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Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Ascierto; Zanotti ed altri; Naccarato; Mattarella ed altri; Ascierto; Galante ed altri; Deiana; Fiano; Gasparri ed altri; Mascia; Boato; Boato; Boato; Scajola ed altri; D'Alia; Maroni ed altri; Cossiga; Cossiga: Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto (A.C. 445-982-1401-1566-1822-1974-1976-1991-1996-2016-2038-2039-2040-2070-2087-2105-2124-2125-A) (ore 12,05).
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 445 ed abbinate sezione 2).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, parlando sull'articolo 1, colgo l'occasione fornitami dal suo intervento circa gli emendamenti e la portata preclusiva di taluni di essi, per annunciare fin d'ora il ritiro dell'emendamento 4.100, che abbiamo presentato sia in Commissione che in Assemblea perché rimanesse comunque traccia, nel confronto parlamentare, della proposta di legge iniziale del nostro gruppo, che prevedeva l'unificazione dei servizi in un'unica struttura. A ciò si riferisce l'emendamento 4.100.
Nel corso dei lavori in I Commissione (Affari costituzionali), non a caso, il mandato al relatore è stato affidato con un consenso unanime, si è convenuto su unaPag. 22struttura di altra natura della quale discuteremo a partire da oggi. La storia poi ci dirà, quando avremo approvato la legge, quali delle posizioni di partenza, quelle di un tipo e quelle di un altro, erano le più giuste. Noi ritenevamo che anche l'unificazione dovesse essere un'opzione da valutare, ed essa è servita, come vedremo nel corso del dibattito, a rafforzare le strutture di coordinamento.
In conclusione, preannuncio, lo ripeto, il ritiro dell'emendamento 4.100, a mia prima firma, presentato in Assemblea proprio per sottolineare un percorso che mi auguro possa proseguire in maniera condivisa (ma questo dipenderà, come è ovvio, dalle scelte che faremo). Dal ritiro di questo emendamento, chiaramente, derivano ovvie conseguenze a catena.
PRESIDENTE. Sta bene, l'emendamento Gasparri 4.100, s'intende ritirato.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne facoltà.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, manteniamo l'emendamento, sottoscritto da me, dall'onorevole Licandro e dall'onorevole Galante, a prima firma Belisario 2.60, per il quale il gruppo dell'Italia dei Valori ha annunciato il ritiro.
PRESIDENTE. Onorevole Sgobio, l'emendamento è quindi fatto proprio dal gruppo dei Comunisti Italiani?
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'esame di questo primo articolo del provvedimento per illustrare brevemente il senso complessivo della proposta di riforma del sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e la nuova disciplina del segreto di Stato.
Si tratta di un lavoro estremamente importante che cerca di porre mano ad un tema che, da oltre trent'anni, i Parlamenti che si sono succeduti nel tempo hanno tentato di correggere. La legge attualmente vigente porta evidenti i segni del tempo trascorso. Le condizioni della sicurezza nazionale e della sicurezza internazionale sono radicalmente cambiate rispetto a trent'anni fa. Sarebbe, pertanto, del tutto anacronistico immaginare di poter affrontare le nuove sfide del terrorismo internazionale con strumenti che, alla prova del tempo, si sono dimostrati non più adeguati. E quello che è stato fatto è stato uno sforzo importante perché, come è facile comprendere, non ci troviamo di fronte ad una proposta di riforma presentata dal Governo, ma ad un'iniziativa parlamentare che, come ha ricordato pochi istanti fa il collega Gasparri, ha visto impegnate forze di maggioranza e di opposizione nel tentativo di trovare una sintesi comune che consentisse di modernizzare il sistema della sicurezza nazionale, che riteniamo sia stata fatta con razionalità.
Innanzitutto, abbiamo immaginato che la funzione prevalente e rilevante nel sistema della sicurezza nazionale dovesse essere confermata nella figura del Presidente del Consiglio dei ministri. Partendo da questo dato si è costruita un'architettura per consentire davvero al Presidente del Consiglio di essere l'autorità di sicurezza nazionale. Si è deciso, partendo da questa testata d'angolo, di costruire un'architettura, all'interno della Presidenza del Consiglio dei ministri, che incardini una struttura con reali compiti di coordinamento. Ed è per questo motivo che nasce il dipartimento sull'informazione e la sicurezza, che sostituisce la figura istituzionalmente molto sbiadita e priva di compiti e competenze reali quale era il CESIS. Il dipartimento sull'informazione e la sicurezza costituisce, in qualche modo, l'asse portante del sistema che, ripeto, assume in sé compiti e funzioni prima non previstePag. 23dall'ordinamento. Il coordinamento da parte del DIS sarà effettivo rispetto all'autonomia operativa dei due servizi che avranno una diversa e più chiara definizione di compiti, competenze e attività, e competenze territoriali: uno si occuperà delle attività rivolte all'estero, l'altro delle attività rivolte all'interno.
All'interno del dipartimento per la sicurezza sono previste significative innovazioni. Ne vorrei citare una per tutte: l'istituzione di una funzione ispettiva, che consente al Presidente del Consiglio di verificare, in piena autonomia e anche durante l'azione dei singoli servizi, la correttezza dei comportamenti degli stessi. È inoltre prevista, presso il dipartimento per la sicurezza, l'istituzione di archivi storici centrali, che restituiscono unitarietà anche al patrimonio storico dell'attività dei servizi. La figura del direttore di dipartimento dei servizi, infine, assume autentici compiti di coordinamento.
Accanto a questi, che rappresentano gli aspetti più rilevanti dell'organizzazione del sistema dei servizi, si è ripensata - lo ripeto in sintesi - la funzione e l'attività dei due servizi di sicurezza, definendo con un criterio molto semplice e netto gli ambiti di competenza: le attività che si svolgono all'estero e quelle che si svolgono all'interno. Ciò consentirà di ripensare le attività dei due servizi in maniera più razionale, evitando pericolose attività che si sovrapponevano l'una all'altra.
