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Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, mi stupiscono le dichiarazioni del collega intervenuto poc'anzi, che preannunzia un voto contrario sulle mozioni rivolte a dare alle nostre Forze armate più mezzi, dignità, ruolo e autorevolezza. Mi chiedo come ciò sia possibile, in un momento di grande incertezza e pericolo nelle zone in cui le Forze armate sono impegnate.Pag. 28
Questo è veramente il sintomo di come questa maggioranza faccia il passo del granchio, con un passo avanti, due passi di fianco e tre indietro. In quelle zone, le nostre Forze armate hanno, in realtà, bisogno proprio del contrario, ossia di certezza, nonché del cambio, laddove esista l'estrema necessità di tutelare la vita dei membri delle nostre Forze armate, delle regole di ingaggio, a fronte delle trasformazioni continue di scenari, confronti e situazioni sempre più difficili, che si verificano nella zone di guerra e che possono anche assumere i toni di un conflitto aperto.
È chiaro che le nostre Forze armate sono in quelle zone di guerra per svolgere la parte che compete alla nazione che è la sesta potenza industriale del mondo, che non può lasciare sempre e solo alle grandi potenze, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, questi ruoli di rischio, ma determinanti per la pace mondiale. Siamo in quelle zone per portare pace, ordine e sicurezza, il che coincide anche con un blocco delle azioni terroristiche e di chi oggi continua a seminare sangue e distruzione nei territori sotto l'egida dell'ONU o dell'Alleanza atlantica. Si dovrebbe dare certezza a situazioni come quella del Libano, in cui 2.500 uomini delle nostre Forze armate, ancora oggi, non sanno cosa fare se incontrano per la strada libanesi o un hezbollah con un mitra o un lanciarazzi in mano.
Sembra ridicolo, ma si tratta anche della vita dei nostri soldati. Non vi è una regola di ingaggio o un ruolo certo di polizia militare o, comunque, di controllo del territorio proprio in quelle zone del Libano dove sono estremamente facili gli attentati e possono scoppiare di colpo conflitti aperti.
Anziché dare certezze, passiamo intere giornate in quest'aula per capire se un nostro soldato ha sparato per primo o dopo, se abbia o meno il colpo in canna quando circola. Siamo cioè...
PRESIDENTE. Onorevole Salerno, ha concluso il tempo a sua disposizione.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, concludo annunciando il voto favorevole della Destra sulle tre mozioni del centrodestra, perché sono tutte portatrici di autorevolezza, di forza e di incoraggiamento nei confronti delle nostre Forze armate, alle quali La Destra, in questa occasione, augura da lontano un fervido buon Natale e un felice 2008, anche se sono in queste zone di guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Destra e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cossiga, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00260. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, mi rendo conto che questo non è in effetti il momento in cui si sarebbero dovute affrontare queste tematiche, perché sarebbe stato sicuramente più opportuno trattare la questione della funzionalità delle Forze armate nel corso della discussione del disegno di legge finanziaria. Tutto ciò non è stato possibile, e quindi dobbiamo tentare di dare un significato all'appuntamento di oggi. Non si tratta di un appuntamento sterile, ma di un'occasione in cui il Parlamento si confronta su una realtà che dovrebbe essere importante per tutti noi: il funzionamento delle Forze armate.
Ho seguito con attenzione gli interventi dei colleghi, così come ho letto il testo delle mozioni presentate dai colleghi di opposizione, che condividiamo. Debbo però notare che, come accade spesso quando si ha poco da dire, si citano i numeri. Non credo che l'unico problema di cui quest'Aula si debba ridurre a discutere sia una questione di numeri, se la spesa dello 0,94 per cento in rapporto al PIL sia adeguata o meno, se l'1,20 della Germania possa essere confrontato con il 2,40 della Francia, e così via. Ritengo che quest'Aula e la politica dovrebbero occuparsi anche di altri aspetti.
