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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 76 di domenica 19 novembre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 10.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 novembre 2006.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Airaghi, Albonetti, Bersani, Bimbi, Brugger, Cento, Chiti, De Piccoli, De Zulueta, Fioroni, Folena, Forgione, Galante, Landolfi, Letta, Mattarella, Melandri, Migliore, Oliva, Ottone, Piscitello, Prodi, Ranieri, Rigoni, Rutelli, Sgobio, Stucchi, Violante e Visco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,06).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis) (ore 10,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Ricordo che nella seduta di ieri sono stati esaminati e votati gli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, se pure constatiamo, non senza un certo compiacimento, che il testo di questa legge finanziaria reca taluni elementi positivi, a fronte dei gravi bisogni della nostra Sicilia e del Meridione più in generale, anche - dovete ammetterlo - per l'influsso delle posizioni e delle iniziative che in questi ultimi mesi noi del Movimento per l'autonomia abbiamo assunto dentro e fuori da quest'aula per porre sotto i riflettori l'esigenza di fare ripartire lo sviluppo di tutto il Sud del paese e - non intendiamo sottacerlo - anche grazie all'intervento di parlamentari siciliani della maggioranza che, in tale direzione, si sono battuti e, sotto tale profilo, hanno Pag. 2ben meritato il nostro pieno rispetto, siamo comunque costretti a registrare in questa manovra una sostanziale insufficienza ed un superficiale apprezzamento - direi una disattenzione - rispetto alle misure strutturali che, in realtà, dovrebbero essere adottate per avviare in modo concreto la stagione del riequilibrio fra le parti deboli del paese ed il resto dello stesso, al fine di assicurare la sua vera, mai compiutamente realizzata, unità.
Non contestiamo, come tanti altri si sono affannati a fare in questo lungo dibattito, il fatto che il testo sottoposto dal Governo al nostro esame sia stato implementato come mai prima d'ora era avvenuto (con ben 217 articoli in partenza ed una pletora incredibile di successivi emendamenti), e neppure che la maggioranza abbia trovato il modo - per la verità, assai poco decoroso - di dividersi dentro e fuori il Governo. In realtà, malgrado tutto questo, contestiamo piuttosto il fatto che non si sia riusciti a traguardare in modo compiuto i reali obiettivi di crescita del paese, in un quadro armonico di composizione unitaria delle diversità, nel vero rispetto delle insufficienze e debolezze di chi, in questo paese, ha sempre pagato il prezzo più alto: il sud.
Riteniamo che questa legge finanziaria, come del resto quelle precedenti in questi anni, abbia un difetto all'origine: non è con la riforma delle sue procedure che noi porremo mano alla vera questione che si pone dentro il Parlamento, cioè, quella di ridare senso alla sua centralità rispetto alle tematiche del paese.
Per questo motivo, abbiamo presentato emendamenti importanti, poi trasformati in ordini del giorno, come quello sulla fiscalità di vantaggio, che riteniamo sia, attraverso le modalità che si possono più appropriatamente studiare, l'unico elemento strutturale che può assicurare realmente la ripresa di nuovi investimenti nel sud.
Lo stesso discorso vale per la questione del ponte, sulla cui realizzazione abbiamo dovuto constatare - purtroppo - protervia da parte del Governo nel volere inserire, già nel decreto fiscale collegato, un articolo con il quale venivano sottratte le risorse ad esso devolute per rimetterle in discussione. In altre parole, per affrontare i temi del Sud, si utilizzano soldi e risorse che al sud erano già stati assegnati e attribuiti. Ci saremmo sicuramente aspettati che qualcosa di più - molto di più - ci venisse offerto come compensazione.
Anche su questo aspetto ci attendiamo che, in occasione della seconda lettura al Senato, si dia almeno la possibilità alla regione siciliana - e, se lo vuole, anche alla regione Calabria - di acquisire il pacchetto di maggioranza della società Stretto di Messina. Vedremo se questa tematica potrà essere affrontata in un modo diverso, ma anche più concreto ed incisivo, rispetto alle attese delle nostre popolazioni.
Prendiamo atto con particolare soddisfazione del fatto che è stato accettato, sia pure come raccomandazione in un ordine del giorno, il nostro emendamento che prevede la possibilità di utilizzare aliquote nell'accisa sulle benzine e sui carburanti per autotrazione. Sappiamo che un ordine del giorno siffatto può significare nulla o molto. Ci attendiamo quindi che, al Senato, si trovi il modo di articolare meglio la possibilità di far diventare concreta questa misura tanto attesa dalle popolazioni meridionali, una misura strutturale che ci permette di fare evolvere positivamente lo sviluppo delle nostre popolazioni.
Signor Presidente, concludo il mio intervento con una sentita raccomandazione. Siamo convinti che occorra più Mezzogiorno in Italia. L'Italia ha bisogno del Mezzogiorno. Se vi sarà più Mezzogiorno in Italia, ci sarà più Italia nel Mezzogiorno! Questa aspirazione ci guida e speriamo che il paese ritrovi la via di una possibile soluzione di sviluppo nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brugger. Ne ha facoltà.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, Pag. 3colleghi, nonostante indubbie lacune iniziali contenute nel testo arrivato i primi di ottobre presso questo ramo del Parlamento, ed anche errori di comunicazione sulle scelte operate (fattori che - non nascondo - ci hanno messo in difficoltà con il nostro elettorato), abbiamo condiviso fin da subito le priorità e gli obiettivi generali di questa legge finanziaria. Penso, innanzitutto, al rientro dal debito pubblico, con scelte di carattere strutturale che l'Europa ci ha imposto a seguito della procedura di disavanzo eccessivo avviata nel luglio 2005 dall'Ecofin.
Siamo consapevoli, giacché è su tali temi che è apparso decisivo il consenso avuto nelle elezioni politiche, dei tempi urgenti indicati dal Governo per le politiche di risanamento. Non comprendere la dimensione e l'urgenza delle misure da adottare per l'aggiustamento strutturale dei conti pubblici avrebbe significato solo protrarre l'ipoteca negativa a cui la precedente maggioranza di Governo ha assoggettato il paese per anni.
Le scelte per stimolare lo sviluppo e la competitività del paese - altro punto qualificante di questa manovra -, grazie ad una serie di disposizioni volte al sostegno del mondo imprenditoriale, in particolare delle piccole e medie imprese italiane, ci hanno trovato d'accordo fin da subito sul cuneo fiscale e, in corso d'opera, sul TFR, con la correzione operata a favore delle imprese con meno di 50 dipendenti e con la riduzione dei maggiori costi sostenuti per l'apprendistato.
In tal senso, vanno inoltre giudicati con favore il ripensamento sulla tassa di soggiorno, che ha fatto tirare un sospiro di sollievo al settore turistico-alberghiero, e la deducibilità, per i professionisti, dei costi di ammortamento degli immobili strumentali.
Su questi temi, noi parlamentari delle Minoranze linguistiche ci siamo impegnati a fondo. Riteniamo, però, necessario monitorare l'andamento di alcune disposizioni contenute nel disegno di legge finanziaria che altrimenti rischieranno, a nostro avviso, di penalizzare la competitività delle imprese italiane con un eccessivo aggravio di costi. Penso, ad esempio, alla limitata deducibilità delle spese per auto aziendali, alle norme sugli studi di settore e all'innalzamento delle soglie minime al di sotto delle quali alcune società sono considerate non operative.
La maggioranza si è assunta la responsabilità di avviare il risanamento del paese con misure di equità e di sviluppo. Una valutazione condivisa anche dal presidente di Confindustria Montezemolo, che ha riconosciuto la necessità che la manovra di bilancio fosse molto dura; il suo appello ad un patto per la produttività e ad un'opportuna concertazione a tale fine non può che essere accolto positivamente.
Per quanto riguarda l'equità sociale, possiamo dire che la maggioranza ed il Governo sono stati di parola. Questa finanziaria è davvero impostata su solidarietà ed equità sociale, in modo particolare sulla famiglia. Faccio due esempi. La nuova curva IRPEF ha operato una redistribuzione dei redditi con misure effettive di sostegno alle famiglie e ai lavoratori autonomi entro i 30 mila euro e ai dipendenti entro i 40 mila euro, nonché il raddoppio delle risorse destinate al fondo per i non autosufficienti.
Le norme contenute nel maxiemendamento hanno tuttavia riproposto problemi, per i quali era stata concordata una soluzione in sede di confronto con i gruppi parlamentari di maggioranza, che il Governo si era impegnato a correggere. Occorre, dunque, che gli impegni presi vengano rispettati in sede di esame del disegno di legge finanziaria al Senato. Mi riferisco, in modo particolare, al mondo del volontariato e alle associazioni con scopi dilettantistici, come bande musicali, cori e filodrammatiche, e all'opportunità per questi soggetti di godere di un regime fiscale agevolato. Ricordo, inoltre, la clausola di salvaguardia finale per proteggere le specificità delle regioni a statuto speciale e delle province autonome.
Il nostro è invece un giudizio molto positivo sull'importante risultato raggiunto con il nuovo patto di stabilità in cui il Pag. 4vincolo sui saldi e non più sulle spese riconosce il ruolo essenziale delle regioni e delle province autonome.
È, quindi, con fiducia, per quanto potrà essere fatto in Senato, che annuncio il voto favorevole della componente politica delle Minoranze linguistiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, a nome del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista voglio ringraziare il Governo per aver posto la questione di fiducia sul disegno di legge finanziaria per il 2007. Attraverso la richiesta di questo voto, infatti, il Governo è stato finalmente costretto a consegnare alla Camera dei deputati un testo, per noi deprecabile, ma che ha almeno il merito, giunti a questo punto, di poter essere letto e finalmente conosciuto nella sua interezza da questa Assemblea e da tutto il paese.
Quello che è stato taciuto dolosamente agli italiani è che, a causa dei continui mutamenti imposti dal Governo e dalla maggioranza, nessuno, nemmeno questa Assemblea parlamentare, è stato in condizione di conoscere compiutamente, e quindi responsabilmente discutere, il complesso dell'intera manovra. Una grande confusione, insomma, ha regnato in questa prima finanziaria scritta dal Governo Prodi; confusione che ha raggiunto un livello intollerabile - aggiungiamo - per un paese civile membro dell'Unione europea. Ci siamo trovati di fronte ad un maxiemendamento presentato dal Governo che si compone di oltre 800 commi (sottolineo, 800 commi). Siamo stati quasi costretti, come semplici comparse di una sceneggiata di cattivo gusto scritta da altri, a votare sì o no alla richiesta di fiducia posta dal Governo, e ciò senza essere entrati nel merito del testo definitivo di questa legge economica. Qualcuno ha detto: se non puoi convincerli, confondili. E questo è un caso da manuale. Il Governo e la maggioranza hanno giocato e continuano a farlo utilizzando la confusione da loro stessi ingenerata per far sì che il Parlamento e gli italiani, stanchissimi dopo questa maratona, capendo sempre meno, alla fine, accettassero supinamente questa manovra finanziaria iniqua ed inutile. Ebbene, noi vogliamo dire forte e chiaro che non ci prestiamo a questo giochetto. La nostra opposizione a questa disastrosa manovra finanziaria e al Governo Prodi, che ne è l'autore, non verrà meno.
Non siamo e non saremo confusi nemmeno nell'esporre a tutti gli italiani le ragioni del nostro dissenso e della nostra indignazione per questa finanziaria e per l'iter fin qui seguito, che ha rappresentato una presa in giro per l'intero Parlamento e per tutto il popolo italiano. Il ministro Chiti ha giustificato l'altra sera in quest'aula la richiesta di voto di fiducia con la solita scusa dell'ostruzionismo dell'opposizione. È questo un argomento talmente trito e falso che forse non merita neppure una risposta. Noi sosteniamo, caro ministro Chiti, che avete dovuto perdere tempo soprattutto per trovare un accordo all'interno della vostra maggioranza, dove abbiamo assistito ad una sorta di negoziazione permanente; solo adesso, forse, ma non ci crediamo del tutto, siete riusciti a concordare un testo.
Durante le fasi convulse e farsesche che hanno contraddistinto l'iter del provvedimento, si è svolto un vero e proprio mercato all'interno della coalizione che appoggia il Governo Prodi, addirittura, nell'ultima fase, con i deputati della maggioranza che stazionavano davanti a palazzo Chigi per chiedere questo o quel cambiamento. È a causa di questo mercato permanente che il testo del disegno di legge finanziaria è stato cambiato dal Governo di ora in ora, per poi arrivare a porre la questione di fiducia, chiesta non per far fronte al presunto ostruzionismo dell'opposizione, ma per chiudere, appunto, la vostra trattativa interna e giungere ad un testo definitivo, finalmente Pag. 5pubblico. Il ministro Chiti ha poi sostenuto che quello finalmente scaturito dal maxiemendamento rappresenta un ottimo testo, una sorta di pietra miliare per le sorti del paese. Ebbene, si è smentito immediatamente quando ha detto che comunque questo testo sarà certamente emendato al Senato. Si tratta di una situazione nuova ed intollerabile. Assistiamo, infatti, alla situazione tragicomica nella quale il Governo ci confessa di non avere ancora chiuso i mercatini al suo interno e si riserva, pertanto, un'appendice di negoziati al Senato.
Signor Presidente, a questo punto, dobbiamo sottolineare gli aspetti più negativi di questa manovra finanziaria, quelli cioè che danneggeranno di più il paese e che maggiormente causano la nostra indignazione e il nostro dissenso. Signori del Governo, avete proceduto ad introdurre decine e decine di nuove tasse, ad inasprire le aliquote fiscali e a mettere pesantemente le mani nelle tasche degli italiani. Avete poi cercato di ridurre alcune voci di spesa, in parte con artifizi contabili e in parte togliendo soldi a quelle categorie e a quei gruppi sociali che avevano meno potere contrattuale nei confronti di questo Governo. Pensiamo, ad esempio, allo scandalo delle riduzioni di bilancio per le Forze armate; siete giunti al punto di spingere persino i carabinieri a mettere in cantiere una manifestazione di protesta contro i tagli, protesta poi rientrata solo per il senso di responsabilità dell'Arma. Insomma, vi siete comportati in maniera debole con gli interessi forti e forte con gli interessi che non hanno sufficienti mezzi per farsi ascoltare, ma che non per questo sono meno importanti.
In conclusione, in queste settimane abbiamo assistito ad un marasma incredibile; il modo con cui il Governo ha tentato di scrivere la finanziaria, ma anche la sua azione politica, sono stati di grave danno per tutta l'Italia. La sintesi è comunque semplice e comprensibile: dal lato delle spese avete salvaguardato tutti i cosiddetti santuari della sinistra, mentre avete attuato tagli brutali, spesso insensati e in molti casi ingiustificati e sempre rozzi e meditati, verso quelle branche della pubblica amministrazione prive di strumenti di pressione sul Governo. Vogliamo citare, ad esempio, l'abolizione delle questure in alcune province della Sicilia e della Calabria, notoriamente a rischio criminalità: roba da non crederci! Ma è sul versante delle entrate che avete compiuto degli autentici scempi. Avete previsto decine e decine di nuove tasse mettendo le mani nelle tasche degli italiani con uno spirito che sa tanto di rivalsa e di odio sociale.
La vostra manovra di finanza pubblica è composta per oltre due terzi di nuove tasse, di nuovi prelievi a quella parte di italiani già noti al fisco, mentre la vostra presunta e sbandierata lotta all'evasione fiscale produrrà effetti - se mai li produrrà - solo nel lunghissimo periodo.
A pagare il conto delle vostre nuove tasse saranno solo quegli italiani che oggi già pagano le imposte.
Ma contro quali soggetti sociali avete specificamente indirizzato la vostra furia e la vostra persecuzione fiscale? Non contro gli evasori, e nemmeno contro i veri ricchi - con i quali, tra l'altro, intrattenete cordiali rapporti, sia in sede bancaria sia in ambito confindustriale -, ma verso le persone che appartengono alla piccola e media borghesia, vale a dire le classi appartenenti al ceto medio e medio-basso. Avete dato un ristoro fiscale alle classi meno abbienti - il ceto medio-basso - di circa 20 euro mensili: 20 euro mensili! Una presa in giro, una cifra irrisoria, quindi, a fronte della quale avete, invece, tassato e colpito per una cifra ben maggiore la piccola e media borghesia.
Oltre a tali ceti, vi sono, tuttavia, altre due importanti vittime di questa legge finanziaria; esse sono lo sviluppo economico del nostro paese e le riforme strutturali, ivi comprese le vere liberalizzazioni e la riforma della spesa pubblica. Presidente Prodi, ministro Padoa Schioppa, che ne è stato di questi due temi, che pure erano il vostro cavallo di battaglia? Come potete spiegare al paese che state aiutando la ripresa economica quando, nel contempo, caricate il sistema di settanta nuove tasse?Pag. 6
Per quanto riguarda le riforme strutturali sul lato della spesa pubblica, valgono le considerazioni già svolte. Il semplice fatto che non ne abbiate fatto menzione in questa finanziaria - dove pure potevano trovare spazio, essendo il testo una sorta di enciclopedia, il cui volume cartaceo pesa diversi chilogrammi - significa che non sarete nelle condizioni politiche di poter affrontare, né ora né mai, l'argomento. Queste riforme strutturali, delle quali il paese ha assolutamente bisogno, non potranno essere affrontate dal Governo Prodi, né ora né l'anno prossimo, né mai, finché egli rimarrà in carica. Solo a titolo di esempio, ricordo che il Presidente Prodi ha provato timidamente a dichiarare che l'anno prossimo si sarebbe aperto un confronto sulle pensioni ed è stato zittito, in tempo reale, da un comunicato di Rifondazione Comunista.
Nel paese, è montata e sta montando la protesta contro le scelte del Governo Prodi: cosa si risponde? Ebbene, Prodi ha dichiarato che manifestare contro il Governo può essere pericoloso.
Siamo giunti al punto che il Presidente del Consiglio, sicuramente a causa di un lapsus, ha però mutuato una frase desumibile da ben altri ambienti che non quelli della Presidenza del Consiglio, per minacciare sostanzialmente gli italiani. Prodi ha poi proseguito definendo pazzi, egoisti e addormentati quanti non la pensano come lui. Che giudizio dare? Come replicare a Prodi?
PRESIDENTE. Deve concludere...
GIAMPIERO CATONE. Di fronte ad affermazioni come queste, ci domandiamo se non siamo di fronte ad un caso clinico più che ad un caso politico; in ogni caso, la risposta non può non consistere nella nostra opposizione e nel nostro appoggio, convinto e deciso, alla manifestazione contro questo Governo e la sua legge finanziaria il prossimo 2 dicembre, a Roma.
PRESIDENTE. Deve concludere...
GIAMPIERO CATONE. Nel ribadire, quindi, il voto contrario del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, annunciamo che proseguiremo la nostra durissima opposizione in tutte le sedi contro questa legge finanziaria ed il Governo Prodi che ne rivendica la paternità (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabris. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, italiane e italiani che ci ascoltate, voglio iniziare questo mio intervento - ne sento proprio il bisogno - esprimendo la più netta condanna dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur per gli orribili fatti avvenuti ieri a Roma, quando sono stati offesi la memoria e l'onore dei nostri soldati caduti a Nassiriya (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia e Democrazia Cristiana-Partito Socialista). Esprimiamo ai loro familiari ed all'Esercito italiano la nostra totale solidarietà ed il sostegno contro tali gesti ignobili, che tutti devono decisamente condannare.
Noi oggi siamo in Assemblea per esprimere di nuovo, con il voto sulla legge finanziaria, il nostro sostegno al Governo. Ma siamo qui anche perché così ha voluto l'opposizione: mai come quest'anno, infatti, la legge finanziaria avrebbe potuto essere per intero discussa ed approvata senza bisogno della questione di fiducia. Avremmo così restituito al Parlamento quel ruolo di luogo privilegiato del confronto politico che il Governo precedente gli ha negato negli ultimi tre anni. Trovo sia dunque ridicolo quanto sostiene oggi l'opposizione, ovvero che la questione di fiducia espropri il Parlamento, quando la Casa delle libertà, negli ultimi tre anni, sulle ultime tre leggi finanziarie, l'ha sempre posta. E ciò accadeva nonostante la Casa delle libertà avesse, con la vecchia legge elettorale, 100 deputati e 40 senatori in più. Altro che i numeri stretti spettati a noi con la nuova e vergognosa legge elettorale!
Considerando i nostri lavori, senza polemica alcuna, ritengo, colleghi dell'opposizione, Pag. 7che voi dovreste addirittura ringraziarci perché abbiamo ridato dignità al confronto tra Parlamento e Governo. I parlamentari della maggioranza - e a maggior ragione quelli dell'opposizione -, nei tre anni precedenti, per così dire, non hanno toccato palla. Un anno fa, quando eravate voi al Governo, al Senato la legge finanziaria giunse all'esame dell'Assemblea il 7 novembre e la questione di fiducia fu posta due giorni dopo; e così accadde anche alla Camera, dove la legge finanziaria giunse all'esame dell'Assemblea il 12 dicembre e la fiducia fu posta il 14 dicembre: due giorni, e via con la fiducia! Quest'anno, almeno, si è avuto il tempo - cinquantuno giorni, tra Commissione e Assemblea - per discuterla e approvare anche 15 importanti articoli, con aperture reali verso l'opposizione, come dimostra l'approvazione di ben 39 delle vostre proposte emendative: evenienze mai verificatesi negli ultimi cinque anni.
Siamo stati costretti a porre la questione di fiducia perché, dopo dieci giorni di esame, chiusi in questa Assemblea, restavano ancora da discutere altre 4 mila 500 delle vostre proposte emendative. E pensare che voi dell'opposizione avevate promesso, a settembre, poche e qualificate proposte emendative per sfidare il Governo. Ma chi le ha viste, proposte emendative siffatte? Divisi come siete al vostro interno, non avete trovato l'unità sui temi sui quali sfidarci, come dimostra il fatto che non riuscirete neppure a stare insieme in occasione della manifestazione del 2 dicembre.
Peccato: avremmo potuto svolgere un confronto ancora più costruttivo. Confronto che in futuro dovrà essere garantito cambiando le regole per approvare la legge finanziaria che ci evitino le sceneggiate di questi giorni. In fondo, lo ammetto, con il vostro ostruzionismo, questa volta, ci avete persino fatto una cortesia. Abbiamo, infatti, avuto il tempo, noi parlamentari della maggioranza, di cambiare, nel confronto con il Governo, quelle parti della legge finanziaria che non andavano bene. Il provvedimento che verrà licenziato da questa Camera - lo voglio dire in particolare a chi ci ascolta - non è più, dunque, la legge finanziaria che tante proteste aveva sollevato quando fu presentata. Lo vogliamo dire alle categorie, ai cittadini ed a quanti l'hanno contestata, in queste settimane. Vogliamo dire loro che il Parlamento, la maggioranza, noi dei Popolari-Udeur non ci siamo mostrati sordi alle critiche. Certo, quelle critiche si potevano evitare; vi doveva essere sicuramente più concertazione con le categorie, con gli artigiani, con i commercianti, con i professionisti, che rappresentano centinaia di migliaia di microaziende, milioni di lavoratori, che producono una ricchezza pari al 18 per cento del prodotto interno nazionale. Vi doveva essere con loro quella concertazione che è intervenuta invece con la Confindustria e con i sindacati.
Di tali proteste, noi dei Popolari-Udeur ci siamo fatti subito portavoce, ottenendo ad esempio che venisse eliminato il 10 per cento di contributo sull'apprendistato per i giovani. Abbiamo, tuttavia, tenuto fermi i muri maestri della legge finanziaria, per compiere quell'opera di risanamento dei conti pubblici cui ci ha obbligato il Governo precedente tagliando 7 miliardi di euro di spesa dello Stato. Ma, all'interno di quei muri maestri, sono stati apportati evidenti cambiamenti e ristrutturazioni, ed altri ancora ne faremo al Senato; in tal senso, il Governo si è impegnato per quanto riguarda la sicurezza, i Carabinieri ed i Vigili del fuoco.
D'altra parte, noi dobbiamo ora rimediare ai guasti di cinque anni del Governo precedente, che ha lasciato il paese in piena crisi economica e sociale, con un rapporto deficit-PIL salito al 4,2 per cento, segno di un collasso della finanza pubblica di cui hanno fatto le spese le famiglie e le imprese. Negli anni scorsi, l'Italia è rimasta ferma, mentre i nostri principali competitori hanno fatto registrare una crescita superiore al 2 per cento; i consumi delle famiglie si sono ripresi solo da qualche mese, mentre dal 2003 al 2005 la loro spesa media è aumentata appena di 98 euro, con una punta negativa nel Mezzogiorno, dove l'aumento è stato di soli 22 euro. Ciò ha costretto gli italiani a concentrare Pag. 8la loro spesa unicamente sui generi di prima necessità. Se in Italia le famiglie povere sono ancora l'11 per cento del totale, per le imprese non è certo andata meglio. Recatevi in un'azienda italiana piccola o grande che lavora sui mercati esteri e chiedetegli quale sia il suo principale problema. Vi risponderà: essere stata lasciata sola dalle nostre istituzioni. La crisi si è fatta sentire anche sui negozianti, sui piccoli negozi di cui l'Italia è ancora piena.
Questa legge finanziaria, grazie anche all'approvazione di proposte emendative dei Popolari-Udeur, mira ora a redistribuire quel reddito che prima era cresciuto solo per quanti già guadagnavano tanto. Prima, chi era ricco diventava sempre più ricco ed i poveri diventavano sempre più poveri; prima, alcune imprese facevano sempre più utili mentre altre, soprattutto le piccole e medie imprese, venivano lasciate sole. Prima, alle aree deboli del paese, il Mezzogiorno e tante altre zone sparse per l'Italia, venivano tolti gli incentivi per la nuova imprenditoria e per quella giovanile e femminile, nonché le leggi di sostegno e gli accordi di programma; ora, invece, quegli aiuti torneranno con risorse certe e programmate. Ciò sarà possibile grazie anche al recupero di risorse che questa legge finanziaria farà tagliando strutturalmente le spese e recuperando l'evasione e l'elusione fiscale.
Noi non vogliamo certo punire chi guadagna di più; noi dei Popolari-Udeur assolutamente non riteniamo che la ricchezza sia un reato. Si tratta, invece, di dare finalmente di più a chi ha avuto meno. Ora, con questa legge finanziaria, l'IRPEF sarà più leggera per tutti i redditi sotto i 40 mila euro. La famiglia composta da un lavoratore dipendente con coniuge e due figli non pagherà l'IRPEF fino ad una soglia di reddito di 4 mila 800 euro, e nemmeno il dipendente singolo fino ad 8 mila euro.
Abbiamo posticipato al 2009 la tracciabilità dei pagamenti attraverso l'uso della moneta elettronica, che tanto aveva spaventato. Insomma, le risorse sono aumentate, quelle per le non autosufficienze sono state raddoppiate.
Abbiamo introdotto la tassa di scopo, avviando così, noi del centrosinistra, il federalismo fiscale, per cui ogni comune potrà realizzare subito i progetti che i cittadini vogliono pagarsi sul loro territorio. Abbiamo recuperato più soldi e più uomini per far funzionare finalmente la giustizia, sostenendo le richieste del ministro Mastella. Il taglio del cuneo fiscale, inoltre, permetterà alle imprese di disporre di maggiori fondi da investire. Insomma, quando a gennaio questi benefici diventeranno concreti nelle tasche di circa il 90 per cento degli italiani, con più soldi nelle buste paga e con più soldi che rimarranno nelle casse delle aziende, siamo convinti che le polemiche di questi giorni scompariranno.
Questa è dunque una legge finanziaria che, per la prima volta, cerca di coniugare tre elementi: rigore, equità e sviluppo. Una finanziaria che ci è stata richiesta dall'Europa e che anche il Fondo monetario internazionale ha giudicato all'altezza degli obiettivi da raggiungere. Una finanziaria che non è proprio quella che volevamo noi dell'Udeur, ma che consideriamo solo il primo passo di una strategia di rilancio del paese che il centrosinistra dovrà compiere nei prossimi quattro anni.
Signor Presidente, è con questa convinzione che, a nome del gruppo parlamentare dell'Udeur, rinnovo la fiducia al Governo che ci onoriamo di sostenere, annunciando il nostro voto favorevole sulla legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, La Rosa nel Pugno e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, colleghe, colleghi - e un buongiorno alle italiane e agli italiani -, prima di questo intervento, noi Verdi vogliamo assolutamente condannare i fatti e gli slogan squallidi pronunciati ieri nella città di Pag. 9Roma in occasione di uno pseudo corteo pacifista. Si tratta di slogan contro la pace, e noi Verdi vogliamo condannare questi ignobili slogan (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno)!
Stiamo per votare la prima legge finanziaria del Governo dell'Unione e noi Verdi, nel rivolgerci al Parlamento e agli italiani e alle italiane che stanno ascoltando i nostri interventi, vogliamo spiegare le ragioni di una manovra così rigorosa e difficile. Per fare ciò, è necessario dire da dove siamo partiti, quale era la situazione economica e finanziaria del nostro paese prima del Governo dell'Unione. A tal fine, fornirò alcuni dati macroeconomici provenienti da organismi ufficiali, tra i quali il Fondo monetario internazionale.
Prima del Governo dell'Unione, il tasso di crescita dell'Italia, tra il 2002 e il 2005, è stato solo dello 0,1 per cento, dunque meno 1,3 per cento rispetto alla media europea. Il tasso di diseguaglianza nei redditi è aumentato dell'1,2 per cento, il tasso di povertà è cresciuto dell'1 per cento, la spesa, tra il 2001 e il 2005, è cresciuta di 90 miliardi di euro.
Gli economisti del Fondo hanno ricordato che il livello del debito pubblico dell'Italia è tra i più alti del mondo; quindi, il precedente Governo ha perso le elezioni, ma ha lasciato l'Italia fortemente indebitata ed impoverita. Si è trattato di una politica irresponsabile, che non ha pensato di curare e tutelare il futuro degli italiani; si registrano conti fuori controllo, grazie ad una politica di condoni e di evasione fiscale. Quando si indebita un paese, lo si consegna in mano alle banche, alle finanziarie, si compromette il futuro degli italiani, che non diventano più padroni della loro vita.
Era doveroso avviare una radicale azione di cambiamento per rispetto degli italiani, pertanto abbiamo chiesto che questa legge finanziaria fosse rigorosa anche nel garantire le tutele sociali, ambientali e le drammatiche questioni poste dal lavoro precario.
Abbiamo cominciato ad assumere iniziative in senso contrario a quanto fatto dai nostri predecessori. Ad esempio, chi guadagnava dai 3.500 euro ai 5 mila euro al mese ricevette, a seguito del taglio delle tasse operato dal Governo Berlusconi, un aumento oscillante tra gli 800 e i 1.500 euro all'anno. A questa fascia di popolazione fu regalato l'85 per cento dei vantaggi fiscali, a chi invece guadagnava 1.200 euro al mese furono dati solo 26 euro all'anno, circa 2 euro al mese. Ebbene, noi abbiamo fatto l'esatto contrario. Abbiamo consentito che il 90 per cento della popolazione potesse ricevere vantaggi fiscali.
Inoltre, questa finanziaria prevede importanti interventi, in particolar modo nel campo delle politiche sociali. È previsto un fondo di 500 milioni di euro in tre anni per le persone non autosufficienti, un fondo di 630 milioni di euro per le politiche della famiglia, un fondo di 300 milioni di euro per i servizi socio-educativi, per asili nido e servizi integrativi, un fondo di 360 milioni di euro per le politiche giovanili finalizzato alla formazione culturale e professionale, fondi pari a 45 milioni di euro per la sicurezza stradale. Inoltre, 150 mila precari della scuola, nei prossimi tre anni, saranno assunti e quasi 200 milioni di euro sono previsti per le assunzioni nelle università e negli enti di ricerca, nei quali tra l'altro è prevista la stabilizzazione dei ricercatori, tecnologici e tecnici, attraverso l'istituzione di un fondo di 50 milioni di euro.
È stata rafforzata la banca dati tributaria per la lotta all'evasione fiscale. La destra, quando ha governato, ha detto agli italiani e ha teorizzato che i cittadini erano costretti ad evadere le tasse, ma non dobbiamo dimenticare che ci sono milioni e milioni di italiani - che in questo momento ci stanno guardando - che le tasse le pagano, le pagano sempre perché ricevono la busta paga! Infatti, il nostro modello non è quello di Flavio Briatore che osanna alla ricchezza e, di fatto, anche all'evasione!
Tuttavia, si tratta di una legge finanziaria che, nonostante il rigore con il quale è stata scritta, ha subito, grazie anche al lavoro dei Verdi e di tutta la coalizione, importanti modifiche, che segnano una svolta ecologista. I comuni, nel rilascio Pag. 10delle concessioni edilizie per le nuove costruzioni, saranno obbligati a prevedere l'installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Un fatto importante che consentirà di risparmiare sulla bolletta elettrica e, nello stesso tempo, di sviluppare le imprese e l'occupazione nel campo dei rinnovabili, colmando in tal modo un ritardo storico.
Sempre grazie all'iniziativa parlamentare dei Verdi, 400 milioni di euro per i prossimi quattro anni, inizialmente destinati all'Enel per realizzare opere di compensazione per i nuovi impianti energetici, saranno utilizzati per ridurre la bolletta elettrica a vantaggio delle famiglie disagiate. Sarà adottato anche un programma di efficienza energetica.
Sono inoltre previste agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici finalizzati al risparmio di calore, con detrazioni pari al 55 per cento fino ad un massimo di 100 mila euro. Avremo più biocarburanti, per ridurre progressivamente la dipendenza dal petrolio e dare un contributo alla lotta all'inquinamento delle città.
Tra l'altro, sempre su nostra proposta, è stato istituito un fondo per la mobilità sostenibile, pari a 270 milioni di euro in tre anni. Tale fondo avrà la funzione di finanziare, nelle città italiane a maggior crisi ambientale, l'acquisto di mezzi pubblici non inquinanti, di realizzare una rete di distribuzione per l'alimentazione a GPL o elettrica e di studiare l'innovazione attraverso l'idrogeno. Occorre inoltre potenziare le reti ciclabili. L'inquinamento nelle nostre città fa ammalare, uccide e produce tanti danni; ora cominciamo a cambiare!
Inoltre, è stato istituito un fondo, pari a 600 milioni di euro in tre anni, per la lotta ai cambiamenti climatici, al fine di realizzare ad esempio l'installazione di microimpianti di energia elettrica da rinnovabile, che potranno essere acquistati dalle famiglie italiane grazie ad un fondo di rotazione. In sintesi, le famiglie italiane potranno, nei prossimi mesi, acquistare piccoli impianti per soddisfare il proprio fabbisogno e diventare esse stesse produttrici di reddito.
Dunque, dalla lotta ai cambiamenti climatici dimostreremo che i cittadini possono anche guadagnarci. È questa la vera liberalizzazione che vogliamo, non quella dei monopoli, che hanno aumentato la bolletta elettrica d'Italia, facendola diventare tra le più care d'Europa.
È stato previsto anche un sostegno alla politica dei parchi e alla lotta all'abusivismo nelle aree protette. Un altro punto importante è costituito dal fatto che alle spiagge italiane, che negli ultimi anni hanno subito un forte processo di privatizzazione, grazie ai Verdi si potrà accedere entrando negli stabilimenti senza pagare alcun biglietto per raggiungere la battigia e fare il bagno, che in molte realtà d'Italia è diventato un lusso. Le spiagge libere non ci sono più e per entrare si paga un biglietto che, per una famiglia, si aggira tra i 10 e i 20 euro. Dunque, abbiamo eliminato una vera e propria ingiustizia; infatti, chi commetterà abusi edilizi sul demanio marittimo subirà la revoca della concessione.
Inoltre, i fondi per il ponte sullo stretto di Messina verranno utilizzati per la Calabria e la Sicilia, per realizzare le infrastrutture utili per portare l'acqua potabile là dove non c'è, per realizzare le ferrovie, per finanziare la difesa del suolo. Sono queste le opere importanti che i cittadini, in particolar modo quelli della Sicilia e della Calabria, ci chiedono.
Tuttavia, vi sono alcuni aspetti sui quali chiediamo un impegno del Governo, affinché possano trovare soluzione nella discussione al Senato. Mi riferisco, in primo luogo, alla gravissima questione riguardante l'inquinamento di Porto Marghera e la sua bonifica. Grazie ad una norma dell'ex ministro Tremonti, le risorse provenienti dal danno ambientale sono state trattenute dal Ministero dell'economia e delle finanze e non trasferite a quello dell'ambiente.
Quella norma - e lo chiediamo al Governo - va rimossa e le risorse (250 milioni di euro) vanno immediatamente trasferite, perché non solo Venezia ma tutta Italia vuole continuare i lavori di bonifica.Pag. 11
Vi sono, poi, la questione dei contrattisti italiani all'estero, per consentire loro le detrazioni dei figli a carico, e quella della stabilizzazione dei vigili del fuoco. Sulla pedemontana lombarda vogliamo avvertire: attenzione, non si possono creare società che in via esclusiva gestiscano la realizzazione di infrastrutture. Dobbiamo fare attenzione alle norme europee.
La sicurezza dei cittadini per noi è una priorità. Per questo riteniamo non demagogico fare qui in Parlamento - e rivolgendoci al Governo - la proposta concreta di ridurre le spese per armamenti: meno aerei militari e più volanti e mezzi alla polizia per difendere le città ed i cittadini dalla criminalità e dalla mafia (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno). È una proposta di buon senso che al Senato chiederemo di attuare.
Riteniamo di aver fatto un lavoro buono e difficile per iniziare a riportare equità, tutele sociali ed ambientali. Il futuro degli italiani era stato ipotecato: noi abbiamo lavorato e stiamo lavorando per riconsegnarlo a loro. In nome del popolo inquinato - mi sia consentito di usare tale espressione tanto cara al movimento ecologista - una nuova pagina della lotta allo smog ed ai cambiamenti climatici si apre e potrà avere una sua forza solo attraverso un'alleanza tra economia ed ecologia. Noi stiamo lavorando per questo.
Signor Presidente, le annuncio, quindi, che il gruppo dei Verdi voterà a favore della legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.
OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, colleghi, i Comunisti Italiani voteranno a favore della legge finanziaria e questa occasione è utile per svolgere alcune considerazioni politiche all'interno della nostra maggioranza e rispetto al rapporto con l'opposizione. La legge finanziaria che stiamo approvando presenta luci ed ombre: indubitabili pregi ma anche, a nostro parere, evidenti difetti. Siamo di fronte ad una strategia di rapporto con il paese che onestamente e lealmente si stenta a comprendere.
Il risanamento era ed è giusto farlo, ma spiegare semplicemente le macerie prodotte dal Governo precedente non può bastare. Chiedo quale sia la missione, l'idea di fondo, il messaggio che il Governo vuole dare al paese con questa legge finanziaria, la prima del Governo di centrosinistra, tanto più dopo una così difficile vittoria elettorale. Credo che avrebbe dovuto avere connotati certi, chiari, diretti: avremmo dovuto offrire un messaggio di redistribuzione di risorse e di opportunità, dopo cinque anni a senso unico a favore di ricchi e di potenti.
