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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato) (A.C. 3256-A) (ore 9,38).
(Esame degli articoli - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 3256 sezione 2).
Come già avvenuto in passato, per facilitare l'esame del disegno di legge è stata conservata la numerazione originaria degli articoli e dei commi del disegno di legge, mentre gli articoli e i commi aggiunti nel corso dell'esame in Commissione sono stati contrassegnati con i suffissi bis, ter e successivi. Rimane inteso che in sede di coordinamento finale del testo si procederà ad attribuire ai commi una numerazione progressiva.
Nei fascicoli degli emendamenti relativi al disegno di legge finanziaria sono riportati: gli emendamenti ammissibili presentati presso la Commissione bilancio nel corso dell'esame in sede referente, ivi respinti e nuovamente presentati ai fini dell'esame del provvedimento in Assemblea; gli emendamenti presentati con riferimento alle parti del provvedimento modificate dalla Commissione bilancio che risultino consequenziali alle medesime.Pag. 2
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili alcune proposte emendative per carenza della necessaria copertura finanziaria. Si tratta sia di emendamenti presentati alle parti modificate del testo sia di emendamenti già presentati e valutati ammissibili durante l'esame in Commissione, la cui copertura è divenuta non sufficiente a seguito delle modifiche al testo approvate in quella sede, con particolare riferimento alla dotazione delle tabelle (Vedi l'allegato A - A.C. 3256
sezione 2).
Se non vi sono obiezioni, potremmo dare per letto l'elenco delle inammissibilità, che è piuttosto lungo. Lo stesso sarà distribuito in fotocopia al Comitato dei nove, posto in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.
Avverto inoltre che, fra gli emendamenti presentati riferiti alle parti del testo non modificate, la Presidenza non ritiene ammissibili alcune proposte emendative di contenuto identico ad altre già dichiarate inammissibili per estraneità di materia presso la Commissione bilancio nella seduta del 3 dicembre. Si tratta, in particolare, delle seguenti proposte emendative: Fasolino 49.035 e D'Ulizia 49.036, di contenuto analogo all'articolo aggiuntivo Bellotti 122.01, presentato presso la Commissione, nonché Lazzari 149.09, identico all'emendamento Alberto Giorgetti 58.010, presentato presso la Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3256 sezione 1).
Avverto, infine, che sono ricompresi nei fascicoli ulteriori proposte emendative presentate dalla Commissione nella seduta di ieri, delle quali la Presidenza si riserva di valutare l'ammissibilità.
La Presidenza si riserva di dichiarare ulteriori inammissibilità nel prosieguo dell'esame.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo ha predisposto tre maxiemendamenti al disegno di legge finanziaria per il 2008 al nostro esame, che ora consegnerò alla Presidenza (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) e sui quali preannuncia, dopo il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza, l'intenzione di porre la questione fiducia.
Voglio in questa sede soltanto ringraziare il presidente della Commissione bilancio - di tutte le Commissioni, ma in particolare il presidente della Commissione bilancio -, Duilio, il relatore Ventura e tutti i membri della Commissione, perché quest'ultima ha concluso i suoi lavori approvando un testo e i maxiemendamenti fanno riferimento e tengono conto, come potrà essere verificato, del lavoro e delle decisioni della Commissione e del Comitato dei nove.
TEODORO BUONTEMPO. Vi siete fatti l'accordo...
PRESIDENTE. Prendo atto della presentazione da parte del Governo degli emendamenti 1.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 1 del testo e soppressivo degli articoli da 2 a 22, 23.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 23 del testo e soppressivo degli articoli da 24 a 134-bis, e 135.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 135 del testo e soppressivo degli articoli da 136 a 151 e delle allegate tabelle, nonché del preannunzio da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento dell'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia sull'approvazione di tali emendamenti.
Tali emendamenti - come appare evidente - sostanzialmente assorbono il testo del disegno di legge finanziaria. La Presidenza - come in analoghe circostanze - si riserva di valutare la completezza del testo e di effettuare il vaglio di ammissibilità.
Per consentire lo svolgimento di tale vaglio sospendiamo la seduta che riprenderà per la comunicazione delle decisioni della Presidenza in merito all'ammissibilità degli emendamenti presentati. Dell'oraPag. 3di ripresa della seduta sarà data tempestivamente comunicazione ai gruppi.
