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Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi dell'emergenza rifiuti in Campania.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi dell'emergenza rifiuti in Campania.
Secondo quanto stabilito a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 25 maggio 2007, dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Viceministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro dell'interno, Marco Minniti.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei all'inizio di questo mio intervento precisare che questa comunicazione viene svolta su incarico della Presidenza del Consiglio. Non sfugge infatti a nessuno che siamo di fronte ad un problema molto complesso che, come è noto, coinvolge le competenze di più ministeri e più dipartimenti.
Ricordo anche che il Governo ha già ripetutamente affrontato questo tema, che da tempo è all'attenzione del Parlamento e dell'opinione pubblica. Ciò è anche peraltro dimostrato dal fatto che di questa vicenda maturata in Campania si sia direttamente interessato il Consiglio dei ministri, che è intervenuto anche recentemente con il decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, con gli obiettivi di tutelare la salute pubblica, evitare l'insorgere di tensioni e problemi di ordine pubblico, alleggerire l'emergenza creatasi a partire dai primi di maggio e affrontare insieme le questioni di prospettiva.
Il provvedimento si è imposto per la difficoltà di individuare siti di smaltimento dei rifiuti in ambito regionale e per la mancanza di alternative per lo smaltimento fuori dalla regione. Con il decreto-legge, attualmente all'esame del Senato per la conversione, vengono individuati in via normativa i siti da destinare a discarica per le province interessate dall'emergenza, indicati in Serre per la provincia di Salerno, Savignano Irpino per quella di Avellino, Terzigno per la provincia di Napoli e Sant'Arcangelo Trimonte per la provincia di Benevento. Caserta, come è noto, non è contemplata dal decreto perché già dotata di una discarica attiva in località Lo Uttaro. Vengono poi attraverso il decreto previste misure compensative di natura ambientale, nonché il divieto di utilizzare nella scelta dei siti le zone già in passato interessate dallo stesso smaltimento di rifiuti.
Sono individuate misure nei confronti dei consorzi di bacino e dei comuni per implementare la raccolta differenziata. I consorzi per la raccolta dei rifiuti sono obbligati ad adottare le misure necessarie per un incremento significativo della raccolta differenziata, pena - come previsto dall'articolo 4 - qualora non ottemperino, l'accorpamento degli stessi consorzi o il loro scioglimento da parte del Commissario delegato. I comuni della regione Campania, per cinque anni a decorrere dal 1o gennaio 2008, devono deliberare, come previsto dall'articolo 7, le misure tariffarie in modo tale da garantire la copertura integrale dei costi di gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti. Ai comuni che non provvedano nei termini previsti, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 141, comma 1, lettera a) del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267: in sostanza, lo scioglimento dei consigli comunali. Infine, sono individuate misure volte a favorire un maggiore coinvolgimento nel ciclo di gestione e smaltimento nella regione da parte dei presidenti delle province e dei prefetti. Il provvedimento è stato adottato in un momento particolarmente delicato: la fase coincidente con l'aggravamento della difficoltà nel prelevamento del percolato, che ha comportato il fermo sostanziale della discarica di Villaricca, l'unica in quel momento funzionante in Campania. Non si tratta qui di fare la disamina di merito del decreto. Questa Camera avrà modo di affrontarla nel corso dell'iter di conversione. Ne ho richiamato i punti principali e le decisioni immediatamente conseguenti perché sono strettamente connessi alla fase che stiamo esaminando.
Le gravissime difficoltà nel servizio di smaltimento dei rifiuti si sono trasformate in una vera e propria paralisi dell'intero ciclo - raccolta e smaltimento - per la protesta della popolazione del comprensorio Giugliano, Quagliano, Villaricca, che ha immediatamente reagito, con continue manifestazioni, alle voci di un possibile utilizzo di siti in quella zona per ulteriore deposito di rifiuti, sia sotto forma di Pag. 112pretrattato, le cosiddette «ecoballe», sia in forma originaria, il cosiddetto «tal quale».
La stessa provincializzazione dello smaltimento della spazzatura (ogni provincia ha un sito per smaltire i propri rifiuti), che pure si presenta come scelta strategica per avviare a soluzione la questione, ha inizialmente provocato un inasprimento delle tensioni, specialmente nelle province di Napoli e Salerno e in primo luogo nel comune di Serre, la cui cittadinanza ha fortemente avversato l'ipotesi dell'utilizzo, quale discarica, di un'ex cava di argilla in località nota come Valle della Masseria, originariamente individuata dal Commissario anche come un sito che, in tempi rapidi, poteva contribuire ad alleggerire la situazione.
Proprio a Serre, già precedentemente all'emanazione del decreto-legge, sin dal momento della requisizione dei terreni dell'ex cava vi erano state manifestazioni di protesta per impedire l'ingresso in quell'area dei tecnici incaricati delle operazioni preliminari alla messa in opera della discarica. La forte opposizione al progetto aveva determinato, per ben due volte, il rinvio delle operazioni tecniche, poi riavviate dopo un accordo intervenuto tra il Commissario delegato e il comune per affidare ad una commissione tecnica congiunta la valutazione dei risultati degli esami effettuati.
Dopo l'adozione del decreto-legge n. 61 del 2007, l'opposizione alla realizzazione della discarica di Valle della Masseria è proseguita anche attraverso alcune azioni legali avviate dall'amministrazione comunale di Serre, che adottava un'ordinanza di sospensione dei lavori perché ritenuti abusivi, nonché un provvedimento di sequestro del cantiere e dei mezzi ivi presenti che, peraltro, non è stato convalidato dall'autorità giudiziaria. Per sbloccare la situazione, dopo aver recintato l'area indicata nel decreto, è stata avviata una complessa fase di confronto delle amministrazioni interessate con i prefetti di Napoli e Salerno, il Commissario delegato e le amministrazioni provinciali. In questo ambito, il 13 maggio, è stata emessa la proposta dell'amministrazione provinciale di Salerno - il cui presidente con il decreto viene individuato come subcommissario, così come gli altri presidenti delle province campane - di non dare corso alla localizzazione della discarica in Valle della Masseria e di valutare, in alternativa, altri siti ove localizzare o riattivare una discarica, tra i quali quello di Parapoti nel comune di Montecorvino Pugliano.
Dopo un ulteriore incontro tenutosi presso la prefettura di Napoli nel pomeriggio del 14 maggio, seguito da un sopralluogo congiunto in località Macchia Soprana, il 17 maggio la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha sciolto la riserva, confermando di avere localizzato, nel sito di Macchia Soprana, l'unica discarica da realizzare nel comune di Serre, rinviando all'adozione di un'apposita ordinanza la precisazione circa le relative modalità di esecuzione.
L'ordinanza, con l'articolo 1, comma 8, dispone che, nel caso in cui, a seguito della chiusura della discarica del comune di Villaricca e ove non siano fruibili altri siti per le occorrenti discariche, lo imponga l'aggravarsi della situazione di emergenza dello smaltimento di rifiuti nella regione Campania, il Commissario delegato è autorizzato all'uso, con decorrenza dal 1o luglio 2007, del sito di località Valle di Masseria del comune di Serre, da adibire a stoccaggio temporaneo dei rifiuti. Tale decisione, in parte, ha rasserenato gli animi nel comune di Serre.
Manifestazioni di protesta si sono analogamente svolte nella città di Napoli fin dal 12 maggio e sono stati inscenati sit in sotto il palazzo del governo per contestare le modalità con cui sono state individuate le discariche. Anche a Tersigno le iniziative di dissenso sono divenute, nel tempo, sempre più numerose, coinvolgendo persino i candidati alle scorse consultazioni amministrative di quel comune con blocchi della circolazione ferroviaria e stradale.
Altre proteste si sono registrate in diversi altri centri della Campania, tra cui Nocera Superiore, per impedire lo sversamento del percolato proveniente da VillaPag. 113ricca. Il momento più delicato, tuttavia, si è raggiunto quando sono state appiccate le fiamme a numerosi cassonetti ed ai cumuli di rifiuti non raccolti nelle strade di Napoli e di comuni della provincia, talvolta incendi veri e propri, provocati dalla popolazione esasperata per il mancato prelievo dei rifiuti, con conseguenze ancor più dannose per la salute pubblica.
Si pensi che il numero medio degli interventi dei vigili del fuoco è passato dai 35 nei primi quattro mesi dell'anno ai 70 verificatisi nella prima decade di maggio, arrivando a 150 interventi tra l'11 e il 25 maggio. Gli incendi hanno riguardato grandi quantitativi di materiale che, in alcuni casi, hanno coinvolto automezzi, minacciato fabbricati e interessato materiali di vario genere, anche bombole di gas e rifiuti ospedalieri, la cui combustione produce sostanze evidentemente tossiche.
Al fine di scongiurare le gravi conseguenze della situazione divenuta più critica con il passare dei giorni, al punto da indurre alcune amministrazioni locali a sospendere le attività scolastiche, il prefetto di Napoli, d'intesa con il commissario, ha avviato una fitta serie di incontri per stemperare la tensione e, parallelamente, individuare soluzioni concrete per attivare lo smaltimento dei rifiuti nel più breve tempo possibile.
Nella giornata del 24 maggio sono stati concordati interventi per la rimozione dei rifiuti accumulati soprattutto nella provincia di Napoli, circa 15 mila tonnellate, e per realizzare le discariche previste dal decreto-legge n. 61 del 2007. Ciò è stato possibile, in primo luogo, per la disponibilità di un sito ad Acerra, nelle piazzole adiacenti il costruendo impianto di termovalorizzazione e, in secondo luogo, di un altro sito ricavato da un complesso di capannoni industriali in territorio del comune di Nusco, in provincia di Avellino, da adibire a deposito temporaneo di ecoballe. Nell'ultimo vertice, svoltosi sempre a Napoli nella giornata del 24 maggio, è stato delineato un programma parallelo per le operazioni immediate di rimozione straordinaria dei rifiuti accumulatisi lungo le strade e per la predisposizione delle discariche temporanee, in attesa dell'attivazione di quelle provinciali previste dal decreto-legge n. 61 del 2007.
Il piano approvato in quella sede ha delineato le seguenti soluzioni. In primo luogo, fermo restando l'imminente trasferimento di ecoballe nei capannoni a Nusco, si è deciso di avviare lo stoccaggio provvisorio dei rifiuti solidi urbani giacenti, avvalendosi a tal fine del sito di Acerra. In tale sito si conta di depositare tra le 25 mila e le 30 mila tonnellate circa in tempi ragionevolmente brevi, al fine di poter superare la gravissima situazione, in particolare nella provincia di Napoli.
In secondo luogo, preso atto della necessità di dover procedere dal 26 maggio alla chiusura della discarica di Villaricca, finora unica regionale, si è deciso di realizzare, temporaneamente e per un periodo massimo di venti giorni, in sua sostituzione il sito di Parapoti per il conferimento di frazione organica stabilizzata (FOS), proveniente dagli impianti di combustibile derivato dai rifiuti.
Quanto alle altre discariche indicate dal decreto-legge n. 61 del 2007, si è stabilito di procedere all'attivazione, per la fine del prossimo mese di luglio, di quella di Terzigno, nonché all'immediata attivazione dei siti di Sant'Arcangelo Trimonte e Savignano Irpino, il cui allestimento richiederà nelle previsioni, rispettivamente, circa tre o quattro mesi.
Per quanto riguarda il sito di Macchia Soprana di Serre, si è stabilito di procedere all'attivazione della discarica entro i sessanta giorni previsti dall'ordinanza di attuazione del decreto-legge n. 61 del 2007. Si è convenuto, infine, di verificare la possibilità di trasferire altre quote di rifiuti fuori dalla regione. Nelle scorse settimane, come è noto, sono state inviate in altre regioni italiane (Calabria, Marche, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia, Liguria, Piemonte e Toscana), nel quadro di una solidale assunzione di responsabilità, circa 140 mila tonnellate di rifiuti. Inoltre, in Germania ne sono state inviate 10 mila.
