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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative volte a garantire l'uniformità delle posizioni delle prefetture italiane sulla normativa che vieta il travisamento in pubblico delle persone - n. 3-00376)
PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00376 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11), di cui è cofirmatario.
MASSIMO GARAVAGLIA. Grazie, Presidente. Secondo la prefettura di Treviso, non vi sono norme che vietano l'occultamento dei tratti somatici delle persone, se non in situazioni particolari di pregiudizio dell'ordine pubblico. In realtà, le norme vi sono e sono tante. In particolare, la norma che vieta il mascheramento risale ai cosiddetti anni di piombo, quando persone con il volto coperto da passamontagna hanno ucciso altre persone.
Ora, dato che è accertata la presenza di cellule terroristiche islamiche in Italia, la Lega Nord chiede se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti nell'interrogazione e quali provvedimenti intenda adottare al fine di uniformare le posizioni delle prefetture in merito alla normativa vigente, che inequivocabilmente vieta il travisamento in pubblico delle persone.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Francesco Rutelli, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO RUTELLI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, credo che i colleghi si riferiscano alla copertura integrale del volto delle donne attraverso il burqa. Con molta chiarezza, voglio affermare che noi non riteniamo si debba concedere il riconoscimento del diritto all'espressione a tale tipo di abbigliamento. Se è pur vero che dal punto di vista formale si può affermare che né la normativa prevista nella cosiddetta legge Mancino - quella riguardante la copertura del volto attraverso caschi o altre modalità finalizzate all'occultamento dell'identità delle persone - né il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che all'articolo 85 vieta di comparire mascherati in pubblico, possano assorbire questa fattispecie, la posizione del Governo è stata espressa con molta chiarezza dal Presidente del Consiglio Prodi. È giusto riconoscere, come avviene nella storia - anche il ministro dell'interno Amato ha ricordato che la figura religiosa femminile più cara a tutti noi porta il velo: Maria infatti ha un copricapo che però non nasconde il suo volto - che il velo può essere una scelta della donna per corrispondere ad una propria convinzione religiosa. Altra cosa è il nascondimento del viso. Non solo ciò non è consentito per quanto riguarda l'identificazione - voglio ricordare che non è consentito nemmeno per quanto riguarda le fotografie e le immagini da riportare sulla carta d'identità - ma a me sembra che, più che un problema di ordine pubblico, qui sia in gioco la dignità della donna.
Dunque, la risposta che può essere data, magari in modo sbrigativo, da un funzionario addetto all'ordine pubblico, si riferisce alle leggi in vigore, ma la sostanzaPag. 37del problema ci deve spingere, qualora le leggi in vigore non fossero giudicate sufficienti, ad adottare una normativa chiara e precisa che indichi la distinzione tra il diritto di manifestare le proprie convinzioni religiose, anche attraverso la decisione di indossare il velo, e la scelta, che non può essere giudicata accettabile nella nostra società, di un nascondimento totale della fisionomia della persona sia per rispetto della dignità della donna sia per motivazioni sociali più generali ed anche di sicurezza.
Se si valuterà che le norme vigenti non sono sufficienti, penso che si renderà opportuna una normativa che ci permetta di risolvere il problema, stabilendo che il nascondimento del viso non è consentito nel nostro paese.
PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di replicare.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Rutelli, la sua risposta non ci soddisfa pienamente per un motivo molto semplice. Secondo la Lega Nord non è possibile modificare le regole per andare incontro sempre e comunque alle istanze del mondo islamico. Sulle regole e sui valori non si tratta e non si può trattare.
Rammento la formula che deve recitare la persona che vuole diventare cittadino italiano: «Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato». Questa formula ricalca sostanzialmente l'articolo 54, articolo fondamentale della nostra Costituzione, posto al termine della parte prima della Costituzione, quella sui diritti ed i doveri dei cittadini. Appunto: non si tratta solo diritti, ma anche di doveri. Ci domandiamo se tutte le nuove persone che volete far diventare cittadini in soli cinque anni - e non si capisce bene perché - abbiano letto la nostra Costituzione. Ricordo solo alcuni articoli: l'articolo 3 stabilisce che tutti i cittadini hanno uguale dignità, quindi donne e uomini sono uguali; l'articolo 29 stabilisce che il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza giuridica e morale dei coniugi; l'articolo 37 riguarda il lavoro e dice sostanzialmente che se il tuo capo è una donna devi accettare gli ordini che la donna ti dà come sottoposto; l'articolo 33 stabilisce che l'educazione anche in scuole paritarie deve essere equipollente, cioè avere gli stessi contenuti ed essere approvata dallo Stato. Potrei fare altri esempi, ma mi fermo qui.
Il problema è il seguente: se davvero i nuovi cittadini accettano tutte le nostre regole ed i nostri valori sono benvenuti, altrimenti è meglio che tornino al loro paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.
La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15,40.