Bisogna risanare, certo, ma risanare significa anche dare speranze. Noi voteremo questa legge finanziaria, ma l'avremmo voluta diversa. Comprendiamo le difficoltà e sappiamo che nessuno ha la bacchetta magica e quindi occorre evitare ogni forma di sciocca propaganda o di facile demagogia. Tuttavia, tra annunci allarmanti, poi spesso rientrati, e misure via via modificate in modo incerto e non di rado contraddittorio, alla fine manca un connotato chiaro in questa legge finanziaria. Da parte nostra, avremmo voluto una finanziaria molto più orientata verso i ceti deboli, la grande maggioranza del nostro paese - pensionati, lavoro salariato al minor reddito -, e più orientata in maniera chiara, netta, inequivoca su scuola, università, ricerca scientifica, cultura.
Sia chiaro, sono molte le misure positive di questa legge finanziaria e voglio sottolinearne alcune. Innanzitutto, il sud, finalmente non dimenticato, con un massiccio investimento di risorse, ed una lotta vera all'evasione fiscale, piaga storica del nostro paese, sciacallaggio verso chi le tasse le paga tutte fino all'ultimo euro. Finalmente, troviamo misure vere sull'evasione e sull'elusione fiscale. Apprezziamo anche le misure contro la precarietà nel Pag. 12lavoro, piaga sociale vera del terzo millennio, privazione di certezze, come sanno tutti coloro che hanno in famiglia un giovane precario, privazione di futuro, di una vita normale. Uno su due dei nuovi assunti è precario e chi è precario è privato di ogni certezza della propria vita. Bene, nella legge finanziaria vi sono misure, in larga parte ottenute - lo dico con pacatezza ma con orgoglio - grazie al lavoro di questo gruppo parlamentare, dei Comunisti Italiani, che consentiranno di stabilizzare e regolarizzare centinaia di migliaia di precari della pubblica amministrazione rendendoli stabili, garantiti, non ricattabili dalla precarietà (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
Tuttavia, vi sono anche ombre: i ticket sulla sanità, che non condividiamo; pochissime risorse sul sociale; misure sulla scuola che non innalzano, come invece previsto nel programma dell'Unione, l'obbligo scolastico a 16 anni; tagli francamente inaccettabile all'università, cioè al futuro di questo paese.
La battaglia si sposta al Senato: continueremo così, leali ed unitari come sempre siamo stati, ma senza abbassare lo spirito critico e la battaglia sui contenuti.
Come sapete, noi Comunisti Italiani non abbiano chiesto posti, non abbiamo partecipato alla corsa alle poltrone di nessun tipo (Commenti dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), ma chiediamo rispetto del programma, questo sì: ad esempio - lo diciamo per tempo - sul tema delicatissimo delle pensioni. Abbiamo svolto, con parziale ma significativo successo, la battaglia a favore dei giovani, contro la precarietà, e la condurremo con altrettanta chiarezza sulle pensioni. Nel programma dell'Unione di centrosinistra non vi è nulla sull'innalzamento dell'età pensionabile, anzi, c'è la promessa dell'azzeramento dello scalone di Maroni. Allora - lo dico con la necessaria fermezza - se dentro la nostra maggioranza di centrosinistra qualcuno voleva innalzare l'età pensionabile doveva dirlo agli elettori prima delle elezioni - è un fatto di elementare democrazia - non dopo. Noi ci atterremo a questo criterio.
In conclusione, si parla di conti (stiamo esaminando la legge finanziaria), di numeri, di cifre, ma dietro ad ognuno di quei conti, di quei numeri, di quelle cifre ci sono persone in carne ed ossa con i loro problemi, le loro emozioni, le aspirazioni, i bisogni, le speranze. Ad esse dobbiamo rispondere, signori del Governo, perché chi ha scelto noi contro la destra voleva e vuole un'Italia più pulita, più equilibrata, un'Italia più giusta.
Noi, Presidente Prodi, la sosteniamo e la sosterremo, ma invitiamo chi vuole bene a questo Governo a guardarsi da quanti, nascondendosi dietro i conti, spesso in assoluta malafede (penso ai molti poteri forti che stanno lavorando contro il Governo), colpiscono le persone. La politica non è soltanto tecnica o buona amministrazione e la legge finanziaria non è questione meramente economica. Viceversa, la legge finanziaria è un provvedimento squisitamente politico, tanto più quando è il biglietto da visita di un Governo: è la prima legge finanziaria di centrosinistra. Si tratta di un provvedimento politico, dunque (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Forza Italia: Tempo!)...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Diliberto. Sento dire ripetutamente «tempo». L'oratore ha ancora due minuti e quarantatré secondi a disposizione. Invito, quindi, a non interrompere.
Prego, deputato Diliberto.
OLIVIERO DILIBERTO. In ogni caso, non li userò nemmeno tutti, signor Presidente.
La politica è anche - e per noi soprattutto - fatta di passioni e di ideali, parole spesso dimenticate nelle aule della politica. La nostra diversità, cari colleghi della maggioranza, si giudicherà su queste cose, sul sistema dei valori, sulla capacità di rispondere a chi, dopo cinque anni di Governo Berlusconi, si attendeva elementi di discontinuità rispetto al passato.Pag. 13
Cercheremo di interpretare questa diversità che ci viene chiesta da chi ha dato consenso alla nostra maggioranza, nei prossimi mesi, non già per il bene di una singola forza politica, cari colleghi, ma per il bene di tutta la nostra coalizione e per il bene del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, questa manovra finanziaria è pesante perché pesante e salata è l'eredità che ci ha lasciato il Governo Berlusconi (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Si tratta di 15 miliardi di euro, cioè di 3 miliardi di euro per ogni anno che è stato al Governo il centrodestra. Questa finanziaria ci riporta in Europa, ma di fronte a questa manovra del Governo si sono sollevati malumori e proteste e si è gridato: troppe tasse! Tuttavia, alla fine, tutti si rendono conto che se non avessimo affrontato con decisione il problema dei conti pubblici fuori linea ci saremmo trovati presto in una condizione assai peggiore.
È davvero strana la situazione italiana: quando va al Governo, il centrodestra sperpera e spreca, tocca poi al centrosinistra ripianare i conti con una politica di rigore. Certo, se tutti pagassimo le tasse dovute e non ci fosse una evasione record nel nostro paese, i sacrifici sarebbero decisamente inferiori; ecco perché la lotta all'evasione fiscale rappresenta una vera e propria emergenza nazionale.
La finanziaria dà anche un impulso alla crescita attraverso sgravi fiscali alle imprese italiane che si trovano in evidenti difficoltà; tuttavia, è necessario ricordare che la concorrenza sul piano dell'innovazione è più efficace di quella che avviene sui prezzi, come ammoniva un autorevolissimo economista, Joseph Schumpeter.
Il tema della ricerca, della formazione e dell'innovazione è veramente fondamentale, ma questo disegno di legge finanziaria non è riuscito, finora, a produrre su questa frontiera del futuro lo sforzo che sarebbe stato necessario. Ci viene detto, a parziale giustificazione, che mancano le risorse, ma è su questo aspetto che la Rosa nel Pugno ha combattuto e continuerà a combattere una battaglia fondamentale per il paese e per le nuove generazioni. Perché mancano le risorse? In questo disegno di legge finanziaria sono presenti troppe elargizioni, troppi benefici, troppi sconti fiscali dati alle più diverse categorie, nonostante ciò, ci si trova comunque di fronte ad una consistente insoddisfazione. Tutti o quasi tutti dicono: basta con le corporazioni, con i localismi, con gli aiuti dello Stato alle imprese, puntiamo sull'innovazione, sulla formazione e sulla ricerca; però, quando si passa dalle parole ai fatti, la musica cambia completamente. Tutti chiedono qualcosa per la propria categoria, per la propria impresa o per il proprio campanile e accade persino che chi fa della riforma delle pensioni, cioè dell'innalzamento dell'età pensionabile, una bandiera, poi chieda per la propria impresa di riaprire il capitolo dei prepensionamenti, cioè di mandare in pensione i lavoratori ad un'età inferiore a quella attualmente stabilita dalla legge.
Esiste una società come Sviluppo Italia che palesemente non ha funzionato e, quindi, potrebbe essere liquidata, mettendo a frutto le risorse che ha in cassa (oltre 800 milioni di euro) per la ricerca e per il sud, ma non si riesce a liquidarla (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
Questo è un paese impazzito come una maionese? È un paese in preda a particolarismi? È un paese ingovernabile? Tutte queste domande sono state sollevate a cominciare dal Presidente del Consiglio. C'è chi addebita i guasti dell'Italia alla classe politica, chi alla scarsa capacità di innovazione della classe imprenditoriale, chi al nanismo della nostra industria, chi alle chiusure corporative, chi agli arroccamenti municipalisti; c'è, infine, chi pensa che dipenda da una inevitabile e inesorabile mancanza di virtù civiche del popolo italiano. Del resto, quando fu fatta Pag. 14l'unità d'Italia, andava molto di moda il motto: «fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani». Non sono pochi gli intellettuali del nostro paese che fanno coincidere la soluzione dei problemi con un cambiamento del carattere disordinato degli italiani.
Alla fine si determina un gioco allo scaricabarile, per cui non si riesce mai a capire chi abbia la responsabilità delle cose che non funzionano. I problemi ci sono e restano tutti sul tappeto: nelle nuove generazioni c'è incertezza sul futuro, manca quello slancio che sarebbe necessario per dare una spinta al paese; tutto ciò è dovuto al fatto che ai giovani sono offerte davvero poche opportunità. La famiglia è diventata per i giovani, non solo una comunità di affetti, ma anche un rifugio per sbarcare il lunario. Dobbiamo chiederci perché siamo arrivati a questo punto, perché l'Italia sembra avviata ad un inesorabile declino, perché non si riescono a risolvere neppure i problemi che appaiono risolvibili con la pura e semplice applicazione del buonsenso. A tal proposito faccio un solo esempio: noi abbiamo un grande problema che si chiama sicurezza e di fronte a questa situazione puntiamo ancora ad accrescere numericamente gli addetti alle forze dell'ordine, come se questa fosse la via per affrontare e risolvere il problema. Non ci viene neppure in mente che avere due, tre, quattro, cinque polizie differenti, dai Carabinieri alla Polizia di Stato, dalla Guardia di finanza fino alla Polizia municipale, crea duplicazioni e sprechi. Chiediamo più guardie, ma non si riesce neppure a fare un efficace coordinamento...
PRESIDENTE. Per favore, invito i deputati ad un maggiore silenzio nell'aula di modo che si possa ascoltare chi interviene. La prego, continui deputato Villetti.
ROBERTO VILLETTI. Nel nostro paese esistono una grande creatività, una straordinaria fantasia, una ricchezza di talenti dimostrate dal fatto che in tutti i settori nei quali valgono soprattutto le idee, più che sofisticate attrezzature tecnologiche, siamo all'avanguardia. Parlo dell'architettura, della moda, della musica e dell'arredamento, dove il prodotto del nostro paese si fa valere con grande forza. Tanti sono i ricercatori italiani che approdano all'altra sponda dell'Oceano Atlantico, trovando in quel paese apprezzamento per la propria opera scientifica; in Italia, invece, non è così perché si centellinano le risorse per la ricerca e per l'università, mentre si aprono i cordoni della borsa alle pressioni di qualsiasi categoria considerata più importante solo perché più numerosa e, quindi, più influente nei risultati elettorali.
Non si capisce che nell'epoca della globalizzazione la nuova classe creativa rappresentata dai ricercatori è la sola in grado di dare una spinta eccezionale allo sviluppo del paese. Non si capisce che oggi non solo bisognerebbe valorizzare i cervelli che abbiamo, ma anche attrarre quelli di altre nazioni. Ricerca e laicità sono strettamente connesse e questo paese ha bisogno di una maggiore tolleranza, di una maggiore laicità, di un maggior rispetto reciproco. Noi, ultimi in Europa occidentale, ancora facciamo i conti con la questione vaticana, siamo gli ultimi a concedere ancora privilegi medievali alla chiesa come se il cattolicesimo fosse religione di Stato (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno). Siamo ancora il paese che pensa che sia impossibile difendere la famiglia e, nel contempo, riconoscere le unioni di fatto come se una cosa escludesse l'altra. Come si esce da questa situazione? Io penso che tutti gli italiani, dalla classe dirigente fino al semplice cittadino, debbano togliersi il paraocchi che costringe a guardare solo la propria strada, senza tenere conto degli altri compagni di viaggio. Occorre recuperare il senso e il significato della nostra unità nazionale, isolare chi vuole spaccare il paese e offendere nuovamente persino la memoria dei nostri caduti, come è accaduto ieri a Roma.
Il bipolarismo - mi rivolgo anche ai colleghi dell'opposizione - non deve creare due paesi che si combattono come due nazioni in guerra, ma un sistema per assicurare il ricambio di politiche pubbliche e di classi dirigenti; infatti, se ci Pag. 15togliamo tutti il paraocchi, forse capiremo che anche un sano interesse egoistico può essere difeso meglio nel futuro attraverso una competizione fatta nell'ambito di regole imparziali e capaci di premiare i migliori talenti, le migliori energie, le migliori capacità, assieme ad una cooperazione che sappia aiutare coloro che sono in ritardo, che hanno problemi, che sono deboli, malati, non autosufficienti.
Io penso, signor Presidente, che con questa legge finanziaria, a cui La Rosa nel Pugno si accinge a dare il proprio voto favorevole, sia possibile fare un passo in avanti, ma solo se tutti, ma proprio tutti, riusciremo ad avere una visione di insieme nell'interesse del paese (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ossorio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, voglio innanzitutto ringraziare il presidente Duilio e il relatore di maggioranza, onorevole Ventura, per la qualità del lavoro svolto in Commissione, ed i colleghi tutti, di maggioranza e di opposizione, così come i dirigenti e i funzionari impegnati in questa fase.
La legge finanziaria, e più in generale l'intera manovra finanziaria, risente, signor Presidente, di un mancato carattere di necessità. Non dico nulla di nuovo: il nostro paese attraversa un periodo di stagnazione produttiva, in parte inevitabilmente collegato ad una recessione economica più generale. Il sistema produttivo e sociale dell'Europa nel suo complesso appare in evidente difficoltà. La crescita, che ne ha segnato ben cinquant'anni di storia economica e sociale, si è arrestata di fronte al processo di globalizzazione dei mercati.
Il sistema di welfare nazionale, il nostro, quello italiano, per tanti aspetti superiore a quello di altri paesi, mostra un'evidente crisi, sia per la concorrenza degli altri sistemi economici, sia per la sua intrinseca debolezza dovuta alla mancanza di risorse e ai troppi sprechi. La sfida del futuro sarà proprio quella di conciliare lo sviluppo, l'equità sociale e le libertà economiche, in una difficile ma non impossibile convergenza in un nuovo Stato di diritto, in grado di confrontarsi con l'impetuoso sviluppo economico dei nuovi concorrenti, la Cina e l'India. Qui voglio sottolineare positivamente il recente viaggio in Cina del ministro D'Alema per inserire ancora di più la nostra economia in quel grande mercato di quel grande paese e l'accordo della Gazprom con l'Algeria per la fornitura di gas. Ciò ad evidente dimostrazione che in politica estera non bastano solo i buoni rapporti personali fra i rappresentanti degli Stati nazionali.
Di fronte a questo scenario, continuare a rimandare la responsabilità del risanamento della finanza pubblica da un Governo ad un altro, da una maggioranza ad un'altra, appare sinceramente riduttivo. Vi è un enorme debito pubblico, che soffoca l'economia nazionale e che noi dobbiamo al più presto affrontare in modo risoluto e convincente. Bisogna quindi dirlo con chiarezza agli italiani. È venuto il momento di assumersi le proprie responsabilità, ciascuno per suo conto, ma questo bisogna dirlo con chiarezza al paese. Il sistema produttivo del nostro paese necessita di riforme strutturali - lo diciamo da sempre - che incidano sul nostro tessuto economico. Tuttavia, cambiare richiede pazienza e responsabilità e comporta inevitabilmente sacrifici. Le riforme e il risanamento hanno un prezzo spesso elevato e bisogna avere il coraggio di affrontarli entrambe.
Per quanto riguarda le liberalizzazioni, colleghi del Parlamento, bisogna dire che oggettivamente esse sono in ritardo. Manteniamo aree produttive e di privilegio troppo estese. L'evasione fiscale continua ad essere una peculiarità troppo diffusa e pesante nel paese. Bene ha fatto Visco a tentare di affrontarle. Il nostro sistema politico è confuso, poco razionale, macchinoso, frammentato e caratterizzato da una litigiosità permanente, e ciò incide Pag. 16fortemente sul sistema economico del paese. Però, onorevoli colleghi, bisogna dire che l'Italia non è in una crisi irreversibile. È di fronte a noi il momento della responsabilità, la necessità di mettere in campo un forte piano di liberalizzazione, che non significa necessariamente privatizzazioni. Bisogna coniugare i meriti e i bisogni di antica convinzione. Bisogna mettere insieme l'equità e lo sviluppo.
Alcuni aspetti di questo disegno di legge finanziaria hanno visto il gruppo Italia dei Valori impegnato sensibilmente: innanzitutto la riduzione del costo della politica. Questo è un punto sul quale gli italiani sono attenti! Noi sappiamo che questa è un'esigenza avvertita e reclamata dai cittadini. Il paese chiede un forte rigore nella quotidiana vita del pubblico amministratore e nella qualità della spesa della politica. Gli italiani vogliono un abbassamento del costo della politica e Italia dei Valori si è resa interprete in tal senso in questa finanziaria. Molte proposte emendative sono state presentate dal mio gruppo qui alla Camera e sono state accolte dalla maggioranza, ed oggi fanno parte del testo, che stamani approveremo. In esso è stato operato un consistente taglio dei costi della politica, una sorta di piano di risparmi del costo in tal senso.
Noi lo riassumiamo in tre punti. Primo punto: un tetto massimo per la retribuzione dei manager pubblici o di aziende a maggioranza pubblica. Sappiamo che gli stipendi e le liquidazioni di questi manager pubblici a volte sono altissimi, e di questo gli italiani si dolgono e rispetto a ciò sono attenti. Secondo punto: un limite del numero dei consiglieri di amministrazione negli enti ed un tetto ai loro compensi. Vi sono consigli con una pletora di amministratori locali: occorre ridurne il numero. Terzo punto: il divieto del cumulo di indennità tra più cariche elettive o di Governo o in amministrazioni pubbliche. Questi sono solo tre punti proposti dal nostro gruppo in tal senso. Si poteva fare di più, amici e colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Gli italiani vogliono che la classe dirigente dimostri maggiore rigore nei comportamenti pubblici e nella spesa delle risorse, per lo svolgimento di un mandato che deve essere avvertito come dovere.
In questo disegno di legge finanziaria noi riteniamo che siano bene coniugati i problemi delle aree economicamente forti del paese - il nord, per intenderci - e quelli delle aree del Mezzogiorno. Il ministro Bersani ha ricordato l'altro ieri, e bene ha fatto, l'impegno per il sud. Si deve quindi dare certezza agli investimenti privati nel sud, rendendoli più convenienti e sicuri nel tempo. Da questo punto di vista, appare coerente la decisione di destinare il 30 per cento delle risorse per le aree sottoutilizzate al finanziamento di infrastrutture e servizi di trasporto, di rilievo strategico nelle regioni meridionali; tra queste merita attenzione e menzione l'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
È giusto sostenere la decisione di reintrodurre la disciplina del credito di imposta e quella della riduzione differenziata del cuneo fiscale. Riteniamo poi particolarmente utile ed innovativa l'istituzione delle zone franche urbane. Devo dire con molta sincerità che probabilmente, quando nel maxiemendamento è stata accolta l'indicazione del centro storico di Napoli come zona franca urbana, ciò è stato fatto in modo un po' burocratico. Ben altra forza espressiva merita la questione del capoluogo della Campania, che è un dato nazionale, e ben altra attenzione il Governo dovrà dedicare alla città di Napoli, anche oltre questa legge finanziaria, così come è stato richiesto più volte e con forza dai vertici delle istituzioni locali di Napoli e della Campania.
Per il meridione serve un radicale e definitivo cambio di rotta, anche culturale. Signori del Governo, non si può continuare a considerare il Mezzogiorno d'Italia come un problema residuale; esso va considerato, al contrario, come una risorsa su cui investire.
Vi è nella finanziaria, infine, una ripresa di attenzione - per la verità, ancora tutta da esplorare - al sistema formativo scolastico ed universitario. Il Governo dimostra al riguardo una certa considerazione. Italia dei Valori ritiene che deve Pag. 17essere ulteriormente interesse comune dare maggiore forza e vigore alla scuola pubblica, cioè alla scuola di tutti.
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato Ossorio.
GIUSEPPE OSSORIO. Sulla ricerca scientifica, e concludo, signor Presidente, andava fatto di più. Proprio in questo settore l'Italia paga un gap storico e strutturale, rispetto a tutte le altre realtà internazionali.
Concludo, onorevoli colleghi, dicendo che per tutti questi motivi, nella convinzione che si possa considerare questa finanziaria come un punto di partenza condiviso e condivisibile, annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Siamo davvero lieti di averla finalmente tra noi, signor Presidente del Consiglio. Avrei voluto iniziare così il mio intervento, ma l'onorevole Prodi non c'è, così come è stato assente per tutta la discussione della legge finanziaria. Allora, mi rivolgerò alla sua poltrona vuota. Del resto, vista la scarsa considerazione che ha per il Parlamento, questo non fa molta differenza.
Sono tanti i motivi che inducono la Lega Nord a dire «no» alla sua legge finanziaria, signor Presidente del Consiglio. Le ragioni del nostro dissenso, forte e radicale, sono state ampiamente illustrate nei numerosi interventi che i deputati della Lega hanno svolto in quest'aula e sono contenute nei tanti emendamenti da noi presentati a questa pessima manovra.
Sopra ogni altra cosa, le tasse. Tasse, signor Presidente del Consiglio, tante tasse in questa legge finanziaria: tasse di scopo per i comuni, tasse di soggiorno per i turisti, imposta di successione che colpisce il ceto medio, stretta sugli studi di settore, aumento dei contributi per i lavoratori autonomi e per i giovani assunti con il contratto di apprendistato, ticket sul pronto soccorso.
LALLA TRUPIA. Aggiornati, Maroni!
ROBERTO MARONI. Tagli ai comuni - tranne Roma, naturalmente! - che costringeranno i sindaci ad aumentare tariffe ed addizionali locali, oneri ingenti per le piccole e medie imprese, soprattutto padane, per la sottrazione del TFR.
Insomma, si tratta di una mazzata senza precedenti al mondo delle imprese, quello che lavora e che lei ha imbrogliato in campagna elettorale con la falsa promessa di non aumentare le tasse. Un mondo che ora si sta rivoltando contro il suo Governo, una protesta generalizzata che cresce di giorno in giorno e che non risparmia gli ambienti e le associazioni vicine alla sinistra.
Una protesta che lei non sa neppure comprendere, onorevole Prodi, ma che anzi alimenta con dichiarazioni irresponsabili e offensive. Per lei, chi protesta è solo un pazzo o, tutt'al più, un evasore. Evidentemente, è pazzo il filosofo Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, che dichiara che questa è una legge finanziaria penalizzante per gli enti locali, non indirizzata allo sviluppo e che colpisce in modo dissennato il piccolo ceto produttivo. Pazzi devono essere i membri del suo Governo che sono scesi in piazza contro di lei e la sua legge finanziaria. Pazzi gli esperti di Standard&Poor's, che hanno declassato l'Italia riscontrando che il trasferimento del TFR all'INPS è un trucco contabile che non ridurrà né il deficit, né il debito. Pazzi i giornalisti del Financial Time che bocciano il ministro Tommaso Padoa Schioppa, accusandolo addirittura di aver usato trucchi di bilancio. Non pazzi, forse, ma certamente evasori tutti gli artigiani, i commercianti, gli imprenditori padani, che lei è riuscito nell'impresa di far scendere in piazza tutti insieme a manifestare contro di lei, al grido di «ci hanno preso per il mulo!», un modo ironico per dire «ci hanno imbrogliato».Pag. 18
Non siamo noi i pazzi, onorevole Prodi, è lei ad essere totalmente inadatto a guidare l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale). Con il concorso della Lega Nord e dell'opposizione, il Parlamento ha cercato di limitare i danni di una legge finanziaria sconclusionata, contraddittoria e recessiva. Non è stato facile. Ogni giorno, Governo e maggioranza cambiavano idea sulle proposte approvate solo poche ore prima. Tuttavia, siamo riusciti a far recepire qualche piccolo miglioramento: è stata ridotta la tassa di scopo per i comuni, è stata abolita la tassa di soggiorno ed è stata modificata l'iniqua norma sugli scontrini fiscali, che trattava tutti i commercianti, di fatto, come evasori.
È stata accolta la richiesta della Lega Nord di stanziare risorse per importanti infrastrutture come la Pedemontana, nonostante il «no» dei Verdi. In questa nostra azione di riduzione del danno, abbiamo apprezzato lo sforzo al dialogo e al confronto da parte del ministro Bersani e del ministro Chiti. Il rispetto da loro mostrato nei confronti della Lega Nord e l'attenzione verso le proposte da noi avanzate in favore della Padania sono segnali positivi e incoraggianti, che non abbiamo mancato di sottolineare.
In questi giorni di passione, le è scappata più di una sciocchezza, signor Presidente, ma tutte degne più di un attore di avanspettacolo che di un uomo di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tuttavia, una cosa giusta lei l'ha detta: il paese si sta finalmente svegliando. È vero, dopo questa tremenda legge finanziaria, gli italiani si stanno svegliando dall'incubo di averla mandata a Palazzo Chigi. Possiamo sperare che questo brutto sogno abbia presto il lieto fine che tutti coloro che lei ha imbrogliato si augurano, onorevole Prodi, il suo licenziamento immediato da Palazzo Chigi (Deputati del gruppo Lega Nord Padania espongono cartelli recanti la scritta: «Prodi vattene!»).
PRESIDENTE. Vi prego di rimuovere i cartelli che di nuovo esibite ed invito i commessi a ritirarli. L'esibizione di cartelli, come loro sanno, è una violazione del regolamento. Chiedo che vengano tolti, per favore, altrimenti non posso dare la parola al deputato che ha chiesto di intervenire, come è suo diritto. Grazie (I commessi ottemperano all'invito del Presidente - Una voce dai banchi del gruppo L'Ulivo: Complimenti!).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, all'inizio di questo mio intervento vorrei rivolgere - poiché siamo in diretta televisiva - un saluto affettuoso ai familiari dei nostri ragazzi caduti a Nassiriya, che ieri, ancora una volta, sono stati insultati (Il Presidente, i membri del Governo e quasi tutta l'Assemblea si levano in piedi - Applausi - Una voce dai banchi del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro): «Alzati!»). Grazie, onorevole Presidente.
La sessione di bilancio è da riformare: lo ha detto lei, lo ha detto il Presidente della Repubblica. Anno dopo anno, il degrado aumenta. In questo caso, vi è stato un esproprio non solo dell'Assemblea, ma anche della Commissione bilancio, fatto mai avvenuto in passato. Nessuno, ministro Chiti, può seriamente accusare l'opposizione per un ostruzionismo che non c'è stato. Ma andiamo per ordine.
Il Documento di programmazione economico-finanziaria conteneva quattro cardini: sanità, pubblico impiego, enti locali, pensioni. Noi abbiamo dato su quel documento un giudizio negativo, ma avevamo qualche speranza che la prima legge finanziaria della legislatura avesse il coraggio di affrontare i nodi di questo paese. Non ci saremmo sottratti ad affrontarli. Mi riferisco, in particolare, al conflitto generazionale che esiste in relazione al sistema previdenziale, che è esplosivo. Noi siamo al sicuro, i nostri figli sono allo sbando e, potenzialmente, saranno nell'impossibilità di ricevere eguali prestazioni pensionistiche da parte dello Stato. Nella Pag. 19legge finanziaria, il DPEF scompare perché prevale l'impostazione ideologica e classista imposta dagli azionisti di riferimento di questo Governo, vale a dire dalla sinistra.
La realtà che abbiamo davanti è solo questa: gli italiani non hanno votato noi e non hanno votato il centrodestra, ma pensavano di votare un Governo di centrosinistra europeo. Oggi si stanno accorgendo di aver votato un Governo di estrema sinistra, in cui gli azionisti di riferimento sono coloro che ancora detengono una visione classista e ideologica della società italiana, come non esiste in nessun'altra parte d'Europa.
L'81 per cento di questa legge finanziaria è costruito su nuove entrate, il 19 per cento sul taglio dei costi. E si tratta di tagli figurati. Voglio essere chiaro. Io sono di Bologna: e un cittadino bolognese, per i tagli alla sanità che voi avete operato - senza incidere sugli sprechi sanitari, ma soltanto tagliando virtualmente e consentendo agli enti locali di sbloccare le proprie addizionali IRPEF -, oggi paga lo 0,4 per cento in più di IRPEF alla regione. E parlo dei redditi medi. Se il cittadino abita nel comune di Bologna - ma è solo un esempio -, paga lo 0,4 per cento in più al comune. Questa addizionale annullerà tutti i vantaggi fiscali derivati dalla rimodulazione delle aliquote operata a livello centrale; ciò vuol dire che ci saranno più tasse anche sui redditi bassi, e soprattutto sui redditi medi.
Ma il Parlamento, cari amici, non è mai inutile. Guai a pensare che questa impostazione classista ed ideologica possa rendere inutile il nostro lavoro! Infatti - come ha detto il deputato Maroni - noi abbiamo ottenuto alcuni risultati: l'abrogazione della tassa di soggiorno che gravava sulle famiglie italiane e deprimeva il turismo; il 5 per mille, che è una ventata di ossigeno, seppure in veste ridotta per il volontariato; la possibilità per i comuni di applicare tasse di scopo ed addizionali IRPEF in modo progressivo, salvaguardando i redditi bassi; un credito di imposta per l'abbattimento delle barriere architettoniche nei servizi pubblici, ed anche - lo voglio vantare, perché il monopolio della lotta alla corruzione e della questione morale in Italia non ce l'ha la sinistra - il sequestro preventivo e la confisca dei beni dei corrotti.
Non ci sono stati, dunque, da parte dell'opposizione e dell'UDC, che in questo momento ho l'onore di rappresentare, inattivismo, noncuranza o ostruzionismo. C'è stato un lavoro serio, ma molto lavoro ancora ci attende al Senato. Le Forze di polizia sono allo stremo. E se non avessimo sindacati della categoria responsabili, che non portano i poliziotti in piazza a manifestare contro di noi, avremmo le forze dell'ordine in ginocchio, in Italia [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Milletrecento ausiliari devono ancora essere stabilizzati da questa legge finanziaria!
La politica familiare è assente! Abbiamo detto al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: fate qualcosa per moralizzare l'editoria, settore in cui falsi giornali prendono contributi destinati ad ingrossare qualche clientela.
Infine, si è colpito in modo mirato: in materia di sanità, la compartecipazione allo sforzo nazionale che si chiede alla Sicilia è il triplo di quanto si chiede alle altre regioni italiane. Non c'è traccia del conflitto di interesse tra prestatore di beni e servizi e contribuente. Non c'è traccia della tassazione separata degli affitti da abitazione principale all'aliquota unica del 20 per cento. Non ci sono meccanismi virtuosi di trasferimento agli enti locali che, soli, possono determinare la liberalizzazione. Lo Stato deve trasferire meno all'ente locale, a quell'ente locale che si comporta in modo virtuoso, accettando di alienare i propri monopoli pubblici e creando una situazione in cui le tariffe per il contribuente si abbassano.
Onorevoli colleghi, continueremo al Senato il nostro impegno. Dopo sei mesi, il Governo è al capolinea, paralizzato dalle divisioni e soprattutto condizionato dall'estrema sinistra. E credo che ciascuno di noi debba assumersi la responsabilità di dar vita e di concorrere a dar vita ad un Pag. 20quadro politico nuovo, di svolta, che possa rappresentare pienamente un paese che oggi è, per la politica del suo Governo, il più a sinistra in Europa, essendosi diviso come un melone alle ultime elezioni.
Ministro Chiti, sperando che fosse presente anche Prodi, mi ero segnato un appunto da rivolgere a lei, in collegamento con il nostro Presidente del Consiglio. Il ministro Chiti, ieri, ha fatto una denuncia, una denuncia forte, che non può essere fatta da una persona seria come il ministro Chiti. Si tratta di un'accusa grave, perché immotivata e costruita su voci raccolte nella spazzatura della politica: quella della compravendita dei senatori. Ebbene, qui, caro ministro, l'unica compravendita degna di questo nome è quella cui ha tentato di partecipare ieri, sfidando il senso del ridicolo, il Presidente del Consiglio: la compravendita di un simbolo e di una storia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Democrazia Cristiana-Partito Socialista), quella democratica cristiana, su cui nessuno può scherzare, nemmeno l'onorevole Prodi!
Onorevole Prodi, glielo dico anche a nome di tanti popolari della Margherita che sono nella sua maggioranza e che hanno condiviso questa storia: un Presidente del Consiglio si deve informare, deve sapere dove va! Non può esporsi a frequentazioni imbarazzanti. Deve decidere, con serietà, di rimanere al livello qualitativo e di frequentazioni che compete ad un Capo del Governo. La scena di ieri, quella del Presidente del Consiglio ad un congresso fantasma di un partito fantasma, è stata una delle più imbarazzanti e ridicole e ha tolto decoro all'istituzione del Governo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. Ho terminato, signor Presidente, perché le regole - giustamente - devono valere per tutti, anche se all'inizio credo ci sia stata una piccola...
Faremo la nostra parte, colleghi! Ci possono essere visioni diverse nell'opposizione, caro Bondi. Ci sono fra noi visioni diverse. Ma voglio dire una cosa: finché il Governo di questo paese sarà così chiuso, così settario nella sua esposizione sinistra, così unito solo sull'occupazione dei posti di potere - che infatti vengono azzerati in questa legge finanziaria -, nessun eletto dell'opposizione sarà disponibile a fare sconti (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, in queste settimane abbiamo ascoltato una critica ripetuta ed ossessiva delle destre all'impianto della legge finanziaria. Ma, a guardare bene, ad aprire le ostilità e a fare da megafono a queste critiche è stata in particolar modo la Confindustria. Ancora l'altro ieri, il suo presidente, da Varese, chiedeva misure più dure e strutturali - cito testualmente - nei confronti degli stipendi della pubblica amministrazione e degli enti locali e delle pensioni.
Mi chiedo e chiedo ai colleghi delle destre: è questo il senso della vostra finanziaria alternativa? Sono queste le vostre proposte? Fateci capire. Quando ci accusate di non aver fatto le riforme strutturali - come ha fatto or ora il Presidente Casini -, ci state chiedendo - per l'appunto, Presidente Casini - di tagliare le pensioni, la sanità, il pubblico impiego, come voi avete fatto per cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)? No! Caro Presidente Casini, le pensioni le abbiamo tenute fuori dalla legge finanziaria, perché non è materia da cui far cassa. Ciò vale per l'oggi e vale per il Pag. 21domani. Sia chiaro: la partita si riapre, su questa materia, dall'aumento delle pensioni minime, che non garantiscono neanche la sopravvivenza della stragrande maggioranza dei nostri pensionati, e dall'abbattimento di quel famoso scalone che voi avete introdotto, creando una disparità inaccettabile tra lavoratori.
Abbiamo ereditato da voi una situazione difficile dei conti pubblici. Eppure, in una dimensione grande dell'entità della manovra - come si sa, avremmo preferito una riduzione del suo peso -, siamo riusciti a costruire un sistema fiscale che permette a ciascun lavoratore con reddito inferiore a 40 mila euro lordi, sia esso single o - con maggiore vantaggio - abbia coniuge e figli a carico, di avere una busta paga, al netto delle addizionali IRPEF e dei contributi previdenziali - Presidente Casini, quello che lei ha detto non è vero! -, superiore a quella attuale (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
Questo vale in Italia, quindi vale anche per i cittadini bolognesi (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Siamo di fronte all'avvio di un processo redistributivo delle risorse. Volevate mantenere le aliquote che hanno permesso di avere lauti vantaggi solo alle classi più abbienti? Noi abbiamo cominciato a fare la lotta all'evasione. Voi avete fatto i condoni fiscali. Noi abbiamo portato la tassazione della rendita finanziaria quasi verso la media europea e abbiamo finalmente tassato le plusvalenze legate al settore speculativo immobiliare, portando le aliquote al 22 per cento. Voi vi siete distinti - questa è la storia di questo paese - per i condoni edilizi e per i condoni ambientali (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Tra scuola ed enti locali, proviamo a stabilizzare circa 250 mila lavoratori. Abbiamo garantito risorse per il contratto del pubblico impiego, sapendo bene che sono indispensabili, anche perché parlano dei prossimi contratti nei settori privati. Dovevamo essere più duri? Concentrarci sulla crescita, come ci chiede, ad ogni piè sospinto, la Confindustria e anche voi, dopo che la Confindustria, ha introitato 2 miliardi e mezzo per l'anno prossimo e, a regime, 5 miliardi di cuneo fiscale? E questi soldi, allora, a cosa servono? Mi rivolgo al Governo e a noi tutti; dobbiamo concentrare la nostra attenzione sulle sofferenze della società italiana. Dico a noi tutti e al Governo che stiamo facendo cose importanti e indubbiamente positive, ma dobbiamo sapere che le attese e i bisogni del nostro popolo sono molto grandi.
I cinque anni del Governo precedente hanno acuito le disparità sociali, hanno condannato il Mezzogiorno del paese in una situazione di marginalità e di rinnovata aggressività e presenza delle mafie, hanno costretto 70-80 mila ragazzi, diplomati e laureati, a conoscere, ogni anno, una nuova migrazione nei tanti nord del mondo. Molta parte dei lavoratori dipendenti sta conoscendo l'insicurezza diffusa e la difficoltà ad arrivare alla fine del mese, perché nel nostro paese si registrano le retribuzioni e le pensioni tra le più basse d'Europa.
Non possiamo farci distogliere, allora, da chi tenta di condizionare e modificare il programma che, insieme, abbiamo deciso e che ci ha permesso di vincere le elezioni e mantenere aperta la speranza nel paese. I ticket sulla sanità, signori del Governo, non vanno bene. È inutile che usi altri giri di parole. Non abbiamo compreso e non condividiamo in Lombardia, la definizione «opere infrastrutturali», in diretta relazione con Formigoni, sapendo che quell'accordo umilia gli enti locali di quella regione e crea attenzione nell'Unione.
Allora proprio questo è il punto. Lo sguardo di tutti noi deve essere rivolto fiducioso alle aspettative e alle esigenze della nostra terra. Quando un corteo come quello del 4 novembre, con centinaia di migliaia di partecipanti, contro la precarietà, chiede un impegno più forte su questo tema ed una determinazione che va oltre le cose, pur positive, che abbiamo cominciato a produrre, dobbiamo sentire, Pag. 22tutti insieme, che saremo più forti se costruiremo le condizioni di un ascolto e di una sintonia con quei soggetti.
