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Informativa urgente del Governo sulla recente aggressione subita da Mario Segni durante la raccolta di firme per il referendum elettorale (ore 9,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla recente aggressione subita da Mario Segni durante la raccolta di firme per il referendum elettorale.
Secondo quanto stabilito a seguito della Conferenza dei Presidenti di gruppo, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, avranno luogo gli interventi dei rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Viceministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro dell'interno Marco Minniti.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, voglio subito dire, nel modo più semplice e fermo possibile, che quanto è accaduto all'onorevole Mario Segni ed ai rappresentanti del Comitato referendario il 1o maggio, a margine della festa organizzata a piazza San Giovanni a Roma dai sindacati CGIL, CISL e UIL, va condannato senza alcuna riserva.
È importante che dalle istituzioni e da tutti gli schieramenti politico-parlamentari siano state prese immediatamente posizioni e siano state date indicazioni che ricordano che la coscienza democratica del Paese non accetta intolleranze o atti di violenza comunque camuffati o comportamenti come quelli del gruppetto di facinorosi che ha interrotto, sia pure per poco tempo, una legittima iniziativa, distruggendo materiale e un certo numero di moduli per la raccolta di firme già sottoscritti, con cui dei cittadini avevano aderito all'iniziativa referendaria.
Al Governo, che ribadisce oggi solidarietà piena all'onorevole Segni e al Comitato Pag. 2del referendum, a cui aggiungo quella mia personale, spetta però un'altra funzione: assicurare che l'iniziativa dei promotori del referendum e tutte le altre iniziative garantite dalla nostra Costituzione possano svolgersi nella massima libertà, serenità e sicurezza, come necessario che sia in una democrazia che tutela le libertà di opinione, manifestazione ed espressione del pensiero.
Venendo agli episodi del 1o maggio, riferisco i fatti così come sono stati ricostruiti sulla base degli elementi forniti dalla prefettura di Roma e dalla questura. Come è noto, nella ricorrenza della festa dei lavoratori a piazza San Giovanni ha avuto luogo il tradizionale concerto musicale organizzato dalle confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL al quale quest'anno hanno partecipato circa 150 mila persone. Per l'occasione, nelle immediate adiacenze della piazza erano stati installati gazebo e banchi di varie associazioni per l'esposizione di opuscoli o iniziative di vario genere. Tra questi, vi era anche un banco per la raccolta firme a sostegno del Comitato promotore del referendum elettorale del 2008, la cui installazione non comporta alcun obbligo di avviso al questore secondo l'articolo 18 del testo unico di pubblica sicurezza.
Intorno alle 14,40, nei pressi della statua di San Francesco, ove era allestito il banchetto che per alcune ore aveva già regolarmente svolto la propria iniziativa, presente l'onorevole Segni, un gruppo di persone, che cercava di dissuadere verbalmente i passanti dal firmare a favore del referendum proposto dal Comitato, insultava lo stesso Mario Segni e contemporaneamente rovesciava un tavolo di plastica utilizzato per la sottoscrizione. Non si è registrato tuttavia alcuno scontro fisico. Secondo quanto dichiarato da un altro esponente del Comitato promotore, gli stessi facinorosi poco dopo si sono avvicinati ad un altro banchetto ubicato all'angolo con via Emanuele Filiberto e qui hanno scaraventato a terra alcuni moduli per la raccolta delle firme, sottraendone circa novanta.
Sono in corso indagini della Digos di Roma per identificare i responsabili dell'accaduto, ma al momento non è stata ancora accertata l'identità di alcun responsabile.
L'onorevole Segni e i responsabili del Comitato non hanno presentato denuncia-querela. Più in generale, i promotori del referendum, a partire dallo stesso onorevole Segni, hanno rilasciato alla stampa, fin dallo svolgimento degli episodi, dichiarazioni che mentre denunciavano un clima di intolleranza, di possibile intolleranza attorno al referendum, hanno teso a rasserenare il clima.
La questura di Roma, all'esito degli accertamenti, presenterà un'informativa all'autorità giudiziaria. Voglio ricordare che già nell'immediatezza degli avvenimenti vi sono stati contatti telefonici tra i vertici del Comitato promotore e gli organi di polizia circa la possibilità di portare a termine regolarmente la raccolta delle firme, che è stata immediatamente garantita. Il pronto intervento delle Forze dell'ordine, della polizia municipale, ha, infatti, permesso fin da subito la prosecuzione della raccolta delle firme in condizione di totale sicurezza, e non sono state accertate ulteriori turbative all'ordine e alla sicurezza pubblica.
