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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,08).
(Disposizioni relative alla regolamentazione del servizio taxi contenute nel recente provvedimento del Governo - n. 2-00052)
PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00052 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9).
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TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, vorrei rilevare come il decreto-legge che ha l'obiettivo della liberalizzazione delle licenze dei taxi sia assolutamente anticostituzionale, e ciò perché tale materia non è riscontrabile né tra le norme previste dall'articolo 117 né tra le materie di competenze dello Stato. Si tratta, quindi, di una materia - a nostro avviso - di competenza esclusiva delle regioni, con una regolamentazione propria e diretta da parte dei comuni. Del resto, lo stesso decreto Bersani rinvia ai comuni l'applicazione caso per caso, città per città.
A copertura di un metodo inaccettabile, che ha visto il Governo intervenire sulle regole di lavoro e sulla vita stessa di migliaia di cittadini, senza alcuna preventiva consultazione o concertazione e senza che il Parlamento venisse informato attraverso un dibattito ed un coinvolgimento delle Commissioni, si parla di interventi in difesa dei cittadini.
In realtà, evocando la figura del consumatore, si è voluta coprire la grave responsabilità di un provvedimento che non riveste assolutamente il carattere dell'urgenza, presupposto per l'adozione di un decreto-legge, e che quindi non rientra tra le prerogative del Governo. Il decreto-legge ignora, dunque, l'articolo 117 della Costituzione e cancella la concertazione, spesso richiesta anche da esponenti dell'attuale maggioranza.
Credo che, se il Governo avesse sollecitato sindaci e regioni ad incontrare i tassisti al fine di assicurare ai cittadini un miglior servizio, le soluzioni sarebbero state trovate, anche nel rispetto delle esigenze locali dell'utenza, che ovviamente variano da città a città e da regione a regione.
Ritengo che quella dell'aumento dei turni, dell'estensione delle attività con la possibilità di autorizzare un sostituto alla guida, sarebbe stata sicuramente una proposta accettata dalla categoria. Oggi il Governo deve ricercare un compromesso, un punto di incontro, ma deve anche contribuire a porre fine alla campagna denigratoria contro i tassisti, definiti una categoria «privilegiata», quando si tratta in realtà di persone che lavorano dieci o dodici ore al giorno, che non avranno una pensione e che non godono di ferie retribuite. Dire che si tratti di categoria privilegiata mi sembra una forzatura che nasconde un altro tipo di obiettivo!
Credo che si debba aiutare l'utente e cittadino velocizzando il traffico della città, creando un maggior numero di corsie preferenziali, parcheggi maggiormente diffusi nella città, realizzando condizioni igienico-sanitarie per gli stessi operatori. Non si può essere contrari al decreto-legge se non rilevando che in esso si maschera un altro obiettivo vero e concreto, quello di trasformare dei lavoratori autonomi in lavoratori dipendenti. Lavoratori dipendenti, magari precari e sottopagati, associati in cooperative, costituite come le cosiddette multiservizi dai comuni, che rispondano alle forze politiche. Così facendo, si finirà per eliminare una categoria che non costa una lira allo Stato, che se la cava da sola, che paga le rate delle proprie autovetture e che si organizza in modo che il lavoro svolto consenta il conseguimento di un utile.
Sottosegretario Alfonso Gianni, sono curioso di conoscere quale sarà la sua risposta alla mia interpellanza urgente, tenuto conto che ella proviene da una tradizione, anche personale, di spiccata sensibilità verso il mondo del lavoro. Mi parrebbe, quindi, alquanto inquietante che lei sposasse questa deregulation, questa liberalizzazione, questo modo di penalizzare una categoria solo perché essa è ancora autonoma.
