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Seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 (A.C. 1253); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006 (A.C. 1254) (ore 16,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Ricordo che nella seduta di ieri si è svolta la discussione congiunta sulle linee generali.
Invito i gruppi ed i colleghi a considerare, ai fini della presenza in aula, che ci accingiamo a procedere a votazioni.
(Esame degli articoli - A.C. 1253)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005.
Passiamo all'esame dell'articolo 1
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
MAURIZIO FUGATTI. Chiudi!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 192).
Prendo atto che i deputati Incostante, Balducci, Ferrara, Satta, Giuditta e D'Agrò non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, lei ha atteso che entrassero in aula tutti i colleghi della maggioranza (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori)... State zitti! State zitti! Maleducati!
PRESIDENTE. Onorevole Prestigiacomo, si rivolga alla Presidenza. Prego i colleghi di lasciare parlare la collega.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, lei si è semplicemente dimenticato di far votare l'onorevole Porcu, che non ha fatto in tempo a raggiungere il suo banco (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Mi dispiace; ho cercato di consentire l'accesso ai propri posti ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione; mi scuso se un collega non ha potuto raggiungere il proprio posto. Non c'è stata alcuna intenzione evidente.
Passiamo all'esame dell'articolo 2
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 436
Astenuti 4
Maggioranza 219
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 205).
Prendo atto che i deputati Balducci, Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
ELISABETTA GARDINI. Cattocomunista!
Pag. 33
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 203).
Prendo atto che i deputati Balducci, Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 204).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 5
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 203).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Mereu non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'esame dell'articolo 6, con il relativo allegato 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 210).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 7
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 7), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 208).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Borghesi non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 8
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 8), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 209).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 9
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 9), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 208).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 10
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 10), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 210).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 11
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 11), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 211).Pag. 35
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 12
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 12), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 212).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 13
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 13), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 206).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Tabacci non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'esame dell'articolo 14
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 14), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 455
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 211).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Tabacci non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'esame dell'articolo 15
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 15), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 209).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Tabacci non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'esame dell'articolo 16
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 16), alPag. 36quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 211).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta e Giuditta non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 17
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 17), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 462
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 215).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Garofani non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 18
(Vedi l'allegato A - A.C. 1253 sezione 18), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 249
Hanno votato no 213).
Prendo atto che i deputati Ferrara, Satta, Giuditta e Garofani non sono riusciti a votare.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1253)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, vi è solo la mia richiesta di parlare?
PRESIDENTE. No, ve ne sono altre.
ANDREA RICCI. Bene, altrimenti avrei rinunciato.
Signor Presidente, noi oggi stiamo discutendo del rendiconto per l'esercizio finanziario 2005 e dell'assestamento per il 2006. Lo facciamo alla vigilia dell'apertura della sessione di bilancio, nell'immediata vigilia, e questa può essere un'occasione, l'ultima rimasta, forse, non strumentale per discutere della politica economica del precedente Governo, perché i documenti che oggi ci accingiamo a votare riguardano l'attività pregressa della politica economica e finanziaria dello Stato.
Da questo punto di vista, com'è ampiamente emerso in sede di discussione parlamentare nella Commissione bilancio, i dati numerici del rendiconto per l'anno 2005 parlano da soli e non lasciano adito a dubbi o ad interpretazioni sul risultato della politica economica dei cinque anni precedenti.Pag. 37
I numeri indicano una crescita nulla del prodotto interno lordo nel 2005, che ha precipitato l'Italia in una situazione di stagnazione economica grave che fa seguito ai quattro anni precedenti, in cui lo sviluppo economico è progressivamente rallentato, fino ad annullarsi.
I dati numerici ci parlano di una crescita consistente dell'indebitamento netto, giunto al 4,1 per cento, un più 0,7 per cento rispetto al 2004 che indica un aggravamento e un appesantimento della condizione finanziaria delle pubbliche amministrazioni.
I dati numerici ci indicano anche un aumento significativo, dopo anni di discesa, dello stock di debito pubblico esistente, incrementato del 2,5 per cento rispetto al 2004 e giunto lo scorso anno al 106,4 per cento del PIL.
Quello che le aride cifre non riescono a rappresentare, tuttavia, sono le sofferenze sociali ed i disagi delle persone in carne ed ossa prodotti dai cinque anni di politica economica del Governo Berlusconi. Da questo punto di vista, le considerazioni che il ministro Padoa Schioppa ha svolto, oggi pomeriggio, rispetto all'aumento delle disuguaglianze sociali sono veritiere.
Le disuguaglianze sociali in Italia, infatti, sono cresciute in termini sia di reddito, attraverso una distribuzione perversa dello stesso reddito e della ricchezza a vantaggio dei più ricchi, sia di opportunità di vita e di prospettiva esistenziale, a causa dell'allargamento generalizzato della condizione di precarietà del lavoro.
L'andamento negativo dei conti pubblici che il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 certifica non è ascrivibile soltanto alla stagnazione economica, la quale, peraltro, trova anch'essa come sua concausa l'indirizzo di politica economica seguito dal Governo Berlusconi. Esso, infatti, ha anche cause dirette, che afferiscono al modo in cui il precedente Esecutivo ha agito sul fronte delle voci sia di spesa, sia di entrata.
Vorrei infatti rilevare che, sul versante della spesa, abbiamo assistito ad un ampliamento significativo delle spese correnti, nonostante i ripetuti vincoli formali posti, per contenerle, nelle leggi finanziarie che si sono succedute dal 2001 al 2005. Il paradosso - meglio sarebbe dire il dramma - di questa situazione è che tale aumento delle spese correnti non è servito né a rilanciare l'economia (che è sprofondata, al contrario, nella stagnazione), né, tantomeno, a migliorare il livello dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni ai cittadini.
Viene spontaneo domandarsi, allora, il motivo per cui la spesa sia cresciuta. L'unica risposta possibile è che sono aumentati gli sprechi e le inefficienze della pubblica amministrazione, nonché le misure, varate dal precedente Governo, dirette a soddisfare una miriade di interessi particolari e corporativi in assenza di qualsiasi disegno organico.
Sul lato delle entrate, invece, i continui e reiterati condoni fiscali, la legittimazione morale dell'evasione fiscale e la riduzione delle imposte per i ceti più abbienti hanno ridotto il gettito potenziale. Questo fallimento della politica economica del precedente Esecutivo ha costituito un fattore determinante nell'esito elettorale dello scorso aprile.
Ora siamo entrati, dunque, in una nuova fase, come abbiamo già visto in questi giorni. La politica economica oggi deve rispondere ad esigenze di sviluppo e di equità sociale, ed a tale fine deve essere orientato anche il bilancio dello Stato, anche se, purtroppo, ciò deve essere realizzato in una condizione di finanza pubblica gravemente negativa.
Nei prossimi giorni discuteremo ampiamente riguardo a ciò che è stato compiuto dal Governo con la presentazione della manovra finanziaria; in questa sede, desidero solamente rilevare che i primi effetti di un cambiamento nella politica economica si cominciano ad intravedere e sono già presenti nel disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato, che approveremo successivamente al provvedimento sul rendiconto per l'esercizio finanziario 2005.Pag. 38
Nel bilancio di assestamento, grazie all'approvazione di un emendamento presentato dal Governo nel corso dell'iter in sede di Commissione bilancio, si accerta infatti un aumento consistente delle entrate, rispetto alle previsioni, per circa 10 miliardi di euro. Noi riteniamo che tale cifra sia addirittura sottostimata e che, alla fine dell'anno, riscontreremo un incremento ancora maggiore delle entrate fiscali, in modo particolare di quelle tributarie, come mostrano i dati relativi ai primi nove mesi del 2006.
Anche in tal caso, vorrei osservare che non tutto è spiegabile con la ripresa congiunturale. Le dimensioni del boom delle entrate, infatti, sono troppo consistenti per ridurre tutto alla rinnovata crescita del prodotto interno lordo. Ciò che è cambiato e che comincia a cambiare è qualcosa di profondo nella società italiana: mi riferisco al clima nel rapporto tra il fisco ed il contribuente, tra lo Stato ed il cittadino. Vi è consapevolezza, infatti, della serietà che questa maggioranza ed il Governo in carica intendono profondere nella lotta a fondo contro l'evasione e l'elusione fiscale.
Ciò non solo per timore di una maggiore repressione, di un atteggiamento più punitivo dello Stato nei confronti dei cittadini che non adempiono ai propri obblighi fiscali. Questo anche perché si va determinando, anche attraverso una riforma del sistema fiscale orientata alla redistribuzione del reddito e ad una maggiore equità, una maggiore fiducia verso il fisco e le istituzioni.
Abbiamo già visto come le prime misure che questo Parlamento ha adottato, con la conversione in legge del cosiddetto decreto-legge Bersani-Visco, abbiano rafforzato la tendenza ed il contribuito ad accelerare il boom delle entrate. Noi siamo convinti che le misure fiscali che saranno contenute nella prossima legge finanziaria, molte delle quali - come il ministro Padoa Schioppa ha illustrato - sono segnate da una forte impronta redistributiva, potranno rafforzare ancora di più questa tendenza.
