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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1287 (ore 15,15).
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri.
Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali, hanno replicato il relatore ed il Governo, che ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1287 sezione 1), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1287 sezione 2).
Secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, avranno ora luogo alcuni interventi per l'illustrazione degli emendamenti (Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, ed all'articolo unico del disegno di legge di conversione, vedi l'allegato A - A.C. 1287 sezioni 3 e 4).
(Illustrazione delle proposte emendative - A.C. 1287)
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'illustrazione delle proposte emendative presentate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Onorevole Presidente, colleghi, per il mio primo intervento in aula avevo immaginato di dovermi occupare di cose ben più interessanti per i cittadini, ed invece mi trovo costretta ad affrontare un provvedimento che giudichiamo negativamente, perché completamente lontano da quello che interessa alla gente che è al di fuori di questo Palazzo.
È un provvedimento che ha come unico obiettivo quello di aumentare il numero di ministri e di sottosegretari, quindi di moltiplicare le poltrone, alle quali avete attaccato «pezzi» e «pezzettini» della vostra maggioranza per evitare che questa crollasse, ancor prima di cominciare.
Ebbene, avete ottenuto sì il risultato di tenere in piedi, almeno per il momento, la vostra coalizione, ma l'avete fatto pagando un prezzo altissimo, il prezzo più alto che in politica si possa pagare dinanzi all'elettorato. È iniziata infatti questa vostra travagliata legislatura all'insegna della menzogna: ecco perché pagate un prezzo alto dinanzi agli italiani!
Con il presente decreto-legge, con cui aumentate il numero di ministri e sottosegretari, sostanzialmente fate emergere due gravissime bugie che avete detto agli italiani. La prima è una bugia di cui è responsabile direttamente il Presidente del Consiglio Romano Prodi, ed è grave pensare che questa bugia non l'abbia detta in una riunione di partito, o al bar con gli amici, oppure in un'intervista giornalistica o televisiva: il vostro Presidente del Consiglio, Romano Prodi, quella menzogna l'ha detta dinanzi alla più alta carica dello Stato, all'interno della sede istituzionale più importante del nostro paese.
Il Presidente Prodi, infatti, dopo avere sciolto la riserva e presentato la lista dei ministri al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando alla stampa al momento del congedo dal Quirinale, annunciò la lista dei ministri dando ad Alessandro Bianchi il titolo di ministro dei trasporti, a Fabio Mussi quello di ministro dell'università e della ricerca scientifica, a Paolo Ferrero quello di ministro per la solidarietà sociale. Prodi mentiva e commetteva una grave scorrettezza istituzionale, perché sapeva benissimo che quei tre componenti del Governo, in quel momento, erano soltanto dei ministri senza portafoglio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). In quel momento, infatti, i tre ministeri in questione non esistevano ancora, essendo stati istituiti soltanto alcune ore dopo con il primo decreto varato dal Consiglio dei ministri. Ecco allora la gravità della menzogna detta da Prodi al Quirinale, grave nei confronti del Presidente della Repubblica, del Parlamento e, ancora più grave, nei confronti dei cittadini italiani. Comprendiamo che se Prodi non avesse mentito dinanzi ai microfoni del Quirinale, probabilmente non sarebbe stato in grado neanche di tenere il primo Consiglio dei ministri, poiché alcuni componenti della sua maggioranza avrebbero protestato per non avere ottenuto quanto gli era stato promesso in cambio dell'appoggio politico.
Passiamo alla seconda menzogna. Avete mentito a voi stessi nel vostro programma, quello dell'Unione, quasi tutto scarsamente interessante e difficilmente leggibile. In quel programma però vi era un passaggio che aveva colpito tutti, noi che siamo all'opposizione, gli osservatori, gli opinionisti e, soprattutto, i cittadini. Avevate infatti promesso al paese la riduzione dei costi della politica, la riduzione delle poltrone, poiché volevate dare un segno di rispetto ai cittadini in un momento in cui ad essi si chiedono dei sacrifici.
