'atteggiamento responsabile da parte del Governo di centrodestra.
Il Governo di centrodestra, infatti, ha dichiarato con chiarezza che non avrebbe messo le mani nelle tasche dei cittadini,Pag. 53che avrebbe creato le condizioni affinché la pressione fiscale diminuisse progressivamente, che avrebbe lavorato, a fronte di una ripresa complessiva del prodotto interno lordo del paese, per far sì che vi fosse una maggiore adesione alle politiche governative e che avrebbe iniziato, infine, a compiere passi significativi verso la realizzazione del federalismo fiscale.
Tutto ciò, invece, viene oggi negato, poiché vi è un ritorno alla logica dell'aumento sostanzialmente indiscriminato delle imposte; sono contemplati, inoltre, cinquantasei interventi per procurare entrate aggiuntive; vi è, infine, un indebolimento totale del percorso finalizzato al controllo rigoroso della spesa pubblica, cari colleghi. Infatti, avete annunciato sia al momento dell'insediamento del Governo, sia in sede di presentazione del documento di programmazione economico-finanziaria, la necessità di armonizzare i capitoli di spesa del bilancio dello Stato e di rendere trasparente il costo di un Esecutivo che, dal punto di vista del numero delle poltrone, risulta essere particolarmente consistente (poiché si tratta del più consistente della storia repubblicana).
Tutto quanto è stato precedentemente realizzato, quindi, è stato vanificato: non si tiene conto delle maggiori entrate effettivamente riscosse, se non all'interno della Nota di aggiornamento al DPEF; non si riscontra alcuna misura significativa per abbassare l'intervento così pesante complessivamente previsto dal disegno di legge finanziaria; si va a sbandierare tronfiamente, come ha fatto oggi il ministro Padoa Schioppa, la potenzialità di vessazione, nei confronti dei cittadini, di un Governo che è in grado di varare, in poco tempo, interventi per acquisire entrate assolutamente significative, dell'ordine di decine di miliardi di euro.
Crediamo che ciò non rappresenti un merito e che non metta il paese nelle condizioni più adatte per agganciare correttamente la ripresa economica: anzi, tali manovre determineranno, complessivamente, un rallentamento della crescita del prodotto interno lordo.
Riteniamo, altresì, che interventi di questo tipo vadano ad «ingessare» anche il mercato del lavoro, poiché l'innalzamento delle aliquote contributive vanificherà progressivamente anche gli effetti positivi prodotti dalla legge Biagi. Essa, infatti, ha dimostrato, anche in termini di occupazione, di non creare esclusivamente lavoro temporaneo, ma di mettere le imprese in condizione di stipulare rapporti di lavoro a tempo indeterminato, aumentando, quindi, il tasso di occupazione complessiva nel paese.
Come dicevo, dunque, si confrontano due diverse impostazioni, e noi vi sfideremo su questi argomenti. Vi sfideremo su questioni concrete, che riprenderemo in sede di esame del disegno di legge finanziaria. Mi riferisco al trattamento di fine rapporto (TFR), una posta «virtuale» che rappresenta, comunque, un debito.
PRESIDENTE. Onorevole Alberto Giorgetti, la prego di concludere!
ALBERTO GIORGETTI. Concludo rapidamente, Presidente. Vi sfideremo anche sul tema dello sviluppo, che è semplicemente accennato, ma senza che la manovra determini effetti veramente propulsivi nei confronti del sistema economico.
Vi affronteremo anche sul tema del rigore finanziario, poiché voi avete abbandonato tale impostazione, come è possibile riscontrare esaminando le proposte emendative presentate al disegno di legge sull'assestamento di bilancio.
Il quarto tema sul quale vi sfideremo, infine, è rappresentato dal federalismo, vale a dire dai veri percorsi da intraprendere per valorizzare, nell'ambito di una logica di solidarietà nazionale, un territorio che, oggi, merita una nuova fase di sviluppo.
Per tutti questi motivi, quindi, preannuncio il voto contrario del gruppo di Alleanza Nazionale sul provvedimento recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2006. Il dibattito, tuttavia, riprenderà puntualmente sia nelle aule parlamentari, sia presso l'opinione pubblica in occasionePag. 54dell'esame del prossimo disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, nell'annunciare il voto contrario del mio gruppo sul provvedimento in esame, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Onorevole Nardi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i provvedimenti dei quali ci occupiamo nella seduta odierna riguardano lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura di ogni ciclo dell'anno finanziario di riferimento, adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati conseguiti nei comparti di competenza, mettendo in risalto le varie componenti economiche dell'esercizio medesimo.
Purtroppo, la situazione generale che emerge dalla documentazione che abbiamo esaminato, e della quale abbiamo ampiamente discusso in sede di Commissione, è parsa, da subito, tutt'altro che rassicurante. In particolare, per ciò che riguarda la finanza pubblica italiana, con riferimento all'azione svolta nella passata legislatura, si rileva che il deficit della pubblica amministrazione ha subito un deterioramento dall'anno 2000 all'anno 2005, segnando un raddoppio del deficit stesso sia in rapporto al prodotto interno lordo, sia in valore assoluto.