Desidero assicurare, in questa sede, che il Ministero dell'interno anche nell'esercizio delle sue funzioni a tutela delle regolarità dell'attività di propaganda politica ed elettorale monitorerà, ovviamente con la massima attenzione, la situazione, al fine di prevenire e, nel caso avvenga, perseguire tempestivamente ogni eventuale altro episodio che possa turbare il libero e sereno svolgimento dell'iniziativa referendaria, garantendo la sicurezza dei promotori nelle sedi ove questi operano e dei cittadini che intendono aderirvi.
Mi sento quindi, in conclusione, di poter fornire ampie assicurazioni al Parlamento e agli stessi promotori referendari sul fatto che si porrà in essere il massimo impegno, affinché l'iniziativa di raccolta delle firme non sia in alcun modo turbata Pag. 3da improprie manifestazioni di dissenso che travalichino i limiti di una corretta dialettica politica.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, volevo ringraziare, a nome del gruppo dell'Ulivo, il Governo, nella persona dell'onorevole Marco Minniti, e unirmi al giudizio che ha dato di condanna senza riserve per quanto è accaduto a Mario Segni e agli altri esponenti del Comitato promotore per il referendum presenti in piazza San Giovanni, nella giornata del 1o maggio, festa del lavoro. Senza dubbio ci siamo trovati di fronte ad un atto che possiamo definire inqualificabile per la sua gravità, in quanto non solo ha dato sfoggio di violenza e di prevaricazione nei confronti di persone che sicuramente non avevano compiuto niente per provocarla, ma anche perché questa violenza si è rivolta nei confronti di un'iniziativa assolutamente legittima, che rientra nel contesto dell'attività politica, dell'attività di iniziativa che dalla società civile proviene e che per tante altre occasione sollecitiamo. Ritengo particolarmente grave ciò.
Il referendum può avere nei suoi contenuti aspetti che possono più o meno essere condivisi da parte di esponenti delle forze politiche e parlamentari, ma rappresenta nel nostro Paese una delle forme più alte di autonoma iniziativa dei cittadini, tesa ad influenzare e in qualche modo ad incidere nel percorso legislativo del nostro Paese. Quindi a tutti gli effetti il referendum è un'alta espressione della democrazia, dell'attività istituzionale. La condanna deve essere assolutamente ferma, assieme all'assunzione di responsabilità, che non deve essere solo del Governo, ma di tutte le componenti politiche, affinché l'iter della raccolta delle firme, cioè della fase preparatoria del referendum, possa svolgersi nel migliore dei modi e in assoluta serenità e tranquillità. Da questo punto di vista le affermazioni del viceministro ci confortano, nel senso che l'attività di raccolta delle firme deve essere assolutamente tutelata e garantita e non deve essere messa in discussione da alcuno, tanto meno con atteggiamenti prevaricatori e violenti.
Credo che occorra una riflessione di carattere più generale: quanto avvenuto rientra in un clima che in troppe occasioni evidenzia l'emergere di intolleranza, di azioni violente. Ne abbiamo discusso in Assemblea anche in merito ad altri avvenimenti.
Ciò testimonia le difficoltà che il nostro Paese sta attraversando nel poter affrontare e dipanare i tanti problemi e i tanti nodi che ha di fronte (di carattere istituzionale, economico, sociale ed etico) e nel tenere una linea di sereno confronto e di approfondimento del merito dei problemi, ma sempre nel rispetto delle opinioni di tutti.
Da questo punto di vista il contributo che vogliamo offrire come gruppo dell'Ulivo è quello del massimo impegno affinché tale clima venga invece garantito e ristabilito, poiché il nostro Paese ha bisogno di risolvere tanti dei suoi problemi, compresi quelli istituzionali e di riforma elettorale, ma non ha certamente bisogno che la discussione degeneri nel modo preoccupante che quell'episodio fa presagire.
