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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Misure per intensificare l'attività di protezione e monitoraggio delle forze dell'ordine nelle zone dove sono presenti tabaccherie - n. 2-00522)
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00522 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8).
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, avevo già presentato questa interpellanza quasi due mesi fa, quando proprio a Padova era successo un fatto analogo a quello che adesso illustrerò. Chiaramente la questione è diventata di estrema attualità, perché, come tutti sappiamo, la sera del 5 maggio del 2007 il tabaccaio Claudio Monetti è stato ucciso a Torino durante una rapina verificatasi ai suoi danni in prossimità di un sportello bancario di cassa continua, dove si era recato a versare i proventi della sua giornata lavorativa.
L'aggressione, purtroppo, è costata la vita a Claudio Monetti. Questa violenza non è che l'ultima di una serie costata alla categoria ben quattro vittime negli ultimi quattro mesi. Le tabaccherie, in effetti, sono da tempo un obiettivo della criminalità ordinaria ed organizzata a causa degli ingenti flussi finanziari in transito nei singoli esercizi, come prova la circostanza che già nel 2004, in occasione della pubblicazione di un libro bianco sulla sicurezza, curato dalla Federazione italiana tabaccai, erano stati censiti circa 3.500 furti e rapine verificatisi nell'arco di due anni.
Malgrado le ripetute denunce e le sollecitazioni inoltrate alle autorità di pubblica sicurezza, la situazione non ha accennatoPag. 50a migliorare, convincendo numerosi titolari di tabaccherie a considerare l'opzione dell'autodifesa armata dei propri esercizi. Di tal genere è la situazione, grave, gravissima che voglio denunciare.
I tabaccai chiedono un'intensificazione delle attività di presidio da parte delle forze dell'ordine e altresì sostegni economici per fronteggiare le spese resesi necessarie per equipaggiare le rivendite di sofisticati sistemi di sorveglianza e di dispositivi anti-intrusione.
Province e regioni, a dir la verità, hanno già provveduto ad intervenire a sostegno della categoria dei tabaccai, anche prevedendo l'erogazione di contributi, ma ciò non è sufficiente: è richiesto un intervento legislativo di portata nazionale.
Vorremmo, pertanto, conoscere l'opinione del Governo in merito all'opportunità di intensificare l'attività di protezione e di monitoraggio delle forze dell'ordine nelle zone dove sono presenti tabaccherie, nonché sulla possibilità di prevedere iniziative legislative che contemplino agevolazioni e sgravi fiscali per le rivendite di tabacchi che intendano potenziare i propri sistemi di difesa passiva.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'onorevole Goisis ha ricordato i profili della sua interrogazione sui quali chiede una risposta dal Governo, ovverosia l'opportunità di intensificare l'attività di protezione e monitoraggio delle zone dove esercitano tabaccherie e misure di tutela e di agevolazione proprio nei confronti di tale categoria, che risulta tra le più colpite dai reati di tipo predatorio.
Con riferimento alla provincia di Torino, nel corso dell'anno 2007 sono stati complessivamente otto gli episodi di rapina in danno di tabaccherie: tre rapine sono state perpetrate sul territorio cittadino, mentre le restanti si sono verificate nei comuni della provincia.
Il dato complessivo evidenzia, tuttavia, un notevole decremento rispetto a quello dell'anno precedente, durante il quale si sono verificati trentatré episodi, diciotto dei quali sul territorio del capoluogo.
Le ragioni di questa tendenza sono da ricercare, da un lato, nelle accresciute misure di sicurezza passiva adottate dalle tabaccherie, molte delle quali sono ora provviste di sistemi di videosorveglianza interna, dall'altro lato, nel fatto che sul territorio cittadino è stato predisposto un incremento dei servizi di prevenzione e repressione, mirato a tenere sotto controllo i fenomeni di microcriminalità predatoria attraverso l'istituzione di apposite pattuglie su auto e moto, sia in uniforme, sia in abiti civili.