Accanto a questa grande e importante innovazione se ne è aggiunta una altrettanto significativa, cioè, avendo in qualche modo potenziato l'attività dei servizi, avendo meglio definito l'attività degli stessi, avendo responsabilizzato al massimo livello, nella figura del Presidente del Consiglio, l'autorità della sicurezza nazionale, abbiamo immaginato di costruire uno strumento importante di contrappeso e di controllo, aumentando e potenziando i poteri del Copaco (il comitato parlamentare di controllo sui servizi) il quale assume nuove funzioni: in ordine all'attuazione dei regolamenti relativi ai servizi, che devono essere sempre visti e valutati dal comitato di controllo ma, soprattutto, affidando a tale comitato di controllo un potere di verifica anche delle spese che i servizi stessi hanno il compito istituzionale di realizzare.
Questa è un'autentica novità perché consente, da parte del Parlamento, di verificare, una volta che le operazioni siano concluse, la correttezza e regolarità delle stesse.
Stiamo entrando, cioè, in un'altra dimensione, molto più moderna, una dimensione istituzionalmente molto equilibrata e razionale.
Accanto a queste iniziative di tipo istituzionale si è cercato di mettere mano anche al sistema delle garanzie funzionali e a quello del segreto di Stato, dando a questa riforma una completezza e un'organicità di cui c'era davvero bisogno, riportando ad unitarietà una serie di norme che sono tenute insieme da un filo a razionale continuo.
Per quanto riguarda le garanzie funzionali, si cerca di uscire dalla situazione di ambiguità sostanziale che caratterizza le attività dei servizi, cercando di dare dignità al lavoro e all'operatività degli stessi, ma anche di dare la possibilità al Parlamento, attraverso la funzione centrale del Presidente del Consiglio dei ministri, di controllare, davvero, le attività che i servizi possono mettere in atto.
Il tema delle garanzie funzionali e delle cause di giustificazione ha a che fare con la democrazia, la trasparenza e la civiltà di un'organizzazione democratica che affida alle attività di intelligence un compito decisivo per la sicurezza nazionale. Tutto questa materia è passata, durante i lavori di Commissione, attraverso un confronto molto approfondito e complesso che ha saputo far emergere un'unità sostanziale nelle forze presenti nel Parlamento.
Ritengo che lo sforzo fatto in Commissione e che oggi, con l'avvio di questa discussione, è affidato alle decisioni dell'Assemblea sia importante.
Questo Parlamento deve assumersi fino in fondo la responsabilità di portare a termine tale sforzo perché stiamo parlando di una partita che riguarda, sì, un settore molto particolare dell'amministrazionePag. 24dello Stato e della democrazia nel nostro Paese, ma la cui delicatezza è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo una grande responsabilità e siamo chiamati tutti quanti ad esercitarla fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, il primo articolo al nostro esame è il cuore politico del provvedimento. Con esso si supera l'attuale responsabilità politica rispetto ai servizi, ora facente capo al Ministero della difesa ed al Ministero dell'interno, che per alcuni versi causa difficoltà di coordinamento tra i servizi stessi. Nel testo al nostro esame la responsabilità politica fa capo al Presidente del Consiglio dei ministri. Si tratta di una delle innovazioni più importanti dell'intera materia, che di fatto completa quella già prevista nella vecchia disciplina, in cui il Presidente del Consiglio è autorità nazionale di sicurezza. Tuttavia, con la nuova proposta di fatto ad esso vengono corrisposti reali poteri di coordinamento sui servizi.
Già l'onorevole Bressa ricordava che presso la Presidenza del Consiglio verrà istituito il dipartimento specifico. Pertanto, farà capo alla Presidenza del Consiglio l'effettivo coordinamento amministrativo sui due servizi operativi tramite il suddetto dipartimento. Una delle innovazioni fondamentali è rappresentata dalla responsabilità politica del Presidente del Consiglio, accentuata anche da tutta una serie di compiti a lui assegnati in maniera esclusiva.
Sappiamo che tradizionalmente nella nostra storia repubblicana la politica italiana è stata accusata di essere deresponsabilizzata. Visto che il Parlamento, in caso di approvazione del provvedimento, conferisce una serie di poteri specifici ai servizi, si riconosce la necessità come bilanciamento di conferire una responsabilità politica altrettanto definita e forte. Credo che si tratti di un punto importantissimo del provvedimento.
Nel corso dell'esame degli altri articoli vedremo come sia sempre ricondotta al Presidente del Consiglio la parte più delicata e direttiva nei confronti dell'operatività dei servizi, la conoscenza delle operazioni svolte dagli stessi ed il coordinamento dell'attività dell'intero Governo. Ribadisco che si tratta a mio avviso di un punto fondamentale, rispetto al quale l'approvazione dell'articolo costituirà un tassello fermo per la stessa politica di sicurezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, la riforma al nostro esame rappresenta uno dei passaggi più importanti e delicati di questo scorcio di legislatura. Come ho già avuto modo di dire, essa cade nel momento in cui vengono consegnati al Paese ed all'opinione pubblica fatti di particolare gravità che riguardano la storia non lontana, ma recente, recentissima, attuale dei nostri servizi. Si tratta di una riforma che muta l'impianto e sposta, individuandola in capo al Presidente del Consiglio, la responsabilità riguardo ai nostri servizi.
Ne condividiamo l'approccio, tanto che abbiamo lavorato e stiamo tuttora lavorando affinché questo asse diventi ancora più forte e si consolidi, si eliminino quelle zone grigie e sfumate di alcuni passaggi normativi della riforma che potrebbero attenuarne l'impianto e lo spirito complessivo. C'è, quindi, ancora da lavorare e si procederà in Commissione nelle prossime ore e nei prossimi giorni, perché esistono alcuni punti di estrema delicatezza, rispetto ai quali non può non tenersi in considerazione la storia di questo Paese e le deviazioni di cui i servizi italiani, nella pur giovane storia di questa Repubblica, si sono resi protagonisti, ma anche perché vogliamo che, nel nome della sicurezza, questo Paese non precipiti in un generale clima di insicurezza, per quanto concerne i diritti individuali dei cittadini e, complessivamente, per la tenuta dello Stato democratico.
