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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 74 di venerdì 17 novembre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
La seduta comincia alle 11,10.
GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Dato, Galati, Landolfi, Maroni, Mura, Razzi, Sgobio e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis) (ore 11,16).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Avverto che prima dell'inizio della seduta il gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) ha ritirato tutte le proposte emendative presentate dai deputati appartenenti al medesimo gruppo ad eccezione delle seguenti: Lucchese 88.39, Romano 101.1, Galletti 189.01 e 191.03, Capitanio Santolini 192.04 e Volontè 0.186.0600.2.
Avverto, inoltre, che il gruppo di Alleanza Nazionale ha ritirato tutte le proposte emendative presentate dai deputati appartenenti al medesimo gruppo ad eccezione delle seguenti: Alberto Giorgetti 37.4, Armani 75-bis.01, Buonfiglio 0.84.500.30, Alberto Giorgetti 0.84.500.2, Alemanno 128.08 e 130.2, Moffa 186.03 e La Russa 199.28 e degli emendamenti a prima firma del deputato Buontempo.
Avverto, altresì, che l'emendamento Alberto Giorgetti 37.4 deve intendersi sottoscritto anche dal deputato Ronchi.
Poiché non è stato ancora completato il vaglio di ammissibilità dell'emendamento 16.500 del Governo da parte della Presidenza, è mia intenzione sospendere la seduta.
EMERENZIO BARBIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
EMERENZIO BARBIERI. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, desidero intervenire per porre in rilevo due questioni.
Prima questione. Chi ha l'esperienza della precedente legislatura sa che l'amico, onorevole Giachetti non perdeva occasione per lamentare il ritardo nell'inizio delle sedute, cosa questa che in cinque anni sarà avvenuta forse sei volte. Con questaPag. 2Presidenza Bertinotti, il ritardo nell'inizio delle sedute dell'Assemblea sta diventando una costante. Siccome i vicepresidenti della Camera dei deputati sono quattro - non so se ne servano effettivamente quattro, probabilmente ne basterebbero due -, sarebbe bene che le sedute, nel caso in cui l'inizio sia fissato per le 11, cominciassero a quell'ora. Non è assolutamente accettabile questo andazzo che ormai dura da troppo tempo. Signor Presidente, la pregherei, quindi, di farsi interprete di questa richiesta di rigore presso il Presidente Bertinotti in modo tale che, in mezzo alle duemila cose che lo stesso ha da fare o che tenta di fare, abbia anche il tempo di ricordare ai vicepresidenti di essere puntuali.
Seconda questione. Trovo assolutamente originale che alle ore 11,20 ci si trovi in una situazione nella quale si sta ancora valutando quello che lei, Presidente, ha testé comunicato all'Assemblea. Devo dire che, da questo punto di vista, c'è una mancanza di serietà - per la verità, si tratta dell'ennesima conferma - di questo Governo, che tutto fa tranne che essere composto da persone serie (Commenti), e ciò pone la Camera nella condizione di ritardare quello che sappiamo essere uno sbocco inevitabile ma che, applicato nei tempi e nei modi giusti, potrebbe consentirci di partecipare un po' più attivamente ai lavori (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sullo stesso argomento?
GIORGIO LA MALFA. Desidero rivolgere una domanda alla Presidenza della Camera...
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ieri il ministro Chiti ha annunziato all'Assemblea la presentazione, da parte del Governo, dell'emendamento 16.500, preannunziando, inoltre, l'intenzione di porre su di esso la questione di fiducia. Come ci è stato appena comunicato, il vaglio di ammissibilità su tale proposta emendativa non è stato ancora completato da parte della Presidenza, chiedo quindi formalmente alla Presidenza della Camera se il testo di quell'emendamento, ripeto, presentato ieri dal ministro Chiti, sia rimasto immutato fino a questo momento oppure se ad esso siano state apportate ulteriori modifiche.
Questi sono i rumori - per così dire - che sentiamo intorno al Parlamento: che il Governo abbia continuato a modificare il testo. La domanda è molto delicata, signor Presidente della Camera, ma la risposta che richiediamo è precisa: vogliamo sapere se il vaglio di ammissibilità si è applicato ad un testo consegnato e non più modificato dal momento in cui il ministro Chiti ha detto di averlo consegnato.
ROBERTO MENIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, debbo prima di tutto fare una valutazione ed una riflessione, anche pensando allo svolgimento delle sedute degli ultimi giorni. Ricordo, in particolare, che l'altra sera, quando un'agenzia ben informata ebbe a diffondere la notizia che il Governo era pronto a proporre un megaemendamento di circa mille commi, sul quale sarebbe stata posta la questione di fiducia, da questa parte venne prima di tutto avanzata una richiesta. Fu l'onorevole Gasparri a chiedere di interrompere i lavori della Camera perché ci pareva di recitare una sorta di commedia a soggetto. E quando, per parte mia, ribadii la stessa considerazione, subii una serie di commenti da banchi lontani, e anche da banchi più vicini. Sentii distintamente che mi si dava del pagliaccio, del buffone. Peccato che avevo ragione. Quindi, da una parte mi è facile oggi restituire al mittente le affermazioni che ebbi a ricevere quella sera.Pag. 3
Debbo aggiungere, continuando questo brevissimo intervento, che anche la sospensione che lei, Presidente, ci propone oggi - peraltro doverosa, perché è giusto che il Presidente questo faccia - viene a manifestarsi, comunque, come segno e denuncia di una situazione che sta diventando insostenibile. Noi abbiamo, di fatto, discusso più o meno per finta un disegno di legge finanziaria presentato nei termini ma che veniva emendato e riemendato dal Governo giorno dopo giorno. Ed oggi, come è avvenuto anche ieri, siamo qui a perdere inutilmente tempo, in attesa che arrivi la verifica di ammissibilità su un emendamento che neppure conosciamo, di fronte al preannuncio di una questione di fiducia che non è stata ancora stata posta formalmente.
È il motivo per il quale, signor Presidente, le chiedo di conoscere come si intenda proseguire, vale a dire quando si ritiene che verrà ripresa la seduta e verrà posta formalmente la questione di fiducia, anche perché i deputati sappiano ciò che debbono fare nelle prossime ore e nei prossimi giorni.
Questo le voglio chiedere, Presidente, comunque denunciando ancora una volta con scoramento - sinceramente - il percorso su cui si sta incamminando questo Parlamento. È vero che qui nessuno è più vergine, però una sceneggiata come quella alla quale abbiamo assistito in questi giorni per la finanziaria è veramente inammissibile. Questo Governo ci ha preso in giro giorno dopo giorno, autoemendandosi, come abbiamo ripetuto in più occasioni, presentando oggi, sotto forma di emendamento, un articolo unico, che non conosciamo nemmeno e che contiene oltre mille commi. E a proposito di questo, viene veramente da chiedersi sin dove possa arrivare la legittimità di un'operazione di questo genere. Sono tutte questioni che ritenevo opportuno porre una volta di più, senza enfasi e senza rabbia. Però sono questioni sulle quali sinceramente dobbiamo ridiscutere.
E dobbiamo discutere anche dell'ultima provocazione che in qualche modo lancio; e questo potrebbe essere un tema sul quale riflettere di qua e di là, da parte dell'opposizione e da parte della maggioranza. Io penso che le sessioni di bilancio, che le leggi finanziarie che si svolgono lungo questo percorso non possano più procedere così.
Bisogna sinceramente ragionare riguardo ad una modifica del regolamento, al fine di stabilire come, d'ora in poi, dovrebbe essere seriamente esaminato un disegno di legge finanziaria. Non è possibile, infatti, che si continui questa «commedia degli inganni» in cui, anno dopo anno, si peggiora per davvero in termini di prassi. Si tratta di decisioni che costituiscono, in qualche modo, dei precedenti, ma sono precedenti che continuano a peggiorare ogni anno che passa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Onorevole Menia, l'ho lasciata concludere il suo intervento; tuttavia, rilevo che le sue sono valutazioni di carattere politico e non di ordine regolamentare.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo anche perché sono stato chiamato in causa dal collega Barbieri, il quale ha ragione. Infatti, spesso ho fatto rilevare, nella scorsa legislatura, i ritardi con i quali cominciavano le sedute dell'Assemblea. Sapevo allora, così come so oggi - affermo ciò perché credo sia giusto specificarlo -, che questo non riguarda e non dipende né dai vicepresidenti o dal Presidente, né dagli uffici, ma spesso e volentieri deriva dal modo in cui evolvono le questioni politico-legislative e l'organizzazione dei nostri lavori; magari, si determinano ritardi nell'attività delle Commissioni (e via dicendo), in funzione dei quali le sedute dell'Assemblea cominciano in ritardo.
Nella fattispecie, vorrei segnalare che sono arrivato cinque minuti prima chePag. 4cominciasse la seduta odierna ed ho visto che erano già presenti ed aspettavano sia il vicepresidente della Camera dei deputati, sia gli uffici. Evidentemente, altre questioni, che non sono direttamente attinenti ai lavori dell'Assemblea, hanno determinato tale ritardo. Credo, comunque - e do ragione all'onorevole Barbieri - che dovremmo cercare, per quanto possibile, di rimediare a tali inconvenienti.
Per quanto concerne le altre considerazioni che sono state formulate, mi permetto, anche in questo caso, di rispondere pacatamente ad esse; del resto, so che è sempre complicato svolgere ragionamenti pacati quando esistono situazioni di così forte contrapposizione. Mi rivolgo, in particolare, al collega Menia: distinguiamo la polemica politica da esigenze che, a mio avviso, riguardano la tutela di tutti noi.
Il vaglio di ammissibilità effettuato da parte della Presidenza della Camera dei deputati rappresenta, infatti, una garanzia soprattutto per l'opposizione; se la Presidenza necessita di un tempo maggiore per vagliare l'ammissibilità di un maxiemendamento complesso, come lo sono stati quelli presentati dai Governi Berlusconi negli ultimi tempi (vale a dire, emendamenti composti da numerosi commi e che raggruppano moltissimi articoli della manovra finanziaria), ciò costituisce una garanzia per tutti noi. Dobbiamo auspicare che, magari, sia necessario alla Presidenza qualche minuto in più per valutarne l'ammissibilità, piuttosto che far passare alcune misure in maniera frettolosa.
In tal senso, quindi, pur raccogliendo la polemica politica (la quale, ovviamente, non può mancare), suggerirei di essere un po' più cauti rispetto a tali questioni, poiché ritengo importante, a garanzia di tutti noi deputati, che sia utilizzato tutto il tempo necessario.
Vorrei concludere il mio intervento formulando una nota polemica da parte nostra. Le considerazioni svolte dall'onorevole Menia sarebbero convincenti se non fosse che, quando venne avanzata dal collega Franceschini (presidente del gruppo dell'Ulivo) la richiesta di sospensione della seduta, venne data una risposta. Infatti, le condizioni nelle quali stavamo lavorando avrebbero indubbiamente rischiato di condurre alla posizione della questione di fiducia, ma noi credevamo fosse ancora utile lavorare in Assemblea per evitare ciò, a condizione che fossero quantomeno ritirate moltissime proposte emendative (poiché ricordo che erano circa 4.500) presentate al disegno di legge finanziaria.
Senza polemica, ma con grande determinazione, vorrei osservare che udire, nella seduta odierna, che si trattava di una strada effettivamente praticabile, poiché la stragrande maggioranza delle proposte emendative è stata ritirata dai gruppi di Alleanza Nazionale e dell'UDC, e successivamente constatare che, guarda caso...
LUCA VOLONTÈ. Noi l'abbiamo fatto ieri!
ROBERTO GIACHETTI. ...questo avviene dopo che è stata preannunciata la posizione della questione di fiducia...
LUCA VOLONTÈ. No: noi l'abbiamo fatto ieri!
ROBERTO GIACHETTI. ...lascia un retrogusto amaro. Infatti, se tutti avessero contribuito ad evitare la richiesta della fiducia, a cominciare dall'opposizione, effettivamente ciò sarebbe stato possibile.
Adesso scopriamo che il ritiro delle proposte emendative è avvenuto, guarda caso, solamente dopo che il Governo ha preannunciato la posizione della questione di fiducia: peccato!
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, siamo stati qui circa quindici giorni a prenderci in giro, perché si è esaminato, sostanzialmente, un disegno di legge finanziaria che non conoscevamo, a causa della continua presentazione di proposte emendative da parte del Governo. Si è discussoPag. 5di una manovra finanziaria che adesso verrà cambiata con questo maxiemendamento.
Però, come dire, non c'è limite al peggio! Ciò perché alla presa in giro che si è snodata per tutti questi quindici giorni è seguita la presa in giro di ieri sera e di questa mattina. Ciò presenta non soltanto profili di carattere politico, legati alle valutazioni riguardo alla giustezza o meno di una determinata scelta, ma anche pesanti problemi di carattere istituzionale, attinenti alla correttezza dei rapporti sia tra il Governo ed il Parlamento, sia tra la Presidenza e la stessa Camera dei deputati.
Mi spiego: il ministro per i rapporti con il Parlamento ha annunciato ieri sera di aver depositato un maxiemendamento presso gli uffici della Presidenza della Camera che, da subito, avrebbe proceduto - per carità ci sono le ore notturne - al vaglio di ammissibilità. Ad oggi questo maxiemendamento ancora non si è visto, ad oggi la Commissione bilancio non si è ancora riunita per esaminarlo. Perché non si è visto? Si dice che questo maxiemendamento - come ha poc'anzi affermato il collega La Malfa - ancora non c'è perché nella maggioranza ancora non si sono messi d'accordo e, quindi, devono ancora essere fatte delle modifiche. Per questo dico che non c'è limite al peggio e non c'è limite alla presa in giro.
Signor Presidente, chiedo formalmente di avere subito una copia del maxiemendamento che è stato presentato ieri sera perché, indipendentemente dal vaglio di ammissibilità, quello è l'emendamento deciso dal Consiglio dei ministri perché così ha dichiarato il ministro per i rapporti con il Parlamento Chiti, a meno di avere a che fare con dei bugiardi anche a livello istituzionale
Chiedo, quindi, al Presidente della Camera che ci dia notizia sulla presentazione e sul testo esatto dell'emendamento, perché un conto è il vaglio di ammissibilità che ci deve essere e un altro conto è, invece, il testo dell'emendamento, che non può essere cambiato di continuo a proprio piacimento perché, se quello è il testo annunciato dal Consiglio dei ministri e se quel testo è stato ufficialmente depositato presso la Presidenza della Camera, deve essere quello e non può essere modificato. Dire una cosa e poi verificare che ciò non corrisponde al vero sarebbe una assoluta presa in giro e una mancanza di rispetto nei confronti di tutti; infatti, non si tratterebbe di una delle tante bugie, ma sarebbe una bugia davvero preoccupante a fronte di quello che è stato annunciato ieri.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
LUCA VOLONTÈ. Per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, l'onorevole Giachetti è libero di dire quello che ritiene di dire; però, pregherei l'Assemblea e l'onorevole Giachetti di essere, nella contrapposizione politica, quanto meno corretti.
L'UDC, da lui citato tra i gruppi che hanno ritirato le proposte emendative, non ha aspettato a ritirarle dopo che è stato annunciato che il Governo avrebbe posto la fiducia, ma lo ha reso noto attraverso il suo capogruppo - il sottoscritto - ad una certa ora e, dopo cinque minuti, gli uffici del mio gruppo hanno ritirato tutte le proposte emendative tranne cinque; quindi, non si è verificato ciò che ha detto l'onorevole Giachetti e cioè che, dopo l'annuncio che sarebbe stata posta la questione di fiducia, strumentalmente si ritiravano gli emendamenti. Noi li abbiamo ritirati prima e, quindi, ognuno si prenda le proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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MARCO BOATO. Signor Presidente, per quanto riguarda la questione sollevata questa mattina dal collega Barbieri io mi associo, ma solo come auspicio; infatti, la mia non è certamente una critica nei confronti del Presidente né della Presidenza della Camera né tantomeno nei confronti degli uffici. Mi associo all'auspicio in modo che - visto che siamo all'inizio della legislatura e spero che abbiamo tutti comunque un lungo lavoro davanti a noi - per il futuro si possano effettivamente rispettare gli orari di convocazione; infatti, nulla vieta che, una volta che la seduta è convocata per una certa ora, chi presiede - il presidente di turno o lo stesso Presidente della Camera - annunci all'Assemblea, nell'ora prevista, che la seduta si deve rinviare per ragioni di carattere politico, istituzionale o semplicemente di carattere istruttorio sul piano tecnico.
Credo, quindi, che bisognerebbe evitare una polemica sotto questo profilo e, come ho sempre detto - non lo dico solo in questa circostanza -, ciascuno di noi deve avere il massimo rispetto per chi presiede l'Assemblea e per chi presiede la Camera, perché ciò è a garanzia di tutti.
Se noi delegittimiamo chi svolge questo delicatissimo ruolo, facciamo lo stesso nei confronti del nostro lavoro. Personalmente, come del resto ha fatto opportunamente anche il collega Giachetti poc'anzi, accolgo questo richiamo e lo faccio mio per il futuro, in modo che vi sia una maggiore certezza dei nostri lavori.
Per quanto riguarda l'altro aspetto, io credo, signor Presidente - o signora Presidente, non so come lei preferisca essere chiamata - che, obiettivamente, quando si arriva a porre la questione di fiducia su una materia di così grande complessità e decisività per il futuro del nostro paese, vi sia una difficoltà oggettiva, che riguarda non solo l'opposizione, ma anche la maggioranza e, più in generale, i rapporti tra il Governo e il Parlamento.
Tuttavia, è ormai fuor di polemica il fatto che il Governo Berlusconi ha introdotto la prassi del ricorso alla questione di fiducia sia sui decreti-legge in materia fiscale sia sulla legge finanziaria, in quanto questo è un dato ormai storico, visto che si è verificato negli ultimi tre anni della scorsa legislatura, quindi per oltre la metà della stessa. Credo che possano dar atto di questo anche i colleghi Barbieri e Volontè, nonché il collega Menia, dato che facevano parte di questo Parlamento anche nella scorsa legislatura.
Detto ciò, credo che, benché non possa parlare a nome di tutti i deputati dell'Unione, sicuramente molti di noi avvertono una situazione di obiettivo disagio. Però, ha ragione il collega Giachetti quando rileva che nella seduta di oggi, venerdì 17 novembre, dopo che ieri è stata preannunciata dal Governo l'intenzione di porre la questione di fiducia, è stato letto da lei, Presidente, un lungo elenco di emendamenti che finalmente sono stati ritirati da parte dei gruppi dell'opposizione.
Ho perfetta memoria che l'espressione di questa volontà, la quale sarebbe stata decisiva per poter esaminare la legge finanziaria senza porre la questione di fiducia, era stata avanzata da autorevolissimi esponenti dell'opposizione, e cito forse il più autorevole tra questi, il presidente di Alleanza Nazionale Fini, circa un paio di settimane fa. Io non sindaco quanti dovessero essere gli emendamenti che dovevano rimanere o meno, perché ciò rientra nell'autonomia dei singoli gruppi, ma se un paio di settimane fa ci fossimo trovati di fronte non dico a nove, come disse allora Fini, ma ad alcune decine e, forse, anche ad alcune centinaia - ma non ad alcune migliaia! - di emendamenti, la dialettica ed il confronto parlamentare sulla manovra di bilancio sarebbero stati praticabili, possibili e realisticamente realizzabili. Voglio sottolineare che, ripetutamente, era stata dichiarata la piena disponibilità al riguardo da parte degli esponenti sia del Governo sia dei gruppi della maggioranza.
Se noi oggi siamo arrivati al cosiddetto maxiemendamento del Governo - che io avrei auspicato non ci dovesse essere o potesse non esserci -, il quale sostituisce l'articolo 16 e sopprime tutti gli altri, è perché in due settimane di lavoro, su 217Pag. 7articoli - e forse più, dati quelli aggiuntivi -, quest'aula è riuscita ad esaminarne solo 16, pur lavorando mattina, pomeriggio e sera, ed anche il sabato e la domenica.
Questa è la situazione in cui obiettivamente ci si è trovati. Insisto: per quanto mi riguarda, non la considero una situazione felice e non esalto il fatto che il Governo, della cui maggioranza faccio parte, sia stato costretto a porre la questione di fiducia ma, obiettivamente e realisticamente, nessuno può immaginare che un Governo del paese, quale che esso sia, si possa assumere la responsabilità di andare incontro all'esercizio provvisorio, che non sarebbe una sconfitta del Governo Prodi, ma del sistema paese nel suo insieme.
Per quanto riguarda i tempi per il vaglio di ammissibilità che la Presidenza della Camera, con la preziosa collaborazione dei loro e nostri uffici, deve effettuare relativamente al maxiemendamento presentato, ritengo che se questi tempi si prolungano ciò è di certo una garanzia - come peraltro è stato già detto -, non solo per la maggioranza, ma anche per l'opposizione, grazie alla terzietà, al rigore e alla correttezza di cui si deve dare atto alla Presidenza come istituzione e agli uffici che collaborano con essa, per il buon funzionamento della nostra istituzione parlamentare, in un momento di particolare delicatezza e difficoltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Satta...
