Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1538-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buglio. Ne ha facoltà.
SALVATORE BUGLIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
Pag. 16
PRESIDENTE. Onorevole Buglio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, vorrei brevemente dichiarare che il gruppo Popolari-Udeur sostiene con convinzione il progetto di legge in esame, inquadrandolo in un generale principio di azioni volte a consolidare il rispetto dei principi ispiratori della Carta costituzionale e dei diritti dei lavoratori. Inoltre, reputiamo che l'eliminazione di concorrenza sleale può essere espletata attraverso, appunto, metodi che permettano alle aziende in regola di non avere chi combatte il lavoro in modo scorretto.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Rossi Gasparrini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto perché, nonostante quanto è accaduto, voteremo comunque a favore del provvedimento in esame, che introduce un principio assolutamente condivisibile e che peraltro aveva formato oggetto di uno specifico ordine del giorno accettato dal Governo nel corso della discussione dell'ultima legge finanziaria.
Del merito di tale provvedimento si è già discusso abbondantemente; però, è necessario che io faccia una precisazione sul «pasticcio» accaduto in occasione del voto sull'emendamento Pelino 1.22. Ovviamente, le questioni tecnico-organizzative dell'Assemblea sono anche di competenza della Presidenza, ma vanno pure lasciate alla responsabilità di ciascun gruppo. Si tratta comunque di un incidente sul quale evidentemente sorvoliamo, perché non può mai assolutamente intaccare - un «incidente sul lavoro», mi suggerisce il collega! - i rapporti che vi sono tra noi; tuttavia, tale circostanza ha evidentemente provocato un problema, costituito soprattutto dal fatto che l'emendamento Pelino 1.22 assumeva un ruolo centrale, sul quale i gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale avevano concentrato tutta la loro azione per formularlo, per cercare di chiarire un aspetto che ho tentato di rappresentare ai colleghi, ma che probabilmente non sono riuscito a rendere in maniera evidente e chiara. Torno sull'argomento perché sia chiaro, dai resoconti della seduta, che in primo luogo l'introduzione della sottoscrizione di un modulo prestampato e numerato per rassegnare le dimissioni non implica alcuna limitazione del lavoratore rispetto alla facoltà di impugnare successivamente le dimissioni per i vizi tipici della volontà, che il nostro ordinamento ancora prevede - grazie al cielo - a meno che in futuro la maggioranza non decida di eliminarli.
In secondo luogo, l'istituto delle «dimissioni prestampate» anche nel rapporto di lavoro a tempo determinato non costituisce - a nostro avviso - un vantaggio per i lavoratori che rientrano in un certo ambito contrattuale, ma semmai un'ulteriore penalizzazione, in quanto probabilmente non abbiamo previsto in tale disposizione, che intendiamo ancora mantenere, almeno una specifica dizione che riporti nel modulo prestampato, in caso di dimissioni del lavoratore a tempo determinato, la specificazione delle ragioni di tali dimissioni. Evidentemente, vi è un'incongruenza e appureremo se potrà essere superata in sede di applicazione della legge o magari con una specifica modifica che potrà introdurre il Senato; però, si tratta di un'incongruenza che, allo stato, rimane. Inoltre, dal punto di vista politico, ho sottolineato nel mio intervento - ma la stessa osservazione è stata espressa anche dai colleghi Contento e Antonio Pepe - che con questo provvedimento introduciamoPag. 17una modifica surrettizia all'impianto, complesso e complessivo, della cosiddetta legge Biagi.
Non è corretto, da un punto di vista politico, che si faccia ciò quando non si ha il coraggio di affrontare il problema a viso aperto - come è stato ribadito - in Assemblea e in Commissione dove, evidentemente, frange importanti della vostra maggioranza non vi avrebbero mai seguito su questa strada (mi rivolgo ai colleghi della sinistra che hanno strenuamente difeso il provvedimento in esame). Si tratta di un avvertimento politico ai colleghi più moderati della maggioranza di aprire gli occhi su ciò che può accadere attraverso l'approvazione di piccole norme che, intervenendo sporadicamente, possono poi intaccare complessivamente e pregiudicare l'impianto legislativo della legge Biagi, condiviso dalla stragrande maggioranza del Parlamento.
