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Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato l'articolo 1 ed è stato accantonato l'articolo 2.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate le seguenti proposte emendative: Cassola 3.25, Diliberto 20.19, D'Elpidio 20.57, Satta 20.01 e 24.3, Lion 30.22, tutti gli emendamenti a prima firma del deputato Nardi, ad eccezione degli emendamenti 6.11 e 94.2, tutti gli emendamenti a prima firma del deputato Catone, e che la componente Minoranze linguistiche del gruppo Misto ha ritirato tutti gli emendamenti riferiti agli articoli da 1 a 30 ad eccezione degli emendamenti Brugger 6.31, Zeller 9.43 e Brugger 20.4.
Avverto altresì che è in distribuzione un fascicolo contenente i subemendamenti riferiti agli emendamenti presentati dal Governo ed un'errata corrige del fascicolo n. 1 relativa all'emendamento Turco 11.100 (ex 11.48) erroneamente non riprodotto.
(Esame articolo 3 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).
Avverto che, con riferimento ai subemendamenti all'emendamento del Governo 3.500, risultano inammissibili per carenza di compensazione i seguenti subemendamenti: Leo 0.3.500.4, 0.3.500.7, 0.3.500.8, Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2, Antonio Pepe 0.3.500.15, Crosetto 0.3.500.21, 0.3.500.22, 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25.
Se nessuno chiede di parlare sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il Governo ad esprimere il parere...
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, non capisco perché la Presidenza abbia dichiarato inammissibili i miei subemendamenti per carenza di compensazione, visto che non hanno assolutamente bisogno di compensazione. Penso che le compensazioni siano una cosa oggettiva e non una scelta politica.
PRESIDENTE. I subemendamenti a firma del deputato Crosetto, che prima ho ricordato, sono stati ritenuti inammissibili in quanto sopprimono, fra l'altro, l'ultimo capoverso 16-quinquies, facendo così venir meno la copertura di 169,8 milioni di euro per il 2008, relativa all'emendamento governativo 3.500.
ANTONIO PEPE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo riguardo alle inammissibilità da lei dichiarate. Mi riferisco, in particolare, al mio subemendamento 0.3.500.15 che lei ha dichiarato inammissibile per mancanza di compensazione. Tale subemendamento contiene una clausola di salvaguardia Pag. 10poiché sancisce che tutti i contribuenti con reddito non superiore a 40 mila euro, ove il disposto dell'emendamento governativo sia per loro sfavorevole, possano accedere alla normativa vigente prima del 1o gennaio 2007. Poiché tutti i membri del Governo e lo stesso relatore hanno affermato che per i contribuenti con reddito fino a 40 mila euro lordi all'anno non ci saranno aumenti di imposte, sicuramente il mio subemendamento non comporta oneri. Comunque, ho anche previsto, per ogni evenienza, una compensazione. Vorrei invitare, quindi, il Presidente a rivedere il suo giudizio di inammissibilità della proposta emendativa in questione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Mi riservo di valutare le sue considerazioni e di informare l'Assemblea sulle conseguenti determinazioni.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, sempre con riferimento alla dichiarazione di inammissibilità, richiamo la sua attenzione, e quella degli uffici, sui subemendamenti a mia firma 0.3.500.4, 0.3.500.7 e 0.3.500.8 che sono stati dichiarati inammissibili per carenza di compensazione. Si tratta di proposte emendative volte a fare chiarezza su che cosa debba intendersi, ai fini delle imposte sui redditi, per reddito complessivo. Nel lessico tributario, infatti, esiste il reddito complessivo lordo e il reddito complessivo netto. Quindi, bisogna capire se queste deduzioni che spettano agli ultrasettantacinquenni, e ad altri soggetti, debbano essere applicate al reddito complessivo lordo o al reddito complessivo netto.
Il mio obiettivo era di fare chiarezza parlando di reddito complessivo netto. Al limite, sono disposto a modificare il riferimento al reddito complessivo netto con un riferimento al reddito complessivo lordo ma, se non si fa chiarezza, ci saranno difficoltà insormontabili per i sostituti d'imposta e per gli uffici finanziari che dovranno applicare questa disciplina normativa.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sullo stesso argomento sul quale è intervenuto il deputato Leo?
ALBERTO GIORGETTI. No, signor Presidente, intendo intervenire riguardo alla dichiarazione di inammissibilità di altre proposte emendative.
PRESIDENTE. Allora, mi consenta, intanto, di confermare l'inammissibilità dei subemendamenti ai quali ha fatto riferimento il deputato Leo, in quanto volti ad estendere l'ambito applicativo di alcune detrazioni senza prevedere la relativa copertura.
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, vorrei capire le motivazioni per le quali è stata dichiarata l'inammissibilità dei subemendamenti Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2 e vorrei anche evidenziare al Governo l'importanza di tali proposte emendative. Infatti, con questo provvedimento si verrebbero a creare ulteriori adempimenti e ulteriori difficoltà ai contribuenti. La nostra proposta emendativa tende ad esentare da questi adempimenti le piccole e medie imprese e gli artigiani, cioè coloro che non realizzano grandi fatturati. Vorremmo quindi capire il motivo della inammissibilità.
PRESIDENTE. Confermo che i subemendamenti Garavaglia 0.3.500.1 e 0.3.500.2, ai quali si è fatto riferimento, sono volti ad escludere ovvero a limitare l'applicazione delle disposizioni recate dal capoverso 16-ter dell'emendamento del Governo in materia di controllo delle compensazioni a valere sui crediti di imposta.Pag. 11
A tale norma viene riconosciuto, dalla relativa relazione tecnica, un effetto di maggior gettito di 370 milioni di euro annui, mentre la copertura apprestata dai predetti subemendamenti risulta di importo non equivalente per gli anni 2008 e seguenti.
Ha ora facoltà di parlare il deputato Alberto Giorgetti.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per una richiesta di chiarimenti sulla dichiarazione di inammissibilità dei subemendamenti Crosetto 0.3.500.21, 0.3.500.22, 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25, sottoscritti da tutti i colleghi della Casa delle libertà; infatti, essi modificano sostanzialmente il comma 16-quinquies dell'articolo 5, norma presa in considerazione dall'emendamento 3.500 del Governo. Si sostituisce il fondo attualmente destinato alle maggiori entrate, derivanti dai commi 16-ter e 16-quater, con un altro avente diverse destinazioni; i vari subemendamenti istituiscono fondi con obbiettivi e finalità diverse. Non si può certo parlare di carenza di copertura poiché ci troviamo di fronte alla stessa somma che viene destinata esclusivamente ad altre finalità, comprendenti elementi che possono essere tranquillamente ricondotti alle fattispecie della dichiarazione di ammissibilità principale che riguardano più in generale il sostegno del reddito per situazioni di difficoltà, soggetti deboli e quant'altro. Stiamo parlando, infatti, di materia normalmente ammessa all'interno degli altri testi emendativi di tutta la legge finanziaria.
ETTORE PERETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, oltre ad associarmi a ciò che ha testé detto il deputato Alberto Giorgetti e poiché anch'io risulto tra i firmatari di questi subemendamenti, chiederei alla Presidenza di spiegare le ragioni per le quali è stata dichiarata l'inammissibilità dei subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9.
PRESIDENTE. Per ciò che riguarda i subemendamenti presentati dall'onorevole Crosetto, ho già risposto precedentemente; in ogni caso, prego gli uffici di fornire una più argomentata risposta in merito. Invece, per quanto riguarda il subemendamento presentato dall'onorevole Antonio Pepe, esso appare ammissibile sulla base di una considerazione, cioè nel presupposto che la compensazione sia intesa fino a concorrenza del 10 per cento delle dotazioni di parte corrente della tabella C. Analogamente - rispondendo così al quesito appena posto dal deputato Peretti - risultano ammissibili i subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9, nel presupposto che la parte compensativa riferita alla tabella A, voce «Ministero dell'economia», sia ridotta dell'importo attualmente disponibile su tale voce, inferiore ai 61 milioni di euro a quello indicato nei medesimi subemendamenti.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, con gli stessi criteri di ammissibilità utilizzati per i subemendamenti presentati dai colleghi, basterebbe sostituire le parole «l'anno 2008» con «n. 307» affinché le proposte emendative in questione diventino ammissibili.
PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, le chiedo di riformulare la sua richiesta, in modo che possa essere così considerata.
GUIDO CROSETTO. Penso che gli addetti agli uffici abbiano capito: basta che i miei subemendamenti prevedano la sostituzione delle parole da «è iscritta» fino a «n. 307» anziché fino a «l'anno 2008».
PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative riferite all'articolo 3.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un Pag. 12invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, di tutte le proposte emendative, con le seguenti eccezioni: raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.3.500.40 ed accetta l'emendamento 3.500 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo, che raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.500, è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 3.1.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco..
MAURIZIO FUGATTI. Presidente, chiedo di parlare...
PRESIDENTE. Quando la votazione è indetta, se evitaste di chiedere la parola mi fareste un favore...
Prego, deputato Fugatti, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento Garavaglia 3.1, di cui sono cofirmatario insieme all'onorevole Filippi, riguarda una materia importante contemplata da questo disegno di legge finanziaria e disciplinata dall'articolo 3, concernente l'IRPEF.
Nelle ultime settimane, non vi è stata chiarezza sia all'interno della maggioranza sia nei messaggi lanciati al paese in ordine a questo articolo, che introduce una serie di modifiche importanti delle quali abbiamo parlato per molto tempo.
Il nostro emendamento, volto a sopprimere l'articolo 3, intende rimediare proprio al fatto che c'è poca chiarezza all'interno della maggioranza.
Ieri sera, alle ore 9, il Governo ha presentato un emendamento riferito all'articolo 3, e l'opposizione ha avuto a disposizione solo poche ore per presentare i relativi subemendamenti in quest'aula. Quindi, la nostra volontà è di arrivare alla completa soppressione dell'articolo 3, perché riteniamo che, al di là dei discorsi di redistribuzione che sono stati pronunciati nelle ultime ultime settimane, esso non vada in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, l'articolo 3, di cui si chiede la soppressione, rappresenta il cuore del disegno di legge finanziaria per quanto concerne la parte fiscale. Teniamo presente che questa norma creerà enormi pregiudizi per i contribuenti. Nella sostanza, si modifica l'impianto applicativo dell'IRPEF, sostituendo le deduzioni di imposta, in particolare le deduzioni per la no tax area e per la family area, con delle detrazioni di imposta.
L'emendamento Garavaglia 3.1, sottoscritto anche dai colleghi Fugatti e Filippi, è volto a ripristinare l'impianto originario che, a mio modo di vedere, è molto più corretto e puntuale.
Basti fare un esempio: la base imponibile IRPEF rileva anche ai fini delle addizionali comunali; e per le addizionali comunali occorre assumere la base imponibile dell'IRPEF al netto delle deduzioni per i carichi di famiglia. Queste deduzioni spariscono nel testo del Governo. Quindi, ai fini dell'addizionale comunale, i contribuenti - tutti: dai più piccoli fino a coloro che hanno redditi più elevati - pagheranno maggiori imposte addizionali, perché non potranno dedurre le deduzioni per i familiari a carico.
Pertanto, l'emendamento soppressivo è sicuramente da condividere, perché in mancanza della sua approvazione anche i contribuenti che hanno redditi bassi pagheranno imposte maggiori ai fini dei tributi locali, segnatamente per quanto riguarda le addizionali comunali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 13
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 287).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ceccacci Rubino 3.49.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ceccacci Rubino. Ne ha facoltà.
FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, vorrei brevemente illustrare questo emendamento per ricordare che ogni anno in Italia oltre 150 mila animali domestici vengono abbandonati. Per la prevenzione del randagismo e la tutela degli animali domestici sono state approvate la legge nazionale n. 281 del 1991 e numerose leggi regionali che affidano alle amministrazioni comunali compiti di tutela degli animali e precise responsabilità nella prevenzione del randagismo.
A quindici anni dall'approvazione di questa legge, la normativa nazionale è ancora ampiamente disattesa ed intorno a questo vuoto si sono sviluppati fenomeni che fanno del randagismo un vero e proprio business. È il caso di tanti rifugi privati, molto spesso veri e propri lager, nati da convenzioni tra società a fini di lucro e pubbliche amministrazioni, incapaci di trovare soluzioni alternative. Per prevenire il randagismo si può fare ancora molto e a tale scopo il mio emendamento 3.49 (ex 3.28) offre un'opportunità unica per il contrasto e la lotta a questo fenomeno. Vorrei ricordare che tale lotta costa allo Stato 45 milioni di euro all'anno. Si tratta quindi di un emendamento che dà piena applicazione alle leggi esistenti ed è fortemente sostenuto da tutte le associazioni animaliste che da anni chiedono la registrazione di cani e gatti nello stato di famiglia, la defiscalizzazione degli acquisti e delle spese per chi adotta un randagio e - altro aspetto fondamentale - lo sviluppo di efficaci programmi di sterilizzazione dei randagi. Infatti, nell'emendamento da me presentato si prevede la deducibilità delle spese veterinarie sostenute per la sterilizzazione chirurgica, per l'identificazione mediante tatuaggio e microchip e per l'iscrizione all'anagrafe.
Pertanto, considerando gli evidenti vantaggi economici di risparmio della spesa pubblica, mi auguro che il mio emendamento venga approvato e faccio appello ai colleghi affinché possa essere votato all'unanimità.
DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, vista la grande rilevanza sociale dell'emendamento all'esame, chiedo di potervi apporre la mia firma.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceccacci Rubino 3.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 507
Astenuti 5
Maggioranza 254
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 285).
Prendo atto che i deputati Balducci e Zanella avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.3.500.5.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il subemendamento in oggetto riguarda i pensionati ultrasettantacinquenni. Per questi soggetti è prevista l'esclusione dalla tassazione, laddove il loro reddito non superi i 7.500 euro. Il mio emendamento è volto ad elevare questa soglia da 7.500 ad 8.000 euro. Mi sembra che tale incremento non desti grandi perplessità. Al contempo faccio presente che la norma, così com'e formulata dal Governo, è assolutamente illogica. Infatti, essa dà diritto all'esclusione solamente ai pensionati con reddito non superiore a 7.500 euro conseguito nell'intero arco temporale dell'anno.
Quindi, facendo un esempio, se un pensionato riceve un trattamento pensionistico solo in una parte dell'anno per 5 mila euro deve pagare le imposte.
Mi sembra, quindi, assolutamente illogico dare un'agevolazione ad un pensionato che per tutto l'anno riceve 7.500 euro, mentre, invece, il pensionato che consegue lo stesso trattamento pensionistico per una parte dell'anno per 5 mila euro non ha alcun vantaggio e deve pagare le imposte. La disposizione mi sembra assolutamente irrazionale e per questo ne chiedo l'abrogazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Intervengo soltanto a sostegno del subemendamento Leo 0.3.500.5, richiamando l'ultima parte su cui chiederei l'attenzione del Governo. Così come è formulato, l'emendamento del Governo rischia di danneggiare i redditi dei pensionati inferiori ai 7.500 euro. Il sub-emendamento del collega Leo riesce in qualche modo a chiarirlo; esso aumenta, inoltre, l'esenzione per i pensionati portandola a 8 mila euro. Ci pare quindi non un subemendamento ostruzionistico, ma una proposta volta semmai a chiarire e a rendere equa una norma che, stante questa formulazione, adesso non lo è.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.3.500.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 285).
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.3.500.6.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.3.500.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 521
Astenuti1
Maggioranza 261
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 288).
Avverto che il fascicolo degli emendamenti presentati dal Governo e dei relativi subemendamenti, essendo a sé stante rispetto a quello principale, non mi consente di seguire l'ordinaria numerazione del fascicolo principale.Pag. 15
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Presidente, le famiglie che hanno al loro interno un soggetto handicappato vivono un dramma enorme. Nessuna somma, nessuna detrazione potrà mai ripagare il dramma o la sofferenza giornaliera di ogni padre e di ogni madre che si trovi in questa situazione. Prevedere, come faceva il testo originario del Governo, la detrazione di soli 70 euro annui per queste famiglie mi sembra veramente troppo poco, così come mi sembrano pochi i 220 euro previsti dall'emendamento del Governo. Ecco perché ho presentato questo subemendamento, per elevare almeno a 300 euro l'ammontare delle detrazioni.
