Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 66 di giovedì 9 novembre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 10,15.
MARCO BOATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Castagnetti, Colucci, Donadi, Duilio, Fabris, Folena, Gozi, Levi, Maroni, Meta, Migliore, Morrone, Oliva, Piscitello, Pisicchio, Sgobio e Visco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,24).
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, nella scorsa legislatura il Parlamento ha approvato la legge 15 aprile 2005, n. 61, che ha istituito per il 9 novembre - la data odierna - il giorno della libertà in ricordo dell'abbattimento del muro di Berlino. Tale legge prevede che le istituzioni, in occasione del giorno della libertà, organizzino cerimonie commemorative ufficiali.
Presidente, la norma richiamata è una legge dello Stato, ma a noi non risulta che il Governo e la Camera dei deputati l'abbiano rispettata organizzando quelle cerimonie commemorative che il Parlamento ha inteso prevedere per fare in modo che i valori di libertà e di democrazia possano essere annualmente ricordati ai nostri giovani.
Signor Presidente, poiché sono sicuro che si tratta di un disguido e non certo di una cattiva volontà sua, né tantomeno del Presidente Prodi, di non tenere in considerazione una legge dello Stato, le domando quali iniziative commemorative la Camera dei deputati intenda assumere per la giornata odierna e se lei non ritenga utile anche un suo discorso, qui alla Camera, cui segua un intervento dei gruppi parlamentari.
Noi non vogliamo che una legge dello Stato possa così rapidamente cadere in desuetudine solo perché oggi al Governo vi sono gli eredi di coloro che stavano dall'altra parte del muro di Berlino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Deputato Elio Vito, raccolgo la sua sollecitazione. Come ella può facilmente immaginare, non vi è alcun elemento politico che possa essere attribuito alla volontà della Presidenza.
Come lei ha potuto direttamente constatare in una ricorrenza assai significativa - l'anniversario della drammatica repressione dell'insurrezione in Ungheria -, la Camera dei deputati ha avuto la possibilità di svolgere con solennità la sua riflessione.
Il deputato Elio Vito ha sollevato un problema sul quale posso assicurare che acquisirò le necessarie informazioni in Pag. 2ordine al rispetto e allo stato dell'arte della norma richiamata.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori per porre in evidenza una questione diversa da quella richiamata poc'anzi dal collega Elio Vito, sulla quale, tuttavia, desidero soffermarmi brevemente.
Presidente, a fronte della sua disponibilità, manifestata tutte le volte in cui lei è stato nelle condizioni di farlo, la vicenda della ricorrenza del 9 novembre, la cui celebrazione è prevista da una legge dello Stato, ma disattesa dal Governo (non faccio riferimento, quindi, alla Camera dei deputati, rispetto alla quale non vi è alcun obbligo di previsione) ha, a mio avviso, una coda gravissima che è oggetto, fra l'altro, di una nostra interrogazione. Faccio riferimento, in particolare, al ministro Fioroni, il quale ha completamente disatteso il senso, lo spirito e la natura della norma citata dimenticandosi di emanare una circolare, prevista dalla legge, con la quale far ricordare nelle scuole italiane la ricorrenza odierna.
Lei comprenderà che se si sommano insieme - una, due, tre - alcune disattenzioni, si ha la certezza di un tentativo, ancora una volta, di rimuovere un fatto storico: ancora una volta un tentativo, che piaceva molto al Togliatti dell'epoca immediatamente poststalinista, di far finta che nulla sia successo. È strano che ciò avvenga nel secolo, che ormai stiamo vivendo, del nuovo millennio.
Tuttavia, il motivo del mio intervento è di stretta attualità. Infatti, ieri sera, alle ore 21,10 (nonostante l'ora tarda, mi trovavo ancora in ufficio, presso il mio gruppo, a lavorare) è cortesemente pervenuta una telefonata, di cui la ringrazio, con la quale mi faceva preannunziare che, di lì a poco, sarebbero arrivati dieci emendamenti predisposti dal Governo sulla legge finanziaria, il primo dei quali, riferito all'articolo 3, modifica questo importante articolo radicalmente (ricordo che si tratta di un articolo relativo alle aliquote IRPEF - non è una norma da poco). Il testo non era ancora noto, ma era noto, invece, fin da quel momento il tempo che ci veniva concesso per eventuali subemendamenti: alle ore 9 del mattino successivo - mi viene da ridere - scadeva il termine per la presentazione di subemendamenti riferiti ai primi articoli! Formalmente, avevamo quasi 12 ore di tempo per scrivere un subemendamento: peccato, però, che il testo non c'era ancora - sarebbe arrivato verso le ore 10 meno un quarto circa -; ma soprattutto, nel frattempo, tranne il caso fortuito di un presidente di gruppo che era ancora al lavoro a quell'ora della sera, la maggior parte dei deputati - compresi quelli del mio gruppo presso le Commissioni bilancio e finanze - erano andati giustamente a cena. Quindi, è vero che la notte porta consiglio, ma se potesse far maturare autonomamente anche dei subemendamenti - nel caso si volesse procedere in questo senso - sarebbe veramente un fatto quasi miracoloso!
Non voglio commentare con parole amare questa evenienza o circostanza: non la commento neppure. Rilevo però, che se il Governo intendeva dimostrare l'assenza di rispetto per l'opposizione, se per caso voleva dimostrare di non avere alcun interesse ad effettuare un tentativo di confronto serio e costruttivo con l'opposizione, è riuscito in ciò perfettamente.
Questa è la prima volta che il Governo Prodi - se quella è la sua intenzione - riesce perfettamente nel proprio intento: ha dimostrato in un colpo solo di non avere alcuna intenzione di aprire con noi un confronto leale, sereno e produttivo, ma di volersi arroccare nella propria confusione, nella propria incapacità di svolgere un ruolo in maniera efficiente.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Le chiedo se intenda intervenire sullo stesso argomento.
Pag. 3LUCA VOLONTÈ. Sì.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anche per quanto riguarda il sottoscritto, considero la buona fede di ogni persona e tengo conto del fatto che in momenti come quelli della discussione sulla legge finanziaria qualche «svista» possa capitare. Rileviamo, però, che questa notte vi è stata, come minimo, una «svista». Tra l'altro, essendo stato fissato il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti per la prima mattinata, anche con tutta la buona volontà, aprendo la busta che ne conteneva il testo alle 8,30, sarebbe stato abbastanza complesso riuscire a capire l'entità di tutti gli emendamenti presentati.
Ho inoltre apprezzato l'osservazione, giusta ed opportuna, espressa dal presidente Vito, e ritengo che, con l'intelligenza che ha già dimostrato in occasione della commemorazione dei fatti di Ungheria, lei possa trovare il modo di ritagliare uno spazio adeguato, in questa giornata di lavoro intenso, per poter ricordare anche la caduta del blocco sovietico attraverso una rivoluzione, senza sangue, delle coscienze.
Mi affido pertanto alle sue prossime valutazioni e credo che ella mi farà la cortesia, dall'alto del suo scranno, di far presente al Governo che dovrebbe essere più rispettoso nei confronti dell'opposizione circa l'adeguatezza dei tempi.
PRESIDENTE. Ricordo che ieri il Governo ha trasmesso, attorno alle 20,30, dodici nuovi emendamenti dopo la fine della seduta e dopo la lettura, già effettuata, dell'ordine del giorno di oggi. A partire dalle 21, gli emendamenti sono stati trasmessi, come è stato ricordato, in busta ai gruppi parlamentari, dandone avviso per via telefonica. Contestualmente è stato comunicato, a mezzo fax, il termine per i subemendamenti, così articolato: alle ore 9, subemendamenti agli emendamenti del Governo riferiti agli articoli 1 e 3; alle ore 10, subemendamenti relativi agli articoli da 5 a 18 e alle ore 11 subemendamenti relativi agli articoli da 20 a 28 e all'articolo 89.
La Presidenza si rende conto che tutti questi termini sono assai ristretti e considera quindi legittime e comprensibili le considerazioni critiche sollevate; fa presente, però, di aver così operato per consentire all'Assemblea di procedere ai voti sin dall'inizio della seduta. È evidente la disponibilità, fin d'ora, della Presidenza ad ogni ulteriore articolazione dei lavori di questa mattina.
La Presidenza si impegna, altresì, per il futuro a far corrispondere ai tempi di presentazione degli emendamenti da parte del Governo il tempo adeguato per l'esercizio delle prerogative da parte dei deputati e della Commissione.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,30).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vorrei richiamare quanto osservato da lei e dal collega Volontè, senza nessuna vis polemica. Lei ha ben ricordato che alle 21-21,15 è arrivato il fax con il quale si comunicava il termine per la presentazione dei subemendamenti agli emendamenti del Governo, ma deve sapere che il plico contenente questi ultimi è pervenuto ai gruppi alle 22,30; il mio gruppo lo ha ricevuto proprio a quell'ora. Sei lei ci consentirà, d'ora in poi, di lasciare un presidio - naturalmente, con tutte le previsioni Pag. 4possibili e immaginabili per quanto riguarda l'attività lavorativa dei dipendenti del gruppo - noi potremmo anche essere d'accordo a che la notte si sia presenti per poter stilare i subemendamenti.
Non voglio essere polemico, ed oltre ad aver apprezzato la sua buona volontà testimoniata poc'anzi da ciò che ella ha detto, le chiedo di far sì che gli emendamenti da noi presentati, concernenti l'articolo su cui il Governo ha presentato ulteriori proposte emendative, vengano ritenuti automaticamente subemendamenti. In questo modo, non solo guadagneremo tempo, ma avremo anche la possibilità di interloquire in relazione alle decisioni che, minuto per minuto, vengono dalla maggioranza e dal Governo, considerato il marasma in cui entrambi si trovano.
Ritengo di parlare a nome non solo di Forza Italia, ma anche degli altri colleghi della Casa delle libertà quando chiedo di dare per acquisito questo passaggio.
PRESIDENTE. Vorrei assicurarle che, come sempre, il supporto degli uffici è totale. Tuttavia, aggiungo che la Presidenza non può sostituirsi all'attività dei gruppi, come già ho avuto modo di ricordare poco fa. La Presidenza garantisce che alla presentazione degli emendamenti da parte del Governo corrisponderà il tempo adeguato per l'esercizio delle prerogative del Parlamento e della Commissione.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, quest'oggi, in sede di Commissione, l'opposizione ha posto una questione relativa proprio alla presentazione degli emendamenti da parte del Governo. Oltre alle considerazioni svolte dall'onorevole Leone, vorrei sottolineare come noi, quale opposizione, abbiamo dato prova di disponibilità e di responsabilità istituzionale, avendo considerato come possibile il ritiro degli emendamenti che abbiamo presentato o, almeno, di parte di essi, per riuscire a svolgere un dibattito efficace nel merito, al fine di un miglioramento del disegno legge finanziaria.
È ovvio che, in questo quadro, abbiamo necessità di conoscere con puntualità gli effetti che la presentazione di emendamenti da parte del Governo, del relatore e, quindi, della maggioranza determina sul «pacchetto» complessivo degli emendamenti. Infatti, lei sa benissimo, signor Presidente, che la presentazione di ulteriori proposte emendative comporta una attività di vaglio delle possibili preclusioni, inammissibilità.
In altri termini, questa attività tecnica che incide sulla sopravvivenza degli emendamenti presentati dai gruppi parlamentari incide in misura significativa sulle potenzialità di dibattito in Assemblea. Quindi, una disponibilità, da parte dell'opposizione, a valutare con responsabilità l'eventuale ritiro di una serie di proposte emendative è subordinata alla possibilità di conoscere in tempi adeguati gli effetti complessivamente determinati dagli emendamenti presentati dal Governo.
In sede di Commissione, il presidente ha richiamato le facoltà attribuite alla stessa Commissione e la responsabilità del Presidente della Camera riguardo all'andamento dei lavori e al pronunciamento ufficiale. Noi intendiamo sottolineare, però, che, senza questo intervento preventivo sulle proposte emendative presentate dal Governo, diventa difficile da parte dell'opposizione riuscire a svolgere un lavoro adeguato per mantenere gli impegni che reciprocamente abbiamo assunto. Se non ci sarà un passo in avanti da questo punto di vista, diventerà veramente difficile svolgere questa attività di recupero e di eventuale ritiro di parte degli emendamenti presentati e ciò rischia di vanificare completamente il confronto tra maggioranza e opposizione, cosa assolutamente inaccettabile, come è ovvio, per la nostra parte politica.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 5
ROBERTO COTA. Intervengo per argomentare anche in ordine alla sua spiegazione, signor Presidente. Ieri, prima che il Governo presentasse questi emendamenti, si è verificata una apertura da parte di tutti i gruppi dell'opposizione, ed anche da parte del nostro, nel senso che si è garantito che non ci sarebbe stato, nelle sedute di oggi, di domani e nel proseguimento dei lavori, alcun atteggiamento ostruzionistico. Si è detto che quest'oggi noi avremmo voluto esaminare gli articoli del disegno di legge finanziaria limitando il numero degli emendamenti, esaminando, cioè, solo quelli significativi dal punto di vista politico.
A fronte di questo atteggiamento, signor Presidente, la risposta del Governo è consistita in una provocazione, cioè nella presentazione di un emendamento «notturno» tale per cui il clima di collaborazione che si sarebbe voluto instaurare questa mattina è risultato minato alle sue fondamenta. La giustificazione che lei ha dato, signor Presidente, non è sufficiente perché è postuma. Invece, si pongono alcuni problemi a fronte di questo atteggiamento.
Innanzitutto, un problema riguarda i rapporti tra maggioranza ed opposizione. Infatti, dinanzi alla correttezza dell'opposizione assistiamo ad una grave scorrettezza, ad una provocazione e alla volontà di non dialogare da parte della maggioranza.
Un secondo problema riguarda, invece, i rapporti tra Governo e Parlamento. Non è possibile modificare, di notte, articoli così importanti della legge finanziaria, con un comportamento totalmente avulso rispetto al percorso parlamentare di discussione della legge finanziaria e al sistema di normali rapporti tra Governo e Parlamento.
Un terzo problema, signor Presidente, riguarda lei. Come Presidente della Camera, lei è sempre molto cortese e lo è stato anche questa mattina. Però, al di là della sua cortesia e del merito della spiegazione che ha cercato di dare, la Presidenza della Camera dovrebbe consentire ai parlamentari non soltanto di svolgere il loro lavoro, ma anche una certa agibilità di rapporti. Siamo di fronte ad una legge finanziaria, che deve essere discussa ed esaminata dal Parlamento. Lei non può farsi garante di golpe istituzionali, come quello verificatosi la notte scorsa.
Proprio per tale ragione, signor Presidente, come ha già detto questa mattina il nostro capogruppo, onorevole Maroni, ci riserveremo di prendere una decisione sul nostro futuro comportamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, preso atto del suo intervento, vorrei essere costruttivo. Con riferimento all'emendamento presentato dal Governo, visto che l'articolo 3, oltre ad occuparsi della curva IRPEF e della deducibilità delle spese sui medicinali, disciplina un campo davvero vasto di interventi, ritengo che siano necessarie almeno due ore per predisporre i relativi subemendamenti, tempo che non ci è stato concesso questa notte. Prendendo atto, quindi, della disponibilità della Presidenza, le chiedo formalmente di concedere due ore per la presentazione di subemendamenti.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al relatore Ventura, che ha chiesto di parlare, vorrei ricordare che la Presidenza ha già manifestato piena disponibilità per una modificazione dell'organizzazione dei lavori di questa mattina, al fine di raccogliere le sollecitazioni che sono state poste.
Vorrei, altresì, ricordare che le valutazioni politiche non sono in alcun modo nella disponibilità della Presidenza. Per quanto riguarda i rapporti tra Governo e Parlamento, precedentemente ho già avuto modo di esprimermi.
Do ora la parola al relatore Ventura.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, in qualità di relatore, credo che gli interventi svolti dai colleghi dell'opposizione abbiano un fondamento, in quanto Pag. 6l'emendamento del Governo, di cui si parla, riscrive, sostanzialmente, gli articoli 3 e 4, che si occupano di una materia importantissima. Ritengo, quindi, giusto consentire una riflessione più ampia per subemendare, al fine anche di rendere più agevole il nostro lavoro.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Alla luce delle considerazioni svolte, sarebbe opportuno fissare il termine per la presentazione dei subemendamenti alle 12,30, in modo da consentire al Comitato dei nove di riunirsi, prima della ripresa dei lavori dell'Assemblea, intorno alle 14,30.
PRESIDENTE. Proporrei all'Assemblea di accogliere la proposta del presidente Duilio: fissare il termine per la presentazione dei subemendamenti alle 12,30, dare modo al Comitato dei nove di lavorare fino alle 14,30 e procedere ora fino alla votazione dell'articolo 1.
Prima di proseguire nei nostri lavori, vorrei tuttavia chiedere una precisazione al presidente Duilio: quando parla di termine per i subemendamenti, a quale articolo si riferisce?
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Mi riferisco all'articolo 3.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, ritengo che possa rimanere così stabilito.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis) (ore 10,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati al seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Esame degli articoli - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).
Avverto i colleghi che nei fascicoli degli emendamenti relativi al disegno di legge finanziaria sono riportati: gli emendamenti ammissibili presentati presso la Commissione bilancio nel corso dell'esame in sede referente, ivi respinti e nuovamente presentati ai fini dell'esame del provvedimento in Assemblea; gli emendamenti presentati con riferimento alle parti del provvedimento modificate dalla Commissione bilancio che risultino consequenziali alle medesime.
Avverto che, fra gli emendamenti presentati alle parti modificate del testo, la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Osvaldo Napoli 74.5 per carenza della necessaria copertura finanziaria.
La Presidenza si riserva di dichiarare ulteriori inammissibilità nel prosieguo dell'esame.
Avverto che il Governo ha presentato nella serata di ieri 12 proposte emendative al disegno di legge al nostro esame, debitamente corredate dalla prescritta relazione tecnica. Tali emendamenti sono stati trasmessi nella serata di ieri ai gruppi parlamentari.
Avverto inoltre che le proposte emendative recanti la prima firma di un deputato del gruppo Popolari-Udeur devono intendersi sottoscritte da tutti i componenti del gruppo.
Pag. 7Avverto, altresì, che le proposte emendative recanti la prima firma di un deputato del gruppo Verdi devono intendersi sottoscritte da tutti i componenti del gruppo.
Avverto che prima della seduta i gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno, dell'Italia dei Valori e dell'Ulivo hanno ritirato gli emendamenti riferiti agli articoli da 1 a 30, ad eccezione, per il gruppo dell'Ulivo, degli emendamenti Lulli 5.171, Colasio 8.22, Leddi Maiola 9.15, Attili 16.17, Pinotti 17.5, Crisci 18.21 e Mariani 29.3 e dell'articolo aggiuntivo Crisci 19.02; per il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, degli emendamenti Cacciari 25.5 e 25.10 e Provera 25.6; per il gruppo dell'Italia dei Valori, degli emendamenti D'Ulizia 18.30 e Ossorio 21.17 e per il gruppo de La Rosa nel Pugno dell'emendamento Turco 11.100.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Garavaglia 0.1.100.1 ed accetta l'emendamento 1.100 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore sul subemendamento Garavaglia 0.1.100.1 e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.1.100.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei spiegare il senso del mio subemendamento e invitare il relatore ed il Governo a riconsiderare il parere contrario espresso.
L'emendamento del Governo prevede che, per la parte rimanente non coperta della cosiddetta sentenza IVA (costa 17 miliardi e 100 milioni di euro e mancano all'appello un miliardo e 100 milioni), anziché procedere ad una giusta operazione di rigore e di tagli della spesa, si ricorra all'emissione di debito pubblico, con ovvi riscontri negativi sulla finanza pubblica.
Da questa operazione scaturisce un costo di interessi di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2007 al 2009. La copertura di questi 40 milioni di euro è inserita nella tabella A in parte corrente. Il nostro subemendamento è diretto a modificare questa copertura, prevedendo tagli ai vari ministeri, allo scopo di dare un indirizzo di rigore della spesa pubblica che viene spesso sbandierato ma, nei fatti, non si riscontra.
Pertanto, invitiamo il relatore e il Governo ad un ripensamento e i deputati a prestare una particolare attenzione a questo tema, che ci trova tutti d'accordo, a parole: facciamo in modo che ciò sia anche nei fatti.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Garavaglia 0.1.100.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 247).
Prendo atto che i deputati Balducci, Dato, Mura e Romele non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto favorevole. Prendo atto altresì che il deputato Ceccacci Rubino ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Vorrei che il Governo chiarisse un mio dubbio.
In sintesi, il Governo ha deciso di imputare il risultato della sentenza, ossia i 16 miliardi di euro che lo Stato deve rimborsare, totalmente sul 2006. Vorrei sapere dal Governo se si tratta di una scelta obbligatoria, nel senso che essi dovevano essere imputati per competenza tutti necessariamente nel 2006, oppure se il Governo avrebbe potuto ripartirli, per competenza, anche negli anni successivi.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La soluzione adottata è in perfetta conformità con le direttive dell'Eurostat, che impongono una stretta regolamentazione del trattamento contabile di simili fenomeni finanziari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 206).
Prendo atto che i deputati Balducci e D'Agrò non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 209).
Prendo atto che i deputati Balducci e D'Agrò non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Dovremmo ora passare all'esame dell'articolo 2.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, in considerazione del fatto che l'articolo 2 riguarda gli effetti sui saldi di finanza pubblica, ne chiedo l'accantonamento.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, l'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata si intende accantonato.Pag. 9
Pertanto sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 15,10.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bimbi, Brugger, Capodicasa, De Castro, Donadi, Folena, Letta, Oliva, Pisicchio, Realacci, Sgobio e Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato l'articolo 1 ed è stato accantonato l'articolo 2.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate le seguenti proposte emendative: Cassola 3.25, Diliberto 20.19, D'Elpidio 20.57, Satta 20.01 e 24.3, Lion 30.22, tutti gli emendamenti a prima firma del deputato Nardi, ad eccezione degli emendamenti 6.11 e 94.2, tutti gli emendamenti a prima firma del deputato Catone, e che la componente Minoranze linguistiche del gruppo Misto ha ritirato tutti gli emendamenti riferiti agli articoli da 1 a 30 ad eccezione degli emendamenti Brugger 6.31, Zeller 9.43 e Brugger 20.4.
Avverto altresì che è in distribuzione un fascicolo contenente i subemendamenti riferiti agli emendamenti presentati dal Governo ed un'errata corrige del fascicolo n. 1 relativa all'emendamento Turco 11.100 (ex 11.48) erroneamente non riprodotto.
(Esame articolo 3 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).
Avverto che, con riferimento ai subemendamenti all'emendamento del Governo 3.500, risultano inammissibili per carenza di compensazione i seguenti subemendamenti: Leo 0.3.500.4, 0.3.500.7, 0.3.500.8, Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2, Antonio Pepe 0.3.500.15, Crosetto 0.3.500.21, 0.3.500.22, 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25.
Se nessuno chiede di parlare sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il Governo ad esprimere il parere...
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, non capisco perché la Presidenza abbia dichiarato inammissibili i miei subemendamenti per carenza di compensazione, visto che non hanno assolutamente bisogno di compensazione. Penso che le compensazioni siano una cosa oggettiva e non una scelta politica.
PRESIDENTE. I subemendamenti a firma del deputato Crosetto, che prima ho ricordato, sono stati ritenuti inammissibili in quanto sopprimono, fra l'altro, l'ultimo capoverso 16-quinquies, facendo così venir meno la copertura di 169,8 milioni di euro per il 2008, relativa all'emendamento governativo 3.500.
ANTONIO PEPE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo riguardo alle inammissibilità da lei dichiarate. Mi riferisco, in particolare, al mio subemendamento 0.3.500.15 che lei ha dichiarato inammissibile per mancanza di compensazione. Tale subemendamento contiene una clausola di salvaguardia Pag. 10poiché sancisce che tutti i contribuenti con reddito non superiore a 40 mila euro, ove il disposto dell'emendamento governativo sia per loro sfavorevole, possano accedere alla normativa vigente prima del 1o gennaio 2007. Poiché tutti i membri del Governo e lo stesso relatore hanno affermato che per i contribuenti con reddito fino a 40 mila euro lordi all'anno non ci saranno aumenti di imposte, sicuramente il mio subemendamento non comporta oneri. Comunque, ho anche previsto, per ogni evenienza, una compensazione. Vorrei invitare, quindi, il Presidente a rivedere il suo giudizio di inammissibilità della proposta emendativa in questione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Mi riservo di valutare le sue considerazioni e di informare l'Assemblea sulle conseguenti determinazioni.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, sempre con riferimento alla dichiarazione di inammissibilità, richiamo la sua attenzione, e quella degli uffici, sui subemendamenti a mia firma 0.3.500.4, 0.3.500.7 e 0.3.500.8 che sono stati dichiarati inammissibili per carenza di compensazione. Si tratta di proposte emendative volte a fare chiarezza su che cosa debba intendersi, ai fini delle imposte sui redditi, per reddito complessivo. Nel lessico tributario, infatti, esiste il reddito complessivo lordo e il reddito complessivo netto. Quindi, bisogna capire se queste deduzioni che spettano agli ultrasettantacinquenni, e ad altri soggetti, debbano essere applicate al reddito complessivo lordo o al reddito complessivo netto.
Il mio obiettivo era di fare chiarezza parlando di reddito complessivo netto. Al limite, sono disposto a modificare il riferimento al reddito complessivo netto con un riferimento al reddito complessivo lordo ma, se non si fa chiarezza, ci saranno difficoltà insormontabili per i sostituti d'imposta e per gli uffici finanziari che dovranno applicare questa disciplina normativa.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sullo stesso argomento sul quale è intervenuto il deputato Leo?
ALBERTO GIORGETTI. No, signor Presidente, intendo intervenire riguardo alla dichiarazione di inammissibilità di altre proposte emendative.
PRESIDENTE. Allora, mi consenta, intanto, di confermare l'inammissibilità dei subemendamenti ai quali ha fatto riferimento il deputato Leo, in quanto volti ad estendere l'ambito applicativo di alcune detrazioni senza prevedere la relativa copertura.
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, vorrei capire le motivazioni per le quali è stata dichiarata l'inammissibilità dei subemendamenti Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2 e vorrei anche evidenziare al Governo l'importanza di tali proposte emendative. Infatti, con questo provvedimento si verrebbero a creare ulteriori adempimenti e ulteriori difficoltà ai contribuenti. La nostra proposta emendativa tende ad esentare da questi adempimenti le piccole e medie imprese e gli artigiani, cioè coloro che non realizzano grandi fatturati. Vorremmo quindi capire il motivo della inammissibilità.
