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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,36).
(Iniziative volte a garantire il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti in Italia con particolare riferimento al principio fondamentale della laicità dello Stato - n. 2-00773)
PRESIDENTE. L'onorevole Bodega ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00773, concernente iniziative volte a garantire il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti in Italia con particolare riferimento al principio fondamentale della laicità dello Stato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, signora sottosegretario, con questa interpellanza urgente intendiamo mettere in evidenza due casi che si sono verificati nel comune di Oggiono in provincia di Lecco e nel comune di Moncalieri in provincia di Torino.
L'interpellanza urgente in esame non vuole essere strumentale e fine a sé stessa, tuttavia consentitemi di svolgere alcune considerazioni di carattere generale. Sappiamo come l'aumento esponenziale del fenomeno dell'immigrazione proveniente dai Paesi di cultura islamica (e non solo da questi) abbia messo a dura prova le politiche di integrazione, facendo emergere problematiche di diversa natura, estremamente complicate e difficili da dirimere.
Sempre più spesso ci troviamo dinanzi a casi emblematici dove è facilmente riscontrabile, da un lato, il rifiuto, da parte delle comunità musulmane presenti in Italia, di rispettare le normative vigenti, di adeguarsi alle regole comportamentali e culturali del nostro Paese, e dall'altro lato,Pag. 42un atteggiamento - non esagero a dire superficiale - delle istituzioni che, a volte, non comprendendone i rischi, adottano soluzioni semplicistiche, mettendo conseguentemente in pericolo, secondo noi, la sicurezza dei cittadini.
Potrei elencarvi numerosi casi, non da ultimo quello del padre che, a Brescia, ha ucciso la figlia Hina, pakistana, perché questa ragazza voleva vivere all'occidentale. Posso citare anche un altro caso accaduto sulle sponde del mio lago - il lago di Lecco - dove si trovavano alcuni sommozzatori che si stavano allenando. Mentre questi ultimi si stavano spogliando, sulla spiaggetta erano presenti alcuni cingalesi che sono intervenuti anche violentemente nei confronti dei sommozzatori, perché questi ultimi si stavano cambiando alla presenza delle loro donne, davanti alle quali non si potevano spogliare. E si potrebbero citare tantissimi casi di mancanza di adeguamento e rispetto anche nei confronti delle nostre regole.
Per venire al fatto oggetto dell'interpellanza urgente, in occasione del periodo del ramadan, nel comune di Oggiono, l'amministrazione comunale - vale a dire l'istituzione più vicina ai cittadini, cioè il comune - ha concesso alla comunità islamica l'utilizzo della sala del Consiglio comunale (non una sala civica qualsiasi!) per due ore serali affinché i suoi membri celebrassero il ramadan. In sostanza, quindi, a questa comunità musulmana presente nel territorio è stato consentito l'esercizio di culto nella sala consiliare. È ovvio che, per quanto ci riguarda, il rilascio di tale concessione per un fine che definisco strettamente privato, come può essere quello di un incontro di preghiera, appare un paradosso inaccettabile.
Innanzitutto, vorrei far presente che il sindaco e l'amministrazione - così come quella del comune di Moncalieri - fanno parte della vostra maggioranza di centrosinistra (anche se ciò non vuol dire che anche in altri comuni governati dal centrodestra non possa accadere lo stessa cosa).
Tuttavia, se vi deve essere il rispetto delle regole - ho sentito riecheggiare più volte e ribadire in quest'aula la laicità dello Stato e delle istituzioni - a maggior ragione penso che non possa essere concessa la sala del consiglio comunale per l'esercizio di una attività religiosa, di qualsiasi tipo essa sia.
Inoltre, da notizie apparse sulla stampa locale risulta che queste persone abbiano tolto anche i simboli cristiani, quale ad esempio il crocifisso, il gonfalone del comune e abbiano spostato tavoli e sedie, stendendo i propri tappeti per svolgere la propria preghiera.
La giustificazione di un sindaco non può essere quella di affermare che il regolamento comunale lo consente! Oltretutto, vorrei anche evidenziare la discriminazione che si è verificata, anche perché l'accesso nella sala del consiglio comunale, in quelle ore serali, è stato riservato ai soli uomini, in quanto le donne non potevano partecipare alla preghiera.