Successivamente, il 26 maggio scorso presso la prefettura di Napoli si è tenuto un incontro tra il Commissario straordinario Pag. 114per l'emergenza dei rifiuti e i presidenti delle province subcommissari. Presenti i prefetti della regione, in tale riunione sono state delineate le procedure rapide per l'attuazione concertata degli interventi previsti e per avviare un percorso solidale fra tutte le province in questa delicata fase di attuazione dell'apertura delle discariche previste dal decreto-legge n. 61 del 2007. Le autorità partecipanti all'incontro hanno poi deciso di costituirsi in un tavolo di unità di crisi permanente, pronto a risolvere congiuntamente i problemi di volta in volta emergenti.
Nonostante l'impegno per la ricerca di soluzioni condivise, come vi è noto, sono continuate manifestazioni di diversa intensità a Terzigno, Acerra, Montecorvino Pugliano, Boscoreale, Boscotrecase. Nella giornata di domenica, in opposizione alla scelta di Parapoti, le proteste sono proseguite con un blocco stradale e ferroviario in località Pagliarone, sulla strada provinciale n. 173, in corrispondenza di un passaggio a livello ferroviario, con un blocco della linea ferroviaria che dal sud porta al nord del paese. Dopo circa tre ore, tuttavia, nel primo pomeriggio di domenica i manifestanti hanno rimosso i blocchi dopo che il sindaco di Montecorvino Pugliano ha comunicato di avere ricevuto telefonicamente dal Presidente della Repubblica diretta conferma sulla temporalità dell'apertura della discarica. Voglio approfittare di questa occasione per ringraziare il Presidente Napolitano per la costante e spesso risolutiva attenzione.
ITALO BOCCHINO. Confermi l'impegno per i venti giorni!
PRESIDENTE. Per favore, le chiedo di non interrompere.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. L'ho già confermato precedentemente. Nella mia informativa era chiaro: confermo l'impegno per i venti giorni.
Onorevoli colleghi, in conclusione vorrei rilevare che l'iniziativa del Governo ha un duplice obiettivo: il primo è affrontare la difficilissima situazione di emergenza e l'altro è cercare di prospettare una soluzione definitiva ad un problema talmente incancrenitosi nel tempo da apparire, a volte, irrisolvibile.
I due punti, l'emergenza e la soluzione di prospettiva, sono strettamente connessi ed è per questo che, mentre da un lato si va decisamente verso la provincializzazione dei siti - infatti ogni provincia avrà nel proprio territorio il proprio sito - dall'altro si mette in campo una strategia capace di promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti, ritenuta da tutti gli esperti condizione senza la quale diventa impossibile dare soluzione al problema. Tenendo insieme emergenza e progetto si può affrontare, e forse risolvere, la drammatica situazione che abbiamo oggi di fronte in Campania e nella città di Napoli.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato la relazione puntuale e precisa, con la ricostruzione degli eventi e gli impegni ivi contenuti, del Viceministro Minniti che apprezziamo e condividiamo.
L'emergenza rifiuti in Campania costituisce una situazione obiettiva di estrema gravità che giustifica, anzi impone e motiva, il ricorso a procedure straordinarie. Non c'è dubbio che la storia dell'emergenza dei rifiuti in Campania, che si protrae da troppo tempo, è caratterizzata da continui rinvii, da pesanti ritardi, da assenza prolungata di decisioni, da un commissariamento ormai infinito che si trascina negli anni e che non è riuscito complessivamente a risolvere le questioni sul tappeto, con lo svuotamento sostanziale del ruolo ma anche la deresponsabilizzazione delle istituzioni locali. Questa lunga storia, senza dubbio, chiama in causa tutte le istituzioni pubbliche e la politica in Campania, senza eccezioni, di ogni schieramento e di ogni coalizione, nell'oggi e nella considerazione del passato.Pag. 115
Ma noi vogliamo dire con grande chiarezza che è l'ora di un'assunzione di responsabilità chiare, nette, forti e precise, sulla scia dell'appello così alto e autorevole che a più riprese ha lanciato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Questa è l'ora delle decisioni e della loro rapida ed integrale attuazione. Vanno, invece, respinti i tentativi, pur ricorrenti, di strumentalizzazioni politiche che non hanno fondamento, faziose e che sono soltanto inutilmente dannose.
Occorre affrontare con energia e con determinazione questa fase di particolare e accentuata drammatica emergenza, a fianco del Commissario straordinario che è stato giustamente nominato dal Governo Prodi, ricorrendo all'autorevolezza e ad una figura di servitore dello Stato, di dirigente di così alto profilo come il capo della Protezione civile, dottor Bertolaso, che sta operando in proficua intesa con la regione.
In questo senso è intervenuto il decreto-legge n. 263 del 2006, convertito dalla legge n. 290 del 2006, e da ultimo il decreto-legge n. 61 del 2007, in via di conversione. È necessario procedere nella direzione indicata da questi provvedimenti, con il rispetto delle indicazioni ivi contenute per i siti, per le discariche e tutti gli impianti necessari per affrontare la condizione di particolare e accentuata emergenza, quella che si definisce l'emergenza nell'emergenza, per affrontare, quindi, con immediatezza soluzioni provvisorie non procrastinabili per arginare questa condizione.
Naturalmente bisogna andare avanti anche nella definizione degli interventi e degli impianti capaci di dare una soluzione strutturale all'intera vicenda: un progetto complessivo per definire finalmente un ciclo integrato e coordinato di gestione, di raccolta, di smaltimento e di riuso dei rifiuti nella regione Campania, procedendo con celerità nei lavori per il termovalorizzatore di Acerra, per le procedure relative al termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa e anche istruendo con rapidità e integralmente le richieste che sono pervenute da alcuni territori, come la città di Salerno, per nuovi impianti di termovalorizzazione di cui si riconosce la necessità e l'esigenza.
Noi sappiamo che dobbiamo operare tra il superamento, con responsabilità, determinazione e coraggio, dell'emergenza che abbiamo innanzi e il superamento definitivo di questa situazione al 31 dicembre 2007, con la restituzione di tutti i ruoli al sistema ordinario delle competenze.
Da questo punto di vista, i decreti-legge voluti dal Governo hanno compiuto scelte importanti che vanno in questa direzione, e positiva è stata anche la nuova legge sui rifiuti varata dal consiglio regionale della Campania. Si tratta di arrivare a un sistema istituzionale ordinario, normale e funzionante delle competenze in questo campo, che sia basato su un principio di leale e solidale cooperazione tra tutti i soggetti istituzionali e i diversi livelli di Governo, con una chiara delimitazione delle competenze e dei ruoli affidati a ciascun soggetto pubblico.
Da questo punto di vista, è fondamentale l'affermazione del principio di provincializzazione della gestione dei rifiuti per l'attribuzione alla provincia, come istituzione, di un potere, ma di una responsabilità, di una competenza, ma di un dovere preciso, in ordine alla identificazione e alla localizzazione dei siti per tutte le strutture e gli impianti necessari per realizzare, finalmente, un ciclo moderno e funzionale di gestione dei rifiuti in chiave coordinata e integrata nella regione Campania.
Naturalmente, occorre con determinazione e decisione - come per la verità già fanno numerosi enti locali della Campania - accelerare e spingere sul tassello dell'incentivazione della raccolta differenziata, che è indispensabile e presuppone e postula una serie di interventi decisi sugli enti competenti chiamati a rendere appieno le percentuali che la legislazione nazionale affida alla raccolta differenziata, per dare un contributo all'alleggerimento e alla risoluzione della questione dell'emergenza rifiuti.Pag. 116
È quindi questo il momento di una precisa e forte rivendicazione della responsabilità che deve interessare tutti i soggetti politici istituzionali operanti in Campania. Noi ci rendiamo anche conto che nel passaggio dalla fase transitoria e dell'emergenza immediata alla fase di definizione, che porrà la parola fine alla gestione commissariale e, quindi, segnerà il ritorno al circuito ordinario e istituzionale delle competenze, occorreranno forti e qualificate iniziative.
In tal senso riteniamo che lo Stato e la regione debbano attivarsi per preparare e predisporre questa fase, particolarmente delicata e rilevante, che si attende, anche con il ricorso ad un'intesa istituzionale, ad un accordo di programma ad hoc tra lo Stato, la regione, le cinque province campane e i cinque capoluoghi, che fissi con chiarezza, in maniera contestuale e precisa, gli interventi e gli impianti da realizzare, i tempi, le modalità e le fonti di finanziamento. Ciò anche tenendo conto che l'utilizzazione dei fondi dell'Unione europea può e deve rappresentare un'occasione fondamentale e importante per la risoluzione di una vicenda così rilevante che, per tanti versi, è all'incrocio tra problemi di ordine pubblico, di sanità e di sicurezza dell'incolumità dei cittadini e delle comunità di così grande importanza.
Ecco perché riteniamo che in questa direzione siamo tutti, con forza e determinazione, impegnati; siamo a fianco del Commissario straordinario, siamo a fianco delle iniziative e delle decisioni del Governo e siamo decisi ad andare avanti perché siamo convinti che, affrontando con risolutezza il nodo così drammatico, stringente e attuale dell'emergenza, potremmo porre tutte le condizioni per realizzare un ciclo di gestione dei rifiuti finalmente moderno e funzionante di cui la Campania ha bisogno e che l'intera comunità nazionale attende (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ringrazio il Governo che ci ha fornito sostanzialmente una sorta di nutrita rassegna stampa, ma nessun elemento di profondità rispetto alla questione che andiamo ad esaminare. Il concetto della politica responsabile della vicenda è un'altra delle fandonie dell'emergenza rifiuti.
Non è la politica responsabile, ma chi è titolare della responsabilità. Nella fattispecie è responsabile il presidente della regione, il commissario per conto del Paese, chi, nell'ottobre del 2000, grazie ad un furore ideologico, volle chiudere le discariche facendo credere che si sarebbe risolto ogni problema e, soprattutto, si sarebbe reciso ogni collegamento con la criminalità organizzata.
Era evidente che quel furore ideologico era falso, ed è ancora più evidente che si riaprono le discariche perché immotivatamente furono chiuse. Si riaprono, oggi, quelle discariche che sono la vergogna di un Governo «rosso-verde» costretto a smaltire i rifiuti, in una regione, nel modo più desueto, più arcaico, più antitecnologico e sicuramente più dannoso che esista al mondo. Eppure è costretto a farlo.
Vi avevamo avvertito che il decreto-legge dello scorso ottobre era fatto male. Vi abbiamo avvertito in quest'aula e vi abbiamo anche detto il perché. Un motivo tra tutti: era un decreto senza risorse. Ma ciò non rileva in quanto sarà la tassa sui rifiuti dei cittadini campani ad aiutare la baracca dell'emergenza rifiuti. Vi avevamo anche detto che non funzionava la gestione di un'emergenza quando la catena di comando non era affidata ad un solo uomo. Avete chiamato il dottor Bertolaso, funzionario di grande prestigio, ma non gli avete consentito di governare il fenomeno perché lo avete costretto ad un concerto permanente tra Ministro dell'ambiente e presidente della regione.
Se quel concerto fosse stato a monte, probabilmente la questione emergenziale sarebbe stata risolta, mentre era evidente che l'esatto contrario del concerto, ovvero un braccio di ferro permanente, avrebbe causato negli ultimi sei mesi la paralisi di qualunque iniziativa e azione. E proprio quella paralisi è la responsabile dell'emergenza di queste ore.Pag. 117
Ministro, non ci interessa sapere la storia dell'emergenza rifiuti. Negli ultimi sei mesi cosa si è fatto sulla raccolta differenziata? Quanti impianti per il compostaggio sono stati programmati, realizzati, ideati, inventati, finanziati? Cosa si è fatto di concreto negli ultimi sei mesi (non parliamo degli ultimi anni)?
Inoltre, ci sono alcune questioni nodali. Avete scelto, peraltro con decreto (era nella potestà di Bertolaso), come discarica Valle della Masseria. Poi avete fatto marcia indietro. Cosa è accaduto: è stata una valutazione tecnica? Sarebbe gravissimo se fosse così perché significherebbe che tutte le straordinarie strutture del Paese avevano sbagliato valutazione. Oppure vi sono valutazioni di carattere politico? E se sono valutazioni di carattere politico vuol dire che, di volta in volta, ci sarà un presidente di commissione, un ministro, un viceministro, un deputato influente, qualcuno che modificherà le scelte e che renderà le vostre scelte incredibili sui territori! Ecco perché ci sono le proteste! Perché quelle scelte vengono ritenute non tecniche, ma scelte geopolitiche.
