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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Adozione di atti amministrativi del Ministero della pubblica istruzione in presunto contrasto con la legislazione vigente - n. 2-00119)
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di illustrare l'interpellanza Elio Vito n. 2-00119 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmataria.
VALENTINA APREA. Con questa interpellanza urgente abbiamo inteso denunciare la disinvoltura con cui il Governo Prodi, e nella fattispecie il ministro della pubblica istruzione Fioroni, hanno comunicato alle scuole attraverso più atti amministrativi estivi, che hanno preceduto l'inizio dell'anno scolastico attuale, che le leggi di riforma della scuola approvate nella scorsa legislatura, e ormai pienamente in vigore, potessero essere ignorate dai dirigenti e dai docenti, anzi sostituite con direttive di contenuto opposto.
Dunque, contestiamo, innanzitutto, il metodo, e cioé se sia compatibile con il quadro giuridico vigente che, attraverso una prassi mai prima d'ora applicata nel paese, venga affidato ad atti di natura amministrativa il compito di modificare la legge e di suggerire alle scuole comportamenti con tutta evidenza difformi dalla legislazione vigente, in tal modo alterando profondamente il sistema delle fonti diPag. 72diritto ed il concetto stesso di legalità, mettendo in discussione l'autonomia delle istituzioni scolastiche, che deve essere riconosciuta come spazio di autodeterminazione costituzionalmente garantito e non comprimibile.
Ancora di più, se possibile, denunciamo e contestiamo il merito di quegli atti amministrativi. Vediamo di che si tratta.
Il 25 luglio scorso è stata emanata la direttiva generale sull'azione amministrativa e sulla gestione per l'anno 2006 per proseguire l'azione di consolidamento e potenziamento dell'autonomia delle scuole. In tale direttiva si affermava che l'obiettivo doveva essere quello di «rafforzare la contitolarità e la corresponsabilità educativa dei docenti»; in realtà si metteva in discussione la funzione di tutor: senza abrogare né disapplicare le leggi, che non sono né abrogate né disapplicabili - come invece hanno sostenuto i sindacati -, si dava dunque una indicazione chiara di superamento della figura del tutor.
L'atto dichiarava inoltre che, tra gli obiettivi dell'area istruzione, veniva incluso quello di contrastare e prevenire il fenomeno dell'abbandono scolastico e che tale obiettivo sarebbe stato perseguito «elevando l'obbligo scolastico fino a 16 anni con la costituzione di un biennio obbligatorio», anche questo in palese contrasto e in violazione delle leggi vigenti che, anch'esse non abrogate nè disapplicabili, prevedono tuttora il diritto-dovere fino a 18 anni.
Ancora, il 28 agosto è stata emanata la direttiva n. 649, con la quale vengono modificate le disposizioni fornite all'Invalsi dalla precedente direttiva n. 27 del 13 marzo 2006, in relazione agli obiettivi generali delle politiche educative nazionali cui l'Istituto dovrà attenersi. Tali modifiche hanno riguardato la trasformazione dell'intervento dell'Invalsi come rilevazione di sistema in indagine campionaria. Si riduce, quindi, ad indagine campionaria la verifica periodica e obbligatoria delle conoscenze e abilità degli studenti e della qualità complessiva dell'offerta formativa prevista per legge, si delegittima l'istituto, riducendone l'attività e sottraendo alle scuole stesse uno strumento fondamentale per l'accountability della propria autonomia progettuale; ancora di più, si pensa di utilizzare «gli esiti delle rilevazioni ... al fine di supportare l'attività di valutazione periodica e annuale degli apprendimenti degli alunni», quindi facendo confusione tra le attività di valutazione di sistema e quella formativa.
In più, si è esclusa l'Invalsi dalla predisposizione delle prove a carattere nazionale dell'esame di Stato e si riporta l'istituto nazionale a funzioni marginali e consultive ancor più ridotte di quelle attribuite al vecchio Cede.
Il 31 agosto (evidentemente, Presidente, hanno fatto poche ferie al ministero questa estate; per la verità, quella di utilizzare il tempo della chiusura delle scuole e delle vacanze estive degli studenti e degli alunni al fine di intervenire con tutta una serie di norme che avrebbero regolato l'attività dell'anno scolastico era una vecchia usanza democristiana) è stata emanata una circolare esplicativa contenente provvedimenti e temi di rilevante interesse connessi all'avvio dell'anno scolastico 2006/2007.
In questa circolare, ad essere colpito è stato il portfolio delle competenze, perché, in poche righe, in palese contraddizione con le norme vigenti, addirittura il ministero è arrivato a suggerire di soprassedere nell'applicazione delle modalità di valutazione introdotte dal portfolio, di avvalersi dei modelli valutativi di cui al previgente ordinamento, in spregio dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. In più, nel trattare gli esami di idoneità, ha dato un'interpretazione della legislazione vigente. Il colmo si è raggiunto il 7 settembre 2006, quando è stata emanata una direttiva sul ruolo e sui compiti degli uffici scolastici provinciali, gli attuali centri servizi amministrativi (CSA). Quanto al metodo, l'atto amministrativo, ancora una volta, compie una forzatura rispetto all'assetto organizzativo vigente, ripristina una situazione antecedente alla riforma della pubblica amministrazione voluta e varata, tramite apposita delega legislativa, nel 1999, peraltro da un altro Governo diPag. 73centrosinistra (dal primo Governo Prodi), e, quanto al merito, l'atto solo apparentemente rispetta lo spazio di autonomia e di autodeterminazione delle scuole. In realtà, riporta un controllo sull'autonomia progettuale. Ma quello che stupisce ancora di più (e sono davvero lieta di vedere nei banchi del Governo il viceministro Bastico, che è stata autorevole esponente degli assessori regionali all'istruzione e alla formazione del centrosinistra) è il fatto che una persona come la Bastico abbia tollerato che questa direttiva passasse senza neanche aver consultato la Conferenza Stato-regioni. Se avessimo fatto noi, viceministro Bastico, quello che voi avete fatto, che lei ha fatto con il suo ministro, credo che la Corte costituzionale sarebbe stata interessata proprio da un suo rilievo, lei che è stata così attiva nei nostri confronti a tutelare i diritti delle regioni.
Le leggo ora alcuni rilievi che sono stati da noi raccolti e i pareri che abbiamo voluto farci dare da autorevoli esponenti della magistratura e della Corte dei conti. Questa direttiva delinea, a decorrere del settembre 2006, contraddittoriamente, due diversi organi monocratici deputati ad interloquire e a interagire con le regioni e soltanto per il primo dei due organi statali, ossia la direzione regionale, è prevista una sede collegiale nella quale possa essere declinato il principio di leale collaborazione. È opportuno ricordare, ma secondo me il viceministro Bastico se lo ricorda bene, che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 13 del 2004, nel ricostruire la trama delle competenze concorrenti Stato-regioni alla luce del Titolo V, seconda parte, della Costituzione ha fatto espresso riferimento proprio al comma 3 dell'articolo 75 del decreto legislativo n. 399, perché stabilisce che in quest'organo collegiale bisogna individuare comunque il compito di realizzare un coordinato esercizio delle funzioni pubbliche in materia di istruzione. Insomma, la direttiva ministeriale del settembre 2006 sposta alcune competenze in sede territoriale provinciale (praticamente fa rinascere i vecchi provveditorati) e, in tale maniera, unilateralmente altera il già regolato meccanismo organizzativo di coordinamento, senza prevederne alcun altro sostitutivo alternativo e tutto questo senza aver acquisito alcun parere o intese in sede di Conferenza unificata.
Siffatta alterazione, con tutte le contraddizioni intrinseche che la connotano, potrebbe configurare persino la violazione di quel principio di cooperazione di leale collaborazione a lei tanto caro, viceministro Bastico, quando era autorevole esponente della Conferenza Stato-regioni, e persino la lesione per menomazione e sottrazione di competenze regionali concorrenti.
Siamo veramente molto desiderosi di conoscere le ragioni di questi scivoloni e tradimenti riguardo al mancato rispetto delle leggi della Repubblica.
PRESIDENTE. Il viceministro della pubblica istruzione, Mariangela Bastico, ha facoltà di rispondere.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole Aprea ha toccato moltissimi atti svolti dal Ministero della pubblica istruzione in questo primo periodo della legislatura, ed io cercherò di rispondere alle sue puntuali osservazioni altrettanto puntualmente, facendo riferimento, quindi, all'articolazione molto ampia della sua interpellanza urgente.
Il primo riferimento è alla direttiva del 25 luglio 2006, registrata alla Corte dei conti il 1o agosto 2006, della quale si desumono delle norme di attuazione del programma illustrato dal ministro proprio nella sede della Commissione parlamentare. Si tratta, peraltro, di un programma che si colloca, più ampiamente, nelle strategie di Lisbona approvate dal Consiglio dei ministri dell'Unione europea nel maggio del 2003, nel Documento di programmazione economico-finanziaria e in altri documenti programmatici assunti da questo Governo. Stiamo parlando dell'atto che indirizza la nostra amministrazione nell'attuazione di questi documenti programmatici.
È noto, quindi, che questa direttiva deve assumere i macro-obiettivi per realizzarliPag. 74nell'anno di riferimento; da essi deriva l'assegnazione delle risorse che sono state, peraltro, definite proprio mentre lei, onorevole Aprea, dirigeva, assieme al ministro Moratti, il ministero. Quindi, si tratta di una direttiva che scavalca due amministrazioni diverse e che era necessario realizzare, anche perché noi abbiamo evidenziato davvero molte criticità.
Attraverso questo atto amministrativo abbiamo cercato di superare criticità irrisolte a seguito delle politiche scolastiche che avete attivato nella precedente legislatura, molte delle quali, a nostro avviso, avevano prodotto effetti negativi.
Al centro della direttiva poniamo l'autonomia scolastica, nella sua concezione comunitaria, e la valorizzazione delle competenze dei docenti e del personale tutto della scuola.
Detto questo, come centro di riferimento, è chiaro che abbiamo cercato di strumentare questa nostra scelta e, pertanto, vengo ad una delle decisioni assunte, che è quella del superamento della figura del tutor. Si tratta della disattivazione di questa figura che è stata effettuata attraverso la sequenza contrattuale del 17 luglio 2006, adottata in sede ARAN e sottoscritta da tutte le organizzazioni sindacali di rappresentanza della scuola.
Ricordo la legittimità di questa sequenza contrattuale che viene applicata, ai sensi dell'articolo 43 del contratto collettivo nazionale della scuola, sottoscritto il 24 luglio del 2003. Esso prevede che proprio laddove vi siano delle modifiche all'organizzazione del lavoro, agli orari di lavoro e così via, esse debbano essere negoziate con le organizzazioni sindacali e da queste possono anche conseguire modifiche alla normativa vigente. Del resto, la legge Moratti aveva richiamato esplicitamente questa norma del contratto collettivo nazionale di lavoro anche in riferimento a tutto ciò che sarebbe stato necessario per rendere operativa la riforma all'interno delle autonomie scolastiche. Quindi, legittimamente, anzi oserei dire doverosamente, noi abbiamo ripreso attraverso una direttiva un tavolo che non era mai stato chiuso e da questa scelta (peraltro ampiamente illustrata dal ministro Fioroni in Commissione proprio a seguito di un'interrogazione) abbiamo sviluppato alcune correzioni alle modalità organizzative all'interno delle autonomie scolastiche: una di queste è rappresentata dal tutor.
Voglio precisare che questa figura ha funzioni che rientrano normalmente in quelle che spettano al personale docente, secondo le norme del contratto collettivo di lavoro, quindi noi non abbiamo negato le funzioni, ma a seguito della sequenza contrattuale queste sono state riportate, spalmate - diciamo così - sull'intero corpo docente. Ciò, ha determinato un cambio di carattere organizzativo, lasciando all'autonomia scolastica quelle competenze che le sono dovute nell'organizzazione del personale docente, ad esempio decidendo qual è quello che si raccorda di più con i genitori o quello che, invece, si dedica di più alla programmazione dell'offerta formativa e così via.
Occorre riportare queste competenze nel ruolo specifico dei docenti e nella gestione specifica dell'autonomia scolastica. Per quel che riguarda la valutazione, ci sono molte osservazioni nella sua interpellanza. Le raccolgo - cito una nuova direttiva che il ministro Fioroni ha attivato nei confronti dell'Invalsi in relazione all'anno scolastico 2006-2007 - rilevando molte criticità nelle modalità di operatività dell'Invalsi per quello che riguarda l'anno scolastico 2005-2006. Criticità che sono state evidenziate dal mondo della scuola stessa durante il periodo di applicazione di questo test di valutazione e che si evidenziano anche da una lettura - del resto è stata pubblicata sui giornali - dei risultati stessi, che hanno presentato diversi punti di incoerenza e diverse obiezioni a livello tecnico. La direttiva, comunque, ha individuato tre punti strategici di modifica della valutazione.
