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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1411 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario (Approvato dal Senato) (A.C. 2534-A) (ore 10,42).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2534 sezione 2),modificato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 2534 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (vedi l'allegato A - A.C. 2534 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (vedi l'allegato A - A.C. 2534 sezione 5).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine i gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, 89 e 96-bis del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili nel corso dell'esame in sede referente: Leone 1.65, che reca una modifica alla disciplina relativa ai parametri di cui all'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo n. 56 del 2000, in materia di definizione del fondo perequativo nazionale; Leone 1.144, che interviene sull'applicazione del comma 665 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 in materia di patto di stabilità interno.
La Presidenza non ritiene, inoltre, ammissibile la seguente proposta emendativa non previamente presentata in Commissione: Leone 1.335, che prevede l'inserimento di ulteriori terapie nei livelli essenziali di assistenza.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative presentate l'onorevole Baiamonte. Ne ha facoltà.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame riguardante il ripiano selettivo dei disavanzi delle regioni «poco virtuose» nell'assistenza sanitaria è stato... Scusi Presidente, ma non è presente il Governo.
Pag. 14ANDREA GIBELLI. Sospenda la seduta...
PRESIDENTE. Stiamo verificando, onorevole, un attimo. Sospendo la seduta per cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 12,50.
PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno presentato l'articolo aggiuntivo 1.bis.0100 e l'emendamento Tit.1, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 2534
sezione 5). Il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 13,30.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 2534 sezione 1).
Prego onorevole Baiamonte. Ha facoltà di intervenire.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, in precedenza avevo iniziato ad evidenziare che il provvedimento che dovremmo approvare affronta il problema dei disavanzi pregressi, nel periodo 2001-2005, di alcune regioni che hanno superato la spesa, ai quali lo Stato cerca di rimediare con un ripianamento, le cui modalità sono stabilite nell'articolo 1 del provvedimento, che prevede una copertura di 3 milioni di euro per il 2007 e di 834 milioni di euro nel 2008 e nel 2009.
Quali sono le regioni non virtuose? Si tratta di regioni particolari, come l'Abruzzo, la Campania, il Lazio, a mio avviso in maniera sconsiderata, la Liguria, il Molise e la Sicilia. Tra queste vi erano anche il Veneto e il Piemonte.
Alcune delle regioni poco virtuose sono state bonificate: come? La Liguria ha sottoscritto un accordo con il Governo che consente di sopperire al disavanzo non incrementando l'IRPEF o l'IRAP, ma con altri rimedi. Lo stesso è stato fatto in Veneto ed in Piemonte, mentre le altre regioni devono provvedere, come dicevo, mediante l'aumento delle quote dell'IRAP e dell'IRPEF.
Puntualizzo particolarmente questo aspetto, perché, ad esempio, alla Sicilia (la mia regione) non è stata attribuita la possibilità di coprire il disavanzo con i fondi che lo Stato, a sua volta, le deve restituire; mi riferisco ai 650 milioni di euro provenienti dalle accise che sono state imposte alle ditte in Sicilia, data l'autonomia della regione. Un simile provvedimento è stato adottato da parte del Governo Berlusconi per la regione Sicilia, cosa che, invece, il Governo Prodi non vuole concedere.
Esiste, pertanto, una sperequazione, una diversità di comportamento da parte del Governo nei confronti di regioni che vengono definite non virtuose.
Mi richiamo a ciò che diceva, nel settembre del 2006, il Ministro della salute Livia Turco sul «patto per la salute» che prevede un livellamento (se così possiamo definirlo) sul territorio nazionale dei LEA (livelli essenziali di assistenza sanitaria).
