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Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo provvedimento perché ne condividiamo il merito, anche se dobbiamo sinceramente manifestare forti perplessità sul metodo con cui si è arrivati a correggere non un errore, ma una scelta politica che la maggioranza di centrosinistra ha fatto al Senato, vale a dire quella di rendere inutile il giudizio contabile. Perché? Perché è evidente che non si tratta soltanto di una riduzione dei termini di prescrizione dell'azione di responsabilità amministrativa.
Si tratta di aver introdotto un meccanismo con il quale si rende di fatto impossibile il decorso del termine per l'esercizio dell'azione di responsabilità. Infatti, quando il termine di prescrizione si fa decorrere dalla commissione del fatto e non dalla consumazione del danno all'erario, è assolutamente evidente che si vulnera la possibilità di qualsiasi controllo giurisdizionale da parte della Corte dei conti sull'amministrazione pubblica.
Si tratta di una scelta politica che la maggioranza di centrosinistra ha fatto al Senato, perché è evidente che era funzionale a tutelare una serie innumerevole di inefficienze che gli amministratori - soprattutto quelli di centrosinistra, in particolare Pag. 35in Campania ed in Calabria - hanno posto in essere in questi anni, con sprechi interminabili di risorse dei cittadini da loro amministrati. Si è trattato di spreco di risorse in termini di consulenze, di moltiplicazione delle società di gestione di pseudo servizi locali e così via.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 12,50)
GIANPIERO D'ALIA. Non è la prima volta che questo avviene. In realtà, ciò che è avvenuto negli anni passati con la riorganizzazione del sistema delle autonomie locali - e non solo delle autonomie locali - e con la riforma del Titolo V della Costituzione approvata dal centrosinistra nella passata legislatura, dal 1996 al 2001, è stata l'eliminazione di ogni sistema di controllo sugli enti locali. E, con la scusa di introdurre modelli aziendali innovativi con i controlli interni, si è di fatto consegnata soltanto al giudice penale la possibilità di esercitare un controllo sull'attività degli enti locali.
Questo è il dato. Quindi, non si tratta di un errore. Si tratta della logica conclusione di un percorso iniziato tanti anni fa, che è stato quello di smantellare ogni forma di verifica sull'efficienza del sistema delle autonomie locali, in particolare, cercando di sostituire a quello esistente un sistema che non ha funzionato e cercando di invocare, a copertura di questa progressiva delegittimazione del ruolo - ad esempio - della Corte dei conti, il principio dell'autonomia degli enti locali.
Quindi, voteremo a favore del provvedimento perché siamo evidentemente d'accordo che si ripristini il sistema delle prescrizioni e dell'azione di responsabilità contabile come era in precedenza. Tuttavia, non possiamo fare a meno di contestare la circostanza che il Governo abbia pensato di minimizzare questa vicenda, circoscrivendola ad una sorta di errore materiale nella stesura del testo della finanziaria. Non è così. Dovete assumervi la responsabilità politica di quella scelta, come oggi vi dovete assumere la responsabilità politica di aver dovuto correggere quella scelta politica per l'insurrezione non solo dell'opposizione e dell'UDC ma anche del Paese, della Corte dei conti, del commissario anticorruzione e così via, che vi hanno contestato l'assoluta illegittimità a porre questioni morali avendo fatto questo tipo di scelta.
Abbiamo un'altra perplessità (e mi avvio alla conclusione). È evidente che, trattandosi di una norma che incide - ed incide profondamente - sul sistema delle responsabilità soggettive e quindi anche sul giudizio e sul processo contabile, la materia, nonostante l'urgenza di ripristinare la situazione, doveva essere affidata a procedure ordinarie e non allo strumento del decreto-legge. È evidente però che l'esigenza di ripristinare una legalità violata da parte del centrosinistra ci induce a tenere da parte le nostre perplessità sullo strumento utilizzato e a votare a favore di questo disegno di legge di conversione, dicendovi tuttavia: cospargetevi il capo di cenere, perché avete sbagliato anche in questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, annuncio, a nome del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, il voto favorevole sul provvedimento in esame.
Chiedo peraltro che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato Franco Russo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, desidero richiamare alcune delle considerazioni già svolte nel corso della discussione sulle linee generali, in particolare la genesi del provvedimento in esame, il motivo del ricorso all'emanazione Pag. 36di un decreto-legge e, infine, la gestione della legge finanziaria per il 2007.