Ripeto, si tratta di una somma esigua, dal momento che parliamo di famiglie che hanno al loro interno soggetti handicappati e, quindi, mi auguro che anche la sinistra abbia un sentimento nei confronti delle famiglie interessate e voti a favore del subemendamento. Esso non potrà mai ripagare la loro sofferenza, ma può rappresentare un segnale di attenzione che questa Camera deve alle famiglie che vivono ogni giorno questo grande dramma (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Intervengo per dichiarare di voler sottoscrivere questo emendamento e per esprimere piena adesione alle valutazioni che sono state fatte dal presentatore Antonio Pepe. A me pare che, avendo voluto richiamare meritoriamente l'attenzione su questo problema, non si possa poi limitare il sostegno alla misura veramente minima contenuta nella proposta del Governo. Per cui credo che, una volta deciso di affrontare il tema, esista un livello minimo di dignità della proposta che deve essere assolutamente garantito. L'indicazione proveniente dal collega Antonio Pepe mi pare risponda giustamente alla volontà che anche il Governo e la maggioranza hanno voluto sottolineare con tale indicazione.
Chiedo che vi sia da parte dell'Assemblea una valutazione dell'impegno che la famiglia si trova ad affrontare quando nel nucleo familiare vi sono persone con handicap.
Tengo a dire anche che il livello di civiltà di un paese si riconosce proprio dalla sensibilità con cui si valutano queste situazioni particolarmente difficili.
Nell'esprimere il voto favorevole al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18, mi auguro che ci sia una sensibilità adeguata da parte dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18 e per dire che rappresenta il minimo indispensabile. Sul suo contenuto vorrei anche richiamare l'attenzione e la sensibilità di tutti. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Intervengo solo per aggiungere la mia firma, al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18, data l'importanza dell'atto. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Anche a nome del gruppo Lega Nord, esprimo voto favorevole sul subemendamento Antonio Pag. 16Pepe 0.3.500.18, che riguarda detrazioni per carichi di famiglia nel caso in cui vi sia un figlio portatore di handicap.
Questa disposizione, che prevede l'innalzamento della detrazione da 220 a 300 euro, è una modifica di civiltà e di sensibilità per quelle famiglie che affrontano la problematica di avere un figlio portatore di handicap.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, a nome del gruppo DC-Nuovo PSI, auspichiamo che l'Assemblea si metta una mano sulla coscienza, riflettendo sull'importanza di questo emendamento che vogliamo sottoscrivere.
Stiamo parlando di famiglie che hanno in casa portatori di handicap. Hanno già di che soffrire e potremo dare loro una boccata d'ossigeno, almeno da un punto di vista economico, con detrazioni volte a sopportare il carico degli oneri sanitari e sociali, cui ogni giorno devono far fronte per dare dignità al loro portatore di handicap.
È un problema sociale. Se i deputati della Camera non fanno proprio questo problema sociale, credo che uscendo da quest'aula non potranno più guardare in faccia le famiglie italiane che hanno questo grande problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18. Vorrei inoltre ricordare che esso fa giustizia, in qualche modo, di un'altra norma obbrobriosa che vi è in questo provvedimento, vale a dire quella relativa alle auto dei portatori di handicap.
Vi è una disposizione successiva in cui si prevede che, se un portatore di handicap ha acquistato un'autovettura e questa è condotta da un suo familiare, non ha diritto ad alcuna deduzione. Dunque, faccio appello a tutti i colleghi per verificare che questa soluzione, in qualche modo, fa giustizia di una vera e propria illogicità. Infatti, non consentire la deduzione dell'auto a un portatore di handicap che, in molti casi, non la può condurre personalmente, ma è costretto a farla guidare da un accompagnatore, mi sembra arrecare un grave danno a questa categoria di soggetti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ricevuto. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RICEVUTO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.18 e per auspicare, indipendentemente dalla logica degli schieramenti, il voto unanime del Parlamento su una proposta che tratta di un problema così importante per la società del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma a questo subemendamento e chiedere al rappresentante del Governo e a tutta l'Assemblea di valutarlo sotto il profilo etico perché le motivazioni appena esposte dal collega Leo e dagli altri che mi hanno preceduto meritano veramente la massima considerazione. Non si può dire di «no» a questa categoria di persone che, oltre al danno di essere colpite fisicamente, vedrebbero aggiungere la beffa da parte di un'Assemblea, insensibile di fronte a un così delicato problema, prescindendo dagli schieramenti politici. Signor Presidente, anche il collega Lisi vuole aggiungere la sua firma al subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
Pag. 17
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma al subemendamento e per richiamare i colleghi della maggioranza, soprattutto quelli presenti nella scorsa legislatura (non me ne vogliano i nuovi). Nelle scorse finanziarie succedeva che, certe volte, la maggioranza accantonava o votava gli emendamenti dell'opposizione. L'atteggiamento con cui stiamo iniziando l'esame della finanziaria ha consentito la reiezione del subemendamento Leo 0.3.500.4, che consentiva soltanto a quelli che avevano meno di 7 mila 500 euro di avere gli stessi diritti di quelli che avevano 7 mila 500 euro di pensione: è un assurdo! Non si trattava di un emendamento politico finalizzato a mettere in crisi la maggioranza o a distruggere i conti dello Stato, perché non costava nulla.
Invece, questo subemendamento ha un'incidenza sui conti dello Stato perché costa 40 milioni di euro. Aumentiamo da 220 a 300 euro le detrazioni per le famiglie che hanno almeno un figlio handicappato. Non mi sembra che il legislatore faccia un grande regalo a chi ha questo problema in famiglia, non è sicuramente una norma che incide nei conti dello Stato, che rovina e distrugge la legge finanziaria o che non ci fa entrare in Europa. Sarebbe una ragione d'orgoglio per il Parlamento, che non deve essere succube totalmente del Governo: deve rispettarlo e votargli la fiducia, ma è libero di votare certe norme perché la finanziaria è un provvedimento che approviamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ronchi. Ne ha facoltà.
ANDREA RONCHI. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere questo subemendamento e richiamare l'Assemblea ad un concetto di solidarietà. Si sente spesso parlare di macelleria sociale e concordo con il collega Crosetto che la scorsa legislatura più volte abbiamo accolto emendamenti di carattere sociale ed umanitario. Credo che negare questo aiuto a favore dell'handicap sia un grandissimo errore di natura morale prima che politica. Mi appello al Governo: aprite gli occhi, cercate di essere meno sordi, meno blindati e più aperti alla società civile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, le chiedo di poter considerare il mio emendamento 3.46 come subemendamento riferito alla lettera d) dell'emendamento 3.500 del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, anch'io, a nome del Movimento per l'Autonomia, ritengo doveroso apporre la mia firma al subemendamento in esame. Vorrei richiamare, più che dei colleghi parlamentari, l'attenzione del Governo e del relatore verso queste problematiche perché credo che - non soltanto per noi credenti cattolici, ma anche per chi ritiene per altri versi di stare dalla parte dei più deboli - non ci si possa sottrarre minimamente al dovere di porre attenzione alla problematica che il subemendamento sottolinea e alla posizione che noi tutti abbiamo il dovere e la dignità di assumere in quest'aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, anche i repubblicani voteranno a favore di questo subemendamento e credo che chi ha a cuore le classi più povere del paese abbia un'occasione per dimostrare che alle parole possono seguire i fatti. Quindi, è un problema che dovrebbe riguardare l'intera Assemblea e non singoli deputati.
Pag. 18PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Presidente, colleghi, intervengo per rivolgere un appello sentito ai colleghi della maggioranza e ai signori del Governo, affinché il subemendamento in esame possa essere accolto e perché non venga spezzata una tradizione che esiste in quest'aula già da molto tempo. Su questi argomenti si cerca di superare l'antagonismo maggioranza-opposizione e dunque propongo che vi sia un ripensamento da parte della maggioranza sul subemendamento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Mi sembra opportuno, visto che nelle scorse legislature era stato fatto uno sforzo per convergere anche su argomenti di carattere sociale, principalmente per quanto riguarda i portatori di disabilità, un ripensamento in tal senso, anche per evitare - come diceva il collega Leo - che la procedura concernente questo subemendamento vada ad aggiungersi ad altre situazioni già presenti nella manovra, e che non sono ben accolte dai settori socialmente più esposti della nostra società (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord Padania, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Ho colto, signor Presidente, colleghi, una reale e convinta partecipazione a sostegno dei subemendamenti in esame. Si tratta di temi che ci siamo posti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia), come quello degli over 75 e quello, poco fa esaminato, del peso che le famiglie hanno quando si trovano nelle condizioni di dover far fronte soprattutto a figli portatori di handicap.
Vorrei ricordare che ci muoviamo in un sentiero purtroppo stretto - mi riferisco alle risorse - e che vi è uno sforzo significativo per il rifinanziamento della legge n. 328 del 2000, relativamente alle politiche sociali e al fondo sociale (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo), e che vi sarà un impegno, ancora in corso, per integrare il Fondo per la non autosufficienza; dunque, vi è una ricerca di risorse finalizzate a questo proposito.
Ciò che deve essere chiaro è che voi trovate in questa parte, non solo per le battaglie della scorsa legislatura, forze e convinzioni che in modo sistematico cercheranno di dare risposte compiute a quelle che consideriamo effettive priorità.
Vorrei però, colleghi, che fossero anche realmente apprezzati i passi avanti che su questo fronte e su queste politiche vi sono in questa legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Intervengo, signor Presidente, non solo per apporre la mia firma, come aveva già detto il collega Consolo, ma per rivolgere un appello. L'onorevole Porcu ne ha già parlato: si tratta di una condivisione che va al di là degli schieramenti.
Vorrei poi ricordare che proprio la prossima settimana in Commissione affari sociali verranno svolte le audizioni, all'interno dell'indagine conoscitiva sulla famiglia, delle associazioni delle famiglie e dei portatori di handicap e dei diversamente abili. Diamo loro la prossima settimana una buona notizia: diamo al di là dello schieramento e, soprattutto, al di là dell'elencazione. Carissimo collega Ventura, so che sei impegnato in un'altra discussione: Pag. 19l'elencazione va bene, però diamo il primo segnale; diamolo con l'approvazione di questo subemendamento e con questa votazione, poi l'elencazione di ciò che il Governo farà, la vedremo successivamente. Per ora noi non ci crediamo: diamo un segnale adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Prima di dare la parola alla deputata Angela Napoli, che l'ha chiesta, vorrei rivolgere il mio saluto, a nome di tutta l'Assemblea, al Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell Fontelles, che è qui tra noi, in visita a Roma, e che in questo momento sta assistendo alla seduta. Grazie di essere presente, Presidente (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Angela Napoli.
ANGELA NAPOLI. Vorrei ringraziare il relatore Ventura per il suo intervento e la sua specifica segnalazione, tuttavia, in qualità di componente della Commissione affari sociali vorrei dirgli che il richiamo al finanziamento per le persone non autosufficienti è di là da venire. Tale richiamo non ha quindi alcuna importanza, perché l'argomento specifico, e quindi anche i relativi modi per impinguare il finanziamento necessario, sono attualmente in discussione nella Commissione affari sociali.
Qui si tratta di un altro discorso, ben specifico, che abbiamo il dovere morale di riconoscere alle famiglie che hanno in casa un portatore di handicap. È una questione morale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), che non può appartenere a questo Governo o ad alcuno schieramento politico! Bisogna veramente farsene carico come Parlamento, visto che tutti noi apparteniamo a questa società e siamo stati mandati in questa istituzione anche per garantire i diritti delle persone deboli, perché qui sono in gioco proprio i diritti delle persone deboli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Formisano.
ANNA TERESA FORMISANO. Dichiaro di voler sottoscrivere il subemendamento in esame e rivolgo un appello ai colleghi della maggioranza. Non ripeterò le considerazioni fatte dagli altri colleghi, che condivido, però vorrei sottolineare che i fondi per la non autosufficienza e i fondi per la legge n. 328 del 2000, che vengono assegnati alle regioni, purtroppo non si occupano soltanto della disabilità, ma di un vasto mondo. Dobbiamo dare un segnale preciso alle famiglie, in questo momento più che in altri, dimostrando che quando si parla di questioni sociali non siamo capaci solo di riempirci la bocca, ma di dare dei segnali precisi! In maniera super partes, votiamo per dare una speranza a quelle famiglie. In alternativa, Presidente, mi appello al Governo, perché perlomeno venga accantonato il relativo emendamento, come nelle migliori tradizioni di questa e di altre aule (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Berruti.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Anch'io, signor Presidente, desidero sottoscrivere il subemendamento in esame e chiedo inoltre all'onorevole Ventura di valutare la possibilità di accantonare il relativo emendamento, anche perché mi sembra che della materia in discussione l'attuale maggioranza abbia sempre fatto una bandiera, in termini di solidarietà e di aiuto ai più bisognosi e alle famiglie che più sentono problemi di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Pag. 20Antonio Pepe 0.3.500.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) (Vedi votazioni).
(Presenti 531
Votanti 526
Astenuti 5
Maggioranza 264
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 279).
ETTORE PERETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, poc'anzi avevo chiesto la parola perché mi sembrava di capire che, dopo la mia richiesta di riconsiderare l'inammissibilità dell'emendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10, lei lo avesse dichiarato ammissibile; invece, devo costatare che non è stato più richiamato e, quindi, vorrei capire che fine abbia fatto.
PRESIDENTE. Mi viene confermato che era stato dichiarato ammissibile solo il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, come prima ricordato.
Passiamo alla votazione del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.12.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, esprimo il mio rammarico perché sono stati dichiarati inammissibili emendamenti che mi sembravano qualificanti per una politica seria a favore della famiglia.
Vorrei illustrare questo subemendamento perché nelle proposte del Governo - che ho sottomano - si decide che le detrazioni per i figli a carico siano ripartite al 50 per cento tra i genitori. Tale norma non era prevista nelle precedenti finanziarie in cui il padre e la madre decidevano in maniera autonoma, in base alla loro situazione familiare, la percentuale di carichi che sarebbe andata all'uno o all'altro in detrazione o deduzione. Questo mi sembra particolarmente ingiusto perché, ancora una volta, penalizza la famiglia; infatti, se due persone devono dividere al 50 per cento le detrazioni e una delle due, per qualsiasi ragione, è incapiente quel beneficio viene perduto. Si crea, quindi, un'ulteriore penalizzazione perché non potendo decidere la percentuale di detrazioni, se quel 50 per cento tocca ad un genitore incapiente, questi non può godere di quel beneficio, e automaticamente viene perduto.
Tutto ciò mi sembra assurdo, dal momento che le detrazioni sono semplicemente ridicole, perché siamo a delle cifre penose. Ricordo che nel libro bianco di Maroni, nel 2003, si calcolava che un figlio costa dai 500 ai 600 euro al mese e, quindi, circa 6 mila euro all'anno, anche se si può discutere sulla cifra. Ma qui le detrazioni ammontano a 800 euro all'anno, ovvero a meno di 80 euro al mese, il che significa che siamo lontanissimi da una politica che possa, in qualche modo, tutelare le famiglie e sostenere i carichi familiari. Con questa norma, addirittura, si impedisce che venga goduto del tutto questo beneficio.
Ricordo ai colleghi - che sicuramente lo sanno e, quindi, non sarebbe neanche il caso di ricordarlo - che l'articolo 53 della Costituzione stabilisce che ognuno è tenuto a contribuire alla spesa pubblica in base alla propria capacità contributiva. È ora di finirla di pensare che chi ha figli, rispetto a chi non ne possiede, ha la stessa capacità contributiva a parità di reddito. Dobbiamo smetterla di fare demagogia sulle spalle delle famiglie! Chi ha un reddito ed ha quattro figli non ha la stessa capacità contributiva, a parità di reddito, Pag. 21di un single perché quei soldi li ha già spesi per i figli; quindi, i soldi spesi per i figli non devono essere tassabili, non devono essere disponibili per le tasse. Infatti, una famiglia, un padre ed una madre, hanno già investito quei soldi per la crescita dei figli resa giustamente obbligatoria dalla Costituzione.
Ci sembra che questo disegno di legge finanziaria non favorisca particolarmente le famiglie. Non mi sembra che vi sia una svolta epocale, anche perché gran parte delle cifre che sono state messe in campo riguardano gli assegni familiari che saranno oggetto di una riforma nel mese di febbraio (non si sa bene ancora in che modo).
Ricordo che gli assegni familiari non sono per tutte le famiglie; sono solo per i lavoratori dipendenti e durano fino ai 18 anni, creando quelle che si chiamano le trappole della povertà.