Mi pare che questi livelli essenziali di assistenza, che devono essere uguali su tutto il territorio nazionale, non possano essere applicati da tale punto di vista. Infatti, prima di poter applicare determinati principi nella sanità italiana, bisogna considerare quali sono le malattie più diffuse in una regione rispetto ad un'altra. Sarebbe altresì necessario effettuare eventualmente una statistica sugli anziani, per verificare in quali regioni essi siano più presenti e quali siano le patologie tipiche di un determinato territorio. Infatti, vi può esser una regione virtuosa soltanto perché deve fronteggiare un minor numero di patologie costose. Oppure può esservene una che deve spendere di più per un dato periodo, «sforando» il bilancio e la disponibilità finanziaria per la sanità, ad esempio in conseguenza di pericoli di epidemie derivanti da eventi sismici che hanno comportato la necessità di svolgere una profilassi particolare.
Questi sono concetti generici che dobbiamo considerare e che, invece, il Governo non valuta affatto, cercando addirittura di punire alcune regioni e quindi i loro cittadini, che debbono fronteggiare un maggior carico fiscale. Pertanto, essere Pag. 15ammalati per il cittadino non rappresenta solo un danno, ma anche una beffa, poiché si trova a dover pagare più IRPEF, rispetto ad un cittadino di un'altra regione. Un Paese che vuole avere equità sociale e venire incontro alle esigenze dei cittadini non deve ovviamente prendere in considerazione questi principi. Ma su tale punto tornerò in seguito, perché vorrei sviluppare dei concetti che oltretutto sono stati puntualizzati dalla Corte costituzionale.
Oltre alle disposizioni previste nell'articolo 1 ed a quella contenuta nell'articolo 2, concernente l'entrata in vigore del provvedimento il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il Senato, che ha esaminato questo provvedimento in prima lettura, ha introdotto un articolo aggiuntivo, l'articolo 1-bis, nel quale si prevede giustamente la riduzione di quel terribile balzello che è stato applicato ai cittadini da parte dell'attuale Governo con la legge finanziaria per l'anno 2007, che potrebbe essere definita la «finanziaria delle tasse». Con tale norma si prevede pertanto la riduzione da 10 a 3,5 euro del ticket per le visite specialistiche. A parte il fatto che reputiamo tutto il provvedimento sbagliato, questo balzello doveva essere eliminato del tutto, in quanto non è giusto che un cittadino che ha bisogno di una visita medica - in un contesto in cui la visita generica non esiste quasi più, essendo tutte visite specialistiche - deve sistematicamente pagare questa sopratassa soltanto perché ammalato. Signori miei, ci rendiamo conto di qual è il concetto che noi dobbiamo seguire?
Un altro punto fondamentale è che questo balzello deve essere applicato a tutti i cittadini e non a seconda del reddito. Queste sono ingiustizie e rappresentano concetti che uno Stato civile, che rispetta i propri cittadini e vuole garantire assistenza sanitaria a tutti, non dovrebbe assolutamente applicare.
Un ulteriore punto fondamentale su cui vorrei focalizzare la mia attenzione è il seguente. Le imprese che hanno rifornito gli ospedali o le strutture sanitarie, e che quindi hanno dei crediti nei confronti delle aziende, una volta approvato questo provvedimento, non possono più adire le vie legali per almeno 12 mesi. Colleghi, ci rendiamo conto che queste imprese, per poter sopperire alle loro limitate risorse, specialmente quando devono rifornire aziende che pagano con molto ritardo, non potendo agire legalmente, devono aspettare ancora più a lungo? Il risultato è che coloro che hanno contratto debiti con le banche si trovano, ovviamente, nella condizione di avere maggiori spese e tempi di attesa più lunghi per poter riavere indietro il loro denaro.
Ciò significa che, se una ditta vende un pacchetto di garza ad un'azienda ospedaliera per una certa cifra, con il trascorrere del tempo, queste spese aumenteranno in considerazione del fatto che si dovrà attendere a lungo per riscuotere il prezzo.
Siamo in presenza di un circolo vizioso, che il nostro Stato non vuole prendere in considerazione. Sono penalizzati coloro che riforniscono gli ospedali; sembra quasi che abbiano il torto di chiedere il denaro che spetta loro. Questi sono criteri non accettabili. Una volta, il sistema era diverso: i soggetti che vantavano un credito, ad un certo punto, venivano liquidati, magari con una riduzione dell'importo, in maniera da poter ripianare l'obbligazione. Ora invece, non solo si mantiene il debito, peraltro notevole, ma si proibisce loro di agire nei riguardi dell'azienda per poter recuperare il denaro necessario a proseguire la loro attività. È forse questo lo Stato di diritto? In tal modo, l'economia di queste regioni va allo sfascio.