Ove gli emendamenti risultino ammissibili, sarà cura della Presidenza trasmettere i testi alla Commissione bilancio.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, rivolgo un doppio appello a lei e al Governo. Abbiamo vissuto in questi giorni una «fiducia annunciata» che ha di fatto un po' stravolto i lavori parlamentari della Camera, nell'ambito di un rapporto tra Parlamento e Governo che è assolutamente imbarazzante. Se consideriamo gli interventi parlamentari nella funzione primaria legislativa e nell'accoglimento di emendamenti in Assemblea, attività che dovrebbero essere proprie del Parlamento, tra il decreto fiscale e la legge finanziaria siamo completamente al paradosso di un rapporto minimo tra Parlamento e Governo.
Posso capire che ci sia un Governo in grandi difficoltà, un Governo che non sa legiferare e che non riesce a dare risposte. Oggi, pare che la questione del ritardo nella presentazione dei maxiemendamenti sia dovuta alle trattative col settore dell'autotrasporto, dove abbiamo visto che, per dare una «risposta» di 30 milioni di euro, si sono creati al Paese 2 miliardi di euro di danni, perché queste sono le proporzioni. Tutto ciò in coda a quel «chiacchiericcio», a quel continuare a «mercanteggiare» - signor Presidente, uso volutamente questa espressione - in Commissione bilancio, con una serie di concessioni e di spese che hanno finanziato tutto e il contrario di tutto, dove sentiamo ministri che si occupano di materie economiche parlare di rigore della spesa, mentre non c'è più nessun limite quadro nelle disposizioni di carattere finanziario. Il Parlamento è completamente estromesso da qualsiasi confronto costruttivo.
La settimana scorsa, in Commissione bilancio abbiamo visto «giocare a rimpiattino» sui tempi, per poi emanare quella doppia disposizione della Conferenza dei presidenti di gruppo che prescriveva un tempo per la presentazione degli emendamenti sulla parte non modificata e su quella modificata.
Oggi, di fronte all'ennesima fiducia, all'ennesimo tentativo del Governo di non confrontarsi con l'Assemblea, ma sempre in sedi extraparlamentari, quelle della negoziazione all'interno di una maggioranza frammentata, mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché si pone ancora una volta una questione di metodo di lavoro che viene continuamente stravolto.
Lei evidentemente convocherà la Conferenza dei presidenti di gruppo dove stabiliremo un ordine dei lavori. Ebbene, le rivolgo ufficialmente in Assemblea l'osservazione, come al solito in maniera molto garbata, che non è accettabile, pur nella massima disponibilità del nostro gruppo, lavorare nelle condizioni che il Governo ha posto; non è quindi un fatto istituzionale ma politico. Lei ci metta nelle condizioni di svolgere appieno le nostre funzioni, che sul piano parlamentare si sono esaurite con la posizione dell'odierna questione di fiducia. Ci troveremo in un momento in cui il Parlamento verrà «ingolfato», verso il fine settimana, tra la giornata di domani e quella di sabato.
Le dico ufficialmente che, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, noi richiederemo che la giornata di domenica non venga dedicata ai lavori parlamentari: vi è infatti un'importantissima manifestazione a Milano promossa da un partito politico, il nostro, che ha la stessa dignità delle altre formazioni, per le quali in tante occasioni si sono sospesi i lavori per permettere riunioni di gruppo, assemblee di partito e quant'altro. Pur avendo programmato questa manifestazione, il nostro gruppo non aveva sollevato eccezioni al calendario da lei propostoci, che prevedeva una continuità di lavoro fra il 10 e il 23, poiché confidava in un rapporto con l'Assemblea che fosse costruttivo e rientrante nei normali canoni di lavoro che l'esame del disegno di legge finanziaria impone: dunque un rapporto forte, dialetticoPag. 4e costruttivo, tale da mettere i parlamentari nelle condizioni di lavorare tranquillamente.
Lo dico dunque ufficialmente qui in Aula e lo ripeteremo in Conferenza dei presidenti di gruppo: si tenga conto di questa esigenza. Essa non serve a perdere tempo. Del resto, il nostro gruppo ha partecipato ai lavori in Commissione senza fare ostruzionismo e svolgendo interventi di merito, e in Assemblea sarebbe stato pronto a fare altrettanto. Non possiamo però pensare che la solita forzatura cui questo Governo ci ha abituati, per cui si pone la questione di fiducia all'ultimo momento per motivi tutti interni alla maggioranza, pregiudichi l'attività politica di un partito e - credo - anche degli altri parlamentari che utilizzano il fine settimana per continuare a fare politica.
