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Si riprende la discussione.
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1475)
PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali Maroni n. 1, Lo Presti ed altri n. 2, Elio Vito ed altri n. 3, Antonio Pepe ed altri n. 4, Contento e La Russa n. 5, D'Alia ed altri n. 6 e Moffa ed altri n. 7 (vedi l'allegato A - A.C. 1475 sezione 1).
Avverto che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento e del comma 3 dell'articolo 96-bis del regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Il deputato Cota ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Maroni n. 1, da lui sottoscritta.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, noi abbiamo presentato la questione pregiudiziale Maroni n. 1, perché riteniamo che questo provvedimento non debba essere approvato da questa Camera. Ovviamente gli strumenti che abbiamo messo in campo sono diversi: il primo strumento in ordine logico e di azione politica è proprio la questione pregiudiziale, mentre un altro è rappresentato dagli emendamenti con i quali puntualmente abbiamo indicato i punti del provvedimento che ci sembrano più sbagliati ed anche la relativa proposta per poterli correggere.Pag. 48
Sappiamo che tra poco il Governo si accingerà a porre la fiducia e quindi lo strumento che abbiamo a disposizione - ahimè - decadrà. Tuttavia, lo stesso fatto che il Governo ponga la fiducia anche alla Camera su questo provvedimento, la dice lunga sul fatto che effettivamente noi abbiamo preso nel segno presentando la questione pregiudiziale che sto per illustrare. Innanzitutto, abbiamo preso nel segno, sostenendo che il decreto-legge non è uno strumento con il quale si dovrebbero affrontare materie di questo genere. In questa occasione come in altre, il decreto-legge è stato usato in maniera assolutamente strumentale per sottrarre al Parlamento la possibilità di dibattere, di discutere ed approfondire le tematiche che sono oggetto del provvedimento stesso. Perché allora il Governo utilizza il decreto-legge? Lo abbiamo visto: esso ha delle grandi difficoltà nell'affrontare il dibattito parlamentare, in seno alla stessa maggioranza o per mancanza di numeri all'interno delle Assemblee parlamentari. Dunque, si ricorre allo strumento del decreto-legge che è assolutamente blindato, in quanto tutto quello che promana dal Governo deve diventare necessariamente legge senza che vi sia la possibilità di una correzione.
Dico questo, facendo riferimento anche a quanto accaduto ieri e questa mattina, durante il dibattito parlamentare. Infatti, sia ieri sia oggi, alcuni esponenti della stessa maggioranza hanno sottolineato alcuni errori contenuti nel testo del provvedimento. Penso alla giornata di ieri, quando il collega Vacca ed altri hanno messo in luce come la normativa di cui all'articolo 21 del provvedimento - che sospende il ricorso alle anticipazioni delle spese di giustizia, con particolare riferimento al gratuito patrocinio - è in sé sbagliata, perché avrebbe come risultato quello di penalizzare l'attività degli avvocati e, soprattutto, di penalizzare i cittadini che vedrebbero non garantito l'esercizio del diritto di difesa. Mi sembra che questo errore sia universalmente riconosciuto.
Parimenti, dal tenore degli interventi, ritengo che un errore universalmente riconosciuto sia quella assurdità contenuta nel provvedimento, riferita alle transazioni con un valore superiore a 100 euro, sebbene poi abbiate inserito una norma che rende effettiva questa disposizione nel 2008, alzando il tetto nel 2006 e nel 2007. Voi tutti vi renderete conto come non sia affatto una disposizione che va nella direzione di combattere l'evasione fiscale, bensì una norma assurda e vessatoria, che invece favorisce la stessa evasione delle imposte. La vecchietta che va dal dentista o dal professionista di certo non farà un bonifico bancario per pagare una singola prestazione, ma chiederà di poter pagare il compenso dovuto in nero. Questo è solo un esempio.
Penso che vi rendiate conto delle assurdità legate alla nuova normativa sui giochi d'azzardo. Sostanzialmente, in un momento in cui è necessario sviluppare una politica di sostegno al risparmio, attuate una politica contraria, chiedendo che vengano aperti 17 mila nuovi punti di gioco d'azzardo (tra giochi tradizionali e scommesse sui cavalli).
Malgrado questi argomenti siano emersi nella discussione sulle linee generali, voi non volete correggere il provvedimento. E non volete farlo perché avete paura di rinviarlo al Senato e di affrontare un'altra discussione. Questa è la prova evidente, signor ministro, onorevoli colleghi, che vi è un uso strumentale della decretazione d'urgenza volto ad aggirare la discussione all'interno del Parlamento.
Inoltre, come abbiamo sostenuto nella stessa questione pregiudiziale, le materie trattate non sono certo confacenti ad un decreto-legge. Sono materie assolutamente eterogenee le une rispetto alle altre. Nel provvedimento - come ha detto il ministro Bersani - si disciplinano materie che sono sul tappeto da diverso tempo; altre sono trovate «geniali» nella loro portata distruttiva, come alcune di quelle che ho elencato. Si tratta di argomenti sul piatto da diverso tempo. Allora, che necessità c'era di adottare un decreto-legge, ad esempio, per eliminare il divieto di pubblicitàPag. 49per quanto riguarda gli avvocati o per stabilire che i medicinali debbono essere venduti anche all'interno dei supermercati? Non vi era alcuna esigenza! Siamo di fronte a un uso strumentale del decreto-legge. Un uso strumentale che ha prodotto una grave situazione di incertezza, all'interno del paese e nelle categorie produttive; ad esempio, avete varato disposizioni sull'applicazione dell'IVA alle compravendite e alle locazioni di fabbricati che adesso vi accingete a modificare e avete introdotto una previsione con effetti retroattivi creando un'instabilità pazzesca nel paese; lo ha ricordato dianzi, nel suo intervento, l'onorevole Valducci facendo riferimento a possibili dissesti finanziari e reati compiuti in borsa. Aggiungo soltanto che il mercato immobiliare è paralizzato dal giorno dell'emanazione del decreto-legge, con la gente che non sa più cosa fare, vivendo in uno Stato che non assicura neppure la possibilità di realizzare normali transazioni; uno Stato davvero di tipo sudamericano.
Mi domando quale bisogno vi fosse di ricorrere al decreto-legge per stravolgere l'organizzazione degli ordini professionali e l'impianto stesso delle libere professioni, giungendo addirittura a negare l'autonomia degli ordini.
PRESIDENTE. Deve concludere....
ROBERTO COTA. Si tratta di materia che tipicamente, invece, andrebbe affrontata con legge ordinaria, investendo il Parlamento di un esame approfondito per evitare, attraverso il dibattito, i gravi danni che purtroppo voi state creando al paese.
Comunque, noi, questi danni, li denunceremo puntualmente tutte le volte che avremo la possibilità di intervenire e di far sentire la nostra voce (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il deputato Lo Presti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2, nonché le questioni pregiudiziali Antonio Pepe n. 4, Contento n. 5 e Moffa n. 7, delle quali è cofirmatario.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le pregiudiziali per motivi di costituzionalità presentate dal gruppo di Alleanza Nazionale sul cosiddetto decreto-legge Bersani - dall'illuminato uomo di Governo, ex comunista, oggi scopertosi liberista, né timido né eccessivo, ma solo finto - sono quattro, a prima firma, rispettivamente, mia e dei colleghi Antonio Pepe, Moffa e Contento.
Esse non si limitano ad affrontare l'aspetto, pure decisivo, dell'illegittimità costituzionale del decreto ovvero la mancanza dei presupposti di necessità ed urgenza voluti dall'articolo 77 della Costituzione per la materia oggetto del provvedimento. Tali questioni, invero, interessano anche numerosi punti di merito del decreto-legge con riferimento alle nuove discipline dettate su materie delicatissime come le professioni, l'equità fiscale, le società a partecipazione pubblica; materie che vengono addirittura stravolte, con effetti che potrebbero essere devastanti per interi sistemi e comparti produttivi. Tuttavia, non può non evidenziarsi come la questione principale, quella del difetto dei presupposti di necessità e di urgenza, si intrecci con le questioni di merito e ne condizioni addirittura in via preliminare la compatibilità costituzionale per altri versi compromessa.
Ciò deve essere chiaro a tutti, e sicuramente lo è già a quelle categorie di lavoratori che da questa storia escono con le «ossa rotte»: il Governo Prodi con questo provvedimento ha voluto, da un lato colmare le deficienze di azione politica dei primi cento giorni; dall'altro, ha inteso punire, in modo neppure ben celato, il lavoro autonomo, che, in base ad una sorta di filosofia di classe che ispira l'azione di questo Governo viene ritenuto responsabile dei ritardi dell'economia e dell'insufficiente competitività del sistema Italia. In pratica, con qualche licenza in più per quanto riguarda taxi e farmacie, o con qualche parcella meno cara di avvocati, commercialisti, ingegneri e architetti, il sistema Italia dovrebbe decollare e sfidare la Cina, la Corea, il Giappone, gli Stati Uniti o i partner europei. Anche i piùPag. 50sprovveduti intuiscono però che si tratta di una grande bugia; già se ne sono accorti non solo la maggioranza degli italiani ma anche, signori della maggioranza, qualche vostro importante ex sostenitore come il presidente della Confindustria che, proprio oggi, afferma, in una intervista concessa al Wall Street Journal, che in questi tre mesi non avete prodotto nulla di concreto sul fronte della produttività e della riduzione delle spese.
