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Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Foti ed altri; Iannuzzi ed altri; Iannuzzi ed altri: Riqualificazione e recupero dei centri storici (A.C. 550-764-824-A) (ore 10,55).
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 550-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 550 ed abbinate sezione 3).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole De Corato. Ne ha facoltà.
RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, vorrei svolgere alcune considerazioni riguardanti il complesso delle proposte emendative e, più in generale, il tema dei centri storici e dei borghi antichi.
L'Italia possiede un patrimonio edilizio e urbanistico di inestimabile valore, sia culturale che artistico, una ricchezza che spesso si nasconde proprio nei piccoli centri della provincia (parliamo di comuni sotto i 200 mila abitanti) e che per questo motivo, talvolta, rischia di essere dimenticata o abbandonata. È un torto gravissimo che viene fatto al nostro Paese, non solo perché lo si priva di una fonte di attrazione turistica, ma soprattutto perché si trascura quel tesoro storico che credo non abbia pari in nessun'altra nazione al mondo.
Il Parlamento ha quindi il dovere di intervenire affinché la lenta agonia dei siti danneggiati e dei luoghi dimenticati finisca presto: sono dunque necessari interventi di recupero e valorizzazione di tali centri storici. Credo che il provvedimento oggi in discussione definisca con chiarezza e capacità di sintesi i termini di tale recupero, aprendo la strada anche ad una possibilità fortemente innovativa, ovvero l'intervento del privato, oltre che del pubblico, nel risanamento e nel recupero del patrimonio edilizio.
Giudico positivo, quindi, il fatto che maggioranza e opposizione abbiano riconosciuto in ciò un obiettivo comune, da perseguire insieme, nella forma di un testo unificato di proposte di legge: è un segnale trasversale di ferma convinzione, per il raggiungimento di tale importante obiettivo. A tale proposito, ricordo anche che una proposta di legge simile era già stata discussa nel corso della precedente legislatura e che solo per una questione di tempi non aveva terminato il suo iter parlamentare.
Il fatto che quella proposta sia stata riproposta all'inizio dell'attuale legislatura è quindi da interpretare come una seria volontà di portare definitivamente a buon fine la discussione del provvedimento in esame; peraltro, il dibattito svoltosi nei mesi scorsi in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici ha rispecchiato un atteggiamento costruttivo e di confronto da parte di tutte le forze politiche, così che da tre singole proposte di legge è stato possibile elaborare un testo unificato, probabilmente il migliore possibile al momento attuale.
Si tratta, quindi, di un provvedimento giustamente circoscritto, pensato per arrivare dritto al punto, come si suol dire.
Tale testo unificato ha l'obiettivo di salvaguardare soprattutto quei centri più piccoli che hanno minori risorse economiche da destinare al recupero architettonico e urbanistico, e si propone di rimuovere un eventuale squilibrio rispetto ai centri storici delle grandi città in grado di sostenere costi spesso gravosi, prevedendo - come dicevo prima - anche l'eventuale intervento dei privati attraverso l'istituzione, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, di un apposito fondo nazionale.
Credo che questo sia un ulteriore provvedimento, dopo la legge sui piccoli comuni, che va nella direzione di una difesa ancora maggiore del patrimonio paesaggistico italiano e non solo. Infatti, esso non solo è volto alla riqualificazione urbanistica dei centri storici dei piccoli comuni, ma rappresenta anche un richiamo all'identità, alla cultura e alla storia dell'Italia. Chiunque provenga da un piccolo centro, da una piccola città di provincia, sa bene quanto sia forte ancora il richiamo delle tradizioni locali e quanto sia importante che vengano tramandate nel tempo e in ogni forma. Gli spazi delle piccole città costituiscono forse la primaPag. 3manifestazione di tale cultura e dell'immagine delle stratificazioni culturali e storiche che ogni borgo ha subito nel tempo. Allora, diventa indispensabile preservare l'immagine di questa storia millenaria conservando e riqualificando ogni sito di particolare pregio.