Per tali motivi sono convinto che, al di là di qualche affermazione generica, sia il Governo sia soprattutto le forze di maggioranza Pag. 29voteranno queste mozioni in relazione al loro contenuto, non in relazione a un'asserita strumentalità. Anche partendo da posizioni diverse, dovremmo domandarci cosa chiediamo alle nostre Forze armate: chiediamo che anche all'estero tutelino gli interessi e la sicurezza del nostro Paese? Credo che questo, ormai, nel mondo globalizzato in cui viviamo sia un ruolo fondamentale. Non bisogna vergognarsi di affermare che l'invio delle Forze armate rappresenta uno strumento fondamentale della politica del nostro Paese. La politica del nostro Paese, infatti, tende a tutelare gli interessi dei cittadini attraverso la garanzia della pace e della sicurezza nel mondo. Non mi sembra che ci possa essere una questione di pacifismo o di militarismo allorché si affrontano tali problematiche. Si tratta della centralità dell'azione del nostro Paese e del significato del ruolo del nostro Paese all'estero.
Se riusciremo a trovare un accordo su cosa chiedere alle Forze armate, bisognerà anche trovare in qualche modo un accordo e discutere su che cosa vogliamo mettere a disposizione delle Forze armate e dei cittadini che hanno fatto la scelta, a rischio della loro vita, di servire con una divisa il nostro Paese. La garanzia che dobbiamo fornire a questi cittadini si estrinseca certamente attraverso scelte importanti per quanto riguarda il finanziamento e il rapporto tra quello che vogliamo spendere per altri settori e quello che siamo determinati a spendere per le Forze armate, ma non solo.
Ritengo che questo tema rappresenti uno dei punti centrali dell'azione politica di questo Governo, come di altri, e sicuramente su questo tema il Governo non è risultato adeguato, così come altri in passato. Dico ciò perché non bisogna far finta, come lo struzzo, di non vedere cosa è successo nel passato, anche lontano e non soltanto vicino. Dobbiamo riflettere su che cosa mettere a disposizione, al di là del denaro, per questo strumento militare e per le Forze armate. Dobbiamo decidere di rendere omaggio e merito a questi cittadini garantendo, attraverso la sicurezza del loro trattamento, la dignità, l'apprezzamento del loro operato e un riconoscimento univoco alle funzioni che sono chiamati a svolgere. Se su tale aspetto, e non soltanto di numeri, saremo in grado di discutere forniremo un servizio importante per il nostro Paese e per i cittadini che hanno deciso di servirlo in armi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il giudizio negativo del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo sulle mozioni Bosi e Volontà n. 1-00143 e Ascierto ed altri n. 1-00259.
Per quanto riguarda quest'ultima mozione, ne apprezziamo la differenza nella forma rispetto alle altre mozioni illustrate dai rispettivi primi firmatari. Le prime due mozioni in esame cui mi riferirò in modo più specifico, per le affermazioni contenute nelle premesse ma anche per ciò che è stato dichiarato negli interventi dei rispettivi primi firmatari, meritano una nostra presa di posizione e anche lo svolgimento di un'argomentazione.
Nella mozione presentata dai colleghi dell'UDC si afferma che il bilancio della difesa sarebbe stato sensibilmente ridotto negli esercizi finanziari 2005, 2006 e 2007 a causa dell'intervenuta crisi finanziaria.
Il gruppo di AN addirittura attribuisce la responsabilità dei tagli alla difesa esclusivamente al Governo Prodi, dicendo proprio che questi tagli e la conseguente difficoltà della funzione della difesa e del Ministero della difesa dipenderebbero dalla scelta del Governo Prodi di aver tagliato le risorse per il bilancio della difesa nel 2007 (attraverso la legge finanziaria per il 2008). Come è noto le cose non stanno in questi termini e i colleghi che hanno illustrato le mozioni lo sanno, compreso il collega Bosi, che nel precedente Governo è stato anche sottosegretario alla difesa.
Una riduzione sensibile - un taglio senza precedenti - degli stanziamenti per la difesa vi è stato, ma è stato operato per Pag. 30le scelte che il Governo Berlusconi ha compiuto soprattutto alla fine della precedente legislatura. Nel 2005, dai 19 mila 811 milioni di euro, stanziati nell'anno 2004, siamo passati a 19 mila milioni di euro (si tratta di una riduzione del 5,5 per cento). Nel 2006 le risorse messe a disposizione della difesa sono state ulteriormente ridotte, arrivando al minimo di 17 milioni di euro, con una riduzione pari almeno al 13 per cento rispetto ai tagli già gravi dell'anno precedente.