Concludendo, confermo, come è ovvio, il nostro voto favorevole, con le riserve di carattere tecnico, giuridico e politico che ho testè menzionato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, non posso consegnare, come altri, il mio intervento perché non l'ho scritto. Intervengo brevemente per dichiarazione di voto scusandomi, anzitutto, con l'onorevole Nicchi per averla confusa, poco fa. Ovviamente, il mio precedente intervento, rispetto alle polemiche relative alla legge Biagi, era riferito all'onorevole Cesini. Inoltre, nei confronti del collega - del quale ho molta stima - che, rivolgendosi al centro, ha chiesto di dare «un segno di vita», vorrei rispondere che lo diamo, come sul presente provvedimento, su ciò che riteniamo di interesse generale. Abbiamo il coraggio di votare e di sostenere simili provvedimenti, indipendentemente dagli schieramenti, perché questo è il nostro modo di fare.
Il provvedimento in esame è nell'interesse di categorie sicuramente a rischio e di persone che, oltre alle difficoltà nel lavoro, rischiano di essere rimesse sulla strada. Pertanto, senza andare molto lontano, ritengo che il provvedimento, compresa la posizione rispetto all'emendamento Pelino 1.22, sia veramente completo e fornisca, almeno in parte, una risposta ad una situazione di difficoltà che riguarda non soltanto le donne in attesa di un figlio, ma in generale il mondo del lavoro, nei cui confronti la nostra Commissione sta compiendo uno sforzo non da poco.
L'ultima considerazione è che oggi in questa sede - l'abbiamo capito, al di là dell'emendamento Pelino 1.22 - abbiamo portato per la prima volta, come dicendo che l'onorevole Lo Presti ha ricordato in maniera scherzosa all'inizio del suo intervento - è quasi un giorno di festa, il primo provvedimento dell'XI Commissione all'esame di quest'Assemblea con una posizione condivisa ed un confronto in Commissione serio e responsabile nei confronti dei problemi affrontati. La mia preoccupazione è che, a fronte di problemi collegati a quello in esame, come la precarietà e la sicurezza sul lavoro, tale atmosfera in Commissione possa venire meno. Lo dichiaro oggi in aula perché vi è la possibilità che il provvedimento sulla sicurezza del lavoro registri un'accelerazione in Commissione per giungere all'esame dell'Assemblea, tra pochi giorni, senza il necessario approfondimento che, invece, ha caratterizzato questo ed altri provvedimenti.
Pertanto, preannunziando con convinzione il nostro voto a favore del provvedimento in esame, mi auguro, rivolgendomi sopratutto alla maggioranza, che si tenga conto dello spirito che si è creato all'interno della Commissione e che lo stesso venga mantenuto per i provvedimenti, delicati ed importanti, che stanno per essere discussi in Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoletano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei evidenziare come, in primo luogo, il progetto di legge in esame ha, sul piano del diritto del lavoro, il pregio di aver disancorato la figura delle dimissioni della lavoratrice e del lavoratore (in genere, del prestatore d'opera) dall'ormai obsoleta disciplina codicistica risalente, come è noto, al 1942.
In relazione all'articolo 2118 del codice civile, che alcuni colleghi hanno citato e che prevedeva il recesso del datore di lavoro o del lavoratore, l'ordinamento ha conosciuto da un lato il licenziamento - che, «pudicamente», nel codice civile non è citato nemmeno in questi termini - e le dimissioni, quando il recesso veniva operato dal lavoratore. Orbene, l'ordinamento nel tempo ha posto significativi limiti al potere di licenziamento, con l'obiettivo di garantire il più possibile ai lavoratori subordinati la stabilità del posto di lavoro. Nessun limite è stato, invece, posto al potere delle dimissioni e alla figura delle dimissioni in genere da parte del lavoratore. Tale istituto, infatti, è rimasto fermo alla vecchia disciplina codicistica, che riduceva l'obbligo soltanto a dare il preavviso, a meno che non si trattasse di un recesso per giusta causa.
Proprio perché esistono particolari vincoli al licenziamento (dalla legge n. 604 del 1966, alla legge n. 300 del 1970, fino alla legge n. 109 del 1996 ed altri provvedimenti) ma non erano previsti, in modo parallelo e corrispettivo, limiti anche per le dimissioni, si poneva la necessità di una verifica attenta al negozio delle dimissioni, perché esso ha celato sempre più fattispecie simulatorie.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,25)
FRANCESCO NAPOLETANO. Infatti, dietro a tale istituto si nascondeva qualcosa non solo di antigiuridico, ma di incivile e vergognoso: far dominare alcuni settori aziendali e datoriali con un potere di vero e proprio ricatto nei confronti dei lavoratori e, soprattutto, delle lavoratrici, per fare il bello e il cattivo tempo in azienda, sottoponendo i lavoratori e le lavoratrici ad una perenne condizione di soggezione psicologica. Ciò è stato ricordato dalla relatrice, dai colleghi proponenti e da molti dei colleghi intervenuti, cui tale aspetto non è certamente sfuggito.
