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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 59 di mercoledì 25 ottobre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
La seduta comincia alle 9.35.
RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bruno, Lion e Mura sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
ELIO VITO. Signor Presidente, manca il relatore! Non abbiamo il piacere di vedere la Commissione bilancio rappresentata in aula. Sospenda la seduta!
PRESIDENTE. Presidente Vito, per correttezza, vorrei prima introdurre l'argomento iscritto all'ordine del giorno.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (A.C. 1750).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
In effetti, constato l'assenza dei relatori. Pertanto, sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 9,45.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,45).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 1), nel testo delle Commissioni
(Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 2), e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge
(Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 3).Pag. 2
Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti e che il relatore per la V Commissione ed il rappresentante del Governo hanno espresso il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 del decreto-legge.
Chiedo loro di esprimere altresì il parere sugli emendamenti riferiti ai restanti articoli del decreto-legge.
LELLO DI GIOIA, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo parere contrario su tutte le proposte emendative presentate agli articoli del decreto-legge, fatta eccezione per le seguenti, su cui il parere è favorevole: l'emendamento Leddi Maiola 4.5, gli emendamenti 3.1000 (Nuova formulazione), 6.1000, 7.1000, 13.1000, 12.1000, 21.1000, 32-bis.1000 (Nuova formulazione) e 47.1000 (Nuova formulazione) del Governo, nonché l'articolo aggiuntivo 22.01000 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore per la V Commissione e raccomando l'approvazione degli emendamenti presentati dal Governo.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Giudice 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Come ho già avuto modo di dire, la disgregazione della coalizione di Governo e la confusione della sua politica si riflettono certamente su questo testo. Il mio emendamento 1.1 è relativo al comma 1 dell'articolo 1. Tale articolo pone un termine per l'adozione di alcune determinazioni da parte dell'Agenzia delle entrate. Come tutti sappiamo, signor Presidente - mi riferisco in particolare a lei, garante della maggioranza e dell'opposizione e anche di un buon modo di legiferare - l'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988 stabilisce che, nei decreti-legge, dato il requisito di urgenza, vadano rispettate alcune regole fondamentali.
Inserire in un decreto-legge, motivato da urgenza, un termine di 12 mesi per l'adozione di alcune determinazioni da parte del direttore dell'Agenzia delle dogane mi sembra assolutamente contraddittorio. Infatti, il Comitato per la legislazione, di cui mi onoro di essere un componente, su questo punto ha mosso un rilievo ben preciso, sottolineando come sia incompatibile con un decreto-legge la previsione di un termine così lungo.
Con il mio emendamento, sottoscritto anche dall'onorevole Verro, chiediamo che questo termine di 12 mesi sia ridotto a un periodo più breve, vale a dire ad un periodo di due mesi dalla entrata in vigore della legge di conversione. Questo è compatibile con un decreto-legge, mentre credo che assolutamente non lo sia la previsione di un termine più lungo, non giustificandosi, in tal caso, il ricorso ad un decreto-legge.
Invito pertanto l'Assemblea, nel rispetto di queste regole fondamentali di democrazia, ad esprimere voto favorevole sul mio emendamento 1.1, il quale senza entrare nel merito, intende riportare nell'alveo della correttezza il modo di legiferare da parte del Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per sostenere le richieste dell'onorevole Giudice riguardo al suo emendamento. Anch'io mi richiamo ad alcune questioni sollevate dal Comitato per la legislazione, che affronteremo meglio nel corso dell'esame del merito dell'articolo 1.
Il Comitato ha ribadito, con grande chiarezza, come in relazione ad alcuni meccanismi previsti dal medesimo articolo emergano difficoltà di interpretazione e, quindi, di funzionamento della norma. Molte precisazioni che erano state richiestePag. 3dal Comitato in realtà non sono state fornite e questo, al di là del merito che pure noi discutiamo e
stiamo, pone problemi rispetto alla stessa efficacia di questo tipo di provvedimenti, problemi che vogliamo sottolineare.
Con l'emendamento Giudice 1.1 si dà attuazione efficace ai provvedimenti inseriti nell'articolo 1 il quale, complessivamente, dovrebbe garantire - questo è un elemento fondamentale evidenziato anche dalla relazione tecnica - risorse significative in termini di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale e prevedere procedure di accertamento che contengono, per i contribuenti e le imprese, elementi di criticità notevoli, anche per quanto riguarda lo stesso funzionamento delle agenzie e dei meccanismi ad esse legati.
Nel corso dell'esame dell'articolo 1 affronteremo puntualmente le singole questioni, cercando di migliorare il testo e mettendo in discussione le scelte adottate dalla maggioranza. Cominciamo, però, con l'emendamento Giudice 1.1, con il quale si dà piena e puntuale attuazione alla decretazione d'urgenza, che non troverebbe giustificazione laddove si prevedesse uno slittamento dei tempi, che vogliamo correggere. Su questo emendamento, pertanto, Alleanza Nazionale esprimerà voto assolutamente favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, anche il gruppo della Lega Nord Padania esprimerà voto favorevole sull'emendamento Giudice 1.1. Riteniamo che, nella sostanza, questo emendamento sia anche una forma di garanzia verso chi sarà interessato ad esso.
L'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in esame prevede che con determinazione del direttore dell'Agenzia delle dogane, da adottarsi entro dodici mesi dalla data della sua entrata in vigore, sono stabiliti tempi e modalità per la presentazione, esclusivamente in forma telematica, di una serie di dati. L'emendamento tende ad abbreviare i termini entro cui la determinazione del direttore dell'Agenzia delle dogane deve essere adottata. Crediamo che sia un aspetto positivo perché dodici mesi, francamente, ci paiono un termine molto lungo per poter analizzare, scrivere e mettere a disposizione degli interessati la determinazione relativa all'invio delle dichiarazioni telematiche. Invece, riteniamo che il termine di due mesi sia congruo anche per dare delle risposte a chi è interessato al provvedimento.
Crediamo altresì che sia un emendamento corretto per il rispetto nei confronti di chi è, poi, interessato allo stesso. Dal Governo, in sede di emanazione di provvedimenti, abbiamo visto molti esempi in cui, a nostro modo di vedere, c'è stato poco rispetto per il contribuente e per chi è interessato a quella norma.
Gli esempi, dal decreto Visco-Bersani a tutta una serie di altri decreti che sono stati adottati dalla maggioranza, di poco rispetto verso il contribuente sono stati molti. Rileviamo le diverse contraddizioni rispetto allo statuto del contribuente e l'entrata in vigore di norme precedenti anche rispetto al termine di tempo in cui esse sono interessate. Con l'emendamento si tende quindi a diminuire da dodici a due mesi il termine di tempo per stabilire, con determinazione del direttore dell'Agenzia delle dogane, i tempi e le modalità della presentazione in forma telematica delle dichiarazioni in materia di accise; crediamo che il termine di tempo di due mesi sia congruo e rispettoso di chi è interessato al provvedimento. Riteniamo che il direttore dell'Agenzia delle dogane possa farlo in due mesi, un termine di tempo più rispettoso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, in dissenso su quanto osservato in precedenza sull'emendamento Giudice 1.1. Onestamente, non sono d'accordo sul termine di due mesi, perché a mio avviso basterebbePag. 4un mese. Inoltre, non si capisce con mai, quando lo Stato chiede, il contribuente debba essere subito pronto anche in maniera retroattiva; invece, quando lo Stato dà, bisogna sempre fissare dei termini abnormi. Il termine di dodici mesi è abnorme e assolutamente fuori da ogni logica, ma è abnorme anche quello di due mesi. Di conseguenza, non sono assolutamente d'accordo su questa impostazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo anch'io per ribadire il mio dissenso rispetto a questo emendamento. Richiamando le parole del collega Garavaglia, non riteniamo credibile, possibile e, soprattutto, onesto nei confronti dei contribuenti stabilire dei periodi di tempo sempre più lunghi rispetto all'entrata in vigore di una norma, fra l'altro inserita in un decreto-legge, quindi in un provvedimento che si dovrebbe considerare urgente. Speravamo che questa applicazione, visto anche l'alto numero di funzionari presenti nell'Agenzia delle dogane, potesse entrare in vigore immediatamente, al massimo quindici giorni dopo. Per questo motivo, annuncio il mio voto contrario sull'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno messo in evidenza che è abbastanza inusuale e strano che in un decreto-legge, in cui necessariamente vengono introdotte previsioni che devono dispiegare efficacia immediatamente, sia previsto che, con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle dogane, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del decreto, debbano adottarsi una serie di interventi per gestire in via telematica informazioni che riguardano gli operatori del settore doganale. I colleghi che sono intervenuti precedentemente hanno rilevato che in un provvedimento d'urgenza non ha senso rendere operativi questi adempimenti a dodici mesi dall'entrata in vigore del decreto.
Verrebbero quindi a mancare i requisiti di necessità ed urgenza. Tuttavia, ritengo che, così com'è stata costruita la norma, si intenda chiaramente quali sono gli operatori, perché essa evidenzia una serie di soggetti senza disciplinare le modalità telematiche attraverso le quali questi elementi devono essere conosciuti. Mi sembra che vi sia un'eccedenza di informazioni telematiche senza tuttavia la possibilità di conoscere gli elementi che l'amministrazione finanziaria vuole accertare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, come l'onorevole Garavaglia, vorrei intervenire in dissenso sull'emendamento in oggetto. In effetti, ai cittadini si chiede sempre di adeguarsi alle normative, anche in modo retroattivo, derogando spesso e volentieri all'articolo 4 dello Statuto del contribuente. Ebbene, una volta ogni tanto lo faccia anche l'ufficio dell'Agenzia delle dogane e invece che in dodici mesi, come previsto nel testo originale, o in sessanta giorni, come prescrive l'emendamento, si attivi in trenta giorni. Tale lasso di tempo è a mio avviso sufficiente affinché l'ufficio dell'Agenzia delle dogane fornisca le risposte richieste dalla norma. Del resto, ci sembra poco giusto e poco etico richiedere il rispetto dei tempi al contribuente, quando invece si concedono senza senso tempi biblici a chi è strutturato e competente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pottino. Ne ha facoltà.
MARCO POTTINO. Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, in dissenso sull'emendamento in oggetto. In proposito non posso far altro che riprendere quanto detto precedentemente dai miei colleghi.Pag. 5Questo Governo Prodi di centrosinistra si è presentato in campagna elettorale facendo agli elettori italiani promesse ben definite e chiare, ovvero di riformare l'Italia fino in fondo in modo da consentire ai cittadini di poter operare nel migliore dei modi.
Entrando nel merito dell'emendamento all'esame, esso introduce un certo miglioramento perché dodici mesi sono un periodo davvero troppo elevato, ma credo che dovremmo comunque puntare ad ottenere il massimo. Ed il massimo non sono certamente i due mesi previsti da questo emendamento; crediamo pertanto che trenta giorni siano più che sufficienti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso. Questa maggioranza si è presentata ai cittadini facendo grandi promesse. La maggiore delle promesse sbandierate in tutte le piazze, che hanno consentito di vincere le elezioni con uno stretto margine, era quella di rendere la vita dei cittadini italiani più semplice e più facile, riducendo le procedure ed eliminando la burocrazia. Avete predicato efficienza; ebbene, chiediamo che questa efficienza venga concretamente realizzata. A nostro avviso i tempi di risposta da parte dell'Agenzia delle dogane sono eccessivamente lunghi. Quindi, non condividiamo il testo originario del provvedimento, ma chiediamo che il termine venga ulteriormente ridotto a 30 giorni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, vorrei intervenire anch'io in dissenso perché ritengo che questo termine, sia pur migliorativo, sia troppo ampio. Il problema è che quando bisogna pagare, il cittadino lo fa subito, mentre lo Stato prende per sé tempi sempre molto lunghi.
In questo caso, noi riteniamo che lo Stato si prenda tempi ancora lunghi. Quindi, attraverso l'attività legislativa, bisogna cercare di dare un segnale anche ai cittadini, nel senso che lo Stato si dimostri quantomeno diligente quanto lo sono cittadini. È una battaglia difficile, è una battaglia che ogni giorno si fa più difficile, ma è una battaglia che noi vogliamo condurre e percorrere fino in fondo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montani. Ne ha facoltà.
ENRICO MONTANI. Signor Presidente, intervengo anch'io in dissenso sull'emendamento Giudice 1.1, perché in campagna elettorale il centrosinistra si è fatto paladino delle istanze dei cittadini e poi però, trascorsa la campagna elettorale, tutto è tornato come prima, ossia sempre contro il povero cittadino, che si trova vessato da mille tasse ed anche in questo caso - ovviamente - si trova a dover subire questo Stato, che lo vessa quotidianamente.
MAURO PILI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, vorrei conoscere il testo formalmente in discussione. Infatti, quello distribuito stamattina e che è a nostra disposizione forse non riguarda l'argomento di cui stiamo parlando. Vorrei segnalare che a pagina 251 avete scritto, forse per un lapsus freudiano, che staremmo discutendo disposizioni urgenti in materia tributaria e penitenziaria. Evidentemente, è necessaria una correzione.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Pili. La Presidenza ne prende atto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, noi ribadiamo la nostra forte contrarietà al meccanismo introdotto dall'articolo 1 del provvedimento in esame. Infatti, delle due, l'una: o si fa ricorso alla decretazione d'urgenza, motivandola con ragioni oggettive per le quali la legge deve entrare in vigore subito o, diversamente, si fa ricorso alla legislazione ordinaria.
Non è ammissibile che si cerchi di postergare di ben sessanta giorni, in modo peraltro non meglio motivato, l'applicazione della legge e l'entrata in vigore del provvedimento stesso. Forse in ciò sta tutta l'incongruenza di questo Governo, che sta cercando affannosamente di portare all'attenzione dei cittadini, dal punto di vista mediatico, il proprio efficientismo, senza avere una capacità concreta di realizzare quanto promesso in campagna elettorale...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fava.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, il mio intervento è in completo dissenso perché, non essendo una legislazione ordinaria, ma un decreto-legge con carattere di urgenza, come paventavamo inizialmente, ossia che vi sarebbe stata una tempistica di dodici mesi poi ratificata con l'articolato ai due mesi, essendovi un'incongruenza sulle tempistiche in esame ed essendo stata richiesta dalla Lega una riduzione ad un mese, se non ai quindici giorni, chiediamo il ritiro dell'emendamento.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 371
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 209).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscito a votare.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei sapere se sia lecito che un deputato chieda la parola a titolo personale per dichiararsi in dissenso e poi voti a favore. Se lei mi conferma che ciò è lecito - è quanto avvenuto fino a questo momento - vuol dire che siamo in presenza di una chiara manovra di ostruzionismo (Applausi ironici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ritengo che questa sia una questione rientrante nella responsabilità di ciascun parlamentare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leo 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. L'emendamento a mia firma è volto a riportare ordine nella disciplina dei depositi IVA. Il Governo, nel decreto-legge, ha introdotto una previsione in base alla quale i depositi doganali possono svolgere anche funzioni di depositi IVA. A tal fine, recita la norma del Governo, il deposito doganale, prima di iniziare la sua attività (che, come sappiamo, è un'attività attraverso la quale non vengono assoggettate a tassazione ai fini dell'IVA le operazioni svolte nell'ambito del deposito), deve effettuare le comunicazioni all'Agenzia delle entrate e a quella delle dogane. Ricordo che il depositoPag. 7doganale, lo dice lo stesso termine, è una struttura che svolge le sue funzioni nel contesto dei tributi doganali, quindi, il deposito doganale deve già comunicare all'Agenzia delle dogane tutti gli adempimenti che pone in essere.
Prevedere, così come ha fatto il Governo, l'ipotesi che il deposito doganale debba comunicare sia alle dogane, sia all'Agenzia delle entrate lo svolgimento della sua attività è un adempimento sostanzialmente inutile. Quindi, la strada maestra da seguire - è quanto ho evidenziato nell'emendamento da me proposto - consiste nel presentare le comunicazioni interne tra dogane e Agenzie delle entrate per far sapere all'amministrazione finanziaria nel suo complesso che il deposito doganale svolge funzioni di deposito IVA.
L'aspetto che ho evidenziato nell'emendamento è più formale rispetto ad altre questioni sostanziali che, invece, emergono dalla norma contenuta nel decreto-legge. Le questioni più sostanziali attengono alle garanzie. Il testo del Governo prevede che nell'ambito delle operazioni svolte nel deposito doganale occorra prestare delle garanzie sia ai fini dell'IVA, sia per quanto attiene alla movimentazione della merce.
Ricordo che in materia IVA - mi riferisco al decreto n. 633 del 1972, che disciplina l'imposta sul valore aggiunto - sono stabiliti i casi tassativi in cui le garanzie devono essere prestate. Un caso per tutti è quello dei rimborsi IVA: nel momento in cui bisogna eseguire un rimborso, occorre prestare una fideiussione. Quella è l'unica garanzia richiesta dall'ordinamento IVA.
Teniamo presente che l'IVA non è un tributo autonomamente gestibile dal Governo italiano o dal singolo Stato, bensì un tributo che deve rispondere a regole comunitarie. Se mi è concesso di ricordare come è costruita l'IVA, questa è un'imposta sulla cifra d'affari ed è costruita in una logica di armonizzazione su base europea. Prevedere che si debba rendere una garanzia ai fini dell'IVA significa creare degli squilibri nell'ambito del contesto comunitario.
L'emendamento da me presentato è quindi volto ad eliminare il riferimento alle garanzie da rendere ai fini dell'imposta sul valore aggiunto.
Tuttavia, c'è un altro aspetto che va evidenziato e sul quale interviene il mio emendamento: le garanzie afferenti alla movimentazione della merce. Sappiamo che nei depositi doganali, ora anche depositi IVA, vengono immesse e vengono estratte merci. A fronte dell'immissione e dell'estrazione della merce vi è una garanzia. La norma parla di garanzia sul complesso generale della movimentazione della merce; l'intervento governativo, invece, stabilisce che bisogna adottare un meccanismo di garanzia a scalare. Si tratta di una cosa assolutamente ingestibile da parte degli operatori.
PRESIDENTE. Onorevole Leo...
MAURIZIO LEO. Concludo, signor Presidente. Alla luce di quanto detto, bisogna evitare appesantimenti agli operatori ed alle imprese che operano nel settore doganale. A tal fine, nell'emendamento da me proposto si introduce una garanzia che copre a 360 gradi l'immissione e l'estrazione delle merci (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, stiamo discutendo e votando una grossa parte della manovra finanziaria. Sin da ieri sera esponenti del centrosinistra hanno cominciato a svolgere una serie di dichiarazioni di autotutela, finalizzate alla possibilità - io direi necessità - di porre oggi la questione di fiducia sul provvedimento in esame. Come al solito, però, hanno scaricato la responsabilità sul centrodestra: hanno rilasciato dichiarazioni legate ad un presunto ostruzionismo, dimenticando che, fin da ieri pomeriggio, si è andati avanti cercando di capire cosa volesse fare la maggioranza su questoPag. 8provvedimento, dal momento che il Governo aveva presentato in Commissione sette emendamenti di cui si erano perse le tracce. L'onorevole Crosetto ha sollecitato i suddetti emendamenti, del cui testo siamo venuti a conoscenza dopo un'ora. Siamo arrivati alla fine della serata ed il centrosinistra, «rimbambito» politicamente su quanto stava accadendo e non sapendo cosa fare, ha cominciato a parlare di necessità di porre la questione di fiducia per colpa dell'ostruzionismo del centrodestra.
Signor Presidente, vorrei sottoporre all'attenzione sua, dell'Assemblea e dei cittadini italiani il fatto che nella votazione testè effettuata vi sono stati 209 voti contrari da parte del centrosinistra, mentre il numero legale era pari a 253 deputati. Dunque, siete sotto di 50 deputati, non avete il numero legale e poi volete scaricare la responsabilità della questione di fiducia sul centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Decidete cosa fare, ma non date la colpa a noi, che stiamo cercando di portare avanti con responsabilità e con democrazia questo provvedimento provando a farvi capire quali errori state commettendo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, innanzitutto quando si interviene sull'ordine dei lavori sarebbe bene parlare davvero a questo titolo. Vorrei far presente che l'esigenza alla base delle dichiarazioni del collega Leone nasce, come è evidente, dal fatto che, nonostante gli accordi formali ed informali intercorsi ieri, materialmente in tutta la giornata di ieri non si è riusciti a votare neanche un emendamento. L'opposizione, e non solo quella dichiarata della Lega, è ripetutamente intervenuta, peraltro con il giochino di aggiungere un iscritto a parlare ogni volta che si arrivava alla fine degli interventi.
Visto l'applauso arrivato dai banchi della Lega, e non solo, nel momento in cui un collega ha detto una cosa lapalissiana, cioè che era in corso l'ostruzionismo, capisco che il collega Leone abbia il problema di giustificare come mai, per l'ennesima volta dall'inizio della legislatura, l'opposizione non sia in grado di mantenere fede agli accordi fatti. A questo punto, signor Presidente, vorrei farle presente che avremmo potuto tranquillamente procedere nell'esame degli emendamenti già da ieri sera, mentre anche questa mattina ne abbiamo votato uno solo in 40 minuti proprio perché è in corso un evidente ostruzionismo da parte dell'opposizione.
ELIO VITO. Ma se avete presentato gli emendamenti alle 18!
ANTONIO LEONE. Alle 18 sono arrivati gli emendamenti!
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non abbiamo apprezzato i lavori della giornata di ieri. Evidentemente, ogni gruppo politico fa la scelta di interpretare l'opposizione come ritiene più opportuno ed è legittimo che lo faccia (Una voce: Vergogna!)! Vergogna di che cosa?
Nonostante ciò, onorevole Presidente, volevo far notare all'onorevole Giachetti che, nella sua ricostruzione dei fatti, con riferimento alla Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi ieri, mancano alcuni elementi fondamentali. Mi riferisco alla rassicurazione di parte dell'opposizione di terminare l'esame del provvedimento entro la giornata di sabato (siamo ancora in grado di poterlo fare con grande intelligenza da parte di tutti). Mi riferisco anche ad un elemento nelle mani della maggioranza, vale a dire alla valutazione, in seno al Comitato dei diciotto, di tutti gli emendamenti nel merito, degli emendamenti propositivi di contenuto e di merito dell'opposizione. Lo dico con grande ingenuità:Pag. 9vorrei che il relatore ci dicesse quali emendamenti dovranno essere esaminati e su quante proposte emendative di merito dell'opposizione è stato espresso un parere favorevole.
Se togliamo questi due elementi dalla sua ricostruzione, è chiaro che si sta facendo esclusivamente propaganda e ciò non serve né al merito del provvedimento né, come lei può ben immaginare, al prosieguo ordinato dei nostri lavori. Ciò non significa stare aprioristicamente in silenzio sul provvedimento ma nemmeno impedire che si discuta su alcuni emendamenti, di maggioranza e di opposizione, che sono utili ai fini del miglioramento del provvedimento.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, l'onorevole Giachetti ha fatto riferimento, in merito ad alcuni passaggi della giornata di ieri, ad una sorta di accordo formale o informale che avrebbe dovuto portare ad un confronto costruttivo in aula, ma la Lega ha da subito affermato che poco avrebbe creduto alle aperture di credito di un Governo che, fino ad oggi, non è stato in grado di esprimere un parere sugli emendamenti della Casa delle libertà in maniera convincente.
