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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 81 di lunedì 4 dicembre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
La seduta comincia alle 10,35.
SERGIO D'ELIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 novembre 2006.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Aprea, Bersani, Bimbi, Bindi, Boco, Bonino, Brugger, Cento, Chiti, Cirino Pomicino, Colucci, D'Alema, Damiano, D'Antoni, De Castro, De Piccoli, Del Mese, Di Pietro, Donadi, Duilio, Fabris, Falomi, Fioroni, Folena, Forgione, Franzoso, Galante, Galati, Gasparri, Gentiloni Silveri, Landolfi, Lanzillotta, Letta, Levi, Lion, Lucà, Maroni, Mattarella, Melandri, Meloni, Meta, Minniti, Morrone, Mosella, Mussi, Oliva, Leoluca Orlando, Parisi, Pecoraro Scanio, Pinotti, Piro, Piscitello, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Reina, Rutelli, Santagata, Scajola, Stucchi, Tremonti, Villetti, Violante, Visco e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantatrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Pecorella; Forgione e Daniele Farina; De Zulueta ed altri; Suppa ed altri: Introduzione dell'articolo 613-bis del codice penale in materia di tortura (A.C. 915-1206-1272-1279) (Il deputato Pecorella ha ritirato la propria sottoscrizione dalla proposta di legge n. 915) (ore 10,41).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Pecorella; Forgione e Daniele Farina; De Zulueta ed altri; Suppa ed altri: Introduzione dell'articolo 613-bis del codice penale in materia di tortura.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 915 ed abbinate)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore deputato Pisicchio, presidente della Commissione giustizia, ha facoltà di svolgere la relazione.
PINO PISICCHIO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante Pag. 2del Governo, il provvedimento che viene sottoposto al nostro esame sembrerebbe evocare un nobilissimo e condiviso principio, privo però di un precipitato di attualità. Chi mai potrebbe - viene infatti da chiedersi - nell'Italia democratica e civile, nell'Italia dei valori umani, patrimonio di tutti, porre in punto di principio la questione della tortura se non in termini di esecrazione e di estraneità? Ebbene, questa estate abbiamo potuto leggere sulle pagine delle più autorevoli testate giornalistiche italiane dibattiti che, proprio in punto di principio, dichiaravano l'attualità di una riflessione sulla tortura rilanciata per effetto del fondamentalismo religioso che fomenta il terrorismo jihadista e da un'interpretazione, per così dire, pragmatista delle esigenze della sicurezza nazionale. Il tema era il seguente: di fronte al pericolo concreto di una nuova apocalisse, come quella dell'11 settembre, e alla possibilità, attraverso il ricorso allo strumento della tortura, di venire a conoscenza di informazioni fondamentali per salvare la vita a migliaia di persone, siamo così sicuri della nostra indeflettibile risposta negativa? Il relatore, e mi sembra di poter dire l'intera Commissione, hanno piena consapevolezza del proprio netto ed inequivocabile diniego, ma la questione, avanzata da un intellettuale finissimo come Panebianco e dibattuta da pensatori del calibro di Magris e Zagrebelsky, non è priva di concretezza. Così come non è privo di attualità il tema della normazione giuridica e dell'inclusione nel codice penale di un reato specifico di tortura.
Forse non appare inutile una riflessione per comprendere fino in fondo quanto l'idea di tortura, intesa come grande dolore fisico inflitto in vari modi e con diversi strumenti come punizione e come mezzo per estorcere confessioni, abbia interpellato filosofi, teologi e giuristi fin dalla più remota antichità come violenza incompatibile con la minima sensibilità umana.
Nella Roma repubblicana la tortura era applicata agli schiavi; solo con l'impero l'orribile sanzione si estese ai liberi, ma per crimini ritenuti all'epoca assai gravi come la lesa maestà, il veneficio, la magia. La tortura fu estranea invece alla cultura giuridica dei popoli germanici invasori, almeno in una prima fase, ma trovò un impiego nei secoli XI e XII anche all'interno del conflitto fra Chiesa ed eretici.
Già nel secolo XVI, teologi e filosofi cominciarono a protestare contro la tortura barbara e inutile e nel XVIII secolo la cultura positivista, in particolare quella italiana, scrisse pagine definitive al riguardo: Pietro Verri, Osservazioni sulla tortura, nel 1804; Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, nel 1764.
A partire dalla seconda metà del 1700, ad opera di Federico di Prussia abbiamo le prime illuminate scelte ordinamentali per l'abolizione della tortura. Alla Prussia fece seguito la Svezia e poi la Danimarca, il Baden, il Maclemburgo, la Sassonia e, nel 1767, la Russia di Caterina. La stessa Francia di Luigi VI sospese la tortura alla fine del 1700 - nel 1780 - e con la Costituente, nel 1789, la soppresse del tutto.
Nel Novecento, dopo la parentesi della seconda guerra mondiale, in cui venne sospeso ogni criterio di umanità e la Germania di Hitler contraddisse la sua antica tradizione giuridica antitortura, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, alla quale aderì l'Italia, previde specificamente il reato di tortura all'articolo 5: nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti. Lo stesso divieto venne incluso sia nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo, del 1950, sia nel Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966.
Tuttavia, vi è ancora un atto di diritto internazionale, il più importante, da cui discendono obblighi per il nostro paese, che va preso in considerazione: è la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti inumani o degradanti, firmata a New York il 10 dicembre del 1984. Secondo la Convenzione di New York, infatti, gli Stati sottoscrittori si obbligano a provvedere affinché qualsiasi atto di tortura costituisca un reato a tenore del Pag. 3suo diritto penale. Il testo unificato in esame è diretto ad introdurre nell'ordinamento italiano il delitto di tortura, dando efficace attuazione a quella Convenzione di New York ratificata dall'Italia con la legge 3 novembre 1988, n. 498.
Va detto che, ai fini dell'esecuzione della Convenzione, il legislatore del 1988 non ritenne necessaria l'introduzione nel nostro ordinamento di una specifica fattispecie penale. A questa conclusione si pervenne ritenendo che le condotte riconducibili alla definizione di tortura, sancita dall'articolo 1.1 della Convenzione, fossero comunque riferibili a fattispecie penali già previste dalla legge italiana, come ad esempio quelle dirette a punire l'omicidio, le lesioni, le percosse, la violenza privata o le minacce. Per questa ragione, non si ritenne necessario accompagnare la ratifica con una norma di attuazione interna e, in particolare, con la previsione di un nuovo delitto di tortura.
A distanza di circa diciotto anni, si è avvertita l'esigenza di rivedere quella scelta, considerato che la legislazione vigente non sembra punire in maniera adeguata tutte le condotte riconducibili alla nozione di tortura, così come intesa non soltanto dalla Convenzione di New York ma dal comune sentire. In tale nozione rientrano anche alcuni comportamenti disumani e degradanti della dignità umana che non sono pienamente riconducibili alla nozione di violenza o di minaccia elaborata dalla nostra giurisprudenza. Tra queste nozioni e quella di tortura vi sarebbe una zona grigia. Se così fosse, questa zona grigia sostanzialmente si tradurrebbe in una violazione della Convenzione ONU del 1984.
L'esame in sede referente è stato avviato prendendo spunto da una proposta di legge che riproduceva una proposta presentata nella XIV legislatura. A tale proposito, ricordo che nella scorsa legislatura la Camera si è occupata a lungo del tema, senza tuttavia pervenire all'approvazione di un testo. In effetti, individuare una formulazione della fattispecie del delitto di tortura che, al contempo, soddisfi l'esigenza di determinatezza del contenuto e di completezza della portata applicativa è un'operazione che presenta una serie di difficoltà che rischiano di compromettere il risultato da tutti auspicato: assicurare una risposta penale adeguata a fatti di estrema gravità. Non è un compito semplice addivenire ad una formulazione della fattispecie del delitto di tortura che, da un lato, sia pienamente conforme alla definizione operata dalla Convenzione e, dall'altro, consenta di definire, in termini sufficientemente precisi, gli aspetti tipici della nuova ipotesi di reato, con specifico riferimento ai soggetti attivi e passivi, alla natura e ai contenuti delle condotte perseguibili e alle finalità cui esse siano indirizzate.
A ciò si deve aggiungere anche la consapevolezza che le situazioni tipiche descritte nella fattispecie potrebbero subire effetti distorti a causa di un'interpretazione estensiva che potrebbe colpire soggetti o condotte, ovvero riguardare fatti che, per esempio, nell'esercizio di pubblici poteri istituzionali dovrebbero essere ritenuti legittimi o contenuti in termini effettivi di rispetto della legalità.
Il lavoro della Commissione, svolto avendo come punto di partenza la definizione sancita dall'articolo 1.1 della Convenzione di New York, ha prodotto un testo unificato, composto da un solo articolo, che stabilisce che è punito con la pena della reclusione da quattro a dodici anni chiunque, con violenza o minacce gravi, infligga ad una persona forti sofferenze fisiche o mentali, allo scopo di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni su un atto che essa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto, ovvero allo scopo di punire una persona per un atto che essa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto, ovvero per motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa o sessuale. La pena è aumentata se tali condotte sono poste in essere da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio, ovvero se dal fatto deriva una lesione grave o gravissima. Nel caso in cui ne derivi la morte la pena è raddoppiata.Pag. 4
Non si è ritenuto necessario precisare che il fatto non è punibile se sono inflitti sofferenze o patimenti come conseguenza di condotte o sanzioni legittime ad esse connesse o dalle stesse cagionate, in quanto si tratterebbe di fattispecie scriminante in base ai principi generali di diritto penale.
La fattispecie è caratterizzata, dunque, da tre elementi: la condotta di violenza o di minaccia, l'evento dell'inflizione di forti sofferenze fisiche o mentali e il dolo specifico. Tale scelta non è stata da tutti condivisa in Commissione, in quanto ad alcuni è apparsa troppo restrittiva rispetto alla nozione di tortura, mentre ad altri è sembrata così eccessivamente elastica da ricondurvi anche ipotesi del tutto estranee a tale nozione, fino a ricomprendervi attività che attualmente, in maniera del tutto lecita, sono poste in essere dalle forze di polizia.
In realtà, la formulazione adottata, per quanto migliorabile in via emendativa, sembra evitare i rischi da taluni paventati. È vero che, per evitare qualsiasi lacuna applicativa, si sarebbe potuta utilizzare la formulazione propria dei reati a condotta libera, i quali sono caratterizzati non tanto dalla modalità della condotta, quanto, piuttosto, dall'evento causato (l'omicidio, per esempio). In tale maniera, la modalità della condotta sarebbe irrilevante. Ciò che conta è la realizzazione di un determinato evento e la finalità della condotta.
L'opzione per il reato a condotta libera non è stata effettuata perché presuppone un'adeguata determinatezza e specificità dell'evento che, nel caso del delitto di tortura, non vi può essere, trattandosi di un reato che, in astratto, è riconducibile ad altre figure di reato. Per tale ragione, si è ritenuto che la condotta debba concretizzarsi in un'attività violenta o di minaccia grave. Per evitare ulteriori dubbi interpretativi, si è specificato che le sofferenze fisiche o mentali prodotte debbano essere forti, utilizzando la terminologia adottata dalla Convenzione di New York.
Altro elemento è il dolo specifico. Il reato sussiste non solamente se è posta in essere una certa condotta e da questa sia scaturito un certo evento, ma se la condotta era sorretta da una particolare finalità, che la norma descrive dettagliatamente.
Dalla definizione di tortura della Convenzione quella della proposta di legge in esame si differenzia, tuttavia, parzialmente, in primo luogo sotto il profilo del soggetto attivo del reato. Mentre la prima configura un reato proprio, cioè un reato che può essere commesso esclusivamente da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisce a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito, la seconda, invece, configura un reato comune, in quanto il reato può essere commesso da chiunque. La portata della nozione di tortura della proposta di legge sarebbe, dunque, anche più ampia di quella della Convenzione. Si tratta di una scelta che, se è vero che rischia di ampliare eccessivamente la fattispecie, fino a ricomprendervi anche ipotesi che, forse, sono estranee alla comune nozione di tortura, ha il pregio di ridurre sensibilmente quell'area grigia del diritto penale che, in alcuni casi, finisce nel tradursi in una vera situazione di impunità.
Su questo punto l'Assemblea potrà riflettere. Dovrà chiedersi se dalla circostanza che il soggetto attivo del reato non debba essere necessariamente un pubblico ufficiale possa derivare, come conseguenza, la possibilità di far rientrare nella fattispecie di tortura anche il caso in cui i patimenti disumani o le sofferenze gravi siano finalizzati ad ottenere dalla vittima informazioni circa un fatto attinente esclusivamente alla sua sfera privata ovvero a punire la medesima per avere commesso tale fatto. Occorre valutare se il delitto di tortura debba sostanziarsi, comunque, in un abuso dell'esercizio dei pubblici poteri ovvero se possa esaurirsi anche nell'ambito strettamente privato dei soggetti coinvolti.
PRESIDENTE. Onorevole Pisicchio...
PINO PISICCHIO, Relatore. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente.Pag. 5
Onorevoli colleghi, questo provvedimento giunge all'esame dell'Assemblea con i caratteri che abbiamo sommariamente descritto. Il relatore è consapevole del fatto che, in questo caso più che in qualsiasi altro, sarà la coscienza di ognuno e non la pregiudizialità ideologica a fornire il criterio per il voto. Con questa consapevolezza, dunque, siamo giunti in Assemblea con spirito aperto, per discutere e valutare insieme ma anche per approvare una norma necessaria per colmare un vuoto che rischia di essere un vuoto di civiltà.
PRESIDENTE. Mi dispiace, presidente Pisicchio, ma non c'è stato il tempo sufficiente perché lei potesse illustrare l'intera relazione. Tuttavia, la Presidenza autorizza la pubblicazione del testo integrale della sua relazione in calce al resoconto della seduta odierna, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
PINO PISICCHIO, Relatore. La ringrazio, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che stiamo esaminando corrisponde - come ricordato dal relatore - ad un obbligo giuridico internazionale, dando seguito, nel nostro ordinamento, alla ricordata Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984, ratificata dall'Italia fin dal 1988, e ad altri precedenti atti, approvati anche in sede europea. Sbaglieremmo, però, a considerarlo una mera formalità burocratica. Non deve sfuggire, infatti, che l'introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura contribuisce a chiarire i limiti dell'esercizio della forza da parte dei pubblici poteri, distinguendo nettamente pratiche e comportamenti attuati nel normale esercizio delle funzioni di polizia da altri che, per caratteristiche, sistematicità e - aggiungerei - anche efferatezza, ricadono nella definizione della Convenzione che, non a caso, come ricordava anche il relatore, riprendiamo quasi testualmente nell'articolato.
Intendiamo introdurre il reato di tortura nel titolo XII del codice penale in quanto delitto contro la persona, non ritenendo sufficiente quanto disposto singolarmente e tutelato da altri articoli, quali l'articolo 606 (arresto illegale), l'articolo 608 (abuso di autorità contro arrestati o detenuti), l'articolo 609 (perquisizione e ispezione personali arbitrarie), l'articolo 581 (percosse), l'articolo 582 (lesione personale) e così via. Si potrebbe andare avanti a lungo.
Ad elisione preventiva, per così dire, di possibili ma strumentali obiezioni, ricordo anch'io che è palese come non sia assoggettabile alla norma che stiamo per introdurre nel codice penale il caso delle sofferenze derivanti dall'applicazione di una sanzione legale o ad essa accessoria. Pure, la norma è volta anche, con evidenza, a tutelare i detenuti e svolge una funzione simbolica e deterrente verso la forte sofferenza fisica o mentale.
Mi preme ricordare come di particolare rilevanza che nella proposta di legge presentata dal gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, con un'accentuazione del carattere proprio del reato, era contenuta anche la previsione del pubblico ufficiale che istiga altri alla commissione del delitto o si sottrae volontariamente al suo impedimento o acconsente tacitamente all'accadere dello stesso. Nel testo unificato in discussione manca questa disposizione, che avrebbe indubitabilmente agito come un più stringente richiamo alle funzioni di vigilanza proprie della funzione pubblica.
La memoria va ad episodi recenti della storia del paese - e la discussione sarebbe lunga e credo aspra, ma non essenziale in questa sede, attorno ai fatti di Genova del Pag. 62001 - ma anche al contesto internazionale dove, da Guantanamo ad Abu Ghraib, la realtà ha imposto una riflessione urgente superando la peggiore fantasia. Se qualcuno, per legittimare quei contesti e quelle metodiche, ha provato a contrabbandare la tortura come male minore, se non necessaria opzione a contrasto del terrorismo, o, peggio, come pratica inevitabile entro un presunto scontro di civiltà, questo passo che ci apprestiamo a compiere assume il senso ed il profilo di una forte presa di posizione contraria, nonché di un richiamo ai valori che informano la Costituzione della Repubblica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, ho ascoltato la relazione del presidente Pisicchio: è stata una relazione esaustiva, completa e corretta con riguardo ai lavori della Commissione. Quest'ultima ha analizzato in modo attento e preciso le linee del reato che si intende introdurre nel codice penale. Chiaramente, nel merito vi sono alcune riserve.
Quando si ha l'obiettivo di introdurre un nuovo reato nell'ambito del codice penale, di individuare una nuova figura delittuosa, è necessario svolgere alcune considerazioni. Innanzitutto, bisogna analizzare la dottrina maggioritaria che sostiene che oggi il nostro codice non può più sopportare un'introduzione momento per momento di nuovi reati senza una riforma organica, che è allo studio e di cui si avverte sempre più la necessità. Molte, quindi, sono le riflessioni che dovremmo svolgere in sede di discussione. In primo luogo, bisogna stabilire quali sono i beni e gli interessi giuridici da proteggere, che l'ordinamento deve tutelare attraverso l'individuazione di tale reato. Si tratta sicuramente di beni ed interessi giuridici tutelati dalla Costituzione, attinenti alla libertà psichica contro influenze esterne, istituzionali e non.
Per quanto riguarda il panorama normativo internazionale, il relatore ha ricordato la Convenzione di New York del 1984, che dà una definizione precisa e netta di tortura dichiarando anche cosa la Convenzione stessa si attendesse dagli Stati dall'introduzione dei nuovi reati di tortura. Nel 1988 il legislatore italiano ha compiuto la scelta di non arrivare all'introduzione del reato di tortura motivandola sul presupposto che vi fossero figure delittuose la cui previsione era già in grado di tutelare i beni e gli interessi che si intendeva tutelare attraverso l'introduzione del reato di tortura. È chiaro che non possiamo condividere tale scelta perché siamo in presenza di una zona grigia: in alcuni casi vi sono comportamenti disumani e degradanti della dignità umana non riconducibili alla nozione di violenza e di minaccia elaborata dalla giurisprudenza. Si tratta di una zona grigia, di una lacuna dell'ordinamento, alla quale si punta a porre rimedio.
È importante, tuttavia, individuare il modo con cui si intende colmare tale lacuna. Occorre esaminare, dunque, la condotta che, sulla base del testo unificato delle proposte di legge al nostro esame e delle proposte emendative presentate in sede di Commissione, è emersa in seguito al dibattito svolto in sede referente.
Ricordo che l'onorevole Pecorella aveva presentato una proposta di legge (A.C. 915) che era aderente - forse anche in maniera letterale - allo spirito della Convenzione di New York del 1984 per ciò che attiene, per l'appunto, alla definizione di tortura.
Il testo di tale provvedimento, nel corso dell'esame in sede referente svolto dalla II Commissione, è stato profondamente mutato. È stata mantenuta l'individuazione di un reato comune. Ritengo giusto ciò, poiché pensare di restringere la materia ad un reato proprio avrebbe sicuramente escluso la tutela contro determinate azioni concernenti soggetti non istituzionali (mi riferisco alle organizzazioni paramilitari, tanto per riprendere un esempio emerso in sede di Commissione), e comunque avrebbe escluso anche quei rapporti tra privati cittadini che potessero configurarsi in termini di tortura.Pag. 7
Il punto fondamentale della modifica apportata in sede referente che giudichiamo sbagliato, tuttavia, è proprio la trasformazione dell'illecito in oggetto da reato a forma libera a reato a forma vincolata. Come ha spiegato bene in precedenza il relatore, alcuni parlamentari, in sostanza, hanno ritenuto tale illecito un reato «privo di evento»; si è considerato necessario, quindi, giungere ad una modifica della formulazione recata dall'originaria proposta di legge, prevedendo un reato a forma vincolata. In luogo della espressione «tortura fisica o mentale» - la quale sottopone, come recitava la proposta di legge Pecorella, una persona a patimenti disumani o a sofferenze gravi - sono stati introdotti, dunque, i termini «violenza o minacce gravi». È stata individuata, pertanto, una modalità di condotta.
Vorrei osservare, tuttavia, che, così facendo, sorgono alcuni problemi. Innanzi tutto, si parla di «minacce» e non di «minaccia», ritornando così al dibattito che ha paralizzato l'iter del provvedimento volto ad introdurre, nel nostro ordinamento penale, il reato di tortura nel corso della passata legislatura. Ricorderete bene, infatti, che nella scorsa legislatura venne approvata una proposta emendativa che evidenziava la necessità, affinché si configurasse un reato del genere, che le minacce fossero reiterate. Ebbene, in tal modo si paralizzò la discussione ed il provvedimento tornò in Commissione.
Ecco: prevedere la forma plurale - «minacce» anziché «minaccia» - ci fa chiaramente ritornare nella stessa situazione. Mi sembra di ricordare che il centrosinistra tuonò contro la soluzione prevista da tale proposta emendativa. Rammento anche che l'onorevole Finocchiaro (oggi senatrice) fece un esempio molto chiaro e lucido, evidenziando che poteva esservi una tortura anche con una sola minaccia. L'onorevole Finocchiaro, infatti, citò il caso di una mamma alla quale venne minacciato di far assistere il figlioletto di tre anni alle torture da lei subite. Si trattava di una sola minaccia, eppure era una tortura forse ancor più grave di quella che poteva essere inflitta attraverso una violenza.
Con l'attuale formulazione del testo, tuttavia, si rischia di sbagliare sia per difetto, sia per eccesso. Si può sbagliare per difetto perché, se parliamo di violenza e di minacce, rischiamo di escludere le condotte omissive. Non dimentichiamo, infatti, che tale illecito è diventato un reato attivo e non è più contemplata l'omissione, poiché se si parla di violenza e di minacce, si tratta esclusivamente di comportamenti attivi.
Intendo riferirmi, invece, a condotte omissive non violente e non minacciose. Pensiamo, ad esempio, ad un soggetto che venga lasciato per ore ed ore in piedi, al fine di indurlo a confessare; alla persona alla quale non venga dato da mangiare; al soggetto che venga lasciato al buio per interi giorni; alla persona che venga nutrita soltanto con acqua e sale. Ebbene, sono tutte condotte che non configurano una violenza o delle minacce, ma che potrebbero chiaramente rientrare nello spirito che, nell'ambito della definizione del reato di tortura, ha animato la citata Convenzione di New York.
Ma si rischia di sbagliare anche per eccesso, perché, andando ad individuare delle semplici minacce o una semplice violenza come presupposti del reato di tortura, si lascia alla discrezionalità dell'interprete e, quindi, del giudice, un'ampia attività di analisi e di valutazione. In questo, soccorre il parere della I Commissione affari costituzionali, che ha rilevato come la definizione del reato di tortura recata dal nuovo articolo 613-bis, a causa della formulazione della condotta concretante il reato, potrebbe presentare profili di criticità in riferimento al principio della determinatezza della fattispecie penale. Come ha già evidenziato il relatore, quindi, c'è una difficoltà di analisi, per cui bisogna riuscire a valutare la formulazione in modo preciso e puntuale.
È stata, poi, eliminata l'esclusione della punibilità laddove le condotte siano commesse nell'ambito dell'adempimento di un dovere. È vero che vi è una discriminante Pag. 8generale che può coinvolgere tutte queste fattispecie, però è chiaro che il legislatore e la Convenzione di New York avevano previsto queste ipotesi e ritengo che vi fosse una logica nel continuare a prevederle anche nella norma di recepimento.
È stata altresì eliminata la procedibilità universale, perché la gravità del delitto di tortura rendeva opportuno inserire tale fattispecie tra quelle che, ai sensi dell'articolo 7, numero 5, del codice penale, sono punite dalla legge italiana indipendentemente dal luogo ove sono commesse e dalla nazionalità del reo o della vittima. Tale disposizione si fonda sul principio di universalità, per cui ai delicta iuris gentium, tra i quali rientra anche la tortura, viene applicata la legge nazionale anche quando il fatto è commesso all'estero (vi è, quindi, una sorta di extraterritorialità). Si prevede, pertanto, che per il delitto di tortura vi sia un'estensione della giurisdizione italiana; questa disposizione, però, è stata cancellata. Ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Daniele Farina, il quale ha evidenziato, anche se solo in modo unidirezionale, casi che avvengono all'estero. È chiaro che l'abolizione di questa previsione significa che, anche dal punto di vista del nostro legislatore, lo Stato italiano voglia «lavarsi le mani» rispetto a situazioni analoghe.
È stata cancellata anche la norma sull'immunità, secondo la quale non poteva essere assicurata l'immunità diplomatica ai cittadini stranieri sottoposti a procedimento penale o condannati per il reato di tortura da un'autorità giudiziaria straniera o da un tribunale internazionale. In tali casi, lo straniero è estradato verso lo Stato nel quale è in corso il procedimento penale o è stata pronunciata sentenza di condanna per il reato di tortura o, in caso di procedimento davanti ad un tribunale internazionale, verso lo Stato individuato ai sensi della normativa internazionale vigente in materia. Anche questa norma non è più presente nel testo e sarebbe utile che fosse nuovamente inserita.
Per ciò che attiene alla pena, inizialmente era prevista una pena da uno a quindici anni, chiaramente non rispondente al principio di tassatività. La Corte costituzionale, in più circostanze, ha evidenziato come non si possa lasciare una così ampia discrezionalità all'interprete. È evidente che si tratta di una pena che, se interpretata in modo troppo estensivo, rischia di aumentare la punibilità per quello che attiene alla pena minima per la quale sarebbe necessario, forse, consentire una discrezionalità maggiore all'interprete e, quindi, al giudice.
In conclusione, l'obiettivo del nostro gruppo è quello di ritornare allo spirito originario della Convenzione e gli emendamenti che presenteremo andranno in questa direzione. Si cercherà, nel corso della discussione, di reintrodurre quelle disposizioni che avevano consentito all'onorevole Pecorella di supportare la sua iniziativa legislativa, eliminando quegli errori che, il 5 ottobre scorso, lo hanno indotto a ritirare la firma da una proposta di legge che non riteneva più conforme allo spirito che l'aveva informata inizialmente.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Suppa. Ne ha facoltà.
ROSA SUPPA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, come è già stato osservato, la proposta di legge all'esame della Camera è volta ad introdurre nel nostro codice penale il reato di tortura in ottemperanza a quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti, firmata a New York il 10 dicembre 1984 e ratificata dall'Italia il 3 novembre 1988. Si tratta di una Convenzione che rendeva esplicito e cogente il divieto di praticare la tortura, già contenuto nella Dichiarazione universale dei diritti umani adottato fin dal 1948. Dalla Convenzione sono trascorsi ormai 22 anni e quasi 20 anni da quando l'Italia, ratificandola, ha assunto in modo solenne un impegno che non è stato ancora onorato.
La mancata introduzione del reato di tortura è stata più volte denunciata e criticata dagli organismi internazionali di Pag. 9controllo sul rispetto dei diritti umani, sia dal Comitato contro la tortura sia da altri organismi ed associazioni umanitarie internazionali, nonostante la nostra Costituzione, la nostra Carta fondamentale, in modo chiaro, netto e deciso, proibisca ogni trattamento crudele e inumano, rinviando poi al legislatore ordinario la previsione della normativa contro tutti coloro che, abusando della loro autorità, fanno uso della violenza nei confronti di persone limitate nella loro libertà.
Questo vuoto - che, come ben diceva il presidente Pisicchio, non è solo normativo, ma anche e soprattutto culturale - non può essere giustificato dall'esistenza nel nostro ordinamento di altre disposizioni che sanzionano i delitti contro l'integrità fisica, l'abuso di autorità, i maltrattamenti o quant'altro. In questo modo, infatti, resterebbero impunite tutte le torture più raffinate, come quelle psicologiche, che provocano un male difficile da scoprire in un'aula di un tribunale o da far risultare da un referto medico; invece, la tortura è qualcosa di molto diverso dai singoli atti di violenza. Questo sia chiaro ed inequivoco! La tortura è un'altra cosa: è un crimine contro l'umanità; è una pratica medievale; è un infierire contro coloro che si trovano in una condizione di debolezza, cioè contro persone delle quali non si conosce ancora la colpevolezza; è una violazione grave dei diritti umani fondamentali.
Comunque la Convenzione che l'Italia ha ratificato - come detto - imponeva la previsione di una figura delittuosa specifica e autonoma, non della copertura più o meno completa dei fatti costituenti tortura mediante fattispecie generiche e, soprattutto, imponeva la previsione di pene congrue rispetto alla gravità di tale reato.
Sicuramente anche oggi e forse anche in quest'aula - mi auguro di no - potrebbe esserci da parte di qualcuno la sottovalutazione di questa proposta o peggio l'indifferenza, magari per la superficiale convinzione che quello della tortura sia un problema di altri paesi e non nostro, non un problema dell'Italia. Siamo proprio convinti di ciò? È il dubbio che è emerso proprio nella relazione del presidente Pisicchio.
Abbiamo visto, di recente, troppi orrori; non orrori nascosti, ma orrori mostrati, orrori esibiti, orrori ostentati, orrori ripresi. Né possono sottacersi i rischi cui è soggetta una donna che può subire tortura. Infatti, come spesso - troppo spesso - accade, lo stupro diventa una forma estrema di tortura.
Stiamo vivendo una fase storica molto delicata, nella quale sembra emergere drammaticamente la contrapposizione tra libertà e sicurezza. È una fase nella quale i diritti umani, nella loro massima garanzia, potrebbero essere letti addirittura come un ostacolo al perseguimento degli obiettivi di sicurezza.
Allora, onorevoli colleghi, se anche il problema non riguardasse il nostro democraticissimo paese, è il momento di rilanciare con forza il principio della inderogabilità assoluta dei diritti umani; e l'Italia può e deve svolgere un ruolo di primo piano. Altro che farsi comminare moratorie per l'inadempimento della Convenzione!
Onorevole Costa, al di là delle formulazioni e dei tecnicismi giuridici, discuteremo su questo tema e troveremo proposte condivise. L'importante è che nel nostro codice sia previsto il delitto di tortura.
Anzi, vado oltre: auspico che, quanto prima, possa essere ratificato il Protocollo addizionale aggiuntivo sulla tortura, firmato dall'Italia nell'agosto 2003, consentendo anche visite ispettive di comitati internazionali nei luoghi di detenzione. Queste previsioni devono essere diffuse, devono essere oggetto di discussione! Non può passare tutto sotto silenzio, come pure è successo per l'importante e buona legge n. 6 del 31 gennaio 2002, che ha introdotto il reato di tortura nel codice penale di guerra, ma che estende l'applicazione a tutti i corpi di spedizione all'estero per operazioni militari armate, anche in tempo di pace.
Non mi soffermo sul contenuto del provvedimento, perché lo ha fatto molto bene il relatore. Mi preme, però, sottolineare Pag. 10alcuni aspetti rispetto ai quali il mio gruppo (personalmente, ho anche presentato una proposta in merito) ha fornito un contributo. In primo luogo, mi riferisco alla collocazione del reato nel libro secondo, titolo XII, capo III, sezione III, del codice penale. Non è una collocazione solo tecnica, ma è importante perché vi è la previsione dei delitti contro la persona, che aggrediscono la libertà di autodeterminazione. È una collocazione molto particolare che, secondo noi, dice molto su come vediamo il reato di tortura.