In questo senso vi dovete aspettare, legittimamente, che i territori difendano la loro autonomia e la loro salute.
Ma non solo avete fatto ciò. Mi spiegate in quale modo volete che si contribuisca al sistema del ciclo integrato industriale dei rifiuti della regione Campania e in che modo le grandi città, ad iniziare da Napoli, partecipano a questo percorso? Trovando delle straordinarie soluzioni, come quella, che il sindaco di Napoli ha fornito, di portare i rifiuti in Romania? È etica ambientale questa? Per fortuna la Romania è un paese serio e non ha accettato i rifiuti.
È un Paese serio, il nostro, che si permette addirittura di ipotizzare una soluzione del genere, eticamente non compatibile, ovvero di portare i rifiuti, come la camorra, verso le realtà periferiche del nostro sistema planetario? Prima nell'Europa dell'est, poi arriverà il sindaco di turno che suggerirà di portarle verso il sud-est asiatico. Qual è la differenza tra un Paese presuntivamente legale e la criminalità organizzata che suggerisce le stesse soluzioni, in competizione?
Questa è la condizione nella quale ci ha portato il Governo negli ultimi sei mesi. Non parlo della responsabilità degli ultimi dieci anni della sinistra nella regione Campania, ma parlo degli ultimi sei mesi: pasticci continui, bracci di ferro, il tentativo di mediazione all'interno del Consiglio dei Ministri, il «povero» Bertolaso che si è dovuto dimettere, per ora, due volte, e vedremo ancora quante volte accadrà.
E poi, signor Viceministro, consentitemi un'altra osservazione: c'è un comune importante, quello di Salerno, che vuole realizzare il termovalorizzatore; pare, bontà sua, che qualcuno lo abbia consentito, dicendo che è possibile contribuire attraverso i lavori e i contributi del CIP 6.
I Verdi lo sanno? Il Ministro Pecoraro Scanio ne è consapevole o assisteremo a un altro balletto interno al Consiglio dei Ministri e alla maggioranza di centrosinistra? Questa è la vera condizione per la quale non riuscite a fare un passo in avanti e, soprattutto, non riuscite a far fare un passo in avanti a quella regione.
Il richiamo del Presidente Napolitano è uno schiaffo nei vostri confronti, una sorta di «super commissario»: sono stati commissariati il presidente della regione, il bravo Bertolaso, il Consiglio dei Ministri ed il Presidente Prodi, che cercava in qualche modo di infilarsi nella vicenda, nel disperato tentativo di mettere d'accordo cose inconciliabili.
La vicenda campana è la testimonianza della ragione per la quale non potete governare: non potete governare perché non la pensate allo stesso modo su questioni strategiche! È evidente: c'è chi pensa alle discariche e chi pensa al CIP 6, chi pensa ai termovalorizzatori tradizionali e chi, invece, ai gassificatori; chi pensa alla raccolta differenziata e non fa il resto.
PRESIDENTE. Deputato Russo, concluda.
PAOLO RUSSO. Concludo, Presidente. C'è chi (e proviene dalla stessa regione Pag. 118Campania) sostiene anche altro e probabilmente lo ascolteremo anche in quest'aula. L'articolo 1 della legge regionale afferma che ci si ispira alla politica «rifiuti zero». Grande cosa! Ci portassero, però, a vedere dove si fa questa politica, in ragione soprattutto del fatto che oggi vi sono tanti rifiuti per strada che «ammorbano» quella regione: la responsabilità ricade tutta sul Governo nazionale e su quello regionale [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Onorevole Presidente, mi dispiace che oggi il Governo sia rappresentato dal Viceministro Minniti, che è persona intelligente ed elegante e quindi sa bene che quell'appunto, preparato dalla burocrazia governativa, sostanzialmente mente al Paese.
Collega Minniti, nella sua informativa lei doveva dire al Parlamento due cose: in primo luogo che ci troviamo in una situazione di emergenza e che vi sono delle responsabilità, perché il Governo ha anche il dovere di spiegare cosa è successo e di chi è la responsabilità. In secondo luogo, che cosa accadrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni di quella massa di rifiuti in Campania.
Non è riuscito a fare né l'una né l'altra cosa. Sappiamo che la responsabilità non è sua, perché lei non può dire quello che pensa e legge un appunto della burocrazia governativa, che è inutile: bastava leggere anche le più piacevoli righe dei resoconti giornalistici per sentire le stesse cose, almeno preparate, però, in un italiano meno burocratico e meno noioso.
La responsabilità, caro Viceministro, ha una paternità politica, quella del centrosinistra campano, ed un nome ed un cognome, quello di Antonio Bassolino. Credo che il Governo, anche a sua tutela, abbia il dovere di dirlo all'interno delle Assemblee parlamentari.
Lei avrebbe dovuto dire che dal 1995 al 1997 si tentò di dare vita ad un progetto per costruire numerosi termovalorizzatori in Campania e che poi, cambiato il colore politico della giunta regionale, quel processo si bloccò, senza prevedere un'alternativa. Si decise, cioè, di non dar vita ai termovalorizzatori, tranne quello di Acerra, ma non si decise che cosa fare: è evidente che la situazione provocò un blocco che poi ci ha portato a questo disastro, non semplicemente e linearmente, ma dopo una girandola di sprechi.
Avrei voluto sentir dire da lei che si è privilegiata troppo la logica delle discariche e degli affari non sempre onesti che vi sono intorno alle discariche e al trasporto dei rifiuti e che si sono fatte 2316 assunzioni su chiamata diretta, Viceministro Minniti.
Vorrei che lei avesse citato l'audizione di un sindacalista della CGIL dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia, che ha affermato che alla CGIL risultava che i suddetti 2316 dipendenti sono stati assunti in base a graduatorie tratte da liste di disoccupati e di cooperative di ex detenuti, che per entrare in queste cooperative e in queste liste hanno dovuto pagare 8 milioni a persona.
È tutto agli atti del Parlamento, Viceministro Minniti, è nel resoconto di un'audizione di un uomo della CGIL. Questo vogliamo sentir dire dal Governo, non l'appunto burocratico. Vorremmo sapere perché la raccolta differenziata, nonostante 2316 assunzioni fatte da Bassolino negli ultimi anni, è tra l'8 e il 10 per cento, quando in Italia è al 24 per cento. In un solo comune della Campania, Mercato San Severino, è al 60 per cento, perché c'è un sindaco che la pensa diversamente, che ha tolto i cassonetti dalla strada e ha dato i sacchetti a casa per la raccolta differenziata. Vanno a ritirare i rifiuti a casa due volte a settimana, i rifiuti solidi urbani, e per questo sacrificio dei cittadini non fa pagare la TARSU.
Questo è quello che lei doveva venirci a dire, Viceministro Minniti. Invece, non ci ha detto neanche che paghiamo la più alta TARSU d'Italia, che c'è stato un incremento dei carcinoma in Campania negli ultimi dieci anni, anche a causa della Pag. 119dispersione di diossina per i roghi di immondizia; non ci ha detto che negli ultimi giorni sono quintuplicati i ricoveri per problemi respiratori nella città di Napoli e in Campania. Questo non glielo hanno scritto i burocrati del Ministero. Non le hanno scritto, Viceministro Minniti, che il 43 per cento dell'inquinamento nazionale è rappresentato dalla Campania, che come territorio dovrebbe rappresentare invece solo il 12 per cento del Paese.
Non ci ha detto che, negli ultimi dieci anni, in Campania c'è stato un incremento dell'84 per cento delle malformazioni infantili e che si pensa che possa essere una conseguenza proprio di questa situazione. Non ci ha detto che sono stati spesi, in tredici anni, due miliardi di euro, che non si sa dove sono finiti. Non ci ha detto che il Commissariato, che quando c'era Rastrelli costava 16 mila euro all'anno, è costato nell'ultimo anno di gestione Bassolino un milione 140 mila euro. Non ci ha detto che la Corte dei conti ha segnalato anche al Governo che, non si sa come, sono stati spesi 2 miliardi di euro e che 9 milioni di euro sono stati spesi per consulenze date a 500 persone di cui non si trova alcuna documentazione.
Tutto ciò è agli atti della Corte dei conti. Allora, vede, noi vogliamo sapere qualcosa di più di quell'«appuntino» e vogliamo anche sapere che cosa accadrà.
Lei purtroppo ha dovuto mentire. Non ha detto ciò che i cittadini devono sapere: che la situazione non sarà risolta se non prima di cinque-dieci anni. Lei, infatti, ci ha detto che prendiamo l'immondizia dalla città di Napoli e la portiamo nel piazzale vicino al termovalorizzatore di Acerra. Bene, poi che facciamo? La riportiamo da un'altra parte? E poi la rispostiamo? La mettiamo nelle ecoballe da una tonnellata? Le mandiamo in Germania? La Germania le può termovalorizzare o le rimanderà indietro un giorno? Lei non ha spiegato che stiamo costruendo un solo termovalorizzatore, quello di Acerra, e che se destinassimo, quando e se sarà pronto, tutte le ecoballe che abbiamo stoccato in Campania a quel termovalorizzatore, quest'ultimo avrebbe bisogno dai 46 ai 53 anni per smaltire tutte le ecoballe che abbiamo messo da parte.
Perché non viene a spiegarci questo in Parlamento? Abbiamo diritto di saperlo. Il decreto-legge che avete varato non risolve il problema, anzi lo peggiora. Nel decreto-legge, avete previsto il trasferimento dei lavoratori presso gli enti locali, che dovranno pagarseli e dovranno aumentare le tasse ai cittadini.
Eppure noi produciamo minore immondizia di quanta se ne produca in altre parti d'Italia. La Campania produce il 10 per cento in meno pro capite, perché nelle regioni meridionali vi è un reddito più basso ed uno stile di vita meno consumistico. Allora, lei ci deve dire dove finiranno in futuro queste 7.200 tonnellate di rifiuti al giorno che si producono nella regione Campania. Faremo delle ecoballe? E dove andranno le ecoballe? Non ce l'ha detto. In Romania? In Germania? Le prenderanno? Non le prenderanno? Le stoccheranno per poi rimandarcele indietro e le dovremo termovalorizzare? Faremo noi la divisione dei vari rifiuti o non la faremo come non è stata fatta fino ad oggi? Oppure acceleriamo la raccolta differenziata? Ma come facciamo ad accelerarla se abbiamo abituato per cinque anni 2316 persone a prendere lo stipendio e a non lavorare? Quando è stato chiesto il perché alla regione, è stato risposto che sussiste anche un problema di assistenza sociale.
Allora ditecelo, che non siete in grado di gestire la situazione! Troviamo una soluzione diversa, come Governo!
Per la discarica di Parapoti il Governo aveva preso un impegno a non riaprirla, era stata messa in sicurezza. L'avete riaperta, ed è dovuto intervenire il Presidente della Repubblica, di fatto commissariandovi, con un atto eccezionale, a dare la garanzia che sarà aperta solo venti giorni.
Allora l'emergenza non solo non è finita, Viceministro Minniti, ma voi dovete avere il coraggio di dire ai cittadini campani e agli italiani che di questo passo non finirà mai.
Il Commissario che è stato nominato, Bertolaso, è forse il meglio che si potesse Pag. 120trovare nel Paese, ma ha già gettato la spugna due volte; gli avete chiesto una cortesia e vi sta dando la terza ed ultima possibilità.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ITALO BOCCHINO. Sono convinto che purtroppo Bertolaso dovrà gettare la spugna ancora una volta e o sarà veramente Napolitano a commissariare la regione Campania oppure davvero saremo in condizioni di non vedere una via d'uscita per questo disastro [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Cristofaro. Ne ha facoltà.
PEPPE DE CRISTOFARO. Presidente, devo dire che concordo con le conclusioni del Viceministro Minniti e credo anch'io che oggi la politica e le istituzioni debbano non soltanto rincorrere l'emergenza, ma soprattutto ragionare su un piano strutturale, anche perché temo che altrimenti rischiamo di trovarci, tra qualche mese, nella stessa situazione in cui versiamo in questi giorni.
