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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 2272-bis-bis-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trepiccione. Ne ha facoltà.
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GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, il disegno di legge che ci apprestiamo a votare rappresenta un ulteriore tassello di un ambizioso progetto generale di modernizzazione del nostro Paese, nel quale si intendono coniugare le istanze liberali, sociali ed ecologiche.
Questo difficile percorso, come è noto, ha avuto inizio con i precedenti decreti-legge promossi dal Ministro Bersani, che hanno avviato un processo virtuoso di correzione dei conti pubblici, di liberalizzazione e di una più efficiente concorrenza nei mercati. Si tratta di una direzione nella quale il Governo deve procedere senza tentennamenti.
Naturalmente bisogna anche essere consapevoli che, soprattutto in certi ambiti, non è possibile anticipare i tempi. Il caso del riassetto dell'ACI, in particolare, a noi pare richieda un graduale e sereno confronto. Per questo motivo abbiamo sostenuto lo stralcio degli articoli relativi, che prevedevano, tra l'altro, l'abolizione del PRA (pubblico registro automobilistico).
Ad ogni modo, la maggior parte delle misure previste in questo disegno di legge ha un carattere decisamente innovativo ed è finalizzata a rimuovere le ingiustificate restrizioni per l'esercizio di alcune attività professionali di intermediazione commerciale di affari, unificando da un lato i vari profili, dall'altro agevolando l'accesso e lo svolgimento di tali professioni.
Il gruppo dei Verdi è orgoglioso di sostenere un riformismo che preserva la giustizia sociale, la tutela dell'ambiente e dei consumatori e che, favorendo l'apertura dei mercati a nuovi soggetti, aiuta l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
È questa l'ottica con la quale siamo intervenuti su questo disegno di legge, promuovendo e sostenendo una politica economica più equa e trasparente, insieme alla tutela di beni comuni inalienabili, come l'acqua.
Basti pensare alle misure innovative in settori decisivi come quello delle attività commerciali e delle prestazioni di servizi. Pensiamo, in particolare, al settore farmaceutico che viene ulteriormente aperto alla concorrenza, sia impedendo eccessive concentrazioni proprietarie sia estendendo la tipologia dei farmaci acquistabili presso diversi esercizi commerciali, opportunamente attrezzati, col risultato di ridurre i prezzi e migliorarne la reperibilità.
Sempre nell'ambito del terziario, dal nostro punto di vista hanno particolare rilevanza le misure previste per il trasporto pubblico individuale e collettivo, che, al fine di accrescere la presenza di mezzi di trasporto alternativi all'auto privata, prevedono sistemi e tecnologie innovative allo scopo di migliorare il servizio, ampliando la gamma di offerte a favore dei cittadini e delle categorie disagiate. Si tratta di promuovere e diffondere un nuovo modello di trasporto ecologico, che prevede il ricorso all'uso multiplo ed alla condivisione dei veicoli, consentendo una riduzione sensibile del traffico congestionato in moltissime città del nostro Paese e riducendo l'emissione dei gas di scarico estremamente pericolosi per la nostra salute e per l'ambiente.
Com'è noto, il problema della mobilità, specialmente nelle grandi città, rappresenta un nodo cruciale della vivibilità, molto sentito dai cittadini e dall'opinione pubblica. Proprio per questa ragione ci siamo impegnati a promuovere anche una modifica della normativa vigente, che faciliti la conversione dei veicoli a benzina in elettrici, in modo da ridurre le emissione inquinanti e favorire il risparmio dei consumi dei prodotti petroliferi. Purtroppo la nostra proposta, presentata sotto forma di emendamento, pur avendo ricevuto il parere favorevole in Aula, è decaduta con la soppressione dell'articolo di riferimento. Ci auguriamo comunque che il suo esame possa essere ripreso al Senato.
Siamo certi che questi interventi di liberalizzazione debbano essere considerati solo come un ulteriore passo. Nel prossimo futuro non solo si dovrà migliorarli, renderli più efficaci, ma bisognerà trovare anche la capacità progettuale di immaginare soluzioni radicalmente innovative. Certamente non si potrà, né si dovrà tornare indietro.Pag. 21
Sempre in materia di servizi, come accennato, abbiamo promosso e sostenuto la moratoria degli affidamenti ai privati delle concessioni idriche, perché l'acqua non può non essere considerata un bene comune e certamente non è una merce.
