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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le politiche per la famiglia, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture.
(Obiettivi della prima Conferenza nazionale della famiglia - n. 3-00883)
PRESIDENTE. L'onorevole Lucà ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00883 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
MIMMO LUCÀ. Signor Presidente, il Governo Prodi con la finanziaria del 2007 Pag. 40ha avviato una seria politica per le famiglie con l'incremento degli assegni familiari, della no tax area e delle detrazioni, con particolare riferimento ai redditi medio bassi, con l'introduzione del fondo delle persone non autosufficienti e con il piano per l'incremento dei posti negli asili nido.
Il Governo adesso ha promosso in particolare la prima Conferenza nazionale della famiglia che si terrà a Firenze dal 24 al 26 di maggio: si tratta di un appuntamento importante per l'elaborazione di un piano nazionale per la famiglia. Le chiedo, signor Ministro, quali sono gli obiettivi di questa Conferenza. Ci sono davvero le condizioni per proseguire e investire sia in termini di risorse, sia in termini di misure, per sostenere le famiglie italiane?
PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Lucà e gli altri firmatari, che ci consentono anche in questa sede di parlare dell'importante appuntamento della prima Conferenza nazionale, che ha come titolo: «Cresce la famiglia, cresce l'Italia». Sarà prestata una particolare attenzione al modello di crescita del nostro Paese, che non può dimenticare la sfida più importante, che è appunto quella della crescita demografica, e che, soprattutto, non può dimenticare la coesione sociale e l'equità come connotati fondamentali dello sviluppo e della crescita che vogliamo realizzare nel nostro Paese.
La famiglia è da tempo al centro delle preoccupazioni del Governo, come lei prima ha ricordato, ma sappiamo anche che scontiamo un ritardo di molti anni rispetto ad altri Paesi europei e proprio per questo motivo il Governo, anche ascoltando la società italiana, le parti sociali, l'associazionismo e le altre forze politiche, intende davvero realizzare finalmente una politica che abbia la caratteristica dell'organicità e della sistematicità. Tutto ciò intende farlo, come è previsto nella finanziaria, attraverso l'elaborazione di un vero e proprio piano di azione, che verrà coordinato dal Ministro per le politiche per la famiglia e che dovrà interessare tutte le amministrazioni, nonché le regioni, gli enti locali e tutto il Paese, perché occorre per la famiglia una grande alleanza anche con le parti sociali e le categorie produttive.
La Conferenza nazionale sarà un grande momento di confronto pluralista e aperto, nel quale si incontreranno istituzioni, ricercatori, professionisti, associazionismo e parti sociali per individuare le priorità di una politica per la famiglia che sappia accogliere la sfida della denatalità e dell'invecchiamento della popolazione, individuando risorse per i giovani e per le giovani generazioni che vogliono mettere su famiglia e che spesso non posso farlo a causa della mancanza di un lavoro sicuro, di una rete di servizi e soprattutto della casa. Si cercherà di rispondere, come già si è cominciato a fare con la legge finanziaria, alle esigenze economiche e sociali delle famiglie con figli - perché nel nostro Paese registriamo anche una forte povertà minorile - e si individueranno risorse aggiuntive, detrazioni fiscali, assegni familiari, nonché una forte rete di servizi, soprattutto per l'infanzia, ma anche per la famiglie che hanno problemi di stabilità (basti pensare all'aumento delle separazioni, soprattutto nei primi anni di matrimonio).
Spesso le famiglie sono lasciate sole, anche di fronte alla grande sfida della non autosufficienza e la Conferenza nazionale costituirà anche un momento per discutere di questa grande attesa da parte di tutte le parti sociali. Si tratta di un appuntamento al quale tutti sono invitati, perché tutti possano parlare e insieme possiamo scegliere.
PRESIDENTE. L'onorevole Lucà ha facoltà di replicare.
MIMMO LUCÀ. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto per le considerazioni che il Ministro Bindi ha qui svolto, che dimostrano quanto il Governo consideri importante e fondamentale il ruolo della Pag. 41famiglia, non solo con riferimento alla costituzione, ma anche alla condizione reale e concreta delle famiglie in Italia , e quanto la famiglia sia importante per il benessere delle persone e delle nostre comunità e per la solidarietà tra le diverse generazioni: bisogna, pertanto, sostenere e promuovere la famiglia.
L'indagine conoscitiva che la Commissione affari sociali, da me presieduta, ha concluso proprio questa settimana, segnala che le famiglie (soprattutto quelle con figli) sono investite da difficoltà molto serie, soprattutto per quanto riguarda i costi sostenuti per crescere i figli.
Dall'indagine è emerso, altresì, che i giovani in Italia non riescono a metter su famiglia molto più di quanto capiti in Europa, per le difficoltà di trovare un lavoro stabile e una casa e per quelle relative alla rete dei servizi, in particolare per quanto riguarda la prima infanzia.
Concordo, allora, con il ministro sul fatto che occorrano ulteriori investimenti. C'è bisogno proprio di un'assunzione di responsabilità forte da parte della politica, sia del Governo, sia del Parlamento, per sostenere la famiglia, soprattutto quella con figli, la maternità e la paternità e i giovani che vogliono creare nuove famiglie.
A tal fine, credo che, anche dal punto di vista della spesa sociale, sia importante darsi un obiettivo: elevare tale spesa durante l'attuale legislatura almeno fino alla misura europea, poiché sappiamo che in Italia tradizionalmente si spende meno di quanto avvenga nel resto d'Europa.
Pongo, altresì, il problema - concludo, signor Presidente - di un fisco più attento alle famiglie numerose, di un ulteriore incremento degli assegni per i figli e di un forte investimento sui servizi per la prima infanzia.
(Iniziative per destinare le maggiori entrate tributarie a politiche di sostegno per la famiglia - n. 3-00884)
PRESIDENTE. L'onorevole Adenti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fabris n. 3-00884 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, Ministro Bindi, come lei ha giustamente sottolineato lo scorso 31 gennaio, l'Italia non si è ancora dotata di un organico piano per la famiglia. Non si hanno ancora compiute risposte in particolare sui temi del lavoro delle donne e della conciliazione dei tempi di lavoro, su una diversa normativa dei congedi parentali, sulle politiche fiscali che superino le attuali iniquità (che colpiscono soprattutto le famiglie monoreddito e le famiglie numerose), nonché sugli aiuti adeguati per le giovani coppie e, soprattutto, su un piano per la casa di cui c'è urgente bisogno: misure richieste anche da coloro che hanno partecipato alla magnifica ed indimenticabile manifestazione del Family day.
In questa legislatura si sono presentate due grandi opportunità: la prima è stata l'istituzione del Ministero per le politiche per la famiglia, la seconda è rappresentata dalla realizzazione di un significativo extra-gettito derivante dalla crescita delle entrate tributarie della pubblica amministrazione nel 2006. Come ha dichiarato il Ministro Damiano, circa il 25 per cento di tale extra-gettito dovrà essere destinato allo stato sociale...
PRESIDENTE. Deve concludere.
FRANCESCO ADENTI. Pertanto - concludo, signor Presidente - chiediamo al Ministro Bindi se e quanta parte di tale extra-gettito il Governo intenda destinare al perseguimento di politiche a sostegno sociale, economico e finanziario delle famiglie, nel quadro di una diminuzione complessiva della pressione fiscale attraverso la soppressione dell'ICI sulla prima casa e l'introduzione del quoziente familiare.
PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
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ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, come gli onorevoli firmatari ben sanno, l'extra-gettito è una grande occasione per il nostro Paese e intendiamo anzitutto destinarlo a politiche di rigore e a politiche che dovranno consolidare la crescita del Paese stesso. Come più volte il Presidente del Consiglio ha affermato e come la sottoscritta ed altri ministri (che sono qui presenti) hanno richiesto, una parte dell'extra-gettito dovrà essere destinata alle famiglie italiane, che forse hanno pagato il prezzo più alto in questi anni difficili, che per fortuna, dopo un anno di Governo di centrosinistra, ci stiamo lasciando alle spalle.
Le richieste avanzate dal mio Ministero sono orientate soprattutto verso tre obiettivi.
Il primo obiettivo è continuare la politica iniziata con la legge finanziaria che ha previsto detrazioni ed assegni familiari in base al reddito delle famiglie ma anche in base al numero dei figli. Riteniamo che questa politica debba essere continuata, debba essere resa universale a partire dagli indigenti, cominciando dal rafforzamento delle possibilità in base ai figli e al reddito delle famiglie.
