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Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2849.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2849)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Compagnon. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, avrei preferito, in fase di dichiarazione di voto finale, poter consegnare il testo del mio intervento, perché immaginavo si potesse votare all'unanimità un testo così delicato. Ma così non è. Credo, quindi, sia doveroso fare alcune puntualizzazioni, anche per spiegare e giustificare in termini politici l'atteggiamento di voto.
L'argomento in discussione, la sicurezza sul lavoro, dall'inizio di questa legislatura ha costituito un tema portato avanti all'unanimità in sede di Commissione; eravamo tutti d'accordo sulla volontà di intervenire e di pervenire all'esame in Assemblea il prima possibile. Ci siamo incamminati su questa strada, trovando una sintonia molto costruttiva. Quando poi è giunto alla nostra attenzione il disegno di legge del Governo, sono iniziate, a mio avviso, le prime preoccupazioni; infatti, ci siamo resi conto che non c'era, da parte del Governo, con la presentazione di questo disegno di legge, la volontà di cercare assieme alle Commissioni una proposta comprensiva anche delle valutazioni e dei suggerimenti dell'opposizione.
Assieme a questo disegno di legge, è stata presentata anche una proposta di legge, ma, anziché costituire un Comitato ristretto per cercare di predisporre un unico testo condivisibile che conservasse le parti migliori di entrambi, si è procedutoPag. 80molto velocemente - ripeto: molto velocemente - solo sul testo del provvedimento del Governo.
A ciò, che per noi è stato già un motivo di preoccupazione, si è aggiunta poi la delega al Governo, presente già nel titolo del disegno di legge. La delega costituisce un altro motivo di estrema preoccupazione: la delega al Governo in ordine all'adozione di tutte le misure necessarie in attuazione di un disegno di legge come questo dovrebbe evidentemente sottintendere una volontà generalizzata rispetto alle stesse misure da adottare. Invece, si tratterà di una delega frutto solo della posizione del Governo, all'interno del quale già ci sono - come vediamo ogni giorno - posizioni diverse.
Quindi, alla delega - che già di per sé è misura censurabile in quanto da questa Assemblea dovrebbero essere approvati provvedimenti definitivi - si aggiungono anche le difficoltà all'interno dello stesso Governo. Invero, non queste ultime mi preoccupano, ma quelle che saranno le scelte che poi ricadranno sulla pelle dei cittadini.
Quindi, questo provvedimento parte con una filosofia estremamente diversa da quella che doveva essere. Faccio riferimento molto rapidamente a tre aspetti per renderci conto di come questo provvedimento abbia un'impostazione eccessivamente sanzionatoria ed anche eccessivamente repressiva. Potrei citare solo alcuni elementi, anche marginali, come la questione del tesserino o l'esagerazione degli ispettori senza coordinamento, oppure tornare al discorso degli appalti: sappiamo benissimo che oggi non c'è iniziativa di appalto che non necessiti di subappalti. Vi è, quindi, la necessità di approfondire questo tema non solo in termini di trasparenza, il che non è secondario, ma soprattutto per fare in modo che questa iniziativa non vada a scapito della sicurezza sul lavoro.
È chiaro che di fronte a questa situazione, che gli stessi componenti di maggioranza delle Commissioni, secondo il mio punto di vista, avrebbero voluto affrontare in maniera diversa, devo dare atto ai relatori dell'atteggiamento positivo mostrato con riferimento al tentativo, che ha poi incontrato il favore del Governo, di formulare alcuni ordini del giorno in sostituzione di parecchi emendamenti che noi abbiamo presentato.
Per correttezza, devo dare atto di questa sensibilità, che ha permesso a noi di trasfondere in ordini del giorno il contenuto di emendamenti che ritenevamo utili a migliorare questo provvedimento. Prendo atto, inoltre, che gli stessi ordini del giorno sono stati accettati integralmente dal Governo.
Evidentemente, però, è una sottolineatura dovuta per correttezza, ma il parere rimane fortemente negativo rispetto al percorso adottato, e la colpa e la causa di tutto ciò è sicuramente e principalmente da attribuire ad un Governo che non ha permesso - per una questione di maggioranza, partendo dal Senato, privilegiando i tempi e non i contenuti - di discutere, di approfondire e di migliorare il testo in esame. Lo dimostra anche il fatto che, da parte della maggioranza, sono stati presentati parecchi ordini del giorno, molto corposi, che stanno appunto a dimostrare, se vi fosse ancora bisogno di sottolinearlo, che il provvedimento alla nostra attenzione è sì urgente, ma aveva e ha ancora bisogno di approfondimenti, per intervenire in maniera veramente costruttiva e incisiva rispetto al tema.
Concludo, signor Presidente, ricordando - per capire la drammaticità di ciò che viviamo quotidianamente e quindi l'importanza del tipo di provvedimento che stiamo per adottare - che ad oggi i morti sul lavoro, riferendosi solo all'anno corrente, sono oltre 600 e aumentano di giorno in giorno; migliaia sono quelli degli ultimi due o tre anni. Ieri sono morti due lavoratori, uno di 68 anni e uno di 52 anni. Quello di 68 anni era un soggetto che lavorava «in proprio» e non aveva alcuna intenzione di andare in pensione, perché attaccato al lavoro; stanotte, poi, è morto un lavoratore di 26 anni. Rappresentano uno spaccato del nostro Paese, che abbiamo il dovere di tutelare e magari inPag. 81questo momento - mi auguro non sia vero - altri casi di questo genere si stanno verificando in Italia.
Di fronte a tale situazione, così drammatica, è ovvio che abbiamo il dovere, come Parlamento, di fare in fretta ma, come dicevo prima, non possiamo, a scapito del contenuto, privilegiare i tempi, perché faremmo un'operazione lesiva degli interessi dei cittadini e della vita delle persone che sono ogni giorno a rischio.
A questo punto, l'attuale maggioranza approverà il provvedimento in esame, lo approverà con i soli voti della maggioranza stessa e avrà sicuramente risolto un problema al suo interno, perché tale approvazione - come quella relativa alla riforma della giustizia e come altre che hanno avuto un'accelerazione fortissima, a scapito del dibattito e a scapito del contenuto - sicuramente risolve una parte dei problemi della stessa maggioranza, che si sono notati dall'inizio della legislatura.
Però chiedo - e anche il nostro voto sarà consequenziale a tale richiesta - di concederci la possibilità, come gruppo parlamentare UDC e come opposizione in generale, di potere in qualche modo contribuire a migliorare il provvedimento in esame che, così com'è, effettivamente non va incontro come avrebbe dovuto al problema della sicurezza sul lavoro.
Vi pongo una sola domanda: è pensabile che non solo il nostro partito, ma metà del Parlamento (infatti l'opposizione costituisce metà del Parlamento) non sia nella condizione di formulare una proposta migliorativa su un disegno di legge del Governo? È pensabile che tale metà del Parlamento, che è metà del Paese, non sia in grado di fornire un suggerimento nell'interesse di un provvedimento così delicato, come quello che ci accingiamo a votare?
Su ciò credo che ognuno di voi, prima che di noi, debba domandarsi se ha agito bene o non ha agito bene. Avete agito bene ad accelerare solo per quanto attiene alla necessità di fornire risposte, ma avete agito male perché non avete permesso a metà dei parlamentari di contribuire.
Tuttavia la nostra serietà, rispetto al provvedimento in esame, si è dimostrata in tutto il suo iter, e la dimostreremo anche nel voto finale, perché riteniamo, con il voto di astensione, seppur contrari sul provvedimento in esame, di dare un segnale forte...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANGELO COMPAGNON. ... affinché - ho concluso, signor Presidente -, una volta risolti (e con questo provvedimento ne avete risolti una parte) i vostri problemi all'interno della maggioranza, dal giorno dopo, prima di utilizzare la delega, che è delicata sul provvedimento in esame, ci ridiate la possibilità di intervenire e di fornire un apporto migliorativo, perché siamo in grado di fornirlo, non nell'interesse di questa opposizione o del mio partito, ma nell'interesse del Paese. [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, preannuncio il voto di astensione anche del gruppo di Alleanza Nazionale, come le altre componenti della minoranza. Lo faremo con senso di responsabilità dato che non intendiamo assolutamente ostacolare il percorso di un provvedimento che sicuramente possiede un effetto annunzio e sul quale vi è stato un alto richiamo del Presidente della Repubblica che rispettiamo, che abbiamo condiviso e che ha aperto la strada, soprattutto in questo ramo del Parlamento, ad una corsia preferenziale molto più veloce, anche tenendo conto delle ferie imminenti.
Non possiamo, però, non evidenziare un certo rammarico nel non essere stati messi nelle condizioni di poter incidere positivamente e proficuamente nel miglioramento del testo del provvedimento. Al Senato è stato svolto un lavoro proficuo - ho letto gli atti provenienti dal Senato -,Pag. 82intenso, che ha visto la maggioranza e l'opposizione interloquire, dialogare, ragionare sulla possibilità di un miglioramento del testo, che è stato comunque arricchito dagli spunti molto interessanti provenienti dalle forze di opposizione.
Alla Camera tutto ciò non è stato possibile perché - come affermavo prima - la necessità di terminare prima delle ferie la conversione in legge del provvedimento ha di fatto non «strozzato» il dibattito, ma sicuramente impedito tutti quei miglioramenti condivisi - anche i colleghi della maggioranza nelle Commissioni lavoro e affari sociali li hanno ritenuti opportuni - che per le esigenze testé richiamate non è stato possibile inserire nel testo. Ciò evidentemente lascia un po' l'amaro in bocca perché, come si è visto, trasfondendo in ordini del giorno alcuni spunti interessanti abbiamo registrato il parere positivo del Governo.
Vi è un aspetto del provvedimento che non è stato minimamente evidenziato nel corso del dibattito e sul quale mi vorrei intrattenere brevemente: la copertura finanziaria. Le deleghe contenute nell'articolo 1, non dovrebbero produrre secondo quanto affermato nella norma, all'articolo 1, comma 7, alcun onere a carico della finanza pubblica. Alle deleghe evidenziate nell'articolo non è, dunque, collegata alcun tipo di copertura. I criteri di delega descritti sono implicitamente riconosciuti onerosi dalla stessa norma dato che si presuppone un'invarianza degli oneri in virtù di una migliore allocazione delle risorse disponibili, in contraddizione con quanto stabilito altre volte dalla Commissione bilancio.
Non è pensabile che si possa conferire al Governo una o più deleghe senza una copertura finanziaria espressa già nella legge delega e rinviare alla potestà legislativa del Governo l'onere di ricercarla. Tutto ciò confligge con un principio sancito dalla Corte costituzionale con sentenza del 1976, dove si afferma che la quantificazione degli oneri e la relativa copertura finanziaria debbano essere effettuati in sede di legge delega e non rimandati ai decreti legislativi.