Qualcuno probabilmente ha creduto a quello che avevate scritto; probabilmente 25 mila persone vi hanno votato solo ed esclusivamente perché avete promesso questo e proprio quelle 25 mila persone vi hanno permesso di superare elettoralmente la nostra coalizione. A quelle personePag. 44invece avete mentito, perché il vostro primo atto è andato in controtendenza, diametralmente opposto a quanto avevate garantito. Eppure, la storia della riduzione dei ministeri ha origine all'interno della vostra coalizione. Come è stato più volte detto, fu l'ex ministro Bassanini a volere una riforma che puntasse all'accorpamento dei ministeri.
Ebbene, noi, che siamo stati contrari all'impianto complessivo di questa riforma, abbiamo rispettato questo aspetto molto più di voi. È vero che nel 2001 costituimmo due nuovi ministeri, il Ministero delle comunicazioni e quello della salute, ma lo facemmo perché ritenevamo che ci fossero delle ragioni politiche, che il paese non potesse restare senza due dicasteri importanti: quello delle comunicazioni, dedicato ai problemi che riguardano questioni industriali, ma anche i contenuti e, quindi, questioni culturali, e quello della salute, capace di garantire le linee guida nazionali per riconoscere il sacrosanto diritto, costituzionalmente garantito, alla salute e per evitare la distinzione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, determinata dalla serie di competenze che voi avete delegato alle regioni in tema di salute.
Allora, che fine ha fatto la rivoluzione di Bassanini, la rivoluzione di chi, come voi, spiegava all'interno di quest'aula che bisognava ridurre il numero di ministeri e che poi, appena arrivati al Governo, si è spartito il potere, decidendo di fare esattamente il contrario? Ho ripercorso queste vostre contraddizioni per dimostrare che, come spesso accade, predicate bene e razzolate male. I cittadini devono saperlo e comprenderlo fin dal primo provvedimento che avete portato all'attenzione del Parlamento.
Aveva predicato bene Bassanini, ma alla prima occasione avete fatto l'esatto contrario di ciò che aveva previsto. Aveva predicato bene tutta l'Unione, scrivendo nel suo programma che voleva ridurre i costi della politica, ma ha razzolato male tutta l'Unione, aumentando i costi della politica, fino a dare vita al Governo più numeroso della storia della Repubblica italiana.
Siete arrivati anche all'assurdo: siete arrivati a toccare il fondo nel momento in cui non avete avuto il coraggio di schierarvi apertamente quando abbiamo discusso la mozione del nostro capogruppo Elio Vito sui costi della politica.
Aveva predicato bene il relatore di questo provvedimento, l'onorevole Marco Boato, persona nota per la sua coerenza e per la sua onestà intellettuale, che credo in questi giorni si trovi a disagio, perché, come relatore, deve sostenere la bontà di un provvedimento che lui sa essere un pessimo provvedimento. Quando cinque anni fa arrivò in aula il decreto-legge che istituiva i ministeri delle comunicazioni e della salute, l'onorevole Marco Boato fu molto attento a criticare quella scelta e disse una cosa molto importante, ossia che questi ordini di problemi non potevano essere affrontati con un decreto-legge, ma che c'era bisogno di rispettare maggiormente il Parlamento, portando all'attenzione delle Camere un disegno di legge e dando la possibilità al Parlamento di modificare un organo costituzionale quale il Governo mediante una procedura legislativa corretta.
Noi non critichiamo quanto egli disse l'altra volta, ma siamo d'accordo con l'onorevole Boato, non con quello di oggi, ma con quello di cinque anni fa, che disse che un Governo, prima di ricevere la fiducia, non è pienamente legittimato ad emanare un decreto-legge. Certo, comprendiamo che l'errore fu commesso anche dal centrodestra cinque anni fa, ma il centrodestra non lo ha fatto per una questione di poltrone, ma per una questione politica e, quindi, di merito.