Altresì va completata, come abbiamo iniziato a fare con la legge finanziaria, la rete dei servizi per l'infanzia. Un piano straordinario per gli asili nido potrà essere sicuramente la prima grande occasione per rispondere anche alla necessità di conciliare la vita della famiglia con la vita del lavoro: si tratta di servizi per l'infanzia, per i bambini, che sono anche una straordinaria occasione per i genitori.
La terza richiesta è nella direzione di una politica per la casa, sapendo quanto la casa sia oggi importante per la vita delle famiglie. Certamente, essa dovrà riguardare chi è proprietario di casa, ma soprattutto chi è in affitto. Anche qui dovremmo tener conto naturalmente delle possibilità e della composizione della famiglia, in base al numero dei componenti, ma anche in base alla condizione. Per questo motivo, giustamente, il Presidente del Consiglio ha seguito il lavoro che proprio oggi abbiamo concluso con il Ministro Di Pietro e altri Ministri nell'individuare le linee generali per un futuro «piano casa» per il nostro Paese che affronti definitivamente questa urgenza.
Riteniamo, altresì, che le altre due priorità indicate - quella di un aiuto agli anziani con reddito basso e quella, finalmente, del finanziamento degli ammortizzatori sociali per i lavoratori precari - siano due misure che vanno a favore della famiglia. Infatti, oggi il motivo per cui i giovani non mettono su famiglia è che hanno un lavoro precario e non sono riconosciuti alcuni diritti fondamentali, primo fra tutti quello della tutela della maternità. A ciò si aggiungono tutti gli interventi che abbiamo inserito nella legge finanziaria.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Molte famiglie oggi sono nuclei di anziani poveri e non possiamo dimenticare questa emergenza.
Sul quoziente familiare, al quale lei prima accennava - chiedo scusa al Presidente - vorrei ora ricordare che vogliamo tutti un fisco amico, ma ai nomi giusti spesso non corrispondono strumenti altrettanto giusti ed equi. Rischia di essere una misura che costa 15 miliardi di euro, che va a favore del 30 per cento dei contribuenti più ricchi, che scoraggia il lavoro femminile...
PRESIDENTE. La prego di concludere, signor Ministro.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. ...che si inserisce in maniera iniqua nella struttura economica e sociale del nostro Paese. Se ne discuta in Parlamento con i calcoli alla mano e confrontando laicamente gli strumenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Adenti ha facoltà di replicare.
FRANCESCO ADENTI. Ministro Bindi, condividiamo nel complesso la sua impoPag. 43stazione, anche se la invitiamo a tenere in considerazione le nostre due proposte, in particolare la soppressione dell'ICI sulla prima casa e l'introduzione, come ho detto, del quoziente familiare, però disciplinato in modo selettivo.
Non si tratta, infatti, di fare demagogia, ma di intraprendere azioni finalmente concrete, destinando adeguate risorse a circa 23 milioni di nuclei familiari per dare piena attuazione agli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Ecco perché ci auguriamo che lei conduca una battaglia per ottenere questo 25 per cento dell'extra gettito che in primis deve andare a sostegno delle famiglie che si trovano in situazioni di povertà, che faticano ad arrivare alla fine del mese, che decidono di non avere figli perché non ne sopporterebbero il peso economico.
Sono certo che l'importante conferenza di Firenze, iniziativa che lei ha voluto intraprendere e che noi Popolari-Udeur valutiamo positivamente, possa essere l'occasione per discutere di questi problemi concreti e anche per rivalutare il ruolo della famiglia come baluardo che contrasti vecchie e nuove povertà e riduca fenomeni di disgregazione sociale.
(Problemi occupazionali presso la Carrozzerie Bertone di Grugliasco (Torino) - n. 3-00885)
PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00885 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, signor Ministro questa interrogazione riprende quella presentata in quest'aula il 14 febbraio scorso e si riferisce alla vicenda dei 1.500 dipendenti della Carrozzerie Bertone di Grugliasco, in provincia di Torino, che sono attualmente in cassa integrazione.
In tale occasione, il Governo si era impegnato ad individuare soluzioni utili alla ripresa delle attività produttive dell'azienda e ricordo che comunicò che FIAT Auto aveva commissionato alla Bertone la produzione di un nuovo modello di auto. Sono passati due mesi da allora e non mi risultano atti concreti. Al contrario, sono a conoscenza del disimpegno di FIAT Auto e della presentazione di un piano industriale da parte della Bertone, in grado, a malapena, di garantire l'impiego di 300 lavoratori.
Per queste ragioni ho ripresentato l'interrogazione: per chiedere al Governo, da un lato, di verificare i motivi del disimpegno di FIAT e, dall'altro lato, di assumere un ruolo centrale di coordinamento tra tutti i soggetti interessati, finalizzato alla ripresa dell'attività produttiva e in grado di garantire il reintegro di tutti i lavoratori.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, con riferimento a quanto richiesto dall'onorevole Pagliarini in ordine alla situazione della Carrozzerie Bertone di Grugliasco, in provincia di Torino, illustro quanto comunicato dall'assessorato al lavoro della regione Piemonte, dal Ministero dello sviluppo economico (che ha seguito la vicenda aziendale nelle sue diverse fasi) e dai competenti uffici del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
Il gruppo Bertone, come evidenziato dall'onorevole Pagliarini, è un'azienda di notevole rilievo, che si può ben iscrivere tra quelle storiche del Paese, in quanto nata ai primi del novecento e affermatasi in tutto il mondo per i prodotti automobilistici creati. Attualmente, come è noto, la società in questione, che occupa circa millecinquecento dipendenti, sta affrontando una difficile crisi. Vorrei sottolineare, in proposito, come comunicato all'assessorato al lavoro della regione Piemonte, che l'azienda, in tutti gli incontri in sede istituzionale, si è limitata a delineare solo verbalmente le linee programmatiche di un piano industriale.Pag. 44
Gli stessi uffici hanno comunicato, inoltre, che recentemente i vertici aziendali hanno nominato un nuovo direttore generale con pieni poteri, rispetto alla costruzione di un piano industriale, teso alla prosecuzione delle attività aziendali, con l'inserimento di nuovi prodotti industriali oltre alle lavorazioni tradizionali.
In attesa della predisposizione definitiva del piano industriale e al fine di intervenire sull'attuale grave situazione occupazionale, il Ministero che rappresento ha messo a disposizione dei lavoratori della Bertone, la cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS), in deroga alla normativa vigente, ai sensi dell'articolo 1, comma 1190 , della legge finanziaria per il 2007, anche in considerazione della scadenza - nel prossimo mese di luglio - della cassa integrazione speciale per crisi aziendale, non prorogabile.
Le parti saranno, quindi, convocate presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale per la formalizzazione dell'accordo governativo, come richiesto dalla medesima legge. La regione Piemonte ha già convocato le parti per la giornata odierna, al fine di analizzare la situazione aziendale e sottoscrivere, come previsto dalla citata legge, l'intesa in sede istituzionale, propedeutica all'accordo, che sarà siglato presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Mi risulta da recenti comunicazioni che l'accordo, in sede locale, dovrebbe essere stato raggiunto.
Il ricorso alla CIGS, in deroga, consentirà all'azienda di definire, nei tempi tecnici necessari, quelle situazioni con altri soggetti industriali, al momento ancora in fase di interlocuzione, fondamentali per la formalizzazione del piano industriale, nel quale, unitamente ad un piano di riorganizzazione, saranno specificate allocazioni, quantità e tempistiche degli investimenti, con le conseguenti ricadute occupazionali.
È evidente che tale soluzione, oltre a fornire un congruo margine temporale per l'eventuale messa a punto, da parte della società, di un piano di rilancio, potrà garantire ai lavoratori interessati il necessario sostegno al reddito...
PRESIDENTE. Ministro...
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Concludo, Presidente. Essa potrà consentire al Governo l'apertura di un tavolo di confronto tra le parti interessate, volto all'individuazione delle problematiche industriali e occupazionali.
PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di replicare.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, abbiamo voluto riproporre in quest'Assemblea la vicenda della Carrozzerie Bertone, perché questa vertenza è emblematica delle contraddizioni e delle difficoltà del nostro sistema produttivo. Parlare della Carrozzerie Bertone, infatti, significa parlare del destino di millecinquecento lavoratori e delle loro famiglie. Significa parlare di una crisi inserita in un contesto più complesso, perché si tratta una crisi di commesse e non di capacità produttiva. Significa parlare di un marchio storico - come è stato ricordato - di un patrimonio di eccellenza per l'industria automobilistica italiana e per l'immagine del made in Italy nel mondo. Ma significa anche parlare di lavoratrici e lavoratori, che lottano non per avere più ammortizzatori sociali, ma per rivendicare il diritto di poter continuare a lavorare.
Prendo atto della proroga della cassa integrazione, disposta fino al 31 dicembre 2007, che è sicuramente un dato da apprezzare. Tuttavia, signor Ministro, è chiaro che questa non costituisce la soluzione definitiva del problema. Deve essere chiaro che la crisi della Carrozzerie Bertone non è territoriale. Non possiamo abbandonare i lavoratori e le amministrazioni locali, in quanto questa crisi che investe la Carrozzerie Bertone parla a tutto il Paese e, pertanto, il Governo non può limitarsi a prenderne atto o a constatare il disimpegno della FIAT.
Fra l'altro, l'azienda torinese ha ritrovato in questi mesi un nuovo slancio del quale siamo contenti. Tuttavia, non si può nascondere che ciò è avvenuto anche grazie Pag. 45al contributo della collettività, alla quale la FIAT, forse, deve restituire qualcosa, non potendo pretendere soltanto di ricevere.
Pertanto, prendo atto con rammarico che la situazione è ancora complessa, apprezzo gli impegni del Ministro e spero che questa volta non cadano nel vuoto, come avvenuto in precedenza.
(Iniziative per contenere il fenomeno degli infortuni sul lavoro - n. 3-00886)
PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00886 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, l'insopportabile sequenza di morti bianche si sviluppa con una alacrità non accettabile. Inoltre, dalla relazione finale della Commissione di inchiesta del Senato nella scorsa legislatura risulta che il 6 per cento degli infortuni mortali si realizza nel primo giorno di lavoro, nella prima settimana sale al 10 per cento, e l'11,4 per cento riguarda l'edilizia.
Da questi dati si evince chiaramente che il fenomeno della regolarizzazione post mortem, per non incorrere nelle sanzioni previste nelle attività di lavoro clandestine, rappresenti una pratica diffusa.
Pertanto, vorrei chiedere all'onorevole Ministro quali urgenti provvedimenti intenda assumere per contenere questo fenomeno drammatico, in attesa dell'emanazione del testo unico.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, onorevole Pisicchio, ancora una volta, purtroppo, mi trovo a dover affrontare, in questa sede, la drammatica tematica degli infortuni sul lavoro.
Vorrei ricordare che il Governo, fin dal suo insediamento, in coerenza ed in attuazione del programma, ha posto al centro della propria azione strategica il tema della lotta al lavoro nero e irregolare e della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. In tale ottica, con il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, è stato predisposto un primo pacchetto di misure volte a contrastare il lavoro irregolare, al quale spesso si associa il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza, in particolare nel settore edile, ove il tasso di infortuni, come noto, è tra i più alti.
Tale provvedimento legislativo, che ha prodotto effetti positivi in termini sia di riduzione degli infortuni sul lavoro, sia di regolarizzazione, ha previsto, tra l'altro, la sospensione dei lavori nei quali si riscontri l'impiego di personale non risultante dalle scritture o da altra documentazione obbligatoria, in misura pari o superiore al 20 per cento del totale dei lavoratori regolarmente occupati nel cantiere. A tale proposito, vorrei rendere noto che, nell'arco di sette mesi, i lavori di 999 aziende edili sono stati sospesi.
In secondo luogo, lo stesso provvedimento ha previsto l'obbligo a carico dei datori di lavoro di dare la comunicazione di legge il giorno antecedente a quello di instaurazione dei rapporti di lavoro nel settore edile mediante documentazione avente data certa. Ciò risponde a quanto lei chiede nella sua interrogazione circa il problema della regolarizzazione dell'assunzione post mortem. Le comunico che la circolare del Ministero è già vigente dal 1o gennaio di quest'anno e riguarda l'insieme delle attività produttive.
In terzo luogo, il provvedimento in questione ha prescritto l'introduzione del cartellino obbligatorio per l'immediata identificazione del lavoratore. Anche nella legge finanziaria per l'anno 2007 sono state introdotte norme tese ad incidere sulla sicurezza, legando il rilascio del documento unico di regolarità contributiva, necessario per fruire di tutte le agevolazioni previste dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale, non solo a Pag. 46profili di natura contributiva, ma anche al rispetto delle norme in materia di tutela delle condizioni di lavoro, che comprende anche la normativa generale e speciale in materia di sicurezza e salute dei lavoratori.
È stata, inoltre, operata una revisione del quadro sanzionatorio in materia di lavoro, legislazione sociale, previdenza e salute sui luoghi di lavoro attraverso la quintuplicazione delle sanzioni previste in materia.
È stato altresì rafforzato il corpo degli ispettori del lavoro del nucleo dei Carabinieri operante presso questo Ministero.
Voglio, infine, ricordare il disegno di legge delega per l'emanazione di un testo unico per il riassetto normativo e la riforma della salute e della sicurezza sul lavoro (finalizzato al riordino e alla semplificazione del complesso impianto normativo in materia) all'esame del Senato.
PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro...
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Proprio in queste ore sono in via di definizione ulteriori misure, quali emendamenti al disegno di legge, destinate ad operare con immediatezza.
Colgo l'occasione, infine, per anticipare in questa sede che l'azione di vigilanza sarà ulteriormente intensificata nei mesi estivi nel settore dell'edilizia, così come saranno avviate campagne informative in materia di sicurezza sul lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, vorrei ringraziare l'onorevole Ministro, che ha espresso parole convincenti sul percorso intrapreso dal Governo per far fronte a questa «guerra» veramente senza quartiere che, dall'inizio dell'anno alla metà di aprile, ha provocato addirittura 304 mila infortuni, 304 morti bianche e 17.600 nuovi invalidi. Non ci conforta l'essere consapevoli della circostanza che il nostro Paese, con 2,8 decessi ogni 100 mila morti, è sotto la media dell'eurozona.
Credo che il livello di civiltà debba essere misurato con la qualità del lavoro e soprattutto con le condizioni di sicurezza che vengono garantite nei luoghi di lavoro, in una dimensione di coerenza non solo con i principi generali della nostra Costituzione, ma anche con il diritto naturale, ossia con ciò che è iscritto nel codice genetico, nel cuore e nella sensibilità di ogni essere umano.
(Orientamenti del Governo in relazione agli sbarchi di clandestini sulle coste italiane e al fenomeno dell'immigrazione clandestina - n. 3-00887)
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00887 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, da notizie rilanciate da agenzie di stampa si apprende che nella giornata di lunedì 14 maggio 2006 è approdato sulle coste di Lampedusa un barcone con 205 clandestini a bordo. L'imbarcazione ha attraversato il canale di Sicilia superando, senza essere avvistato, tutti i controlli della Marina e delle forze dell'ordine.
Per effetto degli ultimi sbarchi, il centro di accoglienza è al collasso, visto che può contenere soltanto 190 persone mentre, sino a questo momento, sono oltre 400 gli extracomunitari arrivati a Lampedusa, nelle sole giornate di domenica e lunedì, nel corso delle quali si sarebbero succeduti ben sette sbarchi.
Nonostante la situazione di allarme determinata dall'entità e dalla frequenza degli sbarchi, il Governo non pare intenzionato a porre un freno al fenomeno, anzi - sulla base delle misure ventilate - si muove in una direzione opposta.
Chiedo, pertanto, quale sia la reale situazione degli sbarchi clandestini sulle coste italiane e quale indirizzo il Governo Pag. 47intenda perseguire per contestare il fenomeno crescente dell'immigrazione clandestina nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Vorrei, innanzitutto, ribadire l'impegno del Governo nell'assicurare il rispetto della legalità e della sicurezza di ogni cittadino con fermezza, secondo le leggi, ma senza cedere a nessuna strumentalizzazione di parte.
