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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,08).
(Problemi occupazionali presso lo stabilimento Lastra di Sulmona - n. 2-00041)
PRESIDENTE. La deputata Pelino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00041 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, leggo il testo dell'interpellanza firmata da me e dagli altri numerosi colleghi in elenco sulla grave problematica occupazionale relativa alla paventata chiusura dello stabilimento di Sulmona dell'azienda Lastra. L'annuncio di chiudere lo stabilimento di Sulmona, fatto dai vertici della società Lastra, del gruppo belga Agfa, e riportato ampiamente dalla stampa e dalle agenzie di informazione, rende ancora più acuta la crisi industriale che ha colpito la valle Peligna, considerata da molti una delle aree più fragili del sistema economico abruzzese.
Premesso che a Sulmona l'azienda, che produce lastre per sistemi tipografici e materiale fotografico, occupa 120 dipendenti che da luglio dovranno cessare la produzione, premesso che gli operai dell'azienda da giorni presidiano ad oltranza lo stabilimento, nella speranza che la loro problematica lavorativa venga tenuta nella giusta considerazione anche dall'opinione pubblica, premesso che le organizzazioni sindacali, con il coinvolgimento anche della provincia e della regione, hanno dato vita ad una grande mobilitazione per respingere i licenziamenti annunziati, si chiede di sapere se il Governo intenda intervenire per aprire un tavolo di trattative con i vertici dell'Agfa, le rappresentanze sindacali e una rappresentanza degli operai della Lastra, al fine di salvaguardare l'occupazione dei lavoratori e garantirePag. 24loro la giusta e legittima cassa integrazione a partire dal mese di luglio 2006, mese in cui nello stabilimento di Sulmona dovrebbe cessare la produzione. Sinteticamente ho qui letto l'essenza di questa interpellanza, ma, poiché mi è consentito dalla disponibilità di tempo concessami, desidero ampliare l'enunciato al fine di rendere a tutti maggiormente chiara la problematica in corso.
Infatti, nei giorni intercorsi dalla presentazione di questa interpellanza ad oggi, si stanno susseguendo sull'argomento non solo episodi di contestazione, ma anche incontri tra le organizzazioni sindacali, i lavoratori, le amministrazioni locali e le dirigenze ministeriali per tentare di scongiurare che si attui la chiusura dello stabilimento Lastra di Sulmona, ma pure, attraverso la buona riuscita delle trattative, per tentare di evitare che si verifichi un ulteriore indebolimento del sistema produttivo abruzzese.
Intanto, voglio sinteticamente offrire un profilo dell' Agfa per meglio inquadrare l'intera questione in corso. L'azienda è una delle società leader a livello mondiale nel campo dell'imaging; Agfa produce, sviluppa e commercializza sistemi analogici e digitali per l'industria grafica, per il settore medico e per le applicazioni industriali specifiche.
La sede centrale è in Belgio, ma è una società pienamente attiva in 40 nazioni e ha agenti mandatari in cento paesi in tutto il mondo. Il giro di affari complessivamente registrato dal gruppo nel 2005 è stato di ben 3.308 milioni di euro.
Lo stabilimento Lastra di Sulmona produce esclusivamente lastre analogiche per stampe in offset e, secondo i dati dell'Agfa, il risultato del calo della domanda di tale lastre, insieme al rapido passaggio ai sistemi a lastre digitali, ha portato all'intenzione o purtroppo alla decisione, che vogliamo scongiurare, di voler chiudere lo stabilimento sulmonese.
Negli ultimi anni Agfa ha trasformato il proprio business da analogico a digitale, effettuando investimenti e acquisizioni in nuove aree di crescita, come ad esempio la stampa industriale. Nel 2004 l'Agfa decise di utilizzare lo stabilimento abruzzese con un obiettivo espresso ben chiaro, quello di operare attraverso il brevetto della digitalizzazione, cioè con macchinari di ultima generazione, che avrebbero consentito un buon rapporto tra investimenti e profitti. Poi il settore Agfa material set previsto concentrerà l'impegno sulla produzione a basso costo di pellicole per mercati industriali, anche al di fuori del campo della stampa e delle strutture ospedaliere. Ciò comporterà, secondo voci correnti, un previsto giro di affari di 700 milioni di euro annui. Comunque, ad oggi, questo ancora non è stato fatto e molto probabilmente, a mio avviso, la multinazionale, se venisse adeguatamente esortata dal nostro Governo, potrebbe addirittura scegliere tra due opzioni: affrontare per Sulmona tale modernizzazione degli impianti; di conseguenza, a fronte di un investimento ben calcolato, daremmo la certezza a più di cento famiglie di vedere assicurato il lavoro ai loro cari e con esso di allontanare lo spauracchio della disoccupazione locale; oppure scegliere di vendere lo stabilimento, al completo degli impianti esistenti, dando così modo a tutti i dipendenti di non perdere il loro lavoro fin da subito.