In questo senso, esprimeremo un voto favorevole sul rendiconto per l'esercizio finanziario 2005 e sull'assestamento di bilancio per il 2006, come occasione per porre fine a cinque anni di disastro dal punto di vista della politica economica del paese e per aprire una nuova pagina che possa portare l'Italia ad uscire dalla grave crisi economica, sociale ed anche democratica che in questi anni ha vissuto (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli D'Elpidio e Nardi che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, intervengo solo per preannunciare il voto contrario dell'UDC su entrambi i provvedimenti in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
Vorrei invitare i presidenti di gruppo a far rientrare in aula i colleghi, perché dopo un'altra dichiarazione di voto si passerà alla votazione.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, lei può mantenere la votazione aperta anche per dieci minuti, non c'è problema...
Il gruppo di Forza Italia esprimerà un voto contrario sul provvedimento in esame e anche su quello successivo. Tale decisione discende non tanto da una valutazione di natura politica, quanto da una valutazione di natura istituzionale.
Dobbiamo ripercorrere le tappe di quanto accaduto e ricordare quanto ha detto il ministro... Signor Presidente, non c'è...
PRESIDENTE. Vi invito a fare silenzio; lasciate parlare l'onorevole Leone.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, volevo chiedere se può invitare il Governo... Vedo che il sottosegretario Sartor èPag. 39rientrato. Le chiedo scusa, signor sottosegretario, perché ho cominciato a parlare quando lei non c'era.
Come dicevo, la nostra contrarietà è giustificata dalla gravità del comportamento assunto dal Governo che, con le correzioni apportate nel corso dell'esame mediante l'approvazione di un emendamento presso la Commissione bilancio, non ha sanato interamente quel vulnus politico e istituzionale di cui si era reso responsabile all'atto del suo insediamento. Mi riferisco alle dichiarazioni rese con grave superficialità - e riconfermate, tra l'altro, proprio oggi pomeriggio dal ministro dell'economia e delle finanze - secondo cui il precedente Governo avrebbe lasciato la finanza pubblica in una situazione addirittura disastrosa.
Quelle dichiarazioni si accompagnavano all'affermazione secondo cui la gravità della situazione sarebbe stata aggravata da una presunta inefficacia della manovra finanziaria posta in essere dal Governo Berlusconi per assicurare, per il 2006 (parliamo della precedente manovra), il conseguimento degli obiettivi concordati a livello comunitario ai fini del rientro dall'indebitamento netto della pubblica amministrazione entro il 3 per cento nel 2007.
La superficialità, verificata oggi dal ministro dell'economia, non può spiegarsi se non riconducendola ad un pregiudizio di natura politica ed ideologica. Nessuno degli elementi messi a disposizione del Ministero dell'economia e delle finanze giustificava infatti affermazioni così gravi. Non a caso il ministro Padoa Schioppa ha dovuto ricorrere alla creazione di un organismo ad hoc, (forse non tutti lo sanno) la famigerata commissione Faini, per trovare qualche pretesto che giustificasse le sue improvvide affermazioni.
Quella commissione ha svolto un lavoro che, giustamente e correttamente, le amministrazioni, istituzionalmente competenti in materia di controllo e verifica dell'andamento di finanza pubblica, a partire dalla Ragioneria generale dello Stato e dall'ISTAT, non potevano effettuare, cioè quello di costruire un quadro del tutto falsificato dei conti pubblici al solo scopo di attribuire al precedente Governo responsabilità inesistenti.
Questo era il compito della commissione Faini!
Come giustamente è stato segnalato nella seduta di ieri, l'inesperienza in una materia tanto delicata, come quella della finanza pubblica, avrebbe dovuto indurre il ministro ad effettuare un'accurata ricognizione della situazione, affidandosi alle strutture competenti piuttosto che lanciare proclami, dimostratisi assolutamente infondati, che ne hanno fortemente pregiudicata la credibilità di tecnico prestato alla politica.
Ma l'effetto più grave che può attribuirsi all'atteggiamento che ha caratterizzato le posizioni assunte dal Governo e dal ministro dell'economia su questo tema consiste nelle conseguenze prodotte dalla denuncia di una drammatica e del tutto inesistente situazione dei conti pubblici.
Come era inevitabile, infatti, alle dichiarazioni del ministro hanno fatto seguito allarmate prese di posizione delle autorità comunitarie e, soprattutto, delle società di rating che hanno prospettato la possibilità di un declassamento del debito pubblico italiano.
Il paradosso è che lo stesso ministro dell'economia e delle finanze, con una certa improntitudine, si è vantato di aver saputo tranquillizzare le autorità comunitarie in forza di suoi personali ottimi rapporti con gli uffici di Bruxelles.
Si tratta di un paradosso, perché, in realtà, il ministro non ha fatto altro che rimediare maldestramente ad un danno, ad una gaffe che lui stesso aveva provocato.
L'emendamento presentato dal Governo ed approvato dalla Commissione bilancio smentisce clamorosamente le conclusioni della cosiddetta commissione Faini ai cui membri, tra l'altro, sono stati elargiti parecchi denari per arrivare ad una conclusione di falsificazione dei conti pubblici.
Quell'emendamento non fa, tuttavia, piena giustizia. Il maggior gettito che viene infatti evidenziato nell'emendamento risultaPag. 40di gran lunga inferiore a quello effettivamente riscosso; e mi riallaccio alle considerazioni svolte ieri in quest'aula e anche oggi a proposito dei documenti.
Oggi nella nota di aggiornamento al DPEF il Governo fornisce dati ancora differenti, per cui il maggior gettito, rispetto alle previsione del DPEF, ammonterebbe a circa 6 milioni di euro.
Alla luce di questa affermazione, ci saremmo aspettati che il Governo e oggi il ministro si assumessero la responsabilità costituzionale di fare chiarezza e di aggiornare i dati riportati nel disegno di legge di assestamento, come emendato dalla Commissione bilancio, posto che l'emendamento approvato in quella sede rispondeva all'obiettivo, come esplicitamente affermato dal Governo, di allineare l'andamento del gettito alle previsioni del Documento di programmazione economico-finanziaria.
Ora, lo stesso Governo ci viene a dire che il maggior gettito accertato supera di circa 6 miliardi le previsioni del DPEF. Addirittura, larga parte di queste maggiori entrate - al riguardo vi è stato un balletto - e per un importo di circa 5 miliardi avrebbe carattere tendenziale e, naturalmente, come abbiamo sostenuto prima in Commissione bilancio e poi in quest'aula, natura strutturale.
Ciò vuol dire che si è riconosciuto da parte di questo Governo e del sottosegretario che adesso siede in quegli scranni che tutto ciò che è stato fatto dal Governo Berlusconi, ivi compresi i condoni, non ha fatto altro che far emergere tutti coloro che non pagavano una lira di tasse e, naturalmente, tutto ciò era dovuto a provvedimenti che sono stati tanto bistrattati dall'allora opposizione, oggi maggioranza.
Mi riferisco nientedimeno che ai condoni, che evidentemente sono serviti a far venire fuori in maniera strutturale tutti coloro che non hanno mai pagato le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Questo ve lo siete rimangiato con il documento in esame e avendo, naturalmente dopo lunghe traversie e sofferenze, accettato che quei risultati siano dovuti a quel sistema!
A proposito di malafede, suscita qualche sospetto anche la decisione di attribuire all'esercizio in corso gli effetti, in termini di maggiori oneri, derivanti dalla recente sentenza della Corte di giustizia europea in materia di detraibilità dell'IVA. Il famigerato viceministro Visco, quando è stata pronunciata quella sentenza, non ha detto altro se non che si trattava di una conseguenza della politica del Governo Berlusconi, dimenticando che lui stesso, quando era ministro, ci aveva messo in quelle condizioni. Di conseguenza, il problema era stato sollevato davanti all'Unione europea, la quale finalmente lo aveva risolto in senso contrario a quello che desiderava Visco.
Si tratterebbe in tal modo di venire in Parlamento e, soprattutto, di dare all'opinione pubblica un quadro certo e affidabile dell'effettivo stato delle finanze pubbliche, cosa che fino ad ora non è avvenuta. Sarebbe un atto dovuto, anche alla luce delle impegnative affermazioni che lo stesso Governo ha voluto inserire nel DPEF circa la necessità di fare significativi passi in avanti sul tema della trasparenza e della conoscenza dei saldi di finanza pubblica.
È certo che nessun progresso potrà essere ottenuto in materia se vi sarà una tale clamorosa manipolazione - così come è accaduto fino ad oggi - dei dati secondo le convenienze e gli opportunismi di parte: ciò in barba alla trasparenza e a quanto i cittadini, che vengono tenuti all'oscuro di quello che sta accadendo, hanno ritenuto opportuno fare nel momento in cui hanno votato l'attuale centrosinistra.
Le bugie hanno le gambe corte e proprio oggi, con le dichiarazioni fatte sia dal ministro Padoa Schioppa che dal sottosegretario Sartor, sono venute alla luce (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor presidente, onorevoli colleghi, credo di dover iniziare il mio intervento rifacendomi aPag. 41quanto ha detto poco fa l'onorevole Leone. Egli si riferiva al ministro, che ha testé relazionato, sostenendo fra l'altro che il ministro avrebbe rassicurato i mercati internazionali in ordine a rischi di declassamento del paese rispetto alla situazione dei conti, così come è stata accertata.