Sugli organi di stampa sono apparsi degli articoli che ritengo incredibili. Tra questi, uno apparso sul quotidiano la Repubblica che recita, leggo testualmente: «La marcia su Roma dei tassisti è un capitolo illuminante della biografia della nazione, e lo è dal punto di vista etico-politico. Ormai da tre giorni i tassisti italiani sono diventati come i camioneros cileni: scioperi spontanei e blocchi stradali, aggressioni inopinate, slogan violenti e striscioni inqualificabili davanti a Palazzo Chigi. Saremo il vostro Iraq, recita uno striscione, minacciano i duri di tassametroPag. 31selvaggio. Poco senso di responsabilità verso gli italiani che in città ci stanno perdendo tempo e denaro. Nessun senso di solidarietà». Questo articolo, a firma Giannini, evidenza più degli altri la volontà, la decisione di spaccare il paese, di dividerlo, di criminalizzare una categoria, di additare i tassisti come se fossero i delinquenti delle città. Come riportano le cronache degli organi di stampa, le vittime della delinquenza sono spesso i tassisti, lasciati soli in balia di delinquenti, di spacciatori e di drogati. Quando, invece, un utente sale su un taxi italiano, si sente sicuro, sia che si tratti di un uomo sia che si tratti di una donna.
Tale categoria, quella dei tassisti, ha avuto la forza anche di fare pulizia al proprio interno e, quindi, non si hanno notizie di tassisti spacciatori, drogati e ubriachi. Avviene, invece, il contrario, cioè che violentatori e delinquenti salgano sui taxi. Per tale motivo, noi dobbiamo studiare un sistema moderno e adeguato di difesa e di protezione per questo difficile lavoro.
Quando si parla poi di tariffe applicate dai tassisti italiani e si fa riferimento ad altri paesi europei, si dicono, a mio avviso, bugie, perché mi si dica qual è il paese in Europa dove una corsa di taxi costa meno che in Italia. Ciò che costa sono, come avviene nel comune di Roma, le inadempienze dei sindaci. Più precisamente, se per effettuare una corsa di taxi da piazza del Parlamento a Porta Pia, che distano all'incirca 4-5 chilometri, occorre più di mezz'ora di tempo, allora è inevitabile che il cliente paghi più del dovuto. E ciò non perché vi è un guadagno ingiustificato da parte del tassista; il cliente paga proprio perché quella percorrenza è impedita in quanto il tassista affoga all'interno di un traffico proibitivo.
Dal sottosegretario Alfonso Gianni, che ha partecipato a tante manifestazioni di lavoratori, vorrei sapere perché a Roma, che è soffocata ogni giorno da manifestazioni sindacali e politiche (a pagare per esse sono anche i tassisti che rimangono bloccati in mezzo al traffico), tutti alzano la voce quando a manifestare e a scendere in piazza sono i tassisti. Anche al centro di Roma occorrerebbe una regolamentazione, ma finora queste manifestazioni e questi cortei i tassisti li hanno subiti. Non capisco perché, quando sono i metalmeccanici ad occupare la città, le stazioni ferroviarie e a rendere impossibile la vita in città, l'Italia di sinistra applaude e sta zitta, mentre se si tratta dei lavoratori autonomi, questi vengono quasi additati come dei delinquenti.
Allora, ci sono delle soluzioni possibili. Credo che il Governo sbagli a fare un braccio di ferro e che la tesi di Bersani «prima si colpisce e poi si tratta», onorevole sottosegretario, non dovrebbe accettarla nessuno: è una questione di cultura e di sensibilità sociale. Si tratta, e i sindaci avrebbero potuto farlo, come è accaduto a Milano, dove le licenze sono state aumentate. Ovviamente, c'è stato un confronto civile tra il sindaco e i tassisti, ma, senza questo decreto punitivo che mira all'eliminazione di tale categoria, i taxi sono stati aumentati.
Nel caso di cui parliamo credo che una possibile trattativa possa riguardare l'ipotesi di eliminare la licenza multipla, che significa il padrone di turno ed il dipendente che deve guidare il taxi. Sono convinto che, aumentando le ore di possibile permanenza su strada degli attuali taxi e consentendo a coloro che hanno la licenza di far guidare la macchina ad un proprio congiunto o, se si vuole, ad un proprio dipendente, possa aumentare del 50 per cento il numero delle autovetture su strada.