I dati sulla reale situazione degli sbarchi clandestini sulle coste italiane sono i seguenti. In primo luogo, gli immigrati sbarcati quest'anno sulle coste italiane sono diminuiti rispetto a quelli dello stesso periodo del 2006. Infatti, nel periodo 1o gennaio-14 maggio dello scorso anno sono giunte complessivamente 4.165 persone, tutte in Sicilia e, per la precisione, 4.021 nelle isole di Lampedusa e Linosa. Nello stesso periodo di quest'anno sono sbarcati sulle coste italiane 3.022 immigrati clandestini provenienti dalle coste algerine, dei quali 1.855 a Lampedusa e Linosa, 385 in altre località della Sicilia, 529 in Calabria e, infine, 253 in Sardegna.
Alla diminuzione dei flussi, dunque, si accompagna un secondo dato da considerare: il mutamento dei punti di arrivo. Su questa tendenza influisce in modo positivo la sempre più stretta collaborazione italo-libica nel contrasto all'immigrazione clandestina.
Per quanto riguarda, invece, gli indirizzi che il Governo intende perseguire in questa delicata materia, la strategia che abbiamo impostato si sviluppa lungo tre direttrici di fondo: governare seriamente l'immigrazione regolare, promuovere l'integrazione e scoraggiare l'illegalità. A questa filosofia si ispira il disegno di legge delega approvato il 24 aprile scorso dal Consiglio dei ministri.
Il nostro intervento prende atto degli esiti negativi della cosiddetta legge Bossi-Fini, anche nel contrastare - forse, in primo luogo nel contrastare - l'immigrazione clandestina. Il Governo vuole favorire l'incontro regolare tra la domanda e l'offerta di lavoro straniero (il collegamento tra soggiorno e impiego deve rispondere alle reali esigenze delle nostre imprese e delle nostre famiglie), adeguare la durata del permesso di soggiorno alla realtà del mondo del lavoro, rendendo meno gravosi per l'amministrazione e per l'immigrato i procedimenti di rilascio e rinnovo della documentazione, creare una corsia preferenziale per l'accesso dei lavoratori qualificati, rendere effettivi i rimpatri, superare il sistema dei centri di permanenza temporanea e assistenza con una riforma radicale che assicuri, comunque, sedi e strumenti efficaci per l'assistenza, per il soccorso, e anche per l'identificazione degli immigrati, nonché per il rimpatrio di chi viene espulso.
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare.
STEFANO ALLASIA. Signor Ministro, come torinese porto un'istanza dei lampedusani: dovreste vergognarvi, perché avete così tanta ipocrisia che all'interno di quest'aula non può neanche essere contenuta e dovremmo tenere le porte aperte per farla uscire tutta!
Fino a ieri la maggioranza di centrosinistra diceva che la cosiddetta legge Bossi-Fini costituiva il problema principale per l'immigrazione in Italia. Difatti, per gli eventi che sono accaduti ieri in Piemonte, nel novarese e nell'alessandrino, avete accusato l'attuale legge sull'immigrazione.
Oggi, dite la cosa inversa, cioè che rispetto all'anno scorso gli sbarchi in Italia sono diminuiti. Vi ricordo che la legge vigente è la cosiddetta Bossi-Fini. Voi volete approvare una legge che garantirà «porte aperte» a tutti gli immigrati, perché avete intenzione di annullare completamente l'identità della società italiana. Dovreste essere coerenti e denunciarlo apertamente!
Devo dire una sola cosa sulla questione di Lampedusa: tutti voi ministri dovreste Pag. 48andarvi in visita, non come ministri, ma come civili, come persone normali, ed ascoltare la popolazione, perché la città di Lampedusa è allo sbando, non è assolutamente considerata da questo Governo, è una terra di confine e ha bisogno di interventi ingenti da parte di questo Governo.
Vi ricordo che lo scorso week end l'elettorato di questa città, come quello di tutta la Sicilia, vi ha «bocciato». Bisogna riconoscerlo: i lampedusani hanno visto lungo e vi hanno «bocciato» alle elezioni.
PRESIDENTE. Onorevole Allasia, concluda.
STEFANO ALLASIA. Signor ministro, dovreste andare su quell'isola e confrontarvi con la popolazione, perché non c'è una continuità territoriale, non esistono ospedali, c'è solo un poliambulatorio con enormi problemi, senza infermieri e medici locali. Perciò, vergognatevi di quello che state portando avanti in tutto il territorio italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Iniziative per garantire maggiori controlli sui conducenti di mezzi di trasporto a noleggio e di linea con riguardo all'assunzione di sostanze stupefacenti - n. 3-00888)
PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00888 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmatario.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, in data 9 maggio 2007 si è verificato un grave incidente nel vercellese, che ha coinvolto un pullman privato con a bordo 41 bambini delle scuole elementari: due bambini, come è noto, hanno perso la vita. Vogliamo esprimere tutta la nostra partecipazione alle famiglie, al loro dolore, alla loro disperazione, compresa quella dell'autista, che porterà sulla sua coscienza il peso delle conseguenze della sua inettitudine.
Il caso però è emblematico, perché mostra come una persona che per professione assume la responsabilità della vita di altre, che guida un mezzo pesante, che porta dei bambini in gita possa considerare normale drogarsi, «farsi una canna», assumere stupefacenti, sostanze che alterano le funzioni del cervello e l'equilibrio psicofisico, e di cui non sono noti gli effetti a lungo e medio termine.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il dolore per i due bimbi deceduti è certamente comune a tutti noi e ribadisco, a nome di tutto il nostro Paese, la partecipazione al cordoglio delle famiglie.
Tuttavia, per noi che abbiamo la responsabilità di governare e di fare le leggi, ciò deve servire da ulteriore impulso per realizzare gli interventi che possono migliorare la prevenzione e la sicurezza nei suoi diversi aspetti. Sull'autista, sulla situazione reale sta indagando la magistratura e non credo sia giusto pronunciarci in questa sede. Sul resto, ribadisco la volontà e l'impegno del Governo in materia di accertamento preventivo e degli accertamenti periodici per escludere lo stato di tossicodipendenza, ai quali devono essere sottoposti i lavoratori destinati a mansioni che comportano rischi per la sicurezza, l'incolumità e la salute dei terzi.
Stiamo dando vita a un confronto, come richiesto dalle regioni, per giungere rapidamente a un'intesa che introduca test periodici e obbligatori per verificare l'eventuale assunzione di sostanze stupefacenti, fra le quali anche l'alcool e i farmaci, che possono compromettere la capacità di guida per i conducenti di servizi pubblici e privati. Tale intesa è necessaria per superare alcuni problemi Pag. 49applicativi emersi nel rapporto tra Stato e regioni, anche sulla base delle competenze attribuite dalla Costituzione. Comunque il Governo garantirà, nel pieno rispetto delle autonomia regionali, la piena incisività delle misure di lotta agli incidenti stradali causati da assunzione di qualsivoglia tipo di droga.
Gli incidenti stradali causano nel nostro Paese troppi morti - in buona parte si tratta di giovani - e invalidità che pesano poi sulla vita delle persone. Da tempo i Ministeri che sono interessati alla sicurezza stradale stanno collaborando per dare vita a misure di intervento efficaci. Tra le iniziative in corso la più importante è l'avvio della riforma del codice della strada, con la presentazione di un disegno di legge di delega già in Parlamento.
Ricorderò anche gli stanziamenti previsti dalla legge finanziaria per il triennio 2007-2009: 159 milioni di euro per il Piano nazionale della sicurezza stradale, 45 per azioni che informino i cittadini sulla sicurezza stradale e per più efficaci controlli sulle strade (dato che senza controlli le leggi non funzionano), 15 milioni per ispezioni e verifiche sul parco auto circolante e potrei ancora ricordare gli incentivi per aiutare a rinnovare le auto in dotazione alle persone.
Il disegno di legge recante «Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale», attualmente in Parlamento e che mi auguro sia rapidamente esaminato e approvato, contiene anche misure per contrastare comportamenti di guida non corretta o in stato di stanchezza. Nel disegno di legge sono previste norme severe per contrastare la guida negli stati di ebbrezza alcolica e per l'assunzione di sostanze proibite. Vi è un'inasprimento delle sanzioni amministrative pecuniarie, arrivando fino, come lei sa, alla revoca della patente di guida o alla confisca del veicolo. Su questo il Governo spera in un confronto positivo anche con l'opposizione ed è intenzionato ad andare avanti.
PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di replicare.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, con tutto il rispetto per la persona del Ministro, la risposta che è stata fornita innanzitutto non tiene in alcun conto la grave lacuna di cui soffriamo: il decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, sugli stupefacenti impedisce di svolgere test antidroga sui lavoratori che svolgono mansioni pericolose per i terzi, come ad esempio i guidatori di autobus. Onorevole Ministro, credo che il Governo debba emanare il decreto attuativo, che si aspetta da 17 anni.
Qual è la morale di questa vicenda? Inasprire le pene è giusto, ma il problema è come prevenire la morte di persone in conseguenza del fatto che l'autista si droga. Qualcuno, a sinistra, ha equiparato la droga al bicchiere di vino o all'alcol. Può accadere che si beva un bicchiere di vino anche durante i pasti e, se si esagera, ci si ubriaca e si diventa pericolosi.
Chi invece assume droga, compie una scelta i cui effetti a medio e lungo termine sul cervello ancora non conosciamo. Vi è dunque un Governo che non emana il decreto attuativo che consentirebbe di effettuare il test per piloti ed autisti; e vi è inoltre un Ministro che afferma di voler aumentare la dose personale di spinelli, laddove assistiamo a casi drammatici quali quello che ho descritto.
L'inasprimento della pena, dunque, è utile; ma il semplice fatto che la multa venga innalzata da 3 mila a 12 mila euro non risolve certo il problema. Chi svolge mansioni tali per cui la vita di altre persone dipende dal suo equilibrio deve poter essere controllato prima di salire su un pullman o su un aereo, o prima di mettergli tra le mani un mezzo pesante, affinché si possa fare la prevenzione. Voi volete cancellare la legge Bossi-Fini, che invece prevede il ritiro della patente.
Al momento, dunque, la sua risposta, oltre il buonsenso di una persona equilibrata, non è la risposta di un Governo che intende combattere la droga ed impedire che si possano verificare tragedie come queste.
(Iniziative per sostenere la candidatura di Taiwan all'Organizzazione mondiale della sanità - n. 3-00889)
PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00889 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
CESARE CAMPA. Signor Ministro, ieri, ancora una volta, è stata respinta la richiesta di inserire l'ammissione di Taiwan nell'agenda dei lavori della prossima assemblea annuale dell'Organizzazione mondiale della sanità. Questo argomento ha, secondo noi, un alto valore morale, che precede qualsiasi considerazione politica. Ci chiediamo come sia tollerabile che il diritto umano alla salute, che è alla base dell'esistenza e delle finalità dell'Organizzazione mondiale della sanità, sia precluso ad un'intera comunità di persone - e si tratta, si badi bene, di 23 milioni di cittadini, cioè una popolazione equivalente, nell'Unione Europea, a quella della Romania - e che si precluda tale possibilità per motivazioni strettamente politiche imposte dal Governo di Pechino.
Siamo tutti consapevoli delle ragioni della Realpolitik, ma ci chiediamo per quale motivo non possa essere concesso a Taiwan di entrare nell'Organizzazione mondiale della sanità, almeno come entità sanitaria o come osservatore. Considerando che Taiwan...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CESARE CAMPA. ... è uno degli snodi aerei e navali più trafficati nel Pacifico ed è zona di transito annuale per oltre un milione di uccelli migratori, e considerando anche che il problema del...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Campa.
CESARE CAMPA. Chiediamo dunque quali iniziative il Governo intenda adottare per intraprendere in ambito comunitario...
PRESIDENTE. Grazie.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, le decisioni relative a Taiwan, assunte unitariamente a livello europeo, hanno una natura eminentemente politica, e non solo tecnica. Del resto, lo ha riconosciuto lei stesso. Esse tengono conto del criterio del riconoscimento dell'esistenza di una sola Cina rappresentata dalla Repubblica popolare cinese.
Da tempo, anche grazie all'azione che l'Italia ha svolto in ambito europeo, tenendo conto delle esigenze rappresentate dalle competenti autorità di Taipei, l'Unione europea ha accolto il principio di una partecipazione significativa di Taiwan alle principali riunioni dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il nostro Paese ha ripetutamente proposto soluzioni pragmatiche per garantire l'universalità dell'informazione medico-sanitaria, e tale universalità è per noi un punto fermo. Tuttavia, la recente iniziativa di Taipei di richiedere l'ammissione come membro a pieno titolo ai lavori dell'Organizzazione, e con il nome di Taiwan, non è apparsa né realistica né sostenibile in ambito europeo, in base al principio cui accennavo e al quale l'Italia pienamente si conforma. L'essere membro formale a pieno titolo e persino il semplice status di osservatore di Taipei all'interno di un'organizzazione internazionale costituirebbe infatti il riconoscimento di fatto di una piena soggettività internazionale, non conciliabile con il principio di una sola Cina.
Ciò premesso, resta ferma la convinzione del Governo italiano che le comprensibili e condivisibili motivazioni di ordine medico e sanitario espresse da parte taiwanese possano essere soddisfatte con le forme di partecipazione su base pragmatica che sono state peraltro già adottate nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della sanità nel recente passato. Ad esempio, nel 2005 dodici esperti di Pag. 51Taiwan hanno preso parte a sei meeting, e nel 2006 undici esperti hanno partecipato a cinque riunioni organizzate su aspetti specifici dell'Organizzazione mondiale della sanità. Sulla necessità che non si escludano esperti di Taiwan dalle riunioni importanti dell'Organizzazione mondiale della sanità esiste, dunque, un ampio consenso internazionale, e persino da parte cinese non sembra vi siano obiezioni.
L'Italia e l'Unione europea continueranno a incoraggiare forme di partecipazione significativa di Taiwan, che non risultino però in contrasto con quel principio dell'esistenza di una sola Cina, che rappresenta - lo sottolineo - un aspetto costante non solo della politica estera dell'attuale Governo, ma della politica estera del Governo italiano e dell'atteggiamento dell'Unione europea.
PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha facoltà di replicare.
CESARE CAMPA. Signor Ministro, non vi è ombra di dubbio che il principio di una sola Cina è stato accettato anche da Taiwan, tant'è che la domanda è stata presentata come Taiwan. Non vi è ombra di dubbio, quindi, che con intelligenza il Governo italiano si è in passato mosso in questa direzione, e deve muoversi ancor più adesso, affinché sia riconosciuta all'entità Taiwan - che, in qualità di entità doganale, è già presente all'interno dell'Organizzazione mondiale del commercio - anche la figura di entità sanitaria o di osservatore. Questo era stato chiesto e questo crediamo sia il primo passo per consentire alla comunità internazionale di essere difesa da rischi di epidemie, che provengono, in maniera particolare, proprio da quei Paesi. Quindi, si tratta di una questione umanitaria nei confronti di 23 milioni di abitanti presenti in quella zona, ma anche degli abitanti del mondo intero.
Ritengo infatti, signor Ministro, che le epidemie non abbiano confini e non si possano fermare con gli schemi della politica o della diplomazia. Credo, altresì, che lo stesso Governo italiano debba tener fede ad una mozione approvata da questa Camera con 353 voti favorevoli il 4 maggio 2004, a favore dell'inserimento di Taiwan almeno come entità sanitaria od osservatore, come peraltro è già accaduto - lo ricordavo in precedenza - per l'ingresso di Taiwan nell'Organizzazione mondiale del commercio.
Non vi è ombra di dubbio che le iniziative del Governo italiano debbano andare in questa direzione. In considerazione della forte e viva presenza politica dell'Italia per quanto riguarda i diritti umani nel Tibet, anche da parte di rappresentanti del suo partito, mi auguro che ci possa essere altrettanta presenza e puntualità pure nei confronti di Taiwan, anche per ciò che rappresenta per la democrazia. Vorrei ricordare che si tratta di un Paese democratico, nel quale si svolgono regolarmente le elezioni, abitato da 23 milioni di persone, e che 15 milioni di transiti aerei e milioni di uccelli migratori possono portare nocumento alla nostra realtà.
Per tutte queste ragioni, dunque, oltre che per motivi di carattere strettamente umanitario e di buonsenso, sarebbe opportuno che ci fosse e continuasse ad esservi questo intervento, non nascondendoci dietro una sola Cina: sappiamo tutti che la Cina è una sola (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Tempi di realizzazione dell'interconnessione elettrica tra Austria e Trentino-Alto Adige - n. 3-00890)
PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00890 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
KARL ZELLER. Signor Presidente, siamo di fronte ad una situazione davvero paradossale. Da decenni esistono condutture elettriche ad alta e media tensione, sia dal versante austriaco sia da quello italiano, ma mancano pochissimi metri per collegarle.
