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Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze in merito al ricorso al Consiglio di Stato relativo alla revoca del consigliere Rai, professor Angelo Maria Petroni - n. 2-00866)
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00866, concernente dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze in merito al ricorso al Consiglio di Stato relativo alla revoca del consigliere RAI, professor Angelo Maria Petroni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).
Pag. 67ANTONIO LEONE. Signor Presidente, sono curioso anch'io di sentire la risposta, pertanto mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Nicola Sartor, ha facoltà di rispondere.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-00866 l'onorevole Leone ed altri propongono quesiti in ordine alle dichiarazioni del Ministro Padoa Schioppa rilasciate durante la trasmissione Che tempo che fa del 25 novembre scorso, relative alla sentenza del TAR del Lazio sulla revoca del consigliere d'amministrazione della RAI, Petroni.
Al riguardo, si osserva quanto segue. Se il Ministero dell'economia e delle finanze non avesse ritenuto di avere validi argomenti a sostegno del ricorso contro la decisione del TAR, sicuramente non avrebbe presentato il ricorso al Consiglio di Stato contro quella sentenza. Questo è l'unico senso che si può trarre dalle testuali parole del Ministro che cito: «Sono convinto che il ricorso che faremo al Consiglio di Stato darà ragione al Ministero, che ha fatto la scelta delle revoca».
Risulta pertanto ovvio che le parole del Ministro in nessun caso possano essere intese come un tentativo di influenzare le decisioni del Consiglio di Stato. È gravemente offensivo, infine, verso il Consiglio di Stato, la cui indipendenza è fuori discussione, ritenere - come fanno gli interpellanti - che una semplice dichiarazione televisiva, come quella in oggetto, possa avere l'effetto di influenzarne le decisioni.
Il Governo, al contrario, è ben consapevole che nessuna dichiarazione televisiva, né altre iniziative politiche o parlamentari, possano condizionare il libero convincimento della suprema magistratura amministrativa.
Infatti, in data 4 dicembre 2007, il citato organo ha respinto la richiesta di sospensiva, presentata dal Ministero dell'economia, degli effetti della citata sentenza del TAR del Lazio.
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.
ANTONIO LEONE. Ha terminato, era questa la risposta? Mi dispiace per lei, signor sottosegretario, perché l'hanno inviata in questa brutta vicenda a dare una risposta ridicola, di quattro righe peraltro (non penso quindi che l'abbia scritta lei). Doveva, invece, essere portata all'attenzione del Parlamento dallo stesso Ministro Padoa Schioppa, che sta collezionato tutta una serie di brutte figure, una dietro l'altra, non ultima quella del 4 dicembre a cui alludeva lei, signor sottosegretario.
È dunque una risposta vergognosa, quella che lei oggi è venuto a leggere in quest'Aula. Non gliene faccio colpa, perché sono convintissimo - conoscendola - che non è farina del suo sacco, tant'è vero che so per certo, per precedenti notizie che mi erano giunte, che forse non era neanche destinato lei a venire a rispondere in questa sede (in un primo momento vi era stata addirittura l'ipotesi di far venire un sottosegretario agli esteri, o qualcosa del genere!), ma tant'è. Non può venire lei in quest'Assemblea ad affermare che se il Ministro non avesse avuto l'idea che il ricorso fosse stato fondato, non lo avrebbe fatto.
Fin qui nulla quaestio, ma apparire in televisione, da parte di un Ministro della Repubblica, per dire che sicuramente il Consiglio di Stato darà ragione al ricorso proposto dal Ministero, mi sembra spingersi un po' oltre la funzione non solo di un Ministro, ma di un semplice cittadino. Se fossi andato io in televisione per una mia causa a compiere una tale affermazione, sarei stato tacciato di quello di cui è stato tacciato il Ministro oggi. Un cittadino qualsiasi non può permettersi di comparire in televisione ed affermare di essere certo che il Consiglio di Stato gli darà ragione, che un giudice gli darà ragione. Questo ha fatto il Ministro.
Il Ministro ha dimostrato, con la sua risposta all'intervistatore, di voler proseguirePag. 68nella sua azione di arroganza nei confronti del consigliere Petroni, e ha fatto una gaffe. Non lo diciamo noi, non lo ha detto a lui solo il Consiglio di Stato: glielo dice la maggior parte dei componenti della sua stessa maggioranza. Glielo dicono Il Manifesto, L'Unità, Il Corriere della sera, Il Sole 24 Ore. Ha compiuto una serie di gaffe e di ricorsi temerari - di questo si è trattato - con i soldi dei cittadini italiani. Ha portato temerariamente davanti alla magistratura amministrativa una questione che ormai è diventata di natura personale.
Il ricorso consisteva nel chiedere la sospensione della sospensione - di questo si è trattato! - al Consiglio di Stato, senza aver ottemperato alla sentenza, come avrebbe dovuto fare un cittadino qualsiasi e, a maggior ragione, un'istituzione dello Stato legata al Ministero dell'economia e delle finanze, il più importante della nostra Repubblica. Avrebbe dovuto ottemperare alla sentenza del TAR del Lazio, non, invece, chiederne, solo e soltanto perché non la si condivideva, la sospensione degli effetti.
In questo modo ha creato un caos indicibile. Volendo continuare su questa strada, il Ministro si troverà ad avere all'interno del consiglio di amministrazione della RAI due componenti, uno revocato e poi riammesso da parte dei giudici, uno nominato dopo la revoca del consigliere Petroni (parlo del Fabiani), all'interno dello stesso consiglio di amministrazione.
C'è una poltrona per due, che non vi sarebbe, in primo luogo se non vi fosse stata la revoca - ma a tale riguardo nulla questio, è inutile che ne parliamo - e, in secondo luogo, se il Ministro avesse ottemperato alla sentenza del TAR del Lazio. Cosa che non ha fatto né ha voluto fare, perché un conto è dire che non si condividono le sentenze, un conto è non rispettarle. E chi non le deve rispettare? Il cittadino qualsiasi o un Ministro dello Stato, che va in televisione ad affermare di essere certo che il Consiglio di Stato gli avrebbe dato ragione? In questo non si ravvede alcun tentativo di pressione sul giudice e sul Consiglio di Stato? Il fatto che il Consiglio di Stato, nella sua piena autonomia, non si sia sottoposto a quelle indebite pressioni - noi le riteniamo tali - e non abbia dato torto al Ministero, giustifica che il Ministro lo avrebbe potuto dire e lo abbia detto? Mi sembra che vi sia un artificio nella risposta; mi sembra che sia un modo un po' particolare di pensare lo Stato e la funzione istituzionale di un Ministro e dei giudici.
Non si agisce con arroganza e con l'idea dell'onnipotenza, così come si è comportato il Ministro quando ha fatto la prima gaffe, revocando il consigliere Petroni. Non sono io a parlare di gaffe, ma i suoi alleati. Si tratta degli alleati di questo Ministro che, oltre a questa gaffe, ne ha fatte tante altre che dovrebbero condurlo, una volta per tutte, a dimettersi. Un Ministro non può, solo per un vezzo e per un'idea personale nei confronti di un componente del Consiglio di amministrazione della RAI - per operare uno spoil system che nessuno gli avrebbe consentito (specialmente a chi si proclama tecnico e non politico) - arrivare a fare ciò che ha fatto.
Egli ha affrontato una serie di giudizi temerari, con grave dispendio dei soldi dei cittadini, ed ha fatto una serie di brutte figure nei confronti dei cittadini, della politica e della RAI. Ha, infatti, ottenuto solo un risultato: quello di vedersi smentito da parte dei magistrati e di creare il caos - ove mai ce ne fosse ancor più bisogno - all'interno del consiglio di amministrazione e della RAI. Occorre allora prendere atto (e questo è il motivo per cui sarebbe dovuto venire il Ministro al posto suo, signor sottosegretario) di avere sbagliato a revocare il consigliere Petroni e a ricorrere alla magistratura, non avendo ottemperato a quella sentenza e avendo gettato la RAI ancora più nel caos. Queste sono le responsabilità di questo Ministro!
In altri Paesi civili, a fronte di tali responsabilità, questo Ministro avrebbe dovuto sentire il bisogno e la necessità di dimettersi e rimettere il proprio mandato, ma tant'è; abbiamo avuto già altre situazioni - come quella del generale SpecialePag. 69della Guardia di finanza - e tanti altri episodi. Questo Ministro è più attaccato alla poltrona di qualsiasi altro Ministro che non proviene dalla società civile, che non è un tecnico, ma un politico.
Egli, che continua a puntare il dito contro i politici, dovrebbe prendere atto di essere peggiore degli stessi politici e di quei ministri che si trincerano dietro la politica. Egli non lo può fare perché è un tecnico, lo va sbandierando, ma è giunto il momento di prendere atto che sta sbagliando, ha sbagliato e vuole continuare a sbagliare.
Pertanto, la richiesta di dimissioni non proviene solo da questa parte politica, bensì da ogni parte politica, che ha capito oramai di che pasta è fatto quest'uomo, il quale sta abusando letteralmente della propria carica di Ministro.
L'unica soluzione è quella di dimettersi. Lei stesso, signor sottosegretario, non ha risposto alla nostra interpellanza urgente e ancora oggi, attraverso chi ha scritto la risposta, ha fatto sì che il Parlamento non debba nessun rispetto nei confronti di chi non lo rispetta.
Il Ministro Padoa Schioppa continua a dimostrare di essere irriguardoso e irrispettoso nei confronti del Parlamento!
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.