Andiamo per ordine. L'avanzo primario - ovverosia il risultato differenziale calcolato con riferimento ai conti pubblici depurato degli interessi passivi - è sceso dal 4,3 per cento del PIL allo 0,5 di fine periodo, mentre il saldo di parte corrente è passato da un avanzo pari all'1,3 ad un disavanzo dello 0,5 per cento del PIL.
Le spese correnti al netto degli interessi sono cresciute in rapporto al PIL, passando dal 37,3 a circa il 40 per cento, e in valore assoluto sono cresciute di oltre il 27 per cento, mentre il disavanzo di cassa ha mostrato un trend crescente con un netto incremento nell'anno 2005, comportando un aumento del debito pubblico, che è passato dal 103,8 per cento nel 2004 al 106,4 per cento nel 2005 in termini di PIL.
Ma il dato più eloquente per comprendere gli andamenti «strutturali» della nostra finanza pubblica è rappresentato sicuramente dal fatto che l'avanzo primario corretto per il ciclo economico in Italia è passato dal 3,5 per cento del PIL nel 2000 all'1,2 per cento del PIL nel 2005, con un deterioramento di 2,4 punti di PIL.
A questo proposito appare utile sottolineare che nell'area dei paesi dell'euro - investita da analoghi andamenti macroeconomici - il peggioramento è stato mediamente di solo 0,9 punti di PIL.
In Francia e in Germania, paesi con problemi di finanza pubblica simili ai nostri, il deterioramento dell'avanzo primario corretto per il ciclo è stato ben inferiore.
Se si valutano, infatti, i dati del bilancio al netto del ciclo e delle misure aventi effetti temporanei, sulla base delle valutazioni della Commissione europea, il deficit italiano si colloca nel 2005 al 4,6 per cento del PIL rispetto al 3,5 della Germania e al 3,7 della Francia.
L'analisi a volte impietosa di tali dati, che non possono esser soggetti ad interpretazioni di parte, anche perché confermati da autorevoli fonti europee ed internazionali, vuole semplicemente richiamare l'attenzione su problemi seri che, se conosciuti ed affrontati tempestivamente con grande senso di responsabilità, possono essere risolti correggendo l'attuale trend negativo.Pag. 55
Ma, forse, continuare ad insistere su certe questioni, quando ancora oggi questa opposizione continua a ribadire che durante il periodo in cui erano sfortunatamente al Governo tutto andava bene, sembra uno sforzo che possiamo risparmiarci.
La verità è che oggi l'unica tassa che colpisce veramente tutti gli italiani e che ci è stata regalata gratis e senza nemmeno che lo chiedessimo è la tassa di successione ereditata dal precedente Governo, che ha lasciato il paese in una condizione di gran lunga peggiore rispetto ad ogni nostra più pessimistica aspettativa.
Negli ultimi anni è sempre aumentato il livello di spesa, ma sono diminuite le entrate.
Il Governo Berlusconi non poteva far altro che adottare misure tampone, ricorrendo a manovre non strutturali di finanza straordinaria o, meglio, creativa, che hanno di fatto provocato un tracollo della situazione precedente e la totale ingovernabilità dei conti pubblici.
Ma di Creatore ne conosciamo uno solo, che ha saputo fare cose meravigliose, mentre chi pensava di poterlo imitare è stato capace solo di creare un'infinita serie di ministri dell'economia, partendo da un prototipo (il ministro Tremonti) per ritornare, dopo diverse creazioni venute male, allo stesso originario difettoso prototipo.
Ma qual è stata la politica fiscale di questo periodo che è da dimenticare? Condoni fiscali, condoni contributivi, condoni edilizi. Misure che hanno solo portato entrate occasionali, lasciando l'andamento fisiologico della finanza pubblica al suo trend negativo. Come non accorgersi di un errore di impostazione, se vogliamo, di presunzione, del programma del Governo Berlusconi, ovverossia quello di prevedere una crescita economica robusta e prolungata per il nostro paese, alla quale avrebbe fatto seguito uno spontaneo incremento delle entrate?
Che la crescita economica si fosse arenata anche a causa di eventi imprevedibili, come il dilagare del terrorismo, la concorrenza cinese, la sopravvalutazione dell'euro e, da ultimo, l'impennata dei prezzi del petrolio, era chiaro e sotto gli occhi di tutti. In buona sostanza, il precedente Governo ha preso atto, senza scomporsi più di tanto, della generale ritrosia da parte dei contribuenti al rispetto dei più elementari principi della legislazione fiscale e si è impegnato in operazioni contabili dubbie e di varia natura che, fino alla primavera del 2005, hanno permesso all'Esecutivo di nascondere l'effettivo stato dei conti pubblici e di liquidare come infondati gli allarmi lanciati dagli economisti e dagli osservatori di settori europei ed internazionali. Per fortuna, il paese ha saputo reagire relegando al ruolo di oppositori i responsabili di tale situazione ed ha premiato un nuovo Governo, serio e responsabile, che, senza tanti slogan ed effetti speciali, sta iniziando a proporre soluzioni concrete per riportare l'Italia al pari con le grandi nazioni europee.