Sarebbe stato auspicabile, allora, un intervento coerente da parte di Boato, con cui il relatore avesse detto all'aula, anche oggi, a distanza di cinque anni, nonostante il cambio di maggioranza, che questo provvedimento è scarsamente rispettoso del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Aveva predicato bene l'onorevole Franceschini, capogruppo in quest'aula dell'Ulivo, un gruppo importante, visto che è il maggior gruppo della maggioranza che sostiene il Governo. Franceschini, addirittura,Pag. 45paventò un rischio, sostenendo che in caso di mancata conversione del decreto-legge si sarebbe potuta mettere in discussione addirittura la validità della fiducia che il Governo aveva ottenuto in Parlamento. Ci piacerebbe sapere cosa pensa oggi l'onorevole Franceschini: se sostiene la stessa tesi che sosteneva cinque anni fa, o se, temendo che la maggioranza di cui è autorevole esponente possa trovarsi in crisi, pensa l'esatto contrario di quanto affermò allora.
Noi vorremmo confrontarci e scontrarci con la maggioranza su cose serie e concrete che riguardano i cittadini. Vorremmo parlare in quest'aula di sicurezza, dei problemi del lavoro, della modernizzazione del paese, dell'eccesso di burocrazia, della scarsa competitività del nostro paese, delle maggiori attenzioni che debbono essere rivolte alle donne, ai giovani, agli anziani e ai bambini. Invece, siamo qui, bloccati in questa prima fase della legislatura a parlare di «mille proroghe», di ministri e di sottosegretari in più, che voi dovete sistemare.
Questo è il danno che state facendo all'Italia. Questa è la più grave offesa che state facendo al nostro paese, tra l'altro mentendo e cambiando idea rispetto al passato, ed è per questo che siamo completamente e profondamente contrari a questo provvedimento. Siamo certi che, se continuerete così, il vostro lavoro sarà tutto a nostro favore, ossia sarà a favore di chi questo paese vuole cambiarlo davvero (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Onorevole Presidente, signor rappresentante del Governo, mi devo complimentare con la collega Carfagna la quale, facendo parte della Commissione affari costituzionali della Camera, ha dato al suo intervento un taglio politico molto ampio che mi sento di condividere. Come membro della Commissione agricoltura darò al mio intervento invece un taglio più tecnico.
Devo ringraziare il mio capogruppo, onorevole Elio Vito, per aver chiesto ed ottenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo che si procedesse in Assemblea all'illustrazione delle proposte emendative presentate al provvedimento in esame. Se ciò non fosse stato possibile - mi rivolgo, in particolare, al relatore Marco Boato - alcune argomentazioni contenute nel presente provvedimento sarebbero rimaste lettera morta ed altre sarebbero passate inosservate nonostante il grave danno e il nocumento che da questo provvedimento potrebbe derivare all'organizzazione dei vari Ministeri.
Onorevole Boato, nel corso di questi anni ho avuto modo di apprezzarla per la meticolosità e la puntualità dei suoi interventi. Desidererei che la stessa puntualità e la stessa meticolosità lei la dimostrasse anche adesso, in veste di relatore del provvedimento. Ma questo ormai lei non può più farlo perché il Governo ha posto la questione di fiducia e, quindi, non c'è più la possibilità di conoscere il suo pensiero sugli emendamenti presentati.
Io, insieme agli altri componenti della Commissione agricoltura, abbiamo presentato diverse proposte emendative. Tra queste, ce ne è una che mi stava particolarmente a cuore, peraltro non inserita nel fascicolo degli emendamenti forse perché dichiarata inammissibile. In tale emendamento si faceva riferimento non allo «spacchettamento», ma alla moltiplicazione dei Ministeri e delle relative competenze, con particolare attenzione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Nel maxiemendamento presentato dal Governo si prevede che al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio si estenda anche la competenza relativa al mare. Su tale estensione, onestamente, ho qualche perplessità. Finora, infatti, la competenza non del mare ma della pesca è stata esclusiva del Ministero dell'agricoltura, ora Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Questa estensione, onorevole Boato, mi preoccupa. È vero che la competenza relativa al mare si riferisce alla tutela dell'ambiente e alla salvaguardia marina, ma è altrettanto vero che, aPag. 46seguito dell'attribuzione di questa competenza al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, il ministro Pecoraro Scanio, molto affezionato ai temi ambientalisti, potrebbe anche sottoporre a vincoli alcune zone del mar Mediterraneo, del mar Ionio e così via, procurando grave nocumento ai nostri pescatori.