Quest'ultima - la gestione della legge finanziaria - è stata molto confusa. Il Governo ha presentato, in maniera dilettantistica, un maxiemendamento alla finanziaria troppo complesso per potere essere controllato in modo analitico al fine di prevenire errori pacchiani come, ad esempio, quello che si vuole correggere con il provvedimento in esame. Si tratta adesso di capire se si è trattato veramente di un errore o di una scelta deliberata da una precisa volontà, recepita ma magari non condivisa da tutti, con la quale si era cercato di fare quella che si potrebbe definire una «furbata», che però ha avuto vita breve.
Da tale gestione dilettantistica della legge finanziaria per il 2007 è derivata la necessità di emanare un decreto-legge per abrogare immediatamente uno dei commi contenuti in quella legge, il 1343 dell'articolo 1.
Occorre, quindi, riflettere su come gestire la legge finanziaria, capire quali siano le modalità migliori per porre i parlamentari, di Camera e Senato, nelle condizioni di comprendere appieno il testo sottoposto alla loro attenzione. Ciò finora non è avvenuto, ed accade così ormai da tantissimi anni. Non è una questione che riguarda esclusivamente la legge finanziaria per il 2007, ma una questione che riemerge puntualmente durante la sessione di bilancio; se ne discute spesso, ma ogni volta di essa ci si dimentica una volta che la finanziaria viene approvata, per poi riproporsi nove mesi dopo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12,55)
GIACOMO STUCCHI. Un modo di lavorare serio richiederebbe che tale questione non venisse ogni volta riproposta e successivamente accantonata, ma venisse sollevata, affrontata e risolta.
Quella di cui si chiede l'abrogazione con il provvedimento in esame - il comma 1343 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 - è una disposizione che gridava vendetta. Quando, di fronte a precise responsabilità amministrative, si tenta una sanatoria di questo tipo evidentemente si vuole fare un piacere o premiare qualcuno. Il problema, però, è che con tale previsione normativa non si voleva premiare un comportamento corretto dei pubblici amministratori - questo sì, sarebbe condivisibile -, no, con la disposizione contenuta in quel comma si premiavano coloro che avevano violato le norme, coloro cioè che avevano problemi con le magistrature contabili e amministrative. E ciò non può essere accettato.
Quando nel corso della passata legislatura il Governo Berlusconi e la sua maggioranza parlamentare venivano attaccati perché facevano approvare leggi cosiddette ad personam, tutta la stampa dava contro il nostro Governo. Ma questa di cui si discute è una disposizione ad personam, una disposizione cioè che si applica a fattispecie particolari, ben riconducibili e ben individuabili.
Allora, bisognerebbe chiedere alla stampa come mai non c'è stato la stesso eco che si ebbe, invece, quando provvedimenti di portata ben inferiore, da questo punto di vista, venivano approvati dal Governo della Casa della libertà. Evidentemente, ciò serviva a qualcuno, serviva magari a sistemare le ritrosie, le richieste di qualche collega della maggioranza il cui consenso risultava indispensabile al Senato (parlo al passato perché, ormai, si è visto che anche con il consenso di quel singolo la maggioranza parlamentare in quel ramo del Parlamento non c'è più).
Di fronte a questa situazione si era cercato di ricorrere alla suddetta «furbata». Però, non reputo che tutte le colpe siano del senatore Fuda. Evidentemente, quando viene predisposto un maxiemendamento da parte del Governo gli attori protagonisti sono i ministri, i viceministri, i capi di gabinetto, insomma, tutte quelle persone che devono tessere le fila per «trovare la quadra» sul contenuto finale del documento, che poi diventerà il maxi emendamento da presentare all'approvazione Pag. 37con il voto di fiducia, indipendentemente che sia alla Camera o al Senato.
Tuttavia, il dubbio che qualche ministro, viceministro o esponente del Governo fosse connivente, fosse un sostenitore, magari occulto - o forse, neppure troppo occulto - di questo tipo di manovra viene e lo hanno in molti.