Ma tant'è, basta dire che i consumatori potranno risparmiare sulle parcelle, avere più taxi in giro, comprare l'aspirina al supermercato che l'intera stampa di regime grida al miracolo. Pochi, però, fino a questo momento hanno colto un aspetto inquietante della vicenda. Colpendo il lavoro autonomo, una quota rilevante del prodotto interno lordo, i soli professionisti lo compongono per il 7 per cento, si innesca un processo pericoloso e si imbocca la strada della proletarizzazione e dell'impoverimento del paese.
Tutte le pregiudiziali si concentrano sulla carenza dei presupposti di necessità ed urgenza, non è necessario essere dei costituzionalisti per capirlo. Le norme contenute in questo provvedimento, infatti, dovrebbero avere effetti immediati, mentre in realtà tali effetti si manifesteranno in un tempo molto lungo, trattandosi, come ha ammesso lo stesso ministro Bersani, di interventi strutturali e non di tipo congiunturale. Tali norme in concreto non influiscono direttamente con le finalità di contenere i livelli di spesa pubblica, che costituiscono il presupposto più volte ricordato e la stessa ratio del provvedimento legislativo. Esse non hanno attinenza con le finalità di lotta all'evasione fiscale e lo stesso richiamo ai principi comunitari in materia di concorrenza operato all'articolo 2, comma 1, non sembra del tutto conferente, in particolare per quanto concerne le regole destinate alle professioni, specialmente quella forense.
Tra l'altro la Corte di giustizia europea ha anche rilevato la necessità della esistenza di regolamenti a protezione dei valori fondamentali di ogni professione, quali l'indipendenza, l'autonomia, l'assenza di conflitti di interessi a prescindere dagli effetti restrittivi sulla concorrenza che ne potrebbero derivare. Ma quel che a nostro avviso più rileva e che conferma il sospetto che la filosofia di fondo sia quella di penalizzare il lavoro autonomo è la contraddizione che si coglie leggendo il testo dell'articolo 2, comma 3, del provvedimento in questione. A tale proposito mi sia consentito di affermare, che allorquando i professionisti italiani insorgono e si fanno ammazzare nel sostenere che l'abolizione dei minimi tariffari o la liberalizzazione tout court delle regole deontologiche in materia di pubblicità non favorirebbe la concorrenza, ma anzi creerebbe le condizioni per uno scadimento generalizzato della qualità delle prestazioni professionali, hanno ragioni da vendere. Voi stessi, cari colleghi della maggioranza, lo confermate in un lapsus freudiano che svela tutta la vostra ipocrisia. Infatti, il terzo comma dell'articolo 2, nel momento stesso in cui impone agli ordini di adottare misure a garanzia della qualità delle prestazioni professionali una volta che si è proceduto all'abrogazione delle disposizioni in materia di tariffe e di deontologia, riconosce implicitamente che proprio la riforma delle norme che regolano l'esercizio dell'attività professionale può pregiudicare e, dunque, può compromettere la qualità delle prestazioni professionali. Si riconosce in tutta evidenza ed argomentando a contrario che non vi è alcuna necessità di adeguamento delle norme deontologiche allo scopo di assicurare ciò che si ammette senza pudore essere un valore che si riflette sull'interesse pubblico: il valore della qualità delle prestazioni dei professionisti.
La norma in esame pone, dunque, in appena sei righe della sua formulazione una evidente contraddizione che confligge apertamente con il principio di ragionevolezza che si desume dall'articolo 3 della Costituzione. Del pari ipocrite ed irragionevoli sono le altre norme oggetto di sindacato da parte di Alleanza Nazionale. Quella contenuta nell'articolo 13, che riguarda la dismissione delle società a partecipazione pubblica, le cosiddette societàPag. 51in house e quella di cui all'articolo 35, comma 12, che riguarda l'obbligo dei professionisti di riscuotere i compensi mediante assegni o bonifici, salvo il limite dei 100 euro. Nel primo caso, in particolare, viene anche violato l'articolo 97 della Costituzione perché si arreca un grave pregiudizio all'autonomia degli enti locali, prerogativa garantita dall'articolo 114 della Costituzione e, addirittura, si creano le condizioni per alimentare la disoccupazione. Ebbene sì, sembra un paradosso, ma sarà infatti inevitabile il licenziamento del personale di tali società, che dovranno chiudere, limitare o vendere interi rami aziendali. Vi faccio i complimenti, perché questo è un ottimo effetto sulla concorrenza: aumentiamo i disoccupati!
Nel secondo caso, quello del pagamento con assegno o con altri sistemi che non siano denaro, emerge con assordante clamore la disparità di trattamento fiscale che si determina tra contribuenti, oltre al disagio che si crea ai consumatori - tanto cari al ministro Bersani, ma anche a noi -, che dovranno correre ad aprire milioni di conti correnti per pagare i professionisti; l'espulsione dal nostro sistema del valore legale della moneta, per cui non occorrerà più avere un euro in tasca; l'arricchimento senza limiti del sistema bancario, che è stato ben felice di rinunciare agli introiti derivanti dalla chiusura dei conti, visto che se ne apriranno milioni di nuovi; la presenza totalizzante del cosiddetto «Grande fratello fiscale», che vigilerà su tutti e su tutto; da ultimo, il depotenziamento del lavoro autonomo, la criminalizzazione del professionista e, in genere, dell'imprenditore di se stesso. Depotenziamento e criminalizzazione che serviranno per attrarre questa categoria di lavoratori nella sfera della gestione cooperativistica tanto cara alla sinistra, che è il vero modello di sviluppo che questa maggioranza intende imporre al paese.
Un modello di sviluppo già sperimentato nelle regioni rosse, un modello di sviluppo monopolista e massificatore, al di fuori del quale non sarà consentita alcuna libera iniziativa. Altro che liberismo timido o eccessivo, questa è pura finzione! È un liberismo finto che dissimula una collettivizzazione della società.
Noi voteremo contro questa visione e contro questa politica finta liberista e ci auguriamo che questo Governo abbia vita breve, per tornare presto alla normalità in un paese libero e ricco, del quale oggi voi ci volete privare.
Ecco perché invitiamo l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sulle pregiudiziali presentate dal gruppo di Alleanza Nazionale; e se oggi non coglieremo l'obiettivo, pazienza, il conto agli italiani lo renderete presto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Il deputato Bruno ha facoltà di illustrare la pregiudiziale Elio Vito ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.
DONATO BRUNO. Signor Presidente, premetto che il provvedimento in esame ha il pregio di aver voluto tentare di mettere ordine e di intervenire strutturalmente per il rilancio economico e sociale e per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché per effettuare interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale. Quindi, più mercato, più liberalizzazione, più concorrenza, più contrasto all'evasione fiscale.
Questi principi, tutti condivisibili, hanno avuto purtroppo risposte spesso disarmoniche, confuse, punitive e, cosa ancor più grave, sono farciti da ridondanze lessicali - come rilevato dal Comitato per la legislazione - e da stridenti violazioni di legge. Anche in questo caso, si rileva confusione tra norme primarie e secondarie, regolamenti, codici deontologici.
I colleghi della minoranza che mi hanno preceduto hanno già ampiamente argomentato nel merito del provvedimento e in ordine alle ragioni alla base della nostra avversione per le scelte che questo Governo ha voluto operare.
Con riferimento alla pregiudiziale di costituzionalità - su cui mi soffermerò più compiutamente - ritengo doveroso richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulla evidente violazione dell'articolo 77 della Costituzione.Pag. 52Mi riferisco alla totale insussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza, che sono presupposti ineludibili per procedere attraverso la decretazione d'urgenza. Infatti, credo sia abbastanza noto alla stragrande maggioranza dei componenti quest'Assemblea il fatto che inizialmente la Corte costituzionale aveva negato la possibilità di un sindacato giurisdizionale sulla necessità e l'urgenza dei decreti-legge, ma la sentenza n. 29 del 1995 ha invertito la rotta, affermando che, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, la preesistenza di una situazione di fatto comportante la necessità e l'urgenza di provvedere tramite l'utilizzazione di uno strumento eccezionale, quale il decreto-legge, costituisce un requisito di validità costituzionale dell'adozione del predetto atto.
Conseguentemente, l'eventuale evidente mancanza di quel presupposto configura tanto un vizio di legittimità costituzionale del decreto-legge, in ipotesi adottato al di fuori dell'ambito delle possibilità applicative costituzionalmente previste, quanto un vizio in procedendo della stessa legge di conversione, avendo quest'ultima, nel caso ipotizzato, valutato erroneamente l'esistenza di presupposti di validità in realtà insussistenti e, quindi, convertito in legge un atto che non poteva essere legittimo atto di conversione.
A ciò si aggiunga che la pronuncia ora ricordata ha concluso nel senso della giustiziabilità del requisito della necessità ed urgenza. Quindi, il rispetto dell'articolo 77, anche sotto il profilo della sussistenza del presupposto dell'urgenza, deve essere necessario, anche ai fini della validità dei decreti-legge e viene ulteriormente confermato anche quando è stato statuito in sede di rinvio presidenziale delle leggi.
