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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Chiarimenti sulle dichiarazioni del ministro della solidarietà sociale in ordine all'ipotesi di sperimentazione delle «stanze del buco» - n. 3-00043)
PRESIDENTE. Il deputato Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00043 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, signor ministro, intendo subito dirle che le porto un grande rispetto politico e personale e che non mi riconosco, ovviamente, in certe grossolane affermazioni risuonate dentro e fuori quest'aula. Detto ciò, però, lei capirà bene, signor ministro, che per il gruppo che rappresento la cosiddetta «stanza del buco» non può certo rappresentare un valore di riferimento.
Lei sa anche che spesso in politica si corre il rischio di rimanere «impiccati» ad una parola, facendo del tutto astrazione dal contesto e dall'intento con cui si cerca di sviluppare un ragionamento o di proporre una riflessione.
Tuttavia, la sua intervista ha acceso un dibattito che, per esempio, in Toscana avevamo già sviluppato qualche tempo fa e che aveva portato la giunta a ritirare una simile proposta. Badi bene: ciò non per certi pregiudizi o per partito preso, ma perché, nel confronto con gli operatori del settore e con i responsabili delle comunità terapeutiche, laiche e cattoliche, tale proposta, anche quando fosse ispirata dalle migliori intenzioni, finisce per essere sentita come cinica, perché giudica irrecuperabili i ragazzi tossicodipendenti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
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FABIO EVANGELISTI. Ho finito, signor Presidente.
Uso una brutta espressione, lei mi capirà: si tratterebbe di una sorta di «rottamazione» dei ragazzi, di una sorta di tossicità lunga in luogo della mobilità, che accompagni alla pensione, che, certo, è sempre meglio della morte, ma che noi non possiamo proporre alle vittime del narcotraffico e dell'emarginazione (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Il ministro Ferrero ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Evangelisti innanzitutto per il tono e per le argomentazioni che ha usato. Lo ringrazio veramente, perché credo che su questi temi sia assolutamente necessario riuscire a ragionare comunemente.
Nell'interrogazione, lei chiedeva specificamente di chiarire il senso delle mie dichiarazioni. L'ho già detto e lo ripeto anche in questo caso: non si tratta di opinioni che rappresentano il Governo o che impegnano il Governo, ma si tratta di opinioni mie personali.
ROBERTO MENIA. Ma sei un ministro!
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Lo dico anche rispetto a qualche intervento che ha segnalato l'impossibilità per un ministro di esprimere opinioni personali. Credo sia bene, invece, che un ministro specifichi con tutta nettezza gli intenti del programma di Governo e le proprie opinioni...
ROBERTO MENIA. Ma stai zitto!
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Valuterei difficile impedire a qualsiasi ministro di esprimere le proprie opinioni su questioni di varia natura.
Detto questo, e ringraziandola per le sue argomentazioni, vorrei semplicemente segnalare alcuni nodi. Credo che ci troviamo di fronte ad una discussione che, per l'appunto, non ha dei modelli risolutivi. Questo mi pare il punto che dovrebbe accomunare tutti in un dibattito e in una ricerca di soluzioni.
Dal mio punto di vista, come opinione personale, c'è un problema di sperimentazione sulle strategie di riduzione del danno, come abbiamo scritto nel programma di Governo. Credo che dovremmo essere attenti ad un aspetto: com'è evidente per tutti noi, quello dell'uso delle droghe pesanti non è un diritto, ma un dramma. Credo sia assolutamente necessario lavorare affinché questo fenomeno si riduca il più possibile.
A mio parere, le strategie di riduzione del danno, se una persona non riesce ad uscire da quella situazione, dovrebbero arrivare - penso ciò sia utile - fino al punto di accompagnare quella persona e a tentare di mantenere un legame o una relazione, in modo da non abbandonarla a se stessa. Lo dico unicamente perché dalle sperimentazioni che ci sono state in Europa - ne abbiamo testimonianza sui giornali di oggi - alcuni dati segnalano che la riduzione delle overdose, per quanto riguarda i tossicodipendenti, così come la riduzione del grado di criminalità degli stessi soggetti, sono elementi su cui riflettere.
Allora, a mio parere - ribadendo che sono opinioni personali -, non si tratta di discuterne in linea di principio, pensando che qualcuno abbia la soluzione in tasca. Credo che un atteggiamento come quello che lei ha mostrato, ossia ragionare sul merito e in concreto, costituisca il metodo che dobbiamo utilizzare nei prossimi mesi e nei prossimi anni per tentare di affrontare questo dramma sociale.
PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare per due minuti.
FABIO EVANGELISTI. La ringrazio, signor Presidente, e ringrazio anche lei, signor ministro. Io apprezzo il tono e anche i contenuti della sua risposta. Tuttavia, mi permetta di rilevare che se lei, Pag. 27prima di pronunziarsi su un tema tanto delicato, avesse ascoltato il parere di chi da anni opera fattivamente, parlando poco o spesso per niente, si sarebbe subito reso conto che la sua idea di sperimentare anche in Italia le shooting room sarebbe apparsa quanto mai inopportuna e, nella migliore delle ipotesi, una sorta di fuga in avanti, anche fra i sostenitori della logica della riduzione del danno. Questi ultimi, intanto, chiedono - come fa, ad esempio, il gruppo SIMS di Pietrasanta, in provincia di Lucca, che ha scritto a tutti i deputati - che si neutralizzino immediatamente gli effetti della legge n. 49 del 2006, la famigerata legge Fini-Giovanardi, peraltro già impugnata da sei regioni di fronte alla Corte costituzionale.
Questi operatori del settore, più che un dibattito su improbabili sperimentazioni, chiedono a lei ed al Governo un provvedimento volto a ridurre immediatamente i danni prodotti dall'impianto «punizionista» della cosiddetta legge Fini-Giovanardi che, ad esempio, impedisce a medici specializzati la prescrizione di metadone su ricettario speciale, ma in piena autonomia. In questo modo, si sono costretti e si costringono ragazzi in cura presso medici di loro fiducia a rientrare nei SERT, che non hanno dato buona prova di sé dappertutto e dai quali si sono volutamente allontanati per svariate ragioni. Si tratta di effetti devastanti che occorre fermare, signor ministro, per poter poi andare avanti in un confronto verso il superamento in senso migliorativo delle leggi vigenti in materia. In poche parole, se me lo permette, prima si cura chi sceglie di curarsi; dopodiché, si potrà ragionare pacatamente in termini di riduzione del danno. Buon lavoro, signor ministro!