È un aspetto che a mio avviso inficia la validità del provvedimento. Vedremo successivamente cosa farà il Governo nel momento in cui dovrà ricercare le relative coperture finanziarie con i provvedimenti delegati.
Si tratta di un aspetto dal quale potrebbero derivare problematicità che potrebbero anche mettere in discussione l'impianto complessivo dei decreti legislativi.
Il provvedimento in esame ha presentato sicuramente spunti interessanti, ma in concreto per quanto riguarda gli aspetti - sottolineati in occasione dell'illustrazione e del voto sugli emendamenti - della formazione delle imprese e dei lavoratori, la parte propositiva, che deve precedere l'aspetto sanzionatorio, il controllo e il sistema afflittivo, che possono creare condizioni oltremodo penalizzanti per le imprese, soprattutto - come abbiamo avuto modo di rilevare - per quelle piccole.
Queste ultime sono state inserite nel novero dei soggetti verso i quali si indirizza la normativa che deve disciplinare giustamente e riorganizzare correttamente l'impianto complessivo della sicurezza sul lavoro, e le stesse piccole imprese escono fortemente penalizzate dal provvedimento in esame perché non hanno un sistema organizzativo e imprenditoriale adeguato a sopportare un sistema di sanzioni o di oneri che rischia di travolgerle. Il sistema descritto, con il numero dei dipendenti come limite per la costituzione di determinati organismi o l'importo delle sanzioni che possono essere oltremodo penalizzanti, rischia veramente di creare più danni che benefici ai piccoli imprenditori.
Siamo stati, altresì, critici nel momento in cui non hanno trovato accoglimento le nostre proposte - se non in via mediata, attraverso gli ordini del giorno - di introdurre, già in questa sede e in questo momento, una normativa premiale per le imprese che vengono valutate positivamente dal punto di vista della tutela e del rispetto della normativa in questione. Tutto ciò rappresenta un controsenso perché, se da un lato dobbiamo attrezzare le nostre istituzioni affinché siano più incisivePag. 83nel controllo e nella lotta contro il fenomeno in esame, dall'altro non possiamo non evidenziare come sia utile e importante affiancare alla repressione un sistema premiale. Si tratta di un aspetto sul quale - ripeto - siamo stati molto critici.
Ovviamente il nostro senso di responsabilità farà sì che il provvedimento in esame, comunque, oggi venga approvato, in attesa che il Governo - al quale auguriamo buon lavoro perché non sarà facile sviluppare una serie di deleghe su una materia così complessa e nei termini che sono stati indicati - presenti alle Commissioni il lavoro svolto.
Fin da ora manifesto qualche perplessità sul fatto che, in quella sede, si possano ottenere delle modifiche perché - come è noto - i tempi sono quelli che sono, le Commissioni devono prestare il parere entro il termine prestabilito...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANTONINO LO PRESTI... ed è ovvio che anche in quella sede vi saranno difficoltà oggettive.
Vorrei oggi, per allora, chiedere al Governo di presentare il lavoro svolto con spirito aperto, e con l'atteggiamento di chi vuole ricevere quel contributo che tutti abbiamo interesse a conferire...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANTONINO LO PRESTI. Dunque, auguro buon lavoro ai signori del Governo e speriamo che il provvedimento in esame a settembre, novembre o dicembre, quando saranno adottati i decreti delegati possa essere completamente migliorato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedica. Ne ha facoltà.
STEFANO PEDICA. Signor Presidente, l'esame del disegno di legge in oggetto costituisce un'occasione unica di incontro e di riflessione su un fenomeno tanto drammatico quanto diffuso, la cui urgenza è resa evidente dal triste susseguirsi, anche in questi giorni, come ricordavano alcuni colleghi, di gravissimi incidenti sul lavoro, molti dei quali mortali.
Le cifre relative alle morti sui luoghi di lavoro ci indicano in maniera inequivocabile come sia insostenibile accettare un tale stillicidio quotidiano di lavoratori e di lavoratrici. La problematica delle morti bianche è da considerare una vera e propria piaga nazionale, una tragica fenomenologia che investe, nella maggior parte dei casi, fasce sociali già disagiate che svolgono le mansioni più faticose e rischiose. Non è possibile negare tutta l'attenzione e il supporto che la situazione merita. Dobbiamo essere attenti; è inutile che ci giriamo intorno e che alcune forze politiche del centrodestra dicano di votare o di astenersi: in questo momento non giochiamo! Stiamo parlando di persone che muoiono ogni giorno e non ci dobbiamo neanche atteggiare ad essere irresponsabili, come alcuni partiti stanno facendo oggi, magari pubblicizzando altre cose, che a noi fanno raccapricciare la pelle, come il test sull'antidroga che non so quale significato possa avere oggi. Di certo le persone muoiono, cari amici del centrodestra e dovete dimostrare anche voi di avere un senso di responsabilità.
La previsione ad opera del disegno di legge del Governo, n. 2849, di un testo unico in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro concorrerà a rendere sicuramente più efficace ed organica la normativa vigente, che allo stato attuale è costituita da diverse e assai stratificate norme, che si sono succedute nel corso di diversi decenni. La normativa che regola la materia, non è di certo afflitta da un vuoto normativo, ma sicuramente soffre di una grave frammentazione e stratificazioni di discipline i cui blocchi principali sono costituiti da una serie di regolamenti risalenti agli anni Cinquanta e dalla normativa emanata negli anni Novanta.
Dopo l'emanazione del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, di attuazione delle direttive europee sul miglioramento della salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, il processo diPag. 84produzione normativa in materia di sicurezza del lavoro non ha visto soste, con l'integrazione della legislazione italiana e la trasposizione di norme europee nell'ordinamento nazionale. Una tale disgregazione di norme certamente non favorisce un'applicazione puntuale ed agevole dei provvedimenti riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il testo unico del Governo, da un'analisi del contenuto e della struttura organica, mi sembra in linea di massima idoneo a superare i limiti delle manchevolezze della disciplina vigente in materia di salute e sicurezza dei lavoratori, rispettando le competenze legislative costituzionalmente definite dall'articolo 117 della Costituzione, per quanto attiene alle materie di legislazione concorrente tra Stato e regioni, in riferimento alle quali il disegno di legge del Governo, all'articolo 1, che costituisce la norma di delega, si limita a stabilire i principi e i criteri direttivi ai quali si deve attenere la normativa di dettaglio, rimessa alla potestà legislativa delle singole regioni.
Anche per quanto riguarda le norme precettive che contengono disposizioni attinenti la tutela della salute e della sicurezza, per le quali lo Stato si dovrebbe limitare a stabilire principi fondamentali, vorrei rilevare come tali disposizioni intervengono in ambiti connessi con materie di legislazione esclusiva dello Stato, quali l'organizzazione e l'ordinamento amministrativo dello Stato e degli enti pubblici nazionali, l'ordinamento civile e penale e il sistema tributario e contabile dello Stato.
Considerata la stratificazione della normativa vigente e lo sforzo del Governo, che è riuscito ad adottare un testo unico semplificato ed organico, auspico un esame ed un'approvazione spedita e puntuale del provvedimento che, grazie anche ai miglioramenti apportati in Senato, ritengo sia idoneo ad assicurare un considerevole innalzamento del grado di sicurezza nei luoghi del lavoro. Gli articoli aggiunti al Senato, costituiti da norme precettive, garantiscono un'immediata applicazione della norma in materia che, integrata dalle disposizioni inerenti alla delega contenuta all'articolo 1, consentirà un'applicazione più certa ed immediata delle tutele garantite ai lavoratori.
Meritevoli di considerazioni sono le importanti novità contenute nel disegno di legge volte ad accrescere il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro, tra le quali vorrei menzionare il rafforzamento del ruolo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale; l'introduzione della figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del sito produttivo; la rivisitazione e il potenziamento delle funzioni degli organismi paritetici, anche in qualità di strumento di aiuto alle imprese nell'individuazione di soluzioni volte a migliorare la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori; l'introduzione dello strumento dell'interpello, relativamente ai quesiti sull'applicazione della normativa in materia di sicurezza del lavoro; l'obbligo di indicare specificamente i costi relativi alla sicurezza del lavoro nei contratti di somministrazione, di appalto e di subappalto e, infine, l'attenzione dedicata all'orario di lavoro che, se non rispettato e ingiustamente protratto più del dovuto, può accrescere considerevolmente il rischio di infortuni sul lavoro.
Ritengo, quindi, assai apprezzabile l'introduzione di alcune disposizioni in materia di contrasto irregolare, tra cui quelle previste dall'articolo 2, in base a cui, nei casi di esercizio dell'azione penale per i delitti di omicidio colposo o di lesione personale colposa, commessi in violazione in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro, il pubblico ministero dà immediata notizia all'Inail, ai fini dell'eventuale costituzione di parte civile e dell'azione penale.
Tra le iniziative particolarmente efficaci, introdotte con una proposta emendativa del Governo al Senato, vorrei sottolineare l'impegno rivolto a contrastare in maniera efficace il fenomeno degli infortuni mortali, attraverso l'assunzione, mediante l'utilizzo di graduatorie relative ad un concorso bandito nel 2004, di ispettori del lavoro, non solo del ruolo amministrativo, ma anche tecnico, avendo questi ultimi le competenze più appropriate perPag. 85verificare l'effettiva messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, nonché il rispetto di specifiche normative richiedenti, per il controllo del livello di applicazione, accertamenti e valutazioni di natura tecnologica, sia relativamente ad aspetti dei processi produttivi rilevanti ai fini della tutela fisica dei lavoratori, sia relativamente alla rispondenza di macchine, strumentazioni ed impianti a precise disposizioni normative.
Vorrei, inoltre, sottolineare come sia significativa, nell'ottica della promozione di una vera cultura della sicurezza, la previsione di destinare gli introiti delle sanzioni pecuniarie ad interventi e campagne di informazione.
Dopo averne elogiato gli aspetti meritevoli di apprezzamento, vorrei sottolineare come il testo del disegno di legge in esame sia sicuramente migliorabile sotto diversi aspetti, in relazione all'accettabile grado di sicurezza raggiungibile e all'urgenza che l'approvazione di tale provvedimento merita.
Anche in relazione all'orientamento assunto in seno all'esame in sede referente delle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali), auspico una rapida approvazione del testo, considerando inopportuno il rinvio al Senato a seguito di modifiche apportate in seno alla Camera. Voglia il Governo, da parte sua, impegnarsi ad attuare tutte le indicazioni volte a conseguire un più alto grado di sicurezza, attraverso integrazioni e perfezionamenti, alla normativa in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.