PRESIDENTE. Confermo che i subemendamenti Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2, ai quali si è fatto riferimento, sono volti ad escludere ovvero a limitare l'applicazione delle disposizioni recate dal capoverso 16-ter dell'emendamento del Governo in materia di controllo delle compensazioni a valere sui crediti di imposta.Pag. 11
A tale norma viene riconosciuto, dalla relativa relazione tecnica, un effetto di maggior gettito di 370 milioni di euro annui, mentre la copertura apprestata dai predetti subemendamenti risulta di importo non equivalente per gli anni 2008 e seguenti.
Ha ora facoltà di parlare il deputato Alberto Giorgetti.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per una richiesta di chiarimenti sulla dichiarazione di inammissibilità dei subemendamenti Crosetto 0.3.500.21, 0.3.500.22, 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25, sottoscritti da tutti i colleghi della Casa delle libertà; infatti, essi modificano sostanzialmente il comma 16-quinquies dell'articolo 5, norma presa in considerazione dall'emendamento 3.500 del Governo. Si sostituisce il fondo attualmente destinato alle maggiori entrate, derivanti dai commi 16-ter e 16-quater, con un altro avente diverse destinazioni; i vari subemendamenti istituiscono fondi con obbiettivi e finalità diverse. Non si può certo parlare di carenza di copertura poiché ci troviamo di fronte alla stessa somma che viene destinata esclusivamente ad altre finalità, comprendenti elementi che possono essere tranquillamente ricondotti alle fattispecie della dichiarazione di ammissibilità principale che riguardano più in generale il sostegno del reddito per situazioni di difficoltà, soggetti deboli e quant'altro. Stiamo parlando, infatti, di materia normalmente ammessa all'interno degli altri testi emendativi di tutta la legge finanziaria.
ETTORE PERETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, oltre ad associarmi a ciò che ha testé detto il deputato Alberto Giorgetti e poiché anch'io risulto tra i firmatari di questi subemendamenti, chiederei alla Presidenza di spiegare le ragioni per le quali è stata dichiarata l'inammissibilità dei subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9.
PRESIDENTE. Per ciò che riguarda i subemendamenti presentati dall'onorevole Crosetto, ho già risposto precedentemente; in ogni caso, prego gli uffici di fornire una più argomentata risposta in merito. Invece, per quanto riguarda il subemendamento presentato dall'onorevole Antonio Pepe, esso appare ammissibile sulla base di una considerazione, cioè nel presupposto che la compensazione sia intesa fino a concorrenza del 10 per cento delle dotazioni di parte corrente della tabella C. Analogamente - rispondendo così al quesito appena posto dal deputato Peretti - risultano ammissibili i subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9, nel presupposto che la parte compensativa riferita alla tabella A, voce «Ministero dell'economia», sia ridotta dell'importo attualmente disponibile su tale voce, inferiore ai 61 milioni di euro a quello indicato nei medesimi subemendamenti.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, con gli stessi criteri di ammissibilità utilizzati per i subemendamenti presentati dai colleghi, basterebbe sostituire le parole «l'anno 2008» con «n. 307» affinché le proposte emendative in questione diventino ammissibili.
PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, le chiedo di riformulare la sua richiesta, in modo che possa essere così considerata.
GUIDO CROSETTO. Penso che gli addetti agli uffici abbiano capito: basta che i miei subemendamenti prevedano la sostituzione delle parole da «è iscritta» fino a «n. 307» anziché fino a «l'anno 2008».
PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative riferite all'articolo 3.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un Pag. 12invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, di tutte le proposte emendative, con le seguenti eccezioni: raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.3.500.40 ed accetta l'emendamento 3.500 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo, che raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.500, è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 3.1.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco..
MAURIZIO FUGATTI. Presidente, chiedo di parlare...
PRESIDENTE. Quando la votazione è indetta, se evitaste di chiedere la parola mi fareste un favore...
Prego, deputato Fugatti, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento Garavaglia 3.1, di cui sono cofirmatario insieme all'onorevole Filippi, riguarda una materia importante contemplata da questo disegno di legge finanziaria e disciplinata dall'articolo 3, concernente l'IRPEF.
Nelle ultime settimane, non vi è stata chiarezza sia all'interno della maggioranza sia nei messaggi lanciati al paese in ordine a questo articolo, che introduce una serie di modifiche importanti delle quali abbiamo parlato per molto tempo.
Il nostro emendamento, volto a sopprimere l'articolo 3, intende rimediare proprio al fatto che c'è poca chiarezza all'interno della maggioranza.
Ieri sera, alle ore 9, il Governo ha presentato un emendamento riferito all'articolo 3, e l'opposizione ha avuto a disposizione solo poche ore per presentare i relativi subemendamenti in quest'aula. Quindi, la nostra volontà è di arrivare alla completa soppressione dell'articolo 3, perché riteniamo che, al di là dei discorsi di redistribuzione che sono stati pronunciati nelle ultime ultime settimane, esso non vada in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, l'articolo 3, di cui si chiede la soppressione, rappresenta il cuore del disegno di legge finanziaria per quanto concerne la parte fiscale. Teniamo presente che questa norma creerà enormi pregiudizi per i contribuenti. Nella sostanza, si modifica l'impianto applicativo dell'IRPEF, sostituendo le deduzioni di imposta, in particolare le deduzioni per la no tax area e per la family area, con delle detrazioni di imposta.
L'emendamento Garavaglia 3.1, sottoscritto anche dai colleghi Fugatti e Filippi, è volto a ripristinare l'impianto originario che, a mio modo di vedere, è molto più corretto e puntuale.
Basti fare un esempio: la base imponibile IRPEF rileva anche ai fini delle addizionali comunali; e per le addizionali comunali occorre assumere la base imponibile dell'IRPEF al netto delle deduzioni per i carichi di famiglia. Queste deduzioni spariscono nel testo del Governo. Quindi, ai fini dell'addizionale comunale, i contribuenti - tutti: dai più piccoli fino a coloro che hanno redditi più elevati - pagheranno maggiori imposte addizionali, perché non potranno dedurre le deduzioni per i familiari a carico.
Pertanto, l'emendamento soppressivo è sicuramente da condividere, perché in mancanza della sua approvazione anche i contribuenti che hanno redditi bassi pagheranno imposte maggiori ai fini dei tributi locali, segnatamente per quanto riguarda le addizionali comunali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 13
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 287).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ceccacci Rubino 3.49.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ceccacci Rubino. Ne ha facoltà.
FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, vorrei brevemente illustrare questo emendamento per ricordare che ogni anno in Italia oltre 150 mila animali domestici vengono abbandonati. Per la prevenzione del randagismo e la tutela degli animali domestici sono state approvate la legge nazionale n. 281 del 1991 e numerose leggi regionali che affidano alle amministrazioni comunali compiti di tutela degli animali e precise responsabilità nella prevenzione del randagismo.
A quindici anni dall'approvazione di questa legge, la normativa nazionale è ancora ampiamente disattesa ed intorno a questo vuoto si sono sviluppati fenomeni che fanno del randagismo un vero e proprio business. È il caso di tanti rifugi privati, molto spesso veri e propri lager, nati da convenzioni tra società a fini di lucro e pubbliche amministrazioni, incapaci di trovare soluzioni alternative. Per prevenire il randagismo si può fare ancora molto e a tale scopo il mio emendamento 3.49 (ex 3.28) offre un'opportunità unica per il contrasto e la lotta a questo fenomeno. Vorrei ricordare che tale lotta costa allo Stato 45 milioni di euro all'anno. Si tratta quindi di un emendamento che dà piena applicazione alle leggi esistenti ed è fortemente sostenuto da tutte le associazioni animaliste che da anni chiedono la registrazione di cani e gatti nello stato di famiglia, la defiscalizzazione degli acquisti e delle spese per chi adotta un randagio e - altro aspetto fondamentale - lo sviluppo di efficaci programmi di sterilizzazione dei randagi. Infatti, nell'emendamento da me presentato si prevede la deducibilità delle spese veterinarie sostenute per la sterilizzazione chirurgica, per l'identificazione mediante tatuaggio e microchip e per l'iscrizione all'anagrafe.
Pertanto, considerando gli evidenti vantaggi economici di risparmio della spesa pubblica, mi auguro che il mio emendamento venga approvato e faccio appello ai colleghi affinché possa essere votato all'unanimità.
DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, vista la grande rilevanza sociale dell'emendamento all'esame, chiedo di potervi apporre la mia firma.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceccacci Rubino 3.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 507
Astenuti 5
Maggioranza 254
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 285).
Prendo atto che i deputati Balducci e Zanella avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.3.500.5.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il subemendamento in oggetto riguarda i pensionati ultrasettantacinquenni. Per questi soggetti è prevista l'esclusione dalla tassazione, laddove il loro reddito non superi i 7.500 euro. Il mio emendamento è volto ad elevare questa soglia da 7.500 ad 8.000 euro. Mi sembra che tale incremento non desti grandi perplessità. Al contempo faccio presente che la norma, così com'e formulata dal Governo, è assolutamente illogica. Infatti, essa dà diritto all'esclusione solamente ai pensionati con reddito non superiore a 7.500 euro conseguito nell'intero arco temporale dell'anno.
Quindi, facendo un esempio, se un pensionato riceve un trattamento pensionistico solo in una parte dell'anno per 5 mila euro deve pagare le imposte.
Mi sembra, quindi, assolutamente illogico dare un'agevolazione ad un pensionato che per tutto l'anno riceve 7.500 euro, mentre, invece, il pensionato che consegue lo stesso trattamento pensionistico per una parte dell'anno per 5 mila euro non ha alcun vantaggio e deve pagare le imposte. La disposizione mi sembra assolutamente irrazionale e per questo ne chiedo l'abrogazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Intervengo soltanto a sostegno del subemendamento Leo 0.3.500.5, richiamando l'ultima parte su cui chiederei l'attenzione del Governo. Così come è formulato, l'emendamento del Governo rischia di danneggiare i redditi dei pensionati inferiori ai 7.500 euro. Il sub-emendamento del collega Leo riesce in qualche modo a chiarirlo; esso aumenta, inoltre, l'esenzione per i pensionati portandola a 8 mila euro. Ci pare quindi non un subemendamento ostruzionistico, ma una proposta volta semmai a chiarire e a rendere equa una norma che, stante questa formulazione, adesso non lo è.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.3.500.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 285).
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.3.500.6.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.3.500.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 521
Astenuti1
Maggioranza 261
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 288).
Avverto che il fascicolo degli emendamenti presentati dal Governo e dei relativi subemendamenti, essendo a sé stante rispetto a quello principale, non mi consente di seguire l'ordinaria numerazione del fascicolo principale.Pag. 15
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Presidente, le famiglie che hanno al loro interno un soggetto handicappato vivono un dramma enorme. Nessuna somma, nessuna detrazione potrà mai ripagare il dramma o la sofferenza giornaliera di ogni padre e di ogni madre che si trovi in questa situazione. Prevedere, come faceva il testo originario del Governo, la detrazione di soli 70 euro annui per queste famiglie mi sembra veramente troppo poco, così come mi sembrano pochi i 220 euro previsti dall'emendamento del Governo. Ecco perché ho presentato questo subemendamento, per elevare almeno a 300 euro l'ammontare delle detrazioni.
Ripeto, si tratta di una somma esigua, dal momento che parliamo di famiglie che hanno al loro interno soggetti handicappati e, quindi, mi auguro che anche la sinistra abbia un sentimento nei confronti delle famiglie interessate e voti a favore del subemendamento. Esso non potrà mai ripagare la loro sofferenza, ma può rappresentare un segnale di attenzione che questa Camera deve alle famiglie che vivono ogni giorno questo grande dramma (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Intervengo per dichiarare di voler sottoscrivere questo emendamento e per esprimere piena adesione alle valutazioni che sono state fatte dal presentatore Antonio Pepe. A me pare che, avendo voluto richiamare meritoriamente l'attenzione su questo problema, non si possa poi limitare il sostegno alla misura veramente minima contenuta nella proposta del Governo. Per cui credo che, una volta deciso di affrontare il tema, esista un livello minimo di dignità della proposta che deve essere assolutamente garantito. L'indicazione proveniente dal collega Antonio Pepe mi pare risponda giustamente alla volontà che anche il Governo e la maggioranza hanno voluto sottolineare con tale indicazione.
Chiedo che vi sia da parte dell'Assemblea una valutazione dell'impegno che la famiglia si trova ad affrontare quando nel nucleo familiare vi sono persone con handicap.
Tengo a dire anche che il livello di civiltà di un paese si riconosce proprio dalla sensibilità con cui si valutano queste situazioni particolarmente difficili.
Nell'esprimere il voto favorevole al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18, mi auguro che ci sia una sensibilità adeguata da parte dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18 e per dire che rappresenta il minimo indispensabile. Sul suo contenuto vorrei anche richiamare l'attenzione e la sensibilità di tutti. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Intervengo solo per aggiungere la mia firma, al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18, data l'importanza dell'atto. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Anche a nome del gruppo Lega Nord, esprimo voto favorevole sul subemendamento Antonio Pag. 16Pepe 0.3.500.18, che riguarda detrazioni per carichi di famiglia nel caso in cui vi sia un figlio portatore di handicap.
Questa disposizione, che prevede l'innalzamento della detrazione da 220 a 300 euro, è una modifica di civiltà e di sensibilità per quelle famiglie che affrontano la problematica di avere un figlio portatore di handicap.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, a nome del gruppo DC-Nuovo PSI, auspichiamo che l'Assemblea si metta una mano sulla coscienza, riflettendo sull'importanza di questo emendamento che vogliamo sottoscrivere.
Stiamo parlando di famiglie che hanno in casa portatori di handicap. Hanno già di che soffrire e potremo dare loro una boccata d'ossigeno, almeno da un punto di vista economico, con detrazioni volte a sopportare il carico degli oneri sanitari e sociali, cui ogni giorno devono far fronte per dare dignità al loro portatore di handicap.
È un problema sociale. Se i deputati della Camera non fanno proprio questo problema sociale, credo che uscendo da quest'aula non potranno più guardare in faccia le famiglie italiane che hanno questo grande problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18. Vorrei inoltre ricordare che esso fa giustizia, in qualche modo, di un'altra norma obbrobriosa che vi è in questo provvedimento, vale a dire quella relativa alle auto dei portatori di handicap.
Vi è una disposizione successiva in cui si prevede che, se un portatore di handicap ha acquistato un'autovettura e questa è condotta da un suo familiare, non ha diritto ad alcuna deduzione. Dunque, faccio appello a tutti i colleghi per verificare che questa soluzione, in qualche modo, fa giustizia di una vera e propria illogicità. Infatti, non consentire la deduzione dell'auto a un portatore di handicap che, in molti casi, non la può condurre personalmente, ma è costretto a farla guidare da un accompagnatore, mi sembra arrecare un grave danno a questa categoria di soggetti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ricevuto. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RICEVUTO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18 e per auspicare, indipendentemente dalla logica degli schieramenti, il voto unanime del Parlamento su una proposta che tratta di un problema così importante per la società del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma a questo subemendamento e chiedere al rappresentante del Governo e a tutta l'Assemblea di valutarlo sotto il profilo etico perché le motivazioni appena esposte dal collega Leo e dagli altri che mi hanno preceduto meritano veramente la massima considerazione. Non si può dire di «no» a questa categoria di persone che, oltre al danno di essere colpite fisicamente, vedrebbero aggiungere la beffa da parte di un'Assemblea, insensibile di fronte a un così delicato problema, prescindendo dagli schieramenti politici. Signor Presidente, anche il collega Lisi vuole aggiungere la sua firma al subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
Pag. 17
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento e per richiamare i colleghi della maggioranza, soprattutto quelli presenti nella scorsa legislatura (non me ne vogliano i nuovi). Nelle scorse finanziarie succedeva che, certe volte, la maggioranza accantonava o votava gli emendamenti dell'opposizione. L'atteggiamento con cui stiamo iniziando l'esame della finanziaria ha consentito la reiezione del subemendamento Leo 0.3.500.4, che consentiva soltanto a quelli che avevano meno di 7 mila 500 euro di avere gli stessi diritti di quelli che avevano 7 mila 500 euro di pensione: è un assurdo! Non si trattava di un emendamento politico finalizzato a mettere in crisi la maggioranza o a distruggere i conti dello Stato, perché non costava nulla.
Invece, questo subemendamento ha un'incidenza sui conti dello Stato perché costa 40 milioni di euro. Aumentiamo da 220 a 300 euro le detrazioni per le famiglie che hanno almeno un figlio handicappato. Non mi sembra che il legislatore faccia un grande regalo a chi ha questo problema in famiglia, non è sicuramente una norma che incide nei conti dello Stato, che rovina e distrugge la legge finanziaria o che non ci fa entrare in Europa. Sarebbe una ragione d'orgoglio per il Parlamento, che non deve essere succube totalmente del Governo: deve rispettarlo e votargli la fiducia, ma è libero di votare certe norme perché la finanziaria è un provvedimento che approviamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ronchi. Ne ha facoltà.
ANDREA RONCHI. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere questo subemendamento e richiamare l'Assemblea ad un concetto di solidarietà. Si sente spesso parlare di macelleria sociale e concordo con il collega Crosetto che la scorsa legislatura più volte abbiamo accolto emendamenti di carattere sociale ed umanitario. Credo che negare questo aiuto a favore dell'handicap sia un grandissimo errore di natura morale prima che politica. Mi appello al Governo: aprite gli occhi, cercate di essere meno sordi, meno blindati e più aperti alla società civile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, le chiedo di poter considerare il mio emendamento 3.46 come subemendamento riferito alla lettera d) dell'emendamento 3.500 del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, anch'io, a nome del Movimento per l'Autonomia, ritengo doveroso apporre la mia firma al subemendamento in esame. Vorrei richiamare, più che dei colleghi parlamentari, l'attenzione del Governo e del relatore verso queste problematiche perché credo che - non soltanto per noi credenti cattolici, ma anche per chi ritiene per altri versi di stare dalla parte dei più deboli - non ci si possa sottrarre minimamente al dovere di porre attenzione alla problematica che il subemendamento sottolinea e alla posizione che noi tutti abbiamo il dovere e la dignità di assumere in quest'aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, anche i repubblicani voteranno a favore di questo subemendamento e credo che chi ha a cuore le classi più povere del paese abbia un'occasione per dimostrare che alle parole possono seguire i fatti. Quindi, è un problema che dovrebbe riguardare l'intera Assemblea e non singoli deputati.
Pag. 18PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Presidente, colleghi, intervengo per rivolgere un appello sentito ai colleghi della maggioranza e ai signori del Governo, affinché il subemendamento in esame possa essere accolto e perché non venga spezzata una tradizione che esiste in quest'aula già da molto tempo. Su questi argomenti si cerca di superare l'antagonismo maggioranza-opposizione e dunque propongo che vi sia un ripensamento da parte della maggioranza sul subemendamento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Mi sembra opportuno, visto che nelle scorse legislature era stato fatto uno sforzo per convergere anche su argomenti di carattere sociale, principalmente per quanto riguarda i portatori di disabilità, un ripensamento in tal senso, anche per evitare - come diceva il collega Leo - che la procedura concernente questo subemendamento vada ad aggiungersi ad altre situazioni già presenti nella manovra, e che non sono ben accolte dai settori socialmente più esposti della nostra società (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Ho colto, signor Presidente, colleghi, una reale e convinta partecipazione a sostegno dei subemendamenti in esame. Si tratta di temi che ci siamo posti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia), come quello degli over 75 e quello, poco fa esaminato, del peso che le famiglie hanno quando si trovano nelle condizioni di dover far fronte soprattutto a figli portatori di handicap.
Vorrei ricordare che ci muoviamo in un sentiero purtroppo stretto - mi riferisco alle risorse - e che vi è uno sforzo significativo per il rifinanziamento della legge n. 328 del 2000, relativamente alle politiche sociali e al fondo sociale (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo), e che vi sarà un impegno, ancora in corso, per integrare il Fondo per la non autosufficienza; dunque, vi è una ricerca di risorse finalizzate a questo proposito.
Ciò che deve essere chiaro è che voi trovate in questa parte, non solo per le battaglie della scorsa legislatura, forze e convinzioni che in modo sistematico cercheranno di dare risposte compiute a quelle che consideriamo effettive priorità.
Vorrei però, colleghi, che fossero anche realmente apprezzati i passi avanti che su questo fronte e su queste politiche vi sono in questa legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Intervengo, signor Presidente, non solo per apporre la mia firma, come aveva già detto il collega Consolo, ma per rivolgere un appello. L'onorevole Porcu ne ha già parlato: si tratta di una condivisione che va al di là degli schieramenti.
Vorrei poi ricordare che proprio la prossima settimana in Commissione affari sociali verranno svolte le audizioni, all'interno dell'indagine conoscitiva sulla famiglia, delle associazioni delle famiglie e dei portatori di handicap e dei diversamente abili. Diamo loro la prossima settimana una buona notizia: diamo al di là dello schieramento e, soprattutto, al di là dell'elencazione. Carissimo collega Ventura, so che sei impegnato in un'altra discussione: Pag. 19l'elencazione va bene, però diamo il primo segnale; diamolo con l'approvazione di questo subemendamento e con questa votazione, poi l'elencazione di ciò che il Governo farà, la vedremo successivamente. Per ora noi non ci crediamo: diamo un segnale adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Prima di dare la parola alla deputata Angela Napoli, che l'ha chiesta, vorrei rivolgere il mio saluto, a nome di tutta l'Assemblea, al Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell Fontelles, che è qui tra noi, in visita a Roma, e che in questo momento sta assistendo alla seduta. Grazie di essere presente, Presidente (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Angela Napoli.
ANGELA NAPOLI. Vorrei ringraziare il relatore Ventura per il suo intervento e la sua specifica segnalazione, tuttavia, in qualità di componente della Commissione affari sociali vorrei dirgli che il richiamo al finanziamento per le persone non autosufficienti è di là da venire. Tale richiamo non ha quindi alcuna importanza, perché l'argomento specifico, e quindi anche i relativi modi per impinguare il finanziamento necessario, sono attualmente in discussione nella Commissione affari sociali.
Qui si tratta di un altro discorso, ben specifico, che abbiamo il dovere morale di riconoscere alle famiglie che hanno in casa un portatore di handicap. È una questione morale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), che non può appartenere a questo Governo o ad alcuno schieramento politico! Bisogna veramente farsene carico come Parlamento, visto che tutti noi apparteniamo a questa società e siamo stati mandati in questa istituzione anche per garantire i diritti delle persone deboli, perché qui sono in gioco proprio i diritti delle persone deboli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Formisano.
ANNA TERESA FORMISANO. Dichiaro di voler sottoscrivere il subemendamento in esame e rivolgo un appello ai colleghi della maggioranza. Non ripeterò le considerazioni fatte dagli altri colleghi, che condivido, però vorrei sottolineare che i fondi per la non autosufficienza e i fondi per la legge n. 328 del 2000, che vengono assegnati alle regioni, purtroppo non si occupano soltanto della disabilità, ma di un vasto mondo. Dobbiamo dare un segnale preciso alle famiglie, in questo momento più che in altri, dimostrando che quando si parla di questioni sociali non siamo capaci solo di riempirci la bocca, ma di dare dei segnali precisi! In maniera super partes, votiamo per dare una speranza a quelle famiglie. In alternativa, Presidente, mi appello al Governo, perché perlomeno venga accantonato il relativo emendamento, come nelle migliori tradizioni di questa e di altre aule (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Berruti.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Anch'io, signor Presidente, desidero sottoscrivere il subemendamento in esame e chiedo inoltre all'onorevole Ventura di valutare la possibilità di accantonare il relativo emendamento, anche perché mi sembra che della materia in discussione l'attuale maggioranza abbia sempre fatto una bandiera, in termini di solidarietà e di aiuto ai più bisognosi e alle famiglie che più sentono problemi di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Pag. 20Antonio Pepe 0.3.500.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) (Vedi votazioni).
(Presenti 531
Votanti 526
Astenuti 5
Maggioranza 264
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 279).
ETTORE PERETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, poc'anzi avevo chiesto la parola perché mi sembrava di capire che, dopo la mia richiesta di riconsiderare l'inammissibilità dell'emendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10, lei lo avesse dichiarato ammissibile; invece, devo costatare che non è stato più richiamato e, quindi, vorrei capire che fine abbia fatto.
PRESIDENTE. Mi viene confermato che era stato dichiarato ammissibile solo il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, come prima ricordato.
Passiamo alla votazione del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.12.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, esprimo il mio rammarico perché sono stati dichiarati inammissibili emendamenti che mi sembravano qualificanti per una politica seria a favore della famiglia.
Vorrei illustrare questo subemendamento perché nelle proposte del Governo - che ho sottomano - si decide che le detrazioni per i figli a carico siano ripartite al 50 per cento tra i genitori. Tale norma non era prevista nelle precedenti finanziarie in cui il padre e la madre decidevano in maniera autonoma, in base alla loro situazione familiare, la percentuale di carichi che sarebbe andata all'uno o all'altro in detrazione o deduzione. Questo mi sembra particolarmente ingiusto perché, ancora una volta, penalizza la famiglia; infatti, se due persone devono dividere al 50 per cento le detrazioni e una delle due, per qualsiasi ragione, è incapiente quel beneficio viene perduto. Si crea, quindi, un'ulteriore penalizzazione perché non potendo decidere la percentuale di detrazioni, se quel 50 per cento tocca ad un genitore incapiente, questi non può godere di quel beneficio, e automaticamente viene perduto.
Tutto ciò mi sembra assurdo, dal momento che le detrazioni sono semplicemente ridicole, perché siamo a delle cifre penose. Ricordo che nel libro bianco di Maroni, nel 2003, si calcolava che un figlio costa dai 500 ai 600 euro al mese e, quindi, circa 6 mila euro all'anno, anche se si può discutere sulla cifra. Ma qui le detrazioni ammontano a 800 euro all'anno, ovvero a meno di 80 euro al mese, il che significa che siamo lontanissimi da una politica che possa, in qualche modo, tutelare le famiglie e sostenere i carichi familiari. Con questa norma, addirittura, si impedisce che venga goduto del tutto questo beneficio.
Ricordo ai colleghi - che sicuramente lo sanno e, quindi, non sarebbe neanche il caso di ricordarlo - che l'articolo 53 della Costituzione stabilisce che ognuno è tenuto a contribuire alla spesa pubblica in base alla propria capacità contributiva. È ora di finirla di pensare che chi ha figli, rispetto a chi non ne possiede, ha la stessa capacità contributiva a parità di reddito. Dobbiamo smetterla di fare demagogia sulle spalle delle famiglie! Chi ha un reddito ed ha quattro figli non ha la stessa capacità contributiva, a parità di reddito, Pag. 21di un single perché quei soldi li ha già spesi per i figli; quindi, i soldi spesi per i figli non devono essere tassabili, non devono essere disponibili per le tasse. Infatti, una famiglia, un padre ed una madre, hanno già investito quei soldi per la crescita dei figli resa giustamente obbligatoria dalla Costituzione.