Quindi, con molto senso di equilibrio e di responsabilità, i problemi legati all'utenza si possono affrontare, tranne quello del minor costo, perché si tratta di una vera e propria bugia. Se si vuole un minore costo del taxi, si defiscalizzi ulteriormente il carburante, si diano incentivi concreti per l'acquisto delle autovetture, si dia la possibilità di una copertura assicurativa, visto che si svolge una funzione pubblica. A mio avviso, questo è un modo serio, responsabile, razionale di affrontare il problema; altrimenti, non ci si lamenti che la protesta continua, perché la protestaPag. 32è la forza della democrazia. Io ho difeso le proteste anche quando al Governo c'era il centrodestra; che non si può dire, va bene quando si è fuori dal Governo e che non va bene quando si è al Governo, perché con l'indirizzo che ha preso questo esecutivo credo che nel nostro paese di proteste ce ne saranno tante e sacrosante. Ognuno assolverà alla propria funzione, ma con esponenti del Governo che liberamente dicono «prima si colpisce e poi si tratta», avremmo dovuto vedere CGIL, CISL e UIL - a prescindere dalla categoria che era scesa in piazza - mobilitate per contrastare questo principio di natura culturale assolutamente inaccettabile.
Quindi, potenziare i servizi, sì, ma non, come ha detto il leader della Margherita, con centrali di mobilità e, addirittura, con licenze provvisorie per far fronte ad un evento straordinario. Le licenze provvisorie possono essere a tre, a sei, a otto mesi e, quindi, questo diventa un modo per aumentare il precariato anche in tale settore, nonostante gli impegni del Governo, che dice di volerlo diminuire.
La liberalizzazione dei taxi, così come concepita da questo decreto, metterà su strada, più che nuovi taxi, nuovi tassisti, nuove figure: tassisti dipendenti, con contratti precari; la sostituzione dell'impresa individuale con cooperative politicamente gradite. Anche...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, l'avverto che ha esaurito i 15 minuti per l'illustrazione. Ne ha poi altri dieci, come lei sa, per la replica.
TEODORO BUONTEMPO. Dunque spero che il Governo voglia andare incontro ad un confronto serio per trovare la soluzione. Il braccio di ferro, l'uno contro l'altro armato, non porta da nessuna parte, perché i tassisti sono persone perbene e troveranno anche la solidarietà dei cittadini perbene, perché non si vuole che, partendo da questa categoria, in Italia cominci ad essere vietato anche lo scendere in piazza a coloro che non sono graditi al Governo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Onorevole Buontempo, lei si è detto curioso di sapere il mio punto di vista e quindi, visto che ci conosciamo da tanto tempo, glielo dirò con molta franchezza, rispondendo sulla base di appunti che ho preso mentre lei parlava. Mi permetta però di essere un po' preciso e, gioco di parole, tassativo, perché in questa veste non mi posso permettere di fare della filosofia generica, come avrei fatto se fossi stato ancora deputato e sedessi nel Parlamento.
La prima questione è che lei ha sollevato un problema di incostituzionalità del decreto-legge. Naturalmente la penso in modo esattamente opposto. Peraltro, questo problema non riguarda semplicemente la normativa dei tassisti, ma riguarda un provvedimento che affronta i temi, in modo urgente e particolare, riguardanti diverse categorie. Quindi, il giudizio sull'incostituzionalità del provvedimento va espresso nel suo complesso. Poiché il Governo ha emanato questo decreto-legge, evidentemente ritiene che esso sia perfettamente coerente con l'articolo 77, e non solo, della Costituzione; chi lo ha controfirmato pure. Ogni altro argomento è questione di quella funzione di filtro, che le Commissioni affari costituzionali nei due rami del Parlamento debbono operare. Riprenderemo la discussione quando arriveremo al giudizio di costituzionalità delle Commissioni o a eventuali eccezioni sollevate dall'opposizione in Parlamento o da qualunque altro parlamentare lo ritenga opportuno.