Noi abbiamo battuto il Governo delle destre, dopo una stagione straordinaria di movimenti, che sono la nostra forza. Quando pensionati, lavoratori dell'università e della ricerca, studenti ci chiedono un'attenzione ed un impegno del tutto condivisibile, dobbiamo sapere che il nostro obiettivo è quello di raccogliere le loro richieste, perché sono la nostra politica.
Ministro Tommaso Padoa Schioppa, nel passaggio del disegno di legge finanziaria, al Senato, vi chiediamo, come da accordi presi con tutta la maggioranza parlamentare, di mantenere aperte le graduatorie dei precari della scuola anche dopo il 2010 (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Ne va della vita e del futuro di gente che ha lavorato per dieci o vent'anni nella scuola e che si ritrova a 40-45 anni senza alcuna prospettiva.
Possiamo provare a contrastare, sin d'ora, la campagna strumentale delle destre e a fare della partecipazione popolare la nostra risorsa aggiuntiva. Una classe dirigente si misura anche per la capacità di prospettare una chiara alternativa per la politica economica e sociale del paese. Le destre hanno investito, in questi cinque anni, su bassi salari, sulla precarietà, sulla dequalificazione formativa, per competere solo sul terreno dei prezzi e della riduzione del costo del lavoro. Il bilancio è stato il declino produttivo e un vero e proprio disastro sociale. La Confindustria si prepara a chiedere maggiore flessibilità degli orari di lavoro, una riduzione degli oneri fiscali e contributivi per straordinari e premi risultato, un sovvertimento dell'attuale struttura contrattuale. Ripetono, stancamente, la stessa politica, che porta il paese in un vicolo cieco.
Dobbiamo cambiare politica, investendo sulla qualità, sulle nuove produzioni meno energivore, su una politica energetica alternativa, sulle valorizzazioni delle nostre straordinarie risorse di memoria e di natura. Dobbiamo far sentire e vivere la forza di un progetto alternativo, capace di mobilitare energie intellettuali nella parte migliore del paese. Per questo, sono strategicamente decisive l'università, la ricerca, la formazione pubblica, per far compiere al paese il salto di qualità di cui ha giustamente parlato il Presidente Prodi.
Come ci hanno proposto il Presidente Bertinotti e il Presidente Napolitano, la legge di bilancio andrà modificata, ma dobbiamo sapere che è forte il desiderio di mantenere aperta la centralità del Parlamento. Chiediamo però che si dia ascolto anche alla bella manifestazione svoltasi ieri a Milano. Tutt'altra cosa dagli episodi intollerabili che si sono verificati a Roma (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo). Quella manifestazione ci dice tante cose; ci chiede di tagliare le spese militari.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO GIORDANO. Dobbiamo essere famosi nel nostro paese, anche per questa ragione. Fatelo, perché è la volontà del pacifismo del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Grazie, signor Presidente. Nemmeno io, al pari dell'onorevole Maroni e dell'onorevole Casini, so cosa abbia il Presidente del Consiglio di più importante, rispetto al doveroso - per me e credo per tutti quanti noi - impegno di ascoltare le dichiarazioni di voto, in occasione dell'approvazione del disegno di legge finanziaria. La sua assenza è, comunque, anch'essa una dimostrazione dell'arroganza con cui guida l'Italia. Mi auguro che impieghi queste ore per rendersi conto di ciò che effettivamente la gente pensa di lui e che - questo è il mio auspicio - stia trascorrendo queste ore, magari in incognito, in un bar o in un autobus, o, forse, tra qualche ora, se ne Pag. 23vada allo stadio, per sentire che gli italiani hanno ben chiaro che non siamo in presenza, come incautamente ha detto il Presidente del Consiglio qualche giorno fa, di un impazzimento. Gli italiani sono profondamente delusi dalla finanziaria del Governo e, in molti casi, spaventati. Essi sono in una condizione, onorevole Giordano, in cui è abbastanza inutile fare appello a presunte, quanto inesistenti, campagne denigratorie delle destre. È che gli italiani leggono i giornali e sanno perfettamente che una legge finanziaria quale quella che è stata presentata da questo Governo rappresenta e, ancor di più, rappresenterà, un ulteriore ed inutile sacrificio per chi lavora. Gli italiani sono spaventati ed hanno ragione di esserlo, perché sono in presenza di una legge finanziaria che definire pessima equivale ad usare un'espressione perlomeno diplomatica, ed è pessima non soltanto per le modalità con cui è stata scritta, presentata e gestita dal Parlamento. Credo che chi è in quest'aula ormai da qualche tempo, non abbia, nella sua memoria, il ricordo di un disegno di legge finanziaria così pasticciato, con un Governo che è apparso, in molte occasioni, in stato confusionale; si è trattato di un disegno di legge finanziaria che presentava provvedimenti prima preannunciati, poi smentiti, poi corretti e poi, in alcuni casi, ritirati.
Un disegno di legge finanziaria scritto certamente a più mani. Uso un'espressione felice coniata dal ministro degli affari esteri, l'onorevole D'Alema, che in più di una occasione ha detto: sembra un suk arabo, in cui ognuno chiede e magari ottiene qualcosa, senza però che vi sia alcun tipo di regia e alcun tipo di coordinamento.
Ecco perché, onorevole Presidente del Consiglio - finalmente giunto tra noi - gli italiani sono spaventati, perché si tratta di una legge finanziaria che, anche nei provvedimenti che sono stati migliorati dopo le pressioni dell'opposizione e dopo una serie infinita di proteste, di agitazioni, di comunicati, è stata modificata secondo una logica che è più quella della riduzione del danno che quella dell'effettivo miglioramento delle condizioni di vita dell'Italia. A seguito di tante proteste, provvedimenti che magari recavano un inasprimento fiscale di 100 sono stati cambiati con altri che lo riducono ad 80, ma non vi siete mossi per cambiare in meglio la realtà. Vi siete mossi dopo le proteste del paese e dopo l'azione svolta dall'opposizione per ridurre il danno che avete arrecato all'Italia. Credo che mai come in questo lasso di tempo si sia visto quanto sono forti nel paese reale la protesta, l'indignazione, la polemica.
Certamente, si tratta, dunque, di una pessima legge finanziaria nel metodo con cui è stata gestita ed anche nei contenuti, e cercherò di dimostrarlo rapidamente.
Non abbiamo compreso, innanzitutto, la ragione per la quale avete smentito voi stessi. Per carità, è abbastanza usuale che il Governo smentisca se stesso, a tal punto che ogni giorno un ministro polemizza con un altro e a tal punto che in piazza sono andati anche coloro che manifestavano contro il Governo di cui facevano parte. Non abbiamo compreso, ad esempio, perché abbiate smentito voi stessi dopo aver predisposto un DPEF che prevedeva un'entità della manovra finanziaria assai inferiore a quella complessiva di 35 miliardi che è stata in realtà raggiunta.
È notorio, e non lo dice l'opposizione ma lo dicono tanti economisti, che bastava una manovra di 15-17 miliardi per rispettare gli impegni europei; e questo era scritto nel DPEF che, lo ricorderanno i parlamentari e gli italiani più attenti, fu guardato dal centrodestra con attenzione perché si trattava di un documento intellettualmente onesto. Sapevamo che avremmo dovuto dar battaglia sui contenuti del DPEF, ma la cornice era chiara. Dopodiché, quella cornice è stata archiviata e la legge finanziaria è diventata di 35 miliardi. Si tratta di una finanziaria che, come è stato detto in tutte le sedi internazionali, è costituita per due terzi di nuove entrate, cioè di più tasse, e soltanto per un terzo di riduzioni della spesa. È semplicemente patetico - chiedo scusa per l'aggettivo, ma non me ne viene alla mente un altro - dire, come si continua a dire Pag. 24anche qui, che questo impressionante sforzo che viene chiesto agli italiani sarebbe la conseguenza del lascito del Governo Berlusconi. Non è così, e ancora una volta basta leggere il DPEF per rendersi conto che le bugie - lo dico soprattutto a qualche ministro che, giustamente, tiene oggi la testa china e non guarda in faccia chi dice la verità - hanno le gambe corte e hanno il suo volto, onorevole Prodi, perché nel DPEF è scritto che i conti pubblici erano sostanzialmente sotto controllo, che il gettito che entrava nella casse dello Stato tendeva ad aumentare e, soprattutto, che vi era un indice di ripresa economica evidente e certificato da tutte le statistiche e da tutti i dati internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
La responsabilità di una manovra da 35 miliardi di euro, impressionante nella quantità - perché così è stata giudicata anche in sede europea - ma estremamente povera e pericolosa nella qualità, è tutta e solo sulle spalle del Governo. Si tratta di una manovra che, come è ampiamente previsto, finirà per rallentare la crescita. La Banca d'Italia, l'altro giorno, nello stesso momento in cui ha esaminato analiticamente la legge finanziaria, ha colto uno dei punti: quando si chiede al paese quello che ingiustamente viene chiesto, si condanna il paese a crescere meno rispetto a quello che potrebbe. Anche da questo punto di vista, non soltanto vanificate gli sforzi che chiedete, ma vi assumete la responsabilità di condurre in modo pasticciato un paese verso una crescita inferiore rispetto a quella che è nella potenzialità della nostra imprenditoria.
È una legge finanziaria che non soltanto fa crescere meno l'Italia, ma che non ridistribuisce in alcun modo la ricchezza prodotta. Era questa la carta vincente, almeno in termini propagandistici, che soprattutto la sinistra presentava agli italiani: toglieremo a chi ha per dare a chi ha di meno. Purtroppo, non si è trattato di una finanziaria di questo genere, perché l'unica redistribuzione della ricchezza che avete congegnato consiste nel togliere i denari dalle tasche dei cittadini e dalle imprese per trasferirli nelle casse dello Stato. Da questo punto di vista avete ridistribuito la ricchezza, l'avete tolta a chi la produce e l'avete incamerata nelle casse dello Stato, per avere in qualche modo la riserva finanziaria per delle politiche che in molti casi sono tutt'altro che sociali [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Coloro che dai banchi di sinistra si affannano - e in alcuni casi l'affanno è evidente, perché, dopo aver detto tante cose quando erano all'opposizione, oggi la realtà è molto diversa rispetto agli impegni presi - per dimostrare che chi ha un reddito medio o medio-basso starà meglio dopo la legge finanziaria dovrebbero soltanto riflettere sul fatto che, al di là di qualche decina di euro di minori tasse per i redditi che vanno dai 15 mila ai 38 mila euro, accanto a questo piccolo vantaggio che il Governo concede con una mano, il lavoratore dipendente, l'operaio e l'impiegato, tra qualche mese, faranno i conti con quello che lo stesso Governo con l'altra mano gli toglie.
Onorevole Giordano, lo dico a lei che sostiene di difendere i lavoratori: un lavoratore non ha l'anello al naso! Infatti, se un lavoratore trova 30 euro in meno di tasse da pagare, ma deve pagare di più i bolli dell'automobile, deve pagare un'ICI maggiorata, deve sostenere l'aumento dei biglietti dell'autobus e della retta dell'asilo in cui manda il bambino, o deve pagare di più il ticket sulla sanità [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] - che lei dice di contestare ma approva qui in Parlamento (la richiamo ad un elementare dovere di coerenza: se è contrario a quel ticket abbia il coraggio, almeno al Senato, di non votarlo, evitando di subordinare il suo ruolo di maggioranza alla giustizia sociale) -, se appena lei, onorevole Giordano, sa far di conto, capisce che egli non trae alcun vantaggio.
Ecco perché siamo motivatamente contrari a questa legge finanziaria. Ecco Pag. 25perché siamo sicuri che la manifestazione del 2 dicembre a Roma sarà qualcosa di importante in termini politici, in quanto chiamerà a raccolta non soltanto gli elettori del centrodestra, ma anche tanti elettori del centrosinistra delusi. Ecco perché anche noi chiediamo al Governo di ascoltare non soltanto quel che si dice qui, ma anche quel che si dice nelle piazze, in quelle civili e democratiche. Chiediamo al Governo di ascoltare anche quel che di infame viene detto in altre occasioni; ed io ringrazio, anche se non ho titolo alcuno per farlo, tutti i colleghi che hanno iniziato il loro intervento manifestando solidarietà ai familiari dei nostri caduti e condanna per quel che è stato detto ieri. Non ringrazio chi, onorevole Diliberto, avendo la possibilità di farlo, non ha speso una parola nella sua dichiarazione di voto per vergognarsi della sua presenza, ieri, in quel corteo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tremonti. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Dopo i fatti ignobili di ieri, il gruppo di Forza Italia esprime solidarietà alle nostre Forze armate e alle famiglie dei caduti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia), e propone di dedicare una sala della Camera ai caduti di Nassiriya (I deputati dei gruppi di opposizione si levano in piedi - Applausi).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa legge finanziaria è composta da 813 sub-articoli, da 855 pagine, è lunga 238 metri e larga 50 metri quadrati.
Questa non è una legge, anche perché chi la legge non la capisce, e questo non è diritto, ma è il rovescio del diritto! Per autogiustificare il vostro malgoverno avete detto: non ci siamo spiegati...
PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi!
GIULIO TREMONTI. Spero che conteggi i tempi, signor Presidente!
PRESIDENTE. Sta bene, però lei prosegua, per favore! Invito tutti i colleghi in aula ad ascoltare come per tutti gli altri interventi; quindi, prego il deputato Tremonti di proseguire, e di non conversare, in modo da consentirgli di sviluppare il suo intervento.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, le assicuro che io sono interessato a svolgere il mio intervento e non a conversare! Per autogiustificare il malgoverno avete detto: non ci siamo spiegati e dunque i cittadini non hanno capito. È vero l'opposto: nonostante tutto, l'essenziale i cittadini lo hanno capito benissimo e siete voi che non lo spiegate!
Per voi la legge finanziaria 2007 avrebbe tre obiettivi: risanamento del bilancio, sviluppo economico, equità sociale. Possiamo dire che non li centra.
Per quanto riguarda i conti pubblici, come ha rilevato con onestà il vostro ministro, la tossina della spesa pubblica è entrata in azione nel 2000 con il centrosinistra. Come ha conseguentemente scritto la commissione Prodi, l'Italia è stato il primo grande paese europeo con un deficit eccessivo certificato al 3,2 per cento nel 2001: questa è la vostra eredità! Poi dal 2002 è venuta la grande crisi europea dell'economia e, di riflesso, quella dei bilanci pubblici; e il rapporto spesa pubblica-PIL non è salito tanto perché aumentava la spesa pubblica quanto perché scendeva il PIL.
In ogni caso il 2006 chiuderà più che in linea con i nostri impegni europei, intorno al 3,5 per cento, dopo un vostro minimo intervento operato in luglio, pari solo allo 0,1 per cento, e per l'effetto positivo essenziale di maggiori entrate fiscali per circa 30 miliardi di euro.Pag. 26
Come ha detto in questa sede il vostro ministro, la nostra finanziaria 2006 contiene validi elementi strutturali: questa è la nostra eredità!
Il Presidente Prodi ha detto: ho trovato un cocktail micidiale. Qui di micidiale c'è solo l'intruglio di tasse, bolli, ticket, addizionali, ICI, IVA sul riscaldamento che tentate di far bere agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
Nel 2008, dopo la vostra cura, il deficit pubblico non scenderà comunque verso il 2, l'1 per cento, ma - come scrive la Commissione europea - salirà ancora sopra il 3 per cento. La vostra finanziaria, infatti, è entrata in Parlamento con tre grossi punti di rischio, sulle sorti del TFR, sui presunti risparmi della spesa pubblica, sui presunti effetti dell'antievasione; e ne esce ancora più a rischio, con i saldi reali non invariati, ma sfondati perché quasi tutti i punti di rigore sono stati tolti e una grande quantità di maggiore spesa pubblica è coperta solo per finta. Mancano riforme strutturali, e quelle fatte da noi, lavoro e pensioni, saranno smontate da voi!
In questi termini, risalire nel 2008 ancora sopra il 3 per cento, come prevede la Commissione europea, chiamatelo come volete, ma per favore non chiamatelo risanamento strutturale dei conti pubblici!
Per quanto riguarda lo sviluppo economico, il 2006 chiuderà piuttosto bene, intorno all'1,7 o 1,8 per cento; il 2007 non chiuderà invece più in alto, ma significativamente più in basso del 2006. Dunque, dopo la vostra cura l'economia non accelera, ma rallenta, e soprattutto resta stabilmente molto al di sotto della media europea. E non diteci adesso che lo sviluppo economico non dipende dal Governo, perché ci avete sempre detto l'esatto opposto; anzi, ci avete detto che il 2006 andava bene per effetto delle aspettative in virtù dell'attesa messianica del vostro arrivo al Governo.
In realtà, se i Governi non possono più fare molto bene sull'economia, possono però fare ancora molto male; e voi con questa finanziaria ci riuscite benissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
Per quanto riguarda l'equità sociale, questa legge finanziaria è sostanzialmente irrilevante sugli alti redditi, molto pesante sui medi e massacrante sui bassi redditi, perché è regressiva come una moderna plurima imposta sul macinato.
Mentre la tasca del cittadino resta una sola, le mani del fisco si allungano 67 volte e pesano relativamente di più proprio sulle tasche di chi ha di meno. Lo dicono i consumatori, lo capiranno i cittadini: più bollo auto sulle utilitarie, più IVA sul riscaldamento, più ticket sulle ricette e così via. E poi verrà la seconda ondata: addizionali, rendite catastali, ICI casa, BOT e così via. In ogni caso dovete spiegare, almeno ai vostri elettori, perché non mettete un euro per gli ammortizzatori sociali e perché, in compenso, fate sconti fiscali sulle palestre, sui frigoriferi, sui televisori. Perché la vostra finanziaria dà molto di più agli alti papaveri e molto di meno ai veri poveri (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
Questa finanziaria in realtà serve solo per un terzo per i conti pubblici e per due terzi per aumentare il vostro potere politico di intermediazione. I soldi li togliete ai cittadini per usarli voi, pensando di farlo meglio di loro. Avete una visione vecchia della società italiana e distorta della funzione del Governo.
L'Italia è cambiata, ma voi ancora la dividete tra lavoro dipendente e lavoro autonomo: ancora non avete capito che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, sul lavoro e basta, non soltanto sul lavoro dipendente; per noi, dipendente o autonomo, se il lavoro è lavoro, ha e deve sempre avere una sua pari dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania - Commenti)! Ancora non avete capito che la ricchezza non Pag. 27la produce il Governo, ma la producono gli italiani; ancora non avete capito che la materia prima della vita non è la politica ma il lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
La legge finanziaria non è ragioneria, non è economia, è politica; e non per caso, proprio per questo, quella che si sta consumando è la crisi politica irreversibile del vostro Governo.
Per illudervi voi dite: per il momento non si vota. Non illudetevi: tanto gli italiani non dimenticano. Avete formato una coalizione politica buona per voi, per farvi arrivare al Governo, ma non buona per il paese, una coalizione che è stata ed è solo elettorale e che sopravvive esclusivamente in base alla minaccia fratricida di nuove elezioni!
Concludendo, non avete una vera coalizione, non avete un vero programma, non avete una vera missione. Vedo che il Presidente Prodi sorride, e lo fa perché non ha capito quello che ha fatto: gli italiani fuori lo hanno capito benissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato, naturalmente, come è giusto e doveroso, gli interventi dei rappresentanti dell'opposizione, e mentre li ascoltavo, mentre ascoltavo gli onorevoli Casini, Fini, Tremonti, mi ponevo una domanda: dov'erano questi signori negli anni scorsi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo e di deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)? Motiverò questa mia domanda, perché quando l'onorevole Casini invoca le risorse per rinnovare il contratto degli addetti alla polizia, alle forze dell'ordine, alla sicurezza, egli (Commenti di deputati dei gruppi di opposizione)...
IGNAZIO LA RUSSA. Cento euro...!
PRESIDENTE. Per favore! Vale per tutti! Vi prego! Così come tutti coloro che sono intervenuti fino ad ora hanno potuto farlo, bisognerà continuare a farlo! Il deputato Fassino prosegua, grazie!
PIERO FASSINO. Sto interloquendo con un argomento di un leader dell'opposizione! L'onorevole Casini deve sapere che nella legge finanziaria del 2005, votata dalla maggioranza di centrodestra, di cui egli era rappresentante, e che avrebbe dovuto prevedere allora le risorse per il rinnovo contrattuale 2006-2007, non c'era una lira: ce l'abbiamo messa noi adesso (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo e di deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! L'onorevole Fini ha detto che sarebbe bastata una manovra di 15 miliardi, ma egli sa che una manovra di soli 15 miliardi di euro avrebbe affrontato uno solo dei problemi che stiamo affrontando, e cioè la riduzione del deficit e del debito, ma che non vi sarebbe stata una lira - facendo una manovra di soli 15 miliardi - per fare investimenti neanche in un settore.
Faccio un esempio, ancora una volta tratto dalle scelte che avete fatto voi. Poiché quando si presenta la finanziaria si presentano anche le prospettive finanziarie e tendenziali di un triennio, nell'ultima finanziaria presentata da voi l'anno scorso in quest'aula, per le Ferrovie dello Stato avete previsto, come tendenziale nel 2007, 700 milioni di euro: le ferrovie italiane, per funzionare, hanno bisogno almeno di tre miliardi di euro all'anno (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Se noi avessimo fatto una manovra di 15 miliardi, le Ferrovie le avremmo chiuse adesso [Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Settecento milioni li avete messi voi: noi abbiamo messo i tre miliardi che sono necessari [Proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Pag. 28Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
MAURIZIO FUGATTI. Hai sbagliato i conti!
PRESIDENTE. Per favore!
PIERO FASSINO. Ci siamo capiti (e potremmo continuare)? L'onorevole Tremonti afferma che gli italiani non dimenticano: gli italiani non dimenticano, prima di tutto, come avete governato voi, e vi hanno mandato a casa sei mesi fa (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
L'eredità che ci avete lasciato è presto detta. Le cifre che adesso indicherò non sono propaganda del centrosinistra, sono quelle attestate dalla Commissione europea, dal Fondo monetario internazionale, dalla Banca mondiale, dall'OSCE, dalle società di rating e ci dicono che, negli ultimi anni, l'Italia ha avuto il più basso tasso di crescita tra i grandi paesi industriali europei (pressoché crescita zero); che, negli anni in cui avete governato voi, ha conosciuto una crescita dell'indebitamento costante e continua; che avete portato il deficit abbondantemente oltre il 4 per cento; che, in questi anni, c'è stato un affanno competitivo delle imprese dato dall'assenza di una politica industriale che sostenesse il sistema produttivo nella competizione globale; che è aumentato enormemente...
Dai banchi dei deputati dei gruppi dell'opposizione si grida: Non è vero!
PRESIDENTE. Per favore, onorevoli colleghi, consentiamo uno sviluppo ordinato di un dibattito, come è stato finora. Prego l'onorevole Fassino di proseguire.
PIERO FASSINO. Ritengo che coloro che sono all'ascolto possano registrare la differenza di attenzione e rispetto con cui noi abbiamo ascoltato Tremonti, Casini e Fini e la rozzezza di questa opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche - Proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
La verità è che voi ci avete lasciato un paese fermo, a rischio. Ci avete lasciato un paese che, con debito in crescita, deficit in crescita, riduzione della stessa e riduzione della competitività del sistema produttivo rischiava e rischia di più: questo è il tema! Il tema vero - probabilmente avete perso un'occasione - consiste nel discutere su come rimettere in moto la crescita di questo paese, e la legge finanziaria si propone questo obiettivo.
Si è discusso molto, in queste settimane, di quale sia la missione della legge finanziaria. Noi lo diciamo semplicemente: l'obiettivo che ci proponiamo è di rimettere in moto un paese stagnante e fermo; di rimettere in moto un'economia che ha bisogno di ritrovare capacità competitiva e aggressività sui mercati; di restituire fiducia a tanti che possono riprendere ad investire, a credere nel proprio lavoro, nel proprio talento e nelle proprie capacità; di sollecitare ciascuno a sperare e credere davvero che possiamo tornare a crescere, creando le condizioni perché si abbia effettivamente quella crescita in grado di restituire alle imprese, alle famiglie, ai giovani, a ciascuno di noi le certezze che, invece, in questi anni, sono diventate meno sicure e garantite.
Se guardaste alla finanziaria, scorgereste la coerenza della medesima perché non è vero ciò che hanno affermato in questa sede l'onorevole Tremonti o Casini, cioè, che questa sarebbe una finanziaria classista, dettata da non si sa quale radicalismo estremo, che ignora le esigenze delle imprese.Pag. 29
Questa è una finanziaria che, con la riduzione del cuneo fiscale di tre punti per le imprese, con la reintroduzione dei crediti d'imposta per chi investe, con la rimodulazione del sistema degli incentivi, con la costituzione dei fondi per l'innovazione, l'energia e la ricerca, dà alle imprese una quantità di risorse finanziarie che nessuna delle vostre leggi finanziarie precedentemente ha dato (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Questa è una legge finanziaria che torna ad occuparsi del Mezzogiorno, che vede una devoluzione di risorse superiore a quella che (Proteste dei deputati dei gruppi dell'opposizione)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusatemi ma devo cortesemente insistere. Bisogna consentire al deputato Fassino di svolgere il suo intervento.
PIERO FASSINO. Evidentemente la verità fa male, signor Presidente (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
Questa è una finanziaria che ritorna ad occuparsi del Mezzogiorno, perché la riduzione del cuneo fiscale è modulata in ragione tale da avvantaggiare ancora di più le imprese del sud, perché una quota significativa degli investimenti pubblici va nel Mezzogiorno, perché una serie di altre scelte privilegiano un'area del paese, strategica e decisiva, che voi, in questi anni, avete fortemente marginalizzato. Questa è una finanziaria con cui si garantirà che quei cantieri, di cui l'onorevole Berlusconi si è vantato molte volte, possano effettivamente aprirsi, posto che avete inaugurato cantieri senza prevedere i soldi per effettuare i lavori che dovevano essere fatti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Verdi e Comunisti italiani)!
Questa è una finanziaria che restituisce certezza al lavoro, che innalza a 16 anni l'obbligo scolastico, che voi avevate abbassato (unico paese al mondo che in questi anni ha abbassato tale livello). Questa è una finanziaria che dà alla famiglia strumenti per vivere più serenamente la propria vita (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale.) Questa è una finanziaria che dà alla famiglia strumenti per vivere più serenamente la propria vita, con gli investimenti che istituiscono per la prima volta il fondo nazionale per le persone non autosufficienti, con un piano straordinario di investimenti per scuola dell'infanzia e asili nido, con provvedimenti che tendono a lasciare le famiglie meno sole nella vita di tutti i giorni.
Questa è una finanziaria che introduce equità sociale. C'è un limite a qualsiasi affermazione: che l'onorevole Tremonti venga a spiegarci qui che avremmo fatto una finanziaria a vantaggio dei ricchi, che danneggia i poveri, quando - guardando le tabelle ed esaminando la finanziaria - dalla rimodulazione di aliquote, detrazioni, deduzioni e dalla riforma degli assegni familiari risulta in modo chiarissimo...
Dai banchi dei deputati del gruppo Forza Italia si grida: Tempo!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, è inutile rivolgere alla Presidenza questa sollecitazione, perché al deputato Fassino mancano ancora 40 secondi per concludere il suo intervento.
Prego il deputato Fassino di proseguire.
PIERO FASSINO. Risulta evidente che tutti coloro che hanno un reddito annuo fino a 40 mila euro pagheranno meno tasse di quelle pagate fin qui con le politiche che avete fatto voi. Risulta inoltre chiarissimo che la pressione fiscale globale - visto che parlate di una finanziaria fatta tutta di tasse - è maggiore dello 0,2 per cento rispetto a quella attuale, quindi, c'è un'invarianza della pressione fiscale globale a fronte di una politica che fa pagare di meno a chi ha di meno e un po' di più a chi ha di più (Vivi applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevole Fassino, la invito a concludere il suo intervento (Proteste Pag. 30dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
È inutile gridare, la Presidenza è imparziale nel rispetto dei tempi (Commenti)...
Onorevole Fassino, la invito a concludere il suo intervento.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, se lei me lo dice tre volte di seguito non riesco a prendere la parola per concludere.
Concludo, dicendo che questa è una finanziaria che, in realtà, restituirà al paese forza e dignità e lo farà tornare grande, forte e, al tempo stesso, giusto (Vivi applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche - Congratulazioni - Prolungati applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Vi prego!
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale svolte a nome dei gruppi. Ha pertanto termine la ripresa televisiva diretta (Deputati del gruppo Lega Nord Padania esibiscono statuette in legno raffiguranti il personaggio di Pinocchio - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Invito i deputati della Lega Nord a rimuovere gli oggetti estranei a questo luogo (Commenti).
Invito nuovamente i deputati della Lega ad ottemperare alla richiesta della Presidenza (Commenti).
Chiedo ai commessi di rimuovere gli oggetti esibiti provocatoriamente dai deputati del gruppo della Lega (I commessi ottemperano all'invito del Presidente).
Invito i commessi a concludere l'operazione, così da poter proseguire nei nostri lavori evitando di dover procedere ad un'ulteriore sospensione della seduta.
Avranno luogo ora alcune dichiarazioni di voto a titolo personale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Malfa. Ne ha facoltà. Invito l'Assemblea a consentire al deputato La Malfa di svolgere il suo intervento.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, c'è un vantaggio a prendere la parola dopo che la ripresa televisiva della seduta odierna è terminata perché, forse, si può parlare di questo importante provvedimento senza l'accentuazione dei toni che lo strumento televisivo determina.
Ho pochissimo tempo a disposizione e, conseguentemente, desidero sottoporre all'attenzione del Governo e della maggioranza una sola riflessione pacata - che forse non si concilia con il clima che c'è in questo momento in aula - che riguarda i problemi del paese.
Esiste, io credo, un consenso largo, fra tutti noi, sul fatto che il risanamento finanziario fosse e sia necessario per il nostro paese, non solo perché ce lo impone l'Unione europea ma anche per la necessità di creare le basi per una crescita più solida. Ma il problema che esisteva e che esiste è quello di conciliare il risanamento con la crescita e di evitare che il risanamento di per sé possa determinare...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Il deputato la Malfa sta parlando a titolo personale, ma ciò non rende meno interessante il suo intervento. Consentiamogli, quindi, di svolgerlo. Prego, deputato La Malfa, prosegua pure.
GIORGIO LA MALFA. Il problema, ripeto, è di riuscire a coniugare il risanamento con la crescita del paese. Se noi arrivassimo ad attuare il risanamento ma, per farlo, uccidessimo le basi della crescita, allora quel risanamento avrebbe vita breve e, nel giro di un anno o due, ci troveremmo ad avere, oltre al problema della mancata crescita, anche quello del risanamento.
Onorevoli colleghi, la maggioranza che ha governato il paese in questi anni si è posta questo problema. E la cautela nell'uso degli strumenti fiscali era dovuta, in una condizione di economia internazionale Pag. 31in flessione, al timore che un uso troppo forte di tali strumenti fiscali avrebbe potuto determinare una crisi ancora più grande.
PRESIDENTE. Deputato La Malfa, concluda.
GIORGIO LA MALFA. Concludo, Presidente.
Signor Presidente del Consiglio dei ministri, il problema di questa legge finanziaria è che essa è basata tutta su strumenti fiscali. E perché essa è basata tutta su strumenti fiscali? Perché all'interno della vostra coalizione non esiste un accordo pieno su questa impostazione, dato che vi è una parte della vostra compagine che pensa alla spesa pubblica. Conseguentemente, il risanamento viene realizzato con l'utilizzo di strumenti fiscali, che sono abbondantissimi, come ha sostenuto anche la Banca d'Italia, insieme alla crescita enorme della spesa corrente. In tal modo, però, non si esce dalla crisi.
PRESIDENTE. Deputato La Malfa, deve concludere!
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente del Consiglio dei ministri, l'appuntamento è tra qualche mese, quando questo Governo dovrà essere sostituito da un altro che adotti una politica più seria, tale da affrontare davvero i problemi del risanamento e della crescita del paese (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tremaglia. Ne ha facoltà.
MIRKO TREMAGLIA. Signor Presidente, cari colleghi, è la prima volta in assoluto che si discute la legge finanziaria con la presenza ed il contributo degli italiani all'estero, eletti nel Parlamento italiano grazie alla nuova norma costituzionale che io ho avuto l'onore di far approvare alla Camera e al Senato. Si tratta di dodici deputati, ai quali si aggiungono sei senatori. È un evento eccezionale, di valore storico. L'onorevole Fassino di questo si è completamente dimenticato! E se ne sono dimenticati tutti quanti: nemmeno un saluto a questi italiani, che sono benemeriti della nostra nazione! Questa è una vergogna che io sottolineo.
Il mio è soltanto un saluto ai nostri cari amici che sono qui con noi e che io intendo salutare anche per nome. Si tratta degli onorevoli Angeli, Bafile, Bucchino, Cassola, Gianni Farina, Fedi, Ferrigno, Ricardo Antonio Merlo, Narducci, Picchi, Razzi e Romagnoli. Al di là di ogni loro posizione di parte e di partito, auguro loro un successo anche di carattere personale.
Inoltre, voglio dire: attenzione, Fassino, perché purtroppo in questa legge finanziaria ci sono delle situazioni che sono veramente terribili per gli italiani all'estero. Questa finanziaria e la vostra politica hanno immediatamente usato la mannaia nei confronti degli italiani all'estero, ai quali non è stato dato neanche un ministero: avete nominato ministri da tutte le parti, ma vi siete dimenticati di loro! Inoltre, avete sottratto milioni di euro alle loro necessità. Dall'esame dei capitoli di spesa della legge finanziaria si evince, infatti, che per nessuno è previsto un aumento; anzi, avete tolto loro dei contributi indispensabili.
In conclusione, rivolgo agli italiani all'estero un augurio e al Governo dico: attenzione, con i tentativi già in atto in questo momento, a non compiere mali passi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Signor Presidente, chiedo, infine, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Tremaglia, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo per ribadire sia il secco «no» del gruppo della Lega Nord Padania al disegno di legge finanziaria, sia anche per denunciare all'Assemblea un fatto molto grave.
Presidente, nei giorni 21 e 22 novembre, qui a Roma, si terrà il convegno «Donne e politica: alle radici della diseguaglianza di genere», patrocinato dal Ministero per le pari opportunità e dalla Camera dei deputati. Ebbene, Presidente, dato che lei è un uomo così attento e sensibile alle disuguaglianze, vorrei capire come abbia consentito di dare il patrocinio ad un convegno, nato per contrastare una discriminazione, cioè la scarsa presenza delle donne in politica, che discrimina però una forza politica. Faccio osservare, infatti, che a questo convegno partecipano le colleghe della Casa delle libertà e dell'Unione, mentre quelle della Lega Nord Padania non sono state invitate [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Non è questo il modo di affrontare una questione così importante e così seria! E ciò lo dico, in particolare, alla ministra Pollastrini. Ministra, non rida, non sorrida!
Vorrei che su questo tema si aprisse un dibattito serio che rendesse partecipi tutte le forze politiche. Questa è la democrazia! Io denuncio, quindi, a nome di tutte le nostre elettrici ed i nostri elettori, come fatto grave questa forma di ostracismo operato nei confronti di una forza politica, la Lega Nord Padania.
Forse, siamo scomodi, diamo fastidio per le nostre idee: ma questo è un modo di operare assolutamente scorretto ed inaccettabile.
Perseguiamo una politica seria a favore delle donne; questa legge finanziaria non l'ha perseguita, signor ministro: sono pochissimi gli interventi a favore delle donne. Aspettiamo adesso, dai fondi istituiti, azioni concrete; manca ancora la legge sulla violenza sessuale! L'ha annunciata, ministro, ma in Commissione giustizia non abbiamo visto ancora niente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Forza Italia)! Presidente, mi affido a lei perché tali discriminazioni non avvengano più.
PRESIDENTE. La Presidenza verificherà quanto la deputata Lussana ha testé affermato e, nel caso in cui riscontrasse un'esclusione, si attiverebbe per porvi rimedio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Ex Cirielli!
EDMONDO CIRIELLI. Veramente, non sono «ex»: sono ancora deputato!
Vorrei svolgere due brevissime considerazioni, signor Presidente.
Anzitutto, segnalo con simpatia un fatto che dovrebbe far riflettere il Presidente del Consiglio e soprattutto l'onorevole Fassino; infatti, onorevole Fassino, a dimostrazione di quanto questa legge finanziaria sia stata condivisa dalla sua maggioranza, tutta la sinistra e metà partito dei Democratici di sinistra non l'hanno applaudita al termine del suo intervento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
LANFRANCO TURCI. Ma Presidente...!
EDMONDO CIRIELLI. Poi riguardatevi il filmato!
Voglio segnalare sempre all'onorevole Fassino - il quale ci accusa di essere stati distratti sulle forze dell'ordine, ma i fatti parlano chiaro -, che è successo un fatto inaudito, un fatto che la dice «lunga» sulla situazione e su quanto gli appartenenti a quella categoria si sentano considerati da questo Governo e dalle istituzioni. Al Senato...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere...
EDMONDO CIRIELLI. Ebbene, dinanzi al Senato si è svolta una manifestazione di protesta; ciò non si era mai visto: rifletta, onorevole Fassino!
Pag. 33PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
(Correzioni di forma - A.C. 1746-bis)
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge n. 1746-bis, propongo le seguenti correzioni di forma: all'articolo 3, comma 2, dopo la lettera a), deve intendersi inserita la lettera seguente: «a)-bis al comma 2, lettera c), le parole: «al netto delle deduzioni di cui gli articoli 11 e 12, commi 1 e 2» sono sostituite dalle seguenti: «effettuando le detrazioni previste negli articoli 12 e 13». Inoltre, all'articolo 15-bis, introdotto dall'articolo aggiuntivo Mazzoni ed altri 15.01, al comma 2, capoverso 5, le parole: «comma 2» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «comma 1».
Si tratta, Presidente, di due modifiche di coordinamento formale che si riferiscono, peraltro, a parti del testo sulle quali non è intervenuto il maxiemendamento del Governo. Su queste modifiche meramente formali ho sentito, peraltro, i colleghi del Comitato dei nove.
Se mi consente, Presidente, con l'occasione concluderei ringraziando, visto che siamo giunti alla fine di un lavoro così faticoso, tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione, in particolare i colleghi della Commissione bilancio e del Comitato dei nove, ed in primis, il relatore, collega Ventura, nonché, last but not least, gli uffici sia della Commissione sia dell'Assemblea, per la loro professionalità e per il senso delle istituzioni che hanno dimostrato (Applausi).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. La ringrazio, Presidente. Non si tratta peraltro di un rilievo formale. Sulla seconda proposta di modifica, nulla quaestio; mi sembra infatti che corregga un errore consistente nello scambio di un articolo con un altro.