Ci sembra che questo disegno di legge finanziaria non favorisca particolarmente le famiglie. Non mi sembra che vi sia una svolta epocale, anche perché gran parte delle cifre che sono state messe in campo riguardano gli assegni familiari che saranno oggetto di una riforma nel mese di febbraio (non si sa bene ancora in che modo).
Ricordo che gli assegni familiari non sono per tutte le famiglie; sono solo per i lavoratori dipendenti e durano fino ai 18 anni, creando quelle che si chiamano le trappole della povertà.
Tutto ciò fa sì che almeno questo emendamento del Governo che prevede la ripartizione delle detrazioni al 50 per cento debba essere ripensato. Mi auguro che l'Assemblea dimostri una certa sensibilità nei confronti di quei padri e di quelle madri che essendo poveri ed incapienti non possono usufruire di questo vantaggio previsto dal disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, intervengo non solo per apporre la mia firma a questa proposta emendativa, ma anche per sottolineare quanto ha riferito così bene l'onorevole Capitanio Santolini.
In questo momento, alla Commissione affari sociali stiamo svolgendo un'indagine conoscitiva sulla condizione delle famiglie, quindi, stiamo verificando, proprio attraverso voci dirette, ciò che ha affermato l'onorevole Capitanio Santolini.
Rivolgo un appello a tutti e a tutte considerare realmente e non soltanto con le chiacchiere la problematica delle famiglie che sono in queste situazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gardini. Ne ha facoltà
ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che voglio sottoscrivere questo subemendamento e per dire che anche noi avevamo presentato proposte emendative in questo senso.
Ciò che voi ritenete una cattiva comunicazione, che non arriva alla base, invece è il contrario. Le persone hanno capito benissimo. Vorrei rappresentarle in sintesi quanto mi ha detto una lavoratrice: «Signora Gardini, è vero che non posso più detrarre le spese per l'asilo, ma posso detrarre le spese per la palestra, ma quando sono al lavoro, dove la metto mia figlia, in palestra?».
Allora, chiedo uno sforzo perché l'equità fiscale venga prima dell'assistenzialismo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, dichiaro di voler sottoscrivere il subemendamento della collega Capitanio Santolini, ma chiederei al Governo un chiarimento, perché il testo dell'emendamento 3.500 recita: «La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato». In questo caso, sarebbe «facoltizzata» la possibilità di utilizzare la detrazione solo in capo ad un genitore. Altra fattispecie è quella invece tassativamente prevista nel caso di affidamento congiunto che viene ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori.
Condivido tutte le osservazioni fatte dalla collega Capitanio Santolini. Mi pare veramente che, se non vi fosse facoltà di scelta di entrambi i genitori, questa penalizzazione sarebbe assolutamente inaccettabilePag. 22 e rappresenterebbe un vero passo indietro rispetto ad una politica familiare che tende a tutelare la famiglia.
Siamo portatori, come forza politica, del quoziente familiare...
PRESIDENTE. La prego...
TERESIO DELFINO. Non viene affrontato in questa finanziaria e noi insistiamo su questo tema, però chiedo al Governo di chiarire l'aspetto che ho sottolineato (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, come è noto, le difficoltà della famiglia italiana rappresentano un tema su cui non si può speculare né prendere particolari medaglie. Qualcuno può rivendicarle, ma, di fatto, dagli ultimi cinquant'anni sono state fatte poche politiche familiari.
Quindi, non è su tale questione che desidero intervenire. Vorrei infatti invitare sia il Governo, sia il relatore a svolgere un'ulteriore riflessione.
I colleghi precedentemente intervenuti hanno già illustrato le finalità della proposta emendativa in esame. Desidero sottolineare che, in questo caso particolare, è lo Stato ad imporre una scelta ad entrambi i coniugi. Ciò non rappresenta un aiuto alle famiglie, poiché si sottrae ai singoli genitori la possibilità di scegliere.
Pertanto, non si lascia nemmeno la libertà di scegliere, nel caso degli incapienti o in altri casi...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
LUCA VOLONTÈ. Mi scusi, signor Presidente, ma è già finito il tempo a mia disposizione? Va bene...
PRESIDENTE. Grazie: le avevo solo segnalato che aveva esaurito il suo tempo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti e votanti 539
Maggioranza 270
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 293).
Prendo atto che il deputato Tocci ha erroneamente espresso un voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Poco fa, il deputato Peretti aveva sollevato una questione, il cui chiarimento ha dato luogo alla considerazione che i subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9 sono effettivamente ammissibili, e dunque saranno posti in votazione qualora i presentatori non accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo alla votazione del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, riprenderò l'argomento, dal momento che sembrava che i miei subemendamenti fossero stati ritenuti inammissibili. La loro ammissibilità mi consente di ribadire, in poche parole, quanto avevo in precedenza affermato.
La mia proposta emendativa in esame, infatti, si propone di aumentare le detrazioni per i figli a carico. Ricordo che, nel passato sistema fiscale, vi erano le deduzioni dal reddito; era prevista, inoltre, una Pag. 23«clausola di salvaguardia», la quale consentiva ai genitori ed alle famiglie di scegliere il regime (deduzioni o detrazioni) che ritenevano per loro più vantaggioso.
Ebbene, tutto questo adesso è saltato. Siamo passati, infatti, dalle deduzioni dall'imponibile (che, dal punto di vista culturale, sono sicuramente meglio delle detrazioni) a detrazioni di imposta che, comunque, rappresentano cifre assolutamente irrisorie!
Vorrei evidenziare che le politiche familiari non sono un problema di redistribuzione dei redditi. Bisognerebbe capire, infatti, che le politiche familiari non prevedono e non dovrebbero prevedere differenze tra i figli, poiché essi rappresentano tutti una risorsa, soprattutto in un paese che ricordo essere «all'anno zero» in fatto di demografia, poiché le famiglie non mettono più figli al mondo.
Desidero altresì segnalare che si prevedono, tra il 2040 ed il 2050, situazioni drammatiche dal punto di vista pensionistico, sanitario e dell'organizzazione sociale, proprio perché in Italia non si fanno più figli. Bisogna aiutare, allora, le giovani coppie, cercando di dimostrare loro che un figlio non è una «croce» che li aspetta e non rappresenta una catastrofe per una famiglia!
La logica delle deduzioni era quella di lasciare i soldi alle famiglie, poiché vengono sottratte dal reddito e non dalle imposte. Ciò significava, dunque, avere una diversa base imponibile, la quale era stata «scremata» dall'esistenza di deduzioni per figli a carico. Vorrei osservare che, culturalmente, era sicuramente meglio di quanto proponete adesso.
Il Governo ha deciso di passare al sistema delle detrazioni: ebbene, noi siamo contrari a tale scelta, poiché rappresenta l'idea che l'Esecutivo prende i soldi con le tasse e, successivamente, li restituisce in termini di detrazioni d'imposta. Ciò significa sottrarre alle famiglie risorse che potrebbero avere direttamente a disposizione, senza passare attraverso il sistema tributario!
Vorrei tuttavia osservare che questo sistema di detrazioni, al quale siamo fermamente contrari, prevede cifre assolutamente ridicole. Si tratta, infatti, di 800 euro all'anno, pari a meno di 80 euro al mese: sono risorse assolutamente inadeguate per il coniuge e per i figli a carico!
Quindi, la mia proposta è quella di aumentare adeguatamente tali detrazioni, cercando di prendere dei soldi dai tagli. Si parla tanto di sprechi e di tagli: una volta tanto i tagli sarebbero sacrosanti, se davvero da queste aule dobbiamo dare il segnale che la famiglia è una cosa seria e che non è semplicemente una bandiera demagogica da sventolare per fare battaglie ideologiche.
Se crediamo nella famiglia, questo è l'unico modo per dare segnali di attenzione ad un istituto così importante.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 534
Maggioranza 268
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 290).
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.9 non accettano l'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anche questo subemendamento segue la logica che ha ispirato gli altri.
Il problema è che qui si è adottata la filosofia di punire coloro che si presume abbiano dei soldi e le famiglie che stanno meglio sul fronte dei carichi familiari e dei Pag. 24figli. Si considera che chi ha un certo tetto di reddito è ricco per definizione e, se ha dei soldi, tutto sommato, si può permettere di crescere i figli da solo e di pagare ciò che gli serve.
I criteri che dovrebbero ispirare le politiche per la famiglia sono di tutt'altro tipo. Esistono dei sistemi di lotta alla povertà. Esistono delle politiche sociali, doverosamente messe in campo anche da questo Governo. Le politiche familiari, però, sono cosa diversa dalle politiche di lotta alla povertà e dalle politiche sociali. Esse consistono in interventi di promozione e di sostegno di chi mette al mondo dei figli, riconoscendo che tutti i figli sono una risorsa e che sono tutti uguali.
Allora, non si può distinguere tra famiglie povere e un po' meno povere semplicemente diminuendo le detrazioni all'aumentare del reddito. Bisognerebbe dare un segnale che, sul campo delle politiche familiari, tutti i figli costituiscono un valore e che su tutti i figli bisogna investire, senza permettere che ci sia una sorta di redistribuzione dei redditi quando si parla di famiglia e di politiche familiari.
Il mio subemendamento va nella direzione di mantenere costanti le detrazioni e di non collegarle all'aumentare del reddito, tra l'altro - lo sottolineo - anche rispetto a redditi bassi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere questo subemendamento, sottolineando che l'impostazione in questione sottovaluta i carichi familiari. Le detrazioni, calando con l'aumentare del reddito, anche rispetto a soglie non elevate, come i 30-40 mila euro, in presenza di tre o quattro figli, sono effettivamente penalizzanti. Ciò non soltanto e certamente per la ragione che diceva prima la collega Capitanio Santolini, ossia che i figli costituiscono una risorsa sociale indipendentemente dalla qualità del reddito della famiglia. Infatti, non capisco perché questa finanziaria preveda, ad esempio, delle incentivazioni volte alla tutela di altre categorie, indipendentemente dal reddito, mentre, in questo caso, non si vuole assolutamente riconoscere che ogni figlio è una risorsa e che, quindi, per ogni figlio la detrazione va mantenuta integra.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, vorrei rivolgere un invito all'Esecutivo, in quanto l'emendamento 3.500 del Governo ha sostituito praticamente l'intero articolo 3, ma ho sentito svolgere dai colleghi diversi riferimenti che riguardano il vecchio testo. Ad esempio, quando nel nuovo testo si prevede che la detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati (ovvero che, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato), ciò modifica quella parte contenuta nel precedente testo in base alla quale se vi era un incapiente si perdeva tutto. Lo stesso vale per quanto concerne il ragionamento sugli assegni, che non sono demandati ad un successivo decreto e che invece scattano automaticamente a partire dall'entrata in vigore della presente legge, vale a dire dal 1o gennaio del prossimo anno.
È importante che si ragioni sul testo giusto e sulle proposte vere. Pertanto, in uno dei prossimi passaggi, invito il Governo a spiegare i cambiamenti più significativi che sono stati apportati, in quanto ritengo sia giusto assicurarne la comprensione a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, le osservazioni svolte poc'anzi dal collega Pag. 25Ventura sono sicuramente condivisibili, in quanto il testo normativo prevede che, laddove non si ripartisce la detrazione al 50 per cento, essa spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato.
Tuttavia, una ripartizione differenziata tra i due coniugi in base al testo governativo non è possibile. Infatti, la detrazione deve spettare in ogni caso - sulla base dell'emendamento del Governo - al genitore che possiede il reddito complessivo di ammontare più elevato. Quindi, non si può attribuire il 60 per cento a chi ha il reddito complessivo più elevato e il 40 per cento a chi ha il reddito più basso. In ciò sta l'anomalia del testo governativo in quanto, se non si segue la strada del 50 per cento, la detrazione spetterà sempre a chi ha il reddito complessivo più elevato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Presidente, il problema sollevato dal collega Leo è reale. Tale situazione non è affrontata nel testo dell'emendamento governativo e il precedente subemendamento cercava in qualche modo di affrontarla.
In ogni caso, vorrei rivolgermi al relatore e al Governo per comprendere come procederanno i lavori di questa finanziaria. Sono stati presentati da parte dell'opposizione alcuni emendamenti, approntati per mettere in difficoltà la maggioranza, ma vi sono anche altri emendamenti predisposti per migliorare il testo in esame.
Prendere atto che il testo è mal scritto - cosa che anche voi avete riconosciuto, visto che il Governo ha presentato 180-190 emendamenti e il relatore altri 50 - non è un peccato, non significa mettere in dubbio la vostra maggioranza, ma significa cercare di approvare una legge finanziaria con il miglior testo possibile.
Capisco che il subemendamento proposto dalla collega Capitanio Santolini ha un'impostazione politica diversa rispetto a quella contenuta in questo disegno di legge finanziaria, ma quelli precedenti avevano implicazioni tecniche o cercavano di chiarire una logica che tutti condividevamo.
Mi auguro, onorevole Ventura e viceministro Visco, un accantonamento o un ripensamento che, diciamo così, non si nega a nessuno. Diceva De Filippo che un uomo è veramente tale quando sa fare marcia indietro. Quando si sa fare marcia indietro di fronte ai propri errori, aggiungo io, non si tratta neanche di essere un uomo, ma soltanto una persona di buon senso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 292).
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, sia la maggioranza sia il Governo hanno assicurato che nessun maggior onere verrà a gravare sui contribuenti titolari di reddito sino a 40 mila euro dalla nuova rimodulazione delle aliquote IRPEF e delle detrazioni previste.
Se ciò è vero (non intendo dubitare di ciò che ha detto il viceministro Visco), penso che il subemendamento a mia firma Pag. 26possa essere accolto, dato che esso contiene soltanto una clausola di salvaguardia e fa sì che, in sede di dichiarazione dei redditi per l'anno 2007, i contribuenti possano applicare le disposizioni in vigore fino al 31 dicembre 2006, se più favorevoli, in quanto potrebbe esserci stato un errore di calcolo.
Non è la prima volta che ci troviamo, in questi mesi, di fronte ad errori di calcolo. Ricordo che con il cosiddetto decreto Bersani-Visco, in tema di IVA sugli immobili, vi è stato un grosso errore di calcolo, che ha causato milioni di euro di danni ai contribuenti italiani, ed il Governo se ne è accorto soltanto tre mesi dopo!
Inoltre, il «vecchio» testo dell'articolo 3 contiene un errore. Un importante esponente della maggioranza, il presidente della Commissione finanze del Senato, senatore Benvenuto, ha dichiarato che, se non fossero state apportate modifiche all'articolo 3, i contribuenti con uno o due figli a carico avrebbero pagato di più di coppie non sposate o dei singoli, che avrebbero pagato di meno, ed un errore di calcolo può essere presente anche nell'emendamento 3.500 del Governo.
Votare a favore del subemendamento in esame, che prevede una clausola di salvaguardia, non comporta alcun danno all'economia del paese, se è vero quanto il Governo e la maggioranza affermano, ma soprattutto assicura ai contribuenti che non pagheranno di più, ove vi fosse stato un errore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la firma mia e del gruppo Lega Nord Padania al subemendamento in esame ed anche per svolgere una considerazione molto semplice. È necessario apporre una clausola di salvaguardia all'emendamento 3.500 del Governo, tenendo anche conto di come si è arrivati alla sua formulazione.
Ricordo che la proposta emendativa è giunta ieri in nottata ed abbiamo avuto modo di vederla questa mattina, solo per qualche minuto. Non so se i colleghi della maggioranza l'abbiano vista e letta (immagino di no). Ritengo puro buonsenso applicare questa operazione di prudenza ed inserire una clausola di salvaguardia, visto che prendiamo per buona la volontà del Governo di venire incontro ai cittadini. Non vi è nulla di più semplice che apporre una clausola di salvaguardia nell'ottica di garantire che vi sia effettivamente un beneficio per il contribuente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al viceministro Visco. Lei si ricorderà che, quando vi fu la seconda riforma fiscale e noi eravamo maggioranza, lei chiese di inserire una clausola di salvaguardia (il ministro Tremonti fu subito d'accordo), per far sì che nessuno, dopo l'applicazione della riforma fiscale, potesse pagare più di quanto pagasse precedentemente. Ora, lei ha più volte dichiarato che nessuno, con redditi inferiori a 40 mila euro, pagherà più tasse dopo questa riforma fiscale.
Il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, che chiedo di sottoscrivere, simile alla proposta emendativa del collega Verro, che esamineremo successivamente, afferma proprio ciò: riprende le sue parole per inserirle, se approvato, nel disegno di legge finanziaria.
Nessuno con un reddito inferiore a 40 mila euro può pagare più tasse: se dovesse pagare di più, potrebbe scegliere il vecchio sistema. Si tratta della stessa clausola che lei propose con un emendamento alla riforma fiscale presentata dal nostro Governo, da Tremonti.
Chiediamo, pertanto, al Governo di assicurare che le parole pronunciate da lei, viceministro, dal ministro Padoa Schioppa, da Prodi, da tutti i leader della maggioranza sono vere. Nessuno che guadagna meno di 40 mila euro pagherà di più (questa proposta emendativa al disegno di legge finanziaria ha proprio questo significato). Pag. 27Se i contribuenti in questione dovessero pagare di più, per un errore di cui non vi siete accorti, potrebbe applicarsi la vecchia disciplina fiscale. Non ci rimetterebbe nessuno, perché è nella linea che avete indicato.
Se dovesse persistere una posizione contraria, vorrei che il Governo spiegasse anche le motivazioni. Oltre tutto ritengo che la copertura prevista dal collega Antonio Pepe non sia assolutamente necessaria: voi, infatti, sostenete che la disciplina fiscale è ampiamente coperta, come previsto nei vostri emendamenti, per cui si potrebbe eliminare la copertura, che potrebbe creare qualche imbarazzo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il collega Crosetto poc'anzi ricordava che la clausola di salvaguardia è stata introdotta con il secondo modulo della riforma fiscale realizzato nella precedente legislatura, ma ciò è accaduto anche con il primo modulo di riforma. Pertanto, sia con il primo che con il secondo modulo di riforma è stata introdotta la regola democratica per cui l'introduzione di nuove disposizioni concernenti la curva delle aliquote non può comportare un appesantimento, un aggravio fiscale per i contribuenti.
Il subemendamento proposto dal collega Antonio Pepe fissa addirittura un tetto. Non è previsto per tutti i contribuenti, ma per coloro che non abbiano superato i 40 mila euro di reddito.
Come si ricorderà, nella clausola di salvaguardia della precedente legislatura non era fissato alcun tetto; quindi, il contribuente era libero di scegliere tra il sistema vigente fino al 2001 ed il sistema introdotto con la riforma Tremonti. In questo caso, il tetto stabilito è 40 mila euro. Si è letto sulla stampa specializzata che alcuni contribuenti saranno penalizzati. La linea di demarcazione è data proprio dai 40 mila euro: addirittura, per i single è 30 mila euro e ciò dimostra l'erraticità della curva delle aliquote. In questa ottica, mi sembra sia assolutamente di buonsenso consentire l'applicazione e l'introduzione della clausola di salvaguardia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere anch'io la proposta emendativa in esame che condivido fino in fondo, come rilevato anche in precedenza, rimarcando che in questa occasione non vi è la clausola di salvaguardia e sarebbe molto importante, anche da un punto di vista culturale, lasciare alle famiglie la facoltà di scelta.
Le famiglie scelgono sempre di meno (scelgono pochissimo) e, pertanto, sarebbe importante almeno poter optare per il regime fiscale che è più vantaggioso per loro.
Non è vero, tra l'altro, che in questo caso la clausola di salvaguardia, come qualcuno ha affermato, aiuterebbe le famiglie più benestanti. È tutto relativo, perché se una famiglia ha 50 mila euro di reddito lordi, ma ha a carico otto figli, non mi pare si possa dire che stia particolarmente bene e sia benestante. I concetti di ricchezza e di povertà sono tutti da discutere in presenza di famiglie numerose.
Quindi, la clausola di salvaguardia è a favore delle famiglie numerose (è vero che non sono moltissime in Italia, ma per questo andrebbero sostenute di più e con maggiore convinzione), di quelle famiglie che, pur avendo un reddito alto, hanno un numero di figli tale che non consente certo loro di godere di particolari privilegi e benefici.
Spero, quindi, che questa proposta emendativa venga approvata, ma visto come stanno procedendo i lavori, mi pare che siano tutti sordi alle ragioni delle famiglie e a favore di una blindatura del testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Armani. Ne ha facoltà.
Pag. 28
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, sono uno dei firmatari del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15 e vorrei fare una raccomandazione al ministro Visco: una parte importante del disegno di legge finanziaria e anche del decreto fiscale, che abbiamo già discusso e approvato - con i vostri voti, naturalmente, e con la fiducia -, è dedicata alla lotta all'evasione. Una clausola di salvaguardia, limitata tra l'altro a redditi non superiori ai 40 mila euro, in sede di dichiarazione dei redditi per il 2007, è una garanzia di leale collaborazione tra contribuente e fisco proprio per smantellare certe prese di posizione preconcette, che talvolta l'amministrazione finanziaria sceglie, determinando un deterioramento dei rapporti tra il contribuente e il fisco che è una delle cause dell'evasione e dell'elusione fiscale.
Quindi, ritengo che ciò sia di normale buonsenso. Speriamo che il viceministro Visco, che sta facendo altri discorsi, tra l'altro con il primo firmatario di questo subemendamento, si convinca che questa clausola di salvaguardia, presente in precedenti leggi finanziarie, possa essere accettata anche in questo caso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, intervengo anch'io su questo argomento, rinunciando alla richiesta precedentemente formulata in riferimento al mio emendamento 3.46, che è identico a quello del collega Antonio Pepe, anche se pone come tetto i redditi da 55 mila euro. Vorrei che il viceministro Visco mi stesse ad ascoltare, perché questo è un contribuito alla coerenza. Il Presidente Prodi ha ripetutamente affermato che questa manovra viene pagata dall'8 per cento dei contribuenti, mentre il 92 per cento dei contribuenti ne trarrebbero vantaggio; ebbene, fermandoci alla aliquota relativa ai redditi da 55 mila euro, andiamo a coprire esattamente il 92 per cento dei contribuenti.
Ministro Visco, mi vuole spiegare - per la verità, più che a me, al paese - la coerenza tra le affermazioni di Prodi e il parere negativo su questo subemendamento? Lei capisce che, ove ribadisse il parere contrario, ciò sarebbe la conferma che questa è una manovra punitiva, presentata agli italiani con l'obiettivo falso della redistribuzione del reddito, che, in realtà, non dà nulla ai ceti svantaggiati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma al subemendamento in esame e per condividere le osservazioni già fatte su questa norma di salvaguardia, che mi pare sia già in vigore dal 2002. Non vedo la ragione perché debba essere soppressa.
Quanto alla tutela delle famiglie numerose, non vorrei che si affermasse su questo tema una impostazione in base alla quale si tutelano le famiglie in quanto povere e bisognose e non in quanto famiglie. Signor Presidente, vorrei capire come si può giudicare ricca una famiglia che percepisce 50 mila euro - qui la soglia è 40 mila euro - e che ha quattro o più figli. Me lo dovrebbe spiegare lei, che è tanto sensibile a questi temi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia)!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per qualche chiarimento sulle motivazioni della posizione del Governo. Intanto, quando un emendamento viene criticato perché ulteriormente finanziato rispetto al testo precedente - critica sempre del tutto legittima, ovviamente; si può criticare la modalità di finanziamento, per carità! - significa evidentemente Pag. 29che c'è una maggiore erogazione di risorse, perché altrimenti non sarebbe necessario trovare nuove coperture di finanziamento, che sono del tutto evidenti nella seconda parte di questo articolo.
Per ciò che riguarda gli obiettivi, ci sono delle novità: è stata affrontata e risolta una possibile contraddizione, ad esempio, per i pensionati che hanno una piccola rendita; vi è una novità molto importante che riguarda gli over 75, cioè i pensionati più anziani, che vengono collocati in una fascia intermedia tra la detrazione da lavoro dipendente e la detrazione da pensione per tutti quelli che non hanno 75 anni.
Ci sono ulteriori detrazioni per il coniuge ed è previsto un meccanismo per gli assegni familiari che, come è stato ricordato, entra in vigore non dopo il decreto ministeriale, ma immediatamente dal 1o gennaio, e che crea una «scalettatura» che dovrebbe essere giudicata molto interessante e importante a sostegno delle famiglie.
Non è merito di nessuno: è importante che il Governo e il Parlamento adottino misure a sostegno delle famiglie, in particolare quelle numerose, che incontrano maggiori difficoltà.
Per quanto riguarda i coniugi, prima vi era una norma che poteva essere considerata «rigida»: si prevedeva una detrazione ripartita al 50 per cento tra i coniugi. Ebbene, si dà la facoltà di una maggiore convenienza, previo accordo tra i coniugi: questa è la risposta al deputato Leo.
Per quanto riguarda, poi, il problema della copertura finanziaria, con un insieme di interventi anche sui livelli di detrazione, là dove poteva esserci una lieve perdita per alcuni redditi single, è stata prevista una modifica delle detrazioni nella fascia tra 23 mila e 28 mila euro. Ciò porta a dire che 40 mila euro è un livello di reddito appropriato, rispetto al quale, certamente, tutti coloro che, per una ragione minima o grande, hanno dei carichi di famiglia possono essere certi di guadagnare da questa misura; per quanto riguarda i single, il livello di reddito si colloca sui 40 mila euro di scambio, perché gli altri crescono. I redditi che guadagnano da questa riforma sono molto vicini alla quota del 90 per cento di cui si è parlato.
È questa la ragione per cui riteniamo che non serva una clausola di salvaguardia, perché le salvaguardie sono esattamente l'obiettivo di questo emendamento.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, mi consenta di dissentire da quanto affermato dal sottosegretario Grandi, che stimo. Con il meccanismo delle detrazioni abbiamo enormemente complicato il sistema di imposizione IRPEF.
A titolo esemplificativo (sicuramente, non tutti sono espertissimi in questa materia), vorrei leggere ai colleghi solo alcuni passi della norma, per vedere se il testo è intellegibile. Si dice: «per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato spettano 800 euro, diminuiti del prodotto tra 110 euro e l'importo corrispondente al rapporto fra il reddito complessivo e 15 mila euro, se il reddito complessivo non supera 15 mila euro; 690 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15 mila euro, ma non a 40 mila euro; 690 euro se il reddito complessivo è superiore a 40 mila euro, ma non a 80 mila euro». Ma non finisce qui.
