Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2852-A.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 2852-A (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione vedi l'Allegato A - A.C. 2852 sezione 2; per il testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione vedi l'Allegato A - A.C. 2852 sezione 3; per le proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione vedi l'allegato A - A.C. 2852 sezione 4).
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è svolta la discussione sulle linee generali, al termine della quale il relatore e il Governo hanno replicato.
Avverto che il Governo ha presentato l'emendamento Dis.1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2852 sezione 5), del quale la Presidenza ha verificato l'ammissibilità. Tale emendamento, il cui testo è in distribuzione, è stato trasmesso ai gruppi, alla Commissione Bilancio, competente per l'esame in sede referente, nonché alla Commissione Affari costituzionali che ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 2852 sezione 1). L'emendamento è stato altresì esaminato dal Comitato dei nove della Commissione Bilancio.
Avverto, inoltre, che il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali ha preannunziato, con lettera, l'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia sul predetto emendamento.
(Posizione della questione di fiducia - Dis. 1.1 - A.C. 2852-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, colleghi, come da lei ricordato, questa mattina ho trasmesso alla Presidenza un emendamento del Governo al decreto-legge n. 81, preannunziando l'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia. Il disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia finanziaria si pone in una linea di sostanziale continuità con l'azione che il Governo ha portato avanti nel primo anno della legislatura. Abbiamo sostenuto che il riferimento per la nostra iniziativa è dato dalla necessità, dalla scelta di tenere strettamente collegati gli obiettivi di risanamento, di equità e di sviluppo. Si è trattato di un impegno finalizzato in primo luogo ad affrontare la grave situazione finanziaria del Paese, che richiedeva interventi urgenti e non rinviabili. Con la legge finanziaria per il 2007 il Governo ha posto in essere le condizioni affinché si avviasse un percorso di risanamento certo e visibile. Credo che ogni osservatore che voglia valutare le questioni in modo oggettivo possa non disconoscere questa realtà.
Il Governo vuole proseguire in tale direzione, prendendo atto dei risultati raggiunti e degli obiettivi che con continuità devono ancora essere perseguiti. Tra i risultati vi è stato anche quello di ottenere un sensibile miglioramento della situazione finanziaria. Non è certo questa la circostanza adatta per analizzarne le cause; certamente, non è soltanto merito del Governo, vi è stato anche l'impegno degli italiani, delle imprese e del mondo del lavoro. Altrettanto certamente non può essere considerata estranea a tale obiettivo l'azione di sostegno allo sviluppo che abbiamo messo in atto, quella di prevenzione e di contrasto all'evasione condotta con efficacia e che dovrà ulteriormente proseguire.
È in virtù di tali risultati che oggi, con maggiore nettezza, è possibile affiancare all'azione di risanamento l'attuazione di alcune misure di equità sociale e di sostegno alla competizione. Tra queste, voglio ricordare in particolare l'aumento delle pensioni minime ed un'anticipazione a settembre dello stesso, le agevolazioni per il riscatto della laurea e per la totalizzazione dei periodi contributivi da parte dei giovani, l'applicazione delle norme del patto di stabilità interno, ossia la rimodulazione della redistribuzione degli avanzi di amministrazione per i comuni allo scopo di realizzare investimenti. Tale misura è ancora parziale, posso definirla insufficiente, ma va comunque nella giusta direzione.
Inoltre, vorrei segnalare la destinazione di maggiori risorse ai comuni confinanti con regioni a statuto speciale; gli incentivi alle imprese e alla crisi di imprese; l'erogazione del contributo italiano al Fondo per la lotta contro l'AIDS; l'incremento dei trasferimenti a Poste, Ferrovie, ANAS e Enel e l'accesso al credito a tutti coloro che hanno un'età compresa tra i diciotto e i quarant'anni.