Vorrei concludere con una riflessione, che tiene conto del valore...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
STEFANO PEDICA. ... e del rilievo che ogni singola vita umana dovrebbe avere nel nostro ordinamento.
Ritengo che, se l'approvazione del presente testo unico può servire a salvare la vita anche di un solo lavoratore o di una sola lavoratrice, il nostro impegno non sarà stato vano!
È con tali considerazioni che vorrei preannunciare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori al presente disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur preannuncia, con la massima convinzione, il proprio voto positivo sul provvedimento in esame, in quanto condivide pienamente l'obiettivo dell'intervento legislativo, che consiste nel rendere più omogenea e razionale la disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Se analizziamo la drammaticità delle morti bianche, vediamo che esse hanno un'incidenza maggiore in alcune aree del Paese. Oggi, in Puglia, piangiamo la morte di tre lavoratori. Il gruppo dei Popolari-Udeur condivide, quindi, la necessità e l'urgenza di questo provvedimento.
L'Italia deve conformarsi, quanto prima, alle regole comunitarie in materia e deve garantire condizioni di lavoro più dignitose e omogenee ai cittadini, condizioni che siano degne di un Paese civile come il nostro.
Con tale intervento legislativo il Governo ha voluto rispondere a queste esigenze ed ora è nostro compito approvarlo senza indugio: è una responsabilità che abbiamo nei confronti di tutti i lavoratori italiani e delle loro famiglie, specialmente quelle che sono state duramente colpite dal dramma degli incidenti mortali.
Tutto ciò considerato, il gruppo dei Popolari-Udeur, che pure aveva presentato proposte emendative al testo licenziato dal Senato, esprime soddisfazione per l'accoglimento di alcuni ordini del giorno: tra i temi trattati consideriamo fondamentale quello del sostegno agli ispettori del lavoro, i quali esercitano un potere di controllo esteso a tutti gli aspetti del rapporto di lavoro e svolgono, tra i diversi compiti loro assegnati, importanti funzioni di coordinamento del personale di vigilanza degli istituti previdenziali. Il potere-doverePag. 86di coordinamento della direzione provinciale del lavoro, nei confronti degli istituti previdenziali, non riguarda solo la fase di programmazione dell'attività di vigilanza, ma anche la fase operativa, cioè quella dello svolgimento dell'attività ispettiva, che richiede professionalità ed impegno.
Risulta, dunque, incoerente che le retribuzioni del personale ispettivo delle direzioni provinciali del lavoro siano inferiori rispetto a quelle del personale di vigilanza degli enti previdenziali, personale che - come ho detto - è chiamato a coordinare.
Come gruppo dei Popolari-Udeur, inoltre, intendiamo appoggiare, con lettera formale al Presidente Prodi, la richiesta avanzata oggi dal Ministro del lavoro, Cesare Damiano, il quale chiede maggiori e più ampie risorse economiche a disposizione della vigilanza e della prevenzione finalizzata alla sicurezza.
Signor Presidente, la ringrazio e vorrei far notare quanto sia drammatico riuscire a parlare in questa sede (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buglio. Ne ha facoltà.
SALVATORE BUGLIO. Signor Presidente, fino all'ultimo minuto ero indeciso se consegnare il mio intervento o svolgere alcune considerazioni; poi, per la felicità di molti colleghi, ho deciso di consegnare l'intervento, ma le considerazioni le svolgo ugualmente...
PRESIDENTE. Mi scusi un attimo solo. Per favore, vorrei invitare i deputati a ridurre i toni di voce delle loro conversazioni, grazie.
Prego, deputato Buglio.
SALVATORE BUGLIO. Vorrei svolgere alcune considerazioni, in quanto mi ha colpito molto il comunicato ANSA delle ore 15,26 che riferisce dell'incidente occorso ad un operaio dell'Ilva, Domenico Occhionegro. Vorrei leggere cosa può avvenire in Italia nel terzo millennio e come un determinato contesto ambientale, culturale e sociale possa portare inevitabilmente ad una morte bianca.
Vi prego di ascoltare con attenzione, perché la questione del contesto è importante in quanto ormai si tratta di un fatto culturale, e non bastano gli interventi di tutti i colleghi, le recriminazioni e il dispiacere del giorno o del minuto dopo o il comunicato Ansa. Riflettiamo su questo!
A Domenico Occhionegro era stata promessa una piccola promozione e per questo si dava ancora di più da fare. Il giovane operaio di 26 anni è morto oggi, dopo l'incidente di ieri sera nel reparto Tubificio 2, dell'Ilva di Taranto, dove lavorano circa 300 persone.
L'operaio lavorava nella postazione Katof 2, dove si tagliano i tubi, in testa e in coda, nei punti dove vi sono eventuali difetti. Era stato assunto tre anni fa all'Ilva e proprio perché finalmente aveva ottenuto un posto di lavoro - vi è anche il problema della precarietà - pensava al suo futuro ed aveva programmato il matrimonio nel prossimo mese di ottobre. «Ero lì - racconta un collega - ho visto Mimmo sotto quel tubo, ho visto i suoi occhi e ho pensato: non ce la farà».
«Mimmo - continua - era un ragazzo gioviale, attivo. Non doveva morire. E, sì, non si doveva trovare lì, in quell'area, ma è normale fare certe cose che non si dovrebbero fare, quando si è continuamente pressati dai capi. Per loro siamo solo numeri».
Dal 18 agosto 2006 ad oggi nel reparto Tubificio 2 sono avvenuti tre incidenti gravi: in due episodi sono morti due operai; in un altro, ad ottobre, due operai sono rimasti feriti gravemente, tanto che un dipendente è tornato da poco sul posto di lavoro e un altro, che ha rischiato l'amputazione delle gambe, non è ancora rientrato.
«Non sono i macchinari a creare un problema» - racconta un altro operaio - «ma è il clima diventato irrespirabile in quel reparto, tanto da costringere i dipendenti a fare magari manovre che non si devono fare pur di non ricevere strigliate ingiustificate».Pag. 87
Gli operai parlano di turni massacranti anche di 16 ore al giorno, con un caldo terribile. Nel capannone dove lavoriamo, si raggiungono anche i 50 gradi e non tutte le postazioni hanno i gabbiotti con l'aria condizionata.
Questo è il contesto particolare nel quale si può morire. Così muore un ragazzo di 23 anni, in un paese dove i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sono negati. Penso, che quanto ho appena detto, il modo in cui si è arrivati alla morte di un ragazzo di 23 anni, ci debba fare riflettere sull'approccio relativo a tali problemi.
Pertanto, vorrei far presente che vi è un contesto culturale da superare e affrontare. In relazione al problema che riguarda la precarietà, è del tutto evidente che il Governo ha fornito alcune risposte. Su questo argomento, come dimostrato in Commissione lavoro, tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione, hanno capito l'emergenza ed hanno accelerato i propri lavori; pertanto, vorrei ringraziarle.
Inoltre, vorrei sottolineare che, sempre in Puglia, nella stessa giornata, ci sono stati in tutto tre morti tra cui un operaio edile di Brindisi, Cosimo Perrini, e un operaio di 33 anni, morto ad Otranto.
Non ho voluto svolgere l'intervento che avevo già preparato, probabilmente dieci minuti di parole che un po' tutti stiamo pronunciando in quest'aula. Penso che parlare del contesto ambientale e culturale presente oggi in Italia sia molto più importante che fornire alcune giustificazioni e pensare, soprattutto in una logica amico-nemico - che si riscontra anche in quest'aula - che qualcuno è bravo perché si ricorda dei morti al momento opportuno e qualcun altro, probabilmente, non ha questa sensibilità.
Il provvedimento in esame ha superato questa logica, ne sono davvero contento e ritengo costituisca un grande passo avanti per restituire dignità a moltissime lavoratrici e moltissimi lavoratori.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Deputato Buglio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, intervenendo nella discussione sulle linee generali di questo provvedimento mercoledì scorso mi sono soffermato sulla drammaticità dei numeri a proposito degli infortuni e delle morti sul lavoro. Da allora è trascorsa una settimana e, mentre noi discutiamo, nel Paese reale, nelle fabbriche e nei cantieri il numero degli infortuni e delle morti bianche continua a crescere.
Vorrei far notare che negli ultimi sette giorni sono stati denunciati all'Inail 12 mila infortuni i quali, pertanto, sono passati da poco meno di 600 mila dall'inizio dell'anno a 611.708, e negli ultimi sette giorni altri 19 lavoratori sono morti, portando il numero complessivo a 611.
Sembra un bollettino di guerra e, invece, stiamo parlando di persone che muoiono facendo il loro mestiere. È un'autentica vergogna dinanzi alla quale il Parlamento aveva ed ha il dovere di fornire una risposta forte all'altezza della gravità della situazione.
Con questo spirito siamo partiti l'anno scorso con l'obiettivo di riprendere in modo organico le proposte abbozzate nelle precedenti legislature e, finalmente, oggi si sono determinate le condizioni per porre all'attenzione del Parlamento e del Paese intero un nuovo testo unico per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Il punto cruciale è dirompente nella sua semplicità: si tratta di mettere in campo una risposta in grado di prefigurare una svolta sul piano normativo, pur nella consapevolezza che una simile problematica richiede anche innovazioni sotto il profilo culturale e sociale.
L'obiettivo è ambizioso perché non è semplice tenere assieme prevenzione ePag. 88repressione in una cornice di riscatto e rinascita culturale su un tema troppo spesso rimosso negli ultimi decenni. Non è semplice perché ampie porzioni della società non hanno voluto riconoscere per troppo tempo il primato del lavoro e della sua dignità. Così è potuto accadere, nel silenzio generale, che infortuni e morti bianche abbiano trovato talvolta spazio nelle pagine di cronaca dei giornali come fenomeni casuali, frutto di disattenzione e, comunque, imputabili alla fatalità.
In parallelo, ampi settori della società hanno tollerato il ricorso al lavoro nero, hanno considerato un male minore la diffusione della precarietà, in quanto lavorare saltuariamente sarebbe sempre meglio che rimanere disoccupati. Questo modo di pensare sembra a prima vista lineare e, invece, è assai contorto perché piega il diritto inalienabile al lavoro al primato dell'impresa e ai suoi bisogni contingenti.
Noi del gruppo dei Comunisti Italiani, anche in questo caso, ci siamo assunti la responsabilità di dire le cose come stanno. Mentre le più alte cariche dello Stato rompevano il muro del silenzio sull'ecatombe quotidiana di morti bianche, mentre le autorità religiose esprimevano tutto il loro sdegno per il mancato rispetto della persona e dei suoi bisogni più elementari, ebbene una parte del sistema delle imprese restava troppo spesso a guardare come se le tragedie dei dipendenti e dei loro familiari non risultassero degne di nota per i datori di lavoro.