Ieri, alle 18, sono stati presentati in aula una serie di emendamenti che rappresentano un piatto di minestra riscaldata rispetto alle richieste delle piazze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), delle associazioni, degli imprenditori e di chi chiede che questo provvedimento venga modificato sostanzialmente. Perché ciò accada - mi riferisco al termine «sostanzialmente» - abbiamo presentato determinati emendamenti, mentre nei pareri che il Governo fino a questo momento ha espresso non vi è alcuna apertura reale. Quindi, non si facciano esercizi strumentali nei confronti delle opposizioni che sono in attesa di una risposta che non arriva!
Non si stupiscano il Governo e la maggioranza: la Lega Nord continuerà a chiedervi un'assunzione di responsabilità nel merito, non a parole!
Se verrà posta la questione di fiducia ricordatevi che sarà solo per vostra responsabilità, per i silenzi sugli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
MARINO ZORZATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, vorrei ricordare al collega Giachetti che, ieri pomeriggio, alle 15, in Commissione bilancio, il Governo, per voce del sottosegretario Sartor, ha preannunziato la presentazione di emendamenti modificativi del testo. Ieri, in aula, al termine della seduta, il Governo ha depositato emendamenti modificativi del testo. Non so su che cosa avremmo votato. Questa mattina in Commissione...
PRESIDENTE. Onorevole Zorzato, sullo stesso argomento è intervenuto l'onorevole Leone.
MARINO ZORZATO. Non mi pare si tratti dello stesso argomento, perché io sto rispondendo all'onorevole Giachetti. Si tratta di questioni diverse.
PRESIDENTE. Francamente, il dibattito sta assumendo una dinamica relativamente anomala...
MARINO ZORZATO. D'accordo, Presidente, concludo qui il mio intervento.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo anch'io sull'ordine dei lavori per ricordare all'onorevole Giachetti una responsabilità dell'opposizione e, in particolare, di Alleanza Nazionale sul decretoPag. 10in esame, in ordine al quale si è voluta limitare l'attività emendativa entrando nel merito delle questioni. Ciò si è concretizzato attraverso una serie di passaggi riguardanti le incertezze della maggioranza, che a nostro avviso non hanno consentito di poter approfondire sufficientemente il lavoro all'interno della Commissione, dimostrando l'assenza di un accordo complessivo sulle proposte emendative presentate dal Governo nel tardo pomeriggio di ieri.
Ieri, in Commissione, abbiamo assistito ad un confronto tra relatori e Governo riguardo ad alcune questioni esaminate anche nel Comitato dei diciotto. Quindi, sinceramente, il richiamo ad una responsabilità dell'opposizione nel mantenere il numero legale e nel garantire il buon andamento dei lavori non deve essere considerato quale elemento fondamentale nel confronto tra maggioranza e opposizione. La maggioranza ha presentato una manovra finanziaria con un collegato particolarmente pesante che incide sulle tasche dei contribuenti e delle imprese.
Noi vogliamo discutere nel merito, utilizzando tutti gli strumenti consentiti per sostenere le nostre ragioni su temi importanti in ordine ai quali migliaia di cittadini continuano a scendere in piazza per protestare. Le lezioni dell'onorevole Giachetti sui comportamenti da tenere in aula ritengo siano del tutto inaccettabili, pertanto Alleanza Nazionale le rimanda al mittente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Vorrei fosse chiaro che un conto è discutere sull'ordine dei lavori, altro conto è svolgere interventi. Francamente, ritengo che adesso la discussione sull'ordine dei lavori abbia assunto una dinamica più politica che regolamentare. Quindi, se vi sono altre richieste di intervento, saranno considerate a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, valutiamo positivamente l'emendamento Leo 1.2, innanzitutto perché cerca di mettere un po' di ordine in una situazione schizofrenica che caratterizza tutto il decreto fiscale in esame. Infatti, da una parte si tenta in tutti i modi di limitare le frodi soprattutto in campo IVA e, dall'altra, si dà vita ad una semplificazione talora anche eccessiva.
Gli elementi importanti evidenziati dal presente emendamento sono rappresentati dall'attenzione sui soggetti e sulla valutazione di congruità della garanzia. In particolare, nella proposta emendativa in esame si prevede che i soggetti esercenti i magazzini generali, i depositi doganali e quelli fiscali devono presentare comunicazione al fine della valutazione della congruità della garanzia prestata, che deve essere rapportata alla movimentazione complessiva delle merci nell'anno.
Capisco che questo possa apparire un intervento che burocratizza maggiormente la procedura, tuttavia, occorre esaminare la questione con attenzione. In primo luogo, riteniamo che i soggetti debbano fornire qualche garanzia, come ad esempio l'iscrizione alla camera di commercio da almeno un anno, la dimostrazione di una operatività effettiva, la regolarità rispetto all'IVA per almeno un anno.
Insomma, è necessaria un'attenzione forte sulla qualità di questi soggetti. Bisogna anche dare modo all'Agenzia delle entrate di fare un'attenta valutazione di questi soggetti. Tuttavia, ciò può avvenire solo se c'è una comunicazione, altrimenti, non può esservi neanche un'attenta valutazione.
Riteniamo pertanto più che opportuno inserire questo ulteriore comma per poter consentire un'attenta valutazione da parte dell'Agenzia delle entrate della congruità di queste aziende.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Presidente, intervengo in dissenso su questo emendamento. È vero, l'onorevole Leo vuole portare ordine con il suo emendamento nella gestionePag. 11dei depositi doganali. Tuttavia, va ricordato che i contribuenti devono pensare più a lavorare. È ancora troppo burocratico questo sistema proposto dall'onorevole Leo, in quanto comporterebbe costi su costi e questo è appunto un dispendio per il contribuente. La gente che lavora non vuole continuare a dover pensare a come presentare carte da bollo, scartoffie, e così via. La gente deve poter lavorare! È vero che devono essere garantiti i crediti nei confronti dell'erario e dell'ufficio, tuttavia in primis occorre pensare a lavorare. Già c'è questo Governo che pensa a criminalizzare...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Filippi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montani. Ne ha facoltà.
ENRICO MONTANI. Anch'io, signor Presidente, intervengo in dissenso su questo emendamento, in quanto credo che non si possa continuamente caricare di adempimenti burocratici e scartoffie la gente, che invece deve preoccuparsi di lavorare e di produrre. Questo sistema fa perdere tempo ai nostri imprenditori, che invece di lavorare e produrre devono perdere tempo a produrre scartoffie, che poi spesso e volentieri non portano a niente. Dunque esprimo il mio dissenso su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Anch'io, signor Presidente, intervengo in dissenso sull'emendamento Leo 1.2, ma non per il merito in sé, bensì per un fatto molto tecnico. L'emendamento in questione chiede che vi siano delle comunicazioni, al fine della valutazione di congruità della garanzie prestata, che deve essere rapportata alla movimentazione complessiva delle merci dell'anno. Il mio dissenso nasce innanzitutto dal fatto che non viene chiarito se si tratta dell'anno fiscale antecedente o di quello in vigore, ma soprattutto dal fatto che questa norma potrebbe generare in qualche modo delle distorsioni nell'utilizzo - una volta concesso - dei depositi IVA, in quanto le garanzie negli anni successivi potrebbero essere infinitamente inferiori alla movimentazione reale. Pertanto non vi sarebbe di fatto una consistenza reale a fronte delle garanzie da prestare nei confronti dello Stato. Questo è il motivo del mio dissenso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Intervengo anch'io in dissenso su questo emendamento, che cerca di correggere - a mio giudizio senza riuscirvi - l'atteggiamento fortemente vessatorio, che questa maggioranza e questo Governo stanno adottando nei confronti di determinate categorie di contribuenti. Come ho già detto in precedenza, avevate predicato la semplificazione: meno balzelli per i nostri cittadini, meno balzelli per le imprese! Eppure questi balzelli continuano ad esserci. Anzi, i nostri imprenditori e i nostri lavoratori dovranno impiegare molto del tempo sottratto alla produzione per lo svolgimento di adempimenti burocratici.
Allora, vorremmo sapere come potranno essere recuperati i costi di impresa. E questa è una pezza che non ci soddisfa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, riprendo il ragionamento svolto dall'onorevole Lussana e da altri colleghi per manifestare il mio dissenso sull'emendamento in oggetto.
Il problema è di ordine generale, anche se l'emendamento ha una sua specificità e particolarità. Il problema è quello degli appesantimenti burocratici che, a nostro avviso, le imprese non devono subire.
Se si stabilisce che l'obiettivo è quello di snellire la burocrazia e di rendere piùPag. 12facile l'esercizio di un'attività commerciale, industriale o produttiva, non possiamo studiare ulteriori complicazioni ed appesantimenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 255).
Prendo atto che i deputati Formisano, Balducci e Tabacci non sono riusciti a votare.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, oltre a chiedere la sua cortesia e quella dei colleghi, vorrei invitare i rappresentanti del Governo a prestare attenzione, perché vorrei ricevere subito dal Governo un chiarimento sulle considerazioni che sto per sviluppare. Infatti, ritengo che ciò sia pregiudiziale rispetto al buon andamento dei nostri lavori.
Non mi interessano le polemiche rituali tra maggioranza ed opposizione riguardo a chi attribuire l'eventuale responsabilità della posizione della questione di fiducia che, tra l'altro, non auspichiamo, perché produrrebbe un danno per tutto il Parlamento. L'opposizione ha dimostrato di non volerla, attraverso la presentazione delle proposte emendative; i colleghi sanno che, in base al numero degli articoli del decreto-legge, i gruppi dell'opposizione avrebbero potuto presentare complessivamente 2.724 emendamenti. Ne abbiamo presentati solo 400. Anche i colleghi della Lega nord si sono tenuti molto al di sotto del tetto massimo degli emendamenti che avrebbero potuto presentare. Quindi, Presidente, non sono il Governo né la maggioranza a stabilire il numero delle proposte emendative che possiamo presentare; lo stabilisce il regolamento e noi moltissime volte siamo stati al di sotto della soglia che il regolamento prevede per un sereno e regolare esame del provvedimento, in base al numero degli articoli che lo compongono. Quindi, il Governo ha abusato e straripato nell'utilizzo del decreto-legge, approvando un provvedimento omnibus di ben 47 articoli.
Tra questi, Presidente - e vengo alla richiesta di un chiarimento - ve n'è uno che, a mio giudizio, in un paese normale e civile non solo non dovrebbe essere contenuto in alcuna norma di un decreto d'urgenza, non solo avrebbe dovuto avere le necessarie autorizzazioni alla presentazione, non solo non ha alcuna attinenza con la materia tributaria e finanziaria della quale tratta il decreto-legge e non produce alcun beneficio alla finanza pubblica, ma è fortemente distorsivo dei corretti rapporti istituzionali. Mi riferisco al noto articolo 41, comma 3, sugli incarichi dirigenziali.
Il Governo ha utilizzato il decreto-legge in materia finanziaria e tributaria per far decadere tutti i rappresentanti dell'amministrazione del Tesoro nominati dai precedenti governi; quindi, si tratta di una norma di occupazione delle istituzioni della cosa pubblica, come non si era mai vista, inserita artificiosamente in un decreto-legge.
La domanda che rivolgo ai membri del Governo è la seguente. La norma stabilisce che, in sede di prima applicazione, cessano, ove non confermati entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore, tutti coloro che hanno avuto incarichi conferiti prima del 17 maggio 2006.
Quindi, ove non riconfermati, a partire dal prossimo 2 dicembre, data di probabilePag. 13conversione del decreto-legge, decadranno tutti coloro che sono stati nominati prima del 17 maggio 2006.
Noi intendiamo sapere se, fra questi rappresentanti del Governo nei consigli di amministrazione che decadranno, visto che non intendete confermarli dal momento che avete introdotto questa norma, vi sia anche il rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze nel consiglio di amministrazione della RAI. Vogliamo cioè sapere se, utilizzando un decreto-legge in materia tributaria e finanziaria, voi, in realtà, non abbiate voluto fare altro che mettere mano ancora più pesantemente nell'occupazione del più delicato consiglio di amministrazione esistente nel settore radiotelevisivo, e, quindi, contemporaneamente alla legge Gentiloni, approvare anche una legge contra personam per eliminare il consigliere di amministrazione RAI nominato dal Tesoro nella precedente legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Sottosegretario Grandi, poiché la norma, a nostro giudizio, è abbastanza chiara, vorremmo che ora il Governo prendesse la parola e chiarisse se, a suo giudizio, si riferisce anche al rappresentante del Tesoro nel consiglio di amministrazione RAI e se, in tal caso, il Governo è in grado di prendere oggi l'impegno a non revocare questo incarico, anzi a confermarlo.
Se così non fosse, se cioè voi confermate che la norma si riferisce anche al consigliere di amministrazione della RAI e che non intendete confermarlo nei 60 giorni, è evidente che ciò cambierà radicalmente il nostro atteggiamento e i rapporti tra maggioranza ed opposizione, perché non stiamo parlando di un decreto-legge che contiene solo norme vessatorie, ma di un decreto-legge che serve ad occupare la RAI. Vorrei che il Governo rispondesse su questi aspetti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, con tutto il rispetto che bisogna portare alla Presidenza, chiedo di capire se abbiamo aperto una fase diversa in cui si avanzano interrogazioni al Governo.
L'intervento dell'onorevole Elio Vito non ha niente a che vedere con l'ordine dei lavori o con un richiamo al regolamento (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
ANTONIO LEONE. Non è vero!
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Vorremmo capire se l'onorevole Elio Vito e coloro che fanno appelli alla responsabilità della maggioranza devono ulteriormente inquinare il procedimento di conversione del decreto-legge. Quindi, la responsabilità va praticata, innanzitutto, e non declamata.
L'ultimo intervento, signor Presidente, non ha niente a che vedere - ripeto - con l'ordine dei lavori e, forse, sarebbe auspicabile, per un miglior prosieguo dei lavori, che la Presidenza interrompesse questi interventi surrettizi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
GIUSEPPE PALUMBO. Leggi il decreto prima di parlare!
PRESIDENTE. A questo punto è obbligatorio ed opportuno chiedere al Governo se intenda intervenire; qualora ritenesse di non doverlo fare, proseguiremmo comunque nei nostri lavori.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Evviva!
ITALO BOCCHINO. Parla il Governo! Evviva!
Pag. 14ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Poiché la domanda dell'onorevole Vito riguarda l'articolo 41, in premessa all'esame di quell'articolo risponderò all'onorevole Vito (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Leo 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, l'emendamento che propongo è volto ad introdurre una norma di interpretazione autentica per risolvere un rilevante contenzioso che si è venuto a determinare tra i contribuenti e l'amministrazione finanziaria.
Faccio presente che questo contenzioso è stato risolto contro l'amministrazione finanziaria da parte degli organi giurisdizionali e delle Commissioni tributarie e, in molti casi, è la stessa amministrazione che, rilevato l'errore o un comportamento non conforme alla sostanziale disciplina normativa, ha adottato delle misure di autotutela.
Quindi, l'emendamento è sostanzialmente mirato ad evitare un contenzioso inutile, che comporta sprechi da parte dell'amministrazione finanziaria, che deve poi rifondere tutte le spese legali in virtù del principio della soccombenza.
Si tratta di un principio cardine del contenzioso tributario in base al quale la parte soccombente, in questo caso l'amministrazione finanziaria, deve poi effettuare il pagamento delle spese processuali.
L'emendamento in oggetto riguarda l'ipotesi in cui le prestazioni di servizi, che vengono rese negli ambiti dei depositi doganali, vengano effettuate non all'interno stesso del deposito IVA ma nelle aree limitrofe. Ricordo che la caratteristica fondamentale per poter fruire dell'esenzione dall'IVA è che contabilmente la merce venga immessa ed estratta dai depositi doganali. Cosa significa che contabilmente la merce deve essere immessa ed estratta dai depositi IVA? Significa che deve risultare in carico dalle scritture contabili. Se prestazioni di servizio, quali ad esempio quelle che ho citato nel mio emendamento 1.3 (verifica e controllo dei sigilli, verifica sommaria della merce, riscontro con il documento doganale, presa in carico, registrazioni contabili e fiscali tra cui l'acquisizione dell'autofattura o altra documentazione per l'estrazione dal deposito e la consegna all'importatore), vengono fisicamente effettuate non nell'ambito del deposito IVA ma nelle aree limitrofe, mi sembra che non venga meno il principio fondamentale che disciplina i depositi IVA, che è quello del non pagamento dell'imposta.
Pertanto, il mio emendamento è volto a stabilire che, ferma restando la presa in carico contabile di queste operazioni nell'ambito del deposito IVA, se materialmente e fisicamente le operazioni di prestazioni di servizio venissero esercitate al di fuori del deposito doganale, purché ovviamente eseguite nelle aree limitrofe, in questo caso si potrebbe ancora fruire del trattamento tributario di esenzione dall'imposta, come stabilisce la stesso articolo 50-bis.
È questo il motivo per cui l'emendamento - come dicevo -, risolvendo un rilevante contenzioso, consente all'amministrazione finanziaria di non pagare ingenti somme come quelle che ha pagato per le pronunce in base alle quali è stata dichiarata soccombente e, al tempo stesso, fa chiarezza nei rapporti fra fisco e contribuente, evitando appesantimenti burocratici per i contribuenti; teniamo presente che l'effettuazione del pagamento dell'imposta nelle aree limitrofe genererebbe notevoli aggravi e appesantimenti burocratici per i contribuenti, quando poi l'immissione e l'estrazione della merce fruiscono di un trattamento di non assoggettamento a tassazione.
Alla luce di tali considerazioni, mi sembra che il mio emendamento 1.3 vada nella direzione di riportare chiarezza nel sistema (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Avverto che sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Brugger 4.36, Zeller 6.6 e 6.17, Brugger 6.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che concordo con l'onorevole Leo. Il comma 2 dell'articolo 1 del presente decreto-legge riguarda la disciplina dei depositi IVA contenuta nell'articolo 50-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427.
L'articolo 50 del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, disciplina i depositi fiscali speciali istituiti ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, i cosiddetti depositi IVA, per la custodia di beni nazionali e comunitari che non siano destinati alla vendita al minuto nei locali dei depositi medesimi. Sono effettuate senza pagamento dell'imposta del valore aggiunto tutte le operazioni indicate al comma 4 dell'articolo citato, relative a beni custoditi o destinati ad essere introdotti nei depositi IVA. L'estrazione dei beni da un deposito IVA, per l'utilizzazione o in esecuzione di atti di commercializzazione dello Stato, può essere effettuata soltanto da soggetti passivi di imposta agli effetti IVA e comporta il pagamento dell'imposta.
Per la gestione del deposito IVA deve essere tenuto un apposito registro che evidenzi la movimentazione dei beni e deve essere conservato un esemplare dei documenti presi a base dell'introduzione e dell'estrazione dei beni dal deposito e di quelli relativi a scambi eventualmente intervenuti durante la giacenza dei beni del deposito medesimo.
A norma del comma 1, i depositi IVA possono essere gestiti dalle imprese esercenti i magazzini generali muniti di autorizzazioni doganali, da quelle esercenti depositi franchi e da quelle operanti nei punti franchi. Sono altresì considerati depositi IVA, quei depositi fiscali dei prodotti soggetti ad accisa e i depositi doganali, relativamente ai beni nazionali e comunitari che, in base alle disposizioni doganali, possono essere introdotti. Innanzitutto, per i soggetti sopra indicati, il comma 2 prevede che, con autorizzazione del competente ufficio finanziario, possono essere abilitati a custodire beni nazionali comunitari in regime di IVA altri soggetti che riscuotono la fiducia dell'amministrazione finanziaria. Le modalità e i termini dell'autorizzazione sono disciplinati con decreto del ministro delle finanze.
Se il deposito è destinato a custodire beni per conto terzi, l'autorizzazione può essere rilasciata esclusivamente a società per azioni o in accomandita per azioni, Srl o società cooperative o enti il cui capitale ovvero il fondo di rotazione non sia inferiore ad un miliardo di lire. Questa limitazione non si applica per i depositi che custodiscono beni spediti da soggetto passivo identificato in altro Stato membro della Comunità europea e destinati ad essere ceduti al depositario.
In particolare, viene inserito un nuovo comma nella disciplina presentata dal Governo, il 2-bis, riguardante gli adempimenti cui sono tenuti i soggetti esercenti le attività indicate al comma 1, qualora intendano gestire depositi IVA. Si tratta di imprese esercenti magazzini generali muniti di autorizzazioni doganali, di quelle esercenti depositi franchi e operanti nei punti franchi e, inoltre, dei soggetti gestori di depositi fiscali per i prodotti soggetti ad accisa, limitatamente a tali prodotti, o di depositi doganali.
Questi soggetti, prima di avviare l'operatività quali gestori dei depositi IVA, devono presentare agli uffici delle dogane e delle entrate territorialmente competenti, un'apposita comunicazione, anche al fine della valutazione della congruità della garanzia prestata, in relazione alla movimentazione complessiva delle merci, qualora non ricorrano i presupposti che invece indica il comma 2, quarto periodo, ossia la costituzione di società di capitali o società cooperativa o ente capitale o fondo di rotazione non inferiore al miliardo di lire (pari a euro 516.456,89).
Secondo la relazione governativa, la disposizione mira a prevenire fenomeniPag. 16elusivi connessi alla funzionalità dei depositi IVA. In proposito, richiamerei la circolare dell'Agenzia delle dogane, la 16-bis del 28 aprile 2006, paragrafo 3.1, secondo cui il gestore del deposito doganale o fiscale ai fini delle accise, ha la facoltà di utilizzare il medesimo anche come deposito IVA, «a condizione di inviare - cito testualmente - la circolare»...
PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere.
GUIDO CROSETTO. Mi scusi, Presidente, concludo l'intervento.
Dicevo: «(...) a condizione di inviare una preventiva comunicazione all'ufficio doganale che esercita la vigilanza sul relativo impianto».
Comunque, signor Presidente, accetto il suo richiamo e concludo dichiarando che voterò a favore dell'emendamento del collega Leo. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, il comma 3 dell'articolo 41 apre un problema politico di carattere generale. Non potete mettere in piedi un plotone di esecuzione attraverso la conversione di un decreto-legge! State attuando una lottizzazione selvaggia, decapitando tutti gli organismi nominati precedentemente, facendo un'operazione che certamente complica molto i rapporti tra maggioranza e opposizione. Coloro che vengono a farci prediche sui buoni rapporti tra maggioranza ed opposizione devono fare i conti con questo articolo che colpisce, per un verso (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti italiani, Verdi e Popolari Udeur - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, la prego.
FABRIZIO CICCHITTO. ...la RAI. Non mi intimidite affatto e dovete soltanto vergognarvi di questo articolo. Avete capito? Vergognatevi (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti italiani, Verdi e Popolari Udeur - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Grazie, Presidente. Io vorrei chiarire, prima che - come è accaduto prima - qualche altro «scienziato» del centrosinistra si alzi e dica che non possiamo intervenire, che stiamo parlando del decreto fiscale e dell'articolo 41 che in esso è contenuto.
È stata rivolta una domanda al sottosegretario Grandi: siamo ancora in attesa della risposta. Stiamo parlando in dissenso sull'emendamento in esame e stiamo legittimamente rappresentando le nostre posizioni, per cui abbiamo il diritto di parlare. Esprimiamo dissenso su questo emendamento, ma anche sull'articolo 41, in riferimento al quale attendiamo una risposta.
PRESIDENTE. Vorrei ricordare che stiamo discutendo dell'emendamento Leo 1. 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Intervengo in dissenso sull'emendamento, ma anche e soprattutto per dire che, probabilmente, l'eccessivo ricorso al voto di fiducia, evitando la discussione parlamentare, ha, come conseguenza che ormai ci si è disabituati alla normale dialettica fra maggioranza ed opposizione. Se su questo punto vi fosse una reale volontà di discussione, anche il Governo dovrebbe sentire la necessità di fornire una risposta ad un quesito posto in maniera esplicita non da un parlamentare qualsiasi, ma dal presidente del maggior gruppo di opposizione.