Peraltro vorrei ricordare un dato a tutti noto: l'emergenza rifiuti che viviamo in Campania da tredici anni, più che un'emergenza è un vero e proprio sistema, che la politica non è riuscita a fronteggiare e che nel corso degli anni ha visto coinvolti poteri criminali, multinazionali, imprenditori senza scrupoli.
Così oggi siamo di fronte ad un pericoloso e drammatico effetto tenaglia: da una parte le rivendicazioni - secondo me sacrosante - di tanti cittadini (in realtà di tutta la regione) assediati dai rifiuti, dall'altra però l'altrettanto giusta rivendicazione delle popolazioni di quelle città scelte come sede delle discariche: Serre, Acerra per ultima, terra peraltro martoriata da molti anni, come riporta uno studio dell'Organizzazione mondiale della sanità (a tal proposito vorrei chiedere al Viceministro un impegno preciso del Governo per avviare un'indagine epidemiologica sui morti e i malati di cancro in queste terre).
Insomma credo che il problema di fondo che la politica deve porsi oggi sia questo: come sottrarsi a tale tenaglia, come si fa a non dover stare necessariamente dalla parte delle comunità in lotta oppure dalla parte dei cittadini che chiedono di liberare le strade?
Qualcuno ha detto, nel corso delle ultime settimane, che la causa del problema è la mancata realizzazione del termovalorizzatore, accusando i movimenti di questi anni e indicandoli come responsabili della crisi. Anche soltanto citando per un attimo una questione peraltro di fondo, vale a dire la gara vinta dalla Fibe, cioè dalla FIAT di Montezemolo, non sulla qualità ma sul massimo ribasso, vorrei ricordare dati che dimostrano il contrario di tali affermazioni.
Diciamo con grande chiarezza che senza raccolta differenziata e senza ecoballe a norma, gli stessi inceneritori sono inutili, perché possono bruciare soltanto il 10 per cento dei rifiuti prodotti, cioè quelli trasformati in CDR dall'unico impianto dei sette, cioè quello di Tufino, abilitato a farlo. Oggi la politica dovrebbe partire da un'altra domanda e dovrebbe operare una scelta di fondo, cioè capire se è più utile aprire discariche o costruire inceneritori o piuttosto provare a ridurre a monte la produzione dei rifiuti inorganici.
Devo dire che in tutti questi anni nel nostro Paese si è palesemente optato per una scelta, mentre invece in molti Paesi europei si è fatto il contrario. Basta guardare i dati - li allegherò, non li voglio recitare -, basta dire semplicemente che la percentuale di rifiuti che oggi in Italia va in discarica e in incenerimento è nettamente più alta della media dei Paesi europei.
Inoltre, come dimostra il caso di Brescia, la pratica dell'incenerimento non risolve il problema perché, tanto per dirne una, aumenta in maniera vertiginosa la produzione pro capite dei rifiuti.
In Campania - per tornare a quanto è stato detto oggi - nel 1994, come sapete, Pag. 121viene istituito il Commissariato di Governo. Lo sapete qual è il primo provvedimento del Commissario di Governo? È esattamente aprire dieci «megadiscariche».
Oggi, tredici anni dopo, si risponde alla crisi aprendo cinque discariche - che peraltro, come è stato detto, vengono individuate in alcuni territori che andrebbero salvaguardati - invece di ragionare, per esempio, su una cosa che sarebbe molto utile, cioè se e come utilizzare le oltre duecento discariche sequestrate alla camorra nel corso di questi anni.
Tra il 1996 e il 2000 viene approvato un piano che prevede la costituzione di due inceneritori, proponendo di arrivare ad avere un terzo dei rifiuti in inceneritori, un terzo in discarica, un terzo riciclato. Invece oggi la Campania ha il 93 per cento dei rifiuti che dovrebbe andare in discarica. Ritengo che questa situazione si sia determinata anche per la scarsa valorizzazione della politica della differenziazione. Tanto per dirne una: perché oggi i poteri commissariali non si usano anche per aprire i siti di compostaggio? Perché il decreto-legge n. 61 dell'11 maggio 2007 non individua dieci siti dove realizzare isole ecologiche e impianti di compostaggio per la frazione organica da raccolta differenziata? Una volta realizzati questi impianti alternativi si può stimare che il problema potrebbe essere risolto per il 70 per cento; il 70 per cento di rifiuti potrebbe essere recuperato. Qui è il vero fallimento di questi anni!
Oggi siamo costretti - e dobbiamo farlo - a mandare i rifiuti all'estero, nelle discariche. Domani se non vogliamo ripetere lo stesso disastro non basta semplicemente che la politica e le istituzioni - come pure dovrebbero fare - chiedano scusa. Occorre soprattutto una svolta sui problemi di fondo, ritornando alla gestione ordinaria - ha ragione chi lo ha detto - per uscire in maniera definitiva dall'emergenza rifiuti ma anche e soprattutto per cominciare a contrastare seriamente il «sistema rifiuti» (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Erminia Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, ho sentito già dagli altri colleghi i garbati appunti nei confronti del Viceministro Minniti. Mi unisco al coro, non me ne vorrà il Viceministro, ma in effetti sono rimasta colpita non piacevolmente dalla lettura commentata - perché non può essere definita diversamente - dell'ultimo decreto-legge che il rappresentante del Governo ha offerto all'Assemblea.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 20,47)
ERMINIA MAZZONI. Abbiamo ascoltato a mio avviso un'interpretazione esageratamente o forse gravemente burocratica di un'informativa urgente alle Camere ed è una dimostrazione dell'incapacità del Governo di comprendere la gravità del problema che stiamo cercando di affrontare.
Questo modo di confrontarsi con un simile disastro sicuramente impoverisce le coscienze ed elimina quel barlume di speranza che ancora qualcuno in Campania e in Italia nutre rispetto alla risoluzione di questo dramma nel quale viviamo ormai da troppi anni. Forse i rappresentanti del Governo dovrebbero venire, come fa il Presidente Napolitano, a «toccare con mano», dovrebbero verificare, condividere una vita in realtà maleodoranti e gravemente dannose per la salute dei cittadini, per coloro che respirano quell'aria. Ma hanno ben altre cose da fare, ben altri litigi sui quali concentrare le loro ore giornaliere.
Il Governo continua da oltre un anno ad interferire malamente con la questione campana, entra nella vicenda della gestione dei rifiuti mosso più che altro dalla preoccupazione di coprire responsabilità e non utilizza la decretazione d'urgenza per dare una risposta alle situazioni con le Pag. 122quali si confronta ma la utilizza - come abbiamo visto con quest'ultimo «decreto commentato» - solo per offrire strumenti autoritari al Commissario e per garantire poi anche, quel che è più grave, la inoppugnabilità degli atti del Commissario di Governo davanti all'autorità giudiziaria.
La pratica dell'affannosa ricerca dei siti che sta consumando questo Governo da più di un anno è accompagnata da una deprecabile critica nei confronti dei cittadini che protestano. Mi permetto di aprire una piccola parentesi: quella che il Viceministro ha chiamato la protesta dei cittadini andrebbe letta in maniera diversa, perché è un grido da parte di comunità che non si sentono rappresentate, un grido verso un risveglio della democrazia, un recupero di partecipazione democratica verso chi governa questa comunità regionale, da cui non sembra venire nessun accenno di gestione democratica.
Quindi riscontriamo la pratica di ricercare siti e di contestare le popolazioni che difendono i diritti da troppo tempo calpestati, e tale pratica è un modo ulteriore per mascherare qualcosa di diverso, molto più grave della questione, pur gravissima, dello smaltimento delle ingenti quantità di rifiuti che si sono accumulati negli anni.
Cito al riguardo una dichiarazione, che forse è più giusto definire denuncia, del professor Giovan Battista de Medici - incaricato, qualche tempo fa, di prestare un parere alla struttura del Commissario Bertolaso - il quale afferma con molto candore di aver suggerito, già tempo addietro, alla struttura del commissariato di Governo l'individuazione precisa di aree utilizzabili, perché indicate come aree argillose, prive di urbanizzazione, di coltivazioni pregiate, di circolazione idrica sotterranea di rilievo, ben collegate da reti stradali e con potenzialità di inquinamento ridotte al minimo. Il professore si chiede come mai questa indicazione dettagliata e precisa di siti utilizzabili con basso danno per i cittadini della Campania non sia stata presa in considerazione.
Non è stata presa in considerazione perché a questo disastro che si vive in Campania non si vuole dare una risposta. Si tratta di una vera calamità, però non può essere definita naturale in quanto si tratta di una calamità innaturale, poiché l'agente provocatore di questo fenomeno calamitoso è l'essere umano, è «l'uomo-amministratore» di questo territorio devastato, che con grande negligenza - per non dire altro - ha lasciato che il territorio stesso andasse in rovina.
Le cifre che si citano e che vengono ripetute sono terrificanti, e alle stesse è difficile dare spiegazioni razionali - è questa l'unica difficoltà del Governo che riesco a comprendere - perché è difficile spiegare quattordici anni di commissariamento, quattordici anni di gestione emergenziale.
È difficile spiegare un miliardo 800 milioni e più di euro, spesi in questi anni!
È difficile dar conto di 2300 precari senza mansioni che vengono stipendiati ma non lavorano!
È difficile chiarire perché sono stati pagati per anni oltre centotrenta tra consulenti e funzionari di questa struttura commissariale!
È difficile spiegare perché vi sono denunce, con le quali si dichiara esservi all'interno della struttura infiltrazioni della criminalità organizzata, che rimangono senza risposta, e si continua ad andare avanti.
I danni che si sono prodotti ai diritti fondamentali dei cittadini ormai non sono più quantificabili. I decreti-legge sono un'ammissione di colpa evidente perché è l'ammissione di un'incapacità di gestire sia l'ordinario sia lo straordinario. In effetti non avevamo bisogno di ulteriori prove per capire che questo governo regionale non è capace di gestire neanche l'ordinario, perché non si tratta solo dell'emergenza-rifiuti che assilla la vita dei cittadini, ma riscontriamo anche un'emergenza sanitaria, una occupazionale, una infrastrutturale, una economica. C'è un'emergenza complessiva nella regione Campania, affidata ormai da quasi tredici anni alla gestione di questo Governo di centrosinistra.
Qual è la prospettiva? Qual è il progetto che il Governo ci propone? Non ho Pag. 123letto il progetto nel decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61 - l'ennesimo decreto-legge - e mi aspettavo di poterlo sentire dalle parole del Viceministro, ma non sono riuscita ad ottenere questa risposta. Il decreto-legge è infatti un'elencazione di siti, scelti peraltro secondo logiche più economiche che sociali, secondo logiche di potere e non di governo del territorio. È un provvedimento che introduce un'altra gravissima preoccupazione, perché affida al commissario straordinario anche il compito di gestire l'ordinario, attraverso la redazione del piano di gestione dei rifiuti in Campania.
Cosa si fa con tale provvedimento? Si converte il ciclo dei rifiuti, immaginato fino a qualche tempo fa come ciclo integrato di rifiuti, in ciclo di gestione industriale dei rifiuti. Quindi non si tratta più della riduzione della produzione dei rifiuti ed il contenimento dello smaltimento degli stessi, ma invece della proliferazione di impianti, che non si sa a cosa possano servire.
Siamo stati sanzionati di recente, condannati dalla Corte di giustizia europea a pagare perché non abbiamo ottemperato alle direttive europee.....
PRESIDENTE. Onorevole Mazzoni, la prego di concludere.
ERMINIA MAZZONI. ...che vanno proprio nella direzione della riduzione della produzione di rifiuti, e siamo ancora qui a confrontarci con un approccio burocratico e non risolutivo, con un Governo che non credo ci possa offrire grandi speranze di soluzione della crisi in Campania, che dovrebbe invece essere risolta, come ho sentito dire da tanti altri colleghi, ritornando finalmente alla gestione ordinaria, perché ritornare alla gestione ordinaria vuol dire offrire ai cittadini strumenti trasparenti di gestione [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Cosa c'entra il Viceministro Minniti? Poco, secondo noi. Lo dico non per ripetermi, non per fare delle battute, ma è lapalissiano. Credo che sarebbe stato giusto, corretto e importante avere un'ordinarietà in quest'aula, con la presenza del ministro competente sui rifiuti.