Quello che maggiormente mi preoccupa è che l'articolo 1 del disegno di legge di conversione in esame dà al Governo ventiquattro mesi di tempo per attribuire le competenze e le deleghe. Conseguentemente, potrebbe anche accadere che i ministri De Castro e Pecoraro Scanio interferiscano, nello svolgimento delle loro attività, in tema di mare. È su queste cose che noi riteniamo che, nel predisporre il maxiemendamento, sia stata fatta molta confusione, perché non sono state chiarite le competenze di ciascun ministero.
Come abbiamo avuto modo di dire al ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali nel corso dell'audizione svoltasi in XIII Commissione, oggi si potrebbe aprire uno scenario per la politica italiana, lo scenario cioè del Governo di centrosinistra, nel quale vi sono ministri che non hanno l'autonomia di decidere perché, come risulta evidente, vi sono altri ministri più forti (quelli di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Comunisti Italiani e dei Verdi) che vogliono appropriarsi di determinate competenze e vincolare l'attività del Governo.
Di questo siamo preoccupati, e non siamo assolutamente fuori tema quando interveniamo su tali argomenti! Ciò che più ci preoccupa è il colpo di mano di questo Governo, allorquando inserisce nel maxiemendamento il comma 9-bis dell'articolo 1 del decreto-legge. Cosa ci «azzecca» - come direbbe un ministro di questo Governo - la riforma dei consorzi agrari, di cui all'articolo 9-bis, con la moltiplicazione dei Ministeri? Allora, questo lo definiamo veramente un colpo di mano.
Ricordo che in Parlamento, nelle precedenti legislature, vi fu un lungo dibattito al riguardo, e al Senato e alla Camera furono presentate diverse proposte di legge per la riorganizzazione dei consorzi agrari. Adesso, in un provvedimento che non ha niente a che vedere con questa materia, si inserisce un comma che rivoluziona la vita dei consorzi agrari! Se non è un colpo di mano questo, ditemi di cosa si tratta!
Inoltre, denuncio che dietro questo colpo di mano vi sono interessi estremamente grandi, cari colleghi. È evidente che la vita della Federconsorzi è stata un pilastro per questa nazione. Tanto danno ha arrecato che in Parlamento abbiamo istituito una Commissione di inchiesta sulla Federconsorzi. Forse, quella Commissione non ha dato tutte le risposte; ma indubbiamente la vicenda dei consorzi agrari mi preoccupa. E al riguardo avanziamo una denuncia. La Federconsorzi ha attivato nei confronti del Ministero delle politiche agricole e forestali - mi rivolgo a lei, signor rappresentante del Governo, casomai non lo sapesse - un contenzioso pari a mille miliardi delle vecchie lire. Allora, siamo preoccupati dell'azzeramento con questo comma delle responsabilità che vi potrebbero essere anche in tale vicenda. Ho la sensazione che l'azzeramento dei consorzi agrari, camuffato con un miglioramento degli stessi attraverso la trasformazione in cooperative (così recita l'articolato), apra nuovi scenari.
Onorevoli colleghi, ho fatto alcuni conti: in Italia sono settantadue i consorzi agrari che in questo momento sono in difficoltà. Li elencherò, perché ciò rimanga agli atti. Inoltre, svolgerò un ragionamento che metterà in evidenza che c'è qualcosa che non va, e mi permetterò di spiegarlo. Ci sono ventinove consorzi agrari in gestione ordinaria, sei in gestione commissariata, ventidue in liquidazione e quindici con il ritirato esercizio provvisorio, per un totale di settantadue strutture. Adesso, tutto ad un tratto, con questa norma, si stabilisce che i consorzi agrari escono dal regime della legge speciale per rientrare nel regime normale delle cooperative. Ma questo passaggio, evidentemente, ha bisogno dei suoi tempi ed è necessario un dibattito in Parlamento, qualora anche noi fossimo d'accordo.