L'attenta analisi dell'anno scorso del detto fenomeno ha comportato un articolato piano anti-rapina, cui hanno concorso gli equipaggi della sezione antirapina della squadra mobile e le volanti della questura di Torino, impiegate nel controllo del territorio, oltre alle pattuglie appositamente istituite, dando vita ad una serie di servizi di prevenzione, previa ripartizione per zone di intervento con l'Arma dei carabinieri, e al potenziamento dei servizi investigativi.
Il dispositivo ha consentito di ottenere validi risultati, anche sotto il profilo della repressione, perché ha condotto all'arresto di sei persone.
L'episodio che l'onorevole Goisis ha ricordato (già citato nella sua interpellanza) e che ha visto il tragico omicidio di Claudio Monetti ha un carattere non comune all'ordinario svolgersi di tali tipologie di reato.
Infatti, durante l'anno in corso e durante il precedente, nella provincia di Torino si sono verificati unicamente due episodi di rapina in tabaccheria, caratterizzati dall'aggressione fisica della vittima da parte degli autori.
Sappiamo che i furti e le rapine in danno alle tabaccherie devono ricomprendersi nel più ampio fenomeno della criminalità diffusa, la quale alimenta la percezione di insicurezza nelle persone. La tipologia di tali esercizi commerciali rappresenta un obiettivo estremamente appetibilePag. 51per i rapinatori, dato il notevole volume di affari e la giacenza in cassa di rilevanti somme di denaro contante.
Inoltre, alcune delle tabaccherie colpite sono anche esercizi bar, con punto di vendita di tabacchi. In molti casi, infine, oltre all'incasso, sono oggetto di interesse da parte dei rapinatori, le schede per le carte telefoniche in vendita presso tali tipologie di negozi.
In base ai dati rilevati, nel 2006, su tutto il territorio nazionale, i furti, consumati e tentati, commessi presso le rivendite dei tabacchi sono stati complessivamente 3.712, vale a dire lo 0,25 per cento sul totale di 1.403.953 furti commessi in Italia, mentre le rapine sono state 774, vale a dire l' 1,55 per cento su un totale di 49.793.
Nel primo trimestre del 2007 sono stati invece commessi 1.263 furti e 284 rapine. Dalla analisi dei valori relativi ai citati episodi delittuosi, disaggregati per trimestre, si può constatare che nel 2006, a fronte del picco, registrato nel primo trimestre per entrambe le tipologie di reato predatorio, 1167 furti e 260 rapine, il numero dei reati commessi si è attestato su livelli inferiori anche se in tendenziale crescita, sia nel secondo trimestre, 786 furti e 110 rapine, sia nel terzo, 832 furti e 167 rapine, sia ancora nel quarto trimestre, 827 furti e 237 rapine, fino al nuovo picco del primo trimestre del 2007, che, come già detto, ha registrato 1263 furti e 284 rapine.
Nel corso di rapine a tabaccherie sono rimasti uccisi, nel 2006, in Giugliano in Campania, un avventore e, nel 2007, due tabaccai, uno a Verona e, come già detto, uno a Torino. L'analisi di questi fatti criminosi ha consentito di rilevare che i furti vengono generalmente perpetrati nelle ore di chiusura dell'esercizio commerciale, all'interno dello stesso, presso i distributori di tabacchi ubicati fuori del negozio.
I rapinatori generalmente agiscono isolatamente o, al massimo, in coppia, armati di coltelli, siringhe, pistole o armi occasionali. Spesso si presentano a volto scoperto, ricorrono a travisamenti di semplice realizzazione mediante occhiali, sciarpe, cappelli, caschi da motociclista.
È sicuramente condivisibile che le tabaccherie, per maggiori livelli di sicurezza, siano dotate di dispositivi di videosorveglianza, eventualmente collegati in teleallarme con le sale operative delle forze di polizia e che ciò integri l'attività necessaria di monitoraggio e prevenzione svolta dalle forze dell'ordine, con un'azione fortemente dissuasiva degli intendimenti criminali.