In particolare, ricordo che vi è stato il rinvio del disegno di legge n. 2516, nella XIV legislatura, di conversione in legge di un decreto-legge in materia di zootecnia, pesca ed agricoltura.
Il messaggio che accompagnava quel rinvio in data 3 aprile 2002, peraltro, non si segnala solo per il fatto di aver ribadito la necessità del rispetto dei requisiti della necessità e dell'urgenza, ma anche, e forse soprattutto, perché ha affermato la doverosità del rispetto delle norme dettate in materia di decretazione legislativa di urgenza dalla legge n. 400 del 1988, che, pur essendo una legge ordinaria, ha valore ordinamentale, in quanto è preposta all'ordinato impiego della decretazione d'urgenza e deve, quindi, essere rigorosamente osservata.
Nel merito, il decreto in esame viola la nostra Carta costituzionale in una serie di altri passaggi che non sono secondari e su questi mi soffermerò, in particolare sulle violazioni degli articoli 2, 3, 19 e 28 che, a mio avviso, sono certamente le più gravi.
Per quanto riguarda l'articolo 2, lo stesso reca disposizioni urgenti per la tutela della concorrenza nel settore dei servizi professionali. Per questa norma, in particolare è evidente la mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza previsti, come già detto, sia dall'articolo 77 della Costituzione, sia dall'articolo 15, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, in quanto non era assolutamente urgente, ad esempio, eliminare le tariffe minime dell'attività libero-professionale ed eliminare il divieto di pubblicità per i professionisti ed il divieto di fornire all'utenza servizi professionali interdisciplinari da parte di società o associazioni tra professionisti.
Risulta, in particolare, violato dal citato articolo 2 del decreto-legge quanto previsto dal comma 3 dell'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che stabilisce che i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione ed il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo, mentre le disposizioni previste al comma 3 dell'articolo 2 hanno efficacia a partire dal 1o gennaio 2007.
Sempre il medesimo articolo viola il principio dell'autonomia deontologica delle professioni, imponendo una revisione delle disposizioni deontologiche e pattizie in linea con quanto previsto dall'articolo stesso. Inoltre, c'è da rilevare che l'intromissione attuata dall'articolo 2 nella definizione dei codici deontologici delle libere professioni viola il quarto comma dell'articolo 118 della Costituzione, che estendePag. 53l'applicazione del principio di sussidiarietà ai cittadini singoli od associati e, quindi, anche agli ordini professionali.
L'articolo 2 del decreto-legge, inoltre, esclude dalla propria applicazione le disposizioni riguardanti l'esercizio delle professioni rese nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, evidentemente per salvaguardare in modo più ampio il diritto alla salute dei cittadini, ma l'aver omesso tale esclusione per la professione forense ingenera il forte dubbio della violazione dell'articolo 3 (per disparità di trattamento) e dell'articolo 24 (per lesione del diritto di difesa) della Costituzione.
La vostra riforma costituzionale, oggi Costituzione vigente, all'articolo 117 ripartisce le competenze legislative tra statali e regionali. Quando vi sono «invasioni di campo» la Corte costituzionale ristabilisce l'alveo entro cui le diverse competenze devono operare. Quindi, mi rendo conto che il confine è abbastanza sottile e si può incorrere in diverse valutazioni, ma vi sono casi in cui tali incursioni non sono giustificabili. Non si comprende, quindi, come questo Governo - il ministro Visco e il ministro Bersani in particolare - abbia potuto invadere il campo insito nell'articolo 3 di questo decreto-legge. Infatti, il riferimento contenuto nell'articolo 3 del decreto-legge in esame, alle lettere e) ed m), del secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione è chiaro che rientra tra le competenze legislative esclusive dello Stato, ma la materia che viene trattata rappresenta una evidente e grave forzatura, in quanto il citato articolo del provvedimento contiene disposizioni che riguardano la materia del commercio, che è di competenza esclusiva delle regioni.
Infatti, senza ulteriormente chiosare questo punto, credo che la violazione più grave di tutto il provvedimento sia all'articolo 19. La I Commissione ha fatto rilevare, ed io personalmente in quella sede chiesi che fosse posta una condizione, che la violazione della norma costituzionale è evidente, al punto che, se è vero ciò che ha detto oggi il ministro Bersani, ossia che questo provvedimento va visto con gli occhi del giovane, ho paura che anche il suo ufficio legislativo, da giovane, guardi questo provvedimento. Infatti, posso capire quando il limite tra la norma statale e quella regionale è sottile, come ho già avuto modo di riferire in precedenza, ma quando sussistono sentenze della Corte costituzionale che dettano il principio e lo vuole violare, ho sensazione che l'Assemblea, se non vuole delegare al Presidente la Repubblica la grave responsabilità politica di dover decidere se deve violare o meno la norma costituzionale, con l'apposizione della sua firma sul provvedimento di conversione, deve avere un momento di sussulto. Mi riferisco soprattutto al collega Zaccaria, al collega Bressa, al collega Boato, al collega Leoni, alla collega Mascia, che nella scorsa legislatura, per molto meno, hanno in quest'aula lamentato...
PRESIDENTE. Deputato Bruno...
DONATO BRUNO. Ho quasi terminato, signor Presidente...
PRESIDENTE. La prego, per favore. I tempi...
DONATO BRUNO. Stavo dicendo che tali colleghi, per molto, molto meno hanno proposto questioni pregiudiziali di costituzionalità che, poi, non si sono rilevate consistenti. Questa volta, credo che una riflessione l'Assemblea la debba compiere. So benissimo che il provvedimento, grazie alla fiducia, passerà. Credo, tuttavia, che anche questa volta la violazione che viene fatta alla Carta costituzionale da voi voluta è gravissima. Quindi, assumetevi le relative responsabilità con il voto che esprimerete sulle questioni pregiudiziali, su questa e sulle altre che sono state presentate (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato D'Alia ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 6.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, la discussione generale sul provvedimento ha fatto emergere una serie di questioni diPag. 54merito che sembrano apparentemente estranee al dibattito introdotto dai gruppi parlamentari di opposizione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità. In realtà, proprio l'emersione dei vari oggetti del decreto-legge Visco-Bersani rivelano ancora di più la sussistenza di profili oggettivi di incostituzionalità, soprattutto con riferimento all'utilizzo del termine «tutela della concorrenza» per applicare un criterio che la Corte costituzionale ha disciplinato e che risulta oggettivamente violato.
Non mi soffermerò sulle questioni che già altri colleghi hanno sollevato. Tuttavia, mi sembra oggettivamente necessario evidenziare la violazione dell'articolo 77 della Costituzione anche sotto un altro profilo. Nel caso di specie, infatti, nel decreto-legge è effettuato un richiamo all'utilizzo della decretazione d'urgenza in base a norme del Trattato istitutivo della Comunità europea la cui applicazione è consolidata da anni e la cui attuazione, in base al sistema costituzionale vigente, passa in via ordinaria attraverso la competenza legislativa dello Stato e delle regioni. A seguito della riforma del titolo V della Costituzione, tale potestà legislativa trova limiti precisi in forza dell'articolo 117, cioè i vincoli di natura comunitaria e gli obblighi internazionali, che limitano anche il legislatore regionale nelle materie di competenza legislativa esclusiva delle regioni. In altri termini, non vi era la necessità e l'urgenza di ricorrere al decreto-legge per intervenire su materie nelle quali le regioni hanno potestà legislativa esclusiva, posto che, nella loro attività, le medesime regioni incontrano lo stesso limite che incontra lo Stato nell'esercizio della propria funzione normativa. In ogni caso, non era necessario utilizzare uno strumento come il decreto-legge per intervenire su materie o su segmenti di interesse generale, dal momento che tutto ciò sarebbe potuto avvenire anche attraverso l'intervento sostitutivo dello Stato, per rimuovere, eventualmente, alcuni limiti alla concorrenza, se così si riteneva. Lo si sarebbe potuto fare senza scomodare una indebita interpretazione, per così dire, del concetto di tutela della concorrenza sancito dall'articolo 117 della Costituzione, che attrae nella potestà legislativa esclusiva dello Stato questa materia. Come è noto anche in forza di costanti orientamenti della Corte costituzionale, si tratta di una materia-funzione, di una materia che ha una sua dimensione trasversale e che, proprio per questa sua dimensione trasversale, implica una maggiore delicatezza e richiede una maggiore attenzione, sotto il profilo istituzionale, da parte di chi, nel caso di specie il Governo, intenda invocarla per l'adozione di provvedimenti di questo rilievo.
Oltre che per questo aspetto, il decreto-legge in questione e il relativo disegno di legge di conversione risultano incostituzionali anche per violazione degli articoli 71, 72 e 77 della Costituzione, perché si configura, in questo caso come per altre procedure seguite precedentemente dal Governo Prodi per la conversione in legge di alcuni decreti-legge, un eccesso di potere relativamente all'iniziativa legislativa da parte del Governo. In realtà, l'operazione che è stata compiuta - e non è la prima volta - è quella di sottoporre all'esame del Parlamento un provvedimento sotto forma di decreto-legge modificandone radicalmente il contenuto in sede di posizione della questione di fiducia su un maxiemendamento e non consentendo, né di fatto né di diritto, al Parlamento di intervenire sulla materia.