Grazie a questo ritrovato clima di operosità, il nostro Governo ha potuto presentare in Commissione bilancio un emendamento volto a rivedere le previsioni relative alle entrate tributarie, evidenziando una dinamica del gettito per l'anno 2006 superiore a quello stimato.
In particolare, l'analisi riferita agli specifici tributi interessati dal maggior gettito fiscale ha evidenziato il carattere prevalentemente strutturale dello stesso. Per essere più precisi, si è ritenuto che, per gli anni 2007 e seguenti, si possa proiettare un maggior gettito tributario per circa 5 miliardi all'anno e l'inclusione di tale importo ha determinato, quindi, una riduzione dell'entità della manovra necessaria per conseguire l'obiettivo indicato per il 2007 nel DPEF per pari ammontare.
Da queste considerazioni emerge una straordinaria analogia tra lo stato di finanza pubblica all'inizio degli anni novanta e le condizioni in cui ci troviamo oggi, con l'aggravante dettata dalla maggiore urgenza di risanamento, di cui necessitano i nostri conti. Un'urgenza che è rappresentata da una più ridotta crescita potenziale degli stessi e dal progressivo invecchiamento della popolazione.
Di fronte a tale scenario, abbiamo preso atto delle difficoltà con cui l'attuale maggioranza dovrà confrontarsi.Pag. 56
Per tale motivo, ci accingiamo a proporre alcune soluzioni per rilanciare il nostro paese e lo facciamo con precisi obiettivi: rientrare nei parametri europei; ammortizzare gli effetti della sentenza della Corte di giustizia della Comunità europea riguardante la detraibilità IVA; ridare più ossigeno alle classi di reddito più basse e svantaggiate, ridistribuendo in maniera più equa le risorse; ridare slancio alle imprese ed ai lavoratori con i benefici derivanti dalla riduzione del cuneo fiscale; rinnovare i contratti nel pubblico impiego e combattere il precariato.
Solo con queste misure si potrà ricostruire un reale legame di fiducia tra i cittadini e le istituzioni che, con tutta evidenza, è stato duramente compromesso dalle scelte compiute durante la scorsa legislatura.
Se non si ricostruisce un clima di fiducia tra la gente e chi governa, se non si trovano soluzioni condivise per aumentare il benessere del paese, rischiamo di riaprire conflitti sociali che questo Governo non può permettersi.
Continuiamo ad ascoltare ogni giorno i cittadini; siamo in mezzo a loro per capirne le esigenze e ci sforziamo di proporre tutte quelle soluzioni concrete che riteniamo indispensabili per ridare speranza al nostro paese e un futuro migliore ai nostri figli.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Peretti, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, preannunzio l'espressione del voto favorevole dell'Ulivo sul provvedimento in esame per le motivazioni illustrate nel precedente intervento.
Vorrei aggiungere solo un'osservazione che, in seguito al dibattito ascoltato con estremo interesse, mi corre l'obbligo di sottoporre alla vostra attenzione.
Nell'esaminare il provvedimento precedente all'ordine del giorno, ci siamo posti di fronte ad una situazione che ci ha visto nel ruolo di attori passivi. Il rendiconto, infatti, al di là delle accentuazioni di lettura, al di là delle letture politiche che si possono dare dello stesso, è la fotografia di una situazione riferita ad un esercizio finanziario che è stato già gestito.
Potrebbe esservi quindi del dissenso sulla lettura, ma non sui dati di fatto.
Diverso è questo provvedimento nei confronti del quale esprimiamo un voto favorevole, che è un provvedimento in cui comunque la politica del nuovo Governo si vede perché al suo interno vi sono spazi per esprimere alcuni indirizzi.
Vorrei aggiungere una riflessione, Presidente e colleghi. Alcuni colleghi molto preparati già in Commissione avevano svolto attente osservazioni su questo tema, anticipando peraltro le argomentazioni su cui ci troveremo a confrontarci durante la discussione sulla legge finanziaria, in cui si profilano grandi sperequazioni e misure difficilmente condivisibili, perché rivolte a depauperare strati del paese non ritenuti sufficienti a riattivare l'economia dell'Italia.
Credo che valga la pena di soffermarsi su alcuni dati, proprio perché, come ho detto precedentemente, i numeri in fondo fanno riflettere, in quanto algidi ma, in alcuni casi, incontrovertibili.
Siamo in un paese in cui sono registrate 65 mila barche di consistenti dimensioni (oltre i dodici metri), sono censiti 875 mila immobili di lusso e sono vendute ogni anno 9 mila auto di lusso. Siamo in un paese in cui il 10 per cento delle famiglie detiene il 40 per cento della ricchezza del paese, mentre il 10 per cento di quelle più povere detiene lo 0,3 per cento di tale ricchezza. È un dato incontrovertibile e che può anche andar bene: non va bene il fatto che una grossa e consistente parte della principale fonte di ricchezza del nostro paese sia dovuta all'evasione fiscale.