Ebbene, credo di avere una discreta memoria se cito non la situazione corrente ma quella relativa al 2005 (mi sembra corresse l'anno del Signore 2005 e che fosse giugno), allorquando le agenzie di rating avevano stabilito che l'outlook del debitore sovrano - Republic of Italy - passasse da stabile a negativo. Non è quindi una questione riferita alle due diligence effettuate più recentemente ad aver comportato sul piano internazionale una valutazione sul paese Italia tanto negativa da avere i riflessi che si hanno quando l'outlook passa da stabile a negativo. Le perplessità nutrite dagli altri paesi rispetto a quei passaggi arrecano alla situazione dei nostri conti pubblici e all'economia del paese un immediato danno complessivo.
Ritengo che quanto è stato a lungo discusso in Commissione nelle settimane scorse, in relazione al documento che stiamo esaminando, abbia messo in evidenza alcuni dati inequivocabili. I numeri sono analizzabili nella genesi: possiamo dividerci sulla loro genesi e sulla loro lettura, ma credo che alcuni di essi siano incontestabili.
È stata, peraltro, contestata quest'oggi anche la decisione di avere affidato alla commissione Faini la redazione della due diligence del paese. Credo che sia stato fatto ciò che normalmente si fa quando si assume la guida di una impresa, della quale si vuol capire, realmente e realisticamente, in quali condizioni siano i bilanci. Credo sia stato fatto, lo ripeto, ciò che normalmente si fa, vale a dire sono stati analizzati i conti nel modo il più possibile oggettivo e indipendente, anche perché è interesse generale, comunque, capire quale sia il loro stato reale per poter stabilire le politiche necessarie. Ritengo, quindi, che allora il Governo e, in particolare, il ministro abbiano agito correttamente a questo riguardo, avviando una procedura che si segue ordinariamente nelle grandi imprese a fronte di situazioni critiche, quando si devono assumere decisioni importanti. Mi dispiace ascoltare valutazioni così critiche nei confronti del lavoro svolto dalla commissione, che ha esaminato atti e dati che sono disponibili, non soltanto per la comunità nazionale, ma anche per la comunità internazionale, che è anche la comunità che ci giudica.
Credo che la valutazione sulla genesi, su ciò che ha portato a questi dati e sulle strade da intraprendere, alla luce di questi dati, per promuovere il risanamento dei conti e del paese sia questione che attiene al dibattito in Assemblea, durante il quale potremo tranquillamente dividerci. Invece, credo sia più difficile contestare alcuni dati «algidi» ma ineccepibili. Credo, cioè, sia difficile affermare che, nel 2005, la situazione del nostro paese - trattiamo del Rendiconto di un anno purtroppo particolarmente infelice per i conti pubblici - e, in particolare, la sua crescita fosse lontana dallo zero. In un quadro europeo nel quale, comunque, la crescita non era certamente a grandi cifre, avevamo, quale paese appartenente alla «zona euro», una crescita all'1,3 per cento, una crescita rallentata, in un quadro mondiale che andava verso il 4,9 per cento. È difficile affermare che sia rassicurante sapere che il nostro paese ha tale indice di crescita. Credo sia difficile immaginare come rassicurante la situazione di un paese che si avvia alla stagnazione. Questo è un dato incontrovertibile.
Allo stesso modo, è incontrovertibile il dato che ci apprestiamo ad approvare e che mostra che l'indebitamento netto della pubblica amministrazione nel 2005 è stato pari al 4,1 per cento del PIL. Era stato previsto il 2,7 per cento: è uno scostamento di non poco conto, è un numero sul quale non possiamo adagiarci con tranquillità!
Che l'avanzo primario sia sceso allo 0,4 per cento del PIL è un altro dato impietoso del quale, comunque, dobbiamo prendere atto e renderci conto, se vogliamoPag. 42stabilire la soglia dalla quale partire per rimettere in ordine i nostri conti. Analogamente, sapere che la nostra spesa per interessi, ad oggi, si aggira intorno al 4,6 per cento del PIL è elemento non irrilevante.
Ritengo di poter affermare che l'analisi dei dati dell'esercizio 2005 e dell'andamento conseguente dei primi mesi del 2006 è stata effettuata in modo del tutto corretto. Sulla base di tale analisi si sono impostate le politiche che saranno oggetto del disegno di legge finanziaria, riguardo alla quale si è svolto un anticipo di discussione tale da far quasi considerare vecchio ciò che stiamo facendo in questo momento. Il disegno di legge finanziaria per il 2007, infatti, è evidentemente conseguenza e portato di quanto stiamo approvando in questo momento e delle analisi sottostanti. Certamente, riteniamo che la presa d'atto di una situazione di forte criticità sia stata la base necessaria di partenza per avviare i provvedimenti che, già nei mesi scorsi, il Governo ha posto in essere. In particolare, credo debbano essere sottolineate due eredità negative e, purtroppo, anche innegabili: da una parte, l'incremento della spesa corrente; dall'altra, la contestuale contrazione della spesa per investimenti.
Credo che non serva essere economisti né essere attenti lettori dei bilanci pubblici per capire che questo è un dato di per sé patologico. Si tratta di un dato su cui intervenire per invertire la tendenza.
L'avvio della discussione sulla legge finanziaria per il 2007, avvenuta mediaticamente prima che in questa aula, ci dà la sensazione che stiamo affrontando un problema dalla cui soluzione dipenderà in futuro l'economia del nostro paese. Siamo chiamati ad un appuntamento importante, siamo chiamati ad una sfida che lascerà il segno nella storia del nostro paese. Se i dati che stiamo esaminando manifestano quella pericolosità complessiva che abbiamo rilevato in precedenza, i provvedimenti che ne devono conseguire devono avere la forza strutturale per cambiare il paese e per uscire dall'incertezza della contingenza, in modo da aprire lo spazio per un paese diverso rispetto a quello che sta vivendo una fase di forte sofferenza e che fatica molto a scoprire nuove vie di sviluppo.
Le citazioni sono spesso sintetiche e in genere si ricordano più degli interventi che le contengono. Come non chiudere, quindi, con una citazione di Machiavelli, il quale diceva che la cosa più difficile è proprio cambiare l'ordine costituito delle cose? Noi siamo chiamati ad una sfida di questa natura (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Presidente, i deputati del gruppo della Rosa nel Pugno voteranno a favore del Rendiconto e dell'assestamento di bilancio dello Stato. Parto da una prima considerazione in relazione a quanto ha affermato l'onorevole Pepe, che credo possa sgombrare il campo da qualsiasi discussione in Assemblea: tutti gli istituti statistici, nonché l'Unione europea, ci hanno richiamato più volte a rientrare nei parametri di Maastricht. Purtroppo, nel 2005 abbiamo avuto una crescita prossima allo zero, un aumento del debito pubblico e un rapporto deficit-PIL che aveva raggiunto dei limiti insostenibili, pari al 4,8 per cento.
Come tutti sappiamo vi è stata una sorta di moratoria a livello europeo nei nostri confronti con la garanzia da parte nostra che saremmo rientrati in tempi abbastanza rapidi nei parametri di Maastricht.
Stiamo verificando che anche per il 2006, purtroppo, non si riuscirà a far rientrare il nostro paese nei suddetti parametri e non abbiamo una crescita che possa determinare una sufficiente condizione di sviluppo dell'intera comunità italiana. Abbiamo una crescita sicuramente superiore a quella dello scorso anno, che si aggira intorno all'1,3 per cento.
Comunque, in un contesto economico internazionale nel quale la crescita si aggira intorno al 5,9 per cento e in ambitoPag. 43europeo intorno al 2,4 per cento, ciò appare ben poca cosa.
È dunque necessario intervenire su questioni strutturali, per fare in modo che questo paese possa non solo uscire dal debito, ma anche rilanciare lo sviluppo economico all'interno della stessa area. Proprio questa è la politica che abbiamo adottato e che discuteremo nei prossimi giorni.
In questo momento stiamo discutendo del rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato, che evidenzia l'effettiva situazione in cui si trova il paese. Pertanto, ritengo sia inopportuno che l'opposizione continui a sostenere l'assenza di difficoltà di bilancio; infatti, non siamo noi a dirlo, ma i maggiori esperti in materia di economia a livello internazionale e la stessa Unione europea.
La nostra crescita è molto bassa, il rapporto debito-PIL è estremamente elevato e il debito pubblico ha raggiunto livelli assai significativi. Se a ciò si aggiunge la presenza di un avanzo primario pari allo 0,5 per cento, si capisce chiaramente quale sia stata la politica economica e finanziaria del Governo precedente.
Ritengo che uno degli elementi negativi che hanno determinato un aumento della spesa pubblica sia stato la crescita esponenziale della spesa corrente, che ha raggiunto circa tre punti in più nello scorso anno e che quindi ha determinato un indebitamento estremamente significativo. Vi è stata, inoltre, una spesa sugli investimenti insignificante, tant'è vero che questo Governo per garantire un'accelerazione degli investimenti è dovuto intervenire negli scorsi mesi, attraverso il famigerato decreto Bersani-Visco, per rifinanziare sia l'ANAS sia le Ferrovie; altro che le grandi opere infrastrutturali delle quali si parlava!