Invece, manifesto in maniera molto trasparente qualche dubbio sulla prima correzione formale proposta, perché si comprende benissimo come vi sia una differenza nel momento in cui si incide sulle detrazioni o sulle deduzioni. Le deduzioni incidono sull'imponibile, il che è ben altro effetto rispetto alle detrazioni, che prevedono invece uno sgravio solo del 19 per cento. Ritengo che forse, approfondendo, si dovrebbe risalire alla volontà posta alla base di questa norma così com'è stata scritta. Però, torno a ribadire che non ne faccio una questione formale, anche perché, pur volendo intervenire, evidentemente, considerate le preannunziate correzioni o modifiche che si farebbero al Senato, si potrebbe esaminare la questione in quella sede. Intervengo soltanto per una linearità di interpretazione e di comportamento, voi dalla maggioranza e noi dall'opposizione. La ringrazio, Presidente.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Non si tratta di replicare, Presidente. Come detto dianzi, avevo infatti già discusso in sede di Comitato dei nove con i colleghi, compreso il collega Leone. Voglio soltanto precisare, ad abundantiam, per così dire, che tale modifica si rende necessaria per uniformare il testo dell'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, sostituendo il riferimento alle deduzioni per oneri di famiglia di cui agli articoli 11 e 12 del Testo unico delle imposte sui redditi con quello alle detrazioni, sempre per carichi di famiglia, di cui agli articoli 12 e 13, anche nella lettera c) del comma 2 di Pag. 34questo articolo, come già disposto dalla lettera a) dello stesso comma e per il comma 3. Quindi, non vi è alcuna implicazione di carattere sostanziale che innova rispetto al contenuto del testo, ed è questo il motivo per il quale mi sono permesso di evidenziare l'opportunità di tale correzione formale sulla quale, peraltro, mi era parso di capire che vi fosse l'assenso di tutti i colleghi componenti il Comitato dei nove.
PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Presidente, nulla quaestio sulla seconda correzione proposta dall'onorevole Duilio; però, poiché, diversamente dalla seconda correzione, la prima, come sostenuto dal collega Leone, si potrebbe prestare a qualche dubbio, ritengo sia meglio che l'Assemblea si esprima, a garanzia di tutti ma soprattutto della Presidenza.
PRESIDENTE. Sta bene.
Pongo in votazione la complessiva proposta formulata dal presidente Duilio relativamente alle correzioni di forma da apportare al testo del provvedimento a norma dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
(È approvata).
(Coordinamento formale - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1746-bis, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)» (1746-bis):
Presenti 563
Votanti 562
Astenuti 1
Maggioranza 282
Hanno votato sì 311
Hanno votato no 251.
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur, Misto-Minoranze linguistiche e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Prendo atto che i deputati Pedica e Lumia non sono riusciti a votare ed avrebbero voluto esprimere voto favorevole. Prendo, altresì, atto che i deputati Ossorio, Schirru, Parisi e Martusciello non sono riusciti a votare. Prendo, infine, atto che il collega Mazzoni non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Dopo l'approvazione del disegno di legge finanziaria, com'è noto, il Governo deve presentare una o più note di variazioni al disegno di legge di bilancio, che sono successivamente votate dalla Camera, previo esame da parte della Commissione bilancio. Per consentire la formale trasmissione di tale nota da parte del Governo, sospenderemo ora la seduta per pochi minuti. Pag. 35
Come preannunciato nella seduta del 17 novembre, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, dopo la presentazione della nota di variazioni da parte del Governo e la relativa trasmissione alla Commissione bilancio, passeremo all'esame del decreto-legge in materia di intercettazioni telefoniche. Quindi, terminato il lavoro della Commissione bilancio - se necessario, vi sarà una breve sospensione della seduta -, procederemo alla votazione finale della nota di variazioni e del disegno di legge di bilancio.
Chiedo al Governo di quanto tempo abbia bisogno per tali adempimenti.
ENRICO LETTA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Di pochi minuti, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
SANDRO GOZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANDRO GOZI. Signor Presidente, vorrei che nel resoconto stenografico risultasse che il mio dispositivo di voto non ha funzionato e che avrei voluto esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 12,40.
Sull'ordine dei lavori (ore 12,42).
PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha trasmesso le note di variazioni al bilancio n. 1747-bis e n. 1747-ter, a seguito delle modifiche introdotte dal disegno di legge finanziaria.
Ai sensi dell'articolo 120, comma 7, del regolamento, tali note, che sono in distribuzione, sono trasmesse alla Commissione bilancio, che è immediatamente convocata per il loro esame.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1013 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche (Approvato dal Senato) (A.C. 1838) (ore 12,43).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche.
Ricordo che nella seduta del 15 novembre 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1838)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1838 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1838 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1838 sezione 4).
Avverto che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto, altresì, che la I Commissione (affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 1838 sezione 1).
Avverto che, essendo stati ritirati dalla presentatrice gli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge e consistendo il disegno di legge di conversione di un unico articolo, dopo l'esame dell'unico ordine del giorno presentato, si procederà direttamente alla votazione finale.
Al fine di agevolare i nostri lavori, poiché il testo dell'ordine del giorno Pisicchio Pag. 36n. 9/1838/1 non può essere distribuito a tutti i deputati, invito la deputata segretaria a darne lettura.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge:
La Camera dei deputati, premesso che:
la scelta di non apportare modifiche al testo del decreto-legge n. 259 del 2006, così come modificato dal Senato, non deriva da una piena condivisione delle sue disposizioni, quanto piuttosto dall'esigenza di evitare il rischio di una mancata conversione del decreto-legge, il quale è diretto a colmare un vuoto normativo che si è andato sempre più manifestando in ordine ad un fenomeno di estrema gravità, come quello della detenzione illegale di contenuti e dati relativi ad intercettazioni effettuate illecitamente nonché ad informazioni illecitamente raccolte;
una seconda lettura da parte del Senato del disegno di legge non può oggi essere effettuata in tempi utili per la conversione del decreto-legge, il cui termine di decadenza scade il 21 novembre prossimo;
è opportuno convertire il decreto-legge - nonostante le perplessità che esso suscita in relazione al procedimento di distruzione della documentazione illecita, all'ambito applicativo della nuova fattispecie penale ed alle disposizioni applicabili ai giornalisti - in quanto tale provvedimento è stato comunque in grado di produrre un significativo effetto preventivo;
rilevato che: l'esame del disegno di legge di conversione da parte dell'Assemblea pressoché in concomitanza con la data di decadenza del decreto-legge ha significato di fatto che la Camera non è stata in grado di svolgere pienamente le funzioni attribuitele dalla Costituzione, in quanto, per scongiurare la mancata conversione del decreto, i gruppi - compiendo una sofferta scelta politica - hanno rinunciato a modificare il testo trasmesso dal Senato, anche laddove le modifiche sarebbero state opportune, se non addirittura necessarie, oltre che condivise;
non è la prima volta dall'inizio della legislatura che, in una materia così delicata come la giustizia, scadenze temporali hanno portato, anche alla luce della simmetrica composizione dei due rami del Parlamento conseguente all'esito elettorale, ad una sostanziale ratifica dei testi licenziati dal Senato, sancendone una sorta di immodificabilità che contrasta con il modello costituzionale del bicameralismo perfetto;
l'esperienza maturata nella fase di avvio della legislatura raccomanda, pertanto, la valutazione e l'attivazione di ogni strumento utile - nell'ottica della dialettica tra Parlamento e Governo, così come nell'ottica del dialogo e della consultazione tra le forze politiche ed i relativi gruppi parlamentari - al fine di prevenire il ripetersi di analoghe situazioni nell'una o nell'altra Camera;
occorre, al riguardo, innanzitutto una particolare attenzione da parte del Governo nella scelta della Camera alla quale trasmettere i propri disegni di legge, tenendo conto della programmazione dei lavori delle Assemblee, considerato che, nel caso in oggetto, dalla presentazione del disegno di legge di conversione al Senato è derivata come diretta conseguenza la coincidenza dell'esame da parte dell'Assemblea della Camera dei deputati con la sessione di bilancio, nonché con la stessa data di scadenza del decreto, con ciò venendosi di fatto a creare una situazione di sostanziale immodificabilità del testo trasmesso dal Senato;
ritenuto che già in occasione dell'esame dei progetti di legge in materia di intercettazioni legali, iscritti nel programma dell'Assemblea per il mese di dicembre ed attualmente all'esame della Commissione giustizia, possano essere apportate le seguenti modifiche al decreto-legge una volta che sia stato convertito: a) previsione di un procedimento di distruzione del materiale illecito da parte del giudice per le indagini preliminari, su Pag. 37richiesta del pubblico ministero, che tuteli sia il diritto di difesa dell'indagato che gli interessi dei soggetti coinvolti, ma che non comporti la diffusione di tale materiale, come invece rischia di far accadere la disciplina di cui all'articolo 1 del decreto-legge, così come modificato dal Senato; b) eliminazione della fattispecie penale, di cui all'articolo 3, del riferimento al provvedimento di distruzione della documentazione illecita, che, oltre a non essere condivisibile perché non consente di punire colui che detiene il materiale di cui sia stata disposta la secretazione ma la cui distruzione non sia stata ancora disposta, suscita seri dubbi interpretativi circa l'elemento soggettivo del reato; c) formulazione di un apparato sanzionatorio penale ed amministrativo che punisca in maniera proporzionale alla gravità dei fatti le condotte di coloro che formano, utilizzano ovvero pubblicano contenuti e dati relativi ad intercettazioni effettuate illecitamente nonché ad informazioni illecitamente raccolte; d) modificazione della disciplina dell'azione di riparazione del danno, di cui all'articolo 4 del decreto-legge, al fine di evitare una eccessiva e sproporzionata penalizzazione degli organi di informazione, nonché il rischio che il meccanismo ivi previsto possa mettere in discussione la stessa sopravvivenza di quelle testate giornalistiche che non hanno la capacità economica di resistere ad un indennizzo tanto cospicuo come quello previsto;
impegna il Governo ad adottare, già in occasione dell'esame dei disegni di legge in materia di intercettazioni legali, tutte le iniziative, anche di natura normativa, che siano conseguenziali alle considerazioni espresse nella parte motiva dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno presentato?
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1.
PRESIDENTE. Sta bene. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1838)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto del deputato Capolicchio, che ne ha fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bongiorno. Ne ha facoltà.
GIULIA BONGIORNO. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputata Bongiorno, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 38
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la mia astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo a nome mio e del collega Caldarola, per sottolineare che condividiamo l'impegno contro il commercio clandestino delle notizie, ma che abbiamo anche una forte preoccupazione, che ci impedisce di dare il consenso a questo decreto-legge, per le modalità con le quali si interviene sul diritto di cronaca . In questo come in altri provvedimenti, si interviene a «spizzichi e bocconi», rischiando di raggiungere l'obiettivo opposto a quello prefissato.
Noi ci auguriamo - e l'ordine del giorno presentato mi pare un po' più duro di ciò che sto dicendo io - che il Governo, nei prossimi giorni, visto che esistono analoghi provvedimenti al Senato, voglia aprire un tavolo con tutti i protagonisti di questo settore, perché il tema della libertà di informazione meriterebbe, forse, maggiore attenzione che - come dire - lo sguardo rivolto all'orologio. Mi auguro che avremo l'occasione di farlo, perché stiamo parlando di materie delicatissime.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor presidente, non consegnerò il mio intervento, perché ho già contribuito ad accelerare i lavori ritirando i miei emendamenti, e ritengo necessarie alcune puntualizzazioni.
La Lega Nord si asterrà su questo decreto-legge, come ha già fatto nell'altro ramo del Parlamento, non tanto perché siamo contrari nel merito - questo lo abbiamo già detto con gli emendamenti e anche sottoscrivendo l'ordine del giorno che è stato presentato a nome della Commissione, in quanto sottoscritto da tutti -, quanto soprattutto per come è nato questo decreto-legge. Si è voluto affrontare in modo settoriale questo tema, unicamente dettato dall'esigenza dell'urgenza (perché così ci era stata «venduta» la disciplina delle intercettazioni illecite ed illegittime), cercando di colmare un vuoto legislativo presente nel nostro ordinamento che però ha assunto ormai semplicemente il significato di una «foglia di fico». Noi abbiamo corretto una minima parte, senza voler affrontare il vero problema, che è quello di una più puntuale disciplina della materia delle intercettazioni legali.
A tale proposito, vorrei ricordare come nasce questo decreto (colgo l'occasione della presenza in aula del Presidente del Consiglio). Il Presidente Prodi ha detto che bisognava intervenire perché, dopo i fatti relativi ai tabulati sui casi Telecom diffusi dalla procura di Milano, sembrava che fosse in atto un contagio, sembrava che ci fosse la peste e che bisognasse necessariamente intervenire. In questo modo è stata motivata l'urgenza del decreto.
Nel corso del nostro dibattito - in quest'aula tutti lo sanno, perché in Commissione giustizia ne abbiamo ampiamente discusso -, si è visto che l'urgenza, alla fine, non c'è. L'urgenza non c'é perché la procura di Milano ci ha comunicato che non esiste alcuna traccia di intercettazioni illecite o illegittime, ma c'è stata solo la diffusione, la raccolta di dossier - quindi, facciamo bene a disciplinarlo e a sanzionarlo penalmente - di alcuni tabulati, ma non c'è traccia di intercettazione illegale ed illegittima. Inoltre, la procura di Milano se n'è «fregata» del decreto esaminato dal Parlamento - peraltro, abbiamo visto tante volte le procure disattendere gli atti ufficiali del potere legislativo -, dicendo che il materiale non sarebbe stato distrutto. Non sto raccontando cose non vere; capisco che l'aula è disattenta, ma qui si pone un problema grave e serissimo, che meriterebbe l'attenzione di tutti i deputati presenti. La procura di Milano ci ha comunicato di non aver distrutto quel materiale e, quindi, non ha ottemperato al Pag. 39decreto; e non l'ha fatto perché da quel materiale si potrebbero ricavare delle notizie di reato.
Lo dico ai colleghi dell'Unione e al Governo: avete voluto portare avanti questo decreto, un «decreto farsa». Lo dico anche agli alleati della Casa delle libertà: è stato concluso un accordo politico al Senato e la Lega non vi ha partecipato, ma è stato mantenuto in piedi il «teatrino» del Governo e di questa maggioranza.
Devo dire - e ringrazio il relatore per la sua onestà intellettuale - che alla Camera il clima è stato diverso: questo decreto lo si voleva far decadere e si doveva avere il coraggio di farlo, ma purtroppo, poi, sono intervenute pressioni da parte del ministro Mastella e del ministro per i rapporti con il Parlamento. Oggi, quindi, noi siamo in quest'aula per convertirlo. La Lega Nord responsabilmente non si sente di far decadere un decreto il cui unico effetto è stato quello di essere un deterrente; infatti, chissà come mai, da quando è stato applicato questo «decreto farsa», non sono più comparse sui giornali notizie di nuove intercettazioni illecite o illegittime, di nuove attività di spionaggio e di ricatti vari, che purtroppo fanno parte ancora di questa «Italietta».
Perciò, in modo responsabile, noi ci asterremo, invitando però seriamente il Governo ad applicare e ad approvare entro dicembre una nuova disciplina sulle intercettazioni. Noi della Lega abbiamo presentato anche una proposta di legge in materia e speriamo, quindi, di poter collaborare al dibattito che si svilupperà (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo perché sono molto colpito dalla procedura con la quale stiamo esaminando una materia di questa delicatezza; in particolare, sono molto colpito dall'ordine del giorno con il quale la Camera si appresta ad accompagnare l'approvazione di questo decreto-legge. Non vedo come un corpo parlamentare possa dichiarare, per iscritto, che il testo che sta esaminando non è condiviso da una larghissima maggioranza e che tuttavia, per ragioni di tempo, lo stesso viene approvato. I casi sono due: o quel testo è accettabile, e allora l'ordine del giorno non ha alcun senso, o nel foro della nostra conoscenza noi siamo disponibili ad approvare quel testo. Ma, se mettiamo per iscritto che quelle norme sono insoddisfacenti, non vedo come noi possiamo procedere all'approvazione di quel testo, dicendo che altrimenti decadrebbe.
Ho chiesto di intervenire sull'ordine del giorno presentato per dire che esso era inaccettabile in quanto tale, perché contraddice la nostra natura di Camera legislativa; infatti, dobbiamo fare delle leggi in cui crediamo, non possiamo fare delle leggi dicendo che le approviamo ma, nello stesso momento, chiedendo al Governo di modificarle.
Questo è un modo schizofrenico di agire, con il quale sfasciamo le nostre istituzioni; per questo motivo, io non mi sento di votare il decreto-legge e, quindi, annuncio che noi ci asterremo, perché è impossibile votare a favore di un testo che coralmente dichiariamo insoddisfacente, anzi che non soddisfa la maggioranza di questo Parlamento (Applausi dei deputati Nucara e Rossi Gasparrini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, ne abbiamo già discusso in Commissione in altre occasioni: noi Verdi ci esprimeremo a favore della conversione in legge del decreto-legge dovuto all'iniziativa del ministro Mastella per due motivi fondamentali.
È inutile, ora, ritornare su polemiche che il nostro relatore, onorevole Gambescia, ha rappresentato con sintesi e chiarezza estreme. Oggi, quello che a noi preme dire, con grande forza, è che, per la Pag. 40prima volta in questo paese, è stata presa unanimemente una decisione molto importante, anche con sofferenza, perché il testo era sicuramente perfettibile. Ricordo un aspetto per tutti: non sono contemplate le intercettazioni ambientali; e chi meglio di noi sa che, a proposito di intercettazioni cosiddette deviate, le «cimici» sono uno strumento investigativo molto sofisticato, che incide sui diritti non soltanto della persona intercettata, ma anche di terzi.
Credo che, quando daremo il via alla riforma dell'istituto delle intercettazioni, non trascureremo il tema specifico che ho indicato. La scelta è politica. Insisto su questo aspetto anche quando parlo con colleghi dei nostri partiti che sono ancora dubbiosi: la scelta è politica. Bisogna dare un segnale forte di fronte ad un uso che, talvolta, diventa abuso. Non mi riferisco alle intercettazioni legittime (quelle previste dal codice di procedura penale): qui parliamo delle intercettazioni cosiddette criminali, vale a dire di quelle illecite, di quelle che violano il diritto alla prova sancito dal codice di procedura penale, per il quale la Costituzione pone, agli articoli 24, 27, 13, 14 e 15, riserve di legge molto stringenti.
Pur appartenendo al mondo dei giuristi (sono professore universitario ed avvocato), ritengo che la scelta politica forte operata dal Governo avverso le intercettazioni illecite sia assolutamente da condividere.
Prima di concludere il mio intervento, desidero svolgere altre due considerazioni. È evidente che siamo impegnati personalmente - il presidente Pisicchio in prima persona - ad aprire la stagione delle riforme. Noi abbiamo avuto il coraggio - sia piaciuto o meno - di presentare una proposta di legge in materia di indulto (anche se vi sono sempre i pentiti dell'ultima ora) e un provvedimento in materia di intercettazioni illecite.
D'ora in poi, la nostra Commissione (e, di conseguenza, il Parlamento) si occuperà della riforma dei codici. Cito, per tutti, alcuni temi dei quali ci occuperemo: il diritto minorile, le class action, le nuove professioni e le professioni già regolamentate (avremo il coraggio di affrontare finalmente il problema). Infine, vogliamo dare un segnale all'Europa: noi siamo cittadini europei e siamo convinti che i codici penale e di procedura penale e tutte le norme abbiano valore in quanto armonizzate con il diritto europeo: la Costituzione europea, che molti di noi hanno voluto, avrà diritto di esistere se vi saranno cooperazione ed armonizzazione.
In questa linea logica, la Commissione giustizia lavorerà per le grandi riforme. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, La Rosa nel Pugno ritiene indispensabile votare la conversione del decreto-legge in esame. È altrettanto indispensabile, però, regolamentare in modo più ampio la materia, nonché riprendere la valutazione e l'approfondimento di alcuni aspetti del provvedimento medesimo.
Riteniamo peraltro necessario concludere l'iter, approvandola, della proposta di legge volta all'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle intercettazioni telefoniche, nonché sulle altre forme di intercettazione, poiché rappresenta un momento propedeutico alla corretta definizione di una materia particolarmente complessa, ma comunque vitale per la democrazia del nostro paese.
Vorrei sottolineare un punto critico all'interno del provvedimento in esame, relativo alla libertà di stampa. Noi siamo contrari a colpire coloro che diffondono certe informazioni, mentre bisogna essere particolarmente severi nel punire coloro che pongono in essere determinati tipi di attività criminale ed utilizzano impropriamente informazioni che possono essere desunte sia da lavori d'ufficio, sia attraverso altre attività.
Ciò al fine di evitare che si celebrino i processi in piazza e che vi sia la diffusione di informazioni che colpiscono i soggetti politici, le istituzioni, i cittadini privati e le Pag. 41imprese. Di fronte a tale problematica, si giustifica assolutamente l'adozione di un provvedimento di urgenza, pur con i limiti che abbiamo evidenziato nell'ordine del giorno presentato (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre anch'io la mia firma all'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1. Desidero spiegare in pochissimo tempo, inoltre, per quale motivo il gruppo di Forza Italia si asterrà nella votazione finale del provvedimento in esame in questo ramo del Parlamento, mentre al Senato aveva invece votato a favore.
Ricordo che abbiamo discusso il provvedimento in sede di Commissione - e devo dare atto al relatore ed anche alla maggioranza di aver mostrato grande disponibilità ed onestà intellettuale - ed abbiamo condiviso la necessità di apportarvi alcune modifiche.
Il nostro atteggiamento non è stato improntato all'ostruzionismo, poiché abbiamo condiviso sia le motivazioni che avevano indotto a varare il decreto-legge in esame, sia l'esigenza di risolvere le problematiche in discussione. Successivamente, tuttavia, ha preso il sopravvento la necessità di procedere all'approvazione del provvedimento nella sua versione attuale perché evidentemente, nel percorso legislativo tra Camera e Senato, si rischiava di non poterlo convertire in legge entro i termini prescritti.
Allora, non abbiamo presentato proposte emendative, non abbiamo praticato l'ostruzionismo ed abbiamo condiviso le perplessità manifestate. Non potete chiederci, però, di votare a favore della conversione in legge di un decreto che, nella sua versione attuale, non incontra il nostro favore.
Preannuncio, tuttavia, che ci asterremo nella votazione finale per mantenere fede agli accordi sottoscritti, nella speranza e con l'impegno di poter riprendere, in sede di Commissione giustizia, la trattazione di tale argomento ed avviare un percorso completo per operare la revisione dell'intero sistema delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei osservare che sugli obiettivi del provvedimento in esame si è registrata, tra le forze politiche, una larga convergenza sulla necessità di colmare un vuoto normativo in ordine ad un fenomeno di estrema gravità, quale la detenzione illegale di contenuti e dati relativi ad intercettazioni effettuate illecitamente e ad informazioni raccolte anch'esse illecitamente.
Il decreto-legge in discussione non è esente da difetti, specie dopo le modificazioni introdotte dal Senato, e suscita perplessità che ritengo fondate in relazione al procedimento di distruzione della documentazione illecita, all'ambito applicativo della nuova fattispecie penale ed alle disposizioni applicabili ai giornalisti.
Tuttavia, una seconda lettura da parte del Senato della Repubblica non può essere effettuata in tempi utili per la conversione in legge del decreto in esame, il cui termine di decadenza, come noto a tutti, è martedì prossimo.
Ciò considerato, per scongiurare la mancata conversione del decreto-legge, abbiamo rinunciato - di nuovo, con una larga intesa tra i gruppi - a modificare il testo del provvedimento trasmesso dal Senato, anche se alcune modifiche sarebbero state opportune, necessarie e condivise. Vi abbiamo rinunciato, come direbbe qualche ministro, con grande sofferenza, ma lo abbiamo fatto perché il provvedimento è stato in grado, comunque, di produrre un effetto deterrente e preventivo, posto che, in concomitanza con la sua vigenza, non si sono verificati episodi di pubblicazione di intercettazioni effettuate illecitamente, come avveniva ripetutamente, invece, Pag. 42quando si è concordemente ravvisata la necessità e l'urgenza di varare l'intervento normativo in questione.
Vorrei altresì rilevare che, una volta convertito in legge, al presente decreto possono essere apportate quelle modifiche già indicate, nei dettagli, da un ordine del giorno condiviso da tutti i gruppi e che ci siamo impegnati ad introdurre in occasione dell'esame delle proposte di legge presentate in materia di intercettazioni illegali, attualmente all'esame della Commissione giustizia ed iscritte nel programma dei lavori dell'Assemblea per il mese di dicembre.
Per queste ragioni, dunque, raccomandiamo la conversione in legge del decreto in esame e di tale scelta ci assumiamo l'onere e la responsabilità. Vorrei aggiungere, signor Presidente, una brevissima annotazione personale: non ho apprezzato la rincorsa, seguita all'approvazione dell'indulto, a manifestare da più parti, anche da parte del Governo, prese di distanza e sentimenti di grande sofferenza.
Il nostro paese ha bisogno, per l'economia, per la giustizia, per la sicurezza, di una politica capace di decidere, di una classe dirigente in grado di compiere scelte difficili, e che, avendone valutati gli effetti, sia in grado di assumerne l'onere e la responsabilità. Solo il nostro coraggio, onorevoli colleghi, solo la nostra responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi), può dare agli italiani il coraggio e la fiducia di cambiare. Delle scelte che compiremo, anche quando sono impopolari - e soprattutto quando sono impopolari - dobbiamo assumerci l'onere e la responsabilità. Preannunzio pertanto il voto favorevole del gruppo L'Ulivo su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, è evidente che questo provvedimento non piace a nessuno. Non è piaciuto al Senato (basta leggere gli atti parlamentari), non è piaciuto alla Commissione giustizia di questa Camera e non piace neppure all'Assemblea. È non soltanto sbagliato, probabilmente, ma è anche pericoloso. I colleghi ricordavano le difficoltà - chiamiamole così, con un eufemismo - che il punto 3 pone a carico della libertà di stampa nel paese. Noi rischiamo di fornire uno strumento pericoloso per il futuro dei mezzi di informazione e non soltanto della categoria giornalistica. Chi ha letto gli atti del Senato ha perfettamente chiara l'idea di un dibattito «con la pistola alla tempia». Chi legge i resoconti del dibattito che si è svolto qui alla Camera in Commissione giustizia ha la stessa, identica sensazione. Eppure, vi è un vuoto normativo che non può essere lasciato. Ma dietro questa convinzione e dietro le criticità che l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1 esprime chiaramente, vi è anche l'impegno a che il provvedimento sulle intercettazioni illegali all'esame della Commissione e che giungerà al vaglio dell'Assemblea nel mese di dicembre, come veniva ricordato, comprenda anche questa materia.
In sede di discussione sulle linee generali, l'onorevole Pecorella - se non erro - poneva la domanda se fosse meglio non approvare nulla, lasciare decadere il decreto-legge e, quindi, lasciare il vuoto normativo, oppure approvare una cattiva legge. Oggi, dobbiamo dirlo con chiarezza, siamo di fronte alla scelta del male minore. Pertanto preannuncio che il mio gruppo voterà - maggioritariamente, presumo - a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame, con un impegno che è già stato ribadito sia al Senato sia in sede di Consiglio dei ministri, ossia che esso non rimanga la norma definitiva sulla materia, ma che possa essere più complesso e più lungimirante il modo in cui il Parlamento tratta di queste delicatissime questioni (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
Pag. 43
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per sottolineare come la condivisione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1, nonché l'apprezzamento per il lavoro della Commissione e del relatore ci porti a ricordare che il voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge in discussione nasce dalla convinzione che siamo di fronte ad un provvedimento parziale ed emergenziale. Non siamo certamente di fronte ad una soluzione esaustiva del problema. Vogliamo ribadire ciò, convinti come siamo che in materia di giustizia dovrà venire il momento in cui si affrontano in maniera organica i problemi. Invitiamo pertanto il Governo ed il Parlamento a farsi carico di tale onere.
Aggiungo che dare un segnale forte, in via di urgenza, contro ogni forma di intercettazione illegittima è cosa sicuramente condivisibile. Residuano molti altri problemi, che mi auguro verranno affrontati nel prosieguo dei lavori di questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, intervengo solo per preannunziare il voto favorevole del gruppo dell'UDC e per precisare che proprio l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1838/1, che induce l'onorevole La Malfa ad un voto di astensione, ha indotto, invece, me a chiedere al mio gruppo di unirsi al voto favorevole su questo provvedimento. In Commissione ho manifestato contrarietà rispetto ad alcune parti di questo provvedimento. Ciò che abbiamo scritto nell'ordine del giorno citato, assieme a colleghi di tutti i gruppi presenti alla Camera, indica un percorso preciso. Quindi, mi auguro che il Governo abbia accettato tale ordine del giorno in maniera responsabile e consapevole e che, quindi, segua l'indirizzo che abbiamo con esso tracciato.
In conclusione, aggiungo che il vuoto normativo, che si colma con la disciplina che condividiamo contenuta nel decreto-legge che ci accingiamo a convertire in legge, assume un valore assorbente rispetto a quella parte che non condividiamo e sulla quale mi auguro si possa trovare la giusta convergenza in tempi rapidi, come abbiamo chiesto al Governo (Applausi).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 1838)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1838)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1838, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1013 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche» (Approvato dal Senato) (1838):
Presenti 556
Votanti 414
Astenuti 142
Maggioranza 208
Hanno votato sì 413
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Seguito della discussione del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (A.C. 1747). Note di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (ore 13,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 e delle relative note di variazioni.
Ricordo che nella seduta dell'8 novembre si è concluso l'esame degli articoli del disegno di legge di bilancio.
Ricordo, altresì, che in data odierna il Governo ha trasmesso due note di variazioni al bilancio a seguito delle modifiche introdotte dal disegno di legge finanziaria.
Avverto che le note di variazioni sono state distribuite e sono state esaminate dalla V Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 120, comma 7, del regolamento (Vedi l'allegato A - A.C. 1747-ter
sezione 1).
Passiamo all'esame delle note di variazioni.
Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Piro.
FRANCESCO PIRO, Relatore. Signor Presidente, il Governo ha depositato la prima e la seconda Nota di variazioni al bilancio che contengono gli effetti che sul bilancio a legislazione vigente derivano, rispettivamente, dal cosiddetto decreto-legge fiscale e dal disegno di legge finanziaria, così come approvati dalla Camera.
Considerando gli effetti del disegno di legge finanziaria e gli effetti del decreto-legge fiscale, il complesso della manovra finanziaria comporta un incremento delle entrate finali rispetto al bilancio a legislazione vigente di 7.937 milioni di euro, e un aumento delle spese finali di 33.414 milioni di euro, di cui 15.469 imputate alla parte corrente e 17.944 alle spese in conto capitale.
Tra le spese in conto capitale, credo vada segnalato il fatto che ben 11.345 milioni riguardano investimenti (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Per favore...
FRANCESCO PIRO, Relatore. Ricordo anche che il dato sulle spese non sconta, ovviamente, come è stato ampiamente chiarito nel corso della discussione in Commissione e in Assemblea, gli effetti derivanti dall'applicazione dei commi 207 e 208 dell'articolo 16, già articolo 53, del disegno di legge finanziaria, che ha disposto la riduzione lineare e l'accantonamento di spese per 4,5 miliardi nel 2006.
Il complesso della manovra determina un livello del saldo netto pari a 32.510 milioni di euro, livello che si attesta ampiamente al di sotto del limite massimo indicato all'articolo 1 del disegno di legge finanziaria.
Segnalo, altresì che, a seguito delle modifiche apportate nel corso dell'esame parlamentare, si sono prodotti effetti positivi sul saldo netto da finanziare per un valore di 710 milioni di euro.
Si registra anche un miglioramento, con riferimento al fabbisogno di cassa, per 226,5 milioni di euro e, sull'indebitamento netto, di 194,5 milioni di euro nel 2007; ancora, si registra un miglioramento anche nel triennio.
Complessivamente si può affermare che l'apporto parlamentare è stato positivo e ha fatto sì che si registrasse una piena rispondenza del bilancio agli obiettivi di finanza pubblica, che, con il complesso della manovra finanziaria, il Governo e la maggioranza si sono posti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo rinunzia ad intervenire.
Pag. 45(Votazione Note di variazioni - A.C. 1747-bis e A.C. 1747-ter)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (A.C. 1747-bis).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009) (A.C. 1747-bis).
(Presenti e votanti 551
Maggioranza 276
Hanno votato sì 314
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (A.C. 1747-ter).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Seconda Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009) (A.C. 1747-ter).
(Presenti 545
Votanti 544
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato sì 312
Hanno votato no 232).
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 1747)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 1747 sezione 1).
Comunico che vi è un solo ordine del giorno presentato, che ieri è stato dichiarato inammissibile, mentre è da considerarsi ammissibile, in quanto si riferisce ad una parte introdotta nel testo del disegno di legge a seguito dell'approvazione di un emendamento in Assemblea.
Invito pertanto il Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Andrea Ricci n. 9/1747/1.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Andrea Ricci n. 9/1747/1.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Coordinamento formale - A.C. 1747)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Prima di procedere alla votazione finale sul disegno di legge di bilancio, vorrei rivolgere il mio ringraziamento al presidente della Commissione bilancio Lino Duilio e a tutti i componenti della Commissione (Applausi). Un apprezzamento esprimo, altresì, ai relatori Michele Ventura e Francesco Piro (Applausi), ai quali unisco anche i rappresentanti del Governo che hanno seguito, con assiduità, i lavori del Parlamento (Applausi). Pag. 46
Vorrei ringraziare, particolarmente, l'Amministrazione della Camera dei deputati (Applausi), dal Segretario Generale a tutto il personale, per la preziosa collaborazione prestata al nostro lavoro (Applausi). Credo di poter esprimere, ancora una volta, a nome di tutta l'Assemblea, la nostra gratitudine ai funzionari e a tutti i dipendenti, che hanno lavorato intensamente in queste settimane, dandoci modo di apprezzarne la professionalità e la lealtà istituzionale. Grazie (Applausi).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1747)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1747, di cui si è testè concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009) (A.C. 1747).
(Presenti e votanti 561
Maggioranza 281
Hanno votato sì 317
Hanno votato no 244).
Prima di passare all'informativa urgente del Governo, la seduta sarà sospesa fino alle 14,30.
Avverto altresì che la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 14,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Bersani, Bindi, Brugger, Capezzone, Cento, Chiti, Colucci, D'Alema, De Piccoli, Fioroni, Folena, Gasparri, Gentiloni Silveri, Landolfi, Letta, Maroni, Mattarella, Migliore, Morrone, Oliva, Piscitello, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Sgobio, Stucchi, Violante e Visco sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto, i deputati complessivamente in missione sono cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Informativa urgente del Governo sull'adozione del decreto del ministro della salute che ha innalzato il quantitativo massimo di cannabis detenibile per uso esclusivamente personale
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'adozione del decreto del ministro della salute che ha innalzato il quantitativo massimo di cannabis detenibile per uso esclusivamente personale.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del ministro della salute)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro della salute, Livia Turco.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Onorevoli colleghe e colleghi, per comprendere esattamente il significato politico e giuridico del decreto ministeriale con il quale il ministro della salute, di concerto con il ministro della giustizia e sentito il ministro della solidarietà sociale, ha elevato i valori dei quantitativi massimi previsti, per il principio attivo della cannabis, dal decreto ministeriale 11 aprile 2006, emanato dal precedente Governo, occorre inquadrare il provvedimento nel contesto normativo in vigore.
È ben noto che, con la legge 21 febbraio 2006, n. 49, il precedente Parlamento ha operato una radicale modifica della disciplina contenuta nel Testo unico delle leggi in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 e successive modificazioni. Va ricordato che la legge n. 49 del 2006 fu approvata dal Parlamento senza un vero confronto con le opposizioni, a causa dell'anomala utilizzazione del procedimento di conversione in legge di un provvedimento di urgenza, vertente su tutt'altra materia, come quella delle Olimpiadi invernali di Torino. Ebbene, tale provvedimento si caratterizza essenzialmente per aver sottoposto alle stesse pene previste per chi illecitamente produce, fabbrica, raffina e vende stupefacenti anche chi - citando l'articolo - «importa, esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o comunque illecitamente detiene sostanze stupefacenti o psicotrope che per quantità, in particolare se superiore ai limiti massimi indicati con il decreto del ministro della salute, emanato di concerto con il ministro della giustizia, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero per modalità di presentazione, avuto riguardo al peso lordo complessivo o al confezionamento frazionato, ovvero per altre circostanze ed azioni, appaiono destinate ad uso non esclusivamente personale». Ripeto di aver citato l'articolo della legge.
La legge Fini-Giovanardi ha dunque introdotto il principio della punibilità di chiunque si trovi in possesso di una quantità di sostanza stupefacente superiore al limite determinato in via amministrativa. A questo punto, è importante sottolineare come il legislatore, dopo avere fatto valere il proprio orientamento improntato ad una forte prevalenza dell'azione repressiva sull'attività di prevenzione del fenomeno dell'abuso di droghe, si è astenuto dal dare una qualsiasi indicazione su come l'autorità amministrativa dovesse determinare il quantitativo massimo detenibile per un uso esclusivamente personale.
In presenza di questa vistosa carenza della norma primaria, il ministro della salute Storace istituì, in data 11 febbraio 2006 una commissione di studio con il compito, tra l'altro, di «definire per ciascuna delle sostanze stupefacenti o psicotrope descritte nella Tabella I "allegata alla legge" i limiti quantitativi massimi di principio attivo riferibili ad un consumo esclusivamente personale». Il ministro Storace, quindi, ha ritenuto di non poter procedere direttamente all'attuazione della nuova normativa e, attraverso il mandato agli esperti del settore, ha poi chiarito che i limiti quantitativi massimi dovevano essere indicati in termini di principio attivo.
Dagli atti della commissione emerge che la stessa si pose subito il problema di come poter individuare i limiti quantitativi massimi richiamati nel mandato ministeriale, in mancanza di ulteriori criteri legislativi o comunque politici.
Nel documento intitolato «Elementi tecnici utilizzabili ai fini dell'indicazione dei limiti massimi previsti dall'articolo 73, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309/1990, modificato dalla legge n. 49/2006», reso all'amministrazione unitamente ai risultati del lungo lavoro istruttorio, la commissione così si esprimeva: «La commissione, rilevato che la legge non indica il periodo temporale da prendere a riferimento ai fini dell'individuazione di tali limiti quantitativi massimi, ha ritenuto di non poter esprimere semplicemente un valore per ciascuna delle sostanze contemplate nella tabella 1, ma di dover offrire alle autorità ministeriali una serie di elementi tecnici utilizzabili Pag. 48ai fini della individuazione di detti limiti. Il lavoro è stato espletato per le sostanze per le quali risultano disponibili sufficienti dati». Da ciò si ricava che la commissione stessa ha ritenuto di dover limitare i propri compiti alle sole evidenze scientifiche.
Non mi soffermerò sui vari elementi tecnici forniti dalla commissione, ritenendo più opportuno depositare gli atti della copia integrale dei documenti conclusivi della stessa commissione Storace, che non mi risulta siano stati offerti all'attenzione del Parlamento dal precedente Governo.