Già tutto questo contiene in sé un vizio genetico, di origine, sulla sussistenza dei presupposti di necessità e di urgenza. A ciò si aggiunge un uso distorto del potere di iniziativa legislativa da parte del Governo che pone una questione sulle regole che devono essere rispettate in Parlamento e nella fisiologica dinamica del rapporto tra Governo e Parlamento nell'attività legislativa e che sono sistematicamente violate, per approvare norme che - mi si consenta - poco hanno a che fare con la liberalizzazione e che hanno un impatto minimo, basso, misero sulle questioni oggetto di discussione. Affermo questo perché quello delle liberalizzazioni è un tema politicamente importante e al quale tutti siamo assolutamente sensibili, ma èPag. 55anche un tema sul quale non si possono enunciare principi e, nella pratica, adottare misure minimali che non incidono a fondo nelle questioni e che non toccano problemi centrali per lo sviluppo del paese. Mi riferisco ad un altro tipo di liberalizzazioni e ad un altro tipo di organizzazione del sistema del mercato comune e nazionale, che in questo decreto-legge non trovano posto.
Proprio da ciò deriva un altro vizio di incostituzionalità del decreto. Infatti, la motivazione in forza della quale si interviene nel settore del commercio - che è di competenza esclusiva delle regioni - ed in altri settori che sono oggetto di legislazione concorrente, come l'ordinamento delle professioni, è il giusto presupposto, che noi condividiamo, che, laddove vi siano interessi che hanno un rilievo macroeconomico e provvedimenti che sostanzialmente tutelano interessi generali dello Stato, come la tutela della concorrenza, lo Stato ha un interesse primario rispetto al quale quello delle comunità locali è meramente recessivo.
Tuttavia, la Corte costituzionale stabilisce che tutto questo avviene quando è rispettato il principio di adeguatezza e di proporzionalità. Al riguardo, la Corte costituzionale afferma in maniera molto chiara che vi deve essere una relazione ragionevole e proporzionata rispetto agli obiettivi che ci si prefigge. Se si utilizza il decreto-legge per intervenire su materie che sono di competenza esclusiva delle regioni o di competenza concorrente tra Stato e regione, tale strumento deve essere proporzionato rispetto all'obiettivo che si vuole realizzare. In queste circostanze, proprio a seguito della discussione sulle linee generali, emerge che il principio di adeguatezza e quello di proporzionalità sono stati sistematicamente violati, perché non credo che il decreto-legge sia uno strumento necessario per modificare piccole questioni che riguardano gli ordini professionali - ma che dal punto di vista dei professionisti rappresentano grandi questioni, almeno sotto il profilo della dignità professionale -, né credo che per intervenire sulla disciplina relativa alla panificazione sia necessario adottare un decreto-legge, né credo infine sia necessario adottare un decreto-legge per intervenire su una presunta liberalizzazione delle licenze dei taxi, quando alla fine si amplia il margine di azione delle autonomie locali e questo meccanismo di liberalizzazione non funziona se i sindaci non attivano le procedure e non ampliano il campo delle licenze.
Allora è proprio il contenuto del provvedimento che ci dà esattamente l'idea di come non sia assolutamente ammissibile invocare il principio della tutela della concorrenza per assorbire in capo allo Stato, e al Governo in questo caso, competenze che spettano alle regioni in via esclusiva o concorrente. È anche evidente un'altra circostanza: non si sono tenute in alcun rilievo neanche le osservazioni svolte dalla Conferenza unificata Stato-regioni, che vi ha chiesto lo stralcio di alcune norme e l'approvazione del principio di leale collaborazione. Relativamente ad alcune questioni, che sono direttamente di interesse regionale e che non hanno nulla a che vedere con provvedimenti che hanno una loro dimensione macroeconomica o che tutelano l'interesse generale o che sono sostanzialmente necessitati dall'adeguamento dell'ordinamento comunitario, vi è stato chiesto lo stralcio di una serie articoli di questo decreto-legge e vi è stato chiesto di discuterne preventivamente, per poter cooperare nella definizione di un sistema normativo di regole, rispettando le competenze reciproche di Stato e regioni.
Ma anche a questo siete stati sordi e quindi anche questo è un elemento che inficia il provvedimento sotto il profilo dell'incostituzionalità. Ma vi è un altro rilievo...
PRESIDENTE. Deputato D'Alia, la invito a concludere.
GIANPIERO D'ALIA. ...sotto questo profilo, che va evidenziato. Esso riguarda l'articolo 118, quarto comma, della Costituzione: la violazione del principio di sussidiarietà fiscale orizzontale. L'intervento nel campo dell'autoregolazione degli ordiniPag. 56professionali, che è un intervento politicamente legittimo, dovrebbe essere utilizzato solo nel caso in cui non vi sia uno strumento diverso...
PRESIDENTE. La prego, dovrebbe concludere.
GIANPIERO D'ALIA. ...per definire il sistema di regole, cioè nel momento in cui vi sia una chiusura da parte degli ordini professionali. In questo caso non è stato così. Non vi è stata alcuna consultazione, perché questa è stata fatta ex post.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato D'Alia: il tempo a sua disposizione è terminato.
GIANPIERO D'ALIA. Infine credo, e concludo, che la questione più importante sia contenuta nel parere della I Commissione (Affari costituzionali) relativamente al fatto che con questo provvedimento istituite fondi che danno soldi per interventi ricadenti in materie di competenza regionale. Credo che questo sia il massimo e per queste ragioni vi chiediamo di approvare la nostra questione pregiudiziale (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo a nome dei gruppi dell'Unione e del centrosinistra, solo per svolgere alcune considerazioni allo scopo di respingere, non tutte, ma le prevalenti motivazioni poste alla base delle diverse pregiudiziali presentate dai gruppi del centrodestra.
Vedete, ai tempi lontani in cui frequentavo l'università, circolava una citazione di un celebre professore, Carnelutti mi pare, il quale diceva che, quando un avvocato nelle sue memorie o quando un giudice nelle sue sentenze adduce un numero di motivi eccessivi, vuol dire che non ne ha uno veramente buono. Ho contato nelle pregiudiziali che sono state presentate e che voi avete illustrato almeno dodici motivi diversi. È molto difficile pensare che, quando vi siano motivi così diversi, ve ne sia uno che in realtà assume un carattere decisivo. In casi di questo genere, la Corte, onorevole Bruno, non valuta le pregiudiziali in termini quantitativi, ma in termini qualitativi.
Qui è stata richiamata, come sempre, la Costituzione in varie sue parti. Innanzitutto l'articolo 77 e la legge n. 400 che ad esso dà attuazione. La legge n. 400 individua sei distinte tipologie alla base della impossibilità di adottare decreti-legge; ce n'è una soltanto, alla quale avete fatto riferimento, che riguarda la eterogeneità delle disposizioni. Visto che lo avete citato, vorrei ricordarvi quanto è scritto all'inizio del parere del Comitato per la legislazione a proposito di questo decreto: «esso reca contenuti eterogenei» - quindi sembrerebbe d'accordo su alcune cose che sono state dette qui - «complessivamente finalizzati» - aggiunge però il Comitato nel suo parere - «direttamente o indirettamente, ad introdurre misure di rilancio economico operanti sia dal lato delle entrate che dal lato della spesa pubblica, nonché» - e anche questo è importante - « misure di carattere sistematico, volte alla liberalizzazione di settori produttivi».
Allora, quando dobbiamo valutare la eterogeneità o l'omogeneità, non possiamo limitarci alle considerazioni relative ai singoli articoli, ma dobbiamo valutare il fine complessivo del provvedimento. Non mi vorrei appellare a quel precedente, perché era un precedente - che noi abbiamo criticato - disastroso, ma ricordo il decreto-legge sulla competitività; andatevelo a rileggere: dentro a quel decreto vi era di tutto e di più.
In questo caso, invece, la finalità è precisa: tutela della concorrenza, tutela del consumatore e lotta all'evasione fiscale. Sono tutte finalità che danno un senso dal punto di vista finalistico molto chiaro. Inoltre l'articolo 1 del decreto indica una serie di norme costituzionali molto precise.Pag. 57
Avete citato la Corte costituzionale; mi sembra strano che nessuno abbia citato la sentenza della Corte costituzionale n. 14 del 2004, quella che definisce la materia della concorrenza. Bene, non sarà sfuggito, perché questo è riportato in tutti i documenti che noi abbiamo davanti agli occhi, che la Corte costituzionale ha dato della concorrenza una nozione dinamica, che è esattamente quella che si dà a livello comunitario. Quindi, è questa la ragione che impedisce di considerare le disposizioni una ad una e che invece induce a valutare il disegno finalistico che accomuna queste disposizioni. Questo rende il decreto compatibile con i principi indicati nell'articolo 77, ma soprattutto con la legge n. 400.
Mi pare anche inconferente il riferimento, fatto durante la discussione sulle linee generali, allo statuto dei diritti del contribuente e, soprattutto, all'articolo 4, che si riferisce a nuovi tributi, perché non è questo il caso in questione.
C'è poi la questione dell'urgenza, delle condizioni di straordinaria necessità ed urgenza che devono connotare il provvedimento.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
ROBERTO ZACCARIA. Presidente, devo solo citare la motivazione principale che giustifica l'urgenza; mi riferisco a quello che ha già detto molto bene il ministro Bersani.