Tale episodio estremamente grave, per quanto ci riguarda, deve trovare quanto meno da parte del Governo e delle istituzioni, un forte dissenso. Infatti, da ogni parte (destra, sinistra o centro che sia) abbiamo sentito ribadire la laicità delle istituzioni. Pertanto, abbiamo voluto evidenziare questo episodio, innanzitutto per denunciare tale accadimento e in secondo luogo per far sì che non si verifichi più.
Capisco perfettamente che, oggi, le autonomie locali siano libere di effettuare le proprie scelte. Tuttavia, a mio avviso, queste ultime in primo luogo devono ricevere un supporto democratico, civile, rispettoso delle regole e delle istituzioni e nulla può essere cambiato in una sala istituzionale come quella del consiglio comunale.
Veniamo al secondo episodio. Da settembre 2004, nel comune di Moncalieri (Torino), all'interno di uno stabile adibito a centro commerciale - siamo alle solite: vengono concessi spazi in aree industriali dismesse, piuttosto che in quelle commerciali - un locale accatastato come magazzino è stato adibito a moschea. Si tratta di una moschea abusiva anche perché il comune di Moncalieri, in un'ultima interpellanzaPag. 43presentata dai consiglieri di minoranza, ha risposto che tale attività, in quel luogo, è abusiva.
Sebbene siano trascorsi tre anni dall'esercizio dell'attività della moschea, dagli atti ufficiali dell'amministrazione comunale non risulta che vi sia stata ancora alcuna azione volta al ripristino della legalità.
La zona in cui al momento sorge la moschea abusiva versa, inoltre, in uno stato di degrado e abbandono ed è fortemente a rischio di emarginazione. Vi sono anche notizie, anch'esse riportate dai media (occorre comunque verificarne la fondatezza), secondo le quali tale comunità musulmana organizzata nel centro culturale islamico di via Pininfarina si sta attivando per realizzare la costruzione di una moschea che dovrebbe sorgere su una determinata area, di una certa metratura e sempre all'interno dello stesso edificio oggi occupato abusivamente.
Inoltre, tale comunità islamica, attraverso la diffusione di materiale informativo, sta cercando di sensibilizzare i fedeli o i simpatizzanti al fine di raccogliere fondi per l'acquisto di questo locale.
Nel territorio della provincia di Torino sorgono anche ben oltre otto moschee e centri islamici. Questo dato è di fondamentale importanza per mettere in evidenza, da un lato, l'assenza di una reale necessità di edificare nuove moschee per garantire l'esercizio del culto ai musulmani presenti in quel territorio, dall'altro il reale obiettivo di tali iniziative, cioè quello di perseguire la realizzazione del progetto politico culturale di islamizzazione del paese.
Concludendo, signora sottosegretario, abbiamo voluto denunciare questi fatti: il primo è grave perché in esso è coinvolta un'istituzione pubblica ed il secondo lo è ancora di più, perché comunque si è svolto nell'illegalità. L'abbiamo, pertanto interpellata (sapendo bene che le autonomie locali sono libere di decidere quello che vogliono fare sul proprio territorio e non entrando, quindi, in un conflitto di competenze tra istituzioni) per conoscere da lei quali provvedimenti il Ministro dell'interno intenda adottare nell'ambito delle sue competenze al fine di garantire, da un lato, la sicurezza dei cittadini, il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti in Italia e del principio fondamentale della laicità dello Stato (che si manifesta, anche logicamente, nell'utilizzo delle sedi istituzionali esclusivamente quale luogo civile di rappresentanza di tutti i cittadini) e, dall'altro, il diritto all'esercizio del culto per tutte le confessioni religiose presenti nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, nel quadro delle iniziative finalizzate a garantire la sicurezza pubblica e la concreta osservanza del diritto alla libertà religiosa, il Ministero dell'interno ha da tempo attivato un costante monitoraggio al fine di rilevare, nelle modalità di espressione del diritto alla libertà religiosa in forma individuale o associata, l'intendimento delle comunità di svilupparsi secondo principi democratici e di integrarsi nel tessuto sociale pur mantenendo la propria identità.
I problemi del rischio di possibili infiltrazioni eversive all'interno delle comunità islamiche presenti nel nostro Paese sono già da tempo alla massima attenzione del Ministero dell'Interno che in questi anni, quando ne ricorrevano i presupposti di legge, non ha mancato di adottare i necessari provvedimenti di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato nei confronti di soggetti a vario titolo presenti nei luoghi di culto islamico di Torino, Como, Varese, Reggio Emilia, Trino Vercellese e Carmagnola.