Diverse società hanno presentato da anni progetti per realizzare il collegamento, che ridurrebbe il rischio di black-outPag. 52in Italia ed aumenterebbe anche la concorrenza nel settore dell'energia elettrica, per il quale l'Italia e i consumatori italiani stanno pagando prezzi decisamente superiori rispetto all'estero.
Poiché non vi sono obiezioni dal punto di vista tecnico da parte della provincia né rilievi di altro tipo, chiediamo al Ministro per quale motivo i progetti siano ancora fermi e non vengano realizzati.
PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Onorevole Zeller, per rispondere devo puntualizzare qualche aspetto procedurale.
La legge prevede che il Ministero dello sviluppo economico sia competente al rilascio delle autorizzazioni per le reti di interconnessione elettriche con una tensione fra 150 e 380 kilowatt. Per quelli invece con tensione inferiore a 150 kilowatt è prevista la competenza delle regioni.
La fase successiva a queste autorizzazioni riguarda la richiesta dell'esenzione dalla disciplina sull'accesso di terzi alle reti; ciò avviene ai sensi di un regolamento comunitario e questa fase si svolge presso il Ministero dello sviluppo economico. In particolare, per quel che riguarda il collegamento con l'Austria, do notizia che presso il Ministero dello sviluppo economico sono in corso solo due procedimenti autorizzativi per l'interconnessione a 220 kilowatt, che riguardano però la regione Friuli Venezia-Giulia.
Non risulta presentata alcuna istanza di esenzione dalla disciplina di accesso a terzi relativa all'interconnessione con l'Austria. Quindi, per quanto concerne in modo più specifico l'elettrodotto Prati di Vizze-Steinach, risulta che la linea è stata recentemente acquisita da Terna per aumentare le capacità di scambio con l'Austria. La competenza al rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione del raccordo della linea esistente con l'impianto di Prati in Val di Vizze, necessario per collegare la rete elettrica italiana a quella austriaca, spetta, ai sensi della nostra legge, alla provincia autonoma di Bolzano.
Successivamente, il Ministero dello sviluppo economico sarà competente per le sole procedure di concessione delle esenzioni dall'accesso a terzi che si attiveranno a conclusione degli iter autorizzativi a livello regionale. Attualmente, anche a seguito di questa interrogazione, siamo impegnati a richiedere i necessari chiarimenti sulle iniziative che sono in corso a proposito della realizzazione di questa interconnessione.
PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.
KARL ZELLER. Sono abbastanza perplesso da questa risposta, perché le notizie che mi erano giunte dagli uffici della provincia autonoma di Bolzano si riferivano a inadempienze da parte del Ministero dello sviluppo economico. Verificherò ulteriormente la questione.
Per il momento mi ritengo insoddisfatto della risposta.
(Tempi per la stipula dell'accordo di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e la Cesi ricerca Spa - n. 3-00891)
PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00891 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interrogazione intendiamo sollevare due problemi. Il primo è quello del futuro degli assetti di un grande ente di ricerca, oggi a maggioranza pubblica come proprietà - il 51 per cento del Cesi appartiene all'ENEA - che si dedica alla ricerca nel campo elettro-energetico (si tratta, come tutti sappiamo, di un settore strategico per il paese).
Questa ricerca è finanziata da fondi che sono stati programmati per il 2006-2008 con uno stanziamento di 35 milioni di euro per il 2006, mentre per l'anno 2007 Pag. 53non è stato definito né uno stanziamento, né un accordo di programma di ricerca, sulla base del quale elargire questo finanziamento.
Tale situazione, sebbene il 18 aprile il Ministero con un comunicato abbia ribadito la volontà di risolvere il problema, ha però dei termini di scadenza. Questa società, entro il 21 maggio, data in cui è convocato il consiglio, qualora non vengano definiti sia l'accordo del programma sia l'entità dei finanziamenti ai progetti di ricerca, dovrà essere posta in liquidità. Il quesito che poniamo è chiaro: in primo luogo, se entro il 21 maggio e in quali tempi certi...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
AUGUSTO ROCCHI. ...vi sarà la stipula dell'accordo di programma; in secondo luogo, con quali strumenti normativi e di ruolo strategico dell'azienda si pensa di fornire delle certezze per il futuro.
PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il Ministero attribuisce grande rilevanza all'attività del Cesi, che è uno dei centri di ricerca più avanzati nel settore elettrico. Proprio per consolidarne l'attività abbiamo dato indirizzi all'ENEA, nel luglio 2006, di procedere all'acquisizione del 51 per cento delle quote azionarie e di definire un piano di riposizionamento della società.
Abbiamo previsto un regime di finanziamento che è stato assentito dalla Commissione europea il 20 dicembre 2006 e, a quel punto, abbiamo avviato l'attività di attuazione dei decreti ministeriali per arrivare all'accordo di programma per l'anno 2006-2007. I due decreti che prevedevano l'accordo di programma, emanati - voglio ricordarlo - alla fine della precedente legislatura, sono stati giudicati in queste settimane dagli organi di controllo una base giuridica inadeguata e insufficiente a giustificare la legittimità degli accordi di programma. Il Ministero si impegna a promuovere, nei prossimi giorni, una soluzione in via normativa che sia in grado di legittimare con certezza gli accordi di programma e consenta, quindi, la definizione di impegni per il 2006 e per il 2007.
PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di replicare.
AUGUSTO ROCCHI. Ringrazio il Ministro e ritengo importanti e soddisfacenti le affermazioni fatte. Ribadisco e sottolineo, però, che nella soluzione normativa, che si deve individuare e sulla quale bisogna lavorare, dobbiamo trovare il modo di dare una stabilità strutturale ai progetti di finanziamento dei progetti di ricerca perché, come giustamente affermava il Ministro, un grande ente di ricerca come il Cesi non può versare in una situazione tale per cui ogni anno si trova ad attendere se vi siano l'accordo di programma e il necessario stanziamento.
Si tratta di progetti di ricerca che hanno anche effetti di medio e lungo periodo e dunque è necessaria una certezza strutturale. È, quindi, negli aspetti normativi - e da ciò che il Ministro ha detto ho capito che sono ben presenti anche al Ministero - che bisogna trovare una soluzione. Si deve trattare, però, di una soluzione che non risolva soltanto il problema per l'anno 2006-2007, ma che dia certezza dei tempi per la realizzazione dei progetti di ricerca. Con queste osservazioni mi dichiaro soddisfatto e ringrazio il Ministro per la risposta.
(Iniziative per una Conferenza dei servizi sulla riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Torre Valdaliga nord (Civitavecchia) - n. 3-00892)
PRESIDENTE. L'onorevole Trepiccione ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00892 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
Pag. 54GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Ministro, come lei sa, l'Unione europea ha chiesto all'Italia di ridurre le quote di CO2, quindi di gas serra, di ben 14 milioni di tonnellate. La lotta ai cambiamenti climatici deve essere una priorità nell'azione del Governo, se vogliamo tutelare la salute dei cittadini ed assicurare un futuro alle nuove generazioni. Il carbone è il combustibile fossile con le più alte emissioni di gas serra responsabili del cambiamento climatico. Il Ministro dell'ambiente in data 23 aprile ha chiesto di riaprire la Conferenza dei servizi sulla riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia che, se fosse ultimata, immetterebbe nell'atmosfera 10 milioni di tonnellate di CO2. Cosa intende fare il suo Ministero, che è titolare della decisione?
PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, che in Italia il mix energetico sia squilibrato è noto a tutti. Voglio precisare, ancora una volta, che non chiediamo e non chiederemo per quanto riguarda il carbone un riequilibrio di questo mix, ma solo di far parte di esso, con ciò che questo può significare anche in termini di nuovi investimenti.
Pertanto, non verrà spostato un punto di equilibrio che vede l'Italia, rispetto ad altri paesi, in una situazione assolutamente diversa. In Europa, mediamente, il carbone vale il 30 per cento del mix energetico e noi siamo attorno al 10 per cento. Ulteriori valutazioni, a proposito dell'impiego del carbone, possono quindi essere condotte esclusivamente in una sede europea.
