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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali (A.C. 3395-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali.
Ricordo che nella seduta del 19 febbraio si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del Governo mentre i relatori vi hanno rinunciato.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 3395-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3395 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3395 sezione 4).
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3395 Sezioni 1 e 2).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3395 sezione 5).
Avverto - inoltre - che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento,Pag. 2la Presidenza non ritiene ammissibile la seguente proposta emendativa, già dichiarata inammissibile in sede referente: Leoluca Orlando 4.1, che prevede l'assunzione a tempo indeterminato di ufficiali che abbiano terminato il periodo di ferma prefissata.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative presentate l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento, che prevede il rifinanziamento degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e alle missioni internazionali di forze armate e di polizia, cui partecipa il nostro Paese (nella gran parte dei casi attraverso organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, la Nato, l'Unione europea ed in altri casi in virtù di accordi bilaterali con singoli Paesi), ribadisce il valore che il Parlamento italiano assegna ad una presenza ispirata a una cultura che si è venuta affermando negli anni di solidarietà multilaterale e di globalizzazione della sicurezza; una cultura fondata sulla consapevolezza dell'interdipendenza, degli effetti delle diverse crisi e delle condizioni di instabilità nelle varie aree del mondo. Sono ormai molteplici le nostre presenze internazionali, sia sotto il profilo della cooperazione, dell'assistenza, del sostegno ai processi di pacificazione, sia sotto il profilo del monitoraggio e della prevenzione di fattori di pericolo per la sicurezza e l'incolumità delle popolazioni. Vi sono molte aree che si orientano ormai ad una progressiva stabilizzazione, altre nelle quali le crisi appaiono ancora drammaticamente aperte. In particolare, i versanti di crisi più inquietanti che maggiormente sollecitano l'attenzione, anche talora la revisione delle strategie adottate, sono quelli del Kosovo, dell'Afghanistan e del Libano, dove siamo presenti in modo assai consistente, con forze militari, con forze di polizia e con forze civili di cooperazione. Nel Kosovo la missione PESD, deliberata dall'Unione europea, dovrà costituire una garanzia per la comunità internazionale di stabilità dell'area e di tutela della minoranza serba.
Ciò soprattutto in virtù della recente decisione del Governo provvisorio kosovaro di dichiarare il Paese indipendente, di dichiararlo uno Stato sovrano in un contesto di perplessità della comunità internazionale: con la benedizione degli Stati Uniti e di una parte dei Paesi europei, con il dissenso di altri Paesi e con la forte opposizione della Serbia e della federazione russa. Si tratta, pertanto, di uno scenario in cui non è pacifica l'accettazione di questa nuova condizione ed in cui si delineano anche posizioni allarmate, di preoccupazione rispetto alle possibili conseguenze.
Ecco perché ritengo che la missione dell'Unione europea debba costituire una condizione minimale di garanzia rispetto ad eventuali conseguenze negative o ad un aggravarsi della situazione dell'area o a possibili ripercussioni in altre aree ed in altri contesti europei. Pensiamo a Paesi che avvertono processi degenerativi, che avvertono impulsi secessionistici al loro interno e che sono giustamente preoccupati che possa scatenarsi un effetto domino, un effetto imitativo.
La missione europea dovrà proseguire l'azione di Nation building, già perseguita in questi anni in Kosovo dalla presenza internazionale nelle sue varie forme, dalla UNMIK, dalla KFOR, e nello stesso tempo dovrà progredire, in virtù dell'accordo di associazione e stabilizzazione, il processo di integrazione della Repubblica serba nell'Unione europea. Tale processo potrà consentire, direi quasi con un termine forse politicamente inappropriato, di metabolizzare, di compensare la delusione, la frustrazione, le rivendicazioni di questo Paese rispetto all'indipendenza del Kosovo.
L'integrazione della Serbia nell'Unione europea potrebbe essere la migliore garanzia di un'indipendenza del Kosovo senza scosse e senza traumatiche evoluzioni degli assetti geopolitici della regione e senza nuove secessioni in ambito europeo. Del resto è recente la vittoria alle elezioni serbe del Presidente Tadic, espressionePag. 3del partito democratico serbo, il partito più orientato verso l'integrazione europea e che più fortemente ha dimostrato in questi anni di volersi emancipare da tendenze e da intenti nazionalistici rivendicativi di antiche posizioni egemoniche o comunque in contrasto o diffidenti rispetto all'esigenza di integrazione in Europa.
Per quanto riguarda l'Afghanistan - forse è lo scenario più pericoloso e anche più complesso per i nostri uomini impegnati tanto nell'azione civile quanto nella missione militare - devo dire che in questi sette anni di presenza della comunità internazionale, attraverso la missione americana di Enduring freedom, attraverso l'ISAF a guida Nato, ancora pochi progressi si sono registrati o almeno si è trattato di progressi deludenti rispetto alle aspettative ed alle emergenze che vive quel Paese. Siamo ancora lontani dall'aver realizzato una condizione di stabilità e di pacificazione. Non credo che in alcun caso queste nostre missioni, questi nostri interventi e questa presenza con i nostri uomini, con i servitori nel nostro Stato in queste aree, possano considerarsi eterne ed irreversibili.
Penso che si debbano perseguire con costanza e con tenacia delle soluzioni politiche che consentano di porre fine a tali presenze e di restituire nella propria integrità la sovranità a questi Paesi, assicurando il loro equilibrio, la loro stabilità, possibilmente con regimi ispirati a principi democratici.