Un altro aspetto importante del presente provvedimento appare del tutto inverosimile. Per la diminuzione dei ticket da 10 a 3,5 euro si ridetermina l'importo della manovra previsto dalle suddette disposizioni da 811 milioni a 461 milioni di euro, per il solo anno 2007. Come si provvede a tale riduzione? Colleghi, è veramente grave: vengono decurtati 50 milioni di euro dal fondo per i paesi in via di sviluppo, previsto dall'Unione europea; si sottraggono 50 milioni di euro alla ricerca per la salute. Ci rendiamo conto di Pag. 16cosa stiamo facendo nel nostro Paese? Prima sosteniamo che si devono far ritornare i ricercatori che vanno all'estero perché in Italia non riescono a svolgere adeguatamente le loro attività, poi sottraiamo 50 milioni di euro, per il solo 2007, alla ricerca.
Un'altra misura grave è la decurtazione di 30 milioni di euro destinati alle politiche per la famiglia. Ci siamo riempiti la bocca, abbiamo fatto addirittura una conferenza stampa sullo stato della famiglia in Italia presso la Commissione affari sociali; il ministro Bindi sta organizzando una grande conferenza sulla famiglia nel nostro Paese. A tale proposito, questa mattina apprendiamo dai giornali e dalle televisioni che non sono stati invitati i gay, perchè non sono considerati - e di questo sono pienamente convinto - una famiglia, e allora apriti cielo! Onorevole Luxuria, è inutile che mi guarda: sono di questo avviso, anche se lei la pensa diversamente!
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Io non ho parlato.
GIACOMO BAIAMONTE. Se lei ci vuole togliere anche la possibilità...
PRESIDENTE. Onorevole Baiamonte, si rivolga alla Presidenza.
GIACOMO BAIAMONTE. Quindi, si riducono di 30 milioni di euro le risorse destinate alle famiglie. A tale proposito, ricordo che, nella passata legislatura, l'onorevole Zanotti si è spesa molto per appoggiare le politiche per l'autosufficienza, mentre ora il Governo, con questo provvedimento, taglia per oltre 30 milioni di euro i fondi per la non autosufficienza. Ci rendiamo conto delle contraddizioni a cui va incontro il Governo con questa politica finanziaria?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIACOMO BAIAMONTE. Vengono tolti trenta milioni di euro per le politiche giovanili, 100 milioni di euro per l'estinzione dei debiti pregressi, per non parlare dei 60 milioni di euro sottratti allo spettacolo, nonostante il ministro Rutelli continui a dire che dobbiamo destinare fondi al cinema italiano per migliorarlo!
PRESIDENTE. Onorevole Baiamonte, dovrebbe concludere.
GIACOMO BAIAMONTE. Mi chiedo se il Governo, prima di varare tali provvedimenti, ragioni. Si dovrebbe vergognare! Questo provvedimento, dunque, è da respingere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, rivolgo l'invito, a un Governo distratto, affinchè prenda in seria considerazione l'ipotesi di porre la questione di fiducia sul provvedimento in esame per togliere i deputati del centrosinistra, eletti soprattutto al nord, dall'imbarazzo di votare un testo che dimostra in maniera evidente un fatto assolutamente inaccettabile per il Paese.