Dunque, l'impresa che riesce ad evadere nel nostro paese (e vi è il 25 per cento della ricchezza prodotta dal paese che è frutto di evasione) è scorretta sul mercato, detiene un 20 per cento in più diPag. 57ricchezza rispetto al proprio concorrente. Ebbene, questo è uno degli elementi che rende il collante del sistema paese difficile da considerare come elemento propositivo per il rilancio complessivo dell'economia.
Credo quindi che i primi passi nei confronti dell'evasione fiscale siano una delle colonne portanti per rimettere insieme il sistema paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. In questo provvedimento si evidenzia un forte incremento delle entrate fiscali e almeno questo è innegabile. Ebbene, anche uno studentello di economia sa benissimo che i provvedimenti di politica economica producono i loro effetti nell'arco di uno o due anni, anzi generalmente due anni dopo la loro approvazione.
Non è certo quindi per la bella faccia di Prodi e per il cambio di maggioranza che adesso abbiamo una maggiore entrata, ma è il frutto di una chiara politica fiscale, che mirava ad una cosa molto semplice: restituire fiducia al tessuto produttivo del paese, dare l'idea che si potesse avere una tassazione equa, pagare il giusto per servizi giusti.
Ebbene, tutto questo adesso viene tranquillamente rovesciato. È facile adottare una legge finanziaria di 30 miliardi di euro di tasse, perché di questo parliamo (sui 33,4 miliardi previsti, 30 di essi sono costituiti da tasse): è facile, ma è anche stupido perché ciò comporterà almeno tre effetti da subito, e che già nelle prossime settimane avremo modo di testare.
Innanzitutto, vi sarà un freno allo sviluppo, proprio adesso che stiamo iniziando ad uscire da un ciclo negativo! Bersani su Il Sole 24 ore di questa mattina si è arrampicato sugli specchi per tentare di spiegare come il centrosinistra intenda aiutare le piccole e medie imprese. Andatelo a spiegare ai piccoli imprenditori che si vedranno togliere il 50 per cento del trattamento di fine rapporto! L'altro giorno un imprenditore del mio paese mi ha detto una cosa semplice, ma efficace. Egli mi ha detto: quasi quasi io mi accordo con i miei dipendenti, li licenzio tutti, do loro il TFR e li riassumo il giorno dopo; questo perché non mi fido dell'INPS!
Chi si fida dell'INPS? Come potremo garantire ai nostri lavoratori del nord che, quando andranno in pensione, avranno ancora i soldi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)? Se non si mette mano seriamente al problema delle pensioni - non mi riferisco soltanto a quelle di anzianità, alle pensioni di chi ha lavorato, ma anche a quelle dei falsi invalidi e alle pensioni e ai prepensionamenti della FIAT - allora l'INPS andrà sicuramente a «carte quarantotto» e togliendo i soldi ai nostri lavoratori per finanziare opere pubbliche avremo compiuto una azione assolutamente stupida e cattiva. I lavoratori privati che finanziano opere pubbliche: siamo davvero al paradosso!
Tuttavia, questo non è il solo dramma che si sta compiendo: c'è anche una grave azione contro gli enti locali. Tagliare le risorse per gli enti locali in questo modo, infatti, comporta un rischio per questi ultimi, come ha detto molto bene il sindaco Moratti, l'altro giorno. Chi è stato virtuoso, chi, fino ad ora, ha tirato la cinghia, chi ha rispettato il patto di stabilità non beneficerà dei sistemi premianti tanto sbandierati e promessi nel corso della campagna elettorale, ma sarà penalizzato un'altra volta. Quindi, è sempre la stessa storia: pagano i privati, paga il settore privato e paga il settore pubblico, ma soltanto al nord, solo laddove si tira la cinghia. Ebbene, la Lega nord è stanca di questa politica e la combatterà con tutte le sue forze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.Pag. 58
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1254, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006) (1254):
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 201).
Prendo atto che il deputato Francescato non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Sull'ordine dei lavori (ore 18,30).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chie- do di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per riferire una notizia di agenzia che riporta un probabile dirottamento aereo e la chiusura dell'aeroporto di Brindisi, verso il quale l'aereo è stato dirottato. Mi sembra di intendere che si tratta di un aeromobile delle linee aeree turche, proveniente da Milano, che è stato accompagnato da un F16 dell'aeronautica militare a Brindisi. Fonti ENAC riferiscono che i dirottatori sarebbero due, o anche di più, e recherebbero un messaggio da recapitare al Santo Padre. Devo far presente anche che, secondo quanto affermato dal presidente delle linee aeree turche, non ci sarebbero feriti e che il capo della Polizia, De Gennaro, sta seguendo direttamente la vicenda dal Ministero dell'interno.
Chiedo al signor Presidente di farsi parte diligente verso il Governo per accertare la vicenda ed eventualmente riferire al Parlamento.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo anch'io per invitarla a far presente al Governo non soltanto questo caso ma, se mi consente, anche come esso costituisca l'ultima di una serie di minacce che il Santo Padre ha ricevuto, nelle ultime settimane, anche da parte di alcuni rappresentanti del Governo turco. Le mia richiesta, quindi, non è soltanto che il Governo vigili ma anche che domani mattina, essendosi deciso di iniziare i lavori alle ore 10, il ministro della difesa o il ministro dell'interno possa venire a relazionare a questa Assemblea su tale avvenimento, certamente preoccupante, accaduto nei cieli italiani.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Presidente, in un precedente intervento avevo segnalato...
