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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1682 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale contro il doping nello sport, con Allegati, adottata a Parigi dalla XXXIII Conferenza generale UNESCO il 19 ottobre 2005 (Approvato dal Senato) (A.C. 3082) (ore 12,26).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3082)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola perPag. 25preannunciare il voto favorevole di Forza Italia in quanto riteniamo che la Convenzione in esame costituisca un passo fondamentale per rendere più efficiente la lotta contro il doping in campo internazionale.
Si dice che nello sport non ci sono nemici bensì avversari, ma il doping è un nemico dai contorni inquietanti e tragici. Per tale motivo in campo internazionale, sia il mondo dello sport, sia la politica, hanno cercato di contrastare il fenomeno con provvedimenti di varia natura. Essi sono stati tardivi, basti pensare che primo caso di doping risale al 1988 a Seul e soprattutto lacunosi.
Senza armonizzazione, le norme relative allo sport sono state emanate dalle federazioni in maniera assai diversificata. Le leggi nazionali sono una diversa dall'altra: per fare un esempio, nella gara di ciclismo Parigi-Roubaix si applicano quattro leggi diverse.
Ecco dunque perché riteniamo che la Convenzione in esame sia una tappa importantissima poiché legittima l'Agenzia mondiale antidoping creata al CIO e, soprattutto, adotta un codice unitario e armonico.
Signor Presidente, vorrei fare tuttavia una puntualizzazione. Il fair play non si usa neanche più nello sport e non fa parte delle regole del gioco del nostro Parlamento, ma nella relazione di accompagnamento al disegno di legge di ratifica, dal momento che ho preannunciato un voto favorevole, non ci sarebbe dispiaciuto avere un riconoscimento dell'attività posta in essere dal precedente Governo in campo sportivo - voglio trascurare tale aspetto che sembrerebbe autoreferenziale - e, soprattutto, dell'azione dei nostri esperti dei Ministeri dei beni culturali e degli affari esteri in sede di trattative UNESCO e con riferimento al codice mondiale antidoping. Come ho detto, un simile riconoscimento non appartiene alle nostre regole del gioco e le trascurerò, ma, signor Presidente, mi consenta di fare una recriminazione per concludere il mio intervento.
Il Ministro Melandri, nel luglio di quest'anno, nella conferenza stampa sul provvedimento in esame ha lamentato che il precedente Governo aveva tardato la ratifica della Convenzione UNESCO. Mi spiace dover rilevare che tale dichiarazione, poiché nelle sostanze doping vi sono anche degli stupefacenti, è veramente stupefacente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Forse è dovuta al fatto che vi è un Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive e ciò che prima veniva realizzato da un solo sottosegretario (anche modesto per la verità) delegato allo sport del Ministero dei beni culturali ora, invece, viene svolto da un Ministero, un Ministro e due sottosegretari. Evidentemente ciò mi fa capire che non c'è molta comunicazione fra di loro.
Concludo precisando che il 31 ottobre la Convenzione è stata approvata dall'UNESCO, il 1o dicembre 2006 è stata aperta alla firma degli Stati membri. I lavori delle Camere sono stati sospesi per le festività natalizie, a febbraio il Parlamento è stato sciolto, si sono svolte le elezioni e il Ministro Melandri pretendeva che, in pochi giorni, il vecchio Governo approvasse un provvedimento che l'attuale Governo ha approvato dopo un anno e mezzo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Pertanto è naturale definire stupefacente tale dichiarazione.
Concludo, signor Presidente, con una forma di collaborazione; non vorrei che anche il comunicato stampa che ci sarà tra qualche giorno per celebrare questa bella comune vittoria sia «dopato». Teniamo la presente battaglia contro il doping al di fuori delle polemiche politiche. Io non vorrei - lo dico in forma collaborativa - che venga replicata la gaffe sulle presunte inadempienze del Governo precedente. Siamo qui per collaborare, pertanto risparmiateci questa polemica politica perché la lotta al doping non ha bisogno di fratture. Siamo a tal fine in questa sede a collaborare e per questo preannuncio il voto favorevole di forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del gruppo UDC al disegno di legge di ratifica al nostro esame per un'importante lotta contro il doping e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Onorevole Ciocchetti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guadagno detto Vladimir Luxuria. Ne ha facoltà.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, il tema del doping ci spinge ad una riflessione più generale. Chi è interessato ad esigere dal corpo prestazioni al di là dei limiti umani, dello sforzo fisico, dell'allenamento e del riposo? Chi esige dal corpo una performance di resistenza, dove il fine giustifica i mezzi? Nelle guerre, dall'antichità fino ad oggi, ai soldati vengono fornite sostanze per vincere la paura e per resistere sui campi di battaglia. Alcune sostanze chimiche sono state addirittura inventate e sperimentate per tali propositi. Cito, una per tutte, la «pillola Goering» a base di anfetamina che anche la Luftwaffe somministrava ai piloti, al fine di renderli più coraggiosi e spregiudicati.