Come ho detto, signor Presidente, il nostro partito organizzerà a Milano una manifestazione politica importantissima. La invito dunque a tener conto, nella definizione dei lavori dell'Assemblea, delle prerogative parlamentari e delle esigenze politiche che manifesteremo nelle sedi opportune, ma che ritenevo utile affermare in Assemblea, anche facendo leva sulla sensibilità del Governo e dei colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per esprimere tutto lo sconcerto e il disappunto del gruppo di Alleanza Nazionale per il preannuncio da parte del Ministro Chiti della posizione della questione di fiducia su tre maxiemendamenti che incidono sul testo del disegno di legge finanziaria e su parte del lavoro svolto in Commissione. Il nostro, signor Presidente, è uno sconcerto e un disappunto di metodo e di merito.
Quello del Ministro Chiti è un annuncio che avevamo già percepito nei giorni scorsi. Abbiamo così l'ennesimo ricorso allo strumento della questione di fiducia, che dovrebbe essere straordinario e che invece, purtroppo, da questa legislatura è diventato lo strumento ordinario per approvare soprattutto provvedimenti di carattere economico e finanziario particolarmente rilevanti (nell'ambito della sessione di bilancio, ma non solo). Ormai, a causa della difficoltà palese della maggioranza, alla Camera si ricorre sistematicamente alla questione di fiducia: non vi sono precedenti nella storia repubblicana di un utilizzo così intenso di questo strumento regolamentare.
La nostra insoddisfazione, signor Presidente, deriva dal fatto che l'opposizione e in particolare il gruppo di Alleanza Nazionale si è presentata a questa discussione e a questo dibattito con un «pacchetto» emendativo corposo e qualificato, che aveva l'obiettivo di migliorare in modo significativo il testo al nostro esame. Certo, è difficile esaminare in Commissione oltre centocinquanta articoli e riuscire a svolgere comunque un lavoro positivo. Grazie alla responsabilità dell'opposizione, però, e nel rispetto dei ruoli, si è tentato comunque di sviscerare il testo del disegno di legge: ma una settimana non basta, signor Presidente. È dunque ormai evidente che questo strumento va riformato, ma è altrettanto evidente che vi è la necessità di tornare ad avere un percorso di confronto degno di questo nome.
E fa specie, signor Presidente, la rinuncia che di fatto lei ha adottato (mi rendo conto che lo ha fatto con spirito pragmatico e realistico) in ordine alla circostanza di portare avanti le considerazioni che lei aveva svolto, dopo la posizione della questione di fiducia sul decreto-legge fiscale collegato alla legge finanziaria, sulla necessità che il Parlamento, in particolar modo la Camera dei deputati, non fosse sempre mero strumento di approvazione di provvedimenti senza poter sviluppare fino in fondo il proprio ruolo e senza creare un dibattito degno di tale nome per apportare dei miglioramenti significativi al testo.
Signor Presidente, non può esser sufficiente la discussione svolta in CommissionePag. 5e l'approvazione di alcuni emendamenti presentati da parte della maggioranza. Tale circostanza non basta a dimostrare che vi è stato un dibattito in ordine al disegno di legge finanziaria alla Camera dei deputati. Non è così! Non si può pensare di evitare sistematicamente l'Assemblea, in particolar modo su provvedimenti così rilevanti.
Come dicevo, signor Presidente, abbiamo colto anche il suo atteggiamento di ieri ed in particolar modo dal suo ultimo intervento, dinanzi all'ennesima protesta dell'opposizione per un ulteriore rinvio e per l'incapacità del Governo e della maggioranza di arrivare preparati in Assemblea e cominciare i lavori in questa sede, quando lei ha affermato che avrebbe comunque assicurato che nessuna disposizione del possibile maxiemendamento del Governo sarebbe entrata nel testo del disegno di legge finanziaria se non fosse stata sottoposta al vaglio della Commissione.
Si tratta di un interessante strumento prudenziale, apprezzabile dal punto di vista degli intenti, signor Presidente, ma siamo dinanzi ad un percorso regolamentare che viene ormai forzato nell'interpretazione, pur di favorire il superamento di una situazione di difficoltà, in cui versa la maggioranza, di natura sostanzialmente politica. Infatti, è sostanzialmente politica la circostanza che l'Assemblea non possa votare gli emendamenti, così come il fatto che il testo del disegno di legge finanziaria possa essere modificato solo in alcune parti, perché in altre non può essere assolutamente emendato, altrimenti non vi sono più i numeri per l'approvazione al Senato. Infine, è politico il fatto che il Governo abbia a sua disposizione, per necessità di tenuta complessiva, un solo strumento per poter restare coeso: il ricorso alla questione di fiducia.