ANTONIO SATTA. L'onorevole Reina lo aveva chiesto molto prima di me...
PRESIDENTE. Allora ha facoltà di parlare l'onorevole Reina.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, sono tre quarti d'ora che chiedo la parola!
Pongo un problema serio all'Assemblea: chiedo ai funzionari, visto che in sede politica non riesco a trovare risposta, se per caso sia stato abrogato l'articolo 11 del regolamento. Le iscrizioni a parlare sono predisposte dai segretari, che sono invitati - e si tratta di colleghi - a fare questo lavoro. Tutta la struttura che coadiuva il Presidente dev'essere coordinata, in aula, per svolgere tale funzione. È accaduto più volte a colleghi del mio gruppo, ma anche di altri gruppi, durante i lavori assembleari, che quando si interviene non si capisce se lo si fa perché si è parte di una componente o di un gruppo parlamentare importante, di destra o di sinistra, prima o dopo. Rimettiamo un po' d'ordine, e lo chiedo formalmente: porrò la questione in seno all'Ufficio di Presidenza. Una volta per tutte, esiste un articolo: o lo rispettiamo, o lo abroghiamo. Quindi, cerchiamo di lavorare in modo ordinato: questa è la prima questione.
In secondo luogo, non intendo inseguire il Governo, perché assemblare il mosaico di una legge finanziaria come quella che conosciamo e preparare un maxiemendamento come quello che il Governo da ultimo ha predisposto non è una cosa semplice. Tuttavia, altra perla tra le perle, non capisco in base a quale vereconda ragione si debba dare il termine delle 18 di oggi per la presentazione degli ordini del giorno che, sul piano formale e giuridico, sono strumenti diversi dalle mozioni. Debbo presumere che sia tutta una «pastetta» preparata tra una parte dell'opposizione e la maggioranza, per cui tutti sanno qual è il ruolo che devono recitare al momento opportuno, anche con il ritiro o il mantenimento di certi emendamenti? Altrimenti, in un paese civile, gli ordini del giorno si presentano quando vi è un testo sul quale confrontarsi.
Tale testo - questa è l'ultima questione, e mi ricollego alle corrette osservazioni dell'onorevole La Malfa, che non hanno nulla a che vedere con la polemica politica - noi non lo abbiamo: stiamo parlando di una cosa che non c'è. Questa notte ero tra i parlamentari che hanno assistito in quest'aula all'intervento del ministro Chiti. Tra il serio ed il faceto, l'onorevole Leone ha chiesto di quante pagine consistesse il maxiemendamento: sorridendo, il ministro Chiti ha glissato. Per bon ton non abbiamoPag. 8affrontato l'argomento. Tuttavia, va da sè, a meno che non stiamo veramente scherzando - e il Parlamento non se lo può permettere -, che un documento formale, ancor prima della dichiarazione di inammissibilità, deve essere posto all'attenzione di qualunque parlamentare che chieda di prenderne visione. Poi, chi di dovere può dichiararlo ammissibile o meno.
Questo documento non c'è. Tutti i termini di cui abbiamo parlato devono fare riferimento alla materiale possibilità di esaminare tale documento: se non c'è, organizziamoci. Può darsi che stiamo ragionando per discutere anche lunedì e, forse, martedì. Per essere chiari, si tratta di un problema formale e bisogna prenderne atto. Quando lei sospenderà inevitabilmente la seduta - non so se dopo di me altri colleghi abbiano chiesto di intervenire -, chiederò formalmente copia del documento in questione. Dopo di che, voglio capire in base a quale principio mi si può dire che entro le ore 18 devo presentare gli ordini del giorno. Rispetto a cosa, a quale documento, a quale situazione? Questa notte ci era stato detto che alle 11 di oggi avremmo avuto il documento. Stamattina, scherzando con alcuni colleghi alla Commissione finanze ho chiesto: nessuno sa niente, è un'araba fenice. Di cosa stiamo parlando?
Tutti i lavori sono condizionati formalmente - non c'entra la polemica politica - dal deposito! Ma stiamo scherzando? Portateci il documento e riprenderemo a discutere da quel momento e, se del caso, si riunirà la Conferenza dei presidenti di gruppo!
PRESIDENTE. Onorevole Reina...
GIUSEPPE MARIA REINA. Non sono venuto in Parlamento per fare il notaio né il cameriere! Di nessuno! Sono venuto per rispettare il mandato degli elettori e devo essere messo nella condizione di poterlo fare. Poi esiste anche la polemica politica, la posizione di parte, tutto quello che volete! Ma rimettiamo in ordine le cose (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento, Presidente, e le assicuro che non farò alcun riferimento di carattere politico.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Presidente, si ricordi che anch'io avevo chiesto di parlare!
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, le questioni che intendo sollevare riguardano l'articolo 86 del regolamento, sul vaglio di ammissibilità, e la presentazione degli ordini del giorno.
La prima questione che, tramite lei, vorrei porre al Presidente Bertinotti attiene alla complessità che sta emergendo nel vaglio di ammissibilità, che riguarda numerosi commi. Mi riferisco, in modo particolare, alla possibilità per la Camera, una volta che sarà reso noto il giudizio di ammissibilità (immagino, alla ripresa dei lavori dopo la sospensione), di disporre di un minimo di tempo per verificare ed eventualmente porre questioni conseguenti al giudizio di ammissibilità. Come sicuramente sa bene il Presidente, siamo in piena sessione di bilancio ed esistono determinate norme riguardanti tale giudizio. Ci sembrerebbe corretto che il tempo che, giustamente, la Presidenza si è preso, potesse essere concesso anche ai deputati, non nella stessa misura, per verificare e porre eventuali questioni non appena il giudizio di ammissibilità verrà reso noto.
La seconda questione - e concludo - riguarda la presentazione degli ordini del giorno. Signor Presidente, il termine fissato per la presentazione avrebbe una sua logica se, in questo momento, disponessimo del testo dell'emendamento, per avere la possibilità, entro il termine che è già stato indicato, di formulare i nostri ordini del giorno.
Naturalmente, il fatto che il giudizio di ammissibilità rimandi la nostra possibilità di conoscere il contenuto dell'emendamento dovrebbe - e, in questo senso, loPag. 9chiedo al Presidente Bertinotti - portare ad un aggiornamento del termine per la presentazione degli ordini del giorno, perché, in questo momento, sarebbe impossibile predisporre un ordine del giorno senza conoscere il giudizio di ammissibilità e, quindi, l'effettivo contenuto dell'emendamento su cui probabilmente verrà posta la questione di fiducia.
ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi scusi per non averle dato la parola precedentemente.
ANTONIO SATTA. Chiedere scusa è troppo, Presidente. La ringrazio.
Signor Presidente, con questa dialettica stimo facendo finta di non conoscere la realtà dei fatti. Fin quando non saranno apportate serie modifiche all'impostazione della legge finanziaria, arriveremo sempre a questo momento, così com'è avvenuto nel passato e così come sta accadendo ora.
Di questo passo, il disegno di legge finanziaria diventa il contenitore di tutte le istanze e smette di essere il vero progetto di programmazione economica del nostro paese. Ma questo vuole il Parlamento, e queste sono le difficoltà alle quali va incontro (è inutile nascondersi).
Abbiamo provato fino in fondo a cercare di esaminare con grande senso di responsabilità tutti gli articoli, con le relative proposte emendative, numerosissime, tutte quante, ovviamente, frutto di una elaborazione attenta da parte dei proponenti e delle singole forze politiche, tutte mirate a migliorare il disegno di legge finanziaria. Tuttavia, i tempi sono quelli che conosciamo, nonostante abbiamo lavorato incessantemente, per giornate intere, anche in sedute notturne.
È evidente - qualche collega lo ha già rilevato - che esiste una grande responsabilità del Governo, che non può permettersi il lusso, soprattutto in questo momento di grande incertezza economica, di grande preoccupazione nei mercati internazionali, di arrivare all'esercizio provvisorio. Il dovere forte del Governo è di terminare l'esame della legge finanziaria nei tempi doverosi e giusti, attraverso la presentazione di un maxiemendamento, che dovrà essere il più possibile interprete delle istanze delle forze politiche che siedono in Parlamento; un maxiemendamento che abbia ottenuto il «lasciapassare» in quanto giudicato ammissibile. Il dibattito potrà, poi, riprendere, nell'intento di dare un contributo affinché la manovra finanziaria possa avere il «via definitivo» e si tratti della migliore legge finanziaria possibile, in una situazione difficilissima.
Certamente, da parte dell'opposizione il contributo, come diceva il collega Giachetti, è arrivato, ma tardivamente. Se questo sforzo si fosse verificato non oggi, ma dieci giorni fa, adesso staremmo esaminando una legge finanziaria frutto di un esame completo da parte del Parlamento. Ognuno di noi si assuma le proprie responsabilità.
Comunque sia, pongo all'attenzione delle forze politiche la necessità di un impegno affinché siano riviste e riformate le norme che disciplinano la sessione di bilancio, in modo da «stralciare» i contenuti di proposte emendative che, a volte, nulla hanno a che fare con la legge finanziaria stessa. In questo modo, il Governo potrebbe avere uno strumento effettivo di programmazione economica, lasciando altre materie a proposte di legge che singoli parlamentari o gruppi parlamentari possono porre all'attenzione del Parlamento.
Ritengo che a questo punto non serva a nulla fare polemiche, perché non ha senso. È giunto il momento di avere quel grande senso di responsabilità che tutti i parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, debbono mostrare in una situazione così delicata ed importante (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
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DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, la ringrazio, ma prima con vivace cortesia, o con cortese vivacità, ho detto che avrei rinunciato ad intervenire. Lo confermo, ma colgo l'occasione, dato che lei me ne offre l'opportunità, per dire che la Presidenza (non parlo direttamente di lei) non può mai, in ogni caso, dare primazie o valutazioni di opportunità nelle antecedenze rispetto alle richieste di parlare sull'ordine dei lavori o a commento di interventi dell'esecutivo.
I miei centomila elettori «valgono» come i centomila di qualunque altro collega, e viceversa. Non vi sono primazie né graduatorie, specialmente in questo momento, in cui è messo fortemente in discussione il carattere parlamentare del nostro ordinamento. Questa è l'emergenza in cui ci troviamo.
Rivolgo un cortese richiamo (mi permetto di farlo) alla Presidenza, in senso impersonale, affinché sia rigorosamente rispettato l'ordine e la correttezza regolamentare e, naturalmente, procedurale delle richieste di intervento. Sono tre giorni che ho dovuto lamentare con vivace cortesia questo fatto. Mi permetto di richiamare ancora una volta la Presidenza al rispetto della procedura. In questo momento, rinuncio a dire quel poco, anzi quel pochissimo che avrei voluto dire.
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, la ringrazio per aver rinunciato all'intervento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Intervengo per muovere due rapidi rilievi; anzi, uno di essi è un suggerimento.
La Presidenza deve assolutamente fornire un chiarimento in merito alle illazioni che alcuni colleghi hanno avanzato sull'iter che sta seguendo il maxiemendamento. Chi era presente ieri sera in Assemblea ha visto che il ministro Chiti, dopo aver preannunciato la posizione della questione di fiducia, ha consegnato agli uffici della Presidenza una cartellina contenente il testo del maxiemendamento. Qualche collega ha formulato una gravissima ipotesi, cioè che nel corso della notte alcuni punti di quel maxiemendamento siano stati modificati.
Chiedo che si faccia assoluta chiarezza. Mettere in discussione la correttezza, la serietà, il rigore e la professionalità del lavoro dell'Ufficio di Presidenza è un fatto che non può lasciare dubbi di alcun genere (Commenti dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia). Il lavoro che viene svolto in merito al vaglio di ammissibilità è serio, importante e richiede certi tempi.
Inoltre, invito la Presidenza (concordo con la sollecitazione avanzata da alcuni colleghi) ad aggiornare il termine per la presentazione degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Strizzolo.
Relativamente alla questione del ritardo dell'inizio dei lavori dell'Assemblea, la Presidenza si è sentita in dovere di iniziare la seduta per avvertire del ritardo proprio per venire incontro alle esigenze dei colleghi. Del resto, in circostanze analoghe, in relazione all'esame di ammissibilità sul maxiemendamento, è accaduto che vi fossero ritardi.
Con riferimento alla durata del vaglio di ammissibilità e, dunque, dei tempi intercorrenti tra il deposito dell'emendamento del Governo e la sua distribuzione, ricordo che essa è naturalmente correlata con la struttura del testo. Ricordo, tuttavia, che in casi analoghi tale vaglio si è protratto per numerose ore. In particolare, nel 2003, i maxiemendamenti relativi al disegno di legge finanziaria furono presentati alle 20,05 dell'11 dicembre 2003, la seduta fu aggiornata al giorno successivo e il testo fu distribuito effettivamente alle 19,30. Nel 2005, nella seduta del 14 dicembre, in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2006, fu necessaria, dopo la presentazione del maxiemendamento, una sospensione di oltre 7 ore. Tuttavia, la Presidenza farà il possibile per evitare ulteriori ritardi nell'inizio delle sedute dell'Assemblea.Pag. 11
Circa la richiesta rivolta alla Presidenza di distribuire il testo dell'emendamento del Governo sul quale è stata preannunziata la posizione della questione di fiducia, la Presidenza, analogamente a quanto avvenuto in altre situazioni, anche riguardanti la presentazione di emendamenti del Governo nel corso dell'esame di questo provvedimento, renderà noto il testo non appena effettuato il vaglio di ammissibilità. Il Governo rimane, ovviamente, libero, ove lo ritenga, di rendere noto il testo depositato presso la Presidenza.
Ricordo che questa prassi è del tutto conforme a quella seguita in precedenti occasioni del tutto analoghe, anche con riferimento ai maxiemendamenti riferiti alla legge finanziaria. Ricordo, in particolare, quanto affermato dalla Presidenza in occasione della sessione del 2003, allorché, a fronte di una espressa richiesta dei deputati Violante, Pistone, Lusetti, Boato e Castagnetti, il Presidente ribadì che avrebbe reso disponibili i testi del Governo solamente dopo il vaglio di ammissibilità. Analogo comportamento fu tenuto in occasione della sessione di bilancio del 2005.
Naturalmente, al termine del vaglio di ammissibilità, conformemente ai precedenti, saranno resi disponibili sia i testi dichiarati ammissibili sia quelli originariamente presentati dal Governo.
Con riferimento alle osservazioni relative al termine per la presentazione degli ordini del giorno, desidero fare presente che tale termine è stato fissato nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri. Del resto, è prassi costante che in analoghe circostanze venga fissato un termine per gli ordini del giorno, per garantire un ordinato svolgimento del loro esame. È evidente che, se vi sono da parte dei deputati esigenze di differimento di tale termine, la Presidenza non ha difficoltà a prenderle in considerazione. Al riguardo, comunico fin d'ora che il termine per la presentazione degli ordini del giorno è differito alle ore 20 di oggi.
ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ANDREA RONCHI. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA RONCHI. Vorrei esprimere una piccola considerazione, se me lo consente.
La ringrazio per le sue delucidazioni, ma esse non ci soddisfano, per un motivo. Ciò che sta accadendo è molto grave, perché il testo di questo maxiemendamento non è quello di cui si è ragionato ieri sera. Ci sono seri motivi e voci molto ricorrenti nella stessa maggioranza, secondo cui qualcosa sta cambiando. Certamente, non sono stato io a dire che questa è una legge finanziaria in progress. Noi vorremmo che la Presidenza si facesse carico di domandare al Governo su cosa stiamo discutendo. Probabilmente, siamo in presenza di un esproprio delle funzioni di questo Parlamento. Di che cosa si sta trattando? Di che cosa si sta parlando? Quanti progress dovremo ancora attendere? Io ritengo che in questo momento, più che la politica, sia offeso il Parlamento come istituzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Onorevole Ronchi, queste valutazioni erano già state espresse in Assemblea. Da parte mia, non posso che riferire le sue osservazioni al Presidente della Camera.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13.
La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 13.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che, per completare il vaglio di ammissibilità dell'emendamento 16.500 del Governo, gli uffici hanno bisogno ancora di un'ora.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle 14.
La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 14,10.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
PRESIDENTE. Comunico che la Presidenza ha esaminato l'emendamento 16.500 del Governo (per l'articolo 16 e le proposte emendative ad esso riferite, vedi l'allegato A-A.C. 1746-bis sezione 1), presentato nella tarda serata di ieri, sul quale il Governo ha preannunciato l'intenzione di porre la questione di fiducia. Faccio anzitutto presente che il testo, di cui è stata valutata l'ammissibilità, è lo stesso presentato ieri dal Governo con le correzioni e le integrazioni che il Governo medesimo, contestualmente alla presentazione dell'emendamento, ha formalmente consegnato alla Presidenza. La Presidenza ha consentito successivamente solo interventi di natura tecnica, volti a correggere errori di ordine materiale o tecnico, ad evitare duplicazioni o rendere il testo conforme alle norme redazionali di tecnica legislativa (in particolare numerazione dei commi e revisione numerica delle tabelle). Ha unicamente consentito una specificazione di ordine normativo, volta ad aggiungere alle previsioni di cui al comma 213 anche il personale dell'Arma dei carabinieri: ciò in quanto tale specificazione è stata comunicata dal Governo subito dopo la consegna del testo dell'emendamento. Non sono state, invece, accolte ulteriori richieste sostanziali formulate nella notte dal Governo. La Presidenza ha in tal modo ritenuto di garantire, in una situazione particolarmente complessa e difficile, la massima trasparenza del procedimento, adottando un criterio di massimo rigore rispetto al testo.
Ricordo, poi, che l'emendamento 16.500, sostituendo l'articolo 16, accorpa in un unico testo tutti i successivi articoli del disegno di legge finanziaria. La Presidenza ha valutato attentamente anche questo profilo strutturale dell'emendamento, che presenta aspetti per alcuni versi peculiari rispetto anche alla prassi. La Presidenza ha, peraltro, considerato l'assoluta particolarità delle circostanze attuali rispetto ai precedenti. Al riguardo, va sottolineato che nel caso di specie la questione di fiducia è stata posta dal Governo dopo un'intensa attività parlamentare, che ha visto l'Assemblea impegnata per otto giorni di seduta e per circa 50 ore di dibattito, svolgendo complessivamente 339 votazioni su 15 articoli.
La decisione del Governo si riferisce, evidentemente, ad un provvedimento la cui approvazione entro i termini previsti appare essenziale per evitare l'esercizio provvisorio, garantendo la gestione ordinata del bilancio e delle risorse finanziarie dello Stato. Tale decisione, nelle circostanze attuali, consente altresì di evitare una compressione dei tempi di esame a disposizione dell'altro ramo del Parlamento. Alla luce di tali elementi, la Presidenza, al fine di bilanciare l'esigenza del Governo sottesa alla presentazione dell'emendamento con quella di assicurare che l'esame in sede parlamentare permanga nell'alveo delle questioni già sottoposte dal Governo all'Assemblea, ha ritenuto di ammettere la presentazione di un unico maxiemendamento soltanto nella misura in cui il testo si muovesse scrupolosamente entro i confini rappresentati dall'articolato originariamente all'esame dell'Assemblea e dagli emendamenti già presentati dal Governo e dalla Commissione e ritenuti ammissibili.
Sulla base di tale criterio, la Presidenza, in sede di vaglio di ammissibilità, ha ritenuto di espungere dal testo le seguenti disposizioni: il comma 101, che corrisponde al comma 2 dell'emendamento 27.16 del Governo, in materia di regime IVA dei metalli, presentato in Commissione ma non ripresentato in Assemblea; il comma 249, che riproduce l'emendamento 59.10 Napoletano, in materia di affidamento di incarichi e consulenze nella pubblica amministrazione, non ripresentato in Assemblea dalla Commissione e dal Governo; il comma 264, che contiene una disposizione di natura contabile che consente di utilizzare nell'anno successivo lePag. 13disponibilità iscritte nel fondo per l'arricchimento dell'offerta formativa non utilizzate nell'anno di competenza, il cui contenuto non corrisponde agli emendamenti della Commissione e del Governo; i commi 371 e 372, di contenuto analogo agli identici emendamenti Bressa 79.13 e 79.14, in materia di controllo della qualità dell'azione del Governo, ammissibili in Commissione e non ripresentati in Assemblea, e tuttavia privo della disposizione di adeguata copertura; il comma 442, capoverso, articolo 8, lettera m), dello statuto della Sardegna, in materia di regime delle entrate nella regione Sardegna, che riproduce l'emendamento 102.36 del Governo, ammissibile in Commissione e non ripresentato in Assemblea; i commi 497 e 498, di contenuto analogo all'articolo aggiuntivo 80.01 della I Commissione nonché ad altri emendamenti parlamentari valutati ammissibili in Commissione e non ripresentati in Assemblea, volti all'istituzione di un fondo per il sostegno agli investimenti per l'innovazione degli enti locali; il comma 551, che riproduce l'emendamento 134.17 del relatore, presentato in Commissione e ivi dichiarato inammissibile per carenza di compensazione, che prevede una spesa relativa agli anni 2007, 2008 e 2009 a valere sull'autorizzazione di spesa del comma precedente, che si riferisce esclusivamente agli anni 2007 e 2008; il comma 594, che reca un contributo di 3 milioni annui per la strada statale 120 Fiumefreddo, riproducendo parzialmente il contenuto di due analoghe proposte emendative, Raiti 142.06 e 0.142.600.650 della Commissione, entrambe dichiarate inammissibili, per estraneità di materia, in Commissione e in Assemblea; il comma 660 e il comma 666, che recano contenuti nuovi non corrispondenti ad emendamenti presentati dalla Commissione o dal Governo in Assemblea; chiedo scusa: ho erroneamente citato il comma 666 che deve invece intendersi ammissibile; i commi 767, 768 e 769, che recano norme relative alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il cui contenuto non corrisponde ad emendamenti presentati dalla Commissione o dal Governo in Assemblea.