Non è una novità che nel nostro Paese vengano spesso ignorati i precetti che regolamentano la sicurezza nei luoghi di lavoro perché considerati inutili o perché ritenuti costosi, e non desta alcuna sorpresa che molte imprese, per lo più di modeste dimensioni, siano disattente riguardo all'organizzazione del lavoro al proprio interno e nei confronti delle aziende cui sono affidate mansioni o rami di attività.
Eppure, cari colleghi, gli infortuni non devastano soltanto gli affetti dei lavoratori caduti nell'esercizio del loro lavoro, ma recano un danno enorme alla collettività, incidono pesantemente sul bilancio economico e sociale di un intero Paese.
La presa d'atto di quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi ci ha condotto fin qui, ci ha condotto a cimentarsi finalmente con un nuovo testo unico sulla salute e la sicurezza del lavoro. Ciò significa che il Parlamento italiano decide opportunamente di interrogarsi in modo critico anche sulla degenerazione del modello produttivo e sul peggioramento delle condizioni di vita delle persone che hanno colpito tanto il lavoro salariato più tradizionale, quanto le nuove forme di lavoro atipico.
Questo significa partire dai dettami della Carta costituzionale, che pone al centro la persona e i suoi diritti inviolabili, primo tra tutti il diritto al lavoro. Il testo unico che ci apprestiamo a votare contiene una serie di norme e disposizioni che delineano il carattere di una svolta, che andrà poi completata sul terreno sociale e culturale.
Vorrei ricordare brevemente le linee guida del testo, che entra nel merito di tutti gli aspetti che riguardano la tutela della salute di tutti i lavoratori: pone la necessità, da un lato, di semplificare le procedure che hanno carattere formale e, dall'altro, di modulare l'apparato sanzionatorio in modo che risulti equo ed efficace, soprattutto per le infrazioni più gravi; definisce il rafforzamento del sistema di prevenzione e vigilanza; sostiene il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e quello degli organismi bilaterali; dispone il potenziamento delle attività di formazione e informazione a tutti i livelli, integrandole con un sistema di verifica e di effettività delle norme; valorizza gli accordi sindacali e su base volontaria nonché i codici di condotta e le buone prassi; interviene in tema di appalti, definendo la responsabilità solidale fra appaltante ed appaltatore, modificando il sistema di assegnazione degli appalti pubblici al massimo ribasso, a garanzia che l'assegnazione non determini la diminuzione del livello di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.Pag. 89
Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su un ultimo aspetto presente nel testo, che dà il senso della nuova strada imboccata, ma ne evidenzia anche i limiti. Sto parlando del riferimento alla cultura della prevenzione e alla necessità di rafforzarla, a partire dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
Intendo dire che, se è fondamentale che un nuovo assetto normativo riconosca la priorità di una svolta culturale, è altrettanto evidente quale ulteriore sforzo ci si attenda da tutta la società italiana, al di là di un articolato di legge pure innovativo.
Per questi motivi, noi Comunisti Italiani siamo fra coloro che definiscono il testo unico come un primo importantissimo passo in avanti, e per questo motivo voteremo «sì» con convinzione.
Ciò non significa che siamo in presenza di un provvedimento perfetto, tutt'altro! È un testo che, durante il suo percorso di completamento, potrà essere migliorato, a partire dagli elementi che hanno arricchito il dibattito nelle Commissioni XI e XII, un dibattito che ritengo molto prezioso e che ha riguardato molti temi che sono oggetto di delega.
Ritengo che quel confronto, arricchito da proposte della maggioranza e dell'opposizione, non debba essere disperso e possa contribuire a costruire deleghe più efficaci nell'interesse dei lavoratori e della società nel suo insieme.
Mi si permetta, al riguardo, una breve digressione: stiamo discutendo in quest'aula del nuovo testo unico, di un intervento volto ad evitare che si verifichi un evento infortunistico. Sono convinto, però, che parallelamente la nostra attenzione debba essere rivolta anche a chi ha già subito un infortunio, vale a dire a coloro che, oltre al danno, rischiano pure le beffe, perché scontano una riduzione della capacità lavorativa.
Abbiamo il dovere di mettere in campo politiche inclusive e di concreto sostegno economico per aiutare questi lavoratori a rientrare nel ciclo produttivo ed a vivere un'esistenza decorosa.
Dobbiamo essere consapevoli che il nostro impegno è solo all'inizio e siamo tutti chiamati a fare la nostra parte. Lo dobbiamo alle famiglie dei lavoratori morti drammaticamente sul lavoro e lo dobbiamo anche a chi si alza la mattina per recarsi in fabbrica o in cantiere e ha il sacrosanto diritto di tornare a casa la sera (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pellegrino. Ne ha facoltà.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro: recita così l'articolo 1 della nostra Costituzione. Il lavoro è un diritto, il lavoro è un dovere; ma anche la dignità e la sicurezza sono dei diritti e non si può e, soprattutto, non si deve morire per il lavoro.
Non si possono perdere diritti per adempiere ai doveri. Gli ultimi episodi di cronaca (penso anche alle due morti bianche avvenute ieri nella provincia di Vicenza: e colgo l'occasione per esprimere, a nome dei Verdi, la più sentita commozione alle famiglie delle vittime), l'elevato numero di incidenti sul lavoro, la condizione generale della sicurezza sul lavoro, soprattutto dopo l'appello del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, hanno portato a questo importantissimo provvedimento che oggi siamo chiamati ad approvare, un provvedimento che assume un significato particolare proprio in un periodo in cui le morti e gli incidenti sul lavoro si sono susseguiti con un'incredibile drammaticità.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18,02)
TOMMASO PELLEGRINO. Proprio su un argomento così importante mi ha fatto particolarmente piacere il clima costruttivo e propositivo che si è evidenziato prima nelle Commissioni e poi in Assemblea.Pag. 90Ritengo infatti che l'approvazione di provvedimenti così importanti, che mirano alla tutela della salute dei cittadini e in particolare modo della salute e della sicurezza dei lavoratori, dimostra la capacità della classe politica di saper cogliere le difficoltà e le esigenze dei cittadini. Il lavoro sinergico che ha impegnato tutti, per poter essere concretamente efficiente, ha bisogno della collaborazione di tutte le istituzioni, delle amministrazioni locali, degli operatori e dei rappresentanti del settore.
Il rapporto presentato dall'Inail ha rilevato 1.250 morti solo nel corso del 2006, su un totale di un milione di infortuni, con un aspetto preoccupante da sottolineare: nel settore industria e servizi, in cui si colloca il 90 per cento degli incidenti, si è registrata una crescita del numero dei morti. Tutto ciò, peraltro, senza considerare che le statistiche ufficiali non computano mai il numero dei morti per malattie professionali.
Anche uno sguardo all'Europa ci fa capire che ciò che abbiamo fatto fino ad oggi per tutelare i nostri lavoratori non è assolutamente bastato: negli ultimi dieci anni, i morti sul lavoro sono diminuiti del 46 per cento in Germania e del 34 per cento in Spagna, ma solo del 25 per cento nel nostro Paese. È vero che non si possono ricondurre vite umane a numeri, ma è altrettanto vero che la conoscenza di questi dati ci è servita ad individuare una serie di misure comprese nel provvedimento oggi in discussione. Questi dati appaiono peraltro ancora più drammatici se si aggiungono gli incidenti dei lavoratori in nero, che tante volte - troppo spesso - durante il trasporto in ospedale divengono incidenti d'auto o incidenti domestici: si stimano infatti in oltre duecentomila gli incidenti che si verificano nell'ambito del lavoro sommerso sul territorio italiano. Mancano dunque all'appello molti dati, relativi al numero reale degli infortuni e delle malattie professionali.
Considerando il quadro complessivo della situazione, è stata necessaria innanzitutto una riorganizzazione dei diversi controlli per la sicurezza dei lavoratori, affinché venissero evitati inutili sovrapposizioni. Occorreva infatti adeguare le strutture di vigilanza e ispezione, per definire nuove strategie di prevenzione. In determinate regioni vi sono varie criticità, dovute soprattutto ai dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie, le quali, molte volte già oberate dalla mole di lavoro, prestano poca attenzione alla prevenzione e alla messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e dei lavoratori. Fondamentale è inoltre la formazione del personale addetto alla verifica delle condizioni di sicurezza dei lavoratori. Pertanto, all'impegno di aumentare il numero degli ispettori del lavoro si deve accompagnare anche un più elevato livello di competenza e di professionalità degli operatori stessi.
È inevitabile, peraltro, che a tutto ciò, soprattutto in determinate regioni del nostro territorio, si debba accompagnare una serrata lotta alla criminalità organizzata, che indubbiamente condiziona talune dinamiche del mondo del lavoro, con una ricaduta negativa sulla sicurezza dei lavoratori. Accade infatti spesso che le aziende, per pagare tangenti alle mafie, non destinino i necessari fondi alla sicurezza o che, in altri casi, si avvalgano di manodopera in nero. Con questo provvedimento, abbiamo previsto meccanismi di premialità per le aziende che rispettano le normative sulla sicurezza; allo stesso tempo, occorre sempre più prevedere meccanismi sanzionatori per le aziende che non le rispettano: queste ultime debbono essere fortemente penalizzate, fino ad arrivare anche alla loro esclusione dai bandi pubblici.
Questo provvedimento, finalizzato al riordino della normativa in tema di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, prevede peraltro alcuni punti che meritano un rilievo specifico, in quanto sono stati particolarmente attesi.
Mi riferisco all'introduzione di particolari misure di tutela per determinate categorie di lavoratori e lavoratrici e per specifiche tipologie di lavoro o settori di attività; alla semplificazione degli adempimenti meramente formali; alla riformulazione e alla razionalizzazione dell'apparatoPag. 91sanzionatorio amministrativo e penale per la violazione delle norme previste nei relativi decreti di attuazione; alla rivisitazione ed al potenziamento delle funzioni degli organismi paritetici, con la previsione della partecipazione delle parti sociali al sistema informativo; alla realizzazione di un coordinamento, su tutto il territorio nazionale, delle attività in materia di salute e sicurezza sul lavoro, finalizzato all'emanazione di indirizzi generali uniformi e alla promozione dello scambio di informazioni; all'esclusione di qualsiasi onere finanziario a carico dei lavoratori subordinati e dei soggetti ad essi equiparati in relazione all'adozione delle misure relative alla sicurezza e salute degli stessi; alla revisione, infine, delle normative in materia di appalti, prevedendo il rispetto delle norme relative alla salute e sicurezza dei lavoratori quale elemento vincolante per la partecipazione alle gare e l'accesso alle agevolazioni.