Con grandissima soddisfazione, segnaliamo relativamente a tale aspetto che abbiamo trovato una piena sintonia con i nostri colleghi della maggioranza. La tutela delle risorse idriche è una questione strategica per il Paese e la moratoria degli affidamenti ai privati è fondamentale fino al varo della disciplina complessiva del settore sui servizi idrici locali.
È necessario, infine, un piano di tutela delle acque che affronti in maniera strutturale il problema dell'enorme dispersione idrica. Questa è una vera priorità infrastrutturale per il Paese. Ci auguriamo, quindi, una nuova regolamentazione del settore che valorizzi il suo carattere essenziale di servizio pubblico, svincolato dalla logica del profitto.
Un altro motivo di grande soddisfazione per noi è l'introduzione della norma, da noi presentata e sostenuta, che prevede un regime fiscale agevolato dei prodotti del commercio equo e solidale, rispettosi dei criteri previsti dalle organizzazione di certificazione del fair trade. Il commercio equo e solidale promuove la giustizia sociale ed economica, lo sviluppo sostenibile, il rispetto per le persone e per l'ambiente attraverso il commercio, la crescita della consapevolezza dei consumatori, l'educazione e l'informazione. È fondamentale sostenerlo con un regime di agevolazioni fiscali che ne consentano uno sviluppo continuo e capillare, poiché il suo scopo è quello di riequilibrare i rapporti con i Paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l'accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati attraverso una più equa distribuzione dei guadagni.
Abbiamo promosso l'articolo relativo alla trasparenza dei mercati, con il quale si delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi concernenti la diffusione della DAP, la Dichiarazione ambientale di prodotto, prevista dalle politiche ambientali comunitarie.
Tale dichiarazione è un documento che rende possibile identificare e quantificare l'impatto ambientale di un prodotto o di un servizio nell'arco del suo intero ciclo vitale, perché, ad esempio, un prodotto, la cui produzione può apparire poco inquinante, potrebbe poi rivelarsi, al momento dello smaltimento, altamente problematico: basti pensare ai personal computer.
Tramite questo documento si comunicano informazioni oggettive, certificate, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi. Esso avrà un carattere esclusivamente informativo; tuttavia, potrà rivelarsi prezioso per le scelte sia dei privati sia degli enti pubblici. Infatti, questa dichiarazione è eccezionalmente versatile: è applicabile a tutti i prodotti e servizi, indipendentemente dal loro utilizzo o posizionamento nella catena produttiva e rende possibile effettuare fra di essi confronti funzionalmente equivalenti. Dunque, la dichiarazione ambientale di prodotto risponde perfettamente alla logica di rendere davvero trasparenti i mercati, favorendo l'acquisto consapevole di prodotti e di servizi.
Voglio ricordare, infine, come il nostro impegno a favore della liberalizzazione della riproduzione per uso personale e senza fini di lucro di brani musicali, libri di testo ed altre opere intellettuali similari - un tema molto sentito dai giovani - si sia tradotto in un primo momento in una proposta emendativa e successivamente in un ordine del giorno accolto dal Governo. Ci auguriamo che lo stesso si adoperi concretamente per regolamentare questo settore. Così come ci auguriamo che il Governo, anche grazie al diffuso consenso nei confronti di queste politiche, sappia osare di più, in particolare per quanto concerne le politiche ambientali ed energetiche, vero volano dello sviluppo economico eco-sostenibile di medio e di lungo periodo.
Attualmente ci troviamo in una fase di ripresa economica e gli indicatori sull'occupazione sono positivi: occorre, dunque,Pag. 22perseverare con le riforme strutturali e con i processi di liberalizzazione, per l'innovazione e la sostenibilità ambientale. Solo così l'l'Italia potrà continuare a crescere, contrastando le rendite, aumentando l'efficienza del sistema economico, diminuendo i costi dei servizi e dei beni per i cittadini. Questo provvedimento risponde a nostro avviso a tale logica e a tale visione strategica: per tali motivi preannunzio il voto favorevole del gruppo dei Verdi (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello al nostro esame è un provvedimento «taglia e cuci», privo di una visione di insieme. Non me ne voglia il relatore, al quale dobbiamo tutti dare atto di una capacità di estrema moderazione ed attenzione verso la percezione di sensibilità diverse.
