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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza (A.C. 13) (ore 10,12).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 13)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, deputata Amici, ha facoltà di svolgere la relazione.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, il decreto-legge di cui si chiede la conversione si compone di un solo articolo, oltre a quello che reca la clausola di entrata in vigore. Consente, attraverso il primo comma, che il Ministero dell'interno autorizzi un ulteriore trattenimento in servizio, fino al 30 settembre 2006, degli agenti ausiliari trattenuti frequentatori del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva, i quali ne facciano domanda. Tale autorizzazione è espressamente finalizzata alle esigenze connesse con la prevenzione e il contrasto del terrorismo, anche internazionale, e della criminalità organizzata ed alla funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza. Nella relazione Pag. 2illustrativa è precisato che il provvedimento riguarda i 568 agenti reclutati quali agenti ausiliari di leva ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 121 del 1981. In mancanza di un intervento d'urgenza i predetti agenti verrebbero congedati, con grave perdita per l'Amministrazione della pubblica sicurezza, che vedrebbe contestualmente ridotta la forza effettiva della Polizia di Stato, con incidenza negativa sulle attuali oggettive esigenze di servizio. Per il predetto personale le disposizioni di cui all'articolo 47, commi 9 e 10, della legge n. 121 del 1981 - ossia la possibilità al termine del periodo di trattenimento di essere immessi nel ruolo degli agenti di polizia, previa frequenza di un corso della durata di sei mesi - possono trovare applicazione solo se, alla scadenza di tale periodo, l'assunzione sia espressamente autorizzata e fatte salve le assunzioni programmate per i volontari in ferma breve ed annuale delle Forze armate, per i quali la legge n. 226 del 2004 prevede una riserva di posti.
La disposizione inoltre reca un limite di spesa pari a 8.844.000 euro per l'anno 2006. Al relativo onere finanziario si provvede con i commi 2 e 3 mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 27, della legge finanziaria per il 2006. Si ricorda che il citato comma 27 ha istituito nello stato di previsione del Ministero dell'interno un fondo da ripartire per esigenze correnti connesse all'acquisizione di beni e servizi dell'amministrazione con una dotazione per l'anno 2006 di 100 milioni di euro. Nella fase di esame in Commissione non sono state presentate proposte emendative sul disegno di legge di conversione del decreto-legge al provvedimento in esame, il cui iter in Assemblea potrebbe quindi concludersi in modo molto agevole, proprio alla luce dell'assenza di emendamenti e di una discussione nella Commissione che ha registrato l'unanimità dei gruppi presenti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, è curioso notare che la prima seduta in cui questo Parlamento deve esprimere un voto su disegni di legge, dopo la serie di votazioni istituzionali che abbiamo celebrato, abbia ad oggetto, tra l'altro, l'esame di due decreti-legge adottati dal precedente Governo, in particolare di uno che riguarda la sicurezza e la lotta al terrorismo. Ancora più insolito, come ha sottolineato la relatrice, è il fatto che, in particolare sul disegno di legge di conversione in esame, siamo tutti d'accordo. Pertanto, l'iter parlamentare sarà probabilmente rapido; mi augurerei che potesse essere così anche in altre occasioni, ma, ahimè, temo che così non potrà essere.
Il decreto-legge al nostro esame mira sostanzialmente ad assicurare la prosecuzione della lotta al terrorismo in questo paese. Proprio su questi argomenti temo che avremo modo di dividerci - e molto anche - a brevissimo tempo. Poiché, come ho testé premesso, siamo tutti d'accordo, non mi dilungherò sulle tecnicalità e sull'utilità del provvedimento, aspetti che sono già stati illustrati dal relatore, ma preferisco sviluppare alcune riflessioni sulla situazione politica.
La già sottolineata anomalia - relativa ad un provvedimento forse minore, ma comunque importante, perché riguarda la lotta al terrorismo - accende una luce, una spia d'allarme sul prosieguo della nostra attività parlamentare, sull'azione del Governo in carica e sugli effetti che essa potrà produrre proprio in termini di sicurezza dei cittadini.
Un tema «maggiore» è che siamo tutti d'accordo: al di là delle differenze di azione, nonché di valutazione di alcune problematiche, credo si possa tranquillamente affermare che tutti i gruppi presenti in questo Parlamento abbiano a cuore la sicurezza del paese. Ora, che vi possano Pag. 3essere valutazioni diverse su singole azioni che i Governi in carica intraprendono, avendo come fine la sicurezza, non solo è naturale ma, probabilmente, in un'ottica bipolare, anche utile: in un sistema maggioritario bipolare, la ricchezza dell'azione politica di un paese è dovuta proprio all'esistenza di differenze; se differenze non vi fossero, sarebbe evidente che lo scopo di ciascuno schieramento sarebbe soltanto quello di mantenersi al potere, non di aiutare il paese a crescere ed a migliorare (e non voglio pensare che siamo ormai ridotti in questa situazione; anzi, non credo che sia così).