Per quanto concerne la realtà islamica, occorre tener presente che le moschee esistenti sul territorio nazionale - per moschee dobbiamo intendere le strutture dotate di minareto, mihrab (nicchia inserita nel muro orientata in direzione dellaPag. 44Mecca) e cupola - sono soltanto due: quella di Roma e quella di Segrate a Milano. Gli altri luoghi destinati al culto islamico (generalmente indicati come moschee (lo ha fatto anche l'onorevole interrogante) sono semplici sale di preghiera aperte, in genere su iniziativa di comunità, associazioni islamiche e centri culturali col fine principale di conservare la propria cultura.
Il Ministro Amato già si è espresso in merito al fatto che la ipotizzata chiusura dei luoghi di culto islamico non farebbe altro che creare le premesse per accentuare ulteriori forme di radicalizzazione. Negare ad una minoranza i propri luoghi di culto significa negarle il proprio diritto di esistere e quindi mettere in conto una spinta verso la ricerca anche di un'esasperata identità alternativa.
Inoltre, occorre evitare di assimilare in valutazioni sommarie ed indistinte situazioni che sono fra loro molto diverse e che devono essere analizzate caso per caso, ferma restando la necessità di garantire il rispetto dei principi fondamentali di legalità, di sicurezza dello Stato e di tutela della libertà religiosa.
A tal fine, gli interventi di prevenzione e talvolta di repressione vanno affiancati con azioni positive volte a favorire l'integrazione degli immigrati, di qualsiasi gruppo e comunità facciano parte, e a facilitare la condivisione di quei principi e valori fondamentali che costituiscono la base indefettibile di una serena convivenza civile.
Con questi intenti il Ministero dell'interno, con provvedimento del 23 aprile 2007, ha adottato la Carta dei valori, della cittadinanza e dell'integrazione.
Questa Carta è stata realizzata attraverso una commissione di esperti, con la consultazione di comunità di immigrati e di comunità religiose. Invito a leggerla: si tratta di un documento molto importante, un'elaborazione, un dialogo svolto insieme tra soggetti che provengono da esperienze, culture e tradizioni diverse, intorno alla Costituzione italiana, a partire da essa, rimanendo nel quadro e nel contesto valoriale e normativo della Costituzione italiana.
L'obiettivo della Carta dei valori è quello di enunciare valori e principi validi per coloro che desiderano risiedere stabilmente in Italia nel pieno rispetto delle regole e delle leggi e secondo i principi della Costituzione italiana ed anche delle principali Carte europee ed internazionali dei diritti umani.
La Carta dei valori, nella parte relativa alla laicità e alla libertà religiosa, afferma l'impegno dell'Italia a favorire il dialogo interreligioso ed interculturale per far crescere il rispetto della dignità umana e contribuire al superamento di pregiudizi ed intolleranze.
Inoltre, la Carta condanna ogni forma di violenza o di istigazione alla violenza, comunque motivata dalla religione. Allo stato, l'assegnazione di aree per la costruzione di edifici di culto non può essere vincolata dalla stipula di intese, qualora la confessione stessa sia rappresentativa di una parte della popolazione di un territorio.
L'attuale assetto istituzionale di competenze in materia di urbanistica ed edilizia attribuisce le funzioni amministrative ai comuni, ai sensi della nuova formulazione dell'articolo 118 della Costituzione.
Per quanto riguarda il tema del finanziamento dei lavori per la costruzione di moschee, centri culturali ed altri luoghi di culto e ritrovo, esso si inserisce in un quadro più ampio già da tempo all'attenzione del Ministero dell'interno.
In tutti i casi, e quindi anche in quelli citati dall'interrogante, si tratta, da un lato, di evitare che elargizioni provenienti dall'estero possano influenzare impropriamente l'attività di questi centri, anche solo condizionandoli nella scelta degli imam, dall'altro, di vigilare affinché nei luoghi di culto islamici non si proceda a raccolte di fondi destinati, in tutto o in parte, a fini illeciti.
Gli interventi si inquadrano nella costante attività di prevenzione che viene condotta dalle forze dell'ordine verso i luoghi di aggregazione delle comunità musulmane,Pag. 45quali call center, Internet point, money transfer ed altri, in cui è possibile riscontrare l'eventuale presenza di stranieri gravitanti nell'area dell'integralismo islamico.
Dal 1o gennaio al 15 agosto 2007 sono stati controllati 2.600 obiettivi, identificati 10.259 stranieri, di cui 252 denunciati, 60 arrestati e sono state avviate 236 procedure di espulsione.