Nelle relazioni sono indicati una infinità di richiami fatti, in tema di concorrenza, dall'Autorità garante della concorrenza e in sede europea dalla Commissione UE, che hanno reso indispensabile intervenire in questa materia, proprio per evitare pesanti sanzioni ai danni del nostro paese: sarebbe una beffa far pagare due volte i nostri contribuenti, una volta penalizzati dal mercato e un'altra, con le tasse, a causa del mancato adeguamento in materia di libera concorrenza. Mi dispiace non poter affrontare i problemi del rapporto Stato-regioni ma su questo rinvio al parere della I Commissione.
Ve n'è abbastanza per dire che le motivazioni poste appaiono infondate e che il presente decreto-legge è coerente con i principi costituzionali. (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente, vorrei chiedere un chiarimento al Governo, perché, se non ho letto male il provvedimento, vi sono alcuni problemi riguardanti le retribuzioni degli esperti dei tribunali dei minori e gli avvocati che difendono per gratuito patrocinio.
Dato che sarà difficile correggere il provvedimento su questi punti, anche per la decisione assunta dal Senato di interrompere i lavori per la pausa estiva, vorrei chiedere al Governo se può intervenire rapidamente su tali temi...
PRESIDENTE. Deputato Violante, siamo in sede di esame di pregiudiziali, lei me lo insegna!
LUCIANO VIOLANTE. No, io non insegno niente a nessuno, ci mancherebbe, Presidente! Siccome si tratta di un tema riguardante la costituzionalità, mi scusi, poiché l'esercizio del diritto di difesa è costituzionale, vorrei chiedere al Governo una risposta su questo punto.
ANTONIO LEONE. Ha a che fare con gli emendamenti!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ci sono gli emendamenti per correggerlo!
ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Anche lei sull'ordine dei lavori?
ITALO BOCCHINO. Sì, Presidente, sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 58
ITALO BOCCHINO. Il gruppo di Alleanza Nazionale chiede una sospensione dei lavori, affinché la Commissione, anche interloquendo con il Governo, possa fare chiarezza sul quesito posto dal presidente Violante, che a noi sembra importante e anche molto grave. Posto che siamo in un contesto molto complesso, con un provvedimento blindato, se vi sarà la posizione della questione di fiducia su un decreto-legge, anche dopo le parole del presidente Violante - che certo non è membro dell'opposizione e la cui autorevolezza è da tutti riconosciuta, spero a partire da voi della maggioranza e poi da noi dell'opposizione - questo ci preoccupa.
Dunque, le chiediamo una sospensione. Poi, Presidente, la prego, dato che l'ultima volta che ho chiesto una sospensione, per non concedercela...
Una voce dai banchi dei deputati dei gruppi del centrodestra: Ma è una richiesta della maggioranza!
PRESIDENTE. Proporrei, eccezionalmente, che, ove il Governo intendesse fornire una risposta in via breve, essa venga data in aula, altrimenti passeremo alle votazioni.
Il Governo intende replicare?
ITALO BOCCHINO. No, metta ai voti la proposta, Presidente!
PRESIDENTE. Prima si devono votare le pregiudiziali. Se il Governo ha qualcosa da dire sull'argomento...
Passiamo dunque ai voti [Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Maroni n. 1, Lo Presti ed altri n. 2, Elio Vito ed altri n. 3, Antonio Pepe ed altri n. 4, Contento e La Russa n. 5, D'Alia ed altri n. 6, Moffa ed altri n. 7 [Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 301).
Prendo atto che il deputato Di Virgilio non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo atto altresì che il deputato Grillini non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, sono rimasto veramente sorpreso della poca attenzione che la maggioranza e anche il Presidente, eletto dalla maggioranza, ha voluto riservare ad un'obiezione che non proveniva da questi banchi e non poteva dunque essere strumentale, che proveniva non da un deputato dell'opposizione, ma dal presidente della Commissione affari costituzionali. Si tratta di una incredibile disattenzione nei confronti di una istituzione di questo Parlamento [Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Credo che non vi sia mai stato un precedente di questo genere [Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Non so quale possa essere il rimedio; confido che lo trovi lei, signor Presidente, quando concluderemo gli interventi, ma credo che un rimedio debba esservi. Non oso immaginare, infatti, che quanto èPag. 59avvenuto possa rimanere senza conseguenze! Ricordo che la mia richiesta di intervento sull'ordine dei lavori era precedente, come lei sa, signor Presidente.
Evidentemente - mi rivolgo anche all'amico Leone, che mi sta ascoltando - il clima esistente nella maggioranza, che porta anche ad episodi come questo, deve essere veramente vicino alla disperazione se il sedicente Presidente del Consiglio, onorevole Prodi (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)... se il sedicente Presidente del Consiglio, onorevole Prodi (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo) si permette di dire (leggo testualmente un'agenzia ANSA delle ore 15,15): «Con 600 emendamenti, fiducia inevitabile» - e va be'! - « ma la vuole più l'opposizione del Governo!». «Vogliono le vacanze (...)» ha detto Prodi (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
ELIO VITO. Vergogna!
IGNAZIO LA RUSSA. Siamo alla disperazione, Presidente (Commenti)!
Siccome non voglio inutilmente lanciare accuse demagogiche, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché le avanzo una proposta concreta, signor Presidente. Ci troviamo di fronte ad una situazione senza precedenti, poiché non è mai capitato che un provvedimento come quello in esame non abbia visto non dico l'approvazione, ma nemmeno la discussione di un solo emendamento!
Ricordo che, in sede di Commissioni, le proposte emendative, con un accordo unanime, sono state...
WALTER TOCCI. La finanziaria!
IGNAZIO LA RUSSA. ...respinte e rinviate in Assemblea sulla base del presupposto, promesso dal ministro Bersani, che l'approfondimento sarebbe intervenuto in aula: è vero o non è vero, signor ministro?
Queste sono le parole pronunciate dalla vostra lingua biforcuta (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e de La Rosa nel Pugno)! Sì: avete affermato che eravate pronti a discutere fino a Ferragosto! Adesso, invece, Prodi si permette di dire che noi vogliamo la posizione della questione di fiducia perché vogliamo andare in vacanza (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
Guardi, signor Presidente, lei ha la visuale migliore per verificare che, nella discussione sulle linee generali, sono intervenuti quaranta deputati. Si tratta di ostruzionismo se sono quaranta parlamentari dell'opposizione, ma lei che ha l'elenco degli intervenuti davanti a sé sa meglio di me che Trepiccione, Marchi, Andrea Ricci, Suppa, Ossorio, Lulli, De Biasi, Napoletano, Costantini, Narducci, Iacomino, Vannucci, Leddi Maiola, Misiani (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)...
ROSA SUPPA. Abbiamo parlato cinque minuti, non mezz'ora!
IGNAZIO LA RUSSA. Debbo andare avanti (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)? Venti! Venti: la metà degli iscritti a parlare! Usando tutto il tempo dell'opposizione, venti deputati hanno preso la parola (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
Il vero ostruzionismo al provvedimento in esame è rappresentato dalla contraddizione che esiste al vostro interno: è per questo motivo che volete porre la questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Padania)!
Siccome le ho promesso di avanzare una proposta concreta, signor Presidente, ribadisco ciò che lei sa. Nel corso dell'ultima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, infatti - e la ringrazio per la sua attenzione in quella occasione, signor Presidente, sempre cortesissima -, affermai che eravamo disponibili, con l'accordo di tutti i gruppi di opposizione, ad approvare in dieci minuti il provvedimento in esame...
MAURO FABRIS. Tranne Leone!
Pag. 60IGNAZIO LA RUSSA. ... se - fammi parlare! - la maggioranza ed il Governo avessero accettato tre, due o quattro, non di più...
Una voce dai banchi dei deputati del gruppo de L'Ulivo: Cinque!
IGNAZIO LA RUSSA. ... emendamenti - accordiamoci su quattro, uno per gruppo! - presentati dall'opposizione.
Oggi, signor Presidente ed onorevole Bersani, ci dite però che vogliamo andare in vacanza? Sostenete che l'ostruzionismo è determinato da 600 proposte emendative? Bene: siamo pronti a ritirare 596 emendamenti e sceglietene voi quattro! Sceglieteli voi: ve ne saranno quattro buoni! Voi che dite che volete discutere con noi [Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Scegliete quattro proposte emendative, approvatele assieme a noi e poi votiamo il provvedimento, altrimenti state zitti e Prodi non dica più le fesserie da mortadella [Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania]!
PRESIDENTE. La prego, il linguaggio...!
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Intervengo sull'ordine dei lavori per riprendere la proposta formulata dal presidente La Russa, alla luce anche di quanto affermato poc'anzi dal presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Violante.