Il voto a favore della conversione in legge del decreto-legge dimostra che ancora una volta il centralismo romano, il centralismo di Stato, risponde ad una logica che non può essere paragonata al senso di responsabilità che deve essere proprio dei governatori delle regioni in materia sanitaria. Questa è una vergogna politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! La Lega Nord Padania oggi farà opposizione durissima, farà ostruzionismo. Mi spiace che il garantista Presidente della Camera Bertinotti, su un provvedimento di natura sociale, ove il Parlamento assume un ruolo centrale, abbia consentito di applicare un articolo del Regolamento che toglie all'opposizione la possibilità di fare ostruzionismo. Ciò non è accettabile in un Paese dove si pagano le tasse, si parla di «tesoretti», si richiede ai governatori di investire nella spesa sociale e oggi è lo Stato che risana i debiti di chi non è stato capace di rimanere all'interno Pag. 17della spesa sanitaria. È veramente una vergogna politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Oggi si riunirà la Conferenza dei presidenti di gruppo e noi chiederemo alla Presidenza della Camera di dare spiegazioni rispetto ad un percorso che è inaccettabile sul piano politico; e vi vogliamo vedere, colleghi del centrosinistra eletti al nord, sul voto di questo provvedimento, su un voto che vi vede impegnati a chiedere ai governatori del nord, soprattutto del centrodestra, in Lombardia e in Veneto, di risparmiare per allargare la base sociale, per evitare il ticket, per fornire servizi ai cittadini, mentre oggi alcuni governatori del centrosinistra, sforando la spesa pubblica, chiedono al Paese e a tutti coloro che pagano le tasse di risanare il debito attraverso una spesa di Stato centralista. È una vergogna! Vedremo che cosa voterete (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Armani)!
Tale atteggiamento inaccettabile incide su una questione già aperta: vi sono molti parlamentari nelle file di Alleanza Nazionale, dell'UDC e di Forza Italia che hanno chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti e mi auguro che su questo provvedimento, che ha una natura politica inequivocabile, ci sia una ferma opposizione da parte di tutti i partiti che fanno parte della coalizione della Casa delle libertà. Oggi è la prova e la dimostrazione di ciò, se esiste. Sento dei commenti dai banchi dell'opposizione, ex Casa delle libertà.
Vorrei che il parlamentare intervenuto in precedenza in maniera un po' ironica, intervenisse di nuovo e ci spiegasse perché la sua coalizione porta in aula un provvedimento così vergognoso. È molto semplice: non è accettabile che vi siano dei cittadini che pagano le tasse e che chiedono ai propri governatori stabilità di bilancio e assistenza sociale, attraverso le prestazioni delle ASL, quando poi ci accorgiamo che i debiti pregressi vengono affrontati, ancora una volta, con un provvedimento in virtù del quale lo Stato centrale risana i debiti delle regioni, invece di adottare misure a livello locale. Questo è inaccettabile. È inaccettabile soprattutto quando ci sono regioni come il Lazio e la Campania (la regione del vostro Bassolino)! Basterebbe vedere come vengono utilizzati i fondi della regione Campania per pagare i dipendenti che non lavorano nei consorzi di smaltimento dei rifiuti e che solo la trasmissione televisiva Report riesce a denunciare. Invece voi state zitti per comoda convenienza politica. Vergogna! Vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, si rivolga alla Presidenza per cortesia.
ANDREA GIBELLI. Mi rivolgo a chi sperpera le risorse del Paese, signor Presidente! Se lei viene da quella regione e si sente imbarazzata, mi dispiace molto. Questa è una denuncia politica.
PRESIDENTE. È un problema di rispetto del Regolamento, onorevole Gibelli: lei sa che quando si interviene ci si deve rivolgere alla Presidenza.
ANDREA GIBELLI. La sua parte politica ha dato prova di rigore rispetto a determinate questioni; ci attendiamo che prosegua in quella direzione, perché non è accettabile che ci siano governatori che sperperano le risorse.