Ecco la ragione per la quale continuiamo ad avere perplessità su alcuniPag. 25punti: la previsione del ministro per la sicurezza, quanto indicato dall'articolo 17 sulle cause di giustificazione, alcuni aspetti della disciplina del segreto di Stato, delle innovazioni che si introducono e il giro di vite, che ritengo eccessivo e troppo duro, nei confronti dell'informazione e della stampa. Credo che questa Camera nei prossimi giorni valuterà con piena consapevolezza cosa significhi sommare le cause di giustificazione al segreto di Stato, ad interventi più complicati per la magistratura e ad una sorta di argine verso l'informazione. Il rischio, quello che temiamo - e lavoriamo assieme a tutte le altre forze politiche perché ciò non avvenga - è che ci sia una eccessiva blindatura rispetto a ciò che i servizi possono fare o non fare in questo Paese, per la sicurezza sia dei cittadini sia della Repubblica nel suo complesso. Riteniamo che previsioni, che, addirittura, possono portare alla sospensione di diritti costituzionali investano profili molto delicati, su cui bisognerà riflettere ancora a lungo, senza compiere tentativi di accelerazione, ma procedendo con grande attenzione.
Anche oggi il Paese resta inquieto dinanzi a ciò che si legge, ad uno dei casi in cui uno dei nostri migliori dirigenti e funzionari dei servizi, Calipari, ha perduto la vita. Ci sono qui dinamiche che non comprendono i cittadini e che - lasciatemelo dire - non comprendiamo neppure noi, così come non comprende il Parlamento e neppure quest'organo che, in futuro, quando passerà questa riforma, avrà il compito fondamentale di assicurare il controllo politico nei confronti dei servizi e dei suoi apparati; è il Presidente del Consiglio, che ne porta la responsabilità complessiva.
Per queste ragioni, noi crediamo che oggi si possa iniziare l'esame del primo articolo e riprendere subito il lavoro per migliorare ancora il testo che è emerso dopo lunghe e faticose settimane di lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, abbiamo svolto lunedì scorso, il 5 febbraio, in quest'aula, un ampio ed approfondito dibattito di carattere generale, dopo la relazione del relatore presidente Violante, in cui anch'io, a nome del gruppo dei Verdi, insieme ai colleghi tutti i gruppi, ho cercato di affrontare la tematica complessiva della riforma che abbiamo al nostro esame.
È chiaro che tutti gli elementi che abbiamo affrontato insieme nel confronto - devo dire vasto ed anche approfondito e sereno - che si è svolto lo scorso 5 febbraio li ritroveremo adesso, avremo occasione di affrontarli nuovamente e di riproporli in sede di esame degli emendamenti riferiti a ciascuno dei 45 articoli di cui si compone l'attuale testo unificato delle proposte di legge in materia di riforma dei servizi di informazione e di sicurezza e disciplina del segreto.
Non occorre ricordare qui puntualmente - l'ho già fatto nella discussione sulle linee generali - che siamo tutti consapevoli che la storia di questo dopoguerra, con riferimento ai ruoli dei servizi che genericamente si chiamano «servizi segreti di informazione e sicurezza» o, meglio, «servizi di informazione per la sicurezza», è stata travagliata e, potrei dire con un eufemismo, complessa e ricca di elementi di criticità.
Ricordiamo, Per quanto riguarda il servizio di sicurezza militare, i passaggi caratterizzati non solo dal cambio delle sigle, ma anche da svolte di carattere decisivo sul piano istituzionale - dal SIM al Sifar, al SID e al SISMI -, e gli analoghi passaggi che vi sono stati con riferimento alle competenze, sotto il profilo dell'informazione e della sicurezza, che facevano capo al Ministero dell'interno, dalla Divisione affari riservati in poi, con le varie sigle e gli istituti che si sono succeduti, fino all'attuale SISDE.
È una storia cui accenno semplicemente per rendere evidente a tutti che la complessità di queste vicende ci è ben nota e del resto ha ormai riempito non solo interi scaffali di biblioteca, ma in alcuniPag. 26casi, purtroppo, interi scaffali giudiziari, essendo stata oggetto di vicende giudiziarie drammatiche e complesse.
La riforma del 1977, che è tuttora in vigore, avrebbe dovuto segnare una svolta radicale rispetto alle vicende che ho poco fa ricordato. In parte, così è stato.
Oggi comunque, al di là dei giudizi su vicende specifiche rispetto alle quali non è questa l'occasione di riflettere più a fondo (infatti ormai la materia è oggetto del dibattito storico, politico e istituzionale e delle vicende giudiziarie), a distanza di quasi trent'anni da quella riforma, è evidente a tutti - e mi pare che al riguardo vi sia l'unanimità in questo come nell'altro ramo del Parlamento - la necessità di una nuova riforma, radicale e integrale del sistema.
La ragione principale è dovuta al totale cambiamento del contesto internazionale e geopolitico, in particolare dopo la caduta del muro di Berlino del 1989. Una conseguenza positiva di tale caduta è stata la fine della guerra fredda, accompagnata però, inaspettatamente, da una conseguenza negativa quale quella del riaccentuarsi delle minacce di carattere terroristico sul piano internazionale e della proliferazione di nuovi conflitti.
È evidente, comunque, che il cambiamento del contesto geopolitico richiede una profonda riforma, al di là degli aspetti di carattere ordinamentale, del nostro sistema di informazione per la sicurezza. Vorrei osservare che l'articolo 1 del provvedimento, attualmente in esame, ne rappresenta il cardine principale, anche se non esclusivo, poiché riguarda le competenze del Presidente del Consiglio dei ministri.
Il Presidente del Consiglio, infatti, diventa, in modo assai più forte rispetto a quanto previsto dalla legge del 1977 attualmente in vigore, il punto di riferimento fondamentale dell'intera responsabilità politica di indirizzo, direzione e coordinamento per quanto riguarda il sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, oltre a rappresentare l'autorità nazionale per la sicurezza per quanto attiene a tutti gli aspetti che riguardano l'opposizione del segreto di Stato, nonché la delicata materia dei nulla osta di segretezza.