Tutto ciò fa sì che almeno questo emendamento del Governo che prevede la ripartizione delle detrazioni al 50 per cento debba essere ripensato. Mi auguro che l'Assemblea dimostri una certa sensibilità nei confronti di quei padri e di quelle madri che essendo poveri ed incapienti non possono usufruire di questo vantaggio previsto dal disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, intervengo non solo per apporre la mia firma a questa proposta emendativa, ma anche per sottolineare quanto ha riferito così bene l'onorevole Capitanio Santolini.
In questo momento, alla Commissione affari sociali stiamo svolgendo un'indagine conoscitiva sulla condizione delle famiglie, quindi, stiamo verificando, proprio attraverso voci dirette, ciò che ha affermato l'onorevole Capitanio Santolini.
Rivolgo un appello a tutti e a tutte considerare realmente e non soltanto con le chiacchiere la problematica delle famiglie che sono in queste situazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gardini. Ne ha facoltà
ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che voglio sottoscrivere questo subemendamento e per dire che anche noi avevamo presentato proposte emendative in questo senso.
Ciò che voi ritenete una cattiva comunicazione, che non arriva alla base, invece è il contrario. Le persone hanno capito benissimo. Vorrei rappresentarle in sintesi quanto mi ha detto una lavoratrice: «Signora Gardini, è vero che non posso più detrarre le spese per l'asilo, ma posso detrarre le spese per la palestra, ma quando sono al lavoro, dove la metto mia figlia, in palestra?».
Allora, chiedo uno sforzo perché l'equità fiscale venga prima dell'assistenzialismo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, dichiaro di voler sottoscrivere il subemendamento della collega Capitanio Santolini, ma chiederei al Governo un chiarimento, perché il testo dell'emendamento 3.500 recita: «La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato». In questo caso, sarebbe «facoltizzata» la possibilità di utilizzare la detrazione solo in capo ad un genitore. Altra fattispecie è quella invece tassativamente prevista nel caso di affidamento congiunto che viene ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori.
Condivido tutte le osservazioni fatte dalla collega Capitanio Santolini. Mi pare veramente che, se non vi fosse facoltà di scelta di entrambi i genitori, questa penalizzazione sarebbe assolutamente inaccettabilePag. 22 e rappresenterebbe un vero passo indietro rispetto ad una politica familiare che tende a tutelare la famiglia.
Siamo portatori, come forza politica, del quoziente familiare...
PRESIDENTE. La prego...
TERESIO DELFINO. Non viene affrontato in questa finanziaria e noi insistiamo su questo tema, però chiedo al Governo di chiarire l'aspetto che ho sottolineato (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, come è noto, le difficoltà della famiglia italiana rappresentano un tema su cui non si può speculare né prendere particolari medaglie. Qualcuno può rivendicarle, ma, di fatto, dagli ultimi cinquant'anni sono state fatte poche politiche familiari.
Quindi, non è su tale questione che desidero intervenire. Vorrei infatti invitare sia il Governo, sia il relatore a svolgere un'ulteriore riflessione.
I colleghi precedentemente intervenuti hanno già illustrato le finalità della proposta emendativa in esame. Desidero sottolineare che, in questo caso particolare, è lo Stato ad imporre una scelta ad entrambi i coniugi. Ciò non rappresenta un aiuto alle famiglie, poiché si sottrae ai singoli genitori la possibilità di scegliere.
Pertanto, non si lascia nemmeno la libertà di scegliere, nel caso degli incapienti o in altri casi...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
LUCA VOLONTÈ. Mi scusi, signor Presidente, ma è già finito il tempo a mia disposizione? Va bene...
PRESIDENTE. Grazie: le avevo solo segnalato che aveva esaurito il suo tempo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti e votanti 539
Maggioranza 270
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 293).
Prendo atto che il deputato Tocci ha erroneamente espresso un voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Poco fa, il deputato Peretti aveva sollevato una questione, il cui chiarimento ha dato luogo alla considerazione che i subemendamenti Capitanio Santolini 0.3.500.10 e 0.3.500.9 sono effettivamente ammissibili, e dunque saranno posti in votazione qualora i presentatori non accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo alla votazione del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, riprenderò l'argomento, dal momento che sembrava che i miei subemendamenti fossero stati ritenuti inammissibili. La loro ammissibilità mi consente di ribadire, in poche parole, quanto avevo in precedenza affermato.
La mia proposta emendativa in esame, infatti, si propone di aumentare le detrazioni per i figli a carico. Ricordo che, nel passato sistema fiscale, vi erano le deduzioni dal reddito; era prevista, inoltre, una Pag. 23«clausola di salvaguardia», la quale consentiva ai genitori ed alle famiglie di scegliere il regime (deduzioni o detrazioni) che ritenevano per loro più vantaggioso.
Ebbene, tutto questo adesso è saltato. Siamo passati, infatti, dalle deduzioni dall'imponibile (che, dal punto di vista culturale, sono sicuramente meglio delle detrazioni) a detrazioni di imposta che, comunque, rappresentano cifre assolutamente irrisorie!
Vorrei evidenziare che le politiche familiari non sono un problema di redistribuzione dei redditi. Bisognerebbe capire, infatti, che le politiche familiari non prevedono e non dovrebbero prevedere differenze tra i figli, poiché essi rappresentano tutti una risorsa, soprattutto in un paese che ricordo essere «all'anno zero» in fatto di demografia, poiché le famiglie non mettono più figli al mondo.
Desidero altresì segnalare che si prevedono, tra il 2040 ed il 2050, situazioni drammatiche dal punto di vista pensionistico, sanitario e dell'organizzazione sociale, proprio perché in Italia non si fanno più figli. Bisogna aiutare, allora, le giovani coppie, cercando di dimostrare loro che un figlio non è una «croce» che li aspetta e non rappresenta una catastrofe per una famiglia!
La logica delle deduzioni era quella di lasciare i soldi alle famiglie, poiché vengono sottratte dal reddito e non dalle imposte. Ciò significava, dunque, avere una diversa base imponibile, la quale era stata «scremata» dall'esistenza di deduzioni per figli a carico. Vorrei osservare che, culturalmente, era sicuramente meglio di quanto proponete adesso.
Il Governo ha deciso di passare al sistema delle detrazioni: ebbene, noi siamo contrari a tale scelta, poiché rappresenta l'idea che l'Esecutivo prende i soldi con le tasse e, successivamente, li restituisce in termini di detrazioni d'imposta. Ciò significa sottrarre alle famiglie risorse che potrebbero avere direttamente a disposizione, senza passare attraverso il sistema tributario!
Vorrei tuttavia osservare che questo sistema di detrazioni, al quale siamo fermamente contrari, prevede cifre assolutamente ridicole. Si tratta, infatti, di 800 euro all'anno, pari a meno di 80 euro al mese: sono risorse assolutamente inadeguate per il coniuge e per i figli a carico!
Quindi, la mia proposta è quella di aumentare adeguatamente tali detrazioni, cercando di prendere dei soldi dai tagli. Si parla tanto di sprechi e di tagli: una volta tanto i tagli sarebbero sacrosanti, se davvero da queste aule dobbiamo dare il segnale che la famiglia è una cosa seria e che non è semplicemente una bandiera demagogica da sventolare per fare battaglie ideologiche.
Se crediamo nella famiglia, questo è l'unico modo per dare segnali di attenzione ad un istituto così importante.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 534
Maggioranza 268
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 290).
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.9 non accettano l'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anche questo subemendamento segue la logica che ha ispirato gli altri.
Il problema è che qui si è adottata la filosofia di punire coloro che si presume abbiano dei soldi e le famiglie che stanno meglio sul fronte dei carichi familiari e dei Pag. 24figli. Si considera che chi ha un certo tetto di reddito è ricco per definizione e, se ha dei soldi, tutto sommato, si può permettere di crescere i figli da solo e di pagare ciò che gli serve.
I criteri che dovrebbero ispirare le politiche per la famiglia sono di tutt'altro tipo. Esistono dei sistemi di lotta alla povertà. Esistono delle politiche sociali, doverosamente messe in campo anche da questo Governo. Le politiche familiari, però, sono cosa diversa dalle politiche di lotta alla povertà e dalle politiche sociali. Esse consistono in interventi di promozione e di sostegno di chi mette al mondo dei figli, riconoscendo che tutti i figli sono una risorsa e che sono tutti uguali.
Allora, non si può distinguere tra famiglie povere e un po' meno povere semplicemente diminuendo le detrazioni all'aumentare del reddito. Bisognerebbe dare un segnale che, sul campo delle politiche familiari, tutti i figli costituiscono un valore e che su tutti i figli bisogna investire, senza permettere che ci sia una sorta di redistribuzione dei redditi quando si parla di famiglia e di politiche familiari.
Il mio subemendamento va nella direzione di mantenere costanti le detrazioni e di non collegarle all'aumentare del reddito, tra l'altro - lo sottolineo - anche rispetto a redditi bassi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere questo subemendamento, sottolineando che l'impostazione in questione sottovaluta i carichi familiari. Le detrazioni, calando con l'aumentare del reddito, anche rispetto a soglie non elevate, come i 30-40 mila euro, in presenza di tre o quattro figli, sono effettivamente penalizzanti. Ciò non soltanto e certamente per la ragione che diceva prima la collega Capitanio Santolini, ossia che i figli costituiscono una risorsa sociale indipendentemente dalla qualità del reddito della famiglia. Infatti, non capisco perché questa finanziaria preveda, ad esempio, delle incentivazioni volte alla tutela di altre categorie, indipendentemente dal reddito, mentre, in questo caso, non si vuole assolutamente riconoscere che ogni figlio è una risorsa e che, quindi, per ogni figlio la detrazione va mantenuta integra.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, vorrei rivolgere un invito all'Esecutivo, in quanto l'emendamento 3.500 del Governo ha sostituito praticamente l'intero articolo 3, ma ho sentito svolgere dai colleghi diversi riferimenti che riguardano il vecchio testo. Ad esempio, quando nel nuovo testo si prevede che la detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati (ovvero che, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato), ciò modifica quella parte contenuta nel precedente testo in base alla quale se vi era un incapiente si perdeva tutto. Lo stesso vale per quanto concerne il ragionamento sugli assegni, che non sono demandati ad un successivo decreto e che invece scattano automaticamente a partire dall'entrata in vigore della presente legge, vale a dire dal 1o gennaio del prossimo anno.
È importante che si ragioni sul testo giusto e sulle proposte vere. Pertanto, in uno dei prossimi passaggi, invito il Governo a spiegare i cambiamenti più significativi che sono stati apportati, in quanto ritengo sia giusto assicurarne la comprensione a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, le osservazioni svolte poc'anzi dal collega Pag. 25Ventura sono sicuramente condivisibili, in quanto il testo normativo prevede che, laddove non si ripartisce la detrazione al 50 per cento, essa spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato.
Tuttavia, una ripartizione differenziata tra i due coniugi in base al testo governativo non è possibile. Infatti, la detrazione deve spettare in ogni caso - sulla base dell'emendamento del Governo - al genitore che possiede il reddito complessivo di ammontare più elevato. Quindi, non si può attribuire il 60 per cento a chi ha il reddito complessivo più elevato e il 40 per cento a chi ha il reddito più basso. In ciò sta l'anomalia del testo governativo in quanto, se non si segue la strada del 50 per cento, la detrazione spetterà sempre a chi ha il reddito complessivo più elevato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Presidente, il problema sollevato dal collega Leo è reale. Tale situazione non è affrontata nel testo dell'emendamento governativo e il precedente subemendamento cercava in qualche modo di affrontarla.
In ogni caso, vorrei rivolgermi al relatore e al Governo per comprendere come procederanno i lavori di questa finanziaria. Sono stati presentati da parte dell'opposizione alcuni emendamenti, approntati per mettere in difficoltà la maggioranza, ma vi sono anche altri emendamenti predisposti per migliorare il testo in esame.
Prendere atto che il testo è mal scritto - cosa che anche voi avete riconosciuto, visto che il Governo ha presentato 180-190 emendamenti e il relatore altri 50 - non è un peccato, non significa mettere in dubbio la vostra maggioranza, ma significa cercare di approvare una legge finanziaria con il miglior testo possibile.
Capisco che il subemendamento proposto dalla collega Capitanio Santolini ha un'impostazione politica diversa rispetto a quella contenuta in questo disegno di legge finanziaria, ma quelli precedenti avevano implicazioni tecniche o cercavano di chiarire una logica che tutti condividevamo.
Mi auguro, onorevole Ventura e viceministro Visco, un accantonamento o un ripensamento che, diciamo così, non si nega a nessuno. Diceva De Filippo che un uomo è veramente tale quando sa fare marcia indietro. Quando si sa fare marcia indietro di fronte ai propri errori, aggiungo io, non si tratta neanche di essere un uomo, ma soltanto una persona di buon senso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Capitanio Santolini 0.3.500.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 292).
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, sia la maggioranza sia il Governo hanno assicurato che nessun maggior onere verrà a gravare sui contribuenti titolari di reddito sino a 40 mila euro dalla nuova rimodulazione delle aliquote IRPEF e delle detrazioni previste.
Se ciò è vero (non intendo dubitare di ciò che ha detto il viceministro Visco), penso che il subemendamento a mia firma Pag. 26possa essere accolto, dato che esso contiene soltanto una clausola di salvaguardia e fa sì che, in sede di dichiarazione dei redditi per l'anno 2007, i contribuenti possano applicare le disposizioni in vigore fino al 31 dicembre 2006, se più favorevoli, in quanto potrebbe esserci stato un errore di calcolo.
Non è la prima volta che ci troviamo, in questi mesi, di fronte ad errori di calcolo. Ricordo che con il cosiddetto decreto Bersani-Visco, in tema di IVA sugli immobili, vi è stato un grosso errore di calcolo, che ha causato milioni di euro di danni ai contribuenti italiani, ed il Governo se ne è accorto soltanto tre mesi dopo!
Inoltre, il «vecchio» testo dell'articolo 3 contiene un errore. Un importante esponente della maggioranza, il presidente della Commissione finanze del Senato, senatore Benvenuto, ha dichiarato che, se non fossero state apportate modifiche all'articolo 3, i contribuenti con uno o due figli a carico avrebbero pagato di più di coppie non sposate o dei singoli, che avrebbero pagato di meno, ed un errore di calcolo può essere presente anche nell'emendamento 3.500 del Governo.
Votare a favore del subemendamento in esame, che prevede una clausola di salvaguardia, non comporta alcun danno all'economia del paese, se è vero quanto il Governo e la maggioranza affermano, ma soprattutto assicura ai contribuenti che non pagheranno di più, ove vi fosse stato un errore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la firma mia e del gruppo Lega Nord Padania al subemendamento in esame ed anche per svolgere una considerazione molto semplice. È necessario apporre una clausola di salvaguardia all'emendamento 3.500 del Governo, tenendo anche conto di come si è arrivati alla sua formulazione.
Ricordo che la proposta emendativa è giunta ieri in nottata ed abbiamo avuto modo di vederla questa mattina, solo per qualche minuto. Non so se i colleghi della maggioranza l'abbiano vista e letta (immagino di no). Ritengo puro buonsenso applicare questa operazione di prudenza ed inserire una clausola di salvaguardia, visto che prendiamo per buona la volontà del Governo di venire incontro ai cittadini. Non vi è nulla di più semplice che apporre una clausola di salvaguardia nell'ottica di garantire che vi sia effettivamente un beneficio per il contribuente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al viceministro Visco. Lei si ricorderà che, quando vi fu la seconda riforma fiscale e noi eravamo maggioranza, lei chiese di inserire una clausola di salvaguardia (il ministro Tremonti fu subito d'accordo), per far sì che nessuno, dopo l'applicazione della riforma fiscale, potesse pagare più di quanto pagasse precedentemente. Ora, lei ha più volte dichiarato che nessuno, con redditi inferiori a 40 mila euro, pagherà più tasse dopo questa riforma fiscale.
Il subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, che chiedo di sottoscrivere, simile alla proposta emendativa del collega Verro, che esamineremo successivamente, afferma proprio ciò: riprende le sue parole per inserirle, se approvato, nel disegno di legge finanziaria.
Nessuno con un reddito inferiore a 40 mila euro può pagare più tasse: se dovesse pagare di più, potrebbe scegliere il vecchio sistema. Si tratta della stessa clausola che lei propose con un emendamento alla riforma fiscale presentata dal nostro Governo, da Tremonti.