Alcune di queste misure sono state migliorate durante il dibattito in Commissione, mentre altre sono state introdotte. Il dibattito si è svolto in modo compiuto e ha prodotto risultati apprezzabili e per tale motivo voglio ringraziare la Commissione, sia le forze di maggioranza che di opposizione. Del resto, del clima di confronto serio e costruttivo è stato dato atto in Commissione anche da parte dell'opposizione. Come ricorderete, la Conferenza dei Presidenti di gruppo del 12 luglio scorso, stante la complessità del provvedimento, stabilì che la discussione sulle linee generali del decreto-legge n. 81 del 2007, già prevista per lunedì scorso, doveva aver luogo a partire da oggi, proprio per venire incontro anche alle richieste della Commissione volte ad ottenere più tempo per l'esame.
Il testo approvato è frutto di un consenso della maggioranza sulle priorità chePag. 95si ritengono fondamentali e, inoltre, esprime misure importanti e complesse di governo, a nostro giudizio non ulteriormente modificabili. L'emendamento presentato dal Governo fa proprio il testo avanzato in Commissione, tranne i commi 3-bis e 3-ter dell'articolo 15 in materia di ammortamento dei fabbricati. Il Governo, infatti, per correttezza istituzionale, ha inteso evitare un possibile contrasto con la deliberazione assunta in materia dal Senato nel corso dell'esame del disegno di legge n. 1485. Naturalmente, è stato un errore del Governo non aver fatto presente, già in Commissione, tale aspetto.
Il decreto-legge, che scade il 31 agosto 2007, è in prima lettura presso questo ramo del Parlamento e prima della chiusura delle Camere per la pausa estiva dovrà essere approvato dal Senato. Quindi, è evidente che i tempi sono quanto mai ristretti. La nostra scelta, dunque, ubbidisce ad esigenze di natura politica. È per questi motivi, signor Presidente e colleghi, che, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento del Governo Dis 1.1, su cui è stata dichiarata l'ammissibilità dalla Presidenza, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 2852 di conversione del decreto-legge 2 luglio 2007 n. 81, che reca disposizioni urgenti in materia finanziaria.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, sono imbarazzato, dopo l'intervento del Ministro Chiti che, con un tono sommesso e quasi scontato, ha descritto all'Assemblea una situazione che, ancora una volta, al di là della buona educazione, ci pone di fronte ad un fatto politicamente assolutamente rilevante, ovvero che, ancora una volta, con queste iniziative reiterate, il Parlamento viene totalmente espropriato delle sue funzioni primarie parlamentari. Ciò è assolutamente inaccettabile ed è un problema politico che ormai non è più commentabile.
Mi auguro, pertanto, che la maggioranza ne prenda atto, in quanto i primi ad essere offesi non sono i parlamentari di centrodestra, che, ancora una volta, registrano una situazione assolutamente inaccettabile, ma sono, numerosi, i colleghi del centrosinistra che, in tante occasioni, sulla stampa, avanzano delle richieste che vengono totalmente negate da una situazione parlamentare ormai inaccettabile. Il ministro Chiti batterà tutti i record relativi a questo tipo di interventi nella legislatura in corso, che mi auguro sia, per il bene del Paese, la più breve possibile (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, a questo punto, essendo stato superato, credo, il limite di sopportazione da parte del Paese e del nostro popolo, mi domando se il Governo, Ministro Chiti, ci chieda la fiducia e intenda realmente ottenerla o se, addirittura, non spera che gli venga rigettata.
Lei, ormai, San Sebastiano trafitto da una freccia (una in più o in meno), ci ha abituato a questa scena sostanzialmente pietosa. Mi chiedo, però, cosa debba pensare il cittadino comune, al di là di noi, che potremmo essere dipinti come esperti o addetti ai lavori.