Qui, visto il contenuto e le caratteristiche della vostra interpellanza, sto al merito e al metodo di come abbiamo e stiamo affrontando la questione. Lei, onorevole Buontempo, ha fatto riferimento al diritto di protesta: io glielo sottoscrivo e sottolineo anche la mia convinzione che il diritto di sciopero è talmente sacrosanto, da essere tutelato in Costituzione come un diritto individuale. Quindi ciò vuol direPag. 33che esso non sta in capo a nessun sindacato, associazione o categoria. Tuttavia, tra il diritto di sciopero - il diritto di manifestazione e il diritto anche di bloccare una città per far sentire la propria voce - e violenze perpetrate ne passa! Leggendo la vostra interpellanza, sono infatti rimasto colpito - onorevole Buontempo glielo voglio dire con molta franchezza, perché non risulti che qualcuno glielo ha mandato a dire - che lei dica, in un'interpellanza presentata lo scorso 7 luglio: «le disposizioni contenute nel provvedimento del Governo per la regolamentazione del servizio taxi stanno determinando le reazioni dure dei tassisti, reazioni assolutamente prevedibili e legittime». Personalmente, onorevole Buontempo, considero l'aggressione avvenuta qui fuori al ministro Mussi non prevedibile e totalmente illegittima. Vorrei quindi conoscere nella replica il suo esplicito parere su tale questione.
Detto ciò, la categoria dei tassisti - come purtroppo sta facendo quella degli avvocati, e come forse faranno quelle dei farmacisti e dei notai - ha tutto il diritto, salvo che dovrebbe avere il senso della proporzione di ciò che fa, di indire manifestazioni, scioperi ed agitazioni e di chiedere il confronto con il Governo.
Questo confronto - come lei dovrebbe sapere, onorevole Buontempo - è già stato aperto in data 7 luglio, quando abbiamo incontrato, con la presenza del ministro Bersani, gli esponenti sindacali della categoria dei conducenti di auto pubbliche (vale a dire i tassisti).
Tale incontro è avvenuto alla presenza del presidente dell'ANCI, Leonardo Domenici, e del sindaco di Roma, Walter Veltroni. Il motivo è ovvio: l'argomento riguarda la viabilità urbana ed investe, quindi, la responsabilità diretta sia dell'organizzazione dei comuni italiani, sia, naturalmente - poiché l'incontro avveniva a Roma -, del sindaco di questa città. Va ricordato, inoltre, che il decreto-legge in questione è talmente poco dirigista e talmente tanto soft - cioè «dolce» - che esso concede ai comuni la possibilità di incrementare il numero di licenze, ma, ovviamente, non li obbliga in tal senso, né potrebbe farlo.
Il provvedimento citato stabilisce regole cornice: questo sì, caro Buontempo. Mi permetta anche di dirle, con estrema chiarezza - proprio perché non lo ero in passato e non sono diventato ora un fanatico della concertazione -, che il confronto con le organizzazioni sindacali dipende, nel modo in cui si svolge, dal merito della questione. Se ci troviamo di fronte, come in questo caso, a norme «sacrosante», adottate nei confronti di una serie di categorie di lavoratori - o di professionisti, che dir si voglia -, che sono state invocate da sentenze comunitarie e da pareri emessi dall'Antitrust finora negletti, nonché suggerite a gran voce dai cittadini, penso che rientri nella responsabilità di questo Governo assumere una decisione e farlo ricorrendo allo strumento del decreto-legge. Ritengo, altresì, che rientri nella responsabilità dell'opposizione parlamentare - che lei così vivacemente interpreta, onorevole Buontempo - usare tutto il tempo necessario per cercare di modificare o, eventualmente, anche di far decadere il provvedimento in questione.