Analogamente, il ricorso a sostanze esterne è una realtà in certi ambiti lavorativi, indirettamente imposto per alleviare la fatica a tanti lavoratori sfruttati, schiavizzati e senza tutele in troppe parti del mondo oppure frutto del ricorso volontario di dirigenti e liberi professionisti che, per ottenere più profitto, eccitano artificialmente corpo e mente, ad esempio con la «cocaina manageriale».
Il doping nello sport inquina le regole del gioco, scardina il principio del sano ed equo antagonismo sportivo, brucia le tappe dell'allenamento e della dedizione in nome del principio: «ciò che è veloce è anche buono», elogio della fast life. L'atleta professionista è spinto a superarsi, è incalzato dai media e dagli sponsor, dalla mondializzazione della competizione, troppo spesso in corto circuito con il business, se non addirittura con l'uso politico dello sport. La liceità degli psicofarmaci, unita alla repressione anche per uso personale di altre sostanze, spinge la nostra società ad un livello sempre più farmacocentrico e farmacomane, al punto da considerare al pari di medicine l'ormone della crescita, l'eritropoietina, gli steroidi, l'efedrina, ovvero un alcaloide tossico dagli effetti collaterali devastanti, soprattutto sul sistema cardiocircolatorio.
La Convenzione internazionale antidoping adottata a Parigi alla XXXIII Conferenza generale dell'UNESCO è il risultato di tanti studi e dibattiti: da Mosca nel 1988 a Parigi nell'ottobre 2005, passando per la Conferenza mondiale antidoping di Copenhagen nel 2003. La Convenzione richiama i principi dello sport, della salute e al rispetto dei diritti umani, l'etica della carta internazionale dell'educazione fisica e sport dell'UNESCO e della carta olimpica, che dobbiamo chiedere a tutte le nazioni che ospitano grandi eventi sportivi, sottolineando il rispetto dei diritti umani di tutti, nessuno escluso.
Gli Stati europei che ratificano la Convenzione si impegnano ad adottare misure contro l'uso, il traffico, la detenzione e l'incitamento all'uso di sostanze dopanti, sia a livello nazionale, con proprie iniziative in linea con i principi della Convenzione, sia a livello internazionale, con scambi di informazione e circolazione transfrontaliera di squadre di controllo antidoping.
La legge 14 dicembre 2000, n. 376, ha consentito all'Italia, insieme alla Francia, di affrontare, per primi in Europa, il tema del doping. Ci auguriamo che nella prevista riforma di tale legge si passi ad una depenalizzazione dell'assuntore, perchéPag. 27non si può dire a chi purtroppo utilizza tali sostanze: «ti metto in galera da tre a quattro anni, come previsto dall'articolo 9, e lo faccio per il tuo bene e, sempre per il tuo bene, ti trasformo da atleta dopato a criminale». Crediamo che si debbano colpire i trafficanti, le narcomafie che lucrano anche sulla vendita di sostanze dopanti, chi obbliga o consiglia l'assunzione, medici non deontologici che li prescrivono con troppa disinvoltura.
Occorre, inoltre, considerare che l'atleta professionista che utilizza sostanze dopanti, a differenza di quello amatoriale, compromette, oltre che il suo equilibrio psicofisico, anche i risultati della gara, tradendo le aspettative dei tifosi e il principio della lealtà.
Gli atleti che si tesserano liberamente a una federazione sportiva dichiarano di sottoscrivere delle regole, tra cui la propria disponibilità a sottoporsi a controlli, anche improvvisi, senza che ciò venga a cozzare con il principio di volontarietà della cura di cui all'articolo 32 della nostra Costituzione. La Convenzione invita a non applicare sanzioni nei casi accertati in cui l'assunzione di tali sostanze avviene a fini terapeutici, come ad esempio nel caso delle terapie ormonali e dei diuretici per atlete transgender.
La Convenzione non vincola gli Stati europei a misure penali, ma promuove la prevenzione contro l'uso, la detenzione, il traffico e l'incoraggiamento all'uso da parte degli sportivi e del personale di supporto degli stessi. Crediamo che ciò possa essere realizzato nell'ambito della giustizia sportiva, con misure quali la squalifica, la perdita di punti e le campagne di informazione e prevenzione mirate soprattutto a combattere il sempre più crescente doping domestico.