Il Governo avrebbe in questo modo due grandi opportunità, senza dover spendere denaro pubblico: in primo luogo agire concretamente al fine di evitare la disoccupazione per tanti lavoratori; in secondo luogo avere l'occasione di essere propositivo per una ulteriore espansione occupazionale sul territorio di Abruzzo.
In attesa, dunque, di un impegno risolutivo, i lavoratori hanno scelto di non rassegnarsi e, quindi, la loro mobilitazione è sfociata nel presidio della fabbrica, in attesa che il Governo assuma l'iniziativa di avocare a sé la responsabilità delle trattative con l'azienda Lastra-Agfa, inducendola a farsi carico delle proprie responsabilità nei confronti non solo dei propri dipendenti ma anche delle amministrazioni locali.
A tale proposito sottolineo, non senza un velo di amarezza, che le aziende che operano sul territorio abruzzese - come del resto accade anche in altre regioni -Pag. 25non possono ritenere di assumere a cuor leggero decisioni così gravi, tralasciando volutamente di consultare quelle istituzioni che, negli anni passati, hanno in concreto abbondantemente finanziato i loro progetti. Desidero ricordare che la Lastra - fiorente azienda sorta a Sulmona nel lontano 1989 -, prima di passare alla società Agfa, godeva di bilanci in attivo e poteva vantarsi di disporre non solo di 125 dipendenti a lavoro fisso, ma anche di 12 lavoratori interinali. Ciò in quanto la politica aziendale era mirata all'ottimizzazione della produzione, attraverso la modernizzazione degli impianti. Circa due anni or sono, la Lastra acquistò dalla Mitsubishi il brevetto per il digitale; poi, ricevette la vantaggiosa offerta di acquisizione da parte della multinazionale Agfa e, di conseguenza, sembrò utile il passaggio.
Purtroppo così non è stato e i risultati si sono visti quasi subito, quando cioè non è stato più possibile assumere lavoratori interinali e quando i bilanci, anziché attestarsi su un trend di assoluto guadagno, sono calati nei profitti. Quindi, astutamente, la multinazionale ha inteso giocare un brutto tiro alla Lastra e, attraverso quest'ultima, all'economia dell'Abruzzo ed a quella nazionale.
Non dimentichiamo che, già in passato, la situazione occupazionale della Valle Peligna ha dovuto sopportare pesanti ripercussioni economiche, in conseguenza della chiusura di altre aziende. Ora, senza suo demerito, ma a causa di una furba politica delle acquisizioni industriali, vede profilarsi nuovamente lo spettro della disoccupazione per altri lavoratori. Pertanto, si produrranno a cascata effetti economici conseguenziali per altri comparti sociali.
Desidero ricordare nuovamente che il numero dei dipendenti della Lastra di Sulmona è di 120 venti unità che, senza alcun preavviso, lo scorso 8 giugno hanno appreso della fine della produzione decisa dai vertici aziendali per il 1o luglio 2006. Tale decisione aziendale non intacca gli altri due stabilimenti dell'Agfa ubicati nell'Italia settentrionale, ma soltanto lo stabilimento di Sulmona; pertanto, è naturale cercare di sapere qualcosa di più in ordine a tale decisione.
Nei due precedenti incontri svoltisi presso il Ministero dello sviluppo economico con i rappresentanti sindacali, regionali, del comune di Sulmona e della provincia dell'Aquila, ero presente anch'io in veste di parlamentare del territorio e membro della Commissione lavoro e ho dovuto purtroppo constatare che non vi è stata alcuna possibilità di trattativa, nonostante le premesse, poiché la comunicazione che i vertici aziendali ci hanno annunciato - attraverso un loro rappresentante legale presente in quella sede - è stata testualmente la seguente: «Vi comunichiamo che, a far data da lunedì 10 luglio 2006, ogni attività produttiva viene temporaneamente sospesa. Conseguentemente, fino a nuova disposizione, vi esoneriamo dal prestare la vostra attività lavorativa, fermo il decorso della normale retribuzione.».
Questa raggelante comunicazione, ovviamente, ha determinato nuovo sconforto, per cui non solo tutta la città di Sulmona, ma l'intero comprensorio della Valle Peligna è ben indeciso a reclamare un concreto impegno da parte del Governo, da attuarsi chiedendo all'Agfa due cose: innanzitutto, che non smobiliti le attrezzature, privando lo stabilimento anche delle materie prime; in secondo luogo, che ci si adoperi con fermezza per ottenere l'interruzione dei previsti licenziamenti, magari attuando le soluzioni cui ho fatto cenno in precedenza.