Lasciate che spieghi il mio giudizio. Il provvedimento presentava originariamente quarantatre articoli: oggi ve ne sono sessanta. Diciotto articoli, sette dei quali aggiunti in Commissione, sono stati soppressi. Sono state conferite al Governo otto deleghe, ma su un complesso di quattro titoli di cui si compone il provvedimento. In sostanza, sono state predisposte norme, che non sono state definite organicamente dal Parlamento, ma che sono state delegate al Governo. Sappiamo perfettamente cosa ciò vuol dire: conosciamo i tempi, le ragioni, le prospettive politiche, dunque la difficoltà che questo provvedimento veda la luce nella sua interezza. Può trattarsi dunque di un provvedimento spot: come è capitato purtroppo con il primo decreto-legge Bersani, anche questo disegno di legge, annunciato con molta prosopopea, è ridotto a poca cosa.
Chi ha dunque vinto in questo confronto fra innovatori-liberalizzatori ed anti-innovatori? Questa è una domanda importante, poiché, tanto dalle colonne dei giornali, come abbiamo sentito, quanto dalla sensazione diffusa fra la gente e in Parlamento, emergeva alta e forte l'idea di poter trovare una camera di compensazione nuova nel dibattito fra Governo, Parlamento e società libera esterna, che rendesse il nostro Paese più moderno.
Ha vinto, per caso, la posizione del collega Burgio, il quale afferma che uno degli aspetti di validità del provvedimento è dettato dalla moratoria di un anno sugli affidamenti dei servizi idrici? Ha vinto, forse, l'esaltazione compiuta dal deputato Trepiccione circa l'introduzione di aiuti al commercio equo e solidale? Hanno vinto, piuttosto, quanti hanno sostenuto che all'articolo 10 del provvedimento in esame è contenuta la vera liberalizzazione dei servizi su rotaia? Hanno vinto, infine, quanti hanno cercato di raccontare all'Assemblea - come è capitato nella dichiarazione di voto del collega Ferdinando Benito Pignataro - che, in qualche modo, si è realizzato un equilibrio tra le posizioni politiche di governo e di lotta?
Insomma, dobbiamo decidere cosa significa «liberalizzare» il Paese, o, meglio, cercare di adottare provvedimenti liberali. Dobbiamo, inoltre, domandarci cosa siano effettivamente le liberalizzazioni. Le liberalizzazioni rappresentano l'esplicazione più ampia, nei diversi settori, del principio di libertà, ma la libertà deve poi tramutarsi in competizione, che assegna al valore del mercato (cioè, prestazione di servizio con remunerazione) o, anche, al merito, la possibilità di essere esaltata.
Credo che nel provvedimento al nostro esame difficilmente potremo trovare tale approccio, tale cultura, una «nuova» cultura che, in questo caso, il Paese deve assumere dentro di sé. Ci troviamo, piuttosto, di fronte a provvedimenti che, proprio perché realizzati nello spazio-tempo di più settori tra loro i più diversificati e meno omogenei, perdono il significato vero della cultura di insieme libertaria e l'insieme procedurale che deve condurre effettivamente il Paese a liberarsi dalle incrostazioni e, pure, dalle lobby (anche se le lobby servono, probabilmente, a far aprire i nostri occhi per guardare con più attenzione ai provvedimenti).Pag. 23
Svolgerò alcune considerazioni che mi offrono la possibilità di parlare in chiave politica del provvedimento in discussione. Ho ascoltato, per esempio, che, esaltando questo provvedimento, alcuni colleghi della maggioranza hanno sostenuto che il centrodestra, su questo campo, non si è mai impegnato sostanzialmente. Probabilmente essi hanno ragione, ma raccontare che abbiamo liberalizzato per creare monopoli o oligopoli protetti non è, in chiave politica, temporalmente esatto. Infatti, le privatizzazioni - e non le liberalizzazioni - sono state condotte dai Governi di centrosinistra. È vero che nel nostro Paese molte liberalizzazioni si sono ormai «rassegnate» ad essere monopoli o oligopoli di un capitalismo assistito, ma come ciò è stato confezionato e in quale misura realizzato in questo Paese dovrebbe domandarselo l'attuale maggioranza.