Preciso inoltre, sottolineando l'assoluta priorità dei temi del cambiamento climatico rispetto ai quali dobbiamo avere un intervento incisivo e ben bilanciato, che il peso che il carbone avrà nel breve termine sul nostro scenario energetico è compatibile con la decisione della Commissione europea, scontando anche i tagli che l'Italia dovrà affrontare.
Venendo a Torvaldaliga, senza fare l'elenco di tutte le procedure, voglio ricordare che siamo in presenza di un'autorizzazione che risale al 24 dicembre 2003 e, quindi, alla precedente gestione. Siamo, inoltre, in presenza di una procedura compiuta nelle sue diverse fasi e nei pronunciamenti dei ministeri interessati, compreso il decreto di valutazione dell'impatto ambientale. La legittimità di questo decreto di attuazione è stata inoltre confermata dall'autorità giudiziaria nei vari gradi di giudizio.
L'opera di cui si discute ha inoltre già raggiunto più del 70 per cento della fase operativa e, quindi, di fronte a tutto ciò, non esistono con tutta evidenza quei margini di discrezionalità in capo al Ministro o al Ministero da più parti invocati.
Tuttavia, viene richiesto un ulteriore approfondimento tecnico sulle procedure, che sarà eseguito e del quale saranno resi noti gli esiti alle amministrazioni in piena trasparenza.
Quanto alle segnalazioni di eventuali problemi sanitari e ambientali nell'area industriale, vorrei confermare che, da parte del Governo e del mio Ministero, l'attenzione verso questi problemi è somma. Ricordo che nel decreto è prevista l'istituzione di un osservatorio ambientale e che le nostre norme prevedono la revisione periodica delle prescrizioni di natura ambientale al fine di garantire l'allineamento dell'autorizzazione all'evoluzione di standard normativi ambientali.
Le problematiche relative alla salute nell'area di Civitavecchia sono anch'esse esaminate in un apposito tavolo tecnico presso il Ministero della salute insieme con tutte le istituzioni necessarie.
PRESIDENTE. Ministro Bersani, la prego di concludere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Vi sono dunque sedi autorevoli deputate a far emergere eventuali problemi e ad affrontarli in piena trasparenza e con il massimo di tutela delle popolazioni.
Pag. 55PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ANGELO BONELLI. Signor Ministro, voglio dirle con franchezza che, per quanto riguarda la prima parte del suo intervento, noi riteniamo che in questo Paese, se si vuole fare un'adeguata e seria politica di lotta ai cambiamenti climatici, non può esserci spazio per il carbone. La possibilità di avere nuovi impianti di carbone non può esserci, anche nell'ambito della riduzione di 14 milioni di tonnellate di CO2. Lei sa bene che, per ogni 1.000 megawatt di carbone bruciato, vengono emessi 5 milioni di tonnellate di CO2. Penso che, da questo punto di vista, sia giunto il momento di aprire una verifica sulle questioni della politica energetica, anche all'interno della stessa maggioranza.
La questione della lotta ai cambiamenti climatici deve essere ovviamente una priorità dell'azione del Governo. Per quanto riguarda, invece, la questione della centrale a carbone di Civitavecchia, attendiamo l'esito della valutazione tecnica che il suo Ministero sta compiendo in relazione alla lettera del Ministero dell'ambiente, che le è stata inviata.
Voglio, però, ricordare che nessuno chiede discrezionalità, perché ovviamente siamo tutti dalla parte del rispetto delle procedure amministrative, del diritto e della certezza del diritto. Ricordiamo, tuttavia, che le indagini epidemiologiche in quell'area indicano un aumento della morbosità tumorale senza precedenti.
Facciamo anche riferimento alla procedura della valutazione di impatto ambientale, che è incompleta. Sempre dal punto di vista procedurale, la realizzazione delle varianti sostanziali dell'area debbono essere anch'esse sottoposte a valutazione di impatto ambientale.
Concludo, signor Ministro, ricordando la possibilità di utilizzare un altro combustibile: lo stesso studio preliminare di valutazione ambientale afferma che la struttura in realizzazione, dal punto di vista tecnico, è confacente, coerente e compatibile per accogliere un combustibile come il gas.
(Lavori di ammodernamento della A3 Salerno-Reggio Calabria - n. 3-00893)
PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00893 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
GIACOMO MANCINI. Signor Ministro, i lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria sembrano non finire mai, così come i disagi che gli utenti patiscono ogni giorno.
È giusto dare atto a lei e al nostro Governo di aver accelerato l'apertura di nuovi e importanti cantieri nel tratto calabrese. Non bisogna tacere, tuttavia, le difficoltà che esistono e che, purtroppo, rischiano di aumentare. Un solo, ma significativo, esempio: nella parte terminale dell'autostrada, prima di giungere a Reggio Calabria, tra Bagnara e Scilla è stata disposta la chiusura della corsia nord. Il traffico, in entrambi i sensi, continuerà sulla corsia sud.
L'ANAS ha comunicato che i lavori dureranno tre anni, con disagi enormi, anche perché, ad oggi, non è stata trovata una soluzione per una viabilità alternativa, a causa del fatto che la statale sottostante è a grave rischio di smottamento e la linea ferroviaria funziona totalmente solo quando non piove.
Per questo motivo, signor Ministro, le pongo due semplici domande. È possibile conoscere una data certa, con giorno, mese e anno, della fine di tutti lavori? È possibile sapere con chiarezza se il tratto calabrese della A3 è stato finanziato per intero?
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Certo, la mancata realizzazione Pag. 56della Salerno-Reggio Calabria procurava grossi disagi. Ora che si sta realizzando procura dei disagi perché si stanno svolgendo i lavori. Mi domando come fare a realizzarla senza procurare disagi. A questo interrogativo neanche io ho trovato ancora una risposta.
Ciò premesso, i lavori di ammodernamento e di adeguamento della Salerno-Reggio Calabria sono in corso. Dal 7 maggio scorso i lavori sono diventati influenti sulla viabilità, specie per quanto riguarda gli svincoli di Scilla e Bagnara (mi riferisco al quinto macrolotto). A causa di ciò, si è dovuto procedere alla cantierizzazione della carreggiata nord tra questi due svincoli. Nel momento in cui si deve costruire un viadotto, evidentemente, bisogna raddoppiare la carreggiata e, quindi, intervenire su quella esistente. Pertanto, abbiamo dedicato la carreggiata sud al doppio senso di marcia. Per tutto il periodo della chiusura della carreggiata, il percorso alternativo da utilizzare in caso di incidente è rappresentato dalla stessa carreggiata nord, che, entro pochi minuti, viene riaperta per permettere il percorso.
Quando si riaprirà la carreggiata? Non fra tre anni, ma il 26 luglio 2007.
Quando finiranno questi «benedetti» lavori sulla Salerno-Reggio Calabria? La completa fruibilità del tratto di cui al quinto macrolotto è prevista entro il 2009, come da programma. I lavori prevedono, quindi, una tempistica costruttiva ben definita.
Cosa succederà durante il prossimo periodo estivo, visto che si sta lavorando anche sulla Salerno-Reggio Calabria per recuperare al più presto i cinquant'anni arretrati? Per l'esodo estivo, al fine di consentire una piena fruibilità dell'autostrada, l'ANAS ha previsto, sin dal 26 luglio 2007 - data precisa -, l'eliminazione di tutti i cantieri non inamovibili, compreso quello tra Bagnara e Scilla, che non è, infatti, un cantiere inamovibile (vi sono anche cantieri inamovibili: se è stato eliminato un ponte perché se ne deve costruire uno nuovo, non se ne può installare uno provvisorio).
Inoltre, sin dall'8 maggio scorso, abbiamo previsto - ed è funzionante - un presidio multioperativo, costituito da operatori della società e da un soccorso meccanico e sanitario, dislocato presso l'area di parcheggio situato baricentricamente nella tratta in questione. In altre parole, sono sempre presenti un'autoambulanza e un servizio di pronto soccorso e di pronto intervento per qualsiasi emergenza.
Da ultimo, la legge finanziaria per il 2007, al comma 1025, ha previsto il completo finanziamento dell'opera e, pertanto, il fabbisogno finanziario per realizzarla è disponibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di replicare.
GIACOMO MANCINI. Prendo atto che è il Ministro a fare le domande.