La prima è quella di valutare il sistema scolastico e non il singolo istituto o lo studente come riferimento generale, basandosi su indicatori generali, quali la spesa per l'istruzione, per le risorse umane, finanziarie e strutturali utilizzate,Pag. 75i tassi di abbandono scolastico, la partecipazione degli istituti alle rilevazioni di valutazioni nazionali ed internazionali, le modifiche apportate ai piani dell'offerta formativa in seguito all'analisi dei risultati precedenti, le iniziative di recupero realizzate. Quindi, prima di tutto una valutazione dell'efficacia e dell'efficienza del sistema come obiettivo generale e non del singolo istituto.
In secondo luogo, abbiamo chiesto di valutare gli apprendimenti all'inizio dell'anno scolastico 2006-2007 con test somministrati da rilevatori esterni in un'unica data e su un campione di istituti individuati con metodo statistico. La valutazione, che nulla ha a che fare con quella di esclusiva competenza dei docenti, riguarderà le competenze in italiano, matematica, scienze ed andrà effettuata in classi nevralgiche, quali la seconda e la quarta della scuola primaria, la seconda della secondaria di primo grado e la prima e la terza della scuola secondaria di secondo grado. I test dovranno garantire massima trasparenza ed affidabilità dei dati rilevati. Si chiude in tal modo l'attuale fase di un invio per e-mail dei test, che non garantiva la trasparenza dei risultati, con l'utilizzazione di personale tecnico che seguirà direttamente la compilazione delle prove, in modo da garantire l'attendibilità delle verifiche, utile prima di tutto alle scuole stesse. I risultati saranno, quindi, messi a disposizione degli istituti come supporto all'attività di valutazione periodica e annuale dei risultati degli alunni, che resta di esclusiva competenza dei docenti.
In terzo luogo, l'Invalsi predisporrà l'offerta di modelli per la terza prova degli esami di Stato degli istituti tecnici professionali, con un ulteriore incarico da individuare entro quattro mesi dalla direttiva, individuando procedure, criteri e modi per realizzare questo tipo di intervento. Quindi, si tratta di una direttiva che non nega assolutamente la valutazione, la validità e la necessità di procedere alla valutazione, ma ha una concezione diversa. L'utilizzazione campionaria ci consentirà anche di risparmiare risorse. Se tutte le rilevazioni statistiche vengono fatte per via campionaria, che dà margini di errore bassissimi, è evidente che altrettanto possiamo fare all'interno dei sistema dell'istruzione, tra l'altro, collegando anche ad un principio di volontarietà, che è un elemento determinante rispetto al lavoro delle scuole.
Un'ulteriore valutazione riguarda gli esami di idoneità del primo ciclo e vengono rilevati punti di criticità. Noi escludiamo qualsiasi violazione dell'articolo 30 della Costituzione, che sancisce il dovere e il diritto dei genitori ad istruire ed educare i figli, né si ravvisano violazioni dell'articolo 111 del decreto legislativo n. 297 del 1994, concernente le modalità di adempimento dell'obbligo scolastico, laddove prevede la facoltà dei genitori di provvedere privatamente o direttamente all'istruzione dei figli, dimostrando di averne la capacità tecnica ed economica e dandone comunicazione alla competente autorità. Quindi, nulla di questo è negato.
Quello che indichiamo nella nota del 31 agosto 2006 è conforme al dettato costituzionale ed anche alla norma che lei stessa richiama. Sostanzialmente, diciamo che esistono dei limiti di età nell'accesso agli esami di idoneità e questi limiti sono quelli corrispondenti all'età che la legge prevede per l'entrata nella seconda classe.
Faccio riferimento, ad esempio, alla primina, che determina la possibilità, attraverso un esame di idoneità, di accedere direttamente alla seconda classe. Lei sa che, con quanto previsto dalla legge Moratti - che è una legge dello Stato e che anticipa di sei mesi l'accesso alla scuola elementare - e con il fatto di potere ottenere un anno di sconto, tra virgolette, attraverso la primina, vi possono essere bambini che accedono alla prima classe a quattro anni e mezzo e che sostengono l'esame di idoneità per passare alla seconda classe a cinque anni e mezzo. A noi sembra una cosa incongrua. Peraltro, non è compatibile con le indicazioni della legge sull'età di accesso alla prima media, identificata come l'età ordinaria.
Pertanto, mentre per quest'anno rimarranno in vigore le norme vigenti - e,Pag. 76quindi, saranno consentiti anche tali meccanismi, che producono effetti anomali e abnormi di cumulo e di anticipazione, facendo sì che i bambini entrino in seconda elementare ad un'età assolutamente precoce - il prossimo anno, ai sensi della nota che abbiamo inviato, esse non verranno più applicate.
Ancora, per quanto riguarda la parte relativa agli uffici scolastici provinciali, debbo rassicurarla: ho presente quanto ha stabilito la sentenza della Corte costituzionale n. 13 del 2004. Essa è stata promossa dalla regione Emilia Romagna, ed anche letta da me con grande attenzione. Ciò di cui, invece, stiamo parlando ora, relativamente agli uffici scolastici provinciali (abbiamo cambiato nome, rispetto all'attuale denominazione di CSA)...
VALENTINA APREA. L'avevate messo voi!
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Abbiamo semplicemente precisato alcune funzioni la cui emergenza e la cui specificità si è aggravata negli anni, in particolare in relazione alla sicurezza degli edifici scolastici e all'edilizia scolastica in generale e, inoltre, in relazione all'integrazione dei ragazzi stranieri. Sono situazioni - lo ripeto - che presentano elementi di aggravamento.
Pertanto, contrariamente a quanto affermato, la direttiva è coerente con le linee guida elaborate in data 30 aprile 2004 ed emanate ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 319 del 2003. È, altresì, coerente con la definizione delle funzioni degli uffici scolastici provinciali effettuata in sede di emanazione dei decreti ministeriali di individuazione delle competenze di questi uffici. Sono state semplicemente specificate in modo più analitico funzioni di cui erano titolari già gli uffici, aggiungendone altre connesse con l'emergere di alcune esigenze non presenti all'epoca dell'emanazione delle richiamate linee guida.
Questo è il senso, che nulla ha a che vedere con le relazioni con i comuni, le province e le regioni e nulla ha a che vedere con il tema dell'applicazione del Titolo V della Costituzione e, quindi, con l'articolazione del sistema e dell'ordinamento nazionale dell'istruzione in collegamento con i sistemi locali. È una direttiva relativa a funzioni di uffici dello Stato.
Mi avvio alla conclusione. Appare del tutto destituita di fondamento l'affermazione che tali attribuzioni incidano sull'autonomia e sull'autodeterminazione delle scuole, considerato che, al contrario, sono finalizzate proprio ad un sostegno più diretto e immediato e alla valorizzazione del ruolo autonomo delle scuole.
Né si ravvisa alcuna limitazione alla libertà di autonoma organizzazione degli studenti all'interno delle consulte studentesche. Anzi, il compito di promuovere e incentivare la partecipazione studentesca e di creare occasioni di confronto ed aggregazione tra le consulte presenti nelle istituzioni scolastiche, affidato agli uffici medesimi, non può che sostenere e supportare le consulte studentesche.
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di replicare.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, viceministro Bastico, mi spiace: non solo non ci ha convinto, ma non ha risposto al quesito sostanziale che abbiamo posto. Lei, infatti, ha richiamato atti amministrativi. La questione è un'altra: possono atti amministrativi superare le leggi pienamente in vigore? Questo era il punto della questione. Lei ha spiegato bene la volontà politica che ha ispirato gli atti amministrativi. Però, non siete venuti in Parlamento a cambiare le leggi che prevedono altro e che sono pienamente in vigore.
I programmi dei ministri, l'azione programmatica dei ministri (se lo faccia dire da una deputata che ha ormai dodici anni di anzianità in questo Parlamento), sono atti di indirizzo politico, ma non possono valere come atti di indirizzo amministrativo. Praticamente, il ministro è venuto in Commissione, ha presentato un programma, è ritornato al ministero ed ha trasferito in una circolare, anzi, in più attiPag. 77amministrativi, ciò che aveva detto alla Camera dei deputati ed al Senato. Troppo comodo, viceministro Bastico! Non significa questo vincere le elezioni! Significa sudare, venire in Parlamento e raccogliere il consenso di una maggioranza - se c'è (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia) - su quello che avete già introdotto, per via impropria, nella scuola!
Allo stesso modo, avete modificato tutto il senso del decreto sulla valutazione e sulle funzione dell'Invalsi. Per la prima volta, noi abbiamo parlato della valutazione come elemento di sistema, per rafforzare l'autonomia: vera autonomia e vera valutazione di ogni singolo istituto scolastico, non indagine campionaria! Viceministro Bastico, voi avete fatto qualcosa che servirà molto di più al ministro dell'economia che alla scuola italiana (peraltro, già lo fanno il Censis ed altri istituti di rilevazione in questo paese). Quello che avete non servirà alla scuola come elemento di sistema, non servirà agli studenti, che hanno livelli di apprendimento scarsissimi rispetto alle risorse investite nell'istruzione. È questo che non si vuole capire o che, forse, si sa, si conosce, ma non si vuole ammettere (poi dirò anche perché).
Riguardo alle primine ed ai limite di età, dite la verità: dite che non volete favorire le scuole paritarie, le scuole non statali, rispetto ad una libertà di scelta delle famiglie! Viceministro Bastico, lei ha fornito anche una giustificazione pedagogica per vietare ai bambini particolarmente dotati, talentosi, un inizio precoce dell'istruzione. Guardi, lei ha davanti a sé una persona che a cinque anni ha cominciato il percorso scolastico, quarantacinque anni fa! Cosa ne devo dedurre? Che eravamo molto più liberi cinquant'anni fa? Che il sistema scolastico era più libero cinquant'anni fa? Allora, noi stiamo negando libertà!
La verità è che avete paura di perdere alunni, di formare meno prime nelle classi delle scuole statali, perché un certo numero di famiglie, in presenza di bambini particolarmente intelligenti, con talento, vivaci, potrebbero scegliere questo tipo di opportunità. Ma questo è previsto dalla Costituzione! Voi andrete a sbattere contro il diritto delle famiglie di scegliere quando fare iniziare ai loro figli il percorso scolastico. Viceministro, le do un'anteprima (ma lei che frequenta anche ambienti bene della sua Bologna, forse, lo saprà già; mi scusi per questo riferimento, ma anch'io frequento ambienti bene di Milano e anche di Bari e del sud): sa qual è adesso la scelta di tendenza delle famiglie che hanno questi figli? Li iscrivono alle scuole americane, alle scuole inglesi, ad altre scuole, a tutte le altre scuole del mondo che consentono una maggiore libertà dal punto di vista dell'inizio della frequenza. Se vuole, viceministro, nel corso dell'anno, elaboreremo qualche statistica e vedremo quanti bambini italiani cominciano ad iscriversi a queste scuole (non so se conoscere questo aspetto vi potrà far piacere o ci potrà interessare ma, forse, ve lo diremo lo stesso).
Per quanto riguarda gli uffici scolastici provinciali, sulla questione dei nomi, signor Presidente, si faccia chiarezza una volta per tutte! Viceministro, tutte queste cose tremende, brutte, da cui oggi prendete le distanze, le avete volute voi, con la legge Bassanini! I CSA sono stati un'invenzione della legge Bassanini! Il MIUR era stato un'invenzione della legge Bassanini! L'aggettivo «pubblico» non l'abbiamo tolto noi dalla denominazione del ministero dell'istruzione! Se prendete le distanze, ditelo, per cortesia: ci siamo sbagliati; abbiamo commesso un'idiozia, e adesso torniamo indietro. Lo stesso varrà per tante altre cose, quando leggeremo il disegno di legge finanziaria. Insomma, voi state negando tutta quella riforma di decentramento di Bassanini che aveva prodotto anche questi cambiamenti.
Non sono d'accordo con lei, viceministro, in ordine alle competenze delle regioni (che non vi sarebbero). A proposito di edilizia, sa meglio di me, viceministro Bastico, che l'edilizia e la razionalizzazione della rete scolastica ricadono proprio nelle competenze regionali.