L'unica eccezione è rappresentata dal comma 667, corrispondente all'emendamento Colasio 163.51, già presentato in Commissione e in Assemblea e ritenuto ammissibile, in ragione del particolare valore sociale della disposizione che riguarda contributi a favore dell'editoria per ipovedenti e non vedenti.
Informo che il ministro per i rapporti con il Parlamento mi ha rimesso, con lettera, la richiesta di apportare al testo dell'emendamento due ulteriori integrazioni, la cui omissione, nel testo di ieri sera, si deve ad un errore materiale. Poiché le integrazioni richieste sono coerenti con i criteri di ammissibilità sopra individuati, la Presidenza ha ritenuto di accedervi, considerando che il Governo ancora non ha posto la questione di fiducia sull'emendamento. Il testo, conformemente al precedente della seduta del 12 dicembre 2003, sarà distribuito, quindi, con questa integrazione.
Ciò posto, sul piano strettamente procedurale desidero svolgere una considerazione conclusiva di carattere generale. La Presidenza constata che quanto accaduto, malgrado tutti i tentativi, operati fin dall'inizio della sessione, di conciliare un sostanziale rispetto del termine per la conclusione della sessione di bilancio con l'esigenza, altrettanto irrinunciabile, di consentire un approfondito dibattito ed un adeguato confronto politico, conferma ancora una volta l'inadeguatezza delle previsioni regolamentari in merito alla disciplina dell'esame dei documenti di bilancio, più volte rilevata già nelle passate legislature. Risulta, infatti, evidente la sproporzione fra la strumentazione legislativa prevista dalla legge di contabilità generale dello Stato, nella concreta applicazione che ne viene fatta dal Governo, da questo come dai precedenti, e le relative procedure parlamentari di esame.
La sessione di bilancio in corso ha portato alle estreme conseguenze questa contraddizione ed ha mostrato come non sia più procrastinabile un intervento volto a rendere coerenti le procedure parlamentari con le esigenze di contenuto della manovra finanziaria ed assicurare, perPag. 14converso, che l'impostazione dei documenti di bilancio sia compatibile con un iter parlamentare ordinato ed efficace, tale da garantire il pieno esercizio delle prerogative di tutti i soggetti coinvolti. Ho già preannunciato che, al termine di questa sessione, saranno attivate tutte le sedi competenti, a cominciare dalla Giunta per il regolamento, nella quale svolgere, con la dovuta sollecitudine, una riflessione che porti ad un percorso di riforma condiviso, tale da interessare sia la legge di contabilità generale dello Stato, sia le procedure parlamentari di bilancio.
Avverto che, come da prassi, il testo dell'emendamento del Governo sarà trasmesso alla Commissione bilancio.
Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, io vorrei parlare a titolo personale, non in rappresentanza del mio gruppo; ritengo, infatti, giusto lasciare la parola, sul rapporto tra opposizione e Governo, ai rappresentanti del mio gruppo. Pertanto, non entro nel merito del rapporto tra opposizione e Governo perché ritengo seguiranno altri interventi di rappresentanti del mio gruppo in questo ambito nel quale non voglio inserirmi.
Naturalmente, questa vicenda dimostra che il monito, più volte lanciato da diversi colleghi nel corso dei nostri lavori, sulla inadeguatezza della legge finanziaria trova una conferma autorevole. Cambiano i ruoli - chi è maggioranza e chi opposizione: è la democrazia - ma, di finanziaria in finanziaria, constatiamo sempre, a malincuore, che il regime stabilito per questa legge, così com'è, non regge. Non regge, ad esempio, nel rapporto con il Documento di programmazione economico-finanziaria, nel quale si riscontrano spesso ottime intenzioni, lodevoli, messe per iscritto ma smentite puntualmente dalla finanziaria. In questo caso, è peraltro avvenuto qualcosa di più; mi riferisco all'esame mancato da parte della Commissione bilancio. Debbo aggiungere che, da tale punto di vista, la Commissione bilancio che ha operato nella scorsa legislatura, nonché quella della legislatura ancora precedente non si sottrassero mai, come purtroppo è capitato questa volta, ad un esame accurato della legge finanziaria.
Ma non voglio smentire la mia premessa; pertanto, sui rilievi mossi al Governo è giusto parlino i colleghi dell'UDC presenti in Assemblea. A tale riguardo, del resto, ho già espresso anche in altra sede la mia opinione.
Poiché in occasione della discussione di questa legge finanziaria si è svolto un dibattito molto aspro che ha coinvolto anche, in alcuni passaggi, la Presidenza della Camera, voglio invece dare atto al Presidente ed agli uffici di avere esercitato in modo severo - e comunque coerente con il passato - l'esame di ammissibilità; debbo compiacermi con lei, Presidente, per l'inammissibilità di una parte delle proposte emendative presentate dal Governo. Si tratta, anche in tal caso, di scelte che si ripetono, ma ritenevo personalmente, come suo predecessore, di doverle dare atto di tale correttezza (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. La ringrazio, signor Presidente.
Quanto lei ha dichiarato merita sicuramente una riflessione; lei, infatti, ha garantito - ed in tal senso non abbiamo ragione di dubitare delle sue affermazioni - che l'emendamento 16.500 del Governo, da quando è stato presentato ieri sera, non è stato modificato, salvo per alcune correzioni di carattere tecnico riguardanti errori materiali. Però, lei ha altresì rivelato una circostanza che ritengo molto grave dal punto di vista politico; ci ha confermato che il Governo, durante la notte, ha cercato di apportare consistenti modifiche al testo dell'emendamento presentato, alcune delle quali sono state da lei ammesse mentre altre, invece, sono state da lei rigettate.
Dunque, Presidente, lei ha dichiarato che occorre compiere una riflessione regolamentare sulle modalità di discussione della manovra economica; vorrei, tuttavia,Pag. 15osservare che l'irresponsabilità e l'incapacità di un Governo il quale, dopo quindici giorni di discussione in Assemblea, non è in grado di comporre e confezionare un maxiemendamento perché ha problemi gravissimi al suo interno, non si risolvono con una modifica di carattere regolamentare. Si tratta, infatti, di un problema politico: una maggioranza assolutamente «variopinta» e variegata; un Governo che non riesce a gestire la situazione, con una mancanza di leadership evidente; un Presidente del Consiglio e un ministro dell'economia e delle finanze che non riescono a tenere sotto controllo gli appetiti.
Dal punto di vista istituzionale, rilevo come il ministro per i rapporti con il Parlamento ieri abbia depositato un emendamento affermando che costituiva la posizione del Governo, che evidentemente l'ha discussa nel Consiglio dei ministri per poi, successivamente, cercare di modificare quell'emendamento con un vero e proprio assalto alla diligenza.
Noi riteniamo che il paese non meriti un Governo che cerca di assaltare la diligenza, ma un Governo responsabile, che abbia una chiara e precisa linea politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, credo che chi come me ha fatto, per un certo periodo, il mestiere di Vicepresidente della Camera e poi di ministro per i rapporti con il Parlamento, conosce bene le difficoltà della legge finanziaria. Però, credo che ci siano questioni che esorbitano dalla prassi e dalla tradizione di questo strumento, che riguarda la finanza e i saldi.
Il vero problema, Presidente, è che non so a chi dare la responsabilità, se al testo iniziale che è approdato al Parlamento, al Presidente della Camera o al Presidente del Consiglio. In questo momento - sono quasi le 14,30 -, sto parlando di un oggetto a me ancora sconosciuto. Sono qui in Parlamento e parlo di un testo, su cui sta per essere posta la questione di fiducia, che è stato arricchito di tantissimi nuovi commi, che derivano dagli emendamenti presentati anche dal Governo, ma il problema vero è che non so, per esempio, se sia prevista la riforma della scuola.
Stiamo vivendo un gigantesco paradosso. Il rapporto tra formazione professionale e scuola ci ha appassionato per un'intera legislatura con il ministro Berlinguer e costituisce un nodo fondamentale per il futuro del nostro paese. Pensate soltanto, con riferimento all'immigrazione, alla ricchezza della nostra tradizione di formazione professionale (scuole alberghiere, scuole professionali, eccetera) per chi intende fare l'imprenditore.
C'è chi, come me, ha sempre sostenuto il doppio canale e chi, invece, ha sempre sostenuto che si debbano fare due anni obbligatori, uguali per tutti, dopo le scuole medie, non dedicati alla formazione, degradando la formazione professionale a un ghetto per chi proprio non riesce a fare altro.
Questa riforma, ove non sia stata accolta nel maxiemendamento, è comunque stata inserita nel disegno di legge finanziaria. È possibile che un Parlamento non abbia trovato, dopo due legislature in cui ci si è appassionati su questi argomenti, un secondo di tempo per discuterne? Vorrei chiedere al Presidente in che sede ci siamo confrontati sulla riforma scolastica. Quando e dove abbiamo eventualmente deciso che il doppio canale, formativo e scolastico-educativo, ambedue di alto livello, dovesse essere abbandonato, per costringere tutti, per due anni, a seguire un certo percorso, anche coloro che hanno una diversa vocazione? Nel mondo cattolico ciò è stato sempre riconosciuto; mi riferisco ai cosiddetti talenti. C'è chi ha il talento per diventare professore di lettere e chi ha il talento per fare l'imprenditore. Centinaia di migliaia di imprenditori sono usciti dalle scuole professionali e hanno fatto la ricchezza dell'Italia! Non ho mai pensato che il professore di lettere abbia più prestigio sociale di quanto possa averne un imprenditore che esce dalle scuole professionali.Pag. 16
Ma la scelta è stata fatta in questo disegno di legge finanziaria. Allora, mi domando: che cosa c'entra la riforma dell'ordinamento scolastico con la legge finanziaria? Cosa c'entra con i saldi di bilancio? Perché è stata inserita nel testo fin dall'inizio? Perché è stata collocata nel disegno di legge finanziaria - non so se all'articolo 65 o all'80 - in modo tale per cui, presumibilmente, nessuno sarebbe stato in grado di interloquire con il ministro della pubblica istruzione?
Potevo anche pensare di convincere qualche collega con argomentazioni culturali a modificare quella norma. Ne abbiamo cambiate tante, in due anni, con la riforma Berlinguer e con la riforma Moratti e abbiamo trovato tante convergenze e anche tante divergenze! Oggi ci troviamo con questo disegno di legge finanziaria ad approvare riforme strutturali, in un modo che, Presidente, ha totalmente esautorato il Parlamento!
Non vado a cercare le responsabilità precise, non le conosco, ma rilevo che le riforme si fanno in due modi nel nostro paese. Uno è quello che prevede un iter che dura mesi, forse anni. Nella scorsa legislatura, ricordo la riforma delle norme sull'immigrazione e la stessa riforma della normativa sulle sostanze stupefacenti, che è stata esaminata per tre anni dal Senato nella Commissione di merito con numerose audizioni. Quindi, l'iter, sulla base dei regolamenti parlamentari, può durare a lungo, comportando mesi e anni di discussioni tra Camera e Senato.
Ma c'è un'altra forma per legiferare: si inserisce un articolo nel disegno di legge finanziaria e tutto viene cancellato, passando da mesi e anni di dibattito al nulla!
In conclusione, non vorrei essere smentito, ma può anche darsi che il mio intervento non serva a nulla perché il Governo non ha inserito nel maxiemendamento le norme relative alla scuola. Non lo so io e non lo sanno i deputati della maggioranza; anche adesso stiamo parlando di un testo che nessuno di noi ha visto. Siamo davvero arrivati ad un alto livello di avvilimento della funzione parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'oratore successivo, vorrei comunicare all'Assemblea che è stata accolta la richiesta avanzata ieri dalla quasi totalità dei gruppi di opposizione. Il ministro Livia Turco renderà pertanto un'informativa urgente sul decreto del ministro della salute in materia di sostanze stupefacenti domenica pomeriggio, al termine della sessione di bilancio.
Ha chiesto di parlare il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, già nel corso della XIII legislatura, in sede di riforma del regolamento, avevamo tentato di dare una sistemazione alla sessione di bilancio attraverso la revisione della legge finanziaria. Non ce l'abbiamo fatta, anche se restano per intero tutti i problemi e le discrasie cui faceva riferimento il presidente Casini durante il suo intervento. Prendiamo atto della sua volontà di voler operare in tale direzione. Tuttavia, alla conclusione di questa vicenda, ritengo che il Parlamento sia soccombente perché è stato soffocato dalle vicende e dai fatti.
Da parte di alcuni colleghi è stato rilevata una maggioranza di Governo non certamente coesa ed in grande difficoltà. Queste difficoltà sono state trasferite per intero all'interno dell'istituzione parlamentare. Non vorrei poi assolutamente fare riferimento a qualche collega che cerca di addossare responsabilità all'opposizione. Non credo che questo sia accaduto, ma vi sono responsabilità incredibili da ricercare altrove. Oltretutto, è stato rilevato che, allo stato, non conosciamo il testo di questo emendamento extra-large. Tuttora non siamo a conoscenza del testo del maxiemendamento nonostante le nostre sollecitazioni fatte per capire di più. Alcuni amministratori di Vibo Valentia, alcuni dei quali appartenenti alla maggioranza di Governo, hanno effettuato una sorta di «picchettaggio» nei nostri confronti per sapere, tramite noi parlamentari, se nel testo del Governo fosse contenutaPag. 17qualche norma di ristoro per i danni determinati dalla recente alluvione verificatasi in quel territorio. Non siamo riusciti a dir nulla anche a causa dell'interruzione del lavoro parlamentare. Per la prima volta, la Commissione Bilancio non ha potuto esercitare il proprio ruolo per intero ed anche in Assemblea il confronto è stato limitato e ridotto.
Signor Presidente, non ho alcuna preoccupazione nell'affermare che nei lavori parlamentari si è verificato qualche momento di asfissia. Non voglio attribuire responsabilità a nessuno - per carità - ma forse la maggioranza di Governo avrebbe dovuto essere ricondotta ad un comportamento più rispettoso nei confronti dell'Assemblea. A mio avviso, è questo il modo di concepire i rapporti a livello istituzionale. Tuttavia, ben comprendo le difficoltà del suo lavoro e di quello dei colleghi vicepresidenti dell'Assemblea.
Qualche altro collega ha affermato che si tratta di una legge finanziaria omnibus in cui sono stati inseriti tutti gli argomenti possibili. Durante il dibattito abbiamo cercato di far capire, in particolare sul tema della lotta alla criminalità, che le norme con le quali si prevede l'utilizzo degli immobili sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata dovevano essere inserite in un provvedimento più organico, articolato, funzionale ed incisivo.
Questo modo di legiferare mortifica il Parlamento, mortifica la possibilità di fornire il nostro contributo, un contributo che il Parlamento dovrebbe essere certamente in condizione di dare. Ci apprestiamo ovviamente ad un rituale, ad una liturgia: il ministro per i rapporti con il Parlamento ieri ha dichiarato, a nome del Governo, di voler mettere la fiducia; domani vi saranno le dichiarazioni di voto per la fiducia, poi si passerà agli ordini del giorno e alle dichiarazioni di voto per quanto riguarda il provvedimento. È un'antica e vecchia liturgia, certamente non si può fare diversamente, questo è il regolamento, ma restano le amarezze da parte di chi non comprende per intero qual è il percorso che intendiamo seguire, non soltanto in questi giorni, ma soprattutto nel prossimo futuro. Provo questi sentimenti, signor Presidente, di grande preoccupazione, senza voler fare polemica nei confronti di nessuno. Certamente, si tratta di problemi di un'istituzione che dovrebbe essere garantita nella sua valenza e nel suo significato più alto che ha oggi in democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, non trovo strano l'approccio culturale che le fa sostenere le considerazioni che lei, alla fine della comunicazione, ha reso a quest'Assemblea in ordine alla complessità di questa finanziaria e alla necessità di adeguare normativamente i lavori procedurali dell'Assemblea e delle Commissioni rispetto a questo portato. Mi suscita qualche perplessità il fatto che questo lo sostenga anche il presidente Casini, perché la sua è una coerente scelta di campo, che si sposa esattamente con l'impostazione di fondo che il Governo e la maggioranza hanno dato a questa finanziaria. Se noi alla legge finanziaria via via, nel corso degli anni, abbiamo dato l'impostazione che oggi è culminata in questa situazione, è evidente che esiste un tema di procedura che va affrontato, ma diventa abnorme per tutti immaginare che la modifica della procedura debba sanare un tema patologico di fondo. C'è un disordine politico e culturale di fondo, per cui invece dovremmo prendere atto che la legge finanziaria dovrebbe essere ricondotta fisiologicamente entro i termini dovuti. Il Governo ha deciso di fare questo, perché ha ritenuto che in questa legislatura non c'era, nell'ambito di questo Parlamento e del Senato, quella serenità necessaria che avrebbe consentito di raggiungere i risultati che si prefiggeva e si prefigge di raggiungere - vivaddio! posso anche comprenderlo -, ma io ho tutto il diritto, come esponente dell'opposizione o comunquePag. 18come «non esponente» della maggioranza, di denunciare che questa è una procedura che espropria il Parlamento di funzioni, di capacità, di progettualità di lavoro, come peraltro qualche altro collega ha detto.
Questa è la demarcazione di fondo. Quindi, trovo assai strano che il presidente Casini si sia unito con lei in questo bellettoso scambio di cortesie. Francamente, ne avrei fatto a meno.
Detto questo, carissimo Presidente, prima ancora che si sospendessero i lavori dell'Assemblea, ho sollevato un tema che nessuna modifica regolamentare potrà mai risolvere, perché attiene ai principi fondamentali del diritto: quel famoso documento, che si chiama maxiemendamento del Governo, ha un carattere di riservatezza fino a quando materialmente il ministro per i rapporti con il Parlamento non lo viene a depositare in Assemblea, come invece è avvenuto ieri sera. Da quel momento, è un atto pubblico che, per la sua funzione, appartiene a tutto il Parlamento, a prescindere dalla dichiarazione di ammissibilità.
E tutti i deputati hanno diritto di accedervi, qualunque sia la condizione formale di questa documentazione, ovvero che si tratti di fogli sparsi, uniti, pinzati - o come si voglia -, perché tutti abbiamo il dovere di avere contezza delle reali determinazioni del Governo. Questo è un elemento che nessun regolamento potrà mai cambiare, altrimenti dovremmo cambiare ben altro nel nostro diritto. E si tratta di una strada che francamente mi preoccupa per la salvaguardia della democrazia in questo paese. Questo è un elemento basilare.
Quanto al fatto che ci siano stati riferimenti a precedenti e si invochi la prassi, questo mi preoccupa ancora di più. Vedete, nelle corti di giustizia americane è facile fare riferimento a precedenti pronunciamenti di corte, dicendo: questa è la causa Williams-Stone, e quant'altro. Ma qui siamo nel Parlamento. Vorrei capire qual è il concetto giuridico di prassi, dove lo ascriviamo, in che posizione del diritto lo concepiamo. Che significa «è una prassi»? Qui dentro la prassi è la violazione sistematica delle regole. E il Parlamento la violazione delle regole non se la può permettere, vivaddio! Lo dobbiamo capire, perché così facendo vulneriamo la democrazia fin dalle sue fondamenta. Noi non possiamo fare quello che vogliamo! E mi preoccupa il fatto che i funzionari possano....
PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto, per favore.
GIUSEPPE MARIA REINA. No, Presidente! Non è scaduto il mio tempo. Questi sono problemi....
PRESIDENTE. È scaduto da 21 secondi.
GIUSEPPE MARIA REINA. No, non è scaduto, Presidente! Lei mi può togliere la parola, ma faremo il dibattito in altra sede! Non è come pensa lei! Questo è il suo modo culturale di procedere! Lei mi deve far completare (Commenti del deputato Lulli)!
PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto da 30 secondi!
Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, qualche collega che mi ha preceduto - e non mi riferisco all'ultimo intervento, ma ad altri - ha ritenuto opportuno intervenire nel merito di alcuni aspetti della manovra economico-finanziaria. Rispetto questa scelta ma non la condivido. Credo che in questo dibattito, più regolamentare e procedurale e di tipo interlocutorio, sia opportuno attenersi alle questioni che lei, Presidente, ha posto all'inizio di questa seduta e rinviare all'esame che fra poco svolgerà la Commissione bilancio e al dibattito di domani e dopodomani le dichiarazioni sul merito, che per quanto riguarda il gruppo dei Verdi saranno svolte dal capogruppo Bonelli.