Questo è, quindi, un primo intervento del legislatore, che pone un limite - a pena di nullità - non solo nei confronti dei lavoratori subordinati ex articolo 2094 del codice civile, ma per quelle fattispecie in cui è presente l'elemento della parasubordinazione (come nel caso della collaborazione continuativa o a progetto o di associazione in partecipazione), che alcuni colleghi si rifiutano di considerare, essendo ancora fermi alle disposizioni del codice civile del 1942. Nel codice civile, infatti, le figure atipiche del diritto del lavoro sono presenti solo marginalmente e si vuole continuare a mantenere la possibilità delle dimissioni per tali categorie atipiche, che oggi riguardano milioni di lavoratori in Italia, con l'istituto del lavoro precario, che è stato creato da quelle leggi che oggi vengono così decantate!
Mentre il codice civile del 1942 non prevedeva la possibilità delle dimissioni nel lavoro a tempo determinato, la proposta di legge in esame introduce una grande innovazione. Infatti, mentre in precedenza ci trovavamo innanzi a fattispecie residuali, oggi, per quanto riguarda la nuova occupazione, il lavoro a termine sta diventando la regola. Non esistono più lavori a uno, due o tre mesi, talvolta anche uno o due anni o forse più, durante i quali si pone il seguente ricatto: per essere assunti è necessario innanzitutto firmare una dichiarazione preventiva in bianco. Quindi, quando al datore di lavoro passerà per la testa, quando ci saranno fenomeni di intervento, anche morale, sui lavoratori e sulle lavoratrici, questa operazione perversa (finalizzata al licenziamento) potrà scattare. Non è sufficiente che l'ordinamento abbia tutelato la maternità. A tuttiPag. 19è nota la nullità assoluta del licenziamento comminato per causa di maternità, di matrimonio, di puerperio, ma diventa difficile verificarla nel concreto!
Allora, non è possibile che in Italia non siano rispettati il diritto alla maternità e il diritto alla conservazione del posto di lavoro, quando si ha la sventura di avere una malattia lunga o un infortunio sul posto di lavoro. Non è possibile che, invece di ricevere la solidarietà da parte del Paese e, innanzitutto, da parte del datore di lavoro, questi ti cacci via come un padrone dell'Ottocento! Altro che datore di lavoro!
Soprattutto nel centrosud questi sono fenomeni che possiamo constatare ogni giorno, soprattutto nelle piccole e medie imprese. Altro che crescita, altro che sviluppo, se si continuano a calpestare i diritti dei lavoratori! Il diritto del lavoro, che per definizione è in continua evoluzione, purtroppo finisce con l'essere svilito, anche nell'applicazione giurisprudenziale, quando i rapporti di forza politici e della rappresentanza sindacale rimangono indeboliti nel Paese a danno dei lavoratori.
Oggi ci sono le condizioni, perché è aumentata la sensibilità nei confronti di questo tipo di problema. Sarà molto più difficile, con una certificazione valida quindici giorni per poter aggirare la norma. Si tratta di un principio di civiltà che mi auguro, nel rafforzare la tutela della parte contrattuale più debole nel rapporto di lavoro, ponga le condizioni affinché questo Governo e questo Parlamento mettano finalmente mano al Codice civile del 1942, anche per quanto riguarda la disciplina del diritto al lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Colleghi, faccio presente che vi sono ancora cinque colleghi che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Alle 12 dobbiamo sospendere la seduta perché è necessario allestire l'aula per la votazione in seduta comune, ma prima dobbiamo assolutamente svolgere il secondo punto all'ordine del giorno, che riguarda la costituzione in giudizio della Camera in relazione ad un conflitto di attribuzione, sul quale la Camera si deve assolutamente pronunciare prima del prossimo lunedì. Pertanto, non possiamo non affrontarlo ora.
Chiedo quindi uno sforzo massimo ai colleghi ancora iscritti a parlare - gli onorevoli Pellegrino, Rocchi, Marisa Nicchi, Fabbri e Lucia Codurelli - per consentirci di svolgere, prima delle 12, anche l'altro punto all'ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pellegrino. Ne ha facoltà.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, sarò brevissimo nell'esprimere il voto favorevole del gruppo dei Verdi su questo provvedimento, importante perché pone fine ad una vera e propria estorsione, che tanti lavoratori hanno subito per anni nel nostro Paese.