Fondamentale è il controllo rivolto al contrasto del lavoro sommerso ed irregolare. Si tratta di una riforma di civiltà - come hanno sottolineato il Ministro della salute, Livia Turco, ed il Ministro del lavoro, Cesare Damiano - che punta a garantire che si possa lavorare senza morire. Un altro aspetto importante è costituito dal fatto che finalmente sarà tutelato anche il lavoro flessibile ed autonomo e particolare attenzione viene riservata ai giovani ed agli extracomunitari.
Specifiche responsabilità sono rivolte alle aziende che ricorrono a subappalti, introducendo norme che riconducono la responsabilità della sicurezza, e quindi degli eventuali infortuni, all'azienda appaltante e non più solo a quella subappaltatrice. Infatti, ricordiamo che circa l'85 per cento degli infortuni con esito mortale avviene proprio nell'ambito dei subappalti, dove le attuali leggi non sempre riescono a risalire alle effettive responsabilità. L'obiettivo è sicuramente quello di giungere ad una legislazione che ci possa consentire un lavoro qualitativo e che ponga al centro dell'attenzione il lavoratore, con i suoi diritti ed i suoi doveri. Certamente, la stragrande maggioranza degli incidenti non costituisce certo una fatalità, ma rappresenta spesso l'incapacità di fornire ai lavoratori quegli strumenti che ne consentano la tutela. Un ruolo fondamentale è affidato alla formazione, come strumento di prevenzione e di tutela.
Voglio ricordare un dato che è emerso dall'indagine conoscitiva sul precariato che abbiamo svolto proprio con la Commissione lavoro, e cioè che moltissimi incidenti sul lavoro si verificano in capo ai lavoratori precari (avendo questi ultimi già pochi diritti riconosciuti, ovviamente molto scarse sono anche le garanzie per la sicurezza sui luoghi di lavoro).
L'obiettivo che vogliamo raggiungere con l'importante provvedimento al nostro esame è proprio quello di collocare il lavoro alla base di tutta la nostra società, con l'impegno di tutti a giungere ai livelli di sicurezza e salute che competono ad uno Stato civile. Per questo motivo, il gruppo dei Verdi preannunzia il voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Trupia. Ne ha facoltà.
LALLA TRUPIA. Signor Presidente, ieri all'Ilva di Taranto si è verificata l'ennesima vittima del lavoro, la numero seicentoundici. Ancora una volta la vittima è un operaio, un giovane: i più esposti sono sempre loro, i lavoratori e le lavoratrici più deboli, coloro che svolgono le mansioni più faticose e meno retribuite, coloro che il sindacato non riesce a raggiungere o i precari sparpagliati in piccole e piccolissime imprese senza tutela e senza diritti. Costoro rappresentano la gran parte dei giovani di oggi, delle donne e degli immigrati del nostro Paese. Il provvedimento alla nostra attenzione è dunque urgente, giusto e necessario. Finalmente il Parlamento interviene, mettendo in campo proposte e rimedi utili. La dignità del lavoro, il diritto alla salute e alla sicurezza sono beni non negoziabili, che misurano il livello di civiltà di un Paese.
Il rapporto annuale dell'Inail che abbiamo conosciuto oggi ci fornisce datiPag. 92allarmanti: i lavoratori extracomunitari si infortunano il 50 per cento in più rispetto agli italiani, più della metà delle aziende edili controllate in un anno dagli ispettori del lavoro (quasi ventimila) risultano irregolari, 143 mila lavoratori (quanto una piccola-media città) risultano completamente sconosciuti all'Inail. Si tratta di dati inequivocabili.
Ciò che indebolisce il sistema Italia non è, dunque, il costo del lavoro troppo alto, ma l'illegalità e il lavoro nero. Si diventa pienamente europei non solo quando circola tra i cittadini la stessa moneta, ma quando circolano tra i lavoratori e le lavoratrici gli stessi diritti, primo tra tutti il diritto a non morire di lavoro, a non essere privi di ogni tutela e precari per tutta la vita, considerati, in sostanza, una merce tra le altre. Non a caso la nostra Costituzione pone il lavoro al primo posto tra i suoi valori fondamentali.
Per salvaguardare la dignità del lavoro è importante che i sindacati siano forti, perché quando il sindacato è forte anche i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sono più forti. Ma è altrettanto importante che l'impresa non dimentichi che tra le sue ragioni fondative non vi è solo il profitto e il denaro, ma anche la ragione sociale, quella che ne può fare un soggetto decisivo per lo sviluppo dell'intero Paese.
Il provvedimento in esame avanza proposte e rimedi utili perché rafforza sia i diritti dei lavoratori sia la funzione sociale dell'impresa. I lavoratori potranno finalmente avere un proprio rappresentante per la sicurezza sul luogo di lavoro; tutti i lavoratori saranno tutelati allo stesso modo, sia i parasubordinati sia gli autonomi sia, infine, i lavoratori a tempo pieno. Potranno partecipare a programmi di formazione in materia di tutela e sicurezza e alle imprese sarà concesso, per questo fine, un credito di imposta. L'Inail potrà finalmente essere informata tempestivamente e costituirsi parte civile. Si introduce, infine, lo strumento dell'interpello e le imprese subiranno ispezioni e controlli, anche se avranno fatto richiesta di regolarizzazione del lavoro, quando il problema è la sicurezza e la salute. Si elimina così una zona franca, vergognosamente prevista nella cosiddetta legge Maroni.
Il provvedimento in esame è, dunque, importantissimo e innovativo, ma non basterà da solo. Bisogna porre mano al mercato del lavoro in modo tale che rispetto delle regole e legalità ne diventino fattori costitutivi. Le patologie da curare sono soprattutto due: il lavoro nero e la precarietà di massa di troppi giovani e di troppe donne, che sono diventati, in questi anni, dati strutturali e motivi di insicurezza e di regressione nei diritti. È sulla base di questa convinzione che il gruppo della Sinistra Democratica mantiene un giudizio fortemente critico su alcuni aspetti del protocollo del Governo sulla competitività e il mercato del lavoro. La defiscalizzazione dello straordinario e la non correzione della legge n. 30 del 2003, laddove prevede la reiterazione dei contratti a termine oltre i 36 mesi, di fatto, finiscono con il moltiplicare la precarietà ed abbassare la qualità del lavoro ed espongono, nell'insieme, a rischio i lavoratori. Non possiamo licenziare oggi un buon provvedimento e contraddire noi stessi domani, nel protocollo del Governo. La sicurezza e la salute del lavoro sono figli della buona occupazione, non della precarietà di massa e della vergogna del lavoro nero. Cambiare dunque, come è scritto nel programma dell'Unione, questo aspetto della legge n. 30 del 2003 è coerente con lo spirito del provvedimento in esame e non è un'arma di ricatto agitata dalla cosiddetta sinistra radicale.
Prevenire gli incidenti e le morti sul lavoro, non intervenendo solo quando il danno è ormai irreparabile, deve essere il nostro obiettivo. Con tali misure si modifica, poi, in un punto essenziale la disciplina contenuta nel codice degli appalti pubblici, prevedendo che i costi relativi alla sicurezza debbano essere specificatamente indicati nei bandi di gara e risultare congrui. Se applicata, sarà una piccola grande rivoluzione in quella pratica che è tra le cause prime degli incidenti e delle morti bianche. Mi riferisco al sistema diPag. 93assegnazione degli appalti al massimo ribasso, tanto in voga in Italia, una modalità che deresponsabilizza le imprese, apre il mercato alla mafia e a forze delinquenziali e abbassa drasticamente il livello di tutela della salute e il livello complessivo della qualità della produzione, si tratti di merci o di servizi.
Oggi, facciamo un primo significativo passo, importante e molto atteso dal mondo del lavoro, ma dobbiamo dirci la verità. Le risorse sono ancora troppo scarse. Pertanto, il gruppo di Sinistra Democratica si impegna in Parlamento, fin da oggi, perché in occasione della prossima legge finanziaria si intervenga con più decisione. Il Governo di centrosinistra deve, a nostro parere, dare segnali più forti e coerenti sul lavoro e deve, dunque, investire risorse significative, non residuali.
Tra poco, approveremo - come mi auguro - il testo al nostro esame. Il gruppo di Sinistra Democratica per il Socialismo europeo esprimerà il suo voto favorevole, convinti come siamo che la tutela e la dignità del lavoro siano una vera e straordinaria risorsa dello sviluppo, della competitività e della ricchezza del Paese. Siamo inoltre convinti che siano l'obiettivo civile per eliminare costi sociali ed umani altissimi, per ricordare degnamente e non retoricamente il giovane operaio dell'Ilva morto ieri a Taranto, perché lui sia davvero l'ultimo di questa impressionante e dolorosa catena di morte ingiuste. Il provvedimento in esame, insieme ad altre riforme del mercato del lavoro, può essere utile a far crescere la cultura dei diritti, della legalità, la cultura che apre la strada alla prevenzione vera degli infortuni e delle morti così ingiuste e dolorose, ma che insieme potrà fare dell'Italia, finalmente, una Repubblica fondata sul lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani e di deputati del gruppo L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, abbiamo ascoltato in quest'aula molte considerazioni. Abbiamo ascoltato molte posizioni, più o meno condivisibili, e abbiamo ascoltato elencare una serie di problematiche che affliggono chi lavora, gli imprenditori e tutti lavoratori che, in modo particolare al nord, hanno fatto del lavoro una cultura. Consentitemi, però, un'altra riflessione, che non è stata oggi affrontata in quest'aula: è la passione che un lavoratore deve avere per il proprio lavoro. A me capita spesso di osservare la gente che lavora, ma lo fa per tirare fino a sera o per tirare fino alla fine del mese per prendere lo stipendio. Non è una cosa bella. A volte, si ride e si scherza, non si affronta con la dovuta serietà un lavoro particolare, delicato e difficile e poi non c'è sicurezza che tenga: l'incidente avviene.
Inoltre, desidero iniziare la mia dichiarazione di voto con una sacrosanta ovvietà, proprio come tale, spesso non nobilitata come merita. La vita è un valore irrinunciabile, un diritto naturale e costituzionale e perciò è estranea ad ogni impostazione ideologica. Con ciò voglio dire che abbiamo affrontato il dibattito senza pregiudizi e consapevoli che occorra intervenire con rapidità ed efficacia per arginare la tragica ed incivile piaga delle morti bianche e degli infortuni sul lavoro. Si tratta di un tema avvertito, come testimoniano gli appassionati lavori, ma anche una questione carica di contraddizioni. Due sono, infatti, i piani sui quali occorre riformare la legge e la mentalità. Il primo si chiama prevenzione, che tuttavia rischia di essere una parola abusata, una sorta di parola d'ordine, materiale per convegni e per liberarsi la coscienza.
Invece, si tratta di immaginare un sistema che faccia della prevenzione una condizione per mettere i lavoratori e le imprese nella possibilità di svolgere le attività nel segno della sicurezza e non del rischio permanente.Pag. 94
Il secondo aspetto riguarda l'effettiva sicurezza sul posto di lavoro e, in modo particolare, nei cantieri, che sono i luoghi a più alta mortalità. Sotto questo profilo, occorre dire che leggi e sanzioni sono chiamate ad operare in una giungla che spesso fa del sommerso non l'eccezione, ma la regola. La peculiarità italiana, inoltre, ci fa affermare che, in un Paese dal forte sviluppo industriale e dalla presenza di una normativa piuttosto severa, si dovrebbe registrare un vistoso calo dell'infortunistica sul lavoro. Invece, gli ultimi dati - l'abbiamo sentito dire da tutti - mettono i brividi! Allora, perché queste contraddizioni? Non è forse che operiamo in un quadro di eccesso legislativo, dove spesso il confine tra la norma e l'eccesso burocratico è molto labile, inducendo, tra l'altro, l'imprenditore, vessato da lacci e lacciuoli, a cercare scappatoie e a sottovalutare il problema?
È diffusa in ogni ambito la convinzione consolatoria, signor sottosegretario, che i guai tocchino sempre agli altri, ma le statistiche recenti fotografano un quadro che dimostra come la piaga sia in continua espansione, anche in termini geografici, seppure legata alle specificità delle diverse tipologie dei territori. Dunque, perché, se è condivisibile la diagnosi, non altrettanto si può dire della cura? Abbiamo una classe imprenditoriale sensibile, e infatti gli incidenti nelle aziende organizzate, quelle più grandi, rappresentano un fenomeno sempre più contenuto, mentre la curva rappresentativa della percentuale di incidenti s'impenna nelle realtà spontanee e di piccole dimensioni. Perché, su un tema così delicato, e a costo di un dibattito più approfondito e di una volontà di ascolto, non solo formale, da parte della maggioranza, non cercare insieme una soluzione legislativa che abbia la portata e il respiro della riforma, e non del semplice antidoto?
Ricorrendo a un'analogia, credo vi sia un parallelismo fra gli infortuni sui cantieri e le morti sulla strada; ecco, dunque, la necessità anche per questa materia di un codice comune con riferimento al quale, l'articolo 1 del provvedimento, delega il Governo ad adottare la normativa di settore, e la necessità che tutti i protagonisti del circuito lavorativo si sentano responsabili, consapevoli come siamo, che da sole le pene, anche se severissime, non sono che un parziale deterrente. Ritengo, pertanto, che quando il provvedimento in esame troverà attuazione nell'eventuale elaborazione di un testo unico, la normativa potrà e dovrà essere stata migliorata e ritengo altresì che la volontà dimostrata dal Governo (peraltro in accordo con la maggioranza), nell'accettare gli ordini del giorno possa essere significativa dell'intenzione di migliorare il provvedimento, che va reso meno burocratico per essere più incisivo.
Nonostante le lacune del provvedimento, che con i nostri emendamenti abbiamo voluto evidenziare, vale la pena che la Lega Nord Padania premi, con l'astensione dal voto, i principi ispiratori del disegno di legge. Si tratta di un provvedimento che, almeno, costituisce una presa di coscienza da parte del Parlamento di una questione vitale - che colpisce migliaia e migliaia di famiglie italiane - e che è più onorevole di certe astratte battaglie lontane dalla sensibilità e dai problemi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo, ovviamente, per annunciare la nostra astensione dal voto sul lavoro che ha cercato di svolgere il Senato della Repubblica. Stiamo votando, infatti, il lavoro del Senato, non quello da noi svolto. Il nostro collega Rocchi, infatti, non è il relatore della Camera dei deputati, bensì il relatore del lavoro svolto al Senato e, alla Camera, è venuto a riferirci che non possiamo e non dobbiamo cambiare alcunché. Quindi, costituzionalmente parlando, non abbiamo più un bicameralismo perfetto, ma una Camera che sovrasta un'altra. Abbiamo, dunque, una CameraPag. 95cosiddetta «di sostegno» ad un'altra - come la nostra - che è diversamente abile.
Di conseguenza, siamo costretti a trasformare molte proposte emendative - riconosciute da tutti necessarie, nobili e indirizzate verso la vera tutela e verso un concetto alto di prevenzione, che garantisca veramente la salute nei luoghi di lavoro - in ordini del giorno perché, tali proposte emendative, pur condivise dalla maggioranza della Camera, non è possibile approvarle. Quasi come quando si dà la caramellina al bambino diversamente abile, si dice: «fai il bravo, ti diamo l'ordine del giorno!».
Non è in tale modo, onorevoli colleghi, che si tutela un bene importante come la salute nei luoghi di lavoro. Molti miei colleghi hanno affermato che dobbiamo affrettarci perché, se riusciremo a salvare almeno una vita, avremmo svolto il nostro dovere. Non sono d'accordo per due motivi. Il primo è costituito dal fatto che, semmai, è il Senato che ha svolto il suo dovere, non noi. Il secondo motivo è rappresentato dal fatto che, se ciò non fosse vero, noi, con questo provvedimento, potremmo aumentare gli incidenti e le morti sul lavoro. Questo è un provvedimento, infatti, in cui la prevenzione quasi non vi è, per non dire che non vi è proprio! Ve ne è una percentuale pari a «0», quasi un prefisso telefonico.
È un disegno di legge dove tutto è improntato sulla repressione, come se dovessimo, comunque, far piangere tutti i datori di lavoro. Ma vi immaginate cosa le imprese - il 90 per cento, statisticamente parlando, delle morti e degli infortuni sul lavoro avvengono in quelle sotto i 15 dipendenti - dovranno sostenere e quante chiuderanno? Inoltre, non otterremo alcun effetto in termini di salute e di sicurezza all'interno di quelle aziende, mentre aumenteremo, sicuramente, non già i precari, bensì i disoccupati che sono altro dai precari.
Quindi, riteniamo che l'astensione dal voto - ma non voglio ripetere concetti più volte espressi - sia sul lavoro del Senato, ma anche su tutti gli aggravi che le amministrazioni pubbliche, comuni e province, dovranno sostenere per gli appalti pubblici. Negli appalti pubblici, infatti, l'onere della sicurezza graverà tutto sulle spalle del datore di lavoro ovvero, in questo caso, dell'ente pubblico appaltante. Pertanto, gli appalti aumenteranno vertiginosamente. Fino a quando si imporrà il sospetto che si debba, comunque, andare al massimo ribasso, non sortiremo alcun effetto. Dovremo individuare, quindi, altre logiche e tornare alle «medie mediate» per gli appalti pubblici, affinché gli oneri e le risorse per la prevenzione siano ben collocati e congegnati per far sì che siano ben realizzati e che l'opera, comunque, venga compiuta. Altrimenti, ricordando un modo di dire, a forza di lasciare l'asino senza mangiare, l'asino muore di fame, ovvero non riusciremo più ad effettuare alcun appalto pubblico perché non avremo più le risorse per farlo.
Detto questo, concludo ribadendo la nostra astensione dal voto che non riguarda, tuttavia, questo ramo del Parlamento, che non ha fatto nulla, perché sta soltanto ratificando ciò che ha approvato il Senato.
Concludo affermando che, se la Camera è subordinata al Senato, anche il Presidente della Camera è subordinato al Presidente del Senato. Vorremmo, invece, un Presidente della Camera che tutelasse veramente questo ramo del Parlamento - come vuole la Costituzione - e, soprattutto, che non ci lasciasse alla mercé dell'opinione pubblica, come sta accadendo in questi giorni: viene ad essere offuscata la sovranità popolare, che noi qui rappresentiamo. Perciò, abbiamo bisogno di un Presidente che tuteli veramente questo ramo istituzionale, che ha bisogno di volare molto più alto. E finiamola di dire che la Costituzione afferma che l'Italia è basata sul lavoro, perché questa Camera non lo sta assolutamente dimostrando!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signori membri del Governo, colleghe ePag. 96colleghi, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge che abbiamo discusso e che vara, insieme ad importanti misure immediatamente attuative, i principi e i criteri informatori in base ai quali il Governo dovrà definire il nuovo testo unico in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il mio gruppo voterà favorevolmente per ragioni di merito, e lo farà con tanta maggiore convinzione per la rapidità con la quale il Parlamento e, in specie, questa Camera, è riuscito a condurre in porto l'iter del provvedimento in discussione, rispondendo a una necessità non derogabile.
Stiamo per consegnare al Paese, infatti, uno strumento destinato a intervenire su un terreno aspro e impervio, quello degli infortuni, delle malattie, delle cause di invalidità, delle morti sul lavoro, di centinaia di migliaia di donne e di uomini che pagano ogni giorno un intollerabile tributo non solo alla fortuna, ma anche - e soprattutto - all'incuria, all'irresponsabilità, all'immoralità di chi traduce tutela della sicurezza in costi per la sicurezza, costi che non esita a ridurre al minimo, violando prescrizioni e ignorando obblighi.
Lasciate che faccia anch'io riferimento a qualche numero. Esattamente una settimana fa, mercoledì 25 luglio, il «contatore» dei morti sul lavoro in Italia, dall'inizio dell'anno, era fermo a 592. Stamattina aveva raggiunto quota 611: solo ieri si sono registrati cinque morti, a Vicenza, Gualdo Tadino, Iglesias e Taranto (dove Domenico Occhionegro, un giovane di 26 anni, è morto in una fabbrica, l'ILVA, che si distingue per la frequenza di morti e incidenti gravi). Non credo che occorra aggiungere alcun commento! Dobbiamo sapere che nulla cambierà, salvo i nomi dei feriti e delle vittime, finché non saremo riusciti a rendere meno facile la violazione delle norme nella filiera degli appalti e dei subappalti; finché non ridurremo davvero la precarietà del lavoro (che è tra le maggiori cause, dirette e indirette, di infortuni, anche mortali); finché questo Paese trarrà oltre un quarto della propria ricchezza da un'economia nascosta, che prospera nell'illegalità e nel supersfruttamento del lavoro; finché non avremo dotato di strumenti, informazioni e poteri adeguati tutte le figure preposte all'attività ispettiva, alla vigilanza sulla corretta applicazione delle norme di tutela e prevenzione ed alla rappresentanza dei lavoratori in materia di sicurezza.
Questa è l'urgenza alla quale facevo riferimento. Occorre fare presto!
Il Governo deve fare presto la sua parte, emanando nel giro di pochi mesi, possibilmente già entro quest'anno, almeno i decreti legislativi che andranno ad incidere sulle cause principali degli infortuni.