Si aggiunge: «se il rapporto di cui al comma 1, lettera a), numero 1) è uguale a 1, la detrazione compete nella misura di 690 euro. Se i rapporti di cui al comma 1, lettera a), numeri 1) e 3) sono uguali a zero, la detrazione non compete. Se i rapporti di cui al comma 1, lettere b) e c), sono pari a zero, minori di zero o uguali a 1, le detrazioni non competono. Negli altri casi, il risultato dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre decimali».
Ditemi voi se questa è semplificazione! Questo mi sembra il Trattato di Uccialli, scritto in aramaico (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Grandi, che ha voluto chiarire la posizione del Governo. Vorrei ricordare, tuttavia, che non è possibile puntare tutto sul sistema degli assegni familiari (rispetto ai quali pare sia stata stanziata anche una cifra consistente), quando le detrazioni sono, invece, ridotte a cifre simboliche.
Gli assegni familiari - come è noto - sono una giungla in cui è difficile districarsi. Richiedono una riforma dalle fondamenta - perché va rivista tutta la normativa degli assegni familiari - e sono concessi solo ad alcune categorie, e non sono universali. Vengono corrisposti per i figli di età inferiore a 18 anni: quindi, una famiglia con otto figli può beneficiare delle detrazioni riguardo a tutti gli otto figli. Invece, una famiglia che ha otto figli, di cui quattro maggiorenni, dal punto di vista fiscale, è come se fosse costituita da quattro figli: infatti, gli altri quattro non contano in quanto superano i diciotto anni; il che è assurdo!
Non sì può pensare che una riforma a sostegno delle famiglie sia completamente puntata sugli assegni familiari. Tra l'altro, questa misura si basa su un criterio redistributivo e su una sorta di parternalismo da parte dello Stato, mentre le detrazioni, ancor meglio delle deduzioni, sono un diritto costituzionalmente acquisito dalle famiglie, da tutte le famiglie. Allora non si capisce perché bisogna sempre favorire chi fa ristrutturazioni edilizie, prima le rottamazioni ed adesso anche chi acquista frigoriferi, mentre chi mette al mondo i figli è sistematicamente punito con sistemi assistenziali e statalisti.
Pertanto, la risposta del sottosegretario non è convincente. Non mi pare che il Governo possa sostenere di puntare tutto sul sostegno alla famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, vorrei davvero ringraziare il sottosegretario Grandi per il contributo che ha dato alla chiarezza. Infatti, il suo intervento conferma in qualche modo la «politica dei due tempi» portata avanti da questo Governo. Da una parte esso mostra all'esterno del Palazzo un volto buono e rassicurante, mentre all'interno quello vero e punitivo. Purtroppo gli italiani si accorgeranno che il volto che conta, quello dei fatti e non delle parole, è quello presentato in quest'aula. Allora il ceto medio - i cittadini che arrivano a 55 mila euro lordi e quindi con un reddito netto di 27-28 mila euro all'anno - si renderà conto che la contraddizione esplode all'interno del Governo e sarà pagata dalle tasche del ceto medio di questo paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei fare una valutazione politica e non tecnica. Il sottosegretario mi ha ricordato Leo Longanesi, il quale affermava che quando qualcuno si trovava in difficoltà, parlava dell'elefante. Il sottosegretario ha parlato di tante cose, salvo dire negli ultimi dieci secondi che non accetta la clausola di salvaguardia. Non ritenevo possibile che il Governo potesse dire pubblicamente che i cittadini contribuenti con redditi inferiori a 40 mila euro guadagnano e al contempo, davanti alla semplice controprova di dare a chi non vuole guadagnare la possibilità di pagare quanto pagava prima, rifiuti di introdurre tale possibilità. Vuol dire che è in malafede e bugiardo quando assicura garanzie, perché non può garantire nulla. Infatti, se potesse farlo, la clausola di salvaguardia nell'interesse dei cittadini sarebbe accolta. È la prova che in aula questo Governo afferma Pag. 31cose non vere ed imbroglia gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza l'Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio essere in malafede come il collega Giovanardi. Non penso che il Governo sia bugiardo e vorrei prendere spunto brevemente dalle parole del sottosegretario Grandi, peraltro stimato da tutti. Quando si afferma che la clausola di salvaguardia non serve a nulla, vuol dire che essa non ha alcun effetto ulteriormente negativo sulle finanze dello Stato. Non vi è alcuna malizia. Allora, a ragion veduta, non si capisce per quale motivo debba essere bocciata una misura che per il Governo non serve a nulla ma che per gran parte dell'aula serve a qualcosa, con parere negativo da parte dello stimabilissimo sottosegretario Grandi, rappresentante del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 288).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.32. Chiedo all'onorevole Crosetto se intenda accedere all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, ritiro il mio subemendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione del subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Presidente, entriamo in un campo che il Governo dovrebbe conoscere bene, ma che evidentemente non ha affrontato con la dovuta serenità. Quando è stata elaborata questa norma - stiamo parlando del cosiddetto scontrino fiscale parlante - si è deciso sostanzialmente di costringere le farmacie, a partire dal 1o gennaio 2007, a dotarsi dei mezzi affinché sullo scontrino fiscale fosse riportato il codice fiscale del cliente. Credo, francamente, che nessuno di coloro che hanno elaborato questa norma abbia mai fatto la fila in farmacia, perché l'idea di chiedere ai clienti che vanno a comprare l'aspirina o qualche farmaco urgente, il codice fiscale per inserirlo all'interno dello scontrino è una follia assoluta.
Certo, si poteva risolvere diversamente la questione, ad esempio, spostando più in là il termine per l'adeguamento di tutti i registratori di cassa delle farmacie. Il Governo con l'emendamento che noi intendiamo modificare sposta il termine del 1o gennaio al 1o luglio del prossimo anno. Naturalmente, ciò non è sufficiente se non si interviene anche sulla vicenda abbastanza nota della tessera sanitaria. Ci fa molto piacere che, improvvisamente, il Governo abbia ripreso la questione della tessera sanitaria, purtroppo l'ha ripresa sotto un profilo non pratico per risolvere i problemi.Pag. 32
Voglio ricordare che il progetto della tessera sanitaria parte già nel 2003, quando viene definito (almeno nei contorni). Si stabilì che tale tessera doveva essere distribuita anche a cura dell'Agenzia delle entrate a tutti i cittadini delle diverse regioni italiane. Una prima procedura fu varata per la regione Abruzzo, se ben ricordo, ed essa ha dimostrato la validità del progetto della tessera sanitaria, perché ha portato alla luce tutta una serie di persone che usufruivano di tutti i vantaggi che potevano essere loro riconosciuti senza averne diritto. Il progetto è stato ampliato in via sperimentale ad altre quattro regioni; resta il fatto che nessuno si è posto il problema di far continuare la distribuzione della tessera sanitaria a livello nazionale, il che significa che entro il 1o luglio 2007 non si potrà sicuramente partire con la norma dello scontrino fiscale «parlante».
Questa è una disposizione assolutamente ridicola, e noi ne avevamo chiesto la soppressione, perché o parte il progetto della tessera sanitaria, che quindi viene distribuita in modo da mettere in condizione i farmacisti di rilasciare, attraverso la tessera, scontrini fiscali che leggano i dati all'interno della tessera, altrimenti è una norma che non avrà alcuna valenza.
Ora, poiché il Governo conferisce a questa norma una valenza sotto il profilo delle entrate (stiamo parlando di 65 milioni di euro l'anno), mi pare ovvio che delle due l'una: o non parte il progetto e, quindi, queste entrate non vi saranno o, se il progetto parte, creerà problemi e disservizi di natura enorme in tutto il paese. Tenendo presente che, poiché nell'ambito della detrazione vi è anche una franchigia riguardante le spese di carattere sanitario, soprattutto quelle di tipo farmaceutico, non capisco la ratio di questa norma. Voi pensate forse che i cittadini si mettano a raccogliere gli scontrini fiscali all'uscita delle farmacie, magari per terra?
Signor Presidente, credo che qui non stiamo facendo ostruzionismo, ma stiamo parlando di un problema reale, al quale il Governo non ha dato alcuna risposta. Ci teniamo, perlomeno, ad un chiarimento in relazione all'andamento della distribuzione della tessera sanitaria ed altresì con riferimento al problema che abbiamo esposto sopra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Questa norma rientra in quell'ottica del Governo di centrosinistra volta, da un lato, all'esemplificazione e, dall'altro, alla complicazione. Infatti, a fronte di ipotetiche semplificazioni, di fatto, si introducono ulteriori adempimenti e vessazioni per il contribuente. Secondo noi, i 60 miliardi e oltre di entrate derivanti da questa norma sono dovuti essenzialmente al fatto che, con questa procedura, fin tanto che le farmacie non si saranno dotate di registratori ad hoc, non vi sarà il collegamento con la banca dati dei medici e quant'altro - e ciò avverrà tra qualche anno -, il contribuente semplicemente non potrà detrarre le spese mediche.
Questo poi è, di fatto, il risultato della norma in esame: una tassazione surrettizia. Infatti, si va ad eliminare la possibilità concreta, da parte dei contribuenti, di esercitare un proprio diritto. È impensabile che si vada a scrivere a mano il codice fiscale sugli scontrini e che vi sia qualcuno che si metta ad impugnare questi dati. Ovviamente, è oltremodo impensabile che seppure vi fosse qualcuno che facesse questo lavoro sostanzialmente idiota, vi sarebbe una tale mole di errori che il tutto si tradurrebbe in tempo perso.
Anche la Lega Nord aveva previsto un emendamento soppressivo di questa disposizione. Il fatto almeno di dare un termine ragionevole e congruo per consentire che a questo auspicio della norma - che magari potrebbe essere condivisibile - seguano fatti, cioè vi sia la possibilità di realizzare le dotazioni informatiche, ma soprattutto i collegamenti alle banche dati, non costa niente.
In caso contrario, si palesa l'operazione effettiva, vale a dire quella di disincentivare la detrazione delle spese mediche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, innanzitutto chiedo di aggiungere la mia firma al subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, anche perché credo che chi ha previsto questa norma, quella cioè di rendere obbligatorio apporre il codice fiscale sullo scontrino, non sia mai stato in una farmacia. Coloro che vanno in farmacia, generalmente, sono persone anziane e non portano con sè il codice fiscale ovvero persone che acquistano i farmaci per conto magari di un parente o di un'altra persona.
Qual è lo scopo che il Governo si propone con questa disposizione? È forse quello di far «cassetta», visto che queste persone non saranno molto spesso nelle condizioni di detrarre le spese mediche oppure si tratta di un'altra questione?
A mio giudizio, il problema che si pone è quello di dover applicare il buonsenso. Che cosa dovrebbe fare, secondo voi, un farmacista? Non emettere lo scontrino? Non fornire la merce? Oppure dovrebbe dire a queste persone di portare il codice fiscale e tornare in un successivo momento nel caso non lo abbiano con sè? Io credo che la norma sia completamente assurda e non abbia alcun valore effettivo e concreto che possa aiutare a risolvere i veri problemi. Essa chiaramente serve solo a far sì che la gente possa dedurre ancora meno. Si badi bene al fatto che, generalmente, coloro che faranno l'autocertificazione dell'acquisto per poter poi effettuare la detrazione, sono non tanto i ricchi o i benestanti, ma le classi più povere della popolazione.
Di conseguenza, invito ad approvare tale subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno messo in evidenza le difficoltà gestionali ed operative di una procedura di questo tipo. È mai pensabile che i contribuenti si mettano in fila presso le farmacie, ritirino i medicinali e, poi, chiedano l'apposizione del codice fiscale e l'indicazione degli elementi che vengono richiesti negli scontrini? Questa è una cosa assolutamente anacronistica perché si sommano adempimenti ad adempimenti, difficoltà a difficoltà. Teniamo presente che per i medicinali non c'è una detrazione elevatissima perché l'importo per i contribuenti di «modeste dimensioni» è minimale. Quindi, creare tutti questi appesantimenti e queste difficoltà significa scoraggiare gli utenti dal richiedere gli scontrini e dal dedurre i costi.
Di conseguenza, stiamo ancora una volta penalizzando le fasce più deboli, che sicuramente non andranno in farmacia con il codice fiscale per poter acquistare i medicinali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottoscrivere il subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35 perché non ritengo comprensibile creare questo ulteriore adempimento a carico dei contribuenti. Penso ad un contribuente che, magari, ha bisogno di una medicina urgente, va in farmacia e non ha con sé il codice fiscale: che cosa deve fare? Cosa deve fare il farmacista? Può dare la medicina o non può farlo perché, magari, il malato non ha con sé il codice fiscale? Quindi, prevedere, come reca il subemendamento, uno slittamento per ciò che ha previsto il Governo - apporre il codice fiscale sulla ricetta - mi pare sicuramente sensato.
Di conseguenza, chiedo di aggiungere anche la mia firma al subemendamento in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
Pag. 34GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, anche se forse questo non è previsto, nel chiederle formalmente di poter apporre la mia firma al subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, mi appello alla sua sensibilità. Forse il mio è un intervento irrituale, ma chiedo alla sensibilità di chi in questo momento presiede l'Assemblea se sia in qualche modo ammissibile il divario sempre più profondo che stiamo creando tra il Parlamento - quindi, chi presiede la Camera mi può ben comprendere - e il cittadino comune. Chiedo nuovamente che si rifletta su questo argomento - la vecchietta che va in farmacia ed ha bisogno, con tutto il rispetto per le persone anziane, di un farmaco urgente, ma non conosce il codice fiscale o si sbaglia, e il farmacista, contravvenendo ai suoi doveri, è costretto a chiederlo - e che il Governo muti la sua posizione negativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, nel chiedere di apporre la mia firma al subemendamento in esame, voglio sottolineare la sua importanza sociale e chiedo, perlomeno, che si disponga il suo accantonamento.
PRESIDENTE. Vorrei dire al deputato Consolo il quale in precedenza mi ha rivolto un'osservazione, che, come lei sa, non ho titolo per intervenire sui contenuti programmatici.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i deputati Zanella e Balducci non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego...
LUCA VOLONTÈ. Sono in «trasferta», mi scusi... Ho preso atto, e non volevo crederci, ma glielo faccio presente - come sa ormai è la terza volta che intervengo in questa materia -, che alle ore 16,11 sono stati inviati ai gruppi parlamentari svariati emendamenti (con il termine per la presentazione dei subemendamenti fissato alle ore 16,45 - come lei sa, noi eravamo qui in aula) su articoli (come il 18, che certamente non si voterà oggi). Anche questa volta segnalo, Presidente, nei confronti dell'opposizione un modo di lavorare assolutamente irrituale (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici di Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Si tratta di tre emendamenti che sono stati presentati e discussi in Commissione ed è stato fissato il tempo previsto dal regolamento. Tuttavia, dato che sono riferiti all'articolo 18, è del tutto evidente che quando l'Assemblea si troverà ad esaminare tale articolo, lei potrà formulare questa osservazione e semmai si potrà valutare in quel momento la questione evidenziata.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, in tutti questi passaggi si nota, si sente, si percepisce, la sua sofferenza di Pag. 35Presidente della Camera rispetto ad una serie di procedure e a ciò che è avvenuto questa mattina: si capisce che il Presidente della Camera si trova a vivere un certo disagio.
Tuttavia, Presidente, al di là del disagio e delle sue buone maniere, vorrei ricordare che il Presidente della Camera deve tutelare la Camera, non il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)! Il Presidente della Camera deve mettere la Camera e ogni singolo deputato nelle condizioni di svolgere la propria funzione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Noi non abbiamo altri a cui appellarci e lei e il ministro dei rapporti con il Parlamento vi dovete incontrare per stabilire regole certe! Presidente, sarebbe meglio che l'opposizione dicesse «basta». Di fronte a questa situazione credo che l'opposizione debba abbandonare l'aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale, Forza Italia), perché altrimenti diventeremmo complici di queste procedure, che costituiscono un precedente per i lavori della Camera.
Signor Presidente, mi dica lei, al di là delle sue buone maniere, come fanno i deputati, mentre sono in aula durante una seduta d'Assemblea, a presentare i subemendamenti, non avendo ancora letto gli emendamenti! Ogni sforzo e tutta la buona volontà dell'opposizione, che ha ritirato gli emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani) che li ha ridotti all'essenziale, che ha cercato di stabilire un dialogo, (affinché il Parlamento non desse una brutta, pessima, immagine al paese), vengono calpestati dall'arroganza del Governo che è assolutamente inaccettabile e che non si deve più ripetere!
Concludendo, Presidente, lei ha il dovere di dire «no» non solo al deputato, ma anche al Governo, quando lei sa che, come vecchio parlamentare, quello che sta avvenendo non ha precedenti nella storia di questo Parlamento! Lei ne è responsabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, lei ha detto che la Commissione ha esaminato... La Commissione non ha esaminato un bel niente! Queste note che arrivano ai gruppi parlamentari sono riferibili anche all'articolo 6. Si tratta di un articolo che abbiamo visto in Commissione, nel senso che ci è stato consegnato, ma su di esso non abbiamo avviato nessuna discussione.
Se alle 14,57 - ovverossia quando è finito l'esame in Commissione - viene comunicato ai gruppi un emendamento, che peraltro interviene su una materia molto delicata, riguardante le rivendite di generi di monopolio, e ci si chiede di subemendarlo entro le 15,30, lei capisce, Presidente, che ciò è assolutamente impossibile! Perlomeno si chieda alla Commissione di esaminare compiutamente tutti gli emendamenti presentati dal relatore e dal Governo, prima ancora di scendere in aula.
Altrimenti, Presidente, venga sospesa la seduta e vengano date le condizioni alla Commissione per operare correttamente l'esame degli emendamenti presentati dal relatore e dal Governo e dei subemendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PIETRO RAO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Ormai avevo perso la speranza, Presidente, perché avevo chiesto di intervenire per dichiarazione di voto sul subemendamento precedente. Mi dispiace, perché non è la prima volta che si verificano queste situazoni! Dovrò vedere a Pag. 36quale gruppo iscrivermi! Se lei, Presidente, mi può fare la raccomandazione per avere la tessera di Rifondazione comunista, le sarò grato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Forza Italia)!
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Prima, signor Presidente, mi ero permesso di rivolgermi a lei e lei giustamente, applicando il regolamento, mi ha richiamato, perché non può il Presidente prendere posizione nel merito di un ragionamento. Però questa volta, Presidente, mi rivolgo a lei come Presidente di questa Assemblea e dunque questa volta il regolamento è dalla parte nostra. Presidente, non dico che è dalla parte mia o dalla parte sua, dico che è dalla parte nostra.
Su quanto richiamato dal presidente Volontè circa la compressione dei tempi, vorrei dire che questi possono essere compressi, ma non vanificati del tutto. Qui si sta applicando la tattica, come direbbero gli americani, del to take or to leave, del prendere o lasciare. Tanto non interessa a nessuno l'opinione dell'opposizione!
Presidente, non possiamo continuare in questo modo. Lei, questa mattina, ha detto in un intervento che avrebbe garantito i diritti di tutti. Ebbene, i diritti di tutti comprendono anche i diritti di noi dell'opposizione a potere esaminare compiutamente gli emendamenti presentati, con la speranza - almeno quella ce la lasci - che la maggioranza ascoltasse qualche argomentazione, peraltro legittima, che noi volessimo portare avanti. La ringrazio, Presidente, ci affidiamo a lei.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, le chiedo formalmente un atto di chiarezza. Il presidente della Commissione bilancio preannunciando la presentazione di emendamenti ha detto esplicitamente: saranno annunciati dal Presidente della Camera, che darà anche i termini per i subemendamenti.
Successivamente, lei ha comunicato che sono pervenuti degli emendamenti, ma non ha dato i termini per la presentazione dei relativi subemendamenti, come se la competenza in tal senso fosse della Commissione bilancio. Allora, a questo punto - mi scusi, Presidente, chiedo lumi a lei -, non riesco più a capire come si possa esercitare l'attività non di opposizione, ma di parlamentare!
Presidente Duilio, lei prima ha detto: il Presidente della Camera darà i termini per i subemendamenti.
Il Presidente della Camera ci guarda come se non c'entrasse nulla né con i termini per i subemendamenti né con la comunicazione della presentazione di nuovi emendamenti; quindi, noi non sappiamo se è la Commissione che deve dirci quando arrivano nuovi emendamenti e quanto tempo abbiamo per i subemendamenti, se è il Presidente della Camera o se sono i fax dei gruppi. Come possiamo esercitare la nostra attività, non dico di opposizione, ma di parlamentari? Non si può arrivare in aula, essere in aula, parlare in aula, votare in aula e preparare i subemendamenti all'articolo 18 che, tanto per capirci, è quello sul cuneo fiscale. Almeno rispettiamo le regole del gioco! Mi sembra che ci sia una totale chiusura verso qualunque tipo di emendamento dell'opposizione, ma le regole del gioco, signor Presidente, deve dirci lei quali sono. Non lo capiamo da alcuni giorni, e abbiamo il diritto di saperlo: vogliamo capire con quali regole dobbiamo fare il nostro lavoro di parlamentari, indipendentemente dal successo dei nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, penso che lei debba farsi carico un po' della situazione che si sta determinando. Pag. 37Oggettivamente, a molti dei colleghi è capitato di trovarsi a vivere leggi finanziarie dove c'è un po' di confusione, un po' di eccitazione; però, quello che sta accadendo in questi giorni - secondo me - ha superato davvero ogni limite di tolleranza. Non so se il Consiglio dei ministri continui a sfornare emendamenti a getto continuo, ma in queste condizioni l'Assemblea non è in grado di operare. Porrete la questione di fiducia, fate qualche cosa! Difatti, in questo modo è inutile che tentiate di rovesciare tutta la responsabilità sull'opposizione, che starebbe facendo ostruzionismo. Questa è una cosa che non regge. Vi state dimostrando inadatti anche all'ordinaria amministrazione; è una questione davvero preoccupante. Signor Presidente, faccia qualcosa! Tuteli la dignità di questa aula, perché in queste condizioni lavorare non ha alcun senso (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, non ripeto le considerazioni fatte dagli altri colleghi però alcune cose vanno chiarite. Questa situazione di caos e di mancanza di rispetto delle regole si trascina da quando è iniziato l'iter del disegno di legge finanziaria. Ciò è stato reso noto con una nota formale di cui è primo firmatario il collega La Malfa, a cui ci siamo, bene o male, aggregati tutti quanti. Nella risposta lei giustamente fa riferimento alla possibilità, una volta terminata la sessione di bilancio, di mettere mano alle regole e fare in modo che fatti come quelli che si sono succeduti in questa sessione di bilancio non si ripetano più. Il problema è che però adesso dobbiamo lavorare con le regole che ci sono: ma, almeno queste, cerchiamo di farle rispettare. Finora il Governo ha presentato emendamenti riguardanti i primi 30 articoli, mentre il disegno di legge finanziaria ne conta più di 200; quindi, non vorremmo che fossero presentati ulteriori emendamenti fuori tempo massimo e senza avere la possibilità neanche di leggerli ed approfondirli. Per questo motivo, c'è bisogno davvero di un richiamo al rispetto delle regole e di un richiamo alla serietà al Governo; quindi, se ci sono gli emendamenti, per cortesia, dateceli subito, così potremo lavorare tutti serenamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e anche quella dei colleghi, con una brevissima premessa - lo dico in modo semplice ai colleghi che mi hanno preceduto, che forse hanno la memoria corta, e lo dico anche all'onorevole Tabacci -, su quello che abbiamo vissuto in quest'aula per cinque anni (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Per favore! Consentitegli di andare avanti; lei, deputato Giachetti, prosegua.
ROBERTO GIACHETTI. Io continuo se riesco a proseguire.
NICOLA BONO. Cialtrone! Pagliaccio!
PRESIDENTE. Per favore, consentite al deputato Giachetti di svolgere il suo intervento!
ROBERTO GIACHETTI. Stavo dicendo che probabilmente sarebbe utile ricordare quello che noi abbiamo vissuto in quest'aula per cinque anni.
Tuttavia, è utile trovare momenti di collaborazione per lo svolgimento dei lavori dell'Assemblea. Ovviamente, Presidente, rientra tra le sue prerogative quella di assegnare più tempo per la presentazione di subemendamenti ad emendamenti (evidentemente, il Governo ha la possibilità di presentare proposte emendative come legittimamente accade oggi ed è Pag. 38accaduto ieri) che riguardano articoli che certamente non saranno discussi nella seduta odierna.
A nome del gruppo dell'Ulivo, le comunico che, se decidesse di dare più tempo per la presentazione dei subemendamenti, ove si consideri anche il fatto che oggi stiamo esaminando altri articoli, non ci opporremmo, anzi la riterremmo una cosa utile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo per esprimere il disagio da parlamentare della Repubblica, al di là del fatto che mi collochi all'opposizione, nell'esaminare queste proposte emendative.
Non credo sia colpa sua, Presidente Bertinotti, la situazione di caos che si sta determinando in questa aula. Penso che la responsabilità di fondo sia del Governo per la scelta che ha compiuto di proporci una specie di finanziaria à la carte, un affettato di finanziaria; d'altronde, una maggioranza affettata non può che proporre un affettato di finanziaria, ossia una finanziaria frutto di mille conflitti, di mille problemi, di mille esigenze e che pare non finire mai, perché mai finiscono questi conflitti, mai finiscono questi problemi, mai finiscono queste esigenze!
Risale alla fine della settimana scorsa l'intervista rilasciata dal Vicepresidente del Consiglio D'Alema, che ha posto la necessità di rimodulare i tagli della spesa dei ministeri. È di oggi una protesta del ministro Melandri per i soldi sottratti al CONI.
Quand'è che vi metterete d'accordo e ci proporrete un testo su cui poter finalmente iniziare a ragionare? Questo è l'interrogativo che ancora ci poniamo!
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, siamo in grado di esaminare gli articoli dal 3 al 30. Questa proposta è già stata istruita dal Comitato ristretto. Ci sono determinati tempi su una proposta emendativa presentata all'articolo 18 ed i relativi tempi possono essere ampliati, perché sicuramente non la esamineremo questo pomeriggio. Francamente, non vedo le ragioni di questo dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani). Non capisco perché sosteniate che vi sono problemi nella maggioranza. Ribadite che stiamo insieme perché dovete farlo e che vi sono fratture politiche. Noi siamo pronti ad esaminare il provvedimento dall'articolo 3 all'articolo 30.
Se, come si capisce, ogni ora e mezza deve essere sollevato un problema, quale quello che è stato sollevato, questo fa parte di un rito (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia) al quale, colleghi, non siamo stati estranei neanche noi, altre volte. Quindi, comprendiamo benissimo. Ma non c'è ragione, Presidente, di fare un dibattito sul fatto che si debbano ampliare i tempi per la presentazione dei subemendamenti ad un emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, sono d'accordo con il collega Ventura, relatore stimato del provvedimento, ma il punto è un altro.
