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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,45).
(Applicazione della normativa riguardante la riduzione dei trasferimenti statali in caso di aumento del gettito derivante da imposte locali - n. 2-00839)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di illustrare l'interpellanza Volontè n. 2-00839, concernente l'applicazione della normativa riguardante la riduzione dei trasferimenti statali in caso di aumento del gettito derivante da imposte locali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2), di cui è cofirmatario.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, ancorché brevemente ricordo i termini della questione che sottoponiamo al Governo. Riteniamo che essi siano importanti in quanto anche su di essi si gioca la stabilità finanziaria degli enti locali e, in particolar modo, dei comuni di dimensioni medio-piccole.
È noto che la legge finanziaria per il 2007 ha previsto alcune modifiche in merito alla tassazione ai fini delle imposte dirette e dell'ICI, in particolar modo con riferimento a terreni agricoli, ex fabbricati rurali, fabbricati appartenenti alla categoriaPag. 92catastale B, nonché ai locali ad uso commerciale in aeroporti, porti e stazioni ferroviarie.
In buona sostanza, questa disposizione, che ha modificato il decreto-legge n. 262 del 2006, tende ad enunciare un principio ormai consolidato nel nostro ordinamento in forza del quale, quando vi sia una modifica normativa statale che produce una più elevata tassazione a livello locale, e quindi un maggior gettito ai fini dell'imposte dirette e dell'ICI, il maggior gettito derivante dall'imposta locale venga attribuito allo Stato, sotto forma di una corrispondente riduzione del trasferimento statale ai comuni.
Questo principio ha trovato ingresso in maniera stabile nella legge finanziaria dello scorso anno; i commi 39 e 46 dell'articolo 2 del suddetto decreto-legge stabilivano, infatti, che i trasferimenti erariali a favore dei comuni fossero ridotti in misura pari al maggior gettito dell'ICI conseguente all'applicazione della normativa, sopra richiamata, sulla base di una certificazione da parte di ciascun comune interessato.
Per il 2007, l'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, stabilisce che, fino alla determinazione definitiva del maggior gettito ICI in base alle suddette certificazioni e autocertificazioni dei comuni, la riduzione dei trasferimenti statali è effettuata in misura proporzionale alla maggior base imponibile per singolo ente, comunicata al Ministero dell'interno dall'Agenzia del territorio entro il 30 settembre 2007 e per un importo complessivo di euro 609.400.000. Ciò comporta che la determinazione provvisoria è calcolata sul maggior gettito figurativo in attesa delle certificazioni da parte dei comuni che stabiliscano esattamente quale sia tale maggiore entrata.
Secondo i dati pubblicati dal Ministero dell'interno sul proprio sito ufficiale risulta che le stime del maggior gettito e la conseguente riduzione dei trasferimenti statali siano notevolmente al di sopra rispetto ai maggiori gettiti effettivi. Poiché il trasferimento da parte dello Stato ai comuni è stato effettuato sulla scorta del maggior gettito presunto, non su quello effettivo, derivante dalle certificazione dei comuni, è avvenuto e avviene che la decurtazione del trasferimento statale è stata superiore a ciò che realmente sarà il maggior gettito.
Per fare un caso specifico, ad esempio, al comune di Verona viene imputato un maggior gettito figurativo, e conseguentemente una riduzione di trasferimenti statali pari a 3.869.236,30 euro, mentre dai conteggi effettuati dallo stesso comune risulta che il maggior gettito dovuto in forza di tale norma corrisponde a non più di 200.000 o 300.000 euro. Una situazione analoga si presenta per tutti gli altri comuni.
Se analizziamo il caso di Verona, che è un comune di dimensioni medie e ricco, si registra un danno economico che in qualche modo nel tempo potrà essere riparato, anche se certamente non per l'esercizio finanziario in corso, considerato che ci troviamo a novembre. Se, però, consideriamo tutto ciò con riferimento ai comuni di piccole dimensioni, che hanno un reddito pro capite inferiore e per i quali il gettito ICI diventa la fonte prevalente, se non esclusiva, del loro mantenimento, ci rendiamo conto del danno che tali piccoli comuni subiscono dall'applicazione in questi termini della norma in discussione.
Questa riduzione del gettito statale è effettivamente sproporzionata, a maggior ragione nel momento in cui i comuni si trovano a chiudere il proprio esercizio finanziario (a novembre), quando la loro attività di spesa si è conclusa e tutto ciò produce significative difficoltà finanziarie e oggettive situazioni di squilibrio che non sono facilmente riparabili, lo ripeto, soprattutto in quelle realtà municipali di piccole dimensioni, che trovano nel gettito ICI la loro principale fonte di finanziamento.