Pag. 17
PRESIDENTE. Invito tutti i colleghi ad intervenire esclusivamente in relazione all'emendamento Leo 1. 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Presidente, ovviamente intervengo in dissenso su questo emendamento. Credo che vada fatta una valutazione approfondita. È stata posta una domanda al rappresentante del Governo, che ha risposto in modo assolutamente (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... Spero che vi sia ancora diritto di parola in questo Parlamento! (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, temo che debba parlare per dichiarazione di voto sull'emendamento Leo 1. 3.
ENRICO LA LOGGIA. Ho già dichiarato di essere in dissenso e vorrei proseguire nella mia considerazione sul fatto che la risposta del Governo non soltanto è oltraggiosa nei confronti di chi ha formulato la domanda, ma è assolutamente oltraggiosa nei confronti del Parlamento e di questa Camera dei deputati, e che va sicuramente censurata!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, anche io vorrei parlare in dissenso rispetto a questo emendamento, non tanto per il merito dell'emendamento stesso, quanto per il fatto che una nostra richiesta specifica e precisa, rivolta al sottosegretario, sul contenuto dell'articolo 41, ha ottenuto una risposta dilatoria. Questa posizione non ha significato! Il sottosegretario deve sapere, in questo momento, qual è la posizione del Governo e cosa contiene l'articolo 41 e non attendere che la discussione giunga all'esame di quell'articolo! Deve prendere informazioni: riteniamo che egli possa e debba rispondere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Intervengo in dissenso sull'emendamento Leo 1.3, ma anche sull'articolo 41 (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Non si vede perché il Governo non debba sgombrare immediatamente il campo da questo problema. È l'unica maniera per procedere ed evitare inutili dilazioni, alimentando il sospetto che si voglia fare andare avanti la discussione senza dare risposte al momento opportuno. Il Governo deve una risposta al gruppo di maggioranza...
PRESIDENTE. Invito nuovamente i colleghi ad intervenire esclusivamente sull'emendamento Leo 1. 3. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Grazie, Presidente. Intervengo in dissenso sull'emendamento Leo 1.3 perché non lo condivido. Non si può certamente condividere neanche l'atteggiamento di un rappresentante del Governo che non fornisce risposte ad un quesito per noi centrale. Vogliamo ribadire con forza che non possiamo tollerare questo disinteresse e questa carenza di risposte. Sono convinto che, in precedenza, abbiamo sempre ottemperato a questo tipo di richieste e approfondito gli argomenti che ci venivano proposti.
È chiaro che c'è un diverso metodo ed è un metodo che non vuole tenere conto delle posizioni di un'opposizione che cerca...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO. Esprimo il mio dissenso sull'emendamento Leo 1.3. Avendolo letto nel dettaglio, ci sono due aspetti collegati a questo emendamento che è necessario approfondire. Il primo è il riferimento all'iscrizione obbligatoria allePag. 18camere di commercio, industria e artigianato di almeno un anno, che ritengo sia molto importante soprattutto per verificare la regolarità dei versamenti nei dodici mesi precedenti. Al successivo comma, poi, si parla di 300 milioni di euro stimati come eventuale introito da destinare, giustamente, ad interventi sullo sviluppo tecnologico delle comunicazioni nelle aree montane non coperte. È un tema di grande rilievo che, secondo me, ben si coniuga con i contenuti dell'articolo 41, che non possiamo sottacere e che è assolutamente vergognoso rispetto all'obiettivo che il Governo si pone e per il quale chiediamo fortemente che il Governo dia una risposta nel merito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Intervengo in dissenso sull'emendamento Leo 1.3, in particolare, come è stato detto da alcuni miei colleghi, per la sua connotazione in relazione all'articolo 41, che mi sembra un punto centrale di questa discussione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) ed anche, poi, per far notare l'atteggiamento scorretto da un punto di vista politico ed umano del sottosegretario, che non solo è voluto intervenire nel merito su tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione, ma, nel corso della seduta, ha avuto atteggiamenti, anche personali, di assoluto sgarbo nei nostri confronti, parlando di tutto e di niente con i suoi colleghi al banco del Governo, stando in piedi e mostrando le spalle all'opposizione. Questo è un atteggiamento, da parte del Governo e di un sottosegretario, che non possiamo assolutamente tollerare. (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Intervengo a titolo personale sull'emendamento Leo 1.3, manifestando, purtroppo, il mio dissenso da quanto è stato enunciato dal portavoce del gruppo. Mi asterrò dal voto su questo emendamento, non soltanto per i noti legami, ancora evidenziati, seppur indiretti, con l'articolo 41, ma anche per il merito dell'emendamento stesso. Credo che questo emendamento - chiedo scusa al collega che lo ha presentato - non sia sufficientemente spiegato nelle sue intenzioni. Mi sento obbligato a non condividerlo, pur essendo dello stesso gruppo del presentatore, e mi asterrò dal voto. Mi farebbe piacere che il Governo si esprimesse nel merito e che il presentatore lo illustrasse nel dettaglio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Non vorrei citare l'articolo 41 per evitare che la maggioranza, come al solito, si metta ad urlare e a strillare. Capisco il vostro stato d'animo, perché siamo qui e attendiamo una risposta da parte del Governo per cui, convinti come siamo che, alla fine, porrete la fiducia, siamo certi che non ci sarà alcuna risposta! Vorrei dire però qualcosa di più su questo emendamento, che chiaramente non condivido. Caro Presidente, poco fa qualche collega del mio partito si preoccupava della mancanza di dialogo tra maggioranza e opposizione. Vorrei ricordare a tutti coloro i quali arrivano qui, per la prima volta, come, negli anni precedenti, la loro opposizione non consentisse assolutamente agli uomini del nostro Governo di poter parlare in quest'aula. Consentite, quindi, che noi, oggi, pur non facendo un'opposizione forte, come voi meritate, qualche volta prendiamo anche la parola. Voi siete abituati a togliere tutto e sicuramente annullerete tutti gli incarichi che precedentemente sono stati...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
Pag. 19PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, anch'io esprimo il mio dissenso rispetto all'emendamento Leo 1.3. Vorrei far capire ai colleghi della maggioranza che c'è un nesso evidente tra quanto stiamo facendo noi, oggi, con questo emendamento e quanto è stato fatto per l'articolo 41 del provvedimento in esame. Crediamo che voi rappresentiate la metà degli italiani e che non abbiate diritto, quindi, all'arroganza che dimostrate anche in questo momento. Quindi, signor Presidente, se lei crede, impiegherò il tempo che mi resta esprimendo dissenso, esprimendo dissenso, esprimendo dissenso! Esprimo dissenso rispetto a questo emendamento...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, intervengo in dissenso rispetto all'emendamento Leo 1.3. Vedo una correlazione con l'articolo 41 del decreto-legge, perché questo emendamento ci dà la possibilità di sottolineare ciò che non va bene in quell'articolo e che non potremo evidenziare in seguito, perché su di esso sarà posta la questione di fiducia, quindi, non potremo assolutamente discuterne.
È assolutamente ingiustificabile che il Governo, oltre a quanto fatto ieri sera e un'ora fa, presenti una norma di quel genere, che è un vero golpe. Ha ragione l'onorevole Cicchitto quando parla di plotone di esecuzione composto di deputati i quali, invece, dovrebbero capire che le uniche sedi di decisione sono la Camera e il Senato, non Palazzo Chigi, insieme ai sindacati...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO. Signor Presidente, sono contraria all'emendamento Leo 1.3 perché, di fatto, non risolve i problemi alla radice. Sappiamo che ci sono contenziosi aperti sulla introduzione o meno delle prestazioni di servizi nei depositi IVA e sappiamo che esiste una problematica relativa al beneficio fiscale, anche nei confronti delle attività correlate. In tal modo, non risolviamo il problema. Se i depositi IVA non sono sufficientemente capienti, li possiamo allargare. Non facciamo distinzioni rispetto a operazioni che siano materialmente eseguite in luoghi limitrofi o adiacenti, anche perché sul concetto di adiacenza apriremmo una serie di contenziosi. Che cosa vuol dire, infatti, attività correlata o adiacente? La distanza deve essere di due metri, di tre metri o di quindici metri? In questo modo non risolviamo il problema e, anzi, andiamo ad appesantire la burocrazia ed a creare nuovi contenziosi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, forse deluderò qualcuno perché non mi riferirò all'articolo 41 del provvedimento in esame, perché credo che su di esso sia stato detto di tutto e di più ed è chiara la volontà persecutoria di occupare tutti i posti di potere.
Intervengo, invece, sull'emendamento Leo 1.3. Sono veramente amareggiato nei confronti del collega Leo nell'esprimermi in dissenso. Credo, infatti, che un emendamento debba essere presentato nel momento in cui un testo è migliorabile; al contrario, un testo come quello in discussione è irricevibile, non migliorabile. Credo, quindi, che sia nostro diritto far approvare questo testo perché esso allontana la maggioranza dal paese, scontenta i sindacati, scontenta le categorie, scontenta i giornali amici, scontenta tutti. Ciò vuol dire che non va bene. Diversamente da quanto afferma, Prodi si allontana dal paese e viene meno alle promesse fatte nel corso della campagna elettorale. Perciò, è giusto che le responsabilità siano assunte interamente da questa maggioranza e da questo Governo e l'opposizione ha il dovere ...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, siamo sorpresi della sorpresa dei sottosegretari, ma non siamo sorpresi affatto dall'articolo 41, comma 3, del decreto-legge in conversione. A ben vedere...
PRESIDENTE. Onorevole Romani, almeno formalmente deve esprimersi sull'emendamento Leo 1.3!
PAOLO ROMANI. Mi sto ricollegando a tale emendamento, signor Presidente. A ben vedere, infatti, come dicevo, qualsiasi emendamento all'articolo 41 citato è collegato, ovviamente, all'interpretazione del suo comma 3. Intervenendo in dissenso rispetto all'emendamento Leo 1.3, evidenzio che è finalmente chiaro il «trappolone» che si nasconde nello stesso articolo 41, comma 3, del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Onorevole Romani, siamo in sede di dichiarazione di voto sull'emendamento Leo 1.3: non ci stiamo occupando dell'articolo 41, comma 3, del decreto-legge.
PAOLO ROMANI. Da un lato, c'è il disegno di legge Gentiloni; dall'altro, c'è il disegno di legge sui diritti sportivi; adesso arriva l'articolo 41, comma 3, che, guarda caso, collega tutto, collegando...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo in dissenso - non me ne voglia il collega Leo - per sottolineare come in realtà il Governo abbia espresso certamente la sua posizione su questo emendamento, ma non riesca ad avere una posizione chiara, invece, sull'articolo già citato dal nostro presidente di gruppo, Elio Vito, e sul quale è stato chiesto al Governo un parere definitivo. È evidente che non si può immaginare di negare una risposta al Parlamento su un punto politico così importante.
Stiamo affrontando un decreto-legge connesso alla manovra finanziaria, che introduce nuove tasse e nuove gabelle, ma la conversione di un decreto-legge che al suo interno contiene norme «trappola»...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso rispetto all'emendamento Leo 1.3. Comunque, visto che ho un po' tempo, mi lasci parlare anche di quello che sta succedendo oggi in questa aula. Ci troviamo di fronte ad un Governo che, rispetto a domande precise relative all'articolo 41, non solo non ci dà risposta, ma rimane in aula chiacchierando, rispondendo a telefonate, avendo un atteggiamento, secondo me, di spregio rispetto ai lavori parlamentari.
Questo è intollerabile e dobbiamo denunciarlo. Per tale motivo, oggi riteniamo di dover enfatizzare questo modo di fare, tra l'altro, di fronte ad un provvedimento così importante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, intervengo in dissenso su questo emendamento per due motivi. Il primo, di matrice tecnica, perché questo emendamento non offre la soluzione migliore per risolvere il problema posto alla nostra attenzione. Il secondo, di matrice squisitamente politica, perché gli interventi in dissenso costituiscono una pratica regolamentare prevista dal nostro ordinamento proprio per porre problemi politici e per soffermarci su determinati temi. Quindi, non è il singolo problema che può essere di interesse, ma il fine ultimo che ci si propone. Penso che non sfugga all'onorevolePag. 21Grandi e ai colleghi della maggioranza che cosa sta succedendo in quest'aula e questo è un comportamento che non possiamo accettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso sull'emendamento Leo 1.3, relativo ai depositi fiscali ai fini dell'IVA. Questo emendamento non apporta effettivamente niente di nuovo, ma tutta la manovra finanziaria - e questo decreto-legge in particolare - recherà gravissimi problemi, non farà altro che inficiare le leggi che il passato Governo aveva portato avanti e, invece, agevolerà le evasioni fiscali dell'IVA, nelle dichiarazioni dei redditi dei professionisti e di tutti gli altri.
So personalmente che gran parte dei professionisti italiani si stanno organizzando per evadere costantemente...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso, non soltanto sull'emendamento al nostro esame ma anche verso il sottosegretario. Mi pare che egli abbia assunto un atteggiamento verso quest'aula assolutamente irriverente e poco cortese, perché credo sia dovuta una risposta su un tema così rilevante, non soltanto per noi ma anche per i colleghi dell'opposizione. Quindi, sarebbe utile che il sottosegretario tornasse in aula con una risposta, che potrebbe arrivargli dal telefonino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ribadisco l'invito ai colleghi che intendano intervenire a titolo personale ad attenersi all'oggetto della discussione, che, lo ricordo ancora una volta, verte in questa fase, sull'emendamento Leo 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, associandomi ai colleghi di Forza Italia, anch'io mi esprimo in dissenso sull'emendamento al nostro esame. Tuttavia, ne approfitto per svolgere una riflessione in termini più ampi, perché assistiamo alla mancanza totale di educazione da parte del sottosegretario quando si permette di non rispondere ad una specifica richiesta del nostro capogruppo.
PRESIDENTE. Onorevole Romele, mi permetto di farle notare che, chi interviene a titolo personale, lo fa in dissenso dal suo gruppo: l'«associazione» al gruppo esclude il titolo all'intervento.
GIUSEPPE ROMELE. L'ho premesso, ma il tutto fa parte di un complesso atteggiamento da parte del Governo e l'opinione pubblica deve saperlo...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal gruppo sull'emendamento in esame. A me dispiace, onorevole Leo, apprendere che lei abbia presentato l'emendamento 1.3 perché il Governo all'articolo 1 parla di accertamento, contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, nonché di potenziamento dell'amministrazione economico-finanziaria.
Devo dire che l'ho sempre apprezzata nei cinque anni precedenti perché ha tutelato gli interessi della popolazione e delle categorie. Tuttavia, onorevole Leo, l'emendamento in oggetto non mi convince. Infatti, più che allontanare l'evasione, sotto certi aspetti spinge alcune categorie ad evadere. Ovviamente non posso essere favorevole a votare questo emendamento...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Misuraca.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso dal mio gruppo. In particolare, accolgo la sua proposta di intervenire sull'emendamento Leo 1.3 che ho approfondito «profondamente» (e scusi la ridondanza di termini) ed anche sviscerato. Purtroppo, esso non fa che riportare alla mente il famoso articolo 41. Infatti, quando si legge alla lettera a) che si deve aumentare la quota dal 20 al 40 per cento, purtroppo la cifra 40 fa venire in mente la cifra 41 e, quindi, l'articolo 41. E ci risiamo un'altra volta.
Vorremmo sapere dove è andato il sottosegretario Grandi, rientrato in questo momento. Forse è andato a chiedere notizie su cosa si disponeva con l'articolo 41, una norma scandalosa...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Biancofiore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere il mio voto in dissenso sull'emendamento Leo 1.3. Non me ne voglia il collega Leo, ma lo sforzo di migliorare l'impianto e l'impostazione complessiva di una manovra che abbiamo contestato proprio dalle sue fondamenta, per una logica che considera la tassa come panacea per tutto e vuole condurre la lotta all'evasione, non seguendo processi pedagogici di educazione alla contribuzione volontaria, ma secondo una logica punitiva ed invasiva nella vita dei cittadini che certamente renderà più difficile...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ippolito.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, vorrei concludere il mio pensiero.
PRESIDENTE. Prego, onorevole D'Ippolito.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Ebbene, l'emendamento Leo 1.3 non riesce a migliorarla. Mi permetto, infine, di esprimere il dissenso su una questione di metodo introdotto da questa maggioranza e da questa finanziaria: l'indisponibilità ad accettare un franco dibattito in Parlamento su questioni di merito fondanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio dissenso sull'emendamento Leo 1.3. Me ne dispiace veramente perché conosciamo la bravura e la competenza dell'onorevole presentatore su questi temi, oltre alla sua amabilità. Esprimo dissenso per due motivi. Dal punto di vista del metodo, non mi convince assolutamente la copertura che ha individuato e la quantificazione di tale copertura.
Inoltre, per quanto riguarda il merito, non mi convince neppure il tema perché quando si parla di accertamento in contrasto all'evasione fiscale, non vi è dubbio che tutto mira ad un abnorme aumento delle...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marinello.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, il mio intervento è in dissenso sull'emendamento presentato dall'amico Leo perché non risolve alla radice la problematica espressa dall'articolo 1. Inoltre, vorrei ribadire che il Governo deve dare una risposta al nostro presidente, Elio Vito, in merito all'articolo 41. Vorrei ricordare la figuraccia fatta dal ministro Turco, che ha utilizzato il sistema dello spoils system per revocare la nomina di unPag. 23grande scienziato come il professor Cognetti. Ebbene, il ministro si è dovuto rimangiare immediatamente...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Virgilio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mondello. Ne ha facoltà.
GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, gentili colleghi, vorrei intervenire anch'io per esprimere il mio dissenso personale e soprattutto per sottolineare come l'atteggiamento del sottosegretario sia veramente l'emblema dello stato confusionale in cui versa questa maggioranza riguardo al decreto finanziario...
PRESIDENTE. Onorevole Mondello, almeno il passaggio formale dell'annunzio dell'intervento in dissenso sull'emendamento 1.3 sarebbe opportuno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, parlo in dissenso sull'emendamento Leo 1.3, anche se devo dire al collega Leo che una parte del suo emendamento è condivisibile. Infatti il collega Leo, con tale emendamento, ha inserito le prestazioni di servizi consistenti in manipolazioni usuali. Collega Leo, la manipolazione usuale della sinistra è proprio quella dell'articolo 41, che cerca di mascherare quando vogliono occupare il potere (Commenti). Ebbene, noi stiamo facendo una cortesia alla maggioranza: volevate mettere la fiducia per nascondere le vostre contraddizioni interne? Probabilmente arriveremo anche a questo. È un'ancora di salvezza che chiedete all'opposizione; probabilmente arriveremo a questo, ma non consentiremo di occupare il potere come avete sempre fatto.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, mi pare che la discussione si stia avvitando intorno all'interpretazione del terzo comma dell'articolo 41. Dato che - per carità, in quest'aula siamo tutti «giuristi» e «interpreti» - già la formulazione della norma, che contiene una serie di riferimenti...
PRESIDENTE. Onorevole Vietti, le ricordo che lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, sto intervenendo sull'ordine dei lavori proprio per evitare che i lavori non vadano avanti. Infatti, a questo punto, credo che la cosa più semplice sia che il ministro per i rapporti con il Parlamento venga alla Camera e risponda al quesito che tutti i colleghi parlamentari stanno ponendo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale). Nessuno ha una pregiudiziale opinione al riguardo. Stiamo interrogandoci per la tranquillità del futuro, nostro e delle amministrazioni dello Stato, su una norma contenuta in questo provvedimento, che dobbiamo votare. Dunque, si sospenda la seduta (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) e si convochi il ministro per i rapporti con il Parlamento, il quale credo non dovrebbe avere molti impegni prioritari rispetto al venire alla Camera. Ci risponda in merito all'interpretazione da dare a questa norma (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Vietti, l'evento dell'apparizione del ministro in aula è stato sollecitato ed è vivamente atteso. Tuttavia, non credo che sia possibile sospendere ora i lavori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, vorrei esprimere il mio profondoPag. 24dissenso su questo emendamento, nonostante l'intenzione di esprimere una posizione di astensione. Siamo contrari all'emendamento perché va a migliorare un testo che di per sé non è migliorabile. È un testo che tutta l'Italia odia, che tutta l'Italia non vuole. In quanto tale, non possiamo in alcun modo essere corresponsabili del miglioramento di un provvedimento che è veramente infame. Non si può collaborare all'approvazione di questo provvedimento. Tuttavia, per rispetto nei confronti del collega Leo, che ha profuso molto zelo nel proporre questo emendamento, noi ci asterremo, anzi io mi asterrò.
Debbo dire che bisogna parlare non solo di questo emendamento, ma anche di un fatto molto più grave, ossia l'articolo 41. Con l'articolo 41 si va ad occupare...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Picchi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ricevuto. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RICEVUTO. Signor Presidente, contrariamente a ciò che hanno dichiarato i colleghi intervenuti prima di me, le debbo dire, e debbo dirlo all'Assemblea, che avevo studiato approfonditamente la questione dell'emendamento Leo 1.3. Per chi, come me, è eletto in Abruzzo e conosce bene la situazione di difficoltà nella quale vivono alcune popolazioni di quelle aree montane e, quindi, il fatto che i proventi previsti da questo emendamento potessero essere destinati all'istituzione di un fondo per lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione nelle aree montane...
PRESIDENTE. Grazie molte, onorevole Ricevuto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.
MARIO VALDUCCI. Il mio è un intervento in dissenso rispetto all'enunciazione del gruppo di Forza Italia in merito all'emendamento Leo 1.3, ma è anche in assoluto dissenso rispetto all'intero testo normativo che oggi stiamo discutendo in aula e ai provvedimenti che sono contenuti sia nel testo del decreto fiscale sia nella legge finanziaria. Essi nulla hanno a che vedere con le normative di cui si tratta (cioè la legge finanziaria e il bilancio dello Stato), servendo solamente - come il comma 3 dell'articolo 41- ad occupare posizioni di potere per far sì che nel nostro paese un regime che è rivolto non solo al mondo produttivo si possa riferire anche al mondo della comunicazione, affinché non ci sia alcuna voce in dissenso...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, anch'io mi trovo in netto dissenso rispetto all'emendamento Leo 1.3 che, certamente, non migliora questo decreto-legge ma lo peggiora, nel caso fosse possibile, essendo tale decreto già pessimo. Vediamo che il Governo è impegnato in febbrili consultazioni, ci auguriamo con il ministro Chiti, il quale dovrebbe venire in aula a riferire in modo particolare su quanto chiesto dal nostro capogruppo, onorevole Elio Vito. È assolutamente necessario che, su un argomento così importante, il Parlamento riceva una risposta entro questa mattina.
Questo Governo sta cercando di occupare tutto e in fretta perché sa che a breve non ci sarà più, quindi tenta di occupare tutto quello che può. Certamente non possiamo consentire tutto ciò e quindi aspettiamo una risposta al più presto!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armosino. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA ARMOSINO. Il mio voto è in dissenso rispetto a questo pur pregevole emendamento dell'onorevole Leo. Dovremmo riflettere ed esprimere il dissenso perché una norma interpretativa non può che avere efficacia retroattiva. Penso che ci sia sconosciuto l'attuale sistema,Pag. 25gli eventuali contenziosi pendenti e l'oggetto su cui andiamo ad incidere. Ribadisco quindi il mio dissenso.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, ritengo che stiamo assistendo ad una sorta di autostruzionismo da parte della maggioranza. C'è stato l'autorevole intervento da parte di un gruppo le cui posizioni, in questi ultimi mesi, ho sempre guardato con attenzione. Ha parlato l'onorevole Vietti, che non mi pare stia facendo ostruzionismo. Egli ha chiesto - mi associo integralmente alla sua richiesta - che il ministro per i rapporti con il Parlamento venga a chiarire un punto importante di questo decreto-legge. Fintantoché il ministro per i rapporti con il Parlamento non arriva in aula, è chiaro che il lavoro della Camera si incunea in un binario morto, in attesa del chiarimento che tutti abbiamo richiesto.