In modo particolare le principali vittime, come è stato ribadito in più di una occasione, sono state le donne, che sono state colpite dalla pratica delle dimissioni firmate in bianco.
Il presente provvedimento va anche nella direzione di dare delle regole al mondo del lavoro, perché purtroppo tante volte vengono messi in discussione i diritti fondamentali dei cittadini e dei lavoratori. Mi riferisco al diritto al trattamento di malattia e infortuni, al diritto alla maternità per la donne. Si tratta sicuramente di un provvedimento che, almeno su questi punti, riesce ad arginare un fenomeno grave.
D'altra parte è importante restituire dignità ai lavoratori, quella dignità che in più di un'occasione, è purtroppo, venuta meno. Ribadisco ancora una volta il voto favorevole del gruppo dei Verdi (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ringrazio anche per la brevità l'onorevole Pellegrino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, intervengo per due minuti soffermandomi su due aspetti.Pag. 20
In primo luogo, non va sottovalutato, e mi pare che a volte non ce ne sia la consapevolezza nel nostro dibattito, il valore e l'importanza del provvedimento che stiamo per votare. In questo senso ritengo che sia dovuto un ringraziamento alla collega Nicchi e, soprattutto, a tutte le deputate dell'Unione che, partendo dalla necessità di tutelare un diritto, hanno determinato la possibilità, anche con una convergenza positiva e unitaria in Commissione, della sua estensione ad un diritto generale.
Infatti, fino ad oggi più le tutele contro gli abusi riguardanti le dimissioni erano previste per la maternità, per il matrimonio o, solamente ex post, in caso di sospetto di dimissioni forzate, sia solo per lavoro subordinato.
Non vi era uno strumento attuativo di questa tutela e di questo diritto. Con il provvedimento in esame, invece, riusciremo a sancire un diritto generale, che va sicuramente a tutela delle donne lavoratrici, ma anche di tutti i lavoratori e le lavoratrici, e per ogni rapporto di lavoro, non solo per quello a tempo determinato.
Concludo affermando che, proprio le questioni sollevate dall'onorevole Lo Presti - che vi ha tanto insistito, perciò non sono intervenuto sull'emendamento - sono la testimonianza della necessità che quello previsto dalla proposta di legge in esame debba essere un diritto generale, valido per ogni rapporto di lavoro. Infatti, il problema che questa proposta di legge non affronta (quello relativo alla modulistica verrà risolto dagli uffici competenti) è che un lavoratore o una lavoratrice con contratto a tempo determinato sottoposto al ricatto delle dimissioni volontarie anticipate e in bianco potrebbe perfino essere costretto a pagare al datore di lavoro la penale, perché non è giustificato il motivo dell'interruzione del contratto di lavoro a tempo determinato.
Quindi, approvare tale provvedimento che sancisce delle tutele generali, importanti e positive, per i lavoratori e le lavoratrici, dando attuazione alle norme esistenti, è un primo passo positivo nell'estensione della tutela dei diritti di chi lavora (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Signor Presidente, chiedo preliminarmente che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
Con questa breve dichiarazione di voto, a nome del gruppo Sinistra democratica Per il socialismo europeo, vorrei però sottolineare due aspetti.
Anzitutto, rivolgo un ringraziamento al lavoro costruttivo dell'XI Commissione, in particolare al presidente Pagliarini e alla relatrice Titti Di Salvo, nonché a tutte le colleghe.
Vorrei inoltre ribadire e sottolineare che, per il nostro gruppo Sinistra Democratica, l'aver posto all'attenzione del Parlamento questo tema ha un significato simbolico e concreto: quello di rimettere al centro della discussione politica dell'Assemblea il diritto del lavoro, riequilibrando i poteri e le tutele a favore del lavoratore e della lavoratrice, che sono pesantemente mortificati dalla cosiddetta legge Biagi.
Vogliamo anche riaffermare la libertà e l'autonomia delle donne, che per noi è un valore intangibile. Ciascuna donna deve essere messa in grado di essere artefice della propria vita, a partire dalle scelte procreative, che solo uno spirito illiberale contrappone ancora al lavoro. Noi donne sappiamo bene che queste contraddizioni mettono in gioco, innanzitutto, la forza delle donne, poiché la loro risoluzione richiede un'abilità di cui esse sono capaci per armonizzare tutti gli aspetti della vita. Sono degli equilibri faticosi da raggiungere, che nessuna donna può aggirare, pena una rinuncia dolorosa; questo è il modo di vita delle donne ed è il prezzo della loro libertà.