Ai fini del discorso che sto svolgendo, peraltro, è necessario riferire come, a giudizio della commissione istituita dal ministro Storace, soltanto uno dei dati elaborati - cioè quello relativo alla dose media singola, intesa come quantità di principio attivo per singola assunzione idonea a produrre in un soggetto tollerante e dipendente un effetto stupefacente e psicotropo - fosse «espressione» di evidenza scientifica.
Avvalendosi del lavoro della commissione, il Governo di centrodestra ha adottato il decreto 11 aprile 2006, a firma del ministro ad interim Berlusconi, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 95 del 24 aprile 2006. Nelle premesse di tale provvedimento si dà atto che la commissione - sto citando - «ha osservato che i valori della dose singola efficace sono espressione di evidenza scientifica, mentre permangono margini di incertezza nei valori relativi alla frequenza di assunzione nell'arco della giornata che, a giudizio della stessa commissione, richiedono ulteriori approfondimenti». Le stesse premesse del decreto concludono osservando che «allo stato, ai fini dell'attuazione del disposto dell'articolo 73, comma 1-bis, del Testo unico citato, appare opportuno utilizzare i valori relativi alla dose media singola efficace, incrementati in base ad un moltiplicatore variabile in relazione alle caratteristiche di ciascuna sostanza, con particolare riferimento al potere di indurre alterazioni comportamentali e scadimento delle capacità psicomotorie».
L'allegato al decreto, intitolato «Limiti massimi previsti dall'articolo 73, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309/1990, modificato dalla legge n. 49/2006», elenca, in ordine alfabetico, le 170 sostanze della Tabella I del Testo unico sugli stupefacenti; per circa 50 di queste sostanze, accanto alla denominazione comune e alla denominazione chimica, vengono indicate, in tre distinte colonne, da sinistra verso destra, la dose media singola in milligrammi, il moltiplicatore ed i quantitativi massimi in milligrammi (soglia), cioè i limiti quantitativi per uso esclusivamente personale previsti dal citato articolo 73 del Testo unico. Dalla colonna relativa al moltiplicatore si evince subito che sono stati previsti valori diversi (due, tre, cinque, dieci o venti), a seconda delle sostanze prese in considerazione.
È del tutto evidente, da quanto ora ricordato, che i quantitativi massimi detenibili per uso personale individuati dal precedente Governo nel citato decreto 11 aprile 2006 sono il risultato di una moltiplicazione che ha per fattori, da un lato, un valore indicato su basi scientifiche dalla commissione nominata da Storace e, dall'altro, un numero scelto in modo assolutamente discrezionale dalle autorità politiche che hanno adottato il provvedimento. Alle voci 40 e 41, relativamente al delta 8 ed al delta 9 THC - cioè i principi attivi presenti nella cannabis -, nello stesso decreto è indicato il valore 25 nella colonna relativa alla «dose media singola in milligrammi», il valore 20 nella colonna relativa al «moltiplicatore» e, conseguentemente, il valore 500 nella colonna «quantitativi massimi in milligrammi (soglia)».
Alla voce 152, relativa a «preparati attivi della cannabis (hashish, marijuana, olio, resine, foglie in fluorescenza)», non vengono indicati specifici valori nelle ultime tre colonne, ma compare una nota di rinvio alla quantità di principio attivo contenuto sotto forma di «delta 8» e «delta 9».
Né nel decreto né in alcun documento di accompagnamento il Governo pro temporePag. 49ha spiegato perché, per le citate voci n. 40, n. 41 e n. 152 abbia indicato come fattore di moltiplicazione «20», anziché un altro numero. Dall'esame della tabella emerge però con immediatezza che il valore 20 è il più alto di quelli usati nella colonna del «moltiplicatore» e che esso è stato utilizzato esclusivamente per i principi attivi della cannabis.
Da quanto detto, si evincono tre aspetti; in primo luogo, l'adozione da parte del precedente Governo di un moltiplicatore pari a 20, ai fini del calcolo dei limiti massimi di cannabis detenibili, non era basato su alcun criterio scientifico, ma, come già osservato, era il frutto di una scelta del tutto discrezionale. Inoltre, il valore soglia fissato dal precedente Governo in 500 milligrammi di principio attivo era notevolmente superiore al valore di 100 milligrammi, costituenti il quantitativo di cannabis mediamente consumato in una sola giornata, secondo quanto indicato nell'elaborato finale della commissione istituita dal ministro Storace. Nonostante ciò, non risulta che alcuno abbia sollevato critiche o accusato il ministro Giovanardi, ispiratore del provvedimento, di voler indurre il consumatore di cannabis a quintuplicare il suo consumo quotidiano (Commenti del deputato Giovanardi).
Lo stesso Governo Berlusconi, che aveva voluto con grande determinazione, la legge n. 49, che non ha riconosciuto alcuna differenza tra cannabis ed altri tipi di droghe, si era accorto, in sede attuativa, delle conseguenze inaccettabili che la norma sui «limiti quantitativi massimi detenibili per uso personale» avrebbe potuto produrre ed aveva cercato di correre, in parte, ai ripari (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
MARCO BOATO. Può parlare liberamente, il ministro?
ROBERTO MENIA. Stai zitto!
PRESIDENTE. Onorevole Boato, il ministro sta parlando ... Questa è una competenza della Presidenza, la ringrazio (Commenti). Onorevoli colleghi, per cortesia.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Questa è la situazione di fronte alla quale si è trovato il nuovo Governo all'atto del suo insediamento.
Spiegherò ora le ragioni che mi hanno spinto ad intervenire sul decreto ministeriale 11 aprile 2006, limitatamente alle indicazioni dei limiti massimi detenibili per uso personale di cannabis.
Nel programma di governo dell'Unione, sul quale tornerò più avanti, era già chiaramente indicata la linea che la nuova maggioranza avrebbe adottato nei confronti delle tossicodipendenze, riassumibile in quattro parole chiave: educare, prevenire, curare, non incarcerare (Commenti del deputato Prestigiacomo).
Conosco le diverse sensibilità e i diversi approcci che sul tema della tossicodipendenza esistono nel centrosinistra: li conosco e li rispetto.
Credo di aver dimostrato nella precedente esperienza di Governo la disponibilità e, se mi consentite, anche la capacità di costruire mediazioni e sintesi; questo è il sentimento che mi ha mosso e mi guiderà in questa legislatura.
In ogni caso, conosco anche i valori profondi che ci uniscono: la cura della vita, l'amorevolezza concreta nei confronti delle persone, il rifiuto della carcerizzazione, il limite della proibizione, la centralità dell'educazione, la fiducia nei confronti dei giovani, così come fortemente ci ha unito il giudizio sulla legge Fini-Giovanardi. Per questo ho ritenuto non solo lecito, sulla base del programma condiviso, ma addirittura doveroso fare subito qualcosa. Non ritengo che l'assillo della concretezza, il risolvere subito i problemi, pur nella loro parzialità, sia fare «spot» o venire meno alla complessità di un'impostazione. Al contrario, significa rispettare la persona e fare una reale politica riformista.
Di fronte a questa chiara linea programmatica, ho ritenuto pertanto doveroso assumere la responsabilità politica di verificare come, in attesa di una riforma organica, potessero essere efficacemente contrastati almeno alcuni degli effetti più deleteri della legge n. 49. Pertanto, ho Pag. 50proposto al ministro della giustizia, di cui la legge imponeva il concerto, dopo aver sentito il ministro per gli affari sociali, l'adozione di un decreto che, limitatamente alla cannabis, e lasciando del tutto inalterato, per ogni altro aspetto, il decreto Berlusconi, raddoppiasse il valore del quantitativo massimo detenibile per uso personale.
Ho ritenuto di rispettare la «struttura» del precedente decreto e di non interferire con le valutazioni tecnico-scientifiche operate dalla Commissione Storace. Pertanto, ho preso in considerazione, sulla base dei suggerimenti, peraltro, dell'autorevolissima struttura presente del ministero, soltanto l'elemento discrezionale, costituito dal «moltiplicatore» ed ho modificato il relativo valore, portandolo da 20 a 40.
È appena il caso di aggiungere, dopo quanto spiegato, che questo non vuol dire che ho inteso legittimare giuridicamente o moralmente l'uso dei derivati della cannabis fino ad un massimo di 40 dosi (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
ITALO BOCCHINO. Lo spaccio!
CARLO CICCIOLI. Libera circolazione!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Se ragionassimo così, dovremmo concludere che anche Giovanardi fomentava l'uso della cannabis, sia pure per un più limitato numero di dosi [Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Colleghi!
CARLO GIOVANARDI. No!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Ho, invece, voluto diminuire la probabilità che un giovane consumatore di hashish e marijuana possa, anziché essere aiutato a trovare la strada per una corretta gestione sanitaria della propria persona, andare incontro a gravissime sanzioni penali, a causa della detenzione di pochi grammi di sostanza illecita. Perché è bene ribadirlo a questo punto...
ITALO BOCCHINO. Quale articolo?
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. La detenzione di sostanze al di sotto del valore soglia indicato dal nuovo decreto è e resta comunque illecita e per questo è assoggettata a sanzioni amministrative sicuramente discutibili, ma non intaccate in alcun modo dal mio decreto (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
Tanto più doveroso appare il provvedimento assunto se si considera che, nel sistema introdotto dal precedente Governo, un consumatore di cannabis può andare incontro ad una serie di conseguenze penali per il solo fatto di non conoscere l'effettivo contenuto di principio attivo delle sostanze acquistate. Infatti, data la non uniformità della presenza del principio attivo nelle sostanze illecitamente commercializzate, i quattro o cinque grammi di hashish che, ai sensi del decreto Berlusconi, potevano considerarsi compresi nei limiti stabiliti per l'uso personale, nel presupposto che contenessero non più del dieci per cento del principio attivo, sarebbero stati ugualmente sufficienti a far scattare la presunzione di spaccio, una volta che fosse stata accertata la presenza nel prodotto di una percentuale di principio attivo poco più alta di quella media.
Ma ci sono altre considerazioni da svolgere. L'aumento del quantitativo massimo detenibile per l'uso personale comporta una minore frequenza di contatti delle persone che fanno uso di cannabis con il mondo degli spacciatori (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), particolarmente pericoloso soprattutto per i soggetti...
ITALO BOCCHINO. Che stai dicendo?
CARLO CICCIOLI. Questa è una vergogna!
Pag. 51LIVIA TURCO, Ministro della salute.. ..che, quali moltissimi degli assuntori di questa droga, sono pienamente inseriti in contesti sociali del tutto estranei agli ambienti criminali.
CARLO CICCIOLI. Non è possibile!
PRESIDENTE. Colleghi, questo atteggiamento non è tollerabile! Avrete modo di svolgere le vostre considerazioni quando il ministro avrà terminato il suo intervento. Le chiedo scusa, ministro. Non si possono condurre i lavori in questo modo!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Non si può poi tralasciare di considerare che l'uso della cannabis avviene prevalentemente in età adolescenziale quasi sempre in un contesto di forte ritualità, in cui possono trovarsi coinvolti anche assuntori occasionali non destinati a divenire abituali, per i quali, pertanto, il rischio di conseguenze penali non avrebbe neppure la giustificazione della funzione correttiva assegnata, in linea teorica, all'espiazione della pena.
Un sintomo evidente di tali prassi è del resto rappresentato dalla stessa giurisprudenza della Corte di cassazione che ha ritenuto di estendere la fattispecie di uso personale di sostanze stupefacenti anche al cosiddetto consumo di gruppo, particolarmente evidente tra i giovani di tutte le classi sociali a testimonianza di una forte esigenza sociale di non criminalizzare intere fasce giovanili.
C'è una convinzione in me fortissima. Ogni droga, sia legale sia illegale, è nociva; nondimeno, il grado di pericolosità delle droghe varia e nessuno nega i potenziali danni della cannabis, come dico a tutti i giovani con cui entro in contatto.
GIUSEPPE FINI. E gli permetti di detenerne di più! Ipocrita!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Voglio poi replicare a chi ha voluto minimizzare le conseguenze della nuova formulazione dell'articolo 73 del testo unico degli stupefacenti, sostenendo che essa lascia inalterata la possibilità per il giudice di riconoscere l'uso personale (e quindi di non applicare le sanzioni penali) anche nel caso in cui il soggetto venga trovato in possesso di un quantitativo superiore a quello indicato nel decreto ministeriale.
Come prima considerazione, mi viene da dire che, se così fosse, le veementi critiche al decreto sarebbero basate sul nulla, in quanto, sul piano sostanziale, il provvedimento lascerebbe le cose inalterate, senza incidere sull'applicazione della legge.
Devo osservare, però, che la semplice lettura del testo legislativo consente di dare ad esso un ben diverso significato, nel quale la fissazione, con decreto ministeriale, del limite quantitativo massimo detenibile per uso personale costituisce il vero spartiacque tra l'applicazione della sanzione penale e l'applicazione delle sole sanzioni amministrative. Dall'esame delle sentenze intervenute in questo primo semestre di applicazione della legge risulta che molti giudici hanno così interpretato la norma. È vero che vi sono giudici che, invece, hanno adottato l'interpretazione più favorevole all'imputato, assolvendolo dal reato anche in presenza di quantitativi di sostanze superiori al limite indicato dal decreto ministeriale, quando ricorrevano circostanze che dimostravano in altro modo l'uso esclusivamente personale della droga rinvenuta.
Va sottolineato che queste diverse interpretazioni, da un lato, possono causare evidenti disparità di trattamento e, dall'altro, indicano come, di fronte ad una norma sbagliata ed iniqua, chi è chiamato ad applicarla può essere indotto a cercare vie interpretative per evitare effetti devastanti.
Tuttavia, la dimostrazione delle reali conseguenze del nuovo approccio della legge n. 49 è fornita, con immediata evidenza, dai dati della tabella che ho allegato al mio intervento - fonte Ministero dell'interno; dati aggiornati al 17 novembre - che indicano un rilevantissimo aumento delle segnalazioni all'autorità giudiziaria e degli arresti per detenzione di cannabis nel periodo maggio-ottobre 2006 Pag. 52rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Vediamo questi dati, scaturiti dall'attività di contrasto delle forze di polizia al traffico delle sostanze stupefacenti derivanti dalla cannabis, notificati il 17 novembre scorso dal Ministero dell'interno, dipartimento della pubblica sicurezza, direzione centrale per i servizi antidroga.
La lettura comparata dei dati disponibili riferiti sia al periodo gennaio-ottobre 2005-2006 (andamento annuale), sia al periodo maggio-ottobre 2005-2006 (nel quale è stata applicata la nuova normativa anti-droga), evidenzia un incremento del numero sia delle persone segnalate per possesso di cannabis e derivati sia di quelle arrestate.
In particolare, nel periodo di vigenza della nuova normativa maggio-ottobre 2006, gli arresti per possesso di hashish rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente l'entrata in vigore della legge sono aumentati del 10,1 per cento, mentre quelli per possesso di marijuana, addirittura, del 63,9 per cento e quelli per possesso di piante intere di cannabis del 17,85 per cento.
ROBERTO MENIA. Anche Caruso!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Ci sono le tabelle allegate! Se volete, leggo i numeri, cifra per cifra, ma questa è la percentuale di sintesi.
Credo di non dover aggiungere altro a difesa e a giustificazione di quel piccolo parziale decreto, se non sottolineare che, purtroppo, esso è in grado di correggere solo in minima parte le storture della legge voluta dal Governo Berlusconi. Lo dico con amarezza (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), perché quelle vite dei giovani in carcere, anche se per pochi giorni, che sono detenuti per un uso occasionale di droghe leggere, è una sconfitta di tutti, e non solo di una legge. Perché quei giovani, anziché il carcere, dovrebbero incontrare adulti autorevoli ed attenti che sappiano persuaderli sul perché sia illusorio e sbagliato ricorrere alle sostanze, a qualunque sostanza.
Per questo, il pensiero che questo piccolo e parziale decreto impedisca che dei giovani facciano l'esperienza del carcere rende la mia coscienza serena e mi sprona a mettere in campo tutte le azioni affinché il contesto sociale e sanitario sia sempre più capace di dissuadere il ricorso a tutte le sostanze.
Ma il problema è il cambiamento complessivo della legge Fini-Giovanardi su cui i Governo ha iniziato il suo lavoro, coordinato dal Ministero della solidarietà sociale. Vorrei dire che non c'è soltanto la legge Fini-Giovanardi. C'è la situazione dei servizi, dei SERT, delle comunità. Ebbene, anche a questo proposito, c'è una pesante eredità del centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea): la situazione di abbandono in cui sono stati lasciati gli operatori, i servizi pubblici e anche le comunità.
Per questo, rinvio al testo scritto, che reca cifre e dati. Per esempio, penso alla difficoltà delle comunità di reperire risorse per il pagamento delle rette e nel misurarsi con le esigenze di servizi sempre più qualificati (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Colleghi...
CARLO GIOVANARDI. Ci sono le regioni!
MAURIZIO GASPARRI. Le regioni!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. ... oppure alla situazione in cui sono state lasciate le strategie di riduzione del danno, perché il precedente Governo ha ridotto le risorse del fondo antidroga per gli interventi relativi alla prevenzione e alla presa in carico delle persone tossicodipendenti.
Questa eredità dello stato dei servizi, dell'abbandono delle comunità e dell'abbandono delle politiche di prevenzione è quella con cui abbiamo cominciato a misurarci, insieme alla elaborazione di quel piccolo, parziale decreto, perché la nostra proposta è curare, prevenire, educare, no al carcere!
CARLO CICCIOLI. Ma per chi, carcere! Ma cosa dici!
Pag. 53PRESIDENTE. Onorevole Ciccioli, per cortesia, non sono in grado di tollerare oltre il suo comportamento!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Voglio citare il programma dell'Unione. Per le tossicodipendenze non servono né il carcere, né i ricoveri coatti.
ITALO BOCCHINO. Ma che, hai fumato?
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Alla tolleranza zero bisogna opporre una strategia dell'accoglienza sociale per la persona e le famiglie che vivono il dramma della droga, a partire dalla decriminalizzazione delle condotte legate al consumo e, quindi, dal superamento della normativa in vigore dal 1990.
Occorre un reale contrasto dei traffici e la tolleranza zero verso i trafficanti. È necessario rilanciare il ruolo del SERT e dei servizi territoriali, che in questi cinque anni sono stati sistematicamente penalizzati dei tagli alla spesa sociale, senza imporre un unico modello, salvaguardando il pluralismo delle comunità terapeutiche, che dovranno essere messe in rete con il servizio pubblico, cui spetta la diagnosi della dipendenza.
Vanno sostenuti quanti, con approcci culturali e metodologie differenti, da anni sono impegnati a costruire percorsi personalizzati, e perciò efficaci, di prevenzione, cura e riabilitazione, considerando le strategie di riduzione del danno parte integrante della rete dei servizi. Il decreto-legge del Governo sulle tossicodipendenze deve essere abrogato (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Questo recita il programma dell'Unione, che è stato elaborato con il concorso di tanti operatori e di tante comunità.
Per questo, noi intendiamo portare avanti una politica complessiva, così come mi è stata sollecitata in questi giorni, e intendiamo, in particolare - parlo della mia diretta competenza -, rilanciare la via sociale nella lotta alle droghe, potenziando la rete integrata dei servizi.
Discuterò con gli assessori regionali alla sanità il rilancio del dipartimento delle dipendenze e il loro stretto legame con la scuola, per promuovere la prevenzione e un'efficace presa in carico delle persone. La promozione e il sostegno delle comunità e dei servizi di prevenzione e cura delle tossicodipendenze costituiranno un tassello importante di quella integrazione socio-sanitaria del sistema delle cure primarie cui stiamo lavorando, investendo risorse, attenzione e nuova progettualità, perché l'esperienza ci insegna che la rete integrata dei servizi deve essere collocata dentro un contesto adeguato per l'integrazione tra servizi sociali e servizi sanitari e il decollo e la promozione reale del sistema delle cure primarie.
Per questo, con un certo orgoglio sottolineo che proprio i contenuti della legge finanziaria relativi alla sanità, alle politiche sociali e alla famiglia, testè votati, costituiscono un efficace presupposto per rilanciare la rete dei servizi e delle comunità e per prevenire e prendere in carico le tossicodipendenze.
È mia intenzione proporre ai ministri Bindi, Fioroni, Melandri e Ferrero di promuovere una conferenza nazionale per raccogliere, valutare e rilanciare le politiche di prevenzione della dipendenze, che sono politiche di attenzione ai giovani, di promozione dei loro talenti e delle loro creatività. Così come sarà importante il progetto di educazione alla salute nelle scuole che stiamo predisponendo per i prossimi mesi con il ministro Fioroni.
Voglio accennare, concludendo, ad altri due provvedimenti sui quali stiamo lavorando: innanzitutto, la tutela della salute nelle carceri. Non ritengo si possa affrontare il tema delle tossicodipendenze senza tenere conto della situazione dell'assistenza sanitaria nelle carceri italiane, caratterizzata tuttora da elementi di forte criticità. Se siamo convinti che la pena debba rappresentare non una mera punizione, ma un'occasione di recupero e di reinserimento nella società del cittadino detenuto, non possiamo non tenere conto che un'adeguata azione di tutela della salute è tra gli elementi qualificanti di una Pag. 54politica carceraria che non neghi l'umanità, ma, al contrario, sia di stimolo ad un'effettiva rieducazione del condannato.
Ciò vale in assoluto, ma in modo particolare per la popolazione detenuta tossicodipendente che, come è noto, rappresenta una percentuale consistente della popolazione carceraria, contraddistinta da una significativa prevalenza di malattie croniche e infettive che necessitano di adeguate cure ed attenzioni.
Su tutta la materia, il sottosegretario alla salute Antonio Gaglione, a ciò delegato, in sinergia con gli altri dicasteri e le istituzioni interessate, ha messo a punto un provvedimento legislativo volto a riordinare la medicina penitenziaria: l'obiettivo è quello di una riorganizzazione finalizzata ad una gestione condivisa delle competenze, in grado di rispondere alle esigenze particolari di questo settore che necessitano di interventi in ambiti non sempre assimilabili al Servizio sanitario nazionale, riprendendo l'attività che aveva promosso l'allora ministro Rosy Bindi e che, poi, è stata interrotta. L'altro provvedimento su cui stiamo lavorando è un programma interministeriale chiamato «Guadagnare in salute».
In conclusione, penso sia significativo anticipare in questa sede l'impegno del Ministero della salute sul fronte più ampio della promozione di stili di vita sani e corretti; si tratta, infatti, di un programma vasto di iniziative che intendiamo avviare con le caratteristiche di un vero e proprio piano interministeriale per «guadagnare in salute» e rendere più facili le scelte salutari.
Lo scorso 17 ottobre si è svolto un primo incontro presso il Ministero della salute con i rappresentanti dei Ministeri dell'istruzione, delle pari opportunità, delle politiche giovanili ed attività sportive, della famiglia e dello sviluppo economico. Scopo del tavolo è condividere un programma comune di azione, agendo sui pochi fattori di rischio che, però, sono causa dell'80 per cento delle malattie e delle morti nel nostro paese: inattività fisica, scorretta alimentazione, eccesso di alcol e abitudine al fumo. Un programma - la cui strategia è condivisa dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Unione europea - che si basa su azioni rigorosamente valutate dall'evidenza scientifica. Nessuna azione singola è sufficiente nella prevenzione di questi fattori di rischio, ma è necessario un impegno interistituzionale che, a fianco alla promozione di corretti stili di vita, possa favorire e sostenere il cittadino in scelte salutare. La sfida sulla quale siamo tutti impegnati è quella di rendere le scelte salutari possibili, vantaggiose e gradite al cittadino, evitando di colpevolizzarlo per l'adozione di comportamenti scorretti per la salute. Un'azione non solo di educazione sanitaria, ma anche di interventi strutturali che coinvolga l'intera gestione del territorio. Il tutto a partire dalla consapevolezza dell'importanza e della grande opportunità di un'azione sinergica comune, basata non solo sulla comunicazione reciproca, ma anche su vere e proprie progettualità condivise tra i diversi dicasteri a partire dall'attenzione all'educazione tra pari e alla comunicazione tra giovani attraverso i loro media, ma anche un impegno sui tempi di vita, sul piano per gli asili nido, sull'allattamento al seno.
Un approccio decisivo per contrastare l'obesità infantile che deve passare per iniziative di educazione al gusto dei giovani e alla promozione dell'attività fisica come gioco e divertimento ed, inoltre, un'occasione per il rispetto delle pari opportunità anche verso la popolazione immigrata. Questo programma interministeriale è un salto in avanti rispetto a politiche già affrontate in maniera scontatamente inefficace proprio perché prive di quella intersettorialità indispensabile per il successo delle azioni di educazione e prevenzione sanitaria. Ancora un esempio positivo e concreto di quanto da più parti invocato nel programma di Governo per il bene del paese e dei suoi cittadini.
Onorevoli colleghe e colleghi, so che la lotta alle droghe è una delle sfide più difficili e più impegnative: richiede tenacia, determinazione, valori forti e strumenti efficaci; richiede il dialogo costante e anche l'umiltà di verificare i risultati Pag. 55raggiunti; richiede, soprattutto, che si riscopra il valore della funzione educativa degli adulti e di tutta la società. Di questo noi dovremmo tenacemente e testardamente discutere perché questa funzione educativa nella società di oggi si è un po' smarrita. Ed è proprio questo il valore cui mi sento più vincolata come cittadina, come madre e come ministro (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Presidente, ministra e colleghi deputati, vorrei prima di tutto ringraziare la ministra Turco per la puntualità e la chiarezza della sua comunicazione.
A nome del gruppo dell'Ulivo, voglio innanzitutto dire che condividiamo le linee strategiche sulle quali l'Esecutivo sta lavorando e che in quest'aula il ministro ha richiamato.
Stiamo parlando di un fenomeno, quello delle tossicodipendenze, del consumo di droghe, complesso e spesso drammatico.
Una realtà che coinvolge migliaia e migliaia di famiglie e di giovani, una realtà che si intreccia con altre manifestazioni di disagio e di insicurezza sociale. Per questo abbiamo molto apprezzato che la ministra Turco abbia inquadrato il provvedimento di modifica della tabella relativa ai limiti massimi consentiti di cannabis in un ragionamento più ampio, che indica la volontà del Governo di mettere in campo una politica seria e responsabile di lotta alla droga e alle dipendenze. Nel programma di governo dell'Unione, che anche la ministra ha ricordato, il capitolo relativo alle tossicodipendenze comincia proprio con quelle parole: educare, prevenire, curare, non incarcerare.
I dati del Ministero dell'interno, che qui la ministra Turco ha ricordato, sono eloquenti e debbono far riflettere. Non è con il carcere che possiamo rispondere alle fragilità e al disagio di tanti giovani e alla preoccupazione di tante famiglie. Questa semplice realtà non ha nulla a che vedere con il dibattito scientifico e neanche con quello politico sulla pericolosità e illiceità delle diverse sostanze. La scelta operata dal ministro Turco non è l'anticamera di una politica permissiva e superficiale; al contrario, è una scelta che riapre un confronto su un tema importante, che va affrontato con grande capacità di ascolto e dialogo tra diverse posizioni. Operatori, scienziati, amministratori regionali e locali, associazioni di volontariato e delle famiglie sono portatori di una pluralità di punti di vista e di approcci, indispensabili tutti per disegnare una vera politica di lotta alle droghe e alle dipendenze. Tutto il contrario di un approccio ideologico, che abbiamo sentito riproporre in questi giorni dal centrodestra. Un approccio ideologico e, se mi permettete, propagandistico, che ispirò la legge Fini-Giovanardi.
CARLO GIOVANARDI. Ma dove? Di cosa stai parlando?
CARLO CICCIOLI. Di cosa stai parlando?
MARINA SERENI. Allora esprimemmo la più netta opposizione a quella impostazione. Ricordo che presentammo anche una pregiudiziale di costituzionalità proprio sul punto che consente, con un atto amministrativo, di decidere se una persona andrà in carcere o meno. Oggi ribadiamo la più ferma determinazione a cancellare con una nuova normativa organica quella brutta legge. Una legge che ha messo sullo stesso piano spacciatori e consumatori, carnefici e vittime, rendendo estremamente più difficile una seria azione di contrasto allo spaccio di droga.
Lotta al traffico e alle grandi organizzazioni criminali che si arricchiscono con la droga, prevenzione e sostegno alle famiglie e alle funzioni genitoriali, educazione, cura, recupero: stiamo parlando di un insieme di politiche che debbono saper Pag. 56rispondere alla domanda di sicurezza che proviene dalle nostra città e, al tempo stesso, alle paure e alle sofferenze di tanti giovani e di tante famiglie toccate dal dramma della droga.
Voglio ringraziare la ministra Turco anche per l'accento posto sullo stato preoccupante dei servizi dedicati alle tossicodipendenze nel nostro paese dopo cinque anni di Governo Berlusconi, per aver colto l'occasione concessa da questa documentazione per indicare gli impegni che il Governo intende portare avanti, con il concorso di tutti i ministeri interessati. Un impianto forte, di forte vigore e di ampio respiro, un approccio volto a mettere in relazione tutti gli ambiti dell'azione pubblica che possono concorrere ad ottenere risultati veri e concreti, che reprima e combatta l'illegalità ed il traffico, che aiuti i nostri ragazzi a crescere liberi e consapevoli ed a rispettare il proprio corpo, a sostenere le famiglie e la scuola nell'esercitare pienamente le loro responsabilità educative.
Noi vogliamo rilanciare la rete dei servizi pubblici e di privato sociale rivolti alla prevenzione, alla cura e al recupero delle tossicodipendenze. Queste sono le nostre priorità, non ideologiche ma politiche, sulle quali già a partire da questa legge finanziaria stiamo impegnando risorse e strumenti in più. È un programma di lavoro serio, ambizioso, responsabile, per il quale, come gruppo dell'Ulivo, non faremo mancare al Governo l'apporto delle nostre ricche competenze e sensibilità e il pieno sostegno nel confronto parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, signora ministro, colleghi, ringrazio preliminarmente il ministro Turco per avere prontamente accolto la nostra richiesta di venire a riferire in Parlamento in ordine alla decisione da lei assunta in materia di droga.
Pur tuttavia, nel ringraziarla, non posso che rilevare che questo dibattito, che poi tale non è perché ci è consentito intervenire solo per pochi minuti, avviene proprio perché noi lo abbiamo chiesto. Purtroppo, il ministro Turco ha deciso di aggirare il Parlamento, evidentemente perché sa bene, nonostante abbia qui sentito il bisogno di ribadire ciò che era scritto nel programma - certamente parlava non a noi, ma a voi -, che nel suo schieramento sono tante e variegate le posizioni al riguardo.
Eppure, ministro, non posso che dirmi preoccupata per quello che è venuta a dire in Parlamento. Lei sa bene che, quando ho condiviso alcune sue posizioni e iniziative, non ho fatto mancare il mio onesto appoggio: mi creda, in questo caso lei ha fatto proprio male. Innanzitutto, ci ha sorpreso la fretta con la quale ha deciso di intervenire su questo tema: sono talmente tante le necessità e le esigenze che i cittadini hanno in materia di sanità, che non si comprende come lei abbia sentito il bisogno di occuparsi prima di tutto di tale questione.
E ancora, signora ministro, lei qui ci ha detto che ha dovuto adottare questo atto amministrativo anche perché il centrodestra, nella passata legislatura, è intervenuta con un emendamento su un provvedimento che riguardava un'altra materia. Non finga di ricordare che la legge del nostro Governo è stata in esame presso la Commissione per oltre due anni ed è stata dibattuta in lungo e in largo [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], e che poi abbiamo deciso di accelerarne l'iter parlamentare. Non sta certo a lei valutare l'ammissibilità delle procedure parlamentari: evidentemente, l'atto che noi abbiamo compiuto era legittimo!
Ebbene, signora ministro, non possiamo accettare lo stravolgimento ed il capovolgimento del senso di una normativa che ha una finalità molto chiara, quella di contrastare e prevenire l'uso di tutte le droghe, con un decreto che inverte del tutto lo spirito e la lettera della nostra legge.Pag. 57
Lei doveva avere più coraggio, doveva venire qui in Parlamento, portare la sua proposta e poi, successivamente, intervenire sulle tabelle, per le quali, come confusamente - mi consenta - ci ha qui spiegato (portando un documento che riguarda la commissione scientifica che ha lavorato su incarico del precedente ministro della sanità, e confermando che vi era una base scientifica nella definizione di quei parametri e di quei limiti), nessun supporto scientifico è alla base della sua decisione di agire semplicemente sul moltiplicatore: visto che c'era, poteva fare semplicemente per due, per quattro, per sei, per otto.
Pensi che anch'io, come lei vicina alle associazioni e ai giovani, sono stata a contatto con alcuni giovani dopo la sua decisione e il suo provvedimento, e su di esso molti esultavano ed erano contenti, perché l'impressione data è stata quella di un cedimento totale sotto tutti i punti di vista, mentre altri non lo erano affatto. Mi hanno invitato a fare un semplice calcolo: mediamente, per preparare una canna e per fumarla, occorrono dai dieci ai quindici minuti; moltiplicando questo tempo per quaranta, per consumare la quantità di droga che lei oggi consente di utilizzare liberamente occorrono più o meno 600 minuti, cioè circa dieci ore. Lei dice che quelle canne non vanno consumate tutte in un giorno, che sono una scorta e che, in tal modo, abbiamo invitato i giovani a stare lontani dai circuiti della malavita e dello spaccio. No, signora ministro, o voi pensate che i giovani di oggi debbano fumare canne dalla mattina alla sera o semplicemente li avete trasformati [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] in spacciatori, perché è impossibile pensare di camminare con una scorta di quaranta spinelli - ci vuole uno zainetto ben capiente! - senza essere indotti a fare quella che è una cosa facilissima (se lei, essendo madre, frequenta le scuole, certamente glielo avranno raccontato): ragazzi che al liceo si passano e si vendono gli spinelli, diventando a loro volta dei piccoli spacciatori.
Lei ha portato qui alcuni dati, falsi anch'essi, relativi all'incremento degli arresti per uso di cannabis. Noi abbiamo ottenuto un documento del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, struttura che appartiene al Ministero della giustizia, che riporta dati, magari, più attendibili di quelli in possesso del Ministero della salute. Il documento del DAP ci dice che, nell'ultimo anno, gli arresti per detenzione di cannabis sono diminuiti di circa il 10 per cento rispetto all'anno precedente. Quindi, è falsa anche la propaganda che avete fatto in campagna elettorale e che lei oggi reca a supporto della sua decisione. In realtà, non è affatto vero - non è questo lo spirito della nostra legge - che noi vogliamo portare in galera i ragazzi che fumano uno spinello.
Lei ha confessato, ministro Turco, che voi volete recuperare quella che, per anni, è stata la vostra politica e la vostra ideologia in riferimento alla questione della droga. Mi scusi, signor ministro, ma nei nostri cinque anni di Governo noi abbiamo operato esattamente al contrario rispetto a quanto lei ha raccontato. Infatti, abbiamo supportato gli operatori privati, abbiamo cercato di dimostrare che un ragazzo può essere recuperato dalla tossicodipendenza e non mantenuto in tale condizione, come avete sempre fatto voi, con la politica della riduzione del danno.
Signor ministro, i decreti si possono emanare ma si possono anche ritirare. In questo caso, lei avverte anche l'isolamento.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Prestigiacomo.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Concludo, signor Presidente.
Oggi, infatti, è presente soltanto una minima parte della sua maggioranza. Come tutti abbiamo appreso, c'è stata una forte dissociazione, sia alla Camera sia al Senato, dalla sua iniziativa e lei avverte nettamente l'isolamento. Non ci sono state voci autorevoli a supporto della sua iniziativa. Pag. 58Glielo dico da cittadina, da madre e da ex ministro: signor ministro, abbia il coraggio di ritirare questo decreto che, di fatto, ha ingenerato nei giovani la convinzione che, da oggi, fumare spinelli è assolutamente lecito, che se ne possono fumare quanti se ne vuole e che anche lo spaccio è diventato un attività legale. Quindi, ritiri questo provvedimento [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, ho letto sul Corriere della Sera di questa mattina alcune dichiarazioni del ministro Turco: «Hanno voluto sfiduciarmi. Così non solo non si fa il partito democratico, ma non si governa».
Signor ministro, a me non interessa se si faccia o meno il partito democratico, non è affar mio. Rilevo, però, che la sua dichiarazione si riferisce alla lettera-documento con cui 51 parlamentari della Margherita, oltre la metà dei quali sono deputati, hanno contestato il suo provvedimento. Peraltro, lei ha ragione: non si governa così; sottoscrivo le sue parole.
L'onorevole Turco ha poi proseguito: «Un atto politico preciso, avrebbero potuto telefonarmi». Come se i problemi della salute dei cittadini e della lotta alla droga si risolvessero con alcune telefonate con esponenti della Margherita! Esponenti di quel partito hanno dichiarato che tutti i 51 deputati del relativo gruppo parlamentare avrebbero chiesto di parlare contro questo provvedimento. Anche questo risulta dal Corriere della Sera di oggi. Per ora, è intervenuta soltanto una esponente qualificata, a nome del gruppo dell'Unione, o dell'Ulivo; non so come si chiami...
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Si chiama Ulivo!
MAURIZIO GASPARRI. Ulivo? Benissimo. Non lo sapevo, dal momento che cambiate nome, di tanto in tanto. Oggi vi chiamate Ulivo? Complimenti!
Finora, dicevo, ha parlato una esponente dei Democratici di sinistra (credo che si chiamino ancora così). Vedremo se i 51 o 27 deputati che sono presenti parleranno, se diranno la loro.
L'onorevole Violante ha aggiunto che quella prevista dalla legge Fini-Giovanardi è una sanzione inumana: dimostreremo che non è così. La senatrice Binetti ha dichiarato, sempre sul Corriere della Sera di oggi: «Il ministro è venuta più volte in Commissione sanità, non ci ha avvertiti né tantomeno consultati. Se manca il confronto risulta difficile dare seguito a decisioni che ci espongono a conflitti con la coscienza».
Noi non abbiamo conflitti con la coscienza, abbiamo la coscienza pulita perché abbiamo fatto una buona legge e, sicuramente, possiamo rivendicare un'azione positiva. Nei giorni scorsi, onorevole Turco, lei ha mentito al paese. Lei ha detto, citando le sue dichiarazioni all'ANSA, che ha emanato questo decreto sulle dosi perché ci sono ragazzi che vanno in carcere per il possesso di uno spinello.
Lei ha mentito, facendo dichiarazioni non vere. Nessuno, in Italia, è in carcere per il possesso di uno spinello. Considerato che ha portato dati non attendibili - ma ritengo che altri colleghi poi confuteranno, nell'ambito dei cinque minuti assegnati ad ogni intervento, i dati inesatti sulle carcerazioni che lei ha diffuso -, la sfido, e la prego di accettare la sfida, a portare, in Parlamento e di fronte all'opinione pubblica, il nome di un ragazzo o di un anziano o di una persona che sia stata arrestata in Italia per il possesso di uno spinello e non, invece, per altri reati connessi. Lei ha mentito all'Italia [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale: Bugiarda!