Signor Presidente, in conclusione, esprimo tutta la nostra insoddisfazione e la rappresenteremo in occasione delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Invitiamo a credere maggiormente al ruolo che rappresentiamo e a difendere di più le prerogative della Camera, signor Presidente, perché altrimenti il ruolo dei deputati viene svilito ed in particolar modo quello dell'opposizione che già deve affrontare le difficoltà derivanti dall'essere minoranza, e dispone pertanto di un solo strumento, l'applicazione puntuale del Regolamento di cui lei, signor Presidente, è il garante (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico industriale Mario Del Pozzo di Cuneo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, oggi si conclude una farsa annunciata, cominciata già dalla predisposizione del primo testo del disegno di legge finanziaria presentato al Presidente della Repubblica e composto da circa centocinquanta articoli. Tali articoli, su sollecitazione anche del Capo dello Stato sono stati ridotti a novantanove e presentati al Senato, «spalmando» il contenuto dei rimanenti articoli all'interno del testo stesso. Quest'ultimo è giunto dal Senato nuovamente suddiviso in centocinquanta articoli e ormai era noto a tutti, già durante l'esame al Senato, che in questa sede si sarebbe posta la questione di fiducia.
L'opposizione ha lavorato in Commissione per dimostrare che questo ramo del Parlamento non è secondo a nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Lo ha fatto soprattutto perché non si poteva continuare ad accettare la routine che ha portato il Governo, nei primi venti mesi dell'attuale legislatura, a porre alla Camera (comprese le ultime tre appena presentate) per ben diciotto volte la questione di fiducia.
Signor Presidente, credo che non si possa pensare che il senso di responsabilità dell'opposizione possa essere in qualche modo sostanzialmente compresso attraversoPag. 6la posizione della questione di fiducia. Naturalmente vigileremo, signor Presidente, perché non possiamo accettare che la Commissione bilancio diventi una sorta di suk, così come è stato dimostrato in questi giorni, in cui i rappresentanti - parliamone - delle lobby vengono a presentare sottobanco proposte emendative, così come è stato nell'ultima fase che ha caratterizzato i lavori della Commissione. Inoltre, non possiamo accettare che il Governo - con una tattica da «ciliegia dietro ciliegia» - continui a presentare emendamenti ed ha continuato a farlo fino ieri sera.
Quindi, signor Presidente, vigileremo e la preghiamo di vigilare ella stesso, affinché il testo presentato dal Governo per la richiesta della fiducia sia assolutamente conforme ai lavori svolti in Commissione. Non accetteremo prevaricazioni, signor Presidente, perché questo è il ruolo che ci spetta. Siamo rappresentanti del popolo e intendiamo fino all'ultimo essere in questa sede a vigilare, affinché le difficoltà del Governo non si scarichino su questo ramo del Parlamento. Siamo assolutamente convinti che la continua posizione della questione di fiducia, che nasconde le difficoltà della maggioranza, non possa essere riversata su noi stessi. Signor Presidente, facciamo tutti insieme uno scatto d'orgoglio e rappresentiamo fino in fondo le esigenze del Paese. La vicenda curiosa - e, sotto un certo profilo anche abbastanza singolare, della presentazione della proposta emendativa sul trasporto risalente ad ieri sera, rappresenta in sé le difficoltà di questo Governo. È un Governo appeso al filo degli accordi che vengono fatti nottetempo. È un Governo che continua ad essere succube delle strutture ministeriali, che continuano a propinarci soluzioni che non sono nell'interesse del Paese, ma nascondono finalità non confessabili e che nulla hanno a che vedere con la necessità di considerare fino in fondo i problemi del Paese e della nostra società (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, mi rifaccio all'ultimo intervento di ieri sera del presidente del nostro gruppo, Paolo Cirino Pomicino, che chiedeva di parlare ad un Governo, che aveva perduto l'uso della parola. È esattamente ciò che aveva detto: questo Governo era stato caratterizzato dalla sua completa assenza in Commissione. Questa mattina abbiamo ascoltato che ha ripreso la parola, ma lo ha fatto offendendo la Commissione ed il Parlamento, se non addirittura lei, signor Presidente, e il Presidente della Repubblica. Il Ministro Chiti si è rivolto al presidente della Commissione, ringraziando quest'ultimo e il relatore. Non poteva fare altrimenti, non lo poteva certamente frustare! Certo è che, presentando questi tre maxiemendamenti, ha bypassato la sua volontà, signor Presidente, e quella del Presidente della Repubblica. Avevate detto al Governo che non avreste mai permesso la posizione della fiducia su di un singolo maxiemendamento per il disegno di legge finanziaria. Il Governo, in barba a tale rigida direttiva che avevate impartito, ha predisposto tre maxiemendamenti al posto di uno. È uno e trino! Questo è un Governo che è impazzito e che sta offendendo il Presidente della Camera e il Presidente della Repubblica. È giunto in quest'Aula il Ministro Chiti ad esplicitarlo - Vivaddio! - ma l'emendamento presentato ieri sera sugli autotrasportatori, non poteva essere fatto tre giorni fa? Hanno portato 3 miliardi di danno all'Italia per dare un po' di elemosina a questi autotrasportatori. Non potevano pensarci prima? Qui si dà uno e si brucia cento.