Vi è, poi, un altro aspetto che mi ha in qualche modo incuriosito, vale a dire la vostra affermazione secondo cui abbiamo cercato di rappresentare il provvedimento in esame come un equilibrio fra il mondo riformista e il mondo massimalista della sinistra. Alcuni colleghi hanno sostenuto l'inutilità di tale tipo di distinzione, poiché noi non saremmo in grado di dividervi. Noi non abbiamo alcuna voglia di dividervi - nel senso che siete già divisi assolutamente su tutto -, ma vogliamo soltanto far risaltare, anche attraverso il tipo di contrasto esistente nell'attuale maggioranza, la circostanza che provvedimenti di tale genere, portati all'attenzione del Parlamento, vengono «asciugati» via via dall'intendimento rinnovatore, proprio perché all'interno della maggioranza non vi è un punto d'arrivo certo e la definizione esatta di dove far approdare la nave. C'è, piuttosto, un percorso tortuoso che, in qualche modo, trova poi nell'Assemblea parlamentare la possibilità di realizzare una sistemazione fra le diverse aspirazioni, che sono, certamente, anche quelle riformiste di una parte della maggioranza - e mi riferisco anche all'intenzione del Ministro Bersani -, ma che poi, però, di fronte alla necessità di far tornare i numeri, sono costrette a indietreggiare.
Pertanto, si tratta di provvedimenti che vengono annunciati, ma sul piano pratico, del risultato che serve al Paese, sono ininfluenti e inefficaci. Abbiamo scorto nel provvedimento alcuni elementi positivi, come ho sentito affermare dagli amici della Lega. Infatti, non eravamo pregiudizialmente contro il provvedimento stesso, anzi abbiamo salutato con particolare interesse questo secondo disegno di legge, ma se in questa Assemblea tale testo ha incontrato intemperanze così ampie da creare «meccanismi di asciugamento» molto intensi, mi chiedo cosa accadrà al Senato, con una maggioranza così stretta, in merito ad alcuni temi che anche alla Camera, nelle dichiarazioni di voto, sono risultati controversi all'interno della stessa maggioranza.
Eppure, vi sono spunti interessanti. Mi riferisco, in primo luogo, agli interventi sulla telefonia, sebbene non si sia giunti sino ad affondare la stoccata che riguardava l'anacronistica tassa di concessione governativa. Su questo aspetto è necessario emanare un decreto-legge prima e successivamente presentare un disegno di legge, senza arrivare ad un progetto organico che riguardi tutto il sistema della telefonia in Italia. Dobbiamo aspettarci un terzo provvedimento su questo oggetto? Insomma, varrebbe la pena che fosse anche messa a disposizione del Parlamento un po' di omogeneità, affinché questo deliberi con cognizione di causa.
Credo che abbia un significato positivo la nullità della clausola di massimo scoperto e la sterilizzazione delle accise sui futuri aumenti del prezzo della benzina, un tema che viene da lontano e di cui ci siamo fatti carico. Non so se nella formulazione della disposizione in questione, così come rappresentata all'Assemblea, con la necessità di contemperare gli aspetti normativi con quelli della compatibilità di bilancio, la V Commissione avesse in qualche modo realizzato fino in fondo, nell'articolo 5, l'attuazione di questo intendimento.
Pertanto, ed è veramente l'ultimo aspetto...
PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò, la prego di concludere.
LUIGI D'AGRÒ. Non guardiamo solo le ombre, ma abbiamo guardato anche le luci. Ma sono così poche e tendenzialmente portate a creare meccanismi di risulta, che di fatto non è possibile per il nostro gruppo esprimere voto favorevole. Di ciò ci dispiace, perché constatiamo che all'interno di questa maggioranza prevale l'aspetto illiberale [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, ritengo che il provvedimento sul quale ci accingiamo ad esprimere il voto finale sia stato in gran parte spogliato di una serie di nodi che pure erano al suo interno. Ho sentito colleghi della maggioranza affermare: l'Italia è un Paese che non vuole cambiare Al riguardo devo rammentare ai colleghi della maggioranza le discussioni che si sono svolte in occasione dell'audizione del Ministro Bersani nella X Commissione, allorché egli fece presente la disponibilità del Governo ad un confronto sereno e costruttivo, anche invocando il soccorso, l'aiuto e l'impegno costruttivo da parte dell'opposizione.
In quella sede, rammentai al Ministro Bersani che se avessimo dovuto ricambiare lo stile e il metodo con il quale l'opposizione si era rapportata al Governo di centrodestra, probabilmente non avremmo dovuto ascoltare tali invocazioni. Mi soffermai anche su un ulteriore aspetto. Vale a dire che l'invocazione di soccorso all'opposizione parlamentare probabilmente non era il vero obiettivo del Ministro Bersani.