Quindi, auspichiamo che il Governo ponga la questione di fiducia e speriamo di veder passare davanti alla Presidenza deputati del centrosinistra che dicano «sì» al provvedimento in esame (provvedimenti del genere in questo Paese non fanno più notizia sulle prime pagine dei giornali e stanno diventando costume). Ci si nasconderà dietro il fatto che i loro elettori non sanno che molti voteranno un tale provvedimento e quando si tornerà al nord a fare comizi, soprattutto in questo mese di campagna elettorale, si dirà: «No, è giusto il federalismo fiscale! È giusto che le regioni del nord abbiano autonomia! È giusto che i soldi dei cittadini del nord rimangano nelle loro regioni (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)».Pag. 18
Invece tutto ciò è falso, quando si rapinano le tasche della gente con questi provvedimenti. È assolutamente falso ciò che, attraverso la propaganda politica, viene detto in campagna elettorale, perché vale il tempo di un mese! Nel silenzio di quest'aula, oggi, 8 maggio, si consuma l'ennesimo dramma: si prelevano i soldi dei cittadini e, anziché lasciarli a quelle regioni che producono e che garantiscono un equilibrio di bilancio che consenta alle strutture ospedaliere di funzionare, si sottraggono risorse e si sanano i debiti di chi se ne frega della solidarietà sociale! Da qui deriva la denuncia della Lega Nord. È una vergogna, ancora una volta, trovarsi in aula a votare questi provvedimenti, che non hanno nulla a che fare con il federalismo e con la solidarietà sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il fatto che un abitante della Campania non riesca ad andare in una struttura ospedaliera perché non ci sono i fondi per finire gli ospedali, perché c'è qualcun altro che, invece di costruire ospedali, preferisce assumere trenta persone nell'azienda per lo smaltimento dei rifiuti della Campania, costituisce una vergogna politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! È il voto di scambio, camorrista!
Ci saranno parlamentari del centrosinistra che voteranno questo provvedimento e che si macchieranno di questa colpa. Posso capire la gente che viene eletta in quella regione e che per questioni politiche ed elettorali è costretta a ciò. Non posso accettare, però, che in quest'aula ci siano persone elette al nord che tacciono rispetto a questa vergogna politica.
Oggi la Lega userà tutti i mezzi a disposizione per denunciare questa situazione, che non sta né in cielo né in terra, e l'ipocrisia di un Governo che siede nei banchi di quest'aula - posso almeno rivolgermi al Governo - e che sta telefonando! Spero che il rappresentante del Governo stia telefonando al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta, che dice al nord che c'è il federalismo fiscale, mentre ammette provvedimenti di questo tipo. Vergogna!
PRESIDENTE. Sottosegretario Zucchelli, la prego di ascoltare il dibattito.
ANDREA GIBELLI. Venga a riferire queste cose in aula. Venga a riferire perché il vostro Governo va al nord a parlare di federalismo fiscale, di giustizia sociale e di federalismo, mentre in aula ci sono provvedimenti che vanno nella direzione opposta, ossia verso l'assistenzialismo e la copertura di «buchi» di bilancio causati da persone che non permettono ai propri concittadini del sud di curarsi nelle proprie aziende ospedaliere, costringendoli a fare 600 chilometri per venire a curarsi al nord e allungando le liste di attesa.
Questa è la società che volete costruire! È una vergogna! Avreste dovuto varare un provvedimento per costringere i governatori che hanno contratto tale debito a prevedere piani di ammortamento per rientrare dalla spesa sanitaria, senza la copertura dello Stato. Al contrario, invece, con tale provvedimento, si va nella direzione della prima Repubblica, seguendo la logica in base alla quale c'è sempre qualcuno che paga. Ciò non giova al nord, ma neanche al sud. Di questo chiederemo conto ai deputati eletti al nord ed a quei parlamentari e governatori che hanno chiesto un paese diverso. Ciò nonostante il governatore Bassolino continui a pontificare su un Mezzogiorno che può camminare con le proprie gambe.