Questo è un Governo che non è alla fine, sta portando alla rovina il nostro Paese. Per questo motivo noi riteniamo che non sia più adatto alle emergenze del Paese, soprattutto perché è ostaggio di gruppi di maggioranza i quali non vogliono perseguire l'interesse nazionale, ma esclusivamente l'interesse precipuo della loro fede politica e niente di più. Pertanto, noi le chiediamo, signor Presidente, diPag. 7rimandare al mittente i tre maxiemendamenti, perché di fatto si tratta di un unico emendamento; hanno cercato di bypassare le vostre direttive, i vostri inviti perentori. Noi crediamo che né il Presidente della Camera, né tantomeno il Presidente della Repubblica, si possano considerare incapaci di intendere e di volere; dicano al Governo che così non può andare avanti e che non si può continuare ad offendere le istituzioni e questo ramo del Parlamento.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Se Forza Italia, la Lega Nord, Alleanza Nazionale e l'UDC vogliono partecipare al coro delle ipocrisie e recitare la parte in commedia, accettando sostanzialmente la violenza che il Governo sta facendo al Parlamento, noi de La Destra non lo accettiamo. Abbiamo già detto negli scorsi giorni che le opposizioni non possono rimanere in questa Camera mentre la stessa viene espropriata delle sue funzioni e dei suoi poteri. Forse i deputati del centrodestra, uscendo dall'Aula, si dovrebbero recare sotto il Quirinale per rivendicare il ruolo del Capo dello Stato, contro un Governo eversivo.
Questo Governo, signor Presidente della Camera, sta mettendo in pericolo la democrazia e l'ordine pubblico nel nostro Paese. Alcune manifestazioni, qualcuna davanti al Parlamento altre nel Paese, sono i primi sintomi di una possibile rivolta popolare contro un Governo che, mentre piega le ginocchia ai lavoratori e ai pensionati e svaluta il potere d'acquisto dell'euro nel nostro Paese, mentre cerca ogni giorno, con le sue azioni, di privilegiare la casta della politica, delle lobby sindacali e finanziarie, rischia che nel Paese esploda la protesta popolare di chi non ce la fa più, di chi non solo non riesce ad arrivare a fine mese, ma viene anche soffocato dalla criminalità e dalla delinquenza comune.
Non ci si rende conto che questo Governo sta diventando un vero e proprio pericolo per l'equilibrio democratico del nostro Paese. Con il massimo rispetto nei confronti della persona, la Presidenza della Camera si sta comportando come mai era avvenuto. Questa Camera è stata presieduta anche da esponenti del centrodestra, in periodi in cui al Governo c'era il centrodestra; ebbene allora si sono levate le voci di deputati dello stesso centrodestra e la voce della Presidenza della Camera quando l'Esecutivo tendeva ad andare oltre il confronto, pur duro che ci può essere, in termini politici. Questa volta, me ne dispiace per la storia politica dell'uomo, noi dobbiamo notare che la Presidenza della Camera è completamente remissiva alle richieste dell'Esecutivo. Ieri, come diceva giustamente il collega della Lega, abbiamo sciupato una giornata di lavori parlamentari. Non ci si può chiedere poi di stare in questa Camera la domenica o altri giorni, quando c'è un lavoro politico da svolgere nel Paese reale, infatti guai a noi se scomparissimo anche dalla presenza che il Paese richieda alla classe politica.