Il nostro proposito è anche quello che la Word anti-doping agency, istituita nel 1999, si configuri come ente pubblico in quanto la tutela della salute è sempre una competenza pubblica e al fine di evitare inauspicabili conflitti di interesse di eventuali sponsor di case farmaceutiche, magari le stesse che producono sostanze dopanti.
Esprimo, dunque, il voto favorevole a tale ratifica del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea per la mancanza di indicazioni che vincolino alla punibilità penale dell'assuntore.
Concludo Presidente, ricordando tutte le vittime del doping, dal primo caso celebre, antecedente rispetto a quello ricordato dall'onorevole Pescante, del ciclista danese Kurt Jensen, morto durante una gara alle olimpiadi di Roma del 1960, per aver fatto ricorso ad anfetamina, al nostro campione Pantani. Vorrei ricordare anche una vittima donna, Claudia Bianchi dell'International federation of bodybuilders, vincitrice di coppe, trofei e medaglie che, proprio nel giorno della festa della donna, l'8 marzo 2004, è morta per aneurisma cerebrale e per la quale, solo grazie alla denuncia della madre, di recente, si è appurato l'uso e l'abuso di anabolizzanti. Si trattava di una giovane ragazza di trentaquattro anni, vittima della ricerca del competitivo corpo «scudo» e del gonfiore muscoloso a tutti i costi, anche a quello della vita (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, il gruppo dei Popolari-Udeur voterà a favore della ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale contro il doping nello sport perché è lo strumento giuridico necessario in grado di coordinare le diverse legislazioni nazionali e di assicurare anche l'indispensabile cooperazione tra gli Stati. Sarà importante tenere conto anche della formazione degli atleti e di coloro che dovranno attuare tale Convenzione.
A nome dei Popolari-Udeur annuncio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Deputata Cioffi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, vorrei cogliere un aspetto fondamentale della lotta al doping, costituito dalla particolare raffinatezza delle sostanze di nuova generazione capaci di intervenire profondamente per mutare in modo sostanziale le prestazioni sportive. Questo è l'elemento di novità degli ultimi anni che rende davvero ineludibile una lotta senza quartiere al doping, intesa come lotta per far tornare lo sport alle sue radici, che costituiscono una disciplina fondata sul rispetto delle regole.
In passato (qualcuno lo ricorderà), in molti filmati abbiamo visto il grande Fausto Coppi dichiarare che nessuno, ai suoi tempi, poteva dichiarare di non aver mai usato la cosiddetta bomba, prodotta con sostanze primordiali che non incidevano profondamente sulle prestazioni sportive. Allora, chi era un campione era un campione, mentre chi non lo era avrebbe anche potuto assumere la «bomba», ma non lo sarebbe mai diventato!
Oggi, soprattutto nel mondo del ciclismo, vi sono dichiarazioni che fanno ritenere - mi pare che l'abbia affermato Chiappucci qualche anno fa - che tra coloro che non si sono mai dopati e coloro che si dopano con le nuove sostanze, come l'EPO e altre analoghe, vi è la stessa differenza che corre tra chi va in bicicletta e chi va con il motore.
Se non depuriamo lo sport (tutto lo sport, non solo il ciclismo) da queste nuove sostanze, non riusciremo a ricondurlo alla sua naturale vocazione di sfida, basata sulla lealtà reciproca, capace di tenere presente la peculiarità di ognuno degli sportivi in gara.
Vi sono, ormai, delle manifestazioni sportive, come il Tour de France, in cui non si comprende più chi ha vinto e chi ha perso; non si sa ancora chi ha vinto l'anno scorso; quest'anno chi era in testa è stato radiato nelle ultime tappe, in quanto accusato di essersi dopato. Quindi, la mia preoccupazione è che, se si procede in questo modo, si gioca ad una roulette, per cui ogni tanto si prende qualcuno che si dopa e lo si esclude, mentre non ci si accorge che, magari, chi subentra, si dopa ugualmente.
Alla fine si uccide lo sport, in quanto lo sport deve riconoscere una graduatoria fondata sul merito, ma non si riesce più a farlo. Di conseguenza, è fondamentale porre in essere una lotta senza quartiere di carattere internazionale in tutte le discipline. Ho citato il ciclismo (che è lo sport più esposto), ma il problema si pone anche per l'atletica. Inoltre, vi sono state denunce, anni fa, particolarmente inquietanti anche sul mondo del calcio e, a tal proposito, ricordo le dichiarazioni di Zeman.