Recentemente, proprio a seguito di una accurata analisi delle fenomenologie delittuose concernenti i reati di rapina ai danni di esercizi commerciali, farmacie, tabaccherie, supermercati, il servizio centrale operativo della Polizia di Stato ha promosso, a far data dal 28 marzo scorso e sino al 28 di questo mese, un progetto di contrasto al fenomeno, con il concorso degli uffici territoriali della Polizia di Stato, consistente in un dispositivo complesso di prevenzione e di contrasto di tali tipi di delitto, con forme di presidio del territorio e di attività di investigazione mirate.
Relativamente alla richiesta di un intervento legislativo mirante all'introduzione di eventuali agevolazioni e sgravi fiscali per le rivendite di tabacchi che intendano potenziare i propri sistemi di difesa passiva, la legge 27 dicembre 1997 n. 449, all'articolo 11, ha introdotto incentivi fiscali, sotto forma di credito di imposta, a favore, in un primo momento, delle piccole e medie imprese operanti nel settore del commercio e del turismo, per l'acquisto di determinati beni strumentali nella misura del 20 per cento del costo di tali beni, al netto dell'IVA, nei limiti degli aiuti cosiddetti de minimis.
Con un successivo intervento integrativo, la legge 23 dicembre 1999, n. 488, all'articolo 7, comma 17, ha inoltre esteso l'ambito soggettivo delle agevolazioni in esame, prevedendone, in particolare, l'applicabilità anche alle rivendite di generi di monopolio, operanti in base a concessione amministrativa.Pag. 52
Con l'aggiunta del comma 1-bis all'articolo 11 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, il medesimo articolo 7 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, ha ampliato anche l'ambito soggettivo di applicazione della disciplina, prevedendone l'estensione anche ai beni strumentali all'attività di impresa, destinati alla prevenzione del compimento degli atti illeciti da parte di terzi, individuati con decreto dell'allora Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, e di concerto con l'allora Ministro delle finanze e con l'allora Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica.
Le preciso che la normativa predetta rientra tra quelle trasferite alle regioni, - ai sensi dell'articolo 19, comma 2, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, - le quali, come già gli interpellanti hanno evidenziato, sono impegnate.
Vorrei dirle, in conclusione, che proprio tali iniziative delle regioni sono seguite con attenzione dal Governo, così come il Governo (nella specie, il Ministero dell'interno) è fortemente impegnato, perché considera la sicurezza nelle aree urbane una sua priorità. Per tale motivo, il monitoraggio che lei esprimeva come auspicio viene svolto con l'azione delle forze di polizia e anche - elemento che reputo importante - con il contributo valutativo dei sindaci, nell'ottica di garantire una sempre maggiore aderenza dei servizi alle istanze delle comunità locali. Credo che, in tale ottica, sia importante anche una disponibilità al dialogo con le organizzazioni di rappresentanza di tali categorie di commercianti, prevalentemente indicate ed esposte ai crimini di cui abbiamo parlato.
Con riferimento all'impegno che il Governo intende assumere, con l'ausilio dei sindaci, le comunico che, proprio il prossimo 22 maggio, sarà firmato il patto per la sicurezza di Torino; così come, credo, domani sarà firmato quello per la sicurezza di Roma e, successivamente, quelli per le altre città. A mio avviso, tali patti rappresentano passaggi molto importanti, nella logica di una necessaria sinergia, che si deve sviluppare per dare una risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini: una risposta che crediamo deve essere partecipata, cioè proveniente da parte di tutte le amministrazioni e non solo.
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, in riferimento alle ultime parole del sottosegretario, vorrei riprendere la questione del dialogo: è vero che bisogna dialogare con le categorie. Infatti, mi è appena stato comunicato che tali dialoghi sono stati intrapresi: sono stati aperti tavoli con i prefetti, con i questori, con le forze di polizia e con i sindaci. Ma la categoria dei tabaccai, ormai, è stanca: non si accontenta più di dialoghi e parole. La categoria dei tabaccai vuole risposte, perché è inaccettabile morire a 38 anni, mentre si lavora onestamente! Tale categoria si sta lamentando, perché tutto il sistema non funziona: i tabaccai si trovano a vivere, così come anche gran parte della popolazione (in modo particolare del nord, della Padania, che io rappresento) in una situazione di paura e di terrore.