In tal senso è molto confortante che a quella subito offerta dal Governo all'onorevole Mario Segni si sia aggiunta la massima solidarietà da parte di tutti i settori del mondo politico. È altresì confortante ed emblematico del carattere e dello spirito della persona e dello stesso movimento referendario che lo stesso Mario Segni abbia teso a sdrammatizzare quanto accaduto.
Credo che ci siano tutte le condizioni perché ciò non abbia più a ripetersi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
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BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Viceministro, l'aggressione a Mario Segni e a quanti con lui raccoglievano le firme il 1o maggio è doppiamente grave: non solo perché rappresenta una forma di intimidazione e di violenza politica ai danni di alcuni cittadini, ma soprattutto perché configura un vero e proprio attentato ai diritti politici di tutti i cittadini, visto che il referendum, per esplicita disposizione costituzionale, è una forma di democrazia diretta e rappresenta un potere, direttamente legislativo, affidato nelle mani degli elettori.
Come è noto, i referendum elettorali del Comitato Guzzetta-Segni sono sostenuti da uno schieramento composito e variegato di personalità e di organizzazioni politiche (non si tratta di referendum di destra o di sinistra) e hanno come piattaforma politica il rafforzamento di un bipolarismo efficace, basato su grandi partiti alternativi e su un modello istituzionale in cui siano gli elettori a scegliere direttamente.
Il referendum, tra l'altro, ha diviso al proprio interno sia il campo del centrodestra sia quello del centrosinistra. Ma il problema è che contro tale referendum è scesa in campo anche la violenza estremista delle organizzazioni della sinistra estrema e cosiddetta antagonista, che un tempo avremmo forse definito extraparlamentare. E poco importa se tali movimenti siano, più o meno, organicamente legati a specifici partiti.
Si tratti del referendum, del partito democratico, della riforma del welfare, del mercato del lavoro, del ruolo pubblico della Chiesa, delle alleanze internazionali dell'Italia, delle missioni italiane all'estero, non esiste, signor Viceministro (è questo il problema che solleva l'episodio dell'aggressione ai referendari e a Mario Segni), una sola questione politica scottante o aperta su cui non si eserciti, in forma più o meno grave, e con atti e minacce di violenza il cosiddetto antagonismo della sinistra più estrema.
Si tratta di un problema drammaticamente politico, non solo legato a fatti teppistici isolati o marginali. Su queste aree politiche che stanno ufficialmente nel perimetro elettorale dell'Unione, signor Viceministro, avremmo pensato e ci saremmo attesi una riflessione un po' più ampia di quella che lei ha oggi portato. Del resto il Governo ha un ruolo poco chiaro sulla vicenda referendaria. Mi riferisco alle dimissioni del componente la Corte costituzionale, il giudice Vaccarella, alle cui origini non vi sono i dubbi espressi legittimamente sull'ammissibilità del referendum da ciascun ministro, da ciascun politico. La questione sollevata dalle dimissioni di Vaccarella consiste nel fatto che un autorevole membro del Governo, quale il ministro Chiti, a fianco del Presidente del Consiglio, Prodi, abbia evocato, se non addirittura suggerito, l'intervento della Corte costituzionale quale estrema ratio, quale ultima soluzione per il blocco dell'iniziativa referendaria. Tutto ciò è grave, perché il Governo ha titolo, modo e diritto di costituirsi contro l'ammissibilità del referendum nella sede appropriata...
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la invito a concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, Presidente. La sede propria è il giudizio innanzi alla Corte di cassazione, laddove quanto è successo nelle ultime settimane, a cui si aggiunge l'aggressione al Comitato referendario e all'onorevole Mario Segni, determina una situazione di grave difficoltà nella raccolta delle firme e cioè nell'esercizio di un diritto democratico, difficoltà alla quale il Governo deve compiutamente far fronte con efficacia, non solo con misure di ordine pubblico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghi e signor Viceministro, devo dire che l'informativa non è stata esauriente. Ritengo, così come ha osservato il collega Della Vedova, che il Governo avesse il dovere di intervenire compiutamente sul complesso della vicenda e su come essa è stata trattata negli ultimi Pag. 5giorni da parte di chi, probabilmente, ne ha fornito informazioni, le stesse che sono state poi riorganizzate dalla prefettura.