Ecco perché ribadisco che l'assenza del ministro corrisponde ad una sorta di rallentamento voluto dei lavori da parte della maggioranza. Se poi la maggioranza ha bisogno di alibi per porre la fiducia, lo dica subito: gliene possiamo fornire quanti ne vuole. Se, invece, si desidera un lavoro costruttivo, la migliore cosa che la maggioranza può fare è di far venire immediatamente in aula il ministro per i rapporti con il Parlamento affinché ci spieghi l'esatto significato dell'articolo 41 e, ove vi sia un contrasto letterale tra ciò che dirà e quanto è scritto, proponga un emendamento chiarificatore che faccia proseguire tranquillamente i lavori senza alcun ostruzionismo da parte nostra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole La Russa e gli altri colleghi che il ministro per i rapporti con il Parlamento non si sottrae alla richiesta di chiarimento e sarà tra breve in aula. Non riusciamo però a comprendere il collegamento tra tale chiarimento, che fa parte della dialettica e di un ordinato iter del provvedimento, e l'idea che su una richiesta di chiarimento si monti un'operazione di ostruzionismo ponendola come una pregiudiziale. Nei rapporti corretti tra Parlamento e Governo ci viene chiesto un chiarimento: lo daremo. Chiediamo tuttavia al Parlamento correttamente di continuare nell'esame del decreto-legge, almeno per quel tanto che sarà necessario a «materializzare» il chiarimento richiesto (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario perché ci ha illuminato circa il fatto che il ministro Chiti sarà tra breve tra noi. Tuttavia, proprio per questo e proprio perché non vi è una logica pregiudiziale, signor Presidente, le avanzo la richiesta motivata dal senso delle parole del sottosegretario circa l'esigenza di una sospensione dei nostri lavori per pochi minuti, quelli necessari al ministro Chiti per raggiungere l'aula dal suo Ministero, che è a pochi metri da qui. In tal modo, egli potrà dirci definitivamente, ponendo fine all'ostruzionismo del Governo e della maggioranza su tale punto, come va interpretato l'articolo in questione. Sappiamo bene che si tratta di un articolo successivo a quello ora in esame, ma sappiamo anche che da questo può dipendere un giudizio complessivo sul provvedimento stesso da parte dei gruppi dell'opposizione e sulla stessa natura dell'emendamento Leo 1.3 che, non a caso, sta suscitando un ampio dibattito in quest'aula.Pag. 26
Pertanto, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, le chiedo di mettere in votazione la nostra richiesta di sospensione motivata secondo le parole del sottosegretario D'Andrea (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei chiedere l'attenzione dei colleghi perché, al di là di qualunque valutazione si voglia fare sulla richiesta avanzata (Commenti)... Se voi abbassate la vostra di voce, io più di tanto non posso urlare (Commenti)... È alzato al massimo, posso arrampicarmi, se volete, ma più di questo non posso fare.
In relazione alla richiesta avanzata dal collega Vietti e, precedentemente, dal collega Vito, vorrei sottolineare che da quando abbiamo iniziato il dibattito questa mattina vi sono state forme di allungamento della discussione diversificate da parte dei gruppi che le operano e rispetto agli argomenti proposti. Dico al collega Vietti che la risposta migliore alla sua domanda potrebbe darla proprio il presidente Casini, già Presidente di questa Assemblea, che potrebbe facilmente spiegare come nella scorsa legislatura ci abbia detto ripetutamente che non è possibile chiedere la sospensione della seduta per un chiarimento riguardante un articolo successivo a quello in esame. Infatti, la richiesta riguarda l'articolo 41, mentre stiamo ancora esaminando l'articolo 1.
Onorevole Volontè, vi è stato un impegno, più o meno formale, rispetto al quale avremmo dovuto concludere l'esame di questo provvedimento venerdì prossimo. Ci sono 450 emendamenti e ne abbiamo approvati 2: di questo passo saranno necessari 14 giorni e, addirittura, sostenete che non è in corso una forma di ostruzionismo! Spero che arriverà il ministro Chiti, così potrà giustamente dire, come avrebbe sostenuto il Presidente Casini, che risponderà nel momento in cui esamineremo l'articolo 41.
Vorrei invitare tutti a riflettere sul fatto che quello che era inizialmente un timore strisciante è diventato un'evidente forma di ostruzionismo che si sta prolungando e che, nelle richieste di sospensione della seduta o in altri artifici parlamentari, non coinvolge più soltanto la Lega ma anche altri gruppi. Questa è la realtà dei fatti! Sono stati approvati due emendamenti da questa mattina ed è in corso una palese forma di ostruzionismo.
Noi andiamo avanti, sperando che vi sia un ripensamento, altrimenti, sapremo qual è la situazione!
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario D'Andrea che ci ha dato la possibilità di riaprire la discussione. Potremmo ricominciare daccapo (a tale riguardo, potrebbe intervenire un numero di deputati pari alla metà del gruppo meno uno; siamo ancora a trenta e, pertanto, potremmo ricominciare), ma non è questa la nostra intenzione! La ringraziamo anche a proposito di rapporti di correttezza.
Il nostro atteggiamento è scaturito dal fatto che il sottosegretario Grandi, con il Corriere della Sera sul banco e la mano in tasca, ha detto: «ci vediamo sull'articolo 41»! Mi sembra che sia stato quell'evento a provocare un certo comportamento da parte del nostro gruppo.
Mi pare che il ministro Chiti stia per giungere in aula, anche se è alle prese con qualche piccolo problema, visto che, al Senato, il Governo è andato sotto sugli sfratti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Detto ciò, in attesa che giunga il ministro Chiti, siamo disponibili a votare questo emendamento e a sospendere la seduta.
PRESIDENTE. A questo punto, un'ipotesi di lavoro è chiedere al relatore la sua opinione ... Prego, onorevole Fincato, ha facoltà di parlare.
Pag. 27LAURA FINCATO, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, chiediamo che si continui l'esame del provvedimento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.
CHIARA MORONI. Signor Presidente, esprimendomi in dissenso sull'emendamento Leo 1.3, penso che questa opposizione, che rappresenta la metà degli italiani, abbia il dovere di denunciare la situazione, in cui ci troviamo, di vera e propria dittatura della maggioranza - alla faccia di quella che rinfacciavate a noi nella scorsa legislatura (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! - che mortifica il Parlamento, bypassandolo costantemente su qualsiasi provvedimento che vuole approvare! Una maggioranza che è costretta a porre la questione di fiducia non già dall'opposizione o dall'ostruzionismo dell'opposizione, ma dalla vostra rissosità interna, dalla vostra incapacità di mettervi d'accordo su nulla, salvo, ovviamente, l'occupazione militare di tutti i posti di potere. In ordine a ciò, invece, vi mettete d'accordo perfettamente!
Un'arroganza inaccettabile che sta pagando il Parlamento ed i cittadini italiani, a maggior ragione, perpetrata da una maggioranza che non ha più nemmeno il consenso dei cittadini italiani!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,36)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baiamonte. Ne ha facoltà.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, anch'io mi esprimo in dissenso sull'emendamento Leo 1.3, in quanto non posso condividere la non effettuazione del pagamento dell'imposta sul valore aggiunto. Tuttavia, mi sia consentito un appunto alla maggioranza, che nel caso specifico è autolesionista.
Vi è una certa arroganza, consentitemi di dire, da parte del Governo nel non voler rispondere ad una richiesta formale che l'onorevole Vito ha giustamente sollevato. Mentre il sottosegretario Grandi cerca di posticipare il problema, interviene un altro sottosegretario e dice: signori miei, andiamo avanti perché aspettiamo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baiamonte.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'emendamento Leo 1.3 per esprimere un dissenso sulla manovra complessiva. In particolare, non riesco a comprendere alcuni aspetti dell'emendamento, che crea confusione in un panorama già confuso e distorto.
La questione riguardante almeno l'annualità di iscrizione alla CCIAA mi sembra troppo poco e non pertinente rispetto alla complessità e alla onerosità della manovra stessa. Così come ritengo non siano valide le considerazioni che fanno ammontare a 300 milioni di euro l'anno il recupero del gettito fiscale e, ancora, non mi trovo d'accordo...
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romagnoli. Ne ha facoltà.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, non sono assolutamente d'accordo sul contenuto dell'emendamento Leo 1.3, che trova grandi dissensi sia nella maggioranza degli italiani che vivono in Italia sia nella maggioranza degli italiani che vivono all'estero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole sull'emendamento in esame, inPag. 28quanto riteniamo che l'incremento dei fondi chiesto dall'onorevole Leo sia legittimo e necessario.
Colgo l'occasione per spiegare al sottosegretario D'Andrea il mutato atteggiamento registrato in aula. Ho partecipato personalmente alla Conferenza dei capigruppo e, in quella sede, la Democrazia cristiana ha esplicitato il proprio desiderio di giungere al voto finale sul disegno di legge di conversione del decreto in esame nella giornata di venerdì. In tal senso si erano espressi anche i rappresentanti di Forza Italia e dell'UDC.
Il nostro gruppo era particolarmente soddisfatto di tale presa di posizione perché ci sembrava un atteggiamento costruttivo, in quanto finalizzato ad entrare nel merito dei singoli argomenti proposti da questo decreto fiscale cercando di migliorarne gli aspetti che, a nostro giudizio, sono assolutamente criticabili.
Volevo rispondere al sottosegretario D'Andrea per spiegare qual è stato il motivo scatenante di questa reazione dell'Assemblea. A mio giudizio, peraltro, un motivo assolutamente condivisibile perché, se si chiede all'opposizione di svolgere insieme un lavoro costruttivo attraverso un percorso fatto di continue conferme alla volontà comune di raggiungere l'obiettivo prefissato, è evidente che, quando viene posto un quesito sull'interpretazione legittima del comma 2 dell'articolo 41, non ricevere una risposta significa mettere in dubbio tutto il percorso che si immaginava di poter fare.
Sinceramente, mi è difficile comprendere perché non si riesca ad ottenere una risposta, che ritenevo potesse essere fornita anche dai sottosegretari presenti. Infatti, se l'interpretazione fornita dall'onorevole Elio Vito è corretta, il comportamento con cui si introduce all'interno di un decreto fiscale la sostituzione di un consigliere di amministrazione della RAI mi sembra profondamente criticabile. Tuttavia, l'interpretazione dell'onorevole Elio Vito potrebbe essere del tutto personale e, di conseguenza, atta solo ed unicamente a ricevere un chiarimento, che riporterebbe quest'Assemblea a svolgere il lavoro costruttivo delle ultime 48-72 ore.
Non dobbiamo dimenticare l'atteggiamento dell'opposizione rispetto al provvedimento sull'ordinamento giudiziario e in termini di partecipazione agli incontri finalizzati a trovare soluzioni che potessero migliorare i vari testi.
Allora, nasce spontanea una considerazione. Ritardare la risposta a questo quesito, o non darla proprio, di fatto significa non voler affrontare il problema perché realmente l'obiettivo è quello di arrivare alla sostituzione del consiglio di amministrazione? Se così fosse, credo che l'atteggiamento di tipo ostruzionistico dei colleghi di Forza Italia, sia anche poco. È un atteggiamento molto corretto, anzi da encomiare dal punto di vista etico, considerate le polemiche sulla stampa e sui media su questo specifico argomento, e visto anche l'atteggiamento con il quale più volte la minoranza ha riscontrato nei comportamenti della maggioranza una metodica occupazione degli spazi, che poco lascia all'interpretazione, se non al convincimento che ci sia realmente una volontà da parte dell'attuale maggioranza di estromettere da tutti i ruoli istituzionali la voce del dissenso, coloro che possono in qualche misura esprimere un giudizio negativo.
Concludo questo mio intervento con un accorato, sincero appello agli amici onorevoli della maggioranza. Date una risposta, datela per la costruzione di un rapporto comune in quest'aula, datela nella maniera in cui noi ci aspettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo e la maggioranza che lo sostiene non hanno - ePag. 29credo non possano neppure essere sospettati al riguardo - la volontà di introdurre in modo surrettizio, in un decreto fiscale, modifiche che possano riguardare i vertici della RAI.
Quindi, non c'è questa volontà. La lettura di merito, secondo me, di questo comma 3 dell'articolo 41 non consentirebbe questa interpretazione. In ogni caso, questa non è l'interpretazione possibile (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Grazie.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. I colleghi che mi hanno preceduto hanno formulato moltissime osservazioni sul mio emendamento 1.3 e quindi, res melius perpensa, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 1.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 267).
Prendo atto che i deputati Testoni e Vichi non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leone 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, a me pare che l'emendamento che abbiamo proposto sia assolutamente ragionevole, considerando che già l'articolo 4, comma 80, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, prevedeva che laddove fosse possibile si provvedesse alla distruzione della merce a carico del contravventore. Questa norma è stata abrogata dal decreto legislativo n. 30 del 2006 (sul codice della proprietà intellettuale), ma a me sembra veramente risibile che laddove venga dimostrata la provenienza illecita della merce non si possa procedere alla distruzione a danno del contravventore, invece che del titolare del diritto.
Dunque non facciamo che aggiungere un richiamo ad una norma che era già stata prevista nella finanziaria per il 2004.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 494
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Vichi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leone 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, anche quello in esame ci sembra un emendamento ragionevole. In realtà, l'articolo 1, al comma 4, prevede l'emanazionePag. 30di un decreto da parte del ministro dell'economia e delle finanze, in accordo con il Ministero della giustizia, per definire le procedure per la distruzione della merce. Tuttavia, come al solito, non viene fissato un termine. L'emendamento in oggetto prevede che il decreto debba essere emanato entro novanta giorni dalla pubblicazione del presente decreto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, vorrei invitare i colleghi a votare a favore dell'emendamento in esame. Il comma 3 dell'articolo 1 concede all'autorità doganale il potere di distruggere la merce sospetta, illegale, senza dover aspettare l'esito del procedimento penale, quindi, senza far passare in giudicato l'accertamento.
Le modalità con le quali deve avvenire questa distruzione sono rimesse ad un decreto ministeriale. Tuttavia, stabilire che è necessaria l'emanazione di un decreto ministeriale e non prevedere un termine entro il quale il ministero dovrà emanarlo mi sembra una disposizione non corretta e in contrasto con la legge n. 400 del 1988.
Quindi, inviterei i colleghi a votare a favore dell'emendamento in esame con il quale si rafforza il potere dell'autorità doganale e si pone un termine per evitare che si vada alle calende greche e si continui a tenere merci sospette in custodia presso la dogana, il tutto a carico e a spese dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi di maggioranza che abbiamo finito con l'ostruzionismo. L'emendamento degli onorevoli Leone e Gianfranco Conte, sul quale la maggioranza ha espresso un voto contrario, voleva solo far pagare la distruzione delle merci contraffatte non allo Stato, ma a chi le ha contraffatte.
Vi invito, quindi, a valutare il contenuto degli emendamenti. Infatti, precedentemente, respingendo l'emendamento degli onorevoli Leone e Gianfranco Conte, abbiamo premiato i contrabbandieri, i falsificatori, facendo pagare la distruzione delle merci allo Stato. Ora, se voterete contro l'emendamento in oggetto, renderete inapplicabile il decreto ministeriale previsto dal provvedimento. Quindi, impediremmo la distruzione delle merci.
Volevo solo ricordarvi che abbiamo cambiato registro e che l'approvazione di alcune proposte emendative servirebbero al paese e non all'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 266).
Prendo atto che i deputati Capitanio Santolini e Calgaro non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Galletti 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor presidente, l'emendamento in esame è di buonsenso, ed è volto a sistemare il testoPag. 31per evitare che, nei prossimi mesi, si avviino molti contenziosi su questo punto.
La disposizione prevede, con qualche ragione, che le prestazioni professionali rese nei paesi inseriti nella cosiddetta black list, quindi i paradisi fiscali, quei paesi che hanno un diritto fiscale con maglie molto larghe, siano indeducibili. Queste spese devono essere inserite separatamente nella dichiarazione dei redditi.
Tuttavia, è data al contribuente una possibilità, ossia quella di dimostrare che le prestazioni professionali svolte in quei paesi da professionisti siano prestazioni professionali vere, effettivamente svolte nell'interesse economico del contribuente italiano. In questo caso, quelle prestazioni diventano deducibili dalla dichiarazione dei redditi.
Questa norma esiste già per le operazioni diverse dalle prestazioni professionali. In quel caso, è previsto un comma aggiuntivo (il comma 11) che stabilisce che il contribuente possa, entro novanta giorni da un invito dell'amministrazione, provare la consistenza effettiva delle operazioni fatte nei paesi paradisi fiscali, delle black list.
Se non coordiniamo il comma 11 con il 10-bis che introduciamo in questo articolo, queste prestazioni resteranno sempre e comunque indeducibili, anche se effettivamente svolte. Questo vorrà dire che il contribuente si troverà ad affrontare un lungo contenzioso, anche col pagamento di un forte anticipo dell'imposta accertata, senza poter dimostrare immediatamente la validità di quelle prestazioni.
Quindi, riterrei opportuno fare riferimento, nel comma 11, all'inserimento del comma 10-bis per evitare questa situazione iniqua, sgradevole e soprattutto produttrice di costi burocratici per il contribuente e per l'amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 1.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 267).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leo 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. L'emendamento che propongo è di enorme importanza per circa 5000 imprese italiane.
Nel 1997 è stata introdotta, nel nostro ordinamento tributario, una norma che prevede che, nel caso in cui siano sostenute delle spese in paesi con regime fiscale privilegiato, tali spese, oltre ad essere indicate nella contabilità e nella dichiarazione dei redditi, devono essere separatamente annotate in un apposito rigo della dichiarazione.
Tantissimi contribuenti, per un'inosservanza oppure per un problema di tipo operativo, hanno dimenticato - quindi, non si tratta di una violazione di carattere sostanziale - di annotare quell'importo nella dichiarazione dei redditi. La norma del 1997 stabilisce che, in questo caso, se non è stato meramente annotato l'ammontare, il costo non è deducibile.
Quindi, viene a crearsi una sorta di sanzione impropria, per cui un contribuente che ha sostenuto delle spese effettivamente comprovate, risultanti da documentazione doganale, per il fatto di non aver annotato, a meri fini conoscitivi, questo importo in un rigo della dichiarazione dei redditi, perde la possibilità di dedurre tali costi.Pag. 32
Il mio emendamento, tenuto conto che siamo in presenza di una violazione formale, semplicemente formale, dà la possibilità a questi contribuenti di presentare una dichiarazione integrativa, in cui possano esporre questo ammontare in un apposito rigo e pagare una sanzione per la violazione formale commessa - da cui deriverà un beneficio anche per l'erario, che acquisirà un maggiore gettito -, rendendo così deducibile il costo.
È una norma di fondamentale importanza. Tante imprese stanno chiudendo per questa situazione. So che anche i colleghi della maggioranza sono sensibili a questa vicenda. Quindi, inviterei tutti a riflettere, perché un'eventuale bocciatura di questo emendamento creerebbe un enorme pregiudizio al sistema produttivo italiano.
Tenete presente che la giurisprudenza relativa al contenzioso tributario si sta pronunciando univocamente a favore della deducibilità del costo. Quindi, in questo modo risolveremmo un contenzioso che sarà di proporzioni enormi.
Faccio presente, infine, che la norma del 1997 si pone in contrasto anche con un principio cardine della Carta costituzionale, ossia il principio della capacità contributiva, secondo cui il reddito imponibile è pari alla differenza tra i ricavi e i costi. Nel momento in cui rendiamo indeducibile un costo, rischiamo di assoggettare a tassazione il ricavo per l'intero ammontare e, quindi, violeremmo anche un principio costituzionale.
Per questo, invito ciascun collega e, in particolare, quelli della maggioranza, a riflettere su tale aspetto, perché sono sicuro che sull'intero territorio italiano e, quindi, nelle circoscrizioni elettorali di tutti i colleghi, ci si troverà di fronte a tantissime situazioni di questo tipo. Si tratta di una violazione formale, che può essere risolta applicando una sanzione, evitando che le imprese chiudano i battenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Anche io vorrei sottolineare ai colleghi l'importanza di questo intervento proposto dall'onorevole Leo, che va nel senso delle questioni poste più volte dalla maggioranza con il provvedimento in esame.
Si tratta di un intervento migliorativo del testo, che sana problemi molto seri legati alle imprese, che hanno tutto il diritto di ottenere la deduzione di questi costi. Si deve mettere parte del sistema produttivo nelle condizioni di proseguire il percorso di presenza e di sviluppo sui mercati.
Allo stesso tempo, invito il Governo e la maggioranza, anche rispetto ai due emendamenti che sono stati illustrati precedentemente e che, in parte, sono legati a questo tema, a cominciare ad entrare nel merito delle questioni. Dispiace vedere che da parte del Governo non ci sia attenzione, perché con questo intervento si sta cercando di migliorare la normativa, ottenendo maggiori risorse anche per l'erario.
Quindi, chiedo a tutti i colleghi di votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, su tale argomento l'onorevole Leo ed io abbiamo presentato anche alcune proposte di legge ad hoc. Mi sembra importante far comprendere all'Assemblea di cosa stiamo parlando.
Si tratta di costi sostenuti da aziende italiane (ad esempio per importazioni di merci elettroniche da paesi molto più avanzati dei nostri, accertate dagli uffici della dogana) che non possono essere portati a decurtazione del conto economico, perché la normativa introdotta dal decreto Visco-Bersani lo impedisce ai fini antielusione e antievasione; una normativa che probabilmente aveva una sua logica, ma nella quale ci si è dimenticati della possibilità...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
Pag. 33RICCARDO PEDRIZZI. ...di metterli formalmente in una sezione differente. È un fatto importante perché il contenzioso è già in atto da parte di migliaia di aziende italiane, le quali, avendo importato...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole!
RICCARDO PEDRIZZI. ...merci e servizi, non possono portare i relativi costi a decurtazione dei propri conti economici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Ritorniamo nella casistica di cui si parlava prima e non vorrei che avvenisse quanto accaduto poco fa con la votazione sugli emendamenti, e cioè che, dopo aver votato in modo contrario, la maggioranza - potete chiederlo ai relatori o al rappresentante del Governo - si accorgesse che probabilmente si sarebbe dovuto votare a favore.
Cerco di semplificare il ragionamento svolto tecnicamente in modo perfetto dal collega Leo. Vi sono alcune aziende che chiuderanno i battenti, perché non hanno messo una crocetta! E il non aver messo una crocetta sulla dichiarazione dei redditi impedisce loro di scaricare costi che per talune aziende valgono milioni di euro. È una situazione che riguarda probabilmente 1.500 o 2 mila aziende in Italia, le quali rischiano per un errore burocratico - l'omissione di una crocetta - di chiudere i battenti, perché non possono dedurre come costi tutte le importazioni fatte da alcuni paesi, che sono contenuti nella cosiddetta black list.
Approvare l'emendamento in votazione significa porre tali aziende nelle condizioni di non chiudere (tra l'altro, nel contenzioso che si è generato, le commissioni tributarie stanno dando ragione sostanzialmente alle aziende per consentire loro di non chiudere) e il Governo, da una parte, eviterebbe un contenzioso enorme e, dall'altra, darebbe la possibilità alle aziende di non chiudere.