Credo che non sia un caso se sono state presentate ben poche proposte emendative a tale articolo. Alcune di esse verranno forse ritirate, ma comunque non penso siano tali da poter sconvolgere l'impianto dell'articolo 1 del provvedimento. Su tale articolo, infatti, si è svolto un ampio ed approfondito lavoro di riflessione e di definizione delle competenze attribuite, in via esclusiva, al Presidente del Consiglio dei ministri.
L'intero impianto del progetto di legge, come è stato già accennato dai colleghi che mi hanno preceduto, prevede alcune articolazioni del sistema di sicurezza, che chiamano in causa, in primo luogo, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica.
Dal punto di vista delle strutture, considero rilevante soprattutto il nuovo Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), che avrà responsabilità, finalità, obiettivi e competenze assai più accentuate rispetto all'attuale CESIS. Ciò anche in riferimento - ma non solo - alla costituzione degli uffici ispettivi al proprio interno, alla centralizzazione degli archivi, all'istituzione della scuola di formazione ed al ruolo dell'UCSe nell'ambito dello stesso DIS.
È prevista, altresì, una nuova articolazione dei due servizi. Il Servizio di informazione per la sicurezza esterna (SIE) fa riferimento al vecchio SISMI, ma avrà caratteristiche diverse; allo stesso modo, il Servizio di informazione per la sicurezza interna (SIN) succederà al vecchio SISDE, ma possederà anch'esso connotati diversi.
Ciò che ritengo fondamentale è che entrambi i servizi saranno totalmente equiparati dal punto di vista delle responsabilità, delle competenze e degli obiettivi, nonché degli obblighi che, nell'ambito del sistema complessivo per l'informazione e la sicurezza, dovranno assolvere.
Per concludere, essendo previste competenze enormi in capo al Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore sotto il profilo della responsabilità politica e non,Pag. 27reputo importante renderci conto della necessità di prevedere, con legge, anche la possibilità che le competenze non attribuite in via esclusiva al Presidente del Consiglio siano delegate, laddove lo si ritenga, ad un ministro o ad un sottosegretario di Stato che esercitino esclusivamente tale funzione.
Occorrerebbe altresì prevedere che se, in attuazione di questa previsione, venisse ad essi attribuita tale competenza (ricordo che, nel provvedimento, l'abbiamo definita «Autorità delegata»), allora anche il ministro o il sottosegretario dovrebbero entrare a far parte del sistema complessivo di informazione per la sicurezza della Repubblica, di cui al successivo articolo 2.
Per non intervenire successivamente, annuncio già fin d'ora (anche se siamo in sede di interventi sul complesso delle proposte emendative), quindi, il voto contrario del gruppo dei Verdi sui diversi emendamenti presentati all'articolo in esame, sui quali credo verrà formulato un invito al ritiro.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 12,38)
MARCO BOATO. Al contempo, preannuncio il voto favorevole del mio gruppo sull'articolo 1 del provvedimento, il quale definisce, con grande scrupolo e precisione, le competenze attribuite in via esclusiva al Presidente del Consiglio dei ministri per quanto concerne il sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intervengo brevemente non soltanto per ricordare, come hanno già fatto i colleghi, che l'articolo in esame è fondamentale - infatti, ne abbiamo molto discusso -, ma anche per sottolineare che la riforma dei servizi di sicurezza attende di essere esaminata in Assemblea dalla XIII legislatura.
Impegnandoci in un lavoro faticoso, complesso, ma anche molto approfondito, siamo riusciti a predisporre un testo sostanzialmente condiviso. L'elemento principale che ci ha visti accomunati, pur dopo essere partiti da iniziative legislative che contenevano svariate proposte relative all'organizzazione dei servizi di sicurezza, alla loro struttura e ad altri aspetti, è proprio quello disciplinato dall'articolo 1: l'affidamento alla responsabilità politica del Presidente del Consiglio di tutte le vicende che attengono al servizio informativo.
È stata giustamente ricordata la storia travagliata dei servizi di sicurezza, non priva di elementi di novità anche nel recente passato. Nelle nostre discussioni, durante le quali abbiamo ricostruito ed analizzato le passate esperienze, ci è parso avere maggiore rilevanza l'elemento che determinava un non chiaro assetto delle responsabilità. Tra le ragioni per le quali la legislazione in vigore - inadeguata, oggi, rispetto ai tempi ed al contesto internazionale - non ha funzionato vanno indicati l'insufficienza dei controlli (riguardo ai quali vanno definite alcune questioni) e, principalmente, la mancata definizione dei ruoli, delle responsabilità e delle funzioni. Queste le motivazioni basilari di un impianto che abbiamo condiviso.
All'esordio, l'articolo 1 contempla, appunto, una chiara attribuzione di responsabilità al Presidente del Consiglio e, in tal modo, supera limiti e contraddizioni contenuti nella riforma del 1977 relativamente a dipendenze dei servizi di sicurezza, funzionali o dirette, da altri ministeri. In altre parole, l'articolo in esame chiarisce qual è l'autorità politica che risponde dell'intera struttura dei Servizi di sicurezza del nostro paese e, nel contempo, proprio per questa ragione, introduce elementi di equilibrio e contrappesi rispetto ad altre funzioni dello Stato, rispetto ad altri poteri riconosciuti dalla Costituzione. Soprattutto, nel definire la struttura gerarchica e funzionale dei servizi di sicurezza, la disposizione introducePag. 28un elemento di chiarezza con riferimento alla responsabilità della politica informativa e della sicurezza.