Tale situazione è iniziata con le rapine in villa, di cui tutti avete sentito parlare e che conoscete. Ormai non è più possibile vivere tranquillamente e si è obbligati ad essere prigionieri, detenuti in casa propria. Chiaramente i tabaccai non possono mettere le inferriate alle finestre, perché la loro attività li costringe ad essere a contatto con la gente e i clienti. È una situazione di paura continua, ma bisogna considerare che lo Stato deve fornire risposte concrete e immediate. Non si può aspettare anni per arrivare a delle soluzioni, anche perché i tabaccai svolgono un'attività di esattori, ma di serie B. Infatti se è vero che essi ricavano un guadagno di soli 15 centesimi dalle ricariche telefoniche, si comprende come 15 centesimi non possano di certo valere la vita di una persona che lavora otto o dieci ore al giorno.
D'altra parte è necessario considerare che il 90 per cento del denaro che transita nelle tabaccherie è destinato allo Stato.Pag. 53Pertanto, i tabaccai svolgono un lavoro di custodia e transito del denaro da riversare allo Stato.
Questa situazione di incertezza e di paura li ha portati, oramai, all'esasperazione, come dimostrato anche dal fatto che ben 700 titolari di tabaccherie - pari al 15 per cento degli iscritti ad Assotabaccai - hanno già disdetto i contratti per i servizi con questo tipo di rendimenti. Si comprende perfettamente, lo Stato e il Governo comprendono che non è possibile continuare in questo modo. Lo Stato deve dimostrare di accorgersi del problema.
D'altra parte, i tabaccai subiscono oltre al danno anche la beffa perché, purtroppo, le somme rapinate devono essere restituite. Penso alla famiglia di Torino che, oltre ad avere perso il padre e il marito, deve anche provvedere a restituire il denaro rubato.
Per questi motivi, è evidente che non posso dichiararmi soddisfatta. I tabaccai si dicono impotenti e arrabbiati. Bene! Anch'io mi sento così, perché ci troviamo a dover difendere il nostro territorio anche con atteggiamenti chiaramente provocatori quali, ad esempio, l'istituzione delle ronde. Con le ronde si è voluta esprimere la nostra vicinanza alla nostra gente, che si sente abbandonata dallo Stato, il quale pensa solo ai detenuti, ai delinquenti, a coloro che violano tutte le leggi e gli elementi del vivere civile e che, anche se arrestati, vengono rimessi in libertà subito dopo. In ogni caso, c'è sempre l'indulto, grazie al quale possono tornare a delinquere. Faccio questa affermazione con cognizione di causa. Ad esempio, l'episodio verificatosi un paio di mesi fa a Padova, che mi ha indotto a presentare questa interpellanza, si riferisce ad una rapina in via Palestro. Il balordo che ha fatto questa rapina era già stato condannato per una serie di reati della stessa specie. Quando è stato arrestato, grazie all'attività della polizia e dei carabinieri, ben tre giorni dopo è stato rimesso in libertà, pronto a delinquere nuovamente.
Pertanto, ben si comprende come la questione sia molto grave, perché ciò che si chiede è la certezza della pena. Circa quindici giorni fa abbiamo votato a favore dell'istituzione di una Commissione che deve verificare, all'interno delle carceri, se i detenuti sono trattati secondo le regole civili e se vengono rispettati i loro diritti. Tuttavia, noi ci chiediamo se sia possibile pensare sempre ed esclusivamente ai delinquenti, quando i padri di famiglia, i figli e le madri vengono abbandonati costantemente al loro destino.