È evidente che il comma 9-bis crea seri problemi. Innanzitutto, crea problemi agliPag. 47stessi dipendenti e lavoratori dei consorzi agrari. Infatti, la legge n. 410 del 1999, che ha voluto il Governo di centrosinistra presieduto dal Presidente D'Alema, è stata approvata da tutto il Parlamento. Come ho affermato in un altro mio intervento, i temi dell'agricoltura in Italia sono stati trattati sempre in maniera bipartsan. Il Parlamento non si è mai diviso su questi argomenti. Non capisco perché proprio adesso il Parlamento si debba dividere, e perché non ci venga data la possibilità di discuterne.
Ebbene, con la legge n. 410 del 1999 si garantiva ai lavoratori dei consorzi agrari la mobilità e la trasformazione di questi in enti pubblici o in enti privati. Adesso, con un colpo di mano, quella legge viene completamente cancellata e non si capisce che fine faranno i lavoratori.
Signor rappresentante del Governo, mi fa piacere che lei mi stia seguendo perché sto trattando temi che la devono far riflettere, così come hanno riflettuto in Commissione agricoltura i colleghi della maggioranza, di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, che tanto dicono di difendere gli interessi dei lavoratori ma al momento di esprimere il parere non hanno avuto il coraggio di opporsi e hanno votato a favore semplicemente chiedendo, in modo che restasse agli atti, un impegno al Governo. Signor rappresentante del Governo, se lei vuole assumere un impegno deve prenderlo per salvaguardare gli interessi dei lavoratori. Non lo faccia fare a noi che siamo definiti liberali, liberisti e ci dicono che non ci interessiamo dei lavoratori: ora più che mai, come nel 1999, lo stiamo facendo.
Signor Presidente, ho la sensazione che questo Governo non stia tutelando né i lavoratori, né l'economia, date le considerazioni svolte. Sono anche preoccupato per un altro motivo, ed il mio gruppo ha presentato emendamenti in proposito. I consorzi agrari devono trasformarsi in cooperative semplici entro il 30 giugno 2007. Signori miei, ci volete far ridere? Vi rendete conto che entro nove mesi tali cooperative si devono trasformare? Per chi conosce un minimo di economia, per chi sa che bisogna fare la valutazione dei cespiti, è evidente che tale termine non basta, è evidente che lo avete messo solo per camuffare la parte iniziale a cui facevo riferimento. Non è il caso che il 30 giugno 2007 ci si riveda in questo Parlamento per ottenere una proroga per l'adeguamento delle cooperative. Nei nostri emendamenti, che, ahimè, non possono essere esaminati, chiedevamo che quel termine fosse spostato quanto meno al 30 giugno 2008, ma la decorrenza di tutto ciò di cui ho parlato prima avrebbe dovuto aver luogo successivamente. Non ha senso attivare tutto quello che ho detto e trasformare le cooperative, perché dal momento che diventano cooperative semplici parte il principio della mutualità.
Su questi temi chiedo la vostra attenzione, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signor relatore, che purtroppo si è distratto e me ne dispiace, pur con tutti i complimenti che gli avevo fatto a titolo personale. Mi auguro che in separata sede, in Transatlantico, mi dirà cosa ne pensa, lui che è stato sempre un garante, non un garantista, dei bisogni dei lavoratori: vorrei conoscere veramente il suo pensiero.
Non entro nel merito, signor Presidente, perché lo hanno fatto e lo faranno altri colleghi meglio di me, sulla spesa creata dal proliferare di ministri e sottosegretari. Mi lasci svolgere, come ha fatto l'onorevole Carfagna, qualche considerazione di carattere politico. Indubbiamente, come rappresentante del popolo, anch'io avrei voluto parlare al momento della fiducia al Governo Prodi, ma è evidente che i tempi non ce lo hanno consentito, non è stato possibile per tutti.