MAURIZIO GASPARRI. Quindi, ha adottato un provvedimento, come ci ha Pag. 59detto, senza consultare realtà scientifiche, a differenza del ministro Storace, che ha varato un decreto dopo avere ascoltato, come lei stessa ha dovuto ricordare, operatori, medici, volontari, tossicologi, specialisti, che hanno determinato una quantità elevata. Infatti, il possesso pari a venti spinelli - tale il principio attivo che corrispondeva alla tabella che lei ha modificato - consente un possesso rilevante, e neppure quella soglia determina automaticamente la carcerazione perché è un indizio che il giudice deve utilizzare per le sue ulteriori valutazioni.
Lei ha mentito ancora in questi giorni con riferimento ad un'automatismo degli arresti, che invece non è previsto. Fummo anzi criticati da qualche settore più a destra di noi per un eccesso di morbidezza e lei, che conosce queste realtà, lo dovrebbe sapere. Quindi, ha mentito più volte.
La nostra legge non prevede più carcere; ha aumentato i limiti edittali delle condanne portandoli fino a quattro anni, entro i quali si può uscire dal carcere per stare in una comunità. In comunità, e non a spacciare la droga sulle strade, come vorreste voi, liberalizzando lo spaccio della droga (come avete fatto con questo provvedimento). Con la legge Fini-Giovanardi, meno carcere - non più carcere -, ma più comunità. Lei ha dichiarato che non volete dare più alle comunità la possibilità di certificare lo stato di tossicodipendenza; noi lo abbiamo fatto per valorizzare il volontariato sociale, laico o cattolico o comunque la pensi: quanti salvano i drogati, non quanti fanno i convegni sulla droga per avere i soldi dalla Unipol, come don Ciotti, che fa l'antimafia con i soldi di Consorte e dei suoi compagni [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] al Campidoglio o altrove, sponsorizzato da Unipol (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)... Compagni, certo... Il convegno di don Ciotti!
GABRIELE FRIGATO. Vergogna!
MAURIZIO GASPARRI. Allora, io le faccio questa osservazione. La quantità che lei ha stabilito con il pallottoliere l'altro giorno a casa sua - così ha varato il decreto, ci ha riferito, con il moltiplicatore: non so se ha utilizzato la calcolatrice elettronica o il pallottoliere - è pari a quaranta spinelli. Anche se in ipotesi fossero trenta, se noi siamo d'accordo che il consumatore non va incarcerato e che la legge vigente - perché è ancora vigente - non lo prevede, ebbene, il possesso personale di quantità pari a trenta spinelli è da consumatore o da spacciatore?
Facciamo l'esempio del fumatore; un fumatore avrà uno o due pacchetti in tasca ma non esce la mattina di casa con una stecca di sigarette in tasca, per quanto possa fumare molto. Lei ha fatto la stessa cosa, ha detto: tu esci con una stecca di spinelli da casa (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) perché così, come ha osservato con un valido esempio l'onorevole Prestigiacomo, ti farai dieci ore di spinelli. Poi, questo poveretto dovrà dormire un po' (e con tutti quegli spinelli temo che dormirà molto), dovrà pur mangiare e lavorare. Ma lasciamo perdere; in quelle condizioni, che volete che faccia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)! Ma come campa questo giovane tipo?
Dunque, lei ha fatto una scelta sciagurata, che noi contestiamo, e la invitiamo ovviamente a ritirare il provvedimento. Invitiamo altresì i colleghi che hanno firmato lettere ed appelli, che hanno scritto talune considerazioni, di essere liberi. Non so se farete il partito democratico ma non potete fare un paese di zombi. La forza di fare una legge non l'avete, ma con questi decreti volete sabotare la legge. Lei, onorevole Turco, queste cose le conosce e noi vorremmo sapere chi ha deciso queste misure. Delle sue valutazioni discutibili anche sull'uso terapeutico parleremo in altre occasioni; lei dice di educare ma sta diseducando perché dice: usa, possiedi più droga, non ti faremo nulla, neanche una multa, neanche una telefonata ai genitori...
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Questo non è vero!
MAURIZIO GASPARRI. Lei ha parlato di funzione educativa degli adulti; ebbene, lei è un adulto e non sta svolgendo una funzione educativa raddoppiando le dosi di principio attivo di cannabis. Lei svolge una funzione diseducativa nella sua agenda con questo provvedimento del quale non può certo vantarsi ma solo vergognarsi. Noi non vogliamo incarcerare nessuno; abbiamo valorizzato le comunità, il volontariato e la prevenzione. Lei ha parlato delle comunità. Io questa mattina insieme all'onorevole Menia (ieri vi era stato solo l'onorevole Giovanardi) mi sono recato ad una grande riunione delle Comunità Incontro ed ho chiesto esplicitamente un mandato - c'erano più di mille persone alla presenza di don Gelmini - per poter parlare a nome di quella comunità. Me lo hanno conferito e quindi posso parlare a nome non solo del gruppo che ho l'onore di rappresentare ma anche di un mondo di volontariato che lei conosce. Molte volte ci siamo confrontati e lei, ministro, si è sempre trovata per la verità con pochi argomenti e con molte difficoltà in quei contesti. Ebbene, le Comunità Incontro di don Gelmini hanno approvato un documento...
PRESIDENTE. Deve concludere...
MAURIZIO GASPARRI. Concludo, Presidente. Le comunità di don Gelmini hanno stabilito in questo documento alcuni principi chiari; un «no» chiaro a qualsiasi droga. Non sono - scrivono le Comunità Incontro - gli spinelli da aumentare o da liberalizzare, ma le occasioni di speranza e - concludono le Comunità Incontro - la Fini-Giovanardi non si tocca. Ritiri quel decreto e rispetti una legge in difesa della salute dei giovani (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, avrei voluto ringraziare il ministro Turco perché in quest'aula, dopo i semi, i cartelli, i frizzi e i lazzi, forse si comincia a discutere seriamente; tuttavia non sono così convinto, dopo questo inizio di discussione, che ciò corrisponda al vero.
Parliamo di droghe e, nonostante la cascata di dichiarazioni e commenti autorevoli nonché di lettere infervorate, il dato di fatto è che in nessuna delle nostre Commissioni è seriamente incardinata una discussione sulla riforma della legge n. 49 del 2006. Eppure si tratta di una questione assolutamente urgente perché, nonostante legislazioni sempre più repressive - dalla legge n. 309 del 1990 all'ultima legge, la cosiddetta Fini-Giovanardi -, i consumi sono esplosi, le sostanze si sono moltiplicate, l'età di prima assunzione è diminuita e, soprattutto, il narcotraffico si è rafforzato. Questa è la fotografia di un fallimento che si è accelerato dopo l'approvazione dell'ultima legge nel febbraio scorso. In tutti i fallimenti, quando un'azienda privata - tema caro al centrodestra - va male, i dirigenti se ne vanno a casa, vengono sostituiti. Questa è l'unica azienda in cui coloro che sono responsabili del fallimento vogliono ancora dirigere l'azienda portando avanti le azioni e le decisioni che hanno prodotto risultati negativi.
Siamo stati, sia in generale sia nello specifico, facili profeti: gli effetti della legge Fini-Giovanardi li avevamo assolutamente previsti. E uso un plurale che rappresenta molte persone di buonsenso presenti nelle comunità, nei SERT, nel privato sociale, nel mondo politico e anche nei movimenti.
I dati forniti dal ministro Turco sono un po' diversi da quelli resi noti dai giornali in questi giorni. In ogni caso, si tratta di dati univoci come tendenza e preoccupanti come realtà. E - mi permetta, onorevole Prestigiacomo - i dati che ha fornito mi sembrano numeri nel senso più deteriore del termine, perché Pag. 61alcune delle sue affermazioni appaiono irreali, dette da chi non sa esattamente quello che sta dicendo. Ma non intendo fare polemica.
Se è vero che gli arresti sono aumentati circa del 50 per cento, qualcuno di voi ha visto calare il consumo di stupefacenti in egual misura? Se gli arresti sono aumentati in questa misura, qualcuno si sente oggi più sicuro che i propri figli non assumano porcherie chimiche? No, perché la strategia è sbagliata in questa direzione. Non solo la legge Fini-Giovanardi deve essere abrogata, ma occorre riformulare la legge n. 309 del 1990.
Si tratta di temi assolutamente importanti che necessitano di un confronto ampio, che investa il Parlamento e il paese nel suo complesso. Tuttavia, si tratta di un dibattito che è mancato nella scorsa legislatura, ma anche alla Conferenza di Palermo del dicembre 2005, che è stata disertata dalla maggior parte delle associazioni e degli operatori perché si è trattato di una conferenza strutturata esclusivamente per assicurare il semaforo verde a questa legge, che deve essere cambiata.
Dobbiamo cambiare, in meglio ovviamente, per assicurare a migliaia di tossicodipendenti e alle loro famiglie una prospettiva diversa dall'attuale, in quanto siamo convinti che oggi, purtroppo, chi più grida contro la droga e difende l'attuale legislazione in realtà lavora contro e non a favore di tante drammatiche situazioni.
Dobbiamo cambiare perché quattro milioni di italiani non vogliono, e non possono, stare più a lungo sotto un'ingiustificata tutela penale.
Il quadro è diverso, oggi, da quello di alcuni anni fa. Sono venute avanti esperienze diverse, nel mondo e in Europa, ed anche noi dobbiamo crescere e aggiornarci. Queste esperienze vanno colte, analizzate e sperimentate, quali frammenti di una strategia alternativa: che entrino, finalmente, nella nostra legislazione! Questo è un punto dell'impegno che abbiamo assunto come gruppo parlamentare.
Chiedo ai colleghi, al ministro, ai ministri competenti, che il dibattito che abbiamo finalmente cominciato non si fermi, che questa complessiva discussione sui temi delle dipendenze e del rapporto tra società e droghe (delineate al plurale, mai al singolare, in forma ideologica: le droghe, non la droga!) non si fermi e vada avanti: ce lo chiede il paese; ce lo chiedono milioni di giovani; credo che ce lo chieda anche l'Europa, che ormai, su questo versante, è andata avanti, rispetto a noi, di un bel pezzo (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e La Rosa nel Pugno - Commenti del deputato Menia)!
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, innanzitutto, mi piacerebbe sapere dal ministro Turco che fine abbiano fatto i nostri progetti: la prevenzione in famiglia, che si doveva svolgere presso scuole statali e non statali, palestre, associazioni sportive, parrocchie; gli incontri con la famiglia in sede preventiva; il nostro progetto nelle carceri, per attuare una prevenzione rivolta anche a coloro i quali, avendo commesso gravi reati, devono disintossicarsi prima di rientrare nel circuito della reintegrazione nella società civile; il progetto cocaina; insomma, tutto quello che abbiamo previsto, da realizzare sempre in strutture specializzate, con l'aiuto del volontariato, per fare uscire i tossicodipendenti dal circuito della cocaina.
Ricordo che le competenze sono regionali e che i fondi li hanno le regioni: il dipartimento poteva svolgere soltanto un'opera di coordinamento nazionale, che abbiamo svolto con i progetti menzionati, con le campagne promozionali e con la legge.
Cominciamo a fare un po' di opera di informazione, non di disinformazione. Il disegno di legge Fini - così si chiamava allora - cominciò il suo iter al Senato il 7 giugno 2004. Su di essa, le Commissioni riunite giustizia e sanità hanno tenuto quattordici sedute di approfondimento ed otto audizioni di enti ed associazioni. Un Pag. 62anno dopo questo lavoro così intenso, dai circa 100 articoli del progetto iniziale ne furono stralciati molti e ne rimasero 20, proprio perché ci facemmo carico delle osservazioni e del lavoro svolto dal Senato. Successivamente, il testo è stato sottoposto, a Palermo, ai mille operatori colà convenuti per approfondire le tematiche relative alla legge. In seguito, abbiamo riunito la Consulta nazionale, che ci ha dato mandato, dopo Palermo, di disciplinare la materia con decreto-legge.
Ricordo (e chi voglia verificare può andare a leggere gli atti parlamentari) che il testo recava il titolo: «Misure urgenti per le Olimpiadi e per favorire il recupero dei tossicodipendenti recidivi». Abbiamo disciplinato la recidiva di cui alla cosiddetta ex Cirielli ed abbiamo portato non a quattro, ma a sei anni - sei anni - il limite relativo alle pene inflitte con sentenze passate in giudicato (quindi, anche quelle pronunciate con riferimento a reati abbastanza gravi), onde permettere ai soggetti seguiti in una comunità (anche condannati con sentenza passata in giudicato) di non finire in carcere, ma di rimanere nella comunità, affinché essa svolgesse la sua funzione di recupero.
E cosa stabilisce la legge? Ne parlavo, qualche giorno fa, con Ignazio Marino, presidente della Commissione sanità del Senato. Sono d'accordo con lui: non mi va bene il sistema degli Stati Uniti, dove per uno spinello si finisce in carcere. Noi abbiamo detto che il consumatore di droga è una vittima. Quindi, il massimo che può rischiare è una sanzione amministrativa. Quale? Il prefetto che avvisa la famiglia: «Guardate che vostro figlio ha cominciato a drogarsi». In casi estremi, sono previsti il ritiro della patente ed il sequestro del motorino (esattamente come avviene per l'ubriaco). Queste sono le sanzioni amministrative così terribili che la legge prevede!
C'è stato, poi, un nodo politico di primaria importanza: cosa succede quando, fissando una soglia - ieri erano venti spinelli, oggi sono quaranta -, si presume che la quantità sia talmente alta da fare ritenere che, probabilmente, si tratta di spaccio? Si è verificato anche uno scontro politico, ad esempio, con Andrea Muccioli, com'è notorio. Muccioli ed altri volevano che, superata la soglia, automaticamente scattasse la sanzione penale e, quindi, il carcere. Ci siamo opposti: abbiamo stabilito, nella legge, che il superamento della soglia è un indizio. In altre parole, il giudice sa che, quando un soggetto viene sorpreso con cento spinelli o con un etto di cocaina, non ricorre, probabilmente, il caso del possesso per uso personale. Tuttavia, che si tratti di spacciatore va dimostrato nel processo mediante un corredo indiziario basato non soltanto sulla quantità, ma anche su altri elementi.
L'altro giorno è stato fermato il presidente di una banca - lo ha riferito il Corriere della Sera, ma ne ignoro il nome - poiché era in possesso di 8 grammi di cocaina. Perché non lo hanno arrestato? Non lo hanno fatto perché, essendo un presidente di una banca, vale a dire un personaggio famoso e ricco, hanno supposto che la cocaina fosse per uso personale e che non fosse uno spacciatore. È un'interpretazione corretta: si tratta proprio della ragione per cui nessun giovane è finito in galera per uno, due o tre spinelli!
Ha perfettamente ragione l'onorevole Gasparri: siamo in Parlamento, e le menzogne totali che sono state pronunciate - poiché si è parlato di migliaia e migliaia di giovani che sarebbero finiti in carcere per uno spinello - si sono rivelate essere tali! Non esiste! Ma dove? Ma quando? Io continuo a chiedervi di fare il nome di qualche giovane finito in galera per uno spinello!
Guardate che questa legge prevede che anche chi venga riconosciuto essere un piccolo spacciatore non debba andare in carcere. Infatti, il vigente articolo 73, commi 5 e 5-bis, del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, prevede, nel caso dell'applicazione della pena della reclusione da uno a sei anni (non da sei anni a vent'anni, perché è stata ridotta), la possibilità di svolgere un lavoro di pubblica Pag. 63utilità per due volte, anche se il soggetto in questione è recidivo! Il giudice, in altri termini, può condannare una persona in quanto piccolo spacciatore, ma può stabilire che, anziché espiare la pena in carcere, egli debba svolgere un lavoro di pubblica utilità. Ciò prevede questa normativa così «repressiva»!
Inoltre, per chi è in attesa di giudizio anche per reati gravi, ma sceglie di entrare in un comunità, abbiamo portato a 6 anni il limite della pena stabilita con sentenza passata in giudicato. Ricordo che, prima della vigente normativa, chi si trovava da due anni in comunità poteva essere preso e sbattuto in carcere; adesso, invece, tale soggetto può continuare a rimanere presso la comunità e proseguire il suo programma di recupero. Allora, quando voi affermate che occorre depenalizzare, vorrei ricordare che l'illecito in oggetto è già depenalizzato! Cosa volete depenalizzare, se ciò è stato già depenalizzato? Volete forse abrogare le sanzioni amministrative?
In tal caso, allora, vorreste forse affermare che chi si trova sotto l'effetto delle droghe, leggere o pesanti che siano, può guidare un autobus, un aereo o un'automobile ed arrecare danni a sé e agli altri? Non sarebbe meglio trattarlo, giustamente, come un qualsivoglia ubriaco? Vogliamo concedere a tale soggetto il porto d'armi oppure vogliamo toglierglielo? Lo sapete che, a Napoli - lo sapete benissimo! -, chi va a fare le rapine o ad uccidere prima assume la cocaina? Così, grazie all'eccitazione determinata da tale stupefacente, poi va a commettere dei delitti!
Le droghe sono una questione molto seria. Ricordo che, quando avevo la delega in tale materia, sono stato a Vienna: ebbene, vorrei evidenziare che le tabelle dell'ONU includono le droghe leggere assieme a quelle pesanti. Tutti i paesi del mondo hanno fatto ciò che abbiamo realizzato!
L'altro giorno, il Portogallo, dopo lo svolgimento di un grande dibattito in Parlamento, è giunto esattamente alla conclusione della cosiddetta legge Fini-Giovanardi; in altri termini, tale paese ha depenalizzato l'uso personale, poiché fino all'altro giorno era prevista la reclusione anche per tale fattispecie. Ricordo che in molti paesi del mondo è così: ne sanno qualcosa i nostri giovani, i quali, quando vanno a fare «gli spiritosi» in Africa o in qualche paese asiatico, vanno in prigione per anni se vengono trovati in possesso di uno spinello. Qui se ne tollerano quaranta, ma in quei paesi con un solo spinello si va in galera!
Ma noi abbiamo compiuto una scelta: potevamo intraprendere una via repressiva...
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi...
CARLO GIOVANARDI. Mi scusi, ma ho 8 minuti di tempo a disposizione, perché utilizzo anche i 3 minuti di tempo a titolo personale del gruppo, quindi...
PRESIDENTE. Non è esattamente così; tuttavia, sto tenendo un comportamento «aperto» rispetto ai tempi degli interventi...
Prego, onorevole Giovanardi, prosegua pure (Commenti).
CARLO GIOVANARDI. Tanto è vero...
MARCO BOATO. Possiamo farlo tutti!
CARLO GIOVANARDI. ... che si vedono i risultati!
Vorrei citare i dati forniti dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: erano 15.877 le persone arrestate nei sei mesi dell'anno precedente per violazione delle norme in materia di droga; quest'anno, dopo l'entrata in vigore della legge in oggetto e delle relative tabelle, negli stessi sei mesi ne sono state arrestate 14.641, vale a dire 1.200 in meno! Sto parlando non di segnalazioni al prefetto o alle questure, ma di persone arrestate. È molto chiaro il motivo per cui ve ne sono 1.200 in meno! Infatti, le forze di polizia e gli operatori del settore adesso sanno che, quando fermano una persona (giovane o meno) con una quantità inferiore alle soglie stabilite, devono inviare solo una segnalazione in prefettura.Pag. 64
Ricordo che, in precedenza, vi era un'assoluta discrezionalità: a seconda del giudice, si poteva essere condannati per un milligrammo di droga ed essere addirittura assolti per la detenzione di un chilo. Adesso, le soglie rappresentano soltanto un parametro di riferimento ragionevole!
Vogliamo ridiscutere le soglie relative alla cocaina, all'eroina o all'hashish? Bene: perché, allora, non si è venuti in Parlamento? Affermate che occorre depenalizzare: allora, riuniamo le Commissioni parlamentari competenti! Ricordo che lo ha affermato tante volte l'onorevole Cancrini e lo abbiamo ribadito anche ieri, nel corso di una trasmissione televisiva. Pertanto, incontriamoci in una Commissione, alla Camera o al Senato, e poi, al di là della demagogia e delle «capezzonate» (mi riferisco alle affermazioni circa le migliaia e migliaia di giovani finiti in galera), confrontiamoci sulla realtà. Ciò perché abbiamo già realizzato, con la legge in vigore, il 99 per cento di quanto voi proponete!
Vorrei che leggeste libri come quello di Giuseppe Amato, intitolato Teoria e pratica degli stupefacenti. L'autore è un validissimo magistrato con il quale abbiamo collaborato nel predisporre una legge...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
CARLO GIOVANARDI. ...seria, valida e non repressiva.
Pertanto, vorrei concludere affermando che siamo pronti a confrontarci, ma non siamo certamente disponibili ad associarci a messaggi così devastanti come quello lanciato dal ministro, il quale ha addebitato a me troppa generosità! Infatti, avevamo fissato un limite di 20 spinelli: se eravamo stati generosi noi, portare tale soglia a 40 è veramente una contraddizione, che lancia soltanto un segnale devastante ai nostri giovani (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Montani. Ne ha facoltà.
ENRICO MONTANI. Onorevole Daniele Farina, lei parlava di dibattito serio. Peccato che, in merito, non si può fare un dibattito serio, perché siamo davanti ad un atto del ministro e noi, purtroppo, non possiamo fare altro che svolgere una discussione, in maniera che resti agli atti, ma senza alcun contributo serio.
Onorevoli colleghi, il dibattito sviluppatosi negli ultimi giorni all'interno del centrosinistra sulla decisione del ministro Turco di raddoppiare la quantità di cannabis per uso personale solleva incredulità e sconforto, allo stesso tempo. Incredulità, perché è assolutamente paradossale che, in un paese democratico, una decisione di così ampio impatto sociale e così densa di implicazioni etiche sia assunta con un provvedimento endogovernativo, ossia al di fuori di qualsiasi dinamica di confronto pubblico e di dibattito parlamentare. Ma la decisione del ministro Turco lascia dietro di sé anche la sensazione di intimo sconforto per gli - ahimè - insolubili contrasti che continuano ad accompagnare l'operato dell'attuale maggioranza di Governo in tutte le decisioni che, per il loro contenuto etico-valoriale, più direttamente incidono sugli stili di vita e sugli assetti sociali del nostro paese. Basti ricordare i 51 membri della Margherita - che, tra l'altro, oggi non sono in aula - che scrivono lettere e le mandano i giornali e, poi, oggi non si presenta nessuno di essi, ed anche questo è un fatto strano...
IVANO STRIZZOLO. Di chi stai parlando?
ENRICO MONTANI. Dei 51 firmatari!
IVANO STRIZZOLO. Io sono uno di quelli!
ENRICO MONTANI. E gli altri 50 dove sono?
IVANO STRIZZOLO. Allora, parla non di 51, ma di 50!
PRESIDENTE. Per cortesia, dovremmo evitare di interloquire. Onorevole Montani, prosegua il suo intervento. Grazie.
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ENRICO MONTANI. Ovviamente, in risposta alle critiche che la sua decisione, signor ministro, ha sollevato anche all'interno del centrosinistra, lei obietta che, in fondo, l'abrogazione della legge Fini-Giovanardi rappresenta uno tra i punti qualificanti del programma di Governo dell'Unione. Benissimo, se lei è convinta che questo sia l'orientamento della sua maggioranza, perché non promuovere, piuttosto, una revisione organica della legge n. 272 del 2005, spiegando apertamente al Parlamento e, soprattutto, agli elettori, i contenuti della sua proposta in tema di droga? La verità è che lei, ministro Turco, sa benissimo che non esiste una comune linea della sua maggioranza sul tema in esame, per cui, onde non rischiare un'aperta rottura in Parlamento, meglio operare da dietro le quinte, cercando di smantellare, con colpi mirati, l'impianto della legge del centrodestra!
Il problema, e questo indubbiamente è il profilo più discutibile dell'intera vicenda, è che la legge Fini-Giovanardi ha una sua ratio unitaria ed organica, assolutamente incompatibile con le modifiche da lei introdotte con decreto, sicché, non solo nel metodo, ma anche nel merito, non posso esimermi dall'esprimere il forte dissenso nei confronti della superficialità politica con cui lei ha affrontato un tema di forte impatto sociale, quale quello della droga.
Dal punto di vista etico-sociale, la decisione da lei assunta corrisponde ad un comportamento assolutamente irresponsabile nei confronti dei cittadini e, soprattutto, dei giovani. Proprio nei confronti dei giovani, infatti, se lei ritiene che la sua contrarietà alla droga sia netta e comprovata, mi lasci quantomeno obiettare che, in realtà, non è liberalizzando indiscriminatamente un consumo di principio attivo pari a ben 40 spinelli che si riesce a comunicare che il consumo di droga è pericoloso. Nel dibattito politico, ovviamente, si può dissentire sui contenuti tecnici della normativa nazionale in materia di stupefacenti, ma difficilmente è possibile negare che la lotta al consumo di droga debba rappresentare un obiettivo comune a tutte le forze politiche e partitiche, indipendentemente dalle ideologie.
Per queste ragioni, può essere legittima la scelta di procedere ad una revisione della normativa vigente in materia di droga, purché con onestà politica ed intellettuale, evitando cioè quegli atteggiamenti demagogici che, male interpretando i contenuti dell'attuale legislazione, ne rivedano le applicazioni solo al fine di compiacere una parte, esigua, dell'elettorato della sua stessa maggioranza di Governo.
Signor ministro, credo che noi un messaggio dobbiamo lanciarlo: che la droga è veleno. Invece lei, con un suo decreto, ha detto che 20 o 40 è la stessa cosa! Noi su ciò non siamo d'accordo; la droga è veleno e la droga è merda!
PRESIDENTE. Onorevole Montani, la invito ad avere un po' di rispetto per quest'Assemblea, nei termini che utilizza.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, pur ringraziando il ministro per l'informativa che ha svolto in quest'aula, sento il dovere di esprimere qualche perplessità nei confronti di quanto esposto, in special modo, in ordine al provvedimento adottato.
Il tema delle droghe è estremamente delicato perché, da un lato, è connesso al settore della criminalità (mi riferisco, chiaramente, alla grande criminalità internazionale, che ricava miliardi dalla produzione e commercializzazione illegale di sostanze stupefacenti), dall'altro è profondamente legato alla salute di chi fa ricorso all'uso delle droghe.
Considerata tale complessità, è evidente come la questione droga non possa essere affrontata ideologicamente, con posizioni preconcette e generalizzanti. È opportuno, invece, dar vita a una riflessione approfondita e analitica, volta a comprendere il problema nel suo insieme, nelle molteplici sfaccettature di cui si compone. È necessario conoscere i dati di natura scientifica, tracciare un quadro degli effetti prodotti Pag. 66dalla legislazione finora vigente nella lotta al traffico e alla diffusione degli stupefacenti, ascoltare gli operatori del settore. Mi riferisco, chiaramente, a chi da anni si adopera per il recupero dei tossicodipendenti.
Lei, onorevole ministro, come prevede la legge, ha modificato i quantitativi consentiti per l'uso personale della cannabis, innalzando da 500 a 1.000 milligrammi i valori del principio attivo. Ci ha spiegato i motivi di questa scelta: primo fra tutti, quello di evitare sanzioni penali per chi fa uso di droghe leggere. Questa è l'opinione del Governo, di grandissima parte della maggioranza e anche di alcuni rappresentanti dell'opposizione; del resto, altri nell'ambito dell'Unione la pensano in modo in tutto o in parte diverso.
Credo che tale trasversalità di opinioni segnali che il tema della droga e il contrasto della stessa, oltre ad essere un'importante questione politica, attiene, in primo luogo, alla coscienza dell'individuo. È probabile che, su un fatto, tutti possiamo essere d'accordo: il consumatore di droga è una vittima e, in quanto tale, si deve evitare la sua criminalizzazione. Ma è altrettanto vero, per tutta una serie di motivi, il primo dei quali è evitare l'incremento del mercato di stupefacenti, che è necessario adottare misure che disincentivino l'uso della droga.
Nella passata legislatura, la Casa delle libertà ha ritenuto di modificare il Testo unico del 1990, eliminando la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti ed inasprendo le sanzioni per traffico e detenzione di sostanze stupefacenti; un provvedimento che, sicuramente, ha delle pecche e può essere modificato. Ma riteniamo che la scelta adottata dal Governo non sia senz'altro la più urgente. Raddoppiare i limiti consentiti per l'uso personale di cannabis rappresenta un messaggio negativo nella lotta alla droga, un ulteriore segnale di «lasciar fare», che colpisce e indebolisce il principio di legalità, già messo a dura prova in questo paese.
Ministro Turco, l'Italia dei Valori ritiene che, per non criminalizzare i consumatori di droga, siano altre le misure da introdurre. Bisogna, in primo luogo, incrementare l'attività di prevenzione, proporre stili di vita senza droghe, a partire dalla scuola, coinvolgendo il mondo dell'associazionismo: tutte cose che ha detto chiaramente anche lei. Però, ciò andava fatto prima.
Questo impegno di tipo culturale, che proponga ai nostri giovani una migliore qualità della vita senza droghe, è certamente lo sforzo più importante e duraturo che devono compiere il Governo, il Parlamento, la società civile, la scuola e la famiglia. Ciò per modificare i dati, purtroppo ancora inaccettabili ed in crescita, sull'abuso di sostanze stupefacenti nel nostro paese, con tutte le conseguenze negative per l'intera società (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il ministro Turco. Grazie, davvero, per il provvedimento che io personalmente, come parlamentare, e noi, come Rosa nel Pugno, aspettavamo da mesi. Soprattutto, lo aspettavano i tanti ragazzi e consumatori di cannabis che rischiavano il carcere non per uno spinello, ma, comunque, solo per essere stati trovati con pochi spinelli in tasca.
Questo decreto interviene sulle tabelle relative al quantitativo massimo di cannabis consentito per uso personale, lo ricordiamo tutti, salito da mezzo grammo ad un grammo di principio attivo. Si parla di 40 spinelli e - lo ricordo - per contenerli non occorre uno zainetto; se si conosce ciò di cui si sta parlando, si tratta più o meno di 40 sigarette, due pacchetti di sigarette. Non occorre un TIR per girare con quaranta spinelli!
Essere intervenuti su queste tabelle fa sì che le forze dell'ordine e i magistrati distinguano, comunque e con più facilità, un consumatore da uno spacciatore. Fra l'altro, ricordo che si tratta di tabelle che sono state reintrodotte contro l'esito di un Pag. 67referendum che aveva chiesto di abolire la dose minima giornaliera e che doveva essere l'avvio di una riforma e di una regolamentazione per quanto riguarda, perlomeno, le droghe leggere o non droghe. Purtroppo, l'impianto criminalizzatore e punizionista dell'attuale Testo unico sugli stupefacenti rimane in piedi tutto e tutto per intero. Oggi, non è punibile penalmente chi viene sorpreso a consumare cannabis, ma (ricordiamolo, perché è davvero importante) in tal caso scatta una segnalazione al prefetto, che dispone sanzioni amministrative, dalla sospensione della patente a quella del passaporto, con il danno che ciò può comportare per chi, per esempio, lavora usando l'automobile.
CARLO GIOVANARDI. Sai quanti danni provoca quello che sta guidando l'automobile!
DONATELLA PORETTI. Ma è punito di per sé, collega Giovanardi, è punito di per sé e non perché viene sorpreso a guidare un mezzo sotto effetto di stupefacenti. Questa è una differenza fondamentale. Quando si punisce una persona che guida sotto effetto di alcol, lo si fa dopo averla sottoposta ad un test, che si chiama etilometro, e qualora risulti positivo, viene sospesa la patente. Nel caso del consumo della cannabis, invece, si sta parlando di un fenomeno sociale che ha una diffusione tale che si potrebbe definire un fenomeno sociale normale e quotidiano.
Secondo l'ultima relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze, i consumi sono raddoppiati. Nel 2001, erano due i milioni di persone che consumavano cannabis e, nel 2005, sono stati 3 milioni 800 mila. Le segnalazioni sul consumo di cannabis, sempre secondo l'ultima relazione al Parlamento, sono l'80 per cento del totale delle oltre 90 mila segnalazioni in materia. Insomma, sono numeri e cifre che dovrebbero dare il senso del fallimento delle politiche fino ad oggi perseguite, politiche moraliste e ideologiche, che non guardano alla realtà e ignorano che si muore per alcol e per tabacco, ma non per cannabis. I morti per tabacco sono 80 mila l'anno, mentre zero, ripeto, zero sono i morti per uso di cannabis. Alcol e tabacco danno dipendenza fisica ed hanno costi sociali e sanitari notevoli, ma, per questo Palazzo, è più facile vietare che fare provvedimenti che sono tragicamente forieri di un peggioramento della situazione. Tutto è in aumento: consumatori, delinquenza, piccola e grande, connessa allo spaccio e ai traffici, intasamento della giustizia e impiego delle forze dell'ordine, allarmi sanitari e sociali. Napoli, insomma, è solo la punta dell'iceberg ed è davanti ai nostri occhi.
Occorre fare scelte che non sono davvero più prorogabili: eliminare le sanzioni, anche amministrative, per i consumatori, studiare e progettare nuove politiche per legalizzare e regolamentare i consumi. In questo modo, dovrebbero assopirsi i fenomeni sociali connessi e, sotto controllo, si eviterebbe lo straripamento nell'illegalità, nella clandestinità e nel relegare comportamenti individuali, che non ledono le libertà altrui, in sfere perseguibili penalmente.
In nessuna parte del mondo, colleghi, la politica punizionista ha ottenuto risultati, se non negativi. I soli beneficiari sono le mafie e i narcotrafficanti, con profitti stimati in oltre 700 miliardi di euro l'anno, una ventina delle attuali finanziarie. Prendiamone atto e voltiamo pagina (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, L'Ulivo e Verdi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cancrini. Ne ha facoltà.
LUIGI CANCRINI. Anch'io vorrei ringraziare l'onorevole Livia Turco per questa decisione, davvero importante, che era attesa e che considero un segnale positivo da tutti i punti di vista. Siamo di fronte ad un'antica polemica. Nel 1952, l'Organizzazione mondiale della sanità segnalò il fatto che hashish e marijuana non sono droghe pesanti, non determinano dipendenza fisica e che la loro pericolosità personale e sociale è modesta. Si segnalava, in quel tempo, l'antica abitudine a fumare hashish di molte popolazioni asiatiche, senza conPag. 68seguenze particolari. Ci sono ricerche importanti, su cui non tornerò in questa sede.
Credo sia importante dal punto di vista politico affermare che trovo assurda la polemica sul fatto che il ministro avrebbe agito di sua testa senza consultare gli scienziati. Ritengo che neppure Storace li abbia consultati. Infatti, il «moltiplicatore venti» è stato deciso da lui, sulla base di una concezione propria della parte politica da lui rappresentata sulla sostanziale eguaglianza di tutte le droghe. La polemica portata avanti dal centrodestra nel corso della scorsa legislatura è essenzialmente questa: bisogna considerare le droghe leggere uguali a quelle pesanti. Questo era il punto e questo Storace ha attuato, a mio avviso in modo non scientifico. Tuttavia, ciò che trovo assurdo è che oggi si chieda al ministro di discutere prima in Parlamento il moltiplicatore da usare quando nessuno in precedenza lo aveva chiesto a Storace.
Il problema della legge è estremamente serio proprio dal punto di vista della politica criminale. Nel 1975, quando si decise in questo Parlamento di distinguere le droghe leggere da quelle pesanti, la strategia era rivolta a tentare di tenere separato il mercato delle droghe leggere da quello delle droghe pesanti. Tutti eravamo d'accordo e tutti sapevamo benissimo che la contiguità dei due mercati ed il mantenimento sotto un'unica legislazione fortemente punitiva di ambedue i tipi di droghe, leggere e pesanti, era più pericoloso della loro separazione.
L'onorevole Giovanardi ha detto che in molti paesi del mondo ancora oggi si segue l'elenco unico dell'ONU. Tuttavia, in Europa tendenzialmente si va affermando in maniera sempre maggiore l'idea secondo la quale le droghe leggere sono appunto leggere e vanno tenute distinte. Così accade già nel Regno Unito, in Olanda ed anche in Germania. Su questo punto dobbiamo riflettere, perché sono le esperienze a doverci dire da quale parte si deve andare.
Credo che sia molto importante quanto detto oggi dal ministro Turco in merito all'intenzione del Governo di allargare il tiro sulle tossicodipendenze, riprendendo una forte politica di sostegno ai SERT ed alle reti di intervento del privato sociale. So quanto fu fatto dal ministro della solidarietà sociale, insieme all'allora ministro della sanità Bindi, nella legislatura precedente a quella purtroppo disgraziata a maggioranza di centrodestra nella quale tutte queste politiche sono state abbandonate. Si è verificato un drammatico calo dei finanziamenti ed inoltre, quelli che avrebbero dovuto essere diretti verso il tema delle droghe, sono confluiti in un fondo sociale che nel frattempo è diminuito. Insomma, vi è stato un sostanziale abbandono delle politiche di riduzione del danno e di prevenzione.
Credo che il rilancio di questa politica complessiva sia un punto forte e sono particolarmente contento del fatto che si sia citato il carcere come una priorità. Ricordo che nel 1999 fu deciso il passaggio al sistema sanitario nazionale della medicina penitenziaria, grazie ad una legge approvata da questo Parlamento che è rimasta completamente inattuata, tranne che parzialmente per le tossicodipendenze.
Signor ministro, vorrei segnalare che nei dati sui detenuti usciti per indulto vi è un'indicazione che fa davvero paura. Sono stati segnalati dal DAP 7 mila detenuti tossicodipendenti usciti, di cui 3.400 sono indicati con la sigla «non SERT», ovvero senza rapporto con le strutture di cura. Il carico che attualmente grava sulle strutture sanitarie all'interno del carcere rispetto alle tossicodipendenze è paragonabile ad un vagone posto sulle spalle di un cagnolino o di un gatto. Si tratta di una follia. Il numero di persone che hanno bisogno di aiuto è talmente esorbitante, rispetto al numero dei tecnici disponibili, che dobbiamo riflettere seriamente su un diverso impianto, per quanto riguarda le piante organiche e le prestazioni, e ragionare affinché le ASL sul cui territorio insistono strutture carcerarie possano davvero elaborare piani che le mettano in grado di corrispondere ai bisogni dei detenuti tossicodipendenti.Pag. 69
Per ciò che riguarda la querelle sui dati, quelli forniti dall'onorevole Giovanardi e quelli che provengono dal Ministero dell'interno, devo dire che non li ritengo completamente incompatibili, nel senso che, mentre il ministro Turco ha parlato di arresti per cannabis, l'onorevole Giovanardi ha parlato di arresti complessivi. Penso che se si considerassero i due dati in modo congiunto, come ritengo giusto vada fatto, risulterebbe chiaro come bene abbia agito la ministra nell'aumentare i livelli detenibili di cannabis, in quanto quelli che sono aumentati sono solamente gli arresti per la detenzione di tale sostanza. Dobbiamo riflettere anche sulla natura di questi dati, che non riesco neanche a prendere tutti sul serio perché spesso sono confusi.