Naturalmente, anche l'amministrazione della regione Abruzzo è stata coinvolta in tale gravissima problematica di chiusura aziendale e, per quanto di propria competenza, sta tentando di adoperarsi a favore dei lavoratori, anche se sappiamo bene che i tempi si allungano e che i lavoratori possono finire in mobilità.
Dunque, in questa sede, sono portavoce non solo delle ansiose preoccupazioni dei lavoratori della Lastra di Sulmona, ma anche delle istanze che - in qualità diPag. 26membro della Commissione lavoro e del gruppo di Forza Italia - intendo formulare.
L'attuale Governo, che tanto ha denigrato la politica portata avanti dal Governo Berlusconi - che, invece, ha procurato migliaia di posti di lavoro in più in tutte le regioni italiane -, come intende ora in concreto adoperarsi per evitare che 120 lavoratori, dall'oggi al domani, si trovino a dover fronteggiare un'assolutamente iniqua ed imprevedibile disoccupazione?
In periodo preelettorale la parte politica attualmente al Governo ha lasciato chiaramente intendere a tutti gli italiani che avrebbero operato meglio del precedente Governo Berlusconi: dunque, ora attendiamo di vedere in cosa si estrinsecherà questo suo «far meglio»!
Non vorremmo rischiare non solo che non aumenti il numero dei posti di lavoro ma, addirittura, che non siano tutelati o che vengano ridotti quelli esistenti.
Cosa rispondiamo in coscienza a quelle 120 famiglie di Sulmona che sono in bilico fra il vivere un dignitoso menage e la minaccia di un'incipiente povertà (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)?
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, l'ampia, documentata esposizione dell'onorevole Pelino mi permette di riassumere al minimo alcune informazioni, che del resto l'interpellato ha già anticipato, nonché di esprimere la mia opinione su alcune sue considerazioni finali (anche per rendere questo istituto del sindacato ispettivo il meno burocratico possibile e il più diretto dal punto di vista del confronto politico). Naturalmente, alcuni elementi li devo ricordare; anzitutto che la società Lastra fa capo al gruppo belga - notissimo - Agfa Gevaert, attraverso l'Agfa graphics.
La situazione dello stabilimento di Sulmona, oggetto dell'interpellanza in essere, che produce esclusivamente lastre analogiche positive per stampa offset è oggetto di monitoraggio da parte del Ministero dello sviluppo economico dopo l'annuncio della società di volere procedere alla prossima cessazione delle produzioni e alla messa in mobilità del personale, che ammonta a 123 unità. L'azienda è quindi stata convocata presso il nostro Ministero per approfondire le argomentazioni che sono alla base di quella decisione unilaterale.
L'incontro, che è intervenuto il 26 giugno ultimo scorso, è stato esteso anche ai rappresentanti della regione Abruzzo ed alle organizzazioni sindacali. Nel corso dell'incontro, l'azienda ha ribadito le motivazioni del gruppo Agfa che sono alla base della decisione di chiusura e che sono riferibili, a loro dire, essenzialmente, sia al calo della domanda, sia al passaggio a sistemi a nastri digitali.
In particolare, l'azienda ha fatto presente che, a fronte dell'esigenza di dovere procedere alla riconversione dell'impianto - dalle produzioni analogiche a quelle digitali - il gruppo ha ritenuto, per ragioni di economia di costi, di dovere privilegiare gli altri suoi siti nazionali che si trovano a Manerbio (in quel della provincia di Brescia) e a Vallese (in provincia di Verona).
Stante tale dichiarazione, il Ministero dello sviluppo economico si è impegnato, insieme alla regione Abruzzo, a verificare la possibilità di agevolare la riconversione produttiva del sito di Sulmona, pur nel pieno rispetto delle normative comunitarie che limitano le agevolazioni alle imprese.
Sulla base di tale impegno, l'azienda ha rinviato la decisione di procedere alla chiusura dello stabilimento, già fissato dal gruppo Agfa per il 30 giugno ultimo scorso, e, al fine di consentire all'Agfa di valutare i termini dei proposti interventi pubblici, l'incontro è stato aggiornato al successivo 6 luglio.