Più specificamente, l'articolo 1 definisce le competenze esclusive del Presidente del Consiglio. Noi abbiamo ritenuto importante - e lo abbiamo sottolineato - che tali competenze esclusive non riguardassero tutte le questioni, ma soltanto quelle principali: ad esempio, il segreto di Stato e la nomina dei direttori dei Servizi, di cui è giusto che il Presidente del Consiglio risponda in prima persona. Inoltre, abbiamo lavorato affinché altre competenze non esclusive potessero essere delegate ad altre autorità. Su questo tema, del quale si occupano i successivi articoli 2 e 3, si è svolta un'ampia discussione. In particolare, è stato posto in risalto che alla responsabilità politica del Presidente del Consiglio deve anche corrispondere la possibilità concreta di svolgere le funzioni e di garantire non soltanto la definizione delle strategie, ma anche il controllo effettivo sul funzionamento dei servizi di sicurezza. Pertanto, abbiamo ritenuto che talune competenze non esclusive fossero opportunamente delegabili ad un ministro o ad sottosegretario in qualità di «autorità delegata».
Le ragioni della nostra condivisione non attengono soltanto alla parte iniziale del provvedimento, ma sono completate da altre, relative a molti altri aspetti che esamineremo nel prosieguo. Sotto questo profilo, va sottolineato sin d'ora che il provvedimento in esame garantirà un effettivo controllo parlamentare: un organismo apposito avrà, finalmente, la possibilità vera di controllare non solo le strategie e la realizzazione degli obiettivi dichiarati, ma anche gli strumenti individuati per l'attuazione dei compiti (comprese le questioni concernenti il personale, le spese, e via dicendo). Questo bilanciamento e questo completamento della responsabilità politica con il controllo parlamentare sono i cardini fondamentali sui quali poggiano tutti gli articoli successivi, che esamineremo in seguito. Intanto, mi interessava sottolineare la nostra condivisione rispetto all'impianto iniziale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, questo provvedimento è molto complesso e consta di molti articoli. Discuteremo, poi, dei vari aspetti, man mano che il dibattito proseguirà.
L'articolo 1 è importante, perché individua le competenze fondamentali in ordine alla direzione politica dell'attività dei servizi di informazione. Se dovessimo dividere questo provvedimento in alcune macroaree, la prima sarebbe proprio quella delle competenze politiche; la seconda riguarderebbe l'organizzazione e la struttura del sistema; la terza sarebbe relativa alla nuova disciplina del segreto di Stato e delle garanzie funzionali degli agenti che operano per conto dei servizi di informazione.
Proprio con riferimento alla prima parte del provvedimento, che riguarda le competenze politiche, la Lega ha condotto una battaglia e sostenuto una posizione: queste competenze politiche devono essere assolutamente chiare e, conseguentemente, devono essere individuate con assoluta trasparenza.
Per questo motivo, siamo stati contrari alla possibile sovrapposizione di competenze che si sarebbe venuta a creare prevedendo una nuova figura, quella di un ministro per l'informazione e la sicurezza.
A parte il fatto che la figura di un ministro per l'informazione e la sicurezza di solito viene introdotta nei paesi comunisti: non vi è traccia nei paesi occidentali e democratici dell'istituzione di un ministro con queste competenze....
GIANCLAUDIO BRESSA. Il Regno Unito!
ROBERTO COTA. Peraltro, tali competenze andrebbero a sovrapporsi a quelle del Presidente del Consiglio, cui spetterebbe la responsabilità politica, e a quellePag. 29del ministro dell'interno, che sostanzialmente è il responsabile, anche agli occhi della collettività, della tutela e della sicurezza sul territorio dello Stato.
Per questo motivo, abbiamo cercato di portare un po' di chiarezza nell'ambito del dibattito, individuando chiaramente una figura, quella del Presidente del Consiglio, che dovrà essere il responsabile politico della gestione dei servizi di informazione e sicurezza e che potrà delegare alcune funzioni ad un sottosegretario oppure ad un ministro senza portafoglio, come è già capitato.
Avremmo preferito stabilire una possibilità di delega soltanto rispetto al sottosegretario, affinché la funzione in capo al Presidente del Consiglio fosse ancora più chiara. Però, rispetto al testo originario, la previsione della figura del ministro per l'informazione è, comunque, stata espunta. Deve esservi un Presidente del Consiglio responsabile dei servizi ed un ministro dell'interno responsabile della sicurezza e dell'ordine pubblico in ambito interno.
Se fosse stata accolta la precedente formulazione, immagino i contrasti che si sarebbero creati a livello politico tra il Presidente del Consiglio, il ministro della sicurezza, magari appartenente ad un'altra forza politica, e il ministro dell'interno, di un'altra forza politica ancora.
Avremmo assistito, prima ancora che alla gestione di una materia così delicata come quella dell'informazione e della sicurezza, ad una lotta politica all'interno della maggioranza, magari a colpi di «spacchettamento» con qualche decreto-legge, per dare più o meno potere a questo o a quel partito, a questo o a quell'esponente.
Abbiamo condotto la nostra battaglia e si è arrivati a questa formulazione del testo: all'articolo 1 si stabiliscono alcune competenze riservate in via esclusiva al Presidente del Consiglio. Mi fermo qui; dopodiché, interverremo nel merito sui singoli emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, abbiamo avviato questo lavoro da tempo, sia in sede di Comitato di controllo sui servizi sia in Commissione, in considerazione della necessità di affrontare, dopo trent'anni, senza tabù, senza riserve e senza stereotipi e ideologismi, un tema che appare centrale per il nostro paese.
L'organizzazione di un sistema di informazione per la sicurezza efficiente è condizione preliminare perché un paese sia non solo più sicuro, ma anche capace di svolgere un ruolo adeguato, nello scenario europeo ed internazionale, a tutela degli interessi fondamentali dello Stato, che non sono rappresentati solo da quello della sicurezza - che è indubbiamente il principale -, ma anche da quello dello sviluppo, della competizione e della produzione in un quadro di libero mercato.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12,50)
GIANPIERO D'ALIA. Queste sono le ragioni per le quali sin dall'inizio abbiamo chiesto ed ottenuto che, su questo provvedimento - che interessa l'intero paese e non questa o quella maggioranza politica -, si introducesse un diverso metodo di confronto, che guardasse ai contenuti delle questioni da affrontare più che agli schieramenti a cui ciascuno di noi appartiene.