Allora, il Parlamento, il Governo e le donne che siedono in Parlamento hannoPag. 21un dovere verso la fatica e la forza femminile: quello di rispettarle sempre, lottare per allargare i diritti contro le discriminazioni e di arricchire la nostra società di servizi e occasioni di buona occupazione.
Per tale ragione la scelta che oggi compiamo ha per noi una grande importanza, quindi condividiamo questa giornata di felicità, a cui si è fatto riferimento in precedenza (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Deputata Nicchi, la Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del suo intervento, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabbri. Ne ha facoltà.
LUIGI FABBRI. Signor Presidente, Forza Italia voterà a favore di questa proposta di legge, anche perché analogo è stato il nostro comportamento in Commissione, dove abbiamo trovato un accordo. Non sarà così per tutti i provvedimenti, perché abbiamo visioni antitetiche su ciò che riguarda la sicurezza sul lavoro, della quale cominceremo a discutere oggi.
Siamo d'accordo sul provvedimento in esame perché si tratta effettivamente di una norma di civiltà. La domanda del collega Burgio, con cui si chiedeva perché in tanti anni non si era pensato a ciò, va rivolta soprattutto ai precedenti Governi di centrosinistra.
Devo riconoscere, con il collega Rocchi, che in effetti esisteva già una tutela per alcune categorie, ad esempio nei confronti dei lavoratori subordinati in caso di gravidanza, paternità, adozione e quant'altro. Questo, tuttavia, è un caso che non riguarda normalmente un numero elevato di lavoratori. Infatti, l'ufficio vertenze della CGIL registra non più di 1600-1800 persone all'anno che ricorrono al giudice.
Si tratta di una norma di civiltà perché, mentre in caso di licenziamento si può andare di fronte al giudice, nel caso di dimissioni, invece, non si può agire in tal modo o, comunque, se si decide di andare davanti al giudice l'onere della prova è sempre a carico del lavoratore.
Noi voteremo a favore del provvedimento in esame perché lo spirito di collaborazione, registrato in Commissione sul provvedimento, è stato sempre presente fin dall'inizio. Il mio timore, però, è che una norma di tal genere contribuirà ancora ad irrigidire il sistema. Infatti, chi come me ha qualche capello bianco e conosce il mercato del lavoro ritiene che con tale irrigidimento vi sarà ancora un problema per le assunzioni, soprattutto in certe parti del Paese. Comunque, il gruppo di Forza Italia esprimerà voto favorevole (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto la deputata Codurelli. Ne ha facoltà.
LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, il gruppo de L'Ulivo voterà a favore di questo provvedimento. Chiedo poi che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Codurelli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
LUCIA CODURELLI. Consegno l'intervento per consentire che tale proposta di legge venga votata oggi, altrimenti correremmo un pericolo serio. Proprio per questo motivo, dunque, vorrei citare solo quattro aspetti prima di consegnare il mio intervento.
Su questo provvedimento siamo d'accordo: abbiamo lavorato affinché lo stesso fosse inserito all'ordine del giorno della Commissione e oggi esso è sottoposto all'esame dell'Assemblea, come primo provvedimento della Commissione (questo è stato sottolineato anche da altri).Pag. 22
Il primo obiettivo è costituito dalla volontà di restituire dignità e rispetto al mondo del lavoro; il secondo è rappresentato dalla necessità di riconoscere nei fatti e in ogni occasione il valore sociale della maternità; il terzo è costituito dal conseguimento di una maggiore occupazione delle donne, vista come una risorsa indispensabile per il nostro Paese; il quarto ma non ultimo - e lo sottolineo - per importanza concerne la tutela dell'interesse non solo dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche di quei datori di lavoro che rispettano le regole, le leggi e che subiscono la concorrenza di fronte a slealtà a cui assistiamo tutti i giorni.
Vi è un ulteriore aspetto, non secondario, costituito dal fatto che siamo nell'anno delle pari opportunità. Con questo provvedimento il Parlamento agisce nei fatti, dunque fa meno celebrazioni e più fatti!
Consegno a questo punto il mio intervento e, a nome de L'Ulivo, preannuncio un voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
TITTI DI SALVO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO, Relatore. Signor Presidente, intervengo per ringraziare con assoluta sincerità, sia tutti componenti della XI Commissione, sia l'Assemblea. Oggi, infatti, è stata scritta una bella pagina del Parlamento italiano per le donne e gli uomini di questo Paese. Ringrazio in particolare l'onorevole Nicchi, che ha consentito che tale proposta di legge esistesse (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).