Gli ho ricordato che dopo aver allevato, per cinque anni, il virus dell'opposizione a qualsiasi cambiamento e della resistenza ai cambiamenti, era illusorio pensare che un nostro aiuto e una nostra disponibilità potessero superare gli ostacoli, che invece si incontrano all'interno del Paese. Dopo aver espresso un'opposizione dura su almeno trenta riforme della passata legislatura, è illusorio immaginare che tali resistenze non si diffondano nel Paese e non riguardino qualsiasi provvedimento venga posto in essere. Chi è causa del suo mal pianga se stesso: questo era il senso della nostra risposta al Ministro Bersani.
Ebbene, di fronte a tale invocazione oggi rivendichiamo, per il gruppo di Forza Italia, un ruolo di grande responsabilità e serietà assunto in tutte le fasi dell'esame del provvedimento, sia nel lavoro svolto in Commissione, sia nell'atteggiamento tenuto in quest'Assemblea. Abbiamo sempre esaminato il provvedimento nel merito, in modo serio e costruttivo, e rivendichiamo questa posizione come una prerogativa del partito di maggioranza relativa, che ha assunto, mi ripeto per l'ennesima volta, un atteggiamento di grande responsabilità e di serietà.
Eppure, d'altra parte, ricordiamo ancora gli slogan ed i cartelli che si levavano sulle nostre iniziative riformatrici quando si diceva: «Il Paese deve sapere!». Amici, dopo diversi anni, anch'io dico: il Paese deve sapere! Deve sapere che di fronte alla maggioranza, che ha faticato enormemente a trovare sintesi sulle varie misure contenute nel provvedimento in esame, vi è stata un'opposizione responsabile, con un atteggiamento che appartiene a tutti i gruppi dell'opposizione, ma che rivendico, in modo particolare, per il gruppo di Forza Italia, che ha presentato una serie di proposte migliorative del testo.
Ne enumererò alcune, che rappresentano una sorta di manifesto delle nostre liberalizzazioni, sulle quali chiediamo di essere giudicati: la proposta, approvata ieri, sulla liberalizzazione del prezzo dei libri; la proposta di limitare al 50 per cento i marchi della grande distribuzione negli ambiti territoriali provinciali o subregionali; l'introduzione di un sistema sanzionatorio per gli enti territoriali che pongono ostacoli in maniera pregiudiziale, soprattutto dopo aver rilasciato autorizzazioni, rispetto a questioni di pubblica utilità: si pensi al grave problema deiPag. 25rifiuti in Campania, alla questione dell'energia e ad una serie di nodi che nel Paese non si affrontano, in particolare per quanto concerne le grandi infrastrutture e che, invece, meriterebbero un approfondimento da parte dell'Assemblea, che non vi è stato.
Abbiamo proposto che gli allacciamenti delle imprese alle reti debbano avvenire in tempi rapidi (ad esempio, trenta giorni); abbiamo introdotto un rafforzamento dell'azione di contrasto alla contraffazione di prodotto (almeno tale proposta è stata accolta); abbiamo proposto la compensazione dei debiti di fornitura, per ristabilire un rapporto corretto tra fisco e cittadino-creditore nei confronti dello Stato; abbiamo introdotto il tema, passato nel silenzio, nell'inosservanza e nella distrazione più completa, della tutela degli azionisti di minoranza nei processi di capitalizzazione delle imprese. Ci saremmo aspettati almeno un segnale di attenzione rispetto ad un tema così rilevante.
Abbiamo proposto un'accelerazione dei tempi per i pagamenti delle forniture della pubblica amministrazione e delle leggi di incentivazione; l'estensione della norma sull'estinzione anticipata dei mutui anche alle persone giuridiche, al fine di completare un percorso iniziato nel precedente provvedimento; la soppressione dell'ICI sulla prima casa; esenzioni fiscali sui mutui per la prima casa.
Nessuno di noi si aspettava che il Governo abbracciasse tutti questi temi, ma ci saremmo aspettati quanto meno maggiore attenzione e maggiore disponibilità. Ho elencato le principali proposte che il gruppo di Forza Italia ha avanzato nel corso dell'esame del disegno di legge e su di esse vogliamo essere giudicati non solo dalle forze politiche, ma anche e soprattutto dai cittadini. Non abbiamo condiviso il metodo con cui si è arrivati all'esame del provvedimento, anche perché in esso sono state soltanto introdotte norme per le categorie che potremmo definire «nemiche», che non votano per il centrosinistra. Abbiamo addirittura assistito ad una lite tra ministri per avere il primato su questa iniziativa e, soprattutto, ci troviamo dinanzi ad un provvedimento-manifesto, più che di sostanza.