Le premesse stesse del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, sono sbagliate, perché si è scritto che si interviene per problemi di pubblica sicurezza: si deve intervenire per smaltire rifiuti. Cosa c'entra la Lega con i rifiuti della Campania? La Lega con i rifiuti della Campania non c'entrerebbe proprio un bel nulla, perché la Lega nelle sue regioni e nelle sue province ha attuato i piani regionali di smaltimento e i piani provinciali, ha attivato la raccolta differenziata e i dati sono eclatanti: Legambiente riferisce che i comuni della provincia di Treviso superano il 70 per cento (strana maggioranza!); in particolar modo, dei tre bacini, il TV2 e il TV3 sono a valori molto alti (in modo particolare il TV2, il Priula), e da essi avete pescato quel tecnico, tale Pierobon, che è venuto tre mesi in Campania e adesso è fuggito dalla stessa Campania proprio per una preoccupazione sua personale. Mi dispiace per davvero, un bravissimo tecnico del bacino TV3 che è venuto giù, convinto di dare un apporto, ma la situazione è molto difficile. Starei quindi attento come Ministero dell'interno a questa situazione, a queste persone in modo particolare.
Siamo preoccupati perché si parla di smaltire i rifiuti fuori regione: per questo interveniamo nel dibattito. I rifiuti della Campania poi vengono portati nelle nostre regioni, nelle nostre realtà, laddove stiamo facendo uno sforzo non indifferente. Siamo preoccupati per il fatto che viene chiesto ulteriormente un contributo da parte di tutti per lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Noi non vogliamo mettere i soldi per questi scopi. Ogni regione paghi il suo dazio e la sua tassa, vale a dire paghi il costo dello smaltimento. Condivido pienamente l'idea di andare verso la raccolta differenziata, il porta a porta, e via dicendo; però è chiaro che realizzare Pag. 124la raccolta differenziata vuol dire creare ulteriori discariche, risparmiando soltanto conferimento di rifiuto.
Il decreto-legge n. 61 del 2007 è dunque sbagliato nelle premesse, perché interviene per motivi di ordine pubblico. Sarebbe stato invece auspicabile che si parlasse dell'apporto che può dare la regione. In Commissione, quando venne nominato il Commissario Bertolaso, si chiedeva di ripristinare la normalità in brevissimo tempo, quindi che fosse coinvolta direttamente anche la stessa regione il più presto possibile. Con l'articolo 6 invece sono stati coinvolti i prefetti e le province per la nomina dei subcommissari dei commissari. Credo che anche la politica debba intervenire a fianco di queste scelte, perché, se non interviene la politica, c'è una delega che fa comodo provvisoriamente a tutti, ma il problema non viene risolto. La risposta che lei ci ha dato parla di venti giorni, ha citato qua e là alcuni temi, ma non ha parlato di soluzioni.
Mi riferisco, ad esempio, al termovalorizzatore di Acerra: sappiamo come è stato costruito, e quindi ci saranno i problemi della messa in uso, molto probabilmente. Ci piaceva sapere se esso funziona, che tempi si prevedono nel medio e lungo termine, perché parlare solo dei venti giorni non fornisce una soluzione importante per questo grande, grandissimo problema!
È chiaro che bisognava entrare nella logica di decidere come smaltire i rifiuti (non solamente quelli che sono in strada, ma anche quelli che verranno prodotti nei prossimi giorni) e come intervenire a livello di incentivazione (per quanto riguarda la separazione dei rifiuti stessi). Si potevano fare ragionamenti importanti, tuttavia non ho sentito da parte sua, o che gli sia stato preparato, alcun ragionamento in tal senso.
La Lega diventa così un testimone reale di come, invece, ci si comporta con senso civico: è questo che dobbiamo dire. In questi ultimi giorni di campagna elettorale, abbiamo ricordato ai nostri elettori che bisogna avere un senso civico, che la cosa pubblica è importante - è nostra - e che quindi vogliamo gestirla al meglio. I rifiuti fanno parte di questo concetto. In questo modo la gente ci capisce: quando andiamo a promuovere impianti sul territorio che vanno a differenziare e a smaltire ulteriori risorse - perché non sono più rifiuti, ma risorse - con tecnologie innovative, riusciamo a portare la raccolta differenziata, che è già al 70, 75 per cento, in alcuni casi anche al 90 per cento (come nel caso dell'ultimo impianto del bacino TV1 della provincia di Treviso, che porto quale esempio, perché non vorrei limitarmi a parlare solamente del termovalorizzazione di Brescia). Voi capite che, arrivando al 90 per cento, come facciamo noi con un monocolore leghista (e ad alcuni di voi potrà anche non piacere), andiamo verso questa strada: con presidenti di bacino leghisti, con presidenti di provincia leghisti e con un comune leghista, arriviamo al 90 per cento!
Questi sono esempi reali che vogliamo portare come contributo, senza scagliarci contro nessuno, ma a testimonianza dell'affermazione di un comportamento che denota un senso civico molto importante, nella vita collettiva e nella vita politica. L'impegno, infatti, deve essere anche politico e non può essere delegato solo ed esclusivamente ai commissari (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori deputati, siamo in Campania, oggi, nel pieno di un'acuta crisi in materia di rifiuti. Si tratta di una crisi, per la verità, da tempo prevista e abbondantemente annunciata. Al fine di prevenirla e mitigarla, erano stati accresciuti, con il provvedimento di proroga del commissariato, i poteri di Bertolaso. Nulla, però, appare oggi definito per approntare soluzioni in grado di non far precipitare l'intera regione nell'emergenza in atto, che è stata definita tragica dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Qualche settimana fa, il Commissario straordinario ha parlato di grave rischio Pag. 125sanitario e del possibile insorgere di epidemie che hanno, oggi, un carattere estremamente pericoloso e dannoso per la popolazione. Adesso che i rifiuti ingombrano le strade delle città e dei paesi, che il percolato sgocciola nelle fogne e nelle falde acquifere, che i cumuli di immondizia si trasformano in roghi permanenti da cui si sprigiona diossina, tutti parlano della necessità che ciascuno sia chiamato ad assumersi le proprie responsabilità. Ci troviamo, in sostanza, direbbe Antonio Gramsci, in una situazione di equilibrio costante, un'emergenza, che dura da oltre tredici anni e che ha origine nel commissariato del 1994, a prospettiva catastrofica, se non si interviene nell'immediato.
Il rischio evidente è la riproduzione di squilibri ambientali. Come detto dai colleghi che mi hanno preceduto, occorre sventare, nell'imminenza, una crisi igienico-sanitaria pericolosa, rimuovendo, come si sta facendo in queste ore, i cumuli di immondizia che rendono la nostra regione uno sversatoio a cielo aperto, e riaprendo le discariche, anche se ciò può risultare doloroso e inaccettabile per molte comunità locali. A questo proposito vorrei ricordare, in particolare a Paolo Russo, che non mi stupisce il fatto che si utilizzi il dialogo e la politica per evitare che alcuni drammi si trasformino in tragedia. Certo, l'emergenza è divenuta uno stimolo, è divenuta un sistema, qualcosa di profondamente sbagliato e che va corretto, immediatamente, nel corso dei prossimi mesi. Ma come? Cambiando i protagonisti della scena!
Non è immaginabile e non è corretto puntare l'indice, un giorno sì e l'altro pure, su sindaci e presidenti di provincia, per responsabilità e poteri che sono stati demandati al commissariato dal 1994 ad oggi. I sindaci, utilizzerei questa metafora, devono diventare commissari ordinari nella gestione dei rifiuti, perché sono l'istituzione più vicina ai cittadini e più immediatamente percepibile, quella che, in qualche modo, assume su di sé la responsabilità, molto spesso impropria, degli errori di questi anni.
In questi giorni è stata resa nota la relazione della Corte dei conti sul commissariamento dei rifiuti non soltanto in Campania, ma nelle regioni del Mezzogiorno. Si tratta di un duro atto d'accusa nei confronti di questi istituti, i quali sono venuti meno proprio nelle funzioni per cui erano stati concepiti e non sono riusciti ad ottenere risultati apprezzabili né nella costruzione delle soluzioni impiantistiche previste, né ai fini di un effettivo decollo della raccolta differenziata. Inoltre, non hanno conseguito una più efficace applicazione della disciplina ambientale, né hanno garantito, nell'affidamento degli appalti, il rispetto delle norme della concorrenza, né hanno costituito, molto spesso, una barriera impenetrabile nei confronti della criminalità organizzata, come dimostrano gli arresti avvenuti nei mesi scorsi anche nella regione Campania.
Molto spesso si è trattato di strutture inefficienti, che hanno vissuto solo nella logica della perpetuazione dell'emergenza. Indubbiamente c'è una responsabilità nell'istituto del commissariato, alla quale è necessario porre rimedio. Occorre uscire dall'emergenza in atto realizzando, come ha ricordato poc'anzi il Viceministro Minniti, i siti di sversamento e fornendo certezze alla popolazione campana, circa i tempi dell'attuazione del piano regionale rifiuti e dell'approntamento delle soluzioni definitive.
Certamente, la voce del Presidente Napolitano garantisce molto, consentendo finalmente l'avvio di un'efficiente raccolta differenziata. Vorrei ricordare, molto sommessamente, a chi ne ha parlato poc'anzi e, in particolare, all'onorevole Bocchino, che il disastro di questi ultimi anni, probabilmente risale, in parte, al piano Rastrelli, il quale ha privilegiato soltanto le soluzioni impiantistiche, senza ricordare che il tema di un corretto ciclo integrato dei rifiuti prevedeva la raccolta differenziata. Certamente, in seguito si sono accumulati ritardi ed errori. Tuttavia, tutto il limite di questa vicenda deriva da lì e, partendo da lì, bisogna considerare anche gli errori commessi, in una gara piena di limiti, nell'affidamento dell'appalto alla società Pag. 126Fibe Spa, che ancor oggi è al proprio posto, nonostante la rescissione del contratto.
Infine, bisogna immaginare il superamento dei vari consorzi e delle varie strutture locali e provvedere concretamente, affinché il superamento della gestione commissariale comporti una nuova stagione del ciclo integrato dei rifiuti. Per questo motivo, il decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, dovrà essere corretto in Parlamento.
In esso si continua a fare riferimento alla legge regionale n. 10 del 1993 e alle strutture consortili che ne derivano, e si ignora completamente la nuova legge regionale, di recente approvata, che è una buona legge e che prevede la costituzione degli ATO provinciali. Anche in tal caso, si pone il tema della responsabilità agli enti locali, alle strutture democraticamente preposte a garantire l'autosufficienza dei rifiuti. Si tratta di strutture imprescindibili per il passaggio all'ordinario, e solo in questa direzione può avere senso l'attribuzione di poteri sub-commissariali ai presidenti della provincia. Il costo dell'emergenza e dell'approntamento di soluzioni necessarie al suo superamento non può essere scaricato sui cittadini attraverso un aumento consistente, pari ad oltre il 25 per cento, e straordinario, per i prossimi cinque anni, della tassa per lo smaltimento dei rifiuti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ARTURO SCOTTO. Concludo, Signor Presidente. I cittadini ne risulterebbero doppiamente penalizzati perché, a causa della crisi in atto, sarebbero privati del servizio di smaltimento e costretti a pagare di più. Occorre voltare pagina, operare una svolta, realizzare le condizioni affinchè si costruisca un più corretto e partecipato rapporto tra cittadini e istituzioni.
Vorrei, infine, ricordare al collega della Lega, anche qui pacatamente, che non è vero che la questione dei rifiuti in Campania è un problema strettamente provinciale e localistico: si tratta di una grande questione nazionale.
Vorrei ricordare che per un cinquantennio ....
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ARTURO SCOTTO.... e questo lo sanno bene tutti, la Campania è stato lo sversatoio di materiali tossici da parte delle aziende del Nord, ed è un tema sul quale bisognerà riflettere anche in futuro, quando si parlerà di tali questioni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo Europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor Viceministro, la questione da lei trattata è molto importante, e purtroppo si riferisce ad una regione sfortunata, in questo momento, come la Campania, ma è un problema che sicuramente si può estendere ad altre regioni, e non solo del Mezzogiorno. Ma in questa sede dobbiamo trattare della regione Campania, del problema posto e della soluzione che deve essere data.