Altro elemento caratterizzante della nascente fattispecie criminosa è la presenza del dolo specifico - lo scopo estorsivo - che differenzia in modo netto il reato in esame dalle altre fattispecie criminose.
Il delitto viene delineato come reato comune, cioè come un reato che può essere commesso da chiunque; ma, su mia proposta, accettata dalla Commissione, è stato previsto un notevole incremento di pena qualora l'autore del fatto sia un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio.
Vi è un'esigenza di tutela del corretto svolgimento delle attività processuali, in vista dell'accertamento della verità, che concorre con quella ovvia, già più volte ribadita, di tutela della dignità e dell'integrità personale. È appena il caso di ricordare che la verità non è mai conseguibile eludendo le garanzie processuali. Anzi, rimane attuale l'idea dei grandi giuristi, in particolare del Beccaria, per il quale la tortura è spesso il modo di assolvere gli scellerati forti e, magari, condannare gli innocenti deboli.
In questa sede, però, in conclusione del mio intervento, voglio ribadire la massima fiducia negli organi di polizia e nella magistratura e la convinzione ferma che l'applicazione di tali norme in Italia sarà del tutto marginale. Ma sono anche sicura che l'introduzione di questo reato potrà qualificare l'attività di questa legislatura e contribuirà a rendere il nostro democraticissimo, civilissimo paese ancora più democratico e civile (Applausi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi e colleghe, l'istituenda norma incriminatrice speciale, di cui oggi stiamo parlando, colma una grave lacuna che persiste da molti anni all'interno del nostro ordinamento penale: ciò è stato rilevato anche da chi mi ha preceduto stamane nella successione degli interventi.
Si può fare un'analisi tecnica di questa norma, ma le argomentazioni dei colleghi che hanno preceduto il mio intervento credo siano state sufficientemente esaustive in questo senso.
È chiaro che la scelta di rappresentare la fattispecie in parola come reato comune, anziché come reato proprio, ha una valenza politica; la previsione di un'aggravante specifica nel momento in cui il reato divenisse reato proprio è ulteriore significato di una visione politica. Quindi, credo che dovremmo svolgere una riflessione di ordine politico partendo dalla nostra Costituzione, una delle più illuminate, notoriamente ed oggettivamente, a livello planetario, per quanto concerne le garanzie di libertà. Si tratta, infatti, di una Costituzione nata posteriormente ad un periodo nel quale le garanzie di libertà sono state soppresse non solo nel nostro ordinamento, ma anche, largamente, in quasi tutti gli ordinamenti europei.
Finalmente diamo corso ad una previsione di libertà completando la sua tutela, che è presente e che ha fondato lo Stato di diritto, costituito sui principi di sicurezza e di legalità e concepito come associazione di cittadini che mettono in comune alcuni servizi e funzioni per garantire il loro libero e pacifico sviluppo.
Il momento storico in cui viviamo è caratterizzato dalla globalizzazione, dai trafficanti di persone, dagli sfruttatori di bambini nei cantieri notturni, dallo sfruttamento delle donne su scala quasi imprenditoriale. L'ondata di ritorno di una serie di fattispecie - di condotte, direi -, che non eravamo più abituati a prendere in considerazione, ci mette ulteriormente Pag. 11dinanzi alla necessità di colmare una lacuna e di dare una risposta da Stato di diritto, secondo i principi di sicurezza e legalità, all'intero ordinamento sociale.
Dobbiamo, vogliamo e possiamo fornire una risposta alle nuove emergenze; questa previsione di reato - un nuovo reato, la tortura - rappresenta una forte risposta dello Stato ad alcune situazioni invasive non più tollerabili. Non è pensabile che nel terzo millennio, nella civilissima Italia, paese che è sempre stato definito la culla del diritto, si debba assistere a fenomeni di sfruttamento di manovalanza minorile. Spesso e sovente abbiamo notizia di bambini di quattro, cinque, sei, sette anni chiusi all'interno di capannoni, per venti, ventidue ore al giorno, intenti a realizzare scarpe. Ciò non si verifica in Indocina o in qualche altro angolo sperduto del mondo, ma in Italia, nella civilissima Italia.
Abbiamo notizia di violenze terribili a danno di donne da parte di soggetti che, evidentemente, non hanno ancora avuto modo di confrontarsi a pieno con ciò che noi intendiamo come Stato di diritto. È necessario essere forti, dare una risposta decisa, rendere attuale la forma Stato e, soprattutto, aprirsi al mondo per dare un segnale di solidità.
Non possiamo accettare comportamenti che contrastino con tutte le nostre regole fondamentali. Questo fenomeno in qualche modo si è già verificato - insisto sull'aspetto internazionale - molti secoli fa, quando l'ordinamento romano fu travolto dalle invasioni barbariche: unni, visigoti, soggetti che erano abituati all'ordalia, a definire la verità per mezzo di un conflitto armato. Chi vince ha dalla sua parte la divinità e, quindi, non può che essere nel vero!
Questo è un esempio ed anche un paradosso: noi abbiamo conquistato in venti secoli di storia un ordinamento giuridico che avanza quotidianamente, che ha una funzione solo se è in grado (in questo senso più largamente per le forze di centrosinistra) di anticipare ciò che serve, cioè di rispondere ad un'emergenza prima che questa diventi dramma, non con finalità repressive, ma con finalità preventiva marcata.
Vorrei ringraziare tutti i membri della Commissione, tutti coloro che hanno lavorato appassionatamente sull'argomento, perché l'introduzione di una nuova fattispecie di reato non è semplicemente un fatto tecnico, ma si tratta di una risposta politica ad un problema di sicurezza generale presente nello Stato che spesso ci vede (anche noi siamo Stato) carenti sotto questo profilo.
Non voglio ricordare i fenomeni di violenza inaudita cui abbiamo assistito negli scorsi mesi. Me ne viene in mente uno per tutti: l'uccisione di una ragazza che sfidava le convenzioni sociali, l'autorità paterna, metteva in discussione alcuni principi. È un punto sul quale lascio pronunciare chi è fornito di certezze: io non ne ho così tante.
Lo Stato di diritto è tale se allontana, scoraggia, punisce tutti coloro che offendono la vita umana, che nella nostra Costituzione noi, i nostri padri hanno concepito come fondamento unico, quindi lo scopo finale dell'associazione Stato.
Ringrazio, quindi, il presidente relatore per l'ottimo contributo offerto, tutti i colleghi che hanno appassionatamente partecipato a questo dibattito. Credo che un'esposizione che verta solo sul tecnicismo sia poco esaustiva della problematica che oggi affrontiamo.
In ogni caso, voglio ricordare a chi mi ha preceduto criticamente che, per verificare la rispondenza alla necessità di una fattispecie penale, è necessario sistematicamente che quella fattispecie penale sia applicata, che trovi applicazione a fronte delle necessità avvertite per vedere se essa coincide con la domanda di giustizia, con il punto interrogativo che ci viene fornito.
Credo che il nostro sia un buon testo e che possa fornire una risposta significativa. Chiaramente offro la mia disponibilità ad eventuali interventi successivi correttivi laddove ve ne fosse bisogno, perché lo spirito che ci anima non è uno spirito di corpo, di blocco tale da rendere immodificabile una decisione adottata, anzi, è Pag. 12esattamente il contrario. Pensiamo di fare una buona cosa, siamo pronti a mettere a punto qualche congegno, ad introdurre qualche modifica laddove divenisse necessaria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, L'Ulivo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervenendo nella discussione sulle linee generali relativa alla proposta di introduzione nel nostro ordinamento della fattispecie del reato di tortura, così come previsto nel testo unificato licenziato dalla Commissione giustizia, sembra opportuno, sin dalle prime battute della presente discussione, evidenziare l'indubbia opportunità di dare luogo alla suddetta innovazione legislativa. Infatti, nonostante la gravità ed eclatanza sociale degli episodi riconducibili al concetto di tortura, prima della scorsa legislatura non era emersa la necessità di introdurre specifiche fattispecie interne volte all'incriminazione della suddetta figura delittuosa. Malgrado la ratifica di Convenzioni internazionali sanzionanti la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, come la Convenzione delle Nazioni Unite sottoscritta a New York il 10 dicembre 1984 e ratificata con la legge n. 490 del 1988, o come la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali firmata a Roma nel 1950 e ratificata con la legge n. 848 del 1955 o, infine, come il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici firmato a New York nel 1966 e ratificato con la legge n. 881 del 1977, non si era infatti ritenuto necessario introdurre una specifica fattispecie interna per l'incriminazione di fatti riconducibili al concetto di tortura, considerandosi sufficiente a tale fine il relativo inquadramento, volta per volta, a seconda delle peculiarità del caso di specie, in altre fattispecie delittuose già presenti nel nostro ordinamento quali i reati di percosse, lesioni, violenza privata e minacce.
A partire dalla precedente legislatura, tuttavia, si è percepito come le fattispecie suddette non fossero in grado di cogliere appieno l'esatto disvalore penale e sociale riconducibile al concetto di tortura. Infatti, da un'analisi della giurisprudenza internazionale in merito a tale questione si è potuto apprendere come le fattispecie enucleabili sotto il medesimo concetto di tortura non soltanto constino di condotte volte ad infliggere sofferenze fisiche quali, a titolo esemplificativo, pestaggi, molestie sessuali, mutilazioni ed altro, ma includano altresì un notevole, a volte predominante, fattore di vessazione psicologica, ad esempio nei casi in cui un soggetto venga obbligato ad assistere alla tortura o alla morte di altri detenuti - o, addirittura, di familiari -, nel costringere alla nudità o ad atteggiamenti umilianti, nell'impedimento continuo e prolungato del sonno, nelle pressanti e persistenti ingiurie verbali o minacce e quant'altro del medesimo tenore. Si è, dunque, percepita chiaramente, in altre parole, l'inidoneità delle fattispecie di diritto interne, quali, come detto, percosse, lesioni, minacce, violenza privata, anche se aggravate, a cogliere il grave disvalore riconducibile a simili fatti, ed è proprio per tale motivo che dalla scorsa legislatura si è avvertita la stringente necessità di introdurre una fattispecie penale specifica, volta all'incriminazione di fatti rientranti nella nozione di tortura, necessità tutt'oggi esistente e sentita.
Ebbene, ciò premesso e preso atto dell'ovvia difficoltà di utilizzare con precisione una fattispecie integrata da condotte per propria natura disparate, sembra utile soffermarsi sull'eventuale effettiva ubicazione della suddetta fattispecie di reato all'interno del codice penale, ovvero riflettere se sia preferibile inquadrarla tra i delitti contro la vita e l'incolumità individuale o tra i delitti contro la libertà individuale. Proprio per l'assunto in precedenza evidenziato, per cui gli episodi riconducibili al concetto di tortura sono caratterizzati non soltanto dalla lesione all'integrità fisica altrui, ma anche - e soprattutto - dalla forte componente di Pag. 13vessazione psicologica, sotto la grave forma della sistematica umiliazione, dello svilimento dell'essere umano o dello sfinimento psicologico, si condivide l'inclusione della relativa fattispecie penale, operata dalla proposta di legge in esame, nella categoria dei delitti contro la libertà morale, insieme, tra l'altro, ai reati di violenza privata e di minacce.
In tale contesto, la fattispecie in questione, che introdurrà un nuovo articolo 613-bis nel vigente codice penale, punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chiunque infligga ad una persona dolore e sofferenze fisiche o mentali per ottenere informazioni o confessioni su un atto che la persona oggetto di tortura - o una terza persona - ha compiuto o è sospettata di aver compiuto, ovvero allo scopo di punire una persona per l'atto dalla stessa - o da una terza persona - compiuto ovvero, ancora, per motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa o sessuale.
Peraltro, è bene osservare come, a differenza di altre proposte di legge, nonché della stessa Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984, che configuravano il reato come proprio, ovvero come reato suscettibile di essere commesso soltanto da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio, il progetto di legge in esame, invece, assai correttamente configura il reato in questione come comune, ossia attuabile da chiunque, anche sprovvisto delle qualifiche suddette.
In tale modo, estendendo la soggettività attiva del reato, si intende scongiurare la possibilità che gravi episodi di tortura restino al di fuori della sfera di applicazione del reato in questione, solo perché commessi da cittadini non altrimenti qualificati. Non sembra, infatti, che possa essere la qualifica rivestita dal soggetto agente ad integrare l'offesa al bene giuridico protetto dalla norma in questione, essendo infatti a tale fine sufficiente la mera condotta illecita appena descritta.
Inoltre, la proposta di legge prevede aggravanti speciali qualora dal fatto derivino lesioni gravi o gravissime, ovvero la morte del soggetto passivo del reato. Un caso di non punibilità, invece, assimilabile a discriminante dell'esercizio del diritto, è previsto al fine di evitare strumentalizzazioni della fattispecie indicata nell'ipotesi in cui le condotte in questione siano conseguenze di azioni o sanzioni legittimamente effettuate.
Ebbene, svolte tali valutazioni di carattere personale, sembra davvero che l'innovazione legislativa di cui alla presente proposta di legge debba essere condivisa, vista l'accertata necessità di dare conto a livello legislativo di un fenomeno, quale la tortura, dotato di un dirompente disvalore, sotto il profilo non solo strettamente giuridico, ma anche sociale e pertanto meritevole di apposita, adeguata disciplina normativa (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Popolari-Udeur e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, in merito al dibattito apertosi non solo nel nostro paese, ma anche negli Stati Uniti, sulla questione della tortura e sul superamento di quello che è stato (e che a mio avviso deve rimanere) un vero e proprio tabù, non bisogna fare economia, ma anzi è bene affrontare di petto il problema senza liquidare talune argomentazioni a priori, introducendole nella nostra riflessione politica ed anche culturale. Si sta parlando dell'uso da parte dell'autorità pubblica di strumenti, metodi e comportamenti che a mio parere mettono in discussione la legittimità stessa dell'autorità pubblica in questione.
In Italia (ed anche negli Stati Uniti) il dibattito è stato trattato dal fior fiore degli intellettuali ed aperto da un opinionista come Angelo Panebianco su un giornale importante come il Corriere della Sera. La domanda riguarda una fattispecie che può verificarsi nell'ambito della vita sociale del nostro Paese, anche a fronte del male esistente all'interno della nostra società e di possibili emergenze da esso determinate. Ci si chiede se attraverso la tortura Pag. 14possano essere acquisite informazioni utili ad impedire attentati terroristici, o comunque atti criminali, che possano mettere in pericolo la vita di vittime innocenti. In questo caso specifico, cosa facciamo?
Come ho già detto, tale domanda è stata posta sul Corriere della Sera da Angelo Panebianco, il quale si è dato in proposito una risposta positiva, affermando che si può esercitare la forza fisica e violare la sfera di intangibilità della persona, oltre alla sua integrità fisica (senza dimenticare che la tortura - insieme alla pena di morte - è uno strumento che mette in discussione la dignità della persona stessa). Tuttavia, a suo avviso, vi si può ricorrere quando è in gioco un bene superiore come la sicurezza della nostra società e della nostra civiltà.
Come accennavo in precedenza, la stessa domanda - seguita da un'identica risposta - se l'è posta negli Stati Uniti un campione di diritti civili, l'avvocato Dershowitz, che ha proposto, a fronte dell'emergenza del terrorismo e della lotta di contrasto allo stesso, l'introduzione di una forma di tortura legale. Tale avvocato parla di una forma di tortura proporzionata alla gravità del pericolo che si deve affrontare, regolamentata e soggetta alla giurisdizione, vale a dire con un magistrato preposto a stabilire i limiti, i casi, le forme di pressione psicologica e di sofferenza fisica applicabili nelle pratiche di tortura. Immagino ci si riferisca a quante ore di insonnia obbligata, a quante scosse elettriche, a quanti litri di acqua e sale da far ingerire a forza, a quanti secondi di immersione nell'acqua al limite dell'annegamento. A me paiono argomenti folli.
Un argomento supplementare proposto da Dershowitz è quello secondo il quale, poiché la tortura nei fatti esiste, sarebbe un'ipocrisia non riconoscerla e sarebbe da irresponsabili sostenere che il lavoro sporco nella lotta al terrorismo debba essere svolto dai poliziotti nella clandestinità dei commissariati, delle caserme o delle carceri. Naturalmente, in tale previsione, la determinazione del limite che non è possibile superare nella violazione della persona umana dovrà essere affidata ad un magistrato.
Tale ragionamento, a mio parere, non solo non tiene conto delle ragioni di principio ricordate dai colleghi, ma non funziona anche per gli stessi fini pratici. I casi prospettati di pericolo imminente per la comunità sono più teorici che pratici e la discussione aperta da Panebianco mi pare un dibattito accademico senza alcuna previsione nella realtà.
Dall'introduzione di forme di tortura legale discenderebbero, a mio parere, soltanto costi e nessun beneficio. Il danno di immagine, ma soprattutto di giudizio, che deriverebbe alla civiltà di un paese dall'introduzione di queste forme legali di tortura sarebbe incalcolabile e l'effetto pratico sarebbe pari a zero.
Il terrorismo si combatte con efficacia se lo Stato è forte. Ed uno Stato è tanto più forte nella lotta al terrorismo se nel condurla non viene meno ai principi fondamentali. Un grande scrittore, Leonardo Sciascia, diceva che la mafia si combatte non con la «terribilità», ma con il rispetto delle regole fondamentali dello Stato di diritto sancite dalla Costituzione. La lotta alla mafia, come la lotta al terrorismo, condotta con metodi non convenzionali - si è parlato di una guerra asimmetrica che sarebbe in corso tra la comunità internazionale e il terrorismo -, comporterebbe soltanto una grave perdita di legittimità e di credibilità dell'autorità pubblica che decidesse di usare tali metodi, che in tal modo si degraderebbe ad un livello di comportamento simile a quello che si vuole combattere.
Ho esaminato il testo che il relatore e la Commissione ci propongono riguardo all'introduzione dell'articolo 613-bis del codice penale in materia di tortura. Sono passati quasi vent'anni da quando il nostro paese ha deciso di ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura: credo che sia un ritardo grave che va colmato e che non sia più procrastinabile il recepimento nel nostro ordinamento dell'articolo contro la tortura previsto dalla Convenzione internazionale. Pag. 15
Condivido la formulazione che ci viene proposta. Non so se possa essere migliorata nel corso del dibattito parlamentare, ma mi sembra importante che in questa formulazione non ci si riferisca solo all'autorità pubblica - cioè al poliziotto o al pubblico ufficiale sotto la cui custodia vi fosse un soggetto nei confronti del quale venisse praticata la tortura - ma venga stabilito in maniera più ampia che: «È punito con la pena della reclusione da quattro a dodici anni chiunque...». Quindi viene descritto, con una definizione leggermente ripresa dall'articolo sulla tortura della Convenzione internazionale, il caso in cui si configura la tortura nel nostro paese.
Certo, il fatto che il reato riguardi un pubblico ufficiale può essere un'aggravante, ma ci sono anche persone e funzionari che non possono essere definiti pubblici ufficiali. Esistono le fattispecie giuridiche previste dal nostro ordinamento nel caso delle minacce, delle violenze, dei danni procurati, delle percosse, ma ci sono anche casi in cui la tortura è stata praticata, per esempio, nelle «camere della morte» da parte di mafiosi, e ciò è successo nel nostro paese. Non è solo un fatto simbolico.
Con questo reato si prevede l'aggravante di tortura anche nei confronti di chi usa nella propria attività criminale vere e proprie forme di tortura; credo che queste vadano sanzionate con la precisione che questo articolo è teso ad introdurre nel nostro ordinamento. La definizione del reato di tortura nel diritto internazionale, a parer mio, è tale che potrebbe - mi rendo conto che potrei operare una forzatura nell'accennare a questo caso - essere anche riferita alle condizioni di detenzione in cui vengono tenuti oggi in Italia i circa 600 soggetti nelle sezioni cosiddette del carcere duro, in cui viene applicato l'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Tuttavia, se leggeste proprio la definizione di tortura così come è scritta nel diritto internazionale e ripresa in parte dal testo oggi al nostro esame, notereste che si parla di pressioni, di sofferenze fisiche o mentali, allo scopo di ottenere dalla persona soggetta a queste pratiche o da una terza persona informazioni o confessioni su un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto ovvero allo scopo di punire una persona per un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto per motivi vari.
In una democrazia come quella italiana - ripeto - si possono configurare pratiche di tortura anche nelle condizioni di detenzione praticate, ad esempio, nei confronti di chi è sottoposto all'articolo 41-bis; condizioni di detenzione che sia io sia il collega Maurizio Turco conosciamo, tanto che ne abbiamo anche tratto un libro-denuncia dal titolo significativo: Tortura democratica. Ricordo, infatti, che possono essere sottoposti al 41-bis non soltanto i condannati o gli imputati ma anche, più semplicemente, gli indagati. È del tutto evidente che quelle condizioni di detenzione sono tali da indurre il detenuto a confessare, a fornire informazioni al fine di impedire che altri fatti gravi siano commessi.
In particolare, se si legge l'articolo della Convenzione internazionale contro la tortura e si raffronta quel testo con le condizioni reali in cui si trovano alcuni detenuti sottoposti al 41-bis, si ravvisano, a mio parere, gli estremi per configurare una forma di tortura nei loro confronti. Ricordo, inoltre, che dall'applicazione del 41-bis non si esce per via processuale ma, a causa delle sofferenze a cui sono sottoposti quei detenuti, si può uscire soltanto, come si dice, con i piedi davanti. Non sono pochi, infatti, i detenuti che si sono suicidati o che sono morti per gravi malattie, come ad esempio il cancro, proprio a causa delle condizioni in cui essi sono tenuti con il 41-bis. Il diritto alla salute di quei detenuti è, quindi, subordinato alla collaborazione che essi intendono avviare con la giustizia: dall'applicazione del 41-bis si esce soltanto se si decide di collaborare con la giustizia.
L'articolo 41-bis è stato all'inizio una fabbrica di pentiti; ora, esauritasi quella «produzione», rimangono ancora condizioni Pag. 16che, a parer mio, non sono compatibili con le regole dello Stato di diritto. Il fatto che chi è sottoposto a tale regime restrittivo sia autore o sospettato di essere l'autore di gravi crimini non ci esime - e mi riferisco a noi, come comunità, come Stato - dall'affrontare tali problematiche.
Per tutte queste ragioni, noi deputati del gruppo della Rosa nel Pugno condividiamo il fatto che nel nostro ordinamento sia introdotta questa nuova fattispecie giuridica e attendiamo il dibattito che si svolgerà in Assemblea sul provvedimento per capire se il testo che ci viene sottoposto possa andare bene o debba essere migliorato.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 915 ed abbinate)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Pisicchio.
PINO PISICCHIO, Relatore. Onorevole Presidente, il relatore ringrazia tutti i colleghi che sono intervenuti nella discussione offrendo spunti assolutamente importanti ed originali. Ritengo che avremo modo di tornare nel vivo del dibattito allorché esamineremo gli emendamenti. Mi riservo quindi di esprimere ulteriori considerazioni nel prosieguo dell'esame.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Governo si riserva di intervenire quando avrà modo di valutare gli emendamenti presentati.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14 con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 14.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bruno, Capodicasa, Mazzocchi, Mura, Pisicchio, Sgobio e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (Approvato dal Senato) (A.C. 1922).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
Ricordo che nella seduta del 30 novembre è stato votato, da ultimo, l'emendamento Dussin 4.40, nella cui votazione è mancato il numero legale.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di Pag. 17conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 1), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 2).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 3).
Ricordo, altresì, che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Dobbiamo ora procedere nuovamente alla votazione dell'emendamento Dussin 4.40. Ricordo che su tale emendamento il parere della Commissione e del Governo è contrario.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,30.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Colleghi, considerata la particolarità del voto che stiamo per esprimere, essendo note le condizioni in cui ci troviamo ed essendo stata sollecitata la Presidenza in tal senso, prego i deputati segretari di procedere al controllo delle tessere e delle postazioni di voto. (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente). Attendiamo, pertanto, che i deputati segretari completino la verifica e tornino ai banchi della Presidenza...
Prego i colleghi di prendere posto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Ognuno voti per sé.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 230
Maggioranza 116
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 226
Sono in missione 74 deputati).
Il numero legale è raggiunto per cinque deputati.
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a esprimere il proprio voto e che la deputata Zanella, che a sua volta non è riuscita a votare, avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Abbiamo assistito a 35 minuti di auto-opposizione ed immagino che ancora altro tempo saremo costretti a perdere in attesa del numero legale (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore...
Prego, Onorevole Russo.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, devo dire che un po' di tempo trascorre anche perché la Presidenza ha assunto la pessima abitudine di giungere sempre in ritardo e di aprire sempre in ritardo la Pag. 18seduta (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
PRESIDENTE. Onorevole Russo, sono trascorsi 20 minuti perché i gruppi dell'opposizione hanno chiesto la votazione mediante procedimento elettronico.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, mi perdoni, si è iniziato con cinque minuti di ritardo la prima volta, e la seduta è stata ripresa non alle 14,25, come lei aveva detto, ma alle 14,32. Quindi, non dia lezioni a nessun parlamentare...
PRESIDENTE. Non do lezioni, ma informazioni: mancava il segretario di Presidenza dell'opposizione ed abbiamo atteso che arrivasse (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, l'abitudine di questa Presidenza è il ritardo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
Ragioniamo ora nel merito e ricominciamo dallo spreco (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di fare silenzio e di consentire all'onorevole Russo di intervenire con la tranquillità necessaria.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, li informi che, ovviamente, lei mi scomputa il tempo quando loro acclamano.
Come dicevo, torniamo a ragionare dal punto in cui eravamo rimasti la settimana scorsa: gli sprechi, le inefficienze e le inadempienze. Cominciamo da un'altra sigla che alcuni parlamentari campani, forse, conoscono: Sirenetta, un altro straordinario progetto gestito in emergenza. Si tratta di un'idea fantasmagorica, tipica delle grandi intelligenze e delle grandi vivacità, che ha prodotto uno sperpero di circa 9 milioni di euro. L'idea era quella di monitorare on-line tutti gli automezzi che trasportassero i rifiuti della Campania. Vi era solo un piccolo particolare: il commissario di Governo - non il commissario Catenacci, non il commissario Rastrelli, non il prefetto, ma l'altro commissario - aveva dimenticato di individuare quali camion dovessero essere dotati di tale apparecchio. Pertanto, furono acquistati, per i suddetti 9 milioni di euro, tali apparecchietti: alcuni furono anche montati, ma la maggior parte sta ancora in polverosi capannoni per i quali il commissariato è costretto a pagare il fitto. Pertanto, al danno dell'utenza di non veder realizzato un progetto di straordinario rilievo dal punto di vista della sensibilità ambientale si aggiunge la beffa che ad oggi, grazie a quelle inadempienze, a quelle inefficienze, a quello sperpero, ancora si pagano risorse per custodire centinaia di strumentazioni elettroniche non più utilizzabili.
Vi avevo promesso che ad ogni intervento avrei fatto riferimento ad uno spreco che superasse i 500 mila euro: in questo caso si tratta più o meno di 9 milioni di euro. Poi ci chiediamo per quale ragione il commissariato non abbia funzionato, il sistema non si sia chiuso, il ciclo non abbia prodotto il risultato auspicato. Poi ci chiediamo per quale ragione il risultato non sia stato quello dell'efficienza e di un servizio che avesse la capacità, da una parte, di valorizzare il rifiuto e, dall'altra, di offrire ai cittadini campani la gestione normale di una vicenda che in ogni altra parte del mondo viene gestita in modo industriale.
L'emendamento proposto, dunque, vuole estendere non solo al CONAI, ma anche a tutti i consorzi di filiera la possibilità di coordinare una azione compiuta e congiunta che sia volta a conseguire performance più alte nell'ambito della raccolta differenziata.
Guardate, colleghi, occorre partire proprio dall'ipotesi che ci siamo permessi di suggerire, vale a dire iniziare a lavorare sulla raccolta differenziata «a valle», poiché si tratta di quell'attività che ha la capacità di misurare esattamente ciò che deve essere riutilizzato.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
Pag. 19PAOLO RUSSO. Per questa ragione, invitiamo l'Assemblea ad approvare il mio emendamento 4.13.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, l'emendamento Paolo Russo 4.13 prevede opportunità leggermente più favorevoli per i consorzi e prevede che, al comma 4 dell'articolo 4 del decreto-legge in esame, siano contemplati sia il Consorzio nazionale imballaggi (CONAI), sia tutti i consorzi nazionali.
Ricordo che, con l'emendamento precedentemente votato, chiedevamo la soppressione integrale di tale comma, poiché ci sembrava si trattasse solo di un'azione propagandistica. Infatti, il citato comma 4 dell'articolo 4 del decreto-legge recita: «Tutti i consorzi nazionali operanti nel settore della valorizzazione della raccolta differenziata contribuiscono a potenziare la filiera della raccolta (...)».
Ci sembra una formulazione pleonastica, poiché ci pare che, con tale dicitura, si voglia far propaganda a tutti i costi. Ricordo che l'emendamento Paolo Russo 4.13 propone di sostituire le parole «Tutti i consorzi nazionali» con le seguenti «il Consorzio nazionale imballaggi (CONAI) e tutti i consorzi nazionali».
In questo caso, il nostro gruppo si asterrà dalla votazione di tale proposta emendativa, anche se, di fatto, siamo contrari a questa formulazione del testo. Da un lato, essa ha infatti esclusivamente la funzione di precisare qualcosa che dovrebbe essere sottinteso; dall'altro, riteniamo sbagliati i termini proposti dal testo così come modificato nel corso dell'esame da parte del Senato.
Da parte nostra, esprimiamo la volontà di approvare comunque il provvedimento in esame. Ricordo che, nel corso della sua trattazione in questa sede, abbiamo offerto il nostro contributo per garantire una maggiore semplicità ed efficacia del testo, al fine di agevolare l'attività operativa del commissario delegato.
Sappiamo infatti che, nei tredici anni precedenti, stendere ordinanze e provvedimenti e «sguazzare» nei regolamenti ha consentito, ai vari commissari che si sono susseguiti, l'opportunità di approntare ben poca cosa e, soprattutto, di non offrire soluzioni ai problemi del settore dei rifiuti in quella regione.
Si è andati avanti, invece, attraverso un insieme di procedure e di «controprocedure» e di scelte e «non scelte». Lo si è fatto apposta, proprio per far mancare all'azione di qualsiasi commissario quell'operatività e quella capacità decisoria che dovrebbero caratterizzare un istituto che si sostituisce all'incapacità di governare.
Forse l'errore di fondo è stato proprio quello di voler sostituire l'azione amministrativa ordinaria con un commissario che era il rappresentante dell'amministrazione regionale. Questa volta si parte sicuramente con il piede giusto: infatti, si è scelto un commissario esterno a tali strutture, che fa parte della macchina amministrativa dello Stato e che ha competenze indipendenti dall'attività regionale. Ciò non può far altro che farci ben sperare!
In particolare, vorrei dire che stimiamo ed apprezziamo l'impegno assunto sin da subito dal dottor Bertolaso, in quanto egli si è accollato tale onere (e forse anche questo onore) senza percepire alcun emolumento. Questa posizione ci trova concordi, perché non fa altro che dare la dimostrazione che, effettivamente, si vuole risolvere un problema. Come diremo negli interventi successivi, vedremo che quelle perpetrate in questo periodo sono azioni che hanno avuto un compenso molto congruo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, il tema della raccolta differenziata deve farci riflettere soprattutto in ordine alla disparità dei risultati che sono stati conseguiti sul territorio nazionale. In numerose parti del centro-nord, sono stati ottenuti risultati veramente notevoli, che dimostrano un Pag. 20impegno corale delle amministrazioni, un buon rapporto e il coinvolgimento dei cittadini, i quali, adeguatamente informati, hanno dimostrato di sapersi perfettamente adattare ad un sistema che porta a modificare certe abitudini e che, in compenso, consente di abbattere il materiale che deve essere conferito in discarica o negli inceneritori.
Credo che il ruolo dei consorzi sia notevole e che, quindi, vada valorizzato anche al fine di promozione della loro attività. Vi sono sempre state problematiche tra coloro che rappresentano il CONAI e quelli che rappresentano gli altri consorzi di filiera. È un tema di cui si è occupato anche il testo unico licenziato all'inizio di quest'anno per mano del ministro Matteoli, laddove ai consorzi si dà un ruolo ben chiaro e preciso nello svolgimento di un'attività che è volta a portare benefici ai contribuenti.
In tal senso, mi sembra che l'emendamento del collega Paolo Russo completi la serie dei consorzi di filiera, aggiungendo un consorzio che, indubbiamente, ha svolto in questi anni un'attività meritoria, che coloro i quali si occupano di attività ambientale non possono certo disconoscere.
Oggi dobbiamo ribadire il nostro impegno a favore della raccolta differenziata, soprattutto perché gli obiettivi fissati inizialmente con il decreto Ronchi e poi confermati da altri provvedimenti possano trovare un'applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale. Si registrano tali differenze tra i dati in nostro possesso per cui, a mio avviso, non può più essere rimandata un'attenta riflessione su di essi, anche sotto il profilo politico, da parte di coloro i quali hanno amministrato, soprattutto in Campania, la cosa pubblica. Sotto questo profilo, mi pare fin troppo evidente che la regione Campania abbia delle ben precise responsabilità nel non avere minimamente tentato di attivare, sollecitare o coinvolgere, nel processo di raccolta differenziata, sia le amministrazioni locali sia i singoli cittadini. È indubbio che l'attività dell'amministrazione locale può portare a ben poco se non vi sono il concorso e la partecipazione dei cittadini.
Questo emendamento, così come alcuni tra quelli presentati dalla collega Cosenza, è volto proprio a far sì che la partecipazione dei cittadini a questo processo non sia di facciata, bensì concreta, e consenta di portare a quei risultati a cui, fino ad oggi, non si è arrivati per la miopia di una classe politica che, evidentemente, ha privilegiato altre forme di coinvolgimento, volte semplicemente a creare una clientela più o meno di tipo elettorale e non di certo ad ottenere un risultato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 4.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 339
Votanti 327
Astenuti 12
Maggioranza 164
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 243).
Prendo atto che il deputato Ravetto non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cosenza 4.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 334
Maggioranza 168
Hanno votato sì 92
Hanno votato no 242).Pag. 21
Passiamo ora all'esame di tre emendamenti che costituiscono una serie a scalare; come da prassi, pertanto, procederemo alla votazione del primo, l'emendamento Paolo Russo 4.16, e dell'ultimo, l'emendamento Paolo Russo 4.14.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare anche sul precedente emendamento, e ciò le era stato riferito...
PRESIDENTE. Onorevole Russo, io non so perché lei ce l'abbia con me; come fa a sapere che mi è stato riferito che lei voleva parlare, quando invece non è così? Anzi, io l'ho guardata e non ho visto nessun cenno.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non è così perché io ho ripetutamente guardato verso la Presidenza e ho notato che le veniva riferito...
PRESIDENTE. Onorevole Russo, la prego, proceda.
PAOLO RUSSO. Se ha un po' di attenzione in più, probabilmente, il problema è risolto (Commenti dai banchi dei deputati dei gruppi di maggioranza)...
Riguardo alla raccolta differenziata, uno degli elementi posti in questo provvedimento e che presenta un aspetto critico positivo è rappresentato dal fatto che si tenti, con qualche artificio, di dare la sensazione che si può alimentare la raccolta differenziata. Ciò viene fatto con un riferimento non chiaro - nemmeno rispetto ai tempi ed ai termini - alle vicende rispetto alle quali la misura deve essere realizzata.
L'emendamento proposto chiarisce, in modo diretto, quando deve essere fatta la verifica sulle performance di raccolta differenziata e quando scattano le misure straordinarie, le misure opportune, le misure sostitutive rispetto all'esigenza di fare raccolta differenziata.
Non approvare questo emendamento significa lasciare ovviamente le cose come stanno, e lasciare le cose come stanno significa consentire che si proceda senza una valutazione compiuta, senza un dato storico sulla raccolta differenziata, senza un termine preciso entro il quale questa valutazione deve essere effettuata e senza, soprattutto, avere una uniformità di percorso per i 550 comuni della regione Campania. In buona sostanza significa - ad libitum - agire con misure sostitutive senza che le stesse siano realmente funzionali alle esigenze della raccolta differenziata. Lungi da me il pensiero che questo serva a nominare altri 300 commissari tra personale politico, assessori vari, assessori non eletti, consiglieri non eletti per realizzare varie funzioni compensative rispetto alle nomine fatte nelle ASL, alle nomine fatte nelle circa 30 agenzie regionali, ma vorrei evitare che questo strumento, che sul piano del principio può essere particolarmente forte ed efficace rispetto all'esigenza di far raccolta differenziata, diventasse uno strumento particolarmente duro con una azione assolutamente priva di una qualsivoglia valutazione oggettiva. Dare un tempo esatto nel quale misurare la raccolta differenziata posta in essere, significa consentire a tutti i comuni di avere un percorso di certezza, consentire cioè anche quella virtuosa competizione positiva per ottenere alte performance. Ciò, quindi, consente di evitare che ci siano significative discriminazioni tra comuni.
Ciò consente anche di evitare significative discriminazioni tra i comuni e di valutare che non ci siano trattamenti diversi, cosa che abbiamo già verificato essere accaduta con riferimento a diciotto consorzi, alcuni dei quali sarebbero già stati commissariati, come è stato detto in Commissione dal direttore Bertolaso. Infatti, in una riunione che si è tenuta a palazzo Chigi, sono stati individuati esattamente i consorzi che andavano commissariati, a prescindere dalla quantità di Pag. 22raccolta differenziata realizzata. E, non a caso, sono stati commissariati quelli che avevano posto in essere le più elevate performance di raccolta differenziata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame ci trova parzialmente d'accordo. Il concetto è sempre il medesimo: arrivare a fare davvero raccolta differenziata, fino a prevedere la nomina di un commissario ad acta, nel caso in cui non si raggiungano gli obiettivi prefissati. Questa è la parte della proposta rispetto alla quale nutriamo maggiori perplessità. La responsabilità per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata deve essere posta direttamente in capo agli enti locali. Lo abbiamo già detto e questa è l'occasione per ribadirlo: non siamo d'accordo sulla perenne emergenza né sulla perenne necessità della presenza dei commissari. Ad un certo punto, viene da chiedersi cosa facciano gli amministratori, se per ogni cosa deve intervenire, al loro posto, il commissario. Ragionando per assurdo, potremmo eliminare le amministrazioni locali: vi sono i prefetti e le prefetture, e loro si arrangeranno. Questo è un aspetto che ci trova parzialmente d'accordo.
Invece, siamo d'accordo sull'obiettivo della raccolta differenziata. Vorrei fare un esempio banale, per capirci: l'altro giorno si parlava di incentivi; addirittura, si proponeva di incentivare finanziariamente la raccolta differenziata. Anche questa proposta non ha senso: è meglio parlare di penalizzazione, piuttosto che di incentivi. Infatti, gli incentivi scaturiscono dalla raccolta differenziata di per sé. Ad esempio, nel nostro comune concediamo uno sconto del 25 per cento sulla tariffa dei rifiuti a chi realizza il compostaggio domestico. E le risorse per coprire tali minori entrate provengono automaticamente dal risparmio ottenuto dal mancato conferimento di frazione umida. Ciò per dire che la raccolta differenziata - se ben fatta e spiegata ai cittadini - comporta dei risparmi anche notevoli. Infatti, il 25 per cento della tariffa sui rifiuti non è poco.
Ora, mi metto nei panni dei cittadini della regione Campania: essi si sentono tartassati e si vedranno anche aumentare notevolmente le imposte per lo smaltimento dei rifiuti, ottenendo in cambio un servizio pessimo. È logico che, poi, si incolleriscano, giungendo anche a forme di protesta estrema.
Non possiamo pensare di risolvere il problema sempre e solo attraverso i commissari. La responsabilizzazione deve essere messa in capo agli amministratori. Noi vedremmo bene i commissari ad acta, anziché al posto degli amministratori dei singoli comuni, in sostituzione di Bassolino e della Iervolino. Sono loro i veri responsabili di questa situazione! Ci troviamo d'accordo sull'emendamento in esame, ma rimane sempre l'amaro in bocca di fronte all'incapacità di mettere in campo azioni di puro buon senso. Pertanto, esprimeremo un voto favorevole, ma con qualche perplessità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, vorrei sottolineare come l'articolo 4 dimostri, ancora una volta - come se ce ne fosse bisogno - che stiamo esaminando un decreto-legge confuso e per alcuni tratti esclusivamente propagandistico.
Nell'illustrazione dei precedenti emendamenti abbiamo sottolineato come l'asticella degli obiettivi minimi posti alla raccolta differenziata è stata messa solo ed esclusivamente per i campioni del mondo. Se fosse superata, dovremmo davvero chiederci se il commissario Bertolaso si sia trasformato in una sorta di Superman.
Crediamo che, fuori da ogni propaganda, vi sia invece il bisogno di parlare seriamente di raccolta differenziata; nessuno, né la maggioranza né l'opposizione, può dichiararsi contrario a questa modalità, Pag. 23ma occorre anche essere realisti ed avere buon senso. Noi temiamo che con la scusa della raccolta differenziata si voglia introdurre lo strumento del commissariamento dei comuni, non disciplinato da alcuna modalità trasparente.
Gli emendamenti presentati dal collega Paolo Russo introducono un discrimine temporale, al fine di mettere in discussione gli obiettivi raggiunti. Si deve essere consapevoli che la nomina del commissario degli enti locali rappresenta l'estrema ratio, ma non corrisponde ad una logica esclusivamente clientelare. Nel momento in cui si indicano obiettivi assolutamente irraggiungibili e non vengono introdotti paletti circa l'individuazione di questi commissari, vi sarà un mercato che incrementerà ulteriormente il clientelismo in questa regione.
In questi anni l'amministrazione Bassolino ha agevolato la proliferazione di enti, consorzi e quant'altro, in grado di appagare in qualche modo le necessità di clientelismo politico della parte politica rappresentata; quindi, anche i commissari rischiano di rispondere a questo tipo di logica.
Ed allora, ben venga un'iniziativa emendativa (dispiace che la maggioranza non abbia aperto ad alcuna modifica) perché essa può consentire almeno un minimo di trasparenza sulla nomina di questi commissari, senza che gli stessi debbano rispondere solo a logiche discrezionali e clientelari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per formulare una richiesta e la ringrazio sin da ora per l'opportunità che ella mi fornisce.
Come diceva prima il collega Garavaglia, siamo in parte favorevoli a questi emendamenti e il nostro sarà un voto di astensione qualora la richiesta di cui sopra non venga accettata. Chiediamo di votare per parti separate le proposte emendative presentate dagli onorevoli Paolo Russo e Fasolino; in tal caso, voteremo a favore fino alle parole «ed opportuna misura sostitutiva», mentre per la parte rimanente il nostro voto sarebbe contrario.
Credo che questo sia comprensibile ed accettabile, in quanto il grosso delle amministrazioni (circa l'87-90 per cento) corrispondono all'attuale maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, non vi è ombra di dubbio che l'emergenza della raccolta differenziata verrà risolta se ciascuno si attiverà in maniera virtuosa; in questo senso, le pubbliche amministrazioni per prime debbono essere coinvolte e responsabilizzate.
In sede di illustrazione degli emendamenti, l'onorevole Fasolino ci ha fornito alcuni dati dai quali emerge che anche nell'area di crisi del meridione la differenza percentuale di raccolta differenziata varia da comune a comune.
Gli emendamenti presentati dagli onorevoli Paolo Russo e Fasolino introducono un dato temporale. Infatti, per porre degli obiettivi, dovremmo avere più certezza rispetto ai dati della raccolta differenziata; al contrario, coloro che virtuosi non sono non lo saranno mai. Voterò a favore di questi emendamenti e invito la maggioranza a farlo; però potremmo anche fermarci un attimo ed individuare un meccanismo per porre dei limiti temporali all'inefficienza di queste amministrazioni.
È pur vero che in capo al sindaco è attribuita questa responsabilità, ma poiché probabilmente i sindaci se ne «fregheranno» di questo dettato di buonsenso (e mi riferisco alla raccolta differenziata) sarebbe opportuno trovare un modo per obbligare al rispetto di questa norma elementare!
Per tale motivo, se la maggioranza non intenderà esprimere voto favorevole su questi emendamenti, quanto meno trovi il modo di recepire tale direttiva.
PRESIDENTE. Vorrei dare in primo luogo una risposta all'onorevole Dussin che ha chiesto di votare per parti separate gli emendamenti Paolo Russo 4.16, 4.15 e 4.14.
La Presidenza ha valutato che ciò non è possibile, perché, come si può desumere dalla lettura del testo, le due parti, e soprattutto la seconda, quella residua, non avrebbero l'autonomia logica richiesta dal quarto comma dell'articolo 87 del regolamento che così recita: «Quando il testo da mettere ai voti contenga più disposizioni o si riferisca a più argomenti o sia comunque suscettibile di essere distinto in più parti aventi ciascuna un proprio significato logico e un valore normativo, può essere richiesta la votazione per parti separate».
Come il collega Dussin e gli altri colleghi possono ben vedere, la seconda parte non sopravvivrebbe come autonomia logica.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 4.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 356
Votanti 342
Astenuti 14
Maggioranza 172
Hanno votato sì 94
Hanno votato no 248).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 4.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, l'articolo 4 è in linea con il provvedimento nel suo complesso per la sua neutralità, inefficacia e sostanziale inutilità. Il provvedimento a nulla servirà, perché impone al commissario straordinario di ottenere un concerto multiplo con processioni varie in tutto i luoghi del potere campano, in tutti quei luoghi che hanno generato la condizione di disastro in cui versa la regione. Quindi abbiamo messo, quasi in modo paradossale, il povero Bertolaso nelle condizioni di ripercorrere la strada impervia per tutte le scelte errate ed improvvide sin qui operate da quegli enti che avrebbero dovuto autonomamente gestire questo fenomeno.
Pertanto, il provvedimento in esame risulterà nel suo complesso presto inefficace e, da qui a qualche mese, immagino torneremo in quest'aula a ragionare di un nuovo provvedimento in materia, con l'amaro conforto di avere avuto ragione!
L'articolo 4 si inserisce esattamente in questo filone dell'inutilità. Vi pare che, a fronte di una certa quantità di rifiuti per strada, con la città di Napoli al 4,5 per cento circa di raccolta differenziata, mentre tutte le città hanno una popolazione superiore ai cinquantamila abitanti, l'obiettivo sia quello di una raccolta differenziata al 35 per cento? Nemmeno si distinguono grandi amministrazioni, collega Incostante! L'amministrazione di Pomigliano d'Arco sulla questione dei rifiuti si distingue più per essere stata commissariata nell'azienda pubblica che tratta i rifiuti per connivenze con la criminalità organizzata, che per le performance sulla raccolta differenziata! In una condizione di sostanziale incapacità di agire sul fronte della raccolta differenziata, vi sono delle aree in cui spicca una certa sensibilità ambientale: mi riferisco soprattutto alla parte sud di Salerno ed all'area nolana, che sono le uniche due aree nelle quali vi sono significative performance su questo fronte.
Ebbene, in una condizione del genere, di cosa ragioniamo? Di obiettivi del 35, e poi del 50 per cento, e siamo pronti a Pag. 25mandare un commissario? Quando? Dopo un giorno, dopo dieci giorni, dopo un anno, quando sarà finita l'emergenza? La norma non lo dice, ma stabilisce che saranno adottate misure nei confronti di tutte le amministrazioni che non hanno rispettato gli «indicati» obiettivi. Chissà quale ulteriore alchimia semantica si cercherà per tentare di individuare, di volta in volta, in funzione del «colore» dell'amministrazione, se tale amministrazione debba essere commissariata o meno.
Questo articolo 4 è fatto male, scritto peggio e produrrà risultati inutili sul fronte della raccolta differenziata. Sarebbe stato molto meglio se ci si fosse affidati da una parte ai consorzi di filiera ed al CONAI, per quanto riguarda gli imballaggi, e dall'altra al sistema produttivo a valle, capace di alimentare un circuito virtuoso dal punto di vista delle produzioni, del riuso, della raccolta differenziata. Se avessimo adottato tale strada duale avremmo ottenuto sicuramente sprechi minori e, soprattutto, performance migliori, sia sul fronte delle sensibilità ambientali, sia su quello della vivacità delle politiche ambientali; ma avremmo ottenuto risultati brillanti anche sul piano dei numeri, delle capacità e su quello del risparmio, come giustamente suggerito dai colleghi della Lega, e del conferimento in modo indifferenziato.
In tal senso, ci pregiamo di suggerirvi di votare a favore del mio emendamento 4.14.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, questo emendamento è sostanzialmente analogo a quello precedente ed il nostro collega Garavaglia ha spiegato le motivazioni per cui noi ci asterremo. Per noi deputati del gruppo della Lega Nord, questo emendamento è, per così dire, «bifronte» perché pone l'importanza della raccolta differenziata, alla base della gestione dei rifiuti, anche in Campania, regione in cui detto emendamento stabilisce che il commissario delegato verifica il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata; con ciò siamo decisamente d'accordo, nonostante da ampi settori del Parlamento e dell'opposizione nei scorsi giorni si siano ascoltate parole contrarie alla raccolta differenziata, che è stata addirittura messa in discussione. Stiamo parlando di zone, quelle del napoletano, in cui, come abbiamo appena ascoltato, la raccolta differenziata arriva al 5 per cento. Noi proveniamo da zone del paese in cui la raccolta differenziata supera il 50-60 per cento. Quindi, arrivare a mettere in discussione la raccolta differenziata, che per noi è anche argomento di educazione civica dei nostri giovani nelle scuole, in particolare in quella elementare, non ci trova d'accordo.
Siamo d'accordo sulla parte dell'emendamento in discussione che rafforza la raccolta differenziata. Non siamo favorevoli, invece, alla parte in cui, ancora una volta, si prevede di nominare commissari, di individuare nuove figure per controllare chi non controllava, a monte del problema. Abbiamo constatato che vi sono nomine di commissari e di sub-commissari; è stata introdotta addirittura la Consulta per la gestione dei rifiuti urbani. La gestione dell'immondizia in Campania serve per disporre di risorse, per dare poltrone, per ricevere consenso, per dare forza, ancora, alla politica che guida questo cattivo sistema.
Pertanto, la parte dell'emendamento che prevede la nomina di commissari ad acta certamente non ci può trovare d'accordo e, dunque, preannunzio il voto di astensione del gruppo della Lega Nord Padania.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sull'emendamento Paolo Russo 4.14. Con questo emendamento si entra nel vivo della questione Pag. 26oggetto dell'articolo 4 del provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea. Si tratta di uno tra gli argomenti più delicati che affrontiamo. Infatti, vi è un'emergenza frutto di un'incapacità strategica, ossia dell'incapacità di chi ha gestito il commissariato più per trarne benefici politici, elettorali e clientelari che per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti; ma la raccolta differenziata è un altro tema.
Esso è diverso perché non si tratta soltanto di risolvere l'emergenza; sinceramente non so come potrà procedere il commissario Bertolaso, anche alla luce di questo provvedimento, perché la situazione, come abbiamo spiegato nelle scorse sedute, è talmente complessa dal punto di vista quantitativo da risultare di difficile soluzione.
Tuttavia, la questione della raccolta differenziata è più complessa perché riguarda l'educazione della cittadinanza ad utilizzare uno strumento capace di trasformare il problema in ricchezza. La Campania è «maglia nera» nazionale, forse europea, in proposito. Prima il collega Paolo Russo ha affermato che la città di Napoli è al di sotto del 5 per cento nella raccolta differenziata. Inoltre, non sappiamo come viene gestito quello che viene raccolto in maniera differenziata. La nostra preoccupazione non è dovuta soltanto all'incapacità di stimolare, ma anche a quella di gestire ciò che viene correttamente differenziato. Si tratta di procedimenti pedagogici che, una volta rovinata la prima tappa, sono difficilissimi da recuperare.
In una recente trasmissione televisiva, poco gradita a chi, da sinistra, ha gestito politicamente la questione dei rifiuti in Campania negli ultimi anni, ad alcuni cittadini intervistati è stato chiesto dal giornalista se venissero loro forniti i sacchetti per la raccolta differenziata. Gli intervistati hanno risposto che avevano smesso di farla perché la raccolta differenziata non veniva ritirata correttamente. Siamo quindi in una situazione in cui il percorso educativo che avrebbe dovuto aiutarci ad alzare la percentuale è sostanzialmente fallito. Si tratta di un problema politico.
Vorrei in proposito fare un esempio che riguarda un comune della Campania che vanta una percentuale di raccolta differenziata tra le più alte d'Italia. Stiamo parlando di un comune di grandezza media della provincia di Salerno, Mercato San Severino, dove chi ha gestito il problema ha investito tutto sulla raccolta differenziata. Essa deve innanzitutto prevedere una premialità, senza la quale la raccolta differenziata rischia di essere rimessa solo ed esclusivamente al senso civico del cittadino. In alcuni casi il meccanismo della premialità - in proposito citiamo il comune campano di Mercato San Severino, ma in Italia ne esistono tantissimi altri - aiuta ad aumentare in maniera esponenziale la percentuale di rifiuti gestiti con la raccolta differenziata. È evidente che un conto è dire al cittadino di comportarsi bene e fare la raccolta differenziata, altro è dirgli di comportarsi bene promettendo un vantaggio che lo stesso cittadino monetizza al momento di ricevere la rata successiva della tassa sulla raccolta dei rifiuti solidi urbani.
Con l'emendamento in esame sostanzialmente vogliamo garantire una serie di controlli su questo percorso, anche perché è inutile continuare ad investire su una raccolta differenziata che alla fine del procedimento non fornisce al sistema alcun risultato positivo. Vogliamo che contemporaneamente alla gestione dell'emergenza, che riguarda tutto ciò che è stato stoccato e mal gestito nel pregresso, si investa seriamente in energie intellettuali ancor prima che economiche, per favorire una raccolta differenziata che porti fuori da percentuali non degne di una grande città come Napoli.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 4.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 357
Astenuti 12
Maggioranza 179
Hanno votato sì 108
Hanno votato no 249).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 4.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, preannuncio che, con riferimento al contenuto del presente emendamento, presenteremo anche un ordine del giorno, che ci auguriamo il Governo decida di accettare.
In particolare, con la presente proposta emendativa, dopo il comma 5, aggiungiamo un comma 5-bis, in base al quale: «Fino alla cessazione dello stato di emergenza, l'eventuale trattamento dei rifiuti pericolosi o non pericolosi provenienti dal territorio della regione Campania deve essere svolto nell'ambito della medesima regione Campania. Qualora i rifiuti siano destinati in via eccezionale fuori regione ai sensi dell'articolo 5, la regione destinataria dei rifiuti si impegna allo smaltimento degli stessi nell'ambito del proprio territorio regionale». Tale previsione tende ad evitare il rischio di un giro malavitoso, che facilmente potrà verificarsi in assenza di una chiara disposizione normativa.
Occorre scongiurare il pericolo dello smaltimento dei rifiuti al di fuori del territorio della regione Campania. Il Senato ha già emendato il comma 3 dell'articolo 5, prevedendo l'intesa della regione interessata ad accogliere i rifiuti campani. Dunque, con gli emendamenti presentati alla Camera, intendiamo vietare che tali rifiuti possano essere trattati nella regione di destinazione, trasformati in sottoprodotti per poi essere smaltiti effettivamente in altre regioni senza vincolo di destinazione. Infatti, vi è il rischio di un'esportazione di tali rifiuti pericolosi attraverso false bolle di accompagnamento.
Pertanto, occorre che il Governo e il commissario Bertolaso forniscano l'elenco esatto delle regioni e dei comuni candidati a raccogliere i rifiuti campani e dei relativi impianti di incenerimento o delle discariche, nonché delle relative quantità di rifiuti da smaltire. Vorremmo fosse chiaro che sia i rifiuti solidi urbani sia quelli pericolosi devono essere trattati all'interno della regione Campania.
Ovviamente, vi sarà anche un costo di trasporto non indifferente, che inciderà sulla bolletta e sul costo finale dello smaltimento, ma ciò che più ci preoccupa è l'opportunità che si potrebbe fornire alla malavita di organizzarsi, come spesso avviene, per trarre profitto dalle attività legate a questo settore.
Invitiamo, quindi, l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sull'emendamento in esame; in caso contrario, preannuncio che ne trasfonderemo il contenuto in un ordine del giorno che ci auguriamo il Governo intenda accettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, colleghi della maggioranza, credo che un'analisi attenta della situazione e della discussione, così come si è svolta finora in aula, debba condurre ad una considerazione inoppugnabile: c'è un muro tra la maggioranza e la minoranza. Noi parliamo - i colleghi Paolo Russo, Dussin, Campa ed altri che si sono susseguiti negli interventi -, ma voi non ci ascoltate perché la risposta è già pronta, inequivocabile ed immutabile, e vi è l'invito del sottosegretario D'Andrea a ritirare tutti gli emendamenti. Quindi, quest'aula vive una patologia schizofrenica perché c'è chi parla e vuol essere ascoltato, chi ascolta ma, in realtà, non vuole recepire nessuno dei suggerimenti che vengono dalla minoranza. Allora, siamo costretti a parlare a memoria futura e ad organizzare una strategia per il dopo voto, quando l'emergenza rifiuti in Campania si cimenterà con un'organizzazione commissariale - che Pag. 28commissariale non è - che lascerà aperte tutte le porte all'ordinario; ma non all'ordinario che si assume le responsabilità, bensì a quello che si nasconde dietro l'emergenza e il commissariamento.
A questo punto, ritengo sia doveroso parlare con gli estensori del provvedimento più che con voi, e ricordare che c'è una seconda firma apposta al provvedimento, quella di Padoa Schioppa. In realtà, a me sembra che la firma di Padoa Schioppa non sia altro che un mero adeguarsi ad un provvedimento scritto da altri, perché un ministro dell'economia avrebbe dovuto trattare l'emergenza rifiuti, così come avviene in tutte le parti del mondo nei paesi più avanzati, come un'occasione di sviluppo, non come una continua rincorsa all'emergenza e alle sue necessità. Inoltre, avrebbe dovuto predisporre i termini della raccolta differenziata attraverso la ricerca dei materiali utili ad un certo sistema economico e attraverso la valutazione della resa energetica rispetto al consumo dei rifiuti. La stessa raccolta differenziata si sarebbe dovuta svolgere attraverso l'indicazione delle caratteristiche di un territorio, evitando di inserire delle cifre tanto per indicarle: il 35 o il 50 per cento non significano nulla perché una cosa è il 15 per cento della raccolta differenziata a Brescia, altra cosa è il 15 per cento della stessa a Napoli o a Catania.
Non dico nient'altro, ma voglio esprimere il mio rammarico. A mio avviso, Padoa Schioppa ha perso una grande occasione ed ha trattato questo aspetto con l'oblio, con la dimenticanza.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GAETANO FASOLINO. Evidentemente, il ministro dell'economia, più che disegnare un futuro per la regione Campania e per il paese, ha preferito pensare soprattutto a come tassare gli italiani e - mi dovete consentire un'amenità - a rifugiarsi nelle polemiche con il suo viceministro, l'onorevole Visco: come è noto, tra i due non corre una tenera amicizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, l'emendamento solleva una questione importante, quella, per così dire, dei «rifiuti con le ruote».
Noi, negli ultimi anni, abbiamo assistito a vicende poco commendevoli e poco edificanti, che hanno avuto persino risvolti di ordine penale; una serie infinita di indagini, addirittura, hanno portato a rinvenire rifiuti formalmente smaltiti in una provincia anche a 700, 800 chilometri di distanza; taluni enti locali hanno poi fatto finta di non sapere che sul proprio territorio si realizzavano discariche abusive e si sotterravano materiali pericolosi, quasi tale crimine fosse, invece, un'attività di routine.
Dunque, ritengo, signor Presidente, che mai come in questo momento, mentre una regione quale quella oggetto degli interventi recati dal decreto-legge in esame - come peraltro anche molte altre - vive una fase commissariale, sia opportuno, almeno sotto il profilo dello smaltimento dei rifiuti, rendere dichiarazioni chiare. Non è concepibile tale continuo trasferimento, sui più vari mezzi possibili, di rifiuti pericolosi che attraversano il paese, i nostri comuni, i centri abitati e finiscono molto spesso anche in quei fiumi ed in quelle cave che andrebbero certo riattate ma non con materiale inquinante.
Mai come adesso occorre fissare paletti precisi, occorre dire alto e forte che, se una regione ha una difficoltà nello smaltimento, si possono e si debbono siglare protocolli di intesa con altre regioni perché lo smaltimento medesimo sia assentito ma l'operazione deve avvenire alla luce del sole. Deve avvenire con accordi di programma che non siano la fiera dell'equivoco ma che, al contrario, siano chiari nei loro contenuti, nelle modalità operative, in tutta quella serie di attività che molto spesso, invece, vengono lasciate nell'indeterminatezza più completa. Mai Pag. 29come in questo campo, l'indeterminatezza finisce, infatti, per essere foriera di ogni e qualsiasi attività illegale.
È anche un emendamento, quello al nostro esame, che va nel segno di un ritorno alla legalità in un settore che da troppo tempo vive e si alimenta nell'illegalità.
Ritengo quindi di dover e poter dichiarare che il gruppo di Alleanza Nazionale non si limita a rivendicare maggiore chiarezza, peraltro dovuta, nell'ambito del corretto smaltimento dei rifiuti; vorrei ricordare che proprio il testo del decreto legislativo elaborato dal ministro Matteoli voleva fissare, per così dire, delle colonne d'Ercole oltre le quali non si potesse procedere. A me pare, invece, che questo Governo, falsamente ambientalista e in realtà molto interessato a risolvere i problemi creati dall'incapacità di governo della sinistra in certe regioni, stia cercando mezzi e mezzucci per non procedere nel segno della chiarezza, evitando di risolvere definitivamente una questione la cui soluzione non è più procrastinabile. Si cercano, invece, soltanto pannicelli caldi, per così dire, ad uso e consumo di questo o quell'amministratore che sta a cuore politicamente a questa maggioranza.
È un comportamento che va censurato, che non condividiamo e che, soltanto fissando regole del gioco precise, può essere sconfitto; è questo il motivo per il quale votiamo convintamente a favore sull'emendamento Dussin 4.17.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, la proposta del collega Dussin è un emendamento classicamente leghista; noi siamo «nati» dicendo: magistrati padani nei tribunali padani; insegnanti padani nelle scuole padane. In questo caso, aggiungiamo: rifiuti campani, che rimangano in Campania, fondamentalmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Stabilire che i rifiuti campani debbano essere trasferiti in altre regioni non è, a nostro avviso, misura propria di un provvedimento federalista. E chi, ogni giorno, in questa sede e sui giornali parla di federalismo solidale e fiscale e via dicendo, di fronte alla possibilità che i rifiuti vengano portati fuori dalla Campania in altre regioni (noi, invece, chiediamo che rimangano in Campania), dovrebbe votare a favore dell'emendamento in oggetto, perché è una proposta di autonomia, di autogoverno e di responsabilità degli enti locali che hanno commesso gravi errori: che si gestiscano le magagne che hanno fatto in questi anni!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor presidente, sono certo che la maggioranza di questo Parlamento esprimerà un voto favorevole sull'emendamento in esame, perché lo stesso fa il paio con un'altra norma inserita nel testo in discussione che prevede una barriera all'ingresso dei rifiuti speciali in Campania.