La situazione che si sta determinando è molto semplice e ritengo meriti, signor Presidente, un suo intervento. Qui non si tratta della solita questione secondo la quale il Governo porrebbe la questione di fiducia a causa dell'ostruzionismo dell'opposizione. Mi attengo alle parole del ministro Chiti, il quale la settimana scorsa ha dichiarato che il Governo non chiederà la fiducia sulla manovra perché la Camera può lavorare fino al 15 agosto. Noi siamo d'accordo, ministro Chiti, a lavorare fino al 15 agosto, ma il problema è un altro. Dopo quanto affermato dal presidente della Commissione affari costituzionali, noi siamo disposti a ritirare anche tre dei quattro emendamenti che eventualmente rimarrebbero. Facciamo, però, in modo che il provvedimento torni al Senato anche solo per quanto ha denunciato poc'anzi l'onorevole Violante (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), ovvero per la sola valida ragione che voi stessi riconoscete, e cioè per la questione concernente gli avvocati, il gratuito patrocinio e gli operatori dei tribunali dei minori.
Signor Presidente, mi appello a lei, che non può essere inerme rispetto a quanto sta accadendo alla Camera e occuparsi semplicemente delle questioni interne sia del suo partito sia della maggioranza o di chiamarci onorevoli o deputati, il punto politico è il seguente: l'esiguità della maggioranza al Senato sta distruggendo anche il ruolo di questo ramo del Parlamento, cioè del principale ramo del Parlamento del paese, che da tre mesi non può modificare nessun provvedimento perché la maggioranza non è in grado di riapprovarlo al Senato [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania]! Non abbiamo potuto modificare il decreto sull'IRAP, per il quale ci è stato proposto di presentare un ordine del giorno con il quale il Governo si assumeva l'impegno di non applicare le deleghe in esso contenute; così come non abbiamo potuto modificare il provvedimento sulla moltiplicazione dei ministeri, che era incostituzionale. Ora, non possiamo mettere parola sull'intera manovra economica che voi giovedì scorso avete definito come il collegato alla manovra finanziaria. Tutto questo perché? Perché non si possono scomodare tre senatori a vita domani o dopodomani. E di questo lei, Presidente, non intende occuparsiPag. 61(Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Il problema è, invece, se noi facciamo ostruzionismo o meno!
Il viceministro Visco, che ora ci vuole anche dire quanti interventi dobbiamo fare, questa mattina ha avuto la spudoratezza di affermare che o la Casa delle libertà ritirava una cospicua parte dei propri emendamenti e riduceva il numero degli interventi in discussione sulle linee generali, oppure il Governo sarebbe stato costretto a porre la fiducia. E il ministro Chiti, che evidentemente aveva cambiato idea, ha detto di mantenere solo dieci emendamenti, sì, ma per approvarne uno. Il punto politico, ministro Chiti, che dovrebbe stare a cuore anche a lei e alla maggioranza, è il ruolo di questo ramo del Parlamento, se cioè questo ramo del Parlamento può dire la sua.
Gli interventi svolti dai colleghi della maggioranza nel corso di questi due giorni sono un sintomo del malessere, del disagio, della volontà di intervenire dei colleghi della maggioranza, che voi zittite ponendo la questione di fiducia. Così facendo, tali colleghi non possono intervenire e non possono presentare emendamenti. Un intero ramo del Parlamento deve stare con le braccia conserte a guardare quello che accade al Senato perché voi non avete i numeri per far tornare lì i provvedimenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). E questa non è una grande questione istituzionale! Se lei, Presidente Bertinotti, non ci darà ascolto, andremo dal Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! La partita in gioco è il ruolo della Camera dei deputati nei prossimi mesi. E che cosa accadrà sulla finanziaria? Porrete la fiducia anche lì, e la Camera così non la potrà modificare (Commenti).
ROLANDO NANNICINI. Lo avete fatto voi per quattro anni!
LELLO DI GIOIA. Smettila!
ELIO VITO. Sì, quattro questioni di fiducia, ma anche quattro passaggi fra Camera e Senato. Non sai quello che dici! Presidente, quella appena richiamata è la questione politica che noi solleviamo.
Ora il ministro Chiti stancamente si alzerà e porrà la questione di fiducia perché, a suo dire, è colpa dell'opposizione che ha parlato un po' troppo ieri sera, che, anziché farvi perdere solo due ore, ve ne ha fatto perdere otto durante la discussione sulle linee generali.
Ci sono troppi emendamenti? Ma chi l'ha detto!
Le assicuro che da qui alle ventiquattro ore c'è il tempo per illustrare gli emendamenti e che da qui al 15 agosto, come lei ha detto, c'è il tempo...
PRESIDENTE. La prego...
ELIO VITO. Concludo, Presidente, ma credo che stiamo discutendo di cose che interessano tutti.
PRESIDENTE. Sì, ma con i regolamenti...
ELIO VITO. E mi auguro di avere una risposta anche da lei, Presidente, non sull'articolo del regolamento che concede cinque minuti sull'ordine dei lavori, ma sull'articolo del regolamento che prevede che lei rappresenti tutta la Camera e non solo la maggioranza e gli interessi del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)! Mostri di tenere a quell'articolo e vada dal Presidente Prodi a dire che la Camera ha il diritto di modificare questo decreto-legge, come ha detto il presidente della Commissione...
PRESIDENTE. Tuttavia, il tempo vale anche per lei, deputato Vito, come per ogni altro parlamentare di quest'aula (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
ELIO VITO. Certo, ma c'è un tempo, Presidente (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)... Presidente, è facile dal suo ruolo interrompermi... Vada dalPag. 62Presidente Prodi e dica che il presidente della Commissione affari costituzionali ha posto una questione fondata, per la quale riteniamo che il provvedimento...
PRESIDENTE. Per favore, il tempo...
ELIO VITO. ... debba tornare oggi stesso al Senato. Lo faccia...
PRESIDENTE. Lei non dica cosa devo fare io...
ELIO VITO. ...e mostri così di rappresentare davvero gli interessi dell'Assemblea che presiede [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, non posso fare altro che sottoscrivere le questioni sottolineate dai colleghi Vito e La Russa. È altrettanto vero, però, che le è stata posta dal presidente Violante una questione gravissima che merita una risposta da parte sua. La merita rispetto alla storia che la contraddistingue anche nella funzione istituzionale che oggi ricopre.
Abbiamo la necessità di capire se questo Governo vuole almeno porre rimedio agli errori che manifestamente un componente autorevole di questa maggioranza ha sostenuto in aula. Non si possono sostenere nelle piazze - continuiamo a ripeterlo - i diritti dei più deboli quando in questo provvedimento manca una copertura necessaria a garantire il diritto alla difesa di alcune categorie molto bene individuate dal presidente Violante.
Quante occasioni abbiamo avuto durante la passata legislatura in cui si continuava a ripetere in quest'aula la necessità di un confronto democratico all'interno del diritto dei parlamentari che era mortificato dalla maggioranza di Governo! Guardate cosa avete fatto alla prima occasione, proprio per mantenere una maggioranza che non c'è! Dobbiamo spiegare ai cittadini che a casa ci ascoltano che il motivo per cui non interveniamo in fase emendativa in quest'aula non è solo dovuto alla mancanza della maggioranza al Senato. La mancanza della maggioranza al Senato è dovuta al fatto che abusivamente occupate la maggioranza di questo paese perché non ce l'avete nel paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
La dignità che dovrebbero avere questo Governo ed il Presidente del Consiglio, invece di accusare l'opposizione, invece di far sostenere al ministro Bersani, al ministro Chiti e ad altri ministri di questo Governo, a giorni alterni, la necessità di allargare la maggioranza, è quella di assumersi la responsabilità di andare a casa perché con questi provvedimenti minate la struttura della società. Minate la struttura di un paese che è fatto solo da piccole e medie imprese e non da cooperative rosse! In Lombardia non ci sono le cooperative rosse, Bersani, hai capito (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)! Questa è la differenza, e infatti la Lombardia funziona, come il resto del paese libero, senza togliere niente a chi vuole fare impresa (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo). Allora, la possibilità che abbiamo è questa: dimettetevi e andate a casa perché il paese non vi vuole (Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si scandisce: «Dimissioni!»)!
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. A casa!
ANDREA MARTELLA. Basta, vai via!
ANDREA GIBELLI. Altro che le fiducie ad oltranza (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Invito lei, e mi rendo conto che sia una richiesta provocatoria, ma anticipata dagliPag. 63amici di Alleanza Nazionale, a chiedere le dimissioni di questo Governo: farebbe un servizio al paese [Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
ANDREA RONCHI. Bravo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Franceschini. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, innanzitutto, credo che sarebbe utile se il Governo potesse dare una risposta alla questione che è stata posta dal presidente Violante in modo molto civile (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania). Non vorrei deludere il vostro applauso, ma mi pare che il viceministro Visco avesse già chiesto la parola prima della discussione sulle pregiudiziali (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
IGNAZIO LA RUSSA. No!
PRESIDENTE. No, questo non può dirlo, per favore!
DARIO FRANCESCHINI. Mi sono sbagliato? Va bene, comunque, sarebbe utile...
Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia: A casa! A casa!
DARIO FRANCESCHINI. ...una risposta da parte del Governo perché, al di là dei tentativi di strumentalizzazione, la questione è stata posta in modo utile per i nostri lavori.