Fino ad oggi, questo metodo ha prodotto risultati positivi, grazie allo sforzo fatto da tutti: dal relatore, dal presidente della Commissione, da tutti i gruppi parlamentari e, in particolare, dai componenti del Copaco.
Nell'articolo 1 di questa proposta è contenuto, come si diceva in precedenza, il cuore dell'organizzazione dei nuovi servizi di informazione.
In primo luogo, occorre sottolineare che questo testo separa nettamente l'attività di intelligence da tutte quelle attività che riguardano la tutela della sicurezza nazionale e che appartengono alla competenza esclusiva del Ministero dell'interno e del Presidente del Consiglio, non nella sua funzione di titolare della politicaPag. 30di intelligence, ma nella sua funzione di autorità nazionale per la sicurezza.
Vogliamo affermare ciò con chiarezza, in quanto anche la formulazione del testo non è una questione formale, ma sostanziale. Infatti, si disciplinano i servizi di informazione per la sicurezza, vale a dire tutta quella fase preliminare, affinché gli organi dello Stato preposti alla tutela della sicurezza nazionale siano posti nelle condizioni di agire, in Italia e all'estero, in maniera assolutamente efficace.
In questo contesto, abbiamo riempito di contenuti il principio, già espresso nell'articolo 1 della legge n. 801 del 1977, secondo il quale questa responsabilità politica è incardinata nella figura del Capo del Governo. Si tratta di una responsabilità che, tuttavia, nel tempo è stata diluita attraverso una polverizzazione o, comunque, una ripartizione delle competenze operative. In ogni caso, la responsabilità politica in capo al Presidente del Consiglio ha un senso se quest'ultimo è nelle condizioni di gestire direttamente, attraverso il dipartimento di informazione per la sicurezza, anche la strategia operativa degli apparati di intelligence. Altrimenti, vi è uno scarto tra la responsabilità, che è diventata solo formale, del Presidente del Consiglio e l'attività operativa concreta.
Pertanto, abbiamo cercato di definire con esattezza quali sono le competenze del Capo del Governo che non possono essere delegate a nessuno. Evidentemente, oltre a quella principale e generale rappresentata dalla responsabilità dell'alta direzione politica dei servizi di intelligence, ve sono altre due altrettanto fondamentali.
Si tratta della apposizione e della tutela del segreto di Stato e delle autorizzazioni relative alle cosiddette garanzie funzionali. Queste attività, proprio per la loro peculiarità, sono soggette a un sindacato che è non soltanto giurisdizionale, afferendo anche alla responsabilità politica del Presidente del Consiglio nei confronti del Parlamento. Inoltre, il sindacato giurisdizionale, in questo caso, è affidato in parte alla magistratura ordinaria e in parte - ulteriore elemento di novità - alla Corte costituzionale. È assolutamente evidente, quindi, che specificare che di questi atti il Presidente del Consiglio risponde anche al Parlamento, oltre che alla magistratura ordinaria e alla Corte costituzionale, è un ulteriore elemento di novità di questo testo, al quale si associa, come bilanciamento, un rafforzamento dei poteri di controllo parlamentare. Del resto, in tutte le democrazie moderne è il Parlamento che deve comunque essere garante della trasparenza dell'azione dei servizi di intelligence nei confronti dei cittadini. In sintesi, questo è il lavoro che abbiamo svolto e che risulta dalla formulazione dell'articolo 1 del provvedimento in esame.
Nell'ambito dello stesso articolo 1, peraltro, è stata individuata una soluzione di compromesso tra quanti, come noi, ritenevano necessaria l'istituzione della figura del ministro per le informazioni sulla sicurezza e quanti pensavano, ad esempio, che l'istituzione obbligatoria di questa figura potesse costituire, nel tempo e nell'evoluzione dell'istituto, in qualche modo un pericolo, piuttosto che un aiuto, per il Presidente del Consiglio dei ministri. Abbiamo stabilito, allora, che è nella facoltà del Presidente del Consiglio avvalersi di un ministro senza portafoglio o di un sottosegretario di Stato, ovviamente per le funzioni che possono essere delegate e non per quelle che sono di competenza esclusiva. In tal caso, però, si è stabilito che se qualcuno è delegato a disimpegnare queste funzioni - che essendo concentrate nella Presidenza del Consiglio si sono moltiplicate, sono complesse e afferiscono direttamente alla capacità operativa dei servizi - è necessario che se ne occupi in via esclusiva. Nella eventualità che si istituisca la figura di un ministro senza portafoglio, a nostro avviso, paradossalmente si rafforzerebbe ancora di più il controllo parlamentare, considerata la possibilità per il Parlamento di approvare una mozione di sfiducia individuale nei confronti dei ministri. Questo consente, nel caso in cui il Presidente del Consiglio intenda nominarlo, un ulteriore rafforzamento del controllo parlamentare.
Queste sono le ragioni che ci hanno portato a convergere sul testo dell'articoloPag. 311 del provvedimento in esame che, come è stato ricordato, è centrale. Rispetto ad esso, evidentemente, esprimiamo apprezzamento e soddisfazione, anche alla luce del lavoro emendativo che, in questi ultimi giorni, abbiamo svolto in sede di Commissione e di Comitato dei nove per renderlo ancora migliore e più adeguato, e per mettere i colleghi del Senato nelle condizioni di compiere un lavoro meno faticoso di quello che è toccato a noi, che abbiamo esaminato il testo in prima lettura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla necessità di una riforma dell'ordinamento dei nostri servizi di informazione e sicurezza penso non vi sia alcun dubbio, anche alla luce delle esperienze recenti che, al di là della capacità e della efficienza operativa, sicuramente hanno evidenziato elementi di perplessità. Proprio per questo, credo che una riforma dei servizi di informazione e di sicurezza debba avere una particolare qualificazione. L'ambito di attività di questo particolare settore dello Stato è, per sua natura, materia incerta e scarsamente verificabile o, almeno, verificabile e controllabile solo con una certa difficoltà. La questione della certezza nella riconoscibilità e nell'attribuzione delle responsabilità ed il relativo controllo sono elementi primari. In altri termini, non possiamo avere una situazione in cui possa sorgere incertezza rispetto a chi abbia la responsabilità di quanto accade. Si tratta di una responsabilità oggettiva, nel senso che la funzione richiede indirizzi e controlli.