Quindi, pur nutrendo la convinzione che alcune posizioni espresse in altre sedi da questa maggioranza possano essere pericolose per la sicurezza del nostro paese, non me ne stupisco più di tanto. Vorrei soffermarmi, però, su un punto che costituirà - lo sanno bene i colleghi - il leitmotiv della nostra azione parlamentare in questi primi mesi della legislatura.
Ho fatto riferimento, in precedenza, al sistema maggioritario, al sistema bipolare. È evidente - è nella natura stessa del sistema - che, con un sistema bipolare, basta anche un solo voto in più per ottenere la maggioranza delle Camere, per ottenere dal paese - o, meglio, dal sistema elettorale che è stato costruito per trasformare la volontà degli elettori in capacità di governo - l'incarico di formare un Governo e, di conseguenza, l'onere di prendersi carico del governo del paese, che vuol dire, sostanzialmente, farsi carico del benessere e della sicurezza dei cittadini.
Che i voti in più siano uno, mille, 24 mila o un milione, non fa differenza. Non fa differenza per quanto riguarda l'onere, che si è ricevuto, di governare. Tuttavia, è evidente che fa differenza in relazione alle modalità secondo le quali la maggioranza deve operare. Ora, sinceramente - non parlo a titolo personale, ma dico semplicemente ciò che penso; del resto, non c'è bisogno di sottolineare che, quando uno parla, lo fa esponendo i pensieri che ha in testa, non ciò che gli hanno detto -, io non faccio parte di coloro i quali ritengono che uno, 24 mila o centomila voti siano un dramma. Sono convintamente maggioritario e, a differenza del vicepresidente Tremonti, che presiede l'Assemblea in questo momento, anche nel caso in cui vi fosse un solo voto di differenza, non avrei difficoltà a dire: «Avete preso un voto in più e, quindi, dovete governare voi».
Certamente, mi farebbe molto piacere, e credo che farebbe piacere a tutti i cittadini del nostro paese, essere sicuro che i voti fossero 24 mila, non 12, e nemmeno 36 mila perché poi, dal punto di vista matematico, ci sono anche queste strane imposizioni. Benissimo, chi prende più voti governa. Però, guardate, governa avendo ben chiaro qual è la situazione del paese, la quale non dà il diritto a voi, che in questa fase avete la maggioranza sia qui alla Camera sia, in un modo o nell'altro, anche al Senato, di essere arroganti. Arroganti non con noi, perché con noi in Parlamento si può essere arroganti e a volte si è stati anche volgari - e temo che rischieremo di vedere altre volgarità nel prosieguo (questa è un po' l'attività parlamentare) -, ma con quella metà del paese che non vi ha votato. Un voto o 24 mila voti in più vi danno il governo del paese ma non vi danno, lo ripeto, il diritto di essere arroganti perché, a voler fare i conti esatti, voi non avete la maggioranza degli elettori del paese, ma, pare, la maggioranza di coloro che hanno espresso un voto, e ciò è questione alquanto diversa.
Voi avete l'onere di governare, e siamo ben contenti che su questa tematica una volta tanto si sia trovato il modo di essere tutti d'accordo; tuttavia ricordatevi che non siete maggioranza nel paese e, conseguentemente, quando fate le vostre scelte, fatele per il bene del paese e, in particolare, per quella grande parte del paese che non vi ha votato.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, debbo dire che, al contrario di quanto sostenuto dal collega Cossiga, noi oggi siamo non solo maggioranza in Parlamento ma anche, e le elezioni Pag. 4lo dimostrano, maggioranza nel paese.
Il decreto-legge in esame è importante ed io esprimo, a nome del gruppo de L'Ulivo, parere favorevole su tale provvedimento, che reca disposizioni urgenti per la funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza. Credo che, al di là delle polemiche, sia giusto guardare ai problemi veri del paese che la gente recepisce come punti da affrontare.
Considerata la finalità di questo provvedimento, il nostro è un voto convinto e favorevole anche per la logica di continuità istituzionale adottata dal Governo attualmente in carica. Noi abbiamo sempre chiesto che il sistema fosse messo in grado di dare risposte più concrete e certe al bisogno di sicurezza manifestato dai cittadini. Il decreto-legge in esame va proprio in questa direzione. Il testo di tale provvedimento, in particolare, prevede al comma 1 che il ministro dell'interno autorizzi l'ulteriore trattenimento in servizio, fino al 30 settembre 2006, degli agenti ausiliari trattenuti frequentatori del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva che ne facciano domanda. Questa autorizzazione è espressamente finalizzata alle esigenze connesse con la prevenzione ed il contrasto del terrorismo internazionale e della criminalità organizzata e con la funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza.