La ringrazio, signor Viceministro, per la tempestività della sua relazione e anche per le proposte in essa contenute. L'illustrazione del decreto-legge n. 61 del 2007 ci ha fornito ulteriori dettagli, che vanno approfonditi in modo tale da giungere ad un'approvazione in cui si possano apportare anche correzioni e miglioramenti.
Un aspetto che mi preme sottolineare è che la crisi campana proviene da lontano, ha più di quattordici anni, e ciò significa che non ha colore politico. Di conseguenza tutte le amministrazioni e i governi che si sono succeduti da quindici anni hanno evidentemente una parte di responsabilità, non solo a livello regionale, ma anche ad altri livelli istituzionali. Un'emergenza che dura da quattordici anni dissuade gli amministratori, anzi fa sì che essi si disabituino a svolgere il proprio compito, e ciò rappresenta uno degli handicap del ritorno alla normalità, anche se la legge prevede Pag. 127che il 31 dicembre debba ritenersi esaurita la funzione del commissario. Un commissario delegato, non un commissario straordinario, il che significa che in questi anni, compresi gli ultimi, si è assistito ad un singolare caso di simulazione istituzionale.
L'istituzione commissariale è stata presentata come titolare di competenze decisionali e gestionali tali da governare tutte le fasi del ciclo dei rifiuti; nella sostanza, invece, il commissario doveva sempre fare i conti con un potere condiviso, poiché il Ministero dell'ambiente, la presidenza della regione, e così via, avevano le loro competenze. Pensate che ancora oggi sono attribuite alle regioni talune competenze in materia di recupero dei siti inquinati; invece, il problema del recupero dei siti inquinati non può essere scisso da quello della creazione di discariche controllate (attenzione: dico «controllate» perché la ribellione degli abitanti è dovuta soprattutto al fatto che le discariche sono state realizzate in modo un poco «casereccio», per dir chiaro).
In proposito, sapete benissimo che ci troviamo in una grande città che, pur avendo un piano regionale dei rifiuti sin dal 1986, non è ancora riuscita a completare l'impiantistica necessaria ed indispensabile per completare il ciclo (anche se vi è una raccolta differenziata ampia, poiché la differenziazione si può svolgere sia nella raccolta sia negli impianti). Ancor oggi, dalla città di Roma inviamo quotidianamente 3.400, 3.500 tonnellate di rifiuti tal quali alla discarica di Malagrotta: se non vi fosse quella, ci troveremmo nella stessa situazione di Napoli. Occorre dunque prestare grande attenzione: si deve andare in Campania e considerare che alla fine dell'anno - poiché le norme europee prevedono che le discariche si abbandonino adesso, non quando lo ha fatto in modo un poco utopistico la Campania - si potrebbero presentare problemi molto gravi.
Vi è stata dunque una sovrapposizione di competenze fra gli enti che sono delegati per legge a risolvere il problema; e vi sono, di conseguenza, cause che nessuno può attribuire agli altri. Personalmente, le attribuisco alla diffusione sul territorio - non solo in Campania, ma in tutto il Paese - di una «pseudo-cultura» ambientalista. L'ambientalismo, beninteso, è importantissimo, se è fondato sulla scienza e sulla ricerca; se però non c'è questo supporto, l'ambientalismo non è tale. Il rischio è infatti che si tenda ad inserire nella mente della gente - anche dei sindaci e degli amministratori - l'idea che qualunque impianto sia un mostro e che possa generare malattie e quant'altro. Ho ascoltato perfino primari che si esponevano a raccontare falsità su questi argomenti.
Ritengo invece che sia necessario affrontare non il problema della raccolta differenziata, non il problema del «termovalorizzato», ma quello del ciclo integrato, che va dalla raccolta allo smaltimento finale. Se non si affrontano questi problemi, è chiaro che si tende ad ideologizzare: da un lato, coloro che vogliono solo i termovalorizzatori; dall'altro, coloro che vogliono solo la raccolta differenziata. Qualcuno osservava che il 90 per cento di quello che noi differenziamo nella raccolta, poiché non si sa cosa farne, mancando il mercato e l'impiantistica necessaria, viene rimandato in discarica: lo rimandiamo in discarica dopo avere investito i fondi per la differenziazione. È questa, purtroppo, la situazione. È questa pseudo-cultura che determina l'ostilità dei sindaci, degli amministratori e dei partiti (alcuni partiti che sono diventati tutti ambientalisti «a-scientifici»), che alla fine si lamentano per quel che accade. Poiché molti di coloro che oggi gridano allo scandalo per la Campania hanno contribuito a creare il clima ostile a tutte le soluzioni razionali che si possono praticare in quella regione.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
AURELIO SALVATORE MISITI. Credo che ci siano le possibilità di intervento, e quelle indicate dal decreto-legge sono necessarie ed indispensabili. Noi, come Italia dei Valori, appoggeremo il decreto-legge, anche se proporremo le nostre modifiche per migliorarlo ed, eventualmente, approvarlo nel più breve tempo possibile.Pag. 128
Ma la cosa più importante è che si arrivi rapidamente alla normalità, e non si tenti il 31 dicembre di continuare il commissariamento, perché ciò sarebbe deleterio e significherebbe continuare nell'errore in cui siamo caduti in questi ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Grazie, signor Presidente, e grazie anche a lei, signor Viceministro, per la rapidità con cui è venuto qui alla Camera a parlare di quella che è, oggettivamente, una grande emergenza, all'interno di una realtà importante del nostro Paese e del Mezzogiorno d'Italia.
Mi rendo perfettamente conto che, nel momento in cui si parla di un problema così importante, si sia tentato, da parte dell'opposizione, di affrontare con determinazione una questione di carattere politico.
Credo che in materia di rifiuti non si possa parlare di destra o di sinistra perché i rifiuti sono bipartisan. Pensavo che quest'oggi dovessimo parlare esclusivamente degli interventi di urgenza e di emergenza che il Governo ha adottato nel tentativo di risolvere un problema importante e serio di quella realtà.
E così doveva essere; a mio avviso, infatti, nel momento in cui vi è un'informativa urgente da parte del Governo, bisogna discutere di ciò. Non siamo, oggi, abilitati a discutere di tutto e, di tutto, di più: ciò, per il semplice fatto che il decreto ancora non giunge all'esame dell'Assemblea; per il semplice fatto che non siamo certamente noi a definire quelli che saranno gli aspetti operativi per risolvere ex post il problema dei rifiuti in quella realtà; per la ragione, infine, che non siamo noi, obiettivamente, a definire i percorsi che si dovranno stabilire a livello regionale, nel momento in cui l'emergenza sarà eliminata.
Sono profondamente convinto che il Governo ha fatto bene, non per una questione di parte, ma semplicemente perché è intervenuto, con grande rapidità e tempestività, su un problema che affligge quella realtà regionale certamente non da oggi ma, come giustamente si sottolineava, da oltre quattordici anni.
E ha fatto bene il Governo, a intervenire con grande rapidità e anche con grande determinazione; a tale riguardo, mi soffermo un attimo per ringraziare il Presidente della Repubblica, che ha avuto l'accortezza di guardare a quella che, oggettivamente, è una grossa difficoltà in quell'area, sollecitando garanzie adeguate. Su questo punto, per esempio, credo che ci dobbiamo soffermare con più pacatezza, per capire le difficoltà esistenti e l'allontanamento della gente dalle istituzioni.
Oggi, obiettivamente, vi è una grande distanza tra la gente e le istituzioni locali e regionali. Non vi è più, infatti, fiducia, come stiamo verificando in tutti i campi della nostra vita sociale e politica.
Bisogna fare in modo di recuperare tale fiducia. In questo senso, l'intervento del Governo ha determinato anche un ripristino di fiducia e di legalità all'interno di un'area che è stata fortemente lacerata da tensioni e difficoltà, nonché da infiltrazioni sistematiche di mafia e camorra, e quindi di criminalità organizzata.
Il Governo ha operato bene, è intervenuto rapidamente, ha determinato una condizione per evitare che in quella realtà, in questi giorni, si potessero creare condizioni di grave situazione ambientale, ed anche di gravi conseguenze che potevano e possono investire la salute della gente.
Credo che oggi avevamo la necessità di discutere questo argomento, cioè la tempestività del Governo ad intervenire su un problema di così ampia portata e fare in modo di determinare anche gli interventi rapidi da realizzare, in modo da restaurare, nel giro di pochissimo tempo, condizioni di stabilità e anche di programmare nell'ambito delle responsabilità del commissario, che può risolvere un problema in prospettiva.
Certamente bisognerà discutere del ciclo integrato dei rifiuti, porre in rapida ripresa la questione del termovalorizzatore di Acerra, intervenire sulle definizioni Pag. 129degli ambiti provinciali come già oggi è stato fatto, realizzare un piano che verrà attuato con le amministrazioni locali, con gli interventi regionali per ripristinare una condizione di stabilità e di normalità all'interno di quell'area.
Ma non è certamente responsabilità del Governo, poiché non si possono addebitare delle responsabilità al Governo per quello che è accaduto all'interno di una realtà difficile, complessa, con le questioni sociali e politiche che vi sono nell'area campana. Il Governo ha agito rapidamente per eliminare un problema che poteva degenerare da tutti i punti di vista.
Credo che di ciò vada dato atto con grande convinzione, con grande chiarezza perché quanto riferito dal Viceministro Minniti non riguarda la competenza di un ministero particolare; si tratta di un problema che pertiene al Governo ed il Viceministro Minniti lo rappresenta, soprattutto nel momento in cui si parla di ordine pubblico. In questa circostanza è l'ordine pubblico che viene ad essere messo in discussione ed è giusto che a rappresentare il Governo venga il Viceministro dell'interno Minniti.
Credo che non si possa fare polemica su queste faccende. Il problema dell'emergenza rifiuti è serio, investe le popolazioni locali e le coscienze politiche di ognuno di noi. Dobbiamo operare con grande determinazione e anche con grande coesione per fare in modo che le scelte che devono essere compiute in quell'ambito possano essere realizzate rapidamente per riportare normalità, serenità e anche giustizia all'interno di quella realtà (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.
GIACOMO DE ANGELIS. Signor Presidente, signor Viceministro, vorrei cominciare con una considerazione. È vero, come sostenuto anche dal collega pochi istanti fa, che occorre ringraziare il Governo per la velocità con cui è venuto a riferire in aula. Inoltre esprimo accordo rispetto a quanto affermato dall'onorevole Minniti. Tuttavia va riconosciuto, signor Viceministro, che l'immagine di chi ascolta, di chi guarda, di chi leggerà i resoconti di questa seduta sia sbagliata, perché stiamo dando l'idea che il problema della Campania sia di ordine pubblico: ciò invece è errato. Solo su questo punto, credo, vi è una diversità di opinione con alcuni colleghi. Questa immagine è sbagliata.
Mi soffermerò anche su un argomento particolare della sua dettagliata relazione, perché non ho percepito la conseguenzialità delle cose che ha affermato.
Lei ha parlato di disordini o comunque di resistenze che vi sono state in diversi luoghi. Le chiedo, ritenendo che questa sia una discussione che valga per tutti in Parlamento: perché quelle popolazioni si sono ribellate, signor Viceministro?
Perché fanno resistenza quelle popolazioni? È paradossale il fatto che sia bastata una sola telefonata del Presidente della Repubblica perché togliessero il blocco ferroviario e ad Acerra si fermasse il blocco al cantiere. Su questo dobbiamo interrogarci, ed è un ragionamento - faceva bene a dirlo qualcuno prima - che non riguarda soltanto noi di centrosinistra e le forze di Governo, ma l'intero Parlamento e la politica in generale.