All'interno del disegno di legge vi è un abuso della delega, che abbiamo denunciato ripetutamente e che sottende un obiettivo che non condividiamo minimamente, ovvero tenere in ostaggio il sistema produttivo di questo Paese per piegarlo al proprio schema e alla propria visione politica. Il problema riguarda soprattutto la durata della delega, in molti casi di due anni, che mira proprio a ciò che stiamo denunciando: assoggettare il sistema produttivo e piegarlo alle proprie esigenze.
Vi è, inoltre, il tentativo di avvantaggiare gli amici e ciò rappresenta un conflitto di interessi nel vero e proprio senso della parola - si pensi ai vantaggi attribuiti al sistema delle cooperative - mentre noi abbiamo cercato il dialogo e un tavolo che non abbiamo trovato. Speravamo di poter individuare una sede in cui poter dire la nostra e contribuire a liberare il Paese da una serie di incrostazioni. Non l'abbiamo trovata e le nostre esigenze non sono state accolte. Le nostre proposte sono state appena guardate e subito rigettate con una serie di argomentazioni. Si è parlato di mancanza di copertura, di non ammissibilità e di stralcio. Si tratta di rilievi pur motivati, ma che hanno rappresentato, a nostro avviso, soprattutto un'indisponibilità al dialogo. Il poco che è rimasto all'interno del provvedimento si deve anche al concorso del nostro sostegno e del nostro apporto.
Non condividiamo gli obiettivi del provvedimento. Per noi le liberalizzazioni - questo rappresenta un tema su cui intenderci - debbono essere l'occasione per liberare dinamismo economico, per sviluppare la concorrenza e favorire i consumatori.
PRESIDENTE. Deputato Lazzari, la invito a concludere.
LUIGI LAZZARI. Cerco di accelerare, signor Presidente, le chiedo qualche minuto.
Pag. 26PRESIDENTE. Le posso concedere solo qualche secondo.
LUIGI LAZZARI. La verità è che questa maggioranza ha affrontato il tema delle liberalizzazioni semplicemente per recuperare consenso, ma tale obiettivo non è stato conseguito. Da ultimo, vi è un peccato originale nel quale si trascina la maggioranza.
PRESIDENTE. Deputato Lazzari, la invito a concludere.
LUIGI LAZZARI. Il Governo Prodi non doveva nascere, perché non ha rispettato le indicazioni degli elettori. Per questo - signor Presidente, concludo - mi chiedo se c'è qualcuno nella maggioranza che abbia il coraggio di fare i reali interessi del Paese. In questo momento, essi coincidono con la chiusura dell'esperienza del Governo Prodi e...
PRESIDENTE. Deputato Lazzari, la prego di concludere.
LUIGI LAZZARI. ...l'apertura ad una maggioranza larga esistente in questo Parlamento, che vuole fare le cose sul serio e chiede soltanto di essere messa in condizione di poterlo fare. Per questa e tutte le altre ragioni che ho illustrato, dichiaro il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PIRO. Il gruppo dell'Ulivo esprimerà un sì motivato e convinto a questo disegno di legge. Lo consideriamo innanzitutto una tappa importante, seppur non completa per via del passaggio al Senato, del percorso che il Governo e la maggioranza hanno avviato. Tale percorso ha visto l'entrata in vigore delle leggi n. 248 del 2006 e n. 40 del 2007, entrambe di conversione di decreti-legge emanati dal Governo ed entrambe dedicate al tema delle liberalizzazioni.
Ad esse devono aggiungersi il provvedimento sullo sportello unico delle imprese, già approvato da quest'Assemblea, i provvedimenti in esame alla Camera o al Senato sui servizi pubblici locali, sull'azione risarcitoria di valore collettivo e generale, sulla modifica della disciplina delle authority, solo per citarne alcune.
Accanto ad essi va considerato il testo sulla modernizzazione della pubblica amministrazione, per le evidenti connessioni che esso ha con i temi che stiamo trattando.