Il Parlamento ha correttamente fatto presto e giungiamo così oggi all'approvazione di questa norma prima della pausa estiva, secondo quanto auspicavamo e secondo quanto chiedevano anche le organizzazioni sindacali e la totalità dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ai cui appelli ci è parso giusto prestare attenzione.
Questo accenno all'urgenza di approvare la norma oggi in discussione mi offre la possibilità di dire due parole sul merito della legge e sul contributo che abbiamo cercato di dare, allo scopo di coniugare al meglio l'esigenza di non perdere tempo prezioso con quella di migliorare il testo originario del disegno di legge del Governo.
In Senato, la Commissione lavoro ha modificato sensibilmente quel testo, precisandolo secondo quanto richiesto dall'articolo 76 della Costituzione, e dotandolo di quelle misure immediatamente prescrittive - penso ad esempio all'abrogazione del comma 1198 della legge finanziaria, che improvvidamente ha disposto la sospensione di un anno delle ispezioni anche in materia di sicurezza e tutela della salute sul lavoro, a beneficio delle imprese che avviano percorsi di regolarizzazione - che appaiono più in grado di fornire risposte efficaci ai più urgenti bisogni di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori.
In particolare, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si è fatto promotorePag. 97di un emendamento che la maggioranza ha recepito, determinandone l'inserimento nel testo che stiamo per approvare. È un emendamento che riconosce alle organizzazioni sindacali e alle associazioni dei familiari delle vittime la possibilità di esercitare i diritti e le facoltà della persona offesa, partecipando come parte lesa ai procedimenti a carico dei datori di lavoro per le violazioni delle norme in materia di salute e sicurezza del lavoratore.
Queste ed altre modifiche hanno decisamente migliorato il testo originario, che è giunto a questa Camera in una configurazione del tutto apprezzabile. Apprezzabile, ma non certo in assoluto perfetta, naturalmente.
Permangono carenze. Due ho avuto modo di ricordarle in discussione generale: non vi è cenno alle sostanze cancerogene, responsabili di 8 o 10 mila tumori l'anno nel nostro Paese, e non vi è cenno al lavoro domestico professionale, causa di circa 2.700 infortuni gravi l'anno, per il 90 per cento a carico di lavoratrici donne.
Alle carenze di maggior momento abbiamo inteso porre rimedio, in vista dell'esame puntuale dei decreti legislativi, con alcuni ordini del giorno che il Governo ha ritenuto di accettare. Di ciò sinceramente lo ringraziamo, perché, in un contesto legislativo quale quello di una delega, un ordine del giorno non è una mera enunciazione di desiderata; riteniamo sia molto di più: un'assunzione di impegni, che vanno a corredare il testo della legge, arricchendolo, precisandolo, rafforzandolo.
Il risultato - mi avvio alla conclusione, signor Presidente -, quale è dunque a questo punto? Credo che possiamo affermare, senza incertezze, che stiamo per licenziare un testo importante, sulla base del quale potranno essere poste premesse concrete per interrompere l'attuale drammatica tendenza all'incremento degli infortuni, oltre un milione l'anno, e delle morti sul lavoro, 1.300-1.400 nell'economia regolare in questo Paese.
Stiamo per approvare un testo importante, che dimostra la possibilità, e quindi il preciso dovere, che questa maggioranza operi per il bene e nell'interesse generale del Paese e che l'opposizione, alla quale riconosciamo in questo caso una condotta responsabile e costruttiva, sia in sede di Commissioni riunite, sia in occasione dell'esame da parte dell'Assemblea, dia un contributo fattivo e positivo al di là delle divergenze di opinione e di riferimenti sociali.
Per il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e per tutta la sinistra, ciò significa riconoscere al lavoro, alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese - penso anche ai tanti migranti che danno un contributo essenziale sempre più rilevante all'economia e alla crescita del nostro Paese - una centralità reale, in termini di diritti e di garanzie materiali, giuridiche e morali, che da tanto tempo è loro di fatto negata.
Vogliamo sperare che il provvedimento in esame, al quale stiamo per dare il nostro contributo, segni un'inversione di tendenza e che la sua approvazione costituisca un passo importante in direzione di un ripristino effettivo dell'articolo 1 della Costituzione repubblicana.
È un dovere che avvertiamo, prima ancora che una speranza che vogliamo qui formulare (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.
LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il gruppo di Forza Italia si asterrà sul provvedimento in esame, come è già stato detto durante gli interventi e durante la discussione. Devo dire che è difficile votare contro un provvedimento che si pone come obiettivo la riduzione del numero degli infortuni e delle morti che vi sono nel nostro Paese.
In alcune dichiarazioni, la distanza fra maggioranza e opposizione sembra modestaPag. 98e mi dispiace che non presieda il Presidente Bertinotti, perché leggendo alcune sue dichiarazioni, che affermano che il disegno di legge non è sufficiente ma segna una ripresa di attenzione sul tema, anche da parte dei media, anche da parte dei giornali locali, cita addirittura - o tempora, o mores! - la campagna promossa dall'Osservatore romano su tale argomento. Afferma che si deve compiere una vera e propria rivoluzione culturale, ecco quello che serve, ed è ciò che sosteniamo anche noi.
Il Ministro Damiano - che se ne è andato - afferma che occorre un mix di prevenzione e di premialità dei comportamenti virtuosi, che sono concetti che esprimiamo anche noi.
Ma allora perché ci asteniamo, perché non votiamo a favore del provvedimento in esame? Alcuni motivi per essere d'accordo vi sono: per esempio il fatto che si affronta tale materia, così come avevamo fatto noi, che avevamo elaborato un provvedimento, e l'evoluzione di quel provvedimento, che mi ha visto primo firmatario, è stata analizzata anche nel corso dell'ultimo mese, in Commissione, poi assorbita dal provvedimento in esame. Alla fine quel nostro provvedimento, che poi era un decreto delegato, conseguente ad una delega del 2003, venne ritirato perché - diciamo così - non avemmo fortuna con le regioni (mentre l'attuale Governo sembra avere maggiore fortuna, come ho detto in un altro intervento).
Un altro motivo per essere d'accordo è il fatto che non è più rinviabile la semplificazione in tale materia, che ha visto affastellarsi, in questi anni - argomento che abbiamo già affrontato - tutti gli input che ci vengono dall'Europa.
Quindi il gruppo di Forza Italia si asterrà, nonostante vi siano elementi buoni. Penso ad esempio all'estensione della norma a tutti i settori, mentre il comparto pubblico era praticamente escluso dall'obbligo di tutelare la salute dei suoi lavoratori.
Altro elemento significativo è l'insegnamento della sicurezza sul lavoro nelle scuole, nelle università, scelta che si pone in linea con gli orientamenti europei più vicini, dove l'insegnamento di una materia come la sicurezza sul lavoro è uno degli obiettivi inseriti nel sesto programma quadro comunitario.
Siamo convinti che quello della sicurezza è essenzialmente un tema a valenza culturale, quindi occorre promuoverne, iniziando dai giovani, una cultura della sicurezza.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 18,45)
LUIGI FABBRI. La nostra astensione deriva soprattutto ed essenzialmente - lo abbiamo affermato più volte - dall'approccio al tema della sicurezza, che traspare in tutto il disegno di legge, un approccio formalistico, basato su regole e sulle sanzioni pesanti, che vengono fortemente inasprite nel provvedimento in esame e che poi, come dimostra l'esperienza, rimangono sistematicamente sulla carta, in attesa dell'immancabile condono.
Mi spiace fare riferimento a ciò e mi spiace che non sia presente il Ministro, ma quando la legge Biagi «stanò» il problema dei dipendenti dei call center, puntualmente è arrivata, con la legge finanziaria, una sanatoria.
Non è vero che se si è rigidi si perviene a un risultato, perché l'arrivo di una sanatoria mette tutti a posto.
Con l'approccio che dimostrate di avere sull'argomento con questo disegno di legge si può capire come sia meramente formalistico l'apparato sanzionatorio previsto. Volendo portare come esempio l'articolo 1, lettera f), (su cui abbiamo concentrato molte delle nostre proposte emendative) che riguarda la riformulazione e la razionalizzazione dell'apparato sanzionatorio, amministrativo e penale, non possiamo non sottolineare come una legge delega che dovrebbe fissare soltanto i criteri e i principi si premura invece di indicare l'entità delle sanzioni incorrendo in una chiara violazione formale. Nel merito la questione delle sanzioni presenti nel disegno di legge è particolarmente gravosaPag. 99specialmente per le medie e piccole imprese. Per tale motivo avremmo preferito una tecnica legislativa per obiettivi più che per regole, attraverso normative non solo più accessibili ma, quello che più conta, adattabili ai diversi contesti organizzativi e alle modalità che sono sempre più differenziate e articolate nel mondo del lavoro.
Da più parti si sostiene che l'incremento del fenomeno infortunistico è largamente addebitabile ai recenti cambiamenti che hanno interessato il mondo del lavoro. Si afferma che il ricorso alle esternalizzazioni, il ricorso eccessivo ai subappalti, ai lavori atipici, la compresenza nei luoghi di lavoro di lavoratori con differenti regimi contrattuali possa essere la causa dell'aumento del tasso di incidenti sul luogo del lavoro. Se tutto ciò è vero - ed difficile peraltro tornare indietro a modelli organizzativi superati -, è altrettanto vero che il fenomeno non si può contrastare con un inasprimento delle sanzioni che nulla ha a che fare con la logica promozionale e preventiva presente nel nostro DNA.
Il formalismo e l'eccesso di sanzioni possono disincentivare le imprese, specie quelle piccole, microscopiche che dobbiamo spingere a ricercare modelli organizzativi moderni che rendano effettivo il rispetto e la sicurezza. Alla luce di ciò andrebbero valorizzate - sono presenti nelle nostre proposte emendative - le buone prassi e le buone tecniche.
Persino gli enti bilaterali hanno spaventato chi ha redatto il disegno di legge. In realtà gli organismi bilaterali non vengono valorizzati come vorremmo, mentre potrebbero svolgere un ruolo fondamentale proprio per il principio della sussidiarietà e potrebbero benissimo fare formazione, informazione e addirittura svolgere una sorta di controllo sociale tanto caro alla sinistra.
Non voteremo a favore perché il metodo della legge delega non è condivisibile, il provvedimento è arrivato alla Camera «blindato»; ma come è possibile? Non è stato accolto neanche un emendamento e persino quelli promossi nelle Commissioni dalla maggioranza sono stati ritirati; non avete dato ascolto neanche ai vostri «compagni di strada».