Oggi si registra una fortissima disaffezione delle popolazioni - soprattutto delle nostre popolazioni -, le quali non si fidano più di noi, di noi tutti, perché vedono che ogni volta che si fa una promessa non viene mantenuta. So da chi è partita l'idea, caro Viceministro, ma come è possibile pensare che nei confronti di una popolazione come quella di Acerra, che lei ben conosce, che per anni si è ribellata alla costruzione di un termovalorizzatore, si faccia la scelta - che definirei sciagurata - di portare nel cantiere dell'impianto tonnellate di rifiuti non trattati? Credo che una simile scelta sia stata uno schiaffo violento a quella popolazione, caro Viceministro, e che sia stata sbagliata, e lo stesso ragionamento vale anche per altre realtà che noi ben conosciamo in Campania.Pag. 130
In merito al decreto-legge, di cui molti hanno parlato, voglio dire subito che non mi convince. Il gruppo ne discuterà e credo che lavoreremo per modificarne sostanzialmente il testo, perché se rimarrà così e non sarà modificato nella sostanza, signor Viceministro, come gruppo Comunisti Italiani avremo molte difficoltà a votarlo.
Pertanto credo che debba essere compiuto un attento lavoro per smussare alcuni aspetti e cercare di trovare una soluzione in grado di farci guardare avanti, per cui quando affronteremo la discussione (che al Senato è già iniziata e che successivamente si svolgerà anche alla Camera) lavoreremo in modo costruttivo, come è sempre stato, ma sicuramente anche con la volontà di essere ascoltati.
Con riferimento alla seconda questione sollevata, bisogna smetterla di ripetere sempre la stessa storia: è la quarta o quinta volta che ne discutiamo in Parlamento, caro Viceministro. Ogni volta devo ascoltare da parte del centrodestra - che svolge ovviamente il ruolo che gli compete - sempre le stesse questioni. Io credo che siano chiare a tutti. Esiste un fallimento complessivo, che viene da lontano, sull'intero sistema dei rifiuti in Campania. Questo è il vero punto, quindi ritornarci sopra ogni volta credo che non aiuti.
Ho letto un'intervista fatta due giorni fa dal Presidente della regione Campania in cui ha dichiarato che se il ciclo non si è chiuso è colpa dei facinorosi che hanno impedito la costruzione del termovalorizzatore ad Acerra. Ciò è sbagliato perché significa non assumersi la responsabilità, anche insieme a tanti altri, del fallimento complessivo. Credo che lei sappia meglio di me, ma è giusto che lo sappia anche chi ascolta la presente discussione, che quel termovalorizzatore forse non andrà mai in funzione. Cosa dovremmo mettere dentro al termovalorizzatore?
Vorrei dire a chi critica certe impostazioni, che addirittura ho sentito definire di natura «ideologica» - un'affermazione grave -, che i CDR non funzionano, come ha detto anche Bertolaso. Dagli impianti di CDR esce fuori un prodotto che ha bassa caloria e umidità molto alta e non può andare in quel sistema di impianto e quindi dovrebbe addirittura essere ritrattato per poter essere poi smaltito nell'impianto generale di Acerra.
L'intero sistema è sbagliato. L'avevamo detto in tempi non sospetti, in una battaglia che abbiamo portato avanti e che non era di natura ideologica. Abbiamo proposto di valutare quali potessero essere le tecniche più utili per andare avanti, e sicuramente la tecnica utilizzata per quel termovalorizzatore è vecchia. Addirittura il sindaco di Salerno, in un'intervista rilasciata oggi, dichiara che utilizzerà a Salerno tecniche modernissime e sicuramente non le tecniche utilizzate ad Acerra.
PRESIDENTE. Onorevole De Angelis, la prego di concludere.
GIACOMO DE ANGELIS. Concludo, Signor Presidente. Vorrei porre brevemente al Viceministro tre domande (ovviamente questa discussione dovrà proseguire). In primo luogo, qualcuno dovrà pur spiegarci un giorno perché la raccolta differenziata in Campania non parte, al di là di qualche esempio che è stato citato. Infatti, caro Viceministro, se non parte a Napoli, che produce il 60 per cento di tutti i rifiuti della Campania, la raccolta differenziata non comincia affatto. In secondo luogo - questo è anche un problema di natura giuridica - vi è la questione delle bonifiche.
PRESIDENTE. Onorevole De Angelis, la prego di concludere!
GIACOMO DE ANGELIS. Concludo, Signor Presidente. Non è ancora iniziata la bonifica, promessa e mai compiuta, di interi territori. Infine, perché non utilizzare le cave sequestrate alla camorra? Non si riesce a comprendere la ragione di questo mancato utilizzo. Queste, infatti, potrebbero essere le prime risposte che dovremmo dare. Ringrazio, ovviamente, il Viceministro per quello che ci ha riferito e spero che proseguiremo questa discussione.
Pag. 131PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, vorrei in primo luogo ringraziare il Viceministro per questa relazione molto dettagliata e tempestiva, che anche noi abbiamo apprezzato. Quando nell'inverno scorso abbiamo varato il «supercommissariamento» in Campania, sapevamo che sarebbero in questo periodo arrivati al pettine tutti i nodi - e che nodi! - di questa storia di ordinaria follia, catalogata sotto l'etichetta di «emergenza rifiuti in Campania». La storia di un disastro annunciato che noi Verdi tra i primi, già decenni fa, avevamo previsto e che, purtroppo, si è puntualmente verificato. Abbiamo fatto notare un anno fa, e lo ripetiamo oggi, che un ulteriore commissariamento in una regione già commissariata per tredici anni era, in primis, una dichiarazione di fallimento e di sconfitta, di cui portano responsabilità sia il centrodestra che il centrosinistra. Il gruppo dei Verdi, che ha sempre avversato il piano regionale dei rifiuti, sia quando portava la griffe di Rastrelli (esponente di Alleanza nazionale), sia quando recava la firma di Bassolino, ne ha subito denunciato il vizio d'origine, ovvero il mancato rispetto della famigerata regola delle «tre erre», vale a dire riduzione dei rifiuti all'origine, raccolta differenziata e riciclo. Tale regola fa la differenza tra un ciclo di smaltimento che funziona e uno che fallisce.
Non è un caso se proprio questa è la filosofia ispiratrice della normativa comunitaria in materia, basata sull'imperativo categorico di seguire il rifiuto dalla culla alla tomba. Tale normativa è contenuta nella direttiva quadro 75/442/CEE, recentemente aggiornata, e nella strategia per la prevenzione e il riciclo dei rifiuti presentata dalla Commissione europea il 21 dicembre 2005. Peraltro, tali direttive in Italia sono spesso bellamente ignorate. Quando abbiamo ereditato il Governo, infatti, su 244 procedure di infrazione avviate dall'Unione europea contro l'Italia, ben 69 riguardavano l'ambiente e, in testa alla hit parade, c'erano ovviamente i rifiuti, con ben 19 infrazioni. Nel caso della Campania, oltre al buco nero delle «tre erre» negate, nessun anello della catena di smaltimento ha funzionato, come ben sappiamo. Pensiamo agli impianti di CDR, che sfornano l'unico combustibile al mondo che non brucia (i famigerati 5 milioni di ecoballe), e alla mancanza di un impianto che utilizzi tecnologie avanzate.
A questo punto vorrei rispondere all'affermazione del collega Misiti, secondo il quale siamo ideologicamente contrari agli impianti. Non è vero.
Non siamo contrari agli impianti di avanguardia, siamo contrari agli inceneritori che qualcuno chiama con l'etichetta presumibilmente più sexy di termovalorizzatori perché, oltre ai motivi già ricordati da Rifondazione Comunista, una tonnellata di rifiuti - ricordo, una tonnellata di rifiuti bruciati - produce 300 chilogrammi di ceneri e 20 chilogrammi di polveri sottili. Insomma, lungi dal farla finita con i rifiuti, ne produce altri.
Quindi, per uscire da questo circuito vizioso dell'emergenza, legata a doppio filo - non lo si ripete mai abbastanza - alla criminalità organizzata, ci sembrava che l'ultima ratio potesse essere il sostegno al decreto, visto non come un ennesimo capitolo di questa telenovela horror, ma come un reale punto di svolta, una exit strategy, che potesse avviare un percorso di ritorno alla tanto sospirata normalità.
In questa ottica noi Verdi abbiamo, sin dall'inizio, dato a Bertolaso il nostro contributo fattivo per individuare i siti adatti o le destinazione a cui inviare i rifiuti, anche fuori dalla Campania, sollecitando la solidarietà delle altre regioni. Per inciso, fatemi dire invece che per quanto riguarda la Romania ci si rizzano i capelli in testa: non possiamo assolutamente risolvere il problema in questo modo, noi Verdi siamo sempre stati contrari a questo tipo di colonizzazione di paesi deboli o del terzo mondo. Quindi, dicevo, abbiamo dato il nostro contributo a Bertolaso, ma non Pag. 132abbiamo condiviso, non potevamo farlo, la scelta rispetto al sito di Valle della Masseria.
Su ben 665 aree estrattive dismesse o abbandonate in Campania si è puntato da subito, purtroppo, su una zona di grande valore naturalistico, ambientale e paesaggistico, dichiarata oasi di protezione faunistica, come da direttiva europea 43/92; zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar; ancora, di notevole interesse pubblico, con decreto del 29 novembre 1993 del ministro Ronchey; ancora, a due passi da un SIC e dall'oasi WWF istituita trent'anni fa, che conosco benissimo, e che protegge un ecosistema fluviale di eccezionale importanza (tra l'altro è uno dei pochi habitat dove rimane la lontra, un animale rarissimo).
Il sito di Serre, proprio perché dotato di queste caratteristiche straordinarie, rientra, tra l'altro, nelle tipologie di aree escluse a priori per motivi ambientali dallo stesso Commissario. Non solo, rientra anche nelle aree escluse, sempre da Bertolaso medesimo, per motivi antropici in quanto Serre Persano è già sede di ben due discariche: Macchia Soprana e Basso dell'Olmo. Ambedue, ahinoi, percolano nel Sele, nonostante le reiterate rassicurazioni fornite alle popolazioni locali che si sarebbe trattato di discariche perfette e che non avrebbero prodotto inquinamento. Invece, e noi le abbiamo visitate, rigagnoli neri scendono a inquinare il fiume Sele, il quale oltre a rappresentare un habitat naturale prezioso è anche fonte di irrigazione per tutta la valle omonima, e dunque la sua salvaguardia è vitale per l'agricoltura e l'economia di tutta la zona.
Di fronte a due esperienze di questo genere, come potevano le popolazioni fidarsi per la terza volta? Tanto più che gli impianti di inertizzazione che avrebbero bloccato il percolato sono ormai chiusi da tre anni, anche per colpa della camorra. Altro che sindrome di Nimby! La popolazione di Serre Persano, il popolo del presidio di Valle della Masseria che con tanta tenacia ha difeso il suo territorio, non l'ha fatto solo per motivazioni localistiche, ma anche per tutelare gli interessi, oltre che dell'ambiente, di un'intera collettività.
Per questo i Verdi hanno sostenuto la loro battaglia, per questo il Ministro dell'ambiente si è adoperato per trovare un sito alternativo, una soluzione che potesse da un lato venire incontro alle giuste esigenze degli abitanti di Serre e tutelare un habitat unico, e dall'altro non mettere a repentaglio la mission di Bertolaso in Campania. Altro che, come diceva Bocchino, braccio di ferro tra Ministro dell'ambiente e super-commissario: cosa doveva fare un Ministro dell'ambiente degno di questo nome se non cercare, con senso di responsabilità, una via di uscita per non scaricare un ennesimo impatto ambientale negativo su un'area protetta? Che Ministro dell'ambiente sarebbe se non difendesse almeno, e in primis, le aree protette? E pensiamo anche a Terzinio, nel parco del Vesuvio, oltre che al sito di Serre. Quindi il Ministro dell'ambiente ha fatto il suo dovere, tenendo presenti entrambi gli obiettivi: difendere un ecosistema prezioso e offrire alternative, cosa che è stata fatta indicando nel decreto dell'11 maggio l'adiacente sito di Massa Soprana.
Potrei fare la storia degli altri siti ma non ne ho tempo. Tuttavia vorrei dire che anche per quanto riguarda le battaglie negli altri siti non c'è soltanto la sindrome di Nimby in ballo. Per quanto riguarda il Ministero dell'ambiente, ricordo anche che uno dei primi atti compiuti dal Ministro Pecoraro Scanio è stato l'insediamento di una struttura di coordinamento a sostegno dei commissari...