Ventura, non è che noi, ogni ora e mezza, solleviamo un problema. Il problema è che voi, ogni ora e mezza, presentate un nuovo emendamento! È esattamente l'opposto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
E poiché ogni ora e mezza presentate nuovi emendamenti per i quali sono previsti 20 o 30 minuti per la presentazione di subemendamenti, è evidente che o sospendiamo i lavori dell'aula per consentire la presentazione dei medesimi o si prevede un termine diverso.
Ma, Presidente, poiché alla base di ogni questione apparentemente tecnica, regolamentare o temporale vi è sempre, in realtà, una questione politica, allora vorrei Pag. 39osservare che anche in questo caso siamo in presenza di una questione pienamente politica, la quale sta alla base del disagio che oggi sta lamentando l'Assemblea.
Qual è la questione politica sulla quale vorrei richiamare l'attenzione del Governo, della Commissione e del relatore? Su tutti i provvedimenti complessi ed ampli come il disegno di legge finanziaria, che risulta essere enorme per vastità, dimensioni e profondità dei temi trattati, vi è sempre la possibilità di accogliere - anche solo per sbaglio - qualche emendamento presentato dall'opposizione. In questo caso, la maggioranza e la Commissione bilancio stanno bene attente ad evitare che possa accadere tale sbaglio!
Così, che cosa si fa (ecco l'insorgere del problema)? Vi è una proposta emendativa dell'onorevole Delfino meritevole di attenzione e degna di essere approvata, come, ad esempio, l'emendamento 19.9? Ebbene, «no»! La Commissione ed il Governo non possono limitarsi ad esprimere parere favorevole sull'emendamento Delfino 19.9: no! Si ingegnano a presentarne uno identico, come l'emendamento 19.4 della Commissione - che noi dovremmo subemendare -, e da qui nasce il problema!
Vi è una proposta emendativa presentata all'articolo 18 dall'onorevole Crisci meritevole di essere approvata, come, ad esempio, l'emendamento 18.21? Che fa allora la Commissione, esprime un parere favorevole? No: si inventa una riformulazione del relatore, a nome della Commissione stessa, per non dare all'onorevole Crisci la soddisfazione di vedersi approvato il suo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Democrazia Cristiana-Partito Socialista)! Naturalmente, trattandosi di una nuova proposta emendativa della Commissione, dobbiamo anche subemendarla; magari, così, Crisci subemenderà se stesso, ed il subemendamento presentato dall'onorevole Crisci o dall'onorevole Delfino sarà bocciato dalla Commissione bilancio, mentre verrà approvata, invece, la proposta formulata dalla Commissione stessa!
Ecco perché, Presidente, affermo che i disagi nascono dai disastri! Non so se essi siano stati compiuti per cattiva volontà o per incompetenza, ma non credo, perché i colleghi che compongono la Commissione sono tutti esperti ed hanno trattato anche altre leggi finanziarie!
Mi rendo conto che sarebbe difficile per voi giustificare, al vostro interno, il fatto che possiate condividere qualche emendamento presentato dall'opposizione. Infatti, se lo fate, delle due l'una: o sono fatte bene le nostre proposte emendative, o sono fatte male le vostre, ed allora voi siete costretti ad imitare i nostri emendamenti!
Credo tuttavia, Presidente, che a volte la semplicità, la trasparenza e la linearità del procedimento potrebbero essere molto più agevoli da ottenere; pertanto, potete anche riconoscere di aver sbagliato, oppure che qualche nostra proposta emendativa è giusta, ed allora potreste accettare direttamente i nostri emendamenti. Si può chiedere di modificare la copertura finanziaria se essa «disturba», e credo che i lavori dell'Assemblea risulterebbero più chiari e trasparenti, anche dal punto di vista politico. In tal modo, non avremmo il disagio o l'ingombro (non lo avrebbe neanche lei, signor Presidente) di dover subemendare «finti» emendamenti presentati dalla Commissione, che servono solamente per riprendere alcune buone idee proposte dall'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori; per la verità, avevo chiesto la parola prima del mio capogruppo, ma il presidente Elio Vito ha già esposto anche quello che avrei voluto dire io.
Vorrei evidenziare che il collega Giachetti rinfaccia ogni volta a noi i nostri atteggiamenti, ma dovrebbe ricordare a se Pag. 40stesso il comportamento irriguardoso che egli stesso ha tenuto durante i cinque anni precedenti. Allora, il collega Giachetti, prima di addebitare a noi un comportamento scorretto, dovrebbe chiedere scusa per i cinque anni di eterne scorrettezze che ha manifestato nei confronti di questo Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Non solo, ma il collega Giachetti dovrebbe ricordarsi che, per questioni molto più banali e semplici, ha tenuto comportamenti indescrivibili! Allora, collega Giachetti, per quanto concerne l'ordine dei lavori, vorrei dirle che noi siamo ben contenti se lei afferma che avremo maggior tempo a disposizione per discutere; saremmo altrettanto contenti, tuttavia, se lei evitasse di ricordare a noi il nostro comportamento e si scusasse per l'atteggiamento scorretto che ha mostrato, in questo Parlamento, nel corso dei cinque anni trascorsi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, pensavo che si fosse dimenticato di questo settore del Parlamento...
Vede, Presidente, sono perplesso per l'andamento di questo dibattito, perché sono state poste dai colleghi alcune questioni che attengono al rispetto della dignità del Parlamento e lei non ha detto una parola, ma continua a dare la parola a tutti, come se il problema non fosse quello che lei deve decidere come procedere. Mi sembra alquanto anomalo che lei ci faccia continuare a parlare su questo argomento senza che abbia espresso una posizione. Probabilmente, si sta formando un suo convincimento. Forse, qualcosa deve ancora maturare. Fatto è che noi ci troviamo davanti ad una situazione che non ha precedenti.
All'amico e collega Giachetti vorrei ricordare che sarebbe bene che non facesse alcun riferimento al passato, perché una situazione come questa sarebbe sfuggita anche al genio creativo di Kafka. Sappia, onorevole Giachetti, che mai è esistita una maggioranza che ha emendato una proposta del Governo nella misura e nella quantità in cui lo avete fatto voi!
Su questa finanziaria sono stati presentati centinaia di emendamenti da ministri che, nel Governo, avevano votato il documento della manovra finanziaria. Quindi, è sicuramente la finanziaria più schizofrenica della storia del nostro Parlamento. Esempi di un simile comportamento nel passato non ve ne sono.
Soprattutto, inoltre, Presidente Bertinotti, il problema non è quello dei tempi. Se volete ridurre questo problema al giochetto degli emendamenti, noi non ci stiamo, perché la questione di fondo è di quale provvedimento stiamo parlando. Infatti, un provvedimento come la manovra finanziaria va giudicato nella sua interezza, non a pezzetti di proposte emendative che riguardano alcune parole o alcune righe del documento.
Quindi, il problema non è quello di darci mezz'ora o quaranta minuti in più per subemendare gli emendamenti del Governo, ma quello di stabilire regole precise, che abbiano al centro l'obiettivo della tutela del diritto-dovere di ogni parlamentare di essere consapevole di ciò che sta votando.
Allora, Presidente, in primo luogo, io le contesto - non le chiedo, ma le contesto! - una omissione di informazione nei confronti dell'Assemblea, perché non è possibile che gli emendamenti del Governo vengano presentati in maniera ufficiosa e che li dobbiamo apprendere per vie traverse. Lei deve annunciarli e lo deve fare appena sono presentati, dicendo che sono stati presentati alla Commissione, perché la finanziaria non è un problema che riguarda solo la Commissione bilancio. La finanziaria tocca tutte le materie dell'Amministrazione dello Stato e, conseguentemente, tutti i parlamentari seduti in quest'aula hanno titolo per intervenire sulle varie questioni e, in questo senso, hanno presentato emendamenti a loro volta.
Com'è possibile che un parlamentare scopra che ci sono stati emendamenti che hanno stravolto il testo originario e che Pag. 41sono diventati il nuovo testo su cui confrontarsi, se non viene informato in aula della presentazione degli emendamenti?
Allora, signor Presidente, c'è un problema che attiene alle regole che riguardano i comportamenti del Governo, uno che attiene alle regole che riguardano la maggioranza e uno che attiene alla Presidenza di questa Camera, che ha il dovere di tenere informati i deputati e di salvaguardare la dignità di ogni singolo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, a questo proposito, anche per sconfessare ciò che è stato detto dai membri della maggioranza, occorre ricordare come si sono svolti i lavori su questo disegno di legge finanziaria da quando essi sono iniziati.
Una Commissione si è riunita per lavorare su questo disegno di legge finanziaria e sappiamo che in Commissione, purtroppo, poco o nulla è stato fatto.
Chi ha partecipato ai lavori della Commissione sa che molto spesso l'esame si è bloccato a causa della mancanza di accordo all'interno della maggioranza e che molto spesso la Commissione veniva convocata per pochi minuti o in ritardo, in quanto gli interessati non si presentavano. Quindi, la Commissione - non per colpa del suo presidente - non ha potuto esaminare compiutamente il disegno di legge finanziaria. E il fatto che nelle ultime ore del sabato siano state presentate decine di emendamenti del Governo che, anziché essere esaminati, sono stati rimessi all'Assemblea, ne è stato l'esempio. D'altra parte, un illustre quotidiano ha evidenziato che mai negli ultimi decenni si è verificata una situazione di questo tipo. Quindi, riteniamo che la nostra protesta sia del tutto legittima.
Inoltre, vorrei ricordare che ieri sera, alle 21,30, è stato presentato un emendamento del Governo - subemendabile entro le 9 di questa mattina - sulla parte più importante della finanziaria, contenuta nell'articolo 3, che riguarda direttamente o indirettamente 57 milioni di italiani. Questa è la serietà con la quale incidiamo su una parte importante di questa finanziaria: presentando un emendamento ad uffici chiusi ed avvertendo i deputati solo telefonicamente.
Certamente, non si tratta di una situazione di ordinaria gestione dell'esame del disegno di legge finanziaria, pertanto chiediamo a lei, signor Presidente, di farsene carico nell'ambito del suo compito istituzionale, fiduciosi che lo farà.
PRESIDENTE. Ritengo che la Presidenza abbia il dovere di rispondere puntualmente alle osservazioni svolte sull'organizzazione dei lavori.
Vorrei tuttavia invitare tutti i componenti l'Assemblea a far sì che tali discussioni siano puntuali, cioè avvengano sulla questione sollevata e in quel momento discussa, evitando di ritornare su questioni controverse, ma in qualche misura già risolte, altrimenti dipanare la nostra attività diventa quasi impossibile.
Vorrei inoltre invitare ognuno a non mescolare legittime questioni politiche a questioni procedurali. Personalmente, ritengo che vi sia già una sovrabbondanza di elementi politici nella discussione procedurale; per dirla altrimenti, penso che troppi elementi politici e programmatici vengano in conflitto attraverso la mediazione della procedura. Pertanto, almeno per evitare il suo esito più difficile, chiedo che non venga sollevata - almeno nei confronti della Presidenza - una valutazione politica che riguarda tutte le forze politiche.
L'accoglimento o meno di un emendamento è materia a disposizione dell'Assemblea e, nel caso specifico che si determina, della maggioranza che si esprime su questo. Ciò non può essere impugnato come verifica dell'efficacia di un procedimento, che può essere regolare e buono indipendentemente dall'accoglimento o meno di proposte emendative.
Quello che la Presidenza può e deve fare è garantire e persino favorire un Pag. 42percorso consensualmente - per quanto possibile - accettato nei tempi e nei modi in cui assumiamo la decisione.
La guida di questo comportamento è il regolamento, la consuetudine, con un'elasticità che consente di tenere conto anche di esigenze che vengono proposte.
Vorrei ricordare che la Presidenza non ha titolo per intervenire, oltre il regolamento, sui comportamenti del Governo. Peraltro, il presidente della Commissione e la Commissione, che si adoperano in una condizione anche così difficile, vorrei fossero ulteriormente sollecitati a raccogliere le esigenze che qui sono state presentate sul terreno procedurale.
Per quel che mi riguarda, mi sento in grado di contestare ogni critica rivolta alla Presidenza. Anche in questo caso vi è stata una trasmissione formale ai gruppi, questo pomeriggio, prima dell'inizio della seduta, come in precedenti ed analoghi casi.
Tuttavia, penso che, vista la difficoltà della nostra discussione, a nuova garanzia, possiamo impegnarci, come Presidenza, a provvedere, da qui in poi, a darne annuncio anche in Assemblea. Ho già detto, stamane, che la Presidenza si fa concretamente carico delle esigenze dei parlamentari e dei gruppi. La fissazione dei tempi, come è stata qui proposta e realizzata, serve semplicemente a disciplinare ed a dare un ordine ai nostri lavori. Essi, del resto, come già si è visto, sono a disposizione per una flessibilità in grado di raccogliere le esigenze che, di volta in volta, vengono proposte.
Come ben sapete, nella fattispecie, il termine ordinario per la presentazione dei subemendamenti è di un'ora prima dell'inizio della seduta nella quale sono esaminati. Per gli emendamenti presentati in seduta, il Presidente può rinviare l'esame, a termini di regolamento, per non più di tre ore e, in tali limiti, vengono fissati ordinariamente, in base al numero ed all'entità delle modifiche, i termini per i subemendamenti.
È evidente che la Presidenza è tenuta a fissare un termine per consentire, in astratto, l'esame degli emendamenti in Assemblea. Se, come è verosimile che accada in questo caso, gli emendamenti non saranno discussi nella seduta di oggi, varrà il termine ordinario di un'ora prima della seduta di domani. Se lo saranno, la Presidenza accoglierà eventuali richieste formulate per la fissazione dei tempi di presentazione subemendamenti.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.20. Prendo atto che i presentatori non accettano l'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi scuso con i colleghi, non è assolutamente mia intenzione «rovinare» più di tanto la vostra giornata.
Il subemendamento in esame, ministro Visco, è importante. Lei, ai commi 16-ter, 16-quater e 16-quinquies dell'articolo 5 compie un'operazione che ritengo molto pericolosa per le aziende. Vorrei spiegarlo ai colleghi che pensano che il sistema delle imprese italiane abbia ancora un significato.
Con l'emendamento del Governo si obbligano tutte le aziende che ora sono abituate a compensare debiti e crediti nei confronti dello Stato con il modello F-24 il 16 di ogni mese, a presentare, entro il giorno 10 del mese, la propria documentazione. Lo Stato ha sei giorni per controllare le documentazioni presentate da tutte le imprese italiane e per considerare se la compensazione vada bene.
L'emendamento del Governo - lo sappiamo ministro Visco - ha un solo ed unico significato: prorogare le compensazioni. Lei ha trovato un sistema ingegnoso per far sì che le aziende non riescano per uno, due o tre mesi a compensare i crediti che hanno con lo Stato. Il notevole vantaggio per lo Stato è far cassa. È un'operazione di cassa per il Ministero dell'economia e delle finanze ma, dall'altra parte, mette in enorme difficoltà tutto il sistema delle imprese italiane. Per questo motivo, proponiamo la soppressione di questi commi.
Ministro, ci rendiamo conto della loro importanza, poiché apporteranno liquidità Pag. 43di cassa, ma, d'altra parte, si abbatteranno sul sistema economico, quello delle imprese italiane, già in difficoltà, cui viene tolto il TFR, deprimendo la possibilità di compensare i crediti che hanno nei confronti dello Stato.
L'accordo Basilea 2 metterà in difficoltà le imprese per quanto riguarda l'accesso al credito. Il prossimo anno, il nostro sistema imprenditoriale sarà chiuso in una tenaglia, perché vi sarà un ulteriore aggravio che, probabilmente, molte aziende non saranno in grado di sopportare. Poiché per voi presenta solo un valore di cassa, direi che bisognerebbe prendere atto che non si può distruggere una parte del sistema imprenditoriale che si trova già in difficoltà.
Non si tratta di difendere le aziende, ma anche i posti di lavoro nelle aziende. Il problema più grave del nostro sistema aziendale - lei lo sa perfettamente, ministro Visco - è che vi sono aziende sottopatrimonializzate. Se a queste aziende togliamo il TFR, nonché la possibilità di incassare prima i crediti dello Stato, verrà meno un pilastro fondamentale per lo sviluppo.
Vi chiedo, mi rivolgo al relatore e alla maggioranza, di pensarci: non si tratta di una proposta emendativa ostruzionistica, poiché con la medesima intendiamo segnalarvi una preoccupazione che non è avvertita solo da Forza Italia o dall'opposizione. È una preoccupazione che dovrebbe essere comune a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, avevamo presentato un analogo emendamento che però è stato dichiarato inammissibile. Francamente, credevamo l'attuale Governo ormai avesse raggiunto il limite, quando aveva impostato la propria campagna di vessazione fiscale contro il sistema produttivo e le categorie produttive.
Abbiamo visto quante vessazioni ha introdotto il cosiddetto decreto Bersani. Oggi abbiamo il piacere di vedere in aula il viceministro Visco che è l'artefice della vessazione fiscale nei riguardi delle categorie produttive. Abbiamo visto la prima stesura della legge finanziaria e la linea che era stata seguita. Oggi, con questo emendamento, capiamo che, purtroppo, non è finita. Questa proposta emendativa introduce la presunzione di colpevolezza nei confronti delle categorie produttive, le quali devono dimostrare di non essere degli evasori e di non trovarsi nella illegalità. Devono, pertanto, chiedere allo Stato prima se i loro crediti sono legali o illegali.
Nella Costituzione si parla della presunzione di innocenza per altri ambiti, ma oggi possiamo dire che, in materia fiscale, se questa proposta emendativa venisse approvata, per le categorie produttive varrebbe la presunzione di colpevolezza, per cui il 10 di ogni mese esse dovranno chiedere allo Stato se possono portare in compensazione quel credito o no. È uno dei tasselli che sono stati introdotti negli ultimi mesi, che altro non faranno che mettere in ginocchio il sistema produttivo.
In Padania, questi provvedimenti purtroppo vengono molto criticati e visti come vessatori nei confronti di chi, ogni giorno, lavora, paga le tasse e deve mantenere il paese. Pensiamo cosa accadrà a chi dovrà chiedere la compensazione per questi tributi? I commercialisti avranno un ulteriore adempimento, quindi un ulteriore aggravio che si ripercuoterà sulle fatture che emetteranno, quindi sui costi delle imprese, degli artigiani e dei commercianti che già ne hanno tanti. Ricordo ad esempio il modello F-24 on line che poi avete dovuto posticipare, perché, probabilmente, vi siete resi conto che si trattava di un provvedimento pazzesco.
Abbiamo presentato alcune proposte emendative che sono state però dichiarate inammissibili; una era di buonsenso, perché prevedeva l'esclusione da questo provvedimento di alcune categorie produttive, le piccole e medie imprese, gli artigiani ed i commercianti, perché si rischia Pag. 44di metterli in ginocchio, insieme ad altre disposizioni da voi previste. Oltre tutto, vi sarà un costo maggiore, in un momento storico in cui sappiamo che molte imprese sono in crisi a causa della concorrenza internazionale e della crisi dei mercati. Pertanto, sosteniamo con favore questo subemendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, anch'io chiedo di sottoscrivere il subemendamento in esame.
Noto con stupore alcune cose. Il Governo di centrosinistra nel 1997 propose il cosiddetto fisco telematico e, tra le diverse disposizioni, aveva introdotto proprio la possibilità di compensazione. Anche noi guardammo con favore a questa disposizione, che era all'avanguardia nell'ambito degli adempimenti fiscali e dei rapporti fra fisco e contribuente, però, adesso, ci meravigliamo del fatto che si va ad introdurre una norma di penalizzazione estrema. Teniamo presente che, così com'è stata congegnata la disposizione, tutti i professionisti - perché si tratta di un'attività che sostanzialmente viene posta in essere dai professionisti -, il 10 di ogni mese, si devono mettere davanti al computer ed inviare telematicamente una richiesta di compensazione all'amministrazione finanziaria (e poi l'amministrazione darà una risposta entro il giorno 16).
Approfondiamo i problemi pratici, operativi, di questa gente, dei professionisti. Voi sapete che tanti professionisti risiedono in comuni nei quali risulta difficile avere l'ADSL (problema che non viene più avvertito a Roma, Milano, Napoli e Torino), con la conseguenza di seguire procedure molto più lente. Quindi, il commercialista, che magari ha cento rimborsi da chiedere, si deve mettere davanti al computer e inviare queste istanze per tutta la notte - avremo così degli aggravi e degli appesantimenti spaventosi - e poi attendere la risposta.
Ci rendiamo conto di come sarà tremenda la vita dei professionisti e ovviamente delle imprese? È possibile che per avere un qualcosa che spetta di diritto - parliamo di rimborsi, di compensazioni, di eccedenze di imposta pagate dai contribuenti - bisogna sottoporsi a queste forche caudine? È mai pensabile una cosa del genere? Ma che fisco stiamo costruendo? Stiamo costruendo un ircocervo, che da una parte prende, penalizza, distrugge i contribuenti. È mai possibile tutto questo?
Spero che voi facciate un atto di ravvedimento operoso; pensate alle conseguenze che state determinando in capo ai contribuenti! Vorrò vedere, quando questa norma sarà operativa, che cosa vi dirà il mondo delle professioni, delle imprese! Vi diranno che state rendendo la vita difficile alla gente, state facendo in modo che le imprese non si possano più dedicare alla loro attività, alla produzione del reddito, alla produzione della ricchezza. Come pensiamo che possa crescere il PIL se metà della giornata i soggetti la debbono passare a fare spedizioni telematiche, a mandare l'F24 on line o cose del genere? Semplifichiamo la vita dei contribuenti e così veramente avremo una ripresa del nostro sistema paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 286).
Pag. 45
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.14. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 291).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berruti. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, nell'ambito dell'emendamento 3.500 del Governo, di cui stiamo trattando dall'inizio di questa seduta, l'Esecutivo ha inserito una correzione all'articolo 5, al fine di introdurre i commi 16-bis, 16-ter, 16-quater e 16-quinquies, che sono tutti preceduti dalla parola «conseguentemente».
La filosofia di queste correzioni appare chiarissima: raccogliere delle ulteriori entrate per finanziare i miglioramenti che sono stati introdotti in altre parti dell'emendamento, a correzione della curva IRPEF.
La tecnica di redazione appare veramente strana, perché il recupero di gettito avviene a carico di articoli che sono successivi all'articolo 3 (infatti, lo leggiamo immediatamente dopo).
Quindi, l'esame degli articoli successivi sarà il compromesso delle decisioni che eventualmente andremo ad assumere dopo il voto di questi emendamenti. In sostanza, si propone di rinviare l'esame dei correttivi che non riguardano l'articolo 3 alla sede appropriata.
Venendo al merito del mio subemendamento 0.3.500.13, è fuori discussione che occorra stroncare l'indebita funzione dei crediti di imposta non esistenti. Al riguardo, credo che sia la maggioranza sia l'opposizione siano d'accordo. Ma è altrettanto vero, onorevoli colleghi, che non possono essere penalizzati i contribuenti che, invece, hanno diritto ad ottenere questa compensazione, i quali possono indicare una somma che potrebbe porre nel nulla lo stesso istituto della compensazione.
È bene ricordare che, già nel 1997, quando fu introdotta questa misura, vi fu un diffusissimo dibattito sulle disfunzioni dell'amministrazione finanziaria. Peraltro, direi che tale dibattito non è stato attualmente superato. Infatti, la compensazione è ed era ammessa nel limite di 516.456,90 centesimi di euro e, perciò, non sana assolutamente il complesso problema del rimborso.
Allora, prima di porre ostacoli ad un provvedimento che, proprio per la sua modesta portata, va a beneficio di piccoli e medi contribuenti, sarebbe opportuno inserire almeno una garanzia che non vanifichi i pochi vantaggi raggiunti circa dieci anni fa, nel 1997. Che questo pericolo esista mi sembra assolutamente dimostrato dal fatto che viene quantificato ed immediatamente utilizzato il maggior gettito previsto.
Mi avvio alla conclusione. Lasciare in esclusiva al direttore dell'Agenzia delle entrate la totale discrezionalità nell'introdurre metodologie di controllo potrebbe indurre l'amministrazione a inserire nuove procedure autorizzative così macchinose da assicurare, nel frattempo, la copertura di quanto previsto dalla norma.
In conclusione, una volta informatosi, il contribuente deve essere libero di esercitare la compensazione. Con questo subemendamentoPag. 46 chiediamo una modifica, che non stravolge quanto proposto dal Governo, ma introduce un piccolo e semplice correttivo per l'esercizio di una migliore azione amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo prima che il ministro Visco se ne vada, poiché vedo che si è alzato. Signor ministro, nel mio intervento non ho chiesto solo il parere del Governo, ma anche una risposta da parte sua o del sottosegretario Grandi in relazione a questi commi: sono un modo per fare cassa e, quindi, elementi vessatori per il sistema delle imprese italiane? Infatti, se così non è, il subemendamento del collega Berruti non fa che anticipare di cinque giorni quanto voi prevedete e dà all'amministrazione dello Stato cinque giorni (gli stessi che avete previsto nel vostro emendamento) per rispondere sulla trasmissione dei dati telematici. Se così è, approvando il subemendamento dell'onorevole Berruti, non metterete in crisi le imprese e affermerete la stessa volontà contenuta nel provvedimento.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda il subemendamento Berruti 0.3.500.13, tengo a dire che il meccanismo, così come proposto dal Governo, va esattamente nella direzione indicata.
Partiamo dal fatto: nelle compensazioni molti compensano situazioni che non potrebbero compensare. Tali compensazioni vengono, successivamente, messe a ruolo. Spesso è difficile riuscire ad ottenere la restituzione del maltolto e - come dice qualcuno - tale misura finisce col diventare una specie di bancomat liberamente adoperato da parte di contribuenti non fedeli. Non parlo di quelli che commettono errori: mi riferisco a quelli non fedeli. La messa a ruolo vale più di 700 milioni di euro l'anno: quindi, una cifra molto alta.
Vale la pena di evitare questa fatica di Sisifo per cui lo Stato deve correre dietro alla lepre ormai scappata, cercando di recuperare. E non sempre ce la fa.
La norma non vuole essere vessatoria verso il contribuente, ma presuppone una richiesta telematica molto semplice a cui l'Agenzia delle entrate risponderà entro due o tre giorni al massimo, ove ritenga che non vi siano le condizioni. Se non lo fa, si tratta di silenzio-assenso. Ecco la ragione per la quale sono disposto ad accogliere una riformulazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13. Infatti, riducendolo alla sostanza del problema, può contribuire ad un chiarimento. Si può dire: «la mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente vale come silenzio-assenso». Queste parole dovrebbero essere inserite dopo il punto, eliminando le parole «il giorno 5» e le parole «entro i successivi cinque giorni». Ma il silenzio-assenso coincide con il concetto di chi ha formulato la norma. Pertanto, su questo potremmo trovare un utile chiarimento con il reciproco consenso.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, in linea di massima condivido quanto detto dal sottosegretario. Tuttavia, non ho capito qual è il termine per far scattare il silenzio-assenso. Certamente sarà stato spiegato bene, ma non l'ho proprio compreso.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo di ripetere quanto già detto per essere più precisi.