Del resto, alla nostra presenza si dovrà accompagnare una forte iniziativa politica ed un rilancio anche dell'azione italiana con il nuovo Governo, che verrà investito dal Parlamento che sarà a breve eletto (quindi un Governo con la piena legittimità ed operatività), il quale dovrà riprendere la sua iniziativa in tali contesti ed in particolare in quello afgano insieme ai partner europei e del Patto atlantico per realizzare condizioni politiche di maggiore stabilità, autonomia e trasparenza. Il Governo Karzai ha avuto dei meriti ed è stato investito democraticamente. Tuttavia, ha dimostrato anche dei limiti e delle ambiguità nel corso degli anni. Occorre riesaminare la strategia per accelerare i processi di pacificazione, per sottrarre ampie fasce di potere ai narcotrafficanti, ai signori della guerra, ai vari potentati locali non legittimati dal consenso popolare.
Se non affiancheremo l'iniziativa politica a quella di assistenza civile e militare, temo che sarà inevitabile una recrudescenza e un'intensificazione dello scontro con i talebani ma non solo con i nuovi talebani, come più volte ci ha ricordato in Commissione il viceministro Intini (colgo l'occasione a fine legislatura per ringraziarlo dell'interlocuzione costante, ampia ed articolata con la Commissione). Infatti, oltre ai nuovi talebani vi sono anche le nuove forze della società civile che si contrappongono alla presenza internazionale. Solo un'iniziativa politica potrà evitare una recrudescenza dello scontro militare soprattutto nel sud del Paese, rispetto al quale i nostri alleati e lo stesso Pentagono chiedono all'Italia più uomini e più impegno di carattere più specificatamente militare, cui non saremo in grado di sottrarci se vi sarà l'intensificazione del conflitto, con rischi e costi umani, che potete immaginare, addirittura maggiori di quelli che già abbiamo sostenuto. Recentemente è caduto il maresciallo Pezzulo, mentre prestava azione di soccorso e di assistenza alla popolazione ed è stato ferito il maresciallo Mercuri. Non è la prima volta che i nostri uomini cadono nell'esercizio dell'azione umanitaria nei confronti delle popolazioni. Tali rischi potranno intensificarsi se si arriverà ad una condizione di guerra. La politica deve evitare che dalla guerriglia si passi ad una guerra tramite un più ampio coinvolgimento della comunità internazionale e uno degli emendamenti, sul quale esprimeremo una posizione favorevole, chiede, appunto, che ci si adoperi affinché possa celebrarsi la Conferenza internazionale.
Per quanto riguarda il Libano, dove siamo il Paese maggiormente presente come numero di uomini per garantire la pace nell'area a sud del fiume Litani (nell'area meridionale del Paese) dopo il breve ma intenso scontro tra hezbollah ePag. 4Israele, dobbiamo aiutare la ricomposizione istituzionale, l'investitura dei ruoli non ancora designati - in particolare l'elezione del Presidente della Repubblica - e perciò una ricomposizione e stabilizzazione istituzionale, promuovendo (pur con tutte le ombre che gravano su tale regime) il dialogo con la Siria, perché collabori ad un processo che conduca alla stabilità e alla piena sovranità del Paese, della tormentata Repubblica libanese. Contestualmente, la politica estera del nostro Paese dovrà continuare a farsi carico della necessità di promuovere, pur fra tante difficoltà e battute di arresto, la pacificazione dell'area mediorientale, il superamento del conflitto tra Israele e Palestina, la prosecuzione di una road map troppe volte interrotta ma che rappresenta una condizione essenziale perché anche i conflitti delle aree circostanti possano essere progressivamente sedati e venire a cessare.
Credo che le nostre iniziative, la nostra presenza, il ruolo giocato in queste aree in questi anni (importante, fruttuoso ed apprezzato dalle popolazioni) debba comunque un giorno avere termine. Il ruolo dell'Italia deve portare ad accelerare la conclusione di questi conflitti.
Vi sono altre aree del mondo che richiedono il nostro intervento, la nostra presenza, la nostra cultura di solidarietà, di collaborazione, di concorso alla realizzazione di Nation building, di insediamento di istituzioni democratiche, di ordinamenti giudiziari, di sistemi di tutela dei diritti umani. Penso, in particolare, all'Africa e saluto con favore il rifinanziamento della nostra partecipazione a missioni dell'Unione europea in Africa come AMIS II in Darfur, EUPOL RD Congo, EUFOR nel Ciad e gli interventi di cooperazione in Somalia.
Ritengo che quello sarà il fronte che assorbirà risorse ed interventi del nostro Paese nei prossimi anni. L'Africa è, infatti, la grande polveriera del mondo e al suo interno, soprattutto nell'area subsahariana, sono presenti molti conflitti...
PRESIDENTE. Onorevole Forlani, concluda.
ALESSANDRO FORLANI. ...sanguinosi che hanno risvolti gravissimi per le popolazioni, per le migrazioni di massa, per le condizioni delle fasce più deboli della popolazione (si pensi ai bambini soldato).
Credo che sarà necessario un forte impegno della comunità internazionale anche per rendere più solidi e trasparenti i regimi insediati in quell'area, affinché i finanziamenti e le risorse impiegate...
PRESIDENTE. Onorevole Forlani, la prego di concludere.
ALESSANDRO FORLANI. ...possano produrre effetti positivi.