Ha ragione probabilmente il collega Cossiga quando afferma che non si può svolgere una discussione basandola soltanto sui numeri, ma noi abbiamo il dovere di rispondere, anche sui numeri, alle argomentazioni assolutamente fuorvianti svolte durante questa discussione. Vi sono stati tagli pesantissimi, operati propria nella fase di avvio del nuovo modello organizzativo delle Forze armate, che ha previsto il superamento del servizio obbligatorio di leva, che è stato sospeso dal primo gennaio 2005. Si è trattato di tagli operati proprio quando era assolutamente necessario sostenere la scelta connessa all'avvio della riforma, anche con i provvedimenti correlati che, per realizzare il nuovo modello di difesa non più fondato sulla leva obbligatoria, hanno comportato l'assunzione di migliaia di volontari in ferma breve e di ufficiali in ferma prefissati, che è compito del Governo e del Parlamento cercare di stabilizzare.
Insomma verso la fine della XIV legislatura il Dicastero della difesa ha pagato duramente il fallimento delle scelte di politica economica, delle previsioni «sballate» delle manovre finanziarie del Ministro Tremonti, che hanno conseguentemente costretto a rastrellare, senza alcuna logica, fondi necessari per coprire la voragine dei conti pubblici.
Inoltre, mentre nel 2005 e nel 2006 venivano comunque operati, complessivamente, rispetto al 2004, tagli per il 18,6 per cento al bilancio della difesa, il Governo Berlusconi non ha perso comunque l'occasione di anticipare di due anni la sospensione della leva obbligatoria, facendone un mega spot elettorale. Come era logico supporre, la prima fase della riforma, ma anche il maggiore impegno nelle missioni internazionali che il Parlamento ha affidato alle nostre Forze armate, hanno comportato invece un aumento dei costi per la difesa.
L'aumento dei costi e il taglio radicale degli stanziamenti hanno determinato difficoltà strutturali molto gravi alle attività del Ministero. I tagli ai consumi intermedi - i famosi tagli lineari inventati da Tremonti nel triennio 2004-2006 - e agli investimenti hanno rappresentato per il Dicastero della difesa un costo molto grave, molto più alto di quello sostenuto dagli altri Dicasteri.
Infatti, per la Difesa i consumi intermedi non rappresentano soltanto la spesa corrente per l'apparato ministeriale e periferico ma comprendono, invece, tutte le spese per il mantenimento e la gestione efficiente ed efficace dello strumento militare. Si tratta in gran parte di spese per la manutenzione dei mezzi, per l'apprestamento e il ripianamento delle scorte, per l'acquisizione dei mezzi di protezione, per la formazione, l'addestramento e, quindi, l'efficienza e la sicurezza del personale.
La loro drastica e irrazionale riduzione ha prodotto danni gravi e strutturali ed è giusto riconoscere al Governo Prodi lo sforzo operato per il risanamento del bilancio della Difesa: altro che mozioni di censura sulle scelte operate dal Governo dell'Unione.
Come è riscontrabile nella tabella allegata alla nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa, nel 2007 il Governo Prodi ha stanziato per il dicastero più fondi rispetto al 2006, passando da 17 mila 782 milioni a 20 mila 195 milioni di euro.
Per il 2008 vi è stato un ulteriore incremento - lo ricordava il collega Evangelisti - pari al 5,5 per cento in più rispetto allo scorso anno che ha portato il bilancio della Difesa a un totale di 21 mila 118 milioni di euro. Pertanto, signor Presidente, signori colleghi, non ci appare giusto presentare subito dopo l'approvazione della legge finanziaria, mozioni contro Pag. 31gli stanziamenti insufficienti per il Ministero della difesa e per la funzione di difesa, senza alcun accento autocritico da parte dei colleghi della minoranza che dimostrano di avere una memoria troppo corta.
Da parte nostra, abbiamo l'assoluta consapevolezza che le scelte operate con la legge finanziaria non rappresentano la prova del nove della volontà del Governo di aumentare le spese per la difesa; noi siamo ancorati al programma dell'Unione. Siamo ancorati al programma di Governo dell'Unione per le nuove politiche di difesa. In conseguenza di tali scelte, sono state fissate le priorità per la legge finanziaria 2008: il funzionamento dello strumento militare ispirato al rispetto degli standard di interoperabilità delle forze e dei mezzi con i Paesi alleati, l'ammodernamento delle Forze armate, la realizzazione del modello organizzativo per ridurre i costi e aumentare l'efficienza e il funzionamento di questo modello, il miglioramento della gestione e il controllo della spesa. Siamo, quindi, impegnati a ridurre gli sprechi, ad abbandonare scelte irrazionali, ad affermare politiche rigorose, ma dobbiamo comunque riconoscere che gli sforzi operati con le leggi finanziarie per il 2007 e per il 2008, che rappresentano un importante e netta inversione di tendenza rispetto ai tagli operati dal Governo Berlusconi, non sono comunque ancora del tutto sufficienti, non ci permettono di recuperare le posizioni e di ridurre la forbice finanziaria ed economica rispetto ai valori di spesa sul prodotto interno lordo registrati dalla Francia, dal Regno Unito e dagli altri Paesi europei, vale a dire i Paesi comparabili con l'Italia.