Pag. 47ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il giorno 10 si fa la comunicazione e il giorno 16 la compensazione. L'Agenzia delle entrate o risponde nel giro di due-tre giorni o il contribuente compensa normalmente. È chiaro che l'Agenzia delle entrate ha una lista dei contribuenti che non sono stati fedeli. Se qualcuno di loro si ripresenta, è del tutto in grado di mandare il messaggio. Se non lo fa, il contribuente procede alla compensazione. È chiaro? Così riformulato, il parere sul subemendamento è favorevole.
PRESIDENTE. Si chiede che avvenga una specificazione in termini di accoglimento e di correzione del subemendamento, in modo che sia leggibile al momento del voto.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, va bene.
Il Governo accetta la parte del subemendamento successiva alle parole «al comma 16-ter sostituire le parole». Se il meccanismo individuato dall'emendamento del Governo è condiviso, nella frase successiva all'espressione «dopo il punto inserire le parole» il subemendamento va riformulato eliminando la locuzione «entro i successivi cinque giorni». Quindi dopo il punto, il subemendamento dovrebbe recitare «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente vale come silenzio-assenso». È chiaro? L'aggancio è uguale, ma la frase è ridotta togliendo la parte alla quale ho fatto riferimento.
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Berruti se intenda accedere alla riformulazione proposta dal Governo.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, sarebbe una norma assolutamente imperfetta. Non esprime un termine. Il contribuente dev'essere messo a conoscenza di un termine, che può anche essere molto più lungo. Non è detto che sia di cinque giorni perché potrebbe essere benissimo di trenta giorni. Tuttavia, va dato un termine perché esso garantisce il contribuente onesto sul fatto che la sua compensazione è andata a buon fine.
PRESIDENTE Chiedo al Governo se intende riformulare il subemendamento esprimendo una scadenza.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ripeto la mia proposta. Poiché il silenzio-assenso è il meccanismo di fondo individuato, il ribadirlo non fa altro che chiarire al contribuente il concetto. Quindi, va benissimo. Il contribuente il giorno 10 manda per via telematica la notizia della compensazione; il 16 la fa, sempre per via telematica nella maggior parte dei casi. Quindi, non vi è alcun problema. Se il contribuente non riceve alcuna notizia, il 16 può fare la compensazione. Quindi nel giro di due o tre giorni deve ricevere notizia contraria da parte dell'Agenzia delle entrate nel caso esista il sospetto che si possa trattare di frode. L'Agenzia delle entrate deve comunicare tale notizia in precedenza, quindi entro il giorno 15, altrimenti il giorno 16 si fa la compensazione.
GUIDO CROSETTO. Sei giorni!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Il chiarimento vale nella misura in cui stiamo dando in questa sede al futuro interprete la chiave di lettura di questo emendamento, perché, diversamente, non si capirebbe. Quindi, il sottosegretario, in qualità di rappresentante del Governo, e noi come legislatori oggi affermiamo, nei verbali della Camera dei deputati, che il termine entro il quale l'Agenzia delle entrate può notificare il parere contrario è quello che va dal momento in cui il contribuente invia l'istanza al momento in cui effettua la compensazione. In tal modo tutto si chiarisce: il futuro interprete leggendo i verbali di questa Assemblea avrà chiaro che il termine Pag. 48entro il quale si manifesta il silenzio-assenso è quello compreso tra il 10 ed il 16, cioè tra la data in cui viene inviata l'istanza e quella in cui viene fatta la compensazione. Non so se anche l'onorevole Berruti sia d'accordo in tal senso.
PRESIDENTE. Deputato Berruti, accetta la riformulazione del suo subemendamento 0.3.500.13 proposta dal Governo?
MASSIMO MARIA BERRUTI. Presidente, accetto la riformulazione. Sono assolutamente d'accordo con quanto detto poco fa dal collega Lo Presti. Se il termine non è scritto, ma coincide, se ho ben capito, per forza di cose con la compensazione effettuata dopo la richiesta da parte del contribuente, va benissimo. Si tratta di un silenzio-assenso accettabilissimo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Non vorrei contraddire l'onorevole Berruti e l'onorevole Lo Presti, ma qui non si tratta di rimandare in futuro i contenziosi ai resoconti della seduta della Camera dei deputati, perché è una cosa che non si è mai vista! I nostri resoconti non possono sostituire la materialità della disposizione, per cui se le cose vanno chiarite ciò deve avvenire nel testo, il resto non ha alcun valore.
Prego il Governo, magari con un aggiornamento di breve respiro, di completare per iscritto la specificazione che i colleghi chiedono, e allora sarà chiaro per tutti; altrimenti questo nostro dibattito è veramente inconsueto. Un domani non si possono rimandare eventuali contenziosi all'interpretazione autentica fornita dall'Assemblea.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Casini, a me pare che la questione sia del tutto chiara già nel testo del Governo. Dopodiché vi è la richiesta da parte dell'opposizione di accogliere ulteriori chiarimenti del testo in modo da migliorare la comprensione del contribuente: il 10 di ogni mese il contribuente invia telematicamente la richiesta; se entro il 15 dello stesso mese arriva la risposta, bene, altrimenti il giorno 16 può compensare.
Il meccanismo è talmente chiaro che non comprendo cosa debba essere chiarito. Il subemendamento, con il chiarimento che ho indicato prima, è assolutamente in grado di rispondere all'esigenza posta. Non c'è bisogno di sospendere nulla, perché la mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente non può che verificarsi entro il 15, perché il 16 deve semplicemente compensare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Grazie, Presidente. Mi sembra che il sottosegretario Grandi nelle sue intenzioni abbia chiarito bene l'obiettivo della norma, ma ciò non emerge dal dato letterale. Egli ha detto: il 10 si presenta l'istanza, mentre il 16 è il momento finale per la compensazione. Dove è scritto il termine entro il quale l'amministrazione finanziaria deve rendere la sua comunicazione? Non c'è scritto!
Come ha enunciato il sottosegretario Grandi, la norma verrebbe così riformulata: «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente...» e, quindi, non entro i successivi cinque giorni dalla presentazione dell'istanza (poiché queste parole non sono presenti nel testo). Poiché non vi sono tali parole, il termine risulta indefinito, e dunque va necessariamente messo il riferimento ai cinque giorni. Di conseguenza, l'amministrazione delle entrate ha cinque giorni per rendere la risposta, in caso contrario vale il silenzio-assenso. Mi sembra che il subemendamento formulato dal Pag. 49collega Berruti sia puntuale e risolutivo di qualsiasi tipo di contestazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, faccio due proposte alternative. Il Governo potrebbe accettare la precisazione dei cinque giorni che, non a caso, è sovrapponibile con il discorso che il sottosegretario Grandi ha fatto. Infatti, precisamente tra il 10 e il 16 di ogni mese, vi sono cinque giorni utili perché operi il silenzio-assenso. Oppure si potrebbe adottare una formula del tipo: «Il silenzio-assenso scatta, in caso di mancata comunicazione, entro il primo termine utile entro il quale il contribuente versi». Mi spiego?
In altri termini, il silenzio-assenso non può che funzionare - data la sua delicatezza - entro un termine: o questo viene numericamente precisato oppure deve essere riferito ad un termine fisso. Nulla vieta infatti al legislatore, onorevole sottosegretario, di variare in futuro questa scadenza. Lei ci parla del 16, ma in futuro noi ben potremmo spostare al 14...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. ...o al 20 tale termine e, allora, ci troveremo scoperti. Quindi, delle due l'una: o si concorda con la riformulazione dei cinque giorni ovvero si accetta - se lo spirito è in linea con questo - di indicare la prima scadenza utile entro la quale il contribuente versi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, forse, per essere più chiari, potremmo riformulare la proposta dell'onorevole Berruti in questi termini: «La mancata risposta al contribuente da parte dell'Agenzia delle entrate, entro il giorno 15 del medesimo mese, vale come silenzio-assenso» (Applausi). In tale modo la norma sarebbe scritta in maniera leggibile.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sulla riformulazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13 proposta dal relatore?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Deputato Berruti, accetta la riformulazione del suo subemendamento 0.3.500.13 proposta dal relatore?
MASSIMO MARIA BERRUTI. Sono assolutamente d'accordo con la riformulazione proposta, ma vorrei precisare - per un fatto di lessico - che deve trattarsi di «mancata comunicazione» e non di «mancata risposta». Infatti, non vi è una domanda del contribuente bensì una comunicazione da parte dell'amministrazione finanziaria.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo ed il presentatore del subemendamento Berruti 0.3.500.13 concordano con la riformulazione del relatore.
Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Intervengo per far notare che è indefinito il numero di coloro che vanno a fare i versamenti con il modello F24 e simili. Dunque, quella formulazione comporterebbe che l'ultimo giorno, il 16 di ogni mese, tre milioni di contribuenti dovrebbero recarsi in banca a fare le compensazioni. Ma siamo seri, almeno sotto profilo pratico! Non potete chiedere che la comunicazione valga il 15 per 16 di ciascun mese. Ci si dovrebbe preparare il 15 per andare il 16 in banca a fare le comunicazioni? Allora era migliore la riformulazione dell'onorevole Berruti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
Pag. 50MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, a testimonianza di quanto detto dall'onorevole Conte, prendiamo in esame il caso pratico di una piccola impresa o di un piccolo artigiano che magari, tempo fa, aveva erroneamente compensato - non perché voleva evadere, ma perché si era sbagliato - e il 15 del mese viene a sapere che deve versare cinque o dieci mila euro in quanto non possono essere portati a compensazione di quanto fiscalmente dovuto. Crediamo che il termine dei cinque giorni, come aveva previsto l'onorevole Berruti - e poi magari entro dieci giorni l'Agenzia delle entrate deve comunicare che la compensazione non può essere fatta -, può essere una modalità pratica più consona e facile per chi poi deve effettivamente lavorare. Infatti, noi siamo qui a discutere, ma la pratica devono poi applicarla gli altri. Ogni tanto, facciamo delle norme di buon senso: dire il giorno 15 del mese di pagare per il giorno dopo credo che per una piccola impresa possa essere una cosa davvero molto grave.
PRESIDENTE. Chiedo l'attenzione del relatore per verificare se la formula che ho trascritto risponde alla proposta e alla correzione: «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente, entro il giorno 15 del medesimo mese, vale come silenzio assenso».
Passiamo alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, noi manteniamo un atteggiamento costruttivo e, quindi, voteremo a favore del subemendamento, pur non condividendolo - come abbiamo appena spiegato - in alcune parti. Comunque, essendo migliorativo, almeno in parte, per chi sarà poi interessato - cioè i contribuenti -, esprimeremo un voto a favore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13, così come è stato riformulato e letto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Berruti 0.3.500.13, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato sì 524
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo, modificando il precedente avviso, esprime parere favorevole sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17.
PRESIDENTE. Sta bene. Qual è il parere del relatore?
MICHELE VENTURA, Relatore. Il parere è conforme a quello del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
FRANCESCO PIRO. Senza copertura!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 524
Votanti 521
Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato sì 521).
Il successivo subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.16 è assorbito dal precedente.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero precisare che l'espressione del parere favorevole sulla proposta emendativa appena votata non era riferita alla parte relativa alla copertura finanziaria, che non è necessaria. (Commenti)...
Non c'è bisogno di copertura!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.3.500.40 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 537
Votanti 528
Astenuti 9
Maggioranza 265
Hanno votato sì 425
Hanno votato no 103).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.21, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 539
Maggioranza 270
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 293).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.22, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 538
Votanti 535
Astenuti 3
Maggioranza 268
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 297).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.23, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Colgo l'occasione dell'esame di questo subemendamento, che fa riferimento al Ministero del lavoro e della previdenza sociale, per sottolineare - e credo che il Governo debba dare su questo spiegazioni all'Assemblea - che la CGIL, la CISL e la UIL stanno effettuando una protesta contro il Governo che avrebbe assunto l'impegno di presentare al Parlamento un emendamento all'articolo 84 del disegno di legge finanziaria al fine di recepire l'intesa intercorsa tra Governo, Confindustria e sindacati.
La CGIL, la CISL e la UIL protestano perché ritengono che il Governo debba immediatamente chiarire se l'emendamento Pag. 52presentato dal Governo sia solo un errore, oppure uno stravolgimento di quegli accordi. Siamo in presenza di una palese violazione dell'accordo sottoscritto con le parti sociali, non essendo assolutamente accettabile che il lavoratore venga penalizzato da questa operazione ed ostacolato pesantemente nel momento in cui legittimamente richiede di riscuotere le prestazioni dovute che dovranno essere erogate esclusivamente dall'impresa.
Ritengo che, di fronte a questa protesta, che denuncia la violazione di un accordo tra le parti sulla base dell'articolo 84 del disegno di legge finanziaria, il Governo debba chiarire all'Assemblea, e anche a chi è al di fuori di essa, se corrisponda al vero questa alterazione dell'accordo, oppure se i sindacati siano male informati, oppure se vi sia stato un errore, poiché ritengo che nel prosieguo dei nostri lavori debba esservi chiarezza, almeno sui contenuti di quanto il Governo propone.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dei subemendamenti Crosetto 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25 e 0.3.500.33 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.23, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 536
Votanti 535
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 290).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.24, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 286).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.25, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 538
Maggioranza 270
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 295).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 292).Pag. 53
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Avrei gradito intervenire sul subemendamento precedente - e l'avevo anche segnalato, Presidente -, sta di fatto che questo è uno di quei casi di cui aveva parlato il Presidente Vito poc'anzi.
Nel subemendamento Crosetto 0.3.500.33, appena votato, vi è una norma in cui si prevede l'esclusione della somministrazione di bevande e cibi, per la quale noi avevamo previsto una copertura alla voce: «Ministero dell'economia e delle finanze».
Presidente, intervengo in questa fase perché, come anche precedentemente avevo fatto sollevando il problema, con una proposta emendativa presentata dalla Commissione si è intervenuti esattamente nel senso previsto dalla proposta emendativa votata, ovverossia si sopprimeva la previsione dell'articolo 20, lettera a), inserendola nella voce: «Ministero dell'economia e delle finanze». Che cosa hanno fatto il relatore e la Commissione? Hanno presentato lo stesso emendamento che è andato a costituire un altro tipo di copertura, peraltro molto discutibile.
Mi riservo di intervenire sulla proposta emendativa che ha presentato il relatore e che regola appunto la materia per la quale già esisteva una nostra proposta emendativa. Probabilmente, la Commissione avrebbe potuto accantonare tale proposta emendativa dell'opposizione e recepirla in quella del relatore, per dare un segno di disponibilità nei confronti delle proposte emendative dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Crosetto 0.3.500.26, non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 293).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.27.
Prendo atto che il deputato Crosetto non accede all'invito al ritiro del suo subemendamento 0.3.500.27 e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Penso che tutti i colleghi siano a conoscenza di quello che è successo con la comunicazione del ministro Visco sugli aumenti delle tasse automobilistiche (Commenti del viceministro Visco). Non mi dica così, signor ministro! Faccio finta di non averla vista.
Questo subemendamento dice soltanto che restano comunque escluse dall'aumento della tassa di possesso degli autoveicoli le persone fisiche il cui reddito non superi i 15 mila euro. Questo subemendamento, in sostanza, vuol dire soltanto che le persone che non hanno i soldi e non hanno un reddito sufficiente per cambiare la macchina non devono pagare personalmente il fatto di avere una macchina vecchia perché non possono, appunto, pagarsene una nuova! Ecco, significa esclusivamente questo.
Siccome lei, signor viceministro, ha detto sui giornali - non solo lei, ma anche il gruppo di Rifondazione, dei Comunisti, una parte della Margherita e una parte dei DS - che era vostra intenzione intervenire su questo punto, abbiamo cercato, scrivendo questo subemendamento, di intervenire su questo aspetto, dicendo che dagli Pag. 54aumenti sulle tasse di possesso degli autoveicoli sono esclusi coloro che hanno un reddito che non consente loro di cambiare autoveicolo.
Quindi, niente di stravolgente e niente per meritarmi - lei non ha visto, Presidente - l'epiteto con cui mi ha salutato prima il viceministro Visco! Mi ha mandato in un posto dove non si va con l'agenzia di viaggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Abbiamo sottoscritto questo subemendamento, con la firma dell'onorevole Garavaglia, perché riteniamo che sia necessario fugare - quanto meno da parte nostra (poi il Governo non so se li fugherà) - alcuni dubbi che ci sono venuti. Il dubbio che ci è venuto è che questa operazione di aumento dei bolli auto, lungi dall'essere un'operazione che va nella direzione di una lotta all'inquinamento, sia invece, da un lato, un'operazione che va nella direzione di una rottamazione mascherata, per favorire un'industria piuttosto che altre, che guarda caso produce automobili; dall'altro un'operazione che colpisce, grazie al contenuto delle norme, proprio le famiglie più deboli.
Infatti, una tassa che si applica proporzionalmente alle macchine più vecchie e che si applica proprio laddove le famiglie non dovessero sostituire l'auto, è una tassa che colpisce in maniera particolare, diciamo in maniera selettiva, proprio le famiglie più deboli, mettendole in difficoltà. Proprio per questo abbiamo pensato di porre questa franchigia di 15 mila euro, per fare in modo che questa misura non colpisca le categorie più deboli.
Quindi, ci aspettiamo un segnale di attenzione da parte del Governo e anche da parte di alcuni gruppi della maggioranza, che a parole dichiarano di voler tutelare gli interessi dei più deboli; altrimenti, i fatti dimostreranno che ovviamente l'intento è invece quello di colpirli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della V Commissione. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, io avevo chiesto la parola poc'anzi e la richiedo adesso, peraltro in modo ancor più pertinente, perché questo emendamento comporta una votazione e la copertura concerne la tabella A. Dato che dobbiamo precisare e acclarare formalmente quanto si è detto prima a proposito del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17, le chiedo cinque minuti di sospensione per riunire il Comitato dei nove e formalizzare quanto già detto.
PRESIDENTE. Accedendo alla richiesta del presidente della V Commissione, sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 18,45.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Vorrei rispondere alla questione posta questa mattina dal collega Vito in merito alla ricorrenza del giorno della libertà, istituito dalla legge 15 aprile 2005, n. 61.
Ricordo che la legge in questione prevede che, in occasione del giorno della libertà, vengano organizzate cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà, evidenziando obiettivamente gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti.
È evidente come la Presidenza ritenga senz'altro opportuno che tali iniziative vengano promosse dalle autorità competenti.
Per quanto riguarda la Camera dei deputati, ricordo che anche lo scorso anno in Assemblea non si sono svolte iniziative celebrative e si è unanimemente considerato, raccogliendo un'indicazione del presidente Vito, che il lavoro dei deputati in aula fosse il modo più opportuno di contribuirePag. 55 a valorizzare la democrazia e la libertà, e così penso si debba fare anche ora.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il viceministro Visco (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Ne ha facoltà.
VINCENZO VISCO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, a proposito del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17, testé approvato, vorrei confermare ciò che aveva già anticipato il sottosegretario Grandi, ossia che non c'è bisogno di copertura.
La parte relativa alla compensazione si può tranquillamente espungere per il semplice fatto che, nelle valutazioni che abbiamo compiuto per proporre il nostro emendamento, era previsto sia il silenzio-assenso, che, infatti, abbiamo recepito, sia l'introduzione di una soglia di esclusione. Del resto, la ratio della norma è esclusivamente quella di combattere frodi robuste e massicce di cui potremmo essere a conoscenza in anticipo.
Per questo motivo, non vi è la necessità della copertura. Del resto, la cifra che ricordava il collega Grandi di 700-800 milioni messi a ruolo dopo tre anni dimostra esattamente che gli effetti finanziari di questa norma erano considerevolmente minori.
PRESIDENTE. Dunque, per quanto riguarda il subemendamento in questione, la parte del testo che va dalle parole «conseguentemente» in avanti si intende espunto.
Trattandosi di una correzione che riguarda la copertura finanziaria e che discende da una conseguenza di natura tecnica, attinente alle valutazioni degli oneri finanziari, conformemente ai precedenti, l'Assemblea si limita a prenderne atto.
Dovremmo ora procedere alla votazione...
MARCO ZACCHERA. Presidente...!
PRESIDENTE. Deputato Zacchera, vuole parlare sull'ordine dei lavori?
MARCO ZACCHERA. Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto sul subemendamento Crosetto 0.3.500.27, sul quale l'Assemblea stava discutendo prima della sospensione dei lavori.
PRESIDENTE. Sì, lo stavo introducendo...
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, la rottamazione forzata delle autovetture ha scatenato nelle persone anziane problemi enormi. Poiché il ministro Visco è presente in aula, credo che tale questione debba essere affrontata brevemente.
Non teniamo mai conto di quanto venga usata un'autovettura. Molto spesso, le autovetture vecchie non sono tali, poiché vengono poco utilizzate dalle persone anziane. Dal punto di vista economico, per queste persone, sovente, è impossibile cambiare autovettura. Ecco perché ritengo che un Governo serio debba tener conto di questo problema, per esempio, precisando un limite di reddito (è il caso del subemendamento Crosetto), oppure il numero di chilometri percorsi, oppure, semplicemente, se l'autovettura ha il bollino blu, perché, in tal caso, non sta inquinando. Quindi, non si capisce perché la rottamazione debba essere obbligatoria.
Questi problemi, che sembrano semplici, al di fuori di qui diventano per migliaia e migliaia di famiglie davvero importanti. Penso che dovremmo tutti tener conto di ciò.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo solamente perché vi è stato un chiarimento in sede di Comitato dei nove. Devo riconoscere che il Governo è stato molto chiaro, poiché si è espresso contro il subemendamento in esame, sostenendo che esso «costa».
Il fatto che il Governo faccia tale affermazione non mi stupisce, e voglio solamente sottolineare che si tratta della prova che la tassa automobilistica in oggetto colpirà tutti, anche (e molto) i cittadini che posseggono un reddito inferiore a 15 mila euro. La dimostrazione è data dal fatto che tale imposta produrrà introiti notevoli.
Il problema è che questo tributo colpirà soprattutto i cittadini con i redditi più bassi, poiché l'assurdità di tali disposizioni - la cui finalità è assolutamente positiva, poiché si propongono di ridurre il più possibile l'emissione di gas - consiste nel fatto che colpirà, per l'appunto, i ceti più deboli. Vorrei evidenziare che, per assurdo, non verranno più colpiti (o lo saranno marginalmente) i possessori di Mercedes 5000 o di Range Rover, mentre saranno costretti a pagare di più quei poveri cittadini che non hanno i soldi per cambiare la propria autovettura!
Informo, quindi, che insisteremo per la votazione del nostro subemendamento, nonostante il parere contrario espresso dal Governo e dalla Commissione, ed invitiamo qualche collega della maggioranza - giusto per testimonianza - a votare a favore di una proposta che riteniamo giusta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, dichiaro di voler sottoscrivere il subemendamento in esame ed esprimo la mia piena adesione alle osservazioni formulate ed alle motivazioni addotte a suo sostegno.
Nessuno contesta la validità dell'intero impianto normativo, il quale mira a ridurre l'inquinamento e a raggiungere nuovi standard di qualità dell'aria; tuttavia, vorrei rilevare che, a causa del modo in cui questa materia è stata affrontata in sede regionale (particolarmente nella mia regione, il Piemonte), anche l'aumento dell'imposta sul possesso degli autoveicoli, qualora non venisse approvato il subemendamento Crosetto 0.3.500.27, costituirebbe un'ulteriore, grave penalizzazione per i cittadini.
Vorrei ribadire, infatti, che tale misura colpisce quelle fasce più deboli della popolazione che non hanno la possibilità di acquistare nuove auto e che già pagano regolarmente il bollo. Non è previsto, inoltre, un incentivo sufficiente: infatti, in sede attuativa, vale a dire a livello regionale, è stata definita una somma, pari a mille euro, che non incide sostanzialmente sull'impossibilità, per molti anziani e per molte persone che dispongono di redditi «popolari», di rinnovare i loro autoveicoli.
Credo, pertanto, che la misura proposta dal subemendamento in esame rappresenti almeno un segnale di sensibilità e di attenzione nei confronti di quelle fasce «popolari» che il disegno di legge finanziaria in esame asserisce di voler assolutamente tutelare; tuttavia, se dovesse essere respinto il subemendamento Crosetto 0.3.500.27, allora tale asserzione non risulterebbe essere veritiera!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per invitare i colleghi a svolgere una riflessione su questo tema. È stato dichiarato che alcuni dei pilastri della manovra finanziaria sono l'equità e, in maniera particolare, la redistribuzione del reddito.
Se si esaminasse la copertura finanziaria del subemendamento Crosetto 0.3.500.27, tuttavia, tale affermazione verrebbe smentita in maniera molto evidente. Non è ammissibile, infatti, pensare di fare Pag. 57cassa nel modo più semplice, vale a dire aumentando il bollo sugli autoveicoli e, soprattutto, colpendo la fascia più debole della popolazione, vale a dire gli anziani. Ciò perché si tratta dei soggetti che non hanno la possibilità di acquistare un mezzo di locomozione nuovo.
Vorrei osservare che è stato commesso un notevole errore di comunicazione quando è stata spiegata la proposta di variazione del bollo sulle auto, poiché si è affermato che tale operazione avrebbe colpito soltanto l'8 per cento delle automobili. Ciò non è vero, poiché essa colpisce l'8 per cento delle autovetture nuove e, soprattutto, riguarda l'85 per cento del parco mezzi circolante! È questo il problema, che, peraltro, avrà anche impatti molto forti. Per un «euro 0» sopra i 100 kilowatt vi sarà un incremento del 74,4 per cento.
Quindi, rivolgo un invito ai colleghi a riflettere su questo tema, perché, altrimenti, non sarete più credibili quando dite che si tratta di una manovra redistributiva, poiché, con una delle cose più semplici, ossia il bollo auto, si vanno a colpire gli anziani e le fasce più deboli.
Quindi, davvero vi invito a fare una riflessione attenta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, avevamo sostenuto che gran parte dei tagli effettuati alle regioni e ai comuni sarebbe ricaduta sui cittadini. La regione Toscana, non più tardi di qualche giorno fa, ha deliberato per i mezzi circolanti immatricolati in quella regione un aumento del 10 per cento del bollo per tutte le autovetture e per tutti i possessori, indipendentemente dal reddito. Così, nel prossimo mese, faranno tante altre regioni, compresa l'Emilia-Romagna.