Tuttavia, colleghi, molti di noi siedono in quest'aula dalla precedente legislatura: sarebbe troppo facile ricordare alle stesse persone che hanno parlato oggi ciò che hanno fatto nella passata legislatura (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia), ricordare a questi nuovi difensori, ai difensori delle regole e dei regolamenti, a cosa abbiamo assistito in quest'aula nella passata legislatura (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale); però, siccome abbiamo fatto il fioretto di non utilizzare, nel nostro percorso legislativo, l'infinita serie di precedenti che abbiamo alle spalle, ci limitiamo a dire che, dall'inizio della legislatura, l'opposizione ha scelto, come prova anche il taglio degli interventi odierni, non di fare opposizione anche in modo duro, comprensibilmente fermo, intransigente, e tutto quello che si vuole, ma di fare opposizione comunque, in modo aprioristico, indipendentemente dai contenuti (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
IGNAZIO LA RUSSA. Tre emendamenti!
DARIO FRANCESCHINI. Siete riusciti a fare anche...
IGNAZIO LA RUSSA. Tre emendamenti! Accogline tre o quattro!
DARIO FRANCESCHINI. ...opposizione e ostruzionismo a provvedimenti del Governo Berlusconi (Commenti)!
PRESIDENTE. Vi prego, colleghi, è inutile e dannoso un continuo rimpallo! Lasciamo intervenire il deputato Franceschini, come gli altri hanno fatto precedentemente.
DARIO FRANCESCHINI. Sono paziente, signor Presidente...
PRESIDENTE. È una questione di ordine, per ascoltare tutti. Prosegua, prego.
DARIO FRANCESCHINI. Ricordo che è stata un'opposizione su tutti i provvedimenti, prescindendo dal loro contenuto.
Ricordo, peraltro, poiché lei, signor Presidente, è stato fatto oggetto di alcuni ingiusti attacchi - che noi respingiamoPag. 64(Commenti) - che nell'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo era stata raggiunta un'intesa formale secondo la quale sarebbero stati allungati i tempi della discussione sulle linee generali a tutta la giornata di lunedì, in modo da cominciare le votazioni stamani alle 9,30 e che, puntualmente (Commenti)...
ANTONIO LEONE. Avete parlato in venti!
DARIO FRANCESCHINI. ...anche questa intesa (Commenti)...
PRESIDENTE. Per favore, in ogni caso...
DARIO FRANCESCHINI. Tra qualche schiamazzo, la prova che le mie affermazioni sono fondate sta nel fatto che mai si è vista una proposta così stravagante come la vostra: «accoglieteci qualche emendamento, sceglietene voi qualcuno tra i 400 che abbiamo presentato (...)».
MARCO BOATO. Era ironico!
GIANPIERO D'ALIA. Violante ha posto una questione seria!
DARIO FRANCESCHINI. ... perché questo manifesta in modo molto chiaro che non c'è alcuna volontà di migliorare o di correggere il provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Comunisti Italiani e dei Verdi)...
IGNAZIO LA RUSSA. Se volete approvarne cento, siamo d'accordo!
PRESIDENTE. Per favore!
DARIO FRANCESCHINI. ... ma esclusivamente la volontà di far passare anche un solo emendamento, anche scelto in modo ridicolo da noi, per far tornare il testo al Senato, che ha già chiuso i lavori. Questo è l'unico obiettivo che avete...
MAURIZIO GASPARRI. Mercoledì il Senato è aperto!
DARIO FRANCESCHINI. ... ostacolare i lavori parlamentari! Allora, rispetto a questo...
GIANPIERO D'ALIA. Il presidente Violante ha posto una questione seria!
PRESIDENTE. Per favore, vi prego di lasciar svolgere l'intervento!
DARIO FRANCESCHINI. Il Governo lo sa perché abbiamo già posto la questione (e ne riparleremo dopo la chiusura estiva): esiste un problema di percorso parlamentare. Noi riteniamo che molti provvedimenti, contrariamente a quanto è avvenuto prima della pausa estiva, debbano cominciare il loro percorso parlamentare alla Camera, e non al Senato. E se riteniamo che, in quest'aula, anche parlamentari della maggioranza possano utilmente intervenire sulle proposte e sui disegni di legge presentati dal Governo, lo facciamo - crediamo - anche nell'interesse dell'opposizione. Ma un conto è provare a migliorare i nostri lavori, un altro cercare costantemente, con trucchi ed artifizi, di rallentarli (Commenti)! E siccome il nostro dovere non è quello di giocare, ma di fare leggi, crediamo che la seduta debba andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, io faccio parte della componente politica del Movimento per l'Autonomia all'interno del gruppo Misto, il che significa che siamo un piccolo gruppo di deputati che però hanno ricevuto l'inderogabile mandato di rappresentanza degli interessi legittimi del Mezzogiorno e, segnatamente, della Sicilia. Proprio l'esiguità del numero delle presenze in quest'aula, ci impone diPag. 65essere molto attenti al ruolo del singolo parlamentare e di questo ramo del Parlamento.
Pensavamo nei giorni scorsi di aver registrato un esito referendario che avesse cancellato una riforma costituzionale che metteva fine al bicameralismo perfetto che è attualmente vigente. Una Camera che non aveva competenze su alcune materie doveva limitarsi a recepire quella che l'altra aveva approvato nelle materie di propria competenza. Introdurre forme di bicameralismo imperfetto, in una situazione nella quale i cittadini hanno bocciato quella riforma e hanno quindi mantenuto allo stato il bicameralismo perfetto che ci accompagna da quando la Costituzione è entrata in vigore, e mettere in discussione il diritto di un ramo del Parlamento di intervenire, con pienezza di poteri, su un provvedimento, modificando quello che si è deciso nell'altro ramo del Parlamento, significa apertamente violare la Costituzione e costringere un ramo del Parlamento a fungere soltanto da organo di ratifica di ciò che voi avete fatto passare a colpi di fiducia nell'altro ramo del Parlamento.
Mercoledì scorso, durante il question time, il Presidente del Consiglio ha, con una tracotanza che sfiorava l'arroganza, irriso all'esigenza dei siciliani di avere la costruzione del ponte sullo stretto, ribadendo un atteggiamento, che oggi trova conferma con il decreto Bersani, che è quello di chi - come off records ha detto lo stesso Capo dello Stato - ritiene di aver vinto le elezioni con 7 o 8 punti percentuali di vantaggio, dimenticando che le ha vinte per una manciata di voti, peraltro in contestazione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e di Forza Italia).
Allora, signor Presidente della Camera, il ruolo di noi deputati e di questo ramo del Parlamento che lei ha chiesto con insistenza di voler presiedere ed il ruolo di quella che è un'istituzione portante del sistema costituzionale italiano, non possono essere messi in discussione da chi ha ritenuto e ritiene - e probabilmente riterrà, se soltanto dovesse andare avanti ancora per non po' - di mettere in discussione, per l'appunto, le regole costituzionali alle quali ci dobbiamo uniformare.
Io credo che l'atteggiamento di una maggioranza che è tale alle condizioni dette, che non presenta i numeri al Senato per governare questo paese ed è incapace di individuare i problemi e trovare le adeguate soluzioni, sia un'offesa a questo ramo del Parlamento. Credo che il Presidente di questa Camera - invece di non ascoltare i deputati ed essere distratto da suoi colloqui privati con il rappresentante del Governo - debba farsi carico dell'onore e del rispetto del ramo del Parlamento che, in una logica spartitoria, ha chiesto per l'appunto di presiedere (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, innanzitutto mi associo alla richiesta del presidente Franceschini affinché sia data una risposta da parte del Governo alla questione avanzata dal presidente Violante, senza prevedere chi del Governo la darà (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Intervengo, inoltre, perché vorrei consegnare ai colleghi della maggioranza, ma anche a quelli dell'opposizione, una riflessione sulla quale noi dovremmo discutere, qui alla Camera. Vedete, noi siamo di fronte alla imminente posizione della questione della fiducia. Su questo sappiamo qual è il ping pong che si recita secondo un canovaccio che io considero veramente logoro, anche perché molti di coloro che sono presenti qui erano già presenti nella precedente legislatura. Ecco che cosa si dice da parte della maggioranza: ci rimproverate la fiducia mentre anche voi l'avete posta tante volte. Da parte dell'opposizione si dice: noi abbiamo posto la questione di fiducia, ma ogni volta che l'abbiamo fatto voi avete sostenuto che si svuotavano i poteri del Parlamento. Questo è il ragionamento che viene fatto.Pag. 66
Vorrei consegnare una riflessione a tutti i deputati dell'opposizione e della maggioranza: questo tipo di canovaccio per la Camera dei deputati non è ripetibile, senza prestarsi a una forte ironia. Possiamo pensare di scambiarci ogni volta le parti e di dire anche le stesse cose; ma dovremmo avere anche un po' il senso dell'ironia. Lo dico ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Ricordo i discorsi dell'attuale maggioranza, quando si poneva la questione di fiducia da parte della precedente maggioranza: si svuota il Parlamento, si svuota l'attività legislativa, è un colpo di mano e così via. Mentre, la precedente maggioranza sosteneva che era necessario porre la questione di fiducia per governare, perché vi erano molti emendamenti, perché si faceva ostruzionismo e via dicendo. Oggi, si ripete lo stesso canovaccio, a parti inverse!
IGNAZIO LA RUSSA. Ma va?
ROBERTO VILLETTI. La Camera dovrebbe riflettere! Infatti, una siffatta discussione corre il rischio di essere ridicola, cari colleghi! Dobbiamo porci di fronte al problema di come organizzare i rapporti tra maggioranza e opposizione.