Le due norme si sostengono l'un l'altra. Messe insieme sono ragionevoli. Devo confessare: sono entrambe sbagliate, ma messe insieme sono assolutamente ragionevoli, perché partono da un principio propriamente federalista: ad ognuno il suo. Con tale principio non si può non essere d'accordo.
Qual è il tema che mi permetterei di sollecitare (lo approfondiremo maggiormente in sede di esame degli articoli 5 e 6)?
PRESIDENTE. La prego...
PAOLO RUSSO. La vicenda non riguarda i rifiuti speciali ordinariamente trattati e leciti. La vicenda grave riguarda la quantità dei rifiuti ovviamente trattati in modo illecito rispetto a questo tipo di traffico che ovviamente nulla ha a che vedere con i divieti ordinari che si riferiscono a quanto ordinariamente e correttamente trattato.
Pag. 30PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'intervento che il collega Fugatti precedentemente ha svolto era illuminante. Vorrei semplicemente approfondire il concetto da lui espresso.
La Campania ha ricevuto 900 milioni di euro in 13 anni ed ora ne riceverà altri 20: dunque, il problema le viene pagato dallo Stato. Se poi lo Stato fornisce anche le competenze - infatti manda i commissari, quindi gente esperta -, e se si pretende ancora di trasferire i rifiuti fuori della Campania, allora non ci siamo! Se si pretende questo servizio, allora lo si deve pagare!
La regione Campania dovrebbe pagare l'esportazione dei rifiuti. Infatti, nella nota tecnica si parla...
PRESIDENTE. La prego...
MASSIMO GARAVAGLIA. ...di circa 50 euro a tonnellata. Concludo, Presidente.
Ora, poiché in Lombardia smaltire i rifiuti costa 80 euro a tonnellata, è evidente che non possono venire da noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire precedentemente, ma l'importante è che lei mi dia ora la parola.
Vorrei sottolineare come l'emendamento in oggetto sostanzialmente chiama all'assunzione di responsabilità (i colleghi della Lega hanno fatto riferimento al federalismo fiscale che non si è attuato).
La bontà dell'emendamento Dussin sta nell'idea di responsabilizzare le amministrazioni locali e i territori, tant'è che prevede anche lo smaltimento fuori dalla regione Campania, ma l'eventuale trattamento dei rifiuti pericolosi e tossico-nocivi deve essere trattato per la loro tracciabilità nell'ambito della regione.
PRESIDENTE. La prego...
CESARE CAMPA. Allora, è giusto realizzare almeno il trattamento nell'ambito della regione di provenienza, ossia la Campania.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 4.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 378
Maggioranza 190
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 249).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, intendiamo sostenere l'emendamento 5.1 presentato dal collega Paolo Russo, in quanto siamo favorevoli a sostituire le parole: «alla cessazione dello stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti», con le seguenti: «al 30 giugno 2007», intendendo, in questo modo, considerare in sei mesi i tempi relativi all'emergenza.
La bontà dell'emendamento si riscontra nel voler chiamare con il proprio nome le cose. Infatti, se si tratta di emergenza, essa dura sei o otto mesi, ampiamente sufficienti se un commissario ha la forza e l'autorevolezza di portare avanti l'iniziativa. L'emergenza non può durare all'infinito come è avvenuto in questi anni, quando è stata concepita per aumentare Pag. 31benefici impropri ed inopportuni durante i diversi momenti della gestione del settore dei rifiuti in Campania.
Colgo l'occasione dell'esame dell'articolo 5 del disegno di legge, che si occupa di bonifiche e messa in sicurezza ed apertura di discariche, per esaminare gli emolumenti dei vari subcommissari che si sono susseguiti dal 1998 al 2003, riportati fedelmente nella relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Nel 1998, il commissario era Rastrelli e gli emolumenti sono stati 16.638 euro. Nel 1999, il commissario era Losco e gli emolumenti 106 mila, con un aumento quasi dell'80 per cento. Nel 2000, commissari Losco e Bassolino, gli emolumenti salgono a 250 mila euro, per aumentare negli anni 2001, 2002, 2003, commissario Bassolino, a 698 mila euro, un milione 130 mila e un milione 140 mila, circa 2 miliardi 300 milioni di vecchie lire di emolumenti ai commissari.
Ci sembra una cosa inaudita ed alla sinistra questi emolumenti dovrebbero sembrare qualcosa di indecente. Due miliardi e più di lire per pagare i subcommissari! Questi numeri sono talmente spropositati e debbono essere rivisti sulla scorta del decreto-legge. I nostri interventi, per lo più, hanno l'obiettivo di «seminare» un po' di buon senso in quest'aula e dare un'opportunità al decreto-legge, qualora fossero raccolti, di avviare iniziative, come hanno evidenziato alcuni miei colleghi, già oggetto di esperienze in altre realtà regionali, prevalenti chiaramente nel nord del paese e che espliciteremo nel seguito dell'esame del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo parlamentare al quale appartengo su questo emendamento, che intende porre un termine allo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti in Campania. Noi siamo abituati a ritenere che l'emergenza sia una situazione critica, circoscritta ad un breve periodo di tempo. Invece, a giudicare dal decreto-legge che stiamo esaminando, sembra che non sia così. Da molti anni, infatti, il problema dei rifiuti in Campania è alla ribalta e, nonostante i risultati fallimentari prodotti durante il lungo periodo di commissariamento, si decide di continuare su questa strada. Continuando in questo modo, ci stiamo comportando come una madre iperprotettiva e si sa che i figli troppo coccolati non crescono, non maturano e non imparano ad assumersi le loro responsabilità.
Questa situazione, ormai, è fuori dal controllo di chiunque. In nome dell'emergenza si sono chiusi gli occhi sull'effettiva natura, ad esempio, di alcune società che stanno gestendo l'emergenza soprattutto nei settori del trasporto e nei siti di stoccaggio dei rifiuti. Il commissariamento da parte del Governo, rafforzato dall'attuale ennesimo decreto-legge, che istituisce la Consulta regionale per la gestione dei rifiuti e i subcommissari, alla fine, protegge tutto. Tutto ciò provoca la lievitazione dei costi a dismisura, come abbiamo sentito, tanto che sono arrivati a moltiplicarsi già di sei volte, per una spesa, ormai, assolutamente fuori controllo. Lo scioglimento delle resistenze locali e la riforma del progetto complessivo appaiono, quindi, strettamente collegati. Per anni, le discariche disponibili sono state riempite di rifiuti in gran parte illegali e in gran parte importati da regioni maggiormente industrializzate. Quando la magistratura è dovuta intervenire per chiudere gli impianti che avevano prodotto i danni maggiori, non si sono trovate alternative. Così, alla fine, i camion pieni di rifiuti sono tornati negli stessi luoghi in cui già avevano seminato veleni.
Riteniamo che la chiusura del ciclo dei rifiuti sia una meta che ogni comunità deve riuscire a raggiungere all'interno del proprio territorio. Ridurre i rifiuti e differenziarli il più possibile è un secondo fondamentale passaggio. Infine, è necessario un dialogo franco e serrato sugli indispensabili impianti di smaltimento finale, Pag. 32compresi gli inceneritori con recupero di energia e calore. Voglio ricordare - è stato detto anche poco fa - che il termovalorizzatore di Brescia recentemente è stato dichiarato il migliore impianto del mondo. Questo termovalorizzatore produce 1100 chilowattora l'anno, che soddisfano un terzo del fabbisogno di calore della città. Ciò che manca, quindi è un vero e proprio sistema integrato di gestione, in cui la riduzione dei rifiuti, il riciclaggio e il recupero energetico siano tra loro complementari.
Concludo, affermando che, per eliminare le mele marce, a volte non servono grandi interventi ma grande responsabilità collettiva. La criminalità fiorisce ed opera laddove le istituzioni sono carenti e uno Stato efficiente e capace non ha bisogno di interventi di urgenza, perché previene e controlla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi della maggioranza, un emendamento come quello che stiamo esaminando è veramente di buonsenso e pone all'attenzione di ciascuno di noi la necessità di stabilire un termine. Sono sotto i nostri occhi 13 anni di inefficienza rispetto all'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania. Perciò, riproporre una norma che preveda l'utilizzazione delle discariche già autorizzate fino alla cessazione dello stato di emergenza significa volere che la stessa emergenza continui all'infinito. Forse, ha ragione l'onorevole Dussin: ricoprire la carica di commissario per l'emergenza, oggi, è molto più conveniente che svolgere altre professioni. Dobbiamo stabilire un termine. Ha ragione anche l'onorevole Fasolino quando afferma che non dovete essere sordi. Se la data del 30 giugno non va bene, possiamo stabilirne un'altra che cada nei mesi di luglio, di dicembre o nel 2008. Però, dobbiamo prevedere una scadenza e non possiamo continuare a rinviare alla cessazione dello stato di emergenza.
Non ci sarà mai una cessazione dello stato di emergenza se non siamo noi i primi a dare tale indicazione. L'indicazione si dà stabilendo un termine cogente: chi non lo rispetta sarà penalizzato. Altrimenti, perché dovrebbero rispettare il termine? Invece, voi non inserite nemmeno il termine. Colleghi della maggioranza, non prendiamoci in giro: non volete che miglioriamo il provvedimento, volete mantenere lo stato di emergenza, volete continuare in una situazione che è drammatica anche per quanto costa alla collettività!
La collega Germontani ha fatto l'esempio di Brescia che ha insegnato al mondo, oltre che all'Italia, come si fa a risparmiare ed a far fruttare il settore dell'immondizia. Voi, invece, volete far fruttare l'emergenza spazzatura per altri obiettivi, forse perché in quelle regioni bisogna continuare ad avere una mafia prosperosa ed altre cose del genere.
Se non siete d'accordo con il termine del 30 giugno portiamolo al 30 agosto, portiamolo al 2008, ma va stabilito un obiettivo. Altrimenti, le persone che per 13 anni hanno vanificato ogni tipo di intervento continueranno a farlo. Anche l'intervento generoso di Bertolaso sarà vanificato e mortificherà quella parte di Stato che ha funzionato ed è stata punto di riferimento, in termini di efficienza, per il nostro paese e anche all'estero.
Vi chiedo veramente con il cuore in mano di dire insieme che è opportuno, necessario, doveroso stabilire un termine finale. Se il 30 giugno 2007 non va bene stabiliamo il 30 giugno 2008, ma stabiliamo un arco temporale, altrimenti facciamo solo finta di voler correggere una situazione, ma siamo correi con coloro che da 13 anni non hanno fatto assolutamente nulla. Forse, hanno fatto bene a non fare nulla se sono vere le cifre che il collega Dussin ha prima ricordato in merito agli emolumenti che vengono corrisposti in maniera legale (per non parlare, poi, di quelli illegali). Forse, qualcuno vuole garantirsi, al sud dove non c'è occupazione, un lavoro da commissario o subcommissario, che è così ben remunerato. Tuttavia, Pag. 33non è questo l'intendimento del Parlamento. Mi rifiuto di pensare che sia l'intendimento di tanti deputati della maggioranza, che conosco e stimo, che momentaneamente si trovano collocati da quella parte ma che condividono con noi l'interesse di dare un segno di responsabilità, di dare alle popolazioni del sud la dignità di essere in grado di porsi obiettivi e rispettarli nell'interesse delle loro aree. Con grande responsabilità vi chiedo di fermarci: se l'emendamento in esame non va bene modifichiamo l'arco temporale, ma la scadenza deve assolutamente essere stabilita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. L'articolo 5 recita «fino alla cessazione dello stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania». Quindi, fino a quando? Se dovessi valutare i buoni propositi, immagino che sia fino a qualche mese, ma se devo misurare le azioni in modo concreto saremmo costretti a rinviare di anno in anno la cessazione dello stato di emergenza a prescindere dalla sua vera cessazione, anzi in funzione della necessità di alimentare lo stato di emergenza stesso.
L'emendamento in esame, raccogliendo le sollecitazioni che vengono anche dalla maggioranza, vuole indicare una data certa: diciamo che tra sei mesi lo stato di emergenza deve cessare. Se non cessa la condizione emergenziale, siamo in una situazione di straordinaria patologia democratica di percorsi e di processi.
PRESIDENTE. Deve concludere...
PAOLO RUSSO. Inserire il 30 giugno come data che consenta una valutazione non solo di risultato, ma anche più piena, crediamo sia azione di buonsenso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 378
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 253).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, con riferimento all'articolo 5 del decreto-legge in esame, modificato dal Senato, desideriamo rimarcare un concetto. A nostro avviso, infatti, lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato all'interno del perimetro della regione interessata.
Infatti, le cinque province di una regione importante e grande, come la Campania, possono benissimo ospitare sul loro territorio, in una fase che considero provvisoria, eventuali discariche oppure ulteriori impianti di stoccaggio. Mi sembra che, attualmente, il piano regionale di smaltimento di rifiuti preveda sette siti deputati al trattamento del CDR e due impianti di termovalorizzazione.
Vi sono, tuttavia, varie discariche. Sappiamo che, in questi anni, una delle maggiori attività delle aziende campane è stata proprio «l'esportazione» dei rifiuti anche in altre regioni, in particolare in quelle del Nord. Ciò proprio a causa della «disponibilità» che questo settore offriva.
È una disponibilità un po' particolare, perché si tratta di rifiuti, e numerose volte esiste un forte intreccio tra azione amministrativa, attività imprenditoriale e attività non imprenditoriale, quest'ultima intesa Pag. 34come «forzatura», nell'ambito dell'azione amministrativa, per avere concessioni e quant'altro!
Non mancheranno certamente i siti dove localizzare le discariche: la geomorfologia, infatti, consente sicuramente di individuare alcuni siti, ma magari è la loro gestione a non essere consona alle normative, nonché ai requisiti minimi igienico-sanitari e costruttivi delle discariche stesse.
Con il mio emendamento 5.2, pertanto, prevediamo che lo smaltimento dei rifiuti in via eccezionale fuori regione debba avvenire previa apposita deliberazione del consiglio regionale della regione interessata. Mi sembra un'ulteriore proposta emendativa di estremo buonsenso, la quale si muove lungo la scia di quelle proposte che vorrebbero far sì che le amministrazioni regionali competenti gestiscano al meglio questo settore.
Noi vorremmo, infatti, che gli assessorati e le presidenze delle regioni riuscissero a predisporre la programmazione necessaria e che, successivamente, le sottostanti stazioni appaltanti ed operative garantissero risultati effettivi a beneficio non solamente dei cittadini della Campania, ma anche di quelli di altre regioni.
Non siamo d'accordo a consentire di portare i rifiuti fuori dalla regione interessata, senza l'avallo del consiglio regionale, solo ed esclusivamente per il fatto che lo ha deciso il commissario delegato per motivi igienico-sanitari.
Devo riconoscere che, in sede di Commissione, il commissario ha garantito che farà il possibile affinché tutti i rifiuti della Campania rimangano in tale regione. Ciò mi sembra ovvio, ma anche un intervento del Governo in tal senso sarebbe auspicabile e gioverebbe alla tranquillità dell'intera Assemblea.
In tal modo, infatti, sarebbero rassicurate anche le altre regioni, le quali vedono incombere su di esse una marea di rifiuti. Si tratta, per di più, di un insieme di rifiuti che sono stati stoccati nei vari siti provvisori, ma che non sono stati ben trattati. Pertanto, è bene che questa marea di rifiuti che proviene dalla Campania...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GUIDO DUSSIN. ...venga inertizzata e trattata in loco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, vorrei rassicurare i colleghi Campa e Dussin, in quanto, avendo noi di Forza Italia e, soprattutto, noi deputati della Campania, tutto l'interesse a non favorire l'esportazione dei nostri rifiuti in altre regioni, facciamo nostro questo emendamento, nell'auspicio che, laddove l'esecutivo di una regione decida di introitare i rifiuti della Campania, ci sia, perlomeno, un'autorità più alta e partecipativa, ovvero il consiglio regionale, che è latore di interessi che vanno al di là della pura e semplice gestione, a dire l'ultima parola. Noi campani siamo convinti di un aspetto di questa vicenda: ci impoverisce il turismo sanitario così come l'esportazione dei rifiuti. Una delle gravi responsabilità di Bassolino e della giunta regionale, in tutta l'epoca commissariale legata a Bassolino, è proprio di aver arricchito altre regioni che avevano le strutture idonee a non far ricadere sui cittadini le intemperie della raccolta campana ma, di converso, impoverendo ancora di più i cittadini campani. I colleghi della maggioranza stanno tranquilli, tanto hanno l'ordine di non rispondere. Però, cari amici, tra poco, dovrete rispondere alla gente, quando vedranno aumentate le tasse in maniera esorbitante. Ci sono centinaia e centinaia di miliardi delle vecchie lire da pagare, arretrati, nuove imposizioni. Verranno così a galla tutto lo sfascio delle convenzioni miliardarie di Bassolino e l'immane pasticcio dell'articolo 3. Chiedo agli amici dell'Italia dei Valori se Di Pietro fosse presente in Consiglio dei ministri quando è stato varato questo provvedimento. Al primo comma dell'articolo 3, si dice in maniera abbastanza chiara che il commissario potrebbe pervenire all'affidamento diretto per lavori e servizi del valore di centinaia Pag. 35e centinaia di miliardi. Quando i cittadini campani dovranno mettere mano alla tasca, la relazione della Corte dei conti, che giace all'ombra dei cassetti della Corte di Napoli fin dal 2001, sarà venuta alla luce, almeno per aiutare a capire? Alla fine, sapranno se questi soldi che dovranno pagare sono attribuibili ad un destino barbaro, oppure a precise responsabilità politico-amministrative?
Auspicando che questo emendamento venga approvato, chiedo che i consigli regionali delle altre regioni d'Italia vengano a partecipare alla decisione e, in sostanza, che si faccia di tutto perché i rifiuti non escano dalla Campania e vi sia una responsabilizzazione istituzionale dei cittadini di fronte a questo grave problema. Portare i rifiuti fuori dalla regione significa abdicare alle proprie responsabilità e dilazionare sine die la presa di coscienza di questo straordinario problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, si tratta del solito tema, ovvero quello della inefficacia dell'articolo 5, che vorrei che tutte le scuole d'Italia leggessero per capire quale sia la sintassi del Parlamento e per comprendere l'inutilità di norme ridondanti e ripetitive tese a svolgere una azione politica in senso deteriore, tese a parare da una parte e dall'altra nel tentativo di rendere compatibili due posizioni incompatibili; infatti, questo articolo prevede di riutilizzare le discariche, ma la cosa bella consiste nel titolo: «Bonifica, messa in sicurezza e apertura», quando, in genere, è l'esatto contrario. In Campania, invece, cominciamo dalla bonifica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento Dussin 5.2 è di buonsenso, ma anche di responsabilità e di trasparenza. È evidente che non è possibile esportare rifiuti in un'altra regione, senza che questa lo sappia. Qual è il modo per farlo sapere? La decisione viene presa dall'organo deputato, cioè dal consiglio regionale, e non potrebbe essere diversamente; infatti, se così non fosse, significherebbe che la regione Campania, per motivi squisitamente politici, ha trovato un'intesa con la regione Emilia-Romagna - cosa già successa - con la quale, per puro spirito di partito, sulla pelle dei cittadini vengono presi accordi di carattere politico in barba alla democrazia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, il contenuto nell'emendamento 5.2 del collega Dussin è da noi ritenuto molto importante per la materia che affrontiamo; infatti, non si tratta di una scelta egoistica, cioè di impedire ad una regione che ha dei problemi e che vive un'emergenza, di smaltire i propri rifiuti trasferendoli in altre regioni, ma si tratta di prendere atto del fallimento gestionale di alcune pubbliche amministrazioni e dei commissariati che si sono succeduti negli anni passati, evitando che si risolva il problema mettendo la polvere sotto il tappeto. Vi è la sensazione che ci possa essere il tentativo, da parte di chi non è in grado di gestire il problema dei rifiuti in Campania, di scaricare, magari anche con l'amicizia e la complicità politica, dei rifiuti in altre regioni. Questo potrebbe avere un senso, se fosse - come ha detto poc'anzi il collega Paolo Russo - prevista una data precisa entro la quale l'emergenza deve finire. Può accadere, in una fase transitoria, che si richieda l'utilizzo di aree in altre regioni per risolvere l'emergenza; invece, temiamo che questo sia il modo per sottrarsi alle proprie responsabilità. In Campania, quando parliamo di rifiuti non pericolosi dobbiamo tener presente - e per comprenderlo bene basterebbe leggere con attenzione il libro Gomorra di Saviano, Pag. 36che è in testa alle classifiche di vendita in queste settimane - che il confine tra rifiuto non pericoloso e rifiuto pericoloso o è labilissimo o, addirittura, non esiste; quindi, da legislatori, dobbiamo porci il problema di inchiodare alle proprie responsabilità una classe dirigente che deve risolvere il problema anche nella fase emergenziale.
Essa non può, da una parte, chiedere al Governo di concedere, attraverso la decretazione d'urgenza, ulteriori risorse rispetto a quelle ottenute per tentare ancora di risolvere un'emergenza, senza fissare una data chiara in ordine alla scadenza di questo processo emergenziale, e, dall'altra parte, richiamare la solidarietà politica di altre regioni, che potrebbero ritrovarsi ad importare rifiuti che sulla carta potrebbero risultare non pericolosi, ma potrebbero rivelarsi ben diversi.
Dico ciò perché la questione dei rifiuti pericolosi in Campania è delicata. Tra l'altro, la stragrande maggioranza dei rifiuti non sono prodotti in quelle zone, ma provengono da altre regioni. In tali regioni, le aziende, anziché investire le risorse - come prevede la legge - per smaltire i rifiuti pericolosi, preferiscono affidarsi a strani intermediatori del settore. Questi ultimi, spesso con l'appoggio delle associazioni camorristiche del territorio, portano questi rifiuti in Campania, inquinando in maniera ormai irreparabile tale territorio.
I dati scientifici parlano chiaro. Signor Presidente, gradirei che il rappresentante del Governo mi ascoltasse. Ho grande fiducia...
PRESIDENTE. Invito i colleghi a non disturbare il rappresentante del Governo e quest'ultimo a prestare attenzione al dibattito.
ITALO BOCCHINO. Sono certo che la sensibilità dell'amico Naccarato e la sua capacità di intercedere ai vertici del Governo possa far comprendere quanto stiamo denunciando in questa aula. Perciò, domando la sua preziosa attenzione, cosciente della sua sensibilità.
Come dicevo, esistono drammatici studi scientifici sul danno perpetrato al territorio campano; e l'incidenza, purtroppo sempre in aumento, di alcune patologie tumorali ci fa pensare che esso sia davvero irreparabile.
Allora, prima di estendere tale danno ad altre regioni al fine di risolvere in fretta e furia il problema, senza assumercene la responsabilità, vorremmo che il Parlamento si rendesse conto di cosa sta votando [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, non mi rivolgerò al Governo, anche perché credo che quest'ultimo sia nell'impossibilità di dare risposte. Mi rivolgo, invece, alla maggioranza, affinché inviti il Governo a valutare, insieme ad essa, la bontà dell'emendamento Dussin 5.2.
Credo che la maggioranza sia in difficoltà, visti i fatti accaduti in questo fine settimana. Ma noi siamo qui per darvi una mano, per far sì che questo provvedimento possa sortire un risultato positivo nell'interesse del nostro paese.
Siamo convinti che la maggioranza delle regioni, che anche voi state governando, sarebbe certamente dalla nostra parte rispetto a questo emendamento. Esse, infatti, vogliono essere responsabilmente messe nella condizione di decidere ciò che avviene nel loro territorio.
Quindi, signor Presidente, invito la maggioranza a darci qualche risposta; altrimenti, è un dialogo tra sordi. E non dite che siamo qui per fare ostruzionismo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento Dussin 5.2 ha, ancora una volta, un carattere federalista e di autonomia. Se determinati territori devono diventare la pattumiera dei rifiuti Pag. 37campani, ciò deve accadere con il consenso degli enti locali e dei loro territori. Non ci può essere un atto imperativo da parte di qualcuno che decide di inviare i rifiuti campani in un determinato territorio, senza il consenso degli enti preposti. È, quindi, un emendamento di tipo federalista, perché non vi può essere un trasferimento dei rifiuti senza tale consenso. Ciò servirebbe anche a tanti esponenti del centrosinistra che potrebbero porre un freno al trasferimento dei rifiuti campani nei loro territori. Voi darete la colpa al Governo centrale o a Napoli, ma, se voterete a favore di questo emendamento, avrete la possibilità di dire che è colpa di qualcun altro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 379
Maggioranza 190
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 251).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, questo articolo è stato rubricato: «Bonifica, messa in sicurezza e apertura discariche». Sembrerebbe un banale errore, poiché tutti m'insegnate che se si apre una discarica la si mette successivamente in sicurezza ed, infine, la si bonifica.
In realtà non si tratta di un banale errore, poiché in Campania sta accadendo l'esatto contrario. Si segue un percorso poi, come sempre, si fa un passo avanti ed uno indietro, si va un po' a destra e un po' a sinistra. Si fa un passo verso un ambientalismo moderno ed un altro verso quello militante, si è attenti alla raccolta differenziata, ma poi vi è una disattenzione colpevole e voluta.
In realtà, si vuole tentare di riaprire qualche discarica già utilizzata, già esaurita, già messa in sicurezza e, talvolta, anche in parte bonificata. È ovvio che il danno sarebbe enorme, soprattutto se si considera quello arrecato alla credibilità delle istituzioni. Infatti, ogni qual volta si apre una discarica ben si conosce il tipo di trattativa che va fatta riguardo ai territori: mi riferisco alle capienze. Quindi, è evidente che rispetto ad una condizione del genere lo Stato dimostrerebbe tutta la sua debolezza nel venir meno ad impegni assunti con l'intero territorio. Inoltre, si sperpererebbero anche significative risorse per le procedure di messa in sicurezza, ma sull'argomento non vi è pari sensibilità da parte dell'Assemblea.
Queste risorse è utile utilizzarle in una certa logica: mi riferisco all'incarico per la progettazione, per la direzione dei lavori e a quello concernente la trattativa privata per un lavoro. Inoltre, si potrebbe presentare la necessità di raccogliere qualche altro consenso elettorale sul fronte delle ulteriori attività amministrative di collaudo tecnico, amministrativo o giù di lì. Come dire, da ogni azione discendono straordinarie operazioni gestionali e clientelari, utili non a risolvere l'emergenza rifiuti in quella regione, ma ad ingrassare le greppie politico-amministrative che appesantiscono significativamente la gestione del ciclo integrato dei rifiuti in quella regione.
Bisogna evitare di mettere una pezza chiarendo se si vuole continuare a gravare sulle stesse aree che, storicamente, hanno rappresentato la capacità di sostenere l'intero impatto ambientale dato dal conferimento dei rifiuti nell'intera regione. Di contro, si deve chiarire se si è disponibili a ritenere alcune aree ormai inutilizzabili mettendo in campo impianti industriali meglio distribuiti sull'intero territorio.Pag. 38
Guardate, uno degli elementi principali a cui si deve il fallimento dei piani sta nel fatto che si è creduto all'esistenza di determinate aree che andavano tutelate, poiché potevano produrre sviluppo, magari di alto profilo, di alta qualità; mentre le altre, viceversa, dovevano smaltire, governare e gestire i rifiuti prodotti da terzi.
In questo senso, la norma così proposta va esattamente in una direzione opposta a quella auspicata. Per questa ragione, chiediamo di esprimere voto favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, nel preannunziare il voto favorevole sull'emendamento in esame, vorrei ribadire quanto già affermato.
La questione dei rifiuti deve essere risolta all'interno di una comunità, quindi non trasportando i rifiuti stessi da una regione all'altra. Ne abbiamo già avuto esperienza in passato, con gravissimi disagi ed addirittura con il blocco dell'intera nazione ad opera della regione che aveva ricevuto i rifiuti. Noi, di Alleanza nazionale, abbiamo ribadito e sottolineato per anni la gravità della situazione, gli sprechi della giunta Bassolino non solo per quanto riguarda i rifiuti, ma anche in tema di sanità con consulenze inutili e costosissime. Anche oggi è stato ribadito tutto ciò!
Vorrei ricordare che, forse, sarebbero necessarie una maggiore attenzione e più senso di responsabilità da parte degli amministratori locali, caratteristiche che non hanno saputo dimostrare finora, se si pensa che lo stesso presidente della regione, Bassolino, quando la Commissione ambiente al Senato si è impegnata per tentare di risolvere questo grande problema in Campania, non si è neppure degnato, anche se ripetutamente convocato, di partecipare alle audizioni.
Questa è la dimostrazione chiara del totale disinteresse delle amministrazioni locali non solo per quanto riguarda l'emergenza dei rifiuti, ma per ogni questione che riguarda i cittadini della regione che governano.
Pertanto, ribadiamo il nostro voto favorevole sull'emendamento in esame, sostenendo che la questione deve essere risolta dalle istituzioni e dagli amministratori locali. Bisogna, inoltre, porre fine allo Stato assistenziale!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, questo emendamento, invece, non ci trova completamente concordi, in quanto ingenera incertezza per quanto riguarda l'utilizzo compiuto di queste discariche nella regione Campania.
Ho voluto prendere la parola per dare sfogo alla nostra esigenza che i rifiuti vengano trattati nella regione Campania: è l'esigenza della Lega nord, ma anche quella avvertita da Giovanni Crema da Belluno, nostro collega, che sa benissimo qual è la realtà dalle nostre parti e che più volte in questa giornata mi ha sollecitato. Voglio rappresentare anche quelle istanze che sono sicuro essere giuste e corrette.
Il collega Paolo Russo fa un'operazione prettamente amministrativa, nel senso che offre l'opportunità di una certa concertazione, ma mi pare non sia più il caso di concertare dopo il susseguirsi di vari commissari in questi anni!
È una realtà che, trasversalmente, si è deteriorata.
Per quel che ci riguarda, vorremmo rimanerne fuori e mantenere - un po' di presunzione! - la nostra purezza di amministratori che vogliono pensare esclusivamente al bene dei cittadini, superando questi interessi, queste beghe di regione. Si tratta, infatti, di interessi non più di quartiere, ma di interessi regionali che passano attraverso una raccolta differenziata che non avviene e che in alcune realtà, come quella casertana, si attesta al 4,8 per cento nell'anno 2003 (faccio riferimento alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti).
Poche sono le realtà che superano il 12-13 per cento a livello provinciale, mentre Pag. 39vi sono alcune realtà al livello del comune di Napoli che arrivano anche al 20 per cento di raccolta differenziata. Tuttavia, la gran parte dei bacini - Napoli 1, Napoli 2, Napoli 4 e Napoli 5 - si aggira attorno al 5 per cento di raccolta differenziata. Si tratta di offrire certezza e sicurezza allo smaltimento.