Questo aumento, quindi, si somma a quelli che le regioni hanno già effettuato o stanno per effettuare. Se non poniamo un limite di reddito - lo dico, in particolare, ai deputati della maggioranza -, per molte classi sociali diventerà un lusso insostenibile possedere una macchina vecchia. Stiamo parlando di questo.
Ritengo che questo subemendamento, che non ha un costo enorme, vada contro a tale discriminazione forte che stiamo effettuando. Vi chiedo veramente una riflessione pacata su questo aspetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, vorrei riprendere il discorso relativo a questo subemendamento, che, come Alleanza Nazionale, abbiamo sottoscritto in fase di stesura con l'onorevole Crosetto e che pone le questioni già illustrate dai colleghi.
Si tratta di una ulteriore tassa, assolutamente iniqua, che colpisce i soggetti deboli, che, evidentemente, non hanno risorse sufficienti per fare fronte al possibile cambio di autovettura.
Condivido le considerazioni che ha appena svolto il collega, perché sappiamo molto bene che a questo tipo di tassazione se ne aggiunge un'altra da parte delle regioni, perché si tratta di una delle possibili leve che le regioni attualmente possono utilizzare per fare fronte ai tagli complessivi varati in questa legge finanziaria. Ciò è elemento di dibattito in questi giorni, mentre si accingono a varare le manovre tributarie. Tale questione dimostra concretamente come questo Governo, complessivamente, non alleggerisca la pressione fiscale sui cittadini, ma sostanzialmente la aumenti.
Quindi, invito ad un gesto di disponibilità, che credo debba essere nelle riflessioni e nelle corde di quella sinistra massimalista che più volte continua a rivendicare un'attenzione particolare nei confronti dei soggetti deboli, che, in realtà, non vengono presi in considerazione.
Riprendo il filone di lavoro aperto rispetto ai subemendamenti che sono stati già discussi precedentemente, laddove avevamo Pag. 58cominciato a porre questioni cardine legate all'istituzione di fondi per gli incapienti, all'handicap e, più in generale, alla sicurezza.
PRESIDENTE. La prego...
ALBERTO GIORGETTI. Si tratta di questioni che riprenderemo anche con i prossimi subemendamenti, ma sulle quali richiamiamo, ancora una volta, la maggioranza al senso di responsabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, dichiaro innanzitutto di voler aggiungere la mia firma a questo subemendamento.
Vorrei aggiungere una semplicissima battuta alle condivisibili riflessioni dei colleghi che hanno parlato prima di me. Questo subemendamento costituisce la prova provata che, grazie alla vostra manovra e al vostro impianto, anche i poveri piangeranno e piangono (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici di Sinistra e dei Democratici di Centro ))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Ovviamente, anche noi condividiamo questo subemendamento. Per rifarmi a ciò che ha detto il collega precedentemente, i poveri non piangono: i poveri sono costretti ad andare a piedi!
Questo è ciò che hanno voluto il Governo e il viceministro Visco e che, sicuramente, vorrà questa maggioranza.
Non credo che questa sia una questione di equità.
Forse gli farete risparmiare la benzina o il bollo; come qualcuno ha già affermato, la regione Toscana lo ha già aumentato del 10 per cento. Quel collega si è dimenticato di dire che ha già aumentato l'addizionale IRPEF e la tassa sulla benzina. Questa non è giustizia sociale!
Non riusciamo a capire perché ve la prendiate con le classi più deboli; forse perché sono quelle che pagano sempre e comunque? Vi si chiedeva un piccolo sforzo per pensare agli indigenti, alle classi più povere, agli anziani, a quelli che fanno sacrifici per arrivare a fine mese e non possono spendere i propri soldi per cambiare la macchina o per pagare un bollo troppo caro.
Dunque, tornando a quanto affermato all'inizio, tali soggetti non devono piangere, ma devono andare a piedi e, con il trasporto pubblico locale di cui disponiamo, che Dio ce la mandi buona!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento in esame e per sottolineare come in effetti esista una serie di problemi, come ad esempio la questione relativa alle famiglie dei pensionati, che magari vivono con 500 o 600 euro di reddito al mese, che non beneficeranno di alcun vantaggio fiscale essendo già al di sotto della no tax area e che probabilmente hanno a disposizione solo una vecchia autovettura che con il proprio reddito non saranno in grado di cambiare.
Ebbene, tali famiglie vengono penalizzate e ad esse si aggiungono anche quelle famiglie di nuova costituzione, che hanno già un mutuo pesante da pagare e che non si possono permettere di cambiare autovetture che posseggono già da qualche anno perché le loro entrate non lo consentono.
Ritengo si tratti di una misura estremamente iniqua, soprattutto nei confronti delle fasce più deboli della nostra società.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Crosetto 0.3.500.27 non accedono all'invito al ritiro. Passiamo ai voti.Pag. 59
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 518
Astenuti 4
Maggioranza 260
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 281).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.19.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 289).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.29.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 288).
Prendo atto che i deputati Dato e Realacci non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Garavaglia 0.3.500.3.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per spiegare il subemendamento in esame, che nella sua semplicità può risolvere diversi problemi, in quanto non so se tutti i colleghi abbiano avuto la possibilità di valutarlo.
Già in sede di approvazione del decreto fiscale si è svolto uno specifico dibattito in merito agli scontrini, con la conseguente polemica proveniente da parte dei commercianti che si sono sentiti - a nostro avviso, legittimamente - additati ingiustamente come evasori.
Con il presente subemendamento si prevede la facoltà - anziché l'obbligo - per i commercianti di dotarsi di un registratore fiscale che trasmetta automaticamente i corrispettivi.
In questo modo, si determinano due effetti. In primo luogo, si ottiene un risparmio per le casse dello Stato, perché l'acquisto dei registratori di cassa (sarebbe anche interessante capire chi beneficerà di questo maxi-ricambio del registratore, ma è un'altra questione) è interamente deducibile. Ora, diciamo una cosa semplice. Chi vuole lo acquista e beneficia della deduzione, però, chi acquista il registratore di cassa che trasmette in automatico i corPag. 60rispettivi la sera, non emette lo scontrino. Non ha più senso perché lo Stato li avrà tutte le sere.
Quindi, proponiamo che coloro che si dotano di questo nuovo registratore, e che sono già soggetti agli studi di settore, non abbiano più l'obbligo di emettere lo scontrino. È semplice e logico, in quanto lo Stato riceve i corrispettivi tutte le notti e non si capisce per quale motivo debba sussistere tale obbligo.
Viceversa, bisogna risolvere un altro problema e, in questo caso, facciamo risparmiare soldi allo Stato. Il piccolo negozio gestito, ad esempio, da una vecchietta che vende pane in cima alla montagna e non ha voglia né necessità di cambiare registratore e buttare via quattrini, perché si trova al termine della sua attività, può continuare senza questo nuovo registratore, emettendo lo scontrino.
Si tratta di un subemendamento di puro buonsenso che risolve due problemi in una sola volta: da un lato, evita un investimento inutile da parte di chi considera l'attività residuale e dall'altra, fa entrare soldi nelle casse dello Stato, che risparmia i soldi delle deduzioni da parte di chi non si dota dei nuovi registratori e, infine, libera dall'obbligo dell'emissione dello scontrino i commercianti che, in quanto soggetti agli studi di settore e controllati sotto questa via, perché dotati del nuovo registratore di cassa, che trasmette in automatico i corrispettivi tutte le notti, non avranno più alcuna necessità di sprecare la carta per l'emissione dello scontrino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Propongo di accantonare il subemendamento in esame e di esaminarlo al termine dell'esame dei subemendamenti presentati all'emendamento 3.500 del Governo.
PRESIDENTE. Il relatore?
MICHELE VENTURA, Relatore. Sono favorevole (Commenti).
PRESIDENTE. La proposta ha un senso politico, a vedere dalle reazioni; tuttavia, non la si può adottare subito per ragioni tecniche, essendo i subemendamenti concatenati. Quindi, per potervi accedere, è necessaria una breve interruzione, anche di soli cinque minuti, dei nostri lavori.
Sospendo pertanto la seduta.
La seduta, sospesa alle 19,10, è ripresa alle 19,20.
PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Grandi.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo propone all'onorevole Garavaglia la seguente riformulazione del suo subemendamento 0.3.500.3. Al 37-bis, aggiungere alla fine: «I soggetti che effettuano la trasmissione telematica emettono scontrino non avente valenza fiscale.».
In sostanza, è lo stesso meccanismo che adoperano i supermercati, o comunque coloro che emettono uno scontrino anche se non ha valore fiscale. Tutto ciò consente l'invio telematico veritiero e, nello stesso tempo, semplifica ciò che il subemendamento cercava di affrontare.
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Garavaglia se accetti la riformulazione proposta dal Governo.
MASSIMO GARAVAGLIA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il relatore concorda.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Pag. 61Garavaglia 0.3.500.3, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 490
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Dato e Adolfo non sono riusciti a votare.
Avverto che dall'approvazione del subemendamento Garavaglia 0.3.500.3, come riformulato, discende l'assorbimento della parte dispositiva del successivo subemendamento Crosetto 0.3.500.28 e la preclusione delle parti consequenziali del medesimo subemendamento.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.30.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 284).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.31.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 286).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.34.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 290).
Avverto che dall'eventuale approvazione dell'emendamento 3.500, del Governo, che ci accingiamo votare risulterebbero precluse le seguenti proposte emendative: Capitanio Santolini 3.3, 3.5, 3.6, 3.10, 3.15 e 3.16, Pedrizzi 3.4, 3.7, 3.11 e 3.14, Leo 3.8 e Garavaglia 3.9, 3.12 e 3.13. Pag. 62Risulterebbero, inoltre, precluse le seguenti proposte emendative: Leo 3.22, Campa 3.23, Fugatti 3.24, Mazzoni 3.53, nonché tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 4, compresa la votazione dell'articolo medesimo (si voteranno gli articoli aggiuntivi). Inoltre da pagina 233 fino a pagina 237, gli emendamenti Cesini 20.222, Buonfiglio 20.8, Misuraca 20.9, Valducci 20.10, Fugatti 20.11 e, Alberto Giorgetti 20.13. Infine, da pagina 254 a 257, gli emendamenti Bellotti 20.53, Raisi 20.54, Diliberto 20.96, Capitanio Santolini 20.56, Garavaglia 20.58 e 20.59, Palmieri 20.60 e, Di Virgilio 20.61.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.500 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, Alleanza Nazionale aveva segnalato questa mattina, all'inizio dei lavori, come, di fatto, con la presentazione di questi emendamenti si verificasse quanto lei ha appena affermato, ovvero che il Governo e la maggioranza, al di là di un confronto di merito su alcuni elementi marginali, come è accaduto anche con questi ultimi emendamenti, peraltro accolti - segnali comunque positivi, ma che non cambiano la nostra opposizione complessiva sull'articolo -, determinassero un percorso di preclusione complessiva nei confronti delle nostre proposte emendative. Ciò conferma l'atteggiamento di disponibilità al confronto e non di ostruzionismo dell'opposizione, che vuole approfondire nel merito le varie questioni.
A fronte della preclusione di una serie di emendamenti assolutamente qualificanti, è mio dovere, in sede di dichiarazione di voto, a nome di Alleanza Nazionale, recuperare gli aspetti fondamentali delle questioni poste. Noi innanzitutto ribadiamo che, nella riscrittura complessiva della curva attorno al tema dell'IRPEF - in particolar modo, gli interventi fatti sul versante dei carichi familiari e alcune questioni specifiche relative al sostegno delle esigenze familiari (vedi il tema badanti e altre questioni affrontate all'interno dell'articolo) -, complessivamente non c'è un miglioramento significativo per le tasche dei cittadini e, soprattutto, per le famiglie (questo è un tema che ha caratterizzato il dibattito sull'articolo 3, in ogni sua parte, anche in questi ultimi emendamenti e subemendamenti approvati).
Riteniamo che intere fasce della popolazione non siano sostanzialmente ricomprese tra i fruitori dei leggerissimi benefici previsti all'interno di questo articolo. Restano temi inevasi, quale quello degli incapienti, dei soggetti deboli, delle famiglie con carichi particolarmente difficili - vedi il tema degli handicappati -, e, più in generale, quello della trasformazione delle deduzioni in detrazioni, che non consente, in particolar modo alle famiglie numerose, di avere un vantaggio concreto. Lo dimostra anche il fatto che, durante il dibattito su questo articolo 3, sostanzialmente, è stata anche rifiutata l'approvazione di una clausola di salvaguardia, che più volte è stata annunciata dal Governo come migliorativa del testo e di tutta la curva delle aliquote IRPEF. Così non è, altrimenti sarebbe stata accolta con grande serenità anche la clausola di salvaguardia come posta nella formulazione della proposta emendativi di Antonio Pepe, che prevedeva comunque la possibilità di utilizzare il sistema fiscale in vigore prima dell'introduzione di questo emendamento e, quindi, prima dell'entrata in vigore della legge finanziaria (un vantaggio fiscale che indubbiamente oggi non c'è). Infatti, complessivamente, questo intervento prevede anche elementi di carico fiscale ulteriore, i cui meccanismi saranno più chiari esclusivamente quando sarà approvata la legge (peraltro, sul loro funzionamento insistono ancora nostre gravi perplessità).
Ciò che ha animato i colleghi nella presentazione dei nostri emendamenti è l'obiettivo prioritario di dare risposte ai temi della famiglia. Abbiamo previsto, all'interno di vari emendamenti, un elenco di interventi di solidarietà; basti pensare al recupero del percorso legato alle deduzioni e non alle detrazioni.Pag. 63
Si tratta di deduzioni che rappresentano un'organicità migliore dal punto di vista fiscale, per dare risposte, in particolar modo, in ordine ai carichi familiari numerosi; e si tratta di detrazioni che, comunque, aumentano concretamente anche con il raddoppio dei percorsi legati alle somme previste in detrazione.
Quindi, avevamo proposto che, progressivamente, si attuasse quella strada che abbiamo più volte annunciato e che ritenevamo possibile percorrere, nel caso in cui fossimo stati maggioranza di Governo: mi riferisco al riconoscimento del quoziente familiare.
Riveste particolare interesse anche una serie di emendamenti con cui si propone il riconoscimento di una responsabilità civile nei confronti di alcuni cittadini, all'interno del percorso delle detrazioni, con riferimento ad impegni particolari. Ad esempio, avevamo proposto di prestare particolare attenzione al tema del personale militare impegnato in operazioni di pace, nonché alla responsabilità e al rischio che corrono ogni giorno gli operatori di polizia quotidianamente impegnati in operazioni di sicurezza. Ed avevamo proposto di considerare con attenzione la questione della detraibilità delle spese di affitto per i soggetti deboli.
Quindi, signor Presidente, avevamo previsto una serie di interventi che avrebbero migliorato in misura significativa il testo ed avrebbero fornito una risposta concreta ai soggetti deboli, dando l'idea di un percorso complessivo di abbattimento della pressione fiscale. Tale percorso viene completamente abbandonato con questo emendamento che non serve a nulla, dal punto di vista del miglioramento dell'equità fiscale. Pertanto, Alleanza Nazionale può esclusivamente contrastare l'emendamento in esame, esprimendo il proprio voto contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sull'emendamento 3.500 del Governo, riferito all'articolo 3. Si tratta di un voto favorevole espresso in modo convinto, perché la riforma dell'IRPEF è uno dei cardini della manovra finanziaria per il 2007.
Attraverso questa riforma raggiungiamo un obiettivo programmatico che l'Unione si era prefissato: l'abolizione del secondo modulo Tremonti, fatto dal precedente Governo, che aveva segnato una riforma dell'imposta personale sul reddito di stampo regressivo, distribuendo privilegi e ulteriori vantaggi ai ceti più ricchi e benestanti della popolazione.
Invece, con questo emendamento, che riformula l'articolo 3 del provvedimento in esame, introduciamo una maggiore progressività dell'imposta personale sul reddito e, in questo modo, raggiungiamo un obiettivo, sia pure parziale, di redistribuzione.
Si inverte, così, una tendenza che, ormai, durava da tanti, troppi anni: quella di una distribuzione perversa del reddito anche attraverso un equilibrio distorto del carico fiscale che, fino ad oggi, ha sempre penalizzato i lavoratori dipendenti, i pensionati e i soggetti più deboli.
La riformulazione presentata dal Governo rispetto al testo originario con questo emendamento garantisce pienamente tutti coloro che hanno un reddito inferiore ai 40 mila euro e, in modo particolare, i lavoratori dipendenti, i pensionati e gli anziani ultrasettantacinquenni. Infatti, per i redditi al di sotto di questa cifra, anche tenendo conto delle addizionali comunali e regionali e, per i lavoratori dipendenti, dell'aumento dello 0,3 per cento dei contributi previdenziali, grazie alla formulazione contenuta nell'emendamento in esame, vi saranno vantaggi.
Noi ascriviamo anche a merito dell'iniziativa di Rifondazione Comunista, nel lavoro in Commissione, di avere prodotto un risultato che, a questo punto, è chiaro e preciso, e non dovrebbe lasciare adito a dubbi.Pag. 64
Concludo dicendo che occorre proseguire anche in futuro lungo questa direzione, perché il sistema fiscale italiano è estremamente distorto e penalizzante nei confronti dei soggetti più deboli, dei lavoratori e dei pensionati. Siamo soltanto ad una prima tappa di un percorso che dovrà portare, attraverso la riforma fiscale, ad una distribuzione socialmente più equa del reddito e della ricchezza.
Il problema degli incapienti, che rimane tuttora irrisolto, dovrà essere oggetto della massima attenzione da parte della maggioranza e del Governo dopo la legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, a titolo personale vorrei esprimere il mio completo e totale dissenso dall'emendamento 3.500 del Governo. Ciò per tutto quello che è stato oggi detto in quest'aula, ed anche scorrendo l'intero testo ora al nostro esame: si parla sempre di figli e di minori, tuttavia, sostengo che in questo articolo non viene assolutamente garantita la cosiddetta «equità orizzontale». Insisto sul fatto che, a parità di reddito, chi ha figli non può essere trattato come chi non ne ha.
Siccome in Italia l'ISTAT e tutte le indagini affermano che la povertà è correlata al numero dei figli, ciò significa che in questo Paese chi mette al mondo un bambino è punito per questo solo fatto. Quindi, non bisogna rimodulare in questo modo perché non è presente alcuna opzione seria per la tutela e per il sostegno delle famiglie. Ricordo che i soggetti più a rischio di povertà non sono i pensionati né le persone adulte, in qualche modo garantiti, bensì i minori. Quindi, ribadisco il mio totale dissenso da questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà. Ricordo che ha disposizione un minuto.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale solo per esprimere la mia forte insoddisfazione perché il problema delle politiche familiari è prima di tutto culturale. La famiglia non va sostenuta in quanto povera e bisognosa, ma in quanto famiglia. Questa legge finanziaria per il 2007 non mette al centro la famiglia. Non siamo davanti, come invece sento dire da molti esponenti della maggioranza, ad una svolta epocale, ma alle solite logiche assistenziali. Crediamo invece che si debba applicare pienamente l'articolo 53 della Costituzione e gli altri articoli che danno una tutela forte e privilegiata all'istituto familiare e ai nuclei con figli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto a nome del gruppo di Forza Italia. Nella discussione di oggi è già emersa la nostra contrarietà. Non si tratta di una contrarietà pregiudiziale, viceministro Visco. Mi dispiace di non concordare con il collega Andrea Ricci che, nonostante la diversità di opinioni, stimo, avendo in proposito dato testimonianza in Commissione. Infatti, riteniamo che alla fine di questo percorso sulla fiscalità, quando contempleremo le varie imposte a livello locale - quelle comunali e provinciali -, le addizionali sulle macchine e i ticket sanitari, alla fine il reddito complessivo di tutte le fasce di cittadini sarà sicuramente intaccato.
Non si sa più quanto vale questa legge finanziaria: 40 mila miliardi, 35 mila miliardi, 80 mila miliardi delle vecchie lire? Da qualche parte questi soldi escono. Non è una finanziaria che prevede tagli; ne ha alcuni formali che vengono compensati da nuove entrate. Citando i manifesti affissi da Rifondazione Comunista, le nuove entrate non provengono da ricchi o da super Pag. 65ricchi. Il contenuto del manifesto da me citato che raffigurava lo yacht non è veritiero. Infatti, questa legge finanziaria non intacca il possessore dello yacht da 50 metri, ma in modo univoco tutta la popolazione. La tocca in modo diverso, perché alcune fasce vengono colpite in modo demagogico con un leggero aumento - mi si passi il termine - ridicolo sull'incidenza dei grandi redditi, mentre in modo più repentino colpisce tutta la popolazione.
L'esempio fatto prima e i due subemendamenti dell'opposizione non approvati sono significativi. Il viceministro Visco si è rifiutato di far approvare la clausola di invarianza. L'opposizione aveva chiesto che nessuno che guadagna meno di 40 mila euro pagasse più tasse.
Benissimo - noi abbiamo detto - mettiamo allora una clausola per cui nessuno debba pagare più tasse se guadagna meno di 40 mila euro. Il Governo, però, ha rifiutato. Perché il Governo rifiuta una clausola di invarianza di questo tipo? Non esistono motivazioni politiche né motivazioni economico-finanziarie. Il Governo sa perfettamente che non può accettare una clausola di questo tipo in quanto sa perfettamente che anche coloro che hanno i redditi inferiori a 40 mila euro pagheranno, alla fine del percorso di questa finanziaria, più tasse.
Il ministro Tremonti accettò con facilità un'analoga clausola, perché sapeva che la sua riforma fiscale non avrebbe fatto aumentare le tasse per i redditi al di sotto di una certa cifra. Il viceministro Visco l'ha rifiutata. Ma non è solo questo! Il rifiuto avvenuto prima del subemendamento che salvava i redditi al di sotto dei 15 mila euro dall'imposta sulle auto significa la stessa cosa. Significa che il Governo sa benissimo che da quelle persone, cioè dal ceto più debole di questo paese, verranno i soldi previsti da questa finanziaria sul bollo auto, non dagli altri redditi.
Queste, onorevole Ricci, sono le dimostrazioni evidenti di una finanziaria presentata da un grande burocrate bancario internazionale che ha un obiettivo che in qualche modo persegue: quello di sistemare formalmente i conti pubblici del bilancio dello Stato. Lo fa a spese di tutti i cittadini, indifferentemente di tutti. Lo fa avendo in qualche modo - nel percorso di questi giorni è stato evidente - preso in giro un po' tutti, perché io sono convinto che il risultato di questa finanziaria deluderà tutti. Deluderà tutti, perché sta deludendo - lo hanno dimostrato i membri del Governo che hanno partecipato alle manifestazioni - tutti i ceti. Contro la legge finanziaria non ho mai visto in piazza artigiani, operai, commercianti, disoccupati, liberi professionisti, industriali. Non ho mai visto un disegno di legge finanziaria in cui si pubblicizza un accordo mentre il ministro Mussi (appena due ore fa) protesta contro i tagli, e lo stesso fanno il ministro della difesa ed il ministro dell'interno.
È una finanziaria su cui in quest'aula si manifesta una compattezza della maggioranza che mi ha impressionato, ma appena usciamo dall'aula questa compattezza viene meno, perché tutti coloro che sono seduti in questi banchi sanno perfettamente che questo disegno di legge finanziaria contiene delle misure che alla fine creeranno disequilibri. Non un solo collega è venuto in queste ore a dirmi: «quella proposta emendativa doveva passare» o «questa non è una cosa giusta». Poi quello che ognuno di voi sente personalmente non si trasforma in un voto. Alla fine avremo, forse anche per colpa nostra, ma principalmente per colpa vostra in quanto siete maggioranza, una legge finanziaria che non aiuterà questo paese. La responsabilità, per fortuna, non è dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo per esprimere e motivare il dissenso della Lega Nord su questo emendamento all'articolo 3. Questo articolo, con la rimodulazione dell'IRPEF, si poneva l'obiettivo dell'equità, uno dei pilastri, a vostro dire, Pag. 66del disegno di legge finanziaria. Invece, anche il dibattito di questa sera ha dimostrato che in realtà così non è. L'equità non c'è.
Innanzitutto, se eravate convinti veramente che questa norma portasse un miglioramento nelle tasche dei cittadini più deboli, quelli con redditi al di sotto di 40 mila euro, sarebbe bastato approvare la clausola di salvaguardia, accettando il subemendamento che stabiliva semplicemente che se il contribuente guadagna con il nuovo meccanismo può optare per esso, altrimenti mantiene quello precedente.
Il fatto che non si sia accettato questo è la dimostrazione che neanche voi siete certi che questa nuova rimodulazione dell'IRPEF porti all'equità. Secondariamente, avete anche il problema della comunicazione di una manovra molto complessa di rimodulazione. Infatti, è tanto complessa che voi stessi avete dovuto modificare la versione originale in maniera sostanziale, non solo con dei piccoli aggiustamenti, perché non si capiva più se il single guadagnava o perdeva rispetto alla famiglia.
La manovra dell'IRPEF è stata cambiata ma, ancora oggi, non si capisce bene chi ci guadagna. Lo dice non tanto il sottoscritto, ma addirittura l'ex moglie di Padoa Schioppa (che è un fior fiore di fede economista, brava almeno quanto l'ex marito), la quale ha dichiarato che la legge finanziaria opera una grande redistribuzione, ma non si capisce esattamente bene chi ne beneficia. Questo è il problema: c'è un gran caos e non si capisce chi ne trae vantaggio.
La Lega Nord aveva un'idea molto semplice: se si voleva aiutare la famiglia - e soprattutto le famiglie con figli -, bastava applicare il meccanismo del quoziente familiare e mantenere il bonus per i nuovi nati. Queste sono operazioni semplici e comprensibili a tutti. Voi avete scelto un'altra via, vedremo poi che cosa ne pensano i cittadini.
Un dato è certo: per coprire questa manovra, ad esempio, sono stati aumentati i bolli delle auto, soprattutto di quelle più vecchie e quindi di proprietà delle persone meno abbienti. Un altro dato è certo: aumenterà la tassazione locale, soprattutto l'ICI e l'addizionali IRPEF che, come tutti sanno, sono tasse regressive, cioè che colpiscono maggiormente i ceti più deboli. Dunque, voi credete di aver fatto un'operazione di equità, mentre i cittadini, soprattutto i meno abbienti, avranno modo già in primavera di vedere che il loro portafoglio sarà più vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Presidente, intervengo solamente per sottolineare che l'emendamento che andiamo a votare va contro la famiglia con figli e contro coloro che hanno macchine obsolete, vale a dire le classi più deboli della popolazione. Non riesco a capire l'intervento di Rifondazione Comunista: avete fatto una castrazione finanziaria. Da questa legge finanziaria tra beneficio soprattutto chi non ha figli e costringete il popolo italiano a non fare più figli, come in Cina (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Non è corretto che ciò venga dai banchi di coloro che si ritengono sinistra europea, e state attenti ad usare questo termine. Una legge finanziaria equa è quella che tiene in debito conto la famiglia. Il Governo è stato costretto a fare un intervento assistenziale e non sicuramente un intervento sociale.