Al contempo, vorrei rilevare che il Ministero dello sviluppo economico è una «cattedrale di vetro»: ogni ora conduciamo trattative anche con chi sta effettivamente perdendo il suo pezzo di pane, figuriamoci se non siamo disponibili a farlo con i tassisti! È ciò che stiamo facendo: venerdì 7 luglio, infatti, si è tenuta la riunione che ho citato, ed al termine di tale incontro il ministro Bersani (leggo testualmente il comunicato stampa diramato per evitare equivoci) ha affermato - attenzione, onorevole Buontempo! - che «non esistono preclusioni ad individuare altre forme alternative al cumulo delle licenze che garantiscano l'obbiettivo di un reale potenziamento del servizio pubblico dei taxi sia sul versante della flessibilità che sul versante dell'accesso all'attività, anche per aprire nuove prospettive ai giovani attraverso strumenti differenziati da comune a comune».Pag. 34
Le parole di detto comunicato stampa, gli aggettivi e le virgole sono «pesati» e sono responsabili. Se lei, onorevole Buontempo, intende aprire una polemica con un autorevole quotidiano, lo faccia pure, ma noi certamente non ci assumiamo la responsabilità di ciò che scrivono i quotidiani. Noi, infatti, ci assumiamo la responsabilità di ciò che scriviamo nei comunicati stampa ufficialmente emessi dal Ministero dello sviluppo, per rispetto nei confronti dei cittadini e di coloro che abbiamo incontrato e che incontreremo.
Dunque, contrariamente a quanto scritto da qualcuno, il ministro Bersani non ha affatto ritirato la rimozione del divieto al cumulo delle licenze.
Ha semplicemente dichiarato che, fermi restando gli obiettivi - la flessibilità dell'accesso all'attività (e, dunque, nuove prospettive per i giovani) ed il potenziamento del servizio pubblico dei taxi (che riguarda indistintamente, almeno sotto il profilo potenziale, tutti i cittadini) -, se da parte delle categorie interessate, dell'opposizione parlamentare e anche, ovviamente, dei parlamentari della maggioranza, nonché da parte dei singoli cittadini, vengono prospettate soluzioni che permettano di raggiungere i risultati indicati con migliore soddisfazione di tutti, non avremo né paura né preoccupazione alcuna di chiedere noi stessi la modificazione delle norme varate. Ma vi è quel «se» davanti.
Se, invece, si pensa di mantenere la categoria chiusa, di gestirla solo in ambito familiare e di inibire l'ingresso ai giovani, mantenendo l'offerta di auto pubbliche in circolazione allo stato attuale, non ci siamo, onorevole Buontempo.
Lei che è romano assai più di me, ha ricordato la caoticità del traffico in questa nostra amata città; si tratta di un problema vero, sul quale non si può essere evasivi. Non possiamo sostenere che la questione del divieto di cumulo delle licenze può essere risolta attraverso una soluzione - i cui tempi non possono che essere molto lontani, purtroppo! - che agisca sul volume del traffico. D'altro canto, mi permetto di farle osservare che la moltiplicazione dell'offerta del servizio taxi permetterebbe a molti cittadini - anche a quelli meno abbienti, se le tariffe non fossero così «caricate» (e dopo cercherò di spiegare perché lo sono) - di usare più frequentemente il taxi anche per brevi trasporti in modo da non intasare il centro con l'auto privata. Infatti, il problema, come è dimostrato in tutte le grandi città, caro onorevole Buontempo, non risiede tanto e solo nel numero delle vetture circolanti quanto, e soprattutto, nella quantità delle vetture ferme. Ciò che inibisce il traffico - e lei che è romano più di me, lo sa - sono le seconde e le terze file. Le strade vengono bloccate perché il cittadino, dovunque si rechi, anziché con un mezzo pubblico - che potrebbe essere anche un taxi; in ipotesi, un taxi usato in modo plurimo - si sposta con l'auto privata e la parcheggia male adirandosi, peraltro, se qualcuno gliela sposta.
Non mi risulta che ciò succeda né a Parigi né a Londra; ci provi, lei, a lasciare a Londra un'automobile in divieto di sosta: gliela restituiscono pressata, con pacchetto postale, dieci giorni dopo, con il marchio anche dell'antiterrorismo, se del caso. Quindi, non giochiamo sulle parole - peraltro, penso di essere almeno pari a lei quanto a capacità di inventiva dialettica -: dobbiamo essere seri, tutti lo devono essere. Non sarà un articolo de La Repubblica a salvarci, tampoco l'aggressione al ministro di turno. Si tratta di farsi carico di un problema che era maturo da tempo; né vi è imprevedibilità alcuna, e al riguardo vorrei rivolgermi a qualche collega della maggioranza, come l'ottimo Gerardo Bianco...