Mentre si organizza un'azione di raccolta e smaltimento, la programmazione, e soprattutto i trattamenti finali, prevalente è l'idea di far crescere nella testa della gente la volontà e soprattutto - lo abbiamo detto anche nei giorni scorsi - di fare entrare nell'istinto degli amministratori la volontà di risolvere un problema che diventa dequalificante per l'intero paese, non solo per la regione Campania. È chiaro che l'immagine turistica del nostro paese passa anche attraverso i giusti rapporti urbani e non si può pensare di promuovere il nostro turismo e poi trovarsi di fronte ad una situazione così deteriorata che rasenta, anzi ha raggiunto, rilevanti problemi igienico-sanitari nell'ultimo periodo, problemi di natura penale e un deterioramento socioculturale che non appare in altra parte del paese. È vero che questa è una situazione che perdura da molto tempo, ma mi sembra che sia e sia stata alimentata fortemente in questi anni. Ed allora, è bene che si dia una certezza, ed è per questo che siamo convinti che il testo del provvedimento, sbagliato così come proposto, non sia utile. Per tali motivi preannunzio il nostro voto di astensione su questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 366
Astenuti 9
Maggioranza 184
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 249).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, l'articolo 5 serve ad ipotizzare ed a consentire al commissario straordinario di utilizzare gli impianti e gli scarichi che esistono nella regione Campania. Mentre si mette in campo questa iniziativa dal punto di vista normativo, nel medesimo articolo si dice poi che occorre considerare anche l'impatto storico sui territori, ma ovviamente, non con una sollecitazione vincolante, bensì soltanto con un desiderio, un pio desiderio, del legislatore del Senato che, in qualche modo, chiede al direttore Bertolaso di valutare anche questa ulteriore opportunità. Come sempre, si tratta di un provvedimento «a mezz'aria»: non piena fiducia nei poteri straordinari al direttore Bertolaso, non una non chiara linea di indirizzo, tesa ad evitare determinate situazioni in aree ben individuate, ed in Campania ce ne sono; mi riferisco all'area giuglianese, mi riferisco ad Ariano Irpino, mi riferisco a Tufino, mi riferisco alle aree che hanno supportato nei decenni scorsi pesi gravosissimi dal punto di vista dell'impatto ambientale. Accanto a tali oneri, derivanti dallo sversamento lecito di rifiuti urbani, troppo spesso, in quelle medesime aree, complice la criminalità organizzata e complice un'imprenditoria senza scrupoli, venivano trattate e, il più delle volte, sotterrate, quantità rilevantissime di rifiuti speciali provenienti dal nord del paese.
Questo a testimonianza di un dato che a mio avviso va conservato e valutato. Il provvedimento sembra completamente orientato verso la Campania, ma in realtà esso solleva le sue incapacità gestionali, stigmatizza il comportamento irresponsabile della regione, offre una valutazione critica e negativa nei confronti dei comportamenti Pag. 40della regione Campania dal punto di vista istituzionale e politico. Complessivamente, esso incide significativamente sul meccanismo globale del sistema del ciclo integrato dei rifiuti. Certo è che difficilmente l'articolo 5 può essere rilevante e dirimente se si pretende di riutilizzare i vecchi siti e cavalcare la tesi della loro improbabile messa in sicurezza. Se essi erano stati già messi in sicurezza, si può forse ricominciare da capo con nuovi incarichi, nuove prebende, nuove opportunità gestionali e clientelari? È sempre la solita manfrina. Non sarebbe meglio mettere in campo una politica più seria dal punto di vista ambientale ed evitare di gravare sempre sugli stessi territori, cercando di distribuire il peso dell'impatto ambientale e di far comprendere che ogni territorio deve avere la disponibilità ad offrire un impianto e l'opportunità di partecipare al sistema impiantistico?
La città di Napoli produce un quarto dei rifiuti dell'intera regione senza contribuire per nulla sul piano impiantistico: non vi è alcuna area di trasferenza, non un impianto di compostaggio, non un impianto di biogassificazione, non un impianto di termovalorizzazione. Insomma, non vi è davvero nulla. Ed allora diventa difficile far credere ai cittadini dell'intera regione che vi è equa distribuzione dei pesi quando l'area dove si produce oltre un quarto dei rifiuti non si preoccupa, non si perita, non si impegna ad offrire sul piano impiantistico una soluzione, non dico corrispondente ad un quarto, ma che in qualche modo possa contribuire a rendere più equa la ripartizione dei pesi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, annuncio l'astensione del gruppo della Lega Nord, anche se i dubbi sono molti, tanto che si potrebbe anche esprimere voto contrario.
Al di là di questo, nel merito l'emendamento in oggetto afferma un principio che può essere corretto, come quello di non insistere ulteriormente sui territori che già prevedono aree con siti di stoccaggio in stato di saturazione. Tuttavia, occorre capire dove si può procedere, se lì non è possibile farlo. Inoltre, occorre anche capire perché alcuni siti si trovano in questa situazione. Cerchiamo allora di chiarire i due aspetti.
Innanzitutto nello specifico esiste il problema delle cosiddette «ecoballe». Mai termine è più sbagliato perché si chiamano «ecoballe» le balle in cui è presente di tutto e di più, compresi rifiuti che non hanno subìto il benché minimo trattamento e sono fuori controllo. Non vi è infatti alcuna garanzia che al loro interno vi siano soltanto rifiuti urbani e non anche quelli pericolosi né che sia avvenuta la separazione tra secco ed umido. La morale è che queste «ecoballe» (chiamiamole così perché così vengono chiamate, sbagliando) non possono subire ulteriori trattamenti, ma devono essere prese tali e quali. Per farne cosa? Esistono soltanto due possibilità, di cui la più sensata è il trattamento con termovalorizzatori o inceneritori, che dir si voglia. Tuttavia, se non vi è la capacità politica di mettere in campo in tempi brevi questi nuovi impianti, l'unica altra soluzione possibile è quella della discarica. Si tratta però di una soluzione neppure di secondo ordine, ma di terzo o quarto, insomma di infimo ordine. Si tratta della peggiore soluzione possibile. La discarica è la peggiore soluzione possibile in quanto, innanzitutto, con i tempi che corrono, sotterrare la plastica - cioè, il petrolio - è un atto idiota e, secondariamente, in quanto occorre anche comprendere di quali discariche disponiamo.
Si è parlato della relazione tecnica e dei costi di smaltimento. La relazione tecnica riporta un costo - 50 euro a tonnellata - che non sta né in cielo né in terra, in quanto non tiene conto dei costi di trasporto ed è anche fuori mercato.
In Lombardia, conferire i rifiuti in discarica costa 80 euro a tonnellata perché le discariche di tale regione sono sicure, impermeabilizzate e nel costo di smaltimento è anche computato il periodo di mantenimento di queste discariche, cioè Pag. 4125 anni. Ciò vuol dire che per 25 anni il gestore della discarica in regione Lombardia è garante che non vi siano infiltrazioni nella falda e che non vi siano emissioni di biogas. Quindi, pur trattandosi di una pessima soluzione - perché sotterrare il petrolio, oggi come oggi, è un'azione idiota -, in ogni caso non si produce il danno ulteriore per quanto concerne l'inquinamento e la salute dei cittadini. Pertanto, capiamo le difficoltà e i problemi dei cittadini campani di fronte all'utilizzo di siti già esistenti in pessime condizioni.
L'altro giorno, durante la manifestazione svoltasi a Roma, ho avuto modo di parlare con amministratori campani, che si sono dimostrati molto preoccupati per il fatto che nella cinta di Napoli vi è una percentuale di tumori tra le più alte d'Italia. Ebbene, dove sono gli amministratori di questi comuni? Infatti, si può discutere di tutto, ma non della salute dei cittadini. Se la salute è messa a repentaglio in maniera così grave, occorre fare qualcosa e anche in tempi rapidi.
Dunque, ci aspettiamo un ragionamento un po' più serio. Affermare che il commissario dovrà individuare nuovi siti non vuol dire nulla, bisogna anche capire cosa intenda realizzare in questi nuovi siti; vuole creare nuove discariche mettendo le «ecoballe» sotto terra? Ciò non serve a niente e danneggia la salute dei cittadini.
Vorremmo avere da questo Governo, visto che la regione Campania è incapace di farlo, un piano definitivo che indichi dove verranno posizionati i termovalorizzatori e gli impianti di compostaggio e che garantisca perlomeno la separazione dei rifiuti secchi da quelli umidi. Con queste risposte potremmo anche capire l'emergenza, in caso contrario - ci dispiace per gli amici campani - li stanno prendendo in giro un'altra volta!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, anche in questo caso siamo di fronte ad una norma quantomeno di dubbia interpretazione che, nei passaggi più dubbiosi, pare avere intenti poco efficaci.
L'emendamento in esame è volto ad escludere con certezza l'individuazione di siti che potrebbero essere utilizzati per la soluzione dell'emergenza di impianti, discariche e quant'altro che siano stati già oggetto di interventi in passato. Ci sembra una soluzione di buonsenso in quanto, di fronte ad un articolo così congegnato, affermare che il commissario delegato dovrà tenere conto del carico e degli impatti ambientali gravanti sulle aree su cui insistono discariche, siti di stoccaggio o altri impianti in evidente stato di saturazione, vorrebbe dire che tale commissario non ne avrebbe neppure tenuto conto. Non crediamo sia così, in quanto tali siti dovrebbero essere esclusi. Infatti, secondo un principio di responsabilità, tutti i territori devono concorrere alla soluzione del problema dell'emergenza.
Quindi, deve essere presentata una norma più dettagliata, più chiara, più trasparente e più efficace. In questa maniera si scrive un testo di legge che non ha alcun significato, che consentirà, quindi, di guardare al territorio della regione Campania come se ognuna delle sue porzioni possa rispondere ad esigenze ambientali di qualsivoglia motivo. Siamo molto perplessi su questa formulazione perché non vi è solo la questione di individuare prioritariamente altri siti, ma anche quella di escludere da un ulteriore danno ambientale alcune aree che hanno già pagato pesantemente il prezzo di una gestione totalmente fallimentare. In questi siti si sono già evidenziati con chiarezza gli interessi e le infiltrazioni delle organizzazioni camorristiche e criminali. Andare ancora una volta ad insistere su siti che hanno già avuto non solo una compromissione ambientale, ma anche un'infiltrazione delle organizzazioni criminali vuol dire perseverare nell'errore e consentire, quindi, di far crescere ancora una volta le risorse che deviano dalle necessità collettive e vanno ad incrementare i proventi di attività illecite.
Siamo stupiti che il Senato non abbia tenuto conto di queste considerazioni e Pag. 42che la maggioranza abbia deciso di introdurre, attraverso emendamenti, questo passaggio. Ancora una volta, la maggioranza, blindando il testo alla Camera, non consente di correggere un'evidente stortura, quella cioè di insistere ulteriormente su territori già fortemente compromessi, senza tener conto delle conseguenze dal punto di vista delle infiltrazioni, della corruzione e dell'illecito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo sul merito dell'emendamento, su cui la Lega si asterrà. L'emendamento stabilisce che non possono essere utilizzate quelle aree su cui già insistono discariche per lo stoccaggio di questi rifiuti. Il provvedimento, invece, dice che si valuta prioritariamente la possibilità di individuare altri siti rispetto a quelli dove sono già stati inviati dei rifiuti. Non vorremmo che vietare la possibilità di utilizzare quelle aree dove sono già stati inviati dei rifiuti, alla fine, fosse la motivazione per trovare altre aree, magari all'esterno della Campania, per inviare i rifiuti. Quindi, l'emendamento ci sembra troppo restrittivo e la motivazione dell'astensione sta in questa riflessione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 354
Astenuti 14
Maggioranza 178
Hanno votato sì 116
Hanno votato no 238).
Prendo atto che il deputato Suppa non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cosenza 5.42.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, come sempre, l'emendamento della collega Cosenza è di straordinario buonsenso - poco percepito e poco accolto -, di equilibrio e di grande ragionevolezza. L'emendamento è teso esattamente a mettere in campo una politica ambientale seria, in grado di evitare di danneggiare, di gravare, di pesare sulle stesse aree e costringere chi deve fare delle scelte a farle nell'ambito della regione, ma con decisioni capaci di riequilibrare i pesi.
È un emendamento che, senza escludere altri interventi, vuole solo evitare, seguendo una logica di buonsenso che, sulle aree a più alta incidenza e pressione di impianti di trattamento dei rifiuti, si riversi un ulteriore peso. Si tratta di aree con la più alta concentrazione di patologie neoplastiche (sia liquide sia solide) e malformative; in tal senso, sarebbe, forse, utile che l'Istituto superiore di sanità fornisse, sul piano interpretativo ed epidemiologico, qualche elemento informativo ulteriore per poter comprendere se sia ravvisabile, in quelle aree, un chiaro nesso di causalità tra la gestione ed il trattamento dei rifiuti e le patologie complesse e ingravescenti diffusesi su quei medesimi territori.
È evidente come, con il solito atteggiamento tartufesco sotteso al provvedimento, si cerchi, così, di lasciare libertà d'azione per compiere le operazioni temute mentre, per accontentare le sensibilità territoriali coinvolte, si potranno addurre le modifiche introdotte al Senato a dimostrazione del fatto che qualcosa si è pur stabilito e che poi non è stato possibile fare di più.
In realtà il provvedimento, così com'è, non è sostanzialmente diverso dalla stesura originaria e pertanto, in mancanza della disponibilità espressa di altre aree, in mancanza della capacità e del coraggio di Pag. 43scelte, in mancanza di quel concerto cui facevamo riferimento, per quei territori accadrà quanto, ahinoi, è sempre accaduto in questi anni. Il concerto peraltro è quell'operazione perversa che, prevista dal provvedimento, obbliga il povero direttore Bertolaso, ai fini dell'adozione di un piano condiviso, a dovere ascoltare e recepire le sollecitazioni che vengono da due strutture. Si tratta di due istituti, uno responsabile della mala gestione dei rifiuti in Campania, e l'altro, una struttura totalmente distante dalle questioni territoriali: la regione Campania ed il Ministero dell'ambiente. Ebbene, il direttore Bertolaso sarà costretto, per mettere in campo il nuovo piano, a cercare di ottenere il concerto; non trovato il concerto, sarà evidentemente costretto, dalla pervicacia e dalla volontà farisaica di questa norma, ad utilizzare puntualmente le solite discariche. Si tratta di quelle discariche cui voi fate puntualmente riferimento quando indicate delle aree che sono state danneggiate; mi riferisco alle aree del giuglianese, del nolano o di Ariano Irpino. Perciò, voi fate solo finta di volere proteggere quei territori dall'ulteriore invasione di tonnellate e tonnellate di rifiuti.
PRESIDENTE. Deve concludere...
PAOLO RUSSO. In realtà, volete da una parte ingraziarvi quei territori e dall'altra lasciare mano libera a chi, nell'incapacità di raggiungere il concerto, sarà costretto ad utilizzare come sempre le solite aree ed i soliti territori.
In buona sostanza, le organizzazioni criminali da una parte e lo Stato dall'altra utilizzano, per la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali illecitamente trattati, le medesime aree. Vi sarà di che riflettere!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cosenza. Ne ha facoltà.
GIULIA COSENZA. Signor Presidente, vorrei anzitutto ringraziare l'onorevole Paolo Russo per il supporto che dà alle mie proposte; però, vorrei anche chiarire che, con questo emendamento, ho voluto sottolineare quanto penso sia importante. Si deve seguire un diverso indirizzo culturale e deve intervenire un cambiamento nel nostro modo di pensare. Infatti, in merito alle discariche che cito nella proposta emendativa - le tristemente note discariche campane - vorrei si prevedesse, oltre alla bonifica, il ripristino della situazione preesistente; ciò significherebbe non lasciare ferite sul territorio.
Vorrei che, in futuro, non si parlasse più di bonifica senza parlare anche del ripristino dello stato preesistente, altrimenti, saranno ferite e distrutte, come lo è stato il suolo colpito, anche le comunità che vivono lì vicino (e ce ne sono tante), che hanno subito già il disagio ambientale e sanitario e a cui è stata preclusa la possibilità di uno sviluppo e di un miglioramento.
Dunque, l'emendamento in oggetto va in questa direzione e vorrei che venisse accolto. In particolare, per la discarica di Difesa Grande, nel comune di Ariano Irpino era già stato previsto, con un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 giugno 2006, di utilizzare materiali inerti (estratti da una frana avvenuta lì vicino) per la messa in sicurezza.
Sono tutte azioni di buonsenso che possono permettere ai nostri territori di essere ricomposti e di ritrovare l'equilibrio che avevano in precedenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, sono d'accordo con l'emendamento Cosenza 5.42, ma non per avanzare una difesa d'ufficio nei confronti delle discariche di Paenzano, Riconta e Difesa Grande; potrebbe sembrare una presa di posizione parziale che mal si concilia con la compiutezza che dobbiamo dare alle soluzioni dei problemi che abbiamo davanti. Tuttavia, l'emendamento in oggetto rappresenta un momento invalicabile di una difesa di principio che dobbiamo fare Pag. 44nei confronti dei diritti di tutti i cittadini (e nella regione Campania sono tanti) che, da decenni, ogni mattina e ogni sera, sopportano gli stessi cattivi odori, che vedono morire per malattie neoplastiche i loro cari...
PRESIDENTE. Deve concludere...
GAETANO FASOLINO. ...che sono in preda ad una giusta esasperazione verso lo Stato, il quale non prende le loro difese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, la collega Cosenza ha proposto un emendamento di buonsenso che riguarda prevalentemente il territorio.
Ovviamente, tutti noi auspichiamo che a fine gestione, post mortem, tutti i siti delle discariche e le discariche coltivate possono essere ripristinati nel loro stato originario. Si parla ovviamente di discariche che sono state bonificate.
Per quanto riguarda l'emendamento in oggetto, possiamo intervenire solo ed esclusivamente per una questione generale riguardante la complessiva situazione delle discariche.
Siamo sempre stati convinti che le discariche costituiscano la peggiore delle soluzioni che si possa adottare per lo smaltimento dei rifiuti. Siamo convinti altresì che la prima azione da compiere in questo settore sia la raccolta differenziata, il risparmio della produzione dei rifiuti ed un insieme di trattamenti. È chiaro che anche le discariche fanno parte del ciclo complessivo dello smaltimento dei rifiuti. Infatti, alla fine di qualsiasi percorso, vi è sempre un residuo che rimane magari inertizzato, ma che occorre considerare e smaltire.
Questo è quanto avvenuto nella storia, ma oggi, in epoca moderna, dobbiamo pensare il più possibile a sfruttare situazioni alla nostra portata, recuperando e trasformando il rifiuto in una risorsa.
Insistiamo su questi argomenti volendo mantenere inalterati il più possibile i territori, dando la possibilità ai cittadini di vivere in un ambiente salutare, che si presenti vicino a quello naturale. Proporre il ripristino della zona preesistente alla discarica è l'auspicio di tutte le realtà urbane. L'opportunità in questo caso è di privilegiare due realtà prettamente locali, che portano soddisfazione anche alla realtà di altre regioni o ad esse similari.
Non intendo sposare questa puntuale e precisa proposta, ma vorrei sottolineare che, attraverso l'emendamento in esame, vi è una denuncia costante, da parte dell'opposizione, della gestione tramite discarica, perché sappiamo benissimo che, oltre a creare disagi nelle falde e nell'aria, attraverso la discarica si determina l'impossibilità di un controllo, che non avverrà in modo preciso e completo. Sulle operazioni di smaltimento attraverso la discarica, infatti, sono favorite le organizzazioni malavitose.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, non intendevo intervenire sull'emendamento in esame, dato che non ritenevo fosse il caso parlare di un territorio che non conosco. Ma, l'illustrazione da parte della collega Cosenza dell'emendamento 5.42 a sua firma mi consente, non solo di condividerlo, ma di sottoscriverlo. In sostanza, la collega Cosenza afferma che, rispetto alle discariche di Riconta e Difesa Grande, situate nei comuni di Tofino, di Villaricca e Ariano Irpino, non bisogna lasciare che questi territori, che hanno già dato, siano mortificati non vedendo bonificato e ripristinato lo status quo ante delle aree servite come discariche e che hanno concluso il loro ciclo produttivo.
Signor Presidente, colleghi della maggioranza, l'emendamento in esame è veramente da approvare, non tanto perché entriamo nel merito di scelte territoriali, Pag. 45ma perché si tratta di votare un principio: chi ha dato ed è stato responsabilizzato, non può essere nuovamente mortificato, non vedendo bonificata la discarica già utilizzata ed esaurita e, in questo modo, vedendo non rispettato lo status quo ante.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
CESARE CAMPA. Concludo. Spero che la maggioranza abbia la bontà di accogliere, almeno, questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cosenza 5.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 351
Astenuti 15
Maggioranza 176
Hanno votato sì 108
Hanno votato no 243).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Adolfo 5.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. L'emendamento in esame, come quello appena votato, è motivato dallo spirito di equilibrio di cui si è già ragionato, cioè la tutela di chi ha dato. In questo caso, poi, vi è una fattispecie in più. Il precedente decreto, quello della passata legislatura, prevedeva che fossero escluse da attività di conferimento le discariche per le quali si era già attivata una procedura di messa in sicurezza.
Ciò era ragionevole, perché si diceva che per quelle discariche, ormai esaurite, esauste e sovraccaricate, per le quali si era attivata anche una procedura di messa in sicurezza - si sono spesi soldini, ovviamente pubblici, il più delle volte con incarichi a gogò -, ovviamente non poteva essere prevista un'ulteriore necessità od opportunità di conferimento. Il senso è quello di evitare di spendere altri soldi: dove c'è un'attività di messa in sicurezza, avviamoci verso la bonifica ed evitiamo di fare ulteriori pasticci.
Con questo articolo invece siamo nella fase dei pasticci! Si torna indietro e si dice che è vero che quella discarica era semiesaurita, o esaurita e che magari si trova oltre 10 metri sul piano di costa, che è vero che è stata messa in campo un'attività di bonifica (di messa in sicurezza, per essere più precisi), così com'è vero che è stata collaudata la messa in sicurezza (quindi soldi del sistema paese spesi, utilmente investiti, che hanno prodotto il risultato di una messa in sicurezza). Tutto questo è vero, però, in fondo, si tratta solo di qualche milione di euro, e quindi possiamo ricominciare daccapo prevedendo ovviamente nuove attività di ingegneria idraulica, per consentire di ampliare l'attività di conferimento in quella discarica! Ci dimentichiamo completamente della messa in sicurezza e così a soldi pubblici aggiungiamo altri soldi pubblici (investiti peraltro con sistemi e procedure di somma urgenza, vista la condizione necessitata di emergenza nella quale ci si trova)!
Questo è il classico caso per il quale credo sia utile riflettere su chi paga. Pensate sia giusto che il cittadino paghi attraverso la TARSU le inefficienze e le incapacità di una politica che spende due volte sullo stesso sito e che, peraltro, pretende si ritorni sul medesimo sito gravando sui medesimi cittadini in termini di impatto ambientale? Pensate sia giusto Pag. 46sperperare i soldi del cittadino nel solo desiderio di quieta non movere e di continuare a premere lì dove già abbiamo premuto negli ultimi dieci anni?
Non credo che questa sia la strada! Non credo che ciò sia corretto, che sia giusto e che sia questo il modo migliore per investire le risorse dei cittadini! Non credo che sarà poi corretto far pagare un incremento esponenziale della TARSU. Voi sapete cosa sta accadendo in questi giorni, in questi mesi, in Campania; sempre più numerosi sono i cittadini ricorrenti nei confronti dei comuni, avverso un'ingiusta tassazione, priva di un corrispettivo, priva di un servizio, e sempre più sono quei giudici che offrono la disponibilità al cittadino di vedere cifre consistenti decurtate dalla TARSU (Commenti del deputato Trupia). Sempre più sta accadendo questo, e giustamente i cittadini cercano di difendersi da uno Stato che nella vostra concezione è uno Stato oppressore (Commenti del deputato Trupia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, desidero rappresentare a questa Assemblea un caso. Quando per la discarica di Parapoti (SA) i cittadini di Montecorvino Rovella entrarono in sciopero e occuparono anche la locale stazione ferroviaria ci fu una parola magica che sbloccò la situazione: la promessa che entro una certa data si sarebbe dato corso alla chiusura definitiva della discarica. Ad onore del vero, debbo dire che il prefetto Catenacci, commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, mantenne gli impegni.
Da quel momento quell'area, sottoposta negli anni ad una vessazione «disecologica» di straordinaria rilevanza, fu acquisita nella coscienza dei cittadini nel senso di un sacrificio al quale lo Stato, tuttavia...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GAETANO FASOLINO. ... aveva saputo corrispondere mantenendo la parola.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, questo emendamento, come il precedente sul quale il nostro gruppo si è astenuto, pare voler escludere determinate zone dalla possibilità di divenire discariche. Oggettivamente, non conosco le zone in questione, tuttavia a me sembra che debba esserci un'assunzione di responsabilità da parte dei parlamentari campani.
Questa è una delle motivazioni per cui la Lega Nord, prima, si è astenuta. Ci saranno sicuramente delle reali motivazioni di buonsenso per le quali si dispone di escludere questi territori dai futuri arrivi di rifiuti e dalle future zone di discarica, però crediamo che emendamenti di buonsenso siano anche quelli che puntano ad individuare determinate aree che devono divenire zone di discarica. Infatti, che si punti ad escludere può anche andare bene, però riteniamo si debbano individuare altre zone con precisione. I nostri emendamenti che avanzavano tale richiesta, come anche la previsione di una consulta, sono stati tutti bocciati. Si trattava di regole generali per individuare determinate zone in cui indirizzare i rifiuti.
Riteniamo che debba esserci un'assunzione di responsabilità e di doveri da parte dei parlamentari campani nel trovare le zone adeguate come discariche nel territorio campano. Arrivare solo ad escludere determinate zone se da una parte, può essere oggettivamente giusto, dall'altra, appare come una scarsa assunzione di responsabilità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Adolfo 5.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 355
Astenuti 16
Maggioranza 178
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 245).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, dopo il comma 1 dell'articolo 5 relativo alla bonifica, apertura di discariche e messa in sicurezza, proponiamo di aggiungere con questo emendamento un comma 1-bis per dare maggiore forza al commissario delegato. La norma dispone quanto segue: «Per garantire la concreta e sollecita attuazione delle determinazioni del commissario delegato, in materia di utilizzazione di discariche di cui al comma 1, di eventuali siti di stoccaggio temporaneo dei rifiuti o di impianti di termovalorizzazione, anche ai fini della valorizzazione delle opere occorrenti, i prefetti della regione Campania territorialmente competenti assicurano ogni collaborazione ed intervento di propria competenza in termini di somma urgenza e provvedono ad attivare tempestivamente l'intervento delle forze dell'ordine contro quegli eventi o quelle iniziative atte ad ostacolare la compiuta realizzazione delle determinazioni assunte dal Commissario delegato».
È ovvio che questo argomento, che è particolarmente incisivo, in questo momento passi inosservato all'aula in quanto la stessa è attenta piuttosto al trascorrere del tempo che non al merito della questione. Quest'ultima verte su un fatto tipicamente italiano di concertazione anziché di studio ed analisi oggettiva dei siti proposti.
Tale concertazione passa attraverso determinati accordi che in questa regione sono particolarmente distanti da scelte derivanti da analisi geomorfologiche o dell'esposizione ai venti o dalla vicinanza alle residenze, alla parte viabilistica e quant'altro.
Questa concertazione fa sì che le scelte relative alla discarica avvengano ad arte. Vorremmo che il commissario, che saprà fare la scelta giusta, abbia anche gli strumenti appropriati. È ovvio che una falsa concertazione, ovvero un modo sbagliato di volere il bene della propria regione, farà sì che inizino le contestazioni organizzate, alimentate dal business da parte di alcune società; l'azione del commissario verrà mortificata dall'istituzione di comitati realizzati ad arte oppure da altre iniziative, che sicuramente impediranno il suo prosieguo corretto, che dovrebbe invece avvenire con una tempistica ben certa che dia soluzioni appropriate.
Diamo un mandato ampio e completo, affinché l'emergenza venga risolta nell'ambito della stessa emergenza, in modo che, durante una crisi, non se ne debba affrontare un'altra, ovvero quella della difesa delle regioni particolari oppure di un prezzo di mercato, posto che, ovviamente, queste azioni, innescate ad arte nella cittadinanza da alcune realtà del settore, fanno sì che i prezzi di smaltimento diventino ben più ampi di quelli di un normale mercato.
Questa drogatura del mercato passa anche attraverso operazioni che possono essere di impedimento alla normale azione di un commissario. Confidiamo sul buon lavoro che egli saprà svolgere e questo emendamento non vuole essere che un appoggio al suo operato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, sono d'accordo sull'intervento delle prefetture nei confronti di particolari tipi di disordine, però, ritengo che, al di là dell'intervento delle forze dell'ordine, preventivo ed anche di contenimento, sia necessario l'esempio dello Stato e delle istituzioni, nel definire le scelte super Pag. 48partes, e non attraverso l'egemonia di un partito o di una coalizione. La gente della Campania, se vedrà che lo Stato è presente, obiettivo ed equanime, accetterà tutte le decisioni che saranno portate sulle loro teste e nei confronti della loro vivibilità quotidiana. Rivolgo, quindi, un appello affinché il commissario e tutte le strutture, anche ordinarie, sappiano fare il loro dovere, in questa fase estremamente difficile per la soluzione del problema rifiuti in Campania.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, l'articolo in questione e, soprattutto, l'emendamento al nostro esame pongono alla nostra attenzione il delicato tema delle bonifiche, sul quale già questo Governo è intervenuto molto male; mi riferisco alla modifica che, attraverso il decreto del 12 ottobre 2006, si tenta di introdurre rispetto all'attuale testo unico in materia ambientale. Anche sulla stampa specializzata di oggi, si possono leggere note dalle quali emerge una sostanziale incostituzionalità delle modifiche prospettate dal Governo e che - udite, udite - in alcuni casi, si manifestano, addirittura, attraverso quella che il giornalista definisce una «sanatoria di tipo penale».
Atteso che in diritto penale non possono esservi sanatorie, bisogna correttamente leggerla come una amnistia.
Allora, signor Presidente, penso di dover dire che quanto propone oggi l'emendamento Dussin 5.5 ha una sua valenza fondante rispetto a un principio che dovrebbe essere già assorbito, di per sé, dall'ordinamento e, quindi, dalle procedure ordinarie, ma che in realtà rimane lettera morta.
In buona sostanza, si chiede che le iniziative assunte dal commissario non possano essere ostacolate da forze che operano nell'illegalità più o meno di massa.
Addirittura, pare che, a fronte di una volontà abbastanza sopita dei commissari di dare attuazione fino in fondo alle norme in esame, si preferisca, invece, in modo del tutto inopinato, fingere di non vedere che alcuni gruppi della camorra ed affini oppongono ostacoli ben precisi alla conclusione di alcune attività stabilite dal commissario.
Il collega Dussin propone di stabilire per legge che il commissario sia tenuto ad impedire che queste forze possano attuare la loro volontà criminosa. Mi pare che questo sia un atto dovuto da parte del commissario e che non vi sia la necessità di scriverlo in una legge. Però, atteggiamenti del tutto superficiali e al limite della connivenza con certe forze suggeriscono di definire per legge un compito che nel nostro ordinamento già dovrebbe spettare a un commissario: quello di segnalare all'autorità competente eventuali pressioni che possono realizzare, di per sé, una fattispecie di reato.
Atteso che, ad oggi, in molte zone ciò non avviene, vi è la necessità di introdurre nell'ordinamento quella che è già una facoltà piena del commissario, un obbligo del quale il commissario non si sta facendo carico.
Ecco le ragioni per le quali il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà un voto favorevole sull'emendamento Dussin 5.5.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento Dussin 5.5 solo per richiamare l'attenzione da parte di questa maggioranza, che è presente in aula, ma sembra assente in questo dibattito e che è disattenta sul tema in discussione.
Questo emendamento deve assolutamente essere approvato. È formulato in maniera precisa e ogni parola, ogni virgola, è stata studiata con grande attenzione.