Con questo provvedimento si uccide il sud, poiché non vi è alcuna autonomia senza senso di responsabilità. Dovreste operare una modifica della Costituzione e chiedere che sia possibile «commissariare» quei governatori che non rispettano gli altri cittadini, che pagano le tasse, non permettendogli di vivere in un luogo sano, dove non ci sono ammassi di rifiuti e dove ci sono strutture ospedaliere che funzionano. Ciò non accade in alcune regioni d'Italia, dove i cittadini del sud affluiscono, percorrendo 600, 700, 800 chilometri, per curarsi.Pag. 19
Questa è la vergogna ed io mi auguro che i parlamentari di centrodestra, in nome di quanto di buono abbiamo prodotto nella scorsa legislatura, intervengano tutti sul complesso degli emendamenti per costringere il Governo a porre una questione di fiducia che dimostri ancora una volta che i parlamentari di centrosinistra predicano bene e razzolano male (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, relativamente alle sue osservazioni circa l'applicazione dell'articolo 85-bis del Regolamento, le ricordo che tale norma fin dalla scorsa legislatura viene applicata indistintamente su tutti provvedimenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, non solo condivido i contenuti espressi dal collega Gibelli, ma richiamo l'attenzione sul tono da lui usato, perché mai nulla, come il tono usato dal collega Gibelli per il provvedimento in esame, ha rispecchiato - caro Sottosegretario, mi spiace che lei si sia distratto telefonando o pensando ad altro - la drammaticità del contenuto di tale decreto-legge. Non si tratta solo di un decreto-legge scandaloso, ma di un decreto-legge che nel suo contenuto e nel suo principio di fondo porta il Paese ad essere considerato come uno dei peggiori paesi che possa esistere nelle democrazie moderne, e cercherò di spiegarne il perché. Tra l'altro, tale insofferenza proviene anche dal fatto che da mesi ascoltiamo prediche del Presidente del Consiglio, Romano Prodi, che ci parla di rigore, di ripiano dei conti pubblici, di efficienza, mentre egli stesso ed il ministro dell'economia e delle finanze propongono un decreto-legge il cui unico principio di fondo è premiare le regioni e gli amministratori che non hanno fatto il loro dovere, che non hanno saputo amministrare bene. Sembra, anzi, che con tale decreto-legge si intenda dire ai governatori: non preoccupatevi, poiché quanto più contraete debiti, quanto più create una voragine, quanto più siete inefficienti, tanto più lo Stato interverrà. Ciò avviene in quanto lo Stato, nella vostra concezione, può disporre di tutto e di tutti, può permettersi di varare una legge finanziaria come quella che avete presentato e mettere le mani nelle tasche dei cittadini, poiché per voi i cittadini sono sudditi a disposizione dello Stato. Lo Stato può permettersi, inoltre, di dire che in seguito avremo un cosiddetto «tesoretto» da distribuire a chi vogliamo; può permettersi di dire che non gli interessa che le regioni rispondano in maniera efficiente, chiara e coerente ai bisogni dei suoi cittadini, che venga tutelato il diritto fondamentale che un cittadino ha, che è quello alla salute, quello di veder curare bene la propria salute e di non vedere disperse le risorse che paga. Non mi interessa! Non ti premio! Premio invece chi crea voragini e crea buchi.
Mi auguro dunque che non voteremo la conversione di questo decreto-legge, che segna una pagina brutta nella storia del Paese, brutta nel confronto fra maggioranza e opposizione, brutta per chi dalla maggioranza e dall'opposizione vorrebbe confrontarsi su un Paese che sia capace di guardare al proprio futuro, e rispondere e confrontarsi sulle formule che permettano la soluzione dei problemi. Non ci si può confrontare nel merito se poi vengono proposti decreti-legge scandalosi come quello in esame, che affermano un unico principio: non mi interessa del cittadino, non mi interessa del suo bene, non mi interessa dell'efficienza, mi interessa solo comandare e premiare coloro che sono della mia «cricca», quelli che sono dalla mia parte politica.
Questo «decreto salvadebiti» è un provvedimento che dirotta ingenti risorse a regioni che si sono gravemente indebitate, il più delle volte per non aver chiamato i cittadini alla compartecipazione della spesa sanitaria, anzi, per aver fatto demagogicamente una politica elettorale senza chiamare i cittadini a partecipare Pag. 20alla spesa sanitaria. Non hanno introdotto i ticket, hanno creato una voragine ed oggi si vedono premiate per questo.