Ieri, lei ci ha fatto tenere prigionieri con un comportamento scandaloso. Questo è il motivo per cui sono indignato e me la prendo anche con i deputati del centrodestra perché, come ho già affermato, se questa Camera fosse stata composta da deputati eletti, non avrebbe potuto consentire ciò che è accaduto ieri, né ciò che sta accadendo questa mattina. Mi riferisco al fatto che sono stati presentati tre maxiemendamenti senza che noi avessimo il testo a disposizione che, comunque, non potremmo avere neanche ora perché so già che la Presidenza mi risponderebbe che il testo non può essere distribuito finché non viene dalla stessa ritenuto ammissibile. Tuttavia, signor Presidente, nel momento in cui la Presidenza comunicherà all'Assemblea che i maxiemendamenti hanno superato il vaglio di ammissibilità, il Ministro Chiti prenderà la parola e, con un volto funereo, annuncerà che su quei maxiemendamenti il Governo porrà la questione di fiducia. Quindi, lei sa a priori che è stata studiata una tattica ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Stavo dicendo che lei sa a priori che è stata studiata una tattica in base alla quale il Parlamento non avrà il diritto di discutere neppure un solo articolo del disegno di legge finanziaria in esame. Signor Presidente, la invito a fare una riflessione con la sua coscienza chiedendosi se, quando ambiva alla carica di Presidente della Camera, avrebbe pensato che ricoprendo tale ufficio avrebbe fatto la fine di diventare un segretario personale dell'onorevole Prodi. Credo sia necessario che tutti reagiscano ed invito a reagire anche i deputati della maggioranza, perché le maggioranze cambiano e quando si violano le regole del Parlamento tali violenze restano.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non mi vergogno assolutamente di essere rimasto in Aula ieri e nemmeno di svolgere il mio dovere dentro le istituzioni. Comprendo gli inviti provenuti in queste settimane dagli esponenti della minoranza di destra, ma ritengo che non sia questo il momento e che il dovere dei rappresentanti del popolo non sia quello di «andare sull'Aventino» o tantomeno di schierarsi nelle piazze; se siamo stati eletti è per rappresentare in questa sede il popolo italiano, altrimenti avremmo fatto i capi-piazza. Tuttavia ieri, come negli scorsi giorni, mi è capitato per primo di denunciare (non per intelligenza, forse per una particolare sensibilità verso le istituzioni), la situazione in cui ci saremmo trovati oggi e ho invitato lei, signor Presidente, come faccio oggi, con il massimo rispetto e anche con la condivisione dell'orgoglio con cui si è opposto agli insulti istituzionali provenuti dall'Esecutivo guidato dal Presidente Romano Prodi, a mantenere vigile l'attenzione e alto il rispetto dell'istituzione parlamentare.
Lei lo sa già, signor Presidente, ma ritengo giusto lasciare agli atti che dal mese di settembre a oggi ogni sette o otto giorni è stata posta una questione di fiducia in un ramo del Parlamento - la Camera dei deputati, onorevole Chiti - in cui la maggioranza dispone di 60-63 voti in più dell'opposizione e, quindi, non è in difficoltà come al Senato, né ha il problema di avere l'acqua alla gola fino all'ultimo minuto! Vi è stato un bel voto di fiducia sul disegno di legge in materia fiscale perché bisognava assolutamente approvarlo così com'era, considerato che mentre era in corso la discussione su di esso si avvicinava la presentazione del disegno di legge finanziaria al Senato; il 27 novembre vi è stato il voto di fiducia sul provvedimento sul welfare, dopo che per tre mesi si è annunciato a tutto il popolo italiano che si era disponibili a un confronto positivo su tale testo. Sono state preannunciate ora le tre richieste di voto di fiducia sui tre maxiemendamenti relativi al disegno di legge finanziaria e vi sarà il voto di fiducia sul provvedimento sulla sicurezza.
Basterebbe fare il semplice elenco di tali voti, al di là dei contenuti, per invitare la Presidenza della Camera - lei, Presidente, certamente avrà già in animo di farlo e in qualche modo negli scorsi giorni l'ha già fatto - ad una riflessione non di opposizione al Governo, ma di rispetto delle istituzioni. Signor Presidente, da parte sua non si tratta di impedire al Governo di presentare richieste legittime sul piano regolamentare, ma - è ciò che la invito a fare - di applicare puntualmente - lo ripeto, puntualmente - nel vaglio dell'ammissibilità delle parti che sono ammissibili e di quelle che non lo sono le regole.