Questa proposta emendativa non ha un contenuto politico, non va contro il decreto Bersani, poiché la norma risale al Governo precedente, e sanerebbe una situazione che mette in difficoltà una parte rilevante di aziende italiane.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, le chiedo di accantonare l'esame dell'emendamento Leo 1.8.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Duilio. In assenza di obiezioni, l'esame dell'emendamento Leo 1.8 si intende accantonato.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Alberto Giorgetti 1.9 e Della Vedova 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani.
PIETRO ARMANI. Gli emendamenti in oggetto prevedono la soppressione del comma 8, che si riferisce al comma 2 dell'articolo 12 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, nel quale è stabilito che «qualora siano state contestate nel corso di un quinquennio tre distinte violazioni dell'obbligo di emettere la ricevuta fiscale o lo scontrino fiscale (...) scatti la sospensione della licenza o dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività ovvero dell'esercizio dell'attività medesima per un periodo da quindici giorni ad un mese».
Viene poi previsto che il provvedimento di sospensione sia immediatamente esecutivo; inoltre, se l'importo complessivo dei corrispettivi oggetto della contestazione eccede i 50 mila euro, la sospensione è disposta per un periodo da uno a sei mesi. Si tratta di un elemento che, per quanto riguarda soprattutto piccole e piccolissime aziende, potrebbe diventare particolarmente pesante e vessatorio.
Questa è la dimostrazione, signor Presidente, che qualora il ministro Visco -Pag. 34che in audizione era stato da noi invitato a prenderne coscienza - trasformasse il meccanismo della emissione delle ricevute fiscali in un contrasto di interessi, cioè consentisse a colui che riceve il bene o il servizio di portare integralmente in detrazione le ricevute fiscali di colui che glieli fornisce, si eviterebbe una deformazione e, soprattutto, una penalizzazione per le piccole e piccolissime imprese che potrebbe essere devastante per la loro attività.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Alberto Giorgetti 1.9 e Della Vedova 1.10, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 261).
Prendo atto che il dispositivo di voto del deputato D'Agrò non ha funzionato e che lo stesso avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Filippi 1.11, Galletti 1.12, Leone 1.13, Leo 1.14 e Raiti 1.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, interveniamo volentieri sul comma 8 perchè è un po' il simbolo di questo provvedimento. La maggioranza ha sognato - visto che adesso la norma è stata modificata - di adottare un provvedimento completamente vessatorio nei confronti delle categorie produttive. Si è inventata un'infrazione per la mancata emissione di un solo scontrino o di una ricevuta fiscale da parte di un barista o un ristoratore o un qualsiasi artigiano, per farlo arrivare a chiudere l'esercizio!
Oggi discutiamo su questo provvedimento e, in contemporanea, vediamo che al Senato la maggioranza è stata battuta nella votazione sulla conversione di un decreto-legge. È il destino che si ritorce contro questa maggioranza: nel momento in cui discutiamo un provvedimento del tutto vessatorio verso le categorie produttive, la maggioranza va sotto al Senato; una maggioranza che non c'è più e che qui sta perdendo tempo e sta facendo perdere tempo, oltre che a noi, anche al paese.
Noi, come Lega Nord, sono due giorni che con impegno ci stiamo adoperando per modificare questo provvedimento in aula. Stiamo discutendo tutti gli emendamenti in maniera volenterosa per apportare un miglioramento all'interno di questo provvedimento. Così, scopriamo che la maggioranza al Senato ha perso nella votazione sulla conversione di un decreto-legge, il che ci dice che la maggioranza non esiste più. Tutti dovrebbero essere avvertiti che si va a votare oggi un provvedimento - sul quale, probabilmente, verrà posta la questione di fiducia - quando non avete più la maggioranza al Senato! Dunque, probabilmente siamo qui a lavorare per nulla.
Nel merito di questo emendamento, riteniamo che la disposizione sulla mancata emissione dello scontrino sia un po' il simbolo della vessazione che questa maggioranza e questo Governo impongono sulle categorie produttive. Il solo pensare di far chiudere un'attività produttiva per un solo scontrino non emesso è una cosa pazzesca (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Poi ci avete messo una pezza, perché vi siete accorti di essere ideologicamente contrari al lavoro delle categorie produttive e di quelli che pagano le tasse, soprattutto in Padania, e di chi vive della propria intrapresa. Avete cercato quindi di mettere qualche pezza qua e là e adesso siamo qui a votare un'altra cosa. Ma il solo aver pensato di provocare la chiusura di un esercizio produttivo per un soloPag. 35scontrino non emesso è il simbolo del vostro modo di pensare e del vostro modo di agire. Non è la prima volta che ciò accade e lo abbiamo visto con il decreto Bersani-Visco: pensate di mettere in galera chi non paga le tasse, senza contare che magari costui potrebbe attraversare un periodo particolare, come una crisi d'impresa. Allora, in un momento del genere non è che l'imprenditore pensa di andare a pagare le tasse allo Stato, ma paga i fornitori, altrimenti mette in crisi tutto il comparto ed il settore. Col decreto Bersani, invece, avete stabilito di metterlo in galera!
Altro esempio è questa norma sull'emissione dello scontrino. La disposizione è stata riformulata, ma noi ugualmente chiederemo - a titolo simbolico, ma anche pratico e politico -, in sede di esame del disegno di legge finanziaria, che per chi è sottoposto a studi di settore lo scontrino non debba più essere emesso! Ciò per liberarlo da questa incombenza e dalla vostra impostazione ideologica, dogmatica e culturale per la quale tutti sono comunque evasori - e lo ha detto Visco in Commissione -, scontrino o non scontrino, perché comunque si evade. Allora, chiediamo che questo articolo venga soppresso (Commenti - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Prendo atto che l'emendamento D'Elpidio 1.17 è stato ritirato dai presentatori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Presidente, naturalmente credo che il Governo e la maggioranza, rendendosi conto dell'assurdità della norma prevista originariamente nel decreto-legge, con un emendamento successivo, che veniva incontro anche alle richieste provenienti dall'opposizione, abbiano modificato l'impianto complessivo dell'articolo 1, comma 8. Resta, tuttavia, un problema di fondo: quando parlate nella norma di contestazione sull'emissione di uno scontrino fiscale, andate in una direzione del tutto diversa da quella precedente, perché in quel caso si parlava di accertamento definitivo. La contestazione, infatti, può avvenire anche sulla vecchia questione esemplificata dal bambino che lascia lo scontrino sul tavolo del bar. Se voi ragionate ancora sulle semplici contestazioni e non sulle questioni definitivamente accertate, ci ritroveremo nelle solite problematiche collegate allo scontrino fiscale. D'altra parte, come il precedente Governo anche quello attuale mi sembra sia ormai indirizzato verso la trasmissione telematica degli scontrini fiscali e la loro non validità ai fini fiscali.
Ritengo, quindi, che anche questa norma andrebbe modificata. Naturalmente, non abbiamo il tempo ora di presentare una proposta emendativa modificativa di questa disposizione perché è stata già modificata in Commissione. Per tale ragione, manteniamo l'opposizione al comma 8 dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Strizzolo 1.35 è stato ritirato dal presentatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Intervengo semplicemente per ribadire quanto già detto dal collega Gianfranco Conte. Mi sembra un'assurdità vessare in questo modo le piccole e medie imprese, in particolare artigiani e commercianti. Ribadisco quanto detto in discussione generale dal collega Zorzato: pare che queste categorie siano penalizzate esclusivamente perché hanno votato per noi e, quindi, per quanto vi riguarda, dalla parte sbagliata!
Addirittura, prevedete una multa e disponete il controllo da parte dell'agenzia delle entrate. Controllate in sostanza che i comuni applichino l'ordinanza. Questa è una vessazione. In questo modo si attaccano frontalmente le categorie Confcommercio e Confesercenti. In Commissione, il relatore della legge finanziaria Ventura disse che si sarebbe provvedutoPag. 36a modificare questa indicazione del Governo. Ritengo, quindi, che siate ancora in tempo per cambiare la norma evitando di vessare le aziende in questo modo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Invito i colleghi a votare a favore di questi identici emendamenti. Ci troviamo di fronte ad un cattivo decreto-legge. Esso aumenta la pressione fiscale nel paese, così come ha fatto il decreto Visco-Bersani e come farà la legge finanziaria e rompe il rapporto di collaborazione tra contribuente e amministrazione finanziaria.
Con il comma 8, così come modificato in Commissione, sicuramente migliorativo della disposizione originaria del decreto-legge, che prevedeva la chiusura dell'esercizio commerciale per la semplice omissione dell'emissione di uno scontrino fiscale, è previsto che sia sufficiente la contestazione - invito i colleghi a riflettere su questo termine - di tre violazioni dell'obbligo di emettere lo scontrino fiscale per chiudere un esercizio commerciale con un provvedimento immediatamente esecutivo. A me pare che la normativa attuale, la quale prevede l'accertamento definitivo delle violazioni, sia più consona. In questa maniera, si viola il diritto di difesa del contribuente che può trovarsi di fronte ad un accertamento sbagliato.
Mi chiedo e vi chiedo: cosa avverrebbe se venisse chiuso un esercizio commerciale dopo la terza contestazione della violazione dell'obbligo di emissione di un scontrino fiscale e successivamente si accertasse, in sede definitiva, che quella contestazione era errata? Chi risarcirà i danni all'esercizio commerciale e al commerciante che si vedrà chiudere per un mese il proprio esercizio commerciale con un provvedimento immediatamente esecutivo?
Bisogna riflettere. Penso che la normativa attuale sia sicuramente più logica. È giusto accertare prima la violazione e poi irrogare la sanzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Filippi 1.11, Galletti 1.12, Leone 1.13, Leo 1.14 e Raiti 1.34, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 262).
Prendo atto che i deputati Adolfo e Mele non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Prendo atto altresì che il deputato Marcena non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Ricordo che l'emendamento Filippi 1.16 è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Filippi 1.18. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. L'emendamento Filippi 1.18, così come l'emendamento Filippi 1.16, ritirato, cerca di ammorbidire questa assurda normativa sugli scontrini. Il motivo per il quale abbiamo ritirato l'emendamento Filippi 1.16, che prevedeva il limite di uno o due giorni di chiusura dell'attività, in caso di accertamento della violazione dell'obbligo di emettere la ricevuta o lo scontrino fiscale, è semplicemente perché si riferiva alla formulazione originaria del comma 8. L'emendamento Filippi 1.18, invece, intende stabilire il limite nell'importo, ovveroPag. 37arrivare complessivamente ad almeno 500 euro di violazioni accertate. Ora, è di tutta evidenza, come giustamente rilevato dal collega Fugatti, che è del tutto demenziale pensare di far chiudere un esercizio commerciale per una violazione formale, qual è quella della mancata emissione di uno scontrino, ma, quantomeno, arriviamo a far sì che la violazione abbia un senso da un punto di vista economico. Ora, tre violazioni (si pensi a tre caffè, a tre violazioni, in cinque anni) comportano la chiusura di almeno tre giorni, perché attualmente le norme prevedono da un minimo di tre giorni ad un massimo di un mese. È evidente che, se non c'è un limite economico, si crea sicuramente un danno all'esercizio commerciale e riteniamo quindi necessario introdurre questo correttivo di carattere economico. È stato fatto l'esempio del bambino che lascia lo scontrino relativo a tre gelati: se per tre volte un bambino non si porta via lo scontrino, voi fareste chiudere l'attività! Poi bisogna anche considerare la discrezionalità (da un minimo di tre giorni fino mese) che - sappiamo come funzionano certe cose - non è mai da parte delle imprese né di chi lavora. Riteniamo quindi indispensabile l'introduzione della franchigia di almeno 500 euro. Cribbio! 500 euro di gelati non sono tre gelati! Rimane comunque un dubbio riferito al fatto che la formulazione dell'emendamento era stata fatta sulla base del vecchio comma 8, che recitava «Qualora siano definitivamente accertate anche più violazioni (...)». Su questo punto, comunque, credo che si possa accettare tale formulazione.
Concludo, però, su una questione di carattere politico. Come giustamente il collega Fugatti ha ricordato, al Senato la maggioranza è stata battuta nella votazione su un provvedimento già in vigore. A questo punto, il conto alla rovescia è partito e, per noi della Lega e della Padania, che siamo pragmatici, è inutile stare a perdere tempo. Se dovete fare un nuovo Governo, fatelo subito, e non fate perdere tempo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Innanzitutto, signor Presidente, intendo aggiungere la mia firma all'emendamento Filippi 1.18. Inoltre, vorrei concludere il discorso iniziato nel corso del mio precedente intervento. Vi è il rischio grave di commettere tre violazioni in cinque anni, violazioni che, tuttavia, sono assolutamente possibili per tutti coloro che sono soggetti all'emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale. Quindi, siamo assolutamente d'accordo sulla previsione di una franchigia che copra parzialmente questa possibilità. Posto che è giusto emettere la ricevuta fiscale, non dimentichiamo, però, che queste imprese sono già soggette agli studi di settore in maniera molto seria, attenta e analitica.
Anni fa, si propose, laddove già esista uno studio di settore, di giungere all'eliminazione dello scontrino ovvero della ricevuta fiscale. Adesso, dopo aver considerato la possibilità dell'eliminazione dello scontrino a motivo del fatto che questo può essere sostituito dagli studi di settore, si arriva addirittura ad essere molto più attenti e ad esercitare un controllo di tipo diverso. Infatti, mentre in precedenza si imponeva la chiusura dell'esercizio per uno o due giorni, in base ad ordinanza emessa dal sindaco, attualmente è l'Agenzia delle entrate che comunica al comune la sanzione e, successivamente, è la stessa agenzia, per mezzo della Guardia di finanza, a controllare che l'esercente rispetti la chiusura per tutto il periodo previsto, quale sanzione. Vorrei capire se questo atteggiamento non sia pericoloso per un sistema che dovrebbe essere sicuramente liberale e non vessatorio, come ripeto e come ho affermato in precedenza.
Ho ricordato, e desidero ripetere, che in Commissione è stato raggiunto un accordo e assunto un impegno a modificare questa norma. Spero che nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria si arrivi ad alleggerire di molto la disciplina, comprendendo che a questo settore produttivoPag. 38appartengono circa sei milioni di persone che hanno una partita IVA e costituiscono l'ossatura di questo paese. Sono coloro che tengono in piedi l'Italia e pagano le tasse.
Concludo con una affermazione importante: sarebbe stato meglio non pubblicare sui quotidiani i guadagni dei gioiellieri, in generale. Sarebbe stato più opportuno, anziché affermare che un gioielliere guadagna meno di un agente di polizia, precisare - lo dico al Governo, che ha fornito questi dati per confondere le idee agli italiani - che una gioielleria a Roma, al centro di Torino o di Napoli ha un determinato guadagno, mentre una gioielleria di un paese che conti meno di tremila abitanti, probabilmente, riesce ad avere una dozzina di clienti al mese. Perciò, la media è di facile calcolo e si sarebbe potuto capire, in questo modo, che le piccole e medie imprese costituiscono un tessuto economico da aiutare e non vessare. Spero che il Governo si ravveda e che possa comprendere che è arrivato il momento di collaborare tutti, non di scegliere tra i metalmeccanici e i piccoli imprenditori. Bisogna pensare che l'Italia è una, unica e indivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, noi condividiamo il contenuto dell'emendamento Filippi 1.18. Ne abbiamo presentati alcuni altri che saranno esaminati successivamente e sono assolutamente simili. Vorremmo riprendere il filo del ragionamento che abbiamo interrotto discutendo dell'emendamento soppressivo. Infatti, Alleanza Nazionale ha provveduto a presentare una serie di emendamenti tendenti a sopprimere una norma particolarmente vessatoria nei confronti degli esercizi commerciali, una norma che non ha a cuore, complessivamente, lo sviluppo, l'aumento delle transazioni e della domanda interna e, più in generale, la crescita della ricchezza, che sembra essere un elemento veramente secondario nella attività svolta dal Governo.
La nostra impressione è che, anche con le modifiche che sono state apportate in Commissione, non ci sia un miglioramento significativo e sostanziale della norma ma solo un leggero indebolimento del percorso relativo alla sospensione della attività. Allo stesso tempo, si complicano in misura significativa le procedure legate alla Agenzia delle entrate, si mettono in difficoltà le amministrazioni comunali e la tempestività di esecuzione di questi interventi.
Complessivamente, quindi, è un aggravio in termini di burocrazia, di appesantimento dell'attività delle imprese; ma, quello che è più grave, è un atteggiamento vessatorio che permane anche all'interno della proposta di modifica approvata in Commissione. Allora, ben vengano le proposte del limite complessivo di 500 euro per le transazioni che dovrebbero essere effettuate, e non vengono registrate, con relativo rilascio dello scontrino fiscale. Ben vengano anche le proposte, presentate da alcuni colleghi, per ridurre il tetto complessivo delle emissioni che non sono state effettuate dall'esercizio commerciale e che vanno nel senso più profondo del sostegno alle imprese, a coloro che hanno voglia di rischiare e di tenere vive attività molto importanti all'interno delle nostre città, che rappresentano un elemento fondamentale per lo sviluppo del commercio. Sussiste questo atteggiamento, insieme ad altri interventi che caratterizzano tutto il decreto e che complicano la vita di chi quotidianamente intende svolgere un'attività imprenditoriale. Comunque, sono stati presentati emendamenti che danno alla maggioranza ancora un'opportunità di poter modificare questo atteggiamento, di ravvedersi, di mettere le imprese nelle condizioni di considerarsi fino in fondo parte integrante dello sviluppo e della coesione economica e sociale nel nostro paese.
Sosteniamo anche noi questo emendamento e ne abbiamo presentati altri in tal senso. Si tratta di un'opportunità di modifica complessiva del testo, con riferimento ad uno dei punti fondamentali,Pag. 39discriminanti per rendere questo decreto-legge più «leggero» nei confronti delle imprese e dei contribuenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, con la scusa dell'emendamento in esame, vorrei fare un discorso più ampio ai due relatori e al Governo. Cosa ci preoccupa di questa nuova normativa? Voi disponete che l'esercizio commerciale può essere chiuso con tre contestazioni, non con tre accertamenti: si contesta al negoziante per tre volte la mancata emissione dello scontrino senza che egli abbia la possibilità di dire cosa sia realmente successo. In altre parole, non vi sono un accertamento definitivo e la discussione davanti alla commissione, ma accade che dopo tre contestazioni il negozio viene chiuso! Dico a tutti i deputati di maggioranza - la riflessione deve essere fatta da chi ha i voti - che tutto ciò non ha senso.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GUIDO CROSETTO. Avreste dovuto scrivere «dopo accertamento definitivo», ma prevedendo che siano sufficienti tre contestazioni date la possibilità ad un dipendente della finanza, che prenda di mira un negoziante, di fargli chiudere il negozio senza che siano stati effettuati accertamenti definitivi: questa è una cosa senza senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, intervengo solo per evidenziare che per la copertura del mio emendamento 1.18 si prevede che, ai fini del rilascio e del rinnovo del visto di ingresso e del permesso di soggiorno, lo straniero sia tenuto al versamento di un contributo di soggiorno pari a 100 euro. È importante capire che, in questo caso, si vuole far contribuire chi arriva in Italia e chi usufruisce di tutti i servizi; invece, il Governo vuole proporre di tassare il turismo, che ci arricchisce, rappresenta la prima impresa del paese e fa sì che tutto il paese possa beneficiare di questi soldi.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ALBERTO FILIPPI. Invece, noi proponiamo che siano gli ospiti che arrivano in Italia ed usufruiscono delle strutture e dei servizi del nostro paese a partecipare e a pagare almeno 100 euro in sede di rilascio e di rinnovo del visto di ingresso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei premettere l'assoluto rispetto per il lavoro svolto dai colleghi delle Commissioni finanze e bilancio su questo decreto-legge. Tuttavia, da parte mia - e sto parlando a titolo personale - vi è difficoltà a capire il significato dell'accertamento e della violazione. Credo che vi sia stata superficialità in tale valutazione e, pertanto, mi asterrò dal voto su questo emendamento, che cerca di superare il problema. Infatti, il problema viene posto ma la soluzione che i colleghi hanno trovato, in particolare riguardo alla copertura finanziaria, da parte mia non è apprezzata positivamente. Voglio anche aggiungere che, quando con questo emendamento valutate la violazione dell'obbligo di emettere scontrino o ricevuta fiscale per un corrispettivo complessivo superiore a 500 euro, sostanzialmente dite che fino a quella somma è possibile farla franca. Non credo che possa essere questo l'atteggiamento corretto, ma non mi ritrovo neppure in quello del Governo. Quindi, invitando ad un'ulteriore riflessione, mi asterrò dal voto sull'emendamento Filippi 1.18.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,Pag. 40il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, vorrei far rilevare ai colleghi che vi è un'altra questione riguardante il testo approvato dalle Commissioni. Si parla di tre violazioni e non si accenna all'eventualità che tali contestazioni avvengano in giorni o tempi diversi. In base alla norma basta contestare nello stesso momento tre diversi mancati rilasci di scontrino fiscale per provocare la chiusura dell'esercizio. Questo è gravissimo, perché l'emendamento presentato a correzione del testo originario del decreto-legge sostanzialmente consente all'amministrazione finanziaria, a fronte di tre contestazioni avvenute anche nel corso della stessa giornata o nella stessa ora (ricordo che stiamo parlando sempre di contestazioni e non di accertamenti), di chiudere l'esercizio commerciale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, vorrei ringraziare il collega Frigato, ma ho l'impressione che sia uno dei pochi che ci sta ascoltando all'interno della maggioranza. In proposito, vorrei tranquillizzarlo sul problema della copertura perché immagino che sia un provvedimento che incassa e, quindi, senza problemi di copertura. Se si chiudono gli esercizi commerciali, si hanno meno tasse da incassare e non il contrario ma lascerei da parte l'aspetto politico della copertura.
Se avete ascoltato il vostro collega Frigato, avete ascoltato il suo avvertimento a stare attenti a quello che state approvando. Visto il tasso di responsabilità del Presidente, che poco fa ha accantonato un emendamento importante, chiederei se non sia il caso di accantonare anche la proposta emendativa in oggetto, perché stiamo sommando strafalcioni.
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori non accedono alla richiesta di accantonamento proposta dal deputato Frigato. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 1.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 490
Astenuti 7
Maggioranza 246
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 252).
Prendo atto che gli onorevoli Cialente e Pedica non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 1.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 258).
Prendo atto che il deputato Duranti non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leo 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto interviene sulle questioni che attengono al riordino dell'Agenzia delle entrate e degli altri organismi che operano nell'ambito del MinisteroPag. 41dell'economia e delle finanze. In buona sostanza, l'emendamento subordina il riordino delle agenzie fiscali ad un regolamento. Tuttavia, signor Presidente, preferirei intervenire sull'emendamento successivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 1.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 253).
Prendo atto che il deputato Zorzato non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 506
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 1.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, ci troviamo a dover affrontare la solita questione sul modo della maggioranza di affrontare i problemi. In realtà, con il comma 14 dell'articolo 1 è stata prevista la costituzione di un fondo che dovrebbe venire incontro alle necessità di mobilità all'interno della pubblica amministrazione. Onorevoli colleghi della maggioranza, mentre in questo caso create un fondo di 10 milioni di euro per il 2007, e di 30 milioni a decorrere dal 2008, sempre per garantire la mobilità all'interno della pubblica amministrazione, nel disegno di legge finanziaria avete soppresso completamente un fondo preesistente, affermando - nella relazione - che, poiché tale fondo, pari a 20 milioni di euro e destinato alla mobilità, non è stato utilizzato, è inutile mantenerlo. Lo avete, quindi, cancellato nel disegno di legge finanziaria per l'anno 2007 e riproposto in questo provvedimento.