Chiediamo, pertanto, al Governo di assicurare che le parole pronunciate da lei, viceministro, dal ministro Padoa Schioppa, da Prodi, da tutti i leader della maggioranza sono vere. Nessuno che guadagna meno di 40 mila euro pagherà di più (questa proposta emendativa al disegno di legge finanziaria ha proprio questo significato). Pag. 27Se i contribuenti in questione dovessero pagare di più, per un errore di cui non vi siete accorti, potrebbe applicarsi la vecchia disciplina fiscale. Non ci rimetterebbe nessuno, perché è nella linea che avete indicato.
Se dovesse persistere una posizione contraria, vorrei che il Governo spiegasse anche le motivazioni. Oltre tutto ritengo che la copertura prevista dal collega Antonio Pepe non sia assolutamente necessaria: voi, infatti, sostenete che la disciplina fiscale è ampiamente coperta, come previsto nei vostri emendamenti, per cui si potrebbe eliminare la copertura, che potrebbe creare qualche imbarazzo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il collega Crosetto poc'anzi ricordava che la clausola di salvaguardia è stata introdotta con il secondo modulo della riforma fiscale realizzato nella precedente legislatura, ma ciò è accaduto anche con il primo modulo di riforma. Pertanto, sia con il primo che con il secondo modulo di riforma è stata introdotta la regola democratica per cui l'introduzione di nuove disposizioni concernenti la curva delle aliquote non può comportare un appesantimento, un aggravio fiscale per i contribuenti.
Il subemendamento proposto dal collega Antonio Pepe fissa addirittura un tetto. Non è previsto per tutti i contribuenti, ma per coloro che non abbiano superato i 40 mila euro di reddito.
Come si ricorderà, nella clausola di salvaguardia della precedente legislatura non era fissato alcun tetto; quindi, il contribuente era libero di scegliere tra il sistema vigente fino al 2001 ed il sistema introdotto con la riforma Tremonti. In questo caso, il tetto stabilito è 40 mila euro. Si è letto sulla stampa specializzata che alcuni contribuenti saranno penalizzati. La linea di demarcazione è data proprio dai 40 mila euro: addirittura, per i single è 30 mila euro e ciò dimostra l'erraticità della curva delle aliquote. In questa ottica, mi sembra sia assolutamente di buonsenso consentire l'applicazione e l'introduzione della clausola di salvaguardia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere anch'io la proposta emendativa in esame che condivido fino in fondo, come rilevato anche in precedenza, rimarcando che in questa occasione non vi è la clausola di salvaguardia e sarebbe molto importante, anche da un punto di vista culturale, lasciare alle famiglie la facoltà di scelta.
Le famiglie scelgono sempre di meno (scelgono pochissimo) e, pertanto, sarebbe importante almeno poter optare per il regime fiscale che è più vantaggioso per loro.
Non è vero, tra l'altro, che in questo caso la clausola di salvaguardia, come qualcuno ha affermato, aiuterebbe le famiglie più benestanti. È tutto relativo, perché se una famiglia ha 50 mila euro di reddito lordi, ma ha a carico otto figli, non mi pare si possa dire che stia particolarmente bene e sia benestante. I concetti di ricchezza e di povertà sono tutti da discutere in presenza di famiglie numerose.
Quindi, la clausola di salvaguardia è a favore delle famiglie numerose (è vero che non sono moltissime in Italia, ma per questo andrebbero sostenute di più e con maggiore convinzione), di quelle famiglie che, pur avendo un reddito alto, hanno un numero di figli tale che non consente certo loro di godere di particolari privilegi e benefici.
Spero, quindi, che questa proposta emendativa venga approvata, ma visto come stanno procedendo i lavori, mi pare che siano tutti sordi alle ragioni delle famiglie e a favore di una blindatura del testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Armani. Ne ha facoltà.
Pag. 28
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, sono uno dei firmatari del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15 e vorrei fare una raccomandazione al ministro Visco: una parte importante del disegno di legge finanziaria e anche del decreto fiscale, che abbiamo già discusso e approvato - con i vostri voti, naturalmente, e con la fiducia -, è dedicata alla lotta all'evasione. Una clausola di salvaguardia, limitata tra l'altro a redditi non superiori ai 40 mila euro, in sede di dichiarazione dei redditi per il 2007, è una garanzia di leale collaborazione tra contribuente e fisco proprio per smantellare certe prese di posizione preconcette, che talvolta l'amministrazione finanziaria sceglie, determinando un deterioramento dei rapporti tra il contribuente e il fisco che è una delle cause dell'evasione e dell'elusione fiscale.
Quindi, ritengo che ciò sia di normale buonsenso. Speriamo che il viceministro Visco, che sta facendo altri discorsi, tra l'altro con il primo firmatario di questo subemendamento, si convinca che questa clausola di salvaguardia, presente in precedenti leggi finanziarie, possa essere accettata anche in questo caso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, intervengo anch'io su questo argomento, rinunciando alla richiesta precedentemente formulata in riferimento al mio emendamento 3.46, che è identico a quello del collega Antonio Pepe, anche se pone come tetto i redditi da 55 mila euro. Vorrei che il viceministro Visco mi stesse ad ascoltare, perché questo è un contribuito alla coerenza. Il Presidente Prodi ha ripetutamente affermato che questa manovra viene pagata dall'8 per cento dei contribuenti, mentre il 92 per cento dei contribuenti ne trarrebbero vantaggio; ebbene, fermandoci alla aliquota relativa ai redditi da 55 mila euro, andiamo a coprire esattamente il 92 per cento dei contribuenti.
Ministro Visco, mi vuole spiegare - per la verità, più che a me, al paese - la coerenza tra le affermazioni di Prodi e il parere negativo su questo subemendamento? Lei capisce che, ove ribadisse il parere contrario, ciò sarebbe la conferma che questa è una manovra punitiva, presentata agli italiani con l'obiettivo falso della redistribuzione del reddito, che, in realtà, non dà nulla ai ceti svantaggiati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma al subemendamento in esame e per condividere le osservazioni già fatte su questa norma di salvaguardia, che mi pare sia già in vigore dal 2002. Non vedo la ragione perché debba essere soppressa.
Quanto alla tutela delle famiglie numerose, non vorrei che si affermasse su questo tema una impostazione in base alla quale si tutelano le famiglie in quanto povere e bisognose e non in quanto famiglie. Signor Presidente, vorrei capire come si può giudicare ricca una famiglia che percepisce 50 mila euro - qui la soglia è 40 mila euro - e che ha quattro o più figli. Me lo dovrebbe spiegare lei, che è tanto sensibile a questi temi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia)!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per qualche chiarimento sulle motivazioni della posizione del Governo. Intanto, quando un emendamento viene criticato perché ulteriormente finanziato rispetto al testo precedente - critica sempre del tutto legittima, ovviamente; si può criticare la modalità di finanziamento, per carità! - significa evidentemente Pag. 29che c'è una maggiore erogazione di risorse, perché altrimenti non sarebbe necessario trovare nuove coperture di finanziamento, che sono del tutto evidenti nella seconda parte di questo articolo.
Per ciò che riguarda gli obiettivi, ci sono delle novità: è stata affrontata e risolta una possibile contraddizione, ad esempio, per i pensionati che hanno una piccola rendita; vi è una novità molto importante che riguarda gli over 75, cioè i pensionati più anziani, che vengono collocati in una fascia intermedia tra la detrazione da lavoro dipendente e la detrazione da pensione per tutti quelli che non hanno 75 anni.
Ci sono ulteriori detrazioni per il coniuge ed è previsto un meccanismo per gli assegni familiari che, come è stato ricordato, entra in vigore non dopo il decreto ministeriale, ma immediatamente dal 1o gennaio, e che crea una «scalettatura» che dovrebbe essere giudicata molto interessante e importante a sostegno delle famiglie.
Non è merito di nessuno: è importante che il Governo e il Parlamento adottino misure a sostegno delle famiglie, in particolare quelle numerose, che incontrano maggiori difficoltà.
Per quanto riguarda i coniugi, prima vi era una norma che poteva essere considerata «rigida»: si prevedeva una detrazione ripartita al 50 per cento tra i coniugi. Ebbene, si dà la facoltà di una maggiore convenienza, previo accordo tra i coniugi: questa è la risposta al deputato Leo.
Per quanto riguarda, poi, il problema della copertura finanziaria, con un insieme di interventi anche sui livelli di detrazione, là dove poteva esserci una lieve perdita per alcuni redditi single, è stata prevista una modifica delle detrazioni nella fascia tra 23 mila e 28 mila euro. Ciò porta a dire che 40 mila euro è un livello di reddito appropriato, rispetto al quale, certamente, tutti coloro che, per una ragione minima o grande, hanno dei carichi di famiglia possono essere certi di guadagnare da questa misura; per quanto riguarda i single, il livello di reddito si colloca sui 40 mila euro di scambio, perché gli altri crescono. I redditi che guadagnano da questa riforma sono molto vicini alla quota del 90 per cento di cui si è parlato.
È questa la ragione per cui riteniamo che non serva una clausola di salvaguardia, perché le salvaguardie sono esattamente l'obiettivo di questo emendamento.
MAURIZIO LEO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, mi consenta di dissentire da quanto affermato dal sottosegretario Grandi, che stimo. Con il meccanismo delle detrazioni abbiamo enormemente complicato il sistema di imposizione IRPEF.
A titolo esemplificativo (sicuramente, non tutti sono espertissimi in questa materia), vorrei leggere ai colleghi solo alcuni passi della norma, per vedere se il testo è intellegibile. Si dice: «per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato spettano 800 euro, diminuiti del prodotto tra 110 euro e l'importo corrispondente al rapporto fra il reddito complessivo e 15 mila euro, se il reddito complessivo non supera 15 mila euro; 690 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15 mila euro, ma non a 40 mila euro; 690 euro se il reddito complessivo è superiore a 40 mila euro, ma non a 80 mila euro». Ma non finisce qui.
Si aggiunge: «se il rapporto di cui al comma 1, lettera a), numero 1) è uguale a 1, la detrazione compete nella misura di 690 euro. Se i rapporti di cui al comma 1, lettera a), numeri 1) e 3) sono uguali a zero, la detrazione non compete. Se i rapporti di cui al comma 1, lettere b) e c), sono pari a zero, minori di zero o uguali a 1, le detrazioni non competono. Negli altri casi, il risultato dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre decimali».
Ditemi voi se questa è semplificazione! Questo mi sembra il Trattato di Uccialli, scritto in aramaico (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Grandi, che ha voluto chiarire la posizione del Governo. Vorrei ricordare, tuttavia, che non è possibile puntare tutto sul sistema degli assegni familiari (rispetto ai quali pare sia stata stanziata anche una cifra consistente), quando le detrazioni sono, invece, ridotte a cifre simboliche.
Gli assegni familiari - come è noto - sono una giungla in cui è difficile districarsi. Richiedono una riforma dalle fondamenta - perché va rivista tutta la normativa degli assegni familiari - e sono concessi solo ad alcune categorie, e non sono universali. Vengono corrisposti per i figli di età inferiore a 18 anni: quindi, una famiglia con otto figli può beneficiare delle detrazioni riguardo a tutti gli otto figli. Invece, una famiglia che ha otto figli, di cui quattro maggiorenni, dal punto di vista fiscale, è come se fosse costituita da quattro figli: infatti, gli altri quattro non contano in quanto superano i diciotto anni; il che è assurdo!
Non sì può pensare che una riforma a sostegno delle famiglie sia completamente puntata sugli assegni familiari. Tra l'altro, questa misura si basa su un criterio redistributivo e su una sorta di parternalismo da parte dello Stato, mentre le detrazioni, ancor meglio delle deduzioni, sono un diritto costituzionalmente acquisito dalle famiglie, da tutte le famiglie. Allora non si capisce perché bisogna sempre favorire chi fa ristrutturazioni edilizie, prima le rottamazioni ed adesso anche chi acquista frigoriferi, mentre chi mette al mondo i figli è sistematicamente punito con sistemi assistenziali e statalisti.
Pertanto, la risposta del sottosegretario non è convincente. Non mi pare che il Governo possa sostenere di puntare tutto sul sostegno alla famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verro. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, vorrei davvero ringraziare il sottosegretario Grandi per il contributo che ha dato alla chiarezza. Infatti, il suo intervento conferma in qualche modo la «politica dei due tempi» portata avanti da questo Governo. Da una parte esso mostra all'esterno del Palazzo un volto buono e rassicurante, mentre all'interno quello vero e punitivo. Purtroppo gli italiani si accorgeranno che il volto che conta, quello dei fatti e non delle parole, è quello presentato in quest'aula. Allora il ceto medio - i cittadini che arrivano a 55 mila euro lordi e quindi con un reddito netto di 27-28 mila euro all'anno - si renderà conto che la contraddizione esplode all'interno del Governo e sarà pagata dalle tasche del ceto medio di questo paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei fare una valutazione politica e non tecnica. Il sottosegretario mi ha ricordato Leo Longanesi, il quale affermava che quando qualcuno si trovava in difficoltà, parlava dell'elefante. Il sottosegretario ha parlato di tante cose, salvo dire negli ultimi dieci secondi che non accetta la clausola di salvaguardia. Non ritenevo possibile che il Governo potesse dire pubblicamente che i cittadini contribuenti con redditi inferiori a 40 mila euro guadagnano e al contempo, davanti alla semplice controprova di dare a chi non vuole guadagnare la possibilità di pagare quanto pagava prima, rifiuti di introdurre tale possibilità. Vuol dire che è in malafede e bugiardo quando assicura garanzie, perché non può garantire nulla. Infatti, se potesse farlo, la clausola di salvaguardia nell'interesse dei cittadini sarebbe accolta. È la prova che in aula questo Governo afferma Pag. 31cose non vere ed imbroglia gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza l'Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio essere in malafede come il collega Giovanardi. Non penso che il Governo sia bugiardo e vorrei prendere spunto brevemente dalle parole del sottosegretario Grandi, peraltro stimato da tutti. Quando si afferma che la clausola di salvaguardia non serve a nulla, vuol dire che essa non ha alcun effetto ulteriormente negativo sulle finanze dello Stato. Non vi è alcuna malizia. Allora, a ragion veduta, non si capisce per quale motivo debba essere bocciata una misura che per il Governo non serve a nulla ma che per gran parte dell'aula serve a qualcosa, con parere negativo da parte dello stimabilissimo sottosegretario Grandi, rappresentante del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 288).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.32. Chiedo all'onorevole Crosetto se intenda accedere all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, ritiro il mio subemendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione del subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Presidente, entriamo in un campo che il Governo dovrebbe conoscere bene, ma che evidentemente non ha affrontato con la dovuta serenità. Quando è stata elaborata questa norma - stiamo parlando del cosiddetto scontrino fiscale parlante - si è deciso sostanzialmente di costringere le farmacie, a partire dal 1o gennaio 2007, a dotarsi dei mezzi affinché sullo scontrino fiscale fosse riportato il codice fiscale del cliente. Credo, francamente, che nessuno di coloro che hanno elaborato questa norma abbia mai fatto la fila in farmacia, perché l'idea di chiedere ai clienti che vanno a comprare l'aspirina o qualche farmaco urgente, il codice fiscale per inserirlo all'interno dello scontrino è una follia assoluta.
Certo, si poteva risolvere diversamente la questione, ad esempio, spostando più in là il termine per l'adeguamento di tutti i registratori di cassa delle farmacie. Il Governo con l'emendamento che noi intendiamo modificare sposta il termine del 1o gennaio al 1o luglio del prossimo anno. Naturalmente, ciò non è sufficiente se non si interviene anche sulla vicenda abbastanza nota della tessera sanitaria. Ci fa molto piacere che, improvvisamente, il Governo abbia ripreso la questione della tessera sanitaria, purtroppo l'ha ripresa sotto un profilo non pratico per risolvere i problemi.Pag. 32
Voglio ricordare che il progetto della tessera sanitaria parte già nel 2003, quando viene definito (almeno nei contorni). Si stabilì che tale tessera doveva essere distribuita anche a cura dell'Agenzia delle entrate a tutti i cittadini delle diverse regioni italiane. Una prima procedura fu varata per la regione Abruzzo, se ben ricordo, ed essa ha dimostrato la validità del progetto della tessera sanitaria, perché ha portato alla luce tutta una serie di persone che usufruivano di tutti i vantaggi che potevano essere loro riconosciuti senza averne diritto. Il progetto è stato ampliato in via sperimentale ad altre quattro regioni; resta il fatto che nessuno si è posto il problema di far continuare la distribuzione della tessera sanitaria a livello nazionale, il che significa che entro il 1o luglio 2007 non si potrà sicuramente partire con la norma dello scontrino fiscale «parlante».