Se vogliamo dare concreta e sollecita attuazione alle determinazioni del commissario delegato nominato per combattere questa emergenza, non possiamo assolutamente lasciarlo solo.Pag. 49
Se nell'articolo 3 sono state inserite alcune norme anche rispetto alle modalità della gara, non capisco perché con questo articolo non si possa dare attuazione alla responsabilità del commissario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, questo emendamento si inserisce nel quadro di quelle legittime esigenze poste per rendere efficiente l'azione del commissario. Allo stesso tempo, comprendo perché la maggioranza non lo approverà. È evidente che il tentativo sia quello di rendere la vita del commissario difficile, irta di difficoltà e funzionale alla risoluzione di alcune questioni emergenziali (come i rifiuti abbandonati sulla strada), senza mettere in campo un piano capace di governare il settore nella sua compiutezza e, soprattutto, di programmare un sistema industriale da cui derivino opportunità e risorse.
Il tema è esattamente quello di cogliere un'opportunità emergenziale e di utilizzarla per «sistematizzare» questo mondo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 375
Astenuti 3
Maggioranza 188
Hanno votato sì 131
Hanno votato no 244).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ora veniamo a qualcosa di sostanzioso: bonifiche, messa in sicurezza e tutte le più fantasiose azioni che poi non si faranno. Con quali risorse immaginate che possano essere realizzate? Con i 20 milioni di euro stanziati, che sono serviti per far funzionare il commissariato nel mese di settembre scorso, nel mese di ottobre scorso, nel mese di novembre scorso e servono per il mese di dicembre in corso?
Quei 20 milioni di euro ormai sono già stati utilizzati. Con quali risorse pensate si possa fare una messa in sicurezza di un'area o di un sito? Con quali risorse si possono bonificare quelle aree, quelle discariche, quegli impianti? Da dove prenderete le risorse? Ditelo con chiarezza: dalle tasche dei cittadini campani! Questa può essere una scelta, ma ditelo con chiarezza perché è evidente che chiedete questo, ma lo fate in modo, come sempre, surrettizio. Gravare sulla TARSU significa mettere le mani nelle tasche dei cittadini campani che non sono responsabili delle incapacità gestionali degli amministratori della regione e delle province. I cittadini campani saranno i primi ad essere offesi da questo aumento esponenziale della TARSU.
Bertolaso ci dice che ci sono 520 milioni di euro di debiti; a questi bisogna aggiungere più o meno 100 milioni di euro, che sono quelli che ogni anno fattura la FIBE; circa 60 milioni di euro per pagare i lavoratori addetti alla raccolta differenziata, assunti per far clientele e qualche favore alla camorra; circa 5 milioni di euro per le spese strutturali del commissariato per ogni mese. Un'operazione del genere ammonta a circa 700-800 milioni di euro, e comunque a regime comporta un paio di centinaia di milioni di euro l'anno ai quali vanno aggiunti i fondi che occorrono per la le bonifiche. Da dove tirate fuori questi quattrini? Come è possibile mettere in campo una norma che non ha una copertura finanziaria? Come Pag. 50è possibile prendere in giro i territori? Come è possibile ritenere la bonifica un aspetto tanto marginale da dimenticare di stanziare le risorse? Come è possibile che crediate che sia praticabile una strada che di fatto lascia tutto com'è sul piano delle bonifiche e della messa in sicurezza? Essa consente soltanto di pesare ulteriormente e ancor di più sulle medesime aree, così come fa la criminalità organizzata, negli stessi termini, probabilmente con ruoli diversi.
Così come la criminalità organizzata utilizza determinate aree del Napoletano e del Casertano per imboscare, per nascondere, i rifiuti speciali, allo stesso modo questa norma consentirà, indicherà, su vostro mandato, di utilizzare quelle medesime aree per caricare una quantità rilevantissima di rifiuti provenienti dall'intera regione, quasi come vi fossero delle vocazioni territoriali e i territori avessero delle aspirazioni. Alcuni territori, storicamente, sono stati disegnati per delle aspirazioni a gestire, a governare il sistema dei rifiuti, mentre i territori più nobili di questa regione danno spazio ad opportunità di sviluppo.
Per questa ragione, chiediamo di prendere meglio in esame questo emendamento che comincia ad individuare delle risorse per investire in questi importanti settori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, questo emendamento affronta finalmente una questione concreta che riguarda il tema delle risorse messe a disposizione per affrontare l'emergenza rifiuti in Campania.
Innanzitutto, evidenziamo che l'unica posta introdotta dal decreto-legge consiste in 20 milioni di euro in conto capitale, per gli investimenti; quindi, difficilmente, questi ultimi potranno essere utilizzati affinché ne possa beneficiare il commissario delegato.
Si tratta, quindi, di una posta di bilancio di dubbia copertura che, peraltro - come già sottolineato dal collega che mi ha preceduto -, è assolutamente insufficiente per le esigenze di un'operazione straordinaria rappresentata dall'emergenza rifiuti in Campania.
Ancora più grave è l'intenzione di utilizzare le risorse economiche del programma operativo regionale; mi riferisco a somme comunitarie che dovrebbero essere destinate a ben altre iniziative e operazioni. Invece, queste ultime coprono altre necessità - non sappiamo in che misura poiché la formulazione del testo di legge è assolutamente generica: si parla di rimodulazione finanziaria del programma operativo regionale -, così da mettere la regione in condizione di non avere denaro sufficiente per poter intervenire
Tra l'altro, il commissario delegato non avrà neppure le risorse da destinare agli stipendi di coloro che collaboreranno alla gestione commissariale e andrà ad intaccarne altre che potevano essere destinate allo sviluppo economico.
La legge finanziaria ha individuato risorse di ogni tipo; si è cercato, in molte occasioni, di utilizzare risorse economiche per aumentare la spesa assistenziale e non si sono trovate, invece, le risorse per affrontare questa emergenza, in una situazione nella quale si dovrebbero utilizzare i rifiuti anche per un ritorno di carattere economico. Infatti, la gestione dei moderni impianti di termovalorizzazione non dovrebbe necessitare di risorse economiche; in ogni caso, la cattiva gestione da parte della regione ha portato a questa enorme contraddizione.
Non si è utilizzato il bene-rifiuto per un ritorno economico, al fine di riuscire a risolvere le problematiche emergenziali e non si individuano risorse all'interno del bilancio dello Stato; quindi, si utilizza questo provvedimento solo ed esclusivamente per un'azione meramente propagandistica che non darà alcun risultato concreto e che non metterà in campo risorse nuove per riuscire ad affrontare l'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, avverto una grande necessità di intervenire per manifestare il nostro dissenso sull'emendamento in esame e, pertanto, preannunzio chiaramente l'espressione del voto contrario sul medesimo. Molte volte ci troviamo d'accordo con le forze di maggioranza, in altre occasioni ci troviamo in disaccordo. È accaduto nel caso dell'indulto e accade in questo caso, perché vengono chiesti ulteriori finanziamenti per iniziative sotto forma di programma operativo, di interventi strutturali e via seguitando. Senza volere entrare nello specifico e puntigliosamente nelle pieghe di questo emendamento, si tratta di un rifinanziamento da parte dello Stato su cui non siamo sicuramente d'accordo.
È giusto che il piano finanziario, cui dovrà fare riferimento giustamente il commissario, trovi gli stimoli, la forza necessaria per essere alimentato attraverso una rimodulazione della TARSU, nonché attraverso la razionalizzazione di quelle spese pazze che in questa regione vengono fatte. Allora, sappiamo già che partiamo da interventi molto dispendiosi e, al riguardo, faccio riferimento alla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta. Si parla di un numero pari a 2.316 lavoratori per far decollare la raccolta differenziata; poi vi sono altri 2.400 lavoratori il cui contratto è stato automaticamente trasformato a tempo indeterminato. Come se si trasformasse dalla mattina alla sera una grande azienda, pensando che qualcuno poi sopporterà questi costi!
È chiaro che, con tale logica, sopravvive l'idea che lo Stato è il papà, la mamma, il tutore che ci difende, ci protegge e ci finanzia, ma non è proprio così! Lo Stato ha già i suoi problemi non indifferenti ed è bene non fare richiesta di finanziamento nell'ambito delle unità previsionali delle spese in conto capitale del fondo speciale 2006-2008.
È bene che in quella regione, noi possiamo importare e utilizzare una mentalità diversa per operare una razionalizzazione delle spese pazze che vengono effettuate, ad esempio, per l'acquisto di automezzi consegnati dal commissario ai comuni. Ditemi voi se è il caso che i comuni procedano alla raccolta! In tutto il mondo queste procedure vengono espletate da consorzi, da altre realtà municipalizzate; possono essere effettuate anche nelle case, ma sicuramente con un altro tipo di organizzazione che preveda un minimo di economicità.
Il prefetto ha accertato che sono spariti 40 automezzi: ma 40 mezzi che fanno raccolta differenziata come fanno a sparire ed essere poi riciclati in altre attività?
Voi capite bene che, se nessuno si preoccupa e si interessa, è chiaro che si verificano delle anomalie e avvengono fatti che hanno dell'incredibile! Stiamo parlando di personale assunto per occupare dei posti, mezzi che servono per creare delle parvenze di liceità. Sicuramente il nostro voto sull'emendamento in esame sarà contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 376
Astenuti 4
Maggioranza 189
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 266).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Adolfo 5.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, noi vorremmo che su questo problema vi fosse un'espressione di chiara volontà. Il collega Dussin, con molta compostezza e garbo, ha precisato una posizione che ovviamente non può non essere tenuta in straordinaria considerazione. D'altronde, è naturale che egli assuma una posizione critica nei confronti di uno Stato centrale che interviene a sperperare risorse pubbliche dell'intero paese in una sola regione. Ha aderito, in buona sostanza, il collega Dussin, ad una tesi della maggioranza, che non apposta risorse su questa vicenda e, molto correttamente, lo stesso collega Dussin rileva come questo sia un comportamento corretto se misurato insieme ad una seria economia di spese. È evidente che tale economia seria sul fronte della spesa non c'è, ma il tema è esattamente questo: voi dovete essere consapevoli che state ponendo 6 milioni di abitanti di fronte ad un incremento elevatissimo della TARSU e, peraltro, in modo davvero singolare. Voi sapete, infatti, che si mette a ruolo quest'anno l'incremento della spesa per la TARSU, in realtà, essa viene messa in pagamento l'anno prossimo e, di fatto, viene incassata tra due anni. Quindi, sapete benissimo che sul piano delle necessità di finanziamento questa pressione nei confronti dei cittadini campani, queste mani nelle tasche dei cittadini campani non serviranno, nei prossimi mesi, a risolvere l'emergenza; servono a tener tranquillo il vostro straordinario desiderio di «far cassa», servono a tener tranquillo il vostro straordinario desiderio di prendere i soldi dal portafoglio dei cittadini, servono a tacitare il vostro spasmodico interesse a mettere una mano rapinatrice nella tasca dei cittadini campani, ma non servono a risolvere l'emergenza.
Dovete appostare una cifra, dovete avere l'onestà ed il coraggio di individuare esattamente le risorse necessarie, facendo capire all'intero Parlamento da dove queste risorse utili, da dove queste risorse indispensabili vengano prese. Ciò per consentire un dibattito franco, ma anche per consentire che si misurino tali risorse, che si controlli il flusso di tali risorse, che, insomma, si metta in campo un'azione positiva, virtuosa rispetto allo sperpero straordinario del passato.
Il collega Dussin ha fatto riferimento ai 2.316 lavoratori della presunta raccolta differenziata. Ovviamente il collega Dussin non sa che vi sono altri 3 mila lavoratori, oltre ai 2.316 citati, che sono stati assunti con lo stesso sistema, ovviamente funzionale alle clientele elettorali, alle camarille, alle cosche elettorali, alle azioni prevaricatrici di composizioni all'interno delle formazioni politiche. Vi sono altri 3 mila lavoratori che in questo periodo non se la passano nel migliore dei modi. Infatti, essi sono stati assunti per non far nulla se non per gravare sul sistema paese. Ma il sistema paese non funziona più e così essi rischiano di essere espulsi da un mercato del lavoro totalmente «drogato» da una situazione in cui non si lavora in funzione di un progetto o di un bene, ma per restare occupati e per ricevere uno stipendio tout court e basta, a prescindere da ciò che si fa.
Vi sono altri 3 mila lavoratori, quelli della Iacorossi, della Smart, della Smartway, della PAN, di tante strutture e società miste (il più delle volte regionali), che utilizzano talvolta le bonifiche, talaltra la messa in sicurezza ed altre volte ancora la raccolta differenziata come ammortizzatori sociali (Commenti del deputato Lulli).
LALLA TRUPIA. Basta!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, a mio avviso il comma 2 dell'articolo 5 fa rientrare dalla porta quanto precedentemente lasciato uscire dalla finestra. Infatti, da una parte si dice che si troveranno nuovi siti per le discariche, dall'altra si afferma che si potranno anche ampliare quelle precedenti. Del resto, non mi meraviglio più di tanto.Pag. 53
L'intero decreto-legge è ambivalente, quasi fosse un Giano bifronte. In esso solo una cosa è univoca e chiarissima, ovvero la questione relativa all'articolo 3 dove è contenuto l'affidamento diretto dei lavori per le discariche temporanee e, soprattutto, per lo smaltimento dei rifiuti.
PRESIDENTE. Deputato Fasolino, deve concludere.
GAETANO FASOLINO. Da lì si comprende l'esclusiva volontà di superare le leggi dello Stato per pervenire ad una squallida trattativa privata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Grazie, perito tecnico Presidente. Marcello Ignazio Gallo, senatore della Democrazia cristiana e grande giurista, sosteneva che qualsiasi teoria è paragonabile al motore di una macchina: se esso viene portato al massimo dei giri e continua a funzionare, è una teoria giusta; se viene portato al massimo dei giri e non funziona, si tratta di una teoria sbagliata.
Siamo di fronte ad una situazione dove l'emergenza è dettata da un momento funzionale fisiologico degli enti locali. Allora, se così è, prima di ogni cosa dobbiamo far sì che gli enti locali si riapproprino di queste funzioni. Quindi, non possiamo legiferare, seppur con decreto d'urgenza, per risolvere il problema, ma occorre ritornare alla fisiologicità della questione da riproporre agli enti locali. Se essi non sono in grado di fornire una risposta - e mi sembra che tali vicende siano trasversali, riguardando sia la destra che la sinistra - devono chiudere. Quindi, non bisogna commissariare la funzione, bensì l'ente.
Dobbiamo dirci la verità, perché nelle due ultime legislature sono cambiati i suonatori, ma la musica è rimasta la stessa. I partiti che nutrono interessi nel Napoletano ovviamente tendono a legiferare d'urgenza mentre gli altri cercano di opporsi svolgendo appunto funzione di mera opposizione. Questo fa sì che Napoli continui a sperperare soldi, mentre il nord denuncia la situazione in maniera chiara perché nella zona non nutre interessi ed è stanco di veder sperperare i propri soldi.
Se tra di noi fosse presente un medico, potrebbe insegnarci che se qualcuno finisce al pronto soccorso, non vi resta dodici anni. Infatti, o muore - e allora esce dal pronto soccorso - oppure segue una terapia di guarigione; qualora non dovesse guarire, finirebbe in un cronicario.
Ci troviamo nella condizione di quelle persone che stanno attaccate ad una macchina per anni, in una situazione che non è più di emergenza. Quindi, questo decreto-legge non può essere considerato ancora di emergenza.
Pertanto, presenterò un ordine del giorno affinché le forze interessate a questo problema territoriale - che certamente non sono le forze della Lega, che hanno un unico interesse, vale a dire quello di evitare che siano sperperate le proprie risorse sul territorio - si mettano a tavolino e diano vita ad una legislazione non d'urgenza che risolva la questione. Dico ciò sia agli amici della minoranza sia ai colleghi della maggioranza. Infatti, non è pensabile che dopo 12 anni si operi ancora attraverso una procedura d'urgenza; occorre una legge ordinaria per fornire una risposta al popolo di Napoli.
A casa ho una bambina che si chiama Camillina e, ogni tanto, lascio che tenga la sua stanza in disordine; ma dopo un po' è lei stessa a risolvere il problema, perché non sopporta di restare nello sporco. Credo che, se facessimo così, il problema si risolverebbe anche a Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Adolfo 5.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 380
Maggioranza 191
Hanno votato sì 132
Hanno votato no 248).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, intervenendo sul merito di alcuni emendamenti, avevamo tralasciato di ricordare gli sprechi al di sopra dei 500 mila euro.
L'istituto commissariale al quale facciamo riferimento, che è causa ed effetto del disastro, offre al dipartimento di ingegneria dei trasporti dell'Università Federico II una consulenza. La consulenza, in via di principio, è un arricchimento dell'ente che chiede un consiglio ed è un arricchimento in quanto comporta valutazioni estranee all'ente - provenienti da ambiti culturali, professionali e universitari estranei all'ente stesso -, rappresentando un valore significativo di conoscenza, un valore importante sul piano dell'approfondimento del merito di una questione.
La consulenza rappresenta in sé un elemento straordinariamente positivo quando produce un risultato significativo dal punto di vista accademico, dal punto di vista dell'approfondimento scientifico e quando investe una particolare vicenda che necessita di valutazione, offrendo un'analisi, una disamina critica, nonché soluzioni ed opportunità che poi l'ente può far proprie. Questo è il senso, in via di principio, della consulenza.
La consulenza, viceversa, è un danno per l'ente, per il consulente e per il cittadino quando o non vi è alcuna necessità di approfondire il merito di una questione e serve solo a gestire una camarilla elettorale o quando è affidata a persone non competenti.
La consulenza è un disastro; anche quando è necessitata, viene affidata a persone qualificate e competenti, a professionisti di primo rilievo, perché facciamo un approfondimento che viene offerto all'ente che, poi, lo utilizza. La consulenza viene strutturata come approfondimento scientifico autonomo a prescindere dalle funzioni dell'ente stesso; come è accaduto nell'istituto commissariale per l'emergenza rifiuti in Campania. Insomma, è necessario studiare la possibilità di collegare i vari impianti - guardate quanto vivace ed ingegnosa è l'idea - di trattamento dei rifiuti della Campania attraverso un sistema infrastrutturale su ferro. L'idea, ovviamente - non poteva essere diversamente -, è di grande profilo e questo incarico si affida al dipartimento di ingegneria dei trasporti dell'Università Federico II. Ovviamente, questo importante dipartimento dell'Università federiciana lavora, mette in campo energie, passioni, competenze, produce un elaborato, lo offre al commissario straordinario per l'emergenza rifiuti e rimane lì, rappresentando in sé un ulteriore elemento di spreco, ma anche un'offesa significativa e grave all'importante istituzione universitaria che ha visto il proprio lavoro praticamente bocciato ed inutilizzato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Ritengo assolutamente inaccettabile porre limiti alle bonifiche e alla messa in sicurezza. Secondo il mio parere, questo problema è prioritario e, se non ci sono i quattrini, si faccia un piano che però sia onnicomprensivo, in maniera che ogni sito bisognevole di trattamento possa avere una data certa di ritorno morfologico, ambientale e sanitario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, mettere in sicurezza e bonificare i siti che Pag. 55sono stati utilizzati è uno degli argomenti centrali rispetto al provvedimento. Come ha sostenuto il collega Saglia, sono anni che se ne parla, ma noi cogliamo l'occasione di questo emendamento per cercare di far comprendere ai colleghi che in Campania negli ultimi dieci anni si è generata una vera e propria «economia dell'emergenza». Quest'ultima, che è convenuta a molti, a partire dalla criminalità organizzata, è quella economia che, anziché favorire la nascita dei termovalorizzatori e, quindi, trasformare il problema in ricchezza, in energia, in vantaggi per il territorio, ha preferito, invece, gestire gli appalti per trattare i rifiuti, per dar vita alle ecoballe, per stoccarle in questo o in quel terreno, per trasportarle. La gestione dell'emergenza ha creato una vera e propria economia, compresa l'economia delle consulenze, a cui faceva riferimento il collega Paolo Russo.
Negli ultimi dieci anni c'è stato un incredibile moltiplicatore sulle consulenze. Agli atti del commissariato per i rifiuti della Campania ci sono consulenze su tutto lo scibile umano, ma mai nessuna è stata utilizzata per risolvere qualche problema.
Se è sicuramente censurabile il comportamento di chi, dell'emergenza rifiuti in Campania, ha fatto un business economico-criminale, è molto più grave e preoccupante la questione della bonifica dei terreni utilizzati. In tal caso, infatti, stiamo discutendo di due gravi aspetti, della salute dei cittadini e di un importante elemento psicologico che scatena l'allarme sociale in alcuni territori.
La gestione dei rifiuti è un problema comune di tutte le economie avanzate - ovviamente tutti producono rifiuti e nessuno vorrebbe gestirli a casa propria -; nel caso campano, però, alcuni siti sono stati inquinati, addirittura con contaminazione delle falde acquifere, in maniera talora irreparabile. La situazione è tale che, come si osservava dianzi, si registra un aumento dell'incidenza di alcune malattie e neoplasie in misura molto superiore rispetto agli indici del meridione, di tutta Italia e di tutta Europa. Dunque, sta avvenendo qualcosa di preoccupante e di grave in quel territorio; perciò, noi non vogliamo si pongano limiti nella ricerca della soluzione del problema. Infatti, a tale riguardo, vi è chi vorrebbe proseguire con la gestione emergenziale in quanto essa conviene a chi gestisce le discariche - ricordo, in proposito, che le procure della Repubblica campane affermano che le discariche sono gestite in gran parte dalla criminalità organizzata -, e a chi gestisce il trasporto e lo stoccaggio delle ecoballe e via dicendo.
Se ciò è grave e rientra in una logica che vorremmo definire criminale, è addirittura gravissimo chiudere gli occhi dinanzi alle problematiche che incidono sulla salute dei cittadini. Ecco perché non possono esservi limiti di stanziamento sulle bonifiche e sui recuperi di questi siti; stiamo parlando di una delle regioni che ha un patrimonio agroalimentare e zootecnico importante e che contribuisce non poco al fatturato dell'agroalimentare e della zootecnia italiana. Dunque, trascurare di affrontare problemi ambientali e di inquinamento così gravi significa aggiungere problema a problema.
PRESIDENTE. Deve concludere...
ITALO BOCCHINO. Non solo, infatti, si pone la questione della mancata gestione dei rifiuti e non solo si è aggiunto a ciò il problema dei siti inquinanti ma si è, infine, manifestato un ulteriore profilo, che spesso anche qualche lobby cerca di sfruttare. Mi riferisco al fatto che si è messa a rischio la produzione alimentare e zootecnica della regione Campania.
Noi non vogliamo triplicare il danno; vogliamo invece che esso, in una prima fase sia contenuto e successivamente azzerato. Perciò, Alleanza Nazionale esprimerà un voto favorevole su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo rimodulare Pag. 56il testo dell'articolo sopprimendo al comma 2 le parole da: «, nei limiti delle dotazioni finanziarie» fino alla fine del comma. Proponiamo ciò per ribadire ulteriormente che si deve fare riferimento alla finanza regionale. Vogliamo, infatti, che il costo della previsione di cui a questo comma 2 dell'articolo 5 sia interamente coperto dalle casse della regione Campania. Riteniamo che il commissario possa disporre con procedure d'urgenza in tal senso; infatti, le bonifiche dei territori interessati e, soprattutto, gli interventi che si vogliono compiere per la tutela delle acque nella regione Campania devono essere finanziati con fondi propri della regione.
Si vuole ribadire tale concetto ovviamente attraverso un emendamento e con un voto coerente in aula, come abbiamo già espresso recentemente. Agiremo allo stesso modo anche per quanto riguarda le proposte emendative fino agli emendamenti Dussin 5.17 e 5.18.
La volontà di riuscire ad essere coerenti con ciò che diciamo è importante. Noi, infatti, attuiamo nelle nostre realtà ciò che dichiariamo. In ogni caso, anche laddove vi fossero problemi nelle nostre realtà regionali, siamo convinti che il comportamento da tenere sia questo: il settore dei rifiuti deve essere di primario interesse da parte della regione competente. Il settore dei rifiuti dovrebbe avere la copertura per quanto riguarda la raccolta, la sensibilizzazione ed il primo trattamento a livello provinciale o a livello ATO. A livello regionale, sicuramente, l'intera filiera può essere completata con un complesso di strutture importanti; in particolar modo, la parte finale dello smaltimento, attraverso i termovalorizzatori, deve avere bacini di utenza molto grandi, ai fini di un'economia di scala. Essa, infatti, si può realizzare solo attraverso un grande bacino.
Dunque, vorremmo la soppressione delle parole: «, nei limiti delle dotazioni finanziarie del settore "Gestione rifiuti" del Programma stesso, ferme restando possibili rimodulazioni finanziarie del medesimo Programma». Tale parte è stata inserita durante l'esame in Senato. Al limite, ci accontentiamo anche di un ordine del giorno e di avere una conferma da parte del Governo per quanto riguarda il decreto-legge.
Spero che il commissario si comporti di conseguenza e che si vada verso una scelta condivisa da tutte le regioni; sicuramente, non può che esserlo.
Se venisse approvato l'emendamento in oggetto, non vi sarebbero difficoltà ad assumere un comportamento razionale a livello nazionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 378
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato sì 140
Hanno votato no 238).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, con l'emendamento in oggetto chiediamo di sopprimere, al comma 2, le parole: «, nei limiti delle dotazioni finanziarie nel settore "Gestione rifiuti" del Programma stesso».
Il concetto è sempre lo stesso: si intende rendere possibili le rimodulazioni finanziarie del Programma operativo regionale, per il finanziamento di interventi strutturali comunitari, al fine di provvedere, con le risorse regionali, alla risoluzione dell'emergenza. Ribadiamo questo Pag. 57concetto, in quanto siamo fermamente convinti che solo attraverso una responsabilizzazione da parte della regione Campania e dei suoi organi amministrativi si possa trovare la chiave per dare una definitiva risposta al problema dei rifiuti in questa regione.
In altre proposte emendative, avevamo definito il problema della responsabilità.
Se non vi è un comportamento «normale», regolare, che consideri l'economia della spesa pubblica, avanziamo l'ipotesi di creare un deterrente attraverso i trasferimenti da parte dello Stato alle realtà amministrative locali.
Bisogna creare un penalty o un vantaggio, così da stimolare o creare un deterrente per le realtà che si possono determinare in questo settore. Il settore dei rifiuti è stato organizzato, con la raccolta differenziata, che è divenuta imperante nelle regioni del nord, per avere il massimo del risultato. A ciò si è arrivati creando vantaggi, come il sostengo alla comunicazione nelle realtà locali che promuovevano la raccolta differenziata. All'inverso, bisogna anche prevedere deterrenti per chi si comporta in modo disinteressato, senza assumersi le proprie responsabilità.
Con i nostri emendamenti evidenziamo la volontà di responsabilizzare la regione che, in questi anni, ha avuto modo di gestire tale settore sia attraverso gli organi amministrativi tradizionali sia attraverso la gestione straordinaria come il commissario. Ricordo che il commissario del settore dei rifiuti nella regione Campania è stato il presidente della regione ed avrebbe potuto assumersi in toto la responsabilità, dando risposte serie e proficue. Invece, sono state assunte migliaia di persone, sono stati creati centinaia di siti per raccolta di CDR che non era tale, sono stati acquistati numerosissimi camion, poi trasferiti ai comuni ed anche rubati. Insomma, si sono create le condizioni tipiche di un malgoverno, che non dovrebbero avere modo di verificarsi in un paese civile come il nostro.
La realtà delle altre regioni italiane, in particolar modo quelle del centro-nord, non si avvicina minimamente a questa realtà di degrado generale.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Onorevole Russo... La prego di alzare la mano, altrimenti non capisco se intende intervenire.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, consideri sempre la mia richiesta di intervenire, così si risolve il problema...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. La consulenza offerta dal dipartimento di ingegneria dei trasporti dell'università Federico II di Napoli, che aveva disegnato una soluzione, con grande capacità tecnica, relativa ai siti ove erano gestiti i rifiuti, gli impianti di CDR (allora si chiamavano ancora, sul piano teorico, impianti di CDR, dato che avrebbero dovuto produrre CDR; oggi, come tutti sanno, quegli impianti di CDR costati circa 80, 100 milioni di euro, sono tritovagliatori in capannoni), servì ad offrire, anche dal punto di vista operativo, la possibilità di mettere in collegamento, su ferro, i vari impianti. Questa consulenza fu prontamente - immagino e voglio sperare - letta e approfondita, e poi altrettanto prontamente non cestinata, anzi prontamente conservata. Allora, si pensò di attribuire un altro incarico di consulenza, sempre con lo stesso sistema: un'esigenza reale, si sceglie un istituto qualificato, talvolta a questo istituto qualificato si offre anche qualche ricercatore, si offre l'opportunità di studiare una materia delicata ed importante e questa materia, una volta che è stata approfondita e studiata, rimane oggetto della qualificazione della propria conoscenza, della propria scienza talvolta, ma assolutamente non funzionale alle esigenze del Commissariato.
Si coinvolse il dipartimento di scienze ambientali della seconda Università di Pag. 58Napoli (non della Federico II, ma della seconda Università). Si fecero due domande - uno dei due incarichi fu insieme al CONAI, quindi altre risorse pubbliche - e come sempre domande acute, ma anche le risposte furono di particolare qualificazione. Peraltro, le risposte furono apprezzate addirittura in congressi internazionali (a Oxford ci fu una relazione su questa vicenda). Lo studio commissionato dal Commissariato per l'emergenza rifiuti - quello che si doveva occupare di togliere i rifiuti dalle strade, di fare gli impianti ed invece si occupava di fare un po' di consulenze in giro - fu molto apprezzato.
La prima domanda fu quella di misurare esattamente, dal punto di vista energetico, quali fossero il consumo e i vantaggi offerti dalla raccolta differenziata. Cioè si è misurato in ogni famiglia quanto si consuma, quanto si spende, per fare la raccolta differenziata: si seleziona il materiale, lo si deve portare, magari in giorni particolari, in siti particolari; si mette in moto l'auto, si mettono insomma in circuito una serie di opportunità energetiche, che rappresentano di per sé un costo. Poi questa campana deve essere rilevata. C'è un camion che inquina che rileva questa campana e giù di lì. Si misurò esattamente come la raccolta differenziata poteva essere un valore importante, un valore aggiunto solo se era praticamente orientata su beni che avevano una qualificazione dal punto di vista merceologico a valle, cioè solo se questa raccolta differenziata poteva servire al sistema dell'impresa.
Continueremo poi in sede di dichiarazione di voto sul successivo emendamento, perché sempre di sprechi si tratta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 369
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato sì 135
Hanno votato no 234).
Prendo atto che l'onorevole Ruvolo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole. Prendo altresì atto che l'onorevole Poletti non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cosenza 5.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cosenza. Ne ha facoltà.
GIULIA COSENZA. Signor Presidente, ho presentato questo emendamento perché vorrei che si tenesse alta l'attenzione nei riguardi di un problema molto grave, che è quello dei siti inquinati in stato di abbandono. La drammaticità è dimostrata dal fatto che vi sono studi medici e censimenti che hanno monitorato l'aumento delle malattie ed anche dei decessi nelle zone in cui sono stati versati questi rifiuti nocivi in maniera incontrollata. Dunque, con il mio emendamento chiedo che si rifacciano i censimenti e che queste zone siano bonificate.
Chiaramente mi attendo un'attenzione particolare da parte di tutti, perché stiamo parlando della salute dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Ritengo sia molto importante che il commissario venga responsabilizzato per l'identificazione di tutti i siti inquinati. Questa è infatti una risposta giusta nei confronti Pag. 59della popolazione, dal momento che per la Campania la questione riveste un'importanza del tutto particolare.