Inoltre, sono state irrogate 231 contravvenzioni per irregolarità amministrative nei confronti di gestori di call center, Internet point e money transfer.
Le diverse azioni giudiziarie condotte hanno permesso di accertare come, nell'ambito di taluni centri culturali islamici ubicati principalmente nel nord Italia, alcuni imam abbiano, nei loro sermoni, veicolato sentimenti anti-occidentali, diffondendo anche materiale audiovisivo di matrice jihadista. Si tratta, tuttavia, di una minoranza rispetto ad un orientamento, generalmente moderato, dei luoghi di culto islamici presenti sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda la concessione, da parte dell'amministrazione comunale di Oggiono, della sala consiliare alla comunità di residenti di fede islamica a fini di preghiera in occasione della celebrazione del ramadan, l'aula consiliare del comune di Oggiono - va precisato - ha funzioni di sala civica del centro cittadino e in ottemperanza alle previsioni del regolamento comunale in materia viene ordinariamente concessa per lo svolgimento di attività di soggetti pubblici e privati. In tal senso, risulta che la sala sia stata già utilizzata in passato per lo svolgimento di altre manifestazioni di culto. In base a quanto riferito dalla locale prefettura, risulta che la richiesta di utilizzo di tale sala civica è stata motivata dalle anguste dimensioni del luogo di preghiera che i fedeli islamici avevano da qualche mese istituito in un bilocale. Nella sala consiliare, concessa dal sindaco del comune di Oggiono, si riunivano alla sera circa 60 fedeli che, ai fini della preghiera, adeguavano la sala alle esigenze liturgiche.
La notizia ha avuto vasta eco anche sui giornali, suscitando varie prese di posizione in particolare da parte dei consiglieri comunali di minoranza e da alcuni movimenti politici che hanno criticato la scelta del sindaco; quest'ultimo, al contrario, ha sempre difeso la scelta fatta, sostenendo che l'autorizzazione, rilasciata previa consultazione con la giunta comunale, era conforme al regolamento vigente.
Nella giornata del 2 ottobre, i rappresentanti della comunità islamica di Oggiono si sono presentati in comune per riconsegnare le chiavi della sala consiliare, rinunciando all'utilizzo della stessa fino alla fine del ramadan e utilizzando come principale luogo di culto il centro culturale di Costa Masnaga ed in misura minore la sala dall'associazione culturale La Rosa di Oggiono.
Per quanto riguarda il centro culturale islamico di Moncalieri sito in via Pininfarina 18, questo è stato costituito a il 4 ottobre 2003, con atto n. 4396 del registro delle associazioni presso la camera di commercio di Moncalieri ed è stato inaugurato il 19 settembre 2004.
Successivamente, il comune di Moncalieri ha contestato ai responsabili del centro la violazione da alcune norme del testo unico in materia di edilizia, per aver riscontrato la diversa destinazione d'uso (da pertinenze commerciali a luogo di culto, che al momento del controllo ospitava circa 40 persone) e la mancanza di certificazioni di agibilità. Il tentativo di ovviare ai problemi cui si è fatto cenno attraverso la presentazione di una richiesta di sanatoria non ha sortito effetto, poiché le relative istanze sono state presentate fuori termine.
Nonostante il controllo delle autorità locali e le intimazioni a non proseguire, il centro ha continuato di fatto ad operare sulla sola base delle richieste di condono presentate al comune di Moncalieri dal responsabile del centro, e per tale motivo in data 2 agosto 2007 la polizia municipale ha effettuato un ulteriore sopralluogo nel corso del quale è stato contestato il cambio di destinazione con la realizzazione abusiva di opere interne. Conseguentemente, l'amministrazione comunale, con specifica ordinanza, ha intimato al proprietarioPag. 46dell'immobile di demolire le opere realizzate in assenza di permessi e concessioni edilizie, e ripristinare l'originario stato dei luoghi. Ricordava l'interrogante che questo ripristino non è ancora stato realizzato: ci risulta che i termini concessi non sono tuttora scaduti.
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, signora sottosegretario, non siamo assolutamente soddisfatti perché la risposta fornita sullo stato dei fatti di Oggiono, in provincia di Lecco, e a Moncalieri, in provincia di Torino, consiste esclusivamente delle fotocopie che molto probabilmente avete richiesto ai vari comuni.