Ho avanzato in questa Assemblea una proposta per costituire una Commissione di inchiesta sul fenomeno delle tossicodipendenze prima di tornare sulle leggi, perché ritengo, colleghi, che ci sia bisogno di dati certi per poter legiferare in modo corretto e anche perché sono convinto, forse in modo un po' illuministico, che anche tanti contrasti ideologici potrebbero spegnersi un poco se si riflettesse non soltanto su dati forniti dai soliti consulenti, bensì su informazioni emergenti da un'analisi attenta della realtà, realtà che è molto più complessa di come ci viene raccontata.
Concludo con una sola annotazione: l'onorevole Gasparri ha detto delle cose sgradevoli su una persona che stimo profondamente, Luigi Ciotti; penso che se ci fossero molti Luigi Ciotti in questa Assemblea, lavoreremmo tutti molto meglio (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, L'Ulivo, Verdi, La Rosa nel Pugno e Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signora Presidente, signora ministro, colleghi, vorrei esprimere - spero di farlo pacatamente, senza i toni che ho ascoltato utilizzare da qualche collega del centrodestra - la piena condivisione dei deputati del gruppo dei Verdi per quanto comunicato oggi dal ministro Livia Turco in Assemblea. Non posso ripercorrerne il contenuto in modo puntuale, innanzitutto perché non avrebbe senso farlo, dato che il ministro lo ha già esposto in modo ottimale, e, in secondo luogo, perché lo stesso già risulta agli atti della Camera.
Ritengo che lei, ministro del Governo del centrosinistra, abbia compiuto un atto di trasparenza utile nel depositare in Parlamento - non so come ne sarà data diffusione da parte della Presidenza della Camera - la documentazione della commissione istituita da Storace, documentazione che non era mai stata portata a conoscenza delle Camere.
Credo che vada detto con pacatezza, ma anche con forza, che siamo di fronte ad una misura giusta, equilibrata, meditata per mesi ed assunta di concerto con il ministro della giustizia, sentito anche il ministro per la solidarietà sociale, una misura che però lei stessa ha definito assai parziale, iniziale, che affronta ciò che può essere affrontato in questa fase in sede amministrativa e che rinvia ad un'esigenza di revisione organica dell'intera materia. Soprattutto, lei lo ha citato puntualmente, con tali iniziative siamo nel pieno rispetto, nella piena coerenza con il programma dell'Unione; anzi, dire «pieno» sarebbe un errore, in quanto siamo solo all'iniziale rispetto, all'iniziale coerenza con tale programma (devo dire che non abbiamo gradito alcune iniziative che, se sotto il profilo della libertà di opinione sono completamente libere, sotto quello della coerenza e della corresponsabilità di coalizione ci sono sembrate del tutto inopportune). Ritengo sia importante ciò che lei ha fatto e, soprattutto, ciò che lei ha dichiarato di voler fare con il suo ministero, con la corresponsabilità di molti altri ministeri da lei puntualmente citati; penso che ciò sia rilevante non solo perché corrisponde al programma dell'Unione (siamo convinti di aver contribuito ad elaborare un buon programma), ma soprattutto perché corrisponde agli interessi del nostro paese, in Pag. 70primo luogo agli interessi della nostra società (in particolare di quelli delle giovani generazioni).
La collega Donatella Poretti ha svolto un intervento che abbiamo molto apprezzato. Ha ricordato il fallimento delle politiche proibizionistiche in tutto il mondo; ha ricordato, certo, che la droga rappresenta un disvalore e non certo un valore, ma ha anche ricordato, e lo faccio anch'io, quali danni spaventosi, per esempio, produca il fumo, senza che lo stesso sia proibito: non si rischia il carcere né, tantomeno, sanzioni amministrative per un suo eventuale abuso. Lo stesso posso dire per l'alcool: vengo da terre del nord dove non l'alcool in sé - non voglio certo criminalizzarlo, sarei stupido se lo facessi -, bensì il suo abuso, ha provocato storicamente e provoca ancora oggi disastri di carattere umano, ambientale e sanitario. Con la logica di Giovanardi, Gasparri e, purtroppo, anche della collega Prestigiacomo, riempiremmo le galere o, magari, toglieremmo la patente a chissà quanti fumatori. Certo, fumare non fa bene, lo sappiamo, ma non per questo è stato proibito: proibire, lo ripeto, non risolve mai i problemi.
Vorrei accennare ad un altro aspetto, signor Presidente, signora ministro, colleghi. Ho sentito, manifestando un certo stupore, la collega Prestigiamo affermare in modo pacato - al contrario, il collega Gasparri urlava ed il collega Giovanardi interrompeva tutti e tutto, anche se adesso finalmente se ne è andato - che vi è stato un aggiramento del Parlamento (Commenti del deputato Giovanardi, salito al banco della Presidenza)... Il collega Giovanardi non se ne è andato, è salito al banco della Presidenza ed interviene di nuovo anche da lì, dove penso sia vietato farlo, se non altro per il rispetto che si deve alla stessa.
Mi rivolgo al Presidente ed ai colleghi: non vi è stato alcun aggiramento, ma è stato il Governo Berlusconi, attraverso l'ex ministro Storace, Fini e Giovanardi, ad aggirare il Parlamento. In primo luogo, grazie al decreto-legge sulle Olimpiadi di Torino e ad un articolo che modificava la legge Cirielli - che ipocrisia, Giovanardi! -, ai quali sono stati agganciati oltre 40 articoli (comprendenti l'intera legge di revisione di questa materia) che avete imposto al Parlamento, alla Camera ed al Senato attraverso due fiducie. Nessuno, nel corso di questo dibattito, si è ricordato di rammentare questo dato; quindi, altro che aggiramento del Parlamento!
Inoltre, ministro Turco, è stata per caso lei a scrivere la norma della legge che rinvia ad un decreto ministeriale la definizione in via amministrativa delle soglie? Mi pare che l'abbia scritta il Governo Berlusconi per mezzo di Storace, Fini e Giovanardi.
Io non sono abituato a fare questo tipo di attacchi poiché ci troviamo alla Camera, luogo destinato alle discussioni, ma se qualcuno ha aggirato il Parlamento, questo qualcuno è rappresentato dal Governo Berlusconi - tra l'altro, Berlusconi è poi diventato ministro della salute ad interim, ed infatti il decreto ministeriale dell'11 aprile 2006 porta la sua firma -, da Storace, da Fini e da Giovanardi.
Vi è poi un altro aspetto, che è stato giustamente ricordato: con la legge Fini-Giovanardi si è cancellato l'esito del referendum sulle tossicodipendenze del 1993. Del resto, per la maggioranza di centro-destra è ormai un costume cancellare per legge gli esiti referendari non graditi. Anche il referendum dello stesso 1993 in materia elettorale è stato cancellato attraverso una «porcata riuscita male»: così è stata definita da Calderoli - il Presidente sa che io non uso questo linguaggio - la nuova legge elettorale.
Comunque, quello che lei, signora ministro, ha fatto rappresenta un passo, tutto ciò che ella poteva operare a livello amministrativo in una fase difficile e complessa sotto il profilo parlamentare. Come hanno ricordato i colleghi Sereni, Farina e Cancrini, adesso è necessario mettere in cantiere, attraverso un'iniziativa governativa o parlamentare - da quest'ultimo punto di vista lei sa che ci siamo già mossi -, una riforma organica non solo della legge detta Fini-Giovanardi, ma della stessa legge risalente al 1990. All'epoca, poiché sono vecchio, mi trovavo al Senato quando, purtroppo - ricordo che non ho mai demonizzato questa persona -, Craxi, di ritorno da New York, si convinse che la Pag. 71politica proibizionista, la «tolleranza zero» - che lei, giustamente, ha stigmatizzato riferendosi ai consumatori, non certo agli spacciatori -, fosse l'unica soluzione da imporre anche al Parlamento italiano. Già allora, mi battei al Senato della Repubblica contro quella legge che si ispirava, fallendo nei suoi intenti, al modello degli Stati Uniti.
Il proibizionismo ha aumentato in tutto il mondo, non soltanto da noi, la diffusione delle droghe. Rappresenta un errore clamoroso non solo la prevalente strategia repressiva, e non preventiva ed educativa, ma anche la non previsione di differenze tra droghe leggere e droghe pesanti. È vero, infatti, che ogni droga è nociva, ma sono diversi i gradi di nocività; comunque, come ho già detto, sono nocivi anche il fumo e l'alcol, che non sono proibiti.
Educare, prevenire, curare e non incarcerare: questi sono i capisaldi a cui lei, signora ministro, ha detto di volersi ispirare e a cui si ispira la nostra proposta di legge n. 34, che dal primo giorno di questa legislatura è all'attenzione del Parlamento. Noi collaboreremo con lei e con la maggioranza, attraverso un confronto leale con l'opposizione, affinché questa strategia possa diventare anche una riforma organica sotto il profilo legislativo.
Signor Presidente, signor ministro, colleghi, grazie per la tolleranza e mi scuso se ne ho abusato (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, vorrei ringraziare innanzitutto il ministro Turco per il coraggio dimostrato nell'esporre una tesi così puntuale, precisa e attuale. Le rivolgo questo ringraziamento non solo a nome del mio gruppo parlamentare, quello dei Popolari-Udeur, gruppo di democratici di ispirazione cristiana, ma anche come giovane e come cattolico.
Vi è un dato ideologico ancora troppo presente in materia di droghe. Non è più condivisibile la divisione tra proibizionisti e antiproibizionisti, perché esprime un orientamento ideologico. Non è più il tempo delle ideologie, ma il tempo del programma, come è stato già sottolineato da molti.
Pertanto, ringrazio ancora il Governo per aver finalmente detto in quest'aula che il fenomeno delle droghe è un fenomeno composito: un fenomeno sociale (perché spesso il consumo di droghe inizia nello stesso modo in cui ha inizio il tabagismo) e sanitario (perché le droghe danno dipendenza, se non prettamente fisica, come nel caso di quelle leggere, psicologica). Si tratta, quindi, di un fenomeno che dal piano sociale, quindi più pregnamente politico, passa al piano sanitario, più pregnamente statuale e, se degenera, diventa anche criminale, nel senso che può dar luogo a comportamenti contra legem che, spesso, sono indotti dalla situazione attuale.
Con ciò, voglio dire che non siamo affatto d'accordo con l'impostazione dello Stato come organismo esterno che dice ciò che non bisogna fare, ritenendo in questo modo di aver assolto ai suoi doveri, perché lo Stato siamo noi. Lo Stato ha una funzione ed un senso se è strettamente strumentale alle esigenze della società.
Pertanto, dobbiamo partire da un primo dato oggettivo: vi è stato un referendum popolare che ha sancito la non punibilità nell'ordinamento italiano dell'uso personale e, quindi, possiamo ritenere reato lo spaccio. La distinzione, spesso abusata e confusa, tra reato ed illecito amministrativo è molto sottile ed è data sostanzialmente dal disvalore sociale del fatto. Se il disvalore sociale del fatto è relativo, siamo di fronte ad una sanzione amministrativa. Se è rilevante, siamo di fronte alla sanzione criminale.
Se questo è il panorama, se queste sono le componenti sulle quali dobbiamo riflettere, è chiaro che dobbiamo spingere sul dato della prevenzione, nel senso di spiegare ai giovani che un comportamento sociale spesso goliardico può dar luogo a conseguenze gravi.
Dobbiamo porci un interrogativo, come legislatori, ma anche come governanti, Pag. 72come giustamente è stato fatto, sui motivi per cui nascono questi accadimenti. Dobbiamo pensare ad una politica di recupero sul piano sanitario possibilmente atta ad evitare degenerazioni criminali.
Mi pare che ciò rientri nelle intenzioni del ministro e del Governo. È un'affermazione di verità importante, per cui ringrazio anche per i giovani, che hanno bisogno di verità e di essere messi dinanzi ai problemi per quelli che sono. Ringrazio anche come cattolico, perché nel Vangelo sta scritto che la verità ci farà liberi! Quindi, pensare a qualcosa che non corrisponde al vero è una negazione per se stessi!
Noi vorremmo tornare, anche un può nostalgicamente, alla linea «I care», la prima estrinsecazione effettiva dell'essere cattolici, che vuole dire prendersi cura, porsi un interrogativo concreto di programma (perché accade questo) anziché lanciarsi in vuote affermazioni che altro non sono che fenomeni esteriori di «benpensiero»! I benpensanti, i borghesi, nell'accezione sintomatica del termine, è inutile che mettano la testa sotto la sabbia, perché non risolverà il problema.
Potremo risolvere il problema solo se lo affronteremo serenamente, come si sta facendo, non sottraendoci (al riguardo, richiamo tutte le forze politiche e tutti i colleghi qui presenti e li ringrazio) ad un confronto sereno, oggettivo, svuotato di dati ideologici, affinché si possa rispondere alla richiesta fondamentale della società, ossia quella di evitare che tante situazioni finiscano in dramma, perché esiste questa possibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio il signor ministro per la sua presenza in aula in una domenica pomeridiana.
Esiste un giudizio che accomuna l'Assemblea e che trova indistintamente d'accordo tutti i deputati di maggioranza e di minoranza. Sul Corriere della sera, a pagina 15, si legge: «Sfogo del ministro dopo la lettera dei 51 parlamentari DL. Castagnetti: ma anche alcuni DS dicono no. La difesa di Violante». La replica del ministro Turco: «Così non si può governare».
Questo giudizio afferma che il Governo sta comunicando male con gli italiani. Lo sta facendo con confusione, con contraddizioni, anche con una certa cattiveria. Ad un paese impazzito e addormentato, così com'è nelle considerazioni del Primo ministro, il Governo sta offrendo uno spettacolo teatrale da saltimbanchi, dove non esiste una trama ed ognuno si inventa la sua parte.
Vogliamo svegliare l'Italia con qualche canna? E svegliamola, vivaddio! Non ci stupisce, quindi, se l'onorevole Caruso va dicendo di piantare marijuana nelle fioriere di Montecitorio e il ministro Livia Turco ha aggiunto il suo grammo di semenza all'ampia piantagione delle esternazioni e delle scelte autolesionistiche di cui Prodi dovrà farsi carico e che pagherà in breve tempo.
Pensate che i due messaggi abbiano una differenza comunicativa? Onorevoli colleghi, non ce l'hanno: sono ambedue percepiti come trasgressione, e non come educazione. Sono la riproposizione, fuori tempo massimo, di una ideologia primitiva che non si è evoluta molto dal tempo dei figli dei fiori, che non tiene conto di cosa significhi la droga oggi, che non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni della hippie generation, che non produce tendenza, arte, musica pop, ma, al contrario, mafia, emarginazione, malessere, solitudine, fragilità e pessimismo verso la vita.
Il cosiddetto nuovo «ministero Livia Caruso» (concedetemi questa espressione, che non vuole essere assolutamente offensiva) ha compiuto l'ennesimo errore comunicativo verso i nostri giovani e quello lanciato è un messaggio estremamente pericoloso per l'irresponsabilità di fondo che lo sostiene, per la superficialità con cui è stato formulato e le conseguenze che porterà.
Qui non si può parlare solo di principio attivo; è un termine che non capisce e Pag. 73conosce nessuno; neanche Le Iene lo sanno. Nella decisione del ministro sono contenuti errori strategici e psicologici di fondo. Questi errori, in piena sintonia con la teologia della disobbedienza carusiana, stanno nella stupida superficialità del messaggio, nel voler imporre ed ostentare la liberalizzazione dello spinello creativo, nel voler liquidare, per vendetta ideologica, la precedente legge, senza aver preparato, almeno prima, un disegno organico preventivo.
La libertà di marijuana piomba come un messaggio estremamente errato su un dibattito che è già difficile di per sé. In questo caso, il cosiddetto «ministero Livia Caruso» ha fatto e fa un pessimo servizio anche a coloro che sostengono la libertà di droga, come lotta principale alla mafia e alle organizzazioni delinquenziali degli spacciatori che, comunque, hanno ben chiaro che istituzioni, scuola e famiglie non possono fare a meno di strumenti educativi e repressivi per contrastare il fenomeno a vari livelli.
La droga non è libertà di fioriera o uno spinello anarchico, quasi un eccitante peccato veniale: la droga è un fenomeno serio, che si combatte con strumenti seri e non con iniziative slegate, narcisistiche - si fa per dire - ed estemporanee.
Qui, l'onorevole ministro ha inteso giocare pericolosamente con i nostri ragazzi. Ha fatto l'amichetta, non la madre; ha conquistato le riviste di tendenza, ha voluto dire che, in fondo, sotto l'aspetto burbero si nasconde ancora un cuore giovanile e studentesco e se l'applauso non viene da coloro che devono mettere mano al portafoglio anche al pronto soccorso, almeno venga dallo spinello libero e trasgressivo.
Svegliamoci, onorevole ministro, Governo della Repubblica! Non è il paese che è impazzito o addormentato: è la confusione dei vostri messaggi e tutte le vostre scelte che stanno mettendo a dura prova la pazienza di coloro che i problemi li vivono realmente sulla propria pelle e che chiedono riforme da una sinistra seria, possibilmente riformista, e non di essere trattati a tasse e spinelli.
Concludo con uno slogan. Anziché gli slogan dei gruppi di maggioranza o di disonorevoli membri del Governo - come quello di questa notte «fatevi una canna!» - il mio è il seguente: anziché uno spinello, fumiamoci un toscanello o beviamoci un bicchiere di vino (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, vorrei brevemente esprimere la nostra disapprovazione rispetto all'iniziativa del ministro, che invitiamo a ritirare il decreto, che a noi appare francamente frettoloso, molto confuso, approssimativo, che ha il sapore della propaganda elettorale e che sicuramente lancia un messaggio pericoloso ai giovani.
Noi riteniamo che la legge Giovanardi, forse, non fosse la panacea del male, ma poteva essere un primo passo verso un diverso approccio per tentare, almeno, di arginare un problema.
Ritengo che questo tema debba essere discusso in Parlamento e approfondito. Un decreto non risolve il problema. Però, ci sono iniziative che potevano essere adottate e che potevano portare a risultati forse più importanti e lusinghieri.
Mi dispiace di avere constatato, a cominciare dal ministro e da alcuni colleghi, che si sono lasciati prendere la mano da tecnicismi e tabelle. Tutti hanno stabilito, in maniera confusa e discrezionale, quale potesse essere la soglia sostenibile di droga da parte di chi fa uso di sostanze stupefacenti. Allora, se la dose singola è di 25 milligrammi, e per dose singola naturalmente si intende quella dose capace e idonea a produrre in un soggetto tollerante e dipendente un effetto stupefacente e psicotropo, ci chiediamo, se una dose è sufficiente, perché non lo erano 20 milligrammi? Ora, invece, si cerca di affrontare il problema prevedendo un quantitativo maggiore, pensando di risolvere la questione spostando l'ago della bilancia.Pag. 74
Noi riteniamo che bisogna approfondire la problematica, con un approccio sicuramente diverso. Non mi pare che l'approccio seguito sia quello di educare, prevenire e accompagnare i giovani in un percorso educativo che possa portarli fuori dal mondo delle droghe.
A nostro avviso, questo provvedimento va in una sola direzione, che è quella di dare la possibilità agli spacciatori di non essere puniti, quindi di aumentare le possibilità che questi signori possano cavarsela. Noi, francamente, non possiamo essere complici di questa iniziativa.
Ci aspettavamo l'adozione di misure diverse. Qualcuno ha parlato di alcol e di fumo, dicendo che non si muore di cannabis, ma si muore appunto di fumo e di alcol e che le misure di controllo hanno portato a risultati tali che la legge Giovanardi dovrebbe essere abrogata, condannata perché prevede un'azione repressiva, il ritiro della patente. Al riguardo la collega Poretti ha parlato della possibilità di effettuare verifiche attraverso l'etilometro. Oggi esistono tecniche e mezzi capaci di verificare il grado di principio attivo presente nel sangue; quindi, perché, invece di prendere questa iniziativa, non se ne sono adottate di diverse, ad esempio mettendo a disposizione della Polizia di Stato e di tutte le Forze armate dei sistemi di controllo o dei fondi per poterli acquistare? Oggi mi pare che questo non sia previsto: lo fanno soltanto poche strutture in totale autonomia.
Signor ministro, riteniamo che questa non sia la strada maestra e la invitiamo ad una profonda riflessione nella direzione della revisione del provvedimento da lei adottato (Applausi di deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor ministro, vorrei innanzitutto dare atto alla collega Prestigiacomo e agli altri colleghi dell'opposizione di aver opportunamente sollecitato l'informativa del ministro, che ci consente di trattare questa questione con un minimo di serietà rispetto a quanto abbiamo assistito nei giorni precedenti.
Al ministro vorrei dire che non ho potuto apprezzare i toni della sua informativa, intrisi - così a me è sembrato - di moralismo paternalista, così come non ho apprezzato la necessità - che lei probabilmente ha avvertito - di inserire nelle sue considerazioni la retorica anti-centrodestra. Il centrodestra ha una responsabilità perché ha varato una legge a fine legislatura, ha messo in atto una sua scelta. Io la giudico una scelta sbagliata e mi auguro che nel prosieguo di questa legislatura vi si possa tornare; però, lei sa benissimo che nei cinque anni in cui il centrosinistra ha governato (tra il 2001 ed il 2006), paralizzato dai veti interni, non ha potuto fare nulla e temo non farà nulla in futuro.
Ciò detto, voglio invece esprimere a titolo personale il mio apprezzamento per il provvedimento varato, che considero ragionevole e scevro da presupposti ideologici. Io credo che il ministro Turco, operando nel solco della legge Fini-Giovanardi, abbia inteso semplicemente allargare i margini della depenalizzazione per quanto riguarda il possesso di derivati dalla cannabis. Credo che questo non sia un messaggio devastante - lo dico al collega Giovanardi -, come non lo era prevedere la depenalizzazione di fatto a livello 20 e come non lo sarà sicuramente averlo previsto a livello 40.
Io credo che su questo si dovrà aprire - mi auguro che si possa aprire - un confronto. Poc'anzi il collega Cancrini ci richiamava alla pragmaticità; abbiamo le nostre idee e magari anche le nostre ideologie, ma credo che il dibattito sui risultati di 20 o 30 anni di politiche di contrasto al consumo e al commercio di sostanze stupefacenti debba essere pragmatico. Mi auguro che questo confronto si apra anche nel centrodestra in riferimento non a quanto succede in un paese governato dal centrodestra come l'Olanda, ma Pag. 75in riferimento a quanto avviene in Spagna, in Germania, in Francia e in molte altre realtà.
Concludo con due riferimenti. Ha aperto la via a questo confronto, con una delle sue provocazioni intellettuali - delle quali abbiamo imparato a conoscere la portata -, il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, che ha depositato una proposta di legge di totale liberalizzazione del consumo e della produzione di sostanze stupefacenti. Voglio lasciare agli atti un ricordo di una persona morta pochi giorni fa; mi riferisco al premio Nobel per l'economia Milton Friedman, una delle più grandi personalità della seconda metà del Novecento, un grandissimo liberale che ha ispirato le rivoluzioni liberali e moderate di Reagan e della Thatcher, che segna la vita politica del centrodestra in Europa e anche del centrodestra in Italia oggi. Milton Friedman era un grande liberista e, io dico, non a caso era anche un antiproibizionista (Applausi di deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Cari colleghi rimasti in aula, mi sento di portare una testimonianza personale. Sono uno psichiatra che ha lavorato undici anni nel servizio pubblico, per quattro anni primario del servizio tossicodipendenza della mia città; sono tuttora il primario, anche se in aspettativa, in quanto eletto prima consigliere regionale e ora deputato.
Al di là delle polemiche e delle passioni di ciascuno, penso sia opportuno portare anche una testimonianza riguardo all'effetto che pragmaticamente - una deputata dell'Ulivo ha detto che siamo troppo ideologici, mentre un parlamentare ha parlato di barriera tra proibizionisti e antiproibizionisti; meglio riferirsi, allora, ai fatti - l'uso di queste sostanze comporta. Tale uso è diffuso soprattutto nella fase adolescenziale e giovanile, cioè tra i 13 ed i 19 anni. Ovviamente tale uso si protrae anche in altri periodi della vita, ma a quel punto la struttura della personalità si è definita, la persona si è identificata e, quindi, queste sostanze hanno un effetto minore e secondario.
Quando i genitori o i familiari si recano presso i servizi, denunciano una serie di comportamenti che citerò tecnicamente per brevità. Innanzitutto, si verifica una fortissima intolleranza alla frustrazione. L'uso ripetuto di queste sostanze - non la singola canna nella vita - porta all'intolleranza della frustrazione, all'incapacità al differimento. In pratica, i soggetti in questione non riescono a tollerare il tempo, e sono caratterizzati da una grande irritabilità che conduce ad una conflittualità familiare fortissima, ad una tendenza al disadattamento e, quindi, all'abbandono scolastico, ad una labilità emotiva molto forte con un passaggio rapidissimo da una disforia all'allegria e poi alla depressione e alla malinconia, con una tendenza all'isolamento e condotte con forti tendenze trasgressive, con conseguenti comportamenti spesso antisociali.
L'uso della cannabis in una struttura della personalità ben definita non porta gravi danni, anche se - come ha detto prima l'onorevole Boato - mi sembra sciocco sostenere che sia meno pericoloso del fumo o del bicchiere vino.
MARCO BOATO. Ho parlato dell'abuso dell'alcol, non di un bicchiere di vino!
CARLO CICCIOLI. Mi sento di dire che spesso con l'uso di queste sostanze in quella fase della vita si ipoteca la vita di un giovane, perché spesso l'abbandono scolastico produrrà altri comportamenti, l'adesione ad altre condotte sociali. Molto spesso si ipotecano comportamenti futuri importanti.
Penso, quindi, che questo decreto faccia del male. Ognuno di noi risponde in Parlamento, ma poi risponde anche alla propria coscienza. Tutto ciò che aiuta e sostiene la libera circolazione degli spinelli, quindi della cannabis, è inaccettabile. È un messaggio di disvalore che genera una ferita profonda. Si tratta di un grave Pag. 76errore politico e di condotta di questo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Presidente, colleghi, signora ministro Turco, voglio darle atto per il suo atto di governo importante, di buon senso, che lei peraltro aveva già annunciato quando era in fase preparatoria in Commissione affari sociali, ed anche in forma pubblica, in un'intervista a L'Unità di fine luglio, comunicando anzi che aveva già predisposto il decreto e lo aveva inviato all'attenzione dei suoi colleghi, in particolare del ministro della giustizia Mastella. All'epoca, presentai con il collega Capezzone un'interrogazione urgente per sapere dove fosse finito quel decreto, per cercare anche con atti di sindacato ispettivo di agevolare, di sollecitare, di spingere politicamente nella direzione giusta.
Credo che lei, oggi, abbia percorso per un centimetro una strada che va nella direzione giusta, quella del programma del centrosinistra, che abbiamo condiviso, di totale abrogazione e superamento della legge Fini-Giovanardi, che interviene sostanzialmente sulle tabelle, tenendo conto che stiamo parlando non di un fenomeno da farmacia, ma di un mercato clandestino della droga, che porta nelle mani dei ragazzi, dei nostri ragazzi, degli amici, dei parenti, dei cugini, delle persone giovani che vivono in questo paese, sostanze che non conoscono e che riguardano sia le droghe pesanti sia quelle leggere o le non droghe.
Ragionare su tabelle rigide, con parametri riferiti ai principi attivi, è di una delicatezza e di una indefinitezza tali che il fatto di aver conquistato un margine di buon senso in più con la semplice modifica di una misura tabellare dà il senso di una direzione giusta e di un lavoro importante, che dobbiamo fare insieme e che, stia certa, cercheremo di sollecitare per quanto possibile, come radicali e come Rosa nel Pugno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Presidente, ministro, colleghi, intervengo a titolo personale per svolgere alcune osservazioni, considerato che siamo stati chiamati in causa in quest'aula e anche sui giornali, essendo io uno dei cinquantuno che hanno firmato la lettera indirizzata al signor ministro, al quale confermo la stima per la sua serietà e il suo impegno.
Vorrei sottolineare, però, che su questa decisione, di cui forse non tutti noi eravamo a conoscenza, e tenendo conto della delicatezza dell'argomento, che molti colleghi hanno qui rappresentato, sarebbe stato forse necessario un maggiore confronto e dialogo, che mi auguro possano intervenire in futuro, non solo per modificare l'attuale normativa ma per rafforzare - e questo credo possa essere un impegno sia del Governo sia di tutti i parlamentari - l'azione di prevenzione, che è il vero punto della questione. Perché una persona, ad iniziare dalle droghe leggere, fa uso di tali sostanze? Il punto vero è quello di lavorare, impegnarsi, sostenere programmi e iniziative per prevenire, ed in questo vi è tutto il ruolo della famiglia e della solidarietà sociale.
La decisione assunta è però apparsa come un messaggio sbagliato, in questo momento, poiché, al di là degli aspetti tecnico-scientifici - immagino che gli esperti del ministero avranno fatto gli approfondimenti dovuti -, ciò che conta è l'impatto sull'opinione pubblica, un impatto psicologico che in questo momento, forse, non ha aiutato.
Concludendo, devo respingere le strumentalizzazioni...
CARLO GIOVANARDI. Va da Pannella, che ti mette a posto!
IVANO STRIZZOLO. ...fatte da alcuni colleghi del centrodestra; mi riferisco, in particolare, a quelli di matrice berlusconiana, che in questa sede fanno tanto i moralisti. In realtà, in questi anni, Berlusconi Pag. 77ha diffuso nel nostro paese un modello di società e di valori fondato sul consumismo e sulla ricerca facile e sfrenata del successo, cose di cui non abbiamo bisogno.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sull'ordine dei lavori (ore 16,45).
GREGORIO FONTANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, mi dispiace appesantire ulteriormente questa seduta. Tuttavia, non posso fare a meno di esprimere la mia preoccupazione per quanto è avvenuto poco fa presso l'emittente televisiva di servizio pubblico RAI 3, che ha mandato in onda un'intervista di circa mezz'ora, senza contraddittorio, da parte di Lucia Annunziata a Enrico Deaglio, direttore del settimanale Diario e autore di un DVD intitolato «Uccidete la democrazia».
Il giornalista, romanziere e sceneggiatore ha utilizzato quella trasmissione per promuovere la vendita di questa sorta di film-documentario, nel quale si lanciano accuse di brogli che sarebbero stati - secondo lui - compiuti, nella notte dello spoglio elettorale, negli uffici del centro di elaborazione dati del Viminale, per modificare il risultato delle urne, in particolare manipolando il dato delle schede bianche e delle schede nulle a favore della Casa delle libertà.
È a tutti noto, signor Presidente, che questo è impossibile in quanto, come anche i colleghi penso sapranno, il Viminale non ha alcuna facoltà di gestire, contare schede elettorali o altri dati che abbiano rilievo nel processo elettorale, in quanto questo compito è affidato alle magistrature delle diverse circoscrizioni che, con canali e documenti a loro riservati, acquisiscono direttamente i dati dalle sessantamila sezioni elettorali d'Italia. Il Viminale si limita, quindi, a registrare e rendere noti, in maniera ufficiosa, i dati trasmessi dalle diverse prefetture, che hanno, comunque, carattere ufficioso sino a quando non siano state effettuate le proclamazioni dalle corti d'appello, in collegamento con la Corte di cassazione.
Un giornalista e romanziere come Deaglio, quindi, senza dubbio ha la libertà - che nessuno contesta, tantomeno io - di scrivere quello che vuole, di sostenere anche le tesi più fantasiose e sgangherate e, persino, di non tenere conto del richiamo, che pure è stato fatto ripetutamente, al rispetto dei dati della realtà quando si affrontano temi così delicati che chiamano in causa la legittimità delle istituzioni.
Ognuno, comunque, esercita il proprio ruolo come crede, assumendosene tutte le responsabilità. Quello che appare intollerabile, però, è che la televisione di Stato consenta a Deaglio di promuovere, con il suo DVD, anche il sospetto, fondato su presupposti palesemente sbagliati, che il Governo precedente e, in particolare, il ministro dell'interno Beppe Pisanu, la cui correttezza e lealtà istituzionale sono fuori discussione, abbiano operato nella notte dello scrutinio per alterare il risultato delle urne.
È ugualmente intollerabile che questa campagna mediatica sia alimentata da numerosi quotidiani. È una campagna che ha assunto toni e contenuti che richiedono una ferma messa a punto della questione, se è vero che Deaglio addirittura chiede, anzi, intima di rendere noti i dati elettorali che secondo la sua denuncia sarebbero stati «coperti» proprio dalla Camera dei deputati. Se quanto egli afferma fosse vero, questa Assemblea sarebbe illegittima.
Le chiedo, quindi, signor Presidente, un fermo intervento a tutela, innanzitutto, delle istituzioni, nell'interesse di tutti. Al tempo stesso, però, proprio per evitare che la polemica su questo DVD finisca con l'oscurare il problema vero, che non è ancora stato risolto, io le chiedo - e lo chiediamo tutti noi della Casa delle libertà, in sede di Giunta delle elezioni, della quale faccio parte - di rimuovere gli ostacoli che Pag. 78sono stati frapposti, sino a questo momento, all'unica verifica, nel rispetto delle procedure, dei precedenti e del buonsenso, che deve essere ancora iniziata: la verifica, a livello nazionale, delle schede bianche e nulle che sono a disposizione della Camera dei deputati. È un compito che la legge affida soltanto alla Giunta delle elezioni. Quindi, abbiamo il dovere di esercitarlo.
Non vorrei che, proprio per impedire questa verifica, che abbiamo sollecitato da mesi, sin dall'inizio della legislatura, siano alimentati veleni che inquinano la vita delle istituzioni, persino attraverso i servizi della televisione di Stato. Spetta a noi eliminarli e la via maestra, una volta denunciato l'uso che viene fatto di questo lavoro, frutto della fantasia di Deaglio, resta quella - lo ripeto - della verifica, a livello nazionale, delle schede bianche e nulle.
Lo abbiamo fatto in tempi rapidi, la scorsa legislatura; non vi è motivo al mondo per il quale non lo si debba fare oggi, a maggior ragione in presenza di un risultato elettorale che ha assegnato alla sinistra, ai colleghi dell'Unione, un premio di oltre 70 deputati, grazie ad un vantaggio dello 0,06 per cento sull'altro schieramento.
Quindi, è interesse di tutti fare chiarezza per giungere ad un punto fermo che rassereni tutti e che soprattutto rassereni il paese ed i cittadini senza consentire ad alcuno, dalla TV di Stato, di gettare fango sulle istituzioni.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GREGORIO FONTANA. Quindi, procediamo subito ai controlli doverosi per fugare il dubbio che questo Parlamento, nella sua composizione, non rifletta la volontà popolare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, osservo un'antica abitudine parlamentare secondo la quale bisogna giungere in Assemblea all'inizio della seduta e rimanervi fino all'ultimo istante; ciò mi ha consentito di ascoltare - come ha sentito, senza interrompere e con rispetto - il collega Fontana, che però ha svolto un lungo intervento su un tema particolare. Non era una sollecitazione, ma un lungo intervento su un argomento che non era, ovviamente, all'ordine del giorno.
Mi limito ad osservare tale circostanza con assoluta pacatezza. Non posso, peraltro, giudicare la trasmissione cui il collega Fontana ha fatto riferimento ma, come lei sa, e sa anche il collega Fontana, esiste una Commissione parlamentare di vigilanza nella quale è ampiamente rappresentato il gruppo di appartenenza del collega Fontana. In quella sede, dunque, potrà essere posta la questione.
Quando noi, infatti, presentiamo agli uffici del sindacato ispettivo interrogazioni riguardanti le trasmissioni televisive, ci rispondono che non è competenza dell'Assemblea della Camera dibattere di tali argomenti ma che, semmai, ognuno di noi è rappresentato in quella Commissione, nella quale deve porre, per l'appunto, le questioni. Però, poiché il problema è stato posto e ci troviamo in una sede politica, non metterò, per così dire, la testa sotto la sabbia.
Quindi, la detta trasmissione cominciava alle 14,30; ebbene, alle 14,30 sono iniziate le comunicazioni del ministro Turco ed io ero presente in Assemblea per ascoltarle, sicché non ho avuto l'occasione di seguirla.
L'unica osservazione che, però, vorrei rivolgere al collega Fontana, se è ancora presente - e vedendolo, lo ringrazio di esserlo -, è che noi, per settimane e mesi, abbiamo sentito l'allora ancora in carica Presidente del Consiglio - sia pure uscente, però era ancora in carica - dichiarare, urbi et orbi, come si direbbe con linguaggio ecclesiale, che vi erano stati brogli elettorali. Urbi et orbi, in sede parlamentare, extraparlamentare, sui giornali, sulle televisioni, e via dicendo. Quindi, ritengo sia evidente chi ha iniziato Pag. 79a gettare fango; l'ha fatto, certo, senza limitarsi a chiedere che si verificasse che tutto fosse corretto.
Il collega Fontana, poc'anzi, ha invece insistentemente richiesto - e mi associo alla sua richiesta - che vi siano le opportune e doverose verifiche parlamentari sui risultati elettorali (Commenti del deputato Fontana).
Fontana è persona correttissima, ed è assolutamente corretto quanto ha chiesto, anche se egli sa bene come non sia questa la sede deputata ad effettuare tale verifica; semmai, devono effettuarla quanti, come lui, fanno parte della Giunta delle elezioni. Una dichiarazione pubblica di brogli elettorali, non presunti ma reali, dichiarati, l'ha fatta per primo, sistematicamente e dopo le elezioni, il Presidente del Consiglio dei ministri di allora. Peraltro, ha continuato e continua a farle anche oggi che è il leader del principale partito dell'opposizione. Perciò, questa materia è, per così dire, tornata indietro come un boomerang!
Non ritengo, tuttavia, che chi sostiene la tesi opposta abbia ragione; non è mio costume. Mio costume è verificare, sperimentare, valutare, giudicare, conoscere; ma, nel caso di specie, non sarei in grado di fare tutto ciò. Vi è stato, quella notte, sicuramente qualcosa di strano; l'allora ministro Pisanu, che è persona rispettabilissima, sa, che un ministro dell'interno il quale abbandona la sede del Ministero dell'interno in una notte come quella e si reca nella residenza privata del Presidente del Consiglio dei ministri è una cosa che non era ancora mai successa. Tutto il resto sono solo ipotesi da verificare, le une e le altre.
Avevo dichiarato che sarei stato brevissimo; sono stato un po' più lungo, come mi succede spesso, ma ringrazio dell'attenzione e ribadisco che la denuncia di brogli effettivamente verificatisi è stata fatta per la prima volta dall'allora Presidente del Consiglio, oggi leader dell'opposizione, Silvio Berlusconi. Lui ha innescato questa spirale ed esiste un unico modo per stroncarla: una verifica con gli strumenti parlamentari che il Parlamento ha a disposizione, attraverso la Giunta per le elezioni. La ringrazio, Presidente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, se intende intervenire sullo stesso tema, non posso darle la parola perché non è consentito intervenire a più persone dello stesso gruppo.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Va bene, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Fontana, per quanto concerne la questione da lei posta, la verifica dei poteri è un compito affidato dalla Costituzione in via esclusiva a ciascuna Camera. Sulla problematica da lei evidenziata è evidentemente competente la Commissione di vigilanza RAI. La Giunta delle elezioni della Camera, della quale lei fa parte, ha programmato in via autonoma i propri lavori e le proprie scadenze, e servizi giornalistici, ipotesi documentarie e quant'altro non intaccano tale autonomia.