PRESIDENTE. Onorevole Leo, credo di capire che lei intende intervenire su una questione diversa da quella che stiamo affrontando ora; pertanto la invito a prendere la parola quando avremo esaurito gli interventi su questa vicenda.
Pag. 59RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO MIGLIORI. Presidente, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, vorrei non solo esternarle la nostra preoccupazione per la drammaticità della situazione evocata dal collega Quartiani, ma invitare anche la Presidenza a chiedere al Governo di riferire quanto prima, stante le notizie di cui siamo finora a conoscenza che indicano la drammaticità della vicenda. Il nostro gruppo chiede che la Presidenza si faccia carico di sollecitare il Governo a riferire, attraverso i ministri competenti o tramite lo stesso Presidente del Consiglio, nel momento che riterrà più opportuno, magari anche questa notte, su quanto sta accadendo nei cieli italiani.
ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Presidente, anche io vorrei esprimere a nome del mio gruppo l'esigenza di conoscere immediatamente con esattezza da parte di un autorevole rappresentante del Governo - la presenza del Presidente Prodi sarebbe auspicabile - i contorni di questa vicenda, in maniera tale da poter comprendere quali iniziative l'Esecutivo stia già assumendo, come mi auguro, al fine di mettere al riparo da ogni rischio non solo il Sommo Pontefice, ma l'intera comunità italiana.
MAURO DEL BUE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Presidente, mi associo alla richiesta di un'immediata informativa del Governo per conoscere i dettagli di questa operazione, che appare come un vero e proprio attentato all'Italia. Non è un caso che si svolga sul territorio italiano se l'obiettivo posto è rappresentato dal Pontefice e dalla sua prossima visita in Turchia. Nel contempo, faccio appello al Ministero dell'interno affinché svolga tutte le azioni possibili per salvaguardare la vita dei passeggeri dell'aereo in questione. Mi pare che questo debba essere l'obiettivo prioritario di ogni azione del Governo italiano.
ANGELO ALESSANDRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Presidente, mi associo alla richiesta avanzata dai colleghi, facendo rilevare l'utilità che domani mattina riferiscano sulla vicenda il ministro dell'interno ed il Presidente del Consiglio. Chiedo alla Presidenza che si faccia in modo non solo che il Governo venga a riferire i meri fatti che abbiamo già appreso dalle agenzie di stampa, ma che si possa incardinare una discussione sui rapporti tra l'Unione europea e la Turchia. Non scordiamoci le parole pronunciate qualche giorno fa dal premier turco a seguito dell'intervento del Papa. I due dirottatori hanno dichiarato espressamente che chiedono ufficialmente che il Pontefice non effettui la visita in Turchia. Credo che quanto è accaduto sia doppiamente grave; credo anche sia grave che il Governo nei rapporti con il Governo turco continui a non tenere una posizione precisa e dura. Ritengo che questo fatto possa servire a fare chiarezza e ci auguriamo che domani mattina vi sia l'occasione per poterlo fare.
ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, siamo anche noi preoccupati di questo nuovo attentato in corso nei cieli europei, soprattutto per il fatto che ciò avviene alla vigilia di una importante visita pastorale del Papa, impegnato a garantire la pace nel mondo. Ritengo quindi che il nostro paese debba sentire più degli altri la volontà di sostenerlo, facendo tutto il possibile affinché ciò possa avvenire.Pag. 60
Pertanto, anch'io mi associo alla richiesta degli altri colleghi, affinché il Governo intervenga non solo per riferire sull'accaduto, ma anche per porre in atto tutte le iniziative necessarie affinché la visita del Papa in Turchia possa avvenire in piena tranquillità, producendo gli auspicati risultati di pace nel mondo.
PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi che hanno posto la questione, che considero di particolare delicatezza ed importanza.
La Presidenza ha immediatamente informato il Governo; sospendo la seduta in attesa di poter fornire ai colleghi una risposta immediata sui tempi entro i quali l'Esecutivo potrà venire a riferire in Assemblea sulla vicenda in oggetto.
La seduta, sospesa alle 18,40, è ripresa alle 19,30.
PRESIDENTE. In relazione alla richiesta formulata da rappresentanti di numerosi gruppi parlamentari circa la possibilità che il Governo riferisca in tempi brevi sulla vicenda del dirottamento di un aereo della Turkish Airlines in volo da Tirana a Instanbul, atterrato all'aeroporto di Brindisi, secondo quanto comunicato per le vie brevi dal Governo, nella giornata di domani, alle ore 9, avrà luogo un'informativa urgente da parte del viceministro dell'interno Marco Minniti.
Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 19,37).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):
«Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria» (1750) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Sull'ordine dei lavori.