Sappiamo già cosa hanno affermato gli amministratori locali e cosa si farà. Noi volevamo sapere quale era l'intenzione del Governo. Se mi permette di riprendere un po' il suo discorso sulla sicurezza pubblica, voi enunciate molto tale parola che è ormai di uso comune; dite che siete a favore della sicurezza pubblica e che attuerete un piano sulla sicurezza, ma lo stiamo ancora attendendo. Le devo dire - ma piuttosto le dovrei ricordare perché forse questo Governo non lo rammenta già più - che Violante era venuto a Torino nel lontano 1999 enunciando un piano sulla sicurezza provinciale, ma Torino ancora attende. Lo scorso inverno un rappresentante del Governo, il sottosegretario Minniti, è tornato ad enunciare lo stesso piano sulla sicurezza. Dopo sette anni è ritornato nel capoluogo subalpino e ha riproposto la stessa manfrina che ci aveva proposto Violante. Mi dispiace che questa volta non ci sono più i cittadini che furono allora così sciocchi da accettare quel piano sulla sicurezza e a riprova sono riusciti ad organizzare una manifestazione imponente, la scorsa settimana, contro il vostro Governo e a proposito del piano sulla sicurezza perché, mi dispiace affermarlo, ma a Torino la sicurezza è quasi del tutto assente.
A proposito della carta dei valori non ci deve invitare a leggerla. Mi dispiace ma, anche se siamo leghisti, sappiamo leggere e abbiamo studiato la Carta dei valori. Deve dire forse a qualcun altro di riprenderla, perché la carta dei valori ci sembra un po' inverosimile in quanto non stabilisce alcun diritto e alcun dovere, ma piuttosto toglie dei diritti ai cittadini italiani.
Abbiamo sempre parlato di reciprocità e di uguaglianza fra i popoli, però ci deve permettere di affermare che il confronto con l'Islam attualmente non è possibile perché è una necessità ineludibile alla quale peraltro l'Europa e in particolare l'Italia arriva debole, impreparata e con una buona dose di ingenuità. La reciprocità è come Cenerentola ma il principe azzurro, questa volta, ha altro a cui pensare. Forse non c'è un vero e proprio progetto elaborato a tavolino. Dico «forse» e lo ribadisco. Ma sicuramente esistono strategie per il rafforzamento dell'Islam nei Paesi in cui è già maggioritario e per la sua diffusione in alcune zone nevralgiche, come l'Africa subsahariana, l'Indonesia, la Malesia e ultimamente l'Europa. È un fatto che in questi anni alcuni Paesi guida, e in primo piano l'Arabia Saudita ma in misura minore anche l'Iran e il Pakistan, hanno stanziato ingenti somme per la costruzione di moschee, centri culturali, scuole coraniche e hanno formato e inviato dei religiosi all'estero. Una di queste moschee, centri o - come voi li definite - sale di preghiera è proprio quella di Moncalieri. L'Arabia Saudita si ritiene l'erede del califfato soppresso nel 1924 da Ataturk. Scusate per la pronuncia non proprio corretta.
KHALED FOUAD ALLAM. Non è proprio così!
STEFANO ALLASIA. Come tale è investita della missione di preservare e diffondere l'Islam. Questo scopo, sia ben chiaro, non viene perseguito con metodi terroristici ma con la costituzione di centrali di irradiazione dell'Islam che agiscono, al tempo stesso, sul piano religioso, sociale e politico. Si deve purtroppo constatare che i proventi ricavati dal petrolio,Pag. 47i cosiddetti petroldollari, vengono usati in minima parte per il sostegno economico dei musulmani indigenti che si trovano in emigrazione, mentre sono investiti con dovizia nella costruzione di luoghi simbolo dell'Islam, come è accaduto per la moschea di Roma, di Segrate e di altre capitali europee.
Bisogna chiarire un equivoco molto diffuso nel nostro Paese: la moschea non è una «chiesa musulmana». Per il musulmano è molto di più che un luogo di culto, è un ambito di aggregazione sociale, di rafforzamento della comune identità, di giudizio sulla società e di rivisitazione di quanto accade alla luce del Corano, spesso anche di trasmissione di parole d'ordine di tipo politico e, purtroppo, il più delle volte anche terroristico.