Le grandi opere infrastrutturali saranno definite all'interno del nuovo quadro finanziario che a breve discuteremo, nel quale saranno individuati gli investimenti nonché i tempi e i modi per realizzarli. Questo significa fare una politica seria per lo sviluppo del paese!
Certo, in questo periodo vi è stato un incremento delle entrate e, quindi, nell'assestamento di bilancio sono stati previsti incrementi di entrate pari a circa 10 miliardi di euro. Sicuramente alla fine dell'anno vi sarà un maggior gettito per quanto riguarda le entrate, in quanto sono state attuate politiche - gran parte delle quali realizzate dal precedente Governo - che hanno garantito entrate una tantum. Ritengo che anche su ciò si debba ragionare per comprendere come distribuire la spesa pubblica, in ordine alla quale si registra una inversione di tendenza volta ad assicurare una distribuzione che riguardi i ceti più deboli della nostra società. Ciò è perfettamente in linea con le scelte che questo Governo e questa maggioranza hanno assunto nel corso della campagna elettorale, vale a dire riequilibrare il sistema sociale e creare le condizioni affinché tutti paghino le tasse e contribuiscano al risanamento del nostro paese.
Su ciò si sono innescate politiche fiscali ed industriali importanti, come, per esempio, quella riguardante il cuneo fiscale.
Sono questi gli elementi che vogliamo porre all'attenzione del paese e del Parlamento, non per creare polemiche con l'opposizione, ma per far comprendere che esistono oggettive difficoltà del bilancio dello Stato a causa di inattive politiche in ambito economico e finanziario.
Oggi vi è la necessità di rilanciare il paese. Siamo partiti con il piede giusto. Siamo convinti che bisognerà fare di più, perché il paese chiede di più: chiede di più nell'ambito delle pubbliche amministrazioni, della previdenza e della complessiva ristrutturazione del sistema pubblico statale.
Dobbiamo fare di più per consentire che questo paese si avvii nella giusta direzione per il risanamento, l'equità e lo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Garavaglia, vorrei ricordare all'Assemblea che al termine delle dichiarazioni di voto procederemo all'esame delPag. 44provvedimento recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e che i colleghi, anche in tale occasione, potranno intervenire per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ha già illustrato il relatore, il rendiconto relativo al bilancio 2005 evidenzia la tendenza ad una crescita degli impegni per le spese finali rispetto all'anno precedente, quindi la tendenza ad un continuo scostamento dei dati del consuntivo rispetto al previsionale.
Inoltre, l'anno 2005 ha registrato un tasso di crescita del PIL quasi nullo con saldi di finanza pubblica critici, con un peggioramento del saldo netto da finanziare, pari a 14 miliardi rispetto al 2004.
Si è registrato, tuttavia, un miglioramento dei risultati consuntivi rispetto alle previsioni iniziali.
Dall'esame del rendiconto emerge in particolare un aumento rispetto all'anno precedente delle spese correnti, nonché un incremento delle spese per redditi da lavoro dipendente.
Per quanto riguarda il primo aspetto, se oggi, in sede di esame del rendiconto 2005, continua ad essere attuale ed evidente la problematica di tenere sotto controllo la spesa pubblica, non si possono certo accettare critiche strumentali da parte dell'attuale maggioranza, perché il problema di base è ben altro.
È il momento che tutte le forze politiche riconoscano che occorre modificare drasticamente il modo di gestire le risorse pubbliche. L'unica strada percorribile per migliorare la gestione del bilancio dello Stato è quella di passare da una gestione centralizzata ad una gestione federale a livello regionale. Si deve riconoscere che lo strumento del federalismo fiscale è l'unica soluzione per facilitare il controllo su come siano effettivamente impiegate le risorse pubbliche.
Attribuendo alle regioni una vera autonomia impositiva e finanziaria, le risorse derivanti dalla contribuzione obbligatoria dei cittadini potrebbero essere gestite a livello territoriale e, quindi, con maggiore visibilità. I cittadini possono controllare e verificare come vengono spese le risorse pubbliche e possono altresì valutare la qualità e la quantità dei servizi elargiti pubblicamente dall'ente territoriale. Ciò consentirebbe, quindi, un miglior monitoraggio del livello dei servizi e delle esigenze territoriali specifiche. I contribuenti hanno diritto di sapere e controllare sul territorio come sono gestite le finanze derivanti dal pagamento dei tributi.
Per quanto riguarda, invece, l'aumento degli oneri di personale della pubblica amministrazione, si ribadisce, anche in questo caso, la necessità di una modernizzazione e il forte snellimento della pubblica amministrazione, anche e soprattutto mediante la graduale riduzione del personale in eccesso, favorendo non solo la mobilità, ma anche la tendenza a rendere più appetibili i posti di lavoro nel settore privato, piuttosto che nel settore pubblico, spesso, anzi sempre, saturo.
Difficile è stato per il Governo Berlusconi cercare di destinare maggiori risorse allo sviluppo del settore privato, piuttosto che incrementare gli oneri suddetti.
Come tutti hanno avuto modo di constatare, esistono ostacoli all'interno dell'apparato pubblico con minacce di mobilitazioni e continui scioperi, che non consentono margini di decisione per creare uno Stato più snello e meno oneroso per tutti i contribuenti.
Il Governo Berlusconi si è impegnato, sin dall'insediamento nel 2001, a costituire le basi per consentire la ripresa economica, mediante riforme strutturali e un'evidente riduzione della pressione fiscale sulle imprese e su tutti i contribuenti. Dopo un periodo economico estremamente sfavorevole, già a partire dall'inizio di quest'anno, si possono cogliere gli effetti della politica liberale che la Lega e il centrodestra hanno inteso promuovere per rinnovare il paese. La ripresa economica è iniziata. Infatti, l'allarme dei contiPag. 45pubblici derivante dalle risultanze della commissione Faini è stato smentito dal notevole incremento delle entrate tributarie registrate a luglio (circa più 12 per cento) imputabile agli effetti delle manovre adottate dal Governo Berlusconi. Tali manovre hanno consentito di far ripartire l'economia del paese: in particolare, con la precedente finanziaria il Governo di centrodestra ha avviato per la prima volta una drastica e consistente riduzione della spesa corrente della pubblica amministrazione. Tale scelta politica è stata osteggiata fortemente in sede di approvazione della legge finanziaria per l'anno 2006 dall'allora opposizione di centrosinistra. Quest'ultima, invece, ha adottato la medesima linea di ulteriore riduzione con il cosiddetto decreto-legge Bersani, anche se poi, stanziando 3 miliardi di euro per il contratto della pubblica amministrazione, si smentisce completamente.
Concludendo, si avvertono i timori per l'inversione di tendenza che caratterizza le scelte politiche ed economiche dell'attuale Governo. Dall'esperienza del decreto-legge Bersani e dalle recenti anticipazioni del contenuto della legge finanziaria per l'anno 2007, si ha motivo di temere che l'attuale maggioranza abbia intrapreso un percorso contrario, ossia emerge la volontà di cominciare a gestire le risorse secondo le aspettative di chi detiene il potere, senza alcuna considerazione delle esigenze di chi costituisce l'apparato produttivo dell'economia italiana e, in particolare, del nord d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Intervengo solo per un richiamo all'articolo 41 del regolamento, per capire bene l'argomento che stiamo trattando. Confesso che non ho esattamente compreso che cosa dobbiamo votare. Se capisco bene, votiamo un conto consuntivo della finanziaria precedente: teoricamente, votiamo a favore del consuntivo di una legge finanziaria alla quale siamo stati contrari e sulla quale abbiamo votato contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), mentre l'opposizione voterebbe adesso contro il conto consuntivo di una legge finanziaria per la quale ha votato a favore. È stato qui richiamato Machiavelli; io richiamerei piuttosto Aristotele per capire dove sta il principio di non contraddizione. La ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Forza Italia).
PRESIDENTE. Presidente Bianco, lei ci illumina sempre! Anche questo intervento è molto appropriato. Le cose stanno in effetti così: stiamo votando il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005. Dunque, lei ha colto nel segno!
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1253)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1253, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005 (1253)»
Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 266
Hanno votato no 220
Prendo atto che il deputato Garofani non è riuscito a votare.
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Pag. 46MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su quale argomento?
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per segnalare una situazione di enorme gravità che viene a verificarsi per tutti i contribuenti titolari di partita IVA. Come è noto, dal 1o ottobre tutti i contribuenti...
PRESIDENTE. Onorevole Leo, su questi argomenti potrà intervenire a fine seduta; il suo non è un intervento sull'ordine dei lavori.
MAURIZIO LEO. È una questione importante...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Leo.
(Esame degli articoli - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame degli articoli del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006, nel testo della Commissione.