Siamo in un momento di forte commistione sociale e culturale, in cui sembra quasi sbagliato ricordare la proprie radici e valorizzare le proprie tradizioni. Una certa visione politica ritiene addirittura che la vera integrazione si possa avere solo a patto di un livellamento culturale che eviti di far prevalere qualsiasi tradizione sulle altre. Si tratta di un orientamento che ritengo sbagliato e assurdo, perché è impensabile che, sminuendo le proprie origini, si possa facilitare un percorso così complesso e articolato come quello dell'integrazione sociale, che si ottiene, invece, solo in un clima di rispetto reciproco e di confronto.
L'identità storica dell'Italia è viva e visibile in molti luoghi, non solo nelle città più rinomate e visitate. L'augurio è che in quest'Aula possa proseguire con toni costruttivi il dibattito che ci porterà a migliorare la qualità della vita nei borghi, nei piccoli centri storici anche attraverso la conservazione e la riqualificazione dei siti più preziosi e antichi del nostro Paese. Credo, infatti, sia convinzione di tutti che, valorizzando i piccoli centri e i borghi, si possa creare un circolo virtuoso in grado, da un lato, di richiamare un turismo sempre più attento ed esigente e, dall'altro lato, di stimolare ogni amministrazione locale a salvaguardare il proprio patrimonio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomaglio. Ne ha facoltà.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento per la riqualificazione dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia, che accorpa alcune proposte di legge di diversa provenienza politica, discusse in parte anche nella legislatura precedente, segna un passaggio significativo per il nostro Paese.
Il suo significato risiede nella valorizzazione del patrimonio culturale e storico dei centri storici piccoli e medi, unico al mondo, che ha le proprie radici nella particolare storia della nostra nazione, che a partire dal Rinascimento è stata nel Centro-Nord, in gran parte, una storia dei liberi comuni e che nel Meridione del Paese, a partire dal Cinquecento, ha visto la diffusione di comuni di nuova fondazione connessa al privilegio dello ius populandi, concesso dalla monarchia alla nobiltà di corte. Questa realtà diffusa è stata arricchita per secoli dall'intreccio del potere del signore aristocratico con quello della borghesia delle arti e dei mestieri, che si contendevano di fatto il governo della cosa pubblica anche accettando la sfida del bello, della qualità del costruire e del rigore nella progettazione urbanistica di paesi e città.
L'importanza dell'intervento è accentuata dal fatto che nel nostro Paese si concentra il più alto numero di città artisticamente significative per il patrimonio mondiale. Il nostro Paese, più di altri, non è costituito soltanto da grandi città d'arte, ma anche da piccoli e medi centri che ne rappresentano una parte consistente, tanto che si può dire che l'Italia sia per quasi tutto il suo territorio un museo a cielo aperto.
Per tali motivi l'intervento che discutiamo è appropriato, necessario e giusto.
Non si tratta soltanto di offrire maggiori risorse ai fini della costruzione di un'immagine più appetibile dei centri storici del Paese sotto il profilo turistico, ma, più ampiamente, di consolidare elementi fondamentali per migliorare la qualità dell'organizzazione della vita per chi abita nei centri storici, tutelando, nello stesso tempo, l'identità italiana geografica e culturale.
Si tratta, quindi, di un provvedimento di più ampio respiro: l'identità di un Paese, infatti, è qualcosa che esiste, sedimentata dalle vicende storiche e dalla memoria di esse e rafforzata dalle varie tappe di costruzione della sua cultura. Essa, tuttavia, ha bisogno anche che l'intreccio tra tutela dell'identità ed innovazionePag. 4sia costante, favorendo gli interventi finalizzati al recupero, alla salvaguardia e alla valorizzazione dei centri storici, anche al fine di contrastare gli squilibri geografici esistenti, che penalizzano e rendono marginali i centri importanti dal punto di vista storico, culturale e architettonico.