Io voglio, signor Presidente, darle atto dell'assoluta correttezza delle dichiarazioniPag. 19che lei ha svolto in apertura di seduta, del rigore, della terzietà e dell'imparzialità a cui le sue dichiarazioni si sono improntate. E nel dare atto a lei, che è il Presidente della Camera, di tutto questo, do implicitamente, ma ora anche esplicitamente, atto della preziosa collaborazione che in questo lavoro la assiste da parte degli uffici della Camera, che hanno sempre dimostrato, sotto questo profilo, le caratteristiche di rigore, terzietà ed imparzialità senza le quali non esiste un vero Parlamento.
Vorrei anche dare pubblicamente atto, signor Presidente - a differenza, in questo caso, di chi mi ha immediatamente preceduto -, della grande correttezza dimostrata dall'ex Presidente della Camera, il collega Pier Ferdinando Casini, nelle dichiarazioni che a titolo personale poco fa ha svolto. Non debbo puntualmente e nominalmente ricordare il fatto che, qualche giorno fa, in quest'aula abbiamo assistito - da parte mia inopinatamente, perché sinceramente non me lo sarei aspettato - ad un attacco frontale, personale, nominativo nei confronti del Presidente della Camera che non aveva alcun fondamento. E io considero veramente importante che il Presidente Casini oggi abbia in qualche modo sanato il vulnus che si era verificato nella correttezza dei rapporti tra gruppi, anche di opposizione, e Presidente della Camera, correttezza dei rapporti che il mio e gli altri gruppi - quando stavamo all'opposizione - avevamo sempre cercato di mantenere e avevamo mantenuto.
Da ultimo, signor Presidente, credo che dobbiamo assumere in modo, starei per dire, vincolante, politicamente vincolante, ciò che lei - è importantissimo - ha dichiarato nella fase conclusiva delle sue comunicazioni odierne, vale a dire la necessità di un comune, cogente impegno per la riforma delle procedure di esame della manovra economico-finanziaria, perché il disagio è generale. C'è un disagio dell'opposizione, ma c'è un disagio anche della maggioranza, e credo vi sia perfino un disagio da parte del Governo.
Quindi, non mi sento adesso di lanciare attacchi all'opposizione o di chiedere alla maggioranza di fare autocritica, perché tutti noi possiamo sbagliare; tuttavia, quando la difficoltà, come lei ha giustamente ricordato, anno dopo anno, diventa, per così dire, «strutturale», allora deve esservi, nella diversità dei ruoli, una comune assunzione di responsabilità per modificare tale tipo di procedure.
La ringrazio, signor Presidente, per il suo impegno, che noi condividiamo pienamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non intendo unirmi al coro di alcuni colleghi - sia dell'opposizione, sia della maggioranza - in ordine alla correttezza ed alla trasparenza. Con ciò, non voglio dire che ritengo che non sia stato seguito un percorso corretto e trasparente: me ne guarderei bene!
Io aspetto: mi prenderò un po' di tempo e mi riserverò di esprimermi dopo aver confrontato il testo iniziale del maxiemendamento presentato, questa notte, dal ministro Chiti - che è questo che ho in mano e che possiedo sin da ieri notte, perché l'ho avuto da ambienti vicini alla maggioranza - con quello che è venuto poi fuori (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) dalla valutazione di ammissibilità (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
ANTONELLO FALOMI. Non ce lo abbiamo noi!
ANTONIO LEONE. No, no, scusatemi! Perché se noi puntiamo tutto su una sorta di responsabilità oggettiva in ordine a quanto è accaduto durante l'esame di questa manovra finanziaria, considerando il fatto che si tratta di un procedimento che, ormai, è diventato ingestibile, voglio ricordare a quest'Assemblea, a lei, Presidente Bertinotti, ed anche a chi l'ha preceduta - vale a dire, il Presidente Casini - che già nella scorsa legislatura è stataPag. 20presentata una mia proposta, finalizzata alla riforma regolamentare e normativa di questo iter.
Il problema affrontato da tale proposta venne trattato in sede sia di Giunta per il regolamento, sia di Commissione bilancio: infatti, grazie all'allora presidente Giancarlo Giorgetti, si aprì una sessione sulla riforma delle procedure di bilancio, come il Presidente Casini ricorderà.
Vorrei segnalare che in cinquant'anni, salvo l'interruzione del 1972 o del 1973, a causa della riforma della normativa contabile, non si è mai verificato - nonostante la farraginosità, «l'assalto alla diligenza» e ciò che normalmente accade durante l'esame di tutte le manovre finanziarie - quanto è successo quest'anno: mai! Non è mai capitata una cosa del genere!
Queste cose non dobbiamo dirle qui dentro, perché parecchi di noi, magari, aspettano là fuori, in Transatlantico, il momento in cui Presidente arriva, apre la seduta e legge lo speech! Tali questioni si dovrebbero «vivere» all'interno degli uffici addetti alle valutazioni e incaricati di portare a termine il lavoro: mi riferisco alla Commissione bilancio e a quanto accade nell'esame di ammissibilità delle proposte emendative!
Signor Presidente, nel riservarmi di valutare tutto il resto, domando prima a me stesso e successivamente a lei come faccia a ritenere che l'emendamento presentato dall'onorevole Colasio debba essere ammesso solamente perché assume un particolare valore, il quale, naturalmente, è legato a valutazioni compiute dalla Presidenza. Tali valutazioni possono essere anche da me condivise, tuttavia vorrei rilevare che esse non rientrano nei «paletti» e nei limiti stabiliti dagli uffici della Presidenza ai fini dell'ammissibilità!
Questa è la prima questione. In secondo luogo, non mi può venire a dire, Presidente, che quella dell'ammissibilità della misura concernente i Carabinieri, giusto per intenderci, è una questione formale, poiché si tratta di una questione di merito! Infatti, un errore madornale è stato commesso dal Governo ed è stato successivamente corretto: punto e basta! Diciamoci le cose per come sono, perché è inutile nasconderci dietro un dito!
Ma sto facendo queste affermazioni «presuntivamente»; poi, finiremo per confrontare tutto ciò che c'era con quello che è arrivato; alla fine, evidentemente, giungeremo alle conclusioni e rivolgeremo un plauso a lei, Presidente, all'intera Presidenza, agli uffici ed a tutti coloro che hanno il diritto di riceverlo!
La verità è che noi stiamo andando avanti sin dall'inizio con una discrasia enorme che è legata al testo iniziale presentato in questo Parlamento; infatti, l'errore fatto dal Governo è stato quello di venire in Parlamento con un «vocabolario», con 250 emendamenti (220, 217, ... non ricordo il numero). Dovevate avere almeno un minimo di furbizia, e cioè dovevate partire con 50 emendamenti e poi man mano aumentarli a seconda delle intenzioni del Parlamento; invece, è stato fatto il lavoro inverso e, poi, si è chiesto l'aiuto al Parlamento con balletti, manfrine e ostruzionismo.
Ho visto con piacere che questa mattina qualche collega dell'UDC ha dichiarato che in effetti, nonostante il ritiro degli emendamenti da parte del suo gruppo, il vero disagio è stato dato dagli emendamenti presentati dal Governo ...
PRESIDENTE. La prego...
ANTONIO LEONE. ... che hanno prodotto questa situazione. Apprezzo la dichiarazione, ma non apprezzo il fatto che necessariamente il Governo doveva correre con questa presentazione...
PRESIDENTE. La prego, concluda!
ANTONIO LEONE. ... discontinua di emendamenti soltanto perché ...
PRESIDENTE. La prego, concluda!.
ANTONIO LEONE. ... la Presidenza, per giustificare l'ammissibilità e la pertinenza doveva dire di sì, ma erano tutti, non solo in linea con il testo iniziale, maPag. 21anche con gli emendamenti presentati di notte, di giorno, in qualsiasi momento della giornata e della notte.
Per questo «tutto va bene, madama la marchesa»...
PRESIDENTE. Deputato Leone, deve concludere.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, questo lo vedremo dopo che avremo fatto un attento riscontro e diremo anche noi «tutto va bene, madama la marchesa» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Vorrei ricordare che anche in precedenti sessioni di bilancio è stato fatta notare la questione riguardante il rispetto dei tempi e il deputato Buontempo ha evidenziato - ed è stato condiviso da tutti - che lo scampanellio del Presidente a pochi momenti dalla conclusione dell'intervento invita l'oratore a concludere lo stesso nei tempi previsti.
Ha chiesto di parlare il deputato Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, senza entrare nel merito della procedura che da un punto di vista formale appare sostanzialmente corretta - difatti lei, signor Presidente, non poteva fare altro che darci questa comunicazione sull'ammissibilità e rinviare il tutto alla Commissione bilancio - però, converrà con noi che ci troviamo nel pieno di un paradosso, perché stiamo parlando ancora di un oggetto misterioso.
Io non ho avuto le capacità che ha avuto il collega Leone e, quindi, sono tra quei deputati che ancora non sanno esattamente di cosa stiamo parlando, perché non sono stati messi nella condizione di conoscere, fino in fondo, qual è il deliberato e la volontà del Governo rispetto al complesso della legge finanziaria. Ancora adesso - mi sembra di capire - stiamo navigando in mare aperto, perché siamo al paradosso di una fiducia annunciata che suggellerà sostanzialmente l'esproprio del Parlamento in termini sostanziali.
Ci avviamo stancamente alla conclusione, dopo giorni di dibattito e di confronto e ci sono intere materie che costituiscono il corpo di questo maxiemendamento del Governo che in realtà non riguardano materia specifica di una sessione di bilancio e di una politica finanziaria, ma sulle quali il Parlamento sostanzialmente viene espropriato di ogni confronto.
Ecco perché credo di poter dire, in questo momento, che forse è arrivato il tempo di chiudere i giochi. Non continuiamo a prenderci in giro, anche perché di questa patologia che riguarda la sessione di bilancio in Italia e nel nostro Parlamento siamo coscienti ormai da moltissimo tempo anche se finora il Parlamento non è stato in grado di realizzare alcuna riforma. Tuttavia, questo il Governo lo sapeva ancor prima di presentare il Documento di programmazione economico-finanziaria; quindi, si potevano scegliere altre strade, altri metodi, evitando la rappresentazione di uno stato di impotenza sostanziale del Parlamento, perché di questo bisogna prendere coscienza.
Oggi, i deputati non vengono messi nelle condizioni di dare il loro apporto concreto alla politica finanziaria del nostro paese. Vi è un Governo che si arroga con presunzione il diritto di presentare un maxiemendamento con mille commi, che è qualcosa che non si è mai visto nella storia di questa Repubblica. Ecco perché noi non possiamo assolutamente concordare neanche con le procedure che vengono adottate in questa fase (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, siano tutti grandi, grossi e vaccinati, quindi sappiamo perfettamente in che modo si svolge la sessione di bilancio. Io sono stato anche vicepresidente della Commissione bilancio nella XIII legislatura, quindi so perfettamente di cosa si sta parlando.
Ricordo la prima legge finanziaria con le deleghe del 1996, quando noi uscimmoPag. 22dall'aula; dunque, di sceneggiate ne abbiamo viste tante. Tuttavia, come ha già detto il collega Moffa, io non avevo mai visto un maxiemendamento composto da circa mille commi che adesso, come giustamente dice il collega Antonio Leone, dovrà essere verificato nelle parti del testo originario rispetto alle modifiche che sono state apportate.
Ciò che ha detto il collega Leone è molto grave, vale a dire che certi testi circolavano già in serata e che qualcuno li ha avuti per vie traverse, mediante qualche manina che si è infilata in qualche tasca o in qualche cappotto. Dunque, il problema è molto serio. Signor Presidente, oltre che tutta la serie di norme inammissibili che ella ha elencato - e vorrei avere il suo speech per poter verificare -, apprezzo anche la conclusione cui lei è pervenuto, vale a dire che occorre affrontare il problema della sessione di bilancio perché, alla luce anche delle mie esperienze personali, questo è veramente diventato un momento ingovernabile.
Vorrei inoltre dire, anche in polemica con il ministro dell'economia, che non si sono modificati soltanto i tramezzi e gli stucchi, ma sono stati spostati altresì dei muri maestri. Non dico che questi ultimi siano stati eliminati, ma un muro maestro che stava un po' da una parte è stato spostato dall'altra. Abbiamo dunque una situazione assolutamente ingovernabile. Io credo che prima di affrontare il problema della modifica del regolamento, dobbiamo decidere che cosa vogliamo che siano la sessione di bilancio e la legge finanziaria. Infatti, lei stesso ha citato alcune esenzioni dall'applicazione dell'inammissibilità: ad esempio, è stato citato l'emendamento Colasio. Io ricordo che la riforma della sessione di bilancio del 1978 e poi quella di dieci anni dopo avevano escluso che potessero essere oggetto della legge finanziaria argomenti di tipo microlocalistico o settoriale. Poi, però, di fatto, con interpretazioni più o meno raffinate, sono stati inseriti anche argomenti di questo tipo. Io capisco che le norme devono essere interpretate e non solo applicate rigidamente, tuttavia credo che il collegamento tra il documento di programmazione economico-finanziaria e la legge finanziaria stessa sia un punto sul quale convergere per fare in modo che le due cose vadano di pari passo, in modo tale che il DPEF non dica una cosa e la legge finanziaria un'altra.
Ricordo anche che le coperture di questa legge finanziaria sono state individuate tutte - o quasi - con il decreto-legge fiscale. Dunque, esiste anche un problema di collegamento tra la legge finanziaria e i relativi collegati. Credo, signor Presidente, che la vicenda vissuta in queste settimane fosse - nonostante il nostro pessimismo della ragione - assolutamente impensabile si verificasse negli anni precedenti. Ritengo che, indipendentemente da chi governa, si debba affrontare questo problema. In Commissione, signor Presidente, noi non abbiamo avuto il tempo nemmeno di affrontare gli emendamenti che via via il Governo andava presentando. Infatti, in aula, i gruppi di opposizione non hanno esaurito tutto il tempo di discussione a loro disposizione. Dunque, ci sono delle situazioni veramente ingovernabili sulle quali bisogna intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, forse è passato inosservato da parte sua (o almeno non ho colto una reazione adeguata) il precedente intervento del collega Leone. Siamo in aula e stiamo parlando di un maxiemendamento che nessuno dei presenti in aula ha visto...
IVANO STRIZZOLO. Leone!
ANTONIO LEONE. Io ho quello iniziale.
ROBERTO GIACHETTI. Non stai affermando la verità!
GUIDO CROSETTO...tranne il collega Leone, che l'ha avuto da persone esterne alla Camera.
Pag. 23IVANO STRIZZOLO. Detenzione abusiva!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Ve l'ha dato Igor Marini!
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, poiché il maxiemendamento è stato redatto dal Governo, ritengo che il Governo abbia dato a persone esterne alla Camera (Commenti del deputato Giachetti)...
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, il deputato svolge delle congetture, ma è suo diritto. Prego, deputato Crosetto.
GUIDO CROSETTO. Non sto facendo affermazioni (Commenti del ministro Chiti)...
PRESIDENTE. Scusate, evitiamo un dialogo.
Prego, deputato Crosetto.
GUIDO CROSETTO. Non sto facendo affermazioni, sto dicendo che noi aspettiamo da ore formalmente in Commissione bilancio il maxiemendamento; lo aspetta il presidente, lo aspettano i parlamentari della maggioranza e dell'opposizione e un deputato si alza dicendo di averlo avuto dall'esterno di questa Camera: trovo la cosa di pessimo gusto nei confronti della Camera da parte del Governo, che era l'unico depositario del maxiemendamento. Lascio da parte la questione, Presidente, ma che il Governo ritenga (Commenti del deputato Leone)...
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ci dica da chi!
LIONELLO COSENTINO. Igor Marini!
PRESIDENTE. Scusate, le valutazioni sull'intervento del deputato Crosetto possono essere espresse chiedendo la parola e parlando.
ANTONIO LEONE. Ma a Giachetti bisogna spiegarglielo!
ROBERTO GIACHETTI. Spiegamelo tu!
PRESIDENTE. Prego, deputato Crosetto.
GUIDO CROSETTO. In ogni caso, questo non è un punto rilevante. Il punto rilevante, da adesso in poi, è un altro. Signor Presidente, lei ha detto una cosa che mi permetto di contestare, anche se non è mio diritto farlo, in quanto non posso che prendere atto di quello che lei dice. Lei ha detto che in questo maxiemendamento sono state recepite tutte le questioni discusse e votate e tutti gli emendamenti che in questi giorni sono stati presentati da Governo e Commissione (cioè relatore). Come lei sa, non abbiamo potuto discutere né subemendare gli emendamenti del Governo. Gli ultimi emendamenti del relatore sono stati presentati ieri, mezz'ora prima della sospensione della seduta (mi pare fossero una sessantina). Con quale criterio si è deciso di recepire emendamenti che non sono stati sottoposti ad un formale vaglio della Commissione e del Comitato dei nove? Cosa avevano di più rispetto ad altri presentati da colleghi di maggioranza e di opposizione che erano stati depositati e dichiarati ammissibili? Sulla base di quale principio regolamentare, statutario o legislativo è stato accordato questo privilegio ad alcuni emendamenti? Il relatore ha diritti in più, ma non rispetto ad ogni singolo parlamentare. A questo punto, dunque, o tutto era ammissibile, e quindi il Governo poteva fare non uno ma 1.500 cambiamenti recependo gli emendamenti presentati da chiunque, maggioranza ed opposizione, oppure mi deve spiegare, signor Presidente, perché andavano bene quelli del relatore, presentati cinque minuti prima che si chiudesse la seduta, o quelli del Governo, presentati dieci minuti prima. Diamo per scontato che lei mi dia una risposta al rigaurdo.
Adesso, se vogliamo rispettare un minimo le forme, dopo il giudizio di ammissibilità, quando arriverà l'emendamento (mi sembra di essere nel «deserto deiPag. 24tartari» ad aspettare che arrivino gli invasori, che non arrivano: no, questa volta ci sono) avremo bisogno di discuterlo in Commissione. Sono arrivato al comma 770, ma saranno 800 o mille, non lo so. Lei vorrà concedere al Comitato dei nove almeno un minuto per comma? Oppure dovremo chiedere, come opposizione, al relatore, come si fa per ogni emendamento presentato, di leggerceli dal primo all'ultimo? Che tempo abbiamo in Commissione? Un minuto a comma mi sembra il minimo per capire cosa c'è scritto, senza discussione. Oppure, chiederò al relatore di darne lettura e, quando avrà finito la lettura, chiederò al Presidente di aprire la discussione, perché qualche forma, anche una sola, in questa finanziaria dobbiamo rispettarla.
Allora, al di là delle due domande precedenti, la questione che pongo a lei, ministro Chiti, e al presidente della Commissione è la seguente: lasciamo perdere ciò che è successo in questi giorni (i commenti politici sono stati di tutti i tipi) e non ci si venga a dire che la posizione della questione di fiducia dipende dall'esercizio provvisorio, perché lei sa, Presidente, che oggi probabilmente avremmo esaurito i tempi.
Da oggi in poi...
PRESIDENTE. La prego...
GUIDO CROSETTO. ...saremmo stati costretti a votare senza più intervenire e, probabilmente, votando sulle singole proposte emendative, avremmo concluso i nostri lavori in anticipo rispetto ai tempi della posizione della questione di fiducia.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GUIDO CROSETTO. Sui tempi, chiedo a lei, ministro, e al presidente di avere garanzie, almeno su questo; tempi, dunque, per la Commissione (sei, sette, dieci ore) per esaminare il maxiemendamento. Ce n'è bisogno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, in primo luogo vorrei ringraziare la Presidenza della Camera per il comportamento assolutamente corretto che ha tenuto in questi giorni di difficile lavoro, tutelando, fino alla fine, le prerogative dell'Assemblea e dei singoli parlamentari. Mi permetto di far rilevare che è stata compiuta un'innovazione di grande valore democratico, vincolando l'ammissibilità del maxiemendamento del Governo agli emendamenti già presentati nelle varie forme in questa Assemblea.
In secondo luogo, vorrei esprimere una piena e totale condivisione rispetto alle valutazioni e alle proposte che il Presidente ha avanzato sull'inadeguatezza delle procedure parlamentari per l'esame dei documenti di bilancio.
L'esigenza di una profonda riforma dei processi di formazione del bilancio dello Stato è improcrastinabile e deve coinvolgere, come lo stesso Presidente ha detto, la stessa strumentazione legislativa e non solo quella relativa ai regolamenti parlamentari, a partire dalla legge finanziaria, che, istituita nel 1978, al fine di dare coerenza generale alla politica economica dello Stato, ha via via assunto, invece, al proprio interno finalità diverse e spurie rispetto all'obiettivo originario, fino a diventare, in un certo senso, un surrogato del normale procedimento legislativo che si dovrebbe sviluppare nel corso dell'anno.