Forse, sarebbe opportuno andare a vedere (tuttavia, questo discorso poteva avere un senso tre giorni fa, quando il Governo esisteva ancora) all'interno del Governo Prodi per trovare questo soggetto, individuo, talpa, persona che, secondo la maggioranza, aveva lavorato contro gli interessi della maggioranza stessa.
Ormai, però, questo problema non c'è più perché, non essendovi più il Governo, non c'è più nemmeno la necessità di individuare chi lavorava contro il Governo per questa fattispecie specifica. All'intero della compagine governativa vi sono altri problemi, cioè cercare di capire chi nella maggioranza lavora contro il Governo e lo ha portato alla sua fine prematura nella giornata di ieri.
Per non farla troppo lunga, signor Presidente, noi, naturalmente, sulla conversione in legge di questo decreto esprimeremo un voto favorevole: ci mancherebbe altro! Tuttavia, non possiamo dimenticare - né possiamo esimerci dal sottolineare - la gravità politica di quanto accaduto, né possiamo accettare di fare finta di nulla. Non possiamo accettare che nessuno venga individuato (per lo meno il responsabile), che nessuno sia colpevole di ciò che è successo. È una questione anche di etica, di educazione civica, di responsabilità e di rispetto verso gli elettori, un rispetto di quella dignità propria anche delle aule parlamentari, dell'azione parlamentare e governativa che deve essere sempre tutelata.
Voi, così facendo, non avete dato sicuramente un bel esempio a tutti coloro che ci seguono dal di fuori delle aule parlamentari; voi, così facendo, avete contribuito ad incrinare ulteriormente la credibilità di un Governo che allora esisteva ma oggi non esiste più. Probabilmente, avete gettato la maschera. Infatti, di fronte ad operazioni di questo tipo, dicevate che la «capacità» di fare queste cose era solo degli esponenti del centrodestra. In realtà, queste cose le sapete fare benissimo anche voi. Le stesse cose, fatte dai Governi del centrodestra con finalità diverse, erano pubblicizzate sui giornali e «strombazzate»: peccato che, al vostro interno, quando agite in questo modo siete così dilettanti da non riuscire a capire che poi sarete immediatamente scoperti.
Un tentativo maldestro, un Governo maldestro, che, per fortuna, ormai, non c'è più. Quindi, passiamo ad altro senza insistere troppo e senza affondare troppo il coltello nella piaga. Per fortuna, oggi si respira un'aria nuova.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, con questo mio intervento desidero manifestare la piena condivisione del gruppo Popolari-Udeur su questo provvedimento.
Siamo di fronte ad un intervento governativo assolutamente opportuno, che dispone l'abrogazione di una disposizione certamente sciagurata contenuta nella legge finanziaria.
La modifica introdotta dal comma 1343 dell'articolo 1 stabiliva che il periodo di cinque anni non decorresse più dalla data in cui si è verificato il danno, ma da quella in cui è stata realizzata la condotta. Essendo quest'ultima data nella generalità dei casi antecedente alla prima, ne conseguiva una corrispondente anticipazione del termine finale di prescrizione.
Si tratta di un comma che, secondo la relazione, costituisce un mero errore redazionale, che introdurrebbe un elemento di grave difformità rispetto al modello generale della responsabilità della contabilità amministrativa del pubblico amministratore. Le conseguenze sarebbero di due ordini: la prima e più immediata si verificherebbe sui giudizi in corso, azzerando molte migliaia di giudizi con una Pag. 38conseguente perdita significativa per l'Erario; la seconda invece riguarda la definizione stessa della responsabilità degli amministratori, che diventerebbe una mera eventualità, con un'ampia possibilità di condotte produttive del danno per le quali nessuno nei fatti sarebbe chiamato a risponderne; infatti, il termine di prescrizione sarebbe decorso nel lasso di tempo che passa tra la condotta produttiva del danno e il momento in cui il danno si produce.
Siamo dunque di fronte ad un errore contenuto nella legge finanziaria, ma indubbiamente, in questo impreciso testo, non possiamo non cogliere l'urgenza di intervenire dal punto di vista legislativo, al fine di velocizzare i giudizi davanti alla Corte dei conti. Problema che deve essere affrontato, ma certo non agendo sulla prescrizione.