Per tali ragioni, e poiché credo che la questione oggetto dell'interpellanza sia molto seria, chiediamo al Governo, e in particolar modo al Ministro dell'economia e delle finanze, come intenda procedere e se vi siano misure che possano in qualche modo sospendere l'applicazione dei tagli aiPag. 93trasferimenti statali che, in effetti, prevedono uno sbilancio rispetto all'effettiva determinazione della consistenza del maggior gettito ICI per i comuni - che sarà quantificato mediante le autocertificazioni - e se, quindi, si possa porre un'inversione di rotta immediata, pena l'ulteriore danneggiamento della finanza degli enti locali.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Mario Lettieri, ha facoltà di rispondere.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza in discussione si chiede di indicare quali iniziative si intendano adottare al fine di sospendere l'applicazione dei tagli ai trasferimenti erariali ai comuni, operati in attuazione del disposto dei commi 39 e 46 dell'articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, in attesa di procedere alla quantificazione effettiva del maggior gettito derivante dall'ICI mediante autocertificazione dei comuni, eventualmente modificando il previsto importo complessivo di 609 milioni 400 mila euro.
Gli onorevoli interpellanti ricordano le disposizioni alla base del predetto taglio ai trasferimenti statali ai comuni e, in particolare, il contenuto dell'articolo 3, comma 2, del decreto-legge del 2 luglio 2007, n. 81, convertito dalla legge n. 127 del 2007, che prevede - sino alla definitiva determinazione del maggior gettito ICI in base alla certificazione dei comuni - la riduzione dei trasferimenti in misura proporzionale alla maggiore base imponibile, comunicata al Ministero dell'interno dall'Agenzia del territorio entro il 30 settembre 2007.
Gli onorevoli interpellanti, a tal proposito, fanno rilevare, a titolo esemplificativo, come per il comune di Verona, a fronte di una riduzione dei trasferimenti di euro 3.869.236,30, corrisponderebbe, da conteggi effettuati dallo stesso comune, un maggior gettito effettivo e non superiore ai 200-300 mila euro.
A tale riguardo si rappresenta che in data 28 settembre 2007, in virtù del citato articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 81 del 2007, l'Agenzia del territorio ha fornito al Ministero dell'interno, competente in materia, comune per comune i dati relativi all'incremento di base imponibile verificatosi nei primi otto mesi del 2007. È appena il caso di sottolineare che, sulla base dei dati forniti, per il comune di Verona l'incremento di base imponibile risulta di oltre 650 milioni di euro, consuntivato al 31 agosto 2007, con un incremento del potenziale gettito ICI che dovrebbe risultare significativamente superiore ai 200-300 mila euro indicati nell'interpellanza.
Quindi, in base ai dati forniti dall'Agenzia del territorio di riferimento, nel caso specifico al comune di Verona, non vi è proprio una rispondenza al dato effettivo e verificato dall'agenzia fiscale competente.
In considerazione, poi, del fatto che la ripartizione tra i singoli comuni dei previsti 609,4 milioni di euro - sulla base dell'estensione dell'incremento di base imponibile al 31 agosto, ovvero in relazione alle potenzialità delle differenti realtà immobiliari locali - può effettivamente presentare, in talune fattispecie, caratteri di arbitrarietà, l'Agenzia del territorio ha ritenuto di condividere l'indirizzo del Ministero dell'interno di ricercare metodi alternativi per detta ripartizione. Quindi, non vi è una chiusura, ma si stanno effettuando delle verifiche, perché questi dati riguardano non solo, nel caso specifico, il comune di Verona, ma, evidentemente, altre realtà sulla base della nuova base imponibile e, quindi, sui nuovi catasti accertati dall'Agenzia del territorio.
Sembrerebbe al Ministero dell'interno - vedo che è presente anche la collega Lucidi - che, per certi versi, la riduzione fatta «a pioggia», relativamente a tutti i trasferimenti, sarebbe nell'ordine del 10 per cento, anche se è stata attuata in maniera un po' generalizzata.
Per quanto riguarda il Ministero dell'economia e delle finanze si fa presente che non si può accettare la richiesta diPag. 94sospensione, così come formulata nell'interpellanza, della riduzione dei trasferimenti di cui trattasi, in quanto i saldi di finanza pubblica con i quali dobbiamo fare tutti i conti - e oggi lo abbiamo fatto con il decreto-legge in materia fiscale e lo faremo nei prossimi giorni con il disegno di legge finanziaria - già scontano il predetto taglio di 609,4 milioni di euro. Pertanto, non è possibile, per il momento, accedere a tale richiesta.