Ricordo che, a norma dell'articolo 119, comma 8, del regolamento, il regime di presentazione degli emendamenti relativi al disegno di legge di assestamento è identico a quello previsto per il disegno di legge di bilancio.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle, e dell'unica proposta emendativa presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1254 sezione 1).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO PIRO, Relatore. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Duranti Tab. 2.1, in sede di esame in Commissione si era valutata l'opportunità di un ritiro da parte dei presentatori. Pertanto, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
DONATELLA DURANTI. Sì, ritiro l'emendamento, signor Presidente, ma, a nome mio e degli altri firmatari, preannuncio sullo stesso argomento la presentazione di un ordine del giorno che auspico venga accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, a nome del gruppo di Forza Italia facciamo nostro l'emendamento testé ritirato dai colleghi. Non si tratta di una boutade o di un dispettuccio; infatti, questa proposta - tra l'altro, l'effetto che produrrebbe la sua approvazione era auspicato dalla sinistra già da tempo - è rivolta a soddisfare la necessità di integrare le risorse a disposizione del Ministero della difesa per far fronte ad alcuni oneri connessi alla prosecuzione di alcuni rapporti che esistono tra il Ministero stesso e strutture assegnatarie di appalti operanti nella zona di Taranto e di Brindisi presso le scuole di Mariscuola.
Quindi, si tratta di risorse destinate all'integrazione degli stipendi dei docenti, alle strutture esistenti e alle necessità di risolvere una situazione per la verità catastrofica in quel settore e che potrebbePag. 47essere risanata e, per così dire, rimessa in piedi grazie proprio a questo emendamento che i colleghi hanno avuto l'amabilità e la bontà di sottoporre all'attenzione della Camera.
Noi riteniamo che, attraverso l'approvazione di questa proposta emendativa, si possa giungere a risolvere un'annosa questione, salvaguardando una serie numerosa di posti di lavoro e un'intera economia del settore (parlo della Puglia, della zona di Taranto e di Brindisi); riteniamo altresì che si debba porre all'attenzione di questa Assemblea il significato dell'emendamento. Non so quale sia la ragione che ha spinto i colleghi a ritirarlo; forse, non si è convinti che la maggioranza sia in grado di approvarlo. Noi però siamo dell'avviso che, in tutta coscienza, non solo chi lo ha proposto ma anche i colleghi che non lo hanno sottoscritto possano tranquillamente votare a favore. È per tale ragione che noi lo facciamo nostro e chiediamo che l'Assemblea lo approvi.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore ed al Governo se confermino i pareri già espressi sull'emendamento Duranti Tab. 2.1, ritirato dai presentatori e fatto proprio dall'onorevole Leone.
FRANCESCO PIRO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione conferma il parere contrario, anche perché si risolve un problema ma se ne crea immediatamente un altro.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, desidero porre in evidenza, rifacendomi a ciò che ha detto poc'anzi il collega Leone, la situazione dei contribuenti con sede legale o domicilio fiscale nella regione Puglia, che è un fatto inaudito posto in essere dal Governo.
Il provvedimento Bersani-Visco prevede che dal 1o ottobre tutti i contribuenti siano tenuti a pagare le imposte e i contributi non più con i tradizionali sistemi quali, ad esempio, il modello F 24 cartaceo, ma per via telematica. Ciò sta creando grossi problemi a tutti contribuenti, in particolare a quelli della Puglia. È necessario, quindi, che il Governo intervenga per porvi rimedio. Su questa problematica la Commissione finanze della Camera dei deputati ha approvato, con il voto favorevole di tutti i suoi componenti e con l'adesione del Governo, una risoluzione con la quale si chiedeva uno slittamento di quella disposizione al 1o gennaio. Il Governo, ad oggi, non è intervenuto con l'adozione di alcuna norma di legge per differire il termine del 1o ottobre. I contribuenti, pertanto, si trovano in una situazione di grande incertezza: non sanno come pagare le imposte (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia). Il Governo deve, a mio parere, presentarsi in Assemblea e dire che cosa intende fare al riguardo.
L'interrogativo legittimo che si pone è dunque il seguente: come potrà questo Governo far pagare le imposte agli evasori fiscali quando non riesce neppure a stabilire in che modo le devono pagare i contribuenti onesti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è singolare che si discuta dell'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno 2006 quando quelli che dovrebbero essere degli adempimenti finanziari, amministrativi e fiscali si trovano in una situazione di dissesto e di confusione. Da questo punto di vista, oggi abbiamo vissuto una giornata singolare. LaPag. 48cortesia e il senso di responsabilità del Presidente Castagnetti hanno consentito, quanto meno, un breve pronunciamento - tre minuti - dei gruppi parlamentari dopo le comunicazioni pungenti rese dal ministro Padoa Schioppa. Ministro che non solo non voleva che si svolgesse un dibattito sull'informativa resa, ma lanciava anche insulti sul settimo comandamento e su altro. Probabilmente, questi tecnici non sanno, ma anche Prodi ha dimostrato di essere ignaro di queste regole, che nella dialettica si può anche attaccare ma si deve poi accettare le repliche. Prodi non accettava le interruzioni, Padoa Schioppa, invece, attacca senza nemmeno ascoltare le repliche e, in tal modo, ha sostanzialmente insultato almeno una parte di questo emiciclo al quale non avrebbe voluto che si concedesse diritto di parola. Bisognerà spiegare a questi tecnici come funziona la dialettica parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Il voto in tema di assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006 cade in un momento di particolare disorientamento. Voi avete deciso di tartassare la gente! Avete deciso che gli adempimenti fiscali si debbano effettuare dal 1o ottobre in via telematica; termine adesso che non vige più in virtù di annunci verbali fatti nelle Commissioni parlamentari (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Fischiate, fischiate! Vi fischieranno gli italiani nelle strade quando scopriranno cosa fate al popolo italiano (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, mi soffermo sul merito dell'emendamento da me sottoscritto, Duranti Tab. 2.1, per denunciare l'atteggiamento strumentale dell'onorevole Leone, il quale lo ha fatto proprio a nome del gruppo di Forza Italia dopo che noi ne avevamo annunciato il ritiro. Noi abbiamo accettato l'invito al ritiro dell'emendamento proprio perché questa mattina il Governo, in sede di Comitato dei nove, aveva previsto per esso una copertura finanziaria differente, al fine di renderne possibile l'approvazione in Assemblea.
ANTONIO LEONE. Cambiala adesso, la copertura!
ANDREA RICCI. Affinché l'emendamento in questione, con la nuova copertura finanziaria, potesse essere esaminato in Assemblea sarebbe stata necessaria l'unanimità dei membri del Comitato dei nove. L'unanimità non è stata raggiunta perché l'opposizione ha rifiutato di accogliere la nuova copertura. Ciò vuol dire, allora, che l'onorevole Leone non era così interessato al problema dei lavoratori di Taranto e, conseguentemente, nel far proprio il nostro emendamento vi è un fine strumentale.
Noi ci fidiamo del Governo, e confidiamo che l'accoglimento dell'ordine del giorno presentato conduca a buon fine ciò che ci sta a cuore, cioè il destino di trecento lavoratori. Pertanto, annuncio il voto contrario all'emendamento, che io stesso ho presentato, a causa di questa strumentalità volgare dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Comunisti Italiani).
ANTONIO LEONE. Bravo! Bravo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, vorrei replicare al collega Ricci...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma ho dato la parola all'onorevole Tucci.
MICHELE TUCCI. Signor Presidente, vorrei che il collega Ricci non ritenesse anche il mio atteggiamento strumentale. Essendo io deputato della città di TarantoPag. 49e conoscendo molto bene la situazione di quei lavoratori, ero pronto a votare a favore dell'emendamento Duranti Tab. 2.1. Per queste ragioni, condividendo e apprezzando il fatto che l'onorevole Leone abbia fatto proprio l'emendamento ritirato, vorrei apporre la mia firma allo stesso, dichiarando fin da ora il voto favorevole del mio gruppo.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare prima!
PRESIDENTE. Lei lo ha chiesto dopo.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo per fornire alcuni elementi di chiarimento su quanto accaduto nel Comitato dei nove, astenendomi da valutazioni di ordine politico. In Commissione si era preso in considerazione l'obiettivo dell'emendamento in esame e la necessità di portare soluzione ai problemi dei trecento lavoratori che, a quanto capisco, stanno a cuore sia al centrosinistra sia al centrodestra.
Poiché l'iniziale copertura dell'emendamento (com'è stato detto, anche poco fa, dal relatore) risolveva un problema ma ne apriva un altro, perché sottraeva le risorse necessarie al Poligrafico dello Stato, il Governo ha trovato un'altra copertura. Tuttavia, l'emendamento del Governo avrebbe richiesto, da regolamento, che si dessero i tempi, almeno ventiquattro ore, per eventuali subemendamenti, e ciò sarebbe stato incompatibile con i lavori dell'Assemblea. Ne è derivata l'ipotesi di soluzione, affidata ad un gentlemen's agreement, di ritirare l'emendamento e di presentare un ordine del giorno che chiedesse al Governo di provvedere alla soluzione in via amministrativa con un decreto di variazione.
Risulta chiaro (mi esprimo in termini meramente tecnici) che l'aver fatto proprio l'emendamento ritirato preclude la possibilità di approvare l'ordine del giorno e, quindi, ognuno si assuma le proprie responsabilità per ciò che fa.
PRESIDENTE. È una valutazione che dovrà compiere la Presidenza e non è il caso che lei affermi che sia preclusa la possibilità di approvare l'ordine del giorno.
GASPARE GIUDICE. È il regolamento!