Inoltre, tale decreto-legge premia le regioni non virtuose e penalizza quelle con bilancio in pareggio, i cui cittadini dovranno pagare. I cittadini della mia regione, della regione Lombardia, che hanno visto ed hanno sempre voluto un governo efficiente, che rispondesse ai loro bisogni, in cui la sanità potesse essere un fiore all'occhiello, ed hanno i conti in ordine, oggi, a causa di questo decreto-legge, dovranno pagare 233,5 euro all'anno per ripagare debiti che non sono loro e che sono stati creati in un altro luogo da amministrazioni inefficienti.
Inoltre, il decreto-legge in esame lede un importante principio costituzionale che è uno dei fondamenti della nostra Repubblica, il principio dell'uguaglianza dei cittadini e quello della responsabilità finanziaria degli enti. Vi domando e mi domando il motivo per cui, nel momento in cui le regioni ed il Governo si sono trovati ed hanno sottoscritto lo scorso settembre un accordo, il patto per la salute, attraverso il quale si stabiliva l'entità del Fondo nazionale sanitario nazionale negli anni 2007, 2008 e 2009, il Governo, in quella sede, che è quella prevista istituzionalmente, abbia deliberatamente nascosto la somma di 3 miliardi di euro contenuta nel presente decreto-legge, violando senza alcun rispetto istituzionale il patto con le regioni. Non solo, le regioni che oggi sono oggetto e beneficiarie di questo provvedimento, si sono viste attribuire 4,5 miliardi di euro come tutte le altre regioni e in più i 3 miliardi che vengono stabiliti con questo decreto-legge. In quel tavolo sono stati assegnati questi fondi alle regioni a sostegno della difficile situazione in cui versavano i loro conti sanitari, e con quei criteri si è stabilito come erogare le risorse.
Il decreto-legge che il Governo presenta è incostituzionale, e ciò è grave. Non è un caso, signor rappresentante del Governo e cari colleghi, che numerose regioni (non solo le regioni di centrodestra, non solo la regione Lombardia che è stata la prima a guidare e gridare allo scandalo riguardo al contenuto del decreto-legge) hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale riguardo al provvedimento. Chi governa si dovrebbe porre qualche domanda, a meno che non ritenga di essere un principe che può fare tutto ed il contrario di tutto; al contrario, come mi auguro ma purtroppo sono continuamente smentito, nessuno chiamato al Governo del Paese dovrebbe conservare tale concezione.
Mi domando, ancora, quale sia il messaggio che oggi il Governo e la maggioranza inviino al Paese con questo decreto-legge. Il messaggio che si invia agli enti locali è: fate quello che volete, tanto poi c'è lo «Stato mamma» che ripiana i debiti che voi stessi avete contratto, venendo meno al dettato costituzionale. Questo è l'unico messaggio che viene dato agli amministratori e ai nostri concittadini.
Nel precedente Governo, il ministro Tremonti, sollecitando e prendendosi anche le critiche, ma con coraggio, proprio perché volevamo il ripianamento dei debiti dello Stato e volevamo indurre la pubblica amministrazione ad una maggiore efficienza, emanò un decreto esemplare inviando una lettera alla Corte dei conti e alle banche, nel giugno 2002, con la quale queste ultime venivano diffidate, proprio in forza dell'articolo 119 della Costituzione, dal concedere crediti ad amministrazioni pubbliche a copertura dei deficit di gestione.
Per quale motivo oggi il ministro Padoa Schioppa, che si vanta di essere il re del rigore - credo che sia solo il re delle tasse e basta! - va esattamente nella direzione opposta firmando questo decreto-legge? Quale principio è sotteso a un decreto-legge come questo, che contiene la norma che blocca i pignoramenti e sterilizza per dodici mesi l'esigibilità dei crediti da parte dei privati nei confronti degli enti ed aziende sanitarie rappresentando di fatto una minaccia alla libertà delle imprese dei cittadini, se non quello per cui il cittadino è un suddito?