Lei è stato sostanzialmente onestissimo: non ha osato - e gliene do atto - sostenere che l'opposizione abbia creato le condizioni perché si dovesse ricorrere allo strumento della fiducia; gliene do atto, non ha osato sostenerlo: sarebbe stato inverecondo e privo di qualunque oggettività. Affermare semplicemente che sul testo in discussione - sul quale giudicate voi se chiedete o meno la fiducia - sia stato raggiunto un accordo all'interno della maggioranza, è veramente un'esibizionePag. 96di senso dell'humour che possiamo gradire sul piano personale, ma non sul piano politico.
I cittadini comuni, stamattina, hanno ascoltato dai telegiornali e letto sulla stampa che membri del Governo hanno «semipresentato» e «semiritirato» le loro dimissioni - che sono state «semiaccolte», e delle quali in maniera piangente è stato sollecitato il ritiro - con valutazioni tremende, dicendo che la maggioranza di Governo è ormai tutta sbilanciata o, addirittura, schiava di una parte della maggioranza stessa, mentre altri replicano esattamente il contrario. Affermare che vi sia un accordo sul testo, onorevole Ministro, vuol dire superare i limiti della logica e della presentabilità politica. A fronte di questo, pertanto, il Paese esige un'opera di moralizzazione sostanziale del confronto politico.
In questi giorni, spesso, facendo di tutt'erbe un fascio e dando masochistico alimento all'antipolitica dilagante, si parla dei costi della politica: sostenere che un'istituzione costi o non costi troppo, a cominciare da quella rappresentativa della massima sovranità democratica - ossia il Parlamento - quando di proposito si aggira e si espropria il Parlamento stesso delle sue più gelose e doverose prerogative, significa veramente dare un incentivo a questa marea di antipolitica, spesso demagogica, che non so dove possa portare, nel rapporto concreto tra governanti e governati.
Noi di Alleanza Nazionale, mossi al tempo stesso da un forte senso delle istituzioni, ma anche da un forte senso di responsabilità verso l'opinione pubblica ed il cittadino, vi invitiamo a dire, con chiarezza, per quanto tempo ancora intendiate andare avanti a colpi di fiducia e sfiducia e vogliate infliggere al Paese e a voi stessi questa stranissima, incomprensibile, dannosissima via crucis.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo brevemente: mi sembra che esprimersi oggi sulla questione di fiducia, contro il Governo e la maggioranza, significhi quasi sparare contro la Croce rossa. Intervengo pacatamente, perciò, per rivolgere una domanda al Ministro Chiti, con tutto il rispetto e la stima che nutro nei suoi confronti: perché avete posto la questione di fiducia? Le motivazioni che lei ha sottoposto all'attenzione dell'Assemblea non sono reali: i tempi di validità del decreto sono ancora lunghi ai fini della decadenza. Mai come questa volta mi sembra che l'atteggiamento dell'opposizione sia stato in gran parte in linea con l'atteggiamento della maggioranza, sia in Commissione, sia nei meandri di questo Palazzo. Se il Ministro Chiti non vuole rispondere alla mia domanda, potrei forse intravedere la volontà di una spinta di accelerazione che lo stesso Governo vuole dare, per chiudere la vicenda governativa di questa ormai inesistente maggioranza.
Il fatto stesso di aver prima portato all'attenzione della Camera il maxiemendamento e di aver, in seguito, posto la questione di fiducia è la riprova di quello che sto dicendo: oggi, altrimenti, non si sarebbe verificato quello che è un atto di scorrettezza del Governo nei confronti del Parlamento, non nei confronti dell'opposizione: nei confronti dell'intero Parlamento!