Infine, non si può omettere come la vicenda di questa disposizione ponga un altro urgente problema alla nostra attenzione, ovvero la necessità di rivedere il prima possibile le regole che disciplinano la sessione di bilancio. Devono essere necessariamente ridefiniti struttura, contenuti e procedure della manovra finanziaria. Occorre operare nella direzione del superamento dei limiti che la legge finanziaria attualmente presenta; una legge che oggi è nei fatti un coacervo di disposizioni ampie ed eterogenee, difficilmente analizzabili nel dettaglio con la necessaria attenzione e precisione, che forse permetterebbero di impedire il sorgere di inconvenienti, quale quello al quale oggi ci accingiamo a porre rimedio.
Ritengo dunque, a nome dei Popolari-Udeur, che sia necessaria ed urgente la conversione di questo decreto-legge e per tale motivo esprimeremo sullo stesso un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signora Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, annuncio, a nome del gruppo dei Verdi, il voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299 che, come tutti sanno, concerne l'abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa.
I Verdi ritengono che l'inserimento di tale comma nella legge finanziaria per il 2007 non sia stato dovuto né ad un errore tecnico, né ad una svista, né ad un refuso tipografico, ma che si sia trattato di un grave errore politico, commesso con un vero e proprio colpo di mano al Senato della Repubblica nell'ambito del maxiemendamento poi sottoposto al voto di fiducia e quindi non più modificabile in quella sede parlamentare e con quelle procedure.
Giustamente, subito dopo, si è registrata una forte reazione negativa e indignata, sia da parte dell'opinione pubblica sia da parte delle forze politiche, tanto di maggioranza quanto di opposizione e i Verdi hanno pienamente condiviso sia le critiche sia l'indignazione per quanto sconsideratamente avvenuto.
Per questo motivo, è stata giusta e doverosa da parte del Governo Prodi l'emanazione tempestiva di un decreto-legge ad hoc per abrogare il comma «incriminato» prima dell'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007 e cioè prima del 1o gennaio 2007.
Per questo stesso motivo, ribadisco con soddisfazione il voto favorevole del gruppo dei Verdi alla conversione in legge di questo decreto-legge, che anche il mio gruppo aveva auspicato e condiviso per riparare al grave errore - non tanto tecnico, quanto politico - che si era verificato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se la finalità di questo disegno di legge di conversione Pag. 39è quella di cancellare il famigerato comma 1343 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, è chiaro che il gruppo di Alleanza Nazionale non può essere contrario. Infatti, si tratta di cancellare una norma disdicevole e gravemente dannosa, che noi stessi abbiamo chiesto fosse immediatamente abrogata. Non è nella nostra disponibilità la scelta dello strumento e della procedura con cui attuare tale finalità. Il Governo ha scelto determinate modalità e determinati tempi e noi dobbiamo naturalmente perseguire l'obiettivo sostanziale, senza dilungarci oltremodo in schermaglie di carattere formale. Quindi, non potremmo certamente essere contrari al merito della questione.
Tuttavia, non sarà superfluo sottolineare che, dal punto di vista amministrativo e costituzionale, vi è materia affinché gli addetti al settore possano esercitarsi. Infatti, è forte il dibattito tra chi sostiene che sia corretto intervenire con una misura di questo genere prima che la norma incriminata entri in vigore e chi con elegante questione di diritto, tuttavia non superflua, sostiene che per abrogare una norma bisogna che essa sia prima vigente o sia entrata in vigore.
Naturalmente non sfugge ai numerosi ed agguerriti giuristi presenti in quest'aula che alto è il rischio di lasciare entrare in vigore una norma, per poi correttamente sopprimerla, poiché una volta entrata in vigore, essa innescherebbe comunque effetti giuridici con quella decorrenza, alimentando un contenzioso ed offrendo addirittura un «bagnasciuga» giuridico sul quale i potenziali responsabili degli illeciti amministrativi (quindi tenuti alle rifusioni, anche in proprio, verso l'erario) potrebbero innescare contenziosi dalla portata assolutamente imprevedibile. A questa sponda guardiamo con una certa preoccupazione, perché non ci nascondiamo che coloro che vorranno difendersi dalle pur giuste contestazioni e pretese da parte della magistratura amministrativa e che potrebbero essere tenuti anche a cospicue rifusioni dei danni provocati, potrebbero trovare pretesti o comunque terreni sui quali poggiare formalisticamente le loro difese.