In passato, soltanto poche regioni italiane, in assenza di una legislazione nazionale, si sono dotate di normative specifiche con l'obiettivo di sostenere i comuni nel favorire la riqualificazione, il recupero e la tutela dei centri antichi. Alcune regioni lo hanno fatto, ma con leggi speciali che sono intervenute su singole città, senza dotarsi di una normativa organica generale in grado di stimolare l'adozione di politiche virtuose e di valorizzazione dei centri antichi.
Ha fatto bene il relatore Bocci - cui va il mio sentito ringraziamento per l'opera paziente di sintesi e di tessitura dei diversi contributi apportati dai componenti della Commissione - a sottolineare nella relazione al testo unificato che tra le sue finalità vi è certamente quella di rendere finalmente sistematico lo stimolo nei confronti delle istituzioni regionali e locali per la realizzazione di programmi che promuovano il risanamento, la conservazione e il recupero del patrimonio edilizio.
Il rilancio dell'attività di realizzazione di servizi e di opere pubbliche è di interesse pubblico: la manutenzione straordinaria dei beni pubblici già esistenti da parte degli enti locali, il miglioramento e l'adeguamento degli arredi e dei servizi urbani e gli interventi finalizzati al consolidamento statico e antisismico degli edifici storici. Si tratta di uno stimolo che indurrà - come auspico - anche le regioni che finora non hanno legiferato o lo hanno fatto solo parzialmente a dotarsi di leggi organiche in grado di confrontarsi utilmente con la legislazione nazionale.
La forma urbis, la tipologia architettonica, il singolo manufatto architettonico - unici nel nostro Paese e, per molti luoghi ed epoche, modelli per la costruzione di città e cittadine del mondo occidentale - non rappresentano soltanto una concretezza materiale. Il loro significato è anche quello dell'organizzazione della convivenza e della vita civile, delle risposte ai bisogni dei cittadini e della prospettiva futura che ogni comunità si è data di volta in volta.
È assai significativo, a tale proposito, che il testo unificato che ci avviamo ad approvare attribuisca non solo ai comuni la facoltà di individuare all'interno del perimetro dei centri storici le zone di particolare pregio architettonico e culturale, ma anche agli enti locali la potestà di avviare al loro interno interventi integrati, pubblici e privati finalizzati alla riqualificazione urbana. Si tratta di un'opportunità che consente ai cittadini che vivono ed operano all'interno dei centri storici di concorrere, accanto alla pubblica amministrazione, alla tutela e alla riqualificazione del patrimonio edilizio e urbanistico delle proprie comunità.
In merito alla nostra identità nazionale, non possiamo tralasciare di ricordare come e quanto essa sia arricchita dal contributo di identità diverse e variegate disseminate sul territorio, cui si deve continuare a dare importanza, visibilità e sostegno. Esse rappresentano modi diversi di risolvere problemi differenti, stili di vita e bisogni variegati e, tutte insieme, costituiscono la socialità italiana nel presente.
Il provvedimento è pensato anche per questo: non può non essere sottolineato che sollecitazioni e interventi per la tutela e la riqualificazione dei piccoli centri e dei borghi sono pervenute nel tempo dall'Associazione nazionale comuni italiani - in particolare, alcuni anni or sono, con l'iniziativa dei «club dei borghi più belli d'Italia» - ma anche da numerose associazioni di tutela del patrimonio paesaggistico, artistico e storico, come il FAI. Oggi cerchiamo di rispondere a questa sentita esigenza.
Va detto, inoltre, che dopo gli anni dell'inurbazione nelle grandi aree metropolitane, da tempo si registra una tendenza degli italiani ad andare a vivere nei piccoli centri a causa dell'aumento dei costi degli alloggi.
Il provvedimento in discussione è significativo a questo scopo perché l'alternativa ad una vita costosa nelle cittàPag. 5grandi e medie possa diventare più facile per chi si vede costretto a sceglierla. Il provvedimento potrà, inoltre, influenzare positivamente la riduzione del divario ancora esistente tra la parte settentrionale e quella meridionale del Paese. Finora, infatti, la riqualificazione urbana ha interessato molto più il centro-nord, per una situazione finanziaria dei comuni migliore e per una economia dei territori più solida e fiorente.