Caro collega Boscetto, credo che questa sia un'altra occasione per esprimere il nostro giudizio su questo Governo Prodi: il primo atto di tale Governo, quello dello «spacchettamento» e della moltiplicazione dei ministeri, ci fa esprimere un giudizio veramente negativo. Il Governo si era presentato come coalizione al paese con un programma preparato in una fabbrica e, signor Presidente, mi risulta che qualche volta anche lei sia andato a lavorare inPag. 48quella fabbrica. Purtroppo, adesso, nei fatti, quel programma vi sta creando seri problemi. Non poteva essere diversamente perché è indubbio che le culture, le provenienze, gli interessi che ognuno ha come parte politica nei confronti dei cittadini italiani vi portano distanti, dato che il così definito Governo di centrosinistra spazia dall'estrema sinistra ai centristi.
Concludo sottolineando che ciò rappresenta una preoccupazione per il paese. Non intendo bocciare il Governo, lo farò dopo con i fatti. Ma, dopo il decreto-legge in esame, possiamo veramente dire che questo è un esecutivo che non porterà bene al paese, che ha le idee confuse e che, quando si troverà ad affrontare problemi gravi, come quello delle missioni di pace e dei valori della famiglia e della libertà, dimostrerà i propri limiti.
Signor Presidente, la ringrazio, ma - mio malgrado - mi vedo costretto ad affermare che questo è un Governo che farà male al paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo ancora una volta alle prese con una chiara dimostrazione di bicameralismo imperfetto. Infatti, emerge una grave compressione del dibattito parlamentare con riferimento ad un decreto-legge che contiene una serie di norme estremamente importanti per il prosieguo della vita politica, amministrativa e istituzionale del nostro paese. Siamo di fronte ad un bicameralismo imperfetto, strabico, zoppo.
Poche settimane fa, il paese si è confrontato e si è diviso sul tema delle riforme costituzionali, che avevamo discusso in Parlamento e che erano state approvate nei modi previsti dalla legge. Dunque, il paese ha preso una decisione, è prevalsa una maggioranza. Invece, in questo caso, ci troviamo di fronte ad un qualcosa di diverso, vale a dire ad un utilizzo improprio degli strumenti parlamentari e costituzionali. In tal modo, si registra un grave pericolo per la nostra democrazia: non vorrei che vi fosse il rischio di un golpe istituzionale! Di tutto questo ci meravigliamo!
Proprio la Presidenza della Camera, che non deve essere espressione della maggioranza o della minoranza ma dell'intero popolo italiano, deve a nostro avviso farsi garante del rispetto di quelle regole che non possono essere a geometria variabile.
Il provvedimento in esame ha formato oggetto di diverse osservazioni del Comitato per la legislazione. Infatti, il testo contiene materie eterogenee: ad esempio, cosa c'entra con lo «spacchettamento» l'entrare a gamba tesa nelle questioni che riguardano i consorzi agrari, o altre questioni? Inoltre, l'urgenza che si sostanzia nell'esercizio della delega, vale a dire in 24 mesi, è veramente un'urgenza?
Ho l'impressione che la necessità e l'urgenza siano quelle di questa maggioranza di dare risposte a se stessa; ci troviamo, quindi, dinanzi ad una necessità e ad un' urgenza che non sono del paese. Altrimenti, sarebbe stato giustificato il ricorso al meccanismo della decretazione; ma si tratta, invece, di una necessità e di un'urgenza di natura assolutamente diverse.
Ancora una volta, a distanza di una settimana, siamo davanti ad un utilizzo assolutamente improprio della delega legislativa, nella fattispecie, per il riordino delle funzioni e dell'organizzazione della Presidenza del Consiglio. Ci si pone in chiaro contrasto con la legge n. 400 del 1988 e, in particolare, con il comma 12 dell'articolo 15 di quella legge; dobbiamo ancora una volta sottolinearlo.