Mi riferisco al coinvolgimento in uno spiacevole episodio, che abbiamo condannato immediatamente, dell'organizzazione politica alla quale appartengo. Non amo le ipocrisie e i pudori di quest'aula: lei sa benissimo che è stata montata una campagna nei confronti dei giovani di Rifondazione Comunista...
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Qui non c'è scritto!
GENNARO MIGLIORE. Io non l'ho interrotta, signor Ministro.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Era soltanto per chiarire.
GENNARO MIGLIORE. È riportato sui giornali, quindi ritengo che la sua posizione al riguardo sia reticente, perché avrebbe dovuto esprimere compiutamente quali sono state le conseguenze non rispetto ad un singolo episodio ma, come è stato qui ricordato, rispetto ad una eventuale campagna di intimidazione nei confronti di un esercizio democratico, quale la raccolta delle firme, che noi difendiamo. Il Governo dovrebbe preoccuparsi di questo.
La sua esposizione, invece, a mio avviso non ha reso giustizia all'episodio che qui consideriamo e che, ripeto, noi abbiamo condannato e deplorato, ma che comunque non ha portato ad un conflitto fisico - non credo sia giusto aver messo nello stesso ordine di problemi anche la distruzione di materiali, che, come è noto, è avvenuta in un altro settore della manifestazione -, né soprattutto (le dico con franchezza quello di cui sono convinto, insieme al gruppo a cui appartengo) ha riferito su una campagna, rispetto alla quale sono convinto ci sia invece una pervicace intenzione di stigmatizzare i comportamenti di un'intera forza politica, sulla base di evenienze che nulla hanno a che vedere con il nostro modo di agire e con la nostra attività.
Lei non ha inteso riferire a tale riguardo; non ha voluto dissipare quelle ombre, quelle intimidazioni che sono apparse nel corso delle settimane anche sulle pagine di autorevoli quotidiani nazionali. Penso, quindi, che il Governo non abbia esaurito la sua funzione rispetto alla tutela anche delle più alte cariche dello Stato, compresa quella di chi presiede questa Camera, che è stata oggetto direttamente di un attacco e di un riferimento, relativamente a questo episodio, per opinioni espresse.
Credo che la discussione in Assemblea debba uscire da queste secche e si dica chiaramente che quello di cui si discute è un episodio isolato, che non c'è nessuna campagna di intimidazione in ordine al referendum, che non vi è coinvolgimento di forze politiche presenti in quest'aula, che non vi sono sponde politiche che hanno a che vedere con questo episodio e che soprattutto c'è la possibilità da parte del Ministero dell'interno, nell'organizzazione della sicurezza di ogni manifestazione politica, di garantire la libera espressione della propria azione politica in qualsiasi caso.
Non sono dell'idea che invece vadano assecondate le interpretazioni che qui sono state date dal collega Della Vedova, al quale rispondo avendo la possibilità di parlare dopo avere ascoltato il suo intervento...
PRESIDENTE. Onorevole Migliore, la invito a concludere.
GENNARO MIGLIORE. Concludo Presidente. Avevo già ascoltato altri interventi simili, relativamente al fatto che ogni azione di antagonismo viene segnata da una presenza di violenza. Collega Della Vedova, non solo non è così, ma poiché noi siamo una forza politica che esplicitamente si richiama e pratica la non violenza, credo che lei debba avere rispetto per le forme di espressione della politica della sinistra radicale che nulla hanno a che vedere con manifestazioni violente e che molto hanno a che vedere con il senso di partecipazione democratica Pag. 6che noi intendiamo difendere, da Segni fino ai ragazzi e alle ragazze che tendono a contestare in maniera radicale quelle ingiustizie che lei probabilmente invece accetta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la Lega Nord Padania condanna fortemente ogni forma di violenza soprattutto all'interno dell'attività politica.
In quasi ormai vent'anni di attività, la Lega Nord Padania, pur avendo organizzato grandi manifestazioni di ogni tipo e di ogni genere, ha dimostrato un profondo rispetto per il Paese, per il sistema. Non è mai successo assolutamente niente: le nostre sono manifestazioni dove non serve neanche la presenza della polizia perché sono pacifiche, semmai, abbiamo subito talvolta qualche attacco.