Oggi le regioni dovranno rapportarsi anche a livello provinciale, poiché il ministroPag. 78ha detto ai dirigenti degli uffici scolastici provinciali: rispondete a me direttamente e dopo mettetevi in contatto anche con le direzioni regionali. Avete creato confusione. Quindi, non è una cosa di poco conto; si tratta di materie che sono di competenza delle regioni. Vada a rivedere tale questione!
Pertanto, non ci ha convinto, non ci avete convinto. La verità è che, in preda a un furore nostalgico e ideologico insieme, che fa quasi rimpiangere il primo Governo Prodi e il ministro Berlinguer, che, almeno, tentò una politica riformista, ma mi rendo conto che erano altri tempi e altre alleanze, questo ministro insieme a lei ha lavorato assiduamente finora, ma per tornare indietro, andando ben oltre l'annunciato smantellamento della riforma Moratti, con atti amministrativi che noi considerariamo di discutibile legittimità.
Avete decretato il ritorno al vecchio obbligo scolastico (versus il diritto-dovere, ma mi auguro che nella prossima legge finanziaria ci sia una norma che vi consenta di farlo, perché ora questo biennio unitario non è possibile); alla vecchia scheda di valutazione, sospendendo il portfolio delle competenze; al vecchio tempo pieno, raddoppiando gli organici; alla vecchia organizzazione didattica, sospendendo il tutor; alla vecchia discontinuità didattica, disapplicando la norma dell'obbligo per i docenti di rimanere sulla stessa classe per almeno tre anni; alla vecchia scuola superiore, negando la sperimentazione dei nuovi licei; al vecchio esame di Stato nella versione gentiliana, cancellando la certificazione delle competenze, a cura dell'Invalsi; alle vecchie rigidità sui tempi di frequenza scolastica, negando gli anticipi; ai vecchi provveditorati, affidando loro il controllo sulle scuole autonome.
Viceministro Bastico, si faccia dire, se ancora non lo ha fatto, chi lavora nei CSA. Lei può immaginare che insegnanti distaccati e/o impiegati/funzionari possano controllare i dirigenti scolastici, che hanno addirittura un'autonomia di rete? Ma stiamo scherzando? Ciò non era possibile 10-15 anni fa, come pensate di imporlo ora, quando, dall'altra parte, dite che c'è questa autonomia delle scuole?
Se aggiungiamo a tutto questo il ridimensionamento del ruolo e delle funzioni dell'Invalsi, il decreto con cui è stato rinviato l'anno scolastico 2009 e la riforma delle superiori, veramente c'è da preoccuparsi. Io credo che l'impronta ultraconservatrice di questo Governo sia ormai più che evidente.
Non solo, il ministro sostiene con orgoglio di avere restituito con queste azioni serenità alle scuole. In realtà, l'ha restituita ai sindacati di categoria. Ho ancora un po' di tempo e vorrei leggere cosa scrivono i siti sindacali e altro. Qualche giorno fa, proprio sul sito «Sapere fare»...
ALBA SASSO. «Fare sapere»!
VALENTINA APREA. «Fare sapere»: Alba Sasso lo conosce benissimo...
PRESIDENTE. La prego...
VALENTINA APREA. Concludo, Presidente.
Il sito comunicava: «Più del cacciavite potè il sindacato. Infatti, grazie all'accordo con le organizzazione sindacali e l'Aran, anticipo dell'infanzia, tutor, portfolio, eccetera, sono stati disapplicati. Cancellati interi pezzi della riforma Moratti. L'autonomia ci ha dato una mano».
Insomma, così siamo ridotti, con un Governo che fa quello che chiedono i sindacati, quando non c'è da mettere mano al portafoglio, perché, allora, il Governo fa vedere il vero volto e chi comanda, ossia i ministri dell'economia, come in tutti i Governi degli ultimi 10-15 anni.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Aprea.
VALENTINA APREA. Ma se c'è da contattare il sindacato e bloccare il processo di riforma, perché no? È meglio la pace sociale, piuttosto che la riforma per i nostri giovani e il loro futuro. ChePag. 79aspettino pure, tanto per molti anni non si è fatta la riforma, non si farà neanche in questa legislatura! Auguri (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
(Iniziative per la revisione del bando di concorso per dirigenti scolastici bandito con determinazione dirigenziale del 22 novembre 2004 - n. 2-00133)
PRESIDENTE. Il deputato Di Gioia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00133 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla.
PRESIDENTE. Il viceministro della pubblica istruzione, Mariangela Bastico, ha facoltà di rispondere.
MARIANGELA BASTICO. Viceministro della pubblica istruzione. Grazie, Presidente.
Devo dire all'onorevole Di Gioia che l'oggetto della sua interpellanza è un tema che stiamo seguendo con grandissima attenzione e preoccupazione. Infatti, sappiamo che coinvolge migliaia di persone che stanno svolgendo concorsi e che vivono condizioni di incertezza e di ansia particolarmente preoccupanti. Dunque, le assicuro, a nome del Ministero dell'istruzione, che il tema da noi è seguito con grandissima attenzione, pur nel grande lavoro che, come l'onorevole Aprea ricordava, abbiamo svolto rispetto a tanti atti amministrativi: questo tema ci sta particolarmente a cuore.
Lei ha ricostruito le vicende che hanno portato a questa situazione molto complessa. Anch'io le farò una breve ricostruzione, sottolineando il fatto che ci troviamo di fronte a vincoli strettissimi condizionati dalle leggi vigenti.
Questa procedura concorsuale è l'applicazione puntuale, come doverosamente dobbiamo fare, delle leggi in vigore. In particolare, vi è il riferimento all'articolo 29 del regolamento di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001, il quale prevede che «(...) il reclutamento stesso dei dirigenti si realizzi mediante un corso-concorso selettivo di formazione, indetto con decreto del ministro della pubblica istruzione svolto in sede regionale, con cadenza periodica, che si articoli in una selezione per titoli, in un concorso di ammissione, in un periodo di formazione e in un esame finale. Al corso di formazione accedono i candidati donne nel numero di posti messi a concorso maggiorati del 10 per cento(...)». Come si vede, la procedura è dettagliatamente normata.
Io qui svolgo una prima osservazione che sottopongo all'onorevole Di Gioia ma, in generale, alla competente Commissione parlamentare. Riflettiamo se è opportuna una normativa così di dettaglio, che può poi costituire elemento di vincolo nel momento in cui si attivano processi che, a differenza di altri concorsi per dirigenti, non riguardano dieci o venti, ma migliaia e migliaia di persone. Questa è la differenza e la specificità di un concorso di reclutamento del sistema dell'istruzione. Io proporrò per una discussione norme che abbiano delle specificità per questo tipo di reclutamento.
Il medesimo articolo 29 prevede che nel primo corso-concorso il 50 per cento dei posti sia riservato a coloro che abbiano effettivamente ricoperto per almeno un triennio le funzioni di preside incaricato, previo superamento di un esame di ammissione a loro riservato, ferme restando le successive fasi della procedura concorsuale. Successivamente, è intervenuta la norma contenuta nel comma 9 dell'articolo 22 della legge n. 448 del 2001, la legge finanziaria per il 2002.
Detta norma prevedeva espressamente che il reclutamento dei presidi incaricati nel primo corso-concorso, di cui al citato decreto legislativo n. 165, si svolge sulla base di una indizione separata effettuata con un bando del competente direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e finalizzato alla copertura del 50 per centro dei posti disponibili. Ancora, in quest'ambito siamo nelle norme legislative.Pag. 80
Con la nota n. 593 del 7 febbraio 2002, in attuazione di quanto disposto dal citato decreto legislativo n. 165 e dall'articolo 22 della legge n. 448 del 2001, il ministero aveva richiesto alla Presidenza del Consiglio del ministri, dipartimento della funzione pubblica, l'autorizzazione all'avvio delle procedure concorsuali per complessivi 3.500 posti di dirigente scolastico, ritenuti necessari per sopperire al fabbisogno di personale per il triennio 2002-2004. La predetta autorizzazione, prevista all'articolo 39 della legge n. 449 del 1997, la legge finanziaria per il 1998, e successive modificazioni, veniva negata.
A fronte di tale circostanza, furono rappresentate le ragioni di pubblico interesse che avrebbero dovuto giustificare un riesame positivo del provvedimento di diniego. In particolare, fu sottolineato che la grave situazione di vacanza dei posti dirigenziali si sarebbe riflessa negativamente sul regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche, in considerazione del fatto che oltre un terzo delle presidenze era coperto con incarichi conferiti limitatamente all'anno, quindi precari e che non garantivano la necessaria stabilità sotto il profilo sia del governo delle medesime istituzioni, sia della programmazione delle attività didattiche.
Per soddisfare, dunque, le esigenze minime di copertura delle vacanze in organico sopra ricordate, nel rispetto dei vincoli della legge finanziaria, fu formulata la proposta di scaglionare nel tempo le due procedure concorsuali disciplinate dall'articolo 29 del decreto n. 165 del 2001, dando priorità al concorso riservato per non mortificare le aspettative di chi da anni svolgeva un incarico direttivo e per consolidare le professionalità acquisite sul campo, in una logica di sviluppo delle risorse umane e di garanzia della qualità della scuola.
Ciò permise di ottenere l'autorizzazione a bandire un corso riservato per 1.500 posti; traccio la ricostruzione perché l'onorevole interpellante ha giustamente ricordato anche il tema relativo alla consistenza numerica.
Ben si comprende quindi che le scelte adottate dal ministero in ordine alle modalità di attuazione delle procedure di reclutamento in parola sono state, da un lato, quelle oggettivamente compatibili con la normativa vigente e con l'esigenza di assicurare gli interessi pubblici ad essa sottesi; dall'altro, hanno rappresentato l'unica soluzione percorribile data la non autorizzazione opposta dal Ministero dell'economia e delle finanze relativamente al numero che il Ministero della pubblica istruzione aveva richiesto.
Con riguardo alle richieste formulate nell'interpellanza, volte alla rideterminazione del numero dei posti già previsti dal bando di concorso ordinario e all'ammissione agli appositi corsi di formazione di tutti i candidati idonei, va ricordato che è intervenuto l'articolo 1 della legge 31 marzo 2005 n. 43, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 7 del 31 gennaio 2005. Tale disposizione ha il seguente tenore: «A decorrere dall'anno scolastico 2006-2007 non sono più conferiti nuovi incarichi di presidenza, fatta salva la conferma degli incarichi già conferiti. I posti vacanti di dirigente scolastico sono conferiti con incarico di reggenza. I posti vacanti all'inizio del predetto anno scolastico, ferma restando la disciplina autorizzatoria in vigore in materia di programmazione del fabbisogno di personale (...), nonchè i vincoli di assunzione del personale delle pubbliche amministrazioni previsti dalla normativa vigente, sono riservati in via prioritaria ad un apposito corso-concorso per coloro che abbiano maturato, entro l'anno scolastico 2005-2006, almeno un anno di incarico di presidenza». Non è dunque possibile alcun ampliamento del numero né tantomeno lo scorrimento di un'eventuale graduatoria relativamente ai posti che si venissero a rendere liberi, proprio perché la legge determina già un'ulteriore modalità, rappresentata da un altro corso-concorso.
Considerato quindi che tutti i posti vacanti all'inizio dell'anno scolastico 2006-2007 sono riservati in via prioritaria ad un apposito corso-concorso per coloro che abbiano maturato, entro l'anno scolasticoPag. 812005-2006, almeno un anno di incarico di presidenza, le richieste medesime, come prospettate dall'interpellanza, non sono praticabili in via amministrativa in quanto non compatibili con il dato normativo appena citato. Ciò che appare, nella sostanza, molto di buon senso, tale da farci anche risparmiare tempi e risorse per l'espletamento dei concorsi, non è compatibile con la normativa vigente e nessuna azione di carattere amministrativo può superare tale difficoltà, soprattutto alla luce del fatto che comunque il concorso è anche in via di svolgimento. Ma in ogni caso è la fonte primaria della legge che deve essere modificata.
Quindi, sottolineo quanto riferivo all'inizio, cioè che questa modalità di reclutamento dei dirigenti presenta aspetti di criticità molto rilevanti, che mi auguro si possano affrontare in futuro; stando all'oggi, noi stiamo valutando come affrontare tale situazione di emergenza soprattutto per le persone che comunque hanno espletato una parte importante del concorso. Vengono definiti idonei, ma devo precisare che idonei non sono perché in effetti mancano i posti disponibili; tuttavia, hanno comunque espletato una parte importante della procedura. Stiamo valutando se siano ricercabili e compatibili delle soluzioni, che possono essere attivate esclusivamente per via legislativa.