Tutto questo comporta una serie di effetti negativi sia per la democrazia sia per il paese. Comporta la mancanza di trasparenza legislativa, che complica la possibilità per il cittadino di conoscere la legislazione; comporta una riduzione sostanziale, anche se non formale, delle prerogative parlamentari e infine, paradossalmente, oggi, comporta anche una difficoltà di controllare e realizzare gli obiettivi macroeconomici generali fissati nel Documento di programmazione economico-finanziaria. Ritengo importante che la riforma delle procedure di formazione di bilancio prenda avvio sulla base di una specifica iniziativa parlamentare su cui poi si potrà innestare un contributo del Governo.Pag. 25
In merito alle polemiche politiche sollevate dai membri dell'opposizione, vorrei far rilevare che non è assolutamente vero che la responsabilità di questo esito finale sia addebitabile soltanto al Governo, né è vero che non fosse mai accaduto quanto si è verificato quest'anno. Anzi, negli anni precedenti è accaduto anche di peggio, quando, ad esempio, venivano presentati all'ultimo momento maxiemendamenti che il Parlamento non aveva avuto occasione di discutere e di conoscere nei contenuti, non essendovi allora il vincolo all'ammissibilità derivante dalla presentazione in aula degli emendamenti.
La novità di quest'anno è stata il fatto che la Commissione bilancio non ha esaurito l'esame della legge finanziaria e la responsabilità di questo esito è anche dell'opposizione, così come lo è per un esame parlamentare che ha consentito di approvare soltanto 15 articoli.
Senza voler generare grandi polemiche, vorrei far rilevare che in Assemblea sono stati presentati, e non ritirati, se non dopo la posizione della questione di fiducia, circa 4.500 emendamenti dall'opposizione e che, in 40 ore di dibattito, la gran parte delle quali utilizzate da membri dell'opposizione, si è riusciti ad esaminare soltanto 15 articoli.
Vi sarebbe potuto essere un altro esito se l'opposizione avesse adottato un comportamento diverso che, magari, avrebbe messo ancor più in difficoltà il Governo, un comportamento teso a rendere più produttivo il lavoro parlamentare, sottraendo così al Governo, all'Esecutivo, la possibilità di definire, nella sostanza, la gran parte del contenuto finale.
Voglio auspicare, data anche l'unanimità di consensi rispetto all'esigenza di una profonda riforma dei processi di bilancio, che l'anno prossimo la discussione e l'approvazione della legge finanziaria possano già avvenire sulla base di nuove regole (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, debbo dire che si tratta di una discussione molto interessante per una serie di motivi, il più importante dei quali fa direttamente riferimento a quanto ha comunicato lei, signor Presidente, all'inizio della seduta, quando ha detto che nel maxiemendamento potevano essere accolte solo parti che erano state discusse o presentate in Assemblea. Vorrei sottolineare come questa sia, di fatto, una riforma regolamentare che abbiamo accettato per garantire il massimo della correttezza rispetto ai lavori, in modo che l'Assemblea potesse affrontarli nel migliore dei modi possibili.
Apro e chiudo rapidamente una breve parentesi, rivolgendomi al collega Crosetto. È inutile che continuiamo a girare intorno al problema. Se l'Assemblea non ha potuto valutare nel merito gli emendamenti presentati, lo si deve solo all'atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione. Fino a ieri, vi erano ancora 4.500 emendamenti. Con un ritmo di sola votazione, e non illustrazione, di 700 emendamenti al giorno, avremmo impiegato sei giorni e mezzo per ultimare i lavori. Questa è la pietra tombale rispetto alle vostre argomentazioni.
Passiamo ai due aspetti più interessanti che sono emersi nella discussione. Abbiamo appreso che il collega Leone ha una vocazione di sceriffo e ieri sera è riuscito ad entrare in possesso, in maniera rocambolesca, del testo del maxiemendamento (Commenti del deputato Leone)...
PRESIDENTE. Per favore, evitiamo gli assembramenti; almeno nell'emiciclo evitiamo capannelli, discussioni, telefonate.
Prego, deputato Bressa.
GIANCLAUDIO BRESSA. ...ed ha ammonito, rivolgendosi con tono minaccioso al Governo ed alla maggioranza: «Verificheremo la congruità di quel testo con quello che ci verrà sottoposto».
Vorrei ricordare al collega Leone che è sufficiente che esamini i precedenti parlamentari per trovare risposte ai suoi interrogativi, mal posti. Ne cito uno perPag. 26tutti: la seduta del 12 dicembre 2003 e, non a caso, il Presidente Casini, si è rivolto a lei riconoscendo la correttezza del suo operato, Presidente Bertinotti. Infatti, il 12 dicembre 2003, il Presidente Casini comunicava che, dopo la presentazione del maxiemendamento, il Governo aveva presentato ulteriori tre proposte emendative, giustificando il fatto con la necessità di dare compiutezza alla manovra finanziaria.
In quell'occasione, il collega Vito, riferendosi all'atteggiamento del Governo, che aveva presentato l'emendamento e con una lettera del collega Giovanardi aveva proposto le modifiche, diceva - cito le sue testuali parole -: «Sono state valutazioni istituzionali, che rispettiamo e che mi auguro non siano oggetto di polemica politica da parte vostra, perché a tali valutazioni istituzionali noi tutti dobbiamo rispetto, in quanto sono la garanzia della procedura».
Collega Leone, la procedura è una e sempre la stessa. Non faccia minacce fuori posto e non assuma comportamenti che non competono ad un parlamentare che siede in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Grazie.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, mi scusi, ma non ho finito. È stato un dibattito istruttivo e vorrei che fossimo tutti consapevoli di ciò che abbiamo imparato quest'oggi.
Il collega Giovanardi ha detto che sta attendendo il testo del maxiemendamento perché è ancora un oggetto sconosciuto e ha ricordato che forse al suo interno vi sarà la riforma della scuola, portando come esempio la riforma della legge sulla droga, che per anni e anni era stata oggetto di dibattito in Parlamento. Si è dimenticato di dire, però, che la legge sulla droga è stata approvata con un emendamento al decreto-legge concernente le Olimpiadi. Questo dice tutto! La serietà è qualche cosa che si chiede a ciascuno di noi quando è seduto in quest'aula; vorrei che non lo dimenticassimo mai, in nessun momento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno, Verdi e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Vorrei ringraziare i deputati che, intervenendo, hanno espresso degli apprezzamenti nei confronti della Presidenza e degli uffici, in particolare il mio predecessore Casini e altresì, naturalmente, i deputati che hanno svolto, peraltro assai urbanamente, dei rilievi critici. Su uno di questi mi permetto tuttavia di replicare. Ciò che è stato criticato come discrezionale, cioè la richiesta al Governo di formulare il suo emendamento sulla base di emendamenti presentati o ripresentati in Assemblea dal Governo e dal relatore, che aveva guadagnato un consenso unanime nella Conferenza dei presidenti di gruppo, era teso a tutelare e a valorizzare il Parlamento. È un elemento di bilanciamento dell'esigenza del Governo, nel momento in cui si accingeva a presentare un emendamento di grande portata, con l'esigenza del Parlamento, tale da consentire che ciò avvenisse nell'alveo delle questioni già sottoposte all'Assemblea e che, quindi, intervenisse solo su materie presenti al tavolo della medesima.
Ricordo che il testo degli emendamenti è distribuito dalla Presidenza alla Commissione e ai gruppi solo una volta ultimato il vaglio di ammissibilità. Non solo questa non è una novità di oggi, ma in tal senso la prassi è costante e senza eccezioni. È ovvio che il Governo è libero, se lo ritiene, di rendere noto il suo testo anche in momenti precedenti.
Ricordo anche, rispetto al tempo che va dalla presentazione alla conclusione del vaglio di ammissibilità, che il Governo prima della posizione della questione di fiducia non può escludere di presentare eventuali integrazioni o correzioni da apportare al testo, rientrando ciò nella sua facoltà di richiedere formulazioni parziali, che naturalmente sono sottoposte al vaglio di ammissibilità.
Ricordo altresì che il testo dell'emendamento del Governo è già in distribuzione, ma il testo materialmente presentato ieri sera dal Governo è a disposizionePag. 27della V Commissione, come ho detto nell'introduzione, con le correzioni e le integrazioni presentate contestualmente dal Governo stesso alla consegna dell'emendamento. Tale documentazione, e solo tale documentazione, fa dunque testo per la Presidenza.
Come preannunciato, procedo ora a sospendere la seduta fino alle 18. Il presidente della Commissione bilancio potrà nel frattempo convocare il Comitato dei nove.
GIUSEPPE MARIA REINA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Ritengo che per correttezza dovrebbe essere differito anche il termine per la presentazione degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. È già stato differito alle 20.
GIUSEPPE MARIA REINA. È stato fissato quel termine perché si sapeva che alle 13 sarebbe giunto il testo definitivo. Siamo ancora qui a lavorare. Materialmente non è possibile mantenere il termine fissato alle 20.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, credo che rinviare alle ore 18, sic et simpliciter, pur in accoglimento di una richiesta proveniente dai banchi dell'opposizione, significhi dare per scontato che si possa svolgere un esame serio, da questo momento alle 18, di un maxiemendamento che, quando è stata formulata la richiesta, non era ancora conosciuto. Non lo abbiamo letto, ma lo abbiamo «pesato». Non so quanti chili pesi! Avendolo «pesato», ritengo inutile prevedere, dalle 15,30, o dalle 16 - non so quando si riunirebbe la Commissione -, due ore per poterlo esaminare, perché tanto in due ore non riusciremo comunque ad esaminarlo. La prego quindi, signor Presidente, di valutare la possibilità di sospendere la seduta fino a poco prima del momento della posizione vera e propria della questione di fiducia, perché - e lo preannunzio, a nome del gruppo di Alleanza nazionale - immediatamente dopo l'inizio della riunione del Comitato dei nove noi abbandoneremo, per protesta, la seduta, non essendo possibile che un emendamento di questa fatta, di questo «peso» - lo ripeto, non ne conosco il contenuto, ma ne conosco il «peso» - possa essere presentato in tale contesto. Sarebbe, oltretutto, una presa in giro, sapendo già tutti che, in ogni caso, verrà posta la questione di fiducia alle 18. Di prese in giro ne abbiamo già subite parecchie e non importa cosa sia successo nell'epoca carolingia o post-carolingia! Mi pare, infatti, che le vostre proposte, colleghi della maggioranza, fossero di cambiare, di rimodernare, di fare finalmente funzionare tutto! Invece, l'unico argomento che avete dimostrato è che anche voi qualcosina di cattivo avete fatto; non mi basta, quindi, come argomento ciò che è successo negli scorsi anni.
Pertanto, signor Presidente, mi sembra che sospendere la seduta fino alle 18 sia eccessivo; può darsi che anche gli altri gruppi ritengano inutile tale termine e che già tra mezz'ora sia possibile porre la questione di fiducia da parte del Governo, ove si accedesse alla tesi che in mezz'ora o in due ore sarebbe identico il grado di scarsa conoscenza del maxiemendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, in precedenza sono intervenuto chiedendo un termine adeguato per la discussione. Penso che l'intervento del collega La Russa abbia, in qualche modo, rilevato ciò che noi non ci aspettavamo. Se questa Camera è riconvocata alle 18 significa che il tempoPag. 28che lei attribuisce al Comitato dei nove per valutare il maxiemendamento è di nemmeno due ore. A questo punto, ha ragione il collega La Russa: in due ore rischieremmo di formalizzare un lavoro che è impossibile realizzare veramente. Pertanto, o vi è un tempo adeguato, o tanto vale non avere nemmeno due ore, che non servono a nulla per valutare un emendamento di questo tipo.
PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Onorevoli colleghi, scusate, credo si faccia un po' di fatica ad orizzontarsi, perché la Presidenza, ma soprattutto noi, siamo artefici del nostro destino e possiamo decidere tutto ciò che vogliamo. Ma è fin troppo ovvio (e tale argomentazione non ha certo bisogno di difensori d'ufficio) che il tempo di due ore e mezzo, che è stato fissato, all'opposizione certo non basta perché, come giustamente hanno rilevato gli onorevoli La Russa e Crosetto, di fronte ad un «pacco» di questo tipo esso non è sufficiente; ma la Presidenza ha fissato tale termine in risposta ad una richiesta formulata dall'opposizione...
IGNAZIO LA RUSSA. Prima di conoscerne il «peso»!
PIER FERDINANDO CASINI. Sì, certo, il «peso» poteva variare di qualche milligrammo, ma non credo (Commenti)... Ma no, semplicemente per la serietà, perché in quest'aula o siamo seri...
IGNAZIO LA RUSSA. Noi siamo seri!
PIER FERDINANDO CASINI. A questo punto, se l'opposizione rinuncia all'esame, è un conto, ma è giusto che siano chiari i termini della questione. Noi, come UDC, vogliamo procedere all'esame del maxiemendamento. Non saranno necessarie due ore e mezzo, posso capire che si può fare un esame più breve, ma per ragioni di serietà, perché non siamo al mercato, questo esame lo svolgiamo, anche sapendo che vi sarà la posizione della questione di fiducia, perché lo sappiamo da due giorni...
IGNAZIO LA RUSSA. Allora, è una presa in giro!
PRESIDENTE. Per favore, evitiamo le interruzioni.
Prego, deputato Casini.
PIER FERDINANDO CASINI. Allora, chi vuole sottrarsi all'esame, si sottragga. Noi lo effettueremo, rapidamente, come è nostro diritto-dovere e come è stato richiesto dall'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Popolari-Udeur).
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Tuttavia, vorrei che concludessimo su questo punto. Prego, deputato Cota.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che è inutile riunire il Comitato dei nove. È una presa in giro perché non c'è il tempo neanche di leggere l'emendamento. A franchezza, franchezza!
ANDREA LULLI. Sono 20 giorni che se ne discute!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Per cortesia, evitiamo i battibecchi. Prego, deputato Quartiani.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, apprezzando ciò che è stato affermato da altri colleghi, anche a nome di altri gruppi parlamentari, ritengo opportuno che siano garantiti i tempi per prendere visione del testo del maxiemendamento. Vorrei sollecitare in tal senso laPag. 29Presidenza, anche perché si tratta non soltanto di prendere visione del testo, ma anche di garantire ai colleghi la possibilità di presentare gli ordini del giorno. Procrastinandosi la nostra discussione, chiedo che si possa prorogare di qualche ora anche il termine per la presentazione degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Propongo che il termine per la presentazione degli ordini del giorno sia prorogato sino alle 22 di oggi.
Confermo la decisione di aggiornare la seduta alle ore 18, a seguito di una richiesta che è stata formulata da parte delle opposizioni. Penso che, in ogni caso, sia un diritto del Comitato dei nove prendere in esame il maxiemendamento che è stato presentato.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,25, è ripresa alle 18.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, il deputato Gasparri è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Posizione della questione di fiducia - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento, deputato Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, colleghi, l'annuncio della posizione della questione di fiducia sulla legge finanziaria fatto ieri sera, che confermo, credo che a questo punto, indipendentemente dalle valutazioni che diamo in ordine alle responsabilità - cercherò poi di svolgere qualche considerazione, senza scendere sulla polemica -, si rendesse oggettivamente inevitabile.
Siamo al termine della sessione di bilancio per la quale, nella Camera in cui avviene la prima lettura, è prevista una durata di 45 giorni - ce lo ricordava alcuni giorni fa l'onorevole Gerardo Bianco, con la serietà e l'autorevolezza che gli derivano da una lunga esperienza parlamentare - e oggi è il quarantacinquesimo giorno. In una settimana, lavorando con intensità - della quale dobbiamo essere grati a tutti i parlamentari, indipendentemente dalla collocazione politica - anche il sabato e la domenica, sono stati approvati 15 articoli e due articoli sono stati soppressi. Si tratta di fatti concreti e non di interpretazioni e ognuno può fare il conto - anche solo votando gli emendamenti senza intervenire per illustrarli - di quanti giorni sarebbero stati necessari.
Quindi, in primo luogo, la richiesta di fiducia è lo strumento a nostra disposizione per evitare rischi di esercizio provvisorio, che ad ogni costo abbiamo il dovere e la responsabilità di evitare. Sono convinto che questo obiettivo non è solo del centrosinistra, dunque di uno schieramento, ma è sentito come interesse del paese, indipendentemente dal giudizio che si esprime sulle scelte della finanziaria.
Avevamo creduto che realmente si potesse evitare il ricorso alla fiducia, pur trattandosi di una finanziaria complessa nella sua articolazione; in ciò vi è una responsabilità del Governo attuale, come di quelli precedenti.
Sarebbe stato possibile se, non l'ultimo giorno, praticamente alla scadenza della sessione di bilancio, ma sin dall'inizio, fossero state ritirate le migliaia di proposte emendative presentate o, meglio ancora, se fosse stata mantenuta la sfida che ci era stata lanciata dall'opposizione, da leader autorevoli dell'opposizione che ciPag. 30avevano detto che avrebbero scelto sette o otto questioni sulle quali confrontarsi nel merito. Obiettivamente, così non è stato e ciò rappresenta un'occasione perduta per tutti noi, maggioranza e opposizione. Infatti, il confronto in Commissione e in aula ha mostrato - credo che anche questa sia una considerazione oggettiva - una maggioranza unita e, proprio per questo, aperta ad accogliere proposte migliorative da parte dell'opposizione.
Complessivamente, su 15 articoli, sono stati approvati 39 emendamenti presentati dall'opposizione, alcuni dei quali erano convergenti con proposte emendative presentate dalla stessa maggioranza.
Tra di essi vi sono dei temi di assoluto rilievo. Non li ricordo tutti e trentanove, ma solo quelli, lo ripeto, di assoluto rilievo: quando ero all'opposizione, non mi è mai capitato di poterne trovare. Sto parlando della soppressione della tassa di soggiorno per i comuni; del superamento della differenza tra esercizi di diverse dimensioni, al di sotto o al di sopra di 250 metri quadrati rispetto all'obbligo dello scontrino fiscale per chi effettua la trasmissione telematica; del fondo per la pedemontana lombarda, così da concorrere alla sua progettazione e realizzazione; del fondo per superare le barriere architettoniche negli esercizi commerciali; di una rimodulazione che consenta l'autonomia dei comuni per l'aumento dell'ICI - abbiamo detto perché ciò è giusto, ringraziando pubblicamente l'Assemblea -, che introdurremo al Senato anche per le aliquote IRPEF.
L'impegno della maggioranza - che ringrazio per l'intenso lavoro svolto, per una collegialità che ha costruito coesione e per il sostegno che i gruppi di maggioranza hanno dato al Governo e, nello specifico, al mio lavoro - ha determinato altri importanti cambiamenti. Ne citerò solamente alcuni: le risorse a disposizione per la ricerca, gli interventi per i giovani apprendisti, per i precari nella scuola, nel pubblico impiego, nelle forze dell'ordine; lo stanziamento per la cooperazione allo sviluppo...
ELIO VITO. Ma dov'è questa cosa? Riapriamo la finanziaria?
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Cito le cose che ci sono, collega Vito: consenta anche a me di parlare, poiché questa è una sua valutazione, non la mia.
MARCO BOATO. Il Governo ha diritto di parlare liberamente!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Grazie; a volte nelle democrazie succede anche che i Governi possano parlare...
Sto citando il fondo per la mobilità, con particolare attenzione alle città metropolitane a forte tensione turistica e le misure ulteriori di rigore e di trasparenza per il funzionamento della politica e delle amministrazioni.
Sono convinto che se si fosse proceduto all'esame degli articoli e se anziché all'articolo 15 ci si fosse magari fermati al 130 o al 150 - e se non fosse passata come strategia prevalente quella delle «spallate» ai Governi sulla finanziaria - vi sarebbero state altre occasioni di confronto e di miglioramento nei riguardi di una legge finanziaria difficile e complessa. Questo, comunque, è l'auspicio che il Governo esprime - io lo esprimo -, in vista del lavoro che, a partire dai prossimi giorni, riguarderà l'esame in seconda lettura della legge finanziaria al Senato.
La finanziaria non vi arriverà blindata - come non lo è stata alla Camera - ma, naturalmente, con alcuni punti cardine non modificabili: il rientro nel patto di stabilità per l'euro, la ricostruzione dell'avanzo primario, l'equità dei sacrifici, l'introduzione delle aliquote fiscali dell'IRPEF e il sostegno necessario allo sviluppo.
A quanti tra gli esponenti della destra (ieri lo diceva il senatore Baldassarri) continuano a dirci che i 15 miliardi di euro erano necessari - si trattava di un impegno, quale che fosse il Governo -, ma ci si doveva fermare a questo punto e siPag. 31doveva procedere con tagli alla spesa, voglio ribadire, nel rispetto di un confronto e di una battaglia politica (entrambi possono essere forti e civili) che questa non è la nostra strada.
Potremmo dire, in modo polemico: è difficile che il responsabile di una malattia divenga improvvisamente medico e la guarisca, o ancora che niente di tutto questo è stato fatto nei cinque anni precedenti, se la spesa corrente è aumentata di alcuni punti. In ogni caso, al di là di questo orizzonte polemico, il centrosinistra si propone - nei prossimi mesi e anni parleranno i risultati - di risanare e sostenere lo sviluppo. I sacrifici che l'eredità lasciata impone agli italiani debbono essere ripartiti con equità. Noi, colleghi, vogliamo riformare il pubblico impiego, non licenziare in massa; vogliamo riformare il welfare, non abbatterlo; vogliamo dare una prospettiva a chi vede di fronte a sé un destino da precario che, invece, deve essere allontanato.