Studiando la storia dell'Islam s'impara che nella moschea sono state prese importanti decisioni o sono partite alcune rivolte contro le autorità (spero che non sia così nel caso italiano). Non è un caso che in molti Paesi le moschee vengano presidiate dalle forze dell'ordine in occasione della preghiera del venerdì, né va dimenticato che, secondo il pensiero islamico, un luogo reso sacro non si può più sconsacrare: in Egitto è accaduto che gruppi di fondamentalisti si siano recati di buon mattino su alcuni terreni della Chiesa, abbiano steso il tappeto e pregato, rendendo di fatto impossibile l'edificazione di una chiesa su quell'area, che con il loro gesto era stata resa sacra all'Islam. Pertanto, un gesto che, magari in buona fede, è mosso dalla solidarietà o dall'altruismo, viene vissuto da parte musulmana come resa, tradimento, implicita ammissione della loro superiorità, ingenerando pericolosi equivoci.
È una sfida lanciata dalla storia, ma viene vissuta secondo prospettive differenti. Uno chek musulmano molto autorevole di Beirut, lo sciita Fadlallah, durante un incontro con i cristiani sosteneva che il sistema democratico vigente in Europa rappresenta la chance migliore per la diffusione dell'Islam. In occidente c'è una situazione che permette ai musulmani di ottenere importanti riconoscimenti sul piano giuridico in nome della libertà e del pluralismo e un clima culturale favorevole: da noi è rinato l'interesse per proposte forti, che trasmettono insieme certezze e novità. Inoltre, si avverte indifferenza verso un cristianesimo disponibile a mille compromessi. Per dialogare servono certezze, non mercanteggiamenti, altrimenti tutto diventa ambiguo e finisce per prevalere chi è più consapevole della propria identità rispetto a chi è disposto a rinunciarvi, magari sventolando le insegne della cosiddetta società multiculturale.
L'occidente porta nel suo DNA valori che possono giovare al mondo islamico, dove ancora non hanno il posto che meritano: la dignità delle persone, l'uguaglianza di fronte alla legge derivante dal concetto di cittadinanza; la democrazia; la distinzione (non dico separazione) tra politica, religione e Stato. Dall'altra parte il mondo musulmano è portatore di valori che erano condivisi in Occidente, ma che la secolarizzazione ha fatto dimenticare: per esempio il fatto che la morale non può essere soggettiva (ma che esistono riferimenti oggettivi), l'importanza della comunità, la necessità di non dissociare la tecnica dall'etica e l'affermazione che il progresso tecnologico non significa necessariamente progresso dell'umanità. Sono convinto che bisogna esercitare la fatica del dialogo, ma insisto: i frutti si possono vedere solo quando i due partner hanno una visione chiara di cosa sono e di ciò che vogliono. Il dialogo in maschera è inutile.
Anzitutto vorrei sgombrare il campo da una falsità che continua a circolare: non è vero che in Arabia Saudita non si possano costruire chiese o celebrare funzioni religiose diverse da quelle musulmane soltanto perché quella sarebbe la «terra santa dell'Islam». La tradizione ricorda che quando Maometto entrò alla Mecca nel 630 e ordinò la distruzione di tutti gli idoli, vedendo una piccola icona della Madonna con Gesù, chiese di risparmiarla.
La seconda falsità è che fuori dall'Arabia Saudita non ci siano problemi: ricordo solo che in Egitto tra le dieci condizioni da rispettare per la costruzione di una chiesaPag. 48c'è l'assenza di una moschea nel raggio di mezzo chilometro. Ciò costringerebbe a edificare nel deserto, vista la concentrazione di moschee che si registra nelle città.
PRESIDENTE. Onorevole Allasia, la prego di concludere.
STEFANO ALLASIA. Molto probabilmente è più comodo a un certo mondo politico e ad alcuni Governi fare in modo che la differenziazione sia molto più spinta di quel che il semplice musulmano crede. Perciò, come sempre, un conto è l'idea e altro conto è l'attuazione. Ci sembra sempre più che i Governi (e la sinistra in Italia) stiano sempre più spingendo verso l'islamizzazione del Paese, ma mi dispiace per voi, questo non lo permetteremo mai.
PRESIDENTE. Onorevole Allasia, dovrebbe concludere.
STEFANO ALLASIA. Vede, il Papa, con cui tanti di voi non rinunciano a farsi vedere o fotografare insieme, non si stanca di chiedere la reciprocità quando incontra gli ambasciatori presso la Santa Sede.
Ma ciò non basta, sono gli Stati che dovrebbero premere nell'ambito di una più generale azione in favore dei diritti umani. Purtroppo, i nostri governanti sono totalmente occupati a concludere affari con i Paesi produttori di petrolio che finiscono per dimenticarsene.