Quanto all'intervento in sede giurisdizionale dei tribunali amministrativi, naturalmente vengono fatte le ammissioni stabilite da sentenze dei TAR perché la fonte giuridica, in tali casi, è appunto la sentenza del TAR che impone la partecipazione di queste persone al corso di formazione. Per quanto riguarda, invece, un provvedimento di ordine generale, l'unico processo possibile è la predisposizione di una norma, cui io guardo con preoccupazione, rispetto all'espletamento del concorso in atto. Essa potrebbe però intervenire dopo la chiusura del concorso in atto e potrebbe apprestare soluzioni congrue e compatibili per coloro che hanno espletato una parte significativa di questa procedura.
Quindi, rispondo ai parlamentari interpellanti con l'indicazione di tali prospettive circa le intenzioni del ministero e del Governo per il futuro, sottolineando ancora una volta che qualsiasi soluzione tesa ad affrontare questa tematica di grande delicatezza potrà essere individuata anche congiuntamente con il Parlamento, nelle sedi delle Commissioni parlamentari competenti e in Assemblea.
Quindi, vi è, da parte nostra, la disponibilità piena ad un ragionamento che costruisca il futuro, ma non l'interruzione dei concorsi in atto perché si determinerebbero a catena ripercussioni molto negative. Infatti, stiamo per bandire un nuovo concorso riservato, successivo al concorso ordinario e, quindi, il blocco del primo comporterebbe ricadute molto negative sul secondo. Peraltro, in una situazione in cui non sono possibili incarichi, ma solo reggenze, quindi prolungando una situazione di grande disagio, voglio assicurare che da parte nostra vi è piena disponibilità ad affrontare con i parlamentari un ragionamento sul piano legislativo.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di replicare.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, nel sottolineare che questa interpellanza urgente è stata sottoscritta da altri parlamentari, quali l'onorevole Sasso e l'onorevole Vico, ribadisco, come giustamente ha rilevato il viceministro, che vi sono state incongruenze e, soprattutto, ingiustificate discriminazioni. Infatti, è vero che da parte del Ministero dell'economia e delle finanze non è stata concessa l'autorizzazione a procedere anche alla possibile utilizzazione di posti ulteriori, per ciò che riguarda il primo bando di concorso del 2002. Infatti, quest'ultimo era un bando di concorso riservato per l'utilizzo di 3 mila posti disponibili, ma ne sono stati utilizzati solo 1.500.
Vorrei sottolineare, in buona sostanza, le gravi difficoltà che il Governo di centrodestra ha determinato nella scorsa legislatura su questo problema, anche perché poco fa abbiamo ascoltato unaPag. 82serie di dichiarazioni da parte dell'ex sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione, che prendeva in considerazione atti amministrativi e, quindi, chiedeva di non modificare atti legislativi. Il dato vero è che in questa vicenda, a mio parere, il Governo di centrodestra, nella scorsa legislatura, non ha tenuto in considerazione affatto le leggi del nostro ordinamento e le applicazioni delle stesse. Infatti, come lei sicuramente sa, signor viceministro, l'articolo 29, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede le modalità di definizione degli organici e, in virtù di tale definizione, anche i posti che devono essere messi a bando in quanto tali. Già vi è stato, all'inizio dell'emanazione del primo bando di concorso per i posti riservati, una riduzione dell'effettivo numero di posti messi a disposizione; infatti, ne sono stati banditi solo 1.500.
Vorrei, anche a tale proposito, rilevare che il reclutamento, già esaurito, è stato effettuato semplicemente per 1.300 posti, non certamente per 1.500. Oltretutto, nel 2004, nel momento in cui è stato bandito l'ulteriore concorso ordinario, mi sembra che anche in tal caso sia stata elusa la norma che prevede il numero dei posti messi a disposizione. Se si fa, infatti, riferimento alla legge, si constaterà con chiarezza che i posti messi a disposizione sono nettamente inferiori a quelli che erano oggettivamente disponibili, ossia 2.903. Il che significa, in buona sostanza, che il concorso che è stato espletato per 1.500 posti ha registrato, in sostanza, un deficit di 1.400 posti.
Ciò significa che, se la legge fosse stata applicata per il numero dei posti scoperti, tutti coloro i quali avevano partecipato e superato il concorso - i restanti 1.400 - avrebbero trovato, nel momento in cui veniva ad essere rideterminata la dotazione reale, giusta collocazione tra i 2.903 posti disponibili. Questo è un dato che riteniamo essenziale e che deve essere sottolineato. Questo dato è stato posto in rilievo anche dal consiglio regionale della regione Puglia, il quale ha evidenziato la legittima aspettativa di coloro che hanno partecipato al concorso (selezione per titoli, due prove scritte e due orali) e che oggi si trovano nella condizione non solo di non poter vedere riconosciuta la loro professionalità, quali vincitori del concorso, ma anche di non poter partecipare al corso di formazione che rappresenta la fase finale per ottenere il titolo.
Noi chiediamo, in modo estremamente chiaro e con grande fermezza, che questo problema venga risolto. Siamo, inoltre, profondamente convinti che non è possibile risolverlo in via amministrativa, ma soltanto in via legislativa. Per tale motivo, chiediamo al Governo di adoperarsi per emanare un decreto-legge che dia risposte legittime a coloro i quali hanno sostenuto un concorso, già di per sé difficile, e che si sono trovati nella condizione di non poterlo vincere perché il calcolo dei posti disponibili era sostanzialmente sbagliato.
Noi sottolineiamo questo dato per porre in evidenza tutte le incongruenze che il Governo di centrodestra ha oggettivamente ed obiettivamente posto in atto nella scorsa legislatura. Conseguentemente, non si può parlare, a mio parere, di legittimità di un Governo, quello di centrodestra, che sostanzialmente ha eluso le leggi del nostro Stato.
Noi, pertanto, chiediamo con fermezza di avviare in tempi rapidi, non soltanto un confronto parlamentare, che riteniamo giustissimo, ma anche un intervento legislativo a favore di queste persone che legittimamente hanno vinto il concorso. E ciò è tanto più vero in quanto, come il viceministro poneva in evidenza nel corso del suo intervento, sono stati presentati ricorsi in sede giurisdizionale che hanno visto soccombente il Ministero dell'istruzione, il quale, a mio parere, dovrà rivedere la posizione assunta in precedenza.
Signor viceministro, noi le chiediamo, lo ripeto, di procedere rapidamente in via legislativa per risolvere il problema, in modo da consentire a questi legittimi vincitori di concorso di partecipare al corso di formazione. Questa partecipazione è, a mio avviso, un loro diritto, che finora è stato loro negato da calcoli e da scelte politiche sbagliate, adottate nella scorsa legislatura dal centrodestra. Tutto ciò haPag. 83determinato una condizione di illegittimità sostanziale nei riguardi di coloro i quali hanno partecipato e vinto quel concorso.
(Misure a favore delle province di Imperia e Savona colpite dall'alluvione dei giorni 15 e 16 settembre 2006 - n. 2-00149)
PRESIDENTE. L'onorevole Minasso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00149 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, la presente interpellanza urgente ha per oggetto gli straordinari eventi climatici verificatisi il 14 e il 15 settembre 2006 in Liguria e che hanno colpito in particolar modo e con particolare violenza le zone del Ponente savonese ed imperiese, concentrandosi soprattutto sulle città di Bordighera, Vallecrosia e dintorni.
Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare ufficialmente le istituzioni locali, dalla prefettura, alle province, ai comuni e, soprattutto, le Forze dell'ordine, i vigili del fuoco ed i volontari della Protezione civile che, in questi drammatici giorni e drammatiche notti, hanno dedicato anima e corpo affinché una catastrofe non si trasformasse in una tragedia. Grazie all'impegno e alla dedizione di queste persone, anche se le precipitazioni sono state più abbondanti rispetto alla famosa alluvione del 2000, contrariamente a quanto avvenuto quell'anno, non vi è stato un sacrificio di vite umane.
Voglio ringraziare anche il capo della Protezione civile, Bertolaso, che, solo pochi giorni dopo, si trovava nei comuni colpiti per prendere atto della situazione.
Mi risulta che tale situazione sia stata riferita al Governo. In particolare, nel corso di un'audizione in Commissione, si è chiesto al Governo di stanziare una cifra di 15 milioni di euro, da dividere tra le regioni Marche e Liguria, per i primi interventi urgenti.
Pertanto, vorrei sapere cosa il Governo intenda fare per venire incontro ai comuni in questione. L'urgenza è dettata dal fatto che, come previsto dal decreto legislativo n. 267 del 2000, lo stanziamento di 15 milioni di euro deve essere comunicato in brevissimo tempo ai comuni per consentire agli stessi ed ai sindaci colpiti di aprire un capitolo di spesa nella competenza corrente del bilancio 2006. Quindi, rimandando ad un momento successivo il riparto vero e proprio per i danni che hanno subito i vari enti, con riferimento ai lavori urgenti che devono essere svolti dai comuni, vorremmo sapere se sia possibile che ciò avvenga entro il 30 novembre 2006, così come previsto dal decreto legislativo n. 267 del 2000; altrimenti, i comuni colpiti sarebbero costretti, per sopperire ai lavori urgenti di messa in sicurezza, ad utilizzare gli avanzi di bilancio. In tal modo, rimarrebbero, pertanto, paralizzate tutte le attività comunali di rilevante importanza e di spesa corrente.
Sperando, quindi, di essere stato sufficientemente chiaro e senza dilungarmi troppo, vorrei sottolineare l'importanza della comunicazione da parte del Governo di tale stanziamento entro il 30 novembre, perché ciò permetterebbe di sopperire ai primi interventi urgenti.
Per quanto riguarda poi le stime che si deducono dalle perizie e dalle dichiarazioni dei cittadini e degli enti pubblici, si vedrà successivamente.
Vorrei, pertanto, sapere, signor sottosegretario, se sarà possibile ricevere tale comunicazione entro breve tempo, ripeto, entro il 30 novembre.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme costituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, nei giorni tra il 14 ed il 17 settembre 2006, in effetti, i territori delle regioni Marche, Liguria e Veneto sono stati interessati da eventi meteorologici di particolare intensità che hanno causato allagamenti, esondazioni di fiumi e torrenti e diffusi dissesti idrogeologici.Pag. 84
In particolare, le province di Imperia, Savona e Genova hanno subito gravi danni alle strutture pubbliche e private, nonché ai comparti produttivi ed agricoli. Pertanto, in considerazione della gravità e dell'estensione dell'evento calamitoso, tale da non poter essere affrontato con mezzi ordinari, su richiesta della regione Liguria, il Consiglio dei ministri, in data 22 settembre 2006, ha deliberato lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, nei territori di Liguria, Marche e Veneto fino al 30 settembre 2007.
Per quanto riguarda la necessità di provvedere tempestivamente allo stanziamento dei fondi e al loro immediato utilizzo a favore degli enti colpiti, si fa presente che è in fase di predisposizione uno schema di ordinanza di Protezione civile, finalizzata a regolamentare l'attuazione dei primi interventi urgenti, diretti a fronteggiare i danni causati dai predetti eventi alluvionali.
Speriamo di intervenire in tempo utile. Con tale provvedimento, predisposto d'intesa con le regioni interessate, ai sensi dell'articolo 107 del decreto legislativo 30 marzo 1998, n.112, considerata la stima complessiva dei danni subiti dalle regioni stesse, il cui accertamento è tuttora in corso, si provvederà a stanziare le risorse da destinare alla realizzazione degli interventi, tenuto conto delle somme che il Ministero dell'economia e delle finanze trasferirà al fondo del Dipartimento della protezione civile per le finalità in questione.
Inoltre, con la citata ordinanza, valutate opportunamente le richieste rappresentate dalle regioni interessate, potrà essere prevista la realizzazione delle iniziative urgenti, volte al superamento dell'emergenza e, ove ritenuto indispensabile, sulla base di una specifica motivazione, l'autorizzazione a derogare a disposizioni normative vigenti, sempre nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico.
PRESIDENTE. Il deputato Minasso ha facoltà di replicare.
EUGENIO MINASSO. Ringrazio, comunque, il sottosegretario per la sua risposta. Vorrei ribadire ancora, per essere molto chiaro, il concetto che, pur accettando la sua risposta relativa alle future stime dei danni provocati, stime notevolmente superiori alla cifra di 15 milioni di euro, da dividere addirittura tra tre regioni, esistono due percorsi differenti.