Quindi, dobbiamo dire a questa maggioranza ed al suo deposto Governo che si sono caricati di una responsabilità grande dal punto di vista giuridico, oltre che morale, amministrativo e politico. Infatti, si stanno tuttora assumendo la responsabilità di lasciare spazio ad un contenzioso di intricato profilo, che potrebbe comportare ulteriori oneri e perversi effetti ai danni della pubblica amministrazione in generale. Quindi, quello che giustamente è stato chiamato un pasticcio, un brutto «giallo», un qualcosa in bilico tra la cronaca «gialla» e quella nera, lo è anche dal punto di vista della strumentazione scelta.
Detto questo, vorrei ricordare che la materia era molto chiara, perché bisognava comprendere se si trattava di instaurare un principio abbastanza devastante, stabilendo la decorrenza della prescrizione dal momento della commissione del fatto, anziché dal verificarsi del danno a seguito della azione o della omissione colpevole da parte dell'amministratore (vale a dire, colui che commetteva la condotta censurabile o ometteva comportamenti doverosi). Vorrei rilevare che tutto ciò interveniva soprattutto in un contesto in cui, spesso, coloro che commettono gli illeciti si trovano nella condizione di nascondere, di coprire, di non far esplodere e di non fare emergere la fattispecie illecita nella quale essi stessi sono incorsi.
Quindi, avendo presente la delicatezza di questo stravolgente principio che, con un colpo di mano, si voleva introdurre, debbo semplicemente riferirmi (pur citando qualche dato in più) a quanto detto prima, intervenendo sugli ordini del giorno presentati. Mi preme, in altri termini, sottolineare l'aspetto che interessa, al di là di noi rappresentanti politici, quei cittadini che ci conferiscono il mandato per stare in questa sede, discutere, votare ed assumerci delle responsabilità.
Infatti, i nostri comuni concittadini prima ascoltano il ceto di Governo (sia pur deposto, adesso) affermare che, grazie al Pag. 40favorevole andamento del gettito tributario - e, quindi, della torchiatura efficace nei confronti del contribuente! - si può rasserenare l'orizzonte, tuttavia la riduzione delle imposte potrebbe verificarsi - sottolineo «potrebbe» - nel 2008. Successivamente, essi ascoltano il deposto ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa, dire: contrordine, compagni - o concittadini: fate voi! -, lo sgravio fiscale (ammesso che ci possa essere) potrà aver luogo non prima del 2009. E poi ancora contrordine, compagni e concittadini: la riduzione delle imposte potrà avvenire non prima del 2010.
Ebbene, mentre il cittadino, il lavoratore, il pensionato ed il risparmiatore ascoltano queste affermazioni, essi si sentono minacciati, come ho precedentemente ricordato (ma si tratta soltanto degli esempi più gravi), da una gragnuola di prelievi fiscali, come quelli che, aggravando l'imposizione centrale, verrebbero disposti anche dalle regioni e dagli enti locali. Gli stessi (pendolari o meno che siano), inoltre, si sentono annunciare che rincareranno di almeno il 20 per cento le tariffe ferroviarie.
I cittadini, inoltre, apprendono dalle cronache che l'inflazione sta penalizzando soprattutto i redditi dei più poveri e dei pensionati - in barba alla tanto decantata «vocazione sociale» di questo deposto Governo di sinistra-centro! - e scoprono, cosa ancor più grave, che le loro buste paga di gennaio e di febbraio hanno clamorosamente smentito «Prodi e soci», i quali avevano promesso che quello sarebbe stato il momento della verità! Infatti, si è visto che, al contrario, nei due mesi di gennaio e febbraio le retribuzioni di lavoratori dipendenti e pensionati si sono impoverite!
Orbene, mentre succede tutto questo, i nostri concittadini debbono assistere ad una manovra con la quale, da parte della maggioranza, si compie un colpo di mano in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria, nella quale, clandestinamente, si realizza un attentato alle casse sacrosante del pubblico denaro. Tale manovra avrebbe comportato - mi riporto, per brevità, ai dati che, in sede di esame degli ordini del giorno, ho precedentemente illustrato - un costo di oltre 1.000 milioni di euro: 814 milioni di euro come «danno emergente», più gli interessi, le spese di recupero, le spese legali e la vanificazione di 3.475 giudizi di responsabilità!