I siti della camorra spesso sono sfuggiti ad un controllo ufficiale. Se non avviamo la bonifica su tutti i siti inquinati li lasciamo aperti all'introduzione di rifiuti tossici pericolosi da ogni parte d'Italia. Questo emendamento, quindi, è molto importante e penso che l'Assemblea possa valutarlo positivamente e votarlo, mettendo il commissario nella condizione di procedere all'identificazione ed al risanamento di tutti i siti inquinati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Il Corpo forestale dello Stato, circa tre anni or sono, individuò nella sola Campania qualcosa come 500 siti che necessitavano di attività di bonifica. Se a questi aggiungiamo i circa 500 siti sui quali sono depositate impropriamente le ecoballe e se aggiungiamo a questi siti gli sversamenti incontrollati che si sono verificati da quattro anni a questa parte giungiamo alla necessità di dover bonificare e trattare circa 1.300 aree.
Non credo che vi debba essere una norma aggiuntiva che imponga a chi ha competenza in questa materia di fare ciò che non fa. Credo che esistano norme chiare e certe che affidano la competenza alla regione. Questa avrebbe già dovuto intervenire, ma è vero anche che 100 milioni di euro del commissariato bonifiche - perché, come l'Assemblea ricorderà, la regione Campania è commissariata anche per le bonifiche - sono stati già buttati dalla finestra per le bonifiche.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18.15)
PAOLO RUSSO. Onorevole Cosenza, il suo emendamento è di straordinario rilievo, ma il problema è: con quali soldi questo Governo può realizzare l'operazione?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Intervengo per sottoscrivere con convinzione questo emendamento della collega Cosenza, che riprende il tema trattato dall'emendamento Cosenza 5.42. Bonificare le aree e ripristinare lo status quo rappresenta un valore importante. Bisogna identificare e bonificare i siti inquinanti in abbandono incontrollato, noi dobbiamo realizzare tale operazione di carattere anche culturale, tali siti devono assolutamente essere rimessi in ordine dal commissario. Nell'emendamento Cosenza 5.42 venivano considerati i territori che avevano già ospitato discariche e sofferto (Tufino, Villaricca e Ariano Irpino), tali comuni devono poter vedere bonificate le discariche. Lo stesso vale per i siti considerati da questo emendamento. Certo si pone il problema delle risorse, ma a tale questione deve provvedere la regione Campania.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cosenza 5. 41, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 365
Astenuti 17
Maggioranza 183
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 239).
Prendo atto che gli onorevoli Mele e Greco non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.11.Pag. 60
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Con questo emendamento noi proponiamo la soppressione dei commi 2-bis e 2-ter dell'articolo 5.
La soppressione di questi due commi - che ribadiamo anche con l'emendamento Dussin 5.13 - è proposta per evitare i privilegi che, con questa modifica del Senato, vengono riservati ai comuni che sono viciniori od ospitano impianti di trattamento, discarica e quant'altro.
Si ritiene equo disporre per i comuni campani sedi di discarica gli stessi provvedimenti adottati per gli altri comuni sedi di discarica sul territorio nazionale. Credo che l'argomento dell'omogeneità dei trattamenti a livello nazionale non possa che far bene sia ai comuni sia agli enti campani che oggi sono in crisi. Infatti, portare tutto quanto a normalità è la prima questione che deve essere approfondita dal commissario.
Tornare alla normalità è l'esigenza primaria, così come quella per la quale tutti i comuni d'Italia devono essere posti nelle stesse condizioni. Il comma 2-ter dell'articolo 5 dispone che i comuni di cui al comma 2-bis possono utilizzare i contributi riconosciuti anche per finalità di natura socioeconomica. Penso che in Campania, con i soldi derivanti dai rifiuti, sarebbe meglio non finanziare iniziative di natura socioeconomica, quanto pensare a come trattare e stoccare i rifiuti della regione, delle province campane, degli ATO campani, per metterli in una condizione di non nuocere alla stessa cittadinanza.
Il movimento della Lega Nord, anche negli anni scorsi, ha sempre offerto importanti suggerimenti in questo settore. Con l'emendamento in esame la Lega vuole riportare giustizia a livello nazionale.
Quando si parla dei modi corretti di gestire i propri enti, anche i comuni del sud si devono impegnare. È troppo facile lasciare i rifiuti per strada, non trattarli, non pagare la TARSU e poi lamentarsi altrove. Se uno sforzo va fatto, questo deve essere compiuto anche da quei comuni che devono ospitare sedi di trattamento degli stessi rifiuti, discariche e impianti anche dei comuni viciniori.
D'altronde, i problemi che possono creare le discariche, gli impianti di trattamento o altro, generalmente si riversano poi sui comuni a valle o sui comuni esposti ai venti. Dunque, è inutile creare dei meccanismi tali da determinare ulteriori favoritismi a livello interno. È importante da parte nostra perseguire e raggiungere l'obiettivo di una capacità di smaltimento dei rifiuti in modo corretto, così come avviene da altre parti. Per prima cosa occorre partire dalla raccolta differenziata, in quanto - nonostante le critiche mosse in quest'aula - i risultati conseguiti nel trattamento dei rifiuti in altre realtà passano attraverso la raccolta differenziata. Se riusciamo ad inculcare questo meccanismo nelle teste della gente e degli amministratori, sicuramente otterremo grandi risultati a livello nazionale e, in questo caso, a livello regionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, desidero rivolgere una preghiera all'onorevole Dussin. In queste tornate del dibattito in aula, l'opposizione si è caratterizzata per un grande senso di responsabilità. Noi crediamo che non vada favorito né il clientelismo né l'assenteismo rispetto ai gravi problemi del paese.
In definitiva, eliminando questi due commi dall'articolo 5, andremo ad impoverire la richiesta di giustizia proveniente dai comuni maggiormente penalizzati depotenziare le richieste formulate dall'opposizione, nei confronti dell'integrazione dei due precedenti commi. Formulo, quindi, la preghiera al collega Dussin di ritirare gli emendamenti per dare un corpo unitario e propositivo all'azione della minoranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
Pag. 61PAOLO RUSSO. L'emendamento presentato dal collega Dussin è teso ad evitare che vi siano due commi inutili; la loro soppressione, infatti, non produrrebbe un grande disastro. L'unico elemento da sottolineare è che, sul piano del messaggio, andremo ad essere distonici rispetto a quei comuni che sono sede di impianto di trattamento o smaltimento dei rifiuti o di discarica. Sarebbe utile per evitare che troppi comuni facessero la furbizia - è accaduto, accade e, talvolta, è la regola - di localizzare l'impianto nel proprio comune...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Dato che appare evidente che questo provvedimento è blindato e che non c'è alcuna possibilità che l'emendamento in esame venga approvato, credo che l'onorevole Dussin faccia bene a mantenere fermi gli emendamenti che ha presentato, i quali hanno una logica coerente con la linea politica del movimento, cui ho l'onore di appartenere. È del tutto ovvio che, nel momento in cui una regione, come tutte le altre in Italia, produce rifiuti, ha il sacrosanto dovere di smaltirli. Questo discorso deve essere, comunque, comparato con tutte le altre materie di competenza della regione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 364
Astenuti 7
Maggioranza 183
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 242).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Questo emendamento affronta lo stesso tema di quello precedente. Troppo spesso i comuni fanno la furbizia di allocare un impianto, in realtà, nel proprio territorio, ma, di fatto, al confine con il comune viciniore. Ciò è consentito, ma occorre prevedere un meccanismo risarcitorio, che non può essere riferito al solo comune sede dell'impianto, allargando questa opportunità anche al comune confinante. Ciò eviterebbe il moltiplicarsi di queste furbizie e, soprattutto, renderebbe una ragione di carattere territoriale.
Quando in un piccolo comune si costruisce un impianto a significativo impatto ambientale (mi riferisco, ad esempio, ad un termovalorizzatore), magari al confine con il comune vicino, è evidente che il ristoro e le royalties non possono essere attribuiti al solo comune in cui ha sede l'impianto. È chiaro che bisogna mettere in campo un meccanismo perequativo, che consenta ad un intero territorio di beneficiare del ristoro derivante dal disastro, che non si localizza, come l'impianto stesso, nell'ambito del confine del comune che lo ospita.
È evidente che la ricaduta, dal punto di vista ambientale, investe più comuni ed è evidente che, rispetto ad essa, vi deve essere una condizione di ristoro. L'emendamento in esame mi sembra di buonsenso e potrebbe esser utilizzato da questa Assemblea come un suggerimento che non solo va nella auspicata direzione di un coinvolgimento più attento di interi territori (e non soltanto di un singolo comune, magari con l'azione forte di un commissario come Bertolaso), ma si prefigge l'obiettivo di mettere in campo un'iniziativa più partecipata.
Occorre, in sostanza, trovare ragioni che consentano di evitare che determinate comunità si sentano escluse per la sola ragione che vi è un limite di confine, che Pag. 62ovviamente non ha alcun valore dal punto di vista dell'impatto ambientale. Esso, infatti, non rappresenta alcun baluardo, alcuna barriera, alcuna tutela né protezione rispetto al comune viciniore.
Pertanto, pare ragionevole considerare che, se vi è una necessità di ristoro, esso non può ricadere solamente nel comune che ospita l'impianto. Lo ripeto: è una norma di buonsenso ed è un elemento importante, che potrebbe agevolare significativamente un percorso condiviso e anche un rapporto più corretto tra le piccole realtà territoriali, tra i cittadini, i comitati locali, i comitati civici e ambientalisti.
Ciò potrebbe significare un'inversione di tendenza per cominciare a ritenere l'istituto commissariale non uno strumento di vessazione rispetto ai territori, uno strumento talvolta di illogiche torture, uno strumento di pervicaci pressioni o di persuasioni ex post, bensì uno strumento partecipato, che consente ristori economici capaci di far comprendere ancor più e ancora meglio a quelle popolazioni che i loro territori non sono di serie B, marginalizzati o esclusi; anzi, sono territori che possono essere considerati come parte unica di quel processo industriale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, credo che la Lega non riterrà di valutare in maniera positiva l'emendamento Paolo Russo 5.12. Anzi, pregherei il collega Paolo Russo di meditare di nuovo sulla proposta avanzata con l'emendamento stesso. Egli ha prestato attenzione al tema, ha fatto l'esegesi del provvedimento e, spesso, ha tirato fuori argomentazioni anche abbastanza «gustose» con riferimento allo stesso lessico italiano. Però, l'emendamento in esame presenta due problemi, ed il primo è un problema di fatto.
La Lega non ritiene che i comuni debbano avere un ristoro poiché la situazione non è patologica, ma fisiologica. È come se, tempo fa, in Sicilia si fosse previsto per Messina - e non per gli altri paesi - un ristoro per la corrente elettrica da distribuire al sud d'Italia.
È evidente che i vari siti vanno posti dove è più opportuno, e i territori debbono sopportare queste scelte.
Dal punto di vista formale, l'emendamento presentato dall'onorevole Paolo Russo non è facilmente leggibile. Infatti, cosa vuol dire la dicitura «e ai comuni i cui centri abitati sono più vicini alla sede delle discariche»? Se vi è un comune con struttura oblunga e la sede della discarica viene individuata in uno dei due apici, altri comuni potrebbero risultare più vicini all'altro apice. Quindi, l'onorevole Paolo Russo avrebbe dovuto redigere l'emendamento rispettando il lessico che ha usato nel corso di questi cinque giorni di battaglia parlamentare.
Inoltre, perché ci si riferisce ai centri abitati? E se, invece, vi fossero delle case sparse? Secondo quale logica i loro abitanti non avrebbero diritto ad un ristoro?
Per questi motivi, credo che l'emendamento in questione non rispetti lo stile che ha caratterizzato quelli precedenti. Quindi, pregherei l'onorevole Paolo Russo di ritirarlo; se così non fosse, purtroppo la Lega sarà costretta ad esprimere voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, in precedenza ho votato in maniera convinta a favore dell'emendamento Dussin 5.11 poiché egli voleva, giustamente, porre tutti i cittadini italiani sullo stesso piano.
Voterò anche a favore dell'emendamento Paolo Russo 5.12 poiché egli intende promuovere un atto di giustizia nei confronti delle popolazioni campane. I contributi ed i ristori debbono essere riconosciuti a quei cittadini che vengono danneggiati dalla presenza delle discariche; tra l'altro, non sempre questi cittadini risiedono nel comune in cui ha sede la discarica. Si può trattare, infatti, di centri situati in zone limitrofe, appartenenti ad altri comuni ma più vicine alle discariche stesse.Pag. 63
Come giustamente rileva l'onorevole Dussin, questo ristoro non dovrebbe essere riconosciuto a nessuno; in ogni caso, in regime di emergenza, si potrebbe riconoscere qualcosa alle popolazioni del Napoletano per far sì che esse mettano in moto situazioni virtuose.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 382
Maggioranza 192
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 257).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, con il mio emendamento 5.13 chiediamo la soppressione del comma 2-ter dell'articolo 5 per impedire il riconoscimento di privilegi ad alcuni comuni campani.
Si tratta in pratica di compensazioni ambientali, a fronte dello sfruttamento del territorio comunale per l'organizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti, con altre opere pubbliche a favore del territorio medesimo.
In situazione di emergenza non possiamo pensare di prevedere altre misure di compensazione. Prima si affermava che si tratterebbe di una perequazione. Possiamo parlare di perequazione in situazioni diverse caratterizzate da una certa normalità, con un minimo di sicurezza igienico-sanitaria. In questo caso, il problema è che da 13 anni inseguiamo un minimo di normalità e non possiamo investire i soldi dei rifiuti solidi urbani in altre compensazioni.
Pertanto, le risorse devono essere destinate a finalità ambientali e non a finalità di natura socio-economica. Evidenziamo questo aspetto, perché vogliamo essere coerenti con un modo di fare che ci ha contraddistinto da sempre, fin dalle prime azioni amministrative che abbiamo espletato quando siamo entrati in amministrazione, ma anche prima, quando eravamo presenti nei consigli comunali, provinciali e regionali. Abbiamo sempre cercato di porci in modo corretto rispetto a quel periodo. È chiaro che se si fa crescere una certa realtà amministrativa, si può anche trovare motivo per individuare differenziazioni, compensazioni, ristori e quant'altro, ma in una fase di emergenza (stiamo parlando di un decreto-legge che espleta la sua efficacia fino al 31 dicembre del prossimo anno), dobbiamo puntare a risolvere il problema primario.
Con il testo attuale si rischia di finanziare nuove assunzioni di lavoratori socialmente utili da parte dei comuni campani. Citavo prima alcuni numeri. Il collega Paolo Russo ne ha aggiunti altri. Io ho già sottolineato che vi sono stati 2.400 lavoratori, il cui contratto è stato trasformato a tempo indeterminato (il collega ha fatto riferimento anche alla cifra di 2.316 e 3 mila lavoratori).
Questi benefit possono anche essere giusti da un certo punto di vista, ma in una fase di emergenza non possono essere considerati motivi perequativi questi trasferimenti di royalty ai comuni interessati da impianti confinanti con altri comuni già sedi di impianto.
Credo sia importante che tutti i comuni della Campania vengano considerati come quelli delle altre regioni e che questo decreto-legge non crei differenziazioni che un domani potrebbero rappresentare un precedente.
Abbiamo visto alcune realtà nei lavori pubblici che hanno approfittato di questo sistema perequativo. Il sistema perequativo è una buona cosa nel momento in cui viene usato per creare una condizione Pag. 64omogenea che dia la possibilità a chi si comporta in un certo modo di conseguire un vantaggio.
Chi ospita un impianto di propria volontà, può anche ricevere un benefit, ma ciò deve accadere in una situazione di estrema normalità. Oggi siamo in emergenza e, pertanto, questa misura non viene condivisa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, questo emendamento si pone l'obiettivo di evitare una gestione dell'emergenza secondo le modalità utilizzate dal centrosinistra in questi anni per fare del clientelismo elettorale, altrimenti non si capisce il perché di alcune situazioni elettorali verificatesi nella regione Campania. Noi rischiamo di aggiungere ulteriore carburante al sistema clientelare messo in piedi sul territorio.
In sostanza, qual è l'obiettivo che vogliono raggiungere, in questi comuni della regione Campania? Avere introiti ulteriori derivanti dalla contingenza di ospitare sul proprio territorio impianti di stoccaggio, di discarica, di termovalorizzazione e tali introiti, anziché essere finalizzati a risolvere il problema principale per il quale, appunto, vengono rimessi alle amministrazioni comunali - ossia affrontare l'emergenza rifiuti - vengono utilizzati, secondo quanto previsto dal provvedimento che ci è stato trasmesso dal Senato, per non precisate finalità di natura socio-economica.
Allora, qual è il dubbio? Il dubbio è che oltre ai tanti, troppi lavoratori che si girano i pollici tutto il giorno - come ha documentato, in maniera magistrale, una trasmissione televisiva quale Report, che certamente non è ascrivibile al centrodestra -, ossia alle migliaia e migliaia di dipendenti che sono tutto il giorno chiusi in capannoni mentre dovrebbero fare raccolta differenziata si rischia che, con questi ulteriori introiti, i ricordati comuni finanzino nuove unità di lavoratori socialmente utili, che vanno ad aggiungersi agli altri lavoratori socialmente «inutili» che la trasmissione Report ci ha fatto vedere (Applausi del deputato Menia).
Il punto è che queste amministrazioni comunali possono avere, grazie a questi impianti, introiti aggiuntivi e, anziché utilizzarli per affrontare la questione ambientale sul territorio, connessa alla gestione dei rifiuti solidi urbani, li utilizzano per fare nuovo clientelismo che, poi, in Campania si trasforma in clientelismo elettorale, ossia nello spendere questi soldi non per ridurre la tassa sui rifiuti ai cittadini per pulire meglio o per recuperare un ambiente sano in quel comune, ma per assumere un po' di lavoratori socialmente «inutili» da tenere a spasso, tenendo legate a fini elettorali le loro famiglie. Ciò non è accettabile! Non si può affrontare un'emergenza con un comma, e poi, una volta affrontata l'emergenza, con il comma successivo risolvere il vostro problemino personale di avere più risorse per fare clientelismo elettorale.
Come dice il collega Menia, è un atteggiamento poco chiaro dal punto di vista morale ed io credo che questa affermazione, di un deputato di una città che non vive questo problema, una città quale Trieste, in cui sicuramente la situazione è diversa, è stata fatta perché il collega Menia si rende conto da lontano, geograficamente parlando, delle problematiche che vive un territorio ed anche una sinistra immatura che, anziché pensare al recupero del territorio, punta ad alimentare nuovamente il clientelismo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Come si regge il sistema politico, quello vostro, in Campania? Si regge sul clientelismo. Guardate, vi è un caso limite sul quale dovrebbe indagare la magistratura, ma non lo fa perché quando si tratta di voi chiude gli occhi (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo): il figlio del vostro assessore alla sanità della regione Campania, un ragazzo «signor nessuno», che non ha mai vissuto a Napoli, non sa dov'è Napoli perché è di un'altra provincia della Campania ed ha visto Napoli solo nella cartolina con il pino, si è candidato alle Pag. 65elezioni comunali: ebbene, è stato il primo degli eletti di tutte le liste, perché tutti coloro che fanno i primari o che vogliono fare i primari hanno dovuto mettere nero su bianco quante preferenze garantire al figlio dell'assessore (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania), il quale, ripeto, è risultato il primo degli eletti senza essere mai entrato nella città di Napoli! Voi così gestite il consenso, altro che prima Repubblica, qua stiamo al medioevo nella gestione del consenso! E voi volete aggiungere altri soldi da sperperare con questo comma aggiuntivo, che noi vogliamo sopprimere (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 241).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 5.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ci eravamo fermati al dipartimento di scienze ambientale e alle consulenze. Nei confronti di autorevolissimi istituti universitari non so se sia corretto parlare di consulenze, quando si commissiona un lavoro che non viene utilizzato. Diciamo che sarebbe meglio chiamarlo «dono di ricerca»; il dono è riferito alle risorse messe in campo, mentre la ricerca è quella svolta dall'importante istituto universitario. Al dipartimento di scienze ambientali fu commissionato un duplice lavoro, il primo dei quali verteva sulla valutazione energetica della raccolta differenziata, ovvero su come fare e se ha senso fare la raccolta differenziata. Forse mi riferisco ad una consulenza effettivamente utilizzata, perché essa forniva al commissariato una valutazione in base alla quale si stabiliva che non valeva la pena la raccolta differenziata qualora essa non fosse valorizzata. Insomma, se si raccoglieva in modo differenziato e poi si rimetteva tutto insieme, non valeva ricorrere alla raccolta differenziata. Visto che la filiera del riuso era poco «oleata», è probabilmente in base a questa valutazione che nelle grandi città della Campania non si effettua la raccolta differenziata.
Inoltre, sempre sulla raccolta differenziata, vi è un altro elemento di valutazione. Nella regione Campania esistono più o meno 150 modelli di raccolta differenziata. Uno di essi si occupa del secco ed umido; un altro si occupa del secco articolato; un altro prevede che nel sacco viola sia messo ciò che si recupera dall'esclusione di vetro, plastica e carta; altri effettuano la raccolta porta a porta, altri ancora il «semi porta a porta» (esiste anche l'invenzione calabrese del porta a porta articolato o conferito); un modello prevede la raccolta differenziata attraverso le campane ed un altro attraverso le aree ecologiche. Insomma, esistono 150 modelli diversi. Per mettere in campo una raccolta differenziata più moderna, meno «verdista» e più ambientalista, fu incaricato il dipartimento di scienze ambientali di studiare non solo un modello unico, ma anche uno strumento dotato di software in grado di consentire valutazioni eguali sull'intero territorio regionale. Utilizzando con un computer questo software implementato, si poteva misurare, comune per comune, l'andamento della raccolta differenziata. Ovviamente, in funzione del processo industriale in mente, si poteva anche articolare una raccolta differenziata «spinta» dei materiali per i quali esisteva maggiore richiesta sul mercato. Tuttavia, Pag. 66stiamo parlando di aspetti che reputo difficili da comprendere per una cultura un po' statalista e che nel settore dei rifiuti è anche un po' datata. Con questo software e la pressione di un pulsante si poteva controllare quale tipo di raccolta differenziata stesse svolgendo un determinato comune; magari esso stava realizzando poca plastica o carta, quando invece ne sarebbero servite di più. Insomma, si poteva creare un meccanismo talmente virtuoso da alimentare una raccolta differenziata in base a quello che effettivamente serviva. Si poteva utilizzare al meglio il patrimonio di risorse, energie e materiali presenti nelle nostre case. Si trattava di una buon software, pagato dal commissariato straordinario di Governo e dal CONAI. Ovviamente, trattandosi di qualcosa di alto profilo che serviva e funzionava, fu prontamente incamerato dal commissariato straordinario di Governo e conservato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 5.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 349
Astenuti 8
Maggioranza 175
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 239).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, il decreto-legge in esame, nonostante rechi la firma del ministro Pecoraro Scanio - che desidero ringraziare a nome di tutti i cittadini della Campania per la sua assidua assenza dall'aula nel corso di questi lavori -, in realtà non prevede altro che recuperi morfologici.
Dai Verdi e dal ministro Pecoraro Scanio mi sarei aspettato di più, ad esempio che il recupero morfologico fosse accompagnato anche da un recupero ambientale, che si ripristinassero le specie autoctone, che fosse tutelato tutto quel mondo di rispetto per l'ambiente che abbiamo imparato a conoscere e ad amare in questi anni.
Credo, pertanto, che questo emendamento calzi alla bisogna e che, accanto all'utilizzo delle somme per fini economico-sociali, si debba prevedere anche l'utilizzo di queste somme per fini ambientali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, con l'emendamento in esame si precisa che la finalità da perseguire deve essere quella di natura ambientale, che deve compensare lo sfruttamento del territorio comunale. In tal modo, si risponde alle esigenze evidenziate in quest'aula dai colleghi campani.
Come affermava in precedenza il collega Bocchino, non si devono favorire le iniziative clientelari. I favoritismi ci sono e gli atti ispettivi lo hanno dimostrato. Oggi, occorre realizzare gli impianti, cercando di fornire fin da subito una risposta alle esigenze ambientali.
Quindi, il commissario agisca per risolvere i problemi dell'emergenza rifiuti e non pensi a creare le compensazioni ambientali o i ristori socio-economici, così come vengono definiti nel decreto-legge in esame. Si pensa più all'interesse dei singoli anziché a quello generale. In questo caso, manca proprio una cultura generale, dell'insieme dei comuni e non del singolo comune. Il singolo comune sicuramente in questo momento dovrà sottoporsi ad un sacrificio, però questo riguarda una comunità che si è autonomamente creata una condizione non favorevole per proprie responsabilità. È inutile che cerchiamo Pag. 67ulteriori benefici, magari per avere le casse «rigonfie» per poter sostenere spese in conto corrente, anziché pensare ad iniziative volte alla mitigazione ambientale e, soprattutto, a risolvere l'emergenza imperante in tutta la Campania, in particolar modo nelle province di Caserta e di Napoli!
I sindaci campani, invece di dispensare soldi a destra e a manca per parcelle, consulenze ed acquisti insensati di automezzi e quant'altro, pensino a smaltire i rifiuti e ad apportare un'azione di correttezza amministrativa, che sarebbe solamente un esempio primario positivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, prima è stato ricordato che per i ristori ambientali non c'erano risorse. In questo caso, le risorse ci sono e se vogliamo che le stesse - come prima ha affermato in maniera molto puntuale il collega Bocchino - non siano destinate a finalità di natura clientelare, che nulla hanno a che vedere con quella ambientale, sarebbe opportuno sostituire le parole «natura socio-economica» con le parole «finalità di natura ambientale», così come prevede l'onorevole Dussin con il suo emendamento 5.15. In questo modo, avremmo dato seguito a quell'impostazione culturale che prima richiamava la collega Cosenza e che ricordavo anch'io ed avremmo evitato di fare cittadini di serie A e di serie B. Certo, non avremmo evitato di fare questa discriminazione, ma avremmo certamente utilizzato le risorse per le finalità di natura ambientale, che credo siano a cuore a ciascuno di noi. Cerchiamo di fare almeno questo, approvando l'emendamento Dussin 5.15.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, credo che sia importante fare alcune riflessioni sul tema della compensazione ambientale, innanzitutto perché le popolazioni non hanno la «sveglia al collo» e, quindi, non si lasciano irretire dalle cosiddette compensazioni, che, in realtà, sono volte più che altro a comprare il consenso. Di fronte alla devastazione dell'ambiente e ai rischi per la salute dei cittadini, difficilmente si potrà ottenere un consenso, mentre, invece, vi sarà ancora una volta il tentativo da parte delle amministrazioni pubbliche di utilizzare queste risorse per costruire un nuovo clientelismo. Tutto questo è contenuto nella definizione «socio-economica» perché è evidente che se la finalità delle compensazioni è di carattere ambientale od orientata a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ciò non potrà essere orientato ad investimenti pubblici improduttivi o addirittura all'esclusione degli investimenti...
PRESIDENTE. Onorevole Saglia, non si lasci disturbare dagli onorevoli Bocchino e Menia, che sono dei noti disturbatori...
STEFANO SAGLIA. Ovviamente, da parte nostra proviene una critica a queste compensazioni, che possono avere un'origine di carattere socio-economico ma che, invece, devono tendere al miglioramento dell'ambiente e alla tutela della salute dei cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 366
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 244).Pag. 68
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, l'emendamento a mia firma 5.16 prevede di sostituire, al comma 3, le parole: «d'intesa con le regioni interessate» con altre che facciano, invece, riferimento alle deliberazioni dei consigli regionali. A nostro avviso, ciò sarebbe più corretto, come abbiamo già ribadito dianzi. Il comma 3, infatti, ha ora il seguente tenore: «Il commissario delegato può disporre, d'intesa con le regioni interessate, lo smaltimento ed il recupero fuori regione, nella massima sicurezza ambientale e sanitaria, di una parte dei rifiuti prodotti». Ebbene, avevamo già evidenziato dianzi tale argomento ritenendo che una deliberazione dei consigli regionali delle regioni interessate fosse fortemente auspicabile.
Noi, come già dichiarato precedentemente, riteniamo non auspicabile un trasbordo dei rifiuti dalla Campania in altra regione, ad esempio in Val d'Aosta o in Piemonte; intanto, tale trasferimento avrebbe un costo di trasporto e logistico non indifferente che, nella migliore delle ipotesi, farebbe raddoppiare il costo complessivo dello smaltimento, sicché raddoppierebbe la stessa tariffa della tassa. In realtà, così non accadrebbe perché i meccanismi un po' contorti di questa regione vedrebbero probabilmente altri tipi di intervento per coprire tali costi, in ipotesi attraverso la creazione di debito pubblico. Quindi, per così dire, si avrebbero dei ripianamenti operati da altra fonte.
Ribadiamo quanto evidenziato dianzi, ovvero il fatto che, in tali operazioni di trasferimento dei rifiuti da una regione all'altra, si inserirebbero meccanismi di gestione controllati dalla camorra, peraltro già denunciati e registrati come anomali e con valenza penale; giri illeciti di fatture e di bolle di accompagnamento particolari. Inoltre, tra i rifiuti solidi urbani si confonderebbero quelli speciali, e via discorrendo.
Ebbene, se è il consiglio anziché la giunta (che è il governo della regione) a dover decidere se accettare o meno i rifiuti, si ottiene una maggiore responsabilizzazione delle regioni; altrimenti, avviene soltanto un accordo tra le giunte sulla base di implicazioni di carattere politico e di favoritismi squisitamente politici per tutelare e salvaguardare una situazione, come quella della Campania, che si perpetua da parecchio tempo. Quindi, noi riteniamo tale conferma da parte del consiglio regionale una questione di fondamentale e vitale importanza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Bene si pensò di rivolgersi al dipartimento di informatica dell'Ateneo Federico II, ovviamente per un motivo valido, nel tentativo di avere un servigio, una valutazione di pertinenza, una valutazione competente, qualificata e articolata.
Ci si rivolse a quel dipartimento, chiedendo di mettere in funzione un «aggeggio» che, a monte e a valle, registrasse le condizioni di inquinamento del fiume Sarno.
Si potrebbe obiettare: cosa ha a che fare il fiume Sarno con quest'altra vicenda? C'entra, perché l'emergenza rifiuti in Campania, ogni tanto, presenta delle sbavature, degli sforamenti su altri settori. Infatti, le risorse del commissariato per le bonifiche venivano utilizzate serenamente per la gestione dell'emergenza, le risorse del commissariato per le acque venivano utilizzate per alimentare la raccolta differenziata. Allora, accadeva anche che le risorse del commissariato per l'emergenza venissero utilizzate per monitorare la qualità delle acque del fiume Sarno.
Ovviamente, poiché gli istituti universitari campani sono altamente qualificati dal punto di vista dell'approfondimento non solo tecnico e scientifico, ma anche materiale, essi produssero una macchinetta con un software. Tale strumento doveva essere manutenuto e lavorato. Probabilmente, Pag. 69al commissariato per l'emergenza rifiuti non ci si poteva occupare di tale questione, ma la consulenza fu fatta e l'affidamento fu dato.
Le risorse pubbliche erano soldi di tutti e, quindi, in qualche modo, si potevano spendere per investire in ricerca.
Cari colleghi, l'emergenza Campania ha rappresentato un'importante sollecitazione sul piano della ricerca pura, tanto pura che l'approfondimento d'analisi, la disamina erano totalmente scollegati rispetto all'esercizio di quell'analisi, di quella disamina, di quell'approfondimento. Altro che ricerca industriale! L'appropriatezza di una ricerca fine se stessa era tanto fine a se stessa che questi apparecchi furono posizionati alla foce del Sarno, a monte del Sarno e - guardate, guardate - hanno cominciato anche funzionare! Ma quando ci permettemmo di chiedere se questi apparecchi ancora funzionavano, la risposta fu: è evidente, sono trascorsi un po' di anni; qualche mese hanno funzionato, ma poi bisognava formare il personale, alimentare gli apparecchi; insomma bisognava fare tutt'altro.