PRESIDENTE. Si tratta di valutare nel merito la formulazione dell'ordine del giorno e la Presidenza si riserverà di farlo, quando sarà necessario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intendo ribadire al collega Ricci le riflessioni oggi svolte in Commissione bilancio sulla vicenda. Il merito della valutazione di competenza della Commissione è strettamente legato alle questioni delle coperture e noi abbiamo ribadito in Commissione, e lo ribadiamo ora, in Assemblea che tecnicamente la copertura funziona, è regolare e, quindi, al di là di una scelta politica del Governo, in relazione alla quadratura complessiva dei conti pubblici, vi è una possibilità reale che l'emendamento venga approvato. Noi stessi abbiamo detto di non entrare nel merito nella questione, sicuramente importante, e vi aderiamo per risolvere il problema dei lavoratori.
Con altrettanta chiarezza diciamo all'onorevole Ricci che, se esiste, il problema è interno alla maggioranza, poiché sono la maggioranza ed il Governo ad avere posto la questione relativa alla copertura, proponendo una soluzione alternativa su cui si chiedeva ancora una volta all'opposizione di fare un passo indietro in relazione alle tempistiche previste per l'esame del provvedimento in Assemblea, mentre la maggioranza avrebbe dovuto, accettando la riformulazione dell'emendamento, votare il provvedimento nella giornata di domani.Pag. 50
Allora, chiediamo ai colleghi, anche all'onorevole Ricci, di non fare giochi strumentali che non si addicono a quest'aula. Inoltre, affermiamo con chiarezza che, nella scorsa legislatura - lo dico per esperienza personale -, emendamenti ritirati dalla maggioranza sono stati fatti propri dai gruppi dell'opposizione, attuale maggioranza, in tante occasioni. Ebbene, mai è stata fatta questione di gentlemen's agreement o cose simili nei nostri confronti.
Ciò per ribadire, nel merito, la volontà di Alleanza Nazionale e dell'opposizione di votare l'emendamento in esame. Il problema contabile è, ovviamente, nelle mani del Governo.
PRESIDENTE. Grazie.
Passiamo...
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Le darò la parola a fine seduta per fatto personale, non adesso, se consente.
ANTONIO LEONE. Che fatto personale? Sull'emendamento!
PRESIDENTE. Lei ha già parlato sull'emendamento, quando l'ha fatto proprio a nome del gruppo di Forza Italia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duranti Tab. 2.1, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo di Forza Italia, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 249).
ANTONIO LEONE. Bravo, Ricci!
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Allasia ha erroneamente espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con le annesse tabelle.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato sì 261
Hanno votato no 219).
Passiamo all'esame dell'articolo 2
(Vedi l'allegato A - A.C. 1254 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato sì 268
Hanno votato no 215).
Passiamo all'esame dell'articolo 3, con il relativo allegato 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1254 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 215).
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C 1254 sezione 4).
Qual è il parere del Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Duranti n. 9/1254/1.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, quella di oggi è stata una giornata importante.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18)
ALBERTO GIORGETTI. Il dibattito sul disegno di legge finanziaria si preannuncia molto intenso. Infatti, si apre una fase molto delicata nella quale anche le disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato hanno un ruolo importante (che noi vogliamo ribadire in questa sede).
Innanzitutto, Alleanza Nazionale vuole denunciare un clima complessivo che non condividiamo e che respingiamo. In particolare, il Governo si presenta ancora oggi, in questa sede, per ribadire con forza alcuni pregiudizi nei confronti del Governo precedente e per offrire una visione complessiva della contabilità pubblica che, per noi, è assolutamente inaccettabile.
Mi rivolgo ai colleghi della Commissione bilancio, anche al suo presidente, ed a tutti i gruppi, per invitarli a riflettere. Siamo all'inizio di un percorso che sarà sicuramente complesso. Nelle Commissioni parlamentari daremo vita ad un dibattito molto approfondito, ma non mi pare, colleghi - lo dico con grande chiarezza -, che vi siano le condizioni per svolgere un lavoro proficuo. I messaggi che il ministro dell'economia e delle finanze ha dato oggi sono sostanzialmente negativi e, in alcuni passaggi, quasi intimidatori: si va dal tema della valutazione della disonestà intellettuale, al richiamo al settimo comandamento - «non rubare» -, e ad altre amenità simili, dopo che lo stesso Padoa Schioppa si era presentato, all'inizio della legislatura, precisando che il suo ruolo sarebbe stato sostanzialmente tecnico e poco politico, molto attento all'elemento fondamentale del rigore della spesa pubblica.
In questo assestamento del bilancio troviamo smentiti i primi passaggi affermati dal Governo sia in sede di audizione del ministro dell'economia per il suo insediamento, sia nel DPEF.
Ricordo a me stesso e a tutti i colleghi come in sede di DPEF si sia più volte affermata la necessità di andare verso un percorso di trasparenza della contabilità pubblica e di immaginare un percorso virtuoso di tenuta complessiva dei conti pubblici, che qui non riscontriamo. Non lo riscontriamo nelle stesse affermazioni del sottosegretario Sartor per quel che riguarda anche la sua onestà intellettuale, nel momento in cui afferma che l'emendamento presentato all'assestamento nonPag. 52recupera pienamente l'andamento complessivo dell'aumento del gettito e delle entrate.
C'è una situazione legata alle valutazioni della commissione Faini che è palesemente irreale. La commissione ha parlato di una condizione complessiva di gravità dei conti pubblici, smentita poi dai fatti, con una correzione dello 0,1 per cento, ampiamente amplificata nel primo decreto Bersani, di controllo della spesa pubblica e ripresa dalle stesse dichiarazioni che sono state rese sia oggi in Commissione, per quel che riguarda la nota di aggiornamento al DPEF, sia dal ministro Padoa Schioppa.
Sostanzialmente si dice, da una parte, che abbiamo la necessità del rigore dei conti pubblici, e, dall'altra, che puntiamo allo sviluppo. Allora, ci sono due filosofie contrastanti, due visioni della politica economica. Una filosofia è quella dell'opposizione, allora maggioranza, che avrebbe costruito una legge finanziaria dell'ordine di 15-20 miliardi di euro, legata al controllo della spesa pubblica, volta ad evitare l'aumento della pressione fiscale e a mettere il sistema produttivo italiano nelle condizioni di agganciare un percorso di ripresa, che si sta cominciando a toccare con mano, di cui, fra l'altro, la sinistra oggi in quest'aula va ad arrogarsi il merito, legata alle entrate tributarie. Anche su questo, cari colleghi, non prendiamoci in giro. Pensare che nei primi sei-otto mesi di attività, l'aumento delle entrate del bilancio pubblico sia merito di questo Governo, che si è insediato a giugno, appare veramente eccessivo.
In questo quadro, è evidente che ci sono due filosofie che si scontrano: chi vuole ragionare sui 15-20 miliardi, senza toccare le tasche dei cittadini, e chi, invece, vuole effettuare un'operazione complessa, come l'attuale maggioranza, con un percorso di distribuzione del reddito, di incentivazione di alcuni settori dell'economia, che non sono stati mai produttivi in questi anni e che non hanno trainato l'economia; si vuole colpire il ceto medio e il mondo delle partite IVA, definiti ancora oggi in quest'aula da parte del ministro come evasori ed elusori fiscali.
Sono a confronto due modelli, che vanno a scontrarsi, su questioni che riguardano la concretezza. Oggi c'è stato un richiamo da parte del ministro Chiti ad una disponibilità da parte della maggioranza a un confronto vero sulla finanziaria, purché le proposte siano all'interno della cornice complessiva impostata dal Governo.
Cari colleghi, dobbiamo essere chiari. Noi sicuramente voteremo contro questo assestamento di bilancio, perché è intriso di poca trasparenza nei confronti dei conti pubblici e di una visione demagogica ed ideologica dell'attività svolta dal Governo di centrodestra.
Se si supera questa fase, siamo disponibili a un vero confronto parlamentare, in Commissione e in aula, per contribuire a migliorare una legge finanziaria determinante per lo sviluppo del paese. Se il clima non è questo, ovviamente ognuno di noi svolgerà il proprio ruolo e avremo la possibilità politica non solo della presentazione di emendamenti in aula, ma anche di rivolgerci all'opinione pubblica per ribadire con forza che la strada intrapresa dal Governo di centrosinistra riporta il tema dell'innalzamento della pressione fiscale, che va a colpire indistintamente i cittadini, sia per la pressione degli enti locali, sia per le scelte legate alle aliquote di una redistribuzione complessiva della pressione fiscale, che penalizza il ceto medio (in particolare, i redditi da 28 mila euro per gli autonomi e dai 40 mila euro per le famiglie).
Complessivamente, si tratta di un passo indietro rispetto a ciò che era stato fatto negli anni scorsi, ovvero - ne siamo certi -, il risultato di maggiore adesione verso l'autoliquidazione, verso un percorso diverso nel rapporto tra cittadino, Stato e amministrazione centrale e finanziaria, che si è ottenuto grazie all'atteggiamento responsabile da parte del Governo di centrodestra.
Il Governo di centrodestra, infatti, ha dichiarato con chiarezza che non avrebbe messo le mani nelle tasche dei cittadini,Pag. 53che avrebbe creato le condizioni affinché la pressione fiscale diminuisse progressivamente, che avrebbe lavorato, a fronte di una ripresa complessiva del prodotto interno lordo del paese, per far sì che vi fosse una maggiore adesione alle politiche governative e che avrebbe iniziato, infine, a compiere passi significativi verso la realizzazione del federalismo fiscale.