Con questa chiarezza vogliamo però confrontarci al Senato, sapendo che una finanziaria difficile, complessa, ha bisogno degli apporti di tutti coloro che sono disposti a darne; anzi, importanti sono quelli che vengono dall'opposizione, non meno di quelli che vengono dalle forze di maggioranza. Del resto, sappiamo bene che in alcuni campi occorre verificare se sia possibile migliorare ancora la proposta che sarà, poi, quella finale. A tal proposito, mi limito a due sottolineature (non certo perché al Senato si possa poi dire che sono solamente questi gli aspetti da considerare): innanzitutto il pacchetto sicurezza, rispetto al quale si è compiuto certamente uno sforzo ma rispetto al quale, se possibile, bisogna cercare di rafforzare l'intervento....
ELIO VITO. Signor Presidente, non è possibile! Dobbiamo subire pure il «pistolotto», oltre alla fiducia!
MARCO BOATO. Non può permettersi di dire così!
PRESIDENTE. Deputato Vito, la prego, consenta al Governo di illustrare le ragioni della fiducia (Commenti del deputato Elio Vito).... Non sono sindacabili (Commenti del deputato Elio Vito)... La prego, lasciamo concludere il rappresentante del Governo.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Quando il collega Vito potrà imporre ai regolamenti parlamentari come si pone la fiducia, potrà farlo. Finché è un deputato come tutti noi, può, se vuole, avere lo stesso rispetto che noi abbiamo nei suoi confronti (Commenti del deputato Elio Vito)... che noi abbiamo sempre nei suoi confronti (Commenti del deputato Elio Vito) perché è un capogruppo dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Vi prego, evitiamo questo dialogo! Loro lo sanno bene che il Governo ha diritto ad esporre le proprie ragioni. Prego, ministro, prosegua (Commenti del deputato Elio Vito).
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Lei lo dice ... (Commenti del deputato Elio Vito)... A volte faccio finta anche di non sentire gli epiteti con cui lei mi si rivolge: diciamo che sono sempre di grande complimento e mai di offesa, pur essendo in quest'aula.
Stavo dicendo che sappiamo bene come, oltre al tema della sicurezza - sul quale si è compiuto uno sforzo e rispetto al quale, se possibile, si deve comunque cercare di farne di ulteriori, dato che si tratta di un tema di grande priorità per i cittadini -, ve ne siano altri da considerare, tra i quali il secondo aspetto che volevo evidenziare, cioè il rapporto tra Stato centrale e regione Sicilia (ripeto, non sono solamente questi due i temi) in materia di sanità. Vorrei che su questo aspetto si individuasse, da qui al Senato e poi nel Senato, un'impostazione che fosse concordata tra maggioranza ed opposizione, come è fondamentale, secondo me, che sia così in tutto il campo del federalismo fiscale. Sui rapporti istituzionali e diPag. 32attribuzione di risorse tra centro e periferia è infatti indispensabile una convergenza non in una logica di schieramento, chiunque sia al Governo nazionale, chiunque governi le regioni. In questo senso ieri ho inteso ed apprezzato le parole dell'onorevole Casini.
Concludo, signor Presidente, con un'ultima sottolineatura che riguarda la piena condivisione ed il pieno sostegno al suo richiamo alla necessità di una riforma del complesso degli strumenti della legge finanziaria; una sessione di bilancio che dura da giugno a settembre, dal DPEF fino all'approvazione finale della legge finanziaria, non è normale e non esiste negli altri paesi, così come non è normale che ci siano una complessità ed un numero di articoli esorbitante o le procedure che ci siamo dati.
In questi giorni ho riflettuto sul perché - lo dico anche in modo autocritico - negli anni precedenti una maggioranza ben più numerosa e forte dal punto di vista numerico rispetto all'attuale abbia dovuto porre per tre anni consecutivi la fiducia sul disegno di legge finanziaria, sia alla Camera sia al Senato. Devo dire che la ragione l'ho compresa in questi giorni. Perciò penso che si debba essere d'accordo, come ho sentito in molti interventi di questa mattina, nel verificare le regole, nel farle rispettare, nel darsene di nuove circa lo strumento della legge finanziaria. Signor Presidente, il Governo darà - per quello che deve e che può - il proprio contributo a quel progetto di riforme che lei ha annunciato questa mattina: ci tengo ad esprimere un pieno sostegno.
Infine, devo rivolgere un ringraziamento ai dirigenti della Camera dei deputati, dal Segretario generale a tutti i funzionari che hanno lavorato per verificare il materiale, le proposte che abbiamo consegnato. Sempre, ma in questo momento ancora di più, ha trovato in me conforto una convinzione, quella dell'assurdità delle norme di spoils system e simili a livello di organizzazione dello Stato. I funzionari, i dirigenti, il personale della Camera hanno svolto bene il proprio lavoro nei confronti di ogni Governo, dei Governi che hanno preceduto il nostro e del nostro Governo, quali che fossero - io non conosco e non voglio conoscere - le convinzioni personali, politiche di ognuno di loro. Voglio invece dire che questo è ciò di cui l'Italia intera ha bisogno, perché il nostro paese ha bisogno di intelligenti, seri ed impegnati servitori dello Stato.
Io sono grato perché, in questi giorni, ho visto nel notevole impegno che esiste in questo Parlamento un presidio che mette al sicuro il bipolarismo da altre sbandate.
Ringrazio inoltre per il lavoro svolto i membri della Commissione bilancio, il Presidente e il relatore.
Con queste considerazioni, signor Presidente, a nome del Governo, a ciò autorizzato dal Consiglio dei ministri, confermo di porre la questione di fiducia sull'approvazione (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 16.500 del Governo, sostitutivo dell'articolo 16 del testo e soppressivo dei successivi articoli del disegno di legge finanziaria per il 2007 (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, io credo che un po' di pudore avrebbe dovuto sconsigliare il ministro Chiti dall'aprire, nel momento in cui la chiude ponendo la questione di fiducia, una discussione ed un confronto di merito sulla legge finanziaria che l'opposizione invano ha cercato con il Governo in questi dieci giorni di confronto in aula e, prima ancora, durante le settimane dell'esame in Commissione bilancio. È questa assenza di pudore che offende la Camera dei deputati e, se permette signor Presidente, anche la mancanza di stile per il ringraziamento ai funzionari - al quale sicuramente ci associamo -, in quanto esso tocca per tradizione al Presidente della Camera e non certo al Governo, anche per l'autonomia di tali funzionari in relazione alla sfera del Governo. Forse dobbiamo pensare che il Governo, con laPag. 33sua mania di occupare le sfere istituzionali, ora vuole anche arrivare ad occupare le nomine all'interno della Camera.
Detto questo, signor Presidente, io credo che il ministro Chiti non sia mai intervenuto in dieci giorni sulle questioni di merito della legge finanziaria che abbiamo posto. L'unico intervento sulla legge finanziaria è stato quello del ministro Bersani, poche ore prima che si sospendesse la seduta per la presentazione del maxiemendamento, dopo che per due giorni avevamo continuato a richiederlo (Commenti del sottosegretario D'Andrea). Il ministro dell'economia non ha mai partecipato ai lavori parlamentari - lo sottolineo: mai -, abbiamo avuto la meritoria attenzione da parte di alcuni sottosegretari per i rapporti con il Parlamento e dell'economia, e basta.
Forse questo è il modo con il quale il Governo ha cercato il confronto di merito con le opposizioni? Le questioni oggettive che poc'anzi sono state richiamate dal ministro Chiti per giustificare la posizione della questione di fiducia, a nostro giudizio, sono altre. Le opposizioni non hanno utilizzato tutti i tempi a loro disposizione. Il gruppo di Forza Italia ha ancora altre tre ore di tempo. I tempi che tradizionalmente sono utilizzati per le tecniche e le pratiche ostruzionistiche, quelli a titolo personale, prevedono ancora quasi sette ore e questi sono stati utilizzati anche da parte dei colleghi della maggioranza che, su alcune questioni, hanno inteso intervenire.
Il numero degli emendamenti che è stato presentato dai gruppi dell'opposizione è per circa un decimo corrispondente a quelli per i quali avrebbero avuto diritto, vale a dire che abbiamo presentato il 10 per cento degli emendamenti che ci spettavano in base alle dimensioni del disegno di legge finanziaria, al numero degli articoli e al numero di proposte di modifica che il Governo ha presentato. Inoltre, si arriva ad avere la spudoratezza di mentire alla Camera, signor Presidente, in relazione al fatto che la Commissione bilancio non sia stata impedita dal Governo nella possibilità di esaminare compiutamente la legge finanziaria: poche ore prima del termine previsto per la conclusione dei lavori della stessa, sono stati depositati novanta nuovi emendamenti. Novanta emendamenti, poche ore prima che la Commissione bilancio concludesse i suoi lavori!
Questo significa ricercare il confronto? In aula - signor Presidente, lei lo sa -, ci siamo trovati di fronte ad una richiesta della maggioranza di rinviare l'esame della legge finanziaria di ventiquattro ore. Vi è stata una speranza - nemmeno tanto ben celata - da parte del Governo che noi utilizzassimo un presunto ostruzionismo sul decreto-legge relativo all'IVA per ritardare l'esame della legge finanziaria. Noi, in quella Conferenza dei presidenti di gruppo, dicemmo che non c'era ragione per rinviare l'esame della legge finanziaria e mantenemmo il calendario. Abbiamo fatto convertire nei termini previsti dalla Conferenza dei capigruppo il decreto-legge sull'IVA, facendo iniziare subito dopo le votazioni sul disegno di bilancio. Abbiamo accettato e subìto tutte le decisioni della maggioranza sull'orario, sulle giornate di seduta dei lavori parlamentari, comprese le sedute notturne ed i giorni festivi.
Noi abbiamo cercato il confronto di merito con il Governo e la maggioranza, ma questo confronto è stato reso impossibile da una condizione: dall'assenza di decisioni, di linea politica, di accordo all'interno della maggioranza sulle questioni fondamentali della legge finanziaria. Il fatto che oggi il ministro Chiti ci venga a dire quale è la legge finanziaria e quale potrebbe essere al Senato rappresenta un'ulteriore offesa nei confronti di questo ramo del Parlamento, perché il ministro non ci ha illustrato il maxiemendamento che stravolge la legge finanziaria, ci ha detto che anche questo maxiemendamento è destinato a essere modificato al Senato e ci ha solo annunciato i punti sui quali il Governo non ha ancora trovato un accordo.
Ecco perché, Presidente, io manifesto il mio sconcerto rispetto alle dichiarazioni del ministro Chiti, che avrebbero potuto avere una loro importanza se rese adPag. 34apertura di dibattito sulla legge finanziaria e non a conclusione dello stesso. Mi dispiace che un ministro, che dovrebbe avere come proprio compito istituzionale quello di intrattenere i rapporti tra il Governo ed il Parlamento, si limiti invece a ritenere di dovere intrattenere i propri rapporti fra il Governo e qualche membro del Parlamento, dimostrando di ferire anche l'intelligenza di quei gruppi parlamentari con i quali a lui piace intrattenersi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Il gruppo Alleanza Nazionale intanto ringrazia per il proficuo e serio lavoro svolto, nei limiti del possibile, dai colleghi Giorgetti, Armani e Garnero Santanchè. Pensavo che il ministro per i rapporti con il Parlamento iniziasse il suo intervento ringraziando l'opposizione per aver consentito la modifica di alcune parti del testo che avrebbero procurato non poco danno agli italiani, alla nostra economia e al nostro sviluppo, perché senza l'opposizione alcune di quelle parti significative non sarebbero state modificate. Solo un errore di lettura, probabilmente, riguardo alla tassa di soggiorno al posto della tassa di scopo, che grazie all'opposizione è stata cancellata.
La politica consente di dire tutto ciò che si vuole, ma lo spettacolo che ormai tutti gli italiani conoscono non può essere smentito da un intervento del ministro. Questa legge finanziaria è stata ore e ore in Commissione, rendendo improduttivo il lavoro della stessa. Il Governo, in Commissione, ha presentato emendamenti a suoi emendamenti e la ripetitività con la quale il Governo presentava emendamenti in Assemblea non solo al testo presentato in origine, ma anche a suoi precedenti emendamenti, ha moltiplicato l'effetto dei subemendamenti. La maggioranza non ha mai tentato un confronto con l'opposizione. Alleanza Nazionale è stata sempre disponibile a ritirare tutti gli emendamenti, ad eccezione di alcuni, che erano particolarmente significativi per il paese. La maggioranza non ha mai cercato un confronto serio sul testo della legge finanziaria. Noi abbiamo dovuto subire un testo di 826 commi. A chi volete raccontarla se il testo aveva in origine 217 articoli e finisce con 826 commi? Evidentemente, il testo che voi avete presentato era lacunoso, creava ingiustizia; ve lo hanno fatto capire anche larghe parti della maggioranza, che con sofferenza ha dovuto portare avanti il confronto con il Governo.
Onorevole ministro, avrà notato che qui vi erano due parti della maggioranza: il Governo e la maggioranza. La maggioranza, a cominciare dal relatore e dal presidente della Commissione bilancio, era a disagio, poiché li avete ridicolizzati! In questa sede non è mai accaduto che il relatore, che ha presentato, a nome della Commissione, alcune proposte emendative (le quali rappresentavano, quindi, la sintesi dei dibattiti svolti), venisse smentito da emendamenti predisposti dal Governo! Questo è accaduto!
Pertanto, il gruppo di Alleanza Nazionale ritiene, signor ministro, che lei avrebbe dovuto ringraziarci, anche perché, nel corso di questi giorni, voi avete avuto la possibilità di rimediare ad alcuni errori presenti nel testo del disegno di legge finanziaria. Inoltre, avete avuto la possibilità - in questo caso, forse dovremmo recitare un mea culpa - di aggiustare tutte le questioni interne alla maggioranza!
Voi, in realtà, siete partiti sin dall'inizio con l'intenzione di porre la questione di fiducia, ma non avete potuto farlo prima perché non eravate sicuri di ottenere il consenso di tutti i pezzi della maggioranza! Del resto, ricordo che abbiamo ascoltato, in quest'aula, il gruppo La Rosa nel Pugno dichiarare chiaramente che non avrebbe votato a favore del disegno di legge finanziaria: allora, nel «bancomat» del Governo, ognuno ha attinto per quel che poteva!
Vorrei rilevare che anche nel suo intervento, signor ministro, non è potuto emergere il quadro di riferimento della manovra finanziaria. Avete predispostoPag. 35una serie di commi, ma non è chiaro come si intervenga per Sviluppo Italia, per l'occupazione...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
TEODORO BUONTEMPO. ... e per risolvere i problemi delle aree svantaggiate!
A nome del gruppo di Alleanza Nazionale, ritengo quindi che non possiamo che invitare gli italiani - e mi avvio alla conclusione, Presidente - alla grande manifestazione popolare del 2 dicembre, perché solo con una grande manifestazione popolare si potrà comprendere quale sia il dissenso degli italiani nei confronti di questo Governo...
PRESIDENTE. Deve concludere!
TEODORO BUONTEMPO. ...che sta arrecando danni incredibili al paese!
Concludo, Presidente. Non siamo solo noi ad affermarlo, perché, per la prima volta, sono venuti meno anche l'omertà ed il silenzio dei sindacati, i quali, di fronte all'evidenza dei fatti, sono stati costretti a scendere in piazza, pur votando per voi, per esprimervi il loro dissenso (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, devo riconoscere che l'onorevole Buontempo - che ringrazio per una parte del suo intervento - ha dato atto, con le sue affermazioni, del tipo di lavoro che hanno compiuto, in questa sede, sia la maggioranza, sia il Governo.
Mi sembra poi che, da questo punto di vista, il collega Elio Vito non abbia reso giustizia né al Governo, né a se stesso ed alla sua coalizione. Ciò perché, come ha giustamente affermato il collega Buontempo, molte delle proposte dell'opposizione che erano giuste sono state approvate, e credo che questo sia un modo equilibrato di condurre il dibattito parlamentare.
Onorevole Buontempo, lei ha fatto riferimento alla manifestazione popolare; da quello che mi risulta, sono tre le manifestazioni popolari. Può capitare che una maggioranza sia divisa, ma quando ad essere divisa è l'opposizione, le assicuro che è molto peggio! Infatti, credo che non essere stati in grado di scendere insieme in piazza contro quello che ritenete essere un vostro avversario politico sia un segno della vostra fragilità!
Affermo ciò, tuttavia, per un altro motivo. Signor Presidente, ho apprezzato con molta soddisfazione un passaggio del suo intervento, così come ho colto positivamente una parte dell'intervento del ministro Chiti; anche il collega Elio Vito, insieme a dichiarazioni non accettabili, ha affermato una cosa giusta. Qui c'è un problema di fondo, che riguarda la struttura del procedimento.
Esiste un problema più radicale, se volete, costituito dalla debolezza del sistema politico. Non possiamo infatti ignorare, colleghi, che, se negli ultimi tre anni è stata posta ogni volta la questione di fiducia sul disegno di legge finanziaria, è segno che la richiesta della fiducia non dipende da una maggioranza costituita da 40, 50 o 60 parlamentari in più. Ricordo, infatti, che il centrodestra nella scorsa legislatura aveva una maggioranza di 80 voti alla Camera e di 40 al Senato; eppure, è ricorso lo stesso alla posizione della questione di fiducia nel 2003, nel 2004 e nel 2005.
Oggi siamo nel 2006. Se è così, dobbiamo cercare di andare un po' più alla radice della questione. In primo luogo, dobbiamo riconoscere che vi è una debolezza del sistema politico. Nel centrodestra, nel centrosinistra e nell'estrema sinistra, infatti, si discute della ricomposizione di forze e della ricostituzione di aggregazioni più ampie e maggiormente rappresentative per avere una migliore capacità di governo e per reggere meglio lo scontro con gli interessi coalizzati e con la forza degli interessi che, giustamente, sono presenti nel paese. Tali interessi premono alle porte della politica, ma la politica, aPag. 36volte, non ha la forza sufficiente per reagire, respingere, mediare e dirigere!
Questa è la situazione nella quale ci troviamo: se la manovra finanziaria è il luogo nel quale si organizza complessivamente la capacità di governo per un anno di lavoro, e si programmano altresì gli anni successivi, è qui che la spinta degli interessi esterni è maggiore ed è proprio qui che dovrebbe rivelarsi la forza maggiore della politica. Vorrei rilevare che si tratta di un problema che riguarda tutti, non soltanto noi oggi: ha interessato voi nella scorsa legislatura ed adesso tocca noi. Vi è un punto sul quale dobbiamo riflettere, vale a dire su come dare forza al sistema di cui facciamo parte e che concorreremo a costruire.
La seconda questione è più specifica e riguarda, in sostanza, lo strumento. Signor Presidente lei poc'anzi ha fatto riferimento giustamente alla correzione delle procedure; lo sappiamo, ma non è solo questo. Infatti, dobbiamo chiederci per quale motivo; ce lo siamo chiesti molte volte di seguito; ma non abbiamo mai chiuso la partita della finanziaria e a gennaio si è parlato d'altro.
Presidente, mi auguro molto che sotto la sua guida si possa, questa volta, chiudere quel libro e andare, invece, ad un reale intervento che deve toccare - io credo - la legge, perché la legge finanziaria non può essere il treno cui si sganciano tutti i vagoni per cui non si sa più se, quando e come arriverà una occasione nella quale aggiungere o sganciarne un altro.
Questo, lo sappiamo, riguarda sia voi sia noi. Riguarda interventi macro e interventi micro, riguarda interventi di necessità sotto la spinta dell'urgenza e perché dobbiamo rispondere al nostro elettorato, volta per volta: perché non è stata messa quella cosa, perché non è stato realizzato quell'ospedale, perché non c'è quella strada e così via. Lo sappiamo che è così, ma non può essere questa una legge finanziaria della quinta o sesta potenza economica mondiale. Non può essere questa!
È necessario inoltre modificare il regolamento, perché c'è qualche punto che non va. Scusate se voi avete presentato 7 mila emendamenti e noi ne abbiamo presentati altrettanti la volta scorsa, quindi il punto non è questo: ma se si può presentare 7 mila emendamenti su un testo è chiaro che non si fa nessuna discussione. Lo dico anche per noi, non solo per voi. Lo dico come una presa di coscienza dei limiti di questo meccanismo.