Intanto, la spesa era stata fatta. Tanto ciò che interessava non era il risultato, non era il monitoraggio dell'acqua, non era l'emergenza rifiuti! Ciò che interessava nulla aveva a che vedere con la ragione per la quale si era in una condizione commissariale! La verità è che tutto questo serviva solo ad alimentare ricerca pura, talvolta, clientela, gestione, consensi, voti, sistema di basso profilo elettorale!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, personalmente vorrei pregarla (ne faccio una questione di sostanza, oltre che di forma) di far venire almeno una volta in aula il ministro Pecoraro Scanio, grande assente ingiustificato ai lavori, in questi giorni cruciali per l'emergenza rifiuti in Campania.
Se non vuol venire lui, vengano almeno gli altri ministri presentatori del decreto-legge, Padoa Schioppa o Amato. Non chiediamo Prodi (potrebbe apparire eccessivo), ma almeno i ministri competenti dovrebbero partecipare ai lavori!
Con questo, desidero dare atto al sottosegretario D'Andrea per la sua diligente ed assidua presenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, l'emendamento Dussin 5.16 conduce ad una questione cruciale. Abbiamo già detto che il decreto-legge in esame affronta l'emergenza più per finanziare il sistema con cui essa viene gestita, politicamente, in Campania, che per risolverla realmente. In primo luogo, non si capisce entro quale data l'emergenza sarà risolta dal provvedimento. Inoltre, al comma 3 dell'articolo 5, lasciate aperta la possibilità per il commissario straordinario di risolvere la questione, spargendo i rifiuti (che avete accumulato in Campania, in questi anni disastrosi, dal punto di vista gestionale) in varie regioni, con il consenso esclusivo delle giunte.
Stiamo vivendo una trasformazione dei presidenti delle regioni che si autoproclamano «governatori». È vero che abbiamo modificato la Costituzione, anzi, che avete modificato la Costituzione. È vero che le regioni hanno più poteri ed hanno assunto più importanza, ma è anche vero che i presidenti delle regioni si stanno autoproclamando «governatori». Mi riferiscono allo pseudo governatore della mia regione, Antonio Bassolino, che non riesce a risolvere il problema dei rifiuti o della sanità. La Campania è la regione italiana con la più alta emigrazione sanitaria in Italia, però ha aperto due ambasciate: una a New York ed una a Bruxelles. Non fa nulla avere i rifiuti per strada, però abbiamo l'ambasciata alla Quinta strada a New York!
Vi consiglio di andare a vedere questa «genialità» della regione Campania a New York. Non esiste l'ingresso dell'ambasciata; bisogna entrare nel negozio di abiti di Pag. 70Kiton, passare tra maglioni, cravatte ed abbigliamento vario, prendere l'ascensore tra uno scaffale e l'altro, e al secondo piano vi è l'ambasciata della regione Campania alla Quinta strada, a New York. Tutto ciò, detto chiaramente e per spiegare come gestite i soldi dei contribuenti, avviene perché Kiton ha comprato il palazzo per aprire la sua boutique, ha fatto un mutuo e paga la rata del mutuo con l'affitto che la regione Campania dà per un piano del palazzo.
LUCA VOLONTÈ. Vergogna!
ITALO BOCCHINO. Insomma, con i soldi del contribuente, anziché smaltire rifiuti, siamo andati a favorire l'acquisto di un palazzo da parte di un'azienda, un marchio internazionale importantissimo (non so se il presidente della nostra regione vesta quegli abiti, non mi meraviglierebbe). Questi «megagovernatori» devono imparare ad utilizzare di più gli strumenti democratici. Ecco perché il collega Dussin sostiene che la questione debba essere affrontata nel consiglio regionale.
Su ciò vi sfidiamo e vedremo come voterete. Chi vota contro l'emendamento in esame, sostiene che i rifiuti possano essere mandati dalla Campania in tutte le regioni italiane, per risolvere l'emergenza, con una sola telefonata ad un presidente di regione, senza interpellare chi rappresenta i cittadini, cioè il consesso democratico, il consiglio regionale. Volete impedire di decidere all'opposizione, regione per regione, ma anche ai gruppi di maggioranza, ai singoli consiglieri che rappresentano l'elettorato di quei territori, dove bisogna sversare i rifiuti provenienti dalla regione Campania.
Stiamo chiedendo una cosa semplicissima: far sì che, se i rifiuti debbono essere trasportati in altre regioni italiane, vi sia una deliberazione da parte del consiglio regionale. Se negate anche questa modifica al decreto-legge, significa che siete contrari ad ogni forma di democrazia in questi processi. Non possiamo accettare il vostro atteggiamento che, non solo prevarica l'opposizione all'interno del Parlamento, ma prevarica addirittura i diritti delle minoranze all'interno dei consigli regionali.
Guardate che potrebbe toccare a voi, perché se il commissario decide di spostare dalla Campania al Molise i rifiuti...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Bocchino.
ITALO BOCCHINO. ... i vostri consiglieri d'opposizione si ritroveranno nei loro territori elettorali senza poter nemmeno pronunciare una parola in consiglio regionale (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, giovedì scorso il collega Cacciari, in un intervento almeno su questo punto molto condivisibile, ricordava che il provvedimento in esame, per la fretta e per l'atteggiamento della maggioranza, non veniva in qualche maniera migliorato e si rammaricava di questo. Oggi, con l'emendamento in discussione, il collega Cacciari può sostanzialmente dar seguito alla sua aspettativa, invitando anche la maggioranza a dar corso a questa aspettativa di miglioramento. È opportuno prevedere che ci sia un'apposita deliberazione da parte dei consigli regionali e che non ci sia la telefonata al presidente di regione o che non ci sia il discorso dell'intesa, che rimane nelle segrete stanze magari di Palazzo Chigi. È opportuno coinvolgere, su un tema come questo, l'intero consiglio regionale, che è legittimato a rappresentare quei cittadini e che quindi credo possa concretamente esprimere un parere di merito.
Se è vero, dunque, che noi possiamo, e dobbiamo, migliorare questo provvedimento - ed è l'auspicio dell'amico Paolo Cacciari -, faccio allora appello alla sua coerenza per votare l'emendamento Dussin 5.16.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, l'onorevole Bocchino ha detto alcune cose che mi lasciano stupefatto. Ha descritto una fattispecie di reato, e al riguardo chiedo alla Presidenza di volerla trasmettere alla procura della Repubblica di Napoli, affinché indaghi su ciò che è stato detto. Non condivido invece ciò che dice l'onorevole Bocchino quando afferma che la magistratura chiude gli occhi nei confronti dei soggetti di sinistra. Questo è totalmente falso: in primo luogo, perché si tratta solo di una parte della magistratura e non di tutta. In secondo luogo, perché non è vero che chiude gli occhi; si tratta di una componente precisa, seria ed organica all'interno di alcuni partiti della sinistra, e il mio più grosso dubbio è il seguente: è la magistratura che detta la linea politica al partito o è il partito che detta la linea politica alla magistratura?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 379
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 133
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 5.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, questo è un emendamento fondamentale, con il quale vogliamo aggiungere al comma 3 le seguenti parole: «che devono essere completamente smaltiti o recuperati nella medesima regione». Ossia, i rifiuti che vengono prodotti in Campania è giusto che siano trattati, smaltiti e valorizzati, se del caso - sicuramente lo è, l'importante è volerlo! - all'interno della stessa regione. Il Senato ha modificato il testo dell'articolo 5, comma 3, prevedendo l'intesa di una regione interessata ad accogliere i rifiuti della Campania. Era anche un nostro emendamento come Lega Nord. Con i nostri emendamenti presentati alla Camera intendiamo vietare di poter trattare tali rifiuti campani nelle regioni di destinazione, trasformarli in sottoprodotti e trasferirli per lo smaltimento effettivo in altre regioni, senza vincolo di destinazione.
Noi chiediamo anche al Governo e al commissario Bertolaso di fornire l'elenco esatto delle regioni e dei comuni candidati a raccogliere i rifiuti campani e dei relativi impianti di incenerimento o delle discariche, e comunque di tutti quanti quegli impianti necessari a completare la filiera dello smaltimento dei rifiuti, nonché le relative qualità dei rifiuti da smaltire.
Quindi, formalizziamo la nostra richiesta in questa sede proprio per riuscire ad avere un quadro completo in futuro ed azzerare questa gestione commissariale; occorre partire con nuovi riferimenti a disposizione in modo da poter operare una verifica fondamentale ed importante per una razionale amministrazione di questo grave problema che ci si è voluti addossare a tutti i costi.
Si parlava prima di sperperi a livello regionale, di disfunzioni riguardanti mezzi e personale, di azioni amministrative riguardanti scelte e non scelte nell'impiantistica; nei giorni scorsi si è parlato anche di mancata informazione. È chiaro che se si è giunti ad una situazione nella quale la raccolta differenziata in media è pari al 5 per cento è sicuramente perché il settore non è stato affatto gestito dall'azione amministrativa, regionale, provinciale e comunale. Promuovere un piano regionale che trova una linea di frizione fra gli Pag. 72impianti di produzione di CDR - le famose «ecoballe» - ed i siti di stoccaggio, con la possibilità di smaltirli attraverso impianti di termovalorizzazione, ossia con strutture che dovrebbero completare quel ciclo iniziato, ha chiaramente creato la congestione di un prodotto che doveva diventare una risorsa. Nel frattempo, questo prodotto, sapendo che non sarebbe stato smaltito a breve, è stato trattato nel modo che ben conosciamo. Il CDR non è più un combustibile da rifiuto, ma è ancora un prodotto intriso di sostanze nocive che difficilmente potrà essere trattato in impianti di termovalorizzazione. Probabilmente il CDR attuale finirà in qualche discarica, verrà inertizzato e troverà una collocazione soltanto tale e quale a come è oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Intervengo soltanto per segnalare che sarebbe utile votare a favore di questo emendamento. Votare a favore significa dare un segnale positivo di disponibilità nei confronti di una moderna politica ambientalista. Nei prossimi interventi riferirò - sempre richiamandomi al limite dei 500 mila euro - di altri e ulteriori sprechi, che riguardano importanti commesse e incarichi concessi ad importanti uomini politici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, l'onorevole Dussin ha indubbiamente ragione, perché questo decreto-legge si presta alle più disparate e contraddittorie interpretazioni. Tra l'altro, esso non fissa alcun termine per la fine dell'emergenza, non dice quando noi della regione Campania potremo finalmente smaltire i nostri rifiuti sul nostro territorio. Il ricorso ad altre regioni, che può essere anche auspicabile avendo, però, una dimensione cronologica certa dell'emergenza, assume il carattere - e comporta il pericolo - di una procrastinazione sine die di questa situazione gravissima nella regione Campania.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Questa volta, sull'emendamento Dussin 5.17 non mi trovo d'accordo con il presentatore. Infatti, ho un dubbio, Presidente: il comma 3 dell'articolo 5, nel caso fosse approvato questo emendamento - e dal clima che c'è in aula in questo momento mi pare che ciò possa succedere - avrebbe una formulazione complessa, forse non ammissibile.
Come si fa a dire che il commissario delegato può disporre, d'intesa con le regioni interessate, lo smaltimento ed il recupero fuori regione, nella massima sicurezza ambientale e sanitaria, di una parte dei rifiuti prodotti che devono essere completamente smaltiti o recuperati nella medesima regione? Ciò significa che la norma autorizza a smaltire fuori regione e poi, al rigo successivo, obbliga a provvedere allo smaltimento nella medesima regione.
Signor Presidente, penso che vi sia un errore da parte della Presidenza. A mio giudizio, questo emendamento così formulato non è neanche ammissibile. Vorrei innanzitutto che vi fosse un'interpretazione da parte della Presidenza al riguardo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. In effetti, la formulazione non è felicissima e gliene do atto, onorevole Bocchino. Tuttavia, al comma 3 si dispone che: « Il commissario delegato può disporre, d'intesa con le regioni interessate, lo smaltimento e il recupero fuori regione, nella massima sicurezza ambientale e sanitaria, di una parte dei rifiuti prodotti». Quindi, si tratta solo di una parte. L'emendamento aggiunge le parole: «che devono essere completamente smaltiti Pag. 73o recuperati nella medesima regione» e, in questo caso, s'intende la regione esterna, quella cui i rifiuti prodotti sono stati trasferiti. Per questa ragione, l'emendamento è stato dichiarato ammissibile. In ogni caso, riconosco che la stesura non è felice, ma l'interpretazione è questa.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 5.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 373
Astenuti 3
Maggioranza 187
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 245).
Prendo atto che i deputati Mele e Greco non sono riusciti a votare.
Sulla base delle intese intercorse tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 5 dicembre 2006, alle 9:
(ore 9 e al termine delle votazioni)
1. - Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
MAZZONI: Modifica degli articoli 15 e 16 della legge 3 agosto 2004, n. 206, in materia di benefìci per le vittime del terrorismo (616-A).
- Relatore: Giovanardi.
(ore 11, dopo l'esame della dichiarazione di urgenza di cui al punto 8, e ore 19,30)
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (Approvato dal Senato) (1922).
- Relatore: Margiotta.
3. - Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00043, Airaghi ed altri n. 1-00047, Sanza ed altri n. 1-00064, Attili ed altri n. 1-00065 e Volontè ed altri n. 1-00066 sulle iniziative volte a prevedere il trasferimento della compagnia aerea Alitalia a Milano e sul ruolo dell'aeroporto di Malpensa.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00026, Pedrizzi ed altri n. 1-00027, Paoletti Tangheroni ed altri n. 1-00033, Volontè ed altri n. 1-00052, D'Elia ed altri n. 1-00053, Bonelli ed altri n. 1-00054, Venier ed altri n. 1-00057, Maroni ed altri n. 1-00059 e Sereni ed altri n. 1-00063 sulle iniziative volte a sostenere il rispetto dei diritti umani in Cina.
5. - Seguito della discussione della mozione Bandoli ed altri n. 1-00041 sulle iniziative volte a sostenere l'approvazione, da parte dell'Assemblea generale dell'ONU, della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni.
6. - Seguito della discussione della proposta di legge:
MAZZONI: Modifica degli articoli 15 e 16 della legge 3 agosto 2004, n. 206, in materia di benefìci per le vittime del terrorismo (616-A).
- Relatore: Giovanardi.
7. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
PECORELLA*; FORGIONE e DANIELE FARINA; DE ZULUETA ed altri; SUPPA ed altri: Introduzione dell'articolo 613-bis del codice penale in materia di tortura (915-1206-1272-1279-A).
- Relatore: Pisicchio.
*In data 5 ottobre 2006 il deputato ha ritirato la propria sottoscrizione alla proposta di legge.
(ore 15)
8. - Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1955.
DISEGNO DI LEGGE DI CUI SI RICHIEDE L'URGENZA
Interventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali (1955).
La seduta termina alle 19,35.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO PINO PISICCHIO SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 915 ED ABBINATE
PINO PISICCHIO, Relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che viene sottoposto al nostro esame sembrerebbe evocare un nobilissimo e condiviso principio, privo però di un precipitato di attualità: chi mai potrebbe, viene infatti da chiedersi, nell'Italia democratica e civile, nell'Italia dei valori umani patrimonio di tutti, porre in punto di principio la questione della tortura se non in termini di esecrazione ed estraneità?
Ebbene questa estate abbiamo potuto leggere sulle pagine delle più autorevoli testate giornalistiche italiane, dibattiti che proprio in punto di principio dichiaravano l'attualità di una riflessione sulla tortura, rilanciata per effetto del fondamentalismo religioso che fomenta il terrorismo jiahadista e da una interpretazione per così dire «pragmatista» delle esigenze della sicurezza nazionale. Il tema era: «Di fronte al pericolo concreto di una nuova Apocalisse come quella dell'11 settembre e alla possibilità, attraverso il ricorso allo strumento della tortura, di venire a conoscenza di informazioni fondamentali per salvare la vita a migliaia di persone, siamo così sicuri della nostra indeflettibile risposta negativa?»
Il relatore e, mi sembra di poter dire, l'intera Commissione hanno piena consapevolezza del proprio netto ed inequivocabile diniego, ma la questione, avanzata da un intellettuale finissimo come Panebianco e dibattuta da pensatori del calibro di Magris e Zagrebelsky, non è priva di concretezza. Così come non è privo di attualità il tema della normazione giuridica e dell'inclusione nel codice penale di un reato specifico di tortura.
Forse non appare inutile per comprendere fino in fondo quanto l'idea di tortura, intesa come grande dolore fisico inflitto in vari modi e con diversi strumenti come punizione o come mezzo per estorcere confessioni, abbia interpellato filosofi, teologi e giuristi fin dalla più remota antichità, come violenza incompatibile con la minima sensibilità umana.
Nella Roma repubblicana la tortura era applicata agli schiavi: solo con l'Impero l'orribile sanzione si estese ai liberi ma per crimini ritenuti, all'epoca, assai gravi, come la lesa maestà, il veneficio e la magia. La tortura fu estranea, invece, alla cultura giuridica dei popoli germanici invasori, almeno in una prima fase. Grande impiego, invece venne fatto nei secoli XI e XII all'interno del conflitto che la Chiesa intraprese nei confronti degli eretici.
Ma già nel XVI secolo teologi e filosofi cominciarono a protestare contro la tortura barbara e inutile. Nel XVIII secolo la cultura positivista, in particolare quella italiana, scrisse pagine definitive (Pietro Verri, Osservazioni sulla Tortura, pubblicato Pag. 75postumo nel 1804 e Cesare Beccarla, Dei Delitti e delle Pene, 1764) contro lo strumento di violenza.
A partire dal 1740, ad opera di Federico di Prussia, abbiamo le prime illuminate scelte ordinamentali per l'abolizione della tortura: alla Prussia fece seguito la Svezia nel 1767 e poi la Danimarca, nel 1770, il Baden, il Meclemburgo, la Sassonia e nel 1767 la Russia di Caterina. La stessa Francia di Luigi XVI sospese la tortura nel 1780. Ma sarà la Costituente nel 1789 a sopprimerla del tutto. Nel Novecento, dopo la parentesi delle guerre mondiali in cui venne sospeso ogni criterio di umanità e la Germania di Hitler contraddisse la sua antica tradizione giuridica antitortura, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, alla quale aderì l'Italia, previde specificamente il reato di tortura all'articolo 5: «Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti». Lo stesso divieto venne incluso sia nella Convenzione Europea dei diritti dell'uomo (1950), sia nel Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966) sia, ancora, in altri trattati internazionali ratificati dall'Italia.
Ma vi è ancora un atto di diritto internazionale, assai importante, da cui discendono obblighi per il nostro Paese, che va preso in considerazione: è la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti inumani o degradanti, firmata a New York il 10 dicembre del 1984. Secondo la Convenzione di New York, infatti, gli stati sottoscrittori si obbligano a provvedere affinché «qualsiasi atto di tortura costituisca un reato a tenore del suo diritto penale». È la stessa Convenzione a qualificare come tortura «qualsiasi atto con il quale sono inflitti ad una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidire o esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitte da un funzionario pubblico o da qualunque altra persona che agisca a titolo ufficiale, o sotto sua istigazione oppure con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze risultanti da sanzioni legittime, inerenti a tali sanzioni o da esse cagionate».
Il testo unificato in esame è diretto ad introdurre nell'ordinamento italiano il delitto di tortura, dando efficace attuazione a quella Convenzione ratificata dall'Italia con la legge 3 novembre 1988, n. 498.
Va detto che, ai fini della esecuzione della Convenzione, il legislatore nel 1988 non ritenne necessaria l'introduzione nel nostro ordinamento di una specifica fattispecie penale. A questa conclusione si pervenne ritenendo che le condotte riconducibili alla definizione di tortura sancita dall'articolo 1.1 della Convenzione fossero comunque riferibili a fattispecie penali già previste dalla legge italiana, come, ad esempio, quelle dirette a punire l'omicidio, le lesioni, le percosse, la violenza privata o le minacce. Per questa ragione non si ritenne, quindi, necessario accompagnare la ratifica con norme di attuazione interna ed, in particolare, con la previsione del nuovo delitto di tortura.
A distanza di circa 18 anni si è avvertita l'esigenza di rivedere quella scelta, considerato che la legislazione vigente non sembra punire in maniera adeguata tutte le condotte riconducibili alla nozione di tortura così come intesa non soltanto dalla Convenzione, ma anche dal comune sentire. In tale nozione rientrano anche alcuni comportamenti disumani e degradanti della dignità umana che non sono pienamente riconducibili alla nozione di violenza o di minaccia elaborata dalla nostra giurisprudenza. Tra queste nozioni e quella di tortura vi sarebbe una zona grigia. Se così fosse, questa zona grigia sostanzialmente si tradurrebbe in una violazione della Convenzione ONU del 1984.
L'esame in sede referente è stato avviato prendendo spunto da una proposta di legge Pecorella che riproduceva una proposta presentata nella XIV legislatura. Pag. 76A tale proposito, ricordo che nella scorsa legislatura la Camera dei deputati si è occupata a lungo del tema, senza tuttavia pervenire all'approvazione di un testo. In effetti, individuare una formulazione della fattispecie del delitto di tortura che, al contempo, soddisfi l'esigenze di determinatezza del contenuto e di completezza della portata applicativa, è una operazione che presenta una serie di difficoltà, che rischiano di compromettere il risultato da tutti auspicato: assicurare una risposta penale adeguata a fatti di estrema gravità. In effetti, non è un compito semplice pervenire ad una formulazione della fattispecie del delitto di tortura che, da un lato, sia pienamente conforme alla definizione di tortura della Convenzione e, dall'altro, consenta di definire in termini sufficientemente precisi gli aspetti tipici della nuova ipotesi di reato con specifico riferimento ai soggetti attivi e passivi, alla natura ed ai contenuti delle condotte perseguibili ed alle finalità cui esse siano indirizzate. A ciò si deve aggiungere anche la consapevolezza che le situazioni tipiche descritte nella fattispecie potrebbero subire effetti distorti a causa di una interpretazione estensiva che potrebbe colpire soggetti o condotte ovvero riguardare fatti che nell'esercizio di poteri pubblici istituzionali dovrebbero essere ritenuti legittimi o contenuti in termini effettivi di rispetto della legalità.
Il lavoro in Commissione, svolto avendo come punto di partenza la definizione sancita dall'articolo 1.1 della Convenzione di New York, ha prodotto un testo unificato, composto da un solo articolo, che stabilisce che è punito con la pena della reclusione da quattro a dodici anni chiunque, con violenza o minacce gravi, infligge ad una persona forti sofferenze fisiche o mentali, allo scopo di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni su un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto ovvero allo scopo di punire una persona per un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettata di avere compiuto ovvero per motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa o sessuale. La pena è aumentata se tali condotte sono poste in essere da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio ovvero se dal fatto deriva una lesione grave o gravissima. Nel caso che ne derivi la morte, la pena è raddoppiata. Non si è ritenuto necessario precisare che il fatto non è punibile se sono inflitte sofferenze o patimenti come conseguenza di condotte o sanzioni legittime ad esse connesse o dalle stesse cagionate, in quanto si tratterebbe di fattispecie scriminate in base ai principi generali del diritto penale.
La fattispecie è caratterizzata da tre elementi: a) la condotta violenta o di minaccia; b) l'evento della inflizione di forti sofferenze fisiche o mentali; c) il dolo specifico. Tale scelta non è stata da tutti condivisa in Commissione, in quanto, da alcuni, è apparsa troppo restrittiva rispetto alla nozione di tortura, mentre, da altri, così eccessivamente elastica da ricondurvi anche ipotesi del tutto estranee a tale nozione, fino a ricomprendervi attività che attualmente, in maniera del tutto lecita, sono poste in essere dalle forze di polizia. In realtà, la formulazione adottata dalla Commissione, per quanto migliorabile in via emendativa, sembra evitare i rischi da taluni paventati. È vero che per evitare qualsiasi lacuna applicativa si sarebbe potuta utilizzare la formulazione propria dei reati a condotta libera, i quali sono caratterizzati non tanto dalla modalità della condotta, quanto, piuttosto, dall'evento causato (ad esempio, l'omicidio). In tale maniera, la modalità della condotta sarebbe irrilevante: ciò che conta è la realizzazione di un determinato evento e la finalità della condotta. L'opzione per il reato a condotta libera non è stata effettuata perché presuppone una adeguata determinatezza e specificità dell'evento, che nel caso del delitto di tortura non vi può essere, trattandosi di un reato che in astratto è riconducibile ad altre figure di reato. Per tale ragione, si è ritenuto che la condotta debba concretizzarsi in una attività violenta o di minaccia grave. Per evitare ulteriori dubbi interpretativi, si è specificato che le sofferenze fisiche o mentali Pag. 77prodotte debbano essere «forti», utilizzando la terminologia adottata dalla Convenzione di New York. Altro elemento caratterizzante del nuovo delitto è il dolo specifico: il reato sussiste non solamente se è stata posta in essere una certa condotta e che da questa sia scaturito un determinato evento, ma anche - anzi, specialmente - se la condotta era sorretta da una particolare finalità, che la norma descrive dettagliatamente.
Dalla definizione di tortura della Convenzione, quella della proposta di legge in esame si differenzia tuttavia parzialmente, in primo luogo sotto il profilo del soggetto attivo del reato. Mentre la prima configura un reato proprio, cioè un reato che può essere commesso esclusivamente da «un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisce a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito», la seconda, invece, configura un reato comune, in quanto il reato può essere commesso da chiunque. La portata della nozione di tortura della proposta di legge sarebbe dunque anche più ampia di quella della Convenzione. Si tratta di una scelta che, se è vero che rischia di ampliare eccessivamente la fattispecie di tortura fino a ricomprendervi anche ipotesi che forse sono estranee alla comune nozione di tortura, ha il pregio di ridurre sensibilmente quella area grigia del diritto penale che, in alcuni casi, finisce nel tradursi in una vera situazione di impunità. Su questo punto l'Assemblea potrà riflettere. Dovrà chiedersi se dalla circostanza che il soggetto attivo del reato non debba essere necessariamente un pubblico ufficiale od un incaricato di pubblico servizio possa derivare come conseguenza la possibilità di far rientrare nella fattispecie di tortura anche il caso in cui i patimenti disumani o le sofferenze gravi siano finalizzati ad ottenere dalla vittima informazioni circa un fatto attinente esclusivamente alla sua sfera privata ovvero a punire la medesima per avere commesso tale fatto. Occorre valutare se il delitto di tortura debba sostanziarsi comunque in un abuso dell'esercizio dei pubblici poteri ovvero se possa esaurirsi anche nell'ambito strettamente privato dei soggetti coinvolti. Nel primo caso, i soggetti passivi del reato verrebbero individuati unicamente in tutti coloro che possono trovarsi sottoposti all'esercizio del potere pubblico in una condizione, anche temporanea od occasionale, di limitazione della libertà, della quale si può illecitamente abusare al fine di ottenere informazioni o confessioni su fatti o atti commessi da loro stessi o da persone da loro diverse. Si ricorda, comunque, che la configurazione del reato come reato comune è dettata dalla esigenza di punire anche le cosiddette zone grigie, come possono essere le condotte di squadre paramilitari. È evidente che la scelta a favore della ipotesi del reato comune deve essere accompagnata da un impegno rigoroso nel circoscrivere la condotta e l'elemento soggettivo del reato in maniera tale che ad esso non siano riconducibili fattispecie del tutto estranee alla nozione di tortura.
Uno dei punti più delicati è quello relativo alla esclusione della punibilità del reato, nell'ipotesi in cui le sofferenze o i patimenti, in cui si sostanzia la tortura, siano inflitti come conseguenza di condotte o sanzioni legittime ad esse connesse o dalle stesse cagionate. In Commissione è stata respinta la tesi secondo cui, in ragione all'esigenza di evitare che la previsione del delitto di tortura si presti a letture strumentali che potrebbero essere a danno di coloro che lecitamente compiono attività di indagine giudiziaria o curano il trattamento di persone detenute, sarebbe opportuno precisare che il fatto non è punibile se sono inflitte sofferenze o patimenti come conseguenza di condotte o sanzioni legittime ad esse connesse o dalle stesse cagionate. Secondo la Commissione, invece, i principi generali dettati dal codice penale in materia di cause di giustificazione sono sufficienti per evitare applicazioni distorte della nuova normativa.
Per quanto riguarda la pena, l'esame in Commissione ha portato alla sua individuazione nella reclusione da 4 a 12 anni. Tale pena risulta essere aggravata quando il reato è posto in essere da un pubblico Pag. 78ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio ovvero se dal fatto deriva la morte o una lesione grave o gravissima.
Con questi caratteri, dunque, il provvedimento giunge in aula. Il relatore è consapevole che in questo caso più che in qualsiasi altro sarà la coscienza di ognuno e non le pregiudizialità ideologiche a fornire il criterio per il voto.
Con questa consapevolezza, dunque, siamo giunti in aula con spirito aperto, per discutere e valutare insieme. Ma anche per approvare una norma necessaria, per colmare un vuoto che rischia di essere un vuoto di civiltà.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1922 - em. 4.40 | 230 | 230 | 116 | 4 | 226 | 74 | Resp. | |
2 | Nom. | em. 4.13 | 339 | 327 | 12 | 164 | 84 | 243 | 71 | Resp. |
3 | Nom. | em. 4.41 | 334 | 334 | 168 | 92 | 242 | 71 | Resp. | |
4 | Nom. | em. 4.16 | 356 | 342 | 14 | 172 | 94 | 248 | 71 | Resp. |
5 | Nom. | em. 4.14 | 369 | 357 | 12 | 179 | 108 | 249 | 71 | Resp. |
6 | Nom. | em. 4.17 | 378 | 378 | 190 | 129 | 249 | 70 | Resp. | |
7 | Nom. | em. 5.1 | 380 | 378 | 2 | 190 | 125 | 253 | 70 | Resp. |
8 | Nom. | em. 5.2 | 379 | 379 | 190 | 128 | 251 | 70 | Resp. | |
9 | Nom. | em. 5.3 | 375 | 366 | 9 | 184 | 117 | 249 | 70 | Resp. |
10 | Nom. | em. 5.4 | 368 | 354 | 14 | 178 | 116 | 238 | 70 | Resp. |
11 | Nom. | em. 5.42 | 366 | 351 | 15 | 176 | 108 | 243 | 70 | Resp. |
12 | Nom. | em. 5.6 | 371 | 355 | 16 | 178 | 110 | 245 | 70 | Resp. |
13 | Nom. | em. 5.5 | 378 | 375 | 3 | 188 | 131 | 244 | 70 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 5.7 | 380 | 376 | 4 | 189 | 110 | 266 | 70 | Resp. |
15 | Nom. | em. 5.8 | 380 | 380 | 191 | 132 | 248 | 70 | Resp. | |
16 | Nom. | em. 5.9 | 380 | 378 | 2 | 190 | 140 | 238 | 70 | Resp. |
17 | Nom. | em. 5.10 | 370 | 369 | 1 | 185 | 135 | 234 | 70 | Resp. |
18 | Nom. | em. 5.41 | 382 | 365 | 17 | 183 | 126 | 239 | 70 | Resp. |
19 | Nom. | em. 5.11 | 371 | 364 | 7 | 183 | 122 | 242 | 70 | Resp. |
20 | Nom. | em. 5.12 | 382 | 382 | 192 | 125 | 257 | 70 | Resp. | |
21 | Nom. | em. 5.13 | 369 | 369 | 185 | 128 | 241 | 70 | Resp. | |
22 | Nom. | em. 5.14 | 357 | 349 | 8 | 175 | 110 | 239 | 70 | Resp. |
23 | Nom. | em. 5.15 | 367 | 366 | 1 | 184 | 122 | 244 | 70 | Resp. |
24 | Nom. | em. 5.16 | 380 | 379 | 1 | 190 | 133 | 246 | 70 | Resp. |
25 | Nom. | em. 5.17 | 376 | 373 | 3 | 187 | 128 | 245 | 70 | Resp. |