Il primo riguarderà le cifre stanziate dal Governo per venire incontro a tutti i danni subiti da aziende ed enti pubblici, mentre il fatto importante è quello di quantificare una cifra che serva a mettere in sicurezza gli edifici.
Per essere più specifico, il ponte o la casa da abbattere o da mettere in sicurezza sicuramente rientreranno nei danni futuri per la ricostruzione, ma la spesa per abbatterli o metterli in sicurezza è una spesa urgente, che deve rientrare in quei 15 milioni di euro che il capo della Protezione civile, Bertolaso, ha ufficialmente dichiarato in Commissione di aver già richiesto. Quindi, la mia richiesta si riferisce soltanto alla messa in sicurezza delle parti danneggiate. Per cui, ringraziandola della gentilezza che mi ha dimostrato poco fa, vorrei chiederle di insistere soprattutto in Consiglio dei Ministri affinché vengano stanziati questi fondi il più presto possibile, entro il 30 novembre, altrimenti i comuni non potranno utilizzare quelle risorse, ma dovranno ricorrere ai fondi correnti, che sono legati ai vincoli del patto di stabilità, come voi tutti sapete.
(Iniziative per la dichiarazione dello stato di calamità a favore dei comuni della provincia di Ancona colpiti da una violenta precipitazione il 16 settembre 2006 - n. 2-00136)
PRESIDENTE. L'onorevole Maderloni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00136 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
CLAUDIO MADERLONI. Signor Presidente, voglio illustrare la mia interpellanza, soprattutto in considerazione delPag. 85fatto che quanto detto poc'anzi dal sottosegretario mi preoccupa. I parlamentari delle Marche, Morri, Lion, Galeazzi, Vannucci, Cesini, Merloni, Ricci, Ciccioli e Quartiani, indipendentemente dalle loro posizioni politiche, hanno sottoscritto questa interpellanza perché ciò che è accaduto il 16 settembre scorso è stato particolare.
Nei comuni di Osimo, Castelfidardo, Camerano e Offagna, in provincia di Ancona, si sono riversati 80 litri di acqua per metro quadrato, ovvero 15 milioni di metri cubi di acqua in 2 ore, una vera e propria bomba d'acqua, che si è riversata sui quattro comuni della provincia. Oltre ai disagi per i cittadini, l'ondata di fango e acqua ha provocato danni ingentissimi alle strutture pubbliche, alle scuole, alle strade, alle linee e alle stazioni ferroviarie, alle imprese private, industriali, artigianali, commerciali ed agricole ed anche ad alcuni gioielli architettonici.
Il 17 settembre 2006 si è recato nella zona il responsabile della Protezione civile nazionale, il quale ha preso atto della gravità della situazione (4 comuni e 170 aziende in ginocchio, oltre duemila dipendenti che rischiano di perdere il lavoro, danni per milioni di euro, decine di famiglie evacuate) e ha dichiarato che avrebbe chiesto al Governo di proclamare lo stato di calamità.
Il 18 settembre anche il presidente della giunta regionale delle Marche, Giammario Spacca, e il presidente dell'amministrazione provinciale, Enzo Giancarli, con tutti gli esecutivi, unitamente ai sindaci, hanno richiesto l'intervento straordinario.
Devo rilevare la tempestività del Governo, il quale già il 22 settembre ha emanato il decreto di dichiarazione dello stato di emergenza fino al 30 settembre, in relazione alle eccezionali avversità atmosferiche che si sono verificate, come è stato poc'anzi ricordato, in Liguria, Marche e Veneto.
Lo stesso giorno, durante il sopralluogo nelle zone colpite, il Governo ha dichiarato ufficialmente il varo del decreto e l'imminente emanazione, già nella settimana successiva, della conseguente ordinanza, con i primi stanziamenti per gli indennizzi.
Circa l'ordinanza, lo stesso Bertolaso ha spiegato che si tratta di un provvedimento - cito testualmente - che «mima» l'efficacia di un decreto-legge: sarà immediatamente esecutivo e renderà disponibili degli stanziamenti ancora da quantificare. Essi serviranno per iniziare a conferire i primi indennizzi a coloro i quali hanno perso veramente tutto; il fondo di garanzia sarà integrato. Inoltre, egli ha ribadito la necessità di confronti a distanza di due settimane, dove farà il punto della situazione per avere stime più precise dei danni subiti.
Occorre segnalare a questo proposito l'avvio di numerose iniziative a cura di amministrazioni locali, sindacati, associazioni di categoria e di volontariato per consentire alle zone colpite di risollevarsi quanto prima e la creazione di team di periti per la rilevazione e la stima dei danni e la formulazione di richieste alla regione.
Il lavoro di tanti imprenditori e di tanti operai per ripulire e rimettere in funzione, per quello che è possibile, i macchinari è stato veramente importante. Nel frattempo, però, ulteriori danni si vanno ad aggiungere alla già grave situazione, come cedimenti di mura di rilievo storico e chiusure di edifici a scopo precauzionale.
Chiediamo che questo intervento sia il più rapido e strutturale possibile, perché quel distretto deve tornare a vivere e riprendere la sua funzione - lo dico veramente con forza -, perché è il cuore economico di tutta l'area. Le piccole aziende colpite sono il motore dell'economia di tutta la provincia (importanti nel settore agricolo le aziende vitivinicole). Dalla rapidità degli interventi e dalla loro qualità dipenderà la ripresa dello sviluppo.
Abbiamo deciso di mantenere ferma questa interpellanza non solo per sollecitare il suddetto intervento, ma anche perché, purtroppo, a distanza di pochi giorni si è verificata una nuova emergenza, provocata ancora da una pioggia intensa e prolungata, che ha creato un ulteriorePag. 86stato di emergenza e che questa volta ha colpito anche i comuni di Falconara, Chiaravalle, Camera Picena e la Valle dell'Esino. Anche qui seri sono stati i danni alle aziende e alle infrastrutture: la chiusura temporanea dell'aeroporto e della linea ferroviaria ha creato nuovi sfollati, provocando perdite di posti di lavoro. Non solo si è aggravata la situazione dove già vi erano difficoltà, ma è stata colpita anche un'altra realtà fondamentale per la provincia di Ancona.
Le chiedo dunque, signor sottosegretario, a nome della popolazione e delle amministrazioni coinvolte, di offrire ulteriori certezze a questa zona. Abbiamo bisogno, infatti, di far giungere ai nostri cittadini, attraverso i sindaci, l'amministrazione provinciale e la regione, finanziamenti certi e duraturi, perché l'area in questione deve essere adeguatamente «curata».
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in effetti gli interpellanti hanno compiuto una ricostruzione molto puntuale della grave situazione che si è verificata, tra il 14 e il 17 settembre - in particolare, il 16 -, dopo il violento nubifragio che ha interessato la provincia di Ancona e, soprattutto, i comuni di Camerano, Castelfidardo, Offagna ed Osimo, nei quali, in pochissime ore, il rovescio si è dimostrato particolarmente intenso.
A seguito di ciò, la regione Marche, con nota del 22 settembre 2006, ha richiesto lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992. L'intensa precipitazione ha causato l'interruzione della strada statale n. 16 e della linea ferroviaria Ancona-Pescara, nonché allagamenti di abitazioni, negozi, laboratori artigianali ed opifici industriali.
Sono stati rilevati, inoltre, danni consistenti alle infrastrutture pubbliche, nonché la distruzione di diversi beni mobili, quali autovetture e macchinari. Per quanto riguarda il comparto produttivo, sono stati in effetti particolarmente danneggiati e resi inutilizzabili le scorte di produzione ed i prodotti finiti pronti per la distribuzione.
Il capo del Dipartimento della protezione civile, il 17 ed il 22 settembre, si è recato personalmente nelle zone colpite dall'alluvione ed ha tenuto un incontro, presso il centro operativo comunale di Cosimo, con la popolazione e con i rappresentanti delle attività produttive danneggiate. Al predetto incontro hanno partecipato anche la regione, la provincia di Ancona ed i sindaci dei territori comunali interessati, i quali hanno rappresentato la necessità di realizzare interventi urgenti, che permettano il ritorno alle ordinarie condizioni di vita.
Segnalo, inoltre, che presso lo stesso centro operativo comunale si è recato anche il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, onorevole Rutelli, il quale ha ufficialmente informato la popolazione del riconoscimento dello stato di emergenza, avvenuto, in modo immediato, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 settembre 2006 e con il quale viene confermato il massimo impegno del Governo per il superamento delle difficoltà manifestate dagli imprenditori e dall'intera popolazione.
Si fa presente, infine, che è in corso di ultimazione l'ordinanza di Protezione civile relativa ai primi interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza, che verrà firmata quanto prima dal Presidente del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. Il deputato Maderloni ha facoltà di replicare.
CLAUDIO MADERLONI. Signor Presidente, i deputati marchigiani sono presenti in quest'aula (mi riferisco agli onorevoli Ciccioli e Cesini) per sottolineare con forza questa richiesta, che ci sta molto a cuore.
La situazione che lei ha descritto, signor sottosegretario, è quella che ho evidenziato anch'io. Siamo d'accordo, maPag. 87speriamo che non passi troppo tempo, poiché vi è l'esigenza che le nostre amministrazioni comunali, la provincia e la regione dispongano di elementi certi per aiutare, in primo luogo, quelle imprese che, in questi giorni, fanno di tutto per ripulire i propri locali e cercare di riprendere l'attività. Esse hanno rappresentato, attraverso le loro organizzazioni di categoria, la necessità di avere certezze in tempi celeri.
Sono dunque soddisfatto perché ho capito l'impostazione e la rapidità data dal Governo, ma ancora una volta le chiediamo rapidità e certezza riguardo alla questione economica affinché la zona possa tornare a rivivere.
(Orientamenti del ministro delle infrastrutture in merito alla realizzazione del Corridoio stradale Tirreno-Brennero, nel tratto Fontevivo Parma-Nogarole Rocca - n. 2-00141)
PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà di illustrare l'interpellanza Maroni n. 2-00141 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5), di cui è cofirmatario.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intendo illustrare l'interpellanza anche per giustificare e motivare una questione che in questa sede rischia di essere poco compresa, ossia quali siano le ragioni di urgenza che ci hanno spinto a presentare l'interpellanza e ad insistere nei giorni scorsi perché venisse trattata in questa occasione.
Debbo registrare che negli ultimi mesi si sono susseguite alcune dichiarazioni da parte soprattutto del ministro Di Pietro, il quale a più riprese ha manifestato la propria contrarietà alla applicazione delle autorizzazioni e delle concessioni autostradali già deliberate dal precedente Governo.
In virtù di tale consapevolezza, ci siamo chiesti (anche se il problema specifico del collegamento Fontevivo-Nogarole Rocca non è stato mai affrontato) quali fossero le intenzioni del ministro, considerato che si tratta di un'opera che sopravvive in virtù di una concessione. È un'opera che, così come è stata deliberata dal CIPE nella seduta del 9 maggio 2006, quindi nel corso di questa legislatura, è dotata di un piano finanziario modificato e totalmente finanziato attraverso un sistema di concessioni autostradali. La ridefinizione dei termini e dei tempi di durata della concessione autostradale stessa sono alla base, da un lato, della concessione e, dall'altro, della sua realizzazione.
Non so quanti di voi abbiamo percepito l'importanza di questa concessione, stante il fatto che di questo tratto autostradale si discute sin dal 1950 e che nel 1980 si sono cominciati a vedere i primi vagiti dal punto di vista progettuale. Siamo dovuti poi arrivare al 2001, quando finalmente è stata inserita nelle individuazioni di piano della legge obiettivo, quale area di viabilità strategica, e da allora in poi, ad onor del vero, si è giunti con un certo ritardo - come ricordavo prima, solo il 9 maggio scorso - a stabilire le modalità di definitiva aggiudicazione dell'opera.
Detto questo, registro che le cinque amministrazioni provinciali interessate hanno atteggiamenti per certi versi difformi tra loro; infatti, ben quattro di esse hanno inserito l'opera nei rispettivi piani territoriali di coordinamento e stanno insistendo per far in modo che essa proceda celermente. L'amministrazione provinciale di Mantova, provincia dalla quale provengo, al contrario delle altre cinque, da un po' di anni tentenna e alterna fasi di assoluta contrarietà a fasi di disponibilità al dialogo.