Bene hanno fatto la I Commissione e i colleghi che hanno lavorato su questo argomento ad attribuire al Presidente del Consiglio questa responsabilità fondamentale, escludendo tutta una serie di questioni e di competenze dalla possibilità di essere delegate.
Tuttavia, la possibile nomina di una figura del rango di ministro nella direzione di questo settore introduce sicuramente elementi di dubbio. È vero che la norma è stata formulata in maniera tale che il Presidente del Consiglio ha la facoltà - non un obbligo - di nominare un ministro competente specificamente sulla materia, ma, nello stesso tempo, questa scelta, nel caso in cui fosse fatta, certamente indebolirebbe la capacità di riconoscimento delle responsabilità effettive. Infatti, lo status giuridico del ministro, di per sé, mette in evidenza una responsabilità politica, che, invece, il sottosegretario non ha, proprio perché svolge una funzione di supporto al ministro, che ha i poteri in materia.
Quindi, nell'esprimere un giudizio complessivamente positivo, faccio rilevare che vi sono ancora alcuni elementi sui quali bisogna sviluppare una discussione (anche se penso che il lavoro già svolto nell'ambito del Comitato dei nove abbia sciolto alcuni nodi).
Rimangono, comunque, questo nostro dubbio e questa nostra incertezza, anche alla luce di quanto è accaduto nella storia del nostro paese. Certamente, sono state attribuite responsabilità ai ministri e ai sottosegretari, ma, nello stesso tempo, non si è mai capito bene a chi rispondessero effettivamente questi importanti apparati dello Stato.
Quindi, vi deve essere la riconoscibilità della responsabilità, ma anche un adeguato sistema di controllo, in primo luogo, da parte di colui che ha la responsabilità sull'attività, ma anche degli apparati che sono stati previsti, sia come forma di controllo interno, con un adeguato sistema ispettivo (per il quale sono state previste le incompatibilità che abbiamo apprezzato), sia esterno, del Parlamento, attraverso il Comitato parlamentare di controllo sull'attività di informazione e sicurezza.
Questi sono i rilievi di maggiore portata. Sappiamo che si sta lavorando anche per sciogliere gli ultimi nodi che sono rimasti aperti.
Resta, però, una questione di fondo, che voglio sottolineare, anche perché la storia ci ha indicato i problemi, spesso senza indicare la strada per risolverli,Pag. 32ossia quella relativa al rapporto tra mondo dei servizi di informazione e sicurezza e organi di stampa.
Questa è una materia che riveste importanti profili di democrazia perché riguarda l'effettivo esercizio di tutte le facoltà democratiche del paese. Sappiamo quanto gli organi di stampa siano fondamentali per sviluppare adeguate azioni di controllo popolare e democratico. Però, sappiamo anche che vi sono beni che devono essere tutelati, come la sicurezza nazionale e la vita degli operatori che sono impegnati in particolari attività.
Noi auspichiamo che, nel prosieguo della discussione, anche rispetto a tale questione, vi sia la capacità di dare una risposta adeguata.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Signor Presidente, questo articolo - lo dico anche ai colleghi che si apprestano a votare - sostanzialmente cambia l'assetto degli attuali servizi di sicurezza.
Oggi i servizi sono due: uno dipende dal ministro dell'interno e l'altro dipende dal ministro della difesa. Non ci sarà più questo tipo di dipendenza e i servizi dipenderanno direttamente dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Questa norma stabilisce quali sono le competenze esclusive del Presidente del Consiglio dei ministri, ossia quelle che non può delegare ad altri soggetti.
Su quest'aspetto sono intervenuti alcuni colleghi (il collega Licandro e, poc'anzi, il collega Buemi), al fine di valutare la possibilità che un altro organo possa esercitare queste funzioni, coadiuvando il Presidente del Consiglio.
Finora, è accaduto che il Presidente della Consiglio si sia avvalso o di un sottosegretario (è la situazione attuale) o di un vicepresidente del Consiglio dei ministri (è stato il collega Mattarella) o di un ministro con altri incarichi (è stato il collega Frattini) o di un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con funzioni di verbalizzatore del Consiglio dei ministri (è stato il dottor Letta). Finora, da questo punto di vista, c'è stato di tutto.
Avendo deciso di ricondurre al Presidente del Consiglio la responsabilità, abbiamo stabilito che il Presidente del Consiglio possa avvalersi o di un sottosegretario o di un ministro. Alcuni colleghi hanno espresso diverse valutazioni critiche su questo punto, che credo esamineremo nella prossima seduta. Ma qual è punto?
Se queste funzioni fossero delegabili soltanto al sottosegretario, sarebbe l'unico caso, nel nostro ordinamento giuridico, che le funzioni di un sottosegretario non possano essere esercitate da un ministro, cosa che, francamente, credo sia abbastanza discutibile dal punto di vista dell'ordinamento, essendo il sottosegretario, per definizione, un soggetto che riceve la delega dal ministro. Pensiamo che vi debba essere un ministro senza portafoglio, anche perché questo soggetto deve avere la forza di dialogare con gli altri ministri (degli esteri, della difesa e dell'interno), che, certamente, non sono ministri di serie B, ma di serie A, quindi, con una loro forza.
Inoltre, è difficile che il Presidente del Consiglio, da solo (non accade in alcun ordinamento) possa sostenere la conoscenza quotidiana di tutto ciò che accade all'interno dei servizi, anche perché, oggi come oggi, vi sono poteri di particolare incisività. Lo esamineremo dopo.
Tuttavia, le regioni per le quali riteniamo che vi debba essere la figura del Presidente del Consiglio con poteri esclusivi in ordine alle questioni principali, che riguardano la politica della sicurezza, e poi, successivamente, un'autorità delegata (un sottosegretario o un ministro a scelta del Presidente del Consiglio), dipende dalla necessità di avere, anche per il Parlamento, un interlocutore che abbia una sua forza e una sua legittimazione.