GERARDO BIANCO. A Londra hanno proposto il risciò...
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Come vedi, l'inventiva non manca mai; naturalmente, dipende da chi lo guida: questo è il grave problema sociale che abbiamo di fronte!
Voglio aggiungere - e mi rivolgo anche alla maggioranza - che nessuna, nessunaPag. 35delle misure recate dal decreto-legge n. 223 del 2006 attualmente in discussione al Senato è improvvisa o imprevedibile: tutte, dalla prima all'ultima, stavano e stanno nelle famose 281 pagine del programma dell'Unione su cui qualche privo di spirito ha ironizzato. Pagine stampate in un milione di copie, che erano e che sono disponibili via Internet e che ogni cittadino, ogni esponente di associazione di categoria poteva per tempo vedere e valutare. Infatti, sono state valutate, tant'è vero che gli italiani, fosse anche per quei 24 mila 775 voti, che equivalgono a quei pochi centimetri di traversa che danno a questo paese l'onore della vittoria dei mondiali di calcio, hanno espresso il loro favore per quel programma.
Onorevole Buontempo - le sto per lasciare la parola, lei ha tutto il diritto di dirmene di cotte e di crude -, le posso assicurare che io, in tanti anni di esperienza parlamentare - Bianco me ne darà atto -, non ho mai visto un provvedimento governativo più popolare di questo. È chiaro che la singola categoria si lamenta con quell'altra, ma, nel suo complesso, quando diciamo che ci siamo messi dal punto di vista del cittadino tout court (consumatore, utente e lavoratore), abbiamo detto e visto il giusto e la reazione è positiva, generalmente e massimamente.
Detto ciò, ogni miglioramento, specialmente se suggerito da lei, sarà il benvenuto, perché qui siamo tutti disponibili a parlare, siamo in un Parlamento e la piena capacità di sintesi, attraverso gli anni, è stata acquisita come una lezione di vita.
PRESIDENTE. Con questo atteggiamento «dialogico», il deputato Buontempo ha facoltà di replicare.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mentre per la parte che attiene alla libertà di manifestare apprezzo le parole dette dal sottosegretario Gianni, per tutto il resto non condivido affatto ciò che egli ha affermato.
Intanto, per quanto riguarda il decreto, che egli descrive come popolare, io credo che di popolare esso abbia solo le manifestazioni che sta provocando. C'è più dissenso che assenso, ma lo vedremo nei prossimi giorni.
Volevo anche ricordarle che, a livello europeo, quando è stata approvata la direttiva Bolkestein sulle liberalizzazioni dei servizi, fu escluso proprio il comparto dei tassisti. Quindi, anche il richiamo all'Europa mi sembra forzato.
La lingua italiana è bella perché si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Però, onorevole sottosegretario, all'articolo 77 della Costituzione si dice che il Governo può emanare un decreto-legge in casi straordinari di necessità ed urgenza e sotto la sua responsabilità. Quindi, si fa riferimento solo a casi straordinari di necessità e di urgenza. Mi dica lei quale era questa emergenza fulminante tale da affrontare con un decreto-legge la questione dei tassisti.
Inoltre, onorevole sottosegretario, se legge l'articolo 117, riscontrerà che questa materia non è di pertinenza dello Stato. Lo Stato ci arriva con un escamotage, facendo una forzatura, tant'è che nello stesso decreto si stabilisce che saranno i comuni a provvedere. Quindi, sarebbe stato molto più opportuno che in questa materia, come previsto dall'articolo 117 della vostra riforma costituzionale, fossero le regioni e non lo Stato ad intervenire.