Il disegno di legge traduce in norme punti fondamentali della linea che il Governo e la maggioranza hanno assunto e che si articola intorno a tre questioni centrali. La prima è l'innovazione. È noto che il nostro Paese registra un ritardo notevole nell'applicazione della strategia di Lisbona e, sul tema della innovazione, ha fatto segnare sin qui le maggiori difficoltà. Non ci sfugge che l'innovazione è un elemento trainante nella pubblica amministrazione, soprattutto nei rapporti con i cittadini e il sistema delle imprese. C'è bisogno di una pubblica amministrazione più efficiente, meno autoreferenziale, più capace di corrispondere alle esigenze sociali e alla legge, meno ancorata a procedure elefantiache e invasive.
La seconda questione è quella di inserire una maggiore libertà nel mercato. È necessario aumentare la vera concorrenza, abbattere i pesi indebiti, consentire maggiori opportunità e accessi non sbarrati a chi voglia avviare un'attività o dedicarsi ad un mestiere o ad una professione, facilitare la crescita delle nuove generazioni.
La terza questione riguarda il riconoscimento e la tutela dei diritti dei cittadini utenti e consumatori, i quali richiedono più trasparenza e informazione, meno posizioni dominanti, la riduzione e l'abolizione dei costi ingiustificati, determinati anche da privative antistoriche che sono rimaste in violazione, magari, delle normative dell'Unione europea. La maggiore consapevolezza dei cittadini e una loro più incisiva presenza sono elementi fondamentaliPag. 27di garanzia e di correzione in un mercato più libero, ma anche più rispettoso delle regole.
Il disegno di legge in discussione è sorretto da questa linea e la attua in modo positivo, anche se il testo finale non è identico a quello originariamente presentato dal Governo. Si è sviluppato un dibattito ampio in Commissione e in Assemblea, che si è intrecciato con un altrettanto ampio dibattito che ha visto protagonisti, a volte su posizioni contrapposte, gruppi sociali e portatori di interessi. C'è stato un confronto approfondito e utile che è stato favorito - direi di più: sollecitato - dall'atteggiamento di apertura e di disponibilità al dialogo della maggioranza. L'apporto dell'opposizione c'è stato, seppure di frequente diversamente articolato tra i gruppi parlamentari e per le materie trattate. C'è stato un ascolto che ha portato anche all'introduzione di previsioni condivise tra maggioranza e opposizione.
Sento di dover ringraziare per il lavoro paziente, intelligente e faticoso, il Governo, la Commissione e, in particolare, il relatore del provvedimento Andrea Lulli. La valorizzazione del lavoro e dell'apporto parlamentare ci sembra la chiave più giusta per interpretare alcuni episodi, che si sono verificati e che hanno determinato alcune modifiche al disegno di legge. Ad un iniziale scetticismo sulla capacità del Governo e della maggioranza di portare fino in fondo provvedimenti robusti ed incisivi, si è sostituita la corrente di pensiero che tende a minimizzare quanto contenuto nel provvedimento, per enfatizzare oltre misura quello - si tratta peraltro di poche disposizioni - che, forse, avrebbe potuto esserci.
Per non parlare, poi, delle grandi riforme, mai fatte prima, che si pretenderebbe venissero realizzate tutte adesso, in un colpo solo.
Non potevano mancare, infine, le note di colore. Così, se i provvedimenti sulle liberalizzazioni sono stati definiti «lenzuolate», questo disegno di legge è diventato un «fazzoletto» ovvero, nella versione di chi è più influenzato dal consumismo, un «kleenex». Dichiariamo con chiarezza che non è così e crediamo che per dimostrarlo sia sufficiente analizzare con attenzione il disegno di legge. Alcune - poche - previsioni non presentate dal Governo non hanno trovato il necessario consenso, anche per una loro non felice formulazione.
Altre - mi riferisco in particolare all'abolizione del PRA - sono state stralciate, ma al fine di un maggiore approfondimento all'interno di un altro provvedimento. Altre ancora sono state modificate, ma hanno mantenuto la forma e la forza di riforme efficaci. Nell'insieme, quindi, si tratta di un provvedimento ricco di misure innovative, in direzione di una maggiore concorrenza e della crescita dei diritti del consumatore.
Sotto il profilo dell'innovazione e della semplificazione delle procedure, si possono citare la delega al Governo per la riduzione degli adempimenti a carico delle imprese e l'esclusione delle piccole imprese dall'obbligo del trattamento dei dati sensibili.