È un fatto che il concerto del primo maggio è cosa della sinistra, è sentito come cosa della sinistra: non è una festa di tutti, non è una festa per tutti, è una festa solo per gli eletti, solo per una parte politica. «Questa piazza è nostra» ha affermato, secondo la cronaca riportata su la Repubblica, la persona che incitava i giovani contro il banchetto di Segni. Del resto, bisogna essere onesti anche in questo, il fatto di essere lì già di per sé è un po' provocatorio. Immaginiamo che se avessimo installato un banchetto della Lega Nord Padania per raccogliere le tessere al concerto del primo maggio, probabilmente qualche screzio ci sarebbe stato.
Era sostanzialmente prevedibile, pertanto, che potesse succedere qualcosa in quel contesto. In questo caso, tuttavia, si è andati chiaramente oltre perché una cosa è la violenza verbale, anche forte, altra cosa è la violenza fisica. La violenza fisica non esiste e non deve mai essere perpetrata.
Andiamo un po' più in profondità. Tralascio il facile argomento della sinistra che non sa perdere: guardiamo i disordini in Francia dopo la sconfitta della Ségolène Royal, oltretutto già pronosticati - questo semmai è grave, dalla stessa Ségolène!
Il punto è un altro. Lo stesso Bertinotti ha già dichiarato in maniera molto lineare e onesta che questo referendum può essere pericoloso per la democrazia. Voi sapete benissimo che la Lega Nord Padania è fortemente contraria al referendum, o meglio a ciò che uscirà da questo referendum, da questa discutibile operazione di «taglia e cuci» che determinerà, se andrà fino in fondo, un sistema assurdo: un sistema con due partiti, per così dire, la Pepsi-cola contro la Coca-cola (e poi, chi vuole il chinotto rimane a casa e non va più a votare). In questo modo non disturba chi vuole comandare la politica da fuori e non si disturberà l'antipolitica dei poteri forti.
Il sistema non ha nulla da temere dalla Lega Nord Padania, lo abbiamo ampiamente dimostrato negli anni. Se anche si arrivasse a portare fino in fondo l'operazione referendaria, la discutibile forzatura del referendum, la Lega Nord Padania troverà comunque il modo per rappresentare le istanze della gente della Padania. Più difficile sarà tenere a freno la rabbia della sinistra estrema, dei cosiddetti «movimenti». Senza uno sfogo elettorale la faccenda si farà molto seria. È già seria adesso che c'è una rappresentanza politica, figuriamoci senza di essa. Per tale motivo invitiamo, per il bene di tutti, a trovare una soluzione parlamentare, senza la forzatura del referendum. In questo modo non avremo nulla da temere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, mi unisco a quanti hanno già ringraziato il Governo, in particolare il Viceministro Minniti, per quanto ha riferito in Parlamento e per la tempestività del suo intervento. Il ringraziamento va inoltre formulato perché c'è stata da parte del Governo condanna ferma e netta dell'episodio di cui discutiamo, come lo è anche da parte del gruppo Italia dei Valori.
La questione non riguarda il clima generale che si è creato nel Paese, ma Pag. 7spero e credo che si risolva in un episodio isolato. Tuttavia, anche se si tratta di un episodio isolato, va condannato e bisogna avere la capacità di tenerlo in quella dimensione. Occorre ringraziare anche lo stesso Mario Segni, che non ha sporto querela, che non ha alimentato, oltre a una minima reazione, un clima di contrapposizione. Mario Segni e il comitato referendario hanno espresso le proprie idee, vanno avanti nella raccolta delle firme, com'è normale che accada. Il referendum è uno strumento fondamentale previsto dalla Costituzione, consente al popolo di esprimersi direttamente su questioni fondamentali del Paese; pertanto, va accettato da tutti e tutti possono partecipare e alla fine far valere il proprio pensiero attraverso il voto.
Non sta a me difendere il Governo, perché lo farà certamente bene l'onorevole Minniti. Tuttavia, non posso non ricordare che il Governo nel caso in esame si è comportato correttamente, come nel caso delle dimissioni del giudice Vaccarella. Capisco il presidente Migliore, visto il coinvolgimento della personalità più importante del proprio partito, tuttavia ritengo che abbia fatto bene il Governo, attraverso l'onorevole Minniti, a non addentrarsi nelle discussioni tra partiti successive all'episodio, perché non è compito del Governo prendere posizione sulle polemiche che avvengono tra le forze politiche.