Il testo unificato che oggi discutiamo si compone di due articoli e stabilisce, all'articolo 1, comma 1, i possibili interventi finalizzati al recupero, alla tutela e alla valorizzazione dei centri storici, come definiti dalla normativa vigente, da realizzare nei comuni con popolazione pari o inferiore a 200 mila abitanti.
Il limite dei 200 mila abitanti è uno dei punti sui quali si è accentuato il confronto all'interno della VIII Commissione e sul quale vi sono maggiori dubbi e perplessità anche da parte del nostro gruppo. In questo senso, sarebbe opportuno che, in sede di decreti attuativi e di esame delle proposte emendative, si possa fare di tutto per dare più risorse e più opportunità ai piccoli centri, ai piccoli comuni (fino a 15 mila abitanti) che vogliono operare per migliorare la qualità della vita, del recupero e della riqualificazione urbana nei loro centri storici.
L'articolo 1, inoltre, al comma 2 dispone che «i comuni (...) possono individuare (...) le zone di particolare pregio dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali, in cui realizzare interventi integrati pubblici e privati finalizzati alla riqualificazione urbana».
Viene poi definito, al comma 4, il ruolo delle regioni che «possono prevedere forme di indirizzo e coordinamento finalizzate al recupero e alla valorizzazione dei centri storici». Il comma 5 stabilisce, inoltre, che «con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali (...) sono definiti i parametri qualitativi di natura storica, architettonica e urbanistica, sulla base dei quali individuare centri storici e insediamenti urbanistici in comuni con popolazione non superiore a 5 mila abitanti, ai quali assegnare il marchio di "borghi antichi d'Italia"».
In questo senso, auspico che il marchio di «borgo antico d'Italia» possa essere speso da tali comuni per ottenere anche altri finanziamenti ed altre attenzioni e che si provveda a dare forza a questo marchio e concretezza alla nostra idea che anche i piccoli borghi possano rappresentare un grande bene e un grande patrimonio di questo Paese.
L'articolo 2, infine, dispone l'istituzione di un fondo nazionale per il recupero e la tutela dei centri storici e dei borghi antichi d'Italia. Sarà affidato, ogni anno, ad un apposito bando di gara il compito di provvedere alla ripartizione del fondo, destinando una quota pari almeno al 50 per cento agli interventi per i comuni con popolazione pari o inferiore a 15 mila abitanti.
Si tratta, quindi, di uno sforzo - realizzato insieme dalle forze politiche, in maniera particolare dalla maggioranza di centrosinistra - per dare finalmente energia e slancio al recupero e alla valorizzazione di questi centri storici. Abbiamo parlato di valorizzazione proprio perché siamo convinti che la salvaguardia vada attivata insieme alle opere di riorganizzazione della qualità della vita all'interno di questi centri storici e siamo convinti che il problema sia quello della disponibilità finanziaria.
Lo dico con chiarezza: questo è un primo passo, ma bisognerà trovare il modo affinché le disponibilità finanziarie per il provvedimento - che in questo momento sono assai limitate - possano essere significativamente aumentate, in maniera particolare a favore dei piccoli comuni, e affinché l'impatto della legge, in questo modo, possa non essere offuscato da una difficoltà a reperire risorse che, se non dovessero essere individuate con chiarezza anche nei prossimi esercizi finanziari, ne renderebbero difficile l'attuazione.
Quella che stiamo realizzando è una scommessa che, a nostro avviso - con il voto che esprimeremo nelle prossime ore - sarà vinta. Tuttavia, è una scommessaPag. 6che ha bisogno di ulteriori passaggi e della consapevolezza che, nella riqualificazione e nel recupero di questi centri antichi, non vi è solo il recupero dell'identità nazionale, ma anche l'individuazione e la definizione del futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).