Nulla quaestio nel dare un supporto alle amministrazioni, e soprattutto a quelle che si concentrano sull'acquisizione di risorse per lo Stato, ma quando destinate all'intera pubblica amministrazione 10 milioni di euro di risorse per la mobilità, ci prendete in giro! Riteniamo che, se si deve attuare il discorso degli incentivi e della mobilità, i fondi vadano assegnati a quelle amministrazioni che si occupano materialmente della lotta all'evasione, alla riscossione ed altro, ossia alle agenziePag. 42fiscali; in altri termini, a quella parte dell'amministrazione economico-finanziaria direttamente impegnata sul campo a reperire le risorse. Invece, voi cosa fate? Date metà delle risorse all'amministrazione economico-finanziaria, ripetendo un errore che è già stato compiuto nel passato. Amministrazione economico-finanziaria significa, sostanzialmente, che 10 milioni di euro per la mobilità e gli incentivi andrebbero destinati anche alla Ragioneria generale dello Stato, alla direzione affari generali del Ministero dell'economia e delle finanze, per non parlare, poi, del dipartimento per le politiche fiscali. Dopodiché, date la restante metà all'intero comparto delle amministrazioni pubbliche. Mettevi d'accordo! Se avete deciso di sopprimere in finanziaria il fondo per l'incentivazione alla mobilità, non potete, poi, destinare la metà di quel fondo all'incentivazione della mobilità in tutte le pubbliche amministrazioni. Non è così che si fa la lotta all'evasione fiscale!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, le considerazioni svolte dall'onorevole Gianfranco Conte sono sicuramente condivisibili. Non possiamo pensare di assegnare risorse così esigue ad un settore che contrasta effettivamente l'evasione fiscale.
Voi sapete che l'amministrazione economico-finanziaria si compone delle agenzie fiscali (Agenzia delle entrate, delle dogane, del territorio e delle entrate), più dell'altra struttura che fa capo direttamente al Ministero dell'economia e delle finanze (quindi, la Ragioneria generale dello Stato, la direzione del Tesoro e via di dicendo). Ripartire queste risorse fra tutti gli organi e le strutture dell'amministrazione finanziaria non ha senso. Se, come voi dite, volete fare la lotta all'evasione fiscale, le risorse vanno concentrate - quelle relative alla mobilità - direttamente nelle agenzie fiscali.
Tenete presente che le agenzie fiscali hanno uno squilibrio territoriale notevolissimo: al sud è concentrato prevalentemente il personale, mentre al nord, dove si può contrastare in modo più efficace l'evasione fiscale (perché ci sono realtà imprenditoriali più grandi e via dicendo) abbiamo uno scarso numero di personale addetto. Quindi, attraverso questo fondo, convogliando le risorse da tutta l'amministrazione finanziaria alle agenzie fiscali possiamo intervenire efficacemente nel contrasto all'evasione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, vorrei semplicemente ribadire, oltre alle considerazioni espresse dai colleghi Leo e Conte, l'assoluta ambiguità di questo passaggio per cui, in realtà, andiamo a destinare metà delle risorse di questo fondo (legate ad una presunta attività di lotta all'evasione nonché di recupero delle risorse) a soggetti che non conosciamo e che, evidentemente, sono legati forse a logiche ministeriali o di premiazione di qualcuno che risponde più ad equilibri di maggioranza e ad assetti complessivi riguardanti la gestione dei Ministeri piuttosto che riferirsi alla vera lotta e al contrasto all'evasione fiscale.
Di conseguenza, si tratta di un intervento che deve essere interpretato come una necessità della maggioranza di attribuire risorse che vengono gestite in modo ambiguo, piuttosto che come una finalità di contrastare l'evasione fiscale, come richiederebbe l'articolo in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 1.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Ognuno voti per sé!
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 505
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 262).
Prendo atto che i deputati Galletti e Pini non sono riusciti a votare ed avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Modifica nella composizione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione il deputato Pietro Marcenaro, in sostituzione del deputato Giuseppe Caldarola, dimissionario.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame articolo unico - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Filippi 1.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Questo emendamento è importante. Esso si pone un po' sulla falsariga del precedente, ma è in parte diverso. Innanzitutto, spiego che cosa prevede l'emendamento in esame. Richiamo all'attenzione tutti i colleghi dell'Assemblea indipendentemente dall'appartenenza politica.
Si elimina l'ultima parte del comma 14, che recita: «...la concessione di incentivi all'esodo, la concessione di incentivi alla mobilità territoriale, l'erogazione di indennità di trasferta, nonché uno specifico programma di assunzioni di personale qualificato. Le modalità di attuazione del presente comma sono stabilite in sede di contrattazione integrativa».
I profili negativi, in questa ultima parte del comma, sono sostanzialmente due. Innanzitutto, l'ammissione da parte del Governo che le cose non vanno. Si dice che sono necessari i soldi per l'esodo, ma ciò è come dire che c'è personale di troppo. Poi, si dice anche che servono incentivi alla mobilità territoriale: vuol dire che il personale è mal distribuito sul territorio. Lo sappiamo benissimo: basta vedere come è distribuito il personale della pubblica amministrazione. Chi ha tempo e voglia potrà verificare che un comune di 5.500 abitanti, come il mio in provincia di Milano, di cui ho l'onore di essere sindaco, ha 27 dipendenti, mentre altri comuni con 5.500 abitanti in altre parti d'Italia ne hanno 127!
Vi è, poi, un incentivo per l'erogazione dell'indennità di trasferta. Anche in questo caso, bisogna ammettere che il personale è mal distribuito e dobbiamo, addirittura, pagargli la trasferta.
Infine - e questo è il colmo - si parla di uno specifico programma di assunzione di personale qualificato. È come ammettere che abbiamo personale incapace di cui chiediamo la mobilità, cioè anche il trasferimento in altre funzioni oltre che in altre aree territoriali. Dunque, noi vorremmo eliminare tutta questa parte perché non servirebbe personale qualificato, visto che si dice che ce n'è troppo ed è mal distribuito. Questo è il primo profilo negativo.
Il secondo profilo riguarda lo spirito di tutto il comma 14. Perché mai sono necessari incentivi al personale per il contrasto all'evasione fiscale contributiva? Il personale è lì apposta per quello! DobbiamoPag. 44incentivarlo per fare il suo lavoro? Questo è sintomatico del clima di terrorismo fiscale, incarnato benissimo dal viceministro Visco, in cui vivono tutti gli imprenditori e le attività produttive, soprattutto del nord.
Inoltre, si dice che bisogna spostare - e non concordo con quanto diceva prima il collega Leo - parte di personale dal sud al nord per combattere meglio l'evasione fiscale. Bisogna capirsi: il viceministro Visco è venuto in Commissione a dire che la pressione fiscale, con i bei provvedimenti che avete messo in campo (il decreto Visco-Bersani ed il provvedimento in esame), supererà ampiamente il 42 per cento. Il viceministro ha anche detto che, però, se si depurasse il PIL dal sommerso, bisognerebbe aggiungere altre sette punti. Ciò significa che la pressione fiscale per chi paga le tasse supera il 50 per cento, senza considerare la tassazione locale che aumenterà con questa finanziaria idiota che prevede che i comuni possono incrementare le addizionali. Non è possibile che chi paga debba corrispondere oltre il 50 per cento! Pertanto, riteniamo opportuno eliminare tutta quest'ultima parte del comma in esame, anche per dare un messaggio di fiducia ai contribuenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 1.23, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 266).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leone 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, i commi 15 e 16 dell'articolo 1 conferiscono, sostanzialmente, una delega in bianco al viceministro Visco, che permetterà a quest'ultimo di riordinare l'intero comparto del Ministero dell'economia e delle finanze. Nessuno vuole vietare di intervenire anche in base al regolamento previsto sull'obiettivo di un riordino complessivo del Ministero dell'economia e delle finanze. Quello che ci preoccupa, in verità, è che, fin dai primi passi, questa amministrazione appare poco concentrata sull'effettività delle norme che va prevedendo, quindi anche sulla capacità degli uffici di rispondere alla congerie di codicilli inseriti qui e là, e non guarda alla sostanza.
È noto che l'Agenzia delle entrate oramai pratica la delocalizzazione degli accertamenti. Sostanzialmente, gli accertamenti di Milano si trasferiscono in Calabria perché in questa regione vi è il personale, a differenza di Milano. Si tratta di una procedura abbastanza innovativa che, forse, richiederebbe una risposta del tutto diversa da parte dello Stato: occorrerebbe portare il personale dove ve ne è bisogno, ovvero rinforzare le strutture laddove sono più carenti.
Quello che ci preoccupa, relativamente al progetto complessivo che sta portando avanti il viceministro Visco, è questo sostanziale accorpamento delle varie agenzie. L'idea di fondo è la seguente: eliminare l'Agenzia delle dogane ed accorparla all'Agenzia delle entrate; prendere un prezzo dei Monopoli di Stato, quello relativo alle accise sui tabacchi, e portarlo all'interno dell'Agenzia delle entrate; creare un'Agenzia giochi; unire l'Agenzia del territorio a quella del demanio.
Credo che questa operazione, che riguarda anche il dipartimento per le politiche fiscali, sia di grande respiro. A tale riguardo, ci siamo concentrati sugli emendamenti successivi, perché riteniamo che questo processo, laddove dovesse giungerePag. 45a termine, vada sottoposto, per una riflessione seria, alle Commissioni competenti.
Non si può smontare l'intero assetto delle Agenzie fiscali e proporci delle soluzioni che non sono sufficientemente ragionate, non tengono conto delle necessità di riallocazione del personale e della divisione fra strutture, dipartimenti all'interno del Ministero delle finanze e che non si pongano l'obiettivo principale di rendere attuabili le norme che andate prevedendo.
Per questa ragione, proponiamo la soppressione dei commi 15 e 16, anche al fine di rafforzare il parere delle competenti Commissioni parlamentari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale esprime una grande preoccupazione perché non si demanda al dibattito parlamentare il futuro delle Agenzie delle entrate, a fronte della volontà del Governo di procedere ad una profonda riorganizzazione di tutta la struttura organizzativa relativa alle entrate, in un percorso che dovrebbe essere attuato esclusivamente con regolamento ministeriale.
Si tratta di un tema particolarmente importante, perché negli obiettivi previsti dal comma 15, si dice che questo intervento punta a razionalizzare l'ordinamento dell'amministrazione economico-finanziaria, potenziando gli strumenti di analisi della spesa e delle entrate nei bilanci pubblici, di valutazione e controllo della spesa pubblica e l'azione di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, attraverso la fusione e la soppressione di diversi enti.
In questo percorso, due sono i problemi. Il primo è legato alla farraginosità di un intervento che si inserisce nel contesto più ampio di lotta all'evasione ed all'elusione fiscale. Tuttavia, un'iniziativa di questo tipo rischia di vanificare anche le strutture operative che già funzionano e che sono messe in discussione senza avere la possibilità di disporre di elementi concreti per difendersi da questo intervento.
L'altra riflessione è legata alla volontà del Governo (che traspare anche dal comma in esame) di andare progressivamente a sostituire ed a rivedere tutte le apicalità, legate alle attuali direzioni e strutture dei Monopoli di Stato. Sotto un altro profilo, vi è la volontà di costituire, con un intervento all'interno del complesso della legge finanziaria, una autorità terza legata al più generale controllo della spesa pubblica.
L'impressione è che questo Governo non si fidi delle strutture attuali e voglia rimuovere progressivamente tutti i vertici, accorpare e rivedere, attraverso procedure che non presentano la trasparenza adeguata.
Allora, tutta l'attività emendativa di Alleanza nazionale punta, da una parte, alla soppressione di questi commi e, successivamente, a garantire che i pareri valutabili all'interno delle competenti Commissioni parlamentari siano vincolanti. Infatti, solo in questo modo si potrà avere un'effettiva garanzia sul percorso di efficacia, di riorganizzazione e di ristrutturazione; in caso contrario, saremo di fronte all'ennesima operazione di potere riferibile all'articolo 41 del decreto-legge e all'istituzione di una ulteriore agenzia di controllo sulla spesa pubblica, nell'ottica di un monopolio complessivo portato avanti dal Governo dell'Unione, che evidentemente intende incidere sui nervi sensibili delle realtà produttive del paese.
A tutto ciò Alleanza nazionale si oppone attraverso una serie di emendamenti soppressivi, che conseguentemente attribuiscono poteri aggiuntivi alle Commissioni parlamentari, i cui pareri dovranno essere vincolanti rispetto all'efficacia di questo regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 1.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 46
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 507
Votanti 505
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 263).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leo 1.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, le considerazioni che svolgerò a proposito di questo emendamento sono riferibili anche al mio successivo emendamento 1.25.
Oggetto della proposta emendativa è sempre il riordino delle agenzie fiscali. Come hanno ricordato in modo puntuale i colleghi Gianfranco Conte e Alberto Giorgetti, il comma 15 dell'articolo 1 attribuisce al Governo il potere di riorganizzare - attraverso operazioni di fusione, soppressione, trasformazione e liquidazione - enti e organismi, ivi comprese le agenzie fiscali.
Quindi, attraverso un regolamento di riorganizzazione - dunque, con lo strumento della delegificazione -, assisteremo ad un riordino a trecentosessanta gradi delle agenzie fiscali. Ciò, verosimilmente, comporterà la soppressione dell'Agenzia delle dogane, anche perché l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia delle dogane, per quanto riguarda il rispetto delle normative in materia di IVA comunitaria, svolgono le stesse funzioni.
Si potrebbe pensare che un simile riordino, che viene realizzato attraverso un regolamento di delegificazione, debba essere sottoposto al parere obbligatorio e vincolante delle competenti Commissioni parlamentari. Infatti, in questo caso, non stiamo parlando della soppressione di una struttura, di una direzione centrale o della divisione di un Ministero; stiamo parlando di un riordino globale di tutta la macchina dell'amministrazione finanziaria. Probabilmente, saranno soppressi uffici territoriali, vi sarà la soppressione del personale, che in parte sarà posto in mobilità.
A questo punto, mi domando: è possibile realizzare tutto ciò senza che il Parlamento - che è l'organo sovrano - si esprima puntualmente per dichiarare se le cose sono fatte bene o se invece prestano il fianco a censure?
L'obiettivo che intendiamo perseguire attraverso i predetti emendamenti è appunto quello di sottoporre i regolamenti, varati dall'amministrazione finanziaria e esaminati dal Consiglio di Stato, al parere vincolante delle Commissioni di merito. Infatti, il Parlamento deve verificare se sia giusto realizzare una riorganizzazione nei termini suddetti.
Per tale motivo, segnalo la questione ai colleghi parlamentari, affinché vi sia un monitoraggio su quanto accadrà di qui a poco nel comparto dell'amministrazione finanziaria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 1.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 258).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 1.26, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 47
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 262).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 1.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 1.28, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 264).
Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando non è riuscito a votare e che ne avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leone 1.29 e Leo 1.30, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 505
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 263).
Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando non è riuscito a votare e che ne avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 1.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando non è riuscito a votare e che ne avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Filippi 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Il comma 18 dell'articolo 1 modifica la composizione dei comitati di gestione delle agenzie fiscali, disponendo contestualmente la cessazione dei comitati in carica alla data di entrata in vigore del decreto-legge. Questo comma disciplina anche la composizione dei comitati di gestione che precedentemente erano formati dal direttore dell'Agenzia delle entrate, da quattro dirigenti dell'Agenzia delle entrate e da due esperti in materia fiscale e tributaria.Pag. 48
La nuova formulazione normativa stabilisce che i sei componenti di questi comitati di gestione delle agenzie fiscali siano, per metà, professori universitari e dipendenti di pubbliche amministrazioni, dotati di specifica competenza professionale attinente al settore fiscale e tributario, e, per la restante metà, dirigenti d'azienda.
Con il nostro emendamento intendiamo sostituire le parole «i dipendenti di pubbliche amministrazioni» con le seguenti: «i professionisti iscritti ad albi». Non condividiamo infatti la scelta di voler inserire i dipendenti di pubbliche amministrazioni all'interno dei comitati di gestione. Riteniamo invece che i dipendenti di pubbliche amministrazioni siano sostituiti da professionisti iscritti agli albi. Vi è una logica nel nostro emendamento, che non è puramente pubblicitario od ostruzionistico. Crediamo che uno stesso soggetto non possa fungere, al tempo stesso, da controllore e da controllato: il dipendente delle pubbliche amministrazioni che fa parte del comitato di gestione delle agenzie fiscali, probabilmente verrà individuato per la sua competenza proprio nell'amministrazione fiscale.
Riteniamo invece sia il caso di aprire questi comitati di gestione a chi quotidianamente vive la problematica della materia fiscale, tributaria ed economica, cioè a chi quotidianamente deve confrontarsi, nell'esercizio della sua professione, in qualità di professionista iscritto ad un albo, con i contribuenti, con le imprese, con le categorie produttive. Quindi, prevedere che all'interno dei comitati di gestione vi siano professionisti iscritti ad albi è anche un modo per aprire la pubblica amministrazione ad una mentalità imprenditoriale e di libera professione, mentalità che non sempre, purtroppo - ma questo non è neanche colpa loro -, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni hanno.
Visti poi i tanti provvedimenti vessatori, contrari, che puntano a mettere all'indice le libere professioni, crediamo che questo possa essere anche un modo affinchè questo Governo possa aprire magari un tavolo per dialogare con le libere professioni, che a nostro modo di vedere sono state ingiustamente vessate sia con questo provvedimento, sia con i provvedimenti precedenti.
Inoltre, emerge anche una questione riguardante la conoscenza della materia e la capacità di comprendere la visione non solo del dipendente della pubblica amministrazione, ma anche dell'altra parte del paese che quotidianamente opera nel privato; mi riferisco gli artigiani, alle piccole e medie imprese, ai commercianti, che potrebbero portare all'interno di questi comitati di gestione una mentalità meno burocratica, meno statalista, meno legata al vivere quotidiano delle pubbliche amministrazioni.
L'emendamento in oggetto ha una propria valenza ed importanza. È una proposta costruttiva. Quindi, chiediamo all'Assemblea di tenerne conto e di esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, come recita l'articolo 1, comma 18, del provvedimento, tra i componenti scelti vi sono i dipendenti della pubblica amministrazione dotati di specifica competenza professionale attinente ai settori nei quali opera l'agenzia. Ma chi decide su queste competenze? Sono proprio loro! Si fa tutto in famiglia!
Quindi, riteniamo corretto fidarci di chi effettivamente è competente per definizione, vale a dire coloro che non imbarazzano per essere controllore o controllato, ma che sono iscritti agli albi professionali, che hanno sostenuto il dovuto esame e che possono garantire competenza, imparzialità e professionalità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 1.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 258).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 1.33.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, il nostro scopo non è quello di perdere tempo; quindi, non ripeterò le considerazioni già svolte dal collega Fugatti sulla professionalità e sulla modalità di scelta dei componenti dei comitati di gestione.
Vorrei invece svolgere una riflessione sul metodo con cui si decide di sciogliere i comitati stessi. A tal fine, mi riallaccio all'animata discussione che si è svolta precedentemente sull'articolo 41, comma 3.
Noi chiediamo la soppressione del comma 19, che, sostanzialmente, è identico all'articolo 41, comma 3 (ne approfitto per un richiamo a tale disposizione, visto che probabilmente non avremo modo di discuterne successivamente). Il comma 19, di cui chiediamo la soppressione, recita: «In sede di prima applicazione della disposizione di cui al comma 18, i comitati di gestione delle agenzie fiscali in carica alla data di entrata in vigore del presente decreto cessano automaticamente il trentesimo giorno successivo». Questo è emblematico - e prego i colleghi di fare attenzione, soprattutto quelli che si dichiarano attenti lavoratori, sindacalisti e via dicendo - di un determinato atteggiamento. Onde evitare i giusti contenziosi e i ricorsi, ci si lava la faccia e si dice che automaticamente cessano dopo 30 giorni. Hanno lavorato bene? Hanno lavorato male? Di ciò non importa niente a nessuno! Cessano automaticamente. Questo è il problema!
Devo ammettere che la sinistra ha una certa abilità, che il centrodestra e la Lega, nei cinque anni precedenti, non hanno dimostrato, nel fare tabula rasa dei collaboratori scomodi. Più bello di così?
Si inserisce una normativa in un comma di un decreto-legge e, automaticamente, si licenziano delle persone. È questo che dà fastidio: un atteggiamento così in disprezzo della professionalità di chi ha fatto bene il suo lavoro e il suo dovere!
A noi, onestamente, dà fastidio questo automatismo, che non tiene conto della professionalità e della valutazione del modo di operare delle persone. Pertanto, chiediamo che questo comma venga soppresso.
Concludo il mio intervento, perché non voglio perdere tempo e tediare nessuno. Cosa c'è di più bello che mandare una bella lettera con cui si dispone che da domani qualcuno non è più in carica? Però, almeno, si dà la possibilità di controdedurre qualcosa. Invece, in questo modo, diventa tutto automatico. Per noi è troppo semplice e anche troppo ingiusto nei confronti di chi lavora (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 1.33, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 264).
Dobbiamo ora passare alla votazione dell'emendamento Leo 1.8, che era stato precedentemente accantonato. Chiedo ai relatori di esprimersi al riguardo.
Pag. 50LAURA FINCATO, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni confermano il loro parere contrario sull'emendamento Leo 1.8.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo al posto dell'onorevole Leo. Mi stupisce il parere dei relatori. Presumo che si siano adeguati a quello del Governo. Quindi - mi scusino i relatori -, mi rivolgo ai singoli deputati.
Non è un emendamento sovversivo, ma si tratta di un emendamento che consente a migliaia di aziende italiane di non incorrere, per aver posto erroneamente una crocetta su un modulo, in sanzioni di milioni di euro, che le costringerebbero a chiudere.
Questo è il significato dell'emendamento che stiamo votando. Lo dico non per annoiarvi, ma per ricordare la verità su questa proposta emendativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, visto che questo emendamento è stato bocciato, credo che siamo alla «vigilia» della votazione sull'articolo 1.
Vorrei esprimere tutta la mia contrarietà su questo articolo, costituito da un complesso di norme che riguardano la cosiddetta lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
Su questo problema, sul quale ci siamo trattenuti nell'ambito delle Commissioni riunite con il viceministro Visco, ci sono opinioni...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Armani, ma l'emendamento non è ancora stato votato.
PIETRO ARMANI. Mi scusi, Presidente, credevo fosse stato votato. Mi dichiaro quindi a favore dell'approvazione dell'emendamento Leo 1.8 e mi riservo di intervenire successivamente in fase di votazione dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Deputato Armani, le ricordo che l'articolo 1 non va posto in votazione, perché si tratta di un decreto-legge.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Vorrei rivolgere un ultimo appello all'Assemblea, rilevando che questo emendamento non va in difesa delle cosìddette «cartiere», cioè di quelle società o di quei professionisti che operano nei paesi inseriti nella black list al fine di evadere le imposte. Questo emendamento va nell'interesse di quelle aziende che, per motivi economici e per la propria attività, hanno bisogno di assistenza e professionalità in quei paesi.
Sono rimasto stupito dalle sollecitazioni che ho avuto rispetto a questo emendamento da parte delle piccole e medie aziende e cooperative della mia regione, l'Emilia-Romagna, perché la proposta emendativi, in particolare, va a loro favore, cioè in favore di quelle aziende piccole e piccolissime e di quelle cooperative che non hanno l'assistenza fiscale adeguata per potere svolgere con tranquillità operazioni fiscali in quei paesi.