In tale secondo incontro, già avvenuto, la società, come ricordava poc'anzi anche l'onorevole interpellante, ha pregiudizialmente ritenuto di dover confermare l'intendimento di procedere comunque alla prossima chiusura dell'impianto, senza volerePag. 27entrare nel merito delle azioni di supporto. Ciò stante, il Ministero per lo sviluppo economico e la regione Abruzzo, nello stigmatizzare esplicitamente la decisione, assunta dal gruppo multinazionale senza evidenti intenti collaborativi nei confronti degli organi di governo nazionali e regionali, si sono impegnati ad avviare ogni opportuna azione che possa consentire il recupero produttivo ed occupazionale del sito di Sulmona. Una prima riunione di verifica con le organizzazioni sindacali circa le azioni intraprese è stata programmata, pertanto, per il prossimo mese di settembre.
L'onorevole interpellante ha aggiunto, nella sua illustrazione, ulteriori dichiarazioni e considerazioni, di cui personalmente la ringrazio: da un lato, esse arricchiscono la nostra conoscenza, e quella di tutti gli onorevoli colleghi, della situazione in quel territorio; dall'altro, confermano quanto io stesso ho affermato relativamente all'andamento degli incontri sin qui svoltisi, al livello ed alle caratteristiche delle responsabilità che sono state assunte.
Mi sia permesso, quindi, di dire all'onorevole interpellante le seguenti cose. La prima è che tutti i consigli sono ben graditi. Il Ministero, che rappresento più o meno degnamente, non manca di fantasia: manchiamo di fondi - anche perché chi ci ha preceduto non ne ha lasciati -, ma certamente siamo disponibili a far funzionare le nostre facoltà mentali allo scopo di trovare nuove soluzioni a questo e, purtroppo, ad altri problemi.
Desidero ricordare, inoltre, che il Ministero per lo sviluppo economico è sede permanente di trattative (anche in questo momento), relative a situazioni peggiori e più disperate di quella sollevata dall'onorevole interpellante. Se fosse vero che il Governo che ci ha preceduto ha ben operato, probabilmente, avremo più tempo libero, ora, per dedicarci al futuro anziché ad un tragico presente.
Un'ultima considerazione (che diventerà più chiara nel tempo): se non dovesse agire, come invece è costretto a fare, nel quadro delle legislazioni vigenti in termini di politiche industriali, il Governo potrebbe avere, probabilmente, più frecce al suo arco per risolvere il caso del sito di Sulmona come quelli di altri siti.
Perciò, ci auguriamo che, quando questo Ministero presenterà - come farà nelle prossime settimane - un ampio ed articolato disegno di legge volto a monitorare e prevenire le crisi industriali, esso possa trovare il favore del Parlamento. Ciò ci permetterebbe di intervenire con maggiore pregnanza e cogenza nel campo delle crisi industriali, anche quando queste sono ingenerate da decisioni unilaterali di multinazionali.
PRESIDENTE. La deputata Pelino ha facoltà di replicare.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, la risposta fornitami in relazione alla gravissima problematica che ho evidenziato e sottolineato con la mia interpellanza non mi trova pienamente soddisfatta in ordine alla soluzione prospettata.
I lavoratori, in procinto di restare disoccupati senza loro demerito, hanno bisogno, unitamente alle loro angosciate famiglie, di una realistica quanto rapida soluzione operativa, ed hanno diritto di conoscere sino a che punto questo Governo intenda spendersi per loro.
Non credo che si possa tergiversare quando sono in causa interessi sociali tanto importanti per il vivere quotidiano di persone così numerose. Nemmeno credo che si possano offrire risposte poco chiare quando la posta in gioco è così alta. Non basta assicurare di intervenire, ma bisogna dare indicazioni precise sul come e sul quando.
Credo che i lavoratori abbiano diritto di sapere da questo Governo (che in periodo elettorale, attraverso il suo premier Prodi, si è vantato di saper offrire addirittura felicità a tutti quanti lo avrebbero appoggiato) non solo che si sta facendo qualcosa in merito e che si provvederà a fare qualcos'altro, ma che in concreto, in Parlamento, il Governo si impegna a farsi carico e a risolvere le problematiche esposte, che non sono certamente marginali, ma assolutamente sostanziali, se non perPag. 28vivere felici, almeno per continuare onestamente un vivere sereno.
Illustrando l'interpellanza credo non solo di avere sottolineato la situazione gravissima, ma di avere anche prospettato le possibilità reali di soluzione. Il Governo dovrebbe svolgere in concreto il ruolo che gli compete, cioè quello di tutelare almeno il lavoro di quanti rischiano, senza loro demerito, di doverlo perdere.
Come membro quindi, della Commissione lavoro della Camera, come parlamentare di un partito come Forza Italia, che stando al Governo ha saputo in ogni modo tutelare e sviluppare l'occupazione e il lavoro nel nostro paese, ed infine come imprenditrice e come cittadina di Sulmona, non posso che essere delusa dalla risposta fornita in quest'aula ad una così grave ed oggettiva problematica nazionale.