Questo tipo di atteggiamento da parte dell'amministrazione provinciale di Mantova non ha sicuramente giovato a comprendere quale siano la reale portata, le attese e le aspettative esistenti sul territorio per quella opera, ed ha ingenerato altri dubbi. Il presidente della provincia stessa, a più riprese, si è vantato di avere fatto presente al ministro Di Pietro la propria contrarietà e ciò ha ingenerato incertezza anche da parte di amministratori che di fatto appartengono anche al centrosinistra.Pag. 88
Nel caso specifico, vi è tutta una fascia di amministrazioni locali che parte da Massa, e che, attraversando Parma, passa per il Basso cremonese e l'Alto mantovano, che in larghissima misura hanno chiesto anche con forme di propaganda estreme di poter vedere finalmente coronato il sogno di realizzare una direttrice che collegherebbe - come dicevo - La Spezia a Verona e due delle più importanti strutture logistiche (Fontevivo Parma-Nogarole Rocca).
Detto questo, credo che, onde evitare ulteriori dubbi, si renda oltremodo necessario un chiarimento da parte del Governo. Mi dispiace che questa sera, per ragioni diverse, sia il ministro sia il sottosegretario competente non possano rispondere. Mi auguro che il rappresentante del Governo, che ringrazio per la disponibilità, possa fornire in qualche modo, qualche dettaglio necessario non tanto al sottoscritto, quanto a tutti quei cittadini di queste cinque province che in questo momento stanno seguendo la diretta televisiva, soprattutto gli amministratori; essi sentono la necessità di avere una posizione chiara e definita sul tema specifico.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, con riferimento alle problematiche evidenziate dagli interpellanti con l'atto ispettivo cui si risponde, si precisa che i correttivi proposti alle convenzioni autostradali, con una più accorta tutela degli interessi pubblici, vanno nella direzione di assicurare la puntuale realizzazione degli interventi programmati proprio ai fini di superare l'attuale situazione di ritardo che negli ultimi anni si era attestata su valori nell'ordine del 30, 40 per cento.
A tale scopo, è già al lavoro, presso il Ministero delle infrastrutture, una commissione che vede rappresentati tutti i soggetti coinvolti (ANAS, Concessionarie, ANCE, parti sociali, Autorità di vigilanza sui lavori pubblici).
Circa il collegamento autostradale tra Parma, sull'autostrada A1, e Nogarole Rocca, sulla autostrada A22 del Brennero, è opportuno precisare che questo è compreso nella concessione della Società Autocamionale della Cisa dal luglio del 1974 e che per la sua realizzazione era previsto un contributo pubblico del 60 per cento.
L'opera è rientrata nel blocco della costruzione di nuove autostrade stabilito dalla legge n. 492 del 1975, pertanto, non è mai stato inserito nel piano finanziario della concessionaria non essendo disponibile il necessario rilevante contributo pubblico.
La stessa situazione si è verificata nella vigente concessione ANAS/CISA del 9 dicembre 1999, e tale intervento, pur riconosciuto nella titolarità della concessionaria, non è inserito nel piano finanziario.
È tuttavia opportuno rilevare che il Ministero delle infrastrutture condivide la strategicità dell'intervento, pur restando da effettuare approfondimenti sulle modalità realizzative. L'opera in questione, di un importo pari a 1.833 milioni di euro, come da progetto definitivo approvato dal CIPE il 9 maggio 2006, è coerente con le grandi reti transeuropee ed è inserita nei programmi della legge obiettivo (Delibera CIPE n. 121/201).
Per quanto concerne la convenzione ANAS/società concessionaria del 1o marzo 2006, questa ha previsto una rideterminazione della durata della concessione (dal 2010 al 2044), quale strumento per assicurare l'equilibrio finanziario della concessionaria in relazione al nuovo rilevante investimento senza riconoscimento di contributo pubblico.
Il Ministero dell'economia e delle finanze, a seguito di delibera CIPE del 9 maggio 2006 sulla rilevanza degli investimenti ha tuttavia richiesto ulteriori approfondimenti istruttori.
Da ultimo, la Commissione europea, con nota del 24 luglio 2006, ha aperto una procedura di infrazione, chiedendo alle autorità italiane di astenersi da decisioni definitive sull'atto convenzionale che sarebbePag. 89in violazione delle direttive europee per la maggiore durata della convenzione.
Lo scorso agosto si sono fornite tutte le informazioni sulla vicenda alla commissione e si è in attesa delle ulteriori valutazioni.
Per di più è in corso un'ulteriore verifica da parte del Ministero delle infrastrutture sulla compatibilità dell'assetto fisico previsto per l'infrastruttura, che si sovrappone per alcuni chilometri alla costruenda autostrada regionale lombarda Cremona-Mantova, anch'essa collegata con l'AutoBrennero.
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto della risposta, nel senso che apprezzo dal punto di vista documentale la ricerca effettuata dagli uffici, ma credo che in questa fase sia mancata la politica nella risposta del sottosegretario.
In questa sede siamo chiamati a valutare, a verificare le scelte politiche del Governo, il quale deve avere la forza di decidere qualcosa. Credo che, da un punto di vista squisitamente formale, sia assolutamente accettabile il rilievo del rappresentante del Governo circa l'apertura a luglio di una procedura d'infrazione anche se, a onor del vero, ciò si è verificato per tutte le analoghe iniziative. Sappiamo bene, infatti, che riguardo alla durata delle concessioni le istruttorie dell'Unione europea sono all'ordine del giorno e valgono un po' per tutti i paesi europei; in ogni caso, è altresì vero che, sinceramente, mi aspettavo un pochino più di coraggio.
Ho apprezzato il fatto che il sottosegretario abbia condiviso la strategicità dell'intervento e ciò mi rincuora, poiché non tutti nell'ambito della coalizione a cui egli appartiene la pensano così, soprattutto coloro che si sono mossi sul territorio in questo periodo. Nonostante ciò, un po' m'inquieta la sostanziale riapertura di un'istruttoria per verificare o meglio approfondire quella che viene definita la coincidenza territoriale di quest'opera rispetto alla Mantova-Cremona; credo, infatti, si tratti di due opere tra loro poco attinenti dal punto di vista della risoluzione del problema viabilistico. Non possiamo porci il problema tutte le volte in cui s'intende realizzare un'autostrada in zone presso le quali ne passa già un'altra che, però, porta in tutt'altra direzione. Nel nostro caso stiamo parlando di una direttrice orizzontale che va da Mantova a Cremona - da ovest verso est -, che attraversa questo territorio e che, in un certo punto, interseca quest'altra opera che, in realtà, va da sud verso nord, sostanzialmente collegando la costa toscana con l'AutoBrennero e contribuendo a sgravare dai pericoli e dai problemi che derivano dall'attuale sovraccarico, dal punto di vista viabilistico, del valico appenninico e della A1 più in generale.
Premettendo che ho intenzione di trasfondere il contenuto di questa interpellanza urgente in un altro atto, ribadisco che le amministrazioni locali hanno bisogno di risposte certe in tempi rapidi. Capisco le difficoltà che il Governo si trova ad affrontare in questa fase dal punto di vista burocratico, dovendo rispondere all'Unione europea che ha aperto questa procedura d'infrazione, ma in questo caso si tratta di un'opera sostanzialmente e totalmente finanziata dall'azienda Autocamionale della Cisa attraverso un meccanismo concessorio, peraltro già utilizzato in Italia. Ha fatto bene il rappresentante del Governo a ricordarci che in passato per quest'opera era previsto un 60-64 per cento di intervento pubblico: per questo motivo, per più di trent'anni essa è rimasta sulla carta.
Oggi ci troviamo di fronte ad una soluzione che dovrebbe risolvere questo problema, anche se credo sia giusto vigilare e fare tutti i passi necessari con la dovuta attenzione, ma credo anche sia giusto cercare di dare risposte in fretta perché la popolazione del territorio di cui stiamo parlando ha bisogno di capire e le amministrazioni locali hanno bisogno di programmare il proprio futuro, anche dal punto di vista della viabilità.
(Ipotesi di liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas naturale - n. 2-00147)
PRESIDENTE. Il deputato Gibelli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Maroni n. 2-00147 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6), di cui è cofirmatario.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Con l'interpellanza in esame si chiede di conoscere gli indirizzi del Governo ai fini della tutela dei consumatori e della promozione delle fonti rinnovabili di energia, nella prospettiva della totale liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica prevista a decorrere dal 1o luglio 2007. Al riguardo, si fa presente quanto segue.
Con il disegno di legge A.S. 691, all'esame della 10a Commissione permanente del Senato, il Governo si propone di adottare uno o più decreti legislativi per completare il processo di liberalizzazione dei settori dell'energia e del gas naturale, anche al fine di dare completa e corretta attuazione alle direttive del Parlamento e del Consiglio d'Europa relative a norme comuni per i mercati interni dell'energia elettrica e del gas naturale e definire, conseguentemente, gli aspetti connessi della normativa, ivi compresi l'assetto e le competenze delle società pubbliche e degli enti pubblici operanti nei sistemi dell'energia elettrica e del gas naturale, provvedendo a realizzare il necessario coordinamento con le disposizioni vigenti, nel rispetto delle competenze delle regioni e di quelle a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, secondo i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.
Gli elementi fondamentali contenuti nei criteri di delega previsti dal disegno di legge si riferiscono alle questioni poste dagli interroganti. In particolare, le direttive comunitarie lasciano ai singoli Stati il compito di precisare i principi relativi agli obblighi del servizio pubblico, obblighi che debbono ora essere identificati con maggior precisione rispetto al passato, con riguardo alla sicurezza, alla regolarità e ad una chiara informazione dei clienti finali sulle forniture di energia; inoltre, è opportuno, per la certezza del sistema, che sia previsto chiaramente il soggetto titolare ad emanare indicazioni per la soddisfazione di tali obblighi.
Le direttive comunitarie prevedono che tutto ciò venga reso esplicito e noi lo facciamo attraverso l'individuazione del Ministero dello sviluppo economico quale soggetto competente. In questa direzione si sta anche muovendo l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che ha pubblicato, il 3 agosto 2006, un documento per la consultazione, riguardante la liberalizzazione del servizio di vendita dell'energia elettrica a tutti i clienti finali, per l'acquisizione di elementi utili allo studio dei relativi regimi di tutela. L'Autorità ha chiesto che i soggetti interessati facessero pervenire le loro osservazioni entro il 22 settembre di quest'anno. Pertanto, a breve, conosceremo gli orientamenti che l'Autorità assumerà anche in relazione alle procedure di consultazione adottate. Dal documento proposto dall'Autorità alla consultazione appare evidente la preoccupazione di salvaguardare i clienti finali di piccole dimensioni soprattutto nel settore civile, a fronte delle incertezze di un mercato che si sviluppa in una logica puramente concorrenziale senza i necessari meccanismi di tutela. Noi dobbiamo costruire gli strumenti perché quelle utenze oggi vincolate risultino tutelate nel nuovo scenario competitivo che si andrà a determinare.
È evidente, d'altra parte, che i mercati dell'energia elettrica e del gas naturale hanno bisogno di ulteriori interventi per essere completati e resi più concorrenziali.Pag. 91
In particolare, occorre diversificare le fonti di produzione e le aree in cui tali produzioni si effettuano.
Questo anche al fine di ridurre i costi di vettoriamento e di costruire, partendo dalle potenzialità presenti nel territorio, quel mix delle fonti energetiche che sicuramente potrà affrancare il nostro paese dalle condizioni di dipendenza nelle quali oggi ci troviamo per effetto di una prevalenza nettissima del gas rispetto alle altre fonti e, soprattutto, rispetto al tema delle utilizzazioni civili, oltre che industriali.
È necessario tenere conto della sostenibilità ambientale di queste attività. Anche in questa direzione, un protagonismo locale nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili non solo anima i tessuti produttivi e imprenditoriali locali, ma sostiene quella cultura della gestione in grado di conseguire significativi risultati anche sul versante del risparmio energetico che è - non lo dobbiamo mai dimenticare - la fonte primaria tra le energie rinnovabili.
Nell'ambito delle misure necessarie a favorire un assetto concorrenziale della domanda di energia elettrica, rispetto ad un primo periodo in cui essa è stata espressa in forma aggregata attraverso l'acquirente unico, vanno ricompresi anche adeguati strumenti di copertura del rischio di prezzo (quali contratti differenziali standardizzati, prodotti derivati negoziati anche su appositi mercati organizzati), in grado di facilitare la partecipazione attiva e consapevole della domanda e di incentivare strategie di acquisto dell'energia elettrica maggiormente reattive alle variazioni della domanda.