Abbiamo rispetto per tutte le forme non violente relative alle manifestazioni politiche, non abbiamo tanto rispetto, invece, per quelle che sono comunque molto prossime alle forme violente. Ciò perché riteniamo che piazza San Giovanni non è affatto della sinistra, ma è di tutti ed in particolare lo è il 1o maggio, quando tutti lavoratori di ogni colore politico festeggiano e, per tradizione, si incontrano, in questa grande piazza di Roma.
Quella piazza ha visto i momenti più grandi della democrazia italiana perché lì si è difeso il Paese, si sono difese le istituzioni dagli attacchi terroristici. In quella piazza si sono svolte moltissime manifestazioni in cui non si è mai polemizzato tra forze dell'allora Governo e forze dell'allora opposizione, ma tutti quanti sul palco concordavano nel condannare il terrorismo. Guai a noi se alimentassimo un clima che potrebbe portare, man mano, a violenze sempre più ampie.
Perciò è giusto limitare il caso ad un episodio che, speriamo, sia assolutamente isolato. Diamo - come gruppo dell'Italia dei Valori - la nostra piena, totale solidarietà a Mario Segni affinché vada avanti e continui la sua battaglia democratica. Poi, ovviamente, ciascuno di noi si comporterà, nell'urna, come ritiene più opportuno, anche se preferiremmo - come giustamente qualcun altro ha già detto - che il Parlamento, prima del referendum, riuscisse a varare una legge elettorale soddisfacente per la stragrande maggioranza delle forze politiche e sociali del nostro Paese.
Questo, d'altra parte, è anche l'auspicio dei promotori di quel referendum; mi pare, infatti, che anche loro spingano affinché, prima dello svolgimento del referendum, si possa giungere ad una legge elettorale per la quale c'è circa un anno di tempo.
Ringrazio il Presidente e il Governo e spero di non dover più intervenire su episodi di questo genere, ma soltanto su episodi positivi per il nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, l'informativa resa dal viceministro Minniti, o meglio il contenuto di quanto da lui riferito, riteniamo sia conforme a quello che è accaduto, e confacente ai compiti del Ministero dell'interno.
Desidero dire qualcosa anch'io, come hanno fatto altri colleghi, sul contesto. È vero, si è trattato di un episodio isolato rispetto al quale, come il viceministro ha detto, gli aggrediti hanno ritenuto di dover presentare denuncia-querela; però, c'è stato anche qualcos'altro. Il collega Migliore lo ha ben sottolineato: c'è stata anche una campagna di stampa. Se noi Pag. 8dovessimo mettere a confronto tale campagna di stampa con quanto lei ci ha detto, risulterebbe di tutta evidenza come sia stata ancora più grave l'aggressione subita da coloro che non avevano nulla a che fare con i fatti specifici e che, invece, hanno dovuto pagare un prezzo, direi, altissimo se fosse capitato al nostro partito, rispetto a persone di cui, coloro che sono accusati, non riconoscono essere i legittimi rappresentanti. Anche tenendo conto di quanto accade nel Paese non vi è dubbio che qualsiasi campagna referendaria, di per sé, spacchi l'Italia in due; non ci sono terze vie: o sì, o no.
Questa è una delle rare campagne referendarie in cui noi non siamo impegnati nella raccolta firme. Ritengo giusto che, su quanto è stato detto dal collega Della Vedova in merito allo svolgimento di una campagna corretta, anche con riferimento al momento della raccolta delle firme, il Governo si faccia carico, soprattutto attraverso gli organi di informazione pubblica, di informare i cittadini, anche coloro che non sono d'accordo, magari perché conoscano le loro ragioni del perché non sono d'accordo. Anche su ciò gli organi di stampa stanno rendendo un pessimo servizio al Paese.
Rispetto al contesto, signor Viceministro, si tratta di un episodio isolato nell'ambito della campagna referendaria, anche se, negli ultimi mesi, nel Paese vi sono stati diversi episodi di aggressione politica, i quali non hanno ricevuto la stessa attenzione da parte del Parlamento e rispetto ai quali crediamo sia necessario un approfondimento.