Questa è una disposizione assolutamente ridicola, e noi ne avevamo chiesto la soppressione, perché o parte il progetto della tessera sanitaria, che quindi viene distribuita in modo da mettere in condizione i farmacisti di rilasciare, attraverso la tessera, scontrini fiscali che leggano i dati all'interno della tessera, altrimenti è una norma che non avrà alcuna valenza.
Ora, poiché il Governo conferisce a questa norma una valenza sotto il profilo delle entrate (stiamo parlando di 65 milioni di euro l'anno), mi pare ovvio che delle due l'una: o non parte il progetto e, quindi, queste entrate non vi saranno o, se il progetto parte, creerà problemi e disservizi di natura enorme in tutto il paese. Tenendo presente che, poiché nell'ambito della detrazione vi è anche una franchigia riguardante le spese di carattere sanitario, soprattutto quelle di tipo farmaceutico, non capisco la ratio di questa norma. Voi pensate forse che i cittadini si mettano a raccogliere gli scontrini fiscali all'uscita delle farmacie, magari per terra?
Signor Presidente, credo che qui non stiamo facendo ostruzionismo, ma stiamo parlando di un problema reale, al quale il Governo non ha dato alcuna risposta. Ci teniamo, perlomeno, ad un chiarimento in relazione all'andamento della distribuzione della tessera sanitaria ed altresì con riferimento al problema che abbiamo esposto sopra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Questa norma rientra in quell'ottica del Governo di centrosinistra volta, da un lato, all'esemplificazione e, dall'altro, alla complicazione. Infatti, a fronte di ipotetiche semplificazioni, di fatto, si introducono ulteriori adempimenti e vessazioni per il contribuente. Secondo noi, i 60 miliardi e oltre di entrate derivanti da questa norma sono dovuti essenzialmente al fatto che, con questa procedura, fin tanto che le farmacie non si saranno dotate di registratori ad hoc, non vi sarà il collegamento con la banca dati dei medici e quant'altro - e ciò avverrà tra qualche anno -, il contribuente semplicemente non potrà detrarre le spese mediche.
Questo poi è, di fatto, il risultato della norma in esame: una tassazione surrettizia. Infatti, si va ad eliminare la possibilità concreta, da parte dei contribuenti, di esercitare un proprio diritto. È impensabile che si vada a scrivere a mano il codice fiscale sugli scontrini e che vi sia qualcuno che si metta ad impugnare questi dati. Ovviamente, è oltremodo impensabile che seppure vi fosse qualcuno che facesse questo lavoro sostanzialmente idiota, vi sarebbe una tale mole di errori che il tutto si tradurrebbe in tempo perso.
Anche la Lega Nord aveva previsto un emendamento soppressivo di questa disposizione. Il fatto almeno di dare un termine ragionevole e congruo per consentire che a questo auspicio della norma - che magari potrebbe essere condivisibile - seguano fatti, cioè vi sia la possibilità di realizzare le dotazioni informatiche, ma soprattutto i collegamenti alle banche dati, non costa niente.
In caso contrario, si palesa l'operazione effettiva, vale a dire quella di disincentivare la detrazione delle spese mediche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, innanzitutto chiedo di aggiungere la mia firma al subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, anche perché credo che chi ha previsto questa norma, quella cioè di rendere obbligatorio apporre il codice fiscale sullo scontrino, non sia mai stato in una farmacia. Coloro che vanno in farmacia, generalmente, sono persone anziane e non portano con sè il codice fiscale ovvero persone che acquistano i farmaci per conto magari di un parente o di un'altra persona.
Qual è lo scopo che il Governo si propone con questa disposizione? È forse quello di far «cassetta», visto che queste persone non saranno molto spesso nelle condizioni di detrarre le spese mediche oppure si tratta di un'altra questione?
A mio giudizio, il problema che si pone è quello di dover applicare il buonsenso. Che cosa dovrebbe fare, secondo voi, un farmacista? Non emettere lo scontrino? Non fornire la merce? Oppure dovrebbe dire a queste persone di portare il codice fiscale e tornare in un successivo momento nel caso non lo abbiano con sè? Io credo che la norma sia completamente assurda e non abbia alcun valore effettivo e concreto che possa aiutare a risolvere i veri problemi. Essa chiaramente serve solo a far sì che la gente possa dedurre ancora meno. Si badi bene al fatto che, generalmente, coloro che faranno l'autocertificazione dell'acquisto per poter poi effettuare la detrazione, sono non tanto i ricchi o i benestanti, ma le classi più povere della popolazione.
Di conseguenza, invito ad approvare tale subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno messo in evidenza le difficoltà gestionali ed operative di una procedura di questo tipo. È mai pensabile che i contribuenti si mettano in fila presso le farmacie, ritirino i medicinali e, poi, chiedano l'apposizione del codice fiscale e l'indicazione degli elementi che vengono richiesti negli scontrini? Questa è una cosa assolutamente anacronistica perché si sommano adempimenti ad adempimenti, difficoltà a difficoltà. Teniamo presente che per i medicinali non c'è una detrazione elevatissima perché l'importo per i contribuenti di «modeste dimensioni» è minimale. Quindi, creare tutti questi appesantimenti e queste difficoltà significa scoraggiare gli utenti dal richiedere gli scontrini e dal dedurre i costi.
Di conseguenza, stiamo ancora una volta penalizzando le fasce più deboli, che sicuramente non andranno in farmacia con il codice fiscale per poter acquistare i medicinali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottoscrivere il subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35 perché non ritengo comprensibile creare questo ulteriore adempimento a carico dei contribuenti. Penso ad un contribuente che, magari, ha bisogno di una medicina urgente, va in farmacia e non ha con sé il codice fiscale: che cosa deve fare? Cosa deve fare il farmacista? Può dare la medicina o non può farlo perché, magari, il malato non ha con sé il codice fiscale? Quindi, prevedere, come reca il subemendamento, uno slittamento per ciò che ha previsto il Governo - apporre il codice fiscale sulla ricetta - mi pare sicuramente sensato.
Di conseguenza, chiedo di aggiungere anche la mia firma al subemendamento in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
Pag. 34GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, anche se forse questo non è previsto, nel chiederle formalmente di poter apporre la mia firma al subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, mi appello alla sua sensibilità. Forse il mio è un intervento irrituale, ma chiedo alla sensibilità di chi in questo momento presiede l'Assemblea se sia in qualche modo ammissibile il divario sempre più profondo che stiamo creando tra il Parlamento - quindi, chi presiede la Camera mi può ben comprendere - e il cittadino comune. Chiedo nuovamente che si rifletta su questo argomento - la vecchietta che va in farmacia ed ha bisogno, con tutto il rispetto per le persone anziane, di un farmaco urgente, ma non conosce il codice fiscale o si sbaglia, e il farmacista, contravvenendo ai suoi doveri, è costretto a chiederlo - e che il Governo muti la sua posizione negativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, nel chiedere di apporre la mia firma al subemendamento in esame, voglio sottolineare la sua importanza sociale e chiedo, perlomeno, che si disponga il suo accantonamento.
PRESIDENTE. Vorrei dire al deputato Consolo il quale in precedenza mi ha rivolto un'osservazione, che, come lei sa, non ho titolo per intervenire sui contenuti programmatici.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gianfranco Conte 0.3.500.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i deputati Zanella e Balducci non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego...
LUCA VOLONTÈ. Sono in «trasferta», mi scusi... Ho preso atto, e non volevo crederci, ma glielo faccio presente - come sa ormai è la terza volta che intervengo in questa materia -, che alle ore 16,11 sono stati inviati ai gruppi parlamentari svariati emendamenti (con il termine per la presentazione dei subemendamenti fissato alle ore 16,45 - come lei sa, noi eravamo qui in aula) su articoli (come il 18, che certamente non si voterà oggi). Anche questa volta segnalo, Presidente, nei confronti dell'opposizione un modo di lavorare assolutamente irrituale (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici di Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Si tratta di tre emendamenti che sono stati presentati e discussi in Commissione ed è stato fissato il tempo previsto dal regolamento. Tuttavia, dato che sono riferiti all'articolo 18, è del tutto evidente che quando l'Assemblea si troverà ad esaminare tale articolo, lei potrà formulare questa osservazione e semmai si potrà valutare in quel momento la questione evidenziata.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, in tutti questi passaggi si nota, si sente, si percepisce, la sua sofferenza di Pag. 35Presidente della Camera rispetto ad una serie di procedure e a ciò che è avvenuto questa mattina: si capisce che il Presidente della Camera si trova a vivere un certo disagio.
Tuttavia, Presidente, al di là del disagio e delle sue buone maniere, vorrei ricordare che il Presidente della Camera deve tutelare la Camera, non il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)! Il Presidente della Camera deve mettere la Camera e ogni singolo deputato nelle condizioni di svolgere la propria funzione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Noi non abbiamo altri a cui appellarci e lei e il ministro dei rapporti con il Parlamento vi dovete incontrare per stabilire regole certe! Presidente, sarebbe meglio che l'opposizione dicesse «basta». Di fronte a questa situazione credo che l'opposizione debba abbandonare l'aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale, Forza Italia), perché altrimenti diventeremmo complici di queste procedure, che costituiscono un precedente per i lavori della Camera.
Signor Presidente, mi dica lei, al di là delle sue buone maniere, come fanno i deputati, mentre sono in aula durante una seduta d'Assemblea, a presentare i subemendamenti, non avendo ancora letto gli emendamenti! Ogni sforzo e tutta la buona volontà dell'opposizione, che ha ritirato gli emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani) che li ha ridotti all'essenziale, che ha cercato di stabilire un dialogo, (affinché il Parlamento non desse una brutta, pessima, immagine al paese), vengono calpestati dall'arroganza del Governo che è assolutamente inaccettabile e che non si deve più ripetere!
Concludendo, Presidente, lei ha il dovere di dire «no» non solo al deputato, ma anche al Governo, quando lei sa che, come vecchio parlamentare, quello che sta avvenendo non ha precedenti nella storia di questo Parlamento! Lei ne è responsabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, lei ha detto che la Commissione ha esaminato... La Commissione non ha esaminato un bel niente! Queste note che arrivano ai gruppi parlamentari sono riferibili anche all'articolo 6. Si tratta di un articolo che abbiamo visto in Commissione, nel senso che ci è stato consegnato, ma su di esso non abbiamo avviato nessuna discussione.
Se alle 14,57 - ovverossia quando è finito l'esame in Commissione - viene comunicato ai gruppi un emendamento, che peraltro interviene su una materia molto delicata, riguardante le rivendite di generi di monopolio, e ci si chiede di subemendarlo entro le 15,30, lei capisce, Presidente, che ciò è assolutamente impossibile! Perlomeno si chieda alla Commissione di esaminare compiutamente tutti gli emendamenti presentati dal relatore e dal Governo, prima ancora di scendere in aula.
Altrimenti, Presidente, venga sospesa la seduta e vengano date le condizioni alla Commissione per operare correttamente l'esame degli emendamenti presentati dal relatore e dal Governo e dei subemendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PIETRO RAO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Ormai avevo perso la speranza, Presidente, perché avevo chiesto di intervenire per dichiarazione di voto sul subemendamento precedente. Mi dispiace, perché non è la prima volta che si verificano queste situazoni! Dovrò vedere a Pag. 36quale gruppo iscrivermi! Se lei, Presidente, mi può fare la raccomandazione per avere la tessera di Rifondazione comunista, le sarò grato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Forza Italia)!
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Prima, signor Presidente, mi ero permesso di rivolgermi a lei e lei giustamente, applicando il regolamento, mi ha richiamato, perché non può il Presidente prendere posizione nel merito di un ragionamento. Però questa volta, Presidente, mi rivolgo a lei come Presidente di questa Assemblea e dunque questa volta il regolamento è dalla parte nostra. Presidente, non dico che è dalla parte mia o dalla parte sua, dico che è dalla parte nostra.
Su quanto richiamato dal presidente Volontè circa la compressione dei tempi, vorrei dire che questi possono essere compressi, ma non vanificati del tutto. Qui si sta applicando la tattica, come direbbero gli americani, del to take or to leave, del prendere o lasciare. Tanto non interessa a nessuno l'opinione dell'opposizione!
Presidente, non possiamo continuare in questo modo. Lei, questa mattina, ha detto in un intervento che avrebbe garantito i diritti di tutti. Ebbene, i diritti di tutti comprendono anche i diritti di noi dell'opposizione a potere esaminare compiutamente gli emendamenti presentati, con la speranza - almeno quella ce la lasci - che la maggioranza ascoltasse qualche argomentazione, peraltro legittima, che noi volessimo portare avanti. La ringrazio, Presidente, ci affidiamo a lei.
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, le chiedo formalmente un atto di chiarezza. Il presidente della Commissione bilancio preannunciando la presentazione di emendamenti ha detto esplicitamente: saranno annunciati dal Presidente della Camera, che darà anche i termini per i subemendamenti.
Successivamente, lei ha comunicato che sono pervenuti degli emendamenti, ma non ha dato i termini per la presentazione dei relativi subemendamenti, come se la competenza in tal senso fosse della Commissione bilancio. Allora, a questo punto - mi scusi, Presidente, chiedo lumi a lei -, non riesco più a capire come si possa esercitare l'attività non di opposizione, ma di parlamentare!
Presidente Duilio, lei prima ha detto: il Presidente della Camera darà i termini per i subemendamenti.
Il Presidente della Camera ci guarda come se non c'entrasse nulla né con i termini per i subemendamenti né con la comunicazione della presentazione di nuovi emendamenti; quindi, noi non sappiamo se è la Commissione che deve dirci quando arrivano nuovi emendamenti e quanto tempo abbiamo per i subemendamenti, se è il Presidente della Camera o se sono i fax dei gruppi. Come possiamo esercitare la nostra attività, non dico di opposizione, ma di parlamentari? Non si può arrivare in aula, essere in aula, parlare in aula, votare in aula e preparare i subemendamenti all'articolo 18 che, tanto per capirci, è quello sul cuneo fiscale. Almeno rispettiamo le regole del gioco! Mi sembra che ci sia una totale chiusura verso qualunque tipo di emendamento dell'opposizione, ma le regole del gioco, signor Presidente, deve dirci lei quali sono. Non lo capiamo da alcuni giorni, e abbiamo il diritto di saperlo: vogliamo capire con quali regole dobbiamo fare il nostro lavoro di parlamentari, indipendentemente dal successo dei nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, penso che lei debba farsi carico un po' della situazione che si sta determinando. Pag. 37Oggettivamente, a molti dei colleghi è capitato di trovarsi a vivere leggi finanziarie dove c'è un po' di confusione, un po' di eccitazione; però, quello che sta accadendo in questi giorni - secondo me - ha superato davvero ogni limite di tolleranza. Non so se il Consiglio dei ministri continui a sfornare emendamenti a getto continuo, ma in queste condizioni l'Assemblea non è in grado di operare. Porrete la questione di fiducia, fate qualche cosa! Difatti, in questo modo è inutile che tentiate di rovesciare tutta la responsabilità sull'opposizione, che starebbe facendo ostruzionismo. Questa è una cosa che non regge. Vi state dimostrando inadatti anche all'ordinaria amministrazione; è una questione davvero preoccupante. Signor Presidente, faccia qualcosa! Tuteli la dignità di questa aula, perché in queste condizioni lavorare non ha alcun senso (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, non ripeto le considerazioni fatte dagli altri colleghi però alcune cose vanno chiarite. Questa situazione di caos e di mancanza di rispetto delle regole si trascina da quando è iniziato l'iter del disegno di legge finanziaria. Ciò è stato reso noto con una nota formale di cui è primo firmatario il collega La Malfa, a cui ci siamo, bene o male, aggregati tutti quanti. Nella risposta lei giustamente fa riferimento alla possibilità, una volta terminata la sessione di bilancio, di mettere mano alle regole e fare in modo che fatti come quelli che si sono succeduti in questa sessione di bilancio non si ripetano più. Il problema è che però adesso dobbiamo lavorare con le regole che ci sono: ma, almeno queste, cerchiamo di farle rispettare. Finora il Governo ha presentato emendamenti riguardanti i primi 30 articoli, mentre il disegno di legge finanziaria ne conta più di 200; quindi, non vorremmo che fossero presentati ulteriori emendamenti fuori tempo massimo e senza avere la possibilità neanche di leggerli ed approfondirli. Per questo motivo, c'è bisogno davvero di un richiamo al rispetto delle regole e di un richiamo alla serietà al Governo; quindi, se ci sono gli emendamenti, per cortesia, dateceli subito, così potremo lavorare tutti serenamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e anche quella dei colleghi, con una brevissima premessa - lo dico in modo semplice ai colleghi che mi hanno preceduto, che forse hanno la memoria corta, e lo dico anche all'onorevole Tabacci -, su quello che abbiamo vissuto in quest'aula per cinque anni (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Per favore! Consentitegli di andare avanti; lei, deputato Giachetti, prosegua.