Occorre, dunque, portare avanti il processo di completamento dei mercati dell'energia, anche emanando una disciplina che permetta di rendere effettivamente operativo un mercato - teoricamente già possibile, ma inattuato - dei derivati finanziari collegati ai mercati fisici dell'energia, anche attraverso la definizione di una sede unificata di contrattazione, in quanto, trattandosi (specialmente nel caso dell'energia elettrica) di un mercato con elementi di particolare delicatezza per via delle peculiarità del bene in questione, è opportuno che tale mercato sia accentrato in una sede unica, stabilendo le modalità di scambio di informazioni e di collaborazione tra le autorità di vigilanza.
In merito alle disposizioni per la ridefinizione dei poteri dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, nel sottolineare l'esigenza di rafforzare tale istituzione, il ministro, già nel suo intervento di ieri presso la 10a Commissione al Senato, nell'illustrare il disegno di legge n. 691, ha considerato auspicabile assicurare un rapporto più stretto tra autorità e Parlamento, che dovrebbe essere posto in condizione di contribuire alla definizione degli obiettivi di massima rispetto ai quali l'Autorità medesima potrebbe rimanere, comunque, libera nei mezzi di realizzazione, riferendo in ogni caso periodicamente al potere legislativo in merito all'attività svolta, tanto da poter continuamente non solo monitorare, ma aggiornare gli obiettivi, i riferimenti, i principi ordinatori in riferimento ai quali l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas deve organizzare la propria attività.
Un elemento essenziale per lo sviluppo equilibrato e veloce del nostro sistema energetico non può non vedere coinvolti gli enti locali. Il Governo è, quindi, autorizzato ad adottare strumenti di coordinamento permanente con le regioni, attraverso i quali stimolare un'assunzione di responsabilità condivisa e di precisi impegni in ordine al raggiungimento di obiettivi altrettanto condivisi di risparmio energetico e di tutela ambientale, oltre che di animazione dei mercati locali soprattutto nel settore dei servizi.
Occorre, al riguardo, il massimo impegno per promuovere un sistema più efficiente, in grado di garantire le autonomie sotto il profilo dell'integrazione verticale con lo Stato centrale, assicurando altresì il consolidamento della massa critica degli operatori.
Il mercato dell'energia ha altresì bisogno di una ridefinizione degli assetti e delle competenze dei soggetti, delle società pubbliche e degli enti pubblici operanti nel settore. In tale ambito, rientrano le societàPag. 92per azioni a totale partecipazione pubblica costituite in attuazione del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (quali la società Gestore del sistema elettrico, già GRTN Spa, la società Gestore del mercato elettrico Spa e la società Acquirente Unico Spa), le cui funzioni, attribuite all'avvio del processo di apertura del mercato, appaiono oggi da rivedere alla luce del completamento del processo di liberalizzazione e della riunificazione tra proprietà e gestione della rete elettrica di trasmissione nazionale.
Sono possibili, inoltre, accorpamenti funzionali con altre strutture pubbliche esistenti, come la Cassa conguaglio per il settore elettrico, in un'ottica di razionalizzazione efficiente delle attuali strutture e di semplificazione gestionale. A ciò è diretta la delega finalizzata al riordino di tali organismi, riordino dal quale sono ovviamente escluse le società privatizzate quotate sui mercati finanziari.
Dunque, noi vogliamo scacciare le preoccupazioni espresse nell'interpellanza in esame circa provvedimenti che possono essere varati al di fuori di un contesto coerente e consolidato di norme che non hanno fondamento, attraverso la sottolineatura di un coerente impegno che è desumibile nei contenuti del disegno di legge e nei contenuti della delega che potrebbe essere conferita al Governo. Né hanno fondamento, al tempo stesso, le preoccupazioni che si riferiscono alla promozione delle fonti cosiddette rinnovabili, per le quali sono già presenti forme di incentivazione ed altre ancora saranno definite mediante il disegno di legge atto Senato n. 691. Si evidenzia, in particolare, che il nostro paese potrà trovare nelle energie alternative, in quella solare in modo particolare, se correttamente sfruttata, una grande occasione ed anche stimoli per lo sviluppo industriale, per la ricerca e per l'innovazione (ciò segnatamente nel campo del solare termico, considerata la maturità che il settore esprime, ma anche nel fotovoltaico ed in altre modalità che, a nostro parere, devono accompagnare e caratterizzare una politica energetica sostenibile).
Con riguardo alle disposizioni relative alla promozione del risparmio energetico e dell'utilizzo delle fonti rinnovabili, nonché in materia di fiscalità, il ministro ha già assicurato al Senato la propria disponibilità a valutare l'inserimento nei provvedimenti in esame di disposizioni di maggior dettaglio.
PRESIDENTE. Il deputato Gibelli ha facoltà di replicare.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, non sono soddisfatto, per evidenti motivi. In primo luogo, ritengo che la risposta sia stata di tipo accademico: si è voluto impostare una risposta che dà alcune definizioni di principio (in parte anche condivisibili), ma non dà al preciso quesito che ho formulato una risposta precisa.
Mi spiace che l'autorevole esponente del Governo, mentre io cerco di dare qualche informazione che potrebbe essergli utile, stia telefonando. Io l'ho ascoltato con viva attenzione, nella speranza di una risposta precisa... Se mi dedica due minuti...
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei scusarmi con l'interpellante: ho dovuto rispondere al telefono per rinviare un appuntamento.
ANDREA GIBELLI. Accetto le sue scuse, signor sottosegretario. So che siamo tutti impegnati, ma le anticipo che non le ruberò molto tempo perché non utilizzerò tutto quello a mia disposizione.
La mia domanda era molto semplice. Noi chiedevamo se si intendeva destrutturare l'attuale sistema di gestione e garanzia del servizio elettrico utilizzando fusioni o accorpamenti dell'attuale gruppo GRTN e togliendo la terzietà a GME, privatizzandone gli assets societari, privando in questo modo i consumatori di consolidate forme di tutela.
Se ho compreso bene, al di là di tutte le considerazioni di carattere generale, il Governo ha fatto riferimento a una volontà di intervenire, aggiornando e rivedendoPag. 93la materia, sempre e non oltre gli strumenti normativi che il Governo ha a disposizione.
Perché mi ritengo insoddisfatto? In primo luogo, perché lei non ha saputo e non ha voluto anticiparci in quale modo. Al di là delle rassicurazioni attraverso puntuali risposte ricevute dal ministro Bersani e attraverso i mezzi di comunicazione, a seguito di alcune indagini giornalistiche apparse su alcuni quotidiani, oggi lascio un messaggio inquietante al Governo rispetto al fatto che, mentre stiamo parlando di interpellanze urgenti, risulterebbe - uso il condizionale, ma è un condizionale politico - che sia in corso la formulazione della legge finanziaria, con la quale si vuole intervenire in questo settore, quello del mercato energetico. Lo strumento della finanziaria è antitetico alle dichiarazioni che lei ha fatto questa sera ed è uno strumento non idoneo ad affrontare un argomento di questo tipo.
Non sto scherzando, nel senso che mi riferisco ad alcune indiscrezioni che io le lascio e che consentiranno al ministro Bersani, al di là delle rassicurazioni di circostanza, di riflettere sulla necessità di fare un altro colpo di mano, utilizzando lo strumento della finanziaria. Le do alcuni riferimenti che sostanziano quanto prima indicavo nei miei sospetti e nelle paure, che mi auguro siano mal riposte, nel senso che non si intenda utilizzare la legge finanziaria per riformare il mercato energetico in alcune parti.
Le leggo una norma che spero lei non troverà nella finanziaria che sarà presentata, ma che resti solo un'indiscrezione di tipo politico. Per essere chiari e lasciarlo agli atti, non vorrei trovare misure riguardanti la razionalizzazione del sistema energetico nazionale di questo tenore: «Al fine della razionalizzazione dell'attività di servizio a supporto del sistema elettrico italiano, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge, le funzioni della Cassa conguaglio per il settore elettrico sono trasferite al gestore dei servizi elettrici GSE Spa. Conseguentemente, l'ente è soppresso».
Se questa norma entrerà nella finanziaria, vuol dire che le sue dichiarazioni di questa sera sono contraddittorie. Mi auguro, invece, che vi siano strumenti idonei che consentano comunque al Parlamento di seguire per le vie ordinarie un vero confronto e per evitare di trovare nuovamente sui giornali delle anticipazioni e delle fughe in avanti di questioni che il mondo e il settore interessati all'energia si trovano di fronte. Lo stesso è accaduto con il provvedimento legato ai tassisti e ad altri settori, in cui il Governo anticipò, attraverso una serie di strappi, le posizioni che il Parlamento è costretto ad inseguire. Non vorrei che quanto sostenuto nella passata legislatura, ossia la necessità di un confronto parlamentare, proprio da chi ci accusava di usare altri strumenti, quelli televisivi e della proposta politica extraparlamentare, venga ripagato con la stessa moneta.
Quindi, le assicurazioni del ministro non ci interessano. Ci interessano i fatti. Da domani si riprende tale questione. Mi auguro che non sia la finanziaria la via breve e che sia il Parlamento, invece, nelle sedi opportune e con i tempi previsti - non dalla sessione di bilancio che, come sa, ha tempistiche e modalità di approccio molto diverse rispetto all'iter di altri provvedimenti -, la sede opportuna per un approfondimento, senza se e senza ma, e, soprattutto, senza colpi di mano, al di là delle assicurazioni del ministro.
(Compatibilità ambientale di un progetto edilizio nel territorio della Val d'Orcia - n. 2-00145)
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00145 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7), di cui è cofirmatario.
EZIO LOCATELLI. Grazie signor Presidente. Il caso che ho sollevato con questa interpellanza, unitamente ai deputati Cacciari e Migliore, è ampiamente risaputo ed è diventato, a ragion veduta, caso nazionale ed internazionale, per l'assurdità dell'interventoPag. 94e soprattutto delle scelte che lo hanno reso possibile. Parliamo del megainsediamento edilizio in corso di realizzazione a Monticchiello di Pienza, nel cuore della Val d'Orcia: si tratta dei territori più pregiati del nostro paese e del mondo intero. Molte sono state le critiche e le espressioni di contrarietà e d'indignazione. Ci chiediamo come sia possibile che in una zona che per la sua unicità ed il valore inestimabile è stata dichiarata patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco, si sia autorizzata la realizzazione di un megacomplesso di seconde case. Si tratta di una sorta di villaggio turistico, per di più contro qualsiasi logica anche soltanto di buonsenso, a ridosso di un borgo storico antichissimo.
Non è un caso che la regione Toscana e la provincia di Siena intervennero a suo tempo per tentare di dissuadere il comune di Pienza dal realizzare questa lottizzazione. Era infatti evidentissimo, o perlomeno lo doveva essere, che la volumetria prevista per il progetto fosse del tutto sovradimensionata rispetto a quello che si diceva essere il fabbisogno abitativo della comunità locale; così com'era chiarissimo che si trattava di un intervento che non avrebbe prodotto, contrariamente a quanto asserito, alcuna ricucitura e alcuna riqualificazione dell'abitato. Tanto più che le modifiche assurde apportate alle norme tecniche di attuazione hanno dato fiato ulteriore ai progetti di espansione della società immobiliare.
Debbo aggiungere che la stessa convenzione, intervenuta nel 2001 fra gli organi del comune e la società immobiliare, con la quale sarebbe stato possibile in qualche modo recuperare e imporre delle prescrizioni, è una convenzione che - a nostro avviso - si è risolta in un atto sostanzialmente privo di significative contropartite per la comunità di Monticchiello. Il risultato finale è che le prescrizioni iniziali sono state clamorosamente smentite e disattese: nessuna abitazione per Monticchiello, nessun intervento di riqualificazione. Siamo soltanto in presenza di un danno ambientale, economico e di immagine che è sotto gli occhi di tutti.