Dunque occorre un intervento serio, una discussione seria su che cosa vogliamo davvero, parti per parti, comparto per comparto, come si limita e si qualifica la potestà di emendamento su questo meccanismo, come si attribuisce più peso alle decisioni delle Commissioni. Infatti - mi rivolgo ai colleghi anche molto «sperimentati» che sono in quest'aula - i pareri delle Commissioni, le quali impiegano giorni e settimane attorno a questo tema, non contano assolutamente niente, ma non contano perché la procedura è fatta in questo modo; quindi, ritengo che bisogna fare in modo che i pareri espressi dalle Commissioni specializzate contino di più nel procedimento. La Commissione bilancio non può essere affogata, a sua volta, da migliaia e migliaia di richieste, emendamenti e pressioni. Presidente, lei che ha un'esperienza parlamentare quasi come la mia, sa bene (o gliel'avranno detto, se non l'ha appreso direttamente) che in Commissione bilancio quasi mai si è arrivati a concludere l'esame della legge finanziaria. Non ci si è arrivati mai a causa di questo meccanismo infernale.
Terza ed ultima questione ....
PRESIDENTE. La prego, concluda.
LUCIANO VIOLANTE. Questo problema non si risolve se non risolviamo anche il problema del procedimento legislativo generale; infatti, se dobbiamo ritenere che quello sia l'unico treno che parte e che arriva sicuro, è chiaro che lì si aggancia tutto. Dobbiamo dare al Parlamento, alla maggioranza e all'opposizione la certezza che almeno su un certo tipo di provvedimenti ci siano tempi definiti e non mutevoli per il voto finale, qualunque esso sia.Pag. 37
Noi partiamo dalla crisi del sistema politico, dalla crisi dello strumento e dalla crisi del procedimento legislativo. È attorno a queste tre crisi che si svolge il nostro discorso; quindi spero, Presidente - e la ringrazio anche per il minuto in più che mi ha concesso - che lei possa prendere in mano tale questione, guardandola sotto i profili che sono di competenza della Presidenza - come lei ha già annunciato - in modo che si possa davvero a gennaio affrontarla e risolverla, affinché la prossima volta non ci troveremo più, chiunque sarà al Governo, in una situazione come quella in cui ci siamo trovati adesso ((Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, io penso che la fiducia fosse inevitabile e che si debba chiudere questo dibattito politico (ci sono tante sedi in cui farlo) in cui il Governo dice: «no, noi non volevamo porre la fiducia, è colpa vostra» e noi rispondiamo: «no, ma noi eravamo pronti». È chiaro che esiste un confronto, è chiaro che in Parlamento ci sono le maggioranze e le opposizioni e che le maggioranze esprimono la loro linea essenzialmente sulla politica economica nella legge finanziaria e che le opposizioni fanno la loro parte. Comunque, ad un certo punto sapevamo che sarebbe stata posta la questione di fiducia sia perché i tempi erano esigui, sia soprattutto - signor ministro - perché le divisioni sono nella maggioranza.
Quando il Governo Berlusconi ha posto la questione di fiducia è stato sempre detto che lo faceva perché i partiti di maggioranza erano in lite tra loro; ma la stessa cosa è avvenuta anche in questo caso ed in modo più evidente, in modo molto più evidente.
Onorevole Violante, lei dice che sono tre le manifestazioni dell'opposizione; però non è mai successo, durante il Governo Berlusconi, che i ministri e sottosegretari sfilassero contro il Governo.
Se andiamo su questa strada ci ridicolizziamo a vicenda e penso che l'ultimo a parlare subisca il ridicolo maggiore, perché si peggiora col tempo. Quello che è successo era inevitabile, perché questa legge finanziaria è stata preparata male, nel senso che c'è un lavoro di mediazione, che avviene in seno al Governo nel mese di settembre, che fa sì che la finanziaria sia varata dal Consiglio dei ministri - già con il ministro dell'economia e delle finanze un po' «acciaccato» dalle toppe e dalle difficoltà! - in una condizione accettabile per poter fronteggiare la maggioranza, che ha le sue esigenze, e l'opposizione, che pure ha le sue esigenze.
Quello che è avvenuto, onorevole ministro per i rapporti con il Parlamento - lo posso dire perché questo processo l'ho visto sia da dentro sia da fuori -, è che evidentemente, per carenze di guida politica di questo Governo nei settori determinanti della materia, la legge finanziaria è stata varata dal Consiglio dei ministri senza la mediazione interna al Governo. È evidente che i ministri hanno mandato avanti deputati della maggioranza, e talvolta dell'opposizione, per chiedere che il Parlamento con la sua attività emendativa correggesse gli errori, o pretesi errori, o ritenuti errori, del Governo in seno al Consiglio dei ministri.
Dunque, il tempo che abbiamo perso ad esaminare il provvedimento, ma che è stato necessario, è stato dovuto al fatto che il mese di settembre - che è un mese cruciale per la finanziaria all'interno del Governo - non è stato impiegato nel modo in cui avrebbe dovuto essere. Pertanto, qui è avvenuta quella discussione che deve avvenire in Parlamento con l'opposizione e che avviene necessariamente in Parlamento con la maggioranza, ma che non dovrebbe avvenire con i ministri, perché i ministri dovrebbero essere solidali rispetto al testo che viene licenziato dal Consiglio dei ministri. Così non è stato, voi lo sapete benissimo. Non è questione di fare polemica; ne prendiamo atto e vedremo se questo potrà servire.
Vengo ora alla seconda parte del discorso.
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. Onorevole Violante, volete fare la riforma? Le ricordo - lei lo conosce benissimo - che il guaio della legge finanziaria è avvenuto nel 1999, perché fino a quella data, in cui fu fatta l'ultima riforma, non erano ammissibili nella legge finanziaria gli interventi per lo sviluppo economico. Si poteva solo modulare...
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. Mi scusi, Presidente, ma è una spiegazione quasi tecnica. Dal 1999 possono essere inseriti nella legge finanziaria gli interventi per lo sviluppo economico. Per questo motivo la finanziaria è esplosa.
Concludo, Presidente, con una domanda rivolta, però, a lei, e la pregherei di darmi una risposta perché l'ho formulata già questa mattina. Vorrei chiedere, se fosse possibile - e se non lo è vorrei sapere perché -, di prendere visione delle proposte emendative dichiarate inammissibili dalla Presidenza della Camera. Non capisco infatti il motivo per cui la Presidenza della Camera debba dichiarare inammissibile questa o quella proposta emendativa e il corpo dei deputati non ne debba conoscere il motivo.
Inoltre, vorrei sapere se il testo del maxiemendamento, che il ministro Chiti ha depositato ieri presso la Presidenza, è uguale al testo che abbiamo esaminato oggi in Commissione bilancio. La ringrazio delle risposte che vorrà darci.
PRESIDENTE. A questo ho già risposto stamattina (Commenti del deputato La Malfa).
Ha chiesto di parlare il deputato Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il giudizio su questa finanziaria da parte del gruppo Lega Nord Padania, che ho l'onore di rappresentare, è completamente negativo.
Mi rivolgo innanzitutto al Governo, al ministro Chiti qui presente. Credo ci siano due o tre elementi da rimarcare. Intanto mi preme ringraziare tutto il gruppo della Lega Nord, che non ha presentato, credo in maniera coerente e responsabile - questo deve rimanere agli atti, al di là di ciò che poi si vuole andare a raccontare sul territorio, in mezzo alla gente - una valanga di emendamenti. Non abbiamo fatto quindi ostruzionismo, ma in maniera seria e coerente abbiamo invece cercato di entrare nel merito delle questioni, tanto che quelli che io ho definito «i tre moschettieri», neofiti di questo Parlamento, che si sono davvero molto impegnati e, credo, fatti apprezzare dall'intero gruppo che ha partecipato a questa finanziaria (mi riferisco ai colleghi Garavaglia, Filippi e Fugatti), hanno convinto il Governo, il relatore e questa maggioranza ad accettare diverse nostre istanze. Il ministro Chiti ne ha ricordate alcune. Per esempio, l'imposta di scopo, con riferimento alla quale abbiamo portato diversi punti a favore, ma anche in tema di infrastrutture per il nord e soprattutto, su iniziativa dell'onorevole Garavaglia, la questione dello scontrino.
Peccato che abbiamo esaminato solo 15 articoli e che non siamo arrivati a completare l'esame di tutti e 217.
Forse, a questa finanziaria potevano essere apportate diverse modifiche e, forse, poteva esser più «padana» e un po' meno «raffazzonata», così come risulta essere. Ciò mi dispiace, perché, alla fine, 217 articoli si sono trasformati in 830 commi (circa 600 disposizioni in più). Viene stravolto e cambiato tutto! Non siamo riusciti nemmeno a leggerli bene; li abbiamo soltanto intravisti da lontano.
È una legge finanziaria che, purtroppo, sta allarmando il paese. Lo dico perché ho letto una dichiarazione di Prodi poco fa che mi ha anche un po' allarmato. Ha detto che è contento di come ha agito in questi primi sei mesi e ciò sarà lo specchio di quello che accadrà nel prossimo futuro...
Sono terrorizzato: se questo è il metodo con cui avete intenzione di continuarePag. 39a governare, c'è davvero da mettersi le mani nei capelli ed i cittadini dovranno mettersi le mani in tasca, perché, altrimenti, qualcosa continua sempre ad uscire!
Una manovra finanziaria così complessa avrebbe richiesto un certo dibattito teso ad apportare cambiamenti seri, ma avevamo bisogno di tempo. Tuttavia, ministro Chiti, ricordiamoci che dieci ore su ventisei le avete impiegate voi per i vostri interventi. Una maggioranza che vuole accelerare non parla dieci ore! Inoltre, le interruzioni durante l'esame del disegno di legge finanziaria, il dibattito sulle intercettazioni, erano un modo per perdere tempo.
Non è bello arrivare a dire in quest'aula, una volta trovata una «quadra» nella confusione che questa legge finanziaria purtroppo vi ha creato, che è colpa della minoranza o dell'opposizione, che ha fatto perdere tempo! Non è così! Voi avete avuto dei problemi interni! Spesso, lo si sentiva e lo si leggeva sui giornali: Senato chiamava e Camera rispondeva!
Lei ha ricordato che la ricerca è uno dei settori in cui sono stati apportati dei cambiamenti. Non ci si può dimenticare che sulla ricerca vi è stato un input ben preciso di un senatore o di una senatrice che ha detto qualcosa di specifico; il senatore Pallaro ha detto qualcos'altro. Diverse altre cose si sono mosse. Conseguentemente, sono giunti emendamenti su emendamenti per perdere tempo.
Capisco che è difficile; anche noi, in passato, abbiamo posto la questione di fiducia quando è stato necessario, ma, ministro Chiti, cerchiamo di mantenere le cose nel loro alveo!
Mi vorrei rivolgere adesso al Presidente della Camera. Ho letto una sua dichiarazione del seguente tenore: speriamo che in futuro cambino le regole sulla legge finanziaria; considerazioni riprese anche dal collega Violante.
Mi sembra che non si sia capito il vulnus iniziale che ha prodotto questo tipo di legge finanziaria: abbiamo perso 15 giorni quasi inutilmente. Il Parlamento è stato inutile ed è stato bypassato, scavalcato, preso quasi in giro. Credo che le regole vadano cambiate, ma la logica non deve essere quella di una frase a lei cara: «dopo un raccolto ne viene un altro», bensì deve essere un' altra.
Questo raccolto è arrivato con una grandinata, ma non si è raccolto nulla. Bisogna pensare che il paese si aspetta dei messaggi e delle regole davvero concrete.
Va rimarcato anche che, nella discussione, che noi abbiamo contribuito a rendere ampia ed interessante, vi sono state, tra i banchi del Governo, alcune assenze importanti, dei fantasmi che sarebbe stato giusto vedere. Mi riferisco, soprattutto, al ministro Padoa Schioppa, colui che ha scritto questo provvedimento, e a Prodi, che non si è fatto vedere.
Ringrazio, invece, perché ha avuto il coraggio, ma, soprattutto, l'attenzione di venire a parlare al Parlamento per fornire delle risposte, il ministro Bersani, credo l'unico meritevole di un ringraziamento da parte nostra.
Tuttavia, l'attuale Governo, ministro Chiti, credo debba davvero ripensare in maniera completa il rapporto con questa istituzione. Un'istituzione che rappresenta un paese, per cui dovete rimodulare l'intero rapporto con il paese che ci si aspettava da voi - avevate detto di essere dei fenomeni - tutt'altro!
Credo che un po' di vergogna ed un po' di orgoglio vadano ricercati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei esprimere sinceramente gratitudine al ministro Chiti per il modo in cui ha voluto motivare, prima di porla, a nome del Governo, la questione di fiducia. Mi ricordo che, nelle scorse legislature, quando eravamo all'opposizione ed il Governo si recava legittimamente in quest'aula per porre la questione di fiducia quasi come un telegramma burocratico, noi opposizione di allora ci lementavamo perché non veniva comunicato il perché ciò fosse stato necessario.Pag. 40
Non obietto che, a tale riguardo, l'opposizione possa polemizzare, perché ciò fa parte della normale dialettica parlamentare. Trovo, tuttavia, del tutto inaccettabile che da parte del presidente del principale gruppo dell'opposizione si sia tentato di impedire al Governo di motivare adeguatamente la posizione della questione di fiducia e si sia anche insultato il Governo.
Ho sentito parole che anch'io, come il ministro Chiti, non voglio ripetere, ma che saranno riportate nel resoconto stenografico.
Sono anche d'accordo, signor Presidente, con le considerazioni che, poco fa, a nome del gruppo dell'Ulivo, ha svolto il presidente Violante. Noi Verdi le condividiamo pienamente. Ricordo poi che, oggi, in quest'aula, abbiamo ascoltato un importante intervento di un altro ex Presidente della Camera, l'onorevole Casini. Ritengo sia significativo che, su questioni, non di merito politico, su cui tutti abbiamo opinioni diverse, ma di carattere istituzionale, quanto detto dal Presidente Bertinotti e dagli ex Presidenti della Camera, Casini e Violante, i quali rappresentano due schieramenti contrapposti, siano larghissimamente convergenti sotto il profilo delle responsabilità istituzionali.
Trovo legittimo che, dall'opposizione, si possa polemizzare, ma non trovo legittimo e, comunque, non condivido, che si cerchi di insultare. Ho sentito, però, il presidente Vito lamentarsi del fatto che il Governo abbia rivendicato che questa manovra finanziaria, una volta uscita dal Consiglio dei ministri, sia stata aperta al confronto con l'opposizione, sia stata modificabile - e, obiettivamente, è stata modificata in numerosi aspetti, ai quali, come Verdi, siamo contenti di aver contribuito - e soprattutto non sia stata «blindata».
Qualcuno ha detto - mi dispiace che sia stato il collega La Malfa, che ha svolto un intervento molto responsabile - che arriviamo alla fiducia perché la maggioranza non è unita. È una frase che si dice sempre, ma che, in questo caso, non è vera, collega La Malfa, - lei sa che l'ascolto sempre, con rispetto ed attenzione - non perché non ci siano state anche valutazioni diverse all'intero della maggioranza, ma perché la maggioranza, che è una coalizione plurale e ove non c'è un Berlusconi che domina su tutti, si è confrontata, ha discusso, ha elaborato punti di mediazione e di convergenza e li ha tradotti in emendamenti della Commissione o del Governo. Non c'è stata, signor Presidente, una sola votazione, tra le centinaia effettuate in questi giorni, in cui si sia verificata una divisione della maggioranza. Le uniche differenziazioni di posizioni sono avvenute su emendamenti, su cui il relatore si era rimesso all'Assemblea ed era, quindi, giusto che l'Assemblea si manifestasse in modo plurale.
Ho sentito il presidente del gruppo maggiore dell'opposizione lamentarsi del fatto che il Governo abbia detto che l'impegno al confronto, al miglioramento, all'apertura e al dialogo si verificherà anche al Senato. È la prima volta che sento un rappresentante dell'opposizione lamentarsi di questo. Preferirebbe che il rappresentante del Governo dicesse: qui, si vota la fiducia, poi, è tutto blindato e il Senato non può cambiare neanche una virgola? Sarebbe una mancanza di rispetto verso l'altro ramo del Parlamento. Anche noi Verdi, su alcuni punti limitati, avremo modo di contribuire ad un ulteriore miglioramento del testo al Senato.
Credo, comunque, che questo modo di procedere esprima il massimo di correttezza e di rispetto del Parlamento. Di certo, i Verdi, l'Unione ed anche il Governo, di cui non sono membro, ma penso di poterlo dire, tutti noi, avremmo preferito che si potesse evitare la questione di fiducia. È evidente che ciò non è ormai più possibile, perché quando si arriva, alla data di venerdì 17 novembre, ad aver votato solo 15 articoli su oltre 200, anche un bambino, non dico Elio Vito, capirebbe che non sarebbe più stato possibile arrivare ad un esame senza porre la questione di fiducia, che a noi dispiace.
UGO LISI. Presidente, penso che abbia offeso il presidente di Forza Italia...
MARCO BOATO. Non siamo soddisfatti, anche il ministro Chiti l'ha detto, inPag. 41quanto avremmo preferito che si potesse scegliere unicamente il confronto parlamentare. Quando si arriva a questo, è una sconfitta per tutti, e, per tale ragione, diviene un atto obbligato e necessario, che impegnerà tutti, come lei, signor Presidente, ha preannunciato, procedere ad una modifica delle procedure di esame della manovra economico-finanziaria, di cui ci occuperemo da gennaio in poi (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Vorrei che si evitassero riferimenti ai parlamentari e alla loro condizione. Grazie.
Ha chiesto di parlare il deputato Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Credo sia difficile contestare il fatto, giustamente alla base della richiesta di fiducia dal ministro Chiti, che, ad un certo punto dei nostri lavori, si è determinata la pratica impossibilità di approvare il disegno di legge finanziaria nei termini stabiliti dal nostro regolamento.
Quindi, si è determinata una condizione in cui si prefigurava seriamente il ricorso all'esercizio provvisorio.
A questo punto, è stata sollevata la polemica sulle responsabilità. Come molti deputati che hanno già svolto la loro esperienza di parlamentari anche nella passata legislatura, avverto un senso di inutilità nelle polemiche che si sviluppano in queste occasioni; polemiche alle quali, facilmente, si possono opporre atti, fatti e comportamenti tenuti dall'attuale opposizione quando era forza di Governo.
Qualche ora fa il collega La Russa ha affermato: la maggioranza dice che, anche noi, in passato, abbiamo fatto la stessa cosa, ma a me questo non basta. Tuttavia, certamente, non basta nemmeno a noi. Ciò, però, non significa che si possa proseguire in un inutile torneo di recriminazioni e polemiche, rispetto alle quali ho l'impressione vi sia una scarsissima attenzione da parte del paese.
Credo che, invece, se vogliamo dare una risposta positiva ai problemi emersi, bisogna prendere molto sul serio le parole pronunciate, qualche ora fa, dal Presidente della Camera, che ci ha proposto di cominciare un serio lavoro di revisione delle procedure e dei regolamenti, e di riflettere sulla normativa legislativa che presiede alla fase di approvazione della legge finanziaria. Ormai, siamo di fronte a una questione che non può non essere presa in considerazione.
Il carattere ipertrofico assunto dalla legge finanziaria - non in questo caso, ma ormai da tempo -, i problemi che ogni maggioranza deve affrontare in occasioni come queste, la tentazione dell'opposizione o di settori dell'opposizione (ciò non è importante) di rallentare i lavori e di giocare tutto soltanto in chiave propagandistica stanno creando un corto circuito che rischia di svuotare il ruolo del Parlamento e dei parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione.
Insieme al ruolo del Parlamento - qualcuno lo ha ricordato in precedenza e mi sembra che il collega La Malfa abbia fatto riferimento a ciò - si rischia di svuotare perfino il ruolo dello stesso Governo e la sua funzione nella fase di predisposizione della legge finanziaria. È chiaro che questo corto circuito si sta determinando da tempo; non è un fatto che si è manifestato in questa occasione. Certamente, il problema di porvi rimedio è ormai evidente ed attuale.
Ritengo che, invece di continuare a sollevare polemiche, francamente di scarso interesse e di tipo propagandistico (anche se, per carità, la propaganda è legittimo farla e nessuno si scandalizza!), il vero problema da affrontare sia quello di rivedere tutta la questione, riaprendo seriamente un discorso. So che il tema è stato posto anche nelle passate legislature. Credo che sia venuto il momento di aprire una riflessione e di avanzare proposte serie, perché si restituisca al Parlamento il proprio ruolo; e quando dico «al Parlamento» intendo riferirmi ai parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che sia ingiusto addebitare ai partiti dell'opposizione la condizione in cui ci troviamo oggi. Penso sia ingiusto, soprattutto nei confronti di quei parlamentari di opposizione che, ormai da un mese, svolgono un lavoro ininterrotto in Commissione e in Assemblea per migliorare questo testo; testo che, in parte, nei primi 15 articoli, sono riusciti a migliorare.
Le ultime due ore in cui si è lavorato sul disegno di legge finanziaria in Commissione (dalle 15 alle 17,30 di oggi pomeriggio) sono state importanti perché, oltre ad approfondire alcuni temi contenuti nel nuovo testo della legge finanziaria, ci hanno permesso di capire una cosa. È vero quello che ci diceva il Presidente Bertinotti all'inizio della seduta - e gliene diamo atto -, cioè che nel testo sono cambiati solo gli articoli che erano oggetto di emendamento da parte del Governo e della Commissione; ma è altrettanto vero che in alcuni casi quegli emendamenti hanno subito una variazione che cambia la sostanza del provvedimento.