Ecco: questo è lo scenario! Si tratta di uno scenario, signor Presidente e onorevoli colleghi, «apocalittico», e ciò non solo per la violazione formale delle procedure e della legalità, ma anche per le devastanti conseguenze economiche sul contribuente. Infatti, è stato commesso, dalla maggioranza di sinistra-centro e dal suo Governo, un attentato alle casse ed alle tasche dei cittadini!
Vorrei che notaste bene che mi sono riferito a dati non arbitrari, o millantati dall'opposizione, ma che, come già ricordato, sono stati citati da un rappresentante del Governo, il sottosegretario Lettieri, in una sede ufficiale, quale il Senato della Repubblica!
Aggiungo che, stretto alle corde delle responsabilità morali e politiche della vicenda, il medesimo sottosegretario così si esprimeva, rispondendo ai senatori che lo incalzavano: il tentativo di ricerca in base al nome del primo presentatore dell'emendamento originario si era rivelato infruttuoso.
Il sottosegretario rappresentante del Governo si è espresso con le stesse parole con cui i nostri valorosi sottufficiali ed ufficiali dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato stendono un rapporto sulla ricerca dei responsabili di un reato che per il momento è privo di paternità; rapportano alla magistratura dicendo: i tentativi di individuare il responsabile sono risultati infruttuosi. Lo stesso linguaggio. E mai questo linguaggio fu più appropriato come in questa circostanza.
Quindi, la sintesi di questa disgraziata vicenda...
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, deve concludere. Il tempo a sua disposizione è scaduto abbondantemente.
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DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Lo sto facendo, la ringrazio.
Quindi, la sintesi di questa vicenda è un macigno di carattere morale e politico in capo al deposto Governo e alla sua maggioranza.
Dunque, il nostro voto, che è favorevole alla sostanza, all'effetto del provvedimento stesso, che è quello della cancellazione del famigerato comma, si carica di questo contenuto di denunzia rispetto al quale dobbiamo trarre elementi di grande ammonizione per ciò che sarà, qualunque esso sia, nell'azione del futuro Governo da insediare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le ragioni del voto favorevole del gruppo di Forza Italia sono già state esposte. In ogni caso, non deve essere omesso che siamo in presenza di una bruttissima vicenda; si è tentato di mascherare, di minimizzare e di mettere a tacere la vera volontà che è dietro questo provvedimento e che, in realtà, era dietro il provvedimento che noi, oggi, stiamo cassando con questo disegno di legge di conversione.
Infatti, la ricostruzione fatta da qualche esponente della maggioranza non risponde al vero; dunque, vale la pena di ricordare alcuni passi di questa vicenda che fanno intendere come vi sia stata la volontà di inserire questa norma nefanda nella legge finanziaria (tale norma, poi, è stata messa al pubblico ludibrio da parte di tutti gli esponenti della maggioranza, anche di coloro i quali l'hanno inserita nella legge finanziaria).
Nasce con il nome di Fuda, un senatore di maggioranza. Nessuno obietta, nessuno si scandalizza; va avanti questo discorso, fino a quando non suona un piccolo allarme rispetto alla sparizione del cosiddetto comma Fuda.
Tutti ricorderanno che per la legge finanziaria vi è stata la necessità da parte della maggioranza di porre la questione di fiducia. La vecchia norma Fuda ricompare con il comma 1343, ma cambiata, riformulata. Non si tratta della stessa norma, dunque. Ci si scandalizza. Alcuni esponenti della maggioranza (mi riferisco, ad esempio, al ministro Di Pietro) sparano addosso alla maggioranza stessa, sostenendo che non si possono varare simili norme. Il ministro Di Pietro dichiara che avvierà un'indagine - indossando di nuovo la toga - per scoprire chi ha inserito in maniera surrettizia questa norma. Si dice che, sicuramente, sarà stato qualche funzionario. Incominciano ad attribuirsi colpe non politiche, ma tecniche.
Stiamo ancora aspettando quell'indagine. Non sappiamo ancora chi è stato ad inserire quella norma nella legge finanziaria. Sta di fatto che viene approvata e adesso sorge la necessità di cancellarla.