Per quanto attiene alla questione generale, signor sottosegretario, gli esponenti del mio partito - tutti, a cominciare dal presidente Fini - hanno condannato l'aggressione e le offese nei confronti dell'onorevole Mussi. È ingeneroso da parte sua dire che non si è condannata questa aggressione sulla base di un testo di una interrogazione. Noi lo abbiamo fatto e lo abbiamo fatto con determinazione, proprio perché crediamo nella libertà di manifestare e, quindi, anche nel rispetto dei diritti di tutti, di coloro che condividono e di coloro che non condividono.
Io, per esempio, non riesco a condividere la criminalizzazione che è stata fatta. Lei dice che io faccio polemica con un giornale. No, io faccio polemica con molti esponenti del Governo e di questa maggioranza.Pag. 36
Anzi, queste dichiarazioni hanno suscitato anche una reazione da parte di alcuni esponenti di sinistra, che hanno reagito a tanta tracotanza. Vi è una maggioranza che vorrebbe decidere chi ha il diritto di scendere in piazza e chi questo diritto non ce l'ha. Lei ha affermato che si sta portando avanti un dialogo, ma se non si cambia mentalità si rischia che questo confronto non porti lontano. Occorre modificare questa mentalità.
Innanzi tutto è inaccettabile che si preveda la possibilità di costituire cooperative o società e che i tassisti debbano diventare dipendenti. Lei e il Governo, toglietevi dalla testa questa ipotesi! Scenderemo in piazza insieme ai tassisti, faremo manifestazioni nel rispetto delle regole, perché questa è una violenza! Non si possono adottare disposizioni che riguardano una categoria, dall'oggi al domani, senza interpellarla, senza che il provvedimento venga discusso prima in Parlamento. In questo modo, si cancella la liquidazione di questi lavoratori, perché la licenza è un valore accumulato negli anni, è un bene acquistato con il risparmio di anni. Dall'oggi al domani, a chi ha organizzato la propria vita in base alle leggi dello Stato, gli si dice: per te cambia tutto e diventi un precario che, per guadagnare la giornata, deve competere con un altro disperato che fa lo stesso lavoro.
Il Governo scarica sui lavoratori i suoi problemi!
Onorevole sottosegretario, migliorate il servizio pubblico a Roma, realizzate più corsie preferenziali, realizzate il sistema «unilinea», eliminate gli autobus doppi che bloccano le strade di questa città, fate in modo che ci sia più sicurezza! In questa città non consiglierei a nessuno di prendere l'autobus a mezzanotte per tornare da soli a Tor Bella Monaca! Fatela finita con le ipocrisie! Oltre una certa ora, per chi abita in periferia e anche per i lavoratori, l'autobus è proibitivo! Non lo si può prendere, perché questa non è una città sicura. Allora, il taxi diventa un'alternativa.
Però, la sfido a dimostrarmi in quale città europea il servizio taxi costa meno che in Italia. Non dite corbellerie perché, anzi, in Italia c'è una sicurezza nel prendere i taxi che non esiste in Francia o in altri paesi europei. A proposito di costi nel nord Europa: faccia un giro in taxi e si renderà conto di quanto costa una corsa in quei paesi.
Signor Presidente, sto concludendo, impiegherò solo qualche altro minuto. Quindi, si può affrontare la situazione con molto senso di equilibrio, senza criminalizzare nessuno. Il punto di sintesi può essere l'aumento delle autovetture. Per abbassare i costi - cosa che non deve andare a discapito di chi lavora - visto che, come lei dice, il taxi ha anche una funzione pubblica, bisogna aiutarlo defiscalizzando, dando incentivi per l'acquisto delle autovetture. Non si può scaricare su chi lavora la necessità di abbassare i costi.
In conclusione, signor Presidente, ritengo che si tratti di una questione molto importante in questi giorni: è l'inizio di un modo di governare che a noi non piace. Questo l'ho detto anche quando governava il centrodestra perché il confronto con i lavoratori è un passaggio essenziale. Non si governa contro nessuno, si governa trovando il giusto equilibrio, specialmente verso una categoria che finora se l'è cavata da sola e non è costata una lira alla pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.