Tutto ciò, invece, viene oggi negato, poiché vi è un ritorno alla logica dell'aumento sostanzialmente indiscriminato delle imposte; sono contemplati, inoltre, cinquantasei interventi per procurare entrate aggiuntive; vi è, infine, un indebolimento totale del percorso finalizzato al controllo rigoroso della spesa pubblica, cari colleghi. Infatti, avete annunciato sia al momento dell'insediamento del Governo, sia in sede di presentazione del documento di programmazione economico-finanziaria, la necessità di armonizzare i capitoli di spesa del bilancio dello Stato e di rendere trasparente il costo di un Esecutivo che, dal punto di vista del numero delle poltrone, risulta essere particolarmente consistente (poiché si tratta del più consistente della storia repubblicana).
Tutto quanto è stato precedentemente realizzato, quindi, è stato vanificato: non si tiene conto delle maggiori entrate effettivamente riscosse, se non all'interno della Nota di aggiornamento al DPEF; non si riscontra alcuna misura significativa per abbassare l'intervento così pesante complessivamente previsto dal disegno di legge finanziaria; si va a sbandierare tronfiamente, come ha fatto oggi il ministro Padoa Schioppa, la potenzialità di vessazione, nei confronti dei cittadini, di un Governo che è in grado di varare, in poco tempo, interventi per acquisire entrate assolutamente significative, dell'ordine di decine di miliardi di euro.
Crediamo che ciò non rappresenti un merito e che non metta il paese nelle condizioni più adatte per agganciare correttamente la ripresa economica: anzi, tali manovre determineranno, complessivamente, un rallentamento della crescita del prodotto interno lordo.
Riteniamo, altresì, che interventi di questo tipo vadano ad «ingessare» anche il mercato del lavoro, poiché l'innalzamento delle aliquote contributive vanificherà progressivamente anche gli effetti positivi prodotti dalla legge Biagi. Essa, infatti, ha dimostrato, anche in termini di occupazione, di non creare esclusivamente lavoro temporaneo, ma di mettere le imprese in condizione di stipulare rapporti di lavoro a tempo indeterminato, aumentando, quindi, il tasso di occupazione complessiva nel paese.
Come dicevo, dunque, si confrontano due diverse impostazioni, e noi vi sfideremo su questi argomenti. Vi sfideremo su questioni concrete, che riprenderemo in sede di esame del disegno di legge finanziaria. Mi riferisco al trattamento di fine rapporto (TFR), una posta «virtuale» che rappresenta, comunque, un debito.
PRESIDENTE. Onorevole Alberto Giorgetti, la prego di concludere!
ALBERTO GIORGETTI. Concludo rapidamente, Presidente. Vi sfideremo anche sul tema dello sviluppo, che è semplicemente accennato, ma senza che la manovra determini effetti veramente propulsivi nei confronti del sistema economico.
Vi affronteremo anche sul tema del rigore finanziario, poiché voi avete abbandonato tale impostazione, come è possibile riscontrare esaminando le proposte emendative presentate al disegno di legge sull'assestamento di bilancio.
Il quarto tema sul quale vi sfideremo, infine, è rappresentato dal federalismo, vale a dire dai veri percorsi da intraprendere per valorizzare, nell'ambito di una logica di solidarietà nazionale, un territorio che, oggi, merita una nuova fase di sviluppo.
Per tutti questi motivi, quindi, preannuncio il voto contrario del gruppo di Alleanza Nazionale sul provvedimento recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2006. Il dibattito, tuttavia, riprenderà puntualmente sia nelle aule parlamentari, sia presso l'opinione pubblica in occasionePag. 54dell'esame del prossimo disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, nell'annunciare il voto contrario del mio gruppo sul provvedimento in esame, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Onorevole Nardi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i provvedimenti dei quali ci occupiamo nella seduta odierna riguardano lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura di ogni ciclo dell'anno finanziario di riferimento, adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati conseguiti nei comparti di competenza, mettendo in risalto le varie componenti economiche dell'esercizio medesimo.
Purtroppo, la situazione generale che emerge dalla documentazione che abbiamo esaminato, e della quale abbiamo ampiamente discusso in sede di Commissione, è parsa, da subito, tutt'altro che rassicurante. In particolare, per ciò che riguarda la finanza pubblica italiana, con riferimento all'azione svolta nella passata legislatura, si rileva che il deficit della pubblica amministrazione ha subito un deterioramento dall'anno 2000 all'anno 2005, segnando un raddoppio del deficit stesso sia in rapporto al prodotto interno lordo, sia in valore assoluto.
Andiamo per ordine. L'avanzo primario - ovverosia il risultato differenziale calcolato con riferimento ai conti pubblici depurato degli interessi passivi - è sceso dal 4,3 per cento del PIL allo 0,5 di fine periodo, mentre il saldo di parte corrente è passato da un avanzo pari all'1,3 ad un disavanzo dello 0,5 per cento del PIL.
Le spese correnti al netto degli interessi sono cresciute in rapporto al PIL, passando dal 37,3 a circa il 40 per cento, e in valore assoluto sono cresciute di oltre il 27 per cento, mentre il disavanzo di cassa ha mostrato un trend crescente con un netto incremento nell'anno 2005, comportando un aumento del debito pubblico, che è passato dal 103,8 per cento nel 2004 al 106,4 per cento nel 2005 in termini di PIL.
Ma il dato più eloquente per comprendere gli andamenti «strutturali» della nostra finanza pubblica è rappresentato sicuramente dal fatto che l'avanzo primario corretto per il ciclo economico in Italia è passato dal 3,5 per cento del PIL nel 2000 all'1,2 per cento del PIL nel 2005, con un deterioramento di 2,4 punti di PIL.
A questo proposito appare utile sottolineare che nell'area dei paesi dell'euro - investita da analoghi andamenti macroeconomici - il peggioramento è stato mediamente di solo 0,9 punti di PIL.
In Francia e in Germania, paesi con problemi di finanza pubblica simili ai nostri, il deterioramento dell'avanzo primario corretto per il ciclo è stato ben inferiore.
Se si valutano, infatti, i dati del bilancio al netto del ciclo e delle misure aventi effetti temporanei, sulla base delle valutazioni della Commissione europea, il deficit italiano si colloca nel 2005 al 4,6 per cento del PIL rispetto al 3,5 della Germania e al 3,7 della Francia.
L'analisi a volte impietosa di tali dati, che non possono esser soggetti ad interpretazioni di parte, anche perché confermati da autorevoli fonti europee ed internazionali, vuole semplicemente richiamare l'attenzione su problemi seri che, se conosciuti ed affrontati tempestivamente con grande senso di responsabilità, possono essere risolti correggendo l'attuale trend negativo.Pag. 55
Ma, forse, continuare ad insistere su certe questioni, quando ancora oggi questa opposizione continua a ribadire che durante il periodo in cui erano sfortunatamente al Governo tutto andava bene, sembra uno sforzo che possiamo risparmiarci.
La verità è che oggi l'unica tassa che colpisce veramente tutti gli italiani e che ci è stata regalata gratis e senza nemmeno che lo chiedessimo è la tassa di successione ereditata dal precedente Governo, che ha lasciato il paese in una condizione di gran lunga peggiore rispetto ad ogni nostra più pessimistica aspettativa.
Negli ultimi anni è sempre aumentato il livello di spesa, ma sono diminuite le entrate.
Il Governo Berlusconi non poteva far altro che adottare misure tampone, ricorrendo a manovre non strutturali di finanza straordinaria o, meglio, creativa, che hanno di fatto provocato un tracollo della situazione precedente e la totale ingovernabilità dei conti pubblici.
Ma di Creatore ne conosciamo uno solo, che ha saputo fare cose meravigliose, mentre chi pensava di poterlo imitare è stato capace solo di creare un'infinita serie di ministri dell'economia, partendo da un prototipo (il ministro Tremonti) per ritornare, dopo diverse creazioni venute male, allo stesso originario difettoso prototipo.
Ma qual è stata la politica fiscale di questo periodo che è da dimenticare? Condoni fiscali, condoni contributivi, condoni edilizi. Misure che hanno solo portato entrate occasionali, lasciando l'andamento fisiologico della finanza pubblica al suo trend negativo. Come non accorgersi di un errore di impostazione, se vogliamo, di presunzione, del programma del Governo Berlusconi, ovverossia quello di prevedere una crescita economica robusta e prolungata per il nostro paese, alla quale avrebbe fatto seguito uno spontaneo incremento delle entrate?
Che la crescita economica si fosse arenata anche a causa di eventi imprevedibili, come il dilagare del terrorismo, la concorrenza cinese, la sopravvalutazione dell'euro e, da ultimo, l'impennata dei prezzi del petrolio, era chiaro e sotto gli occhi di tutti. In buona sostanza, il precedente Governo ha preso atto, senza scomporsi più di tanto, della generale ritrosia da parte dei contribuenti al rispetto dei più elementari principi della legislazione fiscale e si è impegnato in operazioni contabili dubbie e di varia natura che, fino alla primavera del 2005, hanno permesso all'Esecutivo di nascondere l'effettivo stato dei conti pubblici e di liquidare come infondati gli allarmi lanciati dagli economisti e dagli osservatori di settori europei ed internazionali. Per fortuna, il paese ha saputo reagire relegando al ruolo di oppositori i responsabili di tale situazione ed ha premiato un nuovo Governo, serio e responsabile, che, senza tanti slogan ed effetti speciali, sta iniziando a proporre soluzioni concrete per riportare l'Italia al pari con le grandi nazioni europee.