ROBERTO GIACHETTI. Io continuo se riesco a proseguire.
NICOLA BONO. Cialtrone! Pagliaccio!
PRESIDENTE. Per favore, consentite al deputato Giachetti di svolgere il suo intervento!
ROBERTO GIACHETTI. Stavo dicendo che probabilmente sarebbe utile ricordare quello che noi abbiamo vissuto in quest'aula per cinque anni.
Tuttavia, è utile trovare momenti di collaborazione per lo svolgimento dei lavori dell'Assemblea. Ovviamente, Presidente, rientra tra le sue prerogative quella di assegnare più tempo per la presentazione di subemendamenti ad emendamenti (evidentemente, il Governo ha la possibilità di presentare proposte emendative come legittimamente accade oggi ed è Pag. 38accaduto ieri) che riguardano articoli che certamente non saranno discussi nella seduta odierna.
A nome del gruppo dell'Ulivo, le comunico che, se decidesse di dare più tempo per la presentazione dei subemendamenti, ove si consideri anche il fatto che oggi stiamo esaminando altri articoli, non ci opporremmo, anzi la riterremmo una cosa utile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo per esprimere il disagio da parlamentare della Repubblica, al di là del fatto che mi collochi all'opposizione, nell'esaminare queste proposte emendative.
Non credo sia colpa sua, Presidente Bertinotti, la situazione di caos che si sta determinando in questa aula. Penso che la responsabilità di fondo sia del Governo per la scelta che ha compiuto di proporci una specie di finanziaria à la carte, un affettato di finanziaria; d'altronde, una maggioranza affettata non può che proporre un affettato di finanziaria, ossia una finanziaria frutto di mille conflitti, di mille problemi, di mille esigenze e che pare non finire mai, perché mai finiscono questi conflitti, mai finiscono questi problemi, mai finiscono queste esigenze!
Risale alla fine della settimana scorsa l'intervista rilasciata dal Vicepresidente del Consiglio D'Alema, che ha posto la necessità di rimodulare i tagli della spesa dei ministeri. È di oggi una protesta del ministro Melandri per i soldi sottratti al CONI.
Quand'è che vi metterete d'accordo e ci proporrete un testo su cui poter finalmente iniziare a ragionare? Questo è l'interrogativo che ancora ci poniamo!
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, siamo in grado di esaminare gli articoli dal 3 al 30. Questa proposta è già stata istruita dal Comitato ristretto. Ci sono determinati tempi su una proposta emendativa presentata all'articolo 18 ed i relativi tempi possono essere ampliati, perché sicuramente non la esamineremo questo pomeriggio. Francamente, non vedo le ragioni di questo dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani). Non capisco perché sosteniate che vi sono problemi nella maggioranza. Ribadite che stiamo insieme perché dovete farlo e che vi sono fratture politiche. Noi siamo pronti ad esaminare il provvedimento dall'articolo 3 all'articolo 30.
Se, come si capisce, ogni ora e mezza deve essere sollevato un problema, quale quello che è stato sollevato, questo fa parte di un rito (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia) al quale, colleghi, non siamo stati estranei neanche noi, altre volte. Quindi, comprendiamo benissimo. Ma non c'è ragione, Presidente, di fare un dibattito sul fatto che si debbano ampliare i tempi per la presentazione dei subemendamenti ad un emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, sono d'accordo con il collega Ventura, relatore stimato del provvedimento, ma il punto è un altro.
Ventura, non è che noi, ogni ora e mezza, solleviamo un problema. Il problema è che voi, ogni ora e mezza, presentate un nuovo emendamento! È esattamente l'opposto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
E poiché ogni ora e mezza presentate nuovi emendamenti per i quali sono previsti 20 o 30 minuti per la presentazione di subemendamenti, è evidente che o sospendiamo i lavori dell'aula per consentire la presentazione dei medesimi o si prevede un termine diverso.
Ma, Presidente, poiché alla base di ogni questione apparentemente tecnica, regolamentare o temporale vi è sempre, in realtà, una questione politica, allora vorrei Pag. 39osservare che anche in questo caso siamo in presenza di una questione pienamente politica, la quale sta alla base del disagio che oggi sta lamentando l'Assemblea.
Qual è la questione politica sulla quale vorrei richiamare l'attenzione del Governo, della Commissione e del relatore? Su tutti i provvedimenti complessi ed ampli come il disegno di legge finanziaria, che risulta essere enorme per vastità, dimensioni e profondità dei temi trattati, vi è sempre la possibilità di accogliere - anche solo per sbaglio - qualche emendamento presentato dall'opposizione. In questo caso, la maggioranza e la Commissione bilancio stanno bene attente ad evitare che possa accadere tale sbaglio!
Così, che cosa si fa (ecco l'insorgere del problema)? Vi è una proposta emendativa dell'onorevole Delfino meritevole di attenzione e degna di essere approvata, come, ad esempio, l'emendamento 19.9? Ebbene, «no»! La Commissione ed il Governo non possono limitarsi ad esprimere parere favorevole sull'emendamento Delfino 19.9: no! Si ingegnano a presentarne uno identico, come l'emendamento 19.4 della Commissione - che noi dovremmo subemendare -, e da qui nasce il problema!
Vi è una proposta emendativa presentata all'articolo 18 dall'onorevole Crisci meritevole di essere approvata, come, ad esempio, l'emendamento 18.21? Che fa allora la Commissione, esprime un parere favorevole? No: si inventa una riformulazione del relatore, a nome della Commissione stessa, per non dare all'onorevole Crisci la soddisfazione di vedersi approvato il suo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Democrazia Cristiana-Partito Socialista)! Naturalmente, trattandosi di una nuova proposta emendativa della Commissione, dobbiamo anche subemendarla; magari, così, Crisci subemenderà se stesso, ed il subemendamento presentato dall'onorevole Crisci o dall'onorevole Delfino sarà bocciato dalla Commissione bilancio, mentre verrà approvata, invece, la proposta formulata dalla Commissione stessa!
Ecco perché, Presidente, affermo che i disagi nascono dai disastri! Non so se essi siano stati compiuti per cattiva volontà o per incompetenza, ma non credo, perché i colleghi che compongono la Commissione sono tutti esperti ed hanno trattato anche altre leggi finanziarie!
Mi rendo conto che sarebbe difficile per voi giustificare, al vostro interno, il fatto che possiate condividere qualche emendamento presentato dall'opposizione. Infatti, se lo fate, delle due l'una: o sono fatte bene le nostre proposte emendative, o sono fatte male le vostre, ed allora voi siete costretti ad imitare i nostri emendamenti!
Credo tuttavia, Presidente, che a volte la semplicità, la trasparenza e la linearità del procedimento potrebbero essere molto più agevoli da ottenere; pertanto, potete anche riconoscere di aver sbagliato, oppure che qualche nostra proposta emendativa è giusta, ed allora potreste accettare direttamente i nostri emendamenti. Si può chiedere di modificare la copertura finanziaria se essa «disturba», e credo che i lavori dell'Assemblea risulterebbero più chiari e trasparenti, anche dal punto di vista politico. In tal modo, non avremmo il disagio o l'ingombro (non lo avrebbe neanche lei, signor Presidente) di dover subemendare «finti» emendamenti presentati dalla Commissione, che servono solamente per riprendere alcune buone idee proposte dall'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori; per la verità, avevo chiesto la parola prima del mio capogruppo, ma il presidente Elio Vito ha già esposto anche quello che avrei voluto dire io.
Vorrei evidenziare che il collega Giachetti rinfaccia ogni volta a noi i nostri atteggiamenti, ma dovrebbe ricordare a se Pag. 40stesso il comportamento irriguardoso che egli stesso ha tenuto durante i cinque anni precedenti. Allora, il collega Giachetti, prima di addebitare a noi un comportamento scorretto, dovrebbe chiedere scusa per i cinque anni di eterne scorrettezze che ha manifestato nei confronti di questo Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Non solo, ma il collega Giachetti dovrebbe ricordarsi che, per questioni molto più banali e semplici, ha tenuto comportamenti indescrivibili! Allora, collega Giachetti, per quanto concerne l'ordine dei lavori, vorrei dirle che noi siamo ben contenti se lei afferma che avremo maggior tempo a disposizione per discutere; saremmo altrettanto contenti, tuttavia, se lei evitasse di ricordare a noi il nostro comportamento e si scusasse per l'atteggiamento scorretto che ha mostrato, in questo Parlamento, nel corso dei cinque anni trascorsi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, pensavo che si fosse dimenticato di questo settore del Parlamento...
Vede, Presidente, sono perplesso per l'andamento di questo dibattito, perché sono state poste dai colleghi alcune questioni che attengono al rispetto della dignità del Parlamento e lei non ha detto una parola, ma continua a dare la parola a tutti, come se il problema non fosse quello che lei deve decidere come procedere. Mi sembra alquanto anomalo che lei ci faccia continuare a parlare su questo argomento senza che abbia espresso una posizione. Probabilmente, si sta formando un suo convincimento. Forse, qualcosa deve ancora maturare. Fatto è che noi ci troviamo davanti ad una situazione che non ha precedenti.
All'amico e collega Giachetti vorrei ricordare che sarebbe bene che non facesse alcun riferimento al passato, perché una situazione come questa sarebbe sfuggita anche al genio creativo di Kafka. Sappia, onorevole Giachetti, che mai è esistita una maggioranza che ha emendato una proposta del Governo nella misura e nella quantità in cui lo avete fatto voi!
Su questa finanziaria sono stati presentati centinaia di emendamenti da ministri che, nel Governo, avevano votato il documento della manovra finanziaria. Quindi, è sicuramente la finanziaria più schizofrenica della storia del nostro Parlamento. Esempi di un simile comportamento nel passato non ve ne sono.
Soprattutto, inoltre, Presidente Bertinotti, il problema non è quello dei tempi. Se volete ridurre questo problema al giochetto degli emendamenti, noi non ci stiamo, perché la questione di fondo è di quale provvedimento stiamo parlando. Infatti, un provvedimento come la manovra finanziaria va giudicato nella sua interezza, non a pezzetti di proposte emendative che riguardano alcune parole o alcune righe del documento.
Quindi, il problema non è quello di darci mezz'ora o quaranta minuti in più per subemendare gli emendamenti del Governo, ma quello di stabilire regole precise, che abbiano al centro l'obiettivo della tutela del diritto-dovere di ogni parlamentare di essere consapevole di ciò che sta votando.
Allora, Presidente, in primo luogo, io le contesto - non le chiedo, ma le contesto! - una omissione di informazione nei confronti dell'Assemblea, perché non è possibile che gli emendamenti del Governo vengano presentati in maniera ufficiosa e che li dobbiamo apprendere per vie traverse. Lei deve annunciarli e lo deve fare appena sono presentati, dicendo che sono stati presentati alla Commissione, perché la finanziaria non è un problema che riguarda solo la Commissione bilancio. La finanziaria tocca tutte le materie dell'Amministrazione dello Stato e, conseguentemente, tutti i parlamentari seduti in quest'aula hanno titolo per intervenire sulle varie questioni e, in questo senso, hanno presentato emendamenti a loro volta.
Com'è possibile che un parlamentare scopra che ci sono stati emendamenti che hanno stravolto il testo originario e che Pag. 41sono diventati il nuovo testo su cui confrontarsi, se non viene informato in aula della presentazione degli emendamenti?
Allora, signor Presidente, c'è un problema che attiene alle regole che riguardano i comportamenti del Governo, uno che attiene alle regole che riguardano la maggioranza e uno che attiene alla Presidenza di questa Camera, che ha il dovere di tenere informati i deputati e di salvaguardare la dignità di ogni singolo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, a questo proposito, anche per sconfessare ciò che è stato detto dai membri della maggioranza, occorre ricordare come si sono svolti i lavori su questo disegno di legge finanziaria da quando essi sono iniziati.
Una Commissione si è riunita per lavorare su questo disegno di legge finanziaria e sappiamo che in Commissione, purtroppo, poco o nulla è stato fatto.
Chi ha partecipato ai lavori della Commissione sa che molto spesso l'esame si è bloccato a causa della mancanza di accordo all'interno della maggioranza e che molto spesso la Commissione veniva convocata per pochi minuti o in ritardo, in quanto gli interessati non si presentavano. Quindi, la Commissione - non per colpa del suo presidente - non ha potuto esaminare compiutamente il disegno di legge finanziaria. E il fatto che nelle ultime ore del sabato siano state presentate decine di emendamenti del Governo che, anziché essere esaminati, sono stati rimessi all'Assemblea, ne è stato l'esempio. D'altra parte, un illustre quotidiano ha evidenziato che mai negli ultimi decenni si è verificata una situazione di questo tipo. Quindi, riteniamo che la nostra protesta sia del tutto legittima.
Inoltre, vorrei ricordare che ieri sera, alle 21,30, è stato presentato un emendamento del Governo - subemendabile entro le 9 di questa mattina - sulla parte più importante della finanziaria, contenuta nell'articolo 3, che riguarda direttamente o indirettamente 57 milioni di italiani. Questa è la serietà con la quale incidiamo su una parte importante di questa finanziaria: presentando un emendamento ad uffici chiusi ed avvertendo i deputati solo telefonicamente.
Certamente, non si tratta di una situazione di ordinaria gestione dell'esame del disegno di legge finanziaria, pertanto chiediamo a lei, signor Presidente, di farsene carico nell'ambito del suo compito istituzionale, fiduciosi che lo farà.
PRESIDENTE. Ritengo che la Presidenza abbia il dovere di rispondere puntualmente alle osservazioni svolte sull'organizzazione dei lavori.
Vorrei tuttavia invitare tutti i componenti l'Assemblea a far sì che tali discussioni siano puntuali, cioè avvengano sulla questione sollevata e in quel momento discussa, evitando di ritornare su questioni controverse, ma in qualche misura già risolte, altrimenti dipanare la nostra attività diventa quasi impossibile.
Vorrei inoltre invitare ognuno a non mescolare legittime questioni politiche a questioni procedurali. Personalmente, ritengo che vi sia già una sovrabbondanza di elementi politici nella discussione procedurale; per dirla altrimenti, penso che troppi elementi politici e programmatici vengano in conflitto attraverso la mediazione della procedura. Pertanto, almeno per evitare il suo esito più difficile, chiedo che non venga sollevata - almeno nei confronti della Presidenza - una valutazione politica che riguarda tutte le forze politiche.
L'accoglimento o meno di un emendamento è materia a disposizione dell'Assemblea e, nel caso specifico che si determina, della maggioranza che si esprime su questo. Ciò non può essere impugnato come verifica dell'efficacia di un procedimento, che può essere regolare e buono indipendentemente dall'accoglimento o meno di proposte emendative.
Quello che la Presidenza può e deve fare è garantire e persino favorire un Pag. 42percorso consensualmente - per quanto possibile - accettato nei tempi e nei modi in cui assumiamo la decisione.
La guida di questo comportamento è il regolamento, la consuetudine, con un'elasticità che consente di tenere conto anche di esigenze che vengono proposte.
Vorrei ricordare che la Presidenza non ha titolo per intervenire, oltre il regolamento, sui comportamenti del Governo. Peraltro, il presidente della Commissione e la Commissione, che si adoperano in una condizione anche così difficile, vorrei fossero ulteriormente sollecitati a raccogliere le esigenze che qui sono state presentate sul terreno procedurale.
Per quel che mi riguarda, mi sento in grado di contestare ogni critica rivolta alla Presidenza. Anche in questo caso vi è stata una trasmissione formale ai gruppi, questo pomeriggio, prima dell'inizio della seduta, come in precedenti ed analoghi casi.
Tuttavia, penso che, vista la difficoltà della nostra discussione, a nuova garanzia, possiamo impegnarci, come Presidenza, a provvedere, da qui in poi, a darne annuncio anche in Assemblea. Ho già detto, stamane, che la Presidenza si fa concretamente carico delle esigenze dei parlamentari e dei gruppi. La fissazione dei tempi, come è stata qui proposta e realizzata, serve semplicemente a disciplinare ed a dare un ordine ai nostri lavori. Essi, del resto, come già si è visto, sono a disposizione per una flessibilità in grado di raccogliere le esigenze che, di volta in volta, vengono proposte.