Ma, caro Governo, caro sottosegretario, per quante altre volte violerete la legge e la prassi di questo Parlamento? E per quante altre volte ancora dovremo assistere a questa sorta di balletto, quasi una commedia, di ordini del giorno condivisi dalla maggioranza e finanche accettati dal Governo con i quali si prende atto della situazione e ci si impegna a non esercitarePag. 49i poteri della delega? Per quante volte ancora dovremo far ridere il paese e dovremo vergognarci di noi stessi guardandoci allo specchio? Da parlamentare già della scorsa legislatura, mi meraviglio che un collega così attento alle regole ed al rispetto delle stesse come il relatore, l'onorevole Boato, cui vanno il nostro rispetto e la nostra considerazione, aldilà dell'utilizzo del mezzo telefonico che sta facendo in questo momento...
MARCO BOATO. L'ascolto lo stesso!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. La ringrazio; non avevo alcun dubbio.
MARCO BOATO. La ringrazio anch'io.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ebbene, mi meraviglio di come un collega così attento al rispetto delle regole questa volta abbia accettato il mandato di relatore su un provvedimento che, invece, le viola in maniera assolutamente precisa e sostanziale!
Dunque, non entrerò, così come hanno fatto i miei colleghi, nel merito del cosiddetto «spacchettamento» (termine pessimo, assolutamente volgare); voglio piuttosto liquidare il discorso con una battuta, come ho già fatto la settimana scorsa, intervenendo sul cosiddetto decreto «mille proroghe». Ci troviamo di fronte, infatti, ad un ulteriore miracolo del Presidente Prodi e del vostro Governo: la volta scorsa, siete riusciti ad operare delle risurrezioni; adesso, ci troviamo dinanzi alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. Infatti, si tratta di provvedimenti che non sono nell'interesse del paese, ma si risolvono in una vera e propria moltiplicazione dei pani e dei pesci, nell'interesse esclusivo dei vostri quadri dirigenti, della vostra politica, dei vostri apparati; provvedimenti che rappresentano un danno grave per il paese e per il sistema Italia.
Al riguardo, voglio citare brevemente alcuni dei punti da voi affrontati con il decreto-legge. Ad esempio, cosa vi ha spinto a prevedere, al comma 2-quater (concernente il CIPE) dell'articolo 1 del decreto-legge, l'intervento, nelle riunioni del Comitato stesso, non più del rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, bensì del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, quasi per introdurre un ulteriore elemento di controllo politico nei confronti di questo organismo che già, politico, a dire la verità, è? Cosa vi ha portato, in sede di rielaborazione del comma 6 dell'articolo 1 del decreto-legge, a conferire al Ministero della solidarietà sociale le competenze in materia di servizio civile nazionale, sottraendole alla Presidenza del Consiglio (quindi, sostanzialmente modificando la concezione sino ad oggi mantenutasi del servizio civile nazionale, che rappresenta un momento fondamentale per l'interesse della nostra nazione)? Tale servizio assolutamente non può essere limitato e ridotto a qualcosa che ha a che fare soltanto con la solidarietà; è piuttosto sostitutivo e complementare rispetto al servizio volontario militare, al servizio sotto l'egida della Difesa. Cosa vi ha portato, inoltre, a prevedere, nel comma 6 dell'articolo 1 del decreto-legge, la totalità delle competenze in materia di immigrazione in capo al Ministero della solidarietà quando, sul tema dell'immigrazione, vi sono tutta una serie di questioni che riguardano anche la sicurezza nazionale le quali, invece, a nostro avviso, meriterebbero ben più alti livelli di attenzione?
Nel comma 9-bis, che si occupa dei consorzi agrari, almeno avete inserito - bontà vostra... - una parziale, residuale vigilanza (secondaria, a dire la verità) del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. La verità è che state intervenendo sul sistema dei consorzi agrari perché dovete pagare una cambiale ad alcuni sistemi imprenditoriali, specialmente a quelli delle grandi cooperative, che hanno tradizionalmente rappresentato, in Italia, nel settore agricolo ed agroalimentare, una sorta di contraltare rispetto al sistema dei consorzi agrari. Tra qualche mese, ci rivedremo qui nelle aule parlamentari, nelle Commissioni competenti. Abbiamo il fondato sospetto che siPag. 50stia tentando un'operazione che non è né di programmazione economica né, tanto meno, politica, ma di ben altra natura (probabilmente, di bassa macelleria).