Nel nostro Paese viviamo una situazione paradossale, perché i cittadini e le imprese finanziano due volte lo Stato: con Pag. 21le proprie tasse e poi perchè non prendono i soldi neanche ad un anno di distanza, se per caso hanno la disgrazia o la disavventura di lavorare con l'ente pubblico impegnando i propri soldi. Oggi i cittadini e le imprese vedono - ma questa è una cattiva abitudine di questo Governo purtroppo già reiterata in tantissimi altri provvedimenti - cancellati o spostati nel tempo i loro diritti sacrosanti in virtù di un decreto-legge: se qualcuno non ti paga, prima avevi diritto a chiedere il pignoramento dei beni di questo signore; oggi non lo puoi fare! Non lo puoi più fare per legge! Lo Stato è intoccabile, ti può far pagare le tasse, ma contemporaneamente ti può anche dire di lavorare gratis per lui per finanziarlo.
Ma di cosa stiamo parlando? Su cosa vogliamo confrontarci? Di quale bene comune stiamo parlando, se poi gli atti concreti di questo Governo sono solo quelli che vengono presentati qui? Inoltre, in questo decreto-legge ci sono tantissime violazioni della Carta costituzionale, che ricordo perché sono quelle contenute nei ricorsi presentati sia dalla regione Lombardia sia dalle altre regioni. Forse bisognerebbe porsi qualche domanda, signor rappresentante del Governo e signori membri della maggioranza. Viene violato il principio di uguaglianza, sancito dall'articolo 3 della Costituzione, viene violata la responsabilità finanziaria, vengono violate le competenze regionali delle singole regioni attribuite dalla Costituzione, viene eluso il principio del buon andamento della pubblica amministrazione, viene pregiudicato, in maniera chiara e netta, il diritto alla salute. Ebbene, vi sembra poco? È sempre l'opposizione che di fronte a un decreto-legge vuole fare la solita opposizione dura e dimostrare che fa ostruzionismo, o forse, per una volta, la voce che si leva dai banchi dell'opposizione può indurre - mi auguro - i colleghi della maggioranza e forse i membri del Governo a riconoscere che così non va bene, che non si può fare? Non si può governare solo perché bisogna aiutare l'amico dell'amico, solo perché lo Stato può fare quello che vuole!
Ha ragione il collega Gibelli: di cosa viene a parlare l'amico sottosegretario Letta? Viene a parlare di decentramento, di potere degli enti locali in Lombardia, ma poi nei fatti sottoscrive e condivide provvedimenti di questo genere! Patto per Milano, patto per lo sviluppo, il federalismo fiscale: sono tutte parole di cui ci si riempie la bocca, ma l'unico patto che questo Governo ha presente è quello di volere il potere per sé, di decidere lui stesso cosa fare dei soldi dei cittadini e decidere di premiare chi è inefficiente, chi è suo amico e non invece chi merita di essere premiato. Queste sono le considerazioni sul complesso degli emendamenti per le quali non solo siamo contrari, ma ci opponiamo duramente al provvedimento in esame.
Mi auguro - ma purtroppo sono convinto che non ci sarà un ravvedimento neanche «operoso» - che queste parole non rimangano vane.
E in ogni caso non rimarranno vane, perché il Paese sin dai primi mesi della legislatura ha tolto la fiducia accordata alla maggioranza e al Governo Prodi, non per la dura legge finanziaria o per altre ragioni, ma perché, sin dal momento in cui l'Esecutivo si è insediato, il Paese ha percepito la concezione che il Governo ha nei suoi confronti e nei confronti dei suoi cittadini: una concezione autoritaria, dispotica, non liberale, secondo la quale tutto gli è dovuto.
Le imprese, i cittadini, la loro iniziativa, sono al servizio dello «Stato padrone», e non viceversa, e se per caso qualcosa avanzerà, lo Stato nella sua discrezionalità deciderà in qual modo restituire il «tesoretto», con ciò dimenticandosi, forse, che i soldi non sono dello Stato ma dei cittadini stessi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Saluto gli studenti del primo anno del corso di diritto costituzionale della facoltà di giurisprudenza dell'università LUMSA di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).Pag. 22
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, la seduta riprenderà alle 15 con il seguito dell'esame del provvedimento.