Non è scorretto aver cancellato quella norma che in maniera improvvisa era stata inserita al Senato - mi riferisco alla vicenda legata all'ICI, per dirla in breve - ma il fatto che il Governo abbia presentato in Parlamento un maxiemendamento, dicendo alla Commissione bilancio ed al Comitato dei nove: così è se vi pare, perché non si cambia. Gli accordi tra lo stesso Governo e la sua stessa maggioranza erano, invece, di recepire all'interno del maxiemendamento alcuni elementi condivisi all'interno della Commissione bilancio, sia dalla maggioranza sia dall'opposizione. Invece, si pone la questione di fiducia con il maxiemendamento già pronto, senza possibilità di variarlo e dopo che la Presidenza della Camera ne ha valutato l'ammissibilità.Pag. 97
Se questo è il modo di comportarsi, lo ripeto, non nei confronti dell'opposizione, ma nei confronti del Parlamento, mi sembra che l'unica volontà che posso intravedere in questo atteggiamento sia quella di accelerare quanto più possibile la morte di questo Governo. Sono gli stessi componenti della maggioranza, infatti, che sono scontenti di questo atteggiamento e di non aver portato all'interno del provvedimento in discussione una serie di disposizioni volute dalla maggioranza, ma condivise anche dall'opposizione. Ecco perché mi sembra impossibile che il Ministro Chiti possa rispondere alla domanda che ho posto all'inizio, perché evidentemente vi sono ragioni che non si possono dire e che non si possono esporre in quest'aula, e ci si affida, da parte di questo Governo, ad una serie di argomentazioni inutili.
Qualcuno mi suggerisce, qui a fianco, che forse ci si affida ad altro, che non voglio ripetere, ma tengo a dire che il Governo non può venire in quest'aula, dopo un percorso effettuato in maniera seria, grazie anche al suo aiuto, signor Presidente, nel momento in cui ha ritenuto che il provvedimento avesse bisogno di maggiore attenzione, prolungando i termini di esame all'interno della Commissione bilancio - ricorderà la vicenda, e la ringraziamo ancora per ciò che ha fatto -, a dire che non si può toccare nulla, in assenza di ostruzionismo e di scadenze immediate di termini, e in presenza forse di qualcos'altro.
Signor Presidente, non si può venire qui a chiedere la fiducia, quando oramai la fiducia a questo Governo non la danno neanche gli stessi membri del Governo stesso, vedi Bonino e company (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
SEBASTIANO NERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, non voglio certamente anticipare i termini della discussione che si avrà sul voto di fiducia, ma, ancorché ampiamente annunciato che oggi sarebbe stata posta la questione di fiducia da parte del Governo sull'utilizzazione del cosiddetto «tesoretto», non ho potuto comunque esimermi, nel corso di tutta la giornata, dal pensare a questa bizzarria.
Non più tardi dell'altro ieri - era sulla stampa di ieri - il Governatore della Banca d'Italia (scelto dal Governo, che ha riconosciuto evidentemente, oltre alle indubbie doti professionali, unanimemente note, anche la possibilità di avere un rapporto istituzionale fiduciario con l'organismo di controllo del nostro sistema bancario, ampiamente incidente anche sul sistema monetario, visto che la Banca d'Italia partecipa con peso specifico notevole alle vicende della Banca centrale europea), con un ragionamento che sul piano strettamente economico non fa una piega, ha detto non vi è nessun extragettito da poter utilizzare, perché i conti che lo Stato italiano oggi deve tener presenti sono non solo deficitari, ma peggiorati rispetto alla situazione ereditata nel 2006 e rispetto alla situazione lasciata dal Governo precedente.
Affermo ciò non perché voglia apprezzare l'operato di un Governo che, comunque, rispetto al Mezzogiorno - parlo del Governo Berlusconi - non è stato attento come ci saremmo aspettati, ma perché non è assolutamente vero - dati alla mano - per i rapporti che riceviamo quotidianamente e per le dichiarazioni del Governatore della Banca d'Italia, che con la manovra finanziaria 2007 i nostri conti siano stati messi a posto.
Inoltre non è assolutamente vero, quindi, che oggi si possa cominciare a pensare di costruire una prospettiva economico-sociale diversa e migliore rispetto a quella, non soddisfacente, che ci siamo trovati tutti a fronteggiare nei mesi precedenti.