Signor Presidente, pensiamo che questo disegno di legge realizzi i punti del programma, che però intendiamo portare ancora più avanti con determinazione, per consentire al nostro Paese di competere meglio, al fine di realizzare condizioni di maggiore equità sociale e di più semplice e spontanea adesione alla legge. In un anno di Governo e di legislatura sono stati raggiunti, in tale direzione, numerosi risultati, molti di più rispetto a quelli raggiunti in precedenza, meno che mai dal Governo di centrodestra nella scorsa legislatura.
Lo affermiamo e lo assumiamo con semplicità, ma anche con fermezza. Questo è per noi uno dei modi concreti di rendere il «sistema Italia» più civile, più moderno e più libero (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cannavò. Ne ha facoltà.
SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, prendo la parola per motivare l'astensione sul provvedimento in esame.Pag. 28
Se sono certamente apprezzabili i miglioramenti realizzati in Assemblea rispetto al progetto iniziale, come la moratoria sull'acqua, lo stralcio dell'articolo 16 o della norma che prevedeva l'abolizione del PRA, resta tuttavia un giudizio negativo sull'impianto del disegno di legge, diverso dal primo provvedimento Bersani, il quale puntava a difendere i cittadini dallo strapotere delle grandi compagnie.
Esprimiamo un giudizio negativo sulla filosofia secondo la quale il mercato è in grado, motu proprio, di governare grandi processi collettivi: l'esperienza italiana dimostra il contrario.
Resta un giudizio negativo su alcuni punti, come quello sul trasporto ferroviario o sulla prevenzione degli incendi, il cui stralcio avrebbe consentito oggi una diversa e positiva valutazione.
Mi asterrò, dunque, per mantenere aperta la discussione in vista del dibattito al Senato, augurandomi un ascolto da parte del Governo.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Correzioni di forma - A.C. 2272-bis-bis-A)
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, a nome del Comitato dei nove propongo all'Assemblea le seguenti correzioni di forma: all'articolo 6, comma 1, capoverso articolo 16-bis, comma 3, le parole: «le condizioni» sono sostituite dalle seguenti: «i contratti»; all'articolo 10, come sostituito dall'emendamento 10.300 della Commissione (Nuova formulazione), al comma 3 capoverso 3-ter, le parole: «carta dei revisori» sono sostituite dalle seguenti: «carta dei servizi»; all'articolo 14, comma 1, lettera e), introdotta dall'emendamento Fratta Pasini 14.200, le parole: «i criteri sanzionatori» sono sostituite dalle seguenti: «le sanzioni»; all'articolo 15, comma 1, lettera a), le parole: «ai sensi della presente legge» sono soppresse, in conseguenza della soppressione degli articoli da 9 a 15 del testo del Governo; all'articolo 20-bis, introdotto dall'articolo aggiuntivo 20.0300 della Commissione, al comma 1, lettera d), le parole: «gli effetti giuridici della rete di imprese» sono sostituite dalle seguenti: «il regime giuridico della rete di imprese»; all'articolo 31, comma 1, le parole: «ordini professionali» sono sostituite dalle seguenti: «ordini o collegi professionali»; all'articolo 38, comma 2, lettera b), dopo le parole: «del periodo precedente» sono aggiunte le seguenti: «si applica» e dopo le parole: «dei periodi precedenti» sono aggiunte le seguenti: «si applicano»; all'articolo 38-bis, inserito dall'articolo aggiuntivo Crisci 38.0201, al comma 2, secondo periodo, le parole: «con propria circolare» sono sostituite dalle seguenti: «con proprio provvedimento»; all'articolo 43-bis, inserito dall'articolo aggiuntivo Testa 43.0211, al comma 1 e al comma 2, dopo la parola: «telefonia» è aggiunta la seguente: «mobile».
Signor Presidente, con l'occasione voglio ringraziare per il lavoro svolto tutti gli uffici, le funzionarie e i funzionari della Commissione e dell'Assemblea, nonché i funzionari della Commissione bilancio, che hanno svolto un lavoro non indifferente. Rivolgo anche un ringraziamento ai gruppi parlamentari e ai membri della Commissione attività produttive, perché il lavoro è stato sicuramente faticoso. Voglio, infine, rivolgere un ringraziamento particolare al sottosegretario Filippo Bubbico, che con dedizione e passione ha seguito questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).
(Coordinamento formale - A.C. 2272-bis-bis-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2272-bis-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2272-bis-bis-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale» (2272-bis-bis-A):
Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 265
Hanno votato no 221
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche - Vedi votazioni).
Prendo atto che i deputati Mura, Martella, Naccarato e Locatelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Cirielli ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.