Purtroppo, questo Governo, quest'Italia possiamo definirli il Paese del perdonismo giudiziario. Senza contare che, in ogni caso, anche se i delinquenti vengono processati e condannati, nel giro di pochissimo tempo - grazie all'indulto, oppure alle varie scappatoie previste dal nostro sistema giudiziario - li troviamo di nuovo liberi, ad agire indisturbati.
Pertanto, è chiaro che non posso certo dire di essere soddisfatta, come mi diranno anche i tabaccai che ci hanno ascoltato oggi e che chiaramente non si sentono assolutamente tutelati.
È vero che ora - come ha ricordato il sottosegretario - la questione viene passata alle regioni, però è chiaro che, se lo Stato si preoccupa tanto dei delinquenti e di coloro che vengono nelle nostre case, nei nostri negozi, nelle nostre attività commerciali, a mettere in pericolo la nostra vita, quella dei nostri figli, dei nostri padri e dei nostri mariti, anche noi vogliamo risposte sicure, risposte serie.
Non si può continuare sempre a parlare di buone intenzioni: occorre davvero dare una risposta, perché le risposte che ci vengono fornite non ci bastano, non sono sufficienti.
Dicevo prima che siamo costretti a mettere le inferriate alle finestre. In Veneto, dove io abito, eravamo abituati ad uscire di casa lasciando le porte aperte; non occorreva neppure chiudere a chiave, perché il vicino dava un'occhiata, ma nessuno avrebbe osato entrare nelle nostre case. Oggi non siamo più liberi: nonostante le inferriate, nonostante i sistemi di allarme, arrivano ancora questi delinquenti a mettere in pericolo la nostra vita.
Dunque, capite bene che, se i commercianti o i tabaccai, in questo caso, hannoPag. 54la pistola nel cassetto, la responsabilità - se dovessero succedere fatti come quelli avvenuti ad Abano, in provincia di Padova, o anche in tante altre città - non può essere nostra o della nostra gente: la responsabilità è di questo Governo e di questa sinistra, che ha molto più a cuore delinquenti, extracomunitari e tutti coloro che vengono a mettere in pericolo la nostra vita, la nostra esistenza, la nostra cultura, le nostre tradizioni, piuttosto che la gente onesta, la gente civile (quale è la gente padana e, comunque, italiana in genere). Si tratta di gente che lavora tutta la vita, che esercita continuamente il proprio lavoro in modo onesto e che si vede poi scippare la maggior parte (il 45-50 per cento) dei propri proventi e dei propri guadagni, sudati con ore e ore, giornate intere di lavoro, per impiegarli per istituire commissioni in difesa dei detenuti o, magari, vengono sprecati a Napoli, per esempio, per i rifiuti, dove dopo tredici anni di attività svolta non si vuole ancora risolvere tale problema (tanto è vero che, se questi rifiuti devono essere eliminati, vengono portati al Nord).
Non vogliamo più accettare tali situazioni. Dal Governo e dalla sinistra vogliamo risposte certe. Non ci bastano le affermazioni secondo le quali nel 2007 ci sono state soltanto due morti. Non deve esservi neanche un morto, un nostro concittadino ucciso, una famiglia che venga lasciata in balia dell'impossibilità di vivere e di lavorare.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA GOISIS. Questi bambini cosa faranno senza più l'assistenza del padre ? L'assistenza poi, caso strano, non viene mai rivolta verso le persone del Nord, anche perché hanno una dignità tale da non andare a piangere e a chiedere aiuti e assistenza. La gente del Nord non è abituata a chiedere assistenza, ma è abituata a lavorare.
Dunque, ripeto la mia sollecitazione e il mio urlo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA GOISIS. Governo, sinistra, pensateci e cercate di risolvere il problema, altrimenti succederà una rivoluzione, perché essere buoni va bene, ma - si dice in Veneto - cojoni no!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, mi consenta di richiamarla ad un maggiore rispetto dell'istituzione nella quale ci troviamo.
PAOLA GOISIS. Ho parlato in lingua veneta, in Veneto si parla così!