Sulla questione posta poc'anzi dal collega Buemi relativa agli organi di stampa, valutiamo alcuni aspetti. Noi abbiamo scritto una norma che riprende quantoPag. 33abbiamo tutti quanti votato a proposito delle Commissioni antimafia, sul ciclo dei rifiuti e di tutte le Commissioni d'inchiesta da circa quindici anni a questa parte, ossia che il giornalista che riveli notizie coperte dal segreto è punito, a norma dell'articolo 326 del codice penale che riguarda la rivelazione dei segreti d'ufficio. Ma voglio dire all'onorevole Buemi, che, anche se non scrivessimo questa norma, sarebbero lo stesso, perché una volta che la notizia venisse pubblicata, chi la pubblica risponde per concorso con chi ha dato la notizia e quindi, da questo punto di vista, non cambia assolutamente niente. Questa è la ragione per la quale abbiamo tenuto presente l'articolo 326, ma discuteremo anche di questo.
Andando al merito degli emendamenti, formulo un invito al ritiro per tutti, con una brevissima motivazione.
Per quanto riguarda, l'emendamento Gasparri 1.100, la Commissione rivolge un invito al ritiro, perché risponde ad un disegno legittimo, ma diverso da quello che...
PRESIDENTE. Presidente Violante, è già stato ritirato.
LUCIANO VIOLANTE, Relatore. Mi scuso, non lo sapevo.
Per quanto riguarda l'emendamento Capotosti 1.60, la Commissione invita al ritiro, perché eliminerebbe la possibilità che queste funzioni siano attribuite, in via esclusiva, al Presidente del Consiglio. Essendo funzioni particolarmente delicate a garanzia della democrazia, riteniamo che sia bene che le eserciti esclusivamente il Presidente del Consiglio.
Così come formulo l'invito al ritiro dell'emendamento del collega Diliberto 1.62, che intende attribuire la possibilità di nomina e revoca dei direttori dei servizi non solo al Presidente del Consiglio, ma anche all'autorità delegata. È bene, invece, che queste funzioni siano esercitate soltanto dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Infine, per quanto riguarda l'emendamento Capotosti 1.61, la Commissione invita al ritiro, perché sarebbe sbagliato che il Comitato parlamentare esprimesse un parere vincolante sull'ammontare della spesa preventiva. Questo, evidentemente, deve restare al Presidente del Consiglio in relazione alle scelte di politica della difesa che intenderà fare il Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
ENRICO LUIGI MICHELI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, abbiamo lavorato insieme e con grande piacere abbiamo constatato che gran parte del Parlamento condivideva un disegno di adeguamento di una normativa ormai superata. Abbiamo lavorato e siamo giunti ad alcune conclusioni sulle quali si sta discutendo.
Gli articoli 1 e 2 sono fondamentali, perché costituiscono il centro della riforma: i poteri al Presidente del Consiglio, non più poteri separati tra il ministro dell'interno e il ministro della difesa ed il Presidente del Consiglio.
L'articolo 2 conferisce alla Presidenza del Consiglio la struttura necessaria per poter operare quotidianamente. Quindi riteniamo che questa sia una soluzione, nell'ambito del provvedimento, per quel che rappresenta, abbastanza ideale e significativa.
Per quanto riguarda il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Gasparri 1.100 è stato ritirato.
Chiedo all'onorevole Capotosti se accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.60.
GINO CAPOTOSTI. Sì, Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Diliberto 1.62 accolgono l'invito al ritiro.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Capotosti ritira il suo emendamento 1.61.Pag. 34
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor presidente, questa riforma interviene dopo tanti anni di studi, di valutazioni e di ricerche, soprattutto a partire dagli anni 1990, 1992 e 1993, quando fu svolto un lavoro dalla Commissione presieduta prima da Chiaromonte e poi da Pecchioli.
Il tentativo è quello di razionalizzare il tutto. Lo sforzo si è fatto e si sta facendo, lo voglio sottolineare, in termini anche positivi. Finisce il CESIS, che non aveva funzionato, perché non era sovraordinato rispetto alle altre due direzioni generali. Speriamo che il DIS funzioni e che anche gli altri due servizi possano funzionare. Vorrei però far notare, così come già fatto l'onorevole D'Alia, che avrei preferito vi fosse il ministro per la sicurezza, proprio per la ragione a cui faceva riferimento il presidente Violante. Non c'è dubbio che il Presidente del Consiglio dei ministri diventa autorità, come lo è stato, per la sicurezza. Il problema è di capire il ruolo di questa autorità delegata, rispetto anche alla competenza esclusiva del Presidente del Consiglio dei ministri. Questo per evitare che ci possano essere confusioni e soprattutto sovrapposizioni, che sarebbero anche dannose rispetto al funzionamento dei servizi stessi.
Nel prosieguo dell'esame dell'articolato si potranno poi valutare alcuni aspetti, anche rispetto al coordinamento con le altre forze di polizia. Abbiamo creato tante sigle rispetto all'esigenza sia di contrastare la criminalità organizzata, sia di dar vita ai servizi di sicurezza nel nostro paese. Non c'è dubbio che questo provvedimento sia importante e speriamo che possa giungere alla sua conclusione, ma soprattutto, che possa funzionare in termini reali.
Avrei preferito che sul Copaco, signor relatore, signor Presidente, colleghi, vi fosse un controllo più stringente. È vero che oggi esiste una certa capacità di «interloquire» con il Copaco, ma ritengo che avere una conoscenza del bilancio, non certo nel dettaglio, anche per capire quanto si spende in funzione dei risultati, sia un passaggio fondamentale. Se la Commissione potesse rivedere alcuni aspetti, ciò sarebbe utile, sia per incidere sui poteri del Copaco in maniera efficace, sia per dar vita ad un controllo di merito ed effettivo.
Per questi motivi, annuncio, a nome del mio gruppo, il voto favorevole sull'articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 477
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati Ciro Alfano e Belisario non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che i deputati D'Antona e Tenaglia hanno espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno favorevole.