Si tratta di un emendamento che non comporta costi e non vedo quali siano le ragioni ostative alla sua approvazione. Il motivo per approvarlo è di proteggere i contribuenti minori.
In questo provvedimento, più volte, è contenuta una frase antipatica: «in deroga allo statuto del contribuente». Una volta che possiamo proteggere quest'ultimo, facciamolo davvero (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici di Sinistra e dei Democratici di Centro) e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Colleghi, vorrei ricordare che sull'emendamento in esame si era già svolta la discussione. Vi è stata poi una ulteriore valutazione da parte delle Commissioni che ha portato alla conferma delPag. 51parere contrario. Se vi sono colleghi che intendono comunque intervenire, darò la possibilità di svolgere interventi per non più di un minuto, non potendo ripetere la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Presidente, avevamo valutato con un certo favore ed apprezzamento il fatto che l'emendamento in esame fosse stato accantonato per essere valutato. Avevamo pensato anche che vi fosse una presa di coscienza della problematica in esso inserita ed anche un comportamento rispettoso da parte di chi è interessato al provvedimento in esame.
Il fatto che l'emendamento fosse stato accantonato stava a significare che vi era stata una valutazione circa la serietà dell'emendamento stesso. Dopodiché, scopriamo purtroppo, ancora una volta, che si è trattato di un fatto temporaneo e che non va a favore di coloro che - come ha detto l'onorevole Galletti, che mi ha preceduto - hanno necessità di quelle consulenze e professionalità operanti all'estero per lo svolgimento della propria attività e che non hanno certo intenzione di evadere e di non pagare ciò che è dovuto.
Dunque, avevamo apprezzato in parte il comportamento iniziale tenuto dalla maggioranza ma, anche questa volta, vediamo che si è trattato solo di un fatto temporaneo e, alla fine, non sostanziale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Anch'io intervengo a nome di Alleanza Nazionale per richiamare di nuovo l'attenzione dei colleghi su questo emendamento, che ribadiamo essere di buon senso e che accoglie un'esigenza a fronte di un problema reale che rischia di vanificare l'attività di molte aziende c'è il rischio, infatti di mettere in discussione, per il futuro, un'attività di consulenza e di supporto strategico che viene svolta in alcune realtà per rimanere sui mercati internazionali.
Riteniamo si tratti di un passaggio, anche da un punto di vista del gettito e del possibile impatto finanziario, che nulla andrebbe a cambiare all'interno di questo decreto-legge.
Si tratta di un'operazione di buon senso per dare un supporto reale a chi ancora crede di riuscire a competere e a svolgere un'attività imprenditoriale. Ritengo che su un tema di così basso profilo, quale è un adempimento formale, che va a creare una condizione sostanziale negativa, debba esservi un gesto di attenzione da parte di tutto il Parlamento e dei colleghi della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crisci. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.
NICOLA CRISCI. La ringrazio, Presidente. Vorrei svolgere alcune considerazioni in merito all'emendamento oggetto della discussione. Si tratta di un problema che, per la verità, è stato trattato anche nella XIV legislatura attraverso la presentazione di atti di sindacato ispettivo da parte dei colleghi dell'allora maggioranza, con risultati non certo fruttuosi. È un problema che però resta e che tocca tante imprese che operano con i paesi a fiscalità privilegiata, i cosiddetti «paradisi fiscali».
Colleghi, molte di queste imprese effettuano una omissione nella dichiarazione dei redditi dell'indicazione dei componenti negativi. Si tratta sovente di errori materiali...
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere!
NICOLA CRISCI. È una dichiarazione di voto! Concludo, ma il mio gruppo non è intervenuto su questo punto.
PRESIDENTE. No, ho dato un minuto di tempo perché su questo emendamento si era già svolta la discussione.
Pag. 52NICOLA CRISCI. Va bene, allora in un minuto cercherò, per quanto è possibile...
PRESIDENTE. No, il minuto è trascorso, onorevole!
NICOLA CRISCI. Mi consenta di fare un atto di testimonianza! Ritengo che, nel merito, l'emendamento sia condivisibile, che la lotta all'evasione debba essere l'assillo quotidiano di questo Governo, ma non si possono travolgere i contribuenti che hanno commesso degli errori, confondendo il dolo con la colpa, nel caso in cui l'errore materiale determina pesantissime sanzioni che possono pregiudicare in alcuni casi l'equilibrio economico-finanziario delle stesse imprese (Applausi del deputato Giudice).
Per tale motivo, invito il Governo ad una riflessione su tale argomento, ritenendo che l'emendamento sia condivisibile nel merito. Sarebbe stato opportuno che sin dalla XIV legislatura fosse stato accolta la richiesta avanzata dai colleghi, ma ritengo che il problema possa essere affrontato ragionevolmente (Applausi del deputato Crosetto)...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo anch'io per ribadire la mia sorpresa di fronte ad una richiesta che mi sembra del tutto coerente con un principio di civiltà.
Se la deduzione è stata subordinata ad un adempimento che è prettamente formale e qualcuno ha omesso tale adempimento, mi si deve spiegare perché all'interno della legge finanziaria si dà ascolto all'emersione del sommerso - il lavoro nero - facendo degli sconti a chi lo ha utilizzato e qui invece non si vuole tutelare chi ha fatto un errore, pur conservando la deducibilità dei costi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! È chiaro che non vi è una logica in questo. Voi state ancora una volta confondendo la lotta all'evasione con il contrasto al comportamento di persone perbene che hanno soltanto omesso un adempimento formale. È una questione di cultura che continuate a non capire.
Ecco dov'è il confronto culturale tra noi è voi: voi colpite indiscriminatamente tutti, fuorchè amici o persone a voi vicine. Non avete la forza né il coraggio di rendervi conto di quanto, di fronte a questa disposizione, il vostro atteggiamento sia un errore. Correggetelo finchè siete ancora in tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
Avverto che, dopo l'intervento del deputato Filippi, si passerà alla votazione dell'emendamento Leo 1.8.
ALBERTO FILIPPI. Grazie, Presidente, l'emendamento Leo 1.8 è di buon senso in quanto prevede una piccola sanatoria. Ma tale emendamento è ancora più importante e di buonsenso perché il comma 6 agisce in modo retroattivo, derogando all'articolo 4 dello statuto del contribuente che in materia fiscale dispone la non retroattività delle norme; e tra i padri costituenti di tale statuto vi è proprio il viceministro Visco! Riteniamo - e abbiamo svolto tale considerazione anche in alcuni provvedimenti approvati in precedenza - che derogare all'articolo 4 dello statuto del contribuente vada non solo contro il buonsenso, ma altresì contro il diritto primario di ogni contribuente. In questo modo, si intaccano proprio i pilastri dei diritti dei cittadini, i quali non possono essere derogati (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 1.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 259).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.
La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 17,10.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Bruno, Duilio, De Simone, Landolfi, Levi, Oliva, Piscitello, Sgobio e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame articolo unico - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo ha predisposto un emendamento - che successivamente consegnerò - sostitutivo delle parti non ancora esaminate del decreto-legge, sul quale preannuncia, dopo il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza, l'intenzione di porre la questione di fiducia (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
Il disegno di legge di conversione del decreto-legge che reca disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria, all'esame della Camera ha una particolare importanza, perché le norme in esso contenute sono orientate ad incidere in modo significativo sulla manovra di bilancio in via di compimento.
Nel corso dell'esame presso le Commissioni, è stato svolto un lavoro utile - di cui sono grato al presidente, ai relatori ed ai rappresentanti non solo della maggioranza ma anche dell'opposizione -, un confronto serio; sono state accolte ampiamente proposte di modifica, alcune presentate anche da gruppi di opposizione, anche se non si è arrivati ad un testo condiviso, tant'è che il testo dell'emendamento recepisce quello approvato nelle Commissioni, con alcuni emendamenti, precisamente sette, che sono stati presentati dal Governo per l'esame in aula.
Per l'esame in Assemblea, sono stati presentati circa 460 emendamenti e, per le procedure vigenti riservate ai decreti-legge, è difficile pervenire ad una loro approvazione in tempi rapidi, che valutiamo compatibili con il percorso di esame della legge finanziaria. Questa mattina ne abbiamo avuto la riprova, tant'è che sono stati esaminati soltanto gli emendamenti riferiti all'articolo 1.
Voglio fare una sottolineatura finale di carattere politico: si è di fronte ad un esito non positivo di un confronto e di un tentativo, che ci sono stati realmente e seriamente, anche da parte di forze dell'opposizione, non solo del Governo e della maggioranza, per evitare che si dovesse porre la fiducia sull'approvazione del decreto fiscale; un tentativo serio, che ci ha impegnato a lungo, nei giorni che ci sono alle spalle, per l'esito del quale posso personalmente essere amareggiato - e lo sono - ma non certo pentito. Alcuni gruppi di opposizione hanno condiviso laPag. 54scelta e l'impegno per un dibattito, come è avvenuto nelle Commissioni, aperto e costruttivo, che contribuisse ad un clima più giusto, anche rispetto alla legge finanziaria che dovremo affrontare. Non tutti i gruppi dell'opposizione si erano impegnati in questo percorso nella stessa Conferenza dei capigruppo - ed è legittimo -, in particolare la Lega Nord. Aggiungo che alcuni gruppi dell'opposizione, con maggiore coerenza, poi, hanno fatto seguire agli impegni assunti nella Conferenza dei capigruppo comportamenti in aula.
In ogni caso, per quanto mi riguarda, voglio ringraziare i gruppi dell'opposizione che a questo si sono impegnati, non soltanto la maggioranza, l'onorevole Fini e l'onorevole Casini, con i quali ho avuto spesso occasione di valutazioni su questo tema, per aver condiviso questo tentativo.
Come ho detto, questo tentativo non ha dato buon esito, così come sarebbe stato possibile, così come avrei voluto e così come io credo sarebbe stato importante. Tuttavia, questo esito, questa conclusione non deve impedire un confronto chiaro e serio sull'insieme del disegno di legge finanziaria. Come Governo e come maggioranza, noi valuteremo e ci confronteremo nel merito sui sette o otto punti che sono stati annunciati nella forma di emendamenti qualificanti e prioritari presentati dai principali gruppi di opposizione. Chi ha scelto - anche legittimamente, perché è una scelta politica - una strada diversa, secondo me, però, non ha reso un buon servizio al Parlamento né alla trasparenza e costruttività dei rapporti tra maggioranza e opposizione.
Noi ci impegneremo, per quanto possiamo, a compiere ogni sforzo affinché il clima delle relazioni politiche non soltanto non peggiori ma migliori, perché è il paese che ha bisogno di un clima politico diverso tra maggioranza e opposizione e tra Governo e opposizione. Quali che siano, infatti, le risposte che si propongono e quale che sia la condivisione delle proposte, il confronto su di esse è indispensabile perché l'Italia ha di fronte a sé sfide difficili, ha su di sé - solo per fare un esempio - un debito pubblico che impedisce e ruba ai suoi cittadini le possibilità di futuro. Ciò richiede a tutti noi non di «annacquare» le nostre posizioni ma di dare vita ad un confronto vero, serio, alto e responsabile.
Questo è quanto avremmo voluto anche in questa circostanza ed è stato soltanto parzialmente possibile. Questo è quanto cercheremo, comunque, di fare già a partire da lunedì prossimo, affrontando l'esame del disegno di legge finanziaria in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
GIULIO TREMONTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, concordo con quanto esposto dal signor ministro in ordine al fatto che in Parlamento e nel paese i fattori di contrasto sono forti e non è il caso di renderli ancora più forti. Proprio in questa logica, mi permetto di considerare solo come provocatorio l'intervento del signor ministro. Avrebbe potuto formularlo anche in termini diversi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Cercherò di svolgere una riflessione che non riguarda il decreto fiscale o argomenti di carattere economico ma è relativa alla prerogative della Camera dei deputati. Lei afferma, signor ministro (non voglio distrarla dalla conversazione che sta intrattenendo in questo momento) che abbiamo un problema di calendario. È assolutamente comprensibile che ci sia un problema del genere in relazione alla discussione di un decreto-legge. Possiamo anche immaginare che la soluzione di questo problema sia la posizione della questione di fiducia. Quello che non riusciamo assolutamente a condividere e che, francamente, consideriamo molto grave è la motivazione che lei esprime. Lei equipara quella che è stata, e sarebbe potuta essere, una normale discussione in Parlamento ad ostruzionismo o, comunque, la demonizza, in termini assolutamente negativi. Francamente, signor ministro, gli emendamenti per l'Assemblea, ieri, sono stati presentatiPag. 55dal Governo soltanto a tardissima ora. Che cos'era quello, autostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)? Può essere che la discussione abbia tempi diversi rispetto al calendario che il Governo considera ottimale per l'esame del disegno di legge di conversione di un decreto-legge che, comunque, scadrà il 3 dicembre prossimo. Tutto questo è possibile.
Tuttavia, il fatto che lei consideri patologica o negativa, tanto da produrre l'effetto di amareggiarla, una discussione che è stata, comunque, assolutamente ordinaria, è assolutamente inaccettabile. Se lei equipara una discussione di questo tipo - che, magari, non è efficiente con riferimento ai tempi di Governo, ma perfettamente fisiologica con l'attività e i doveri di un Parlamento - ad ostruzionismo, la prossima volta la discussione fisiologica sarà solo quella per alzata di mano: tutto ciò non lo possiamo accettare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, è storia parlamentare che ad ogni provvedimento le disponibilità ad un confronto reale con le opposizioni da parte di qualsiasi Governo si affrontino nel merito delle questioni e non se ne faccia una questione di metodo. Si pretende, come si è potuto comprendere dalle parole del ministro Chiti, una disponibilità incondizionata, anche se, comunque, in maniera manifesta una parte di questo Parlamento - ed io ne rappresento orgogliosamente una fetta importante - non vuole che si approvi il decreto-legge al nostro esame in questi termini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
Quindi, il giudizio politico, che è sempre stato in maniera inequivocabile annunciato, comunque, aveva ed ha una via di uscita. Tutti gli emendamenti che la Lega Nord ha presentato al provvedimento rappresentano questioni di merito e l'accettazione o meno di alcuni rilievi che riteniamo fondamentali avrebbero permesso alla maggioranza e al Governo di avere un percorso diverso, ma non si è voluto seguire questa strada. Allora, è evidente che, quando si pretende un confronto diverso, probabilmente non si vuole comunicare all'Assemblea le reali condizioni politiche che hanno portato a questo punto. Il motivo per cui viene posta e votata la questione di fiducia è quello di nascondere i problemi interni alla vostra maggioranza sugli articoli 12 e 14 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
È evidente che esiste - non ne fanno segreto i giornali, dove, comunque, dietrologie e indiscrezioni si sprecano - una frattura profonda tra l'Udeur del ministro Mastella e l'Italia dei Valori del ministro Di Pietro. Se pretendete che accettiamo in silenzio questa lotta interna, prestandoci ad un voto di fiducia che riguarda la maggioranza al suo interno, vi sbagliate e denotate un limite politico. È altrettanto vero che in passato anche la Lega Nord ha accettato un percorso con pochi ostacoli in cambio di un confronto reale (il dato è stato ripetuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri). L'esame nelle Commissioni da parte della maggioranza e dell'opposizione durante la settimana appena trascorsa è la cartina tornasole dell'incapacità della maggioranza di offrire una possibilità alle opposizioni per un percorso che a parole si pretende condiviso, ma nei fatti rappresenta uno schiaffo continuo alle persone che, fuori, attendono che il decreto-legge non passi per i contenuti di merito che avete proposto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio ringraziare innanzitutto il ministro Chiti per le parole che ha rivolto all'opposizione nel suo complesso e ad alcuni gruppi, dicendo chePag. 56eravamo stati coerenti con gli impegni assunti di non fare ostruzionismo e di cercare, addirittura, di determinare - naturalmente, in linea di massima (oltre non si può per rispetto al Parlamento) - il termine finale della discussione.
Non ho difficoltà a dire che questa intesa era stata trovata con reciproca soddisfazione, perché da parte nostra avremmo avuto l'intenzione - che abbiamo ancora - di discutere tutti gli emendamenti. L'emendamento Leo 1.8, forse l'ultimo ad essere stato votato, ha ricevuto voti favorevoli anche da parte di esponenti della maggioranza e non è stato approvato per tre o quattro voti di scarto. Pertanto, non vi è dubbio che da parte nostra vi fosse tutto l'interesse al confronto parlamentare.
Tuttavia, nel ringraziarla, signor ministro, vorrei dire - anche se lei non l'ha affermato in termini assolutamente negativi, ma chiarirlo non fa mai male - che non esiste un'opposizione responsabile ed una irresponsabile: esiste un'opposizione che ha gli stessi precisi punti di riferimento, ovvero quelli di contrastare il decreto all'esame. Noi avremmo voluto discutere questo provvedimento anche perché siamo convinti che, con riferimento agli articoli 12 e 14, il conflitto tra i ministri Di Pietro e Mastella sarebbe emerso in quest'aula in maniera vistosa, portando a conseguenze che soltanto il voto di fiducia ha potuto nascondere (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
Quindi, siamo sempre pronti a verificare le possibilità di un'ampia discussione in Parlamento, ma credo che questa vicenda non faccia sperare molto bene per il disegno di legge finanziaria. Infatti, nonostante la larga accettazione di una riduzione degli emendamenti che, compresi quelli presentati dalla Lega, erano in totale 400, il Governo si è fermato di fronte alla prima difficoltà. Se si fosse deciso di proseguire, si sarebbe potuta tenere la seduta notturna, finendo al massimo venerdì, esattamente lo stesso giorno in cui concluderemo l'esame nonostante il voto di fiducia. Pertanto, ripeto, c'è poco da sperare per il disegno di legge finanziaria e crediamo che già questa vicenda abbia fatto intendere che le grandi difficoltà sono tutte all'interno della maggioranza. Per questo, la nostra opposizione continuerà ad essere non prevenuta, ma inflessibile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, qualche minuto fa il ministro Chiti si è detto dispiaciuto per essersi trovato nelle condizioni di porre la questione di fiducia. Ripeto in quest'aula un ragionamento fatto qualche minuto fa, in sede di Conferenza dei capigruppo. La nostra intenzione era quella che si dispiacesse ancora di più, e cioè che non si ripetesse quanto accaduto alla Camera questa mattina in occasione dell'ultimo voto, ma si arrivasse alla situazione del Senato. Avremmo quindi auspicato che il Governo, nel prosieguo dell'iter di questo provvedimento incontrasse difficoltà all'interno della propria maggioranza con problemi in più per chi aveva presentato gli emendamenti, ovvero la stessa maggioranza.
In questo modo, abbiamo inteso ed intendiamo proseguire nella nostra azione di opposizione dura, ferma, precisa, parlamentare. Vogliamo cioè dare la possibilità a questo ramo del Parlamento di fare emergere le difficoltà che sono apparse sui quotidiani nazionali già poche ore dopo la composizione del Governo, quando i ministri hanno iniziato a litigare sul DPEF. Ora, litigano sul decreto-legge e litigheranno anche sulla legge finanziaria.
Ministro Chiti, è evidente che il nostro dispiacere per la sua scelta è assoluto. Certamente, non possiamo bearci della posizione della questione di fiducia. La maggioranza guadagna - forse - ventiquattro ore di tempo perché conclude i lavori un giorno prima con il voto di fiducia, ma allo stesso tempo evita di fare emergere all'interno della sua stessa compaginePag. 57le diversità che abbiamo visto solo accennate qualche ora fa, quando quell'emendamento è stato approvato per sei voti di differenza, di cui tre consegnati dall'opposizione per errori tecnici.
Questo era il nostro interesse ed il modo con cui vogliamo condurre la nostra opposizione, un'opposizione di merito che parta dalla possibilità - che nei mesi precedenti all'estate non abbiamo avuto - di discutere i provvedimenti, emendamento per emendamento, articolo per articolo. Ieri, il nostro segretario ha censurato un atteggiamento apparso ostruzionistico, che poteva e doveva essere evitato per non fare in modo che le divergenze all'interno della maggioranza venissero ricompattate con il voto di fiducia. È questa la differenza che esiste - e non è poca - tra una discussione di merito con la votazione degli emendamenti e l'atteggiamento di chi inconsapevolmente, anche in buona fede, dà alla maggioranza la possibilità di ricompattarsi con l'unico strumento che oggi ha a disposizione, quello di porre il voto di fiducia.
È un evento evidentemente eccezionale, che speriamo non vedere ripetuto sul disegno di legge finanziaria, perché è vero che la maggioranza della scorsa legislatura ha posto cinque volte la questione di fiducia sul decreto-legge fiscale e tre volte sulla manovra finanziaria, ma è anche vero che si sono svolte le elezioni e chi le ha vinte ha usato proprio questo argomento per dire al popolo italiano: quando ci saremo noi, faremo discutere il Parlamento, siamo rispettosi del Parlamento, vogliamo migliorare i nostri provvedimenti in Parlamento! Proprio questo le avevamo chiesto, ministro Chiti. Per questo, ci eravamo impegnati - non solo martedì, ma anche oggi - a concludere i lavori esattamente quando si concluderanno con il voto di fiducia, e per questo siamo assolutamente dispiaciuti non solo della sua scelta, ma anche del fatto che alcuni deputati dell'opposizione vi abbiano dato occasione per poter fare tale scelta e nascondere, per l'ennesima volta, le divisioni della sua compagine (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
MASSIMO NARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, debbo dire che l'amarezza del ministro Chiti è anche nel mio cuore, perché l'aver dichiarato di non essere riuscito a portare a buon fine un'intesa significa, in qualche misura, averne una volontà reale. Debbo dire, inoltre, che anche dalla replica che egli ha fatto e dalle motivazioni che ha addotto per giustificare la posizione della questione di fiducia trapela un'altra verità, almeno a mio giudizio. Intanto, mi ha colpito il fatto che abbia sottolineato la disponibilità di alcune forze di minoranza dimenticandosene altre, a cominciare dal mio partito, signor Presidente. Il gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista, in tutte le sedi in cui è stato chiamato ad esprimere una opinione ed a manifestare una disponibilità su un percorso che vedesse il proseguimento dei lavori con obiettivi condivisi e condivisibili, se non altro nella metodologia, al di là del merito, ha sempre mostrato la massima disponibilità. Ma il ministro Chiti evidentemente si è dimenticato o di citarlo, perché siamo troppo piccoli come gruppo, o di riconoscerci questa disponibilità. Nell'uno o nell'altro caso, ci colpisce questo atteggiamento. Ci colpisce anche, in verità, il non riconoscere agli amici di Forza Italia una disponibilità costruttiva, che era emersa fin dalla prima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Ciò debbo dirlo per amore di verità, perché la prima forza politica che aveva mostrato la disponibilità ad un percorso costruttivo su alcuni specifici punti era stata proprio la rappresentanza di Forza Italia, attraverso il delegato d'aula Antonio Leone, nella sede citata.