Valgono fra tutte le parole del direttore del centro per il patrimonio culturale dell'Unesco: «L'insediamento urbanistico di Monticchiello è un errore e per noi fonte di preoccupazione; ci preoccupa come sia potuto accadere e ci preoccupa che possa succedere di nuovo una cosa simile». Concludo: sappiamo che il Governo ha avuto diversi incontri con le autorità locali e ha già espresso un suo primo orientamento che noi abbiamo letto a mezzo stampa. Vorremmo però capire e confrontarci più in dettaglio e in profondità, posto che a noi sembra che qualsiasi intervento di mitigazione, di correzione e di recupero, per essere davvero efficace, non può che passare attraverso un congelamento ed una rinegoziazione degli interventi in corso d'opera. In assenza di questi ultimi, non potrà esserci alcun intervento di recupero e di correzione. Quello che finora è accaduto è esattamente il contrario, almeno fino ad un giorno fa, vale a dire l'accelerazione dei lavori da parte della società costruttrice, con l'intento evidente di rendere impraticabile qualsiasi intervento di recupero degno di questo nome. La domanda molto semplice è come il Governo intenda agire al riguardo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, effettivamente si tratta di una località straordinaria, universalmente riconosciuta come tale, un'esempio di unicità di integrazione tra paesaggio ed insediamento urbano; dunque, a tale riguardo non sono possibili dubbi. D'altronde, ciò era stato già riconosciuto fin dal 1973, in applicazione addirittura della famosa legge n. 1497 del 1939; è stato ribadito l'interesse per questa area nel 2004, quando la Val d'Orcia è stata inserita nel patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco. Pertanto, la descrizione che lei mi ha fatto è assolutamente quella che noi condividiamo e conosciamo.Pag. 95
Nell'aprile del 1996, però, il comune di Pienza ha presentato un piano di lottizzazione, che corrispondeva alla terza variante del suo piano regolatore, con il quale chiedeva per l'appunto l'espansione del comune di Monticchiello; parere negativo fu dato dalle autorità competenti in quel caso, vale a dire dalla regione Toscana e dalla provincia di Siena.
Ciò nonostante, il comune di Pienza, ai sensi dell'articolo 40 della legge regionale n. 5 del 1995, ha approvato il progetto e ha trasformato l'area in una zona residenziale di espansione. La variante, lo ribadisco, è stata approvata malgrado il parere negativo espresso dalle due giunte, provinciale e regionale.
La regione Toscana non ha ritenuto necessario - o ha deciso comunque di non agire - intervenire con i poteri di salvaguardia che avrebbe potuto esercitare secondo la detta legge n. 5 del 1995, invitando il comune in questione ad adeguare gli strumenti urbanistici al parere negativo espresso dagli enti territoriali sopra citati. È andata pertanto avanti l'operazione e nel maggio del 2002 lo stesso comune, attraverso una convenzione, affida alla società Iniziative toscane srl la realizzazione degli edifici e delle opere di urbanizzazione.
Nel 2003, lo stesso comune di Pienza invia i progetti definitivi dei lotti e degli edifici alla soprintendenza per i beni architettonici e del paesaggio della provincia di Siena e Grosseto ai fini dell'autorizzazione. Però, le competenze attribuite agli uffici periferici del nostro ministero, il Ministero per i beni e le attività culturali, sulle questioni delle scelte di pianificazione prevedono che noi possiamo intervenire su alcuni aspetti e non su altri. In particolare, la soprintendenza è immediatamente intervenuta sul linguaggio architettonico e sui materiali adoperati, invitando ad apportare modifiche sostanziali, mentre non ha esercitato il vincolo sul territorio.
Non appena, nel mese di agosto - con la pubblicazione sui giornali di un articolo stampa - il Vicepresidente del Consiglio, nonché ministro per i beni e le attività culturali, è venuto a conoscenza di tutta la questione, è intervenuto immediatamente; ha avuto ampi colloqui con il presidente della regione toscana, Claudio Martini, con il sindaco, Del Ciondolo e, naturalmente, ritenendo che tale confronto fosse opportuno, con il direttore dell'unità World Heritage Centre dell'Unesco, l'architetto Francesco Bandarin, che segue esattamente questo tipo di problemi presso l'Unesco, essendo direttore del settore relativo al controllo architettonico. In quei colloqui, lo stesso Bandarin, come lei osservava, si è molto preoccupato ed ha evidenziato la necessità di mettere in atto le misure necessarie per dissipare i timori, rafforzare il sistema attuale di tutela e prevenire ulteriori danni all'integrità della Val d'Orcia, che è appunto il sito riconosciuto dall'Unesco come patrimonio universale.
Effettivamente, i lavori sono andati avanti. Come lei stesso, onorevole Locatelli, ha sottolineato, in data 20 settembre 2006, il ministro ha avuto un incontro con l'amministrazione di Pienza, per chiedere la correzione della progetto di Monticchiello. Ho ben detto «per chiedere». Ha riscontrato la disponibilità del sindaco e si è convenuto di incaricare due architetti paesaggistici, ambedue di chiara fama, che dovrebbero cercare di mitigare «appunto» l'effetto di questo insediamento. Il comune ha scelto la professoressa Paola Falini, che era la stessa incaricata dell'istruttoria della Val d'Orcia per il patrimonio mondiale dell'Unesco, ed il ministero si è assunto un impegno diretto, affidando ad Amerigo Restucci, professore all'università di Venezia, paesaggista riconosciuto mondialmente, un intervento per assistere il comune in tale operazione di correzione.
Finalmente, oggi il comune di Pienza ha richiesto ai costruttori la sospensione dei lavori, almeno, quelli dei corpi di fabbrica che non si trovano in fase di realizzazione. Dunque, praticamente la sospensione dovrebbe riguardare i corpi di fabbrica che sono un ancora in ritardo di costruzione, ed invece forse non riguarderà i corpi di fabbrica che si trovano in avanzata fase di realizzazione, ossia quelliPag. 96in cui mancano effettivamente solo gli arredi e le ultime parti. Nei prossimi giorni è previsto un incontro, al quale saranno chiamati a partecipare tutti i soggetti istituzionali interessati alla vicenda, ossia anche quelli che non possono intervenire direttamente - e, pertanto, anche il nostro ministero -, accompagnati dai due professionisti incaricati, per valutare effettivamente quali misure possano essere prese.
Per rispondere alla seconda parte dell'interpellanza, vorrei dire che anche il ministero si è preoccupato molto di tale questione e pertanto ha chiesto all'assessore regionale toscano all'urbanistica di incontrare il nostro direttore generale per concordare come d'altronde previsto dal codice, con il suo collega all'urbanistica, che si chiama Riccardo Conti, un'eventuale co-pianificazione, non più solo di quell'area, ma dell'intera regione Toscana. In fondo, l'elaborazione del piano paesaggistico, in concorso con il ministero, dovrebbe permettere, in futuro, di evitare questo tipo di problemi. Alcune regioni, come è noto, hanno già avviato il disegno del piano paesaggistico.
Il presidente della regione Toscana, Martini, ha inoltre comunicato che incontrerà i dirigenti dell'Unesco e si impegnerà con i medesimi su nuove misure per la tutela e la valorizzazione del paesaggio regionale. A sua volta, il ministro è intervenuto, mandando una lettera a tutti gli amministratori regionali, provinciali e locali, così come a tutti funzionari dei ministeri competenti nei territori dei 41 siti italiani iscritti nella lista dell'Unesco. Il ministro chiede alle amministrazioni di potenziare gli strumenti di tutela, al fine di garantire nei confronti della comunità internazionale e dell'Unesco una reale conservazione dei valori dei siti iscritti nel patrimonio mondiale. Chiede, inoltre, di vigilare affinché la pianificazione paesaggistica e urbanistica sia condotta, d'ora in poi, con la massima attenzione ed in coerenza con gli obiettivi di conservazione contenuti negli accordi che l'Italia ha firmato con l'Unesco. Il ministro, inoltre, ha dichiarato la sua disponibilità a tali territori di assisterli nell'ottimale gestione dei siti Unesco, al fine di evitare che episodi di tal genere possano mai ripetersi.
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di replicare.
EZIO LOCATELLI. Signor sottosegretario, sono decisamente soddisfatto delle risposte che sono state date, perlomeno in questa sede, alla nostra interpellanza. Dico ciò perché ci troviamo di fronte a dei primi passi, a dei primi risultati importanti conseguiti dall'azione di Governo, che noi, come gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, abbiamo sollecitato su questa vicenda.
È stata colta l'importanza di una vicenda che, al di là del fatto di essere grave in sé, è emblematica di tutta una serie di interventi di tipo speculativo che vengono portati avanti e che costituiscono certamente un'aggressione al territorio, al paesaggio, alla vocazione socio-economica di aree che sono fra le più belle d'Italia e del mondo intero. Bisogna che il Governo si assuma un impegno a questo scopo. Dalle risposte che sono state date dal sottosegretario, il Governo va e intende andare in questa direzione. Occorre, quindi, una maggiore attenzione su questo tipo di problemi.
Vorrei cogliere l'occasione di questo confronto per dire anche che a noi non appartiene una sorta di feticismo dei luoghi intoccabili. Il punto è un altro: bisogna che gli interventi, quando si parla di problemi di sviluppo, di occupazione, di tenuta demografica, non siano dissipativi e che vi sia, invece, la elaborazione di progetti che tengano conto della peculiarità, dei punti di forza e delle risorse che sono proprie di alcune aree. È indubbio che interventi come quelli effettuati a Monticchiello di Pienza, in tante altre realtà e in altri siti riconosciuti come patrimonio mondiale dell'umanità sono - le parole del sottosegretario a questo riguardo sono state chiare - dissipativi della ricchezza e delle potenzialità dei territori stessi. Una vera e propria follia, se dovessi utilizzare le parole di Puglisi, presidente del comitato italiano dell'Unesco.Pag. 97
Io so, signor sottosegratrio, di non doverla convincere perché le sue parole sono state, da questo punto di vista, chiare, però voglio citare ugualmente un dato eloquente, che dimostra le potenzialità di una certa idea di sviluppo quando la stessa sia correttamente interpretata: tra il 1996 e il 2001, mentre a livello nazionale il valore aggiunto è cresciuto dell'11 per cento e in Toscana del 15 per cento, nella Val d'Orcia esso è cresciuto del 28 per cento. Una percentuale, quindi, doppia rispetto alla media italiana. E ciò è potuto avvenire nella misura in cui si è puntato correttamente sulla valorizzazione del patrimonio artistico, naturale, culturale e storico locale di quella realtà. Va detto chiaro e tondo che certi interventi che sono stati portati avanti successivamente sono, come quello di cui stiamo discutendo, in rotta di collisione con queste potenzialità di crescita e di sviluppo.
Per tornare al caso specifico, penso che è stato importante che il Governo, unitamente a livello istituzionale e regionale, abbia fatto sentire la sua voce. Non è pensabile che, in nome di localismi esasperati e di una malintesa idea di sviluppo, passino progetti che sono nient'altro che delle speculazioni, oltre che degli scempi ambientali. Apprezzo, pertanto, l'intervento del Governo; apprezzo, in particolare, che si sia decisa la messa a disposizione di esperti per tentare di recuperare, a questo punto, il recuperabile. Ma soprattutto, e questa è la notizia principale che ravviso nell'intervento svolto dal sottosegretario, che si sia indotto, come noi chiedevamo, le autorità locali a chiedere una sospensione dei lavori. Io aggiungo qualcosa di più: credo che le autorità locali abbiano la potestà di congelare, almeno temporaneamente, i lavori. Hanno, lo ripeto, la potestà di congelare i lavori. Finalmente qualcosa di concreto!
Ritengo che questo sia un primo importante risultato, frutto - e ciò lo voglio dire, anche rispetto a polemiche fuorvianti - delle molte pressioni condotte a livello di carta stampata, di opinione pubblica, di singole personalità, di forze politiche, fra cui la nostra, e di organismi nazionali ed internazionali.
In questo esprimo soddisfazione anche per l'azione esercitata dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Dopo aver ascoltato la sua risposta - e la ringrazio per questo -, le chiedo di mantenere alta l'attenzione e di continuare ad esercitare tutte le pressioni necessarie per garantire che, quanto meno, vi sia il contenimento ed il recupero di una situazione, purtroppo, già largamente compromessa.
Per fare ciò, occorre un impegno locale che non sia di facciata. Ci è sembrato che, in una certa fase, ci si sia preoccupati più di sminuire alcune responsabilità di scelte piuttosto che fornire le risposte necessarie.
Oggi, finalmente si cominciano a fornire delle risposte e bisogna partire da qui perché vi sia una svolta per quelle realtà.
Vorrei concludere dicendo che questa vicenda, al di là dei molti risvolti negativi, ha rappresentato per altri aspetti, per quanto riguarda le discussioni suscitate, un positivo scossone. Le discussioni, le denunce che si sono susseguite hanno riportato al centro della discussione la necessità di una politica di salvaguardia di beni pubblici, di beni che sono irripetibili, quali i beni ambientali, culturali, storici e paesistici, che costituiscono una delle principali ricchezze dei nostri territori.
Chiediamo che l'impegno del Governo, al di là della questione specifica, continui in questa direzione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.