Qualche dubbio si pone in ordine non alla necessità di abrogarla, ma alla conseguenza non del tutto legittima cui potrebbe forse condurre lo strumento usato, nel senso che potrebbe non raggiungersi l'effetto voluto di cassare la norma. Peraltro, permettetemi di osservare che un piccolo sospetto sull'effettiva volontà di cancellare questa norma esiste; non dimentichiamo che proprio in questa Assemblea vi è stato un tentativo di anteporre l'esame del decreto «mille proroghe» a quello del decreto oggi in esame, tant'è che la maggioranza ha votato a favore dell'inversione dell'ordine del giorno. Vi è stata, inoltre, questa mattina, una sorta di minaccia nei confronti dell'opposizione: se avessimo continuato a perdere tempo su questo provvedimento, si sarebbe chiesta nuovamente, oggi, l'inversione dell'ordine del giorno, anteponendo nuovamente l'esame del decreto «mille proroghe» e mettendo il «Fuda» in coda.
Ciò deve forse farci supporre che non vi sia propriamente la volontà di sopprimere la norma; del resto, si è frattanto saputo che esisteva, a proposito di norme ad personam, qualche beneficiario di lusso, illustre, di questo provvedimento. Ne ricordo uno a caso, che risulta addirittura dalla relazione del procuratore generale della Corte dei conti quando, stimate le perdite dello Stato in ragione di 2 miliardi Pag. 42700 milioni di euro, cita tra le voci di tale ammontare il comune di Roma. Comune che, nonostante la condanna inflittagli dalla Corte dei conti, avrebbe potuto tranquillamente, con tale norma, non pagare più la sanzione relativa di 32 milioni di euro. Si tratta di uno dei tanti casi, ma vi è un elenco di possibili beneficiari, beneficiari cui si è data la caccia. Dunque, tutto un insieme di elementi fanno intendere come questa norma sia stata voluta e non si sia trattato di un errore tecnico!
Analogamente, è stata voluta quella disposizione che abroga la norma di legge che prevede la possibilità per lo Stato di confiscare i beni derivanti dal reato di abuso d'ufficio (reato compiuto, quindi, da pubblici amministratori); al riguardo ricordo infatti che la nostra proposta emendativa contraria fu dichiarata inammissibile. Per un insieme di reati è possibile, dopo il sequestro, giungere alla confisca ma, guarda caso, questa maggioranza ha voluto inserire nella finanziaria, al comma 220, una norma che ha estrapolato dall'elenco di tali fattispecie il caso in esame ovvero la possibilità di confisca per il reato di abuso d'ufficio. Chissà quale altro amico degli amici si voleva tutelare: anzi, si vuole tutelare, perché si tratta di una norma in vigore! Noi avevamo proposto di sopprimerla, ma, appunto, la nostra proposta emendativa è stata dichiarata inammissibile. Dunque, se vogliamo...
UGO SPOSETTI. Basta!
ANTONIO LEONE. Non devo infierire più? Va bene. Sarò buono, anche perché in effetti siete in agonia. Quindi, è meglio evitare di infierire; però, per correttezza, va precisato che non si può solo parlare di trasparenza, di recupero di fondi, di legalità. Non si possono condurre certe battaglie politiche e poi, nei fatti - attraverso la norma che oggi stiamo sopprimendo, e attraverso il mantenimento di quella norma che noi vogliamo sopprimere ma che voi non volete abrogare -, cantare, per così dire, la messa solo e soltanto per l'arciprete. Evidentemente, bisogna assumersi la responsabilità di tutto, anche andando contro il sindaco di Roma, contro il presidente di una regione ovvero contro chi illegalmente ha usato il suo potere. Ciò, anche a costo di perdere i beni che nel frattempo si sono accumulati attraverso quei reati commessi.
È questo che noi vogliamo dalla maggioranza ed è per questo che Forza Italia voterà favorevolmente su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, solo poche parole perché, data la complessità delle dichiarazioni fatte nei giorni scorsi e oggi, si rischia veramente di perdere il senso delle proporzioni.
PIETRO ARMANI. Ma è la realtà!
ROBERTO ZACCARIA. Voglio solo fare poche considerazioni nell'esprimere, a nome dell'Ulivo, il voto favorevole sul provvedimento. Si è trattato di un errore che si poteva correggere già al Senato se al Senato si fosse realizzata un'intesa ampia ed unanime, operazione che l'opposizione, seguendo le sue strategie, ha preferito non consentire. Quindi, con tempestività si sarebbe potuto già rimediare allora, ma ciò non è stato fatto.
