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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Intendimenti del Governo in merito alla valutazione dei debiti scolastici ai fini dell'accesso agli esami di Stato ed al rapporto tra voto dell'esame di maturità e ammissione all'università - n. 3-01164)
PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rusconi n. 3-01164, concernente intendimenti del Governo in merito alla valutazione dei debiti scolastici ai fini dell'accesso agli esami di Stato ed al rapporto tra voto dell'esame di maturità e ammissione all'università (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmataria.
ROSALBA BENZONI. Signor Presidente, signor Ministro, i dati elaborati dal suo Ministero sull'esito degli esami di maturità ci consentono una prima valutazione della riforma introdotta dalla legge n. 1 del 2007, che ha reintrodotto i commissari esterni, il giudizio di ammissione e la lode.
Si rileva una maggiore selezione dei candidati, la drastica riduzione dei cosiddetti «ottisti», che da 3800 passano a 147, il calo dei privatisti e dei voti troppo alti.
Sembra dunque restituita credibilità alla prova finale e con essa al percorso di studio, oltre che premiato l'impegno degli studenti e valorizzata l'eccellenza. Alla luce di questi risultati si chiede al Governo come intenda consolidare il percorso avviato per accrescere l'autorevolezza del sistema di istruzione e riaffermare il valore legale del titolo di studio - anche chiarendo modalità di assolvimento dei debiti formativi, consentendo agli studenti di mantenere i ritmi dei percorsi di apprendimento e mantenersi in linea con i tempi di apprendimento - nonché il rapporto tra il voto finale e l'ammissione all'università.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante sa che la finalità della modifica dell'esame di maturità non era e non è improntata a principi di severità, ma solo ad una forma di serietà e, come in altri casi in cui le leggi hanno ottenuto un risultato, proprio come in questo caso, è merito della scuola, dei docenti e degli operatori scolastici e degli studenti. Ciò dimostra che abbiamo colto il momento giusto per avviare il cambiamento. Tutto ciò è dimostrato dal numero non soltanto dei bocciati, raddoppiato da un anno all'altro, ma sopratutto dalla serietà del fatto che da 3800 «ottisti» - che al quarto anno si maturavano - l'anno dopo siamo scesi a 180, dalla drastica riduzione dei privatisti esterni, e anche dalle cifre sulla promozione dei privatisti esterni sia in valore sia assoluto, sia percentuale.
Reputo altrettanto importante lo sforzo per dare attuazione a quella legge. Mi riferisco al decreto sull'eccellenza e al riconoscimento per la prima volta di premi per merito agli studenti in competizione all'interno delle nostre scuole, provvedimento che abbiamo approvato nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri. In tale sede è stato, altresì, approvato che finalmente il titolo di studio, il diploma di maturità, le votazioni nelle singole materie siano alla base dell'accesso alle facoltà scelte dai ragazzi, quindi taliPag. 65aspetti insieme al curriculum scolastico finalmente conteranno 25 punti ai fini dell'accesso all'università e non saranno più, come avviene oggi, totalmente estranei da questo punto di vista.
Siamo ora di fronte ad un altro problema, quello del debito, e mi riferisco alla mole impressionante di ragazzi, pari al 41 per cento degli studenti italiani, che ha debiti formativi. Stiamo parlando di più di quattro milioni di studenti: di essi soltanto uno su quattro, ovverosia un milione, supera il debito, mentre gli altri molto probabilmente sarebbero arrivati all'esame di maturità e, nella nebulosa dei debiti, si sarebbero diplomati, asini e contenti, recando un danno a loro stessi, alla scuola, alla loro famiglia e al futuro.
Intensificare i percorsi di recupero, consentire l'accesso a oltre il 60 per cento - cifra consentita oggi - degli studenti per recuperare, sostenerli durante l'anno e anche ristabilire una data certa entro cui i ragazzi conoscano se hanno superato il debito e se potranno andare avanti o se dovranno ripetere l'anno: a tutto ciò mi riferisco quando parlo di ripristinare l'esame di riparazione e ciò significa stabilire la data che rappresenta l'ultima chance per verificare se il debito sia stato superato.
Restano i corsi di recupero e non vi è alcun aggravio per le famiglie bensì una certezza: di 4 milioni 200 mila studenti con debito, un solo milione lo supera mentre non si sa se 3 milioni 200 mila lo supereranno e con la nuova legge non potrebbero avere accesso all'esame dell'autorità. Tutto ciò non può definirsi un fatto «non severo», che non è una cosa seria e che rende la scuola poco credibile, in primo luogo per gli studenti che ci credono, studiano e si impegnano.
PRESIDENTE. L'onorevole Rusconi ha facoltà di replicare.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto anche per le anticipazioni che ha fatto nelle risposte sui debiti e sugli esami a settembre; condivido come docente questa iniziativa, perché, riprendendo il titolo di un articolo comparso in questi giorni, posso dire finalmente: «Onore al merito!». La nostra scuola ha bisogno di serietà e autorevolezza, dopo che per anni si era predicato maggiore severità e più incisiva autorità e si era portata la prova finale solo ad una mera formalità.
Ritengo che abbia un senso mantenere il valore legale del titolo di studio se i giovani, in vista della competizione per entrare nel mondo del lavoro, affrontano prove serie, altrimenti esse rappresentano solo inutili riti. Oltretutto si è fatto il primo passo per eliminare le ingiustizie e le furbizie che si mantengono nella scuola rispetto a quei ragazzi, che vogliono studiare e impegnarsi meno, ma che trovano ancora scorciatoie assurde che si chiamano «diplomifici».
Dobbiamo riprendere la lezione della Costituzione, quindi riprendere pienamente il concetto di «capaci e meritevoli», che deve diventare una guida - mi auguro signor Ministro - per i provvedimenti futuri. Su questo mi permetto un'ultima considerazione: dall'analisi dell'ultimo esame di Stato, dobbiamo riconoscere che è riapparso lo scandalo dei troppi docenti malati, quindi impossibilitati a prestare servizio durante gli esami di Stato e dei troppi certificati medici almeno dubbi.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rusconi.
ANTONIO RUSCONI. Dobbiamo passare attraverso una rimotivazione del ruolo del docente affinché questa professione così splendida ritorni ad essere, se non una vocazione, almeno una professione motivante e realizzante.