Non si può, addirittura (non è intenzione né sua, né degli uffici), dopo una votazione sulla fiducia ogni dieci giorni di seduta (abbiamo dovuto, infatti, interrompere ogni discussione), far finta che il contenuto dei provvedimenti sia omogeneo. Sappiamo che non è così: non era così nel testo predisposto dalla Commissione bilancio; è incredibile che possaPag. 9esserlo diventato, nel testo formulato dal Governo in dieci giorni di lavoro svolto parallelamente a quello della Commissione.
Signor Presidente, d'altra parte, in quest'Aula, proprio sul tema del welfare, abbiamo assistito alla denuncia di una maggioranza che ha ammesso a se stessa di non essere più tale. I sette voti di fiducia - uno ogni dieci giorni - non sono forse la riprova più palese (al di là delle polemiche sorte dopo le dichiarazioni di voto sul disegno di legge sul welfare) che in questo ramo del Parlamento non esiste una maggioranza? Mi riferisco ad una maggioranza politica, perché i numeri ci sono. Evidentemente, vi è un altro bisogno: quello di reprimere anzitutto la discussione interna all'ampia maggioranza di questo ramo del Parlamento, a prescindere da una discussione pubblica e parlamentare. Signor Presidente, il 30 settembre - non devo ricordarlo io, ma spero lo ricordino coloro che, ad iniziare dal Presidente del Consiglio, plaudirono le parole del Presidente Napolitano - la più alta carica istituzionale del nostro Paese quando il Presidente della Repubblica, appunto - chiese una discussione franca, aperta e bipartisan sul tema della sicurezza e sul tema della politica economica e di sviluppo del Paese. Dobbiamo prendere atto - lei lo sa meglio di me (ed è bene che si comunichi al Presidente della Repubblica, anche informalmente, l'esito di tale appello)...
PRESIDENTE. Deputato Volontè, concluda.
LUCA VOLONTÈ. ...che su nessuno dei due temi la maggioranza ha consentito la discussione. Si tratta di un grave precedente per le istituzioni: oggi, per quelle in carica, domani - se abbiamo fede nella democrazia parlamentare - per le istituzioni che saranno composte da altri rappresentanti del popolo italiano [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente sarà lei a replicare agli interventi dei colleghi intervenuti. Vorrei solo, brevemente e pacatamente, rivolgendomi a lei, provare a svolgere alcune considerazioni sulle affermazioni che ho ascoltato. Parto da un presupposto: in quest'Aula assistiamo ad una ritualità della discussione, in occasione della posizione della questione di fiducia da parte del Governo. Si tratta di un dibattito che si realizza ogni volta in questo ramo del Parlamento e che sicuramente nasce anche da valutazioni che possono essere analizzate fino in fondo, magari senza ipocrisia. Raccolgo anche l'intervento del collega Buontempo: probabilmente sarebbe utile affrontare il dibattito senza ipocrisia. Perché questo Governo - come il precedente - pone questioni di fiducia? A mio avviso - se mi è consentito - potremmo indicare tre filoni. Il primo consiste nella finalità di interrompere l'ostruzionismo (Commenti del deputato Volontè): ciò è accaduto in questa e nella precedente legislatura e in molte altre occasioni in questo ramo del Parlamento. Il secondo consiste in una scelta politica del Governo: a tal proposito, ritengo che le parole del Presidente della Camera - di richiamo sull'utilizzo della fiducia - facciamo riferimento ad una fattispecie particolare, ossia al disegno di legge sul welfare, in merito al quale mi sembra che il Governo, nel porre la questione di fiducia, abbia compiuto una scelta politica. Vi è, poi, un dato costante ormai da anni, consistente nel fatto che la questione di fiducia viene posta - fatta eccezione per il Senato - sui provvedimenti di bilancio. Ripeto, senza ipocrisia, che si tratta di tre fattispecie diverse. In una ritengo giusto e naturale che l'opposizione, dal suo punto di vista, rimarchi l'incongruenza insita nella posizione della questione di fiducia. In un'altra, l'opposizione la subisce, perché è chiaro che essa incide sul diritto dell'opposizione stessa di fare ostruzionismo.Pag. 10
Nella terza fattispecie, senza ipocrisia, credo che, considerato che si tratta di un argomento, affrontato anche dalla precedente maggioranza e più importante, a mio avviso, di tutti quelli di cui si discute in questo momento (riforme elettorali e istituzionali), vi sia l'esigenza di una modifica del nostro Regolamento, per garantire che i provvedimenti di bilancio, che, come è noto, costituiscono la parte più rilevante dell'attività del Governo, possano avere un loro sviluppo parlamentare, una dinamica parlamentare più fluida che ne consenta l'approvazione in tempi certi ed eviti il ricorso all'esercizio provvisorio. Lo abbiamo sempre detto tutti. Mi rivolgo all'onorevole Buontempo e a tutti noi: evitiamo l'ipocrisia.