È per questo che noi votiamo contro, perché vogliamo famiglie con figli e che abbiano parità di diritti rispetto a tutte le altre. Se aveste messo il limite di 15 mila euro - non dico tanto - al di sotto dei quali fiscalmente nessuno avrebbe dovuto nulla, avremmo votato a favore. Tuttavia, non siete in grado di fare neanche questo, in quanto le tasse aumenteranno per tutti, anche per chi guadagni mille o duemila euro al mese!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 673.500 del Governo, come subemendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 529
Votanti 527
Astenuti 2
Maggioranza 264
Hanno votato sì 293
Hanno votato no 234).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 3.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, questo emendamento va nella direzione della riduzione del danno che questo disegno di legge finanziaria opera contro la famiglia italiana. In particolare questo emendamento, a firma mia e dell'onorevole Gardini, vuole puntare l'accento sulla situazione delle famiglie numerose, vale a dire quelle con più di quattro figli. Credo che il dato della denatalità sia un problema che tutti dobbiamo fare nostro in quanto è evidente che, se non si fanno più figli, siamo inesorabilmente avviati al declino. Vogliamo pertanto riconoscere la tutela per le famiglie con un numero di figli superiore a quattro.
Questo numero di famiglie, che 35 anni fa erano qualche milione, oggi sono ridotte ad essere non più di 125 mila. È evidente che con l'impianto del vostro emendamento avete distrutto e sfaldato completamente la riforma Tremonti; avete ribaltato completamente - come ha ricordato eloquentemente anche l'onorevole Santolini - il principio della deduzione a favore dei figli che avevamo introdotto nelle precedenti leggi finanziarie; avete soppresso la libertà per le famiglie di decidere cosa fare dei propri denari senza prima doverli consegnare in mano allo Stato.
Allora, l'invito è di considerare l'emendamento Palmieri 3.2 ed esprimere su di esso un voto favorevole per tutelare almeno queste famiglie, che hanno un numero di figli che oggi è ormai una rarità. Invece di parlare di politiche a sostegno della famiglia, credo che sia più opportuno cominciare a sostenere le famiglie che hanno i figli. Costoro hanno già compiuto un atto di coraggio, rischiando - perché questo è il termine - di mettere al mondo i figli nel nostro paese oggi, e meritano il nostro sostegno attraverso gli interventi di politica fiscale contenuti nell'emendamento al nostro esame.
Per tale motivo, mi auguro che i settori dell'attuale e temporanea maggioranza - i quali nel loro programma elettorale e nelle polemiche di questi giorni hanno avanzato a grande voce il loro ruolo di difensori della famiglia in particolare di quelle numerose - abbiano il coraggio di votare questo emendamento e quello successivo a mia firma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma a questo emendamento, e vorrei rilevare che le considerazioni testè svolte dall'onorevole Palmieri rappresentano una realtà incontestabile. L'Italia è il paese al mondo con maggiore denatalità e questo non perché gli italiani non vogliono i figli, ma perché la situazione economica non aiuta i giovani e le famiglie più povere. Quindi, venire incontro alle famiglie numerose, che diminuiscono sempre di più proprio per questo fattore, significa compiere un atto di giustizia e di solidarietà. Altrimenti, nel prossimo futuro pagheremo amaramente, in quanto le famiglie italiane saranno sempre più destinate ad essere superate dall'immigrazione, verso la quale non abbiamo nulla in contrario, ma la nostra italianità e civiltà verrà sicuramente mescolata con altre civiltà in maniera non soddisfacente.
Pag. 68PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento Palmieri 3.2 e per confermare che una vera politica della famiglia non può non portare ad una politica fiscale che tenda ad introdurre nel nostro paese, così come in altri paesi europei, il quoziente familiare. Torno a ribadire la domanda: come possiamo trattare in modo equo situazioni profondamente diverse? Nel nostro paese le famiglie con quattro o più figli sono circa 300 mila e rappresentano un capitale sociale sul quale la responsabilità del Governo, della maggioranza e di tutto il Parlamento dovrebbe essere attenta, sostenendo con maggiore efficacia gli sforzi e i sacrifici sostenuti da queste famiglie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere questo emendamento assolutamente di buon senso. Tra l'altro, è rivolto in favore della maggior parte delle famiglie italiane, caratterizzate da un quoziente familiare elevato, cioè proprio quelle famiglie, per intenderci, che l'estate non vanno a Pantelleria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Intervengo per dichiarare, anche a nome del collega Consolo, di aggiungere la firma all'emendamento Palmieri 3.2 e per ricordare ancora una volta a questo Governo e a quest'Assemblea che nella prossima settimana audiremo presso la Commissione affari sociali l'associazione Famiglie numerose. Anche questo è un buon segnale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Sarò breve, signor Presidente. Mi associo a questo emendamento che mi sembra qualificante rispetto all'obiettivo, che dovrebbe essere perseguito nel corso dell'intera legislatura, di riconoscere il valore sociale delle famiglie che hanno tanti figli, figli che pagheranno domani le tasse anche per coloro che non li hanno avuti, e che pagheranno la sanità e le pensioni. Si parla tanto delle pensioni che questi figli non avranno, ma che saranno obbligati a pagare anche a coloro che i figli non li hanno fatti.
Mi sembrano misure di buon senso, di equità e di giustizia: le famiglie italiane chiedono non l'elemosina, né trattamenti assistenziali, bensì chiedono trattamenti di promozione, di riconoscimento e di giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Galletti. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione.
GIAN LUCA GALLETTI. Vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento in votazione e ricordare soltanto una cosa molto semplice. Abbiamo svolto una discussione sui 40 mila euro di reddito che costituiscono una buona somma se non si hanno 4 figli. Se invece si hanno quattro figli, 40 mila euro di reddito lordo diventano poca cosa e ci vuole molto poco per arrivare sotto la soglia di povertà.
Ritengo che si tratti di una osservazione da tenere in considerazione e che, anche se non verrà approvato (io, però spero che verrà votato dalla maggioranza), l'emendamento Palmieri 3.2 ponga all'attenzione di questo Parlamento un problema di discriminazione che oggi esiste.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pag. 69Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 3.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 283).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 3.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 284).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 3.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 279).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 3.21.
Prendo atto che i presentatori non accettano l'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Siamo alle solite Calimero... Anche questo emendamento, come il precedente 3.2 a mia firma, riguarda le famiglie numerose. Vi invito, essendo il testo molto breve, a leggerlo, anzi, se non vi offendete o non vi rubo troppo tempo, lo leggerò io: «I contribuenti con quattro o più figli a carico in sede di dichiarazione dei redditi possono detrarre dal reddito familiare complessivo le bollette inerenti i consumi di acqua, corrente elettrica e gas relativi all'anno cui si riferisce la dichiarazione dei redditi.»
Come abbiamo detto a più voci in quest'aula, e purtroppo soltanto dalla parte dell'attuale e temporanea minoranza, si tratta di una serie di emendamenti che vanno a tutelare, e questi in particolare, coloro che hanno avuto il coraggio e, raccogliendo il suggerimento di un collega, l'incoscienza di mettere al mondo tanti figli.
È noto che in Italia se più persone compongono la famiglia consumano evidentemente di più e finiscono per pagare di più. È evidente a tutti - dovrebbe esserlo in modo particolare alla sinistra - che questa misura colpisce soprattutto le famiglie numerose, che hanno meno mezzi. Abbiamo già detto che in Italia le famiglie numerose sono quelle che più delle altre cadono nelle fasce di povertà. Mi sembra quindi veramente un elemento di civiltà, oltre che di buonsenso, votare questo emendamento. Pag. 70
Mi rivolgo questa volta non più alla componente della maggioranza cosiddetta moderata, ma, appunto, alla componente di sinistra, perché dovrebbe stare a cuore a voi più che ad altri l'elementare elemento di giustizia sociale contenuto in questo emendamento.
Per questo motivo, rinnovo l'invito ad approvare questo emendamento, mettendovi non solo la mano sulla coscienza, ma anche una mano sul portafogli, per aiutare le famiglie numerose (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Solo ai fini di evitare fraintendimenti all'Assemblea, faccio notare che lei ha illustrato un altro emendamento, che invece è stato ritirato. Non ha letto infatti il testo dell'emendamento ora in esame.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 3.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 521
Maggioranza 261
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 282).
Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Ceroni 3.38 e 3.39, Rampelli 3.27 e Capitanio Santolini 3.28 e 3.33 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceroni 3.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 281).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceroni 3.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 288).
Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rampelli 3.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 289).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 289).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 287).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leone 3.43.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Con questo emendamento cerchiamo di dare una risposta ad un problema, che sempre più evidentemente si pone all'attenzione, incidendo pesantemente sui costi sia delle famiglie dei lavoratori, sia delle imprese stesse: è il costo sostenuto per lo spostamento casa-lavoro.
Si è tentato di affrontare questo aspetto nei contratti collettivi nazionali di lavoro. Soluzioni sono state individuate tra le parti, ma noi crediamo che una risposta importante e significativa, che dia il senso reale della volontà del Governo di voler andare incontro alle esigenze delle imprese, delle famiglie e dei lavoratori, sia quella che consente la deducibilità, per quanto riguarda le imprese, dall'imponibile ai fini IRPEF e IRES e dalla base imponibile IRAP, dei costi sostenuti dai datori di lavoro, o eventualmente rimborsati, per lo spostamento casa-lavoro dei lavoratori.
Crediamo si tratti di un'iniziativa che abbia una valenza sociale di grande rilevanza. Per questo faccio appello a tutte le forze politiche, che siedono in Parlamento e che si pongono l'obiettivo di tutelare i lavoratori, a dare una mano anche alle famiglie che sostengono i costi di questi lavoratori. Dunque chiedo formalmente che questo emendamento sia approvato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Leone 3.43, Capitanio Santolini 3.30, 3.29 e 3.34, Leo 3.54, Bernardo 3.45 e 3.55 e Garavaglia 3.47 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 3.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 284).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 283).Pag. 72
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 528
Votanti 527
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 288).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 289).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 3.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 290).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 3.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 285).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 3.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 289).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco...
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere il controllo delle tessere di votazione (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Pag. 73
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 3.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 415
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 226).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, io credo che quando ci sono centinaia di votazioni e molti emendamenti un po' di tolleranza sia anche comprensibile fra colleghi; infatti, c'è chi entra e chi esce, insomma ci si alterna. Ripeto: questo fa parte della reciproca tolleranza; però, dato che stiamo entrando in un orario «caldo» della giornata e siamo stati un po' sfidati ad andare avanti fino alle 22, alle 23, a mezzanotte, a sabato e domenica, e mi sembra che il numero legale sia circa 270 colleghi, voglio far notare che nella votazione che si è appena registrata, dopo che il collega Baldelli ha chiesto un controllo delle tessere che non è stato nemmeno effettuato, ma che è solo servito a disincentivare la pratica che lei sta comprensibilmente tollerando, la maggioranza ha avuto circa 226 voti, cioè 50-60 voti in meno rispetto al voto precedente. Credo che siamo ben oltre il limite della tolleranza; quindi, signor Presidente, prima di indire la successiva votazione, la inviterei a fare davvero il controllo delle tessere per una questione di trasparenza; così, per il tempo residuo che resta da qui fino alla fine della giornata, se la tolleranza consiste soltanto in un gesto di generosità nei confronti del collega momentaneamente assente, questa generosità è ampiamente contenuta dal numero di votazioni effettuate; se, invece, serve per mantenere arbitrariamente il numero legale è evidente che è una pratica che noi non possiamo tollerare.
PRESIDENTE. Invito i deputati segretari ad effettuare una verifica delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
I segretari svolgano la loro funzione (Commenti)...
MAURO FABRIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta del collega Elio Vito, che, però, supera ogni ipocrisia.
Fino ad ora, dietro di lui, tre colleghi hanno votato per venticinque. Quindi, vorrei che il controllo venisse svolto in maniera equa per tutte le parti dell'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, L'Ulivo, Italia dei Valori, Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Attendiamo la verifica delle tessere di votazione (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Per favore...
I deputati segretari stanno svolgendo il controllo. Se l'Assemblea si ricompone, possiamo procedere alle votazioni.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Verro 3.46.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, sono rimasto negativamente colpito dal parere contrario espresso dal Governo che, con questo disegno di legge finanziaria, dipinge un paese che non c'è, perché l'eredità del Governo Berlusconi è un'eredità di maggiori entrate fiscali. Con questo disegno di legge finanziaria raccontate al paese gli effetti di una politica fiscale ed economica che saranno completamente devastanti.
Avete pagato lo scotto con il declassamento delle agenzie di rating ed è proprio di ieri la notizia che l'Europa vi ha ricordato che il sistema previdenziale italiano è tra i più sostenibili in Europa e, se lo è, è per merito del Governo Berlusconi.
Non avete seguito i consigli venuti dall'Europa, perché già la legge finanziaria di Tremonti e l'avvio della ripresa, come ricordavo precedentemente, avevano tonificato le entrate. Quindi, avreste potuto fare un disegno di legge finanziaria che, con un taglio non traumatico delle spese, avrebbe prodotto l'effetto del rientro del deficit europeo.
Perché vi ostinate a danneggiare il ceto medio e anche i più deboli? Francamente questo è un mistero. State perdendo vistosamente consenso nel paese è questo è un bene per il paese. State impoverendo il paese e questo è un male. Speriamo presto e volentieri di cambiare pagina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Verro 3.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
ELIO VITO. Presidente, guardi là! Ma non è possibile!
PRESIDENTE. Vi prego...!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Presenti e votanti 350
Maggioranza 176
Hanno votato sì 95
Hanno votato no255).
Cosa succede?
ELIO VITO. Il Presidente Casini...
PRESIDENTE. La prego!
Passiamo all'emendamento...
ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, non vorrei fare la parte spiacevole del collega che fa nomi o denuncia altri, ma ricordo che, come gruppo di maggioranza relativa, siamo stati giustamente richiamati dal Presidente Casini a mantenere (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)... a mantenere il numero legale e dei nostri colleghi sono stati espulsi dall'aula!
Quindi, la invito a guardare tra i banchi della maggioranza i numerosi colleghi che, nonostante i controlli effettuati, hanno votato per due!
Se lei fa così, Presidente, noi...
PRESIDENTE. No, guardi, i segretari hanno fatto una verifica e il sorriso del Presidente Casini mi pare un autorevole commento.
Invito le deputate e i deputati ad attenersi rigorosamente, per favore, all'invito a votare ciascuno nel proprio scranno e solo per sé. I segretari hanno svolto una verifica ed invito ad assumere un atteggiamento di serietà nel prosieguo dei nostri lavori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Antonio Pepe 3.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 75
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 3.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato sì 179
Hanno votato no 249).
Prendo atto che i deputati Compagnon e Formisano non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione - Commenti).
Per favore (Commenti)... Per favore...!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 258).
ANTONIO LEONE. Presidente!
PRESIDENTE. Per favore, perché grida? Se vuole può chiedere la parola (Commenti del deputato Leone)! Calma (Commenti)!
Sta chiedendo la parola?
ANTONIO LEONE. Si è visto?
PRESIDENTE. Deputato Leone, sta chiedendo la parola? Non ho capito...
Pag. 76ANTONIO LEONE. Non mi serve più!
PRESIDENTE. Grazie!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 260).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dionisi 3.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione - Commenti).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 253).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Moffa 3.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, chiedo al Governo e al relatore - oltre ai colleghi dell'Assemblea, ovviamente - di prestare un po' di attenzione, poiché si tratta del primo degli emendamenti, presentati dal gruppo di Alleanza Nazionale, che riguardano un tema che consideriamo particolarmente importante. Ricordo che, nei giorni scorsi, si è dibattuto molto su una delle grandi debolezze del disegno di legge finanziaria in esame, vale a dire la mancata riproposizione, per il 2007, dell'istituto del 5 per mille.
Tale istituto, come tutti i colleghi sanno, è finalizzato al sostegno delle associazioni, delle fondazioni e degli enti di ricerca, ed è stato particolarmente apprezzato nella scorsa legislatura. Ricordo che esso è stato introdotto, nell'ultimo anno, dal Governo di centrodestra ed ha incontrato l'apprezzamento di numerose realtà. L'istituto del 5 per mille, infatti, ha rappresentato per esse un importante strumento per potersi finanziare, nonché per rendere maggiormente chiara e trasparente un'attività assolutamente strategica nell'ambito del nostro tessuto civile.
Il gruppo di Alleanza Nazionale intende affermare con chiarezza, allora, che, all'interno del disegno di legge finanziaria in esame, che complessivamente vale 40 miliardi di euro, risulta veramente indecente il fatto che non si possano reperire 300 milioni di euro per ripristinare un intervento sicuramente positivo e significativo.
Pertanto, vogliamo dire con chiarezza che consideriamo il tema in questione uno dei capisaldi fondamentali del confronto tra maggioranza ed opposizione. Il gruppo di Alleanza Nazionale ritiene l'emendamento Moffa 3.50, infatti, una delle proposte emendative maggiormente significative al fine di avviare un confronto responsabile con la maggioranza. Ciò perché pensiamo sia essenziale continuare a mantenere un atteggiamento responsabile per potere giungere ad un miglioramento complessivo del disegno di legge finanziaria.
Quindi, cari colleghi, chiediamo di prestare attenzione all'emendamento in esame ed invitiamo il relatore a svolgere una riflessione su tale tema, poiché, in ogni caso, non sarà l'unica proposta emendativa con la quale affronteremo tale questione. Vorrei, comunque, che iniziassimo a trattare l'argomento con grande determinazione proprio in occasione dell'esame dell'articolo 3 del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
Pag. 77
UGO LISI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e per sottolineare come, a parole, si sia vicini al mondo dell'associazionismo e del volontariato, ma, nei fatti, questo Governo stia dimostrando tutt'altro. Dai diversamente abili, alle famiglie numerose, adesso siamo passati anche al 5 per mille!
Poi si dice che la sinistra in Italia è vicina al mondo dell'associazionismo! Totò diceva: mi faccia il piacere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, trattandosi di un argomento importante, che trova ampia sensibilità nell'aula, anche se questo significa non procedere, evidentemente, al voto sull'articolo 3, chiedo di accantonare l'esame dell'emendamento Moffa 3.50 (Applausi).
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole relatore.
A questo punto, mancando tre votazioni a seguito di questo accantonamento, mi pare assolutamente ragionevole sospendere la seduta.
Avverto che sono stati ritirati dai rispettivi presentatori gli emendamenti Alberto Giorgetti 20.97, Ravetto 189.1 e Garavaglia 189.2.
Avverto altresì che è in distribuzione un'errata corrige con l'articolo aggiuntivo 200.01, che erroneamente non è riprodotto nella terza parte del fascicolo degli emendamenti.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 10 novembre 2006, alle 10:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis-A).
- Relatore: Ventura.
La seduta termina alle 20,20.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto stenografico della seduta dell'8 novembre 2006, alla pagina 96, prima colonna, le righe dalla ventisettesima alla trentacinquesima si intendono sostituite dalle seguenti: «Devo avvertire che, così come ho comunicato in sede di Comitato dei nove, per porre rimedio ad un errore materiale contenuto nel testo originario, l'unità previsionale di base 3.1.5.1 della Tabella n. 2, stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, deve intendersi modificata in riduzione per 9 milioni di euro in termini di competenza e di cassa».
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1746-bis-A - subem. 0.1.100.1 | 444 | 444 | 223 | 197 | 247 | 50 | Resp. | |
2 | Nom. | em. 1.100 | 463 | 462 | 1 | 232 | 256 | 206 | 50 | Appr. |
3 | Nom. | articolo 1 | 469 | 469 | 235 | 260 | 209 | 50 | Appr. | |
4 | Nom. | em. 3.1 | 516 | 516 | 259 | 229 | 287 | 54 | Resp. | |
5 | Nom. | em. 3.49 | 512 | 507 | 5 | 254 | 222 | 285 | 53 | Resp. |
6 | Nom. | subem. 0.3.500.5 | 519 | 519 | 260 | 234 | 285 | 53 | Resp. | |
7 | Nom. | subem. 0.3.500.6 | 522 | 521 | 1 | 261 | 233 | 288 | 53 | Resp. |
8 | Nom. | subem. 0.3.500.18 | 531 | 526 | 5 | 264 | 247 | 279 | 51 | Resp. |
9 | Nom. | subem. 0.3.500.12 | 539 | 539 | 270 | 246 | 293 | 46 | Resp. | |
10 | Nom. | subem. 0.3.500.10 | 534 | 534 | 268 | 244 | 290 | 46 | Resp. | |
11 | Nom. | subem. 0.3.500.9 | 530 | 528 | 2 | 265 | 236 | 292 | 46 | Resp. |
12 | Nom. | subem. 0.3.500.15 | 520 | 520 | 261 | 232 | 288 | 46 | Resp. | |
13 | Nom. | subem. 0.3.500.35 | 517 | 517 | 259 | 233 | 284 | 45 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | subem. 0.3.500.20 | 525 | 524 | 1 | 263 | 238 | 286 | 43 | Resp. |
15 | Nom. | subem. 0.3.500.14 | 529 | 529 | 265 | 238 | 291 | 43 | Resp. | |
16 | Nom. | subem. 0.3.500.13 n. f. | 525 | 525 | 263 | 524 | 1 | 45 | Appr. | |
17 | Nom. | subem. 0.3.500.17 | 524 | 521 | 3 | 261 | 521 | 45 | Appr. | |
18 | Nom. | subem. 0.3.500.40 | 537 | 528 | 9 | 265 | 425 | 103 | 45 | Appr. |
19 | Nom. | subem. 0.3.500.21 n .f. | 539 | 539 | 270 | 246 | 293 | 45 | Resp. | |
20 | Nom. | subem. 0.3.500.22 n. f. | 538 | 535 | 3 | 268 | 238 | 297 | 45 | Resp. |
21 | Nom. | subem. 0.3.500.23 n. f. | 536 | 535 | 1 | 268 | 245 | 290 | 45 | Resp. |
22 | Nom. | subem. 0.3.500.24 n. f. | 526 | 525 | 1 | 263 | 239 | 286 | 45 | Resp. |
23 | Nom. | subem. 0.3.500.25 n. f. | 538 | 538 | 270 | 243 | 295 | 45 | Resp. | |
24 | Nom. | subem. 0.3.500.33 | 533 | 533 | 267 | 241 | 292 | 45 | Resp. | |
25 | Nom. | subem. 0.3.500.26 | 533 | 533 | 267 | 240 | 293 | 45 | Resp. | |
26 | Nom. | subem. 0.3.500.27 | 522 | 518 | 4 | 260 | 237 | 281 | 44 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | subem. 0.3.500.19 | 528 | 528 | 265 | 239 | 289 | 44 | Resp. | |
28 | Nom. | subem. 0.3.500.29 | 531 | 531 | 266 | 243 | 288 | 44 | Resp. | |
29 | Nom. | subem. 0.3.500.3 n. f. | 493 | 491 | 2 | 246 | 490 | 1 | 45 | Appr. |
30 | Nom. | subem. 0.3.500.30 | 515 | 515 | 258 | 231 | 284 | 44 | Resp. | |
31 | Nom. | subem. 0.3.500.31 | 516 | 515 | 1 | 258 | 229 | 286 | 44 | Resp. |
32 | Nom. | subem. 0.3.500.34 | 525 | 525 | 263 | 235 | 290 | 44 | Resp. | |
33 | Nom. | em. 3.500 | 529 | 527 | 2 | 264 | 293 | 234 | 45 | Appr. |
34 | Nom. | em. 3.2 | 523 | 522 | 1 | 262 | 239 | 283 | 44 | Resp. |
35 | Nom. | em. 3.17 | 524 | 522 | 2 | 262 | 238 | 284 | 44 | Resp. |
36 | Nom. | em. 3.19 | 521 | 520 | 1 | 261 | 241 | 279 | 44 | Resp. |
37 | Nom. | em. 3.21 | 521 | 521 | 261 | 239 | 282 | 44 | Resp. | |
38 | Nom. | em. 3.38 | 518 | 518 | 260 | 237 | 281 | 44 | Resp. | |
39 | Nom. | em. 3.39 | 524 | 524 | 263 | 236 | 288 | 44 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 3.27 | 526 | 526 | 264 | 237 | 289 | 45 | Resp. | |
41 | Nom. | em. 3.28 | 530 | 530 | 266 | 241 | 289 | 44 | Resp. | |
42 | Nom. | em. 3.33 | 527 | 527 | 264 | 240 | 287 | 44 | Resp. | |
43 | Nom. | em. 3.43 | 526 | 526 | 264 | 242 | 284 | 43 | Resp. | |
44 | Nom. | em. 3.30 | 522 | 522 | 262 | 239 | 283 | 44 | Resp. | |
45 | Nom. | em. 3.29 | 528 | 527 | 1 | 264 | 239 | 288 | 44 | Resp. |
46 | Nom. | em. 3.34 | 530 | 530 | 266 | 241 | 289 | 44 | Resp. | |
47 | Nom. | em. 3.54 | 530 | 530 | 266 | 240 | 290 | 44 | Resp. | |
48 | Nom. | em. 3.45 | 527 | 526 | 1 | 264 | 241 | 285 | 44 | Resp. |
49 | Nom. | em. 3.55 | 531 | 531 | 266 | 242 | 289 | 43 | Resp. | |
50 | Nom. | em. 3.47 | 417 | 415 | 2 | 208 | 189 | 226 | 43 | Resp. |
51 | Nom. | em. 3.46 | 350 | 350 | 176 | 95 | 255 | 44 | Resp. | |
52 | Nom. | em. 3.44 | 433 | 433 | 217 | 180 | 253 | 43 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 59 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 3.42 | 428 | 428 | 215 | 179 | 249 | 44 | Resp. | |
54 | Nom. | em. 3.35 | 439 | 439 | 220 | 186 | 253 | 43 | Resp. | |
55 | Nom. | em. 3.36 | 439 | 439 | 220 | 185 | 254 | 43 | Resp. | |
56 | Nom. | em. 3.31 | 452 | 452 | 227 | 195 | 257 | 43 | Resp. | |
57 | Nom. | em. 3.32 | 453 | 453 | 227 | 195 | 258 | 43 | Resp. | |
58 | Nom. | em. 3.37 | 450 | 450 | 226 | 190 | 260 | 43 | Resp. | |
59 | Nom. | em. 3.48 | 439 | 439 | 220 | 186 | 253 | 43 | Resp. |