Per il personale suddetto, le disposizioni di cui all'articolo 47 della legge n. 121 del 1981 danno la possibilità, al termine del periodo di trattenimento, di essere ammessi al ruolo degli agenti di polizia. Tali disposizioni possono trovare applicazione solo se, alla scadenza di tale periodo, l'assunzione sia espressamente autorizzata e fatte salve le assunzioni programmate per i volontari in ferma breve annuale delle Forze armate, per i quali la legge n. 226 del 23 agosto 2004 prevede una riserva di posti.
Per questo concordo con quanto precisato nel corso della seduta in Commissione del 23 maggio scorso dal viceministro Marco Minniti, secondo il quale il Governo, ove necessario, potrà valutare l'opportunità di prorogare fino al 31 dicembre 2006 il trattenimento in servizio degli agenti ausiliari frequentatori del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva, disposto fino al 30 settembre 2006. Sono infatti convinta che, in questo particolare momento storico, non sia opportuno e consigliabile indebolire una struttura così importante per il nostro paese.
A tale proposito, vorrei ricordare in questa sede le parole pronunciate, il 15 maggio, proprio qui alla Camera, dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che diceva: «Resta assai dura la sfida della lotta contro la criminalità, una presenza aggressiva che ancora tanto pesa sulle possibilità di sviluppo del Mezzogiorno, così come contro le nuove minacce del terrorismo internazionale e interno. Ci dà però fiducia il fatto che lo Stato ha mostrato, anche negli ultimi anni, di poter contare sull'azione efficace e congiunta della magistratura e delle forze dell'ordine (...)». Riflettiamo sulle parole del Presidente Napolitano e sul ruolo fondamentale in cui, oggi più che mai, è impegnata tutta la pubblica sicurezza per la difesa di quei valori di pace e di democrazia che sono, oggi più che mai, indispensabili per una crescita equilibrata della nostra società.
Permangono, a livello nazionale, alcune criticità che attentano seriamente alla sicurezza interna del nostro paese. In Italia, i servizi sono tuttora impegnati a fronteggiare minacce diversificate, da una parte quelle terroristiche, dall'altra quelle di organizzazioni criminali, anche di tipo mafioso, organizzazioni etniche e transnazionali, dedite soprattutto al narcotraffico e alla tratta degli esseri umani.
Sul fronte della criminalità organizzata, infine, viviamo un complesso periodo di transizione in cui i modelli mafiosi evolvono spesso in modo conflittuale: da una parte resiste la mafia tradizionale, che cerca di controllare ogni espressione sociale ed economica del territorio a cui è ancorata, dall'altra agisce un'altra componente mafiosa che assorbe atteggiamenti tipici del banditismo. Sempre più rilevanti appaiono le diversificate forme di criminalità transnazionale e la presenza di Pag. 5organizzazioni straniere, che trasferiscono sul nostro territorio costumi e mentalità delle aree di origine, anche attraverso il veicolo dell'immigrazione clandestina, che in questi cinque anni non è stata combattuta.
Signor Presidente, illustri colleghi, per questo è indispensabile un forte e costante impegno. Abbiamo bisogno di tutte le forze di pubblica sicurezza, perché saremo sempre presenti con le nostre risorse anche militari, ogni volta che esse siano legittimamente mobilitate dall'organizzazione internazionale di cui facciamo parte. Abbiamo, però, la necessità di impiegare maggiori risorse per controllare il territorio e per poter impostare e condurre una lotta efficace senza quartiere alla criminalità organizzata che consenta di ricostruire condizioni di vivibilità e di sana imprenditorialità.
Ricordo che il provvedimento in esame riguarda 568 agenti reclutati quali agenti ausiliari di leva i quali, in mancanza di un intervento d'urgenza, dovrebbero essere congedati, con una grave perdita per l'amministrazione della pubblica sicurezza, che vedrebbe così ridotta la forza effettiva della Polizia di Stato.
La tutela della sicurezza pubblica è un valore essenziale per tutti i cittadini italiani ed è per noi un valore prioritario. Per poterla garantire, è necessario rafforzare tutte quelle forze che hanno questo delicato e vitale compito per il nostro paese: difendere l'autorità delle leggi in ogni angolo del nostro paese. Un compito non facile. Al di là degli elogi e degli incoraggiamenti, abbiamo bisogno soprattutto dei fatti.
Cari colleghi e care colleghe, abbiamo bisogno di fatti che dimostrino la nostra volontà e che consentano alla pubblica sicurezza di operare nel miglior modo possibile: il provvedimento oggi al nostro esame va esattamente in tale direzione.
Abbiamo chiesto sforzi straordinari alle Forze di polizia, certi che avremmo fatto tutto il possibile per sostenerli. Questo è il momento di dar seguito alle parole, consci che dal lavoro di queste donne e di questi uomini dipende la nostra tranquillità, nonché quella di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 13)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Amici.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, desidero intervenire solo per esprimere il mio apprezzamento rispetto all'iter seguito dal provvedimento, auspicando, in base a ciò che è emerso nel corso del dibattito, una rapida conversione in legge del decreto in esame.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.