Grazie a questo ritrovato clima di operosità, il nostro Governo ha potuto presentare in Commissione bilancio un emendamento volto a rivedere le previsioni relative alle entrate tributarie, evidenziando una dinamica del gettito per l'anno 2006 superiore a quello stimato.
In particolare, l'analisi riferita agli specifici tributi interessati dal maggior gettito fiscale ha evidenziato il carattere prevalentemente strutturale dello stesso. Per essere più precisi, si è ritenuto che, per gli anni 2007 e seguenti, si possa proiettare un maggior gettito tributario per circa 5 miliardi all'anno e l'inclusione di tale importo ha determinato, quindi, una riduzione dell'entità della manovra necessaria per conseguire l'obiettivo indicato per il 2007 nel DPEF per pari ammontare.
Da queste considerazioni emerge una straordinaria analogia tra lo stato di finanza pubblica all'inizio degli anni novanta e le condizioni in cui ci troviamo oggi, con l'aggravante dettata dalla maggiore urgenza di risanamento, di cui necessitano i nostri conti. Un'urgenza che è rappresentata da una più ridotta crescita potenziale degli stessi e dal progressivo invecchiamento della popolazione.
Di fronte a tale scenario, abbiamo preso atto delle difficoltà con cui l'attuale maggioranza dovrà confrontarsi.Pag. 56
Per tale motivo, ci accingiamo a proporre alcune soluzioni per rilanciare il nostro paese e lo facciamo con precisi obiettivi: rientrare nei parametri europei; ammortizzare gli effetti della sentenza della Corte di giustizia della Comunità europea riguardante la detraibilità IVA; ridare più ossigeno alle classi di reddito più basse e svantaggiate, ridistribuendo in maniera più equa le risorse; ridare slancio alle imprese ed ai lavoratori con i benefici derivanti dalla riduzione del cuneo fiscale; rinnovare i contratti nel pubblico impiego e combattere il precariato.
Solo con queste misure si potrà ricostruire un reale legame di fiducia tra i cittadini e le istituzioni che, con tutta evidenza, è stato duramente compromesso dalle scelte compiute durante la scorsa legislatura.
Se non si ricostruisce un clima di fiducia tra la gente e chi governa, se non si trovano soluzioni condivise per aumentare il benessere del paese, rischiamo di riaprire conflitti sociali che questo Governo non può permettersi.
Continuiamo ad ascoltare ogni giorno i cittadini; siamo in mezzo a loro per capirne le esigenze e ci sforziamo di proporre tutte quelle soluzioni concrete che riteniamo indispensabili per ridare speranza al nostro paese e un futuro migliore ai nostri figli.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Peretti, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, preannunzio l'espressione del voto favorevole dell'Ulivo sul provvedimento in esame per le motivazioni illustrate nel precedente intervento.
Vorrei aggiungere solo un'osservazione che, in seguito al dibattito ascoltato con estremo interesse, mi corre l'obbligo di sottoporre alla vostra attenzione.
Nell'esaminare il provvedimento precedente all'ordine del giorno, ci siamo posti di fronte ad una situazione che ci ha visto nel ruolo di attori passivi. Il rendiconto, infatti, al di là delle accentuazioni di lettura, al di là delle letture politiche che si possono dare dello stesso, è la fotografia di una situazione riferita ad un esercizio finanziario che è stato già gestito.
Potrebbe esservi quindi del dissenso sulla lettura, ma non sui dati di fatto.
Diverso è questo provvedimento nei confronti del quale esprimiamo un voto favorevole, che è un provvedimento in cui comunque la politica del nuovo Governo si vede perché al suo interno vi sono spazi per esprimere alcuni indirizzi.
Vorrei aggiungere una riflessione, Presidente e colleghi. Alcuni colleghi molto preparati già in Commissione avevano svolto attente osservazioni su questo tema, anticipando peraltro le argomentazioni su cui ci troveremo a confrontarci durante la discussione sulla legge finanziaria, in cui si profilano grandi sperequazioni e misure difficilmente condivisibili, perché rivolte a depauperare strati del paese non ritenuti sufficienti a riattivare l'economia dell'Italia.
Credo che valga la pena di soffermarsi su alcuni dati, proprio perché, come ho detto precedentemente, i numeri in fondo fanno riflettere, in quanto algidi ma, in alcuni casi, incontrovertibili.
Siamo in un paese in cui sono registrate 65 mila barche di consistenti dimensioni (oltre i dodici metri), sono censiti 875 mila immobili di lusso e sono vendute ogni anno 9 mila auto di lusso. Siamo in un paese in cui il 10 per cento delle famiglie detiene il 40 per cento della ricchezza del paese, mentre il 10 per cento di quelle più povere detiene lo 0,3 per cento di tale ricchezza. È un dato incontrovertibile e che può anche andar bene: non va bene il fatto che una grossa e consistente parte della principale fonte di ricchezza del nostro paese sia dovuta all'evasione fiscale.
Dunque, l'impresa che riesce ad evadere nel nostro paese (e vi è il 25 per cento della ricchezza prodotta dal paese che è frutto di evasione) è scorretta sul mercato, detiene un 20 per cento in più diPag. 57ricchezza rispetto al proprio concorrente. Ebbene, questo è uno degli elementi che rende il collante del sistema paese difficile da considerare come elemento propositivo per il rilancio complessivo dell'economia.
Credo quindi che i primi passi nei confronti dell'evasione fiscale siano una delle colonne portanti per rimettere insieme il sistema paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. In questo provvedimento si evidenzia un forte incremento delle entrate fiscali e almeno questo è innegabile. Ebbene, anche uno studentello di economia sa benissimo che i provvedimenti di politica economica producono i loro effetti nell'arco di uno o due anni, anzi generalmente due anni dopo la loro approvazione.
Non è certo quindi per la bella faccia di Prodi e per il cambio di maggioranza che adesso abbiamo una maggiore entrata, ma è il frutto di una chiara politica fiscale, che mirava ad una cosa molto semplice: restituire fiducia al tessuto produttivo del paese, dare l'idea che si potesse avere una tassazione equa, pagare il giusto per servizi giusti.
Ebbene, tutto questo adesso viene tranquillamente rovesciato. È facile adottare una legge finanziaria di 30 miliardi di euro di tasse, perché di questo parliamo (sui 33,4 miliardi previsti, 30 di essi sono costituiti da tasse): è facile, ma è anche stupido perché ciò comporterà almeno tre effetti da subito, e che già nelle prossime settimane avremo modo di testare.
Innanzitutto, vi sarà un freno allo sviluppo, proprio adesso che stiamo iniziando ad uscire da un ciclo negativo! Bersani su Il Sole 24 ore di questa mattina si è arrampicato sugli specchi per tentare di spiegare come il centrosinistra intenda aiutare le piccole e medie imprese. Andatelo a spiegare ai piccoli imprenditori che si vedranno togliere il 50 per cento del trattamento di fine rapporto! L'altro giorno un imprenditore del mio paese mi ha detto una cosa semplice, ma efficace. Egli mi ha detto: quasi quasi io mi accordo con i miei dipendenti, li licenzio tutti, do loro il TFR e li riassumo il giorno dopo; questo perché non mi fido dell'INPS!
Chi si fida dell'INPS? Come potremo garantire ai nostri lavoratori del nord che, quando andranno in pensione, avranno ancora i soldi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)? Se non si mette mano seriamente al problema delle pensioni - non mi riferisco soltanto a quelle di anzianità, alle pensioni di chi ha lavorato, ma anche a quelle dei falsi invalidi e alle pensioni e ai prepensionamenti della FIAT - allora l'INPS andrà sicuramente a «carte quarantotto» e togliendo i soldi ai nostri lavoratori per finanziare opere pubbliche avremo compiuto una azione assolutamente stupida e cattiva. I lavoratori privati che finanziano opere pubbliche: siamo davvero al paradosso!
Tuttavia, questo non è il solo dramma che si sta compiendo: c'è anche una grave azione contro gli enti locali. Tagliare le risorse per gli enti locali in questo modo, infatti, comporta un rischio per questi ultimi, come ha detto molto bene il sindaco Moratti, l'altro giorno. Chi è stato virtuoso, chi, fino ad ora, ha tirato la cinghia, chi ha rispettato il patto di stabilità non beneficerà dei sistemi premianti tanto sbandierati e promessi nel corso della campagna elettorale, ma sarà penalizzato un'altra volta. Quindi, è sempre la stessa storia: pagano i privati, paga il settore privato e paga il settore pubblico, ma soltanto al nord, solo laddove si tira la cinghia. Ebbene, la Lega nord è stanca di questa politica e la combatterà con tutte le sue forze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.Pag. 58
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1254)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1254, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006) (1254):
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 201).
Prendo atto che il deputato Francescato non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.