Ritengo che l'unico modo per limitare i disagi è quello di realizzare i lavori in fretta, anche perché, signor Ministro, nelle grandi democrazie - ma, ormai, anche in quelle emergenti - l'opinione pubblica è informata sulla data di consegna di tutte le opere. In tutti i Paesi i cittadini conoscono addirittura il giorno esatto, anzi a volte, proprio nel luogo dove è posta la prima pietra, viene installato un display con un conto alla rovescia che consente a tutti i cittadini di monitorare costantemente i tempi di realizzazione.
Nel nostro Paese, signor Ministro, ci dispiace, ma troppo spesso non è così. Per l'A3 siamo nell'incertezza da tempi biblici. Eppure, quando fu realizzata l'Autostrada del sole i lavori durarono meno di 48 mesi ed eravamo a metà degli anni Sessanta.
Sono il primo ad evidenziare i meriti di quel Governo di centrosinistra e anche, non solo per i motivi noti, la capacità realizzativa del Ministro socialista che allora dirigeva il dicastero dei lavori pubblici. Però gli italiani, signor Ministro, giustamente chiedono che oggi si faccia meglio di allora. Bisogna accelerare. Anche perché in Calabria - e lei lo sa perfettamente, perché ha la capacità e la volontà di essere spesso presente nella mia Pag. 57regione - la situazione drammatica della A3 si aggiunge a quella enormemente deficitaria di tutte le altre infrastrutture. Le condizioni della strada statale 106 e della linea ferroviaria ionica, infatti, sono tristemente note.
Signor Ministro, spesso si discetta sul tasso di riformismo di questo Governo. Noi socialisti dello SDI riteniamo che essere riformatori significhi dare risposte concrete e rapide ai problemi del Paese, superando le difficoltà anche con scelte coraggiose. Se esistono soggetti responsabili dei ritardi, si individuino e si mandino a casa. Anche perché sono le sfide di una società globale a dirci che il dibattito sulla A3 è già superato. Per offrire opportunità di sviluppo al Mezzogiorno e alla Calabria, in particolare, occorre investire sulle nuove rotte delle autostrade dei mari e dei cieli...
PRESIDENTE. Onorevole Mancini, la prego di concludere.
GIACOMO MANCINI. Ho concluso, signor Presidente. Occorre favorire scambi economici rapidi, scambi di idee, di merci e di dati. Questa frontiera sarà preclusa per sempre ad una parte importante del Paese se il Mezzogiorno rimarrà incolonnato su un'autostrada.
(Opere prioritarie da realizzare in Sicilia e presunta transazione tra la società Stretto di Messina ed Impregilo in relazione alla mancata realizzazione del ponte sullo Stretto - n. 3-00894)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Romano n. 3-00894 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Ministro, come è noto il decreto fiscale collegato alla legge finanziaria per l'anno 2007 ha formalizzato la decisione del Governo di non realizzare il ponte sullo Stretto di Messina. In particolare, i commi 92 e 93 dell'articolo 2 della legge di conversione hanno destinato il 70 per cento delle risorse già nella disponibilità di Fintecna Spa, ex azionista della società Stretto di Messina, ad opere infrastrutturali e ad interventi di tutela ambientale e difesa del suolo.
La legge prevede che il Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell'economia e finanze, stabilisce con proprio decreto le modalità di utilizzo delle predette risorse. A tale scopo, deve acquisire l'intesa preventiva con le regione siciliana, ovviamente per la parte di risorse destinate alla Sicilia.
La Camera dei deputati, con un ordine del giorno a prima firma dell'onorevole Luciano Violante, sostenuto da tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, ha impegnato il Governo a rispettare tre priorità per la città di Messina, particolarmente interessata dai lavori del ponte e, comunque, dall'attraversamento con i mezzi pesanti, alla quale destinare congrue risorse. Tale ordine del giorno è stato anche riproposto al Senato e accolto.
PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, la prego di concludere.
GIANPIERO D'ALIA. Vorremmo sapere dal Governo se, nell'intesa con la regione siciliana, intenda far rispettare le priorità indicate dal Parlamento, se risponda al vero che esiste la transazione a cui si fa riferimento nell'interrogazione e qual è la valutazione del Governo.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, come è noto la legge finanziaria ha destinato alla Sicilia il 70 per cento delle risorse, già nella disponibilità della Fintecna Spa, per opere infrastrutturali e interventi di tutela ambientale e di difesa del suolo in Sicilia.
È vero che in quell'occasione è stato approvato un ordine del giorno che impegnava il Governo a definire alcuni interventi Pag. 58da concertare con l'amministrazione comunale di Messina. Però, l'ordine del giorno a cui si fa riferimento nell'interrogazione, con il quale il Governo si era impegnato a destinare tali risorse, è stato presentato e accolto in data successiva all'emanazione del decreto-legge n. 262 del 2006 ed è precedente alla sua conversione in legge, avvenuta il 24 novembre 2006.
Il Governo, quindi, non potrà che attenersi al dettato legislativo, il quale prevede che all'individuazione degli interventi, cui dovranno essere destinate le risorse in questione, si proceda previa intesa con le regioni interessate. Ciò non vuol dire che non si debba dare ascolto all'ordine del giorno, seppure votato dal Parlamento in precedenza, ma vuol dire, semplicemente, che quando si andrà a discutere con l'amministrazione comunale di Messina, bisognerà tenere conto che su quel tavolo non ci dovranno essere solo il Governo e l'amministrazione comunale di Messina, ma ci dovrà essere anche la regione Sicilia, perché così prevede la legge.
Ciò premesso, per quanto riguarda la segnalazione dell'opera infrastrutturale in questione, cioè il collegamento autostradale Annunziata collettore nord-Granatari, l'intesa è stata ipotizzata, ma non è mai stata oggetto di accordo o di definizione tra le parti. Per correttezza, aggiungo che la realizzazione del collegamento in questione e di ogni altra opera eseguibile secondo la procedura di gara, non sarebbe comunque affidata senza gara, giacché, a suo tempo, questa fu effettuata con riferimento a tutte le opere previste, da realizzare insieme al ponte sullo Stretto.
Il collegamento Annunziata-Granatari risulta ricompreso nel progetto preliminare del ponte e delle opere connesse, a suo tempo approvate dal CIPE: è un'opera compresa tra quelle per le quali è prevista la gara pubblica; ribadisco, però, che questo tema non è mai stato oggetto né di discussione, né di definizione tra le parti e che sarà oggetto, invece, di discussione e di definizione insieme alla regione, di concerto con l'amministrazione comunale, con cui essa si dovrà raccordare, quando le risorse saranno distribuite e riallocate. Ciò avverrà - e concludo - solo dopo che l'iter sarà completato, cioè dopo che le risorse saranno passate da Fintecna Spa alla Stretto di Messina Spa e dopo l'iscrizione delle risorse nel relativo capitolo di spesa. Ciò non avviene ancora da parte del Ministero, in quanto, appunto, Fintecna Spa non ha provveduto alla riassegnazione delle risorse al Ministero per la successiva assegnazione alla società Stretto di Messina.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di replicare.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, signor Ministro, svolgo due considerazioni, la prima delle quali, secondo noi, è molto grave. Per quanto riguarda l'opera per la quale lei faceva riferimento alla transazione, la pregherei di guardare con attenzione le carte, perché l'opera è solo prevista nel progetto preliminare e non è cantierabile: non esiste alcun atto tecnico. Si tratta solo di un espediente tecnico per giustificare una transazione da 480 milioni di euro, che è allucinante!
Ciò detto, sulla questione delle priorità il Parlamento ha indicato alcune opere, concordate con l'amministrazione comunale di Messina, che sono completamenti di opere necessarie per la città: l'approdo di Tremestieri e il completamento degli svincoli autostradali. Credo che lei, quando si incontrerà nei prossimi giorni con il governatore Cuffaro, dovrà tener conto delle indicazioni del Parlamento e proporre alla regione tali completamenti, ai fini dell'acquisizione dell'intesa: credo che questa sia la procedura più corretta che rispetta il Parlamento, il decreto fiscale - così come convertito - e l'ordine del giorno votato all'unanimità dalle forze di maggioranza e di opposizione.
Facciamo attenzione, perché far passare il principio in forza del quale si legittima una transazione su un'opera che, peraltro, non era finanziata nel progetto preliminare del ponte, ma la cui progettazione ed il cui finanziamento erano a Pag. 59carico del comune di Messina, significa legittimare procedure poco trasparenti, che certamente non fanno onore al dicastero da lei presieduto e neanche al nostro Parlamento.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17.
La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 17,05.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI