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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame di una questione pregiudiziale - A.C. 2599)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo esaminando è purtroppo permeato da una logica dirigistica e accentratrice, che chiaramente noi del gruppo Lega Nord non possiamo assolutamente accettare, in quanto mal si concilia con il dettato costituzionale, che garantisce la libertà della scienza, ed incide negativamente sulla funzionalità e sull'efficienza dell'intero comparto della ricerca, che è essenziale per lo sviluppo economico e produttivo del Paese.
D'altra parte ci troviamo di fronte ad un'evidente violazione - già segnalata anche dal Comitato per la legislazione - dell'articolo 33, ultimo comma, della Costituzione, che attribuisce alle istituzioni di alta cultura, quali gli enti di ricerca, il diritto di darsi ordinamenti autonomi. L'articolo 1 del disegno di legge in esame, ai commi 3 e 4, stabilisce invece che gli statuti degli enti di ricerca siano emanati con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, previo parere delle commissioni parlamentari competenti e che, in sede di prima applicazione, per la formulazione degli statuti il Governo si avvalga di commissioni di esperti di alto livello scientifico.
Il provvedimento in esame, che reca la delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca, non è in linea né con la lettera né con lo spirito dell'articolo 76 della Costituzione in materia di delegazione legislativa, in quanto contiene principi e criteri direttivi eccessivamente generici e indefiniti. Ciò è particolarmente negativo in una materia decisiva per il futuro del nostro Paese, qual è appunto la ricerca scientifica e tecnologica.
Al fine di esprimere la nostra contrarietà al disegno di legge in esame e la nostra posizione favorevole nei confronti della questione pregiudiziale, vorrei anche sottolineare che purtroppo il provvedimento in esame recepisce un ordine del giorno presentato in questo ramo del Parlamento in occasione dell'esame del decreto-legge fiscale collegato alla manovra finanziaria, con il quale si chiedeva al Governo l'impegno a procedere, tramite delega legislativa, al riordino degli enti di ricerca.
Il decreto-legge n. 262 del 2006 aveva demandato tale riordino a regolamenti di delegificazione. Il testo della legge finanziaria aveva di fatto previsto il famigerato articolo 42 che, di fronte alla protesta spontanea e diffusissima nel mondo scientifico, era stato soppresso dal Governo, il quale si era impegnato a procedere al riordino degli enti di ricerca evitando così atti di ingegneria istituzionale attraverso i quali difficilmente si sarebbero potuti raggiungere gli obiettivi esplicitati nel provvedimento in itinere.
In ogni caso, qualora si fosse proceduto a detto riordino attraverso i regolamenti di delegificazione, si sarebbe minata la tutela legislativa dell'autonomia degli enti di ricerca, che trova appunto il suo fondamento nell'articolo 33 nella Costituzione.
Si creano, inoltre, dei contenziosi tra Stato e regioni dal momento che l'articolo 117 affida alla competenza concorrente la materia relativa alla ricerca. Per tali motivi l'operazione che inizialmente questo Governo ha cercato di attuare non sembrava sorretta da una strategia efficace volta al rilancio della ricerca pubblica italiana, che deve invece tendere alla valorizzazione del personale scientifico.
Quindi, non accettiamo che si proceda con sistemi di spoil system nei confronti di presidenti e membri del consiglio.
PRESIDENTE. Deputato Goisis, concluda.
Pag. 22PAOLA GOISIS. Concludo, Presidente. Dichiariamo pertanto il nostro voto favorevole alla questione pregiudiziale in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore della questione pregiudiziale di costituzionalità, anche se nel corso dei lavori della Commissione cultura alcuni aspetti che sono stati correttamente rilevati nel testo della pregiudiziale in parte sono stati superati. Il superamento è però parziale: rimane in piedi la critica di carattere giuridico e di rilevanza costituzionale su un provvedimento, che già nel momento iniziale del suo iter, quando il Governo lo ha presentato al Senato della Repubblica, si presentava in una forma inaccettabile e violava numerose norme della Carta costituzionale.
Il lavoro, svolto di concerto con l'opposizione, prima al Senato e, più segnatamente, alla Camera dei deputati, ha determinato un miglioramento sostanziale del testo e il superamento di alcuni degli aspetti più rilevanti, che determinavano l'incostituzionalità del disegno di legge in esame.
Tuttavia, siamo in presenza comunque di un provvedimento contenente una delega al Governo, che in alcuni punti appare volutamente generica, che era partita con il principio e l'obiettivo di «conculcare» l'autonomia degli enti di ricerca e che solo in parte è stata, in qualche modo, superata, addolcita e resa gestibile e accettabile dalla logica, prima ancora che dalle valutazioni di ordine politico, giuridico e costituzionale.
Pertanto, il giudizio politico di Alleanza Nazionale rimane negativo e, per tali ragioni, confermiamo il voto favorevole alla questione pregiudiziale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà a favore della questione pregiudiziale presentata dai deputati Leone, La Loggia ed altri, perché la ritiene sensata.
In effetti, è incostituzionale - rispondendo alla collega Froner - tutto ciò che supera i dettati della nostra Costituzione, che non si possono alterare nemmeno con gli emendamenti: o una norma è costituzionale o non lo è, a prescindere dagli emendamenti, che sono una questione diversa e vengono esaminati alla fine. Quindi, l'intervento che la collega ha svolto a nome dell'Unione era veramente fuori tema.
Il quadro paradossale che ho di fronte con questo disegno di legge è che i nostri migliori ricercatori (il vivaio) escono dall'Italia, se ne vanno con la valigia in mano ed entrano, invece, gli extracomunitari da ogni dove. Eppure, il Ministro Moratti e il Viceministro Caldoro, durante il Governo Berlusconi, avevano predisposto una legge che stava dando veramente i primi frutti, che erano sotto gli occhi di tutti: le nostre menti migliori rimanevano in Italia e l'esodo era rallentato.
Sappiamo tutti che la ricerca è necessaria per lo sviluppo economico e produttivo e che una legge, oltre che un profilo sostanziale, deve avere un profilo metodologico in termini di riferimenti normativi certi e stabili, altrimenti non siamo competitivi con la nuova industrializzazione dei Paesi concorrenti. La ricerca, quindi, deve compensare il gap che esiste nei loro confronti.
Ebbene, in questo disegno di legge portato all'attenzione della Camera dei deputati, già approvato dal Senato, c'è un'eccessiva commistione fra politica e ricerca, in palese contrasto con il principio di libertà sancito dall'articolo 33 della Costituzione: viene meno l'autonomia statutaria degli enti di ricerca e del sistema di governance degli stessi, tanto più che il meccanismo di valutazione dell'attività di ricerca è scarsamente efficace.
È veramente un'abiura leggere che è il Ministero della ricerca a predisporre iPag. 23regolamenti e non già gli enti di ricerca, le varie università e i vari ricercatori nella loro autonomia.
Si tratta quindi di un'entrata a gamba tesa della politica e del Ministro Mussi sulla nostra ricerca, sui nostri ricercatori. Se il bel tempo si vede dal mattino, anche in questo campo è tempesta piena, che indurrà i nostri ricercatori ancora una volta, a recarsi all'estero perché in Italia vi è troppo statalismo, troppa burocratizzazione. Probabilmente nel nostro Paese si fa ricerca solo avendo in tasca certe tessere di partito, altrimenti ai luoghi dove si fa ricerca non ci si può nemmeno avvicinare (Applausi della deputata Goisis). Sapendo bene che quelle tessere non porteranno a nessun risultato, l'Italia rimarrà, nel campo della ricerca, la Cenerentola di tutti i Paesi.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, dobbiamo passare ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 15,55.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Leone ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 246).
Prendo atto che i deputati Fugatti e Garavaglia hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato D'Elia ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.