Inoltre, il Ministero dell'interno ha fatto presente che la riduzione in misura proporzionale del contributo ordinario annuale spettante a ciascun comune, fino alla concorrenza della somma di 609,4 milioni di euro, non determina alcuna conseguenza sugli equilibri di bilancio e sul rispetto del patto di stabilità interno, in quanto l'articolo 3 del citato decreto-legge n. 81 del 2007 prevede la possibilità di operare maggiori accertamenti in entrata per l'ICI, per le somme corrispondenti alla riduzione dei trasferimenti subita e, limitatamente agli enti soggetti al patto, autorizza a considerare incassato il medesimo importo (in altri termini, è come se il comune fosse già autorizzato a ritenere incassato l'importo in questione).
Il Ministero dell'interno ha evidenziato, altresì, che, in caso di ricorso ad anticipazioni di cassa, gli eventuali maggiori oneri per interessi passivi dovuti sono posti a carico dello Stato, nei limiti di 6 milioni di euro, in base al comma 5 di detto articolo 3: è sostanzialmente una forma di ristoro per i comuni costretti a fare ricorso alle anticipazioni di cassa.
Si tratta, comunque, di un problema che merita un ulteriore approfondimento, perché sicuramente la questione non riguarda soltanto le realtà come la città di Verona, ma anche, credo, altre città.
Onorevole D'Alia, lei si rende conto che la rivisitazione del catasto sta determinando, soprattutto nelle grandi città, da un lato una maggiore giustizia - vi erano, infatti, aree ed edifici non classificati adeguatamente, considerata la loro allocazione - e, dall'altro, un riequilibrio anche a fini fiscali.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di replicare.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, nonostante il garbo e la cortesia del sottosegretario Lettieri, non posso che ritenermi insoddisfatto e, devo aggiungere, anche molto preoccupato. Ritengo che, dopo la risposta del sottosegretario, anche i comuni italiani dovranno essere particolarmente preoccupati.
Procedo per ordine e in maniera sintetica. Se non avete affrontato il problema nella legge finanziaria per il 2007, è chiaro che lei mi consentirà di svolgere anche un'altra riflessione, al di là del meccanismo virtuale e dell'espediente contabile in forza del quale si dà per incassata una somma che non è realmente incassata (espediente che, comunque, determina uno squilibrio di bilancio e che - con riferimento agli enti che si trovano al limite del dissesto o comunque al limite, pur nel rispetto del patto di stabilità - nel tempo produce un danno assolutamente non imputabile agli enti stessi) e al di là, altresì, del «miracolo» della norma prevista, per l'anno in corso, nell'ultima legge finanziaria, che riguardava - mi rivolgo anche ai colleghi della Lega Nord - il federalismo fiscale (e che si è tradotta in un maggior debito per interessi passivi a carico dello Stato: lo affermo per dimostrare quanto possa essere creativa la finanza, non solo quella dello Stato, ma anche quella degli enti locali).
Può anche darsi che il dato di 200-300 milioni di euro per il comune di Verona non sia attendibile. Ma anche ipotizzando che il dato reale sia quello citato dall'Agenzia del territorio (ossia 650 milioni di euro), a fronte della decurtazione di 3.869.236,30 (somma assolutamente sproporzionata e che, pertanto, certifica l'assoluta inattendibilità dei dati catastali e dell'attività che è stata svolta dalle Agenzie del territorio), ciò produce un effetto che, considerato su scala nazionale con riferimento a tutti i comuni di grandi, medie e piccole dimensioni, determina oggettivamente uno sconquasso nei bilanci. Altro che federalismo fiscale! Abbiamo a chePag. 95fare con una norma - una delle tante norme trabocchetto contenute nella vostra legge finanziaria - che induce i comuni ad aumentare il gettito fiscale (e, in particolar modo, l'imposizione diretta e l'ICI, in danno delle famiglie italiane) e calcola questa attività in maniera arbitraria (così come, peraltro riconosciuto dagli uffici e, correttamente dal Ministero dell'interno).
Il risultato finale di tale manovra e dell'operazione non costituisce neanche un beneficio per le casse dello Stato: se lo Stato stesso, ad oggi, si farà carico, attraverso un'interpretazione brillante della normativa della finanza degli enti locali da parte del Ministero dell'interno (ossia facendosi carico, ad oggi, fino a sei milioni di euro, che però non basteranno), degli interessi passivi relativi a debiti che i comuni devono contrarre per far fronte a un buco creato dallo Stato nei loro confronti, ci si renderà conto di ciò che avete messo in moto.
Lo dico perché c'è poco da stare allegri. Credo che su questo tema l'ANCI, in particolare, anziché crogiolarsi con le «mancette» che gli state concedendo con la legge finanziaria, dovrebbe porsi seriamente il problema. Non basta, infatti, una piccola norma, che è un atto dovuto e corregge il patto di stabilità, nella parte in cui prevede la premialità per i comuni virtuosi, ma bisogna affrontare questi argomenti, che determinano non il federalismo fiscale, ma la spoliazione dell'autonomia fiscale e l'impoverimento dei comuni italiani.