Il Governatore della Banca d'Italia si limita a esporre un ragionamento che qualunque padre di famiglia, senza particolari studi di economia, potrebbe apprezzare e condividere, affermando che, se si ha un debito di 100 e si incassa inaspettatamente 10, che non si pensava di incassare, significa che si deve cominciare a pensare che il debito è diventato di 90,Pag. 98non spendere i 10 e mantenere inalterato il debito di 100, che produce, prospetticamente, un indebitamento maggiore.
Il Governatore della Banca d'Italia afferma ancora che nel momento in cui si pensa di distribuire questo ipotetico extragettito - che, rispetto alle aspettative, potrebbe anche, con un gioco dialettico, essere considerato tale - si debba evitare di distribuire somme con effetto strutturale (cioè tali che, da questo momento in poi, saranno sempre attribuite a quelle voci), senza sapere se nel futuro vi sarà la copertura finanziaria, perché l'extragettito non è strutturale e l'impegno di spesa invece lo è.
Ecco perché mi è sembrato bizzarro che si parlasse di distribuire ciò che non c'è, e che nel distribuire ciò che non c'è non si fosse pensato a misure congiunturali, cioè che avessero una finalità immediata, contingente e non riproducibile, quindi non strutturale, negli esercizi finanziari futuri. Ed ecco perché, in questa logica di distribuzione fiduciaria di ciò che non c'è, dobbiamo ancora una volta lamentare l'assenza di un'attenzione per il Mezzogiorno, atteso che già nel question time che ci ha preceduto è stato dimostrato come i 350 milioni di euro destinati alla manutenzione straordinaria della viabilità in Sicilia siano solo ipotetici, debbano andare al CIPE e possano sparire con un gioco di prestigio, così come con un inganno sono stati impegnati.
Mi pare che la serietà del Parlamento richieda una coerenza maggiore da parte del Governo. Approfondiremo, nel dibattito che precederà il voto di fiducia, tali tematiche. Intendevo, nell'immediatezza della proposizione della questione di fiducia, stigmatizzare un atteggiamento che, da italiani, ma soprattutto da meridionali, ci lascia veramente preoccupati.
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo visto che il Governo, dunque, appare deciso a rischiare tutto sul decreto-legge concernente l'extragettito: tutte le risorse disponibili sono state convogliate in tale provvedimento, e si tratta di misure che sono state, ovviamente, di volta in volta contestate dalle varie categorie che venivano colpite, oppure hanno suscitato i richiami di Bruxelles.
Tuttavia, la manovra d'estate l'avete voluta portare avanti; non avete avuto il coraggio di inserire - come voleva la Commissione finanze - il riordino delle convenzioni per la gestione delle reti telematiche dei giochi elettronici (materia che avete riservato ad un decreto legge ad hoc); quindi avete centellinato perbene, ovviamente, questo grosso ricatto che vi viene dalla sinistra massimalista e sindacale; avete scelto una parte minoritaria della vostra maggioranza, a discapito di quella maggioritaria: effettivamente state rischiando tutto con questo «tesoretto» e, di fatto, state cambiando anche la terminologia della lingua italiana, perché fra poco, nel vocabolario, dallo Zanichelli in poi, il termine «tesoretto» sarà indicato come termine dispregiativo, per continuare a fregare l'Italia e gli italiani.
È questo ciò che avete fatto, e credo - me lo consenta, visto che anche la Corte suprema ha ritenuto che non sia un'offesa quella che sto per pronunciare - che la stragrande maggioranza degli italiani urli a tutto il Parlamento il classico «vaffanculo»!
Lo ripeto, non vuole essere un'offesa, ma visto che la Corte di cassazione ha stabilito che si può usare, uso questo termine per sintetizzare quello che è questo decreto-legge e come viene considerato dagli italiani.
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle 17,30 nella biblioteca del Presidente, per l'organizzazione del seguito del dibattito. La seduta dell'Assemblea riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
Sospendo pertanto la seduta.
La seduta, sospesa alle 17,20 è ripresa alle 18,40.