Cerchiamo, dunque, di fare una valutazione di ciò che è successo. La sensazione che noi abbiamo avuto, almeno parlando nei corridoi di Montecitorio, èPag. 58che ad un certo punto l'atteggiamento riscontrato ieri sera, ossia di disponibilità, si sia modificato nel corso della notte. Perché si è modificato? Perché sui giornali sono iniziate a comparire testimonianze di diversità di opinioni all'interno della maggioranza e perché non si sapeva più come affrontare determinati «scogli», già ricordati in questa sede, ossia quelli rappresentati dall'articolo 12 e dall'articolo 14 del provvedimento in esame, con le profonde divaricazioni che esistono all'interno della maggioranza. Allora, vi era la necessità di trovare una soluzione. Ciò lo abbiamo capito fin dalle prime ore della mattina, perché oggettivamente, accusare qualcuno di fare ostruzionismo solo perché fa una domanda alla quale si può rispondere in pochissimo tempo attraverso qualsiasi chiarimento da parte del sottosegretario senza ricevere risposta è chiaramente dimostrazione del desiderio di stimolare una reazione negativa e, quindi, determinare una sorta di indisponibilità alla prosecuzione dei lavori. Perché non è giunta quella risposta? Perché è stato necessario aspettare il ministro Chiti, con un tale lasso di tempo a disposizione? È avvenuto solo perché, oggi come oggi, all'interno della maggioranza, signor Presidente, signor ministro, non vi è la tranquillità di fare una scelta senza avere la convinzione che tale determinazione sia la risultanza di un convincimento complessivo del Governo. Vi è una tale situazione di sfilacciamento all'interno del Governo e all'interno della maggioranza che, se qualcuno fa un'osservazione non avendo sentito tutti e tutto, evidentemente il risultato è lo sfascio completo di questa maggioranza.
Ecco perché abbiamo aspettato un'ora e mezza! È questo il motivo per cui, come ha ricordato l'onorevole Tremonti, siamo stati costretti ad attendere per quattro ore la presentazione delle proposte emendative! Si è trattato di un susseguirsi di fatti e di avvenimenti che avevano un'unica, sola finalità: cercare di «mettere una pezza» alle diatribe ed alle difficoltà esistenti all'interno della maggioranza!
Debbo dire che, nel corso della parte antimeridiana della seduta, avevo avuto la sensazione che un percorso costruttivo potesse essere alla nostra portata. L'ho provata quando è stato disposto l'accantonamento dell'emendamento Leo 1.8, poiché mi sembrava che accantonare tale proposta emendativa potesse significare la disponibilità a rivalutare l'emendamento specifico...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MASSIMO NARDI. ...e, di conseguenza, a trovare un'intesa. Evidentemente, si trattava di una convenzione solamente mia, ed oggi ci troviamo in un Parlamento che, oggettivamente, è alla deriva!
La maggioranza ha la necessità di porre la questione di fiducia per continuare ad esistere come tale; noi, invece, siamo qui per essere una minoranza critica e costruttiva, che intende mettere in evidenza tutte le vostre lacune (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Forza Italia)!
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, spero di pronunciare alcune parole di conforto, per consolare l'amarezza che pervade le forze dell'opposizione (Commenti del deputato Leone)... No, no: eravate tutti molto amareggiati!
Il ministro Chiti era preoccupato: si trattava della preoccupazione di un uomo di Governo che ha a cuore tempi certi per l'esame della manovra finanziaria e che vuole, a nome e per conto dell'Esecutivo, evitare a questo paese l'esercizio provvisorio di bilancio.
Se vogliamo che l'Assemblea possa discutere la manovra di finanza pubblica disponendo di tempi certi e congrui, non possiamo concedere spazio a qualsivogliaPag. 59forma di ostruzionismo, anche se si tratta di uno strumento parlamentarmente accettabile!
Vede, collega Tremonti, lei, che è ancora oggi il primatista mondiale imbattuto dei voti di fiducia chiesti sulle manovre finanziarie - cinque sui decreti-legge fiscali e tre sui disegni di legge finanziaria! -, ha attaccato il ministro Chiti formulando un'osservazione assolutamente priva di fondamento. Lei ha affermato che non avrebbe mai potuto accettare l'equazione fatta dal ministro Chiti, poiché ha detto che egli confondeva una normale discussione con l'ostruzionismo.
Io le faccio due calcoli, collega Tremonti: la vostra «normale discussione» avrebbe fatto sì che, per esaminare le 475 proposte emendative, saremmo rimasti qui 11 giorni, ai quali avremmo dovuto aggiungere 7 giorni per discutere gli ordini del giorno e svolgere le dichiarazioni di voto finale! Se per voi questa è una «discussione normale», ditemi voi che cos'è l'ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Commenti del deputato Leone)! Forse cominciate a ragionare in termini di ere geologiche, non di giornate parlamentari!
Un'altra grande fonte di amarezza che ha turbato gli animi dell'attuale opposizione era costituita dal fatto che noi stiamo cercando di porre la questione di fiducia perché siamo profondamente divisi. Allora, capisco che, quando si hanno pochi argomenti politici, ci si arrampichi sugli specchi; tuttavia, vorrei che rifletteste sul fatto che il maxiemendamento che presenterà il Governo è esattamente il testo parlamentare. Rispetto al testo del decreto-legge originariamente presentato dall'Esecutivo, infatti, vi sono state cinquanta modificazioni di fondo, a riprova ed a dimostrazione che questa maggioranza, in Parlamento, sa e vuole cambiare anche le proposte avanzate dallo stesso Governo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Allora, per serietà e per dignità di tutti, evitiamo almeno queste pantomime! È un vostro diritto praticare l'ostruzionismo, ma abbiate il coraggio, parlamentare e politico, di dire che lo state facendo! Ieri, il segretario di uno dei partiti dell'opposizione, l'onorevole Cesa, ha affermato che l'ostruzionismo costituisce un grave errore e che è un gesto puerile. Oggi, avete dimostrato che voi siete molto abili nel commettere gravi errori e gesti puerili, ma noi non ci stiamo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, devo francamente ammettere che, dopo avere ascoltato i colleghi La Russa, Tremonti e Gibelli, mi viene quasi da dire che vi è un po' di sprovvedutezza da quelle parti! Infatti, se davvero i problemi della maggioranza risiedono nelle liti e nelle divisioni tra Di Pietro e Mastella, perché, allora, non giungere rapidamente all'esame degli articoli 12 e 14, far esplodere le contraddizioni in seno alla maggioranza e portare a casa il risultato?
La verità è un'altra, cari colleghi: ci troviamo di fronte ad un'opposizione che - come ha fatto questa mattina al Senato, bocciando di fatto un provvedimento che evitava lo sfratto a migliaia di poveri cittadini in difficoltà nel nostro paese - ha dimostrato la sua inconsistenza in termini di responsabilità nei confronti del Parlamento e del paese.
Ben altre, quindi, sono le problematiche riscontrate anche in quest'aula: sono le divisioni all'interno del centrodestra, che sabato si è riunito a Vicenza per manifestare, ma senza l'UDC!
GIOVANNI CARBONELLA. Presidente!
PRESIDENTE. Per favore, vi prego di prendere posto.
FABIO EVANGELISTI. Qui, in aula, vi sono deputati che hanno cercato un atteggiamento responsabile, da parte magari di Forza Italia e dell'UDC...
Pag. 60
PRESIDENTE. La prego di fermarsi un momento: vorrei che si sciogliesse l'assembramento in aula. Per favore, vorrei che si consentisse l'intervento.
Prego, deputato Evangelisti.
ANTONIO LEONE. Ce lo mandi a casa, l'intervento!
FABIO EVANGELISTI. Stavano cercando di ricomporre le loro divisioni (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Piantala!
FABIO EVANGELISTI. Infatti, come dicevo, sabato scorso in piazza, a Vicenza, si sono divisi: erano presenti rappresentanti della Lega e di Alleanza Nazionale, vi era Berlusconi, ma non c'era l'UDC. Sono divisi in quest'aula! Mentre abbiamo riscontrato un atteggiamento responsabile da parte di settori di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC, non abbiamo trovato il medesimo atteggiamento da parte della Lega (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
I problemi sono questi. Vi è un'opposizione confusa e talvolta irresponsabile. I problemi non riguardano certo né Di Pietro né Mastella, che forse hanno anche un linguaggio colorito (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Sono due ministri seri e responsabili verso il Governo, verso la maggioranza, ma soprattutto verso il paese.
Quanto alle questioni di fiducia, lo ha già il ricordato il collega Bressa al ministro Tremonti: per un Governo che, con la più grande maggioranza degli ultimi cinquant'anni, è ricorso al voto di fiducia tredici volte, certe argomentazioni sono, francamente, risibili (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Verdi)!
MAURO FABRIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, vorrei dire che dispiace (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non ti preoccupare, adesso te lo spiego pubblicamente: ho preso la parola apposta.
Come dicevo, intervengo per dire ai colleghi dell'opposizione che anche noi siamo sinceramente dispiaciuti, perché la loro disarticolazione interna obbliga oggi il Governo sostanzialmente a porre la questione di fiducia su un testo rispetto al quale - lo dico con molta tranquillità - a livello di maggioranza non ci sono divisioni.
Su altre questioni vi sono... Presidente, posso parlare?
PRESIDENTE. Non mi pare che vi sia nulla che lo vieti.
MAURO FABRIS. Presidente, lei non mi stava seguendo. Non è assolutamente così: lei non mi stava seguendo e io non potevo parlare, visto che due colleghi davanti a me mi disturbavano.
PRESIDENTE. Forse, dovrebbe conoscere che la Presidenza ha qualche incombenza che deve assolvere.
MAURO FABRIS. E lei dovrebbe sapere che i deputati devono essere messi nella condizione di parlare. Ho chiesto il suo intervento per consentirmi questo.
Stavo dicendo che le divisioni interne all'opposizione, in questo caso, hanno costretto il Governo a porre la questione di fiducia. Vorrei, in questo senso, tranquillizzare i colleghi dell'opposizione - i quali su questo testo intravedono chissà quali contrasti tra i ministri Di Pietro e Mastella - sul fatto che certamente il punto non è questo, ma riguarda altre questioni sulle quali abbiamo anche apertamente discusso in quest'aula in occasione dell'esame di provvedimenti diversi.
Il punto è un altro: mi riferisco all'ipotesi di accettare - come alcuni gruppi di opposizione hanno fatto - la possibilità di avviare un confronto nel merito in maniera costruttiva, laddove ovviamente laPag. 61maggioranza avrebbe tenuto la propria posizione, ma voi avreste potuto concorrere a migliorare altre parti del testo. È un testo che è stato profondamente modificato in seno alle Commissioni, lo ha ricordato il ministro Chiti. E credo dovreste essere grati alla Camera di essersi riappropriata del proprio ruolo, dopo cinque anni in cui, sui provvedimenti di bilancio, non «toccava palla». Infatti, nella precedente legislatura, nelle occasioni ricordate, era stata imposta la questione di fiducia. Quando i provvedimenti relativi alla manovra di bilancio giungevano in aula per il loro esame erano «blindati» e voi non siete riusciti a dire una parola sui medesimi! Francamente, fa specie che l'ex ministro Tremonti tenga in quest'aula una lezione sul diritto del Parlamento ad interloquire con il Governo sulle leggi di bilancio! Non è andata così, quando lui era al Governo e glielo vorrei semplicemente ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur), come possono confermare coloro che sedevano in quest'aula anche nella scorsa legislatura e mi riferisco anche a ciò che è accaduto al Senato.
Credo che valga ciò che ha affermato il collega Volontè a conclusione del suo intervento. Si è rammaricato, perché è stato l'atteggiamento di alcuni gruppi di opposizione a spingere il Governo a porre la questione di fiducia. Sono dispiaciuto perché il buon lavoro svolto in Commissione si sarebbe potuto proseguire anche in Assemblea. Non è stato possibile, considerati i tempi previsti dal calendario. Anche i colleghi dell'opposizione hanno il diritto di avere in Commissione bilancio, la prossima settimana, al termine dei lavori dell'Assemblea, tutto il tempo necessario per affrontare nel merito la legge finanziaria.
State tranquilli: non trovate argomentazioni risibili sui motivi che spingerebbero il Governo a porre la questione di fiducia! Non vi sono contrasti al nostro interno tali da giustificare un simile comportamento. Vi è, bensì, un problema di calendario che i colleghi di maggioranza ed il ministro hanno esposto in maniera molto chiara (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e Verdi).
GIUSEPPE MARIA REINA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, le parole pronunciate in quest'aula dal ministro per rapporti con il Parlamento, ancorché in qualche modo attese, almeno per quanto riguarda il loro contenuto essenziale, risuonano come una sorta di imposizione gravosa ed insostenibile per la libertà dello stesso Parlamento. Noi del Movimento per l'autonomia non siamo interessati a fare emergere le contraddizioni interne che insistono nella maggioranza. Riteniamo, anzi, che questa sia una pratica pericolosa per la democrazia. È anche vero che, quando una coalizione si pone l'obiettivo di governare un paese, si assume fino in fondo l'onere e la responsabilità di fornire risposte a questo paese, ma anche di far rispettare le istituzioni che concorrono al governo del paese.
Trovo speciose le motivazioni che il ministro ha addotto nel preannunziare la posizione della questione di fiducia, perché, in verità, negli interventi che si sono susseguiti a sostegno degli emendamenti mi pare di avere colto una fatica e un impegno che è ben diverso dal cosiddetto ostruzionismo, e sono meritevoli di apprezzamento e di attenzione (qualcuno in quest'aula ritiene che essi debbano essere tacciati di ostruzionismo, ma se la maggioranza immagina di fare a meno definitivamente dell'opposizione per riuscire a governare, dico che quando questa opposizione più non fosse vorrebbe dire che tutte assieme invece esploderebbero le contraddizioni, che, purtroppo - io dico -, la minano profondamente), nell'interesse dell'intero paese.
Allora, non lo possiamo accettare. Questa, carissimo ministro e cari colleghi, è solo l'anticamera di ciò che accadrà. Per quanto oggi sembra alla maggior parte diPag. 62voi impossibile, sappiate che la questione del voto di fiducia sarà posta anche quando ci occuperemo della finanziaria, perché in Commissione era stato raggiunto una sorta di intesa e di accordo sul numero e sul contenuto degli emendamenti che insieme, maggioranza e opposizione, avevamo presentato.
Poiché non si trattava di inseguire le farfalle nel prato, ma di porre elementi seri per la vita e gli interessi della comunità nazionale, ritengo che maldestramente e infaustamente anche in occasione dell'esame del disegno di legge legge finanziaria questo Governo sarà costretto a porre la questione di fiducia.
Concludo, affermando che, da questo modo di concepire il Governo e il rapporto con le istituzioni, ci separa una lontananza che non sarà superata neppure dalla costruzione di un ponte a due o tre grandi campate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, deputato Leone.
ANTONIO LEONE. Grazie, deputato Bertinotti.
Presidente, visto che la questione di fiducia non è stata posta e non conosciamo ancora l'emendamento del Governo, la cosa più logica è proseguire i nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Mi dispiace, ma la Presidenza deve operare il vaglio di ammissibilità dell'emendamento presentato dal Governo; pertanto, la seduta sarà ora sospesa e riprenderà una volta completato il vaglio di ammissibilità.
MARINO ZORZATO. No, Presidente!
GASPARE GIUDICE. Non è mai successo!
ANTONIO LEONE. Dov'è l'emendamento?
PRESIDENTE. Circa la richiesta rivolta alla Presidenza di distribuire il testo dell'emendamento del Governo sul quale è stata preannunziata la posizione della questione di fiducia...
ANTONIO LEONE. Preannunciata!
MARINO ZORZATO. Forse!
PRESIDENTE. ...la Presidenza, analogamente a quanto avvenuto in precedenti occasioni, renderà nota la formulazione della proposta emendativa non appena effettuato il vaglio di ammissibilità. Il Governo rimane ovviamente libero, ove lo ritenga, di rendere noto il testo depositato presso la Presidenza.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 19,25.
PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza ha effettuato il vaglio di ammissibilità dell'emendamento 2.500 del Governo, sostitutivo dell'articolo 2 e soppressivo degli articoli da 3 a 47-bis del decreto-legge n. 262 del 2006 (Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 3).
Sulla base di tale esame, la Presidenza ritiene ammissibile tale emendamento, che è in distribuzione.
(Posizione della questione di fiducia - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, a nome del Governo, a ciò autorizzato dal Consiglio dei ministri, confermo di porre la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamentoPag. 632.500 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 2 del decreto-legge n. 262 del 2006 e, conseguentemente, soppressivo dei restanti articoli.
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata nella sala dei ministri al piano aula per l'organizzazione del seguito del dibattito. La seduta dell'Assemblea riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
Sull'ordine dei lavori.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Avrei voluto fare prima questa comunicazione all'Assemblea in presenza di un maggior numero di deputati. Colleghi, le agenzie di stampa hanno battuto oggi una notizia che ritengo alquanto deludente e pesante per il prestigio dello sport e del paese in generale. Dalle dichiarazioni di Bernie Ecclestone risulta che sia stato cancellato definitivamente il gran premio di Imola. Tutto questo contribuisce a dare un colpo abbastanza pesante al prestigio della Romagna, che ospita ad Imola il gran premio di San Marino, ma soprattutto alla memoria di un grande uomo come Enzo Ferrari.
Non ci risulta che il Governo si sia mosso in alcuna maniera per salvaguardare questo evento sportivo che milioni, forse miliardi, di tifosi guardano davanti alla televisione. Vorremmo sapere, vista la presenza del ministro Chiti, che fine hanno fatto i dieci milioni di euro stanziati dall'ultimo Governo Berlusconi per la sistemazione e la messa in sicurezza di questo autodromo, visto che noi li avevamo stanziati proprio per garantire la continuità dell'evento. Di fatto, non ci risulta che il sindaco di Imola Marchignoli abbia utilizzato questa somma a buon fine.
PRESIDENTE. Il Governo ha avuto modo di ascoltare la sua richiesta e, per quanto di sua competenza, risponderà.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.
La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 19,45.
PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è testé riunita per definire l'organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento 2.500 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 2 e soppressivo degli articoli da 3 a 47-bis del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
La votazione per appello nominale avrà luogo, a norma dell'articolo 116, comma 3, del regolamento, domani, giovedì 26 ottobre, a partire dalle 19,30. Le dichiarazioni di voto avranno pertanto inizio alle 17 di domani, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, in ordine crescente.
Il termine di presentazione degli ordini del giorno è fissato alle 12 di domani.
Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione e annunzio della sua convocazione.
PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione, di cui alla legge 28 novembre 2005, n. 246, i deputati Costantino Boffa, Antonio Borghesi, Marco Calgaro, GiuseppePag. 64Chicchi, Luigi Cogodi, Manlio Contento, Enrico Costa, Gian Luca Galletti, Gaspare Giudice, Maria Leddi Maiola, Mario Lovelli, Carolina Lussana, Pierluigi Mantini, Giovanni Marras, Cosimo Mele, Bruno Mellano, Antonio Misiani, Gabriella Mondello, Antonio Pepe e Marino Zorzato.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Martino Albonetti, Mario Baldassarri, Egidio Banti, Giovanni Bellini, Antonio Del Pennino, Bartolo Fazio, Pietro Fuda, Graziano Maffioli, Lucio Malan, Stefano Morselli, Anna Maria Palermo, Nitto Francesco Palma, Andrea Pastore, Marco Pecoraro Scanio, Gaetano Quagliarello, Edo Ronchi, Sabina Rossa, Learco Saporito, Lido Scarpetti e Helga Thaler Ausserhofer.
Comunico, d'intesa con il Presidente del Senato, che la Commissione è convocata per giovedì 26 ottobre 2006, alle 14,15, nella sede di via del Seminario, per procedere alla sua costituzione.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 25 ottobre 2006, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia la senatrice Leana Pignedoli e il senatore Francesco Pontone, in sostituzione, rispettivamente, del senatore Gerardo D'Ambrosio e del senatore Franco Mugnai, dimissionari.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 25 ottobre 2006, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale il senatore Giovanni Confalonieri, in sostituzione della senatrice Daniela Alfonzi, dimissionaria.
Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per le questioni regionali ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, il deputato Leoluca Orlando; vicepresidenti, il deputato Giovanni Crema e il senatore Enzo Ghigo; segretari, i deputati Gabriele Frigato e Ugo Lisi.
Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per l'infanzia ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, la senatrice Anna Maria Serafini; vicepresidenti, il deputato Luigi Cancrini ed il senatore Francesco Pontone; segretari, il deputato Sandra Cioffi e il senatore Massimo Polledri.
Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, il deputato Elena Emma Cordoni; vicepresidenti, i deputati Emilio Belbono e AntoninoPag. 65Lo Presti; segretari, il senatore Giovanni Confalonieri e il deputato Valter Zanetta.
Annunzio della costituzione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
PRESIDENTE. Comunico che il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, il deputato Sandro Gozi; vicepresidente, il deputato Isabella Bertolini; segretario, il deputato Titti Di Salvo.
Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, il senatore Giorgio Pasetto; vicepresidente, il deputato Gianfranco Conte; segretario, il deputato Alberto Fluvi.
Su un lutto del deputato Giuseppe Lumia.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Giuseppe Lumia è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.
ALBERTO BURGIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, intervengo solo per sollecitare il Governo a fornire una risposta all'interpellanza n. 2-00113, presentata il 2 agosto 2006, di cui sono primo firmatario.
PRESIDENTE. Onorevole Burgio, prendo atto della sua richiesta, della quale interesserò il Governo.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 26 ottobre 2006, alle 17:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria. (1750-A).
- Relatori: Di Gioia, per la V Commissione e Fincato, per la VI Commissione.
La seduta termina alle 19,50.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1750-A - em. 1.1 | 373 | 371 | 2 | 186 | 162 | 209 | 61 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.2 | 460 | 460 | 231 | 205 | 255 | 59 | Resp. | |
3 | Nom. | em. 1.4 | 486 | 484 | 2 | 243 | 217 | 267 | 58 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.5 | 495 | 494 | 1 | 248 | 228 | 266 | 58 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.6 | 501 | 500 | 1 | 251 | 234 | 266 | 58 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.7 | 499 | 499 | 250 | 232 | 267 | 58 | Resp. | |
7 | Nom. | em. 1.9, 1.10 | 485 | 484 | 1 | 243 | 223 | 261 | 57 | Resp. |
8 | Nom. | em. 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 1.34 | 488 | 487 | 1 | 244 | 225 | 262 | 57 | Resp. |
9 | Nom. | em. 1.18 | 497 | 490 | 7 | 246 | 238 | 252 | 57 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.19 | 499 | 496 | 3 | 249 | 238 | 258 | 57 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.15 | 502 | 499 | 3 | 250 | 246 | 253 | 57 | Resp. |
12 | Nom. | em. 1.20 | 509 | 506 | 3 | 254 | 245 | 261 | 57 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.21 | 517 | 516 | 1 | 259 | 248 | 268 | 57 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.22 | 506 | 505 | 1 | 253 | 243 | 262 | 57 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.23 | 510 | 509 | 1 | 255 | 243 | 266 | 57 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1.24 | 507 | 505 | 2 | 253 | 242 | 263 | 56 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.27 | 496 | 495 | 1 | 248 | 237 | 258 | 56 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.26 | 504 | 503 | 1 | 252 | 241 | 262 | 56 | Resp. |
19 | Nom. | em. 1.25 | 500 | 500 | 251 | 236 | 264 | 56 | Resp. | |
20 | Nom. | em. 1.28 | 504 | 504 | 253 | 240 | 264 | 56 | Resp. | |
21 | Nom. | em. 1.29, 1.30 | 506 | 505 | 1 | 253 | 242 | 263 | 56 | Resp. |
22 | Nom. | em. 1.31 | 508 | 508 | 255 | 243 | 265 | 56 | Resp. | |
23 | Nom. | em. 1.32 | 498 | 498 | 250 | 240 | 258 | 56 | Resp. | |
24 | Nom. | em. 1.33 | 508 | 508 | 255 | 244 | 264 | 56 | Resp. | |
25 | Nom. | em. 1.8 | 512 | 511 | 1 | 256 | 252 | 259 | 56 | Resp. |