Oggi, stiamo valutando ed approvando la conversione in legge di un decreto-legge. È abbastanza singolare, tra l'altro, che su un disegno di legge di conversione sul quale c'è un accordo di carattere generale sia stato praticato, sostanzialmente, un forte ostruzionismo. Questo dovrebbe portarci a svolgere alcune considerazioni sulle tecniche ostruzionistiche, anche con riferimento alla particolare giornata di oggi.
Per dare una motivazione a questo voto, mi collego alla relazione dell'onorevole Dato, nella quale sono menzionati alcuni casi e precedenti di questa natura. Un precedente è relativo proprio alla legge finanziaria 2006 del precedente Governo, il quale ha fatto esattamente la stessa Pag. 43cosa. Però, da parte dell'opposizione di allora c'è stato un atteggiamento molto più sobrio di quello cui abbiamo assistito in questa circostanza.
Mi collego anche alle valutazioni, molto pertinenti, del Governo e del sottosegretario Scotti che, tra l'altro, è un addetto ai lavori, essendo stato un giudice molto autorevole. Egli ha fornito una spiegazione tecnica del tutto convincente (che naturalmente durante il dibattito di questi giorni nessuno si è preso la briga di leggere) ed ha richiamato la distinzione, molto significativa, fra approvazione, promulgazione ed efficacia dell'atto. Soprattutto, a meno che sia stato disattento, mi pare che nessuno abbia citato il comunicato della Presidenza della Repubblica (lo dico con riferimento alle argomentazioni tecniche che ho ascoltato da alcuni che, almeno, vogliono misurarsi su questo terreno). Sarebbe stato sufficiente leggerlo, anche perché non è frequente che il Presidente della Repubblica accompagni la promulgazione di una legge con un comunicato. Ebbene, in quel comunicato, del 27 dicembre 2006, in poche righe si dice quello che in questa sede non è stato messo fuoco: «È stato sottoposto questo pomeriggio al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il decreto-legge che abroga il comma 1343 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa. Il Capo dello Stato ha quindi promulgato la legge finanziaria e il bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2007 e per il triennio 2007-2009 ed ha successivamente emanato il decreto-legge.» Il commento finale, icastico, è in questi termini: «La norma abrogata, pertanto, non entrerà in vigore con la legge finanziaria, evitandosi in tal modo qualsiasi ipotesi di danno per l'erario». Lo ripeto: sarebbe stato sufficiente leggere queste poche righe per capire il senso e la valenza tecnica di questo intervento. Si è trattato di un errore al quale si sarebbe potuto riparare fin dall'inizio. L'opposizione non lo ha fatto e ha tirato per le lunghe anche il dibattito di quest'oggi.
Questo è il motivo per il quale il gruppo dell'Ulivo esprimerà un voto favorevole sulla conversione in legge di questo decreto-legge, senza alcun sotterfugio o tecnica dilatoria ma con una posizione molto chiara.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che vada respinto con vigore e rigore ciò che le destre cercano di insinuare, ossia che noi saremmo stati costretti a rimediare ad un errore voluto sulla finanziaria. Secondo loro, sarebbe stato un errore meditato e, quindi, la Corte dei conti e i poteri costituiti dello Stato avrebbero costretto il Governo e questa maggioranza, che, nonostante tutto, c'è e si farà sentire, a provvedere con un decreto-legge, insinuando, quindi, l'esistenza di una diversa volontà del centrosinistra e accusando, come affermava il collega Leone, di inadempienza il nostro ministro Di Pietro.
Noi rinviamo al mittente questo tipo di impostazione culturale e politica. Abbiamo rimediato ad un errore, che avevamo fatto - e lo abbiamo riconosciuto -, che non dipendeva, però, da una volontà politica, ma da una volontà tecnica.
Quindi, l'Italia dei Valori voterà a favore della conversione di questo decreto-legge, perché ritiene che coloro che i quali si siano macchiati di reati amministrativi nei confronti dello Stato vadano perseguiti. In questo senso, la linea dell'Italia dei Valori è rigorosa e l'azione del ministro Di Pietro è coerente con essa.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il voto finale avrà luogo alle 15.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.
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