Si ha l'impressione che vi sia, da un lato, una disattenzione rispetto ad una violenza - a mio avviso - diffusa e, dall'altro lato, un'eccessiva attenzione e mediatizzazione di episodi non solo isolati, ma anche caratterizzati da un'intolleranza sicuramente verbale e non fisica. Non facciamo grande distinzione tra le due intolleranze: crediamo, infatti, che anche l'intolleranza verbale abbia una sua valenza in termini di violenza e vada condannata senza riserve, ma non possiamo fingere di non comprendere, o di non voler comprendere, che nel Paese esiste un sistema di informazione e mediatizzazione che deforma la realtà dei fatti.
Rispetto a tale deformazione non possiamo accettare che la questura e la prefettura acquisiscano i fatti da coloro che sono stati aggrediti e che non vogliono sporgere denuncia. Trovo infatti strano, signor Viceministro - e mi riferisco a ciò che ho letto sui giornali, che sono la nostra unica fonte di informazione al riguardo -, che a fronte di migliaia di persone riunite in una piazza, nonostante l'ordine pubblico interno, le forze dell'ordine non siano state chiamate oppure, laddove presenti, non siano intervenute, non abbiano identificato nessuno e non si sappia nulla!
All'interno di un episodio che, a mio avviso, va condannato senza riserve, si sono verificati alcuni episodi poco chiari, che sono stati lasciati in mano al sistema massmediatico di questo Paese...
PRESIDENTE. Onorevole Turco, concluda.
MAURIZIO TURCO. Concludo, Presidente. Il sistema massmediatico ha distorto i fatti e ha preso lo spunto per fare una campagna politica contro un partito presente in Parlamento e che, per bocca dei suoi massimi rappresentanti, non solo si è completamente dissociato, ma ha detto anche di non avere nulla a che fare con quell'episodio. Dobbiamo...
PRESIDENTE. Onorevole Turco...
MAURIZIO TURCO. Concludo, Presidente. Dobbiamo non solo rendere conto di ciò, ma anche tentare di porvi rimedio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Ho ascoltato con attenzione la relazione dell'onorevole Minniti, il quale ha riportato i fatti di cui stiamo discutendo. Dobbiamo evidentemente considerare la campagna mediatica seguita a tale episodio, in quanto nel Pag. 9nostro Paese le campagne mediatiche partono da interessi esterni sia al Governo sia allo Stato, ma che hanno un rilievo notevole nella vita politica italiana. Tale contraddizione deriva dalle caratteristiche del sistema mediatico stesso, che non sono assolutamente cambiate negli ultimi due anni e che, in un certo senso, favoriscono una visione distorta e non corrispondente alla realtà dei fatti. In questo caso specifico abbiamo nuovamente assistito all'evidente tentativo di assimilare al terrorismo e alla violenza pareri differenti, pienamente rappresentati in Parlamento e accettati dalla popolazione. Si tratta di un fatto grave, che non dovrebbe ripetersi.
Da un lato, infatti, condanniamo con chiarezza l'episodio di aggressione all'onorevole Mario Segni, il quale stava svolgendo una funzione non solo legittima, ma anche importante per il nostro sistema politico e per la popolazione italiana, essendo impegnato in un'attività connessa ad un istituto tipico del nostro ordinamento costituzionale, come il referendum abrogativo.
Dall'altro lato, è necessario contrastare un potere mediatico che va contro la corretta lotta politica e tende a riportare ad un certo numero di cittadini, di solito maggioritario, una visione distorta della realtà. Ritengo necessario chiedere al Governo di informare il Parlamento su questi due aspetti, altrimenti si corre il rischio di non riuscire a rendersi conto di quello che succede. Siamo contrari a qualsiasi violenza ed aggressione nei confronti di cittadini che abbiano le più varie idee, purché queste idee siano accettabili e accettate nella democrazia repubblicana. Questa è la nostra posizione, che ritengo sia chiara e che, a mio avviso, coinvolge o dovrebbe coinvolgere la maggioranza di questo Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, esprimo vivo apprezzamento e condivisione in merito a quanto il Viceministro, onorevole Minniti, ha riferito alla Camera sull'episodio verificatosi il 1o maggio in piazza San Giovanni. Esprimo, altresì, grande solidarietà nei confronti dell'amico, onorevole Mario Segni e del comitato referendario.