MAURO FABRIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. La ringrazio, Presidente, anche per le informazioni che ci ha fornito circa la disponibilità del Governo a riferire all'Assemblea sul dirottamento aereo in corso a Brindisi. Con l'occasione, signor Presidente, vorrei sollecitare un intervento del Presente del Consiglio finalizzato a chiarire la vicenda verificatasi pochi minuti fa nell'aula del Senato, che, dal nostro punto di vista di partito di maggioranza, pone sicuramente una questione al Presidente del Consiglio e alla maggioranza nel suo complesso. La questione riguarda infatti capacità di affrontare gli impegni che abbiamo liberamente assunto di fronte al paese e anche nel programma di Governo che abbiamo presentato e che sta alla base della fiducia che il Governo stesso ha ottenuto.
La vicenda cui mi riferisco riguarda la «bocciatura» in Senato dell'articolo 5 del cosiddetto disegno di legge Mastella sul riordino del sistema giudiziario; segnatamente, si tratta del punto che prevedeva l'immediata entrata in vigore del provvedimento subito dopo l'approvazione da parte delle Camere, in considerazione, come tutti sanno, della data del 28 ottobre quando, ai sensi dell'ordinamento vigente, gli aspiranti magistrati sarebbero stati obbligati a scegliere, in ordine alla propriaPag. 61carriera, tra funzioni requirenti e giudicanti. Quindi, non si trattava di un articolo di secondo piano; anzi, esso costituiva parte importante di quel provvedimento e, quindi, parte fondante anche del programma di Governo, almeno per quanto riguarda il gruppo dell'Udeur, gruppo che, come tutti sanno, appartiene a questa maggioranza e la sostiene in maniera molto leale.
Siccome il voto contrario è stato reso possibile nell'aula del Senato da una scelta, non annunciata e tanto meno concordata o discussa, di un gruppo della nostra stessa maggioranza - segnatamente, il gruppo dell'Italia dei Valori -, noi poniamo una questione politica molto seria, anzi dirimente per quanto riguarda il nostro sostegno al Governo. Chiediamo formalmente in quest'aula al Presidente del Consiglio di riferire all'Assemblea circa le intenzioni del Governo per quanto riguarda non solo il provvedimento in questione ma anche il futuro del lavoro, che noi vorremmo potesse essere ancora comune, a sostegno della maggioranza e del Governo. La ringrazio, Presidente (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fabris. La Presidenza si farà carico di dare seguito alla sua richiesta.
CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo, onorevole?
CARMINE SANTO PATARINO. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Il collega Migliori aveva chiesto, in precedenza, che il Governo, nella persona del Presidente del Consiglio o del ministro dell'interno o, comunque, di un suo rappresentante, venisse a riferire in quest'aula sulla questione relativa al dirottamento aereo che ha interessato il nostro paese.
Data la gravità della situazione e le preoccupazioni diffusamente avvertite soprattutto perché si tratta di un aereo fermo su una pista dell'aeroporto di Brindisi, avremmo voluto che le notizie fossero fornite quanto prima. Avremmo gradito sapere subito cosa è successo fino a questo momento e quali intenzioni abbia il Governo per affrontare la vicenda; aspettare domani, quando, in ipotesi, tutto si sarà appianato, significa intanto continuare a stare in una situazione di assoluta incertezza e anche di trepidazione. Ci pare scorretto da parte del Governo non avere riferito in Assemblea oggi stesso, anche in nottata come aveva chiesto il collega Migliori.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Patarino.
Ovviamente prendo atto delle sue dichiarazioni; l'onorevole Migliori aveva chiesto al Governo di riferire stasera mentre altri gruppi parlamentari avevano chiesto che riferisse domani mattina. Considerata la disponibilità offerta dal viceministro dell'interno, il Governo - come ho già comunicato - riferirà domani mattina.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 4 ottobre 2006, alle 9:
(ore 9 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)
1. - Informativa urgente del Governo sul dirottamento di un aereo di linea della Turkish Airlines atterrato a Brindisi.
2. - Esame della nota di aggiornamento al documento di programmazionePag. 62economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011 (Doc. LVII, n. 1-bis)
- Relatore: Ventura.
3. - Discussione delle domande di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Simeoni (Doc. IV, n. 4-A e 5-A)
- Relatore: Giovanardi.
4. - Discussione del documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Ermanno Iacobellis, deputato nella XIII legislatura (Doc. IV-ter, n. 3-A)
- Relatore: Crisci.
5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 16 agosto 2006, n. 251, recante disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica (1610-A)
- Relatore: Sperandio.
(ore 15)
6. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 19,40.
DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MASSIMO NARDI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1254
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il nostro gruppo per ragioni che andremo ad esporre, si vede costretto ad esprimere voto contrario sul disegno di legge volto ad approvare l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Vogliamo solo sottolineare quella che a nostro parere risulta la anomalia più evidente rispetto alla procedura sin qui seguita nell'esame di questo provvedimento e alle risultanze di merito che sono state in qualche modo taciute o per le quali comunque si è tentato di mettere il silenziatore, rispetto all'esame del disegno di legge di cui stiamo parlando.
Ci riferiamo alle risultanze della cosiddetta commissione Faini ovvero a quella commissione che, insediata per ordine del nuovo Governo Prodi, aveva il compito di evidenziare le gravi carenze e il grave buco nei conti dello Stato italiano.
Dobbiamo dire che evidentemente la commissione Faini ha lavorato con solerzia rispetto al mandato politico che le era stato assegnato. Noi sosteniamo, infatti, che la commissione Faini, al di là dell'ufficialità del mandato tecnico, aveva in sostanza il compito di dimostrare, in ogni caso e ad ogni costo, che il Governo Berlusconi aveva lasciato un grosso buco nel bilancio dello Stato, e che quindi le difficoltà a cui il Governo Prodi sarebbe andato incontro erano, in qualche modo, da addebitarsi alle malefatte del precedente Governo.
Si tratta di una impostazione francamente inaccettabile e calunniosa che ci ha lasciato esterrefatti. La commissione Faini, lavorando con solerzia, ha potuto affermare, senza timore di impudenza, che tale buco esisteva ed era molto grave. Lo stesso ministro Padoa Schioppa si lanciava, anche sulla base di quelle risultanze, in dichiarazioni assai avventate e si produceva in alcune performance mediatiche in cui rappresentava scenari catastrofici per i conti pubblici, tutti addebitabili alle cosiddette gravi e irresponsabili condotte del Governo Berlusconi, il quale, a suo dire, aveva praticamente condotto lo Stato allo sfacelo, portando i conti pubblici ad un livello mai visto nella storia della Repubblica.Pag. 63
Il Documento di programmazione economico-finanziaria presentato dal Governo Prodi nel luglio scorso, sia pure tra le righe, doveva però necessariamente constatare che la storia del buco enorme lasciato dal precedente Governo non era altro che una mistificazione, in quanto le entrate tributarie successivamente accertate dimostravano che il Governo Berlusconi aveva ben operato e che le entrate erano in significativo e sostanziale aumento.
Il Governo Prodi voleva soltanto precostituirsi delle giustificazioni di fronte agli italiani, al fine di coprire le proprie responsabilità nel successivo andamento dei conti pubblici. Il vero buco lo sta facendo in questi giorni il Governo Prodi con la manovra finanziaria per il 2007!
Vogliamo sottolineare la grave scorrettezza, lo strappo istituzionale compiuto dal Governo Prodi nel nominare una commissione ad hoc, la commissione Faini appunto, una commissione esterna alla struttura del Ministero dell'economia, con il dichiarato e sbandierato intento di svolgere quella che viene chiamata nel linguaggio internazionale la due diligence.
Ricordiamo però che la due diligence si fa quando si sta per procedere all'acquisto di una azienda privata, allorquando non si ha piena certezza e fiducia dei conti presentati dal venditore.
In questo caso non si trattava di una azienda privata, ma dell'amministrazione dello Stato, della quale il nuovo Governo assumeva la responsabilità, prendendola in consegna dal precedente e legittimo Governo Berlusconi.
Con questo atto Prodi non solo ha in qualche modo agito calunniosamente verso il precedente ministro Tremonti e verso il precedente Governo Berlusconi, ma ha anche delegittimato tutta la struttura del ministero.
Ebbene, dopo avere consumato uno strappo di questa gravità, oggi il Governo è costretto in qualche modo ad ammettere che la situazione non era quella a suo tempo rappresentata, ed è stato quindi costretto a correre ai ripari, presentando un emendamento volto a correggere quelle previsioni.
Ci troviamo di fronte al teatro dell'assurdo, in quanto durante la discussione testé svoltasi lo stesso sottosegretario Sartor ci ha detto che l'emendamento del Governo non ricomprende interamente i miglioramenti dei conti pubblici che si sono effettivamente verificati.
Si vuole insomma diluire il più possibile, attraverso l'uso sia di strumenti mediatici che istituzionali, la notizia che il buco del Governo Berlusconi non c'era!
La si vuole diluire al punto tale da fare in modo che gli italiani non se ne accorgano e poter così avere un argomento per giustificare la finanziaria terrificante che è stata presentata. Ma, come si suol dire, la realtà supera la fantasia.
Nel mentre ci accingevamo a contestare l'emendamento del Governo che modifica surrettiziamente il disegno di legge di assestamento, per poter iscrivere in qualche modo, almeno parzialmente, le cifre delle maggiori entrate, sono giunte oggi le dichiarazioni in aula del ministro Padoa Schioppa, il quale lasciandoci indignati ed esterrefatti, ha ripetuto la cantilena, la filastrocca, la canzoncina del disastro dei conti pubblici evitato per un soffio grazie all'eroico intervento del suo Governo.
Mentre nel pomeriggio di oggi il ministro Padoa Schioppa affermava ciò, nella giornata di ieri il suo sottosegretario Sartor ammetteva che nel suo emendamento al disegno di legge di assestamento non erano ancora pienamente iscritte le nuove maggiori entrate, né ha chiarito soprattutto se tali maggiori entrate avranno valore strutturale oppure una tantum.
Nella nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria il Governo è stato costretto a confessare ulteriori verità sullo stato dei conti e non si tratta di questioni da poco. Stiamo parlando di nuove risorse per un totale stimato, per ora, in dieci miliardi di euro! Questo dato sposta completamente i dati della manovra finanziaria per il 2007.
Nella manovra finanziaria 2007, che noi deputati stiamo apprendendo dai giornaliPag. 64e non dagli atti ufficiali del Governo, sono previsti, allo stato attuale delle notizie, ben 13 miliardi di nuove spese! Tredici miliardi di nuove spese!
Chi è allora il saccheggiatore delle casse dello Stato?
Chi è che si piega alle pressioni delle corporazioni e dei gruppi di pressione di ogni specie possibile e immaginabile?
Come si può notare, signor Presidente e onorevoli colleghi, l'attenzione del nostro intervento si sta spostando dall'esame dell'assestamento a quello della manovra per il 2007, ma non potrebbe essere diversamente, in quanto questi testi sono l'uno il presupposto dell'altro e data la performance del ministro dell'economia che si è consumata oggi pomeriggio in quest'aula.
Non possiamo accettare che il ministro racconti la favoletta del disastro evitato nei conti pubblici e ci venga poi a dire che in Italia, grazie a questo Governo, sono state ristabilite la pace, l'armonia e l'equità sociale e che la nuova legge finanziaria ci guiderà con passo sicuro e autorevole verso un nuovo e radioso avvenire.
Tutto questo è inaccettabile.
La nuova legge finanziaria rappresenta un disastro per l'economia e la società italiana; un disastro perché attacca e svilisce il ceto medio, ma soprattutto un disastro perché incrementa la spesa pubblica senza fornire al paese nessuna prospettiva di sviluppo, anzi mortificando con nuove tasse tutte le prospettive di sviluppo derivanti dalla favorevole congiuntura internazionale.
Torneremo nel prosieguo del dibattito sull'analisi della politica economica e di bilancio di questo Governo, cercando di far pervenire il nostro fermo dissenso e anche la nostra indignazione per una manovra di bilancio scritta sotto dettatura della CGIL e dei comunisti, e che così tanto male può fare alle classi medie e al paese tutto, negandogli la possibilità di un futuro sereno. E questo è l'esatto contrario di quanto ci ha raccontato qui il ministro Padoa Schioppa.
Annunciamo pertanto il nostro voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1253 - articolo 1 | 420 | 419 | 1 | 210 | 227 | 192 | 72 | Appr. |
2 | Nom. | articolo 2 | 440 | 436 | 4 | 219 | 231 | 205 | 71 | Appr. |
3 | Nom. | articolo 3 | 442 | 441 | 1 | 221 | 238 | 203 | 70 | Appr. |
4 | Nom. | articolo 4 | 446 | 445 | 1 | 223 | 241 | 204 | 70 | Appr. |
5 | Nom. | articolo 5 | 448 | 447 | 1 | 224 | 244 | 203 | 70 | Appr. |
6 | Nom. | articolo 6 | 456 | 455 | 1 | 228 | 245 | 210 | 70 | Appr. |
7 | Nom. | articolo 7 | 456 | 455 | 1 | 228 | 247 | 208 | 70 | Appr. |
8 | Nom. | articolo 8 | 456 | 455 | 1 | 228 | 246 | 209 | 70 | Appr. |
9 | Nom. | articolo 9 | 458 | 457 | 1 | 229 | 249 | 208 | 70 | Appr. |
10 | Nom. | articolo 10 | 453 | 452 | 1 | 227 | 242 | 210 | 70 | Appr. |
11 | Nom. | articolo 11 | 460 | 459 | 1 | 230 | 248 | 211 | 70 | Appr. |
12 | Nom. | articolo 12 | 463 | 462 | 1 | 232 | 250 | 212 | 70 | Appr. |
13 | Nom. | articolo 13 | 453 | 452 | 1 | 227 | 246 | 206 | 70 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 24 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | articolo 14 | 457 | 455 | 2 | 228 | 244 | 211 | 70 | Appr. |
15 | Nom. | articolo 15 | 454 | 452 | 2 | 227 | 243 | 209 | 70 | Appr. |
16 | Nom. | articolo 16 | 463 | 461 | 2 | 231 | 250 | 211 | 70 | Appr. |
17 | Nom. | articolo 17 | 465 | 462 | 3 | 232 | 247 | 215 | 70 | Appr. |
18 | Nom. | articolo 18 | 464 | 462 | 2 | 232 | 249 | 213 | 69 | Appr. |
19 | Nom. | ddl 1253 - voto finale | 487 | 486 | 1 | 244 | 266 | 220 | 69 | Appr. |
20 | Nom. | ddl 1254-A - Tab. 2.1 | 477 | 475 | 2 | 238 | 226 | 249 | 69 | Resp. |
21 | Nom. | articolo 1 | 481 | 480 | 1 | 241 | 261 | 219 | 69 | Appr. |
22 | Nom. | articolo 2 | 483 | 483 | 242 | 268 | 215 | 69 | Appr. | |
23 | Nom. | articolo 3 | 475 | 475 | 238 | 260 | 215 | 69 | Appr. | |
24 | Nom. | ddl 1254-A - voto finale | 456 | 455 | 1 | 228 | 254 | 201 | 70 | Appr. |