Come ben sapete, nella fattispecie, il termine ordinario per la presentazione dei subemendamenti è di un'ora prima dell'inizio della seduta nella quale sono esaminati. Per gli emendamenti presentati in seduta, il Presidente può rinviare l'esame, a termini di regolamento, per non più di tre ore e, in tali limiti, vengono fissati ordinariamente, in base al numero ed all'entità delle modifiche, i termini per i subemendamenti.
È evidente che la Presidenza è tenuta a fissare un termine per consentire, in astratto, l'esame degli emendamenti in Assemblea. Se, come è verosimile che accada in questo caso, gli emendamenti non saranno discussi nella seduta di oggi, varrà il termine ordinario di un'ora prima della seduta di domani. Se lo saranno, la Presidenza accoglierà eventuali richieste formulate per la fissazione dei tempi di presentazione subemendamenti.
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.20. Prendo atto che i presentatori non accettano l'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi scuso con i colleghi, non è assolutamente mia intenzione «rovinare» più di tanto la vostra giornata.
Il subemendamento in esame, ministro Visco, è importante. Lei, ai commi 16-ter, 16-quater e 16-quinquies dell'articolo 5 compie un'operazione che ritengo molto pericolosa per le aziende. Vorrei spiegarlo ai colleghi che pensano che il sistema delle imprese italiane abbia ancora un significato.
Con l'emendamento del Governo si obbligano tutte le aziende che ora sono abituate a compensare debiti e crediti nei confronti dello Stato con il modello F-24 il 16 di ogni mese, a presentare, entro il giorno 10 del mese, la propria documentazione. Lo Stato ha sei giorni per controllare le documentazioni presentate da tutte le imprese italiane e per considerare se la compensazione vada bene.
L'emendamento del Governo - lo sappiamo ministro Visco - ha un solo ed unico significato: prorogare le compensazioni. Lei ha trovato un sistema ingegnoso per far sì che le aziende non riescano per uno, due o tre mesi a compensare i crediti che hanno con lo Stato. Il notevole vantaggio per lo Stato è far cassa. È un'operazione di cassa per il Ministero dell'economia e delle finanze ma, dall'altra parte, mette in enorme difficoltà tutto il sistema delle imprese italiane. Per questo motivo, proponiamo la soppressione di questi commi.
Ministro, ci rendiamo conto della loro importanza, poiché apporteranno liquidità Pag. 43di cassa, ma, d'altra parte, si abbatteranno sul sistema economico, quello delle imprese italiane, già in difficoltà, cui viene tolto il TFR, deprimendo la possibilità di compensare i crediti che hanno nei confronti dello Stato.
L'accordo Basilea 2 metterà in difficoltà le imprese per quanto riguarda l'accesso al credito. Il prossimo anno, il nostro sistema imprenditoriale sarà chiuso in una tenaglia, perché vi sarà un ulteriore aggravio che, probabilmente, molte aziende non saranno in grado di sopportare. Poiché per voi presenta solo un valore di cassa, direi che bisognerebbe prendere atto che non si può distruggere una parte del sistema imprenditoriale che si trova già in difficoltà.
Non si tratta di difendere le aziende, ma anche i posti di lavoro nelle aziende. Il problema più grave del nostro sistema aziendale - lei lo sa perfettamente, ministro Visco - è che vi sono aziende sottopatrimonializzate. Se a queste aziende togliamo il TFR, nonché la possibilità di incassare prima i crediti dello Stato, verrà meno un pilastro fondamentale per lo sviluppo.
Vi chiedo, mi rivolgo al relatore e alla maggioranza, di pensarci: non si tratta di una proposta emendativa ostruzionistica, poiché con la medesima intendiamo segnalarvi una preoccupazione che non è avvertita solo da Forza Italia o dall'opposizione. È una preoccupazione che dovrebbe essere comune a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, avevamo presentato un analogo emendamento che però è stato dichiarato inammissibile. Francamente, credevamo l'attuale Governo ormai avesse raggiunto il limite, quando aveva impostato la propria campagna di vessazione fiscale contro il sistema produttivo e le categorie produttive.
Abbiamo visto quante vessazioni ha introdotto il cosiddetto decreto Bersani. Oggi abbiamo il piacere di vedere in aula il viceministro Visco che è l'artefice della vessazione fiscale nei riguardi delle categorie produttive. Abbiamo visto la prima stesura della legge finanziaria e la linea che era stata seguita. Oggi, con questo emendamento, capiamo che, purtroppo, non è finita. Questa proposta emendativa introduce la presunzione di colpevolezza nei confronti delle categorie produttive, le quali devono dimostrare di non essere degli evasori e di non trovarsi nella illegalità. Devono, pertanto, chiedere allo Stato prima se i loro crediti sono legali o illegali.
Nella Costituzione si parla della presunzione di innocenza per altri ambiti, ma oggi possiamo dire che, in materia fiscale, se questa proposta emendativa venisse approvata, per le categorie produttive varrebbe la presunzione di colpevolezza, per cui il 10 di ogni mese esse dovranno chiedere allo Stato se possono portare in compensazione quel credito o no. È uno dei tasselli che sono stati introdotti negli ultimi mesi, che altro non faranno che mettere in ginocchio il sistema produttivo.
In Padania, questi provvedimenti purtroppo vengono molto criticati e visti come vessatori nei confronti di chi, ogni giorno, lavora, paga le tasse e deve mantenere il paese. Pensiamo cosa accadrà a chi dovrà chiedere la compensazione per questi tributi? I commercialisti avranno un ulteriore adempimento, quindi un ulteriore aggravio che si ripercuoterà sulle fatture che emetteranno, quindi sui costi delle imprese, degli artigiani e dei commercianti che già ne hanno tanti. Ricordo ad esempio il modello F-24 on line che poi avete dovuto posticipare, perché, probabilmente, vi siete resi conto che si trattava di un provvedimento pazzesco.
Abbiamo presentato alcune proposte emendative che sono state però dichiarate inammissibili; una era di buonsenso, perché prevedeva l'esclusione da questo provvedimento di alcune categorie produttive, le piccole e medie imprese, gli artigiani ed i commercianti, perché si rischia Pag. 44di metterli in ginocchio, insieme ad altre disposizioni da voi previste. Oltre tutto, vi sarà un costo maggiore, in un momento storico in cui sappiamo che molte imprese sono in crisi a causa della concorrenza internazionale e della crisi dei mercati. Pertanto, sosteniamo con favore questo subemendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, anch'io chiedo di sottoscrivere il subemendamento in esame.
Noto con stupore alcune cose. Il Governo di centrosinistra nel 1997 propose il cosiddetto fisco telematico e, tra le diverse disposizioni, aveva introdotto proprio la possibilità di compensazione. Anche noi guardammo con favore a questa disposizione, che era all'avanguardia nell'ambito degli adempimenti fiscali e dei rapporti fra fisco e contribuente, però, adesso, ci meravigliamo del fatto che si va ad introdurre una norma di penalizzazione estrema. Teniamo presente che, così com'è stata congegnata la disposizione, tutti i professionisti - perché si tratta di un'attività che sostanzialmente viene posta in essere dai professionisti -, il 10 di ogni mese, si devono mettere davanti al computer ed inviare telematicamente una richiesta di compensazione all'amministrazione finanziaria (e poi l'amministrazione darà una risposta entro il giorno 16).
Approfondiamo i problemi pratici, operativi, di questa gente, dei professionisti. Voi sapete che tanti professionisti risiedono in comuni nei quali risulta difficile avere l'ADSL (problema che non viene più avvertito a Roma, Milano, Napoli e Torino), con la conseguenza di seguire procedure molto più lente. Quindi, il commercialista, che magari ha cento rimborsi da chiedere, si deve mettere davanti al computer e inviare queste istanze per tutta la notte - avremo così degli aggravi e degli appesantimenti spaventosi - e poi attendere la risposta.
Ci rendiamo conto di come sarà tremenda la vita dei professionisti e ovviamente delle imprese? È possibile che per avere un qualcosa che spetta di diritto - parliamo di rimborsi, di compensazioni, di eccedenze di imposta pagate dai contribuenti - bisogna sottoporsi a queste forche caudine? È mai pensabile una cosa del genere? Ma che fisco stiamo costruendo? Stiamo costruendo un ircocervo, che da una parte prende, penalizza, distrugge i contribuenti. È mai possibile tutto questo?
Spero che voi facciate un atto di ravvedimento operoso; pensate alle conseguenze che state determinando in capo ai contribuenti! Vorrò vedere, quando questa norma sarà operativa, che cosa vi dirà il mondo delle professioni, delle imprese! Vi diranno che state rendendo la vita difficile alla gente, state facendo in modo che le imprese non si possano più dedicare alla loro attività, alla produzione del reddito, alla produzione della ricchezza. Come pensiamo che possa crescere il PIL se metà della giornata i soggetti la debbono passare a fare spedizioni telematiche, a mandare l'F24 on line o cose del genere? Semplifichiamo la vita dei contribuenti e così veramente avremo una ripresa del nostro sistema paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 286).
Pag. 45
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.14. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 291).
Prendo atto che il deputato Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berruti. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, nell'ambito dell'emendamento 3.500 del Governo, di cui stiamo trattando dall'inizio di questa seduta, l'Esecutivo ha inserito una correzione all'articolo 5, al fine di introdurre i commi 16-bis, 16-ter, 16-quater e 16-quinquies, che sono tutti preceduti dalla parola «conseguentemente».
La filosofia di queste correzioni appare chiarissima: raccogliere delle ulteriori entrate per finanziare i miglioramenti che sono stati introdotti in altre parti dell'emendamento, a correzione della curva IRPEF.
La tecnica di redazione appare veramente strana, perché il recupero di gettito avviene a carico di articoli che sono successivi all'articolo 3 (infatti, lo leggiamo immediatamente dopo).
Quindi, l'esame degli articoli successivi sarà il compromesso delle decisioni che eventualmente andremo ad assumere dopo il voto di questi emendamenti. In sostanza, si propone di rinviare l'esame dei correttivi che non riguardano l'articolo 3 alla sede appropriata.
Venendo al merito del mio subemendamento 0.3.500.13, è fuori discussione che occorra stroncare l'indebita funzione dei crediti di imposta non esistenti. Al riguardo, credo che sia la maggioranza sia l'opposizione siano d'accordo. Ma è altrettanto vero, onorevoli colleghi, che non possono essere penalizzati i contribuenti che, invece, hanno diritto ad ottenere questa compensazione, i quali possono indicare una somma che potrebbe porre nel nulla lo stesso istituto della compensazione.
È bene ricordare che, già nel 1997, quando fu introdotta questa misura, vi fu un diffusissimo dibattito sulle disfunzioni dell'amministrazione finanziaria. Peraltro, direi che tale dibattito non è stato attualmente superato. Infatti, la compensazione è ed era ammessa nel limite di 516.456,90 centesimi di euro e, perciò, non sana assolutamente il complesso problema del rimborso.
Allora, prima di porre ostacoli ad un provvedimento che, proprio per la sua modesta portata, va a beneficio di piccoli e medi contribuenti, sarebbe opportuno inserire almeno una garanzia che non vanifichi i pochi vantaggi raggiunti circa dieci anni fa, nel 1997. Che questo pericolo esista mi sembra assolutamente dimostrato dal fatto che viene quantificato ed immediatamente utilizzato il maggior gettito previsto.
Mi avvio alla conclusione. Lasciare in esclusiva al direttore dell'Agenzia delle entrate la totale discrezionalità nell'introdurre metodologie di controllo potrebbe indurre l'amministrazione a inserire nuove procedure autorizzative così macchinose da assicurare, nel frattempo, la copertura di quanto previsto dalla norma.
In conclusione, una volta informatosi, il contribuente deve essere libero di esercitare la compensazione. Con questo subemendamentoPag. 46 chiediamo una modifica, che non stravolge quanto proposto dal Governo, ma introduce un piccolo e semplice correttivo per l'esercizio di una migliore azione amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, intervengo prima che il ministro Visco se ne vada, poiché vedo che si è alzato. Signor ministro, nel mio intervento non ho chiesto solo il parere del Governo, ma anche una risposta da parte sua o del sottosegretario Grandi in relazione a questi commi: sono un modo per fare cassa e, quindi, elementi vessatori per il sistema delle imprese italiane? Infatti, se così non è, il subemendamento del collega Berruti non fa che anticipare di cinque giorni quanto voi prevedete e dà all'amministrazione dello Stato cinque giorni (gli stessi che avete previsto nel vostro emendamento) per rispondere sulla trasmissione dei dati telematici. Se così è, approvando il subemendamento dell'onorevole Berruti, non metterete in crisi le imprese e affermerete la stessa volontà contenuta nel provvedimento.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda il subemendamento Berruti 0.3.500.13, tengo a dire che il meccanismo, così come proposto dal Governo, va esattamente nella direzione indicata.
Partiamo dal fatto: nelle compensazioni molti compensano situazioni che non potrebbero compensare. Tali compensazioni vengono, successivamente, messe a ruolo. Spesso è difficile riuscire ad ottenere la restituzione del maltolto e - come dice qualcuno - tale misura finisce col diventare una specie di bancomat liberamente adoperato da parte di contribuenti non fedeli. Non parlo di quelli che commettono errori: mi riferisco a quelli non fedeli. La messa a ruolo vale più di 700 milioni di euro l'anno: quindi, una cifra molto alta.
Vale la pena di evitare questa fatica di Sisifo per cui lo Stato deve correre dietro alla lepre ormai scappata, cercando di recuperare. E non sempre ce la fa.
La norma non vuole essere vessatoria verso il contribuente, ma presuppone una richiesta telematica molto semplice a cui l'Agenzia delle entrate risponderà entro due o tre giorni al massimo, ove ritenga che non vi siano le condizioni. Se non lo fa, si tratta di silenzio-assenso. Ecco la ragione per la quale sono disposto ad accogliere una riformulazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13. Infatti, riducendolo alla sostanza del problema, può contribuire ad un chiarimento. Si può dire: «la mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente vale come silenzio-assenso». Queste parole dovrebbero essere inserite dopo il punto, eliminando le parole «il giorno 5» e le parole «entro i successivi cinque giorni». Ma il silenzio-assenso coincide con il concetto di chi ha formulato la norma. Pertanto, su questo potremmo trovare un utile chiarimento con il reciproco consenso.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, in linea di massima condivido quanto detto dal sottosegretario. Tuttavia, non ho capito qual è il termine per far scattare il silenzio-assenso. Certamente sarà stato spiegato bene, ma non l'ho proprio compreso.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo di ripetere quanto già detto per essere più precisi.
Pag. 47ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il giorno 10 si fa la comunicazione e il giorno 16 la compensazione. L'Agenzia delle entrate o risponde nel giro di due-tre giorni o il contribuente compensa normalmente. È chiaro che l'Agenzia delle entrate ha una lista dei contribuenti che non sono stati fedeli. Se qualcuno di loro si ripresenta, è del tutto in grado di mandare il messaggio. Se non lo fa, il contribuente procede alla compensazione. È chiaro? Così riformulato, il parere sul subemendamento è favorevole.
PRESIDENTE. Si chiede che avvenga una specificazione in termini di accoglimento e di correzione del subemendamento, in modo che sia leggibile al momento del voto.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, va bene.
Il Governo accetta la parte del subemendamento successiva alle parole «al comma 16-ter sostituire le parole». Se il meccanismo individuato dall'emendamento del Governo è condiviso, nella frase successiva all'espressione «dopo il punto inserire le parole» il subemendamento va riformulato eliminando la locuzione «entro i successivi cinque giorni». Quindi dopo il punto, il subemendamento dovrebbe recitare «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente vale come silenzio-assenso». È chiaro? L'aggancio è uguale, ma la frase è ridotta togliendo la parte alla quale ho fatto riferimento.
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Berruti se intenda accedere alla riformulazione proposta dal Governo.
MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, sarebbe una norma assolutamente imperfetta. Non esprime un termine. Il contribuente dev'essere messo a conoscenza di un termine, che può anche essere molto più lungo. Non è detto che sia di cinque giorni perché potrebbe essere benissimo di trenta giorni. Tuttavia, va dato un termine perché esso garantisce il contribuente onesto sul fatto che la sua compensazione è andata a buon fine.