Tuttavia, al di là dell'esposizione dei fatti, dell'assoluto rasserenamento di cui ha dato prova il Viceministro dell'interno, della garanzia che questi episodi verranno perseguiti e che si farà di tutto per evitare che possano ripetersi, ritengo opportuno che nel nostro Paese ritorni un po' la serenità e la calma.
Un segnale forte in tal senso può provenire proprio dal Parlamento e dalle forze politiche se, su questi temi importanti, sapremo tutti abbassare i toni e dare un segnale al Paese che la polemica politica e le contrapposizioni devono rimanere in un solco democratico, di condivisione o meno di valori di cui ciascuna forza politica è portatrice.
Ritengo che ciò sia un elemento necessario se si vuole veramente che il Paese guardi al Parlamento e alle forze politiche con rinnovata fiducia. A parte l'atto in sé, quello che è successo a Piazza San Giovanni, fortunatamente, come ha detto il Viceministro, non ha presentato risvolti preoccupanti. Prendo atto di quanto detto dal presidente del gruppo di Rifondazione Comunista, Gennaro Migliore, che si tratta soltanto di episodi che non hanno nulla a che vedere con le forze politiche presenti in Parlamento e che, pertanto, vanno condannati senza riserve. Ritengo opportuno impegnarci dando un segnale forte all'esterno, e cioè che la libertà in campo non viene messa in discussione. La libertà è un valore così importante per gli uomini e per il Paese che si conquista ogni giorno con le proprie azioni, ed è un po' come la salute: si sente la sua mancanza solo quando si perde. Pertanto, non è certamente in discussione la libertà stessa ma, spesso, è in pericolo il modo di esprimersi e la possibilità di dire quel che si pensa, in un Paese democratico e civile.
Raccogliendo l'invito del Viceministro Minniti, relativamente all'impegno che il Governo prende in quest'aula nei confronti di azioni così provocatrici, che minano Pag. 10la libertà di azione da parte di movimenti nella manifestazione all'esterno delle proprie opinioni, nei vari modi democratici di espressione, come gruppo Popolari-Udeur ci riteniamo soddisfatti di quanto egli ha detto oggi e ci impegneremo perché con il Governo e il Parlamento l'azione di rassicurazione del Paese possa passare attraverso l'impegno forte di tutte le forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, è giusto che il Parlamento intervenga immediatamente ogniqualvolta vi sia una manifestazione di intolleranza politica nel nostro Paese e do volentieri atto al Governo di aver espresso con ferme parole la condanna dell'Esecutivo per questo episodio. Desidero unirmi agli altri colleghi nell'esprimere la solidarietà all'onorevole Mario Segni e agli altri esponenti del comitato per il referendum per la violenza e l'intimidazione di cui sono stati oggetto.
Faccio ciò tanto più volentieri - per così dire - dal momento che, dal punto vista politico, considero il referendum sbagliato, il contenuto di quel referendum profondamente sbagliato e, per certi versi, antidemocratico. Prevedere infatti un premio di maggioranza per un partito - ciò potrebbe essere l'esito di quel referendum - che possa ottenere meno del 51 per cento, mi sembra una tale aberrazione che mi auguro che i cittadini non firmino o che il Parlamento intervenga con legge per evitare il cammino di questa cosiddetta «riforma costituzionale». Ma proprio perché questo è il mio giudizio, ritengo che, a maggior ragione, si debba esprimere solidarietà all'onorevole Mario Segni e agli altri esponenti del comitato per il referendum.
Mi sarei limitato a queste brevissime considerazioni se non dovessi constatare - direi ancora una volta - una situazione politica a dir poco paradossale: cioè che i rappresentanti dell'opposizione sostengono le considerazioni del Governo - dando atto della loro correttezza, come in questo caso - mentre diversi gruppi della maggioranza dichiarano la totale insoddisfazione per le medesime dichiarazioni. Abbiamo ascoltato il presidente del gruppo di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea, un esponente del gruppo La Rosa nel Pugno e l'onorevole Tranfaglia sostenere che l'esposizione del Viceministro dell'interno è stata totalmente insoddisfacente ed inadeguata.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa...
GIORGIO LA MALFA. Ciò è avvenuto in molte altre circostanze. Mi domando quanto a lungo potrà durare un Esecutivo che governa senza avere l'accordo della sua maggioranza.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 12.
La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 12,10.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI