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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
(Iniziative per una nuova disciplina dell'orario di lavoro - n. 3-01504)
PRESIDENTE. Il deputato Attili ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Salvo n. 3-01504, concernente iniziative per una nuova disciplina dell'orario di lavoro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, signor Ministro, nella scorsa legislatura, con una decisione grave e improvvida, il Governo cancellò i limiti di durata massima giornaliera dell'orario di lavoro. Riteniamo che questo elemento di regolamentazione vada recuperato e che il contenuto della direttiva europea 2003/88/CE, che individua in otto ore la durata massima della prestazione lavorativa giornaliera, in quarantotto ore la durata massima settimanale e in due ore la durata massima del lavoro straordinario giornaliero, debba essere, anche per il nostro Paese, il punto di partenza in questa delicatissima questione. Vorrei conoscere quali siano le concrete iniziative che il Governo intenda assumere, per stabilire una nuova disciplina legale dell'orario di lavoro nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Pag. 48Presidente, l'onorevole Attili richiama l'attenzione su un aspetto sostanziale del rapporto di lavoro, ovvero la disciplina relativa all'orario di lavoro, ponendo l'accento soprattutto sulle peculiari attività lavorative connotate da un più elevato livello di rischio, in ragione del protrarsi della prestazione lavorativa.
Vorrei premettere che cercherò il più possibile di fornire una risposta non burocratica, proprio per il rispetto che si deve a vicende tragiche, come quella di Torino, che fornisce, purtroppo, l'occasione per confrontarsi su questo tema.
Mi sembra importante ricordare, per dar conto dell'impianto giuridico in materia, che la normativa vigente in tema di orario di lavoro, ovvero il decreto legislativo n. 66 del 2003, è di derivazione comunitaria, costituendo attuazione della direttiva 2003/88/CE, la quale nei «considerando» iniziali esplicita come finalità il miglioramento della sicurezza, igiene e salute dei lavoratori, posto come obiettivo superiore, non barattabile con logiche di carattere esclusivamente economico.
Con l'entrata in vigore del predetto decreto legislativo, si è dato, quindi, un assetto organico e completo all'intera materia dell'orario di lavoro, prevedendo l'applicabilità a tutti i settori di attività, pubblici e privati, con poche eccezioni, esplicitate all'articolo 2.
Nel contempo, il decreto legislativo in argomento garantisce un ampio margine di intervento all'autonomia collettiva relativamente alla modulazione dei tempi di lavoro, in considerazione delle diverse esigenze aziendali, nel rispetto del limite massimo delle quarantotto ore medie per ogni periodo di sette giorni. Non è previsto in modo esplicito un orario massimo giornaliero, che può, però, essere desunto dalla lettura combinata delle diverse disposizioni.
In circostanze particolari, riferite al contesto ambientale e produttivo, non può certamente escludersi che l'orario di lavoro possa effettivamente diventare eccessivamente gravoso e collidere, quindi, in concorso con altri fattori, con le ricordate finalità di sicurezza. È perciò indubbia l'opportunità di procedere a una verifica dell'attualità del descritto quadro ordinamentale, nel rispetto della normativa comunitaria e delle prerogative delle organizzazioni sindacali in materia.
In conclusione, vorrei agganciarmi proprio a quest'ultimo punto, ribadendo che la sicurezza del lavoratore è una priorità assoluta del Governo, che persegue un obiettivo che è nel contempo etico e di civiltà sociale e che, come ho ricordato all'inizio, costituisce un obiettivo condiviso da tutti i Paesi membri dell'Unione europea.
Vorrei concludere, quindi, rassicurando l'onorevole Attili in ordine all'attenzione su questa fondamentale problematica, che potrà essere affrontata, tenendo conto delle necessarie coordinate comunitarie, nell'ambito del già avviato confronto per l'attuazione delle deleghe in materia di sicurezza, recate dalla legge n. 123 del 2007.
PRESIDENTE. Il deputato Attili ha facoltà di replicare.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, perché mi pare che con la sua risposta valuti con grande attenzione e con sensibilità il problema che poniamo e che - lo voglio sottolineare - costituisce uno degli aspetti fondamentali della sicurezza; questo è cruciale.
Se lo si vuole affrontare sul serio, il problema della sicurezza nei luoghi di lavoro va «aggredito» da tanti punti di vista.
Bisogna fare presto e bene, signor Ministro.
Noi crediamo, ad esempio, che la sua battaglia per utilizzare parte dei fondi INAIL vada sostenuta, per impostare un grande piano di prevenzione e sicurezza.
Tuttavia, la sua risposta rimane un può vaga quando afferma: «faremo..., vedremo..., monitoreremo...». I tempi sono stretti; dal Governo mi aspetto un impegno anche rispetto ai tempi per intervenire su questo problema, posto che la direttiva europea - che è stata citata sia nella nostra interrogazione sia nella risposta del Pag. 49Governo - mi pare chiara ed esplicita e posto che, purtroppo, vi è stato un atto del Governo precedente che, invece, ha ignorato il punto fondamentale di tale direttiva.
Pertanto mi auguro che, oltre alle verifiche e ai monitoraggi, il Governo stia preparando concretamente un'iniziativa in questo senso, che riporti la situazione almeno ai livelli minimi accettabili previsti dalla normativa europea.
Poi, so perfettamente che vi possono essere deroghe legate ai contratti di lavoro, ma credo che almeno sussista quel punto di partenza condiviso e, in tal senso, penso che il Governo debba agire presto e bene, se vogliamo dare una risposta concreta e cercare di ridurre la scia di queste tragedie, che anche oggi si è ripetuta, signor Ministro - non vi sono solo i morti di Torino - e di cui i giornali forniscono una tristissima cronaca.