Su questo mi permetto di aprire una breve polemica con le affermazioni del collega Bosi e del collega Ascierto. Quest'ultimo ha affermato che, al di sotto di un rapporto dell'1 per cento tra spesa per la difesa e prodotto interno lordo, si arriva al fallimento.
Vorrei ricordare al collega Ascierto un dato molto semplice: alla fine della precedente legislatura quel rapporto era dello 0,8; oggi, se aggiungiamo anche gli stanziamenti che sono stati assegnati al Ministero dello sviluppo economico, superiamo abbondantemente l'1 per cento. Certamente si tratta di somme molto basse, ma se consideriamo che si parte dallo 0,8 per cento appare chiaro lo sforzo del Governo e della maggioranza di evitare quel fallimento che, invece, pervicacemente si è cercato di realizzare con le scelte del Governo Berlusconi.
Il nostro bilancio è ancora - come osservava giustamente il collega Evangelisti - troppo ingessato a causa delle spese del personale, anche se con una positiva inversione di tendenza in questo ultimo anno e nelle previsioni della legge finanziaria.
Le spese del personale ammontano ancora al 59,6 per cento del totale, quando sappiamo che andrebbero determinate nel 50 per cento, per lasciare il restante 50 per cento, invece, alle spese di esercizio e investimento, per essere in linea con gli altri Paesi del contesto occidentale.
Se facciamo riferimento alle tabelle allegate alla legge finanziaria, è possibile verificare come, a valori costanti e tenendo conto dell'inflazione, sostanzialmente spendiamo per la difesa (e per la «funzione difesa») quanto spendevamo prima dei tagli pesanti realizzati nel triennio 2004-2006 dal precedente Governo.
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il nuovo modello organizzativo e i nuovi e più impegnativi compiti assegnati dal Parlamento alle nostre Forze armate determinano un aumento di costi. Ritengo che sia giusto da parte del Parlamento riconoscere alle nostre Forze armate, nonostante tali difficoltà, l'impegno manifestato per riuscire a non perdere il proprio grado di efficienza e di operatività, conseguendo, anzi, lusinghieri risultati nell'azione svolta nelle missioni, assegnate loro dal Parlamento della Repubblica, in cui sono impegnate.
Ritengo, colleghi, che su ciò abbia ragione il collega Cossiga - ho apprezzato il suo intervento per l'illustrazione della sua mozione n. 1-00260 -, ma su questo argomento abbiamo più volte discusso in Pag. 32Commissione difesa e abbiamo iniziato a produrre i primi risultati. Credo che, ormai, non sia più rinviabile una riflessione in Parlamento sul modello dello strumento militare necessario al nostro Paese.
Il Ministro Parisi, in Commissione, ha annunciato uno studio finalizzato alla ridefinizione di un nuovo modello sostenibile, più compattato, ristrutturato e ringiovanito, che possa soddisfare le esigenze derivanti dalle politiche di difesa e sicurezza, sia nazionali sia internazionali, e che, nel contempo, sia coerente e sostenibile con le risorse disponibili. È evidente, che solo il Parlamento può modificare il modello a 190.000 uomini previsto dalla legge n. 331 del 2000.
È inutile «dare i numeri», come è stato fatto anche nel dibattito in questa Assemblea: mi riferisco al previsto taglio di 30.000 unità ipotizzato dai colleghi Bosi e Ascierto nelle loro rispettive mozioni n. 1-00143 e n. 1-00259. Sappiamo che nessuno può scegliere né può determinare delle scelte esautorando il Parlamento e la sede naturale per avviare il confronto - richiesto anche dall'onorevole Cossiga, confronto al quale noi siamo naturalmente disponibili - è la Commissione difesa. Essa, tra l'altro, già sta esaminando i vari modelli di difesa e potrebbe ponderare una proposta da presentare al Parlamento sul modello migliore che, per quanto riguarda l'assetto delle Forze armate, sia all'altezza delle nostre ambizioni, ma sia anche rispondente alle nostre disponibilità.
Signor Presidente - e mi avvio alla conclusione - ritengo che sia giusto rimarcare alcune scelte qualificanti operate con la legge finanziaria per il 2008, che contraddicono nettamente la premessa di tutte le mozioni presentate e di tutti gli interventi effettuati durante la discussione dai colleghi del centrodestra.
Ritengo giusto rimarcare: le scelte che hanno portato all'aumento delle risorse per la professionalizzazione delle Forze armate - abbiamo recuperato gran parte di quel taglio del 15 per cento (operato con la precedente legge finanziaria) con un finanziamento di 30 milioni di euro -; gli interventi a favore degli arsenali e degli stabilimenti militari; la scelta di destinare fondi per il risarcimento dei danni causati dall'esposizione e dall'utilizzo dei proiettili all'uranio impoverito o alle nanoparticelle provocate dalle esplosioni; il finanziamento a favore di imprese nazionali nel settore aeronautico ad alto contenuto tecnologico; la soppressione dei tribunali e delle procure militari; il programma per l'acquisto di alloggi per il personale militare; l'attuazione degli accordi in materia di pubblico impiego; la possibilità concessa ai corpi di polizia di effettuare assunzioni triennali in deroga alla normativa vigente (assunzioni cui faceva riferimento anche il collega Ascierto), per un ammontare di risorse fino a 140 milioni di euro per il 2009, anno nel quale questo programma sarà a regime.
Inoltre, vi è un primo stanziamento che, seppure insufficiente, è importante perché, per la prima volta, viene riconosciuto il tema della specificità dei compiti assolti dalle Forze armate e dalle forze di polizia. Mi riferisco, altresì, in relazione alle scelte qualificanti della legge finanziaria, all'intervento che vi è stato per eliminare il taglio del 10 per cento allo straordinario da corrispondere al personale delle forze di polizia.
Mi riferisco anche alla scelta qualificante di stanziare un finanziamento per l'organizzazione e il funzionamento degli asili nido nei servizi alla prima infanzia.
Insomma, vi sono motivi per ritenere che la scelta compiuta dal Governo Prodi, attraverso la finanziaria per il 2008, sia comunque una scelta positiva per il Ministero della difesa, per i lavoratori della difesa e per i nostri militari.
Siamo assolutamente coscienti che è necessario fare di più e rispondere al meglio alle giuste rivendicazioni dei COCER, che abbiamo ascoltato presso la Commissione difesa. Sappiamo di dover rispondere alle richieste pressanti e giuste che provengono da tanti giovani volontari in ferma breve e dagli ufficiali in ferma prefissata, i quali chiedono, giustamente, la stabilizzazione del loro rapporto di lavoro. Ciò vale per l'Arma dei carabinieri Pag. 33- come ha sottolineato il collega Ascierto - ma anche per tutte le altre Forze armate. Il nostro impegno sussiste, come ha rivelato anche l'approvazione di proposte emendative al disegno di legge finanziaria in sede di Commissione bilancio, di risoluzioni e di ordini del giorno che, purtroppo, poi, non sono stati ricompresi nei maxiemendamenti, ma ciò non significa che noi non continueremo a perseguire tali obiettivi.
Abbiamo la consapevolezza di dover sostenere al meglio l'attività dei nostri militari impegnati in difficili missioni internazionali. L'approvazione della legge finanziaria per il 2008 rappresenta soltanto una tappa. Il nostro impegno continuerà, per rendere più efficiente la politica della difesa e della sicurezza nel nostro Paese.
Siamo disposti al confronto e lo abbiamo dimostrato; presso la Commissione difesa si è stabilito un clima positivo per affrontare scelte che non sono più rinviabili. Quanto non accettiamo, però, sono queste inutili iniziative, ispirate esclusivamente ad esigenze di propaganda. Per questo motivo, voteremo contro le mozioni in discussione - Bosi e Volontè n. 1-00143 e Ascierto ed altri n. 1-00259 - e anche contro la mozione Cossiga ed altri n. 1-00260, la quale, comunque, si pone in maniera diversa rispetto alle altre due.
In sostanza, colleghi, non ci fidiamo dei buoni consigli di chi, in passato, ha saputo dare soltanto il cattivo esempio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.