Se non si pone in essere una lotta senza quartiere al doping nel mondo dello sport, non si riuscirà più a riscoprire l'etica dello sport, ovvero la sfida sulla base delle capacità individuali o di gruppo (qualora si tratti di sport di squadra). La lotta al doping è importante, soprattutto in questo momento, in quanto stiamo giustamente svolgendo un'azione tenace - e spero che diventi anche efficace - contro la violenza nel mondo del calcio. La lotta al doping, infatti, rappresenta l'altra faccia della lotta alla violenza del mondo del calcio, in quanto anche il doping è un'alterazione e una negazione del spirito fondamentale dello sport.
È con questo spirito, quindi, che sono favorevole all'approvazione del disegno di legge di ratifica in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, colleghi, nel preannunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo, manifesto il mio profondo dispiacere per l'intervento del collega Pescante. Si tratta di un provvedimento, infatti, su cui siamo tutti d'accordo e, purtroppo, è la seconda volta in pochi giorni che si fa polemica, quando, invece,Pag. 29il mondo della politica dovrebbe essere unito e vicino al mondo dello sport.
Non vorrei che fosse la seconda volta, in pochi giorni, in cui il mondo della politica cerca di effettuare delle strumentalizzazioni, le quali non servono al mondo dello sport e, soprattutto, a lei, onorevole Pescante, a cui devo molto rispetto per il ruolo che ha svolto, in positivo mi auguro, in trent'anni di sport italiano e che ha potuto constatare quanto sia necessario il provvedimento in esame.
Collega Pescante, il Ministro Melandri non ha bisogno della mia difesa. Tuttavia, il problema non è costituito dal fatto se il provvedimento in esame poteva essere ratificato dal precedente Governo o da questo, bensì se la politica è efficace in ordine al doping. Sarebbe stato bello, oggi, se fossimo stati uniti, senza polemiche; invece ciò non è accaduto. Dovremmo avere tutti l'amara consapevolezza che, purtroppo, il doping «corre» più veloce dei controlli e che se lo sport professionistico diventa sempre più un business e si gioca a tennis undici mesi e mezzo l'anno, è sempre più difficile rincorrere il doping.
Come parlamentare di opposizione presentai alcune interrogazioni a lei (allora sottosegretario allo sport) e le chiesi perché, per la stessa sostanza, alcune federazioni punivano e squalificavano per quattro mesi, mentre altre federazioni per due anni. Non mi sembra che lei, come sottosegretario, abbia fatto molto per affrontare questo problema.
Non solo. Sappiamo che il tema del doping ha sempre corso in parallelo allo sport: lo richiamava alla mente, in precedenza, la collega Luxuria (ricordo i casi Simpson e i drammi nel ciclismo e negli sport minori; richiamerò anche il discorso sui dilettanti). Ci auguriamo che, con l'approvazione del provvedimento in esame, vi sia un maggior coordinamento, perché nel mondo dello sport, oggi, non vi è giustizia per il doping. Riaffermiamo tale concetto: in Italia - va detto a tutela dello sport italiano - nel calcio e nel ciclismo vi sono più controlli rispetto a molti altri Paesi europei. Ivan Basso e Valverde non possono essere nello stesso elenco e non possono, l'uno, correre il mondiale e, l'altro, essere squalificato per due anni: non vi possono essere due pesi e due misure.
Signor Presidente, mi occupo di scuola: se due alunni copiano il compito in classe, uno non può avere il massimo dei voti e l'altro il minimo. Chi sbaglia deve pagare. L'equità è un dato necessario: mi riferisco anche agli ultimi due casi che hanno colpito lo sport italiano: il caso Di Luca, a due giorni dalla prova mondiale di ciclismo, e il caso Gibilisco. Il cittadino e il tifoso devono capire con semplicità la chiarezza dei provvedimenti. Oggi ciò non avviene nel mondo dello sport italiano.
Quello in esame è un provvedimento necessario e vorrei che lo votassimo tutti senza polemica: poiché, ripeto, è un provvedimento necessario, il problema non riguarda il fatto se avesse dovuto approvarlo il precedente Governo. Forse, se il suo contributo fosse stato così positivo e attivo - come ha affermato l'onorevole Pescante - il precedente Esecutivo avrebbe potuto anche approvarlo, ma vorrei che tutti ci soffermassimo, per un momento, su un dramma, riguardante il doping, che pochi citano: il dramma dello sport dilettantistico, dei tanti ragazzi che non vengono fermati in tempo e dei tanti genitori che non credono a una sana crescita educativa e sportiva tramite lo sport, attraverso il quale, per fortuna o per capacità, si può diventare anche campioni.
Troppe volte, invece, il campione è il fine e l'obiettivo di molti genitori e di molte famiglie. Si tratta di un dato educativo che oggi, approvando insieme il provvedimento in discussione, non possiamo dimenticare per le responsabilità che ci competono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.