La verifica dei poteri proseguirà esaminando le questioni che formalmente sono all'attenzione della Giunta delle elezioni. Ad ogni buon conto, riferirò la sua richiesta al Presidente della Camera.
Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del regolamento, e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica:
«Delega al Governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi di capitale, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo Pag. 80del catasto fabbricati, nonché per la redazione di testi unici delle disposizioni sui tributi statali» (1762).
Alla luce del parere espresso in data 17 novembre 2006 dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito all'articolo 123-bis, comma 1, del regolamento.
A norma del comma 1 degli articoli 72 e 123-bis del regolamento, il disegno di legge è assegnato, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze), con il parere delle Commissioni I, II, V, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente articolazione dei lavori per la settimana dal 27 novembre al 1o dicembre.
Lunedì 27 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1922 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (approvato dal Senato - scadenza: 8 dicembre 2006).
Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Maroni ed altri n. 1-00043 e Airaghi ed altri n. 1-00047 sulle iniziative volte a prevedere il trasferimento della compagnia aerea Alitalia a Milano e sul ruolo dell'aeroporto di Malpensa;
Rampelli ed altri n. 1-00026, Pedrizzi ed altri n. 1-00027 e Paoletti Tangheroni ed altri n. 1-00033 sulle iniziative volte a sostenere il rispetto dei diritti umani in Cina.
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1496 e abbinate - Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati professionistici e delle altre competizioni professionistiche organizzate a livello nazionale.
Discussione sulle linee generali della mozione Bandoli ed altri n. 1-00041 sulle iniziative volte a sostenere l'approvazione, da parte dell'Assemblea generale dell'ONU, della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni.
Martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 1o dicembre) (con votazioni)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1922 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (approvato dal Senato - scadenza: 8 dicembre 2006).
Seguito dell'esame delle mozioni:
Maroni ed altri n. 1-00043 e Airaghi ed altri n. 1-00047 sulle iniziative volte a prevedere il trasferimento della compagnia aerea Alitalia a Milano e sul ruolo dell'aeroporto di Malpensa;
Rampelli ed altri n. 1-00026, Pedrizzi ed altri n. 1-00027 e Paoletti Tangheroni Pag. 81ed altri n. 1-00033 sulle iniziative volte a sostenere il rispetto dei diritti umani in Cina.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1496 e abbinate - Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati professionistici e delle altre competizioni professionistiche organizzate a livello nazionale.
Seguito dell'esame della mozione Bandoli ed altri n. 1-00041 sulle iniziative volte a sostenere l'approvazione, da parte dell'Assemblea generale dell'ONU, della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question-time) avrà luogo mercoledì 29 novembre (dalle ore 15).
Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione della mozione Bandoli ed altri n. 1-00041 sulle iniziative volte a sostenere l'approvazione, da parte dell'Assemblea dell'ONU, della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 27 novembre 2006, alle 10,30:
1. - Discussione del disegno di legge:
S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (Approvato dal Senato) (1922).
2. - Discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00043 e Airaghi ed altri n. 1-00047 sulle iniziative volte a prevedere il trasferimento della compagnia aerea Alitalia a Milano e sul ruolo dell'aeroporto di Malpensa (vedi allegato).
3. - Discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00026, Pedrizzi ed altri n. 1-00027 e Paoletti Tangheroni ed altri n. 1-00033 sulle iniziative volte a sostenere il rispetto dei diritti umani in Cina (vedi allegato).
4. - Discussione del disegno di legge:
Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati professionistici e delle altre competizioni professionistiche organizzate a livello nazionale (1496-A). Pag. 82
e delle abbinate proposte di legge: CIOCCHETTI ed altri; GIANCARLO GIORGETTI e CAPARINI; RONCHI ed altri; PESCANTE ed altri; DEL BUE (587-711-1195-1803-1840).
- Relatore: Folena.
5. - Discussione della mozione Bandoli ed altri n. 1-00041 sulle iniziative volte a sostenere l'approvazione, da parte dell'Assemblea generale dell'ONU, della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni (vedi allegato).
La seduta termina alle 17.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MIRKO TREMAGLIA SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1746-BIS
MIRKO TREMAGLIA. Signor Presidente, è la prima volta in assoluto che si discute la legge finanziaria con la presenza ed il contributo degli italiani all'estero, eletti nel Parlamento italiano grazie alla nuova Costituzione, che ho avuto l'onore di fare approvare alla Camera ed al Senato, il 17 gennaio 2000 e il 23 gennaio 2001, con le modifiche agli articoli 48, 56 e 57 della Carta costituzionale: 12 Deputati (Angeli, Bafile, Buchino, Cassola, Farina, Fedi, Ferrigno, Merlo, Narducci, Picchi, Razzi, Romagnoli) ai quali si aggiungono 6 Senatori (Micheloni, Pallaro, Pollastri, Randazzo, Rebuzzi, Turano), che rappresentano sul piano elettorale oltre 3 milioni di cittadini italiani residenti all'estero. È un evento eccezionale, di valore storico. Al di là di ogni loro posizione di collocazione politica e parlamentare, invio un saluto augurale ai singoli deputati e senatori.
Di fronte a questa verità, che costituisce la conclusione della grande battaglia di civiltà della quale io sono stato artefice, vi è il comportamento politicamente offensivo di questo Governo, che ha cancellato il ministro per gli Italiani nel mondo privando milioni di italiani, che per la prima volta erano diventati soggetti politici di grande importanza nazionale, dell'autentica forza rappresentativa sul piano legislativo e politico. Niente ministro, niente deleghe di rilievo, niente Dipartimento.
Quindi, voto contrario da parte nostra.
Questa purtroppo è la realtà: è una pesante discriminazione e diminuzione di valori per la rappresentanza parlamentare degli italiani all'estero.
Ritengo questa deliberazione una vergogna per gli italiani all'estero; è la dimostrazione di quanto siano poco considerati gli italiani residenti oltreconfine dalla politica nazionale e internazionale di questo Governo.
L'Altra Italia per loro è sparita.
Non solo è stato «tolto» il ministro per gli italiani nel mondo con pesanti conseguenze istituzionali ed operative, ma oggi il Governo italiano presenta a loro una finanziaria che costituisce un autentico «disastro» istituzionale con ripercussioni estremamente negative.
Per questo potrei già dire: «Si vota contro questa finanziaria».
In questa sede non intendo fare ulteriori polemiche, ma devo porre in evidenza differenze di contributi di spese che incidono in termini negativi sull'attività dei nostri rappresentanti, chiamati in modo particolare a fare «politica all'estero» da quando si è costituita la circoscrizione Estero.
Il Parlamento li deve «aiutare» a fare una politica attiva partendo da quello che è stato già fatto, in particolare valorizzando i compiti dei COMITES che effettivamente rappresentano il «popolo italiano nel mondo»; insieme al CGIE, ai Patronati, agli Istituti di cultura, a una grande associazione come la Dante Alighieri, alle nostre scuole, alle Camere di commercio, ai nostri giornali (sei quotidiani), a RAI International, alle radio e televisioni private, alle Associazioni dell'emigrazione, a quello che noi chiamiamo il sistema Italia anche sul piano del turismo, Pag. 83della cultura, di grande collaborazione con la rete consolare, che va potenziata.
Ed è proprio in questa sede che dobbiamo riconoscere una funzione politica attiva ai deputati e senatori eletti per la prima volta dai nostri connazionali, ricordando i convegni che sono stati fatti da noi in Italia per far capire che oggi la nostra gente all'estero non è più quella della valigia di cartone, ma costituisce una grande risorsa, una grande ricchezza.
Vi ricordo il convegno degli scienziati italiani nel mondo, quelli dei ristoratori, degli imprenditori, degli artisti, delle donne eccellenti, degli esuli di Fiume, Istria e Dalmazia, dei missionari, alfieri di umanità, di civiltà e di cultura.
Sottolineo il valore della Confederazione degli imprenditori italiani nel mondo, di grande rilievo internazionale. Basti pensare che oggi vi è una banca dati di 15.000 imprese e che la fatturazione che riguarda i 32 membri che dirigono la Confederazione è di 8 miliardi di euro, che corrisponde ad un vero «impero economico». Da qui deve nascere una forza nuova delle nostre imprese nel collegamento con l'industria italiana in Italia.
Abbiamo registrato nel tempo una importante alleanza fra i 48 ospedali italiani che operano all'estero e quelli in Italia.
Queste rappresentanze straordinarie di tutto il nostro mondo all'estero sono sempre state ricevute al Quirinale dal Capo dello Stato italiano. Sono momenti di una fortissima presenza che dà il senso della nostra «potenza» in ogni continente.
Non dimentichiamoci che oltreconfine vivono più di 3 milioni di italiani e oltre 60 milioni di cittadini di origine italiana che sono nostri naturali interlocutori.
L'incidenza politica, culturale, economica può essere eccezionale e diviene uno degli obiettivi dei deputati e dei senatori degli italiani all'estero, tenuto conto che abbiamo 395 parlamentari di origine italiana.
Ma davanti a noi vi è anche la nostra gente che va aiutata ed è per questo che abbiamo voluto ed ottenuto di intervenire a favore dei meno abbienti. Gli italiani all'estero, da quando hanno avuto il voto, devono avere gli stessi diritti degli italiani in Italia. In Italia le pensioni minime raggiungono il milione di Lire al mese per intervento dello Stato, così avviene dal 2003 anche all'estero per opera nostra. Questa è stata una grande vittoria «sociale».
Vi sono anche quelli che stanno male, che non hanno pensione ed è per questo che è nato il tentativo nella finanziaria di estendere la pensione sociale che vi è in Italia a quanti vivono all'estero e si trovano nelle stesse condizioni economiche di quelli che in Italia la percepiscono.
Purtroppo questa finanziaria toglie contributi indispensabili. Andiamo dunque ad esaminare i capitoli relativi. Per nessuno è previsto un aumento. Alcuni (pochi) rimangono invariati. E, come si può vedere nella tabella, gli altri subiscono una decurtazione di ben 17.137.390 Euro. Quasi un milione e mezzo in meno per l'assistenza ai connazionali indigenti. Tre milioni e quattrocentomila in meno per l'assistenza educativa, culturale e scolastica. Spariscono i fondi per la gestione dei dati per l'anagrafe e il censimento. E così via. Pertanto, se le chiacchiere stanno a zero, i tagli per gli Italiani all'estero ammontano ad oltre diciassette milioni di euro.
Qui occorre l'intesa, la grande intesa, con i deputati e i senatori eletti nella circoscrizione Estero che debbono assumersi chiare responsabilità e agire possibilmente uniti.
In questa vicenda certamente complessa dove tutte le forze dell'emigrazione debbono allearsi in un grande sforzo, noi riteniamo di grande importanza la istituzione di una Commissione parlamentare bicamerale per gli italiani nel mondo, nella quale devono essere presenti i senatori eletti nella circoscrizione Estero con compiti di indirizzo, di coordinamento e di controllo su tutte le politiche concernenti i cittadini italiani residenti all'estero e un'attività politica culturale ed economica dell'Italia nel mondo.
Obiettivi della Commissione sono i seguenti:
verificare lo stato della legislazione concernente il diritto di voto dei cittadini Pag. 84italiani residenti all'estero: a tal fine proporre, sulla base dei vigenti principi costituzionali, iniziative legislative concernenti modalità del voto all'estero volte a migliorarne l'effettività e a garantirne la segretezza; verificare lo stato di attuazione della legislazione nazionale nelle materie concernenti gli Italiani all'estero, assicurando un intervento coordinato tra Parlamento, regioni, pubbliche amministrazioni e associazioni dell'emigrazione; verificare il livello di informazione e di aggiornamento conseguito dal servizio pubblico televisivo (Rai International) nei confronti delle collettività italiane all'estero affinché queste mantengano i legami culturali con il paese di origine, nonché il livello di informazione e di aggiornamento conseguito dal servizio pubblico televisivo (Rai) per far conoscere in Italia le attività delle comunità italiane residenti oltre confine; vigilare, in particolare, sulla valorizzazione del ruolo dell'imprenditoria italiana all'estero, al fine di promuoverne lo spirito associativo e l'interscambio informativo; mantenere i contatti con i parlamentari di origine italiana eletti negli Stati esteri, al fine di sviluppare l'impostazione dei problemi di comune interesse di politica estera, culturali, sociali ed economici tra l'Italia e quei paesi dove vi è una significativa presenza di nostri connazionali, realizzando sinergie con le istituzioni che promuovono all'estero l'italianità e il «made in Italy»; proporre iniziative volte al rafforzamento e alla razionalizzazione della rete consolare; vigilare sulla concreta attuazione degli accordi e delle convenzioni internazionali relative agli italiani nel mondo, in particolare nelle materie del diritto del lavoro, della legislazione sociale e previdenziale; valutare le politiche generali concernenti le collettività italiane all'estero.
Concludiamo con forte determinazione una grande alleanza: io sono pronto, per l'interesse vero e generale dell'Italia, a patrocinare l'iniziativa per la politica sociale, culturale, economica ed estera con tutti i parlamentari all'estero in collaborazione con i nostri eletti.
Se riusciremo a far nascere la «Commissione bicamerale per gli italiani all'estero», faremo subito venire in Italia i 395 parlamentari di origine italiana. Sarà una forte manifestazione di unità per lanciare l'Italia nel mondo al di sopra dei partiti. Sarà possibile guardare ad una politica estera diversa, di ampi spazi, anche con il Mercosur, ricordandoci, come diceva un grande parlamentare argentino, l'onorevole Cafiero, che «l'Italia non appartiene solo agli italiani, ma a tutta l'umanità».
Ma non dobbiamo dimenticare; vi è stato anche il dolore e la persecuzione alla nostra gente.
Debbo ricordare che, su mia proposta come ministro per gli italiani nel mondo, il Presidente del Consiglio Berlusconi ha emanato la direttiva con la quale 1'8 di agosto, giornata del massacro di Marcinelle del 1956 dove morirono 136 minatori italiani, è stato designato come «Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo».
Nessuno, e parlo di tutti i Governi che ci hanno preceduto, aveva proposto e ottenuto questo esemplare riconoscimento per la riscoperta di valori sociali, storici e culturali che hanno accompagnato il processo di emigrazione di massa dall'Italia.
Vorrei concludere questo mio intervento con un alto riconoscimento di Franco Cardini, storico e insigne uomo di cultura e delle professioni, che risponde a critiche ottuse dopo il risultato elettorale che certamente colpiva soprattutto Tremaglia. Lo dico oggi perché io rinnovo il mio atto di fede nei confronti degli Italiani nel mondo perché si ricomincia; la mia disponibilità è assoluta. Cancelliamo le amarezze. È finito il linciaggio.
Dice Franco Cardini: «Onore quindi a Mirko Tremaglia per aver portato all'estero il voto e per aver determinato l'ingresso di una pattuglia di loro nelle due Camere. Era il sogno della sua vita. La cosa importante era non già aver indotto gli italiani all'estero a scegliere la destra o la sinistra, bensì averli portati a votare e a mandare i loro rappresentanti nel nostro Parlamento. Questo è il risultato che conta Pag. 85ed è un risultato che per sempre porterà il nome di Mirko Tremaglia. Ecco perché fa piacere poter scrivere un lucente e rotondo elogio di un vecchio signore schietto e onesto. Onore a te, Mirko. È un privilegio potersi dire tuoi amici».
Ribadisco con forza, e ne sono convinto, di aver decisamente voluto ed avuto questo eccezionale riconoscimento da parte di milioni di italiani che vivono all'estero. Proprio in quel momento, il 20 dicembre 2001, con l'approvazione della mia legge, dopo aver cambiato due volte la Costituzione della Repubblica, quell'evento straordinario ha completato la democrazia in Italia.
Alleanza Nazionale, con il suo presidente Gianfranco Fini, è una forza fondamentale non solo della politica italiana ma della democrazia italiana. Una forza non marginale né emarginabile. È stata infatti determinante per la realizzazione della democrazia compiuta. E io sono stato il distributore di democrazia, avendo vinto la battaglia di civiltà del voto.
Rinnovo l'appello a tutte le formazioni politiche perché si accorgano che esistono gli italiani nel mondo. È una grande realtà che i politici italiani continuano ad ignorare, ma non si possono emarginare 3 milioni di italiani. Solo nel messaggio del 15 maggio il Presidente della Repubblica ha ricordato solennemente la presenza e la partecipazione degli italiani all'estero.
A volte ho l'impressione che qualche forza politica voglia cancellare il voto agli italiani all'estero con il pretesto di cambiare la legge che è deficitaria su un punto: la segretezza. Prendo questa occasione così importante per chiedere formalmente ai segretari dei partiti che rappresentano la forze politiche nazionali se intendono difendere i diritti costituzionali, ottenuti nella scorsa legislatura, e quali modifiche intendono proporre per rendere più giuste e democratiche le elezioni all'estero. A nessuno è concesso di fare il doppio gioco.
Non bisogna mai dimenticare, per quanto mi riguarda, che la politica nei confronti degli italiani all'estero, che tutto mi hanno dato, deve avere come fondamento la lealtà e la riconoscenza per quanto loro hanno fatto per l'Italia.
Questa non è retorica. Questa è la politica dell'italianità e dell'amore per la patria. Questa è la democrazia.
Non dimentichiamolo: è una vera conquista ideale e politica.
DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI SILVIO CRAPOLICCHIO, GIULIA BONGIORNO, FEDERICO PALOMBA E LUCIO BARANI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1838
SILVIO CRAPOLICCHIO. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, richiamando quanto già esposto in sede di discussione generale, il sottoscritto, intervenendo in rappresentanza del gruppo parlamentare dei Comunisti Italiani, non può che ribadire come detto gruppo ritenga opportuno che sulla complessa e assai delicata materia in questione si intervenga in modo sistematico, regolamentando tutti gli aspetti, sostanziali e processuali, della stessa e prescindendo, nella iniziativa parlamentare e nella successiva disciplina giuridica, dalla considerazione di casi concreti e specifici, per fornire finalmente il paese di una normazione organica sul punto.
Continuiamo a ritenere dunque che il disegno di legge oggi in votazione rappresenti al più un punto di partenza per un più attento, ponderato ed approfondito intervento legislativo sulla materia delle intercettazioni telefoniche, divenuta nell'ultimo periodo questione di assoluta attualità e, pertanto, di prioritario interesse per il Parlamento italiano.
Ciò considerato, tuttavia, condividendo l'impianto di massima del disegno di legge, riteniamo valida la finalità ispiratrice dello stesso, consistente cioè nella adeguata tutela di valori costituzionalmente garantiti alla persona in quanto tale, quale il diritto alla riservatezza, alla dignità ed al decoro che deve essere riconosciuto ad ogni individuo, nonché il diritto ad una effettiva presunzione di innocenza del soggetto Pag. 86eventualmente coinvolto in indagini derivanti da un procedimento penale.
Ed ancorché, di fatto, il pieno rispetto di tali diritti possa in qualche caso potenzialmente confliggere con altri diritti di rilievo costituzionale, quale il diritto di cronaca con qualsiasi mezzo all'uopo disponibile, è tuttavia indubbio che i diritti fondamentali della persona debbano essere preminenti nella disciplina che il legislatore si accinge a fornire alla complessa materia delle intercettazioni telefoniche.
Ed allora non possiamo che condividere l'astratta finalità perseguita dal legislatore di impedire che documenti anonimi ed atti relativi ad intercettazioni illegali possano essere acquisiti od utilizzati nel contesto di un procedimento penale o comunque arbitrariamente diffusi da organi di stampa, radio-televisivi e telematici.
Tra l'altro, al di là delle finalità di ordine generale, valutiamo come opportuna l'innovazione apportata dal Senato della Repubblica rispetto all'originario disegno di legge presentato dal Governo nella parte in cui è stato previsto che il procedimento di distruzione dei documenti, dei supporti e degli atti concernenti dati e contenuti di conversazioni o comunicazioni, relativi a traffico telefonico o telematico illegalmente formati o acquisiti si sostanzi di una fase giurisdizionale che preveda l'intervento, su sollecitazione del pubblico ministero, del giudice per le indagini preliminari e dì tutte le parti interessate, eventualmente assistite da un proprio difensore di fiducia.
Detta innovazione appare senza dubbio positiva proprio perché idonea a vincolare il procedimento di distruzione di atti illeciti ad un controllo giurisdizionale, caratterizzato dalla sussistenza di tutte le garanzie all'uopo previste dall'ordinamento e da svolgersi, comunque, nel pieno contraddittorio delle parti.
Invece, riteniamo siano da rivedere sia le fattispecie di reato introdotte dal disegno di legge in questione, che si appalesano come assai rilevanti, sia la previsione di un sistema di quantificazione della riparazione pecuniaria spettante al danneggiato, eventualmente in concorso con l'azione risarcitoria, in caso di illecita pubblicazione, con il mezzo della stampa, della radio, della televisione o con il mezzo telematico, degli atti o dei documenti illegalmente acquisiti o utilizzati.
Per tali motivi, pur con le riserve fin qui mosse, ritenendo che il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 259 del 2006, nella propria rilevante finalità generale, consistente cioè nella necessità di arginare un fenomeno illecito, disdicevole e gravemente lesivo della complessiva civiltà giuridica espressa dal nostro ordinamento giuridico, possa essere condiviso, pur in attesa di una riforma organica e ponderata della materia, esprimiamo il voto favorevole del gruppo dei Comunisti Italiani rispetto alla approvazione dello stesso.
GIULIA BONGIORNO. Il 18 ottobre scorso è stato approvato dal Senato il disegno di legge n. 1013, contenente modifiche al decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche.
Il decreto-legge è stato emanato sull'onda emotiva dello «scandalo Telecom», relativo alle presunte intercettazioni abusive che l'autorità giudiziaria milanese ha poi specificato essere illecite acquisizioni di dati sensibili.
La vicenda Telecom è esplosa, peraltro, a seguito di una serie di situazioni che hanno sconcertato l'opinione pubblica per l'assunzione di una portata sempre più persecutoria e speculativa del fenomeno delle intercettazioni nei confronti di persone spesso assolutamente incolpevoli ed estranee alle indagini penali, che hanno visto sistematicamente e barbaramente vulnerata la sfera più intima della propria personalità, senza che tale pregiudizio risultasse adeguatamente giustificato da un effettivo interesse pubblico alla loro conoscenza.
Il fenomeno delle «intercettazioni» - per così dire - tout court illecite ha costituito il culmine di una escalationPag. 87incessante di pubblicazioni di stralci ed estratti di conversazioni telefoniche, coperti da segreto o comunque da vincolo di riservatezza.
L'ultimo ancor più grave episodio - finalizzato a costituire un vero e proprio dossieraggio sugli individui - ha dunque reso improrogabile una reazione volta a garantire la tutela di irrinunciabili diritti costituzionalmente rilevanti quali il diritto alla difesa, alla tutela della dignità della persona e alla riservatezza.
Tale esigenza traspare con evidenza meridiana dal testo del decreto-legge n. 259/2006, il cui nucleo fondamentale è quello di provvedere, nel più breve tempo possibile, alla distruzione di intercettazioni illegalmente formate o acquisite.
Le esigenze emergenziali sottese alla sua emanazione hanno suggerito, rectius imposto, la rinuncia a provvedere - in tempi così brevi - ad una risistemazione generale della disciplina delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, che contemplasse una seria rimeditazione della disciplina codicistica di cui agli articoli 266 e seguenti del codice di procedura penale.
L'ambito applicativo del decreto d'urgenza è circoscritto esclusivamente alle misure volte a contrastare la divulgazione dei contenuti delle «intercettazioni illecitamente effettuate» nonché dei «documenti formati attraverso la raccolta illegale di informazioni». Prova ne è che l'articolo 1 del decreto-legge 259/2006 interviene non già sui menzionati articoli 266 e seguenti del codice di procedura penale, bensì sull'articolo 240 codice di procedura penale, all'interno del quale hanno trovato collocazione le nuove disposizioni.
Si tratta, dunque, di un primo, ma comunque significativo, passo nella direzione di un più globale riassetto della materia, scevro da pretese di esaustività e capillarità nella sistemazione della disciplina in questione.
In particolare, muovendo dal presupposto che, comunque, nessuna norma e nessuna forma preventiva di controllo potessero azzerare completamente il rischio più grave - costituito dalla possibilità che siano proprio gli addetti alla sicurezza dei dati a violarla - si è inteso con la decretazione d'urgenza, da un lato, irrobustire l'apparato sanzionatorio, dall'altro, assimilare al trattamento già previsto per i documenti anonimi, gli esiti delle intercettazioni illecitamente effettuate e dei dati relativi al traffico telefonico illecitamente acquisiti.
Di qui la decisione di procedere alla distruzione da parte dell'autorità giudiziaria di tutti gli atti e i dati acquisiti o anche solo illecitamente detenuti.
A fronte, dunque, dell'intervento legislativo in parola ci si potrebbe chiedere se si debba temere una compressione di altri diritti costituzionalmente garantiti ed, in particolare, del diritto di cronaca. Non può che rispondersi in senso negativo, in quanto le notizie illecitamente acquisite, come osservato anche da autorevole dottrina, rivelano non solo un'illiceità genetica (la captazione, appunto) e un'eventuale illiceità strumentale (la rivelazione), ma anche una illiceità intrinseca derivante dal pericolo di destabilizzazione conseguente alla stessa esistenza di una massa circolante di dati e notizie che non avrebbero dovuto esistere.
Sul punto, la Corte di cassazione (con sentenza n. 4011 del 2006, Ricci) ha recentemente statuito che l'esercizio del diritto di cui all'articolo 21 della Costituzione possa agire - scriminandolo - solo sul contenuto (diffamatorio) della comunicazione diffusa, ma che non possa rendere non punibile la precedente attività di acquisizione fraudolenta di comunicazione o di divulgazione illegittima.
Anche il Garante della privacy ha, più volte, sensibilizzato gli organi d'informazione sulla necessità di rispettare il divieto di pubblicare i contenuti dei dossier illegali.
In conclusione, auspicando, in ogni caso, di pervenire ad una riforma organica della materia - che non sia dettata dalla mera esigenza di fronteggiare, peraltro, in via postuma, uno specifico (e si spera isolato) episodio di illecite acquisizioni di dati - si deve riconoscere che il presente Pag. 88decreto-legge costituisce un primo importante tassello per debellare concretamente il dilagare del fenomeno delle captazioni abusive.
Per le ragioni esposte, Alleanza Nazionale voterà a favore della conversione in legge del decreto.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, di questo decreto si può dire, ed è stato detto, tutto il male possibile. Italia dei Valori lo ha detto già in Commissione, ove ha presentato 15 emendamenti profondamente modificativi del procedimento, della norma sanzionatoria e di quella relativa alla sanzione pecuniaria per chi diffonde le notizie illegalmente acquisite.
Esaminiamo brevemente la situazione a cominciare dalla cronistoria.
Sotto l'onda emotiva dello scandalo Telecom sui tabulati e gli spionaggi, il Governo ha adottato un decreto-legge, approvato con vistose modifiche al Senato. Raramente un provvedimento è stato, come questo, frutto di un accordo condiviso tra i poli, tanto all'atto della sua emanazione, quanto nel testo votato all'unanimità dai senatori con la sola eccezione della Lega.
Nell'intenzione dei proponenti, il provvedimento si prefiggeva di tutelare la privacy dei cittadini ingiustamente colpiti da intercettazioni illecite (cioè non autorizzate da chicchessia) o dall'uso di atti e documento, come tabulati e strumenti informatici, attinenti a forme di spionaggio illegale. L'intento è lodevole. Quanto è venuto fuori ed è oggi alla nostra attenzione, invece, è cosa diversa, se non divergente, da quell'obiettivo. Il testo licenziato dal Senato, infatti, non appaga la mia coscienza di giurista, di deputato, di cittadino, per le vistose incongruenze contenute nella formulazione arrivata alla conoscenza della Camera dei deputati.
Orbene, le prime riserve riguardano il procedimento. Ho profonde riserve nei confronti del procedimento delineato! Se è giusto che debba essere il giudice, e non il pubblico ministero da solo, a distruggere i documenti, tutto il resto, e cioè la concreta costruzione dell'iter procedimentale, non è altrettanto accettabile. Dirò qui alcune delle principali ragioni.
1o) Il procedimento è esso stesso potenzialmente moltiplicatore di violazioni della privacy e di diffusione di notizie che si volevano, invece, tenere segrete, attraverso la distruzione degli atti e la punizione della semplice detenzione dei documenti da distruggere. Infatti, l'avviso alle parti interessate a comparire all'udienza è evidentemente finalizzato a portarle a conoscenza dell'accaduto. Ma poiché la cognizione degli atti non è limitata espressamente soltanto agli aspetti che singolarmente concernono ciascuna persona interessata, si ha la conseguenza che ognuna di esse potrebbe potenzialmente venire a sapere ciò che riguarda tutti gli altri: se l'intercettazione è illegale, la conoscenza del fatto illegale è resa legale proprio dal processo che la vuole evitare.
2o) La distruzione del materiale non è subordinata al consenso della parte interessata cui esso fa riferimento. Ma questa potrebbe scegliere di esercitare un'azione civile risarcitoria contro l'autore delle intercettazioni illegittime. Nella situazione descritta, non avendo essa facoltà di opporsi, con la distruzione essa si vede eliminata la prova dell'illecito. Sarebbe stato giusto, invece, consentirle di opporsi e di estrarre copia autentica degli atti comprovanti l'illecito al fine di produrli nella causa civile.
3o) Non sono previste tante udienze separate (anche se in rapida successione) quante sono le parti interessate per quanto concerne ciascuna di esse, o anche un'unica udienza suddivisa per ogni parte singolarmente Si disegna, invece, un'unica udienza «monstrum» per il caso in cui vi sia un gran numero di persone interessate, ciascuna delle quali saprebbe tutto di tutti.
Oltre queste principali riserve, che definirei di sistema, ne ho di profonde - in questo caso, più tecniche - nei confronti degli aspetti incriminatori, sia per le imperfezioni dell'articolo 3, sia perché esso andrebbe integrato con altre fattispecie riflettenti altrettanti illeciti ivi non previsti, ma parimenti importanti. Così come è inaccettabile che la sanzione pecuniaria a Pag. 89titolo di riparazione nei confronti del giornale che ha pubblicato notizie destinate a rimanere riservate sia commisurata al numero delle copie stampate e non di quelle vendute (dalle quali emerge l'entità effettiva del danno). Ritengo, inoltre, fondate le osservazioni dell'Unione delle Camere Penali, che motivatamente ha espresso serie obiezioni alla conversione del decreto, invitando alla legiferazione in via ordinaria all'interno delle complessive disposizioni sulle intercettazioni all'esame della Commissione giustizia.
In questa situazione ho presentato 15 emendamenti alla stessa Commissione nell'intento di porre rimedio alle più vistose incongruenze presenti nel testo venuto all'esame.
Sono consapevole che quanto finora detto avrebbe rappresentato la motivazione di una decisione contraria alla conversione del decreto nella sua attuale formulazione. E, tuttavia, la determinazione di ritirare i propri emendamenti, espressa dagli altri gruppi della maggioranza, ha costretto a rivedere questa eventualità. Ne ho parlato nel gruppo, ove è emersa l'ineluttabilità di restare legati al vincolo di coalizione per esigenze superiori. Perciò ho deciso di ritirare gli emendamenti. Ma alcune considerazioni, d'accordo col gruppo di Italia dei Valori, debbo farle.
In primo luogo, non capiamo le ragioni del ricorso al vincolo di maggioranza. Infatti, il Governo è al di fuori della vicenda politica che riguarda questo decreto-legge, avendo ottenuto l'accordo dei gruppi di maggioranza e di opposizione. E se la situazione è cambiata, nel senso che il procuratore della repubblica di Milano ha dichiarato che non vi sono intercettazioni illegali nell'indagine che esso sta. Conducendo sul caso Telecom, l'eventuale non conversione per il venir meno dell'urgenza non potrebbe chiamarlo in causa in nessun modo.
Se poi, invece, vi fossero elementi attinenti ad illegali intercettazioni allocati in altri fascicoli o altre procure, di cui si è sentito parlare nei corridoi, si avrebbe il dovere politico di dire quanto si sa per evitare di affidare una situazione così delicata al chiacchiericcio. In caso contrario, potrebbe alimentarsi il dubbio che una decisione di convertire comunque il decreto-legge, assunta concordemente da maggioranza ed opposizione, consegua alla volontà di coprire estese situazioni che noi non conosciamo. E questo non sta bene.
In secondo luogo, c'è da tutelare la dignità della Camera dei deputati, tanto della Commissione giustizia quanto dell'aula. Noi non possiamo ancora a lungo continuare a rinunciare alla nostra funzione di legislatori, accettando passivamente quanto ci viene trasmesso dall'altro ramo del Parlamento. Non ne faccio una questione di sciocco corporativismo. La questione è assai più seria: è che ogni deputato ha prima il diritto, poi il dovere, di esercitare il ruolo per il quale è stato eletto, con tutta la serietà, la professionalità e l'onestà che tale delicato ruolo impone: altrimenti la frustrazione ci assalirà e ci sarà difficile guardare a noi stessi con un minimo di autoconsiderazione, se non di autostima. E la politica non può essere il luogo della non serietà.
L'ordine del giorno oggi presentato ed accolto dal Governo esprime il profondo malessere espresso da Italia dei Valori. Esso è stato l'ultimo dei partiti, dell'Unione e dell'opposizione, a scendere dalla barricata e ad arrendersi dinanzi alla ragione politica che è di altri, e non nostra. Noi siamo legalitari e vogliamo le cose fatte bene e sempre siamo stati del tutto contrari alla preminenza della politica sulla corretta applicazione della legge, come accade per indulti, condoni, perdonismi e salvataggi, anche di parlamentari inquisiti.
Anche per questo, rifugiarci nell'intento di modificare questa legge a poca distanza dalla sua approvazione, nell'ambito della legge generale sulle intercettazioni pure in corso di esame in Commissione, non appare certo molto serio. Io, comunque, almeno prendo sul serio questo proposito e ripresenterò tutti gli emendamenti che ho ritirato nel decreto-legge, avvertendo che, qualora non ravvisassi un'effettiva Pag. 90volontà in tal senso, tutto il provvedimento che andassimo a scrivere potrebbe non avere il mio voto.
Con queste precisazioni, svolte con la fermezza che si deve ad una situazione ultimativa dopo la quale non c'è appello, d'accordo con il mio gruppo, annuncio che il dispositivo della nostra decisione sarà in contrasto con la motivazione finora svolta: come nelle sentenze suicide. Perciò, a malincuore, ed ancora solo per questa volta, e per ragion politica, Italia dei Valori si adeguerà al resto della coalizione votando a favore del testo così com'è al solo scopo di consentirne la conversione nei termini di legge: ma sarà l'ultima volta.
LUCIO BARANI. Il dilagare incontrollato di intercettazioni telefoniche pubblicate dai mass media ha ormai raggiunto livelli tali da poter essere definito un «sistema» diffuso di illegalità istituzionale sostenuto dalla collusione tra «magistratura» e «giornalismo». Non si tratta quindi solo di ignoti contro persone note. Il problema più grave è costituito da poteri legali e illegali contro il diritto alla libertà del Popolo Italiano.
La recente e ridicola vicenda di «Calciopoli» con sentenze pubblicate in anteprima dalla Gazzetta dello Sport, le password degli uffici giudiziari in mano ai giornalisti, come denunciato dal Ministro dell'Interno, la vicenda dei guardoni «Telecom» di cui si discute, l'accesso ai dai sensibili degli Italiani attraverso i troppi pseudoperatori nelle Agenzie delle entrate, le telecamere per controllare prostitute e clienti, il continuo linciaggio pubblico di persone che spesso non sono nemmeno indagate, il costo allo Stato per spiare il Savoia, il fatto che venga pubblicato continuamente in modo arbitrario ciò che non può essere reso pubblico, lo stesso Governo che incentiva la delazione fiscale tra vicini di pianerottolo e contro il proprio droghiere, mette in dubbio il fondamento stesso della democrazia e della libertà in Italia.
Come afferma il Senatore Antonio Polito (che sarebbe stato un ottimo ministro della giustizia), siamo «al rischio più grave che corre l'Italia dai tempi delle leggi speciali sul fascismo», e quindi noi Socialisti condividiamo la proposta che il senatore ha fatto per mettere in piedi una Commissione parlamentare di inchiesta sulle violazioni di legge e delle libertà personali causate dall'abuso giuridico e dalla pubblicazione illegale delle intercettazioni.
Da troppo tempo ormai viene stravolto tutto il concetto stesso di «giustizia», con una magistratura che è in gran parte inserita in un sistema di illegalità costituito dall'abuso quantitativo e temporale di uno strumento investigativo «eccezionale», che permette e alimenta il linciaggio pubblico, che viola, nell'uso indiscriminato del «detto» rispetto al «fatto» e al «dichiarato», la libertà di tutti gli italiani e i fondamenti del diritto. Come lo spinello di Livia Turco non risolve il problema della droga, ma l'aggrava per superficialità, così il fatto stesso di non mettere mano al problema generale del diritto inalienabile alla privacy, limitandosi ad intervenire solo se c'è qualche politico nelle intercettazioni, aggrava un problema che è ormai ineludibile: non esistono italiani liberi, ma solo in attesa di essere spiati.
Lo Stato deve poter mettere in chiaro queste cose, deve trovare le parole per una riforma dei nuovi diritti di libertà che i tempi moderni richiedono e chiedersi se le nuove tecnologie possono, a seconda del loro uso, liberarci dalle catene dell' ignoranza o renderci schiavi di tanti guardoni interessati.
Al di là degli emendamenti in materia di intercettazioni telefoniche che approviamo, in realtà poco abbiamo fatto e facciamo, appunto solo piccoli emendamenti, ad un problema ben più grave che differenzia un popolo di cittadini da un popolo di «clonati di Stato».
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI IN ESAME DELLA MOZIONE BANDOLI ED ALTRI N. 1-00041
Mozione n. 1-00041 - Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni.
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 20 minuti |
L'Ulivo | 55 minuti |
Forza Italia | 38 minuti |
Alleanza Nazionale | 25 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 15 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-UDEUR | 13 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 11 minuti |
Misto | 12 minuti (Minoranze linguistiche: 6 minuti; Movimento per l'Autonomia: 6 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1746-bis-A - voto finale | 563 | 562 | 1 | 282 | 311 | 251 | 28 | Appr. |
2 | Nom. | ddl 1838 - voto finale | 556 | 414 | 142 | 208 | 413 | 1 | 30 | Appr. |
3 | Nom. | nota variazione al bilancio 1747 | 551 | 551 | 276 | 314 | 237 | 30 | Appr. | |
4 | Nom. | nota variazione al bilancio-ter | 545 | 544 | 1 | 273 | 312 | 232 | 30 | Appr. |
5 | Nom. | ddl 1747 - voto finale | 561 | 561 | 281 | 317 | 244 | 30 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.