Del comma 13-bis ha parlato poc'anzi l'onorevole Misuraca, al quale avevo segnalato la problematica relativa al passaggio delle competenze nel settore «del mare» (tra virgolette) sotto l'egida del Ministero dell'ambiente e del territorio, che diventa, così, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Dovete sapere che alcune problematiche riguardanti il settore del mare si ponevano già nella passata legislatura: avevano competenze in materia il Ministero delle politiche agricole, per quanto riguardava la pesca, ed anche il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, interessandosi quest'ultimo, in particolare, della sorveglianza sulla Guardia costiera, della sicurezza dei trasporti marittimi e della sorveglianza sui porti, materia che passa, ora, al Ministero dei trasporti. Oggi, c'è un terzo incomodo: il Ministero dell'ambiente! La verità è che, ancora una volta, state pagando una cambiale alle aree più estreme e più ideologizzate del vostro schieramento politico.
Vedremo quanti e quali saranno i conflitti quando vi dovrete occupare di pesca mediterranea, di pesche speciali, del sistema produttivo e delle filiere della pesca! Vedremo come riuscirete a mettere d'accordo, totalmente o anche soltanto parzialmente, visioni di natura economica, sociale e storica che danno sostanza all'importante settore della pesca in Italia, un settore che, in alcune aree del paese (soprattutto nelle fasce costiere), è radicato in esperienze che hanno alle spalle secoli e addirittura millenni di storia. Cosa accadrà quando i soggetti interessati si dovranno confrontare con chi ha del mare una visione soltanto edonistica e, per certi versi, assolutamente al di fuori della realtà?
Infine, il comma 19 attribuisce alla Presidenza del Consiglio dei ministri tutta una serie di competenze che, a mio avviso, difficilmente vedremo concretizzate in effetti reali e possibili nel prosieguo di questa legislatura.
La verità è che avete non tanto poche idee ma confuse, quanto idee confuse, contraddittorie e finanche pericolose per gli interessi della nazione. Sono convinto che gli italiani hanno cominciato a capirlo. Sono convinto, altresì, che gli italiani ci stanno guardando: sanno delle vostre divisioni e delle vostre divergenze; sanno che siete l'un contro l'altro armati e che alcune spinte interne stanno determinando la paralisi assoluta di questi primi mesi della vostra attività di governo e parlamentare. Sono convinto che i cittadini ci stanno guardando. Stanno riflettendo non tanto i nostri elettori - che già avevano capito prima - ma quella parte degli italiani moderati che vi aveva dato fiducia.
In ogni caso, noi saremo qui a sorvegliare e ad ingaggiare un confronto serio nelle sedi opportune, nelle aule parlamentari. Lo abbiamo fatto per questo provvedimento, che noi volevamo migliorare, se possibile, presentando una serie di emendamenti. Non è assolutamente colpa nostra se l'atto a cui ci riferiamo è arrivato qui soltanto due giorni addietro: è colpa della vostra inefficienza anche a programmare i lavori parlamentari, ed oggi siete costretti - non dall'ostruzionismo, ma dalla vostra inefficienza e, perché no?, anche dal vostro mero calcolo, dal vostro interesse - al voto di fiducia.
La verità è che voi volete sottrarvi al dibattito parlamentare anche per un altro motivo: non siete convinti non soltanto della bontà delle vostre ragioni, ma neanche della tenuta della vostra maggioranza, che inchiodate al voto di fiducia sia al Senato sia alla Camera. Siamo in presenza di una strana, distorta idea di democrazia e sono convinto che noi abbiamo il dovere di rappresentare queste cose, queste posizioni politiche, non soltanto all'interno dell'aula parlamentare, ma anche al paese.
Spero che coloro i quali sono chiamati oggi a farsi garanti delle istituzioni - torno a riferirmi alla Presidenza della Camera e al più alto scranno della nostra democrazia, del nostro sistema costituzionale, la Presidenza della Repubblica - trovino il sistema ed il modo di farvi riflettere.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Boscetto, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Nessun altro chiedendo di parlare, sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione delle proposte emendative.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.