Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,11).
(Misure per il recupero della collezione Torlonia - n. 2-00602)
PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Fabris n. 2-00602 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmatario.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, anzitutto vorrei scusarmi per il ritardo causato da un incidente...
Pag. 45PRESIDENTE. Signor sottosegretario, credo che sia uso della Camera parlare in piedi.
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi stavo solo scusando, da seduta.
Gli interpellanti sottolineano che il principe Alessandro Torlonia nel 1859 fondò a Roma, nel quartiere Trastevere, in via della Lungara, un museo costituito da 620 sculture provenienti da importantissime collezioni. Il museo è stato successivamente arricchito da altre importanti opere provenienti da scavi realizzati nei possedimenti della famiglia Torlonia. Tuttavia, la visita a questa grande collezione era concessa solo a pochi appartenenti alla nobiltà, tanto è vero che l'archeologo Bianchi Bandinelli nel 1947, pur essendo direttore generale delle antichità e belle arti, ebbe grandissime difficoltà a riuscire a visitare il museo.
Ciò nonostante si riuscì negli anni successivi, intorno al 1948, a visitare la collezione, ad analizzarla con attenzione, ad osservare che era stata sistemata molto bene e che negli anni 1969-1970 tale sistemazione era stata mantenuta. Va ricordato che si trattava della vecchia sistemazione datale dall'archeologo Visconti.
In questa sua veste di «collocazione speciale» la collezione completa venne sottoposta a un vincolo, che considerava anche la sistemazione della collezione e non soltanto gli oggetti che la componevano. È noto che il museo venne smantellato - come sottolineato nell'interpellanza - e la reazione del Governo fu allora quella di protestare formalmente e di citare i proprietari della collezione. Ci fu anche il sequestro, ma purtroppo la causa con i proprietari fu persa e i proprietari, assolti in Cassazione, si videro restituire la collezione.
I vari Ministri che si sono succeduti hanno continuato la trattativa con la famiglia Torlonia e con i suoi amministratori alla ricerca di una cifra congrua rispetto al valore della collezione (che è una delle più grandi del mondo) che permettesse di riscattarla, ma non si arrivò ad un accordo. Attualmente il museo comunque non si potrebbe più realizzare dov'era, perché in via della Lungara n. 3 tutto il palazzo è stato trasformato in appartamenti, come l'interpellante sottolinea.
Da parte del Ministero a questo punto sono stati identificate soluzioni per renderla fruibile, seppure ancora sotto la proprietà diretta della famiglia Torlonia. Sono stati proposti il palazzo Torlonia in via della Conciliazione, ma tale soluzione non è risultata praticabile per problemi strutturali del primo piano che impedivano la sistemazione della collezione. Lo stesso si può dire di un bellissimo palazzo sulla via Salaria, all'altezza di Villa Albani, che i Torlonia avrebbero accettato come sistemazione, sennonché non si poté fare perché avrebbero voluto costruire un gigantesco parcheggio che non era previsto dal piano regolatore del comune.
Nel settembre 2002 il demanio ha avanzato un'ulteriore proposta di acquisizione, ma l'avviso del Governo sul prezzo è stato contrario; pertanto, anche in quella occasione non si è potuto procedere all'acquisto.
Infine, è stato identificato, insieme al Comune, il complesso di Villa Rivaldi, di fronte ai Fori Imperiali. In quella sede, in un accordo con il Comune e l'allora Soprintendente Adriano La Regina, fu decisa almeno la sistemazione. Poiché lo Stato non può acquistare la collezione, se ne sta discutendo adesso l'acquisto da parte di una serie di fondazioni private, sotto l'egida del Comune di Roma.
Se questa proposta risulterà praticabile - è attualmente allo studio e appaiono buone le probabilità di arrivare a una soluzione - sicuramente sul programma di fruizione della collezione lavoreranno insieme il Ministero e il Comune di Roma.
PRESIDENTE. L'onorevole Capotosti ha facoltà di replicare.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, dire che sono soddisfatto è forse eccessivo. Dal 1948 ad oggi la collezione, infatti,Pag. 46continua ad essere indisponibile alla collettività, mentre la disponibilità nei confronti della collettività è bene di rango primario. Questo è stato sottolineato da più pronunciamenti della Corte di cassazione e da numerose iniziative legislative di chi mi ha preceduto su questi banchi.
Mi auguro che sia possibile, in tempi brevi, arrivare a una forma di soluzione e di recupero tra quelle indicate. Sarebbe auspicabile anche capire che cosa sia successo in ordine ai 91 mini-appartamenti e come sia stato possibile trasformare un palazzo di pregio storico in 91 mini-appartamenti.
Consta a chi vi parla che la collezione, di cui discutiamo, è ospitata ancora nei sotterranei. Ritengo che sarebbe opportuno accendere almeno la luce nei sotterranei, perché se lì la luce fosse accesa, sarebbe bellissimo.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.