Chiaramente, questa è una fattispecie alla quale siamo legati negli anni e che richiede - qui occorrerebbe davvero uno sforzo da parte dell'opposizione e della maggioranza - di trovare procedure che consentano a qualunque Governo, onorevoli Volontè, Gianfranco Conte e Buontempo, di portare a termine il provvedimento più importante.
In ragione di quanto sta accadendo, non possiamo non riconoscere - per questo motivo la polemica di quest'anno mi sembra un po' speciosa - che, rispetto agli anni scorsi, in cui effettivamente anche in Commissione, ossia anche in una sede più ristretta, non è stato possibile esaminare e approvare tutti gli articoli del disegno di legge finanziaria, questa volta, almeno in una sede, che è sempre una sede parlamentare, vi è stato un confronto nel quale, peraltro, vi è stata la possibilità di vedere accolte, perché ovviamente ritenute congrue, anche alcune proposte dell'opposizione. Quindi, pur non essendo forse una situazione esaltante, è comunque un passo avanti rispetto al passato, che credo sia anche frutto di un dialogo e indubbiamente di uno sforzo di moral suasion da parte della Presidenza, ma anche certamente di un impegno assunto dai gruppi parlamentari e dal Governo per far sì che, nell'ambito di un Regolamento, che, a mio avviso, non funziona sotto questo punto di vista, potesse compiersi, lo ripeto, un passo avanti rispetto allo scorso anno.
Questa è la situazione. Capisco che ciascuno di noi debba giocare una parte e mettere insieme tanti elementi, ma se riusciamo, per una volta, a bloccare e a fotografare la situazione reale, ci rendiamo conto che alle condizioni attuali, oggi, non vi era altra possibilità che porre la questione di fiducia.
La fiducia è stata posta, ma credo che, rispetto al passato, siano state salvaguardate tutte le possibili garanzie di rispetto, di dialogo e di confronto con l'opposizione. La Presidenza, in questo caso, è stata assolutamente garante proprio di questo passo avanti compiuto rispetto agli anni passati, in termini di confronto, di dialogo e di rispetto della funzione e del valore del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e non voglio entrare nel merito della questione che stiamo affrontando: credo che questo ramo del Parlamento oggi sia abbastanza umiliato, e lo sia in generale, nella stagione che stiamo vivendo. Pertanto credo che lei, signor Presidente, debba svolgere la funzione di «giudice a Berlino» e tutelarci tutti nella nostra dignità di lavoro parlamentare.
Ritengo sia assolutamente intollerabile che, mentre è in corso una discussione in Assemblea, si svolgano lavori, con o senza votazioni, in Commissione: dobbiamo distinguere le due attività, che comunque hanno pari dignità. Questa è la prima istanza che le rivolgo, al di là di qualsiasi decisione, anche adottata dai presidenti dei gruppi parlamentari. Lei infatti, Presidente, deve svolgere tale ruolo per tutti noi.
La seconda richiesta che avanzo è la seguente: quando su un provvedimento viene posta la questione di fiducia si sospendono tutte le attività parlamentari.Pag. 11Noi abbiamo il diritto di effettuare le nostre riunioni, di svolgere la nostra attività di parlamentare, che è ugualmente importante, parallelamente a quanto si svolge nelle Commissioni e nel Parlamento.
Contiamo su di lei, signor Presidente.
PRESIDENTE. Deputata Paoletti Tangheroni, abbiamo già dato disposizione di sconvocare tutte le Commissioni; la sua richiesta, quindi, è già stata accolta.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. La ringrazio, l'ho saputo casualmente.
PRESIDENTE. Rimane, ripeto, la comunicazione con cui si è disposto di sconvocare tutte le Commissioni: la sua istanza è del tutto corretta.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine del vaglio di ammissibilità degli emendamenti presentati dal Governo.
Come precisato, i gruppi parlamentari e il Ministro per i rapporti con il Parlamento saranno tempestivamente avvertiti.
La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 17,05.