Come ho sottolineato anche durante la discussione sulle linee generali, vi è poi il problema della copertura finanziaria. Negli schemi dei decreti legislativi deve essere prevista una relazione tecnica (così si è espressa nel suo parere la Commissione bilancio) e per quanto riguarda l'articolo 10 sul credito di imposta viene richiesto esplicitamente di precisare le risorse da utilizzare per la copertura, che dovranno essere iscritte preventivamente all'entrata nel bilancio dello Stato per poi essere assegnate.
Vi è bisogno di una rivoluzione culturale? Certo la salute e la sicurezza interessano tutti, soprattutto i lavoratori, e abbiamo visto nell'inchiesta de Il Sole 24 Ore sulle vertenze che la salute conta più degli orari e subito dopo i soldi.
Vi aspettiamo al varco sui decreti delegati. Sono d'accordo con il professor Ichino - è una delle poche volte - e lo voglio citare: smettiamola di concepire gli interventi legislativi come momenti di palingenesi, di riforma epocale, come se con una riforma potessimo decidere il destino dell'umanità; è stato detto per il centrodestra, oggi vale per voi. Bisogna cominciare a concepirli come momenti di sperimentazione (noi con il Patto per l'Italia volevamo sperimentare e ci è stato impedito) ispirati a quanto di meglio offre il panorama internazionale, dato che nessuno ormai inventa nulla e la comunicazione ci rende sempre in ritardo. Forse come si usa in medicina dovremmo utilizzare il metodo del try and go ovvero quando i risultati sono buoni si estende la riforma altrimenti ci si muove in altre direzioni. In campo medico avviene così: nessuna terapia - debbo considerare questo disegno di legge una terapia possibile - viene eseguita senza essere sperimentata, senza essere prima provata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Miglioli. Ne ha facoltà.
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IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, un Paese può considerarsi pienamente civile quando assieme agli altri diritti fondamentali è capace di garantire anche il diritto alla sicurezza e alla salute nei luoghi di lavoro.
Nel nostro Paese, secondo i dati dell'Inail, si è registrato l'anno scorso un milione di infortuni con 1203 morti, oltre tre morti al giorno, per la precisione 3,87 ogni santo giorno.
È la cronaca di una strage di fronte alla quale si imponeva una decisa iniziativa del Governo e del Parlamento, perché - occorre ripeterlo ancora una volta - morire di lavoro è inaccettabile. Del resto, autorevoli sollecitazioni in tal senso sono giunte in più occasioni dal Presidente della Repubblica e dai Presidenti del Senato e della Camera.
Il punto di partenza della disciplina generale in materia di sicurezza è definito nella nostra legislazione dal decreto legislativo n. 626 del 1994, nel complesso un buon provvedimento che aveva già introdotto un sistema di prevenzione e di sicurezza a livello aziendale. Molte delle norme di tale decreto sono però rimaste sulla carta, mentre altre si sono aggiunte, e già nelle scorse legislature è emersa l'esigenza di elaborare un nuovo testo unico sulla salute e sulla sicurezza del lavoro.
Un'efficace strategia di lotta agli infortuni e alle malattie deve basarsi su quattro azioni fondamentali: una grande campagna di diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e dunque della prevenzione, ma anche nelle scuole e nelle università; una lotta senza quartiere al lavoro nero, sommerso ed irregolare che è spesso la principale causa degli infortuni e delle morti; un sistema di sanzioni semplice, chiaro ed efficace; una serie di misure a sostegno delle imprese che investono in sicurezza.
Nasce da queste esigenze e da tali obiettivi il disegno di legge, cosiddetto testo unico sulla sicurezza, approvato dal Senato e oggi all'esame definitivo di questo ramo del Parlamento.
Nel corso dell'esame del provvedimento al Senato, oltre ad alcune modifiche alle norme di delega, sono state introdotte alcune disposizioni da rendersi subito operative. In particolare il disegno di legge in esame contiene, all'articolo 1, la delega al Governo ad adottare entro nove mesi uno o più decreti legislativi.
Voglio ricordare in questa sede alcune delle misure oggetto del provvedimento che consideriamo particolarmente significative, a partire dai contenuti e dai principi della delega: applicazione della normativa in materia di tutela e sicurezza sul lavoro a tutte le attività pubbliche e private; riordino e coordinamento delle disposizioni già vigenti nel rispetto delle normative comunitarie e delle convenzioni internazionali; applicazione della normativa a tutti i lavoratori, siano essi autonomi o subordinati, a tempo indeterminato o determinato, a tutte le tipologie di rischio e a tutti i settori di attività; uniformità delle tutele anche con riguardo alle differenze di genere; semplificazione degli adempimenti meramente formali con particolare riferimento alle piccole e medie imprese; riordino della normativa in materia di macchine, impianti e attrezzature; valorizzazione degli accordi aziendali, territoriali e nazionali in materia di sicurezza.
Tra le misure di applicazione immediata ricordo, invece, la promozione della cultura e dell'azione di prevenzione e di sicurezza, la revisione della normativa in materia di appalti, che prevede tra l'altro misure dirette a migliorare l'efficacia della responsabilità solidale tra appaltante e appaltatore e, sempre per quanto riguarda gli appalti, la modifica del sistema di assegnazione di appalti pubblici al massimo ribasso, allo scopo di garantire che l'assegnazione non si traduca di fatto in una riduzione della tutela della salute della sicurezza del lavoratore, prevedendo che i costi della sicurezza vadano specificatamente indicati nei bandi di gara, risultino congrui e non possano essere oggetto di ribasso.
È evidente che l'efficacia delle citate misure dipende in gran parte dalla possibilitàPag. 101di controllare il rispetto delle regole. Per tale motivo accanto al riordino legislativo complessivo è previsto il rafforzamento dell'azione ispettiva attraverso l'assunzione di altri 300 ispettori del lavoro.
Voglio, infine, ricordare le misure di contrasto al lavoro sommerso, al lavoro nero e per la cultura e la tutela della sicurezza, in particolare nel settore dell'edilizia che rappresenta, come è noto, uno dei settori più a rischio.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
IVANO MIGLIOLI. A seguito di norme già previste con la legge finanziaria dello scorso anno è aumentato il numero delle ispezioni. Sono stati chiusi mille cantieri e legalizzati oltre 100 mila lavoratori in nero. Il contrasto al lavoro irregolare è un punto cardine del provvedimento e per questo viene introdotta la sospensione dell'attività.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Miglioli. Vorrei invitare i colleghi in aula ad abbassare il tono delle voci in modo che si possa ascoltare. Il brusio è davvero troppo alto.
IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, il testo che abbiamo esaminato è diverso rispetto a quello emanato inizialmente dal Governo; è stato migliorato nel corso del dibattito al Senato e questo grazie al contributo di tutte le forze politiche, anche dell'opposizione. Il confronto in Commissione e in Assemblea è stato ampio e approfondito.
Da parte dell'opposizione sono venute ulteriori proposte di modifiche e integrazioni in parte condivisibili, non tradotte in modifica al provvedimento per evitare un ulteriore passaggio al Senato: è necessario e, dunque, auspicabile che di ciò il Governo tenga conto nell'emanazione della delega, così com'è stata utile l'approvazione di ordini del giorno condivisi.
Si è anche discusso di costi, materiali e immateriali: il testo unico comporterà oneri ulteriori per il sistema delle imprese?
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
IVANO MIGLIOLI. Credo che nel complesso siamo riusciti a trovare il giusto equilibrio tra prevenzione e intervento repressivo, tra modifica dei comportamenti e inasprimento delle sanzioni, fermo restando che l'attenzione particolare dovrà essere rivolta alle piccole e medie imprese, incentivando i comportamenti virtuosi e premiando quelle imprese che investono in sicurezza e informazione. Nel provvedimento si compie un primo passo, ma resta auspicabile il reperimento di ulteriori risorse finanziarie per il credito di imposta a favore di chi investe in sicurezza.
In conclusione, il provvedimento rappresenta una tappa significativa sulla lunga e difficile strada del lavoro sicuro, quindi, del buon lavoro. Siamo consapevoli che l'approvazione della nuova normativa non esaurisce di certo il nostro impegno per la sicurezza e la tutela dei lavoratori, perché sappiamo che la battaglia per debellare la piaga degli infortuni e delle morti sul lavoro sarà ancora lunga.
Onorevoli colleghi, 3,87 non è solo un indice statistico, è anche il titolo di un piccolo film, un cortometraggio uscito di recente, che racconta in quindici minuti la storia di Andrea, un giovane operaio edile che lavora sull'impalcatura di un cantiere, un tubo innocente gli cade in testa e Andrea muore, come tanti altri, 3,87 al giorno.
Con il voto di oggi il Parlamento lancia un segnale importante al Paese e a tutti coloro che ogni giorno rischiano la vita sul posto di lavoro. Il nostro obiettivo è di creare nel Paese le condizioni normative, culturali, economiche affinché si lavori per vivere e non per morire. Con il provvedimento che ci accingiamo a licenziare, questo obiettivo è più vicino.
Per tali ragioni il gruppo de L'Ulivo esprimerà un «sì» convinto al provvedimento: lo dobbiamo ai tanti Andrea che hanno pagato con la vita una condizione di insicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, a nome dell'onorevole Mosella e mio quali relatori del provvedimento, volevamo ringraziare i funzionari della Camera per l'importante lavoro svolto che ci ha permesso di portare a compimento positivamente il disegno di legge.
Se siamo giunti in così poco tempo all'approvazione del testo, penso che ci abbiano aiutato - e per questo li dobbiamo ringraziare - anche gli autorevoli interventi del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato e il suo, come Presidente della Camera, per richiamare l'attenzione sulla necessità che si arrivasse ad un provvedimento urgente che affrontasse la drammaticità di questa situazione.
Ritengo che, più delle tante parole, valga il gesto che compiremo tra poco, cioè quello del voto e dell'approvazione di uno strumento che può concorrere, in modo importante, non esclusivo, a difendere la condizione di tante persone, uomini e donne, che lavorano.
Insieme a tale atto importante che compiremo con il voto, le chiedo a nome unanime dei componenti le Commissioni, signor Presidente, di osservare un minuto di silenzio, in memoria di tutti quegli uomini e quelle donne, che hanno sacrificato nel lavoro la loro vita o sono state gravemente infortunate (Applausi).
PRESIDENTE. Il valore simbolico della loro richiesta e il fatto che sia unanime, mi consente di accogliere certamente la proposta che è stata avanzata. Vorrei che, oltre ad esprimere la solidarietà a tutti coloro che hanno condiviso la sofferenza e il dolore per la morte di un proprio familiare, in memoria delle vittime e delle morti sul lavoro, questo minuto di silenzio indicasse la necessità di considerare intollerabili le morti sul lavoro.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio per le vittime degli incidenti sul lavoro (Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e il rappresentante del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).