PRESIDENTE Chiedo al Governo se intende riformulare il subemendamento esprimendo una scadenza.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ripeto la mia proposta. Poiché il silenzio-assenso è il meccanismo di fondo individuato, il ribadirlo non fa altro che chiarire al contribuente il concetto. Quindi, va benissimo. Il contribuente il giorno 10 manda per via telematica la notizia della compensazione; il 16 la fa, sempre per via telematica nella maggior parte dei casi. Quindi, non vi è alcun problema. Se il contribuente non riceve alcuna notizia, il 16 può fare la compensazione. Quindi nel giro di due o tre giorni deve ricevere notizia contraria da parte dell'Agenzia delle entrate nel caso esista il sospetto che si possa trattare di frode. L'Agenzia delle entrate deve comunicare tale notizia in precedenza, quindi entro il giorno 15, altrimenti il giorno 16 si fa la compensazione.
GUIDO CROSETTO. Sei giorni!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Il chiarimento vale nella misura in cui stiamo dando in questa sede al futuro interprete la chiave di lettura di questo emendamento, perché, diversamente, non si capirebbe. Quindi, il sottosegretario, in qualità di rappresentante del Governo, e noi come legislatori oggi affermiamo, nei verbali della Camera dei deputati, che il termine entro il quale l'Agenzia delle entrate può notificare il parere contrario è quello che va dal momento in cui il contribuente invia l'istanza al momento in cui effettua la compensazione. In tal modo tutto si chiarisce: il futuro interprete leggendo i verbali di questa Assemblea avrà chiaro che il termine Pag. 48entro il quale si manifesta il silenzio-assenso è quello compreso tra il 10 ed il 16, cioè tra la data in cui viene inviata l'istanza e quella in cui viene fatta la compensazione. Non so se anche l'onorevole Berruti sia d'accordo in tal senso.
PRESIDENTE. Deputato Berruti, accetta la riformulazione del suo subemendamento 0.3.500.13 proposta dal Governo?
MASSIMO MARIA BERRUTI. Presidente, accetto la riformulazione. Sono assolutamente d'accordo con quanto detto poco fa dal collega Lo Presti. Se il termine non è scritto, ma coincide, se ho ben capito, per forza di cose con la compensazione effettuata dopo la richiesta da parte del contribuente, va benissimo. Si tratta di un silenzio-assenso accettabilissimo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Non vorrei contraddire l'onorevole Berruti e l'onorevole Lo Presti, ma qui non si tratta di rimandare in futuro i contenziosi ai resoconti della seduta della Camera dei deputati, perché è una cosa che non si è mai vista! I nostri resoconti non possono sostituire la materialità della disposizione, per cui se le cose vanno chiarite ciò deve avvenire nel testo, il resto non ha alcun valore.
Prego il Governo, magari con un aggiornamento di breve respiro, di completare per iscritto la specificazione che i colleghi chiedono, e allora sarà chiaro per tutti; altrimenti questo nostro dibattito è veramente inconsueto. Un domani non si possono rimandare eventuali contenziosi all'interpretazione autentica fornita dall'Assemblea.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Casini, a me pare che la questione sia del tutto chiara già nel testo del Governo. Dopodiché vi è la richiesta da parte dell'opposizione di accogliere ulteriori chiarimenti del testo in modo da migliorare la comprensione del contribuente: il 10 di ogni mese il contribuente invia telematicamente la richiesta; se entro il 15 dello stesso mese arriva la risposta, bene, altrimenti il giorno 16 può compensare.
Il meccanismo è talmente chiaro che non comprendo cosa debba essere chiarito. Il subemendamento, con il chiarimento che ho indicato prima, è assolutamente in grado di rispondere all'esigenza posta. Non c'è bisogno di sospendere nulla, perché la mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente non può che verificarsi entro il 15, perché il 16 deve semplicemente compensare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Grazie, Presidente. Mi sembra che il sottosegretario Grandi nelle sue intenzioni abbia chiarito bene l'obiettivo della norma, ma ciò non emerge dal dato letterale. Egli ha detto: il 10 si presenta l'istanza, mentre il 16 è il momento finale per la compensazione. Dove è scritto il termine entro il quale l'amministrazione finanziaria deve rendere la sua comunicazione? Non c'è scritto!
Come ha enunciato il sottosegretario Grandi, la norma verrebbe così riformulata: «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente...» e, quindi, non entro i successivi cinque giorni dalla presentazione dell'istanza (poiché queste parole non sono presenti nel testo). Poiché non vi sono tali parole, il termine risulta indefinito, e dunque va necessariamente messo il riferimento ai cinque giorni. Di conseguenza, l'amministrazione delle entrate ha cinque giorni per rendere la risposta, in caso contrario vale il silenzio-assenso. Mi sembra che il subemendamento formulato dal Pag. 49collega Berruti sia puntuale e risolutivo di qualsiasi tipo di contestazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, faccio due proposte alternative. Il Governo potrebbe accettare la precisazione dei cinque giorni che, non a caso, è sovrapponibile con il discorso che il sottosegretario Grandi ha fatto. Infatti, precisamente tra il 10 e il 16 di ogni mese, vi sono cinque giorni utili perché operi il silenzio-assenso. Oppure si potrebbe adottare una formula del tipo: «Il silenzio-assenso scatta, in caso di mancata comunicazione, entro il primo termine utile entro il quale il contribuente versi». Mi spiego?
In altri termini, il silenzio-assenso non può che funzionare - data la sua delicatezza - entro un termine: o questo viene numericamente precisato oppure deve essere riferito ad un termine fisso. Nulla vieta infatti al legislatore, onorevole sottosegretario, di variare in futuro questa scadenza. Lei ci parla del 16, ma in futuro noi ben potremmo spostare al 14...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. ...o al 20 tale termine e, allora, ci troveremo scoperti. Quindi, delle due l'una: o si concorda con la riformulazione dei cinque giorni ovvero si accetta - se lo spirito è in linea con questo - di indicare la prima scadenza utile entro la quale il contribuente versi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, forse, per essere più chiari, potremmo riformulare la proposta dell'onorevole Berruti in questi termini: «La mancata risposta al contribuente da parte dell'Agenzia delle entrate, entro il giorno 15 del medesimo mese, vale come silenzio-assenso» (Applausi). In tale modo la norma sarebbe scritta in maniera leggibile.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sulla riformulazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13 proposta dal relatore?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Deputato Berruti, accetta la riformulazione del suo subemendamento 0.3.500.13 proposta dal relatore?
MASSIMO MARIA BERRUTI. Sono assolutamente d'accordo con la riformulazione proposta, ma vorrei precisare - per un fatto di lessico - che deve trattarsi di «mancata comunicazione» e non di «mancata risposta». Infatti, non vi è una domanda del contribuente bensì una comunicazione da parte dell'amministrazione finanziaria.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo ed il presentatore del subemendamento Berruti 0.3.500.13 concordano con la riformulazione del relatore.
Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Intervengo per far notare che è indefinito il numero di coloro che vanno a fare i versamenti con il modello F24 e simili. Dunque, quella formulazione comporterebbe che l'ultimo giorno, il 16 di ogni mese, tre milioni di contribuenti dovrebbero recarsi in banca a fare le compensazioni. Ma siamo seri, almeno sotto profilo pratico! Non potete chiedere che la comunicazione valga il 15 per 16 di ciascun mese. Ci si dovrebbe preparare il 15 per andare il 16 in banca a fare le comunicazioni? Allora era migliore la riformulazione dell'onorevole Berruti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
Pag. 50MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, a testimonianza di quanto detto dall'onorevole Conte, prendiamo in esame il caso pratico di una piccola impresa o di un piccolo artigiano che magari, tempo fa, aveva erroneamente compensato - non perché voleva evadere, ma perché si era sbagliato - e il 15 del mese viene a sapere che deve versare cinque o dieci mila euro in quanto non possono essere portati a compensazione di quanto fiscalmente dovuto. Crediamo che il termine dei cinque giorni, come aveva previsto l'onorevole Berruti - e poi magari entro dieci giorni l'Agenzia delle entrate deve comunicare che la compensazione non può essere fatta -, può essere una modalità pratica più consona e facile per chi poi deve effettivamente lavorare. Infatti, noi siamo qui a discutere, ma la pratica devono poi applicarla gli altri. Ogni tanto, facciamo delle norme di buon senso: dire il giorno 15 del mese di pagare per il giorno dopo credo che per una piccola impresa possa essere una cosa davvero molto grave.
PRESIDENTE. Chiedo l'attenzione del relatore per verificare se la formula che ho trascritto risponde alla proposta e alla correzione: «La mancata comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate al contribuente, entro il giorno 15 del medesimo mese, vale come silenzio assenso».
Passiamo alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, noi manteniamo un atteggiamento costruttivo e, quindi, voteremo a favore del subemendamento, pur non condividendolo - come abbiamo appena spiegato - in alcune parti. Comunque, essendo migliorativo, almeno in parte, per chi sarà poi interessato - cioè i contribuenti -, esprimeremo un voto a favore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione del subemendamento Berruti 0.3.500.13, così come è stato riformulato e letto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Berruti 0.3.500.13, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato sì 524
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo, modificando il precedente avviso, esprime parere favorevole sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17.
PRESIDENTE. Sta bene. Qual è il parere del relatore?
MICHELE VENTURA, Relatore. Il parere è conforme a quello del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
FRANCESCO PIRO. Senza copertura!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 524
Votanti 521
Astenuti 3
Maggioranza 261
Hanno votato sì 521).
Il successivo subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.16 è assorbito dal precedente.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero precisare che l'espressione del parere favorevole sulla proposta emendativa appena votata non era riferita alla parte relativa alla copertura finanziaria, che non è necessaria. (Commenti)...
Non c'è bisogno di copertura!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.3.500.40 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 537
Votanti 528
Astenuti 9
Maggioranza 265
Hanno votato sì 425
Hanno votato no 103).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.21, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 539
Maggioranza 270
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 293).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.22, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 538
Votanti 535
Astenuti 3
Maggioranza 268
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 297).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.23, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Colgo l'occasione dell'esame di questo subemendamento, che fa riferimento al Ministero del lavoro e della previdenza sociale, per sottolineare - e credo che il Governo debba dare su questo spiegazioni all'Assemblea - che la CGIL, la CISL e la UIL stanno effettuando una protesta contro il Governo che avrebbe assunto l'impegno di presentare al Parlamento un emendamento all'articolo 84 del disegno di legge finanziaria al fine di recepire l'intesa intercorsa tra Governo, Confindustria e sindacati.
La CGIL, la CISL e la UIL protestano perché ritengono che il Governo debba immediatamente chiarire se l'emendamento Pag. 52presentato dal Governo sia solo un errore, oppure uno stravolgimento di quegli accordi. Siamo in presenza di una palese violazione dell'accordo sottoscritto con le parti sociali, non essendo assolutamente accettabile che il lavoratore venga penalizzato da questa operazione ed ostacolato pesantemente nel momento in cui legittimamente richiede di riscuotere le prestazioni dovute che dovranno essere erogate esclusivamente dall'impresa.
Ritengo che, di fronte a questa protesta, che denuncia la violazione di un accordo tra le parti sulla base dell'articolo 84 del disegno di legge finanziaria, il Governo debba chiarire all'Assemblea, e anche a chi è al di fuori di essa, se corrisponda al vero questa alterazione dell'accordo, oppure se i sindacati siano male informati, oppure se vi sia stato un errore, poiché ritengo che nel prosieguo dei nostri lavori debba esservi chiarezza, almeno sui contenuti di quanto il Governo propone.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dei subemendamenti Crosetto 0.3.500.23, 0.3.500.24 e 0.3.500.25 e 0.3.500.33 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.23, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 536
Votanti 535
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 290).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.24, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 525
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 286).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.25, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 538
Maggioranza 270
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 295).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 292).Pag. 53
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Avrei gradito intervenire sul subemendamento precedente - e l'avevo anche segnalato, Presidente -, sta di fatto che questo è uno di quei casi di cui aveva parlato il Presidente Vito poc'anzi.
Nel subemendamento Crosetto 0.3.500.33, appena votato, vi è una norma in cui si prevede l'esclusione della somministrazione di bevande e cibi, per la quale noi avevamo previsto una copertura alla voce: «Ministero dell'economia e delle finanze».
Presidente, intervengo in questa fase perché, come anche precedentemente avevo fatto sollevando il problema, con una proposta emendativa presentata dalla Commissione si è intervenuti esattamente nel senso previsto dalla proposta emendativa votata, ovverossia si sopprimeva la previsione dell'articolo 20, lettera a), inserendola nella voce: «Ministero dell'economia e delle finanze». Che cosa hanno fatto il relatore e la Commissione? Hanno presentato lo stesso emendamento che è andato a costituire un altro tipo di copertura, peraltro molto discutibile.
Mi riservo di intervenire sulla proposta emendativa che ha presentato il relatore e che regola appunto la materia per la quale già esisteva una nostra proposta emendativa. Probabilmente, la Commissione avrebbe potuto accantonare tale proposta emendativa dell'opposizione e recepirla in quella del relatore, per dare un segno di disponibilità nei confronti delle proposte emendative dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Crosetto 0.3.500.26, non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Crosetto 0.3.500.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 293).
Passiamo alla votazione del subemendamento Crosetto 0.3.500.27.
Prendo atto che il deputato Crosetto non accede all'invito al ritiro del suo subemendamento 0.3.500.27 e chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Penso che tutti i colleghi siano a conoscenza di quello che è successo con la comunicazione del ministro Visco sugli aumenti delle tasse automobilistiche (Commenti del viceministro Visco). Non mi dica così, signor ministro! Faccio finta di non averla vista.
Questo subemendamento dice soltanto che restano comunque escluse dall'aumento della tassa di possesso degli autoveicoli le persone fisiche il cui reddito non superi i 15 mila euro. Questo subemendamento, in sostanza, vuol dire soltanto che le persone che non hanno i soldi e non hanno un reddito sufficiente per cambiare la macchina non devono pagare personalmente il fatto di avere una macchina vecchia perché non possono, appunto, pagarsene una nuova! Ecco, significa esclusivamente questo.
Siccome lei, signor viceministro, ha detto sui giornali - non solo lei, ma anche il gruppo di Rifondazione, dei Comunisti, una parte della Margherita e una parte dei DS - che era vostra intenzione intervenire su questo punto, abbiamo cercato, scrivendo questo subemendamento, di intervenire su questo aspetto, dicendo che dagli Pag. 54aumenti sulle tasse di possesso degli autoveicoli sono esclusi coloro che hanno un reddito che non consente loro di cambiare autoveicolo.
Quindi, niente di stravolgente e niente per meritarmi - lei non ha visto, Presidente - l'epiteto con cui mi ha salutato prima il viceministro Visco! Mi ha mandato in un posto dove non si va con l'agenzia di viaggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Abbiamo sottoscritto questo subemendamento, con la firma dell'onorevole Garavaglia, perché riteniamo che sia necessario fugare - quanto meno da parte nostra (poi il Governo non so se li fugherà) - alcuni dubbi che ci sono venuti. Il dubbio che ci è venuto è che questa operazione di aumento dei bolli auto, lungi dall'essere un'operazione che va nella direzione di una lotta all'inquinamento, sia invece, da un lato, un'operazione che va nella direzione di una rottamazione mascherata, per favorire un'industria piuttosto che altre, che guarda caso produce automobili; dall'altro un'operazione che colpisce, grazie al contenuto delle norme, proprio le famiglie più deboli.
Infatti, una tassa che si applica proporzionalmente alle macchine più vecchie e che si applica proprio laddove le famiglie non dovessero sostituire l'auto, è una tassa che colpisce in maniera particolare, diciamo in maniera selettiva, proprio le famiglie più deboli, mettendole in difficoltà. Proprio per questo abbiamo pensato di porre questa franchigia di 15 mila euro, per fare in modo che questa misura non colpisca le categorie più deboli.
Quindi, ci aspettiamo un segnale di attenzione da parte del Governo e anche da parte di alcuni gruppi della maggioranza, che a parole dichiarano di voler tutelare gli interessi dei più deboli; altrimenti, i fatti dimostreranno che ovviamente l'intento è invece quello di colpirli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della V Commissione. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, io avevo chiesto la parola poc'anzi e la richiedo adesso, peraltro in modo ancor più pertinente, perché questo emendamento comporta una votazione e la copertura concerne la tabella A. Dato che dobbiamo precisare e acclarare formalmente quanto si è detto prima a proposito del subemendamento Antonio Pepe 0.3.500.17, le chiedo cinque minuti di sospensione per riunire il Comitato dei nove e formalizzare quanto già detto.
PRESIDENTE. Accedendo alla richiesta del presidente della V Commissione, sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 18,45.