PRESIDENTE. Onorevole Francescato, la prego di concludere.
GRAZIA FRANCESCATO. ... proprio per facilitare il ritorno alle procedure ordinarie e far ripartire un corretto ciclo di smaltimento. Laddove i Verdi hanno governato contribuendo alla buona amministrazione, dai piccoli centri come Grumo Nevano, che ha raggiunto il 65 per cento della raccolta differenziata, a Roma dove ormai sono al 20 per cento, abbiamo fatto dovunque la nostra parte.Pag. 133
Certo, dispiace dirlo, ma se fossimo stati ascoltati prima, non ci troveremmo oggi di fronte a questo spinosissimo problema alla cui soluzione, comunque, ci siamo impegnati e continueremo a impegnarci con necessario vigore e rigore (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Mese. Ne ha facoltà.
PAOLO DEL MESE. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare il Governo per la puntuale elencazione e descrizione della situazione di fatto ad oggi che, naturalmente, non poteva non essere un elenco preciso, come quello fatto dal Viceministro. Questa, però, è una situazione di fatto e normativa particolarmente intricata e difficile e, da cittadino comune, mi sono sempre interrogato più volte sulla seguente questione: è mai possibile che, ormai da quattordici anni, non si trovi una soluzione? È mai possibile che da quattordici anni siamo qui a discutere circa le soluzioni da adottare, facendo sì che l'emergenza sia diventata strutturale? Quella attuale, infatti, è un'emergenza immanente rispetto alla quale è ancora lontano il periodo della risoluzione finale.
Non è il caso di elencare o indicare responsabilità individuali o collettive, però alla domanda una risposta bisogna pur darla, seguendo criteri razionali che vanno al di là delle strumentalizzazioni politiche e di parte. Non v'è dubbio che è un problema annoso per i suoi risvolti sulla salute del cittadino e per le motivazioni di ordine pubblico che preoccupano e che non vanno sottovalutate (perché se la situazione dovesse continuare così, e quindi aggravarsi, non so cosa ci potremmo trovare ad affrontare nei prossimi mesi, considerando che si avvicina il periodo estivo e che la spazzatura è estremamente dannosa) e, quindi, si evidenzia in tutte le sue difficoltà una situazione che richiede coraggio e assunzione di responsabilità ben precise e definite.
Signor Viceministro, vi è una paralisi istituzionale e gestionale; vi è un intreccio di competenze istituzionali e un conflitto, ormai quasi evidente, tra le varie autorità che intervengono nel settore e vi è un'attività gestionale che è sottoposta - in questi ultimi anni l'abbiamo constatato - a continue verifiche giurisdizionali che, anziché contribuire a sgombrare il campo dalle difficoltà, le accrescono in maniera notevole.
Al di là delle capacità eccezionali di Bertolaso, che sono fuori discussione, vi è una struttura commissariale nel suo complesso fortemente inadeguata alle necessità del caso. Vi è l'assenza completa di un ciclo industriale integrato dei rifiuti - forse questo è il punto più dolente - e la stessa discussione di stasera, signor Presidente, mi ha convinto che siamo ben lontani dall'aver valutato nella sua complessità e nella sua gravità il problema, perché si cerca di dare giustificazione a questo o a quell'intervento, a questo o a quel decreto.
Un dato di fatto è però confortante: l'ultimo decreto-legge del Governo ha cercato di mettere ordine nella materia, soprattutto attribuendo competenze specifiche e diversificate ai vari enti che si interessano dei rifiuti, contribuendo in tal modo a dare inizio a un processo evolutivo che può portare al passaggio dall'emergenza alla gestione ordinaria. Ma per far questo il 31 dicembre 2007, onorevole Viceministro, non è poi così lontano, è vicino; allora vi sarà la proroga dell'attuale commissario Bertolaso? Io non lo so, mi auguro che ciò non debba avvenire, però è ugualmente un dato di fatto che dobbiamo preoccuparci di assicurare il passaggio dall'emergenza alla normalità. Come farlo? Adottando degli strumenti legislativi (intese di programmi), e tenendo conto che, ad esempio, la spesa complessiva del settore, secondo i dati del Ministero dell'economia, ammonta a 780 milioni di euro l'anno per la spesa corrente e 29 milioni di euro per le spese infrastrutturali.
Quindi, alla fine, noi avvertiamo anche la necessità di razionalizzare tale settore.
Al di là delle strumentalizzazioni, però, si ha una spesa eccessiva rispetto alla Pag. 134quale è necessario mettere ordine per cercare, anche in questo campo, di pervenire alla normalità.
Quando le popolazioni si ribellano, è frutto dell'incertezza e dell'inadeguatezza degli strumenti di gestione. Io, ad esempio, vivo in una località, Ponte Cagnano, a 9 chilometri da Salerno, dove nell'area di un chilometro, in linea d'aria, si ha la discarica di Sardone, la discarica di Parapoti, la centrale termoelettrica, un cementificio e un depuratore. L'aria è irrespirabile. Gli ultimi dati riguardo all'incidenza tumorale di questi impianti industriali dimostrano che si ha un aumento crescente di tale malattia e, rispetto a ciò, è giusto che le popolazioni insorgano.
Vorrei vedere se, da parte vostra, possa essere avanzata qualche eccezione rispetto alla necessità ed alla correttezza di questi comportamenti. Tuttavia non si fa nulla, si rimane fermi ed impassibili.
Deve essere il sindaco di Salerno, De Luca, a proporre, ancora una volta, di fronte all'incertezza delle iniziative e delle proposte risolutive, di realizzare il termovalorizzatore a Salerno.
Naturalmente non si può essere contrari: la spazzatura la produciamo noi e quindi dobbiamo risolvere il problema. Il problema vero è che, anche in questo caso, con tutta la buona volontà da parte del sindaco di Salerno, occorre coinvolgere, nelle decisioni finali, gli enti territoriali interessati e quindi evitare che possa sorgere una nuova guerra tra poveri, tesa soltanto ad incrementare le difficoltà e a non fornire alcun contributo per risolvere il problema.
Noi dobbiamo porci con serietà il problema. Ripeto: l'interrogativo è inspiegabile, non si può dare una risposta, se non negativa, ovvero che questo sistema ha consentito l'infiltrazione camorristica anche a livello gestionale con connivenze rispetto alle quali è giunto il momento di dire «basta»: basta alle proroghe dei contratti, basta alla ricerca disperata di continue discariche nuove! Ormai l'unico problema nella gestione di rifiuti in Campania è la ricerca continua di nuove discariche. Vi sembra un modo serio di affrontare il problema e di cercare di risolverlo?
Dobbiamo invece utilizzare tutti gli strumenti legislativi, giuridici, idonei per cercare di far sì che l'intervento dello Stato e delle regioni non sia più di gestione diretta ma di ausilio agli enti locali che devono essere gli unici veri gestori di questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Viceministro, in questo momento le sono vicino, in quanto è toccato a lei venire in Parlamento proprio in un giorno non felice, dopo i risultati elettorali che l'hanno vista soccombere anche nella sua città. È stato costretto a venire per sentire i miei colleghi che fanno risalire addirittura a Cavour, al ventennio fascista, la responsabilità della situazione dell'emergenza rifiuti in Campania. È vero il detto «vedi Napoli e poi muori», sia per la bellezza di quella città sia, adesso, per i veleni che si diffondono da roghi, a centinaia per sera, che divampano in quella città. Non possiamo certamente dar la colpa ai cittadini; non possiamo certamente dare la colpa a chi, ovviamente, deve assistere in maniera indifesa a questo scempio.
È vero: la camorra si è infiltrata nelle pubbliche amministrazioni a Napoli, e nel governo regionale, controllando e facendo affari con i rifiuti.
Allora si capisce perché i nostri vigili del fuoco siano costretti a 150, 160 interventi a sera e si comprende il grido di allarme che, anche da quest'Assemblea, viene sottovalutato e sottaciuto, quello della denuncia dell'aumento di malformazioni, di neoplasie, di malattie invalidanti respiratorie. Ma dove siamo? Eppure siamo in una delle terre «baciate da Dio» per la bellezza, per l'ambiente, in cui Pag. 135cittadini incolpevoli si ritrovano amministratori che fanno di tutto per sciupare quanto di bello c'è stato.
E «viva Dio» che non si continuino a dare i numeri della raccolta differenziata: siamo partiti dal 18 per cento e siamo arrivati al 90 per cento: rimaneva sentir parlare del 120-150 per cento e sarebbe stato come nel famoso film delle virgole, dei punti e dei punti e virgola di Totò e De Filippo.
La raccolta differenziata è certamente importantissima, ma non può essere fine a se stessa. Il rifiuto deve essere per forza riconvertito ed il riciclaggio deve essere garantito, altrimenti succede, come sta avvenendo, che anche quel poco di raccolta differenziata che effettuiamo - lei lo saprà sicuramente - viene rimesso in discarica. Bisogna portare avanti una politica seria con i sindaci e non dare ascolto a questo Bassolino, presidente della giunta regionale, che se la prende anche con i cittadini e con i sindaci e dà loro la responsabilità di quello che sta succedendo.
Una regione seria, in un'ottica seria, riesce in una programmazione del ciclo integrato dei rifiuti: prevede, sì, la raccolta differenziata, ma anche la produzione del CDR per gassificatori, inceneritori, cementifici e discariche. Non possiamo mangiare il rifiuto: anche una minima parte va collocata nelle discariche, che vanno individuate, regolarizzate e garantite sulla sicurezza. Non possiamo continuare a sentir dire che bisogna utilizzare le discariche o le cave sequestrate alla mafia o alla camorra: sembra che la panacea e la soluzione della questione napoletana venga appunto dai sequestri di camorra.
Non possiamo, come gruppo socialista, essere d'accordo o sentire solamente dire da lei che 10 mila tonnellate di rifiuti sono andate in Germania. La collega dei Verdi ha detto che non è giustificato portare i rifiuti in Romania, perché sono poveri, mentre è giustificato portarli in Germania, perché, invece, sono ricchi. Non ci siamo, anche perché Ministro dell'ambiente è un certo Pecoraro Scanio, che sta all'ambiente come Dracula sta alla presidenza dell'Avis. È uno dei responsabili di questa situazione, che sta impedendo, con un'influenza negativa, a Bertolaso, di portare avanti il suo progetto. Allo stesso modo il presidente della giunta regionale, in capo al quale è rimasta la gestione dei siti inquinati, sta impedendo al capo della Protezione civile di risolvere o di cercare di risolvere la situazione.
Non si può dare un colpo al cerchio e uno alla botte: è un detto popolare al quale non è possibile, in tal caso, dare applicazione. Bisogna mettere in mano ad un amministratore, ad un commissario serio - e solo a lui - la gestione totale del ciclo dei rifiuti: siamo sicuri che i cittadini e i sindaci, collaborando con l'amministratore straordinario, risolveranno il problema.
Quindi bisogna accantonare l'amministrazione regionale e quella comunale di Napoli e le altre amministrazioni provinciali. In questo momento i subcommissari sono un problema, un ostacolo: bisogna ritornare al governo della città e ridarlo ai sindaci, che sono gli unici rappresentanti che riescono a dialogare, perché sono al fronte con i cittadini.
Non a caso il nostro Presidente della Repubblica, che queste cose le sa, ha parlato a un sindaco, non a Bassolino o a un presidente di provincia, ma al sindaco di un piccolo comune, che è a contatto con i cittadini. Quindi, signor Presidente, riteniamo che la responsabilità di questa situazione sia soprattutto, in questo momento, del Governo nazionale e del governo regionale campano. Riteniamo che quel territorio, per la sua bellezza, non meriti sicuramente il trattamento che tali amministrazioni, il Governo nazionale e l'amministrazione regionale, gli stanno riservando. I cittadini avranno capito che è ora veramente di cambiare e di tornare ad essere rappresentati da amministratori competenti e capaci, che sappiano, come fa il buon medico...
PRESIDENTE. Onorevole Barani, la prego di concludere.
LUCIO BARANI. ...curare i mali del territorio, poiché la responsabilità non è solamente della camorra, ma anche delle cattive amministrazioni uliviste e dell'Unione, che stanno imperversando in quella zona.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.