IGNAZIO LA RUSSA. Lascia stare, perdi la causa!
ROBERTO VILLETTI. Non è possibile organizzare i rapporti tra maggioranza e opposizione in modo tale che la maggioranza deve portare avanti in qualche modo il suo programma e l'opposizione ha l'unico potere dell'ostruzionismo. Per cui, ad un certo momento, in un gruppo...
ELIO VITO. Ma smettila!
ROBERTO VILLETTI. Onorevole Vito, è una riflessione che rivolgo a lei come ai colleghi della maggioranza! Una volta tanto parliamoci!
PRESIDENTE. Vi prego, per favore.
ROBERTO VILLETTI. Abbiamo la possibilità di riflettere. Concludo dicendo che è evidente che l'opposizione tenda a rallentare l'attività parlamentare, perché non ha poteri di controllo che possano in qualche modo sostituire l'ostruzionismo. Dobbiamo pensare che un paese non può andare avanti con questo caos istituzionale, nel rapporto tra maggioranza e opposizione. È un caos che ci porta, ad ogni legislatura, a fare una riforma della giustizia, della scuola, della Costituzione, della legge elettorale... Questo non è bipolarismo, questo è uno stato di confusione! Riflettiamoci, colleghi della maggioranza e dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
La contestazione nei confronti della maggioranza che deve governare deve essere accompagnata da un'opposizione che controlla con molta capacità di incidenza. Questo è il mio messaggio e la riflessione che volevo consegnare all'Assemblea e al Presidente Bertinotti (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Do ora la parola per l'ultimo intervento sull'ordine dei lavori al deputato Volontè; dopodiché, concludiamo la discussione su questo punto. Prego, deputato Volontè, ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, condivido quanto hanno affermato in questa sede i colleghi dell'opposizione e mi permetto di cercare di rasserenare il clima, accogliendo l'invito del presidente Franceschini e dell'onorevole Villetti, sottolineando alcuni elementi che sono emersi in questa discussione.
La precedente maggioranza ha sempre fatto ricorso allo strumento della questione di fiducia. Ricordo a me stesso ed anche a chi era presente nella scorsa legislatura che sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, sull'immigrazione, sulle professioni, la maggioranza di allora discusse per anni nei due rami del Parlamento, senza contare il numero di emendamenti approvati dall'allora opposizione in un ramo piuttosto che in un altro. Parliamo di anni e non di settimane o diPag. 67giorni rispetto al voto nel primo o nel secondo ramo del Parlamento. Ciò per dire le cose come stanno, visto che ci si richiama alla scorsa legislatura. Potremmo richiamarci anche a quella precedente, ma lasciamo perdere questa vicenda.
In secondo luogo, si dice all'attuale opposizione: avete presentato 400 emendamenti; sceglietene tre o quattro, per noi è uguale; l'importante è che decidiate voi, perché ne facciamo una questione di principio.
Non è così perché, come abbiamo rilevato la scorsa settimana durante la discussione nelle sedi delle Commissioni competenti e come è emerso - lo sappiamo tutti - anche durante i lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo, vi è stata l'assoluta indisponibilità a modificare questo provvedimento per il problema già segnalato dianzi. Nessuno ha infatti il coraggio di chiedere ai senatori di tornare a lavorare nei primi giorni di agosto; ma non è mai capitato che la discussione e l'approfondimento, non di quattrocento proposte emendative ma di quelle non ritirate, non avvenisse per tali motivi. Hanno fatto bene gli onorevoli Gibelli, Elio Vito e La Russa a manifestare la disponibilità al ritiro di 395 proposte emendative: ma vi è la disponibilità a discutere e, se del caso, dopo il confronto, ad approvare quelle rimaste o vi è un pregiudizio? Un pregiudizio non sulle quattrocento proposte ma rispetto al fatto stesso di discuterle e, in ipotesi, di chiedere al Senato di riconvocarsi - e ciò, sì, in qualche modo, è anche cortese responsabilità del Presidente della Camera - nei primi giorni di agosto. Questo è il tema, e non quello di dire: sceglietene qualcuno voi...
In terzo luogo, si sostiene che è intervenuto un accordo; è vero: si è raggiunto un accordo per fissare l'inizio delle votazioni non prima delle 9,30-10 di oggi. Ebbene, Presidente, faccio presente, al collega e amico Franceschini come a tutti voi, che un terzo degli intervenuti in discussione sulle linee generali di ieri e di oggi, ovvero venticinque parlamentari su settanta (un terzo esatto), appartiene al centrosinistra. Dunque, se tali venticinque parlamentari non fossero intervenuti, si sarebbe probabilmente conclusa la discussione sulle linee generali alle 8,30. Dunque, non si è rinunciato ad intervenire né si è preso atto della disponibilità dell'opposizione a limitare la discussione su tre o quattro delle quattrocento proposte emendative presentate. Si è, cioè, confermata quella notizia ufficiale delle agenzie - e ufficiosa quando già trapelava nelle Commissioni di competenza - circa l'assoluta indisponibilità, a prescindere dai contenuti, alla discussione delle modifiche al provvedimento.
Mi avvio a concludere, Presidente. Vi sono questioni di merito che le ho ricordato ma ve ne è anche una, da me sottolineata quindici giorni fa e di cui spero si faccia carico il Governo; Governo che peraltro deve una risposta anche al presidente Violante il quale, sulla costituzionalità di questo provvedimento, ha toccato elementi importanti. È quindi opportuno che un rappresentante del Governo ci renda noto come si risponde a tali preoccupazioni, espresse non da un presidente ma da una Commissione parlamentare, per di più dalla Commissione parlamentare affari costituzionali.
Faccio infine presente l'ultima questione che mi sembra politica; voler annullare la discussione parlamentare, e quindi la possibilità di apportare modifiche ai provvedimenti nei due rami del Parlamento, spinge non ad un supplemento di politica ma ad un decremento del ruolo del parlamentare. Spinge, quindi, chi vuole che si portino le modifiche ad un provvedimento, a scendere in piazza e a non trovare più quella cassa di rappresentanza e di compensazione che sono i due rami del Parlamento; si tratta, infatti, del ruolo proprio dell'istituto parlamentare. Di ciò, onorevole Chiti, lei che sovrintende ai «rapporti con il Parlamento» dovrebbe farsi carico, a meno che voglia avere i «rapporti» esclusivamente con chi protesta in piazza (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Approfitto del contributo «distensivo» per fare alcune precisazioni.
La questione posta dal presidente Violante attiene, com'è evidente, ad una questione di merito; nel caso di specie, si era però in sede di votazione delle questioni pregiudiziali ovvero della decisione se passare o meno proprio all'esame del merito del provvedimento. La Presidenza non poteva fare altro che quanto ha fatto: la Presidenza ha correttamente posto in votazione le questioni pregiudiziali, lasciando impregiudicata la possibilità, per il Governo, di rispondere sul punto sollevato dal deputato Violante.
In secondo luogo, il presidente Vito, e prima anche il presidente La Russa e poi altri, hanno posto la questione della modificabilità del decreto-legge in rapporto al ruolo della Camera e ai rapporti di forza esistenti al Senato tra maggioranza e opposizione. La questione - è ben evidente - ha un rilievo politico, ma esso attiene non già al ruolo del Presidente della Camera bensì essenzialmente al rapporto tra Governo, maggioranza ed opposizione ed alla dialettica che si attiva sui vari provvedimenti. Il deputato Vito per primo certamente mi capirà quando rifiuto di valicare questo confine.
È evidente che la modificazione dei provvedimenti dipende dalle deliberazioni adottate dalla Camera, vale a dire dal processo decisionale di merito rispetto al quale il Presidente è e deve rimanere estraneo. Tuttavia, come i capigruppo sanno, ho provato ad assolvere ad un compito il cui merito in qualche modo rivendico, anche se il suo successo è a questo punto assai incerto. Ed è così vero che nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è registrato - vorrei usare un termine preciso - un sostanziale consenso - sostanziale consenso non vuol dire intesa né vuol dire una pattuizione negoziale -, ben sapendo che ciò che non era a disposizione della Presidenza e della Conferenza dei capigruppo era la preventiva determinazione della modificabilità o meno del decreto-legge medesimo.
Ciò che ho cercato di fare, anche con quella intesa sostanziale, è stato di garantire le condizioni ed i tempi affinché, qualora l'Assemblea lo decidesse, le modifiche si potessero fare. A tal fine, come Presidenza, abbiamo operato per garantire un adeguato esame in Commissione, naturalmente sempre nelle condizioni date. Vorrei ricordare che in un primo tempo tale esame era previsto solo per giovedì scorso e abbiamo invece previsto, con il contributo di tutti i capigruppo, di lavorare anche venerdì e sabato nelle Commissioni, cominciando la discussione sulle linee generali in Assemblea alle ore 12 di lunedì. Abbiamo inoltre previsto di consentire che l'intera giornata di lunedì 31 luglio fosse riservata alla discussione generale, stabilendo che le votazioni non avrebbero potuto aver luogo prima di martedì mattina alle ore 9,30.
Dunque, il percorso era tale che, qualora, politicamente, l'Assemblea avesse scelto la via di apportare modificazioni al provvedimento, queste si sarebbero determinate.
Finora così non è stato e la Presidenza non poteva fare altro che registrare questa condizione.