Dico questo non per polemica nei confronti di qualcuno, ma per far capire che la fragilità di questa maggioranza ha determinato una trattativa fino all'ultimo minuto, provocando ogni volta un cambiamento del testo. Non a caso, noi abbiamo svolto in questa sede una discussione durata 8 giorni, caratterizzata da una continua presentazione da parte del Governo di emendamenti che modificavano radicalmente la legge finanziaria. Penso che la responsabilità del fatto che siamo arrivati a questo punto sia da imputare al metodo con il quale si è condotta la discussione in aula.
Non c'è dubbio che esiste un altro problema. Penso che non sia possibile mantenere un paese a discutere sei mesi sulla legge finanziaria. Vi ricordo che noi abbiamo cominciato a discutere del DPEF all'inizio di giugno e, da allora in poi, abbiamo continuato ininterrottamente a parlare di numeri, a parlare di strategie per lo Stato, sempre però partendo dalla legge finanziaria. Questo non fa il bene del Parlamento e del paese, perché genera confusione a tutti i livelli, crea instabilità. Se voi considerate le cose che il Governo ci ha detto in questi mesi, vi accorgerete che esse sono tutto e il contrario di tutto; è chiaro che, per ogni proposta che viene messa in campo, dobbiamo considerare che vi è una risposta da parte dell'apparato produttivo da una parte, delle famiglie dall'altro; non passano sotto tono le proposte che vengono avanzate, anche se poi non si concretizzano nella legge finanziaria. Non c'è dubbio, quindi, che bisogna arrivare ad una riduzione dei tempi e delle procedure per l'esame del DPEF e della legge finanziaria.
È stata ricordata più volte, anche dall'onorevole Casini, la non corrispondenza tra il DPEF e la legge finanziaria; questo è un punto che va assolutamente evitato, per il bene del Parlamento e del paese. Noi ricorderemo alcune cose di questa legge finanziaria, ricorderemo le cose che siamo riusciti ad ottenere nel dibattito che abbiamo svolto sui primi 15 articoli: ricorderemo la soppressione della tassa di soggiorno, la possibilità di rimodulare sia la tassa di scopo che l'addizionale IRPEF, come da impegno del ministro Chiti, secondo la gradualità dei redditi - quindi un provvedimento che aiuta le famiglie meno abbienti -, ricorderemo l'emendamento che siamo riusciti a far approvare sui beni sequestrati nelle procedure ordinarie. Ricorderemo molte cose a favore: peccato che non siamo riusciti ad andare più avanti, altrimenti ce ne saremmo ricordate molte di più, per il bene nostro e del paese (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, intanto esprimo un apprezzamento per come il ministro Chiti ha posto il problema della fiducia, senza nasconderePag. 43nulla, con estrema correttezza e serietà, dicendo chiaramente che tutti, il Governo per primo, avrebbero preferito non arrivare al voto di fiducia; ma credo sia importante sottolineare che tutti quanti ormai siamo convinti - stamattina ne abbiamo fatto cenno noi deputati del gruppo dei Popolari-Udeur - che debba essere riformata la struttura di questa legge finanziaria, che è diventata, non solo da oggi, il contenitore di tutto e del contrario di tutto. Le spinte, anche settoriali, campanilistiche, trovano sempre un modo per essere allocate all'interno di questo strumento così importante, che invece dovrebbe essere l'atto principe e fondamentale della programmazione economica per lo sviluppo del nostro paese.
È evidente che alle spinte localistiche si contrappongono altre spinte e chi è più forte spinge. Anche noi avremmo voluto una finanziaria migliore, più compiuta, ma la situazione economica attuale non può essere ignorata. Questo Governo, non va dimenticato, è in carica da alcuni mesi e ha ereditato una pesante situazione economica, che l'opposizione cerca sempre di far passare sotto silenzio. Questa sera, da parte di alcuni autorevoli esponenti dell'opposizione, si è quasi assistito ad un happening di quella che sarà la manifestazione di piazza, che noi rispettiamo, contro la finanziaria.
Certo, è finito il tempo di una legge finanziaria che vuole accontentare tutti e fare tutto e il contrario di tutto. È chiaro: è giunto il momento di una svolta importante; concordo con quanto afferma il Presidente Prodi, e cioè che si tratta di una svolta fondamentale, perché finalmente attraverso scelte coraggiose - a volte anche impopolari - si apre una strada per la ripresa dell'economia, dello sviluppo e si dà fiato alle imprese per consentire a questo paese di rimettersi in marcia ed essere competitivo in Europa.
Signor Presidente, ringrazio il nostro gruppo, gli amici che hanno portato avanti questo lavoro all'interno della Commissione bilancio, il collega Dante D'Elpidio e tutti i deputati che hanno dato il loro contributo affinché questa manovra finanziaria, grazie al nostro apporto, giungesse ad un miglioramento, in particolare per quanto riguarda alcuni settori. Ci spiace, ma questa non vuole essere una critica, che dal maxiemendamento siano scomparse alcune proposte significative, fatte proprie dalla Commissione e dal relatore. Ovviamente ne trasfonderemo i contenuti in ordini del giorno affinché il Governo, al Senato, possa valutarle con più attenzione.
Siamo certi, come ha affermato il ministro Chiti, che quello al Senato non sarà un passaggio qualunque, ma un esame importante e significativo, che servirà a migliorare ulteriormente questo strumento. Ci auguriamo che l'attuale sistema di approntare la finanziaria sia superato. L'opposizione sa che abbiamo un programma sottoscritto da tutti i partiti dell'Unione e che abbiamo cinque anni per rispettarlo e che siamo impegnati con forza a realizzarlo. In certi momenti difficili, è facile far demagogia. Siamo realisti: siamo consapevoli della difficoltà del momento, ma siamo anche animati da una grande voglia di risolvere i problemi strutturali di questo paese. Soprattutto, siamo animati da una grande concordia, che si ritrova intorno ad un progetto comune di sviluppo complessivo del paese, che è patrimonio di tutti quanti noi che abbiamo sottoscritto, prima delle elezioni, il programma che abbiano presentato al popolo italiano e sul quale siamo impegnati a lavorare fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Grazie, signor Presidente. Trovo davvero singolare il dibattito che questa sera si è sviluppato attorno alla questione di fiducia posta dal Governo sulla manovra finanziaria. Lo considero singolare e, sia pur per brevi istanti, vorrei tornare indietro nel tempo, a quello che invece si è sviluppato nell'intero paese al momento in cui abbiamo discusso sulla riforma della Costituzione e sul referendum che ne è seguito.
Vorrei chiedere a tutti coloro che difendevano la centralità del ParlamentoPag. 44dove sia finita la foga e l'interesse manifestato verso quel tema nodale per lo sviluppo della nostra democrazia, quando invece da più parti si propone, in questa sede, di modificare le procedure, non nel senso migliorativo di un diverso e più capace approfondimento del Parlamento, ma nel senso di rendere più brevi i tempi per approvare un documento che oggi è composto da 217 articoli e domani potrà essere composto anche da 300 articoli. Ma non ci rendiamo conto che vi è una spinta all'accentramento, volta a far sì che solo una oligarchia di soggetti determini seriamente le scelte all'interno del paese?
Già è avvenuto con la legge elettorale! Vogliamo espropriare il Parlamento di tutto? Il tema non sta nel fatto che c'è voluto così tanto tempo, ma nel fatto che c'è un Governo - non ha importanza che sia il Governo Prodi, perché poteva essere anche il Governo Berlusconi (mi chiamo fuori dal centrodestra e dal centrosinistra) - che ha approvato 217 articoli in cui ha concentrato l'intero universo mondo: questo è il tema! Ma cosa mai volevate che si facesse rispetto all'ampio spettro di materie che sono state sottoposte all'esame di questo Parlamento? Che si stesse buoni e zitti e che si alzasse il dito solo per dire «sì» o «no»?
Francamente, siamo arrivati al limite del sopportabile in questo paese! C'è una cultura che, da una certa parte del centrodestra, e da un'altra parte del centrosinistra, involve - non evolve - verso un sistema di tipo oligarchico, che già esiste nei simulacri dei partiti. È intollerabile! Noi condurremo una battaglia nel paese! Questo è un modo vecchio, dal punto di vista culturale! Voi volete il regresso della democrazia! Non avete idea di come affrontare i temi nodali del nostro sistema politico! Quindi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE MARIA REINA. ... carissimi colleghi, non vi illudete che il tema di una riforma così grave possa essere lasciato alla nequizia di questo attuale Parlamento, che è incapace...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...
GIUSEPPE MARIA REINA. ...di muovere azioni e passi veri per ristabilire il senso della democrazia nel nostro paese. Ecco perché voteremo contro questa benedetta finanziaria...
PRESIDENTE. Grazie...
GIUSEPPE MARIA REINA. ...anche per questa non ultima, ma fondamentale ragione!
PRESIDENTE. Grazie.
Abbiamo così esaurito gli interventi a nome dei gruppi. In questa occasione, stante l'importanza della discussione, procederei, se non vi sono obiezioni, a dare la parola, a titolo personale, a tre deputati che lo hanno chiesto. Il primo è il deputato Barbieri.
Ha facoltà di parlare per un minuto, deputato Barbieri.
EMERENZIO BARBIERI. La ringrazio, signor Presidente; spero di non utilizzare tutto il minuto che mi ha concesso. La ringrazio, signor Presidente, perché ho imparato da lei che parlavo a titolo personale.
Presidente Bertinotti, sarebbe utile che lei, oltre che della revisione (ed io sono d'accordo con lei) del modo di procedere sul disegno di legge finanziaria, si occupasse anche della democrazia interna ai gruppi: poiché i gruppi vivono di finanziamenti che la Camera assegna, sarebbe bene che di questo ci si occupasse. Non è possibile che io venga ad imparare da lei - e di questo la ringrazio - che parlavo a titolo personale.
Ciò acclarato, insieme a tante cose, voglio dire che, soprattutto quando si fa parte di gruppi i cui presidenti non sono mai stati eletti, ma nominati...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
EMERENZIO BARBIERI. Ho finito, grazie.
Pag. 45
PRESIDENTE. Solo per darle conto che non ho commesso un arbitrio; lei sa che, quando parla un deputato per gruppo, gli altri appartenenti a quel gruppo parlano, per definizione, a titolo personale.
Ha facoltà di parlare il deputato Brusco.
FRANCESCO BRUSCO. Signor Presidente, è difficile non ripetersi; tuttavia, ci provo.
Nell'intervento di questo pomeriggio, il ministro ha dribblato la verità, ha cercato di adulterare la realtà con una digressione - come dire? - di natura regolamentare e tecnica, «scomodata» e ribadita, in seguito, dai colleghi della maggioranza, ma che bene confutavano il mio collega Leone ed il presidente del gruppo, Elio Vito.
Né il subdolo e politicamente indiretto soccorso di qualche esponente dell'opposizione vi assolve e vi giustifica. Emerge per la prima volta, credo, in maniera chiara ed inequivocabile, che la ragione vera del ricorso all'istituto della fiducia riposa nella somma difficoltà che esiste all'interno della variopinta maggioranza: i membri del Governo, i ministri, i presidenti dei gruppi della maggioranza hanno giocato al rialzo, a gareggiare tra loro a chi era più bravo ad assaltare con successo la diligenza!
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO BRUSCO. Non più tardi di venerdì sera, il segretario del partito dei Comunisti Italiani sottolineava...
PRESIDENTE. Deve concludere, mi scusi.
FRANCESCO BRUSCO. ... trionfalisticamente il merito di aver fatto «passare» un suo emendamento volto a stabilizzare i precari (così Mastella ed altri)...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
FRANCESCO BRUSCO. Presidente, io avevo chiesto...
PRESIDENTE. I tempi sono fissati dal regolamento, non da me!
FRANCESCO BRUSCO. Avevo chiesto la parola da un'ora, ma la ringrazio lo stesso.
PRESIDENTE. Grazie.
Ha facoltà di parlare il deputato Napoletano. Una precisazione: ho dato la parola, in precedenza, a titolo personale, perché non mi era giunta la richiesta a nome del gruppo. Adesso che mi è pervenuta, do la parola al deputato Napoletano a nome del suo gruppo.
Ha facoltà di parlare, deputato Napoletano.
FRANCESCO NAPOLETANO. Non sottrarrò molto tempo all'Assemblea, signor Presidente. Vorrei esprimere la valutazione del mio gruppo parlamentare, riunendo le opinioni di molti colleghi.
Ormai si pone una questione ineludibile, signor Presidente, quella di una rivisitazione degli strumenti procedurali relativi all'esame del disegno di legge finanziaria, che non può essere elefantiaca e, ragionevolmente, non può bloccare i lavori dell'Assemblea per moltissimo tempo. Quindi, non c'è alcun dubbio sulla necessità di rivederli. Non possiamo permetterci, infatti, provvedimenti di oltre 200 articoli quando ne basterebbero molti di meno, rimandando ad altri strumenti normativi e legislativi interventi che, pure, rientrano in questa strumentazione. Del resto, il problema è non soltanto procedurale ma anche politico. Innanzitutto, non bisogna gridare contro la posizione della questione di fiducia. Nella precedente legislatura, sul disegno di legge finanziaria è stata posta la questione di fiducia per tre volte consecutivamente. È uno strumento legittimo, che serve a superare un dibattito che rischia di provocare danno. Se ricorressimo all'esercizio provvisorio, otterremmo un risultato, credo, non auspicabile.
Tuttavia, al di là del clima più sereno nel quale si sta svolgendo questo dibattito, è anche vero che, spesso, le pratichePag. 46ostruzionistiche sono non esplicitamente dichiarate ma ugualmente attuate e utilizzate per condurre il Governo a porre la questione di fiducia, salvo poi accusarlo di avere espropriato il Parlamento delle sue prerogative. Le cose non stanno esattamente così: il disegno di legge finanziaria in esame, infatti, è un provvedimento difficile, perché è volto al risanamento ma deve anche coniugare l'equità con lo sviluppo, per rimettere in moto questo paese. Da ciò discendono le gravi difficoltà. Ci possiamo anche dividere sul modo in cui tutto questo deve avvenire, anche in chiave polemica, ma dobbiamo cercare di non smarrire, comunque, l'obiettivo finale che deve contraddistinguere i lavori di questa Assemblea, al di là delle tensioni politiche, cioè il miglioramento dell'assetto sociale ed economico del paese. Avremo modo di discuterne anche in altra sede, dal momento che domani interverremo in questa Assemblea sulla questione di fiducia.
Concludo con una raccomandazione al Governo, al quale debbo dire con molta sincerità, pur ribadendo la massima lealtà, che alcuni errori, dal punto di vista del metodo, probabilmente sono stati commessi. Se si fossero coinvolti prima i partiti e i ministri, ribaltando l'azione praticata, probabilmente avremmo evitato una serie di problemi. Anche la posizione della questione di fiducia in limine litis probabilmente ha costituito un errore che si sarebbe potuto evitare. Gli strumenti legittimi possono anche essere utilizzati senza ulteriore indugio, quando gli interessi del paese lo reclamano. Il disegno di legge finanziaria che è stato presentato a questa Assemblea presentava luci ed ombre. Anche a seguito del dibattito svolto, presenta, in questo momento, più luci rispetto a quando è stato presentato. Ci auguriamo che possa essere ulteriormente migliorato presso il Senato.
PRESIDENTE. Prima di avanzare le proposte relative all'ulteriore sviluppo dei nostri lavori, vorrei rispondere ad una richiesta che mi è stata cortesemente rivolta dal deputato La Malfa e alla quale ritengo, o ritenevo, di avere già risposto questa mattina. In ogni caso, poiché la questione sollevata è rilevante e la prassi adottata contiene un elemento di innovazione, preferisco ritornare sull'argomento.
Il testo su cui è stata valutata l'ammissibilità è lo stesso presentato dal Governo ieri, con le correzioni e le integrazioni che il Governo medesimo, contestualmente alla presentazione dell'emendamento, ha formalmente consegnato alla Presidenza.
Su questa base e sulla base di scambi di opinioni, ripetutamente costruiti con i presidenti dei gruppi, tenuto conto del carattere così consistente e così ampio che assumeva la natura del nuovo maxiemendamento, la Presidenza ha ritenuto di porre un perimetro entro cui definire i confini nei quali il Governo sarebbe stato chiamato ad operare per determinarne l'ammissibilità. Pertanto, ha ritenuto di ammettere la presentazione di un unico maxiemendamento, nella misura in cui il testo si muovesse scrupolosamente entro i confini rappresentati da quell'articolato originariamente all'esame dell'Assemblea e dagli emendamenti già presentati dal Governo e dal relatore e ritenuti ammissibili. E, sulla base di tale criterio, è stato effettuato il vaglio di ammissibilità; tuttavia, per ulteriori specificazioni, gli uffici della Camera sono naturalmente a disposizione.
A seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 16.500 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 16 e soppressivo dei successivi articoli del disegno di legge al nostro esame, nella parte dichiarata ammissibile dalla Presidenza, la votazione per appello nominale avrà luogo, a norma dell'articolo 116, comma 3, del regolamento, domani, sabato 18 novembre, a partire dalle 18,20. Le dichiarazioni di voto avranno pertanto inizio alle 15,30 di domani.
Dopo la posizione della questione di fiducia, la discussione proseguirà a norma dell'articolo 116 del regolamento - così come interpretato dalla Presidenza, uditaPag. 47la Giunta per il regolamento, il 28 gennaio 1980, il cosiddetto lodo Iotti - e potranno pertanto intervenire per l'illustrazione degli emendamenti solo i sottoscrittori dei medesimi. Secondo la costante prassi applicativa, l'intervento di ciascun presentatore vale quale illustrazione di tutti gli emendamenti da lui sottoscritti, restando conseguentemente preclusi ulteriori interventi sui medesimi.
Per quanto riguarda il prosieguo dei lavori, secondo quanto preannunciato nella riunione di ieri della Conferenza dei presidenti di gruppo, al termine della votazione sulla questione di fiducia si svolgerà fino alla conclusione, con prosecuzione notturna anche oltre le 24, l'esame degli ordini del giorno, il cui termine di presentazione è stato fissato alle 22 di oggi.
Le dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge finanziaria avranno luogo domenica 19 novembre, a partire dalle 10, con ripresa televisiva diretta. Potrà intervenire un rappresentante per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto in ordine crescente.
Dopo il voto finale sul disegno di legge finanziaria, che avrà luogo alle 13 circa, contestualmente all'esame da parte della Commissione bilancio della nota di variazione si svolgerà il seguito dell'esame e la votazione finale del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di intercettazioni, approvato dal Senato, con scadenza 21 novembre. Seguiranno l'esame e la votazione della nota di variazione e il voto finale sul disegno di legge di bilancio, previe eventuali dichiarazioni di voto, che dovrebbe avere luogo alle 16-16,30 circa.
Come già comunicato, al termine dell'esame dei documenti di bilancio, avrà luogo - presumibilmente alle 16 circa - un'informativa urgente del ministro della salute, Livia Turco, sull'adozione del decreto ministeriale che ha innalzato il quantitativo massimo di cannabis detenibile per uso esclusivamente personale.
La Conferenza dei presidenti di gruppo sarà convocata nei prossimi giorni per definire i lavori della Camera nella settimana dal 27 novembre al 1o dicembre.
Poiché non ho richieste di parola da parte...
MAURO PILI. Chiedo di parlare a titolo personale.
PRESIDENTE. Sul dibattito precedente?
MAURO PILI. Sì, avevo già chiesto di intervenire in precedenza.
PRESIDENTE. Non mi è stato segnalato. Ha facoltà di parlare.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale su un tema che lei ha richiamato poc'anzi. Mi riferisco all'esclusione di alcuni commi dal maxiemendamento.
Vi è un comma che riguarda la Sardegna, e che il Governo stanotte ha cercato di modificare, il quale sottrae a questa regione centinaia e centinaia di milioni di euro.
Invito il Presidente Bertinotti a tentare di rivedere, assieme al Governo, la possibilità di reinserire la lettera m) dell'articolo 102, che è stato cassato, perché costituirebbe un danno non soltanto all'autonomia della Sardegna, ma porterebbe davvero questa regione di fronte ad un grave rischio di dissesto finanziario. È stato escluso, tagliato, cancellato questo comma perché il Governo, durante la notte, ha cercato di sottrarre l'imposta locale sui redditi. Ha fatto cioè intervenire una modifica che tentava, ancora una volta, di mettere in discussione questo provvedimento.
PRESIDENTE. La prego, onorevole Pili.
MAURO PILI. È chiaro che ripresenteremo questa stessa disposizione anche al Senato.
PRESIDENTE. Poiché non sono pervenute richieste di intervento per l'illustrazione degli emendamenti, rinvio il seguito del dibattito alla seduta di domani.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Sabato 18 novembre 2006, alle 15,30:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis-A).
- Relatore: Ventura.
La seduta termina alle 19,25.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto stenografico della seduta del 15 novembre 2006, a pagina 88, prima colonna